Rivista della Fondazione Missio † Poste Italiane S.p.A ... · Giramondo Viaggio in ... con la...

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Anno XIX – Giugno 2016 • Numero 6 Rivista della Fondazione Missio • Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 Aut. GIPA/ C / RM • Euro 1,40

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Il Ponte d’Oro - Mensile dei Ragazzi MissionariReg. Tribunale di Roma n. 171/97 del 21/03/97Editore: Fondazione di Religione Missio (organismo pastorale della CEI)Presidente di Missio: Francesco BeschiDirettore di Missio: don Michele AutuoroDirettore responsabile: padre Giulio AlbaneseRedazione: Chiara Pellicci, Miela Fagiolo D’Attilia, Ilaria De Bonis. Segreteria: Emanuela PicchieriniHanno collaborato: Eleonora Borgia (pag. I-IV).Illustrazioni: Beatrice Cerocchi, Irene Guerrieri (pag. 36-37), Carla Manea (copertina), Saverio Penati (pag. 17-18,21-22,27-30).Foto: AF/MISSIO, Giuseppe Andreozzi, Chiara Pellicci, Wikipedia, Freepik.com, AF/LPJ, AF/Sir, Ilaria De Bonis, Comboni Press.Progetto grafico e impaginazione: Alberto SottileRedazione e amministrazione: Via Aurelia, 796 – 00165 Roma; tel. 06/66502678; e-mail: [email protected] abbonamenti: tel. 06/66502632; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] annuo: individuale 14€; collettivo 10€; estero 26€ su n. 63062327 intestato a MISSIO oppure con bonifico bancario intestato a MISSIO PONTIFICIE OPEREMISSIONARIE presso Banca Etica, cod. IBAN IT 55 I 05018 03200 000000115511.Stampa: Graffietti Stampati - S.S. Umbro Casentinese Km 4,5 - Montefiascone (VT)Mensile associato alla FeSMI, Federazione Stampa Missionaria Italiana.Chiuso in tipografia il 10 maggio 2016.

omm ra iSEditorialeImpariamo dall’Africa

Kabàka, l’amico dottoLizzy e i suoi occhi

Giramondo

Viaggio in…Perù

DossierEstate in cerca di misericordia

Dove è nata la missioneSalviamo l’antica chiesa di Gaza!

Passi di oggi…Un piccolo gregge

…sulle orme di ieriSan Filippo Neri

Click alla parola

FuorisaccoUn oggetto per un progetto

Mama MukasiMigranti minori spariti

ScaffaleSan Francesco e i briganti

Estate in quiz

oAll’internoPIANETA MISSIO RAGAZZI

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Ed to ia

Edi to r leia

rEdi to r leia Editor leia Editor leia

el

Cari Amici,ma è proprio vero che il nostro modo di vivere è il migliore? Come missionario, mi sonoposto spesso questa domanda.Alcuni anni fa un gruppo di studiosi americani si recò nel Nord Uganda (Africa) perinsegnare ad una comunità locale alcune tecniche per migliorare la produzione agricola.Credo si trattasse di cereali. Il primo anno, grazie ad una semplice canalizzazionedell’acqua e all’uso di fertilizzanti biologici, i risultati furono incoraggianti: la produzioneaumentò del 35%. Il secondo anno l’incremento fu ancora più sensibile ed il terzo anno laproduzione venne addirittura raddoppiata. Il capo della comunità Lango ringraziò glistudiosi, inviando loro, negli Stati Uniti, una bellissima lettera. Vi era scritto: “Il vostro

aiuto è stato utilissimo e applicheremo anche ad altre colture latecnica che abbiamo appreso. Così facendo, non avremo bisogno di

coltivare la terra tutti gli anni”.Scusatemi, ma questo non è uno straordinario esempio di

come, per alcuni popoli, non conti solo produrre atutti i costi? Io ho imparato una cosa in Africa: lì lagente coltiva soltanto ciò di cui ha bisogno ecostruisce una casa delle dimensioni utili (piccola se

uno è solo, grande se ha famiglia). Noi, invece,vogliamo sfruttare fino all’esaurimento

le risorse naturali e abbiamo bisognoquasi sempre di un’abitazione che sod-

disfi la nostra voglia di consumare,ridimensionata solo dal conto

in banca dei propri genitori.Anche noi europei abbiamomolto da imparare dagli afri-cani!

Abuna

Impariamo

dall’Africa

i [email protected] 1

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i [email protected]

Kabàka Kabàka

Kabàka Kabàka KabàkaKabàka

E lizabeth Myers, soprannominata Lizzy, èuna bambina americana di sei anni con-

dannata, da una malattia genetica rara, a di-ventare cieca. Per questo i suoi genitori hannocercato di realizzare il suo desiderio: incontrarepapa Francesco. Grazie ad una gara di solida-rietà internazionale, papà Steve e mamma Chri-stine l’hanno accompagnata fino in piazza SanPietro perché le immagini e la sensazione dellecarezze del papa restino per sempre nella suamemoria: la memoria di una luce prima delbuio.E’ stato un momento carico di emozione, unpiccolo miracolo per Lizzy che “avevaespresso tante volte il desiderio di vederealmeno per una volta il pontefice, volevabussare alla sua porta ed incontrarlo”,hanno detto i genitori. Durante l’in-contro, papa Francesco ha accarezzatoil viso della bambina e benedetto isuoi occhi, sfiorandole il capo.Dalla cittadina di Bellville, mesi faera partita una campagna di soli-darietà per permettere alla piccolacon la sindrome di Usher (che leha procurato una parziale sorditàdalla nascita e che, con il pas-sare degli anni, le toglierà pro-

L’amico dotto

gressivamente la vista) di vedere alcuni luoghidel mondo per riempire la memoria di belle im-magini. Un impiegato della Turkish Airlines, ve-nuto a conoscenza del dramma di Lizzy attra-verso i social media, ha offerto quattro bigliettialla famiglia Myers per portare la piccola lungola strada dei suoi desideri. La meta è stata

Roma, prima delle cascate del Niagara,delle aurore boreali o di altre meraviglie

del mondo.

Sopra:La piccola Lizzy in piazza San Pietro, mentre realizza il suodesiderio: incontrare papa Francesco.

TI P

RESE

NTO

UN

AM

ICO

Lizzy e isuoi occhiLizzy e isuoi occhi

Ciao! Anche in questo numero

voglio presentarti un amico.

Stavolta si tratta di una bambina

con una storia speciale...

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i [email protected] 3

Kabàka, l’amico dotto, ti aspettaanche nelle pagine successive perparlarti di:

NAZIONI UNITE, ONLUS, BAMBINI DI STRADA,SCUOLE CORANICHE, FIDEI DONUM… E ALTRO. TI

PRE

SEN

TO U

N A

MIC

O

1

DIMMI COME LA PENSI…

A - un sognoB - un’illusioneC - un qualcosa per cui impegnarsi

UN DESIDERIO È:

2A - non può esistere tra persone sconosciuteB - è la vera felicità C - non è dare, ma agire contro

le ingiustizie

LA SOLIDARIETÀ:

513

4 A - c’è tanta solidarietà nel mondoB - i desideri si realizzanoC - la felicità è solo un’illusione

LA STORIA DI LIZZY INSEGNA CHE:135

5 A - se non lotti per ciò che desideri, non piangere per ciò che perdi

B - i desideri sono stelle cadentiC - chi vuole davvero qualcosa trova una

strada, gli altri una scusa

IN QUALE FRASE TI RITROVI DI PIÙ:

3

51

TEST

351

A - chi ha acceso anche solo una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano

B - la solidarietà è solo per i più deboliC - la solidarietà è l’unico investimento

che non fallisce

IN QUALE FRASE TI RITROVI DI PIÙ:

1

53

SEI UN RAGAZZO MISSIONARIO(fino a 10 punti)

Sai cosa significa avere un desiderio ed impegnarsi

per realizzarlo. Ma sai anche com’è importante fare di

tutto per veder sorridere qualcuno, per renderlo

felice. I verbi “amare” e “aiutare” sono i tuoi

preferiti… E non potrebbe essere che così, perché sei

un Ragazzo Missionario!

HAI UN CUORE DA ALLENARE(da 11 a 18 punti)Senti la delusione per tante situazioni diingiustizia, per le malattie, per la sofferenza chec’è nel mondo. Sappi che è una sensazione ditutti! Ma non rassegnarti… Affida al Signore lepersone in difficoltà e rimboccati le maniche peraiutarle, facendo quello che è nelle tuepossibilità, anche se può sembrare poco: il mareè fatto di tante piccolissime gocce!

3

ESSERCI O NON ESSERCI FA DIFFERENZA!(da 19 a 25 punti)

E’ vero che nel mondo ci sono situazioni disofferenza. Ma è anche vero che larassegnazione non serve a nulla. Impara da chivive tante difficoltà: in genere, è il primo adavere maggiore speranza nel futuro. Rimboccatile maniche per fare quello che è nelle tuepossibilità, anche se può sembrare poco: essercio non esserci fa una grande differenza!

…E TI DIRÒ CHI SEI

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Gir am o ondo ondGir am o ond

Gir am o ond

IN QUESTO NUMERO

TI ACCOMPAGNO IN:

SENEGALAFGHANISTAN

ARABIA SAUDITA

H anno nomi in codice molto tecnici eforme ingannevoli e accattivanti.

Spesso somigliano a pietre, farfalle gio-cattolo, automobiline e perfino bambole.Ma in realtà sono delle armi micidiali:mine antiuomo, in grado di colpire anche i

bambini, e proiettare delle schegge aduna velocità di mil-le metri al secon-do.Il 4 aprile scorsosi è celebrata nelmondo la Giornatainternazionale in-detta dalle NazioniUnite a sostegnodelle azioni controle mine. Ma anchecontro tutti quegliordigni bellici ine-splosi, armi e mu-nizioni abbando-nate o disseminate

sul suolo. Ci sono, infatti, moltissimi Paesial mondo dove i terreni incolti e le moltezone rimaste disabitate dopo le guerre,non sono affatto sicuri per la gente. Proprio

L’Organizzazionedelle Nazioni Unite

(Onu) è nata alla finedella Seconda guerra mondia-le (1945), con il compito diimpedire i conflitti e garantire idiritti umani. Dell’Onu fannoparte 193 nazioni al mondo su205. Il suo ‘segretario generale’la rappresenta ovunque ed è lamassima autorità. Attualmentequesto ruolo è ricoperto dalsudcoreano Ban Ki-moon, incarica dal 2007 e al suo secon-do mandato (che scadrà a finedicembre).

NAZI

ONI

UNI

TE

CANADA

MONDO

Contro le mine antiuomo

in queste aree abbandonate le armi conti-nuano ad uccidere anche a distanza ditempo. Come accade in Afghanistan e Iraq(Asia) o Angola e Mali (Africa).Ogni anno si producono 10 milioni dimine, fanno sapere le Nazioni Unite. Esono 100 milioni quelle rimaste inesplose,che provocano ferite a 15mila persone al-

AFRICAAMERICA LATINA

i [email protected]

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i [email protected] 5

E’ l’acronimo di Organizzazione Non Lucrativa di Uti-lità Sociale (onlus), ovvero un’associazione che non hascopo di lucro (cioè di guadagno) e che opera per il bene dellepersone più in difficoltà (poveri, disabili, ecc.) a seconda delproprio specifico.Amref nasce nel 1957 a Nairobi (Kenya) per iniziativa di tre chi-rurghi, chiamati ‘flying doctors’ (medici volanti), che hannol’idea di portare cure e assistenza sanitaria nei villaggi più sper-duti dell’Africa, attraverso piccoli aerei leggeri. Oggi è una dellemaggiori onlus sanitarie nei Paesi poveri.

ONLUS

Dall’Africa perfino i medici,

le ostetriche, gli infermieri

e il personale sanitario

fuggono via. Perché il la-

voro è malpagato e i

Paesi africani sono sem-

pre più a rischio terrori-

smo e guerre civili. E gli

ospedali, che avrebbero tanto bisogno di

medici qualificati, ne rimangono sprovvisti.

Nel continente nero, infatti, lavora solo il 2%

di tutti i medici e infermieri del mondo. Lo

denuncia Amref, una onlus che si occupa di

fornire assistenza sanitaria ai Paesi più

poveri, soprattutto africani. Pur riconoscendo

il fondamentale diritto alla migrazione, Amref

afferma che “gli operatori sanitari dei Paesi

poveri devono poter trovare prospettive pro-

fessionali in primo luogo nel proprio Paese”.

Ma la novità di questi ultimi anni è che non

è solo l’Africa il continente a rischio. Anche

alcuni Paesi europei stanno diventando un

luogo da cui i lavoratori qualificati (e, tra

questi, moltissimi medici) espatriano per cer-

care condizioni contrattuali migliori. “Anche

l’Italia – spiega Giulia De Ponte di Amref -

conflitto.Dal marzo 1999 è in vigore la Convenzionedi Ottawa, ossia un trattato dell’Onu “perla proibizione dell’uso, stoccaggio, produ-zione, vendita di mine antiuomo e relativadistruzione” in tutto il mondo. Ma 36Paesi, tra cui gli Stati Uniti e la Cina,tuttora non vi aderiscono.

come da tanti anni i Paesi africani, rischia di

tramutarsi oggi, a causa dei tagli alla spesa

sanitaria, in un Paese da cui medici e

infermieri partono per cercare lavoro all’estero,

vanificando così gli investimenti fatti nella

formazione di questi operatori negli anni

passati (durante i loro studi, ndr)”.

È un con-flitto che si

combatte tradue parti di una stessapopolazione, che sitrova divisa su duefronti contrapposti.

GUER

RA C

IVILE

l’anno. Il costo medio per disattivarne unaè di 50mila euro. Ban Ki-moon, segretariogenerale delle Nazioni Unite, ha richiamatol’attenzione sul ruolo cruciale rivestito daquesta Campagna di informazione, chiamata“Mine Action”. L’obiettivo è quello di otte-nere una risposta umanitaria effettiva, sianelle situazioni di conflitto che di post-

AFRICA

La silenziosa

fuga dei medici

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dimostrato che molti di questi bambinivengono sfruttati e costretti a mendicareper le strade dagli insegnanti delle stessescuole coraniche.La situazione è ricreata in Cross Dakar City,dove Mamadou affronta intemperie, fame eviolenze di ogni sorta. L’obiettivo del giocoè guidare Mamadou alla ricerca dei geni-tori. Per farlo, il giocatore deve attraver-sare strade, fiumi e ferrovie mentrecammina sui binari. Eppure, purtroppo, sitratta di scenari reali e quotidiani per al-cuni bambini senegalesi.Il videogioco è stato lanciato un anno fama è tornato di grande attualità in occa-sione della Giornata internazionale deibambini di strada che si è celebrata loscorso 12 aprile.

Gir am o ondGir am o ond Gir am o ond

Gir am o ondGir am o ond

Ivideogiochi non sonosolo pigri passatempi

per adolescenti. In alcunicasi aiutano a capire me-glio il mondo. Come suc-cede con Cross Dakar City:si tratta di un gioco elet-tronico che ha per prota-gonista Mamadou, unbambino di strada sene-

galese che deve affrontare diversi pericolinella città.In questo videogioco, oltre al diverti-mento, c’è una finalità aggiuntiva: far co-noscere la realtà dell’infanziaabbandonata in Senegal. I genitori chenon sono in grado di mantenere ipropri figli li mandano nellescuole coraniche a Dakar, dovesperano che venga dato loro vittoe alloggio, oltre agli insegna-

menti del Corano. Tuttavia è

Vengonoc h i a m a t i

così i minori(da 0 a 18 anni

d’età) che non hannouna famiglia né una casadove abitare e sonosoliti vivere per strada,in luoghi di fortuna oospitati in strutture diaccoglienza.

BAM

BINI

DI S

TRAD

A

i [email protected]

SENEGAL

Mamadou

in videogame

Nei Paesi dove il Corano, il libro sacro per l’islam, èalla base delle leggi dello Stato, le scuole coraniche

sono molto diffuse. Qui i bambini, oltre ad imparare a leggere escrivere, studiano anche e soprattutto il Corano e le regole dellareligione musulmana.

SCUOLE CORANICHE

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In Arabia Saudita – uno dei Paesi più ricchi di

petrolio del Golfo Persico – andare al cinema

è vietato. Anzi, i cinema non esistono proprio!

I film si guardano solo in casa con i dvd.

Inoltre le donne non possono muoversi libe-

ramente se non accompagnate, non possono

guidare l’auto e devono sempre vestire con

abiti molto coprenti che non lasciano intrave-

dere i capelli e spesso neanche il viso.

Eppure una buona notizia forse c’è: sta par-

tendo un corso universitario della Effat Uni-versity di Jeddah, che ha per obiettivo quello

di insegnare a produrre film.

A seguire questo inusuale programma triennale

di studi sono 150 studentesse: solo donne.

Niente di simile esiste invece per gli uomini.

Le studentesse e i loro docenti sostengono

che questo programma sulla produzione visiva

e digitale di film svilupperà un nascente

settore cinematografico in Arabia Saudita.

Sul suo sito web l’Università dice che il

corso consentirà agli studenti di prepararsi

“come regista, progettista o sviluppatore tec-

nico e di ottenere non solo le capacità

creative necessarie, ma anche la conoscenza

pratica per assicurare un’occupazione in

campo creativo”.

“Vorrei fare storie che toccano le emozioni

della gente”, dice l’aspirante

produttrice-regista Reem Al-

modian. La mancanza di

sale cinematografiche non

è un buon motivo per

non raccontare una sto-

ria in un film. “Comin-

ciamo con il fare i film,

poi verranno i ci-

nema!”, dicono

alcuni profes-

sori.

ARABIA SAUDITA

A scuola

di cinema!

C hi l’ha detto chela frutta non si

vende se non è bella,lucida, dalle forme per-fette e tondeggianti?La scelta di esporrenei supermercati solo la frutta ela verdura più appetibili, nasce dall’idea che gliortaggi imperfetti non siano graditi ai consumatori.In Canada invece non è così. La catena di prodottialimentari Loblaws è andata controcorrente. Giàa marzo dello scorso anno aveva sperimentato lalinea “Naturally Imperfect” (“Naturalmente im-perfetti”), vendendo mele e patate dalle formeanomale. Ora ha ampliato la gamma e l’ha fattaentrare in modo costante nella propria offertacommerciale. Il successo dell’iniziativa è statonotevole, anche grazie al fatto che i prodotti conquesto marchio sono venduti con uno sconto del30% rispetto al prezzo normale.L’idea, hanno spiegato i dirigenti di Loblaws, eraquella di creare una situazione in cui tuttipotessero trarne beneficio: sia i produttori, checosì possono vendere la frutta meno bella cheprima sarebbe rimasta a marcire, sia i clienti chevogliono risparmiare o che comunque non sonointeressati all’aspetto estetico degli ortaggi.

In realtà la frutta imperfetta è piùsana: alla frutta, per conferirlequell’aspetto da “mela di Bianca-neve”, i coltivatori sono costretti

ad aggiungere concimi chimici chenon fanno bene alla salute. Mentrequei frutti più piccoli e imperfettiche vediamo spesso al mercato, sa-ranno anche meno invitanti ma sonosicuramente più sani e genuini!

CANADA

Il mercato

della frutta brutta

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Gir am o ondGir am o ond Gir am o ondGir am o ond

Gir am o ond

[email protected]

E’ un settore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite chesi occupa di cibo e agricoltura. La Fao è nata con tre scopi:sradicare la fame, la malnutrizione e l’insicurezza alimentare nelmondo; eliminare la povertà; spingere verso un maggior utilizzodelle risorse naturali.

FAO

E’ un organo di informazione che cerca, raccoglie e lancianotizie provenienti da moltissime fonti diverse, tutte ditipo primario. Dalle agenzie di stampa, i giornali, i tg, le radio, i sitiweb e qualsiasi altro canale di informazione prendono le notizie ele rilanciano.

AGENZIA DI STAMPA

AMERICA LATINA

Contro lo

spreco di cibo

Anche in America Latina il cibo sispreca. Questa è una regione del mondo

dove la miseria è spesso evidente e la di-seguaglianza tra ricchi e poveri è davvero

accentuata: eppure si buttano ogni giornomigliaia di quintali di frutta, pane, verdura.Per l’esattezza, circa 348mila tonnellate dicibo, sufficienti a sfamare il 37% della po-polazione mondiale attanagliata dalla fame,finiscono nei cassonetti dell’immondizia. Idati sono contenuti in un recente rapportodella Food and agriculture organization(Fao) sulla situazione latinoamericana. Ilreport, divulgato dall’agenzia di stampa Fi-des, spiega che almeno 36 milioni dipersone nella regione potrebbero soddisfarele loro esigenze caloriche solo con il ciboche si spreca nei punti vendita. Se andiamoa quantificare, scopriamo che questa cifra

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i [email protected] 9

Tutti lo conoscono grazie al risotto alla milanese:

senza lo zafferano, infatti, questo piatto prelibato

non avrebbe né quel colore giallo, né quel

sapore delizioso. Ma prima di essere lavorato, lo

zafferano in natura si trova nei pistilli di un fiore

dall’intenso colore violetto, che devono essere

raccolti, essiccati e trasformati in una preziosa

polvere rossa.

Non sono molti i luoghi del mondo dove lo zaf-

ferano viene prodotto: l’Afghanistan è uno di

questi. Sugli altipiani questa spezia trova terreno

fertile: una buona notizia, perché finora la colti-

vazione più diffusa nel montuoso Paese asiatico

erano i papaveri da oppio (da cui si estrae la

droga). Ma la notizia è doppiamente buona

perché a produrre in Afghanistan la spezia

prelibata sono principalmente le donne: l’80% del

lavoro necessario per il raccolto dei fiori, la lavo-

razione dei pistilli e il confezionamento, è svolto

infatti da manodopera femminile. Un modo per

permettere alle donne di riscattarsi, in una

società che per troppi anni le ha escluse da

AFGHANISTAN

Lo zafferano

delle donne

è superiore alla popolazione totale delPerù e a tutte le persone che soffrono lafame in America Latina.Il rapporto dimostra che ogni anno si spre-cano 127 milioni di tonnellate di cibo,223 Kg per abitante, che sarebbero sufficientia soddisfare le esigenze alimentari di 300milioni di persone nel mondo. Per invertirequesta situazione, i governi della zona,con il sostegno delle Nazioni Unite, hannomesso su un gruppo di esperti per trovareuna soluzione al problema.

qualsiasi ruolo, che non fosse quello della totale

sottomissione agli uomini di famiglia.

Nell’area della città afghana di Herat si coltiva il

90% dei fiori. Ma si trovano piantagioni in tutte le

25 province del Paese, con più di 6mila aziende

agricole coinvolte. «Se ogni famiglia coltivasse

mezzo ettaro di zafferano, non ci sarebbe più

povertà», sostiene Bashir Ahmad Rashidi, presi-

dente dell’Unione nazionale afghana dei coltivatori

di zafferano. Ci auguriamo che presto, in questo

Paese asiatico, tutte le coltivazioni da oppio

vengano sostituite con quelle da zafferano.

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o

V iagg i in…oViagg i in…o

Viagg i in…o

PerU’Le periferie di LimaLe periferie di Lima

Nel 1957 papa Pio XII con un’enciclica (una lettera scritta pertutti) dal nome Fidei donum, ossia ‘dono della fede’, invitava

la Chiesa ad essere completamente missionaria. Si è apertacosì la missione a sacerdoti e laici diocesani (anche alle famiglie)

che vengono inviati a servizio di Chiese sorelle in terre lontane. Que-sti missionari sono chiamati ‘fidei donum’.

FIDEI DONUM

I n Perù, come in altri Paesi dell’AmericaLatina, la povertà delle campagne spinge

giovani e famiglie verso le città, colmiraggio di un futuro migliore. Quasi sempregli alloggi cittadini sono rifugi di fortunacon cartoni, lamiere e legno. Col passaredel tempo, però, gli insediamenti precaridiventano baracche e poi piccole abitazioni.E’ a questo punto che l’amministrazione

Lima, la capitale del Perù, siestende per molti chilometri sullecoste dell’Oceano Pacifico. Contaoltre sette milioni di abitanti, chearrivano a superare il tetto di10,5 milioni se si considera lapopolazione complessiva delleperiferie circostanti. Qui operanotanti missionari, tra cui alcunifidei donum italiani.

delle grandi città cerca di trasformare inveri e propri quartieri le aree delle periferiedensamente abitate e vi porta i servizi es-senziali.Carabayllo è un’area alla periferia di Lima,

Sugli�altipiani�montuosi�del�Perù�si�vivedi�pastorizia�e�agricoltura.�Qui�un�lama,animale�tipico�delle�Ande.

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oggi servita con l’elettricità e l’acqua cor-rente, cresciuta intorno all’antica chiesa diSan Pedro. La zona continua ad espandersicon l’arrivo di famiglie povere che scendonodalle montagne delle Ande e occupanoun pezzo di terra. Carabayllo si trovain una zona dove non piove quasimai.

Missionari, amici e fratelliIn questa diocesi don Roberto Seregnie don Ivan Manzoni, due fidei donumdi Como, sono in servizio nella par-rocchia di San Pedro. Si tratta di

un’area molto grande con oltre100mila abitanti, punteggiata da piccolecomunità sparse in una periferia che si al-larga a macchia d’olio.Sono tantissimi i bambini che vivono trale baracche di legno. I ragazzi in Perùsono i primi a soffrire della povertà delle

Sopra:�Don�Roberto�Seregni�e�don�Ivan�Manzoni,�fidei�donum�diComo�in�missione�in�Perù.

Si chiama “Parolamia” ilprogetto del fotografo Gio-vanni Marozzini per l’educa-zione alla lettura dei bambinidella tribù Ashaninka, nel distretto diPichari dell’Amazzonia peruviana. E’ la prima biblioteca ambulante che permetteai ragazzi di scegliere libri, aprendo una valigiacontenente circa 120 classici della letteratura perl’infanzia. Dopo viaggi lunghissimi in pullman oin fuori strada, i libri arrivano ai villaggi più sper-duti, servono per imparare a leggere (e a sognare)e, soprattutto, a vivere in comunità. In questiangoli di Amazzonia dove i bambini affrontanoun’ora e mezza di cammino a piedi per arrivare ascuola, una tale iniziativa è importantissimaper crescere nella conoscenza.

LIBRI IN VALIGIA

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Viagg i in…oV iagg i in…oViagg i in…o Viagg i in…o

Viagg i in…o

M olto tempo fa, il Lago Titicaca erauna fertile e verde vallata dove gli

uomini vivevano in pace e benessere. Nullamancava loro: la terra era fertile e regalavatutto quello che serviva. L’armonia e la

possono fermarsi a fare catechismo e icompiti della scuola, aiutati da volontari.La qualità di vita dei bambini, grazie aquesta attività, è molto migliorata. Ancheper i campesinos (contadini), che utilizzanole acque di un fiume che scende dalle Andee irrora la zona ed hanno impiantato colti-vazioni agricole, la qualità di vita è moltomigliorata. “Dopo il raccolto, quello cheresta nei campi è di tutti”, dicono i mis-sionari.

Favola dal Perù

Il segreto del Lago Titicaca

famiglie: su 31 milioni di peruviani, i piccolilavoratori sono circa tre milioni. Un grandeproblema che tocca il 42% dei minorenniche abbandonano la scuola prestissimo perfare lavori duri e pericolosi in fabbrica, neimercati o nelle coltivazioni di coca.Nella zona di Carabayllo, i missionari italianihanno organizzato un progetto molto belloche si prende cura della catechesi familiarea partire dalla preparazione dei bambini aisacramenti. Presso la parrocchia i piccoli

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felicità regnavano su tutto e nessuno cono-sceva la morte, l’odio, l’ambizione e laviolenza. Gli Apus, gli dei della montagna,amavano e proteggevano gli esseri umani.Avevano proibito una sola cosa: nessunoavrebbe dovuto raggiungere la vetta dellemontagne dove bruciava, senza mai consu-marsi, il Fuoco sacro. Per molto temponessuno aveva mai pensato di disubbidire aquesto ordine ma un demone maligno, con-dannato a vivere nell’oscurità, non sopportavadi vedere gli uomini così felici e in armoniatra loro. Allora pensò di dividerli, seminandola discordia. Si travestì da straniero e chiesese qualcuno aveva il coraggio di salire sullemontagne a cercare il Fuoco degli dei.Alcuni giovani cominciarono ad inerpicarsiper rocce e sentieri ma a metà del camminofurono sorpresi da una apparizione degliApus. Furono aspramente criticati per la lorodisubbidienza e condannati ad una punizione

Morale della favolaA�volte�le�sfide�hannoconseguenzeinimmaginabili.

esemplare. Molti puma feroci uscirono dallecaverne e i giovani pregarono inutilmente ildemone maligno di andare in loro soccorso asalvarli. Il dio Inti, vedendo questa scenadal cielo, si mise a piangere per il dolore: lesue lacrime furono così abbondanti che in40 giorni inondarono l’intera vallata.Solo un uomo e una donna si salvarono daquesta straordinaria inondazione, salendo suuna piccola barca fatta di giunchi. Quando ilsole tornò a brillare, i due superstiti non riu-scivano a credere ai loro occhi: sotto uncielo limpido si stendeva a perdita d’occhioun’immensa distesa d’acqua. Tra le piccoleonde videro affiorare i puma trasformati instatue di pietra. Da allora quella distesad’acqua fu chiamata Titicaca, che significa“il lago dei puma di pietra”.

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DossierDossier Dossier

Dossier

Dossier

Estate incerca dimisericordiaEstate incerca dimisericordia

Le vacanze estive

di quest’anno son

o

speciali in quanto cadono

nel bel

mezzo dell’Anno della Misericordia.

Perché non approfit

tarne per esercitars

i

con gli amici, in fam

iglia, in parrocchia,

al GREST, ai campi scuola, nel vive

re

la misericordia imparando d

al Vangelo?

In questo dossier

ecco qualche sug-

gerimento. Altre idee utili le puoi

trovare sul sito w

ww.ragazzi.missioi-

talia.it dove è stat

o pubblicato il Grest

dei Ragazzi Missionari.

Nel mondo è in corso una “gara dimisericordia”: le regole sono scrittenel Vangelo di Gesù; l’organizzatore

è papa Francesco (che dall’8 dicembredello scorso anno ha dato il via al Giubileodella Misericordia); i partecipanti sono

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tutti i cattolici che si vogliono mettere ingioco. E così, in giro per il mondo, c’è chisi cimenta con “esercizi di misericordia”q u o t i d i a n i .Come? Leggiqualche esempionei box qui afianco e pag.16.E tu sei prontoa partecipare?L’estate è untempo favorevoleper vivere la“gara di miseri-cordia” in corsoin ogni angolo dimondo. I lunghi pomeriggi estivi con gliamici, in famiglia, in parrocchia, alGREST, ai campi scuola, saranno l’occa-sione giusta per esercitarsi nella mise-ricordia. Nelle pagine che seguono eccoqualche suggerimento. Leg-gi, sperimenta e… viviun’estate in cerca di mi-sericordia!

Nelle piccole comunità cattoliche dell’Oromia (Etiopia), alcuni ragazzidella casa famiglia di Adaba, guidati da un sacerdote, si sono trasformati inveri e propri missionari e, insieme a lui, hanno cominciato a portare ilmessaggio del Vangelo anche nella comunità di Herero, che dista qualcheKm da Adaba. Attrezzati con i loro quadernoni del catechismo, i giovanimostrano ai coetanei le figure che descrivono scene del Vangelo e parlanodi Gesù. Racconta il sacerdote: “In tutto sono ormai una quarantina iragazzi che si ritrovano ad Herero e stanno diventando amici. Sonobambini missionari entusiasti!”.

ETIOPIABambini amici per il Vangelo

Alcuni studenti dellescuole medie e superioridi Seul (Corea del Sud)sono stati nominati uf-ficialmente “giovani mis-sionari della misericor-dia”. Qual è la loro mis-sione? Aiutare i coe-tanei nei loro ambientiquotidiani (famiglia,scuola, tempo libero)in ogni circostanza

della vita, come diffi-coltà umane, scolastiche, materiali e spirituali.L’iniziativa è stata lanciata dal Dipartimento per levocazioni e per la gioventù della diocesi di Seul,per incoraggiare i ragazzi a vivere l’Anno del Giu-bileo.“I giovani saranno un esempio di fede per i lorocoetanei”, osserva padre Stephan Kim Sung-hoon,responsabile del Dipartimento della Gioventù.“Crediamo vi sia una grande differenza tra la pre-dicazione che può fare un prete e le parole chepuò dire un amico”, spiega.I giovani missionari della misericordia si sono im-pegnati a leggere il Vangelo e pregare ogni giorno,per poi sostenere, consolare e aiutare i lorocoetanei in situazione di difficoltà.

COREA DEL SUDMissionari della misericordia

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DossierDossier DossierDossier

Dossier

Dossier DossierDossier

DossierDossier

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Nella diocesi di Lahore (Paki-stan), durante l’Anno giubilareè in corso uno speciale pro-gramma per aiutare i giovani avivere le opere di misericordia.I ragazzi si recano regolarmentenegli ospedali o nei quartieripiù poveri a visitare le famigliee si impegnano nel servizio dellacarità che prepara e distribuiscecibo a emarginati, mendicanti, senza tetto della città. “Questa – dice padre Jahanzeb Iqbal,direttore del Servizio di pastorale giovanile della diocesi - è una palestra di misericordia chesegna la loro vita e la loro esperienza e che rende la misericordia non una parola astratta, maconcreta: è la vicinanza a ogni essere umano che soffre”.Un altro obiettivo dei giovani cattolici è operare per il dialogo e la pace, pronti a costruirelegami di armonia e riconciliazione nella società, soprattutto con i coetanei musulmani.

PAKISTANUna palestra di misericordia

“So che siete capaci di gesti di grande amicizia ebontà. Siete chiamati a costruire così il futuro: insiemeagli altri e per gli altri, mai contro qualcun altro! Faretecose meravigliose se vi preparate bene già da ora, vi-vendo pienamente questa vostra età così ricca didoni, e senza aver paura della fatica. Fate come icampioni sportivi, che raggiungono alti traguardi al-lenandosi con umiltà e duramente ogni giorno. Ilvostro programma quotidiano siano le opere di mi-sericordia: allenatevi con entusiasmo in esse, per di-ventare campioni di vita, campioni di amore! Cosìsarete riconosciuti come discepoli di Gesù. E vi assi-curo: la vostra gioia sarà piena”.Papa Francesco(Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze, 24 aprile 2016)

Papa Francesco dice a te!

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Dossier Dossier

Dossier

Se il giudicare è una brutta abitudine che fa parte della tua vita quotidiana, è il

momento di imparare la misericordia.

Su un foglietto ciascun ragazzo descrive in quale circostanza ha giudicato

qualcuno. Una volta scritti, i bigliettini (anonimi) vengono raccolti in un cesto. Ciascu-

no ne pesca uno, lo legge a voce alta e dice se anche a lui è mai capitata la stessa cosa

e come si è sentito. Alla fine i bigliettini vengono raccolti in un braciere e bruciati:

ormai appartengono al passato, quindi dimentichiamo il mal fatto e inceneriamolo

insieme alla carta.

Successivamente viene consegnato un nuovo foglietto. Qui ciascun ragazzo descrive

una circostanza in cui ha sperimentato la misericordia di qualcuno (proprio come la

peccatrice l’ha sperimentata con Gesù). Poi i bigliettini vengono raccolti in un cesto e

portati in chiesa per essere offerti a Gesù durante una preghiera conclusiva, pensata

ad hoc per il gruppo.

Attività da realizzareAttività da realizzare

Giudizio o misericordia?Giudizio o misericordia?

DossierDossier

PARABOLAUn debito di misericordia(vedi Lc 7, 36-50)

“Quando quel giorno venne da me”, così co-mincia il racconto di Simone, “io ero tuttoeccitato. Avevo fatto preparare un superpranzodal mio cuoco: quel Gesù lo aspettavo datanto tempo! Ero curioso di sentirlo parlare,lo volevo tutto per me… Poi, però, dovettiinvitare anche dei miei amici. Insomma c’eraun po’ di gente che lo stava aspettando.Arrivò, accompagnato dai suoi discepoli cheio non conoscevo e che avrei voluto non ve-nissero in casa mia. Ma erano con il Maestro ecosì dovetti accettarli. Eravamo a tavola,quando arrivò lei, una donna che tutti cono-scevano, che andava con tutti. Insomma, unapeccatrice. Mentre lei piangeva davanti aGesù, gli asciugava i piedi e li cospargeva diolio profumato, il Maestro mi chiamò ecominciò a raccontare una storia di gente cheaveva dei debiti da pagare. Io, invece, sia be-

nedetto il Signo-re, ho molti cre-diti da recupe-rare. Non sape-vo dove volevaarrivare. Ascoltavo e guardavoquella donna, quando mi arrivò la domanda:‘Chi lo amerà di più?’. Per me la risposta erasemplice: ‘Quello che aveva più debiti’. Manon mi aspettavo ciò che stava per dirmi. In-somma mi dette del maleducato, dell’insensibile,dicendo che ero senza cuore, uno che giudicasubito. Ho avuto vergogna di me stesso per laprima volta. Mi disse, per farla breve, cheavevo un grande debito di misericordia”.Da quel momento, si racconta che Simone(ma non sappiamo se poi è andata così) si èdato una mossa e, forse, ha cominciato acapire che la misericordia è qualcosa di moltobello, perché è un grande dono di Dio.(scritto da padre Oliviero Ferro, pubblicato su “Missionari Saveriani” n.1/2016)

Misericordia come perdono

OCCORRENTE:foglietti, penne, un cesto

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Dossier

(Segue a pagina 19)

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DossierDossier Dossier

PARABOLA

“Io venire da Samaria”(vedi Lc 10, 29-37)

Nessuno conosce il mio nome. Quel tale chemi ha fatto entrare nel suo racconto ha dettoche sono un samaritano (cioè uno “straniero”per il territorio dove si svolge l’accaduto,ndr). Mi sta bene così, perché quello che hofatto è una cosa normale per me: non ho bi-sogno di farmi pubblicità. Ma, se volete, viracconto la vicenda che ho vissuto.

Misericordia come ‘farsi prossimo’

Era un giorno d’estate e faceva molto caldo.Avevo preparato delle cose da andare a venderea Gerico. Ormai quella strada la conoscevobene: l’avevo percorsa tante volte. Dopo lasosta in un alberghetto a Gerusalemme, prontoper ripartire, un amico mi dice di fare atten-zione, perché in questo periodo la strada èpericolosa. Invoco l’aiuto del Signore e co-mincio la discesa verso Gerico. Vado piano,accompagnando il mio asino che fa fatica: èsovraccarico. Ad una curva sento qualcunoche si lamenta. Affretto il passo e vedo aterra un pover’uomo, pieno di sangue, piùmorto che vivo. Faccio fermare l’asino controuna roccia e prendo qualcosa per curarlo.Mi fa compassione. Il malcapitato riesce adirmi qualche parola: è stato assalito daibanditi che gli hanno portato via tutto elo hanno picchiato per bene. Mentre lo

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GIORNATA MISSIONARIA DEI RAGAZZI 2016Domenica 3 gennaio alle 10,30 appuntamento con i ragazzi sul piazzale della chiesa:saranno loro oggi ad animare la Santa Messa. Ultimi aggiustamenti: tutto sembra a posto.Tutto è pronto! La foto con la scritta dello slogan “I BAMBINI AIUTANO IBAMBINI” (fisicamente scritta da loro: sono i loro corpi, infatti, che formano le

lettere) è già stata appesa, qualche drappocolorato perché è pur sempre un giornodi festa, il tavolino con la Matita missionariaricorda che la povertà può essere cancellatae anche un piccolo contributo serve.Ai ragazzi è stato chiesto di riflettere sualcune gravi ingiustizie che i bambini,in molte zone del mondo, sono costrettia subire.Aiutati da racconti, video e giochi, sonostate evidenziate le disparità di condi-zioni di vita presenti nei continenti.

(Segue a pag. IV) I

n.6Giugno2016

Notizie da…Notizie da…Parrocchia San VincenzoGravedona ed Uniti (CO)

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II

Notizieda…Notizieda…

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III

Volete provare anche voi a scrivere la vostra “frase Missio” comehanno fatto i ragazzi di Gravedona?Inviateci le vostre foto a: [email protected] più belle saranno pubblicate su IL PONTE D’ORO!

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Per molti ragazzi è normale avere cibo, curemediche, frequentare la scuola e avere tempolibero per giocare; altri, invece, sono esclusi datutte queste opportunità.Tanti sono i bambini che ancora soffrono lafame, che non hanno la possibilità di accederealle cure mediche e che sono esclusi dalgioco e dalla scuola, perché costretti a lavo-rare.Partendo da questo scenario sono state compostele intenzioni per la preghiera dei fedeli ed allestitauna rappresentazione.Alcuni ragazzi hanno assunto il ruolo di poveri nelmondo, altri hanno messo in scena le loro azioniquotidiane ed infine un ulteriore gruppo ha datola voce alle azioni.

Ecco alcune considerazioni emerse:· Le nostre abitudini quotidiane non devono renderci

indifferenti ai bisogni degli altri ragazzi.· E’ necessario parlarne e coinvolgere gli adulti, perché anche loro devono

attivarsi a sostegno di azioni a favore dei bambini e dei ragazzi in difficoltà.· Questa giornata serve ai ragazzi per esprimere la loro solidarietà a tutti i bambini

esposti a violenze e ingiustizie, ma deve anche far ricordare a tutti che nel mondoci sono missionari e missionarie (religiosi e laici) che quotidianamente lavorano asostegno di bambini e bambine.

Notizie da…Notizie da…

PIANETA MISSIO RAGAZZI è a cura di Missio RagazziVia Aurelia, 796 - 00165 Roma

Tel. 06/66502644 - 645; fax 06/66410314; e-mail: [email protected] offerte: ccp n. 63062632 intestato a MISSIO - POIM - Via Aurelia, 796 - RomaIV

(Segue da pag. I)

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medico, riesce a dirmi che èpassato qualcuno prima di me:gente che lavorava al tempio(un sacerdote e un levita) manon si sono fermati. Si vedeche avevano fretta… A me in-teressa lui: non lo conosco,ma lo sento come uno dellamia famiglia. Lo pulisco perbene e gli fascio le ferite. Poilo metto sull’asino e piano

piano arriviamo a Gerico. Alla primalocanda, lo affido al proprietario,gli do dei soldi e gli dico di acco-glierlo come se accogliesse me. “Alritorno – prometto - aggiungerò ilresto”.Me ne vado a vendere tutte lemerci e faccio dei buoni affari. Fi-nalmente, dopo essermi riposato,ritorno alla locanda e trovo l’amico,sano, in piedi. La storia non lodice, ma ve lo dico io: ci abbrac-ciamo felici. Lui riprende la suastrada, io la mia. Forse non ci in-contreremo più, ma io so che hoincontrato Dio e quell’uomo è di-ventato mio fratello.Non mi è costato molto fare quelloche ho fatto: mi hanno insegnatoa tenere gli occhi aperti e ancheil cuore. Così è stato tutto più fa-cile.(scritto da padre Oliviero Ferro, pubbli-cato su “Missionari Saveriani” n.2/2016)

‘Farsi prossimo’ è l’esatto contrario dell’indifferenza. Se

non vedi qualcuno, non ti accorgi di un suo bisogno e gli

rimani estraneo, è come se tu avessi costruito un muro

(anche involontario) che ti separa da lui.

Ogni ragazzo ha a disposizione una scatola fodera-

ta di bianco. Su un lato ciascuno disegna un matto-

ne e poi posiziona la sua scatola in modo tale da

costruire (con quella degli altri) un alto muro. E’ sta-

ta creata una separazione che impedisce di vedere

dall’altro lato e di raggiungere chi si trova al di là

della barriera. Ciascun ragazzo scrive su un fogliet-

to quali muri sono da abbattere nel suo cuore e si

impegna a farlo. Poi a turno, con una pallina da ten-

nis, ciascuno cerca di abbattere un mattone, dall’al-

to in basso, per permettere a tutti di tirare giù un

pezzetto di muro.Eliminato l’ostacolo, si può vedere al di là, andare al

di là e ‘farsi prossimo’.

Sulle stesse scatole utilizzate per il muro, dal lato

opposto al mattone, ciascuno disegna una piastrel-

la che raffigura il senso del ‘farsi prossimo’ e la fir-

ma con il proprio nome. Con queste mattonelle i

ragazzi realizzano una strada, un selciato che sim-

boleggia la volontà di superare le barriere dell’indif-

ferenza.

Attività da realizzareAttività da realizzare

Il muro dell’indifferenzaIl muro dell’indifferenzaOCCORRENTE:scatole di cartone, pennarelli, pallina

da tennis, foglietti di carta, penne

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PARABOLA

Tocca a mecercare chi si perde(vedi Lc 15, 4-7)

“Come ogni sera - racconta il pastore- contavo le mie pecore. Ne avevo100 ed ero contento di stare conloro. Una sera di marzo, era bruttotempo, ho cercato di farle entrare infretta nell’ovile. Le ho contate e…ne mancava una. Chissà dove era an-data? Poi ho pensato che le avevodato il nome di Birba, perché faceva semprequello che voleva. Ho chiuso il cancelletto eho detto al cane di custodirle bene. Ho presoil mantello, un bastone e la lanterna e sonoandato a cercarla. Pioveva forte, ma volevoche a tutti i costi tornasse con le sue compa-gne”.Così il pastore cominciò ad andare dappertutto:su per le montagne, in fondo ai burroni, madi Birba nessuna traccia. Ormai era l’alba.Stanco, affamato e assetato, quell’uomo nonsmetteva di cercarla, di chiamarla: Birba, contutte le altre, faceva parte della sua vita enon poteva perderla. Si sedette un attimo perriposare e riprendere le forze, quando… “Sognoo sono sveglio?”, si chiese. Sentì la sua voce.Si alzò in piedi subito. La stanchezza gli erapassata all’improvviso: corse verso una rocciae la vide. Era lei, Birba, tutta infreddolita:forse si era anche spezzata una zampa. Pienodi gioia, se la mise sulle spalle. Non le disseniente e corse, corse, corse per riportarla acasa. Per strada incontrò gli altri pastori e li

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Misericordia come gioia

invitò tutti alla grande festa che stava per or-ganizzare perché l’aveva ritrovata.Ora non la lascerà più, le starà sempre vicino.E’ vita della sua vita e di lei, come delle altre99, non può fare a meno. Tutti, tutte sonoimportanti per lui!(scritto da padre Oliviero Ferro, pubblicato su “MissionariSaveriani” n.3/2016)

PARABOLA

La moneta che giocava anascondino(vedi Lc 15, 8-10)

Anche alle monete, ogni tanto, piace prendersiqualche giorno di vacanza. Dopo essere statedi qui e di là, passando per tante mani,dicono di potersi riposare un po’.E così successe un giorno. La padrona di casaaveva tante cose da fare ed era sempre inmovimento. Una moneta ne approfittò perscivolare a terra e rotolare in un angolinobuio, dove farsi una bella dormita. “Finalmente- si disse - un po’ di pace anche per me, così

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non sentirò le grida dei venditori delmercato o i bambini che giocano achi mi tira più vicina al muro”. E siaddormentò felice. Ma ad un trattosentì del movimento in tutta la casa.Era la padrona che la cercava: la mo-neta si fece ancora più piccola e sinascose meglio che poteva. Sentivala padrona che dava gli ordini dicercare dappertutto e una canzone:“Spazza di qua, spazza di là, dovesia finita la moneta non si sa”. Eranole scope che si facevano coraggio per trovarla.Finalmente la più piccola riuscì a scovarladietro un’anfora. Chiamò tutte a raccolta, eanche la padrona. La moneta aveva un po’paura, perché se n’era andata senza dire

i [email protected] 21

Ritrovare qualcosa e, soprattutto, qualcuno (come un’amicizia, la pace, la

salute, ecc.) è motivo di gioia.

Con materiale di riciclo ciascun ragazzo può costruirsi uno strumento

musicale.L’animatore del gruppo, avendo preventivamente preso accordi con una struttura della

diocesi (casa-famiglia, casa di riposo, ecc.), insieme ai ragazzi organizza un pomeriggio

di gioia per le persone da visitare.

Il gruppo prepara una scaletta di animazione (canti, bans, giochi, ecc.) ma è bene che pre-

veda anche del tempo da dedicare alla conversazione con gli ospiti della struttura. L’im-

portante è mantenere vivo l’obiettivo della missione: portare la gioia!

Attività da realizzareAttività da realizzare

Porta la gioia!Porta la gioia!

OCCORRENTE:Bottiglie di plastica e vasetti di yogurt vuoti epuliti, forbici, cartoncino, spago, colla, sassolini,noccioli di albicocche o pesche, tanta fantasia…

niente a nessuno. Ma venne presa con delica-tezza e pulita dalla polvere. Presto sentì chele amiche della sua padrona stavano entrandoin casa, danzando: erano state invitate a farefesta, perché la moneta, che sembrava perduta,era stata ritrovata.La padrona, tutta felice, le sussurrò: “Mi rac-comando, la prossima volta che ti nascondi,fammelo sapere. Non voglio essere triste. Tusei importante per me”. E la festa continuaancora oggi…(scritto da padre Oliviero Ferro, pubblicato su “MissionariSaveriani” n.4/2016)

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PARABOLA

Tutto a lui ea me niente(vedi Lc 15, 11-32)

“Era un mattino di marzo. Stavo andandoa lavorare come al solito, quando vedomio padre che consegna una borsa amio fratello più piccolo, dicendogliche quella è la sua parte di eredità”.Jonas, il fratello maggiore (colui chesta raccontando, ndr), si ferma un istante:è molto arrabbiato. “Mio fratello prende il suocavallo e, senza salutare nessuno, se ne vavia. Guardo in faccia mio padre e vedo che stapiangendo. Penso che sia la conseguenza del

dargliele tutte vinte e me ne vadoa lavorare”.La storia, poi, la continua a raccontare unodei servi, quello che faceva da portinaio nellagrande tenuta del padre.“Quel ragazzo, così ancora veniva chiamatoin casa, se n’era andato lontano. Aveva co-

minciato a buttare via i soldi tra feste ecompagnie poco raccomandabili. Ma un

brutto giorno si era trovato senzaniente. Non sapendo più dove andare,cercò lavoro, ma tutti gli risero infaccia: senza soldi, non si trovanoamici. Finalmente, dopo tante in-sistenze, uno, preso da pietà, lomandò a fare il guardiano deimaiali, dicendogli che avrebbe do-vuto arrangiarsi da solo per mangiare.

Passarono i giorni, le settimane e -me lo raccontò lui stesso al suo ritorno

- cominciò a pensare che era ora dimettere la testa a posto e di tornare a

casa. Ma non ne aveva il coraggio. Finalmente,quando la neve stava cominciando a imbiancarela terra, si mise in viaggio. Era vestito male,

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Misericordia come amore

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Attività da realizzareAttività da realizzareUn amore senza condizioniUn amore senza condizioniIl padre, nell’accogliere il figlio, compie un gesto di amore incondizionato: non lo rimprovera mausa con lui tutta la misericordia che ha.L’animatore (che impersonifica il Padre) è al centro del cerchio e tiene tanti fili quantisono i ragazzi (disposti in cerchio). A ciascuno viene dato l’altro capo del filo, da tenerein mano. Il Padre spiega passo passo cosa sta succedendo mentre compie i gestidescritti di seguito: ogni filo rappresenta il legame tra il Padre e un suo figlio; quandoun figlio fa qualcosa che è contro la volontà del Padre, il figlio taglia il filo. Si invita,quindi, ciascun ragazzo a pensare ad un episodio in cui è andato contro la volontà delPadre e per il quale gli ha chiesto perdono; dopo averlo raccontato, il ragazzo taglia ilfilo. Ma il Signore non vuole stare lontano dai suoi figli e allora riannoda ciascun filospezzato (l’animatore, quindi, riannoda il filo): ora ogni figlio è più vicino al Padre diquanto non lo fosse prima (visto che il filo si è accorciato) e il Padre accoglie il figlioabbracciandolo.

OCCORRENTE:fili di lana, forbici

la barba lunga e gli occhi pienidi lacrime. Ma il padre (il miopadrone, che il Signore lo bene-dica!) lo vide arrivare, gli corseincontro, lo abbracciò e lo ba-ciò. Non lo lasciò parlare. Dissea noi servi di preparare la fe-sta.Tutti eravamo contenti, tranneJonas, che non voleva venire.Il padre gli prese il volto trale mani e ascoltò le sue parolearrabbiate: ‘Tutto a lui e a meniente. Non è giusto!’, con-fessò Jonas. Il padre lo guardònegli occhi e gli disse: ‘Capiscoquello che vuoi dire, ma è tuofratello e mio figlio. Vieni connoi a fare festa! Per me sietetutti uguali. Nel mio cuore c’èposto per tutti e due’. Davveroun Padre misericordioso!”.(scritto da padre Oliviero Ferro, pub-blicato su “Missionari Saveriani”n.5/2016)

Ormai hai imparato che nella “gara di misericordia”le regole sono dettate dal Vangelo. Quindi è indi-

spensabile conoscerlo! Per aiutarti ecco un preziosolibro dal titolo “C’ero anch’io!”, dove animali, piante eoggetti raccontano episodi del Vangelo dal loro singolarepunto di vista.Tra gli inconsueti protagonisti chiamati a prendere laparola, ecco il turno di una cesta piena di pezzi avanzatidal miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.Oppure il vasetto di profumoche la peccatrice versa suipiedi di Gesù o il grembiuledi tela grezza, inseparabilecompagno delle fatiche do-mestiche di Marta...Una piacevole lettura, so-prattutto nell’estate del-l’Anno della Misericordia.

Un libro prezioso

Nelle librerie più fornit

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C’ero anch’io!

ANIMALI, PIANTE, OGGETTI RACCONTANO

EPISODI DEL VANGELO DAL LORO

PUNTO DI VISTA

Illustrazioni di Carla Manea

Edizioni Dehoniane Bologna

Pagg. 127 € 13,50

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cattolici – credere in Gesù in questa terra si-gnifica professare una fede che la abita daduemila anni. Da qui, infatti, passaronoGiuseppe e Maria con il loro bambino, nellafuga verso l’Egitto per mettere in salvoGesù da Erode, che lo avrebbe voluto uccidere.Che le prime comunità cristiane si siano in-sediate anche qui, come nel resto dellaTerra Santa, è documentato da sant’Ilarione,

che qui nacque nel 290 e fondò con i suoiseguaci il primo monastero palestinese, e dasan Porfirio, monaco del IV secolo, che fuconsacrato vescovo di Gaza e di cui ancora

i [email protected]

Doveè a s sina ot a l m ei n

Doveè a s sina ot a l m ei nDoveè a snat a l mi

Dove è a s sina ot a l m ei n

osi en

NELLA TERRA DI GESÙ

A nche se può sembrare strano - vistoche oggi nella Striscia di Gaza vivono

meno di tremila cristiani, di cui solo 200

Salviamo l’anticachiesa di Gaza!

Salviamo l’anticachiesa di Gaza!

Lembo di terra affacciato sul Mar Mediterraneo,lungo 40 Km e con una larghezza media di 10 Km, la

Striscia di Gaza fa parte dei Territori palestinesi (insieme allaCisgiordania). Dal 2006 la Striscia di Gaza è sigillata ermetica-mente: merci e cittadini palestinesi non possono né entrare,né uscire (se non in casi eccezionali con permessi rilasciatidall’autorità israeliana) perché il potere politico è nelle manidi Hamas, un’organizzazione terroristica per Israele, StatiUniti, Unione Europea ed altri Paesi del mondo. La Striscia diGaza è una delle zone più densamente popolate del pianeta:circa 3.300 abitanti per Km quadrato.

STRISCIA DI GAZA

«Un angelo del Signore apparve in sogno

a Giuseppe e gli disse: “Alzati, prendi

con te il bambino e sua madre e fuggi in

Egitto, e resta là finché non ti avvertirò,

perché Erode sta cercando il bambino

per ucciderlo”. Giuseppe, destatosi, prese

con sé il bambino e sua madre nella

notte e fuggì in Egitto».(Mt 2, 13-14)

Che la Santa Famiglia – cioè Giuseppe,

Maria e il bambino Gesù – sia passata

dalla terra che oggi è conosciuta come

la Striscia di Gaza, è un fatto: per

andare in Egitto, infatti, era indispensabile

percorrere quella strada. E di reperti ar-

cheologici che testimoniano in questa

terra la presenza cristiana sin dai tempi

immediatamente successivi a quelli di

Gesù, ce ne sono vari. Gli ultimi – che

consistono nei resti di un’antichissima

chiesa – sono stati trovati di recente

durante i lavori di costruzione di un

centro commerciale a Gaza City. Ma si è

deciso di ignorarli e procedere con la

cementificazione della nuova struttura.

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si venera la tomba. Oggi, questidue santi della Striscia di Gaza,risalenti ai primi secoli dopo

Cristo, sono considerati gli antenatidei pochi cristiani gazawi (così si chiamanoi cittadini di Gaza) tuttora abitanti in questaterra martoriata dalla guerra e dalla violen-za.Che la presenza cristiana risalga alle originiè testimoniato anche dalla recente scopertaarcheologica fatta nel centro di Gaza City,durante gli scavi per gettare le fondamentadi un grande centro commerciale da costruire.Gli operai, con le loro scavatrici, hanno ri-

trovato i resti di una grande chiesabizantina di almeno 1.500 annifa: un ritrovamento importantenon solo per i cristiani della Stri-scia, ma per la storia e la culturadi tutti i cittadini locali.A dispetto della scoperta, però,le autorità della Striscia hanno

deciso di continuare la realizzazionedelle fondamenta, facendo scomparire ireperti emersi. Le proteste si sono fattesentire non solo dai cittadini dell’area, siacristiani che musulmani, ma anche dai pale-stinesi della Cisgiordania. Una fonte anonimadell’agenzia di stampa AsiaNews dice: “Nonvi sono ragioni di natura religiosa, è solouna questione di affari: il centro commercialefa gola e per questo si vogliono proseguire ilavori ad ogni costo”. Del resto “il governonon è interessato all’elemento storico, reli-gioso, artistico… Hanno recintato l’area eordinato di continuare a scavare e metterele fondamenta”. Questa scoperta “era unabenedizione per la città di Gaza”, concludela fonte, per cristiani e musulmani che “nellaStriscia vivono assieme, si aiutano gli unigli altri e nutrono legami di amicizia”.Chissà quali segreti storici questa chiesa deiprimi secoli dopo Cristo nasconde nelle suepietre. Salvarla sarebbe la sola cosa da fare,magari spostando il centro commerciale unpo’ più in là…

A fianco: Gaza City - Resti della chiesabizantina risalente a 1.500 annifa, trovati di recente durante gliscavi per la costruzione di uncentro commerciale.

A sinistra: All’ingresso di Gaza City.Sopra: La chiesa della parrocchia cattolica diGaza City, dedicata alla Sacra Famiglia.

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MISSIONARIO IN ALGERIA

A fianco:Veduta della parte più antica di Uargla, la kasbah. Sul fondo si intravede la grande piantagione dipalme da datteri.

in tre preti, di cosa vi occupate?”, mi do-mandano spesso. Rispondo che il nostro

sguardo non è rivolto solo ai cristiani, ma aquanti vivono attorno a noi. E sono tanti!Con il piccolo gruppo di fedeli (davvero unpiccolo gregge, ndr), ci riuniamo ogni sabatosera, nella cappella della nostra casa, cele-briamo l’Eucarestia, poi passiamo un momentodi convivialità. Assieme ci impegniamo aservizio dei poveri e dei migranti che hannoattraversato il deserto dal Sud.I Padri Bianchi (la famiglia religiosa di padreAldo, ndr) sono presenti a Uargla dal 1875.La nostra casa è all’interno del vecchio borgodell’oasi, la kasbah. L’intesa cordiale con gliabitanti affonda quindi le radici molto lontano.Da quasi un secolo i Padri hanno dato vitaad una biblioteca aperta al pubblico. Professorie studenti dell’università vengono per farviricerche. Così la nostra casa, piccola per di-mensioni, si trova ad essere un centro vivo,frequentato ed apprezzato da tutti, inseritonella vita dell’oasi.

Padre Aldo GiannasiUargla (Algeria)

V i scrivo da Uargla,un’oasi del deserto del

Sahara algerino dove dal no-vembre dello scorso anno svolgola mia missione quotidiana.Dopo la scoperta del petrolio, quest’area si ètrasformata rapidamente in una città di oltre200mila abitanti. Fino agli anni Settanta,però, ne contava 10-15mila. Nonostante l’e-spansione, è rimasta un’oasi anche oggi, af-fiancata da una foresta di palme da datteri(oltre un milione di piante) coltivate concura. Inoltre ha dei pozzi d’acqua quasi ine-sauribili a poca profondità, grazie ai qualigli abitanti coltivano anche legumi e frutta.Attorno c’è il deserto. Basta uscire di città eci si ritrova tra le dune di sabbia, sulle qualigioca il vento, variandone le forme e a voltespostandole addirittura.I cristiani qui sono una ventina. “Ma allora

Un piccologregge

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Catacombe e confraterniteLe catacombe sono cunicoli sotterranei che ai tempi delle persecuzioni contro i cristiani (sottol’Impero romano) servivano come cimiteri e luoghi nascosti di preghiera per i fedeli di Gesù.Sotto la città di Roma si trovano più di 60 catacombe, con centinaia di Km di gallerie sotto terrae decine di migliaia di tombe.Le confraternite sono associazioni di fedeli cattolici che si riuniscono per pregare, fare opere dicarità e dedicarsi al bene comune.

Ignazio di Loyola: chi era costui?Era un sacerdote spagnolo vissuto ai tempi di Filippo Neri e passato alla storia per aver fondatola Compagnia di Gesù, famiglia religiosa dei Gesuiti.

Terzo apostolo di RomaSan Pietro e san Paolo sono i pa-troni di Roma. Entrambi apostolidi Gesù, hanno predicato il Vangeloe diffuso il cristianesimo nellacittà nei primi anni dopo la mortedel Maestro. Entrambi sono statiuccisi perché accusati di portare ilmessaggio di Gesù nell’Impero romano,quando ancora era vietato professarequalsiasi religione che non fosse l’a-dorazione degli dei.San Filippo Neri è stato definitoterzo apostolo di Roma perché quisi dedicò alla missione di convertirei giovani ai valori evangelici, inuna città corrotta e pericolosa.

Sopra: San Filippo Neri ritratto dalpittore Sebastiano Conca.A fianco: I loculi delle catacomberomane: tombe disposte infile sovrapposte, dovevenivano sepolti i corpi deicristiani dei primi secoli.

Sopra: Un’icona raffigurante san Pietro esan Paolo, apostoli di Roma.A fianco: Sant’Ignazio di Loyola ritratto dalpittore Peter Paul Rubens.

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«Dei tuoi beni

fa’ elemosina.

Non distogliere mai

lo sguardo dal povero, così non

si leverà da te lo sguardo di Dio».

(Tb 4,7)

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REGALI SOLIDALI

C i sono tanti modi per sostenereprogetti di missione. Tra que-

sti, anche quello di acquistareun oggetto prodotto in un Paeselontano, fatto a mano, impiegandomanodopera di giovani che si av-viano ad un mestiere o di mammein cerca di qualche entrata perle loro famiglie.Questi oggetti arrivano a MissioRagazzi dalle Missioni coinvoltenel Sostegno a distanza (se nonsai cos’è, aspetta il prossimonumero: lo scoprirai!) e il loroacquisto contribuisce a restituirea tanti bambini il diritto allasalute, allo studio, al cibo, algioco.Sono oggetti unici, di artigianatolocale, ideali per essere impie-gati nella realizzazione di bom-boniere in occasioni speciali,ma non solo.In cosa consistono?Ecco alcuni esempi nelle foto.

Un oggettoper un progettoUn oggettoper un progetto

Per info e prenotazioni:

Missio Ragazzi

Via Aurelia 796

00165 Roma

Tel. 06/66502645

E-mail: [email protected]

www.missioitalia.it

Le coloratissimeciotoline in fangocotto provenientidalla Tanzania.

Sopra:Originali segnalibri in lanacotta realizzati dalle suore

Francescane Angeline inBolivia.

A fianco:Piccoli batik interamente

fatti a mano. Arrivanodall’Uganda e possono

essere incorniciati outilizzati come originali epreziosi biglietti d’auguri.

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se i minori che arrivano come migrantisono “non accompagnati” (cioè nonhanno i genitori), significa che o lihanno persi nel tragitto (purtroppomolte persone muoiono di fame, stanchezza, malattie o an-negano in mare) oppure sono partiti da soli dai loro Paesi diorigine (magari a 16-17 anni d’età). In entrambi i casi, co-munque, questi ragazzi si trovano a vivere un grande doloreper la mancanza della propria famiglia.L’Europa, pensando a loro, dovrebbe imparareda un proverbio africano che recita: “Le maniaperte vanno più lontano delle gambe”.Grazie per averci ricordato questi ragazzi! 0

SCRIVI A MAMA MUKASIuna e-mail all’indirizzo:

[email protected] una lettera da spedire a:

Il Ponte d’Oro – Mama MukasiC/O Missio – PP.OO.MM.

Via Aurelia, 796 – 00165 Roma

Carissima Chiara,

LA PAROLA AI LETTORI

ma come è possibile che tra i migranti chearrivano nel nostro Paese, ci siano moltis-simi bambini e ragazzi senza genitori? Eperché l’Europa non li accoglie?Ciao!

Cara Mama Mukasi,

Mama Mukasi

Migranti minori

spariti

Migranti minori

spariti

Chiara

Sopra:Lampedusa (Italia) - La statuadell’accoglienza al porto dell’isolaricorda il grande dramma dei migranti.

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N ei Fioretti di san Francesco c’è la storiadei tre briganti. L’episodio è ambientato

nel convento di Monte Casale, nella verde Um-bria.Frate Agnolo, il guardiano, ognitanto sentiva bussare al portonetre uomini dall’aria poco rassicu-rante: erano tre ladroni che vive-vano nascosti nella foresta inattesa di derubare qualche viag-giatore. E quando non passavanessuno, la fame si faceva sentiree andavano a chiedere da mangiare ai frati.“Merenda con briganti” è un bel libro cartonatoscritto da un frate francescano e illustrato daTommaso D’Incalci (Edizioni Messaggero Padova)in cui leggiamo questa storia, raccontata comeuna bella favola. Ma riprendiamo la lettura.Di fronte a quelle visite‘pericolose’, i frati si do-mandavano se fosse giu-sto dare da mangiare a

Sca ff aleSca ff ale

Sca ff ale

LIBRI

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San Francescoe i briganti

San Francescoe i briganti

Merenda con briganti

Illustrazioni di Tommaso D’Incalci

Edizioni Messaggero Padova

Pagg. 28

Nelle librerie più fornite

o sul sito

www.edizionimessaggero.it

€ 11,00

uomini capaci di compiere violenze e delitticontro persone innocenti. San Francesco risposeloro: “Meglio si riducono a Dio con dolcezzache con crudeli riprensioni; onde il nostromaestro Gesù, il cui evangelo noi abbiamopromesso d’osservare, dice che non c’è bisognoa’ sani del medico ma agli infermi”. Così frateAgnolo, poco convinto ma ubbidiente, si armòdi vino e pane fresco e andò per i monti acercare i briganti respinti. Nel consegnare loroil cibo, si raccomandò di non fare più del maleal prossimo e di osservare la legge di Dio.L’amore accogliente del Poverello di Assisicompì il miracolo: i malvagi restarono cosìsorpresi dall’accoglienza e dal rispetto chefurono dimostrati loro, che decisero di convertirsie divenire, essi stessi, frati.Nel nome della fraternità, queste conversionial bene non sono solo belle storie, ma fattiche possono accadere ogni giorno intorno anoi. Parola di san Francesco. E dei suoi frati.

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Estate in quizEstate in quiz

Estate in quiz Estate in quiz Carnevale in quiz

Estate in quiz

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A cura di Irene Guerrieri

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PER CATECHISTI E PARROCI

PROPOSTA SPECIALEPER I SACRAMENTI DEI RAGAZZIIDEAIn occasione di Prime Confessioni e Prime Comunioni, regala IL PONTE D’ORO!Come ricordo di quanto celebrato, anziché donare un oggetto che spesso finiscein un cassetto, la parrocchia può offrire un regalo che si rinnova di mese inmese per un anno: l’abbonamento a ciascun ragazzo.

SIGNIFICATOE’ una palestra per tenere in allenamentodi mese in mese gli occhi e il cuore apertisul mondo, imparando a far tesoro diquanto insegna il Vangelo.

MODALITÀL’invio del primo numero avverrà in ununico pacco, recapitato in parrocchia,perché il giorno della celebrazione delSacramento il parroco possa consegna-re a mano ad ogni ragazzo una copiadella rivista.Dal mese successivo, ogni ragazzo lariceverà a casa propria.

COSTIIl prezzo è davvero irrisorio! Per saperne di più, contatta laRedazione scrivendo a [email protected]

Anno XIX – Maggio 2016 • Numero 5

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Come ricordo del Sacramento celebrato,fai un regalo che si rinnova di mese inmese per un anno: l’abbonamento a IL PONTE D’ORO, rivista premiata nelConcorso nazionale “Città di Chiavari”per i “migliori servizi di informazione edi divulgazione volti all’apertura allamondialità in uno spirito evangelico”.