ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente...

51
ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema ecologico in cui ogni essere vivente è utile agli altri e riceve vantaggi dagli altri. Il bosco va ben oltre alla somma dei singoli alberi e non è solo un fornitore di legname. Esso rappresenta un habitat assai diversificato composto da alberi e arbusti, funghi e licheni. Oltre alla selvaggina molti altri animali vivono nei boschi. Questa diversità e le singole specie sono da preservare da parte di chi si occupa di protezione della natura. Ma la foresta stessa svolge molte funzioni di protezione. Inoltre il bosco è per noi un luogo in cui passiamo il nostro tempo libero e ci rilassiamo. Le interrelazioni e i processi che coinvolgono le diverse componenti forestali sono il contesto all’interno del quale si cerca di fare in modo che il bosco possa svolgere le sue molteplici funzioni in modo ottimale. Il bosco è un sistema molto complesso in cui collaborano esseri viventi di varie specie e i non viventi (suolo, aria, acqua...). Il bosco è un ambiente naturale che non ha subito modifiche da parte dell'uomo. In un bosco distinguiamo 3 strati: Strato erbaceo (muschi, erbe e fiori) fino a 20 cm; Strato arbustivo (agrifoglio, erica, corbezzolo...) fino a 5 m ; Strato arboreo (faggio, abete, castagno, quercia...) fino a 50 m . Lo strato erbaceo è formato da erbe che hanno un gambo flessibile chiamato "stelo". Lo strato arbustivo è costituito da piante i cui rami legnosi iniziano al livello del suolo. Lo strato arboreo è formato da alberi provvisti di un lungo fusto legnoso, di varie dimensioni, chiamato tronco, dal quale iniziano i rami.

Transcript of ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente...

Page 1: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

ECOSISTEMA BOSCO

Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema ecologico in cui ogni essere vivente è utile agli altri e riceve vantaggi dagli altri.

Il bosco va ben oltre alla somma dei singoli alberi e non è solo un fornitore di legname. Esso rappresenta un habitat assai diversificato composto da alberi e arbusti, funghi e licheni.

Oltre alla selvaggina molti altri animali vivono nei boschi. Questa diversità e le singole specie sono da preservare da parte di chi si occupa di protezione della natura. Ma la foresta stessa svolge molte funzioni di protezione.

Inoltre il bosco è per noi un luogo in cui passiamo il nostro tempo libero e ci rilassiamo. Le interrelazioni e i processi che coinvolgono le diverse componenti forestali sono il contesto all’interno del quale si cerca di fare in modo che il bosco possa svolgere le sue molteplici funzioni in modo ottimale.

Il bosco è un sistema molto complesso in cui collaborano esseri viventi di varie specie e i non viventi (suolo, aria, acqua...). Il bosco è un ambiente naturale che non ha subito modifiche da parte dell'uomo.

In un bosco distinguiamo 3 strati:

Strato erbaceo (muschi, erbe e fiori) fino a 20 cm; Strato arbustivo (agrifoglio, erica, corbezzolo...) fino a 5 m ; Strato arboreo (faggio, abete, castagno, quercia...) fino a 50 m .

Lo strato erbaceo è formato da erbe che hanno un gambo flessibile chiamato "stelo".

Lo strato arbustivo è costituito da piante i cui rami legnosi iniziano al livello del suolo.

Lo strato arboreo è formato da alberi provvisti di un lungo fusto legnoso, di varie dimensioni, chiamato tronco, dal quale iniziano i rami.

Page 2: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

VARI TIPI DI BOSCO

Ci sono vari tipi di bosco che dipendono dal clima.

I boschi di alta montagna

In alta montagna si trovano praterie e boschi (soprattutto faggi) e il confine fra questi due ecosistemi prende il nome di "LIMITE SUPERIORE DELLA VEGETAZIONE". Nelle praterie non ci sono alberi perché il vento è molto forte in vetta, la neve la ricopre per molto tempo, la temperatura è rigida, c'è poca umidità e spesso l'uomo ha tagliato gli alberi per formare i pascoli.

I boschi formati da un' unica specie di albero si dicono "BOSCHI PURI", quelli formati da più specie si dicono "BOSCHI MISTI".

I boschi di montagna possono anche essere formati da abeti e talvolta da pini neri. Gli abeti e i pini sono delle aghifoglie sempreverdi e resistono alla neve grazie ad una chioma di forma piramidale.

Page 3: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Il bosco di collina

Nel bosco di collina troviamo un'altra varietà di pino: il pino marittimo, che, a differenza del pino nero, ama climi meno rigidi di quelli di alta montagna. I suoi rami sono rivolti verso l'alto e non sopporterebbero il peso della neve. In questo bosco troviamo anche il castagno, molto diffuso perché veniva coltivato dall'uomo per scopi alimentari (farina...) e perché con il suo legno ci si poteva riscaldare e costruire mobili. Il frutto (castagna) è protetto da un riccio che si apre a maturazione. Nelle colline della nostra zona (bosco delle Cerbaie) noi troviamo le querce, il pino marittimo e molti arbusti (corbezzolo, erica, pungitopo e agrifoglio).

Il bosco umido

Un bosco umido è detto "igrofilo".

Page 4: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Ci vivono alberi come il salice, il pioppo e l'ontano.

Tra le querce troviamo la farnia.

Numerosi sono i fiori, tra cui la campanella.

La macchia mediterranea

La macchia mediterranea si espande in tutte le zone a clima mediterraneo ed è costituita da:

Erbe aromatiche come la salvia, il rosmarino, l'origano, la lavanda, la malva...

Arbusti come l'erica, il corbezzolo, la ginestra, il mirto, l'alloro...

Alberi come il leccio, l'olivo, il pino marittimo...

La vegetazione è molto fitta e le foglie delle piante che la costituiscono sono lucide, per trattenere l'acqua presa dalle radici e per riflettere il sole, e scure.

Page 5: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Esempio di piramide alimentare del bosco

FALCO TALPA BRUCO AGHI DI PINO

Alla base della piramide alimentare troviamo i produttori.

Di questa categoria fanno parte gli esseri autotrofi che non hanno bisogno di altri viventi per nutrirsi, ma costituiscono il nutrimento base di altri animali (piante).

Al livello superiore troviamo gli animali la cui vita dipende dai produttori.

Questi sono gli erbivori e sono i consumatori di primo grado.

Nel "ripiano" più alto ancora vediamo i consumatori di secondo grado: questi sono i carnivori che si cibano soprattutto dei consumatori di primo grado.

La catena viene chiusa dagli organismi che decompongono i vari resti: i bioriduttori, i detritivori o decompositori.

I funghi aiutano la decomposizione nutrendosi di sostanze morte, acqua e sali minerali.

Nel bosco vivono tantissime specie di animali (insetti, mammiferi, uccelli...) che sopravvivono grazie alla catena alimentare. In un bosco esistono varie catene alimentari che si intrecciano tra loro.

Se in una catena alimentare un anello scompare (ad esempio il pino a causa di una malattia) ne risente tutta la catena.

Page 6: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

GLI ALBERI DEL BOSCO DI ALTA MONTAGNA STUDIATI SONO:

Abete Bianco Abies Alba Famiglia: Pinaceae Pino Nero Pinus Nigra Famiglia: Pinaceae Faggio Fagus selvatica Famiglia: Fagaceae

ABETE BIANCO

Altezza: 40-45 m

Chioma: forma piramidale di colore verde-blu cupo

Tronco: colonnare con corteccia di colore grigio chiaro che si desquama in strisce sottili

Rami: a palchi regolari disposti orizzontalmente, mai penduli con ramuli terminali coperti da peli brunastri

Corteccia: liscia e bianco-cenerina da giovane, poi screpolata e nerastra

Foglie: aghiformi di 15-30 x 1,5-2 mm, appiattite, con apice arrotondato e solcato lungo la nervatura centrale, con due strisce longitudinali bianche nella pagina inferiore, sono inserite radialmente, ma disposte ai lati dei rami in una o due file a mò di pettine

Fogliame: sempreverde

Page 7: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Fiori: fiori maschili in infiorescenze brevi ovoidali sessili penduli e gialli; antere 2 con polline giallo;fiori femminili in infiorescenze solitari e sessili più allungati verdi o rosso-violacei. Fiorisce nei mesi di maggio-giugno

Frutti: strobili (pigne) eretti (8-20 x 4-5 cm), di colore verde-bruno, con squame copritrici appendicolate. Disarticolantisi a maturità. Semi obovati,giallo-bruni, lucenti, ornati da un' ala lunga da 3 a 4 volte il seme

Habitat: l'abete ha un vasto e frazionato areale europeo con un nucleo principale alpino-centro-europeo. In Italia vive nelle Alpi e negli Appennini sino alla Calabria, da (400) 800 sino a 1600-1800 (2100) m. Forma boschi puri (abetine) o misti, consorziandosi spesso con il Faggio, con il quale ha in comune esigenze di clima e di terreno e con il Peccio (es. abete rosso); predilige i terreni profondi e freschi, ma non umidi. Le abetine appenniniche sono per la maggior parte da considerare non naturali (ad esempio l'Abetone).

PINO NERO

Page 8: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Altezza: 20-40 m

Chioma: densa piramidale o più o meno espansa con rami orizzontali

Tronco: dritto

Corteccia: grigio-nerastra, profondamente fessurata con l'età

Foglie: foglie aghiformi, lineari, rigide un po' pungenti di colore verde-cupo, riunite a gruppi di due

Fiori: fiori maschili posti in amenti ascellari,cioè alla base dei nuovi getti cilindrici, gialli,fiori femminili in amenti brevissimi peduncolati, rossi, posti all'apice dei nuovi getti

Frutti: pigne ovali di 6x4 con squame appena sporgenti.Le pigne possono essere solitarie o riunite

Habitat: presente in Austria, in Italia nord-orientale e centrale, Jugoslavia e Grecia, tra i 500 e1500 m di altitudine.

Page 9: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

FAGGIO

Page 10: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Altezza: 30 m circa;

Chioma: Globosa e densa;

Tronco: diritto e ramoso;

Corteccia: liscia e grigia;

Foglia: forma ellittica ovale, di 5-10 cm, con margine ondulato con sottili peli (ciglia), con picciolo piccolo; colore giallo, rosso-bruno; inserzione: alterna;

Fogliame: deciduo;

Fiori: infiorescenze unisessuali. Infiorescenze maschili ascellari, con peduncolo di 5 cm. Fiore femminile solitario o a due peduncolati, chiusi da una cupola spinosa, non pungenti; fioritura aprile-maggio;

Frutti: faggiole, due noci di 1,5-2 cm, allungate e acute, racchiuse dalla cupola a quattro valve;

Habitat: Il faggio si trova nell'area centro-europea, che va dalla Spagna al Mar Nero, dalla Norvegia alla Sicilia. Lo troviamo fino a 1.400-1.800 m di altitudine. A oriente la sua diffusione si basa sulle precipitazioni e sulla temperature.

Page 11: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Pino marittimo

Page 12: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Il pino marittimo, un sempreverde aghifoglie, con fusto esile ed alto. La chioma è raccolta in alto in modo da lasciare 4-5 m di solo tronco. La sua corteccia è molto robusta ed è formata da strati. Sulla parte esterna è ruvida e dura, mentre nella parte interna è liscia e friabile. La corteccia funge da protezione contro gli animali e parassiti e lo protegge dal freddo, dal caldo, ma soprattutto dagli incendi, isolando l'interno del tronco dalle fiamme che possono bruciare 2 o 3 strati. Il frutto del pino è il pinolo.

Quercia caducifoglie

Esistono vari tipi di quercia, come la farnia

,

Page 13: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

la rovere

e la roverella .

Esistono quercie di 400 anni di età che per abbracciare il loro tronco ci vogliono cinque ragazzi che si tengono per mano con le braccia tese.

Alcune volte le piante si possono incrociare e si chiamano ibridi. Il frutto della quercia è la ghianda.

Page 14: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Nei boschi si trovano anche alberi di castagno

.

I suoi frutti sono le castagne, che vengono protette da ricci muniti di aculei pungenti. Verso autunno il riccio cade a terra e quando è maturo, il riccio "si schiude".

Nel sottobosco trovaiamo l'erica

, che può arrivare ad un'altezza di 5 metri. I suoi fiori sono disposte sui rametti a gruppi di tre: questa disposizione si chiama infiorescenza.

Page 15: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Insieme all'erica troviamo il corbezzolo

, arbusto, ma che può diventare albero. Le sue foglie hanno il margine seghettato e lo strato superiore impermeabile. Si trova in ambienti abbastanza caldi. Il suo frutto è commestibile: è una bacca rossa.

Si trova anche il Frassino-orniello

, con il tronco esile, liscio e grigio ricoperto da macchie: i licheni.

Page 16: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Il pungitopo

è un arbusto in genere presente nei boschi; come frutto ha bacche rosse.

Nello strato erbaceo troviamo gli anemoni

, dei fiori bianchi o rosa.

Page 17: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Ci sono erbe come la rubia peregrina

e, in una zona umida, nasce il carice pendula

. Quest'ultimo veniva usato per costruire ceste con le foglie secche.

Page 18: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Costituiscono generalmente il sottobosco tutte quelle specie vegetali che vanno dai

muschi fino agli arbusti

ma non mancano anche appartenenti a generi arborei che, per l'assenza di spazio e luce, rimangono ad uno stato di alberello finché una grande pianta non cade abbattuta per un fenomeno naturale (fulmine o vento), per mano dell'uomo (disboscamento) o per morte naturale aprendo un varco nella copertura sovrastante permettendone lo sviluppo.

I muschi si sviluppano su ogni supporto, sia esso un tronco d'albero morto, una

roccia, un muro , e possono creare sul terreno veri e propri tappeti verdi, soffici e spessi diversi centrimetri, come la

Page 19: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

borracina .

Appartenenti del sottobosco molto noti sono i funghi, che richiedono in genere un ambiente umido per potersi sviluppare.

Tra i funghi più famosi abbiamo:

il porcino ,

Page 20: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

il chiodino ,

l'ovulo ,

Page 21: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

la mazza di tamburo ,

le russule ,

i prataioli ,

Page 22: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

le vescie ,

il pinarolo .

Page 23: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Tipici abitanti del sottobosco sono tutta quella serie di piante i cui frutti vanno solitamente sotto il nome di frutti di bosco:

i ribes ,

i lamponi ,

Page 24: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

i mirtilli ,

i rovi ,

le fragole di bosco .

Page 25: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Crescendo di dimensioni, troviamo nel sottobosco:

l'asparago selvatico ,

la rosa canina ,

Page 26: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

il pungitopo ed arbusti quali il biancospino

,

il ginepro ,

Page 27: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

l'agrifoglio ,

l'alloro ,

Page 28: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

il corbezzolo ,

il prugnolo .

Page 29: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Suoli forestali

I suoli forestali sono delle strutture chimico-fisiche e biotiche assai complesse e sensibili. Essi costituiscono peraltro l'interfaccia di numerosi processi vitali come ad esempio l’approvvigionamento idrico e l’assorbimento di nutrienti e sostanze inquinanti. Il mantenimento della sua fertilità è pertanto una mansione fondamentale per l’economia forestale.

Alberi e piante forestali

La diversità delle specie presenti nei popolamenti forestali e la loro struttura sono i soggetti trattati in questa rubrica. Le diverse specie sono presentate tramite descrizioni e ritratti. L'ecologia vegetale si occupa delle interazioni tra gli individui della comunità forestale così come delle relazioni tra le singole piante e l’ambiente nelle quali si trovano.

Funghi e licheni

Le foreste sono affollate da un moltitudine di funghi, anche se essi vivono in modo assai discreto. Molti vivono in simbiosi con gli alberi, facilitando l’assorbimento di acqua e di elementi nutritivi. Per questi servizi ricevono in cambio zuccheri e carboidrati. Altri funghi decompongono il legno o causano malattie sugli alberi. Quando vivono in relazione con le alghe formano i licheni. In sintesi sono componenti indispensabili e imprescindibili dei boschi.

Animali che popolano il bosco

La foresta costituisce l’habitat naturale per un gran numero di specie animali. Inoltre essa offre rifugio per varie specie che prima vivevano in aperta campagna. Aspetti L'ecologia animale si occupa delle relazioni delle specie tra di loro e con il loro ambiente.

Funzione di protezione

Esistono fenomeni come l'erosione, le frane e la caduta di sassi frane in montagna, inondazioni lungo i fiumi e la caduta della neve e delle valanghe in inverno. Essi costituiscono pure dei pericoli che incontriamo in natura. Il bosco contribuisce a minimizzare gli effetti di questi eventi e ci protegge da tali pericoli naturali.

Tempo libero e svago

Durante tutte le stagioni le foreste offrono spazio per numerose attività e opportunità. Sempre più persone trascorrono parte del loro tempo libero nel bosco. Tuttavia, queste attività comportano dei rischi sia per la foresta, che per chi frequenta i boschi,

Page 30: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

rischi che devono essere ridotti. Inoltre a seguito di tali esigenze si creano dei conflitti di utilizzazione che devono essere appianati.

Clima e ambiente

Non solo cambiamenti climatici ma anche molti altri fattori ambientali interagiscono, direttamente o indirettamente con la foresta. L’economia forestale è da una parte chiamata a favorire le capacità di adattamento e di resilienza da parte delle foreste. D'altra parte essa può contribuire a ridurre alcuni degli effetti negativi sull'ambiente connessi con le diverse attività svolte dal’uomo.

Il ruolo delle foreste nel protocollo di Kyoto

Il protocollo di Kyoto definisce gli obiettivi per la riduzione dei gas a effetto serra, in particolare della CO2. I cambiamenti che avvengono nelle foreste ed i loro effetti sul bilancio globale della CO2 devono, o a determinate condizioni possono, essere considerati nei conteggi di queste riduzioni. Come in molti altri Paesi, anche in Svizzera la gestione dei boschi rappresenta la componente di immagazzinamento di Carbonio che offre potenzialmente le maggiori opportunità.

Il clima globale della terra a partire dal periodo pre-industriale si è modificato ed i maggiori mutamenti intervenuti negli ultimi 50 anni sono da imputare alle attività dell’uomo, che hanno fatto aumentare le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera. Queste attività antropiche sono l’estrazione e lo sfruttamento a scopi energetici di materie prime di origine fossile, oltre che l’agricoltura e la foresticoltura, che con le pratiche di disboscamento ad esse connesse contribuiscono a liberare nell’atmosfera i cosiddetti “gas serra” CO2, Metano e Protossido di azoto. Dall’inizio del 20° secolo a livello mondiale la temperatura media è così aumentata di 0,6 °C ed in Svizzera, a Nord delle Alpi, addirittura di 1,4 °C. Le condizioni attuali fanno presumere che, entro la fine del 21° secolo, le temperature medie potrebbero globalmente aumentare da 1,4 fino a 5,8 °C.

Il protocollo di Kyoto

I mutamenti climatici rappresentano una minaccia per l’umanità e per l’ambiente. Per rispondere a questa minaccia, nell’ambito del „vertice mondiale sulla terra“ di Rio de Janeiro del 1992 , la comunità internazionale decise di istituire una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Lo scopo dichiarato di questa “Convenzione sul clima" è quello di stabilizzare le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera ad un livello considerato non nocivo. Nel 1997 il protocollo di Kyoto fu adottato ufficialmente, prescrivendo in modo giuridicamente vincolante degli

Page 31: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

obiettivi di riduzione quantificabili delle emissioni dei Paesi industrializzati per sei gas ad effetto serra.

A determinate condizioni devono o possono essere conteggiate anche le modifiche delle foreste e le relative ripercussioni sul bilancio della CO2. Quali serbatoi o pozzi di Carbonio vengono calcolati le prestazioni di stoccaggio di Carbonio che, al netto del bilancio emissioni-assorbimento, durante i processi di interscambio riescono a sottrarre CO2 all’atmosfera. Si tratta in particolare dell’immagazzinaggio all’interno degli ecosistemi come ad esempio le foreste. Le componenti di Carbonio stoccato che sono rilasciate nell’atmosfera, arricchendola di CO2 , vengono definite come “fonti di emissione” di Carbonio

Importanza dei serbatoi di CO2 per la protezione del clima

Dai serbatoi di Carbonio ci si aspetta che, perlomeno per un determinato periodo, siano in grado di compensare una certa parte delle emissioni antropogene di CO2 responsabili dei mutamenti climatici. Ricorrendo a questa forma di stoccaggio ci cerca in un certo qual modo di guadagnare del tempo, fino a che le politiche di riduzione delle emissioni avranno un certo effetto. Per mezzo di un aumento o della conservazione della biomassa terrestre, si possono ad esempio ridurre le emissioni provocate dai cambiamenti nelle utilizzazioni del suolo (che corrispondono all’incirca a circa il 20% delle emissioni di origine antropica). Grazie a questi processi, i serbatoi di Carbonio permettono di contribuire in modo effettivo e sostanziale alla protezione del clima.

Esaminando unicamente le riserve, l’aumento del quantitativo di Carbonio stoccato nella biomassa terrestre, che avviene in larga misura all’interno degli ecosistemi forestali, riguarda entrambe le componenti dei sistemi forestali:

Vegetazione erbacea e arborea del bosco

Il Carbonio accumulato della parte aerea della vegetazione, vale a dire nella biomassa terrestre, ammonta in Svizzera a circa 600 milioni di tonnellate (in media quindi 500 tonnellate per ettaro di foresta). All’incirca il 90% del Carbonio immagazzinato nella vegetazione si trova all’interno delle aree boschive ed il rimanente in quella prativa o coltivata a scopi agricoli. Su scala mondiale il legno presente in tutte le foreste contiene oltre l’85% del Carbonio fissato nella biomassa vegetale.

Carbonio all’interno del terreno

A livello mondiale il suolo immagazzina all’incirca cinque volte più Carbonio rispetto alla vegetazione epigea (=situata al di sopra del terreno). In proporzione analoga a quella componente vegetale, tra tutti i terreni quelli forestali hanno un ruolo predominante, contenendo oltre 85% del Carbonio presente sotto terra. Si

Page 32: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

può calcolare che all’incirca il 45% dei 600 milioni di tonnellate di Carbonio che sono fissate nei composti organici localizzabili all’interno dei boschi svizzeri si trova nel terreno: 135 milioni di tonnellate nella biomassa vivente (radici), 110 milioni di tonnellate nella materia organica del suolo (humus) e 12 milioni nella lettiera (foglie e rami secchi non decomposti).

Se oltre alle riserve esaminiamo anche i flussi di Carbonio, osserviamo che è proprio il bilancio netto tra lo stoccaggio nei serbatoi (afforestazione e riforestazione) e le fonti di emissione di gas-serra (deforestazione) la componente che deve essere conteggiata per verificare il raggiungimento o meno degli obiettivi di riduzione. Malgrado l’imboschimento naturale non venga obbligatoriamente conteggiato come afforestazione, le aree ricolonizzate dalla vegetazione legnosa costituiscono a lungo termine il maggiore potenziale di stoccaggio di Carbonio, considerato che rispetto alla condizione precedente di copertura erbacea esse sono in grado di accumulare un quantitativo di CO2 decisamente maggiore. Come in molti altri Paesi, anche in Svizzera la gestione forestale rappresenta la categoria che offre il maggiore potenziale di stoccaggio di Carbonio.

Gli impegni della Svizzera e le relative problematiche

In base al Protocollo di Kyoto durante il periodo 2008-2012, definito “di adempimento”, è necessario ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’8% rispetto al livello di emissioni presente nel 1990. A partire da questo obiettivo di riduzione, ogni Paese ha la libertà di definire ulteriori attività forestali o agricole che permettono di sfruttare i processi naturali per fissare la CO2 presente nell’aria: i serbatoi di Carbonio costituiscono proprio i mezzi per raggiungere questi obiettivi.

Tenuto conto che nello stoccaggio in questi serbatoi è difficile distinguere in modo obiettivo tra la quota effettivamente attribuibile alle decisioni umane e quella dovuta a processi naturali, ad ogni Paese che ha sottoscritto questi impegni è stata definita una soglia superiore di prestazioni di stoccaggio effettivamente conteggiabili connesse con la foresticoltura. Per la Svizzera questa quota è stata fissata in 500'000 tonnellate di Carbonio (=1.83 milioni di t di CO2) all’anno.

I Paesi dell’Unione Europea ed alcuni Paesi in via di sviluppo, sono convinti che a lungo termine i problemi legati ai mutamenti climatici non possono essere risolti unicamente ricorrendo ai serbatoi di Carbonio, ma solo tramite una riduzione delle emissioni. Durante i dibattiti attorno al tema del clima alcuni grossi Paesi industrializzati che come la Russia o il Canada dispongono di vastissime estensioni boschive hanno manifestato la volontà di sfruttare i serbatoi di Carbonio anche se, come detto, essi assicurano una compensazione solamente temporanea della CO2.

Tuttavia, a lungo termine, un bosco emette una quantità di CO2 equivalente a quello accumulato. Inoltre, calamità avverse come tempeste o incendi boschivi, possono

Page 33: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

addirittura trasformare i boschi, da serbatoi di stoccaggio di CO2 a indesiderabili fonti di emissione.

Da un’analisi selettiva dei possibili provvedimenti di tipo forestale che possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi stabili con il Protocollo di Kyoto, solamente pochi sono quelli considerati idonei ed efficaci per ottenere degli effetti sostanziali:

Il continuo aumento della superficie boschiva, specialmente dovuto all’imboschimento di aree agricole non più coltivate, conduce ad uno stoccaggio di Carbonio che può essere conteggiato, solamente nella misura in cui questi processi sono consapevolmente dichiarati come “afforestazioni”. Questo aumento dell’area forestale molto probabilmente proseguirà anche nei prossimi anni e, a lunga scadenza, rappresenta la maggiore e più efficace misura di immagazzinaggio di Carbonio.

Ulteriori provvedimenti come l’evitare dissodamenti o l’esecuzione attiva di rimboschimenti, da un lato hanno un peso specifico decisamente inferiore, d’altra parte non sono auspicabili né tanto meno realizzabili, se esaminati da un’ottica di politica d’utilizzo razionale del territorio.

Un aumento della provvigione legnosa può essere ottenuto attraverso il prolungamento della durata dei cicli produttivi e la costituzione di riserve di legname di grosse dimensioni. Questi ultimi processi avvengono peraltro già da tempo in diversi comprensori boschivi nei quali le utilizzazioni sono diminuite o addirittura cessate. Temporaneamente la crescita delle riserve legnose aumenta certamente la capacità di stoccaggio, tuttavia essa conduce nondimeno ad un indesiderato invecchiamento dei boschi con la conseguente maggiore vulnerabilità verso calamità naturali. Si tratta in questo caso di un’evoluzione certamente non auspicabile, specialmente laddove i boschi svolgono un’importante protezione contro i pericoli naturali.

L’aumento delle prestazioni d’immagazzinaggio può inoltre finire per entrare in concorrenza con le utilizzazioni di legname. Ad esempio nel caso dell’utilizzazione di legna da energia e la relativa sostituzione di combustibili di origine fossile le utilizzazioni di legname possono contribuire in maniera sostanziale alla riduzione delle emissioni di CO2. Un simile effetto lo si ottiene peraltro anche con il legname da costruzione che rimpiazza in primo luogo altri materiali da costruzione, la cui produzione ed impiego richiedono un maggiore impiego di energia ed implicano quindi maggiori emissioni di CO2. Inoltre, al

Page 34: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

termine del suo ciclo di impiego, il legname da costruzione può essere utilizzato ancora a scopi energetici.

I margini boschivi – habitat ricchi di sorprese

Valorizzazione di muretti realizzati a secco che formano una componente di un margine boschivo strutturato.

Un margine boschivo ideale o ottimale è ricco di specie e non ha una struttura fissa.

Il senso di ordine insito negli esseri umani ha portato a una situazione in cui i confini tra i boschi e i terreni coltivati sono sempre più repentini.

Il margine del bosco, però, è molto più di un semplice limite. Un margine boschivo strutturato e riccamente stratificato quale conseguenza di condizioni di luce e di calore variabili, offre degli habitat adatti per molte specie vegetali e animali

Page 35: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

I margini boschivi hanno la caratteristica comune che un bosco si trova a confinare con terreni agricoli, corsi o specchi d'acqua, prati, pascoli, pendii scoscesi, strade e binari ferroviari. Ciononostante ognuno è diverso dall'altro e in ogni margine boschivo, la forma, la struttura, la profondità, la lunghezza e la diversità delle specie possono variano anche su piccole aree.

Le erbe, le carici, i giunchi e i fiori di campo formano un orlo erbaceo utilizzato estensivamente e che non richiede l'uso di fertilizzanti. Diverse strutture di piccole dimensioni come mucchi di pietre o rami, cespugli di rovi, aree prive di vegetazione, ecc. sono presenti a contatto con il margine arbustivo.

Gli alberi giovani e gli arbusti caratterizzano la fascia arbustiva, che diviene così una fascia di transizione progressiva e flebile tra l'orlo erbaceo e il manto forestale.

Il manto forestale è costituito da alberi situati sul margine esterno del soprassuolo boschivo, comprendente pure gli alberi secolari e gli alberi morti (legno morto) e che possiedono delle chiome ben formate fino agli strati inferiori, oltre il quale comincia la foresta.

Il passaggio tra queste strutture, tuttavia, è spesso diffuso e progressivo. Queste strutture possono anche essere sovrapposte l'una all'altra e disposte in modo scaglionato.

Elemento del paesaggio rurale

Nel corso dei secoli, l'uomo ha creato dei confini piuttosto lineari tra il bosco e le superfici adiacenti. La foresta è stata frammentata in forma di bande strette (siepi) oppure conservata sottoforma di piccoli isolotti (boschetti). Assieme alle siepi, ai boschetti e ai boschi golenali, i margini boschivi formano un complesso reticolo di biotopi di grande importanza per la fauna selvatica. Diversi rischi continuano tuttavia a minacciare questo reticolo:

l'agricoltura: per l'uso di fertilizzanti e di pesticidi le discariche abusive la costruzione di strade forestali e di sentieri connessi con le bonifiche

fondiarie gli interventi di correzione l'abbandono dei coltivi, (i processi di ricolonizzazione da parte della foresta

prendono avvio in assenza di una utilizzazione di tipo agricolo. Le strutture presso i margini boschivi vanno così perse.)

La struttura del margine boschivo ha una grande importanza per la stabilità dei popolamenti forestali adiacenti in caso di vento forte. Il flusso dell'aria è influenzato

Page 36: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

in modo determinante dal profilo verticale e dalla densità della vegetazione presente ai margini boschivi.

Un margine boschivo non scalinato, denso e serrato come una diga. I flussi d'aria di si sollevano a contatto con la copertura forestale e si scontrano con le masse d'aria sovrastanti che non sono frenate, formando così delle violente turbolenze. Il rischio che gli alberi possano sradicarsi o rompersi a causa del vento aumenta nelle retrovie del margine boschivo.

Nel caso di un manto boschivo con struttura permeabile, sono minori le correnti d'aria che si sollevano e che si scontrano con le masse d'aria superiori, riducendo i rischi e l'intensità delle turbolenze. Il flusso d'aria che attraversa il popolamento causa una riduzione dell'umidità e allontana la lettiera al suolo dal margine boschivo, creando condizioni favorevoli per l'insediamento di una vegetazione del suolo caratteristica di ambienti più asciutti.

Nel caso di un margine boschivo il cui profilo aumenta in altezza progressivamente la struttura diviene ottimale. Infatti, i flussi d'aria provenienti dal basso vengono incanalati verso l'alto solo lentamente. Le turbolenze sono attenuate e la loro gittata risulta aumentata, il che riduce significativamente il rischio di schianti da vento.

Un habitat ricco di specie

Il manto boschivo è generalmente ricco di specie a legno tenero come il pioppo, il salice o il frassino. Vi sono anche specie arboree a legno duro come l'acero campestre, il ciliegio, il noce, il melo selvatico o il tiglio cordato, che hanno bisogno di abbastanza luce per la loro crescita e che al margine boschivo trovano condizioni favorevoli alla loro esistenza.

La diversità delle specie è leggermente superiore nell'orlo erbaceo rispetto alla fascia arbustiva e a quella occupata dal manto boschivo: i suoli asciutti, umidi o bagnati si susseguono entro spazi limitati, ospitando le diverse specie che meglio si adattano a

Page 37: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

queste condizioni. L'ortica è tipica dei bordi con suoli freschi e ricchi di sostanze nutritive, mentre il mirtillo nero e quello rosso sono comuni nei margini boschivi posti alle altitudini più elevate. Alcune aree devono essere sfalciate regolarmente allo scopo di mantenere il carattere tipico dell'orlo erboso.

Grazie alla sua struttura diversificata, il margine boschivo ospita anche numerosi organismi utili per le foreste e per aree agricole adiacenti. Per la fauna selvatica esso è di vitale importanza sia come habitat, sia come rampa d'involo o di atterraggio per l'avifauna che vive nella campagna circostante. Le api selvatiche, le formiche, le lucertole e i serpenti sono attratti dal calore, privilegiando quindi le scarpate povere di vegetazione e ben esposte all'irraggiamento solare. I buprestidi e i cerambici sono dei coleotteri che nidificano nel legno morto o in decomposizione appartenente a diverse specie di arbusti e di alberi. I pipistrelli utilizzano questo spazio per cacciare mentre molte specie di uccelli nidificano e covano nelle aree situate presso il margine boschivo o utilizzano lo stesso per predare altre specie o per procurarsi il cibo. La selvaggina ungulata vi trova riparo e luoghi appropriati per poter alimentarsi in modo indisturbato.

Un esempio concreto: il lavoro svolto dalla comunità per favorire la biodiversità e per fornire energia termica

Per dieci anni la popolazione del villaggio di Trin, in stretta collaborazione con il Servizio Forestale e con l'associazione locale per la tutela del paesaggio e degli alberi da frutto, con le scuole, le associazioni locali e quelle venatorie, ha eseguito degli interventi di manutenzione su oltre 350 are di margine boschivo. Laddove prima degli interventi l'abete rosso e il pioppo tremolo nello strato arboreo e il nocciolo in quello arbustivo aduggiavano le specie ad elevato fabbisogno di luce, ora crescono numerosi alberelli o arbusti spinosi o che producono bacche. I muretti a secco sono stati ripristinati, mentre i mucchi di massi e le rocce affioranti esposte al sole sono stati liberati, lasciando in piedi alberi cavi o secchi con una susseguirsi di aree più o meno aperte su brevi distanze.

I rami e gli arbusti tagliati durante gli interventi nei margini boschivi hanno fornito all'incirca 70 metri cubi di cippato proveniente da una fascia di circa 100 metri di lunghezza e 20 metri di profondità (per 0,2 ha di superficie). Convertita in calore, questa energia termica equivale a quella di 4200 kg di gasolio se proviene dal taglio di abeti e di 5950 kg per quello di faggi.

Pipistrelli in casa - cosa fare?

In estate i giovani esemplari di pipistrello eseguono i loro primi tentativi di volo. Se un piccolo finisce nella vostra camera da letto, è sufficiente che lasciate la finestra spalancata in modo che esso possa trovare facilmente la via d’uscita.

Page 38: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

I nidi delle formiche – piccoli capolavori di edilizia e di organizzazione sociale

Le formiche vivono in colonie poiché come singoli individui non sarebbero in grado di sopravvivere. Le formiche presentano tre forme differenti: le lavoratrici, le femmine e rispettivamente regine e i maschi (fuchi).

Al centro del nido si trova la regina. Essa è più grossa delle lavoratrici. Le regine giovani possiedono ali e sono le femmine addette alla riproduzione. Nei nidi della specie più grossa di Formica rufa si trovano in genere una o alcune regine, mentre nei nidi delle piccole formiche possono esserci anche alcune centinaia di regine. La maggior parte delle colonie di formiche sono formate dalle lavoratrici prive di ali. Esse, oltre che deporre le uova, svolgono tutti le mansioni principali: costruzione del nido, raccolta del cibo, nutrimento delle regine e delle covate, oltre che occuparsi della difesa. I fuchi in genere sono neri e sono sempre alati: vivono solo in primavera e all’inizio dell’estate e sono più grossi delle lavoratrici, ma più piccoli delle regine.

Il nido spesso viene costruito attorno a un tronco o a una ceppaia. Il cumulo di aghi rappresenta solo la parte sopra al terreno e quindi visibile del nido. La maggior parte del nido non è visibile trovandosi sotto terra. Nei luoghi soleggiati, in genere, i nidi sono più piccoli e piuttosto piatti per non essere troppo riscaldati. Nelle zone più ombreggiate essi sono più grossi e in genere piuttosto alti e ripidi. Per costruire la cupola, le lavoratrici raccolgono aghi di abete rosso e bianco, pezzetti di legno e rametti. Essi sono in grado di portare un carico equivalente a circa sei volte il proprio peso (il peso di una formica è in genere tra i 7 e i 10 milligrammi).

All’interno dei nidi si trovano numerose camere nuziali. Sulla superficie ci sono dei pertugi di entrata e di fuoriuscita, che in caso di pioggia o di freddo vengono chiusi. Se il tempo è caldo le aperture possono essere allargate per poter meglio ventilare il nido

In primavera, quando il sole incomincia a scaldare, inizia pure la vita all’interno della colonia. Le lavoratrici si riscaldano sulla cima del nido e trasportano questo calore all’interno dello stesso. Inoltre esse riparano i danni subiti dal nido durante l’inverno.

Le formiche comunicano chimicamente

La comunicazione tra le formiche avviene specialmente grazie alle antenne e alle numerose sostanze olfattive che le formiche secernono da diverse ghiandole. Su ogni singola antenna di una formica si trovano all’incirca 2’000 cellule sensoriali che sono in grado di riconoscere le sostanze odorose e le tossine presenti nel nido, e inoltre di misurare le temperature e la circolazione dell’aria presenti nel nido. La buona capacità di visiva permette loro di orientarsi con il sole e di marcare i percorsi utilizzati durante gli spostamenti.

Page 39: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

La riproduzione delle formiche

Le formiche sono colonie gestite dalle femmine. Le regine svolgono il solo compito di deporre le uova. In primavera esse depongono le uova fecondate dalle quali si sviluppano le femmine e quelle non fecondate dalle quale si sviluppano i fuchi. All’incirca cinque settimane dopo la deposizione delle uova fuoriescono le formiche sessuate che si spostano verso la superficie del nido. Assieme intraprendono il volo nuziale accoppiandosi con le femmine. In seguito i maschi muoiono.

Le giovani regine perdono le loro ali e formano quindi il nuovo nido oppure s’insediano all’interno di un nido pre-esistente. Le riserve di seme delle femmine servono per tutta la loro vita. In estate le regine depongono solo uova fecondate, dalle quali si sviluppano le lavoratrici. Dopo due settimane fuoriescono le piccole larve, che non possiedono né occhi, né tantomeno zampe e antenne. Esse sono curate e nutrite dalle lavoratrici fino a quando s’impupano. Dalle pupe fuoriescono le giovani lavoratrici. Le pupe svuotate e gli altri residui sono espulsi e depositati al di fuori del nido.

Protezione e diversità delle specie nel bosco

Le formiche rosse si nutrono principalmente di melata, di nettare dei fiori e di insetti. La gran parte dell’alimentazione carnivora consiste in animali vivi come altri insetti, ragni oppure vermi. La Formica rufa consuma pure carcasse di animali ed è quindi considerata come lo “spazzino del bosco”. Il suo territorio di caccia in genere si estende fino a un massimo di 50 metri dal nido, area corrispondente a circa un ettaro. Una grossa popolazione, durante un anno di vita, può essere in grado di produrre all’incirca 200 litri di melata e di divorare fino a 28 chilogrammi di insetti. Tra di questi si trovano molte piante d’insetti che si nutrono di piante e che in caso di pullulazioni potrebbero infestare e danneggiare il bosco. In tal modo le formiche rosse contribuiscono alla conservazione del bosco.

I semi di molte piante possiedono una specie di pendaglio ricco di nutrimento chiamato “Elaiosom”, che le formiche mangiano molto volentieri. Gli insetti mordono questo ciondolo, perdendo così i semi durante il cammino di ritorno verso il nido, oppure lo abbandonano a terra, cosicché i semi delle piante vengono dispersi contribuendo all’aumento della diversità delle specie del bosco. Questo processo rappresenta peraltro un arricchimento dal profilo della disponibilità alimentare per la fauna selvatica. Le piante diffuse dalle formiche in questo modo sono ad esempio le violette silvestri, la colombina cava (Corydalis cava), il sigillo di salomone, l’anemone dei boschi e l’erba melica (Melica nutans). I boschi più poveri di formiche sono anche più poveri di queste piante.

Page 40: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Come esercita il bosco i propri effetti benefici sugli eventi alluvionali?

Tranne che in presenza di pendenze particolarmente elevate, la foresta esercita quasi ovunque un’azione stabilizzante contro l'erosione ed i franamenti superficiali. Inoltre, in linea di principio, i suoli forestali sono in grado di assorbire molta più acqua rispetto ai suoli non boschivi. La loro capacità di infiltrazione e di assorbimento è generalmente superiore, ed anche l’evapotraspirazione è maggiore all’interno delle aree forestali.

Quando si parla di effetti delle foreste sugli eventi alluvionali, in genere si pensa all’influsso che esso esercita durante la fase di formazione del deflusso. I boschi esercitano tuttavia un ruolo non indifferente anche in termine di stabilizzazione dei terreni e delle sponde, proteggendole dall’erosione e riducendo la vulnerabilità dei pendii nei confronti degli smottamenti superficiali.

Come in ogni altro provvedimento o complesso finalizzato alla protezione contro i pericoli naturali, la foresta assicura una funzione protettiva. Le sue prestazioni hanno tuttavia dei limiti, che devono essere adeguatamente considerati in caso di situazioni di sovraccarico. L'obiettivo dello studio qui presentato è quello di definire un profilo di queste prestazioni e di descrivere sia il comportamento della foresta in caso di sovraccarico, che e suoi effetti sulle fasi di formazione del deflusso e sulla stabilità del suolo.

L'impatto di una foresta dipende dal tipo di suolo

L'impatto della foresta sulla fase di formazione del deflusso in caso di precipitazioni dipende principalmente dalla sua capacità di assorbire più o meno acqua all’interno del terreno. Inoltre, anche se in misura molto minore, dipende pure dalla sua capacità

Page 41: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

di intercettare le piogge. Più la foresta trattiene l'acqua, più l’intensità del deflusso superficiale sarà debole.

Durante una precipitazione i suoli forestali in linea di principio assorbono molta più acqua rispetto ai terreni non boschivi. Ciò si spiega in parte con la loro capacità di infiltrazione e di assorbimento, capacità che in genere è superiore laddove vi è la presenza di orizzonti con componenti organiche, attitudine oltretutto migliorata dal fatto che gli strati sono generalmente più mobili e meglio ventilati. D’altra parte vi è l’effetto dell’evapotraspirazione, che è maggiore laddove cresce il bosco. Inoltre, le radici degli alberi sono in grado di far penetrare grandi quantità di acqua dagli strati più profondi del suolo. In ogni caso la capacità di assorbimento della foresta sarà più o meno marcata in funzione della matrice rocciosa sulla quale i terreni si sviluppano.

I terreni superficiali localizzati su roccia madre impermeabile, come ad esempio i suoli argillosi, possiedono generalmente una capacità di assorbimento di acqua piuttosto ridotta, anche in caso di copertura forestale ottimale. Durante un episodio piovoso sufficientemente intenso per provocare un evento alluvionale dannoso, la capacità di suoli simili nel trattenere le acque non è sufficiente per riuscire a ridurre sensibilmente le portate delle piene (figura 2).

Figura 2 - Rappresentazione schematica degli effetti della foresta sulla formazione dei deflussi alluvionali allorquando la capacità di trattenere l’acqua e la permeabilità del suolo sono scarse. L’attitudine del suolo di trattenere l’acqua, simboleggiata da un bacino orizzontale, è proporzional- mente maggiore nella figura a destra, laddove sono presenti alberi forestali. Una proporzione importante delle precipitazioni defluisce ciononostante superficialmente, in quanto la capacità del suolo di trattenere l'acqua rimane molto debole rispetto alla quantità delle precipitazioni.

Page 42: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

La situazione è molto diversa in presenza di suoli che associano una elevata capacità di trattenere le acque con la presenza di roccia madre fortemente permeabile, come ad esempio nel caso delle terre brune situate su rocce di arenaria o conglomerati come quelli presenti nella regione dell'Emmental. Come illustrato nella figura 3, questo genere di suoli, anche in assenza di copertura forestale, hanno una capacità piuttosto elevata di trattenere l’acqua. Inoltre, la loro roccia madre è spesso così permeabile che importanti quantitativi di acqua si infiltrano molto rapidamente nelle profondità del terreno prima che il suolo diventi saturo. In queste circostanze sono i parametri geologici che determinano quali quantitativi di acqua e a quale velocità possono infiltrarsi in profondità, comunque nella misura in cui la capacità di infiltrazione del suolo sia sufficiente.

Figura 3 - Rappresentazione schematica degli effetti della foresta laddove la capacità del suolo di trattenere l’acque è elevata ed i terreno sono molto permeabili. I fori situati sul fondo del bacino simboleggiano la permeabilità della roccia madre. L’attitudine del suolo nel trattenere l’acqua, che è maggiore grazie alla presenza di una copertura forestale, non produce alcun effetto poiché l'acqua s’infiltra nelle profondità del terreno prima che il suolo diventi saturo.

L’impatto della foresta è positivo, in particolare in presenza di una media capacità di trattenere l’acqua e di una debole permeabilità del suolo

Che la permeabilità del suolo sia positiva o quasi neutrale, gli effetti delle foreste sulla formazione del deflusso in caso di alluvione sono contenuti. Al contrario, se la bassa permeabilità è associata con una media capacità del suolo di trattenere l’acqua,

Page 43: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

la foresta influisce in un modo non trascurabile sulla formazione di eventi alluvionali (figura 4).

Questo è ad esempio il caso dei suoli idromorfi (pseudogley), nei quali l'aumento della capacità di trattenere al proprio interno dell’acqua può contribuire a ritardare e ridurre l’intensità dei deflussi superficiali in proporzione maggiore. Inoltre, attraversando orizzonti del terreno scarsamente permeabili, le radici degli alberi contribuiscono a facilitare l’infiltrazione in profondità di notevoli quantità di acqua. Allo stato attuale delle conoscenze, si ritiene che, in presenza di orizzonti del suolo a bassa permeabilità situati tra i 30 e 50 cm di profondità, le foreste possono svolgere un ruolo significativo sulla genesi di fenomeni alluvionali.

Figura 4 - Rappresentazione schematica degli effetti della foresta laddove la capacità del suolo di trattenere l’acqua è media e la sua permeabilità è debole. In presenza di precipitazioni con intensità paragonabile a quella considerata nelle figure 2 e 3, la maggiore capacità di ritenzione idrica dei suoli forestali (a destra) è sufficiente per evitare il deflusso superficiale. Se la durata dell'evento piovoso si prolunga nel tempo e se le quantità delle precipitazioni sono sensibilmente maggiori, anche questo tipo di terreno permette tuttavia all’acqua di defluire a livello superficiale, facendo progressivamente scomparire le differenze tra siti forestali e siti privi di copertura forestale. In alcune circostanze, la foresta è pertanto in grado di assicurare una funzione di protezione

Page 44: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

contro le alluvioni, agendo sulla fase di formazione dei fenomeni di deflusso. La capacità di una determinata foresta di garantire questa funzione può essere valutata tenendo conto delle caratteristiche pedologiche dei suoli presenti in questa foresta.

Formazione di un deflusso a carattere alluvionale: caratteristiche delle prestazioni svolte dal bosco

Figura 5 - Profilo delle prestazioni: l’effetto della foresta sul deflusso di una piena presenza di un terreno con una capacità media di trattenere le partecipazioni e una scarsa permeabilità. L'asse orizzontale rappresenta l’entità delle sollecitazioni (precipitazioni in questo caso), mentre l'asse verticale l’entità dell’evento risultante (in questo caso il deflusso della piena). La linea tratteggiata raffigura la reazione tipica registrabile in assenza della copertura forestale, mentre la linea continua quella riscontrabile al di sotto di una copertura forestale.

Figura 6 - Profilo delle prestazioni: raffigurazione dell’effetto stabilizzante delle

Page 45: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

foreste contro i franamenti e l'erosione. L'asse orizzontale rappresenta l’entità delle sollecitazioni (in questo caso l’intensità delle precipitazioni), mentre l'asse verticale quella del fenomeno da esse prodotto (in questo caso l’erosione). La linea tratteggiata rappresenta la tipica reazione in assenza di copertura forestale, mentre la linea continua quella riscontrabile sotto la copertura forestale. Le due linee si intersecano nel punto di sovraccarico.

L'effetto di una misura di protezione contro una determinata sollecitazione (ad esempio un temporale violento) può essere determinato confrontando la reazione a tale evento (in questo caso un deflusso a carattere alluvionale), che si avrebbe con o senza questo specifico provvedimento. Grazie all'analisi degli effetti dei provvedimenti contro le diverse ipotizzabili sollecitazioni, è possibile tracciare un profilo tipo delle prestazioni. Per essere completi è auspicabile tenere conto anche del caso di un sovraccarico provocato da un evento estremo. Nel caso di misure tecniche di protezione, un sovraccarico è definito come una situazione straordinaria che va ben oltre gli scenari normali considerati in sede di progettazione. Nel caso di provvedimenti connessi con la natura, come quelli legati alla gestione forestale esaminata in questo contesto, per analogia possono essere considerati anche degli scenari nei quali non è più possibile attendersi nessuna funzione di protezione significativa.

La Figura 5 illustra schematicamente il profilo delle prestazioni nel caso di un suolo forestale con una capacità media di impregnarsi di acqua e dotato di scarsa permeabilità. A titolo di confronto la linea tratteggiata indica una situazione caratterizzata dall’assenza di mezzi di protezione (la copertura forestale in questo caso), mentre la linea continua incurvata descrive il caso nel quale la presenza di una foresta modifica gli effetti dell’evento grazie alla sua capacità di trattenere le acque e di conseguenza di mitigare gli effetti di una precipitazione intensa.

Fintanto che un suolo forestale è in grado di assorbire le precipitazioni, una pioggia intensa avrà delle conseguenze molto meno gravi rispetto a quello di un sito analogo, ma che non possiede la medesima capacità di trattenere ulteriori quantitativi di acqua. In presenza di un terreno saturo, per contro, man mano che le precipitazioni aumentano, la situazione si avvicina sempre più a quella che si osserverebbe in assenza di provvedimenti. L’entità di un evento piovoso e di conseguenza i danni che esso può provocare, non sono tuttavia mai superiore a quello che ci si potevano aspettare senza l'effetto mitigante esercitato dalla copertura forestale. In un certo qual modo quest'ultimo rappresenta la prova indiretta degli effetti "benefici" del bosco in situazioni di sovraccarico.

Effetto stabilizzante della foresta

Il profilo delle prestazioni connesso con dell'effetto stabilizzante esercitato da una foresta è illustrato nella figura 6. A differenza dell'effetto sulla formazione di un

Page 46: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

deflusso alluvionale, sono necessarie solo alcune restrizioni in riferimento alle condizioni stazionali. Escludendo i casi caratterizzati dalla presenza di pendii eccezionalmente ripidi, la copertura forestale assicura in effetti praticamente ovunque una certa utilità contro i fenomeni erosivi e gli smottamenti del terreno superficiali.

Fintanto che questo effetto stabilizzante è assicurato, i fenomeni provocati dalle precipitazioni osservabili in un sito consolidato dalla presenza della copertura forestale restano ampiamente più deboli rispetto a quelli in siti privi di copertura boschiva. Ciononostante, in caso di sovraccarico, vale a dire allorquando si verifica un franamento oppure se le sponde di un corso d’acqua vengono erose malgrado la presenza della foresta, non sono solo la terra e la roccia a farne le spese, ma anche gli alberi sradicati. Pertanto, malgrado l'effetto stabilizzante degli alberi, la risposta in termini di massa solida coinvolta nel deflusso risulta maggiore rispetto a quella osservabile in un sito non forestale sottoposto alla medesima sollecitazione. In questo caso, è possibile affermare che la foresta non produce gli stessi “effetti benefici" descritti in precedenza. La presenza della foresta può pertanto avere anche delle conseguenze negative, soprattutto se gli alberi trasportati a valle da uno smottamento provocano uno sbarramento dell’alveo del corso d’acqua.

In conclusione ...

Per quanto importante sia la funzione di protezione esercitata dalle foreste, non dobbiamo comunque dimenticare che il bosco svolge anche numerose altre funzioni e che esso protegge anche contro ulteriori pericoli naturali, come ad esempio la caduta di sassi o le valanghe. Determinare per ogni singolo sito l’importanza e l’entità delle funzioni espletate da una determinata foresta e definire i provvedimenti selvicolturali più idonei rimangono comunque dei compiti assai impegnativi.

Effetti del fuoco

L’indebolimento per effetto del fuoco rappresenta una condizione ideale per una massiccia colonizzazione degli alberi da parte di diverse specie fungine. Le conoscenze sulla possibilità di sopravvivenza degli alberi dopo un incendio di bosco e sugli effetti degli attacchi di funghi e insetti parassiti sono importanti per la gestione delle aree percorse dal fuoco.

La capacità di controllare il fuoco ha rappresentato un passaggio fondamentale nello sviluppo dell’umanità. In natura il fuoco costituisce con le tempeste e le eruzioni vulcaniche uno dei fattori di disturbo più importanti per gli ecosistemi naturali. Grazie agli studi sull’ecologia degli incendi si è infatti capito come in tanti ecosistemi forestali, come per esempio le foreste boreali di conifere, il chapparal californiano o la savana africana, il fuoco costituisca un importante fattore di regolazione.

Page 47: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Tante specie vegetali e animali si sono adattate agli incendi boschivi e alcune sono diventate addirittura fuoco-dipendenti, come per esempio alcune specie di pino i cui strobili hanno bisogno di uno choc termico per potersi aprire e liberare i semi. Per l’essere umano gli incendi hanno anche effetti negativi, soprattutto in caso di coinvolgimento di foreste di montagna con conseguente riduzione della funzione protettiva. In questi casi è richiesto l’intervento dei forestali alfine di poter eseguire tempestivamente le misure selvicolturali e tecniche necessarie alla prevenzione dei potenziali danni post-incendio.

Quali prospettive di sopravvivenza hanno gli alberi dopo un incendio?

Il grado di indebolimento di un albero dopo il passaggio del fuoco dipende da tanti fattori: l’intensità del fuoco (altezza delle fiamme, intensità e durata dell’esposizione al calore), la capacità dell’albero di isolare le parti vitali dal calore (strato di sughero isolante, schermo di alberi circondanti), la capacità di rigenerazione del tessuto danneggiato (cicatrizzazione di ferite aperte, sviluppo di polloni sostitutivi) e il livello di infestazione da parte da parassiti e insetti secondari.

Gli studi sulle reazioni degli alberi dopo incendio di bosco sono particolarmente frequenti negli Stati Uniti, dove per alcune specie sono stati sviluppati, sulla base delle ferite da incendio subite, metodi di valutazione delle possibilità dei singoli individui di sopravvivere e di pianificazione degli interventi selvicolturali necessari. Relativamente scarsi, invece, gli studi in questo ambito in Europa, dove sono state fatte ricerche soprattutto per l’area del Mediterraneo e per alcune specie di pino come ad esempio il Pinus pinaster.

Grazie al progetto europeo "Fire-Paradox", attivo dal 2006, è ora possibile realizzare ricerche di questo tipo anche nei boschi di latifoglie caducifoglie. Tre le specie arboree oggetto di studio in questo ambito a parte dell'Istituto federale di ricerca WSL di Bellinzona: il faggio (Fagus sylvatica), la quercia (Quercus petraea e Q. robur) e il castagno (Castanea sativa). Sulle superfici bruciate prese in esame sono studiati i seguenti aspetti:

tracce da fuoco dirette quali indicatori dell’intensità del fuoco (altezza dell’annerimento del tronco e intensità della combustione al piede dell’albero);

successivi danni sviluppati dall’albero (morte e staccatura della corteccia, infestazione da parte di insetti, attacchi fungini, riduzione della massa fogliare e rottura di porzioni di chioma);

reazione dell’albero (cicatrizzazione delle ferite, emissione di succhioni nella chioma e sul tronco, polloni caudali).

Questi parametri vengono rilevati nel corso degli anni per ogni incendio e per ogni specie in modo da poter seguire lo sviluppo dello stato di salute e della capacità di reazione degli alberi.

Page 48: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

L’incendio boschivo di Cugnasco

Tra il 3 e il 4 aprile 2006 bruciarono sotto l’influsso di un forte favonio da nord 55 ha di bosco sul versante esposto a sud sopra la località di Sasso Fenduto (Comune di Cugnasco, Canton Ticino). Secondo la banca dati incendi del WSL la zona, che si estende da 450 a 850 m s.l.m. ed è composta da cedui abbandonati frammisti a roveri, farnie e faggi, non era mai bruciata negli ultimi 100 anni.

La combinazione di siccità, vento, forte acclività (in media 60 %) e accumulo di combustibile al suolo ha causato un aumento dell’intensità del fronte di fiamma, come le tracce dell’incendio sugli alberi e la cenere bianca mostrano chiaramente (vedi figura 2). A causa del calore la corteccia di diversi alberi è stata staccata dal tronco, mentre nella quercia le fiamme hanno consumato anche lo strato spesso del sughero esterno che di solito funge da strato protettivo isolante.

Nel mese di luglio 2007, a poco più di un anno dall’incendio, si può osservare come alcuni alberi sono riusciti a reagire, mentre altri sono morti (vedi figura 1). Lo studio dell’evoluzione di questi popolamenti è molto importante, data la carenza di informazioni sul comportamento post-incendio dei boschi di latifoglie dell’Europa centrale.

Condizioni ideali per i funghi

L’indebolimento per effetto del fuoco rappresenta una condizione ideale per una massiccia colonizzazione degli alberi da parte di diverse specie fungine. Qui di seguito presentiamo le specie fungine presenti in modo massiccio nel secondo anno dopo l’incendio dell’area bruciata di Cugnasco (vedi riquadro). Le foto sono state scattate nel luglio 2007.

L’Irpex lacteus è una specie rara a livello europeo. In Svizzera compare in modo frequente solo in Ticino. Il fungo colonizza faggi colpiti dal fuoco emettendo sul tronco numerosi corpi fruttiferi che da lontano appaiono come una colorazione bianca (figura 3). I corpi fruttiferi presentano pori a forma di fessure irregolari separati da strutture dentellate. Il fungo si sviluppa sugli alberi severamente debilitati dal fuoco sui quali crea una carie bianca che porta alla rottura dei tronchi.

Lo Stereum hirsutum è un fungo a diffusione praticamente mondiale e tra i più frequenti sulle latifoglie (soprattutto su quercia, castagno e faggio). I corpi fruttiferi sono di colorazione giallognola e hanno – come tutte le specie di Stereum – un imenoforo liscio che produce spore sulla parte inferiore del cappello. La parte superiore del cappello presenta una peluria arruffata (figura. 4). La specie colonizza solo alburno relativamente fresco, dove provoca strisce di carie bianca. Lo Stereum hirsutum è una specie pioniera che spesso fruttifica sulle latifoglie delle aree appena bruciate dove di regola causa la morte degli alberi indeboliti. La morfologia della specie è molto variabile: nella foto sono

Page 49: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

visibili diversi gruppi di corpi fruttiferi a colorazione diversa e appartenenti a miceli di individui diversi. I singoli miceli colonizzano spesso zone diverse del tronco organizzandosi in strisce verticali lunghe anche diversi metri.

Sulla superficie bruciata in questione è stato isolato anche lo Stereum ochraceoflavum o S. rameale. Nettamente meno frequentemente dello Stereum hirsutum, questa seconda specie di Stereum si distingue dalla prima per la colorazione generale grigia e per l’assenza della linea scura sotto la superficie del cappello.

Lo Schizophyllum comune è un fungo unico nel suo genere: i suoi corpi fruttiferi sono a forma di conchiglia e possono raggiungere fino a 5 cm di dimensione. L’imenoforo è costituito da lamelle che si dividono in punta come ben si vede sezionando il carpoforo (figura 5). Lo Schizophyllum è un tipico rappresentante dell’associazione delle "scottature da sole", vale a dire di quelle specie che trovano substrato di crescita ideale sui tronchi degli alberi debilitati da un’improvvisa ed eccessiva esposizione ai raggi solari. Questo agente di carie bianca ha una diffusione mondiale e può inoltre colonizzare i più disparati tipi di legno e addirittura infettare esseri umani con sistema immunitario indebolito, inducendo una malattia che può rivelarsi molto pericolosa. Allo stato secco, i corpi fruttiferi possono sopravvivere per diversi anni.

Dopo un incendio boschivo si assiste di solito a un abbondante fruttificazione da parte del cancro corticale del castagno (il fungo ascomicete Cryphonectria parastica) sul suo ospite principale, il castagno (figura 6), più raramente anche sulla quercia. È interessante osservare come le fruttificazioni di questo fungo non interessino solo le zone dove il cancro era già presente prima dell’incendio, ma anche la corteccia apparentemente sana circostante. Non sappiamo se queste fruttificazioni avvengono a partire da micelio già presente nella corteccia o se derivano da nuove colonizzazioni da parte del fungo e soprattutto se queste sporulazioni nascono dalla forma aggressiva o dalla forma più innocua (ipovirulenta) del fungo. Se la seconda variante dovesse dominare, gli incendi boschivi potrebbero indirettamente contribuire al controllo biologico del cancro corticale del castagno attraverso la diffusione del contagio dell’ipovirulenza.

Al genere Trichoderma appartengono diverse specie di muffe a crescita molto rapida, difficili da distinguere tra loro e di notevole importanza ecologica quali agenti antibiotici e parassitari, tanto da essere utilizzati come base per diversi preparati di lotta biologica contro le malattie delle piante. La figura 7 mostra un’insolita infestazione aggressiva da parte di una specie di Trichoderma di un’area precedentemente colonizzata dal cancro corticale del castagno. Nell’area in questione il micelio di Cryphonectria è morto e il Trichoderma sviluppa il suo micelio bianco con sporulazioni di colore verdastro.

Il genere Daldinia è costituito da funghi ascomiceti globosi particolarmente specializzati negli incendi boschivi. Questi possono rimanere invisibili per decenni per poi esplodere al momento del passaggio del fuoco. Si suppone che

Page 50: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

la loro diffusione avvenga attraverso insetti specializzati in questo compito. I corpi fruttiferi sono formazioni tuberose (stroma), all’esterno delle quali si sviluppano numerosi corpi fruttiferi globosi (figura 8). In sezione lo stroma si presenta a strati che si formano in parte durante un solo periodo di vegetazione e sono causati da cambiamenti repentini nella disposizione delle ife che hanno lo scopo di stabilizzare l’intero globulo. I corpi fruttiferi assorbono grandi quantitativi d’acqua alfine di assicurare lo sviluppo delle spore anche in caso di prolungati periodi di siccità. In Europa esistono perlomeno otto specie di Daldinia molto simili tra loro; una classificazione più precisa non è stata possibile, visto che il fungo non era ancora maturo.

Figura 3 - Irpex lacteus, una tipica carie bianca del faggio.

Figura 4 - Stereum hirsutum, un fungo che parassita le latifoglie in quasi tutto il globo.

Figura 5 - Schizophyllum commune, tipico esponente dell’associazione delle scottature da sole.

Figura 6 - L’ascomicete Cryphonectria parasitica, responsabile del cancro corticale del castagno.

Page 51: ECOSISTEMA BOSCO - Parrocchia San Giovanni Battista Morlupo · ECOSISTEMA BOSCO Ogni ambiente naturale (mare, fiume, lago, bosco, prato ecc.) costituisce un ecosistema, cioè un sistema

Figura 7 - Attacco della muffa Trichoderma sp. su Cryphonectria parasitica..

Figura 8 - Daldinia sp., un fungo globoso su faggio

Foto: L. Lucini und O. Holdenrieder

Conclusioni

L’osservazione dello sviluppo della popolazione fungina sugli alberi danneggiati da incendi è molto interessante. Sorprende quindi la nostra mancanza di conoscenze in questo ambito. In realtà le osservazioni sono molto difficili da condurre in condizioni sperimentali controllate, in quanto lo sviluppo del fungo dipende dalla grandezza del suo micelio all’interno di un albero. Inoltre diversi funghi possono influenzarsi reciprocamente nel loro sviluppo. Osservazioni precise in natura sono pertanto indispensabili, sia per una adeguata valutazione dello sviluppo post-incendio del popolamento forestale, sia per delle valutazioni di protezione della natura (comparsa di specie rare, possibilità per altre specie come il picchio di utilizzare gli alberi infestati ecc.).