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mac las p RIVISTA BIMESTRALE PER L’INDUSTRIA DELLE MATERIE PLASTICHE E DELLA GOMMA EDITRICE: PROMAPLAST SRL - CENTRO DIREZIONALE MILANOFIORI - PALAZZO F/3 - 20090 ASSAGO (MILANO) primo piano ISSN 0394-3453 anno 37 numero 331 ottobre - novembre 2012 Certificazione di prodotto Un utilizzo più sostenibile delle risorse Prevenzione, recupero e riciclo Lavorazione di PET vergine e riciclato Polimeri per l’elettronica Cracking Art Group

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anno 37 numero 331 ottobre - novembre 2012

Certificazione di prodottoUn utilizzo più sostenibile delle risorsePrevenzione, recupero e ricicloLavorazione di PET vergine e riciclatoPolimeri per l’elettronica

Cracking Art Group

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Certificazione di prodotto 11Verso una nuova Euromap 60 16Pneumatici in positivo 18È l’ora delle economie emergenti 20Domanda insufficiente per smaltirel’offerta 22Marcato aumento delle esportazioni 24Buone prospettive per i CFRP 25Corsi e seminari 26Domanda in aumento 26Componenti auto extraeuropei 27

Annunci economici 27

Notiziario UNIPLAST 87Normativa tecnica 90Biblioteca tecnica 91Notiziario SPE ITALIA 92Notiziario AIPE 94Egitto verso la stabilità 95Sempre più a Oriente 96Esposizioni e fiere 97Focus sui prezzi delle materie prime 98Convegni e congressi 98

Notiziario ASSORIMAP 29Un utilizzo più sostenibile delle risorse 31Approcci differenti 34Riciclo di nanocompositi a basedi LDPE e argille 40Un’eccellenza unica al mondo 42Microrganismi ghiotti di plastica 44Spazzolino da denti biodegradabile 44Plastica dalle biomasse 44Bottiglie in R-PET anche per le bibite 45Certificato in Italia 45

Tecnopolimeri a base stirenica 69Dagli isolanti agli elettroconduttori 72Masterbatch per “effetto notte” 78Idee chiare per una produzione piùtrasparente 78Usura ridotta... con “grip” 79Notiziario dei compositi 80Rinforzati al carbonio per il piccolo iCub 85Ferrari ancora più potente 85Tecnologia per la produzione su larga scala 85

Lavorazione di PET vergine e riciclato 47Resa produttiva e risparmio energetico 52Lavatrice a frizione 52Alta automazione per mercati emergenti 53Recupero di rifili 54Flessibilità e versatilità 54Due processi in uno 54Tramoggia ingorda 56Doppia alimentazione 56Prestazioni migliorate 57Rapidi e precisi 58Prelievo di manufatti e materozze 58Soluzioni per lo stoccaggio 60

Ecocompatibili e confortevoli 60Ugello freddo a otturazione 61Controllore per vaschette 62Un sistema per tutte le occasioni 64Sette versioni per l’automazione 64Tanto con poco 66Laser tracker compatto 66Riscontri in tempo reale 66

marketing

macchine e attrezzature

rubriche e varie

plastica e ambiente

materiali e applicazioni

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mac lasprivista bimestrale

ottobre - novembre 2012

direttoreRiccardo Ampollini

redazioneLuca Mei - Girolamo Dagostino

Stefania Arioli

pubblicitàGiuseppe Augello

segreteria di redazioneVeronica Zucchi

servizio lettori e abbonatiGiampiero Zazzaro

amministrazioneAlessandro Cerizza

comitato di direzioneGiorgio Colombo - Alessandro Grassi

Enzo Balzanelli - Pierino PersicoGiuseppe Lesce

editorePromaplast srl

20090 Assago (Milano)tel. 02 82283736 - fax 02 57512490

www.macplas.ite-mail: [email protected]

registrazione pressoTribunale di Milano

N. 68 del 13-2-1976iscrizione presso Ufficio NazionaleStampa n. 4620 del 24-5-1994

direttore responsabileMario Maggiani

impaginazione e prestampaUmberto Perugini Associati (Desio)

stampaVela (Varese)

inoltro postaleTipleco (Piacenza)

PREZZO COPIA: 5 EURO

La direzione della rivista declinaogni responsabilità per

quanto riguarda l’attendibilitàdegli articoli e delle noteredazionali di fonte varia.

inserzionisti

sponsor istituzionali

15 ANTON PAAR www.anton-paar.com21 ARBURG www.arburg.com10 ASSOCOMAPLAST www.assocomaplast.org6 BANDERA www.luigibandera.com3 BASF www.basf.com

23 BFM www.bfm.it97 CHINAPLAS 2013 www.chinaplasonline.com86 CONFIDA www.confida.com24 CRIZAF www.crizafspa.com59 ENGEL www.engelitalia.com45 EREMA www.erema.at68 FILIPPINI PAGANINI www.filippinipaganini.com57 GRAFE www.grafe.com

102 HUSKY www.husky.ca93 IMS DELTAMATIC www.imsdeltamatic.com8 MACCHI www.macchi.it

100 MACPLAS www.macplas.it19 MAS www.mas-austria.com79 MECCANICA MOLINARI www.officinamolinari.it65 MOBERT www.mobert.it2 MORETTO www.moretto.com

51 MPI www.ultrapurge.com101 NEGRI BOSSI www.negribossi.com99 PLAST EURASIA 2012 www.plasteurasia.com77 PRESMA www.presma.it63 REG-MAC www.regmac.comIV ROSA GROUP www.rosagroup.com

67 SALDOFLEX www.saldoflex.it7 SELLA www.sella-srl.it

89 SIMPLAS www.simplas.it4 SIRA www.sira-spa.com

28 SOLVIN www.solvinpvc.com39 TECNOVA www.tecnova-srl.it55 TRIA www.triaplastics.com25 UNILOY MILACRON www.uniloy.it61 WERNER KOCH www.koch-technik.com46 ZAFFARONI www.zaffaroni.com27 ZAMBELLO www.zambello.it

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AssocomaplastASSOCIAZIONE NAZIONALECOSTRUTTORI DI MACCHINE ESTAMPI PER MATERIE PLASTICHEE GOMMA

ASSORIMAPASSOCIAZIONE NAZIONALERICICLATORI E RIGENERATORIMATERIE PLASTICHE

AIPEASSOCIAZIONE ITALIANAPOLISTIRENE ESPANSO

IIPISTITUTO ITALIANODEI PLASTICI

UNIPLASTENTE ITALIANO

DI UNIFICAZIONE DELLEMATERIE PLASTICHE

UNIONPLASTFEDERAZIONEGOMMA PLASTICA

SPE ITALIASOCIETY OFPLASTICSENGINEERS

CIPADCOUNCIL OFINTERNATIONAL PLASTICSASSOCIATIONS DIRECTORS

ASSOCIATO AUNIONE STAMPAPERIODICA ITALIANA

Testata volontariamente sottopostaa certificazione di tiratura e diffusionein conformità al regolamento

Per il periodo 1/1/2011 - 31/12/2011Periodicità bimestraleTiratura media n° 8.152 copieDiffusione media n° 8.075 copieCertificato CSST n° 2011-2251 del 27/2/2012Società di revisione: METODO

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Spunti di attenzione...

In occasione della fiera Ecomondo di Rimini (7-8 novembre), Macplas de-dica questo numero in particolare alla prevenzione e al recupero/riciclo deimateriali plastici.Il futuro dell’industria europea delle materie plastiche è un tema affasci-nante ma, proprio per garantirsi un domani, l'industria del nostro settoredeve oggi fare i conti con la crescente scarsità delle risorse naturali, pe-trolio in primis. Il consumo "usa e getta" può quindi giovare, nel breve ter-mine, alle vendite di nuovi prodotti e al fatturato delle aziende, maperseguendo la strada del consumo sfrenato delle risorse, queste ultime sitroverebbero presto di fronte a ostacoli insormontabili in termini di soste-nibilità e non avrebbero altra scelta che cambiare la propria strategia.L'identificazione di società, anche importanti, con una produzione non so-stenibile, inoltre, inizia già a ledere l'immagine di molte di esse e dei ri-spettivi manager. Come sottolinea il Commissario europeo per l'ambienteJanez Potočnik (vedi articolo di pagina 31) sarà un modo di fare impresapiù rispettoso delle risorse e più efficiente in termini di risparmio energe-tico a rivelarsi competitivo su una scena mondiale sempre più esigente.Ma non sono solo le aziende a doversi adeguare a questi nuovi scenari. Igoverni dei paesi di tutto il mondo devono mettere in cantiere, per primi,politiche volte a salvaguardare le risorse presenti nei propri territori. Perfortuna viviamo in un continente, l'Europa, che ha iniziato anni or sono aoccuparsi di recupero e riciclo dei rifiuti urbani e industriali e, soprattutto ipaesi più a nord del Vecchio Continente (ma anche l'Italia in alcuni casivirtuosi) sono oggi citati come un esempio da seguire in questo campo.Prevenzione è però la parola d'ordine che si aggiunge oggi a una correttapolitica di raccolta e riciclo. Solo considerando lo sviluppo di un determi-nato prodotto tenendo conto, sin dal principio, di tutto il suo ciclo di vita(dalla culla alla tomba, come si usa dire oggi) sarà possibile progettare ar-ticoli in materiale plastico il cui recupero e riciclo (meccanico, chimico o,come ultima opzione, tramite termovalorizzazione, ma perdendo così lapossibilità di riutilizzare le materie prime) avvenga nel modo più semplicepossibile. Per far questo è però necessario che aziende petrolchimiche,costruttori di macchine e attrezzature e trasformatori dialoghino tra loro ecollaborino al meglio per imporre al mercato l'utilizzo di articoli plastici ve-ramente sostenibili.

Riccardo Ampollini

Cinquanta chiocciole azzurre realizzate in plastica rigenerata hanno invasoil Duomo di Milano. Per la prima volta un'opera d'arte contemporanea èstata ospitata, dall'8 al 13 ottobre, nel più importante edificio religioso dellacittà. L'installazione, intitolata REgeneration e promossa dal gruppo di ar-tisti Cracking Art, prevedeva il posizionamento di cinquanta chiocciole sulterrazzo superiore del Duomo. Le sculture, realizzate dalla società LAP diBiella, misurano 120 cm di lunghezza, 55 cm di larghezza e 87 cm di al-tezza e hanno un peso di 13 kg ciascuna.Il marchio ecologico "Plastica Seconda Vita" dell'Istituto per la Promozionedelle Plastiche da Riciclo (IPPR), che garantisce in Italia la qualità e la rin-tracciabilità del recupero e della rigenerazione della plastica, era visibilesulle chiocciole e IPPR è tra i principali sostenitori dell'iniziativa insieme aUnionplast. Le chiocciole sono state prodotte anche in un formato ridotto,in serie limitata, e il ricavato della loro vendita è stato versato alla VenerandaFabbrica del Duomo, come contributo per i lavori di restauro in corso.

Parola d'ordine: prevenzione

In copertina

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Primo pianoL'articolo "Opinioni a confronto" che,come di consueto, apre questo numero diMacplas è incentrato sulla certificazionedei prodotti in materiale plastico. A se-guire, la rubrica "marketing" si occupadella recente assemblea di Euromap, cheha visto l'elezione di Luciano Anceschiquale presidente e la presentazione del la-voro svolto per la nuova versione dellaraccomandazione Euromap 60. Comple-tano questa parte della rivista un articolosul settore della gomma in Italia e le con-suete news di mercato.La sezione "plastica e ambiente" è invececaratterizzata dall'articolo sul recente in-tervento di Janez Potočnik (Commissarioeuropeo per l'ambiente) al meeting Poly-talk di PlasticsEurope e dall'analisi dei si-stemi di recupero dei rifiuti in varienazioni. Viene inoltre dato spazio a un in-teressante studio sul riciclo di nanocom-positi e agli sviluppi di VinyLoop Ferrara,che festeggia il suo decimo anniversario.Nella prima parte della rubrica "macchinee attrezzature" è presente una rassegnasulla lavorazione di PET vergine e riciclato,seguita da varie notizie sempre sul riciclodi materie plastiche e da una case-historysull'automazione nelle termoformatrici.Il primo articolo della serie "Conoscere lematerie plastiche", curata dal Cesap, èdedicato alle resine stireniche e apre lasezione "materiali e applicazioni", seguitoda una monografia incentrata sulle novitànel campo dei polimeri applicati al settoreelettronico ed elettrotecnico. Come da tra-dizione, questa parte si conclude con ilNotiziario dei Compositi, caratterizzato daun articolo redatto da un team di tecniciBasf sul futuro delle strutture leggere incampo automobilistico, grazie all'utilizzodei compositi rinforzati con fibre corte,lunghe e continue.

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Opinioni a confronto

In premessa il commento offerto da CiroLiguori dell’Istituto Italiano dei Plastici(IIP) può essere utile a chiarire il rapportotra certificazione cogente e volontaria e illoro riscontro sul mercato. La certifica-zione di prodotto effettuata da IIP pre-vede la verifica continua del produttoredei manufatti certificati. Dopo l’effettua-zione iniziale di tutte le prove fisiche eprestazionali richieste per la certifica-zione a marchio IIP secondo le specifichenorme UNI o UNI-EN, vengono ripetuti pe-riodicamente nel tempo controlli del ri-spetto del piano di qualità stabilito sulprocesso produttivo e sui corrispondentimanufatti; inoltre, la conformità dei ma-nufatti alle norme viene verificata even-tualmente anche su campioni prelevatidal mercato (cantieri, rivenditori, magaz-zini). Quest’ultimo aspetto, insieme allaverifica di caratteristiche aggiuntive, puòin qualche caso differenziare la certifica-zione volontaria di IIP da quella cogente. Le verifiche sui processi produttivi del-l’azienda certificata, che marchia IIP ipropri manufatti, riguardano specifica-mente la sua capacità di garantire neltempo la costanza della qualità di talimanufatti su cui è stato apposto il mar-chio (costante conformità alla norma di

riferimento) attraverso controlli sistema-tici e registrati sulle materie prime utiliz-zate, sul processo di produzione e sulprodotto finito. La certificazione IIP ga-rantisce pertanto rintracciabilità dellecondizioni di produzione e delle caratte-ristiche fisiche, meccaniche e presta-zionali del manufatto all’atto della produ-zione. Un’ulteriore differenza tra certifi-cazione obbligatoria e volontaria sta nelfatto che la prima ha l’obiettivo di garan-tire la sicurezza del consumatore e del-

l’utilizzatore e, quindi, i requisiti verificatiriguardano principalmente questi aspetti,come nel caso della marcatura CE deiprodotti da costruzione. Nel caso invecedella certificazione volontaria i requisitiverificati sono principalmente di carat-tere prestazionale al fine di garantire leprestazioni del prodotto nel tempo. Èchiaro che in qualche caso, soprattuttocon le recenti evoluzioni nelle normativeeuropee, gli aspetti da verificare in partesi sovrappongono, ma rimane la diffe-renza sostanziale che nel caso della cer-tificazione volontaria di prodotto l’aziendafornisce sicuramente al mercato un se-gnale di trasparenza, in quanto si assog-getta volontariamente al controllo daparte di un ente terzo indipendente equesto costituisce un messaggio che ilmercato tende a recepire in maniera po-sitiva e che può aiutare nella promozionedei propri prodotti.

Ai nostri interlocutori abbiamo subito chie-sto se, a fronte della distinzione tra certi-ficazione volontaria e obbligatoria deipropri prodotti da parte di organismi terzi,quella obbligatoria rimane totalmente acarico dell’azienda o rappresenta un costoscaricabile sul cliente finale. E, in que-st’ultimo caso, qual è la percezione delcliente.

Walter Moretti (FIP) precisa subito che ilfabbricante di manufatti non può evitare lacertificazione obbligatoria, o cogente, deri-vante dalle Direttive Europee (marcaturaCE), perché altrimenti non potrebbe im-

mettere sul mercato i prodotti per cui è ne-cessaria. In generale, questo tipo di certifi-cazione rimane totalmente a carico delfabbricante: si può dire che il cliente la pre-tende gratuitamente; in caso contrario si ri-volgere al concorrente che gliela forniscesenza scaricarla sul prezzo.

Per Luciano Larghi (ITP) la certificazioneobbligatoria è sicuramente un costo a ca-rico dell’azienda che produce il manufattoe non è pensabile di poterla scaricare sulcliente. Questo, infatti, ritiene scontato chese una certificazione è obbligatoria sia stata

ottenuta senza oneri che lo riguardino. Inaltri termini, il cliente, ovviamente, siaspetta che un determinato imballo siaconforme alle leggi che lo riguardano e nonintende assorbirne i costi. A questo propo-sito il discorso si potrebbe allargare: i clientinon intendono assorbire i costi relativi allecertificazioni obbligatorie, figuriamoci quelliinerenti alle certificazioni volontarie.

Dello stesso parere Marco Ferioli (Rover-plastic), il quale sottolinea che il cliente,seppure percepisca la certificazione comeuna garanzia della qualità del prodotto che

Certificazione di prodotto

A cura di Luca Mei

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sta acquistando, non intende accollarsi ilcosto che può derivarne.

Anche per Pierluigi Raineri (Soteco) lacertificazione obbligatoria resta sempre acarico dell’azienda. Il cliente finale “siaspetta”, come è giusto che sia, che il pro-dotto acquistato venga realizzato a regolad’arte. Quando si parla di certificazione ob-bligatoria, si parla di marchio CE per l’Eu-

ropa e i test che vengono effettuati dall’entecertificatore riguardano la sicurezza elet-trica e costruttiva, la compatibilità elettro-magnetica, la valutazione del flussoelettromagnetico e la misurazione della ru-morosità del prodotto. Tali verifiche e con-trolli danno all’azienda la certezza di offrireun prodotto sicuro, realizzato secondo lenormative che lo riguardano, e rassicuranoil cliente sulla sua qualità; a questo si ag-giunga che “aprono” le porte alla commer-cializzazione del prodotto nel mondo.

Per Natale Rocca (Wavin) il costo relativoalla certificazione rientra nei costi generalidi vendita e, pertanto, viene assorbito dallistino prezzi.

Abbiamo poi domandato se, oltre che perattestare il rispetto dei requisiti tecniciprevisti per un prodotto, la certificazioneobbligatoria, viene considerata dal clientecome uno strumento in grado di rendereeffettivamente più trasparente l’attivitàdell’azienda, migliorandone la credibilitàsui mercati.

Effettivamente questa dovrebbe essere lapercezione da parte del cliente, affermaMoretti, sempre che sappia cosa significhila marcatura CE di un prodotto. Il rispettodei requisiti essenziali richiesto dalle Diret-tive Europee, che porta alla marcatura CE,dovrebbe essere la carta d’identità chiaradel prodotto per la sua libera circolazione.

Sarebbe opportuno che venissero fatti ap-profonditi controlli sull’apposizione dellamarcatura CE sui prodotti, specialmentequelli provenienti da paesi extraeuropei.

Larghi ritiene che, di primo acchito, si po-trebbe dire che le certificazioni obbligato-rie, in quanto tali, non contribuiscono arendere l’attività di un’azienda più traspa-rente. A ogni buon conto, il fatto che

un’azienda sia effettivamente in grado di attestare le certificazioni cui è tenuta costituisce sicuramente un elementoa suo favore, in grado di contribuire alla suacredibilità.Per Ferioli la certificazione obbligatoria rap-

presenta per il cliente una garanzia sulla si-curezza dei prodotti e sulla loro rispondenzaalle normative vigenti che lo riguardano.Inoltre, offre un termine di paragone con iprodotti simili disponibili sul mercato, dive-nendo, quindi, un elemento di credibilità.

Secondo Raineri, per il cliente la certifica-zione obbligatoria e, quindi, la disponibilità

di un “Fascicolo Tecnico” contenente tuttala storia della progettazione e della realiz-zazione e tutti i report dei test eseguiti sulprodotto, è sinonimo di controllo totale diqualità, sia sul manufatto stesso sia sul-l’azienda che lo realizza. Avere la “padro-nanza” del prodotto significa credere nelsuccesso dello stesso sul mercato globale.

In Italia, precisa Rocca, la certificazione peri prodotti che realizza la sua azienda è pococonsiderata come elemento di qualifica-zione e lo diventa solo quando ci si trova inpresenza di grossi progetti. Spesso le esi-genze legate al prezzo fanno dimenticarel’attenzione alla qualità.

Subito dopo abbiamo chiesto se la certifi-cazione volontaria, proprio per questa suacaratteristica, può essere proposta comevalore aggiunto nella promozione dei pro-pri prodotti e servizi.

Per Moretti la certificazione volontaria, oltreche un valore aggiunto, in molti casi è una“conditio sine qua non” per entrare in al-cuni mercati. Dai giornali specializzati, però,giungono notizie di cause intentate da pro-duttori europei verso enti di certificazione,sempre europei, che hanno opposto la cer-tificazione di prodotto come barriera alla libera circolazione. Comunque, per l’utiliz-zatore finale la certificazione rappresentaalmeno una garanzia, attestata da un enteterzo, sulla qualità del prodotto e sulla ca-pacità dell’azienda di mantenerla neltempo. Per rendere maggiormente efficace

la certificazione di prodotto l’ente terzo do-vrebbe avere anche la possibilità di effet-tuare verifiche sui prodotti nei siti diinstallazione, su mandato del proprieta-rio/gestore dell’impianto o della rete.

Proprio perché non imposta, la certifica-zione volontaria, secondo Larghi, può contribuire ad affermare la credibilità di

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Walter Moretti, FIP

Luciano Larghi, ITP

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un’azienda e il suo impegno a proporre sulmercato i propri prodotti in maniera smar-cata e indipendente.

Ferioli specifica che la certificazione volon-taria rappresenta sicuramente una garanziae un valore aggiunto per i prodotti con ot-time caratteristiche di qualità e di sicurezza.

La certificazione volontaria, abbinata aquella obbligatoria, afferma Raineri, au-menta il valore aggiunto del manufatto.

Certificazione volontaria significa otteneremarchi di qualità da esibire sul prodotto,così come avere maggiori controlli inazienda da parte di organismi terzi e,quindi, maggiore sicurezza sia sull’articolofinito sia sul processo produttivo. Perl’azienda produttrice può significare unmaggior prestigio sul mercato internazio-nale. Infatti, nei paesi extra-UE questa èl’unica procedura necessaria per l’esporta-zione: per esempio, l’obbligo del mar-chio CCC per la Cina e di quello Inmetro

per il Brasile.

Dal canto suo, Rocca, invece, non credeche la certificazione volontaria possa es-sere proposta come valore aggiunto nellapromozione di prodotti e servizi.

Con la quarta domanda abbiamo chiesto ainostri interlocutori se si siano mai trovatia dover fronteggiare la concorrenza slealeda parte di aziende i cui prodotti non eranocertificati o presentavano marchi contraf-fatti. E, se sì, come abbiano risolto il pro-blema.

Il confronto con prodotti non certificati èquotidiano, informa Moretti, e il modo mi-gliore per affrontarlo è puntare sulla qua-lità intrinseca del prodotto, sull’innovazione,sul servizio e sul riconoscimento del mar-chio di fabbrica. In azienda hanno avutopoche esperienze di prodotti contraf-fatti/copiati, che si sono risolte a frontedella scarsa qualità del prodotto copiato(male).

Considerando, anzitutto, che i prodotti dellapropria azienda si rivolgono al B2B, Larghisostiene che, in ogni caso, non si sono maitrovati a dover fronteggiare la concorrenzasleale da parte di aziende i cui manufatti,laddove avrebbero dovuto essere certificati,

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Un punto di vista approfonditoUno degli intervistati, Walter Moretti (FIP), non solo ha risposto alle domande proposte ma ha offerto anche il proprio puntodi vista approfondito sul valore aggiunto delle certificazioni di prodotto. Anzitutto, facendo notare che è piacevole entrare inun’azienda e vedere gli attestati delle certificazioni appesi alle pareti della reception o della sala riunioni e che per prima cosail visitatore, in genere, va a leggere da quale ente di certificazione provengono. Se ne vedono di tutti i tipi, dalla certificazionedi sistema a quella di prodotto, per le applicazioni più disparate e delle provenienze più diverse, e si va a cercare quelle piùconosciute, magari confrontabili con le proprie. Subito sorge spontanea un’osservazione: ma quanti sono gli enti di certifi-cazione? A cui segue subito un altro interrogativo: ma tutte queste diverse certificazioni servono?La risposta a tali domande non va ricercata nell’ufficio del responsabile della qualità, ma in quello del marketing o dell’ex-port, ed è quasi sempre la stessa: per vendere in questo o quel paese occorre avere la relativa certificazione nazionale. Que-sta risposta è certamente comprensibile e condivisibile se si pensa che il cliente in questi paesi pretende la garanzia dellaqualità del prodotto che acquista e della costanza di tale qualità. Giusto, se si considera anche che, per esempio, non tuttele nazioni adottano le stesse unità di misura (metro, pollice imperiale, pollice americano, pollice giapponese) e prestazionali.A questo punto sorge spontanea un’altra domanda: perché nella Comunità Europea abbiamo così tanti enti di certificazione?Da cui si potrebbero declinare altri interrogativi: non siamo forse tutti parte della stessa Comunità Europea? Non abbiamoforse un ente di normazione comune (CEN)? Non vogliamo abbattere le barriere alla libera circolazione dei prodotti? Si sup-pone che la risposta a tutte queste domande sia unica: sì. E allora perché esistono così tanti enti di certificazione con diversirequisiti, derivanti da regolamenti, norme, specifiche nazionali? Non basterebbe basare le prove sulla normativa europea co-mune e far eseguire le ispezioni dall’ente locale, trasmettendo il proprio rapporto agli altri? A questo punto vale la pena dichiedersi se questa giungla di marchi dia veramente valore aggiunto al cliente o lo stia solo confondendo? Oppure serve perfare barriera ai prodotti provenienti da altri paesi (extraeuropei e non)?La speranza del nostro interlocutore, nella consapevolezza di avere dato poche risposte alle molte domande poste, è quelladi essere stato capace di fornire qualche spunto di riflessione sull’argomento. La sua azienda, comunque, da anni ha acquisitocertificazioni di prodotto e di sistema da paesi europei ed extraeuropei: da quasi quaranta anni in Italia con IIP e nel RegnoUnito con BSI e via a via in Australia, negli Stati Uniti o in Russia, ottenendo nel 1990 la certificazione di sistema con IIP/SQP- Certificato N° 1 e da poco il marchio OQC (Origine e Qualità Controllata) di NSF - Certificato N°3, che attesta l’elevata qua-lità e la completa fabbricazione in Italia dei propri prodotti.

Marco Ferioli, Roverplastic

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non lo erano. Anche perché non c’è quasimai un’effettiva evidenza di una simileeventuale mancanza. Certo, qualche dub-bio sorge, per esempio, quando si rilevanoi prezzi a cui alcuni concorrenti vendono ipropri prodotti, ma, in questi casi, il di-scorso dovrebbe essere allargato alla loro

attività in generale. Restando alla certifica-zione, di fatto non è possibile provare chequalche concorrente sia in difetto. Di con-seguenza, ITP non ha mai intrapreso azioniconcrete.

Ferioli riferisce che purtroppo si sono trovatia dover fare i conti con la concorrenzasleale, perdendo commesse importanti.Ma, investendo tempo e aiutando i clientinella soluzione dei loro problemi, si riesce arecuperare la posizione di fornitore prima-rio. Questo ovviamente comporta costi ag-giuntivi, riducendo i margini. A taleproposito, il periodo che stiamo attraver-sando in Italia non facilita certo le cose.

Anche Raineri informa che, purtroppo, in di-verse occasioni si sono trovati a fronteg-giare una concorrenza sleale in termini siadi prodotti spudoratamente copiati sia dicertificazioni ambigue. A questo proposito,in diversi casi per tali prodotti è stata chie-sta la rimozione dalle fiere internazionali incui venivano esposti e, addirittura, il ritirodal mercato.

Rocca, invece, afferma che alla sua aziendanon è mai capitato di dovere affrontare casidi concorrenza sleale legati alla certifica-zione.

Infine, abbiamo chiesto agli intervistati sepotevano fornire qualche esempio signifi-

cativo di prodotti il cui andamento sulmercato fosse stato migliorato grazie allasua certificazione.

In generale, afferma Walter Moretti, tutta lagamma di prodotti (raccordi e valvole inmateriali termoplastici e misuratori di por-

tata) della sua azienda ha registrato un mi-glioramento derivante dalla certificazioneda parte di un ente preposto, anche in con-

siderazione dei campi di applicazione (im-pianti in pressione per acquedotti,trattamento acque, alimenti, fluidi indu-striali). In particolare, a questo riguardoviene segnalato il recente esempio dellevalvole a sfera con marchio NSF per il mer-cato americano.

Luciano Larghi fa notare che tutti i prodotti

della propria azienda che vanno a contattocon alimenti devono ovviamente rispondereai requisiti di legge previsti. In abbinamentoalle certificazioni volontarie, che possono ri-guardare non soltanto il manufatto, bensìanche il processo produttivo, viene offertaun’attestazione di qualità che in alcuni casiha effettivamente contribuito ad accrescerele quote di mercato di determinati prodotti.Per esempio, l’azienda ha deciso volonta-riamente di ottenere la certificazione HCCP,cui sono tenute le aziende che producono olavorano alimenti, ma che può essereestesa anche agli imballaggi con cui tali ali-menti verranno confezionati.

Marco Ferioli riporta che un prodotto dellasua azienda aveva avuto inizialmente unoscarso riscontro di mercato in Germania eCanada. Ma, dopo averlo sottoposto ad al-cune modifiche tecniche per renderlo con-forme alle normative vigenti in quei paesi, irisultati economici non sono mancati.

La politica della propria azienda, spiegaPierluigi Raineri, è decisamente orientataalla qualità totale sia dei prodotti finiti siadei loro singoli componenti. Ne consegueche la certificazione rappresenta la stradaobbligata da percorrere per il raggiungi-mento di tutti gli obbiettivi. Un esempio diquesta sinergia è rappresentato da unalinea di prodotto completamente rinnovatarispetto al passato, con materiali plastici in-

novativi, antibatterici, rigenerati e fonoas-sorbenti, abbattendo il rumore eaumentando il filtraggio dell’aria nel mas-simo rispetto ambientale. Tutto ciò, graziealla certificazione volontaria, ha portato aun effettivo aumento delle vendite.

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Pierluigi Raineri, Soteco

Natale Rocca, Wavin

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Il 18 ottobre 2012, l'assemblea straordina-ria Euromap (Comitato europeo delle asso-ciazioni dei costruttori di macchine permaterie plastiche e gomma), riunitasi aFriedrichshafen, ha rinnovato il proprio ver-tice per il triennio 2013-2015. In tale oc-casione Luciano Anceschi (amministratoredelegato di Tria) è stato eletto presidentedel comitato e Helmut Heinson (direttorecommerciale di Arburg) lo affiancherà comevicepresidente. Entrambi erano da tempoimpegnati in ambito Euromap: Anceschi, in-fatti, ha coordinato per almeno dieci anni

varie attività come vicepresidente, mentreHeinson ha partecipato a gruppi di lavorosu tematiche fieristiche e di mercato perconto di Arburg. Thorsten Kühmann (diret-tore dell'associazione tedesca dei costrut-tori di macchine per materie plastiche egomma, interna a VDMA) è stato riconfer-mato segretario generale.Il presidente uscente Bernhard Merki, in ca-rica dal 2005, si è dimesso quest'annodopo aver lasciato la società Netstal. Sottola sua presidenza, il Comitato ha ampliatole sue attività e accolto la Turchia tra gli

aderenti. Inoltre, proprio grazie al-l'impegno di Merki, Euromap harealizzato uno studio sul consumoenergetico nell'industria della tra-sformazione di materie plastiche egomma. In quest'ambito, Merki si èimpegnato personalmente anche alivello istituzionale, avviando e man-tenendo i contatti con la Commis-sione Europea, diventando così ilpromotore del coinvolgimento attivodi Euromap nello sviluppo di nor-mative in tema di consumo energe-tico.

Uno standard per la misura del consumo energeticoCome ormai noto, vi sono diversedirettive europee che riguardano inlinea di principio i prodotti di largoconsumo e che prevedono una ri-duzione dei consumi energeticientro il 2020. Poiché risulta evi-dente che tale approccio verràesteso a breve anche al settore dei

beni strumentali, quindi non solo B2C maanche B2B, Euromap ha deciso di giocared'anticipo e, dopo aver incaricato un con-sulente di elaborare uno studio sui consumienergetici nelle aziende trasformatrici, stadefinendo alcune norme tecniche di tipovolontario (le cosiddette raccomandazioniEuromap) relative alle principali tecnologiedi lavorazione delle materie plastiche. Nellafattispecie, l'associazione VDMA si è presain carico la realizzazione degli standard re-lativi alle macchine a iniezione e per estru-sione, mentre Assocomaplast ha attivatogruppi di lavoro sulle macchine per sof-fiaggio e sulle termoformatrici. Attualmenteil progetto di raccomandazione i cui lavoririsultano essere in fase più avanzata èquello relativo alle macchine a iniezione. Ilgruppo tedesco ha già realizzato una primabozza che è stata discussa con tutti gli altripartner in ambito Euromap (dove ovvia-mente gli italiani rappresentano un'ampiapercentuale), il 28 settembre a Francoforte.Orientativamente entro la fine dell'anno sidovrebbe tenere anche la prima riunione diconfronto sulla tecnologia di estrusione-soffiaggio, allargata a tutti i costruttori eu-ropei. Per ciò che concerne estrusori etermoformatrici, invece, i tempi si prospet-tano più lunghi soprattutto perché si è rite-nuto opportuno non disperdere le energiefocalizzandosi contemporaneamente su piùdi due tecnologie. Riguardo allo stampaggio a iniezione, Thor-sten Kühmann ha affermato che "a fine2012 saranno pronte specifiche classienergetiche e anche uno strumento per mi-surare l'effettivo consumo energetico dellamacchine a iniezione per ogni singola ap-

Versouna nuova Euromap 60

Assemblea dei costruttori europei

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Luciano Anceschi è il nuovo presidente di Euromap, ilcomitato che rappresenta più di 3400 aziende costrut-trici di macchine e attrezzature per l'industria di mate-rie plastiche e gomma. Nel complesso, le impreseaderenti alle associazioni nazionali occupano 91000 di-pendenti e generano un giro d'affari di quasi 16 miliardidi euro (dati 2011)

NEGRI BOSSI

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plicazione. E' stata così identificata lanorma Euromap 60 sullo stampaggio ainiezione, che rappresenta quindi un passoavanti nella direzione dell'ottenimento di unmarchio che attesti il reale consumo dellemacchine, mentre fino a oggi era solo pos-sibile comunicare la percentuale di rispar-mio energetico di un modello rispetto a unaltro, senza standard di confronto"."La nuova edizione della raccomandazioneEuromap 60 permetterà di meglio definirei consumi relativi al processo di stampaggioa iniezione. Vengono infatti individuati e di-stinti i consumi relativi alla pressa a inie-zione, in base alla tipologia di pressa e almercato di riferimento in cui questa vieneutilizzata, da quelli relativi al processo distampaggio vero e proprio di uno specificomanufatto, legati agli aspetti tecnologici delprocesso stesso", ha dichiarato AngeloBrioschi, direttore tecnico di Negri Bossi."Tutto questo permetterà di dare ancoramaggior risalto all’importante lavoro di ri-cerca condotto da Negri Bossi sui propriprodotti e sulle soluzioni atte alla riduzione

dei consumi energetici. Smart Energy è lasigla ormai consolidata nel mercato per lenostre presse a basso consumo, disponibiliper tutte le serie prodotte e i tonnellaggicommercializzati".

Blue Competence: la sostenibilità premiaMentre le raccomandazioni Euromap pre-sentano un contenuto assolutamente tec-nico, con un obiettivo ben determinato:ridurre il consumo energetico, l'iniziativaBlue Competence di VDMA appare per certiversi più come uno strumento di marketing,atto a sottolineare l'attenzione dei costrut-tori tedeschi verso tutto ciò che riguarda lasostenibilità ambientale. Quest'anno lafiera Fakuma, svoltasi dal 16 al 20 ottobre,è stata l'occasione per i costruttori tedeschi

di presentarsi uniti a favore di questa ini-ziativa, comune a tutta VDMA nel suo com-plesso (dai costruttori di macchine utensilie meccanica varia a quelli di attrezzatureper materie plastiche). "Negli ultimi 20 anni la produttività indu-striale è raddoppiata e - contemporanea-mente - il consumo energetico deimacchinari è diminuito di un terzo. Comesi evince da un recente studio Euromap, leprevisioni sull’efficienza energetica confer-mano tale trend: esiste infatti un ulteriorepotenziale di risparmio, sempre relativo aimacchinari, che entro il 2020 può concre-tizzarsi in un 20%", ha spiegato ThorstenKühmann, il quale ha così proseguito: "ConBlue Competence non vogliamo solo lan-ciare, per così dire, una "moda", ma piut-tosto un progetto concreto a cui hanno giàaderito 40 nostri soci quali partner dell'ini-ziativa"."In quanto costruttori di macchine e attrez-zature, abbiamo l’obbligo di fare in modoche i trasformatori utilizzino intelligente-mente energia e materie prime, ponendo le

basi tecnologiche per prodotti finali "soste-nibili", ha dichiarato Ulrich Reifenhäuser(presidente dell’associazione tedesca) inoccasione del lancio di Blue Competence,avvenuto il 17 ottobre. Durate la stessagiornata, alla presenza dei giornalisti dellastampa specializzata, i tecnici di alcuneaziende associate a VDMA hanno poi illu-strato i principali aspetti del loro approccioalla sostenibilità.

Una sorveglianza efficacedel mercatoCon un comunicato stampa congiunto, leprincipali associazioni europee dell'indu-stria meccanica, tra cui Euromap, hannoaccolto con soddisfazione il riconosci-mento, da parte della Commissione Euro-pea, dell'importanza di una sorveglianza

efficace del mercato, allo scopo di suppor-tare l'industria europea dei macchinari. Poi-ché quest'ultima rappresenta uno dei piùimportanti bacini per il mercato del lavoronell'ambito dell'Unione Europea, contri-buendo in maniera significativa al suo bilancio, è di primaria importanza proteg-gerne la competitività.Negli ultimi anni, fanno sapere Cece (l'as-sociazione che rappresenta i produttori dimacchinari e attrezzature per il settore edilee le relative industrie), Cecimo (l'associa-zione europea dei costruttori di macchineutensili), Cema (l'associazione europea del-l'industria delle macchine agricole), FEM(l'associazione dei costruttori europei di at-trezzature per la movimentazione e lo stoc-caggio dei materiali) ed Euromap, appunto,l'industria europea delle macchine ha al-lertato gli organismi decisionali sull'impattonegativo che una sorveglianza inefficacedel mercato comporta nei confronti del set-tore e dell'intera economia del VecchioContinente. La diffusione di macchinari nonconformi genera rischi per la sicurezza eper l'ambiente, crea concorrenza sleale eostacola la competitività delle aziende eu-ropee, minacciando centinaia di migliaia diposti di lavoro. Pertanto, l'industria ha in-trapreso un approccio proattivo per identi-ficare e sottoporre la questione alle autoritàcompetenti, in particolare fornendo assi-stenza tecnica attraverso la "Piattaforma diSupporto per la Sorveglianza del Mercato",lanciata in internet nel 2011 su iniziativadel comparto industriale.Le suddette associazioni ravvisano un'evi-dente connessione tra sorveglianza delmercato e competitività, innovazione, cre-scita e lavoro. Pertanto, auspicano che,oltre ai consueti aspetti riguardanti la sicu-rezza del prodotto, siano presi in conside-razione e introdotti nella nuova legislazionegli obiettivi della politica industriale e dellacompetitività. In particolare, chiedono al Di-rectorate General Enterprise and Industrydella Commissione Europea di assumere laguida del progetto e di proporre iniziativeambiziose. La mera incorporazione della Di-rettiva di Sicurezza Generale dei Prodotti edella norma 765/2008 in un unico docu-mento costituirebbe, infatti, solo un eserci-zio accademico che non porterebbe nessunbeneficio all'industria. Al contrario, vi è lanecessità, recentemente riconosciuta, diassicurare una concorrenza leale tra tuttigli operatori del mercato: la Commissione,e, quindi, il Parlamento e gli stati membri,devono assicurare che in Europa venganovendute solo macchine conformi. E ciò puòavvenire solo attraverso un controllo deimacchinari in ingresso nell'Unione Euro-pea.

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Il dibattito tenutosi il 17 ottobre, in occasione del lancio dell'iniziativa Blue Competence, era mo-derato da Thorsten Kühmann (direttore di VDMA Plastics and Rubber Machinery) - a sinistra, nellafoto - e ha visto la partecipazione di (sempre da sinistra): Ulrich Reifenhäuser (presidente dell’as-sociazione tedesca e amministratore di Reifenhäuser), Karlheinz Bourdon (vicepresidente di Kraus-sMaffei Technologies), Helmut Heinson (direttore commerciale di Arburg) e Peter Neumann(presidente di Engel Austria)

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Per il settore degli elastomeri (gomme sin-tetiche e naturali) l’anno 2011 è stato ca-ratterizzato da un continuo e crescenteaumento dei prezzi fino ad agosto, seguitoda un trend cedente, che comunque hafatto chiudere l’anno con prezzi medi ge-neralmente in forte aumento. È ciò che ri-vela un recente rapporto dell'associazionedi categoria Assogomma, relativo ai datieconomici del comparto per il 2011. Le gomme naturali hanno avuto un trend increscita per la prima parte dell’anno, a cuiè seguito un importante calo nei successivimesi, che ha portato a un risultato medioin flessione rispetto ai prezzi praticati neldicembre 2010. Il grafico di figura 1 ri-porta l’andamento dei prezzi delle tre prin-cipali gomme naturali nel triennio2009-2011, mentre il grafico di figura 2illustra la segmentazione della produzione

di articoli tecnici in gomma nel 2011.

Produzione di articoli in gomma nel 2011Il settore della gomma nel suo complesso,dopo i valori più che positivi ottenuti nel2010, cede di diversi punti chiudendol’anno a +5%. Tale risultato è dovuto so-prattutto alla soddisfacente produzione dipneumatici (+16%) che compensano ilsegno negativo ottenuto dagli articoli tec-nici (-10%). Come si può notare dal graficodi figura 3 la produzione del compartopneumatici ha pressoché raggiunto i livellidel 2008 mentre per gli articoli tecnici, cheavevano iniziato a recuperare nel 2010, ilraggiungimento dei livelli produttivi del2008 si fa sempre più distante. Questa si-tuazione è dovuta soprattutto alla chiusuradi alcuni importanti stabilimenti di tubi e na-

stri autoadesivi.Nel 2011 l’evoluzione congiunturale pre-senta dati negativi in crescendo dal primoall’ultimo trimestre per gli articoli tecnici (-2%, -10%, -12%, -15%), mentre gli pneu-matici, dopo i primi tre trimestri moltopositivi (+26%, +19%, +21%), stagnanonell’ultimo. Lo spaccato produttivo del set-tore è composto per il 54% dagli pneuma-tici, per il 40% dagli articoli tecnici e per il6% dal materiale destinato alla ricostru-zione degli pneumatici. Di seguito ne vieneanalizzato il trend per il 2011.

Aumenta la produzione di pneumatici ma... Il comparto degli pneumatici ha ottenutorisultati molto positivi chiudendo il 2011con un incremento a due cifre (+16%).L’andamento durante l’anno è stato in au-mento, soprattutto nel primo trimestre(+26%) ma anche nei due centrali, perpoi assestarsi nell’ultimo. Il trend del prin-cipale segmento del comparto - gli pneu-matici per autovettura, che coprono il67% del totale - denota un trend positivoin tutti i trimestri dell’anno, con aumentipiù significativi nei primi tre (+22% nelprimo, +25% nel secondo e +27% nelterzo). Positiva, ma più contenuta, la pro-duzione nell’ultimo trimestre (+5%). Ildato complessivo è di un +19% a dicem-bre 2011. La produzione di pneumatici per trasportoleggero e pesante, che rappresenta quasiun quarto del totale, segue il trend dell’in-tero comparto ad eccezione dell’ultimo tri-mestre, in cui ha subito un crollo del 25%.Il primo trimestre risulta essere quello più

Pneumaticiin positivo

Industria della gomma

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Fig. 1 - Andamento dei prezzi delle tre principali gomme naturali nel triennio 2009-2011

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positivo (+35%) mentre i due centralihanno un andamento positivo ma più con-tenuto (rispettivamente +9% e +8%). Laproduzione in arco d’anno fa registrare un+5%.

Il segmento degli pneumatici per moto escooter, la cui produzione complessivaannua è ormai ridotta a poche centinaia di

tonnellate, ha ottenuto risultati contrastantinei vari trimestri. Positivo infatti il primo(+6%) e negativo il secondo (-9%). Ri-prende bene il terzo (+8%) per poi esplo-dere nell’ultimo (+31%). L’intero anno

chiude a +4%.I pneumatici per agricoltura evidenzianoaumenti a due cifre simili nel primo e nel

quarto trimestre (rispettivamente +31% e+30%) mentre più contenuti, ma sempremolto positivi, nei due centrali (+13% nelterzo e +21% nel quarto.) La variazione an-nuale si attesta al +24%.

...calano gli articoli tecniciIl settore degli articoli tecnici fa segnare nel2011 una riduzione a due cifre della suaproduzione (-10%). Continua ad aprirsi il di-vario con le quantità prodotte nel 2008(circa 260 mila t contro le oltre 350 miladel 2008), nonostante i segnali positivi cheavevano fatto sperare in una ripresa. Il pro-filo tendenziale dell’intero anno mostra unacrescente riduzione delle quantità prodotte,raggiungendo il culmine nell’ultimo trime-stre dell’anno (-15%). Il primo trimestre re-gistra un calo del 2% mentre il secondo del10% e il terzo del 12%.Contribuiscono in maniera significativa alcomplessivo risultato negativo i due più im-portanti segmenti del comparto, tubi e na-stri autoadesivi, che fanno registrarenell’anno una riduzione rispettivamente del5% e del 20%. In entrambi i comparti è dasegnalare la chiusura di importanti stabili-menti produttivi. In negativo anche i tappetie rivestimenti per pavimenti (-21%) e il set-tore suole, tacchi e lastre (-11%). Positiviinvece i nastri trasportatori e cinghie di tra-smissione (+9%), la gomma spugnosa(+3%) e la voce “altri articoli tecnici”(+1%).

Ricostruzione pneumaticiLa produzione di materiale per ricostruzionedi pneumatici prosegue il suo trend di cre-scita registrando un aumento del 27%, conandamenti crescenti nei primi tre trimestri(rispettivamente +25%, +32% e +38%) echiudendo con + 16% nel quarto trimestre.

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Fig. 2 - Produzione di articoli tecnici in gomma nel 2011, suddivisa per tipologia di prodotto finale

Fig. 3 - Produzione del settore gomma dal 2008 al 2011

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In base alle stime di un recente studio con-dotto da GIA (Global Industry Analysts), ilmercato mondiale delle materie plastichestampate dovrebbe raggiungere quota 157milioni di t entro il 2017. I paesi emergenti

di Africa, Medio Oriente e Asia - in partico-lare Cina, Corea del Sud e Taiwan - sarannoi protagonisti di una crescita sul lungo pe-riodo, incoraggiata dai processi di indu-strializzazione, da una fiorente economia diconsumo, dall’innalzamento della qualitàdella vita e da forti settori industriali quali:edilizia, food & beverage (alimentari e be-vande) e imballaggio di beni di consumo.Il consumo mondiale di polimeri è precipi-tato a livelli preoccupanti nel biennio di crisi2008-2010, come conseguenza di unasofferenza senza precedenti della maggiorparte dei mercati delle applicazioni finali,colpiti da un generale declino dei prodottia base polimerica. La domanda nel periodo

post recessione nelle aree geografichesopra citate dovrebbe essere guidata quindida elementi fondamentali quali: la ripresadel PIL, l’aumento del tasso di occupazione,delle entrate, del reddito disponibile, dellafiducia del consumatore, dell’attività pro-duttiva e della maggior parte dei mercati fi-nali. Il rifornimento delle scorte esauritenella catena di fornitura, come sintomo diuna rinascita produttiva sulle ali della cre-scente domanda da parte degli utilizzatorifinali, rianimerà la richiesta di articoli stam-pati.

Un Occidente indebolitoIl mercato delle materie plastiche stampateè sulla soglia di un importante mutamento.Il continente asiatico si propone sempre piùcome punto di equilibrio del mercato mon-diale, in forza dei notevoli livelli di indu-strializzazione raggiunti da Cina e India. I paesi sviluppati da esportatori storici ri-schiano di diventare meri importatori acausa della dismissione dei vecchi impiantinon più funzionali, mentre la maggior partedegli investimenti sembra avvenire in Asiae in Medio Oriente.Le economie emergenti, relativamente alsettore qui preso in considerazione, sistanno concentrando sull’espansione dellaforza produttiva per raggiungere i mercatidell’export. Tale espansione, soprattuttonell’Asia-Pacifico, preoccupa non poco imercati nazionali del vecchio continente,degli Stati Uniti e del Giappone, che vedonorestringersi le loro possibilità di esporta-zione. L’Asia si riconferma con successo trai principali paesi esportatori di manufatti inplastica. Gran parte degli articoli proviene

da Hong Kong, Giappone, Corea e Taiwan,anche se molti produttori hanno delocaliz-zato verso paesi "più economici" come:Cina, Malesia e Tailandia. Ultimamente latendenza è quella di spostarsi verso nazioniancora a minor costo della manodopera,come: India, Indonesia, Filippine e Vietnam.Il ruolo da protagonista della Cina, perquanto riguarda la disponibilità di materieprime e l'economicità dei manufatti, è ri-confermato se non addirittura potenziato.Nell’ultimo decennio, il Medio Oriente si èdimostrato un valido attore nel panoramainternazionale dello stampaggio grazie alduplice vantaggio delle materie prime sem-pre disponibili e della vicinanza geograficaai mercati asiatici. Quest'ultimo rappresen-terà il 50% della nuova capacità produttivae nel prossimo quinquennio emergeràcome fornitore mondiale leader di polipro-pilene (PP).

I materiali più utilizzatiIl mercato dell'HDPE stampato a iniezione,che rappresenta il segmento produttivo piùampio, sta crescendo a passo sostenutosoprattutto grazie al sempre maggiore numero di applicazioni per l’imballaggio industriale. D’altro canto, gli LLDPE perstampaggio a iniezione costituiscono la ca-tegoria di prodotti a più rapida crescita.La regione Asia-Pacifico, sostenuta quindidai mercati emergenti di Cina, Taiwan eHong Kong, rappresenta gran parte del set-tore dei prodotti stampati ed è destinata acrescere, fino al 2017, a un tasso annuodel 4,6%.

È l’oradelle economie emergenti

Mercato mondiale delle plastiche stampate

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La visione globale è importante!

ARBURG Srl

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Dopo la battuta d’arresto del 2011, que-st’anno i consumi di plastica in Cina po-trebbero aumentare fino al 7%. Questaripresa tuttavia non sarà sufficiente a smal-tire il surplus di offerta a livello regionaleche quindi continuerà sia a limitare i volumidi produzione delle materie plastiche sia apremere sul mercato petrolchimico. Gliesportatori asiatici, fortemente dipendentidalla domanda della seconda economiamondiale, si trovano quindi nella condizionedi dover ridurre ulteriormente i volumi diproduzione, fatto che determina a sua voltauna flessione della domanda di nafta, ilprincipale prodotto petrolifero utilizzato perla produzione delle materie plastiche inquest’area del mondo. La domanda di pla-stica è un indicatore chiave dello stato disalute del comparto industriale cinese, con-siderato il suo utilizzo pervasivo in una seriedi applicazioni che vanno dall’iPad alle au-tomobili, agli imballaggi; tuttavia la debo-lezza dei tradizionali mercati d'esportazionee le misure adottate da Pechino per raf-freddare la crescita economica stanno an-cora frenando le vendite. Una ricerca commissionata dall'agenziaReuters prevede un aumento del 5-7% deiconsumi di plastica da parte della Cina, ilmaggiore importatore asiatico, con un in-

cremento rispetto alla situazione stagnantedell’anno passato, ma nettamente al disotto dei tassi di crescita a doppia cifra delbiennio 2009-2010. Secondo la società diconsulenza malese Nexant Asia, il 2012potrebbe rivelarsi ancora un anno proble-matico: difficilmente si assisterà a una cre-scita in grado di eguagliare i livelli raggiuntinel 2009. Si stima, inoltre, che la domandain Cina potrebbe crescere almeno del 5%.L’aumento dei prezzi del petrolio, con ilBrent greggio che quest’anno ha raggiuntouna media di 118,21 dollari al barile, ossiail 6,6% in più rispetto ai 110,91 dollari del2011, si traduce in una compressione deimargini di profitto che potrebbe spingere iproduttori di plastica a ridurre la produ-zione, influenzando di conseguenza la do-manda di etilene da nafta. "Molti vivono allagiornata, mantenendo le scorte su livellibassi. Se i costi delle materie prime diven-teranno troppo elevati, gli operatori rinun-ceranno ad acquistarle”, afferma MazlanRazak, analista di Nexant Asia.

Situazione migliore nel 2013Secondo i dati forniti da China Petroleum edalla Federazione delle industrie chimichedel paese, più del 70% del polietilene uti-

lizzato in Cina è destinatoagli imballaggi, mentre oltreil 60% del polipropilene (PP)viene utilizzato per i beni el’elettronica di consumo. Ilcalo delle esportazioni versoStati Uniti ed Europa po-trebbe spingere la Cina aincentivare l’export verso imercati emergenti, comead esempio Medio Orientee Africa, grazie ai quali si

potrebbe arrivare a un incremento del 6,5-7% della domanda di plastica nell’anno incorso. La situazione potrebbe migliorare apartire dalla seconda metà del 2012 e nel-l’arco del 2013. Secondo i dati della Fede-razione, la Cina ha assorbito 17,27 milionidi t di polietilene nel 2011, un volume co-perto per il 43% dalle importazioni. Que-st’anno in Cina si prevede un leggeroaumento del consumo di poliolefine, attornoal 5% circa, trainato principalmente dall’in-cremento della domanda interna di beni diconsumo. D’altra parte, quest’anno le im-portazioni di PP hanno subito nuovamenteuna flessione a fronte dell’aumento dellaproduzione locale. La crescita a una cifra dei consumi di ma-terie plastiche in Cina non sarà sufficientea smaltire il surplus di offerta in Asia, dovela produzione ha superato la domanda. Se-condo la società IHS Chemical, in Asia ladomanda di polietilene potrebbe cresceredel 6% quest’anno, raggiungendo 39,7 mi-lioni di t, mentre si stima che la produzionedi polietilene aumenterà dell’8% sfiorandoi 42,6 milioni di t. Nel biennio 2012-2013 il tasso di sfrutta-mento degli impianti dei produttori asiaticidi materie plastiche è destinato a scendereall’85-88% rispetto alla media del 90% del2011. I tagli operativi non sono l’unica dif-ficoltà che devono affrontare gli esportatoriasiatici di materie plastiche, i quali sono co-stretti a cercare costantemente nuovi mer-cati d'esportazione al di fuori della regione.Attualmente, alcuni di loro hanno trovatouno sbocco alternativo: il Brasile, il qualchetuttavia necessita ancora di 1-2 anni peravviare al meglio le proprie unità di produ-zione di materie plastiche.

Domandainsufficiente per smaltire l'offerta

Materie plastiche in Cina

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Costruttori italiani nel primo semestre 2012

Marcato aumentodelle esportazioniSecondo le elaborazioni statistiche di Assocomaplast (l'associa-zione nazionale aderente a Confindustria che raggruppa circa160 costruttori di macchine, attrezzature e stampi per materieplastiche e gomma), l'import-export italiano disettore ha registrato ancora segni positivi nelprimo semestre del 2012, a confronto con lostesso periodo del 2011. Infatti le importazioni,pur in rallentamento rispetto alle rilevazioni deitrimestri precedenti, hanno mostrato un +6%,fino a sfiorare i 300 milioni di euro. Tale risul-tato rispecchia evidentemente la perdurantedebolezza del mercato interno.Aumento più marcato (+11% circa), invece, perle esportazioni che, dopo un relativo indeboli-mento a inizio 2012, hanno ripreso slancio inparticolare nel secondo trimestre, superandocomplessivamente il valore di 1,23 miliardi dieuro. In funzione di ciò, è migliorato sensibil-mente il saldo positivo della bilancia commer-ciale, fino a oltrepassare ampiamente i 900milioni di euro.Fra le principali tipologie di macchine, gli estru-sori, che pesano per il 12% circa sul totale, continuano a mo-strare una crescita a due cifre, fino a sfiorare i venti puntipercentuali rispetto a un anno fa. Circa la metà delle vendite al-l'estero di linee di estrusione è avvenuta in ambito europeo. Beneanche le macchine per soffiaggio (+16%) e gli stampi (+28%),che rappresentano il 28% del totale. Frenano invece (-14%) leesportazioni di macchine a iniezione, caduta riconducibile inprimo luogo a minori forniture nel Vecchio Continente, soprat-tutto in Russia.A livello di macroaree geografiche, si osserva una progressione

delle vendite di macchinari e stampi verso le Americhe - in par-ticolare verso l'area Nafta, con il Messico a fare da traino; fa ec-cezione il Brasile, importante destinazione la cui economia mostraperò negli ultimi tempi un certo rallentamento, a prescindere dalledifficoltà di accesso per molti costruttori a causa delle elevateimposizioni doganali - e l'Europa (soprattutto mercati extra-UE).Pur con valori assoluti decisamente più contenuti, risulta in cre-scita anche l'export verso i paesi dell'Africa (soprattutto sub sa-hariana) e dell'Oceania.Al contrario, sono stagnanti le vendite sui mercati dell'Estremo

Oriente, in funzione della minore domanda cinese e indiana, e indiscesa quelle verso il Vicino-Medio Oriente, probabilmente fre-nate dall'instabile situazione socio-politica dell'area, aggravataanche dalle restrizioni all'export nei confronti di alcune nazionicome Iran e Siria. La graduatoria dei primi cinque paesi di desti-nazione dell'export italiano di macchine, attrezzature e stampiper materie plastiche e gomma nel primo semestre 2012 com-prende, nell'ordine: Germania (14,7% sul totale; +9% rispettoal gennaio-giugno 2011), Francia (6,3%; +5%), Russia (5,5%;+61%), Stati Uniti (5,5%; +10%) e Cina (5,1%; -7%).

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Compositi alla ribalta

Buone prospettive per i CFRPNonostante la crescita della richiesta mondiale, il mercato euro-peo dei compositi mostra un quadro differenziato. Le plasticherinforzate con fibre di vetro (GFRP: Glass Fibre Reinforced Pla-stics) seguono abbastanza fedelmente lo sviluppo del mercatoeuropeo in generale. È quanto emerge da un recente studio diAVK, l’associazione tedesca di settore (Industrievereinigung Ver-stärkte Kunststoffe), presentato durante la propria conferenza in-ternazionale alla vigilia dell'esposizione Composites Europe,svoltasi per la prima volta a Düsseldorf dal 9 all’11 ottobre.Germania, Regno Unito e alcuni paesi dell’est europeo registranoi picchi più elevati nella produzione di GFRP, come sottolinea il di-rettore di AVK Elmar Witten, che dichiara: "Rispetto ad altri mer-cati dei compositi, quest'anno la Germania ha raggiunto un buonrisultato".Ben superiori sono le prospettive per i CFRP (Carbon Fibre Rein-forced Plastics) che, tuttavia, rappresentano solo l’1-2% dell’in-tero mercato dei compositi. La produzione mondiale dicomponenti in CFP a resistenza elevata crescerà del 17% all’annofino al 2020. Contemporaneamente i costi di produzione dovreb-bero scendere del 30%. Questi sono i dati contenuti nel docu-mento "Produzione in serie di componenti in fibra composita aresistenza elevata - Orizzonti per l'ingegneria tedesca", redattodal Forum VDMA sulla tecnologia dei compositi e dalla società diconsulenza Roland Berger Stategy.Con 8040 visitatori e 426 espositori (erano rispettivamente 7080

e 351 nel 2011), Composites Europe 2012 è la dimostrazione delbuon andamento del settore. L’edizione di quest’anno ha postoparticolare accento sull’automazione e la produzione in serie coni compositi. I visitatori della fiera provenivano dai vari settori dellaproduzione, della lavorazione e delle applicazioni finali. Tra gli uti-lizzatori dei materiali compositi, i progettisti del settore automo-tive rappresentavano il gruppo più numeroso, seguito da quellodell’aeronautica.La maggior parte dei visitatori intervistati sulle prospettive eco-nomiche del prossimo futuro si è detta ottimista: il 66% ritieneche la situazione si riprenderà nel medio termine. L’industria deitrasporti si riconferma un importante propulsore per la crescita diquesto mercato, soprattutto in vista della diffusione su larga scaladei veicoli elettrici, per i quali i compositi sono indispensabili.

Elmar Witten, direttore di AVK (a sinistra) e Volker Fritz (presidente diEuCIA) sono giunti a Düsseldorf sulla loro imbarcazione per promuo-vere l'uso dei materiali compositi in differenti applicazioni e annun-ciare la conferenza AVK che si è tenuta in ottobre

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Stampaggio a iniezione20 novembre - Prezzi, costi e margini di un manufatto stampatoa iniezione21-23 novembre - Stampaggio a iniezione: conoscenze di basecon l'ausilio di prove pratiche22 novembre - Influenza del profilo vite sulla qualità dei manufattistampati a iniezione13-14 dicembre - Qualità dei manufatti stampati a iniezione e di-fettosità30 gennaio - Difettosità dei manufatti nello stampaggio a inie-zione: cause e rimedi31 gennaio - Tolleranze dimensionali dei manufatti nello stam-paggio a iniezione: distorsioni e ritiri20-22 febbraio - Stampaggio a iniezione: conoscenze di base,con l'ausilio di prove pratiche

Estrusione21 novembre - Difettosità nell'estrusione di tubi e profili: cause erimedi26-28 febbraio - "L'estrusione del futuro" per la produzione difilm, lastre e tubi

Ambiente e sicurezza29 novembre - Il rischio chimico nella trasformazione dei poli-meri

Materie prime e laboratorio16-17 gennaio - Conoscenza e scelta delle materie plastiche elettura di una scheda tecnica13 febbraio - Principali famiglie di polimeri termoplastici: van-taggi, svantaggi e principali applicazioni14 febbraio - Polimeri ad alte prestazioni: confronto con i mate-riali metallici

Progettazione e ingegnerizzazione23-24 gennaio - Criteri essenziali ed errori tipici di progettazionedi un manufatto in plastica

Stampi 5 febbraio - Manutenzione degli stampi a iniezione: preventiva,programmata e straordinaria

Corsi e seminariDi seguito segnaliamo ai lettori il programma provvisorio dei corsi e seminari di carattere tecnico-pratico (suddivisi per argomento)che si svolgeranno nel 2012 e nel 2013 al Cesap di Verdellino-Zingonia (Bergamo), centro di assistenza alle imprese trasformatrici eutenti di materie plastiche gestito da associazioni di categoria e territoriali.

Oltre ai corsi svolti nella propria sede, CESAP organizza anche corsi aziendali in base a specifici programmi concordati con le imprese.Inoltre il centro offre assistenza nella certificazione e prove di laboratorio sui manufatti.Per ulteriori informazioni e quotazioni per servizi e consulenze “su misura” gli interessati possono: telefonare (035 884600), inviareun fax (035 884431) o una e-mail ([email protected]), oppure consultare il sito www.cesap.com.

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Biopolimeri statunitensi

Domanda in aumentoSecondo un recente studio di Freedonia la domanda di biopla-stiche negli Stati Uniti dovrebbe crescere del 20% all'anno finoal 2016, raggiungendo un volume di quasi 250 mila tonnellate.Nonostante abbiano ormai raggiunto un di-screto successo commerciale, i biopolimeririmangono pur sempre materiali di nicchia ein fase di sviluppo nell’ampio panoramadelle materie plastiche. In base alle previ-sioni, le vendite di bioplastiche negli StatiUniti dovrebbero raggiungere i 680 milionidi dollari nel 2016, favorite da un abbassa-mento dei prezzi e dall'innovazione tecnolo-gica, in grado di sfruttarne al meglio leproprietà.Sebbene le resine biodegradabili abbianocostituito la quota principale del volume dibioplastiche prodotte nel 2011, l'emergeredi materiali da fonti rinnovabili non biode-

gradabili sta progressivamente modificando il mercato di riferi-mento e questi ultimi dovrebbero rappresentare i due quinti delladomanda statunitense entro il 2021. La crescita sarà alimentatasoprattutto da PE, PP, PET e PVC a base biologica. L'acido poli-lattico (PLA) dovrebbe continuare a essere il polimero più larga-mente utilizzato nel mercato delle bioplastiche per i prossimiquattro anni (nonostante l’incertezza legata alla sua potenzialeincompatibilità con l’attuale sistema di riciclo, che potrebbe es-

Tipo di materiale 2006 2011 2016 Tasso di crescita annuo (%)2006-2011 2011-2016

PLA 19504 54431 111130 22,8 15,3

A BASE DI AMIDO 12247 20411 29483 10,8 7,6

CELLULOSA 5896 7257 8618 4,2 3,5

BIOPOLIETILENE - 6803 65770 - 57,4

BIOPOLIAMMIDE 3175 3628 5443 2,7 8,4

POLIESTERI DEGRADABILI 1360 3175 9071 18,5 23,4

ALTRI 453 4082 19958 55,2 37,4

TOTALE 42635 99787 249473 18,5 20,1

DOMANDA DI BIOPLASTICHE NEGLI STATI UNITI (MIGLIAIA DI T)

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sere inquinato proprio perché il PLA non si decompone in disca-rica). Ma, secondo le previsioni, le migliori opportunità di crescita(soprattutto nell’industria delle bevande analcoliche, che sta in-vestendo molto in questa direzione) saranno ad appannaggio delpolietilene a base biologica.Il potenziamento del sistema di compostaggio e una maggiore fa-miliarità con i processi di lavorazione, unitamente alla diversifica-zione del PLA, dovrebbero produrre notevoli miglioramenti(controbilanciando le critiche che gli scettici muovono nei con-fronti dei biopolimeri, come la coltivazione intensiva del mais ol’utilizzo delle colture per le materie prime industriali piuttosto cheper gli alimenti).Il biopolietilene, commercializzato dal 2010, dovrebbe mostrare lacrescita maggiore entro il 2016 pur partendo da basi ridotte. Taleboom dovrebbe essere sostenuto dall’ampliamento della capa-cità produttiva, che consentirà la riduzione dei costi, e da una piùagguerrita concorrenza con le materie plastiche tradizionali deri-vate dal petrolio.

Componenti auto extraeuropeiNonostante le statistiche davvero poco incoraggianti relative alleimmatricolazioni di nuove auto in Europa nel primo semestre del2012 - in calo del 6,8% rispetto all'analogo periodo del 2011,ovvero quasi mezzo milione di veicoli in meno - i principali pro-duttori di componentistica riportano risultati ancora positivi.Infatti, mentre è noto a tutti il crollo delle vendite di molti costrut-tori - Fiat in primo luogo - l'andamento delle vendite di compo-nenti (sempre nei primi sei mesi dell'anno in corso) è ancorabuono, come rilevato dalla stampa tecnica di settore tra alcunidei principali fornitori: Plastic Omnium (+21,7%), Faurecia(+7,5%), Grammer (+6,7%), Röchling (+4%), Johnson Controls(+2%).Non a caso, però, tutti i produttori citati riconducono la progres-sione del fatturato alle vendite nei mercati extraeuropei, che do-vrebbe proseguire almeno fino a fine anno.

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End of wasteL’articolo 5 della Direttiva 2008/98/CEriprende e fornisce un nuovo indirizzo alconcetto e quindi alla definizione di sotto-prodotto. Tale “categoria” di materiali, pen-sata in Italia anche per la lunga tradizionenelle attività di recupero diretto dei materiali(ricordiamo i mercuriali esposti nelle Ca-mere di Commercio), aveva causato una le-vata di scudi da parte di molteplici giuristi eambientalisti sotto la spinta “green” che silevava a livello nazionale ed europeo, in re-lazione ai diversi flussi di materiali/rifiutiche “sfuggivano” ai sistemi nazionali sullatracciabilità, con tutte le possibili conse-guenze. Possiamo sicuramente dire, masolo a livello generale, che con questa di-sposizione il diritto comunitario intende, al-meno negli obiettivi, aprire il mercatoconsentendo la massima valorizzazionedegli scarti industriali.Il riutilizzo del materiale (sia sostanze siaoggetti), anche da parte di soggetti diversidal produttore, deve essere certo, senzanecessità di trasformazione preliminare edeseguito nel corso del processo di produ-zione o di utilizzazione. La direttiva intro-duce il tedioso (per la difficoltà di tradurlocompiutamente) concetto di “normale pra-tica industriale” che, come spesso avviene,anche nella nostra legislazione è solo unmodo per rinviare i nodi salienti a un con-fronto successivo. L’articolo 184-bis del D.Lgs. 152/06 riprende il citato articolo 5 eritroviamo correttamente trasposte le di-sposizioni comunitarie:

a) la sostanza o l'oggetto è originato da unprocesso di produzione, di cui costituisceparteintegrante, e il cui scopo primario non è laproduzione di tale sostanza od oggetto;b) è certo che la sostanza o l'oggetto saràutilizzato, nel corso dello stesso o di un suc-cessivoprocesso di produzione o di utilizzazione, daparte del produttore o di terzi;c) la sostanza o l'oggetto può essere utiliz-zato direttamente senza alcun ulteriore trat-tamentodiverso dalla normale pratica industriale;d) l'ulteriore utilizzo è legale, ossia la so-stanza o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzospecifico, tutti i requisiti pertinenti riguar-danti i prodotti e la protezione della salutee dell'ambiente e non porterà a impatticomplessivi negativi sull'ambiente o la sa-lute umana.

Se per una volta l’Italia ha seguito corretta-mente il disegno europeo (o viceversa), sipuò dire sicuramente che oggi gli statimembri - per lo meno in teoria - si ritro-vano a dover gestire materiali nascenti daprocessi produttivi in cui il confine tra scartiriutilizzabili, sottoprodotti, rifiuti e succes-siva materia prima seconda (MPS) apparecomplesso anche per le variazioni cicliche- in ordine a definizioni e conseguente ca-sistica - avvenute negli ultimi 20 anni!La nuova disciplina alleggerisce sicura-mente le previsioni autorizzative, ma esaltadecisamente quel principio di responsabi-

lizzazione del produttore sempre più cre-scente negli ultimi anni.In effetti è sempre il produttore a dover di-mostrare le condizioni del vigente articolo184-bis, assumendosi l’onere di verificaresempre ma soprattutto di dimostrare al-l’ente controllore perché ha attribuito a undeterminato materiale la classificazione disottoprodotto, escludendolo dal regime deirifiuti.Ma lo sviluppo di tale istituto normativo èsolo un primo aspetto della riforma attuatae ancora in fieri: si evidenzia che per il com-parto del riciclo è sicuramente più impor-tante il capitolo che riguarda la cessazionedella qualifica di rifiuto.La definizione di materia prima secondariasparisce nel nuovo testo, così come anchel’articolo 181-bis che ne stabiliva le carat-teristiche e le condizioni; in realtà, le MPScontinuano a sussistere in forza dellenorme tecniche che regolano il recuperodei rifiuti e, in un certo modo, vengono so-stituite dal nuovo concetto di cessazione diqualifica del rifiuto (EOW - End Of Waste)di cui all’articolo 184-ter.Infatti, tale articolo prevede che “un rifiutocessa di essere tale, quando è stato sotto-posto a un'operazione di recupero, inclusoil riciclaggio e la preparazione per il riuti-lizzo, e soddisfa i criteri specifici, da adot-tare nel rispetto delle seguenti condizioni:a) la sostanza o l'oggetto è comunementeutilizzato per scopi specifici;b) esiste un mercato o una domanda pertale sostanza od oggetto;

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NotiziarioASSORIMAP

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE RICICLATORI E RIGENERATORI MATERIE PLASTICHECorso Vittorio Emanuele II 39 - 00186 Roma - tel 06 6780199email: [email protected] - www.assorimap.it

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c) la sostanza o l'oggetto soddisfa i requi-siti tecnici per gli scopi specifici e rispettala normativa e gli standard esistenti appli-cabili ai prodotti;d) l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto nonporterà a impatti complessivi negativi sul-l'ambiente o sulla saluteumana”.

Pertanto, a valledi un’operazione di recu-

pero e dalle quattro condizionisuddette, un rifiuto cessa di essere tale ediventa un bene. Allora per il settore del ri-ciclo della plastica sono sempre essenzialiil DM 5/2/98 per il recupero di rifiuti nonpericolosi (in attesa della decretazione pre-vista dallo stesso art. 184-ter) e le normetecniche definite da Uniplast, Serie UNI10667, che contengono tutti i disciplinaritecnici che consentono alle imprese del ri-ciclo di poter avere riferimenti certi per ilsuperamento dello status di rifiuto e la pro-duzione, quindi, di materia prima seconda.La principale norma Uniplast, la UNI10667-1, è in corso di modifica proprio perrecepire terminologia e contenuti dellanuova disciplina. A tale proposito Assori-map è in contatto con il Ministero dell’Am-biente per valorizzare il modello italiano(unico in Europa ad avere la citata normaspecifica), in un momento in cui la Com-missione Europea si sta interrogando suipossibili modelli applicativi.

Italia del riciclo 2012Si è svolta il 10 settembre 2012 a Roma,presso Fise (Federazione Imprese di Ser-vizi), la prima riunione per la stesura delnoto rapporto che costituisce il principalereport nazionale sul riciclo. Erano presenti irappresentanti della Fondazione per lo Svi-luppo Sostenibile, Fise-Unire, Corepla e As-sorimap. L'incontro ha focalizzato gliobiettivi del rapporto, che devono consen-tire la definizione di una "fotografia" del ri-ciclo in Italia, non solo con i numeri dei

diversi flussi ma con la corretta interpreta-zione degli stessi, nonché l'individuazionedi tutti i fattori ostacolanti l'effettivo sviluppodel settore. Assorimap ha colto lo spiritoconcreto e fattivo di tutti i partecipanti perun documento che possa veramente es-sere considerato punto di partenza per losviluppo di politiche legislative capaci didare risposte alla pesante crisi del com-parto.Vi è l’esigenza di un rapporto che dia unacorretta situazione del riciclo in Italia e cioèdi una crisi crescente. Occorre che ai nu-meri prodotti (da Corepla e da altre fonti,per esempio EUPR) venga data una correttainterpretazione, in particolare rispetto aivolumi di riferimento e al territorio; oc-corre anche che sia valorizzato il ruolodei sistemi autonomi che contribui-scono decisamente, con grande effi-cienza, al perseguimento degliobiettivi comunitari. Elemento cen-trale del rapporto deve essere unacorretta analisi sulla raccolta da

post consumo, inadeguata perquantità e qualità, con una necessaria ipo-tesi di revisione dell'Accordo Quadro Anci-Conai.Altresì indispensabile è l’avvio di un si-stema che affermi in modo incontrovertibilela prevenzione come condizione fonda-mentale per lo sviluppo, la progettazioneecocompatibile, la produzione di imballaggiriciclabili tendenzialmente al 100%. A que-sto proposito, è stato analizzato il modellofrancese che ha istituito un ente ricono-sciuto (Cotrep) che assegna un punteggioper ogni imballaggio prodotto, in base alquale si modula il contributo ambientale. Ilcomparto del riciclo è coeso in Assorimap,che si rende disponibile e anzi richiede uncoinvolgimento di enti e aziende per lo svi-luppo di politiche legislative nuove che va-lorizzino l’attività di riciclo della plastica inItalia.

Quotazionedelle plastiche riciclateNell’ambito della consolidata collaborazionecon la Commissione Prezzi della Camera diCommercio di Milano, da febbraio 2012(con quotazioni riferite a gennaio 2012) As-sorimap definisce le quotazioni mensili dideterminate tipologie di plastica riciclata,con l’inserimento di alcune nuove voci nellistino: 281, 282, 283 e 284, rispettiva-mente R-PET (clear - azzurro in scaglie),granulo di LDPE per film colorato, granulodi PP omopolimero nero, granulo di PP co-polimero nero (materiali con volumi discambio superiori alle 100 mila t/anno).Tale quotazione avviene con la collabora-zione e la verifica degli utilizzatori di plasti-che riciclate per garantire la trasparenzadei numeri. In considerazione del grande e

positivo riscontro avuto, e su richiesta dellaCamera di Commercio, da ottobre 2012Assorimap propone le quotazioni di ulterioritipologie di riciclato in plastica con volumiimportanti (oltre 50 mila t/anno).

AccordoAssorimap-FederescoIl 25 settembre 2012 è stato siglato un ac-cordo di collaborazione tra Assorimap e Fe-deresco (Federazione nazionale delleEnergy Service Company). Tale accordosegna un importante traguardo per il set-tore dell’efficienza energetica: Assorimapvuole così stimolare i propri associati a ope-rare con sempre maggior impegno nel ri-spetto dell’ambiente e delle questionienergetiche per la costruzione di un futurosostenibile.L’efficienza energetica è un settore con ungrandissimo potenziale economico. Bastipensare che, secondo le ultime stime Eco-fys, è possibile risparmiare 200 miliardi al-l’anno nella spesa per l’energia: da questosemplice dato si evince come le impresepossano trarre notevoli benefici economici,oltre che ambientali, dagli investimenti inefficienza e riduzione della spesa energe-tica.Ridurre le importazioni di energia dal-l’estero è una leva attuabile ed economica-mente conveniente: il nostro deficitenergetico può essere colmato con unastrategia combinata di riduzione dei con-sumi e di produzione a impatto zero diffusasul territorio.Con questo intento Assorimap ha indivi-duato in Federesco il suo interlocutore pre-ferenziale: tutti gli associati potrannorealizzare interventi sulle proprie strutturee sulle proprie filiere produttive avvalendosidelle professionalità delle Esco presenti sulterritorio nazionale, le quali dispongono dielevata competenza in progettazione, rea-lizzazione e manutenzione sia per ciò cheriguarda gli impianti di generazione distri-buita sia per gli interventi di riduzione delconsumo energetico.

Dichiarazione di conformitáper R-PET foodIn virtù della collaborazione con tecnici delleimprese associate e consulenti dedicati,Assorimap ha realizzato uno schema tipodi dichiarazione di conformità che potrà es-sere utilizzato, per un'opportuna uniformità,dalle imprese che intendono produrre R-PET destinato ai CPL (Contenitori Per Li-quidi) a contatto diretto con alimenti,secondo la normativa vigente. Gli interes-sati possono contattare l’associazionestessa (www.assorimap.it).

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NNoottiizziiaarriioo ASSORIMAP

KADISAL, CANADA

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Con oltre 200 partecipanti riuniti il 20 e 21settembre a Wiesbaden, in Germania, Po-lyTalk 2012 è stato un vertice di grandesuccesso. "Materie plastiche - Una storiad'amore intrigante" era il titolo della confe-renza che per due giorni ha riunito giovani,rappresentanti dell'industria, della politica,della scienza e dei media. Molto discussi itemi relativi all’ambiente e alla salute e ilsignificato del principio di prevenzione, na-turalmente con riferimento all’utilizzo dellematerie plastiche. Relatori di alto profilo - Janez Potočnik(Commissario europeo per l'ambiente), ElkeAnklam (direttore dell'Istituto IHCP per lasalute e la protezione dei consumatori del

Centro comune di ricerca della Commis-sione Europea) e Axel Singhofen (consu-lente dei Verdi al Parlamento europeo per lepolitiche di salute e ambiente) - hannoespresso il punto di vista della comunitàscientifica e politica. Martin Brudermüller,vicepresidente del consiglio di amministra-zione di Basf, ha esposto il punto di vista inrappresentanza dei produttori di materieprime, mentre Susan Freinkel, giornalista eautrice del best-seller "Plastic, A Toxic LoveStory", ha assunto la posizione del consu-matore critico."Come industria, dobbiamo continuare agarantire che le materie plastiche siano uti-lizzate in maniera sicura, senza alcun ri-

schio per la saluteumana, e che lanostra attenzionealla sicurezza deiprodotti immessisul mercato siamassima. Non sitratta solo di rispet-tare le normative,ma bisogna andareoltre. Questo puòanche voler dire ri-vedere le evidenzeoggi esistenti,quando nuove me-todologie sarannodisponibili. Dob-biamo ascoltare inmaniera più attentale preoccupazioni

dei consumatori e fornire risposte ade-guate", ha dichiarato Patrick Thomas, pre-sidente di PlasticsEurope e amministratoredelegato di Bayer MaterialScience. Parlando del futuro dell'industria in Europa,Jonathon Porritt, consulente per la soste-nibilità di Tony Blair e fondatore del "Forumfor the Future”, ha definito le materie pla-stiche come un settore che contribuisce inmodo straordinario alla sostenibilità, purnon potendo affermare in modo assoluto,dato il suo ruolo e le sue convinzioni, cheun maggiore utilizzo di plastica corrispondaa una maggiore salvaguardia per l'am-biente.Il futuro delle giovani generazioni in Europaè stato ampiamente discusso nel dibattitofinale insieme ai quattro vincitori delle finalieuropee dello Youth Parliament Debate,provenienti da Belgio, Turchia, Bulgaria eGermania, che hanno sfidato l'industria,rappresentata da Patrick Thomas e WilfriedHaensel, direttore esecutivo di PlasticsEu-rope, su come si possa e debba contribuirea un’educazione migliore per preparare igiovani europei alle esigenze professionalidi domani.Di seguito riportiamo, in versione presso-ché integrale, l’interessante intervento diJanez Potočnik sul futuro dell’industriadelle materie plastiche in Europa.

Un tema affascinante e delicato“Il 7 giugno un articolo sulla rivista Natureaffermava: “La crescita della popolazione

più sostenibile delle risorse

Dimostrazioni in fiera

Il Commissario europeo per l’ambiente a PolyTalk 2012

Un utilizzo

Patrick Thomas, presidente di PlasticsEurope e amministratore delegatodi Bayer MaterialScience

A cura di Riccardo Ampollini

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umana e il tasso di consumo pro-capitesono alla base di tutti gli attuali propulsorial cambiamento mondiale”. È sorprendenteche in poco più di un secolo (dal 1900 al2010) la popolazione mondiale sia aumen-tata di 4-5 volte, raggiungendo i 7 miliardidi persone dei giorni nostri. In base allestime, entro il 2050 dovrebbe sfiorare i 9miliardi. Entro il 2030, invece, possiamoaspettarci 3 milioni di consumatori in piùappartenenti alla classe media che richie-deranno beni e servizi che oggi in Europadiamo per scontati. La maggior parte di talibeni è realizzata, interamente o parzial-mente, in materiale plastico.Nel XX secolo, il ricorso al carburante fos-sile è aumentato di ben 12 volte e di 34l’estrazione delle risorse materiali. Questofenomeno è stato ribattezzato “la grandeaccelerazione” e noi, tra i pochi ricchi almondo, godiamo dei benefici di tale acce-lerazione. Temo, tuttavia, che sarebbe sem-plicemente disastroso se 9 miliardi dipersone (o anche solo 7) consumassero 16t di materiali all’anno a testa, come suc-

cede in Europa, o se gettassero via 6t/anno. La situazione attuale, il cosiddettoscenario del “business as usual”, ci diceche, entro il 2050, serviranno tre volte tantole risorse disponibili oggi. Ma già il 60% deipiù grandi ecosistemi mondiali da cui di-pendono tali risorse è fortemente compro-messo o utilizzato in modo assolutamentenon sostenibile. Pertanto, il modello di cre-scita “business as usual” non è più prati-cabile e ne serve un altro.Il futuro dell’industria mondiale ed europeadipende da un utilizzo più sostenibile e con-sapevole delle risorse: facendole durare piùa lungo e riciclando, sostituendo, rispar-miando. Abbiamo bisogno di ridurre il con-sumo di materie prime vergini; ciò nonsignifica che dobbiamo diventare un’eco-nomia basata sui servizi, lasciando che leindustrie dislocate in altre parti del mondo

soddisfino le nostre necessità: dobbiamodematerializzare, non deindustrializzare.Dobbiamo progettare prodotti performantiche consumino meno risorse o meno ma-terie prime. Per raggiungere l’obiettivo,oltre allo sviluppo tecnologico e all’innova-zione, serviranno nuovi modelli di business,che incrementino il valore aggiunto, ridu-cano l’impatto di tutto il ciclo di vita dei pro-dotti e coinvolgano maggiormente ilproduttore. Inoltre, dobbiamo svilupparestrumenti economici e capacità che rimuo-vano ogni intoppo allo sviluppo di tali mo-delli. Queste idee non sono certo nuove:Michelin porta avanti sin dagli Anni Venti ilsuo programma di leasing per gli pneuma-tici, Caterpillar nel 1972 ha fondato la divi-sione rigenerazione, Ricoh ha una gammadi prodotti “verdi” che, dopo la demolizione,vengono rigenerati. Dobbiamo disaccop-piare concretamente la crescita economicadall’utilizzo delle risorse e dall’inquina-mento; questo è l’obiettivo che si è postala Commissione Europea nella messa apunto della sua strategia ambientale Eu-

ropa 2020.L’industria delle materie plastiche gioca unruolo di primo piano in questo processo inquanto la plastica è presente in tutti gli am-biti della vita moderna”.

La plastica come soluzione“La produzione mondiale di polimeri è pas-sata da 1,5 milioni di t nel 1950 ai 248 mi-lioni di t del 2008, di cui 60 milioni solo inEuropa. Secondo le previsioni tale incre-mento continuerà a un tasso annuo del 5%(Consultic Study 2012): ma il trend è so-stenibile se pensiamo che molti prodotti poifiniscono nella spazzatura? La plastica ha isuoi problemi, ma è anche versatile, leg-gera e, gazie alle sue caratteristiche chi-mico-fisiche, offre infinite proprietà. Seriusciremo a prendere le distanze da una

società che getta via e dare vita a un’eco-nomia più circolare, la plastica avrà un futuro e sarà considerata parte della solu-zione e non del problema.L’utilizzo di bottiglie in plastica può contri-buire notevolmente al risparmio di energiadurante il trasporto in confronto alle botti-glie di vetro. Anche nell’industria dell’autola sostituzione del metallo con la plasticapuò ridurre il consumo energetico. Non homai messo in dubbio la capacità di rinno-varsi dell’industria europea, ma dobbiamofornire giusti segnali, giusti incentivi e giuste condizioni perché possa davveroprendere le giuste decisioni per investire.Questa è, secondo me, la nuova politica in-dustriale. Dobbiamo renderci conto che lanostra competitività futura dipenderà in mi-sura crescente dalla nostra capacità di faredi più con meno”.

Più riciclo e meno termovalorizzazione“Purtroppo, oggi, circa il 50% della plastica,in Europa, finisce in discarica; ciò equivale

a 12 t di greggio che riversiamonelle discariche ogni anno. I pro-duttori di resine sintetiche in primis disapprovano questa situa-zione. L’altro 50% viene recupe-rato, per lo più sotto forma dienergia e in misura minore permezzo del riciclo. Possiamo e dob-biamo fare meglio; questi dati ce-lano grosse disparità in quanto cisono 6 stati membri che hannovirtualmente eliminato le discari-che, riuscendo a recuperare il90% dei rifiuti plastici, mentre inaltri paesi dell’Unione Europeaviene ancora sepolto l’80-90% deirifiuti.Sono due gli obiettivi che dob-biamo perseguire: il tasso dei ri-fiuti immessi in discarica deve

scendere notevolmente e velocemente, mabisogna anche passare dal recupero dienergia a una maggiore attività di riciclo. Itassi di riciclo plastico sono ancora troppobassi in Europa, con una media intorno al24%. Oggi, persino nei paesi con il più altotasso di riciclo, non c’è abbastanza mate-riale a disposizione perché molto (troppo)viene destinato al recupero di energia. Nelbreve termine la predominanza della ter-movalorizzazione sul riciclo non è accetta-bile. I riciclatori sono prevalentemente PMIche producono occupazione in Europa. Ilsolo riciclo di materie plastiche dovrebbeassicurare circa 16000 posti di lavoro inpiù nei 27 stati membri della UE, suppo-nendo un tasso di riciclo del 70% entro il2020.Anche le tecnologie, in tale ambito, hannofatto rapidi passi avanti, anche se resta da

Il Commissario europeo per l’ambiente, Janez Potočnik, durante uno dei dibattiti di PolyTalk 2012

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fare altra strada. Sebbene, grazie alla nor-mativa europea, circa l’85% di ogni autoviene riciclato, solo il 25% di un’auto nuovaviene prodotto con materiali riciclati. Il rici-clo inizia sul serio quando, realizzando unprodotto, politica produttiva e politica dei ri-fiuti vanno di pari passo. Considerare pro-dotti e rifiuti come indipendenti gli uni dagli

altri non ha senso. Pensare il ciclo di vitacomporta l’adozione di una visione com-plessiva che comprenda tutte le fasi dellavita dei prodotti. Il supporto dell’industria èfondamentale per giungere a prodotti inplastica riparabili, migliorabili, eliminabili edurevoli, che non contengano sostanze pe-ricolose, come alcuni ritardanti di fiammao il Bisfenolo A. Prodotti studiati fin dall’ori-gine per essere interamente riciclabili “dallaculla alla culla”.Il consumo “usa e getta” può giovare, nelbreve termine, al fatturato, ma non credoche questa sia l’immagine che le industriechimiche vogliono per i propri prodotti e perla propria attività”.

La prevenzione al primo posto“I sacchetti in plastica e i rifiuti marini sonodue temi che pongono problemi di nonpoco conto all’industria settoriale e ai legi-slatori. Tutti concordano sul fatto che la pla-stica non dovrebbe trovarsi nell’ambientemarino eppure dobbiamo fronteggiare unaconcentrazione di microplastiche 6 voltesuperiore a quella del plancton, pronta peressere ingerita da pesci e cetacei. In mediacirca l’80% dei rifiuti plastici che galleggiain mari e oceani proviene dalla terra. Granparte della plastica che le persone gettanonon viene debitamente raccolta, selezio-nata, trattata e persino conferita in disca-rica. La Direttiva quadro sui rifiuti mette alprimo posto la prevenzione.I problemi causati dai sacchetti sono in re-altà molto prevedibili. Nel 2010 in Europasono stati utilizzati 85,3 miliardi di sacchettiin plastica, ovvero circa 200 all’anno a per-sona (Biois, 2011, “Assessment of impactsof options to reduce the use of single-use

plastic carrier bags” p. 48). Molti statimembri hanno già provveduto a ridurre ilnumero di tali sacchetti con politiche deiprezzi; insieme ad altri paesi si sono poi ri-volti alla Commissione per arrivare a un uti-lizzo più razionale dei sacchetti a livelloeuropeo. Attualmente stiamo definendo unavalutazione dell’impatto delle diverse op-

zioni per ridurre la quantità dei sacchetti incircolazione.Di primo acchito, una soluzione rapida edefficace all’inquinamento da sacchetti pla-stici sarebbe quella di utilizzare i sacchetti

biodegradabili e compostabili. Il mercatodelle bioplastiche è sicuramente in forteespansione, pur partendo da un bacinoproduttivo molto esiguo (0,93 milioni di tnel 2011). Sicuramente le bioplastiche, inparticolare le materie plastiche biodegra-dabili, hanno un proprio orizzonte applica-tivo ma, al momento, sembra abbastanzaimprobabile che nel breve e lungo periodosostituiscano in pieno la plastica tradizio-nale derivante dal petrolio.Ci sono invece molte problemi legati allebioplastiche: quelle compostabili potreb-bero contaminare il riciclo della plastica tra-dizionale (si veda “Effetti del PLA sul riciclodel PET” pubblicato sul numero di agosto-settembre di Macplas), se non immesse inun flusso separato di rifiuti, comportandol’adozione di tecniche specifiche di sele-zione e stoccaggio; le materie plastiche

biodegradabili richiedono condizioni precisedi compostaggio per decomporsi e, per-tanto, non rappresentano comunque unasoluzione definitiva né per l’inquinamentodel suolo né per quello marino; ultimoaspetto, ma non per importanza, le biopla-stiche, a base di amido estratto da mais,riso, zucchero di canna o patate, entrano incompetizione con la produzione alimentaree hanno conseguenze per la biodiversità.Insomma, credo nel futuro dell’industria eu-ropea delle materie plastiche, ma dob-biamo valutarne rischi e gestione; inoltredobbiamo entrare nell’ottica che la plasticanon è un materiale semplicemente econo-mico, ma di valore e complesso, derivanteda risorse limitate che vanno preservateper le generazioni future. Non solo do-vremmo cercare di rendere interamente ri-ciclabili le materie plastiche, ma ancheevitare di sprecarle per applicazioni futili.Per questo è necessaria una più stretta col-laborazione fra produttori, consumatori, ri-ciclatori, gestori dei rifiuti e legislatori.Durante la conferenza di Rio+20 AchimSteiner, direttore del Programma sull’Am-biente delle Nazioni Unite, ha così riassuntogli obiettivi raggiunti in tale sede: “Abbiamosbagliato a gestire le cose negli ultimi 20

anni, ma sotto questo fallimento c’è ungrande fermento innovativo. Venti anni faabbiamo deciso cosa fare, ora abbiamo glistrumenti per attuare tale decisione. Se nonentreremo nel cuore della politica econo-mica, corriamo il rischio di ritrovarci perRio+40 ancora più colpevoli. I mercati sonostrutture sociali e come tali sono governa-bili”. Possono e devono essere governati.Non si può governare il mondo nel XXI se-colo senza prendere in considerazione leconseguenze e il quadro complessivo in unpiù lungo periodo. Sarebbe l’autodistru-zione. Dobbiamo invece poter contare sul-l’industria e sugli investitori. Abbiamobisogno di economie “verdi”, anche nell’in-dustria delle materie plastiche”.

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Alcuni dei relatori intervenuti a PolyTalk 2012

Un momento dell’evento organizzato da PlasticsEurope a Wiesbaden, in Germania

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I sistemi di recupero e riciclo dei rifiuti,compresi quelli relativi alle materie plasti-che e al complesso sistema di soggettipubblici e privati che operano al loro in-terno, costituiscono uno dei tasselli cardinedelle politiche di sostenibilità ambientale.La sfida che ormai da qualche tempostanno affrontando le istituzioni europeepreposte, insieme al mondo accademico e

della ricerca, riguarda il tentativo di rom-pere il legame esistente fra la crescita delPIL e l'impatto sulle risorse naturali. Glistudi che si muovono in questa direzioneintendono comprendere meglio quali mi-sure utilizzare per realizzare il cosiddettodecoupling, cioè il disaccoppiamento fra lacrescita economica e l'impatto sull'am-biente, in linea con quanto richiesto dalla

strategia europea per lo sviluppo sosteni-bile.Questo articolo intende focalizzarsi sui di-versi approcci europei e internazionali al re-cupero e al riciclo dei rifiuti urbani e diimballaggio nell'ottica di un approccio preventivo, con l'obiettivo di fornire una pa-noramica che permetta al lettore di indivi-duare le tendenze legislative e organizzativealla base dei sistemi esistenti. Si prenderàspunto da uno studio elaborato dal Centrodi Ricerche Sostenibilità e Valore dell'Uni-versità Bocconi, commissionato da Conai epubblicato da Egea, che propone un'ap-profondita mappatura delle iniziative che iregolatori stanno implementando per favo-rire la prevenzione e l'innovazione per lasostenibilità.L'analisi, di cui si propone una sintesi inconsiderazione della complessità di unquadro organizzativo composto da molte-plici soggetti pubblici e privati che operanolungo una filiera estremamente estesa e ar-ticolata, ha preso in considerazione 11paesi europei ed extraeuropei rappresen-tativi di contesti economici e sociali diffe-renti (Belgio, Francia, Germania, Irlanda,Italia, Spagna, Svezia, Australia, California,Canada, Giappone).

Prevenzione vs. riciclo:due facce della stessamedagliaSebbene all'apparenza prevenzione e rici-clo individuino due approcci rispettiva-mente ex ante ed ex post alla produzione

Approccidifferenti

Rifiuti, prevenzione, recupero e riciclo

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A cura di Girolamo Dagostino (Assocomaplast)

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di rifiuti, nell'idea del legislatore comunita-rio risultano essere l'uno complementareall'altro, legati da meccanismi virtuosi chesi alimentano vicendevolmente. Soprattuttoin ambito normativo l'effetto moltiplicatorefra recupero/riciclaggio e prevenzioneemerge da diversi documenti ufficiali, sianoessi di tipo prescrittivo, come direttive o re-golamenti, siano essi di indirizzo o stru-menti di “soft law” come le comunicazionidella Commissione.A questo proposito, è solo il caso di citarela Direttiva quadro sui rifiuti 2008/98/EC,all'interno della quale si esortano gli statimembri a predisporre programmi di pre-venzione dei rifiuti entro il 12 dicembre2013, esplicitando obiettivi, misure pre-ventive e indicatori di efficacia delle stesseper garantire il già citato decoupling. Nellastessa direttiva si esplicita per la primavolta anche l'obiettivo dell'affermazione diuna "società europea del riciclo" dove pre-venzione e riciclaggio si saldano e valoriz-zano le materie prime secondarie in unavisione sistemica. Da qui l'ormai noto pa-radigma che riguarda la gestione dei rifiuti:"dalla culla alla culla". Diverse sono infinele Comunicazioni della Commissione dovel'approccio preventivo in testa alla cosid-detta "gerarchia dei rifiuti", si commisuraalla necessaria valorizzazione dei tassi di ri-ciclaggio e all'utilizzo delle materie primesecondarie nella progettazione ecologicadei prodotti. Non da ultimo la stessa Orga-nizzazione Internazionale per la Standardiz-zazione (ISO) sta da tempo lavorandosull'elaborazione di una serie di standardper l'imballaggio sostenibile dove la primacaratteristica e chiaramente la riciclabilità.Il riciclaggio e il recupero, pertanto, reim-mettendo nei cicli di produzione e consumorisorse materiali ed energetiche che sosti-tuiscono flussi da fonti primarie, rafforzanole politiche di prevenzione e ne costitui-scono un elemento fondamentale.

Componente focale verso questo obiettivosono i cosiddetti Compliance Scheme: i si-stemi nazionali costituiti per rispettare gliobblighi e gli obiettivi imposti dalle specifi-che normative in teme di gestione degli im-ballaggi e dei rifiuti di imballaggio. Sonoquelle strutture istituzionali che, al 2008 inEuropa, hanno permesso di riciclare il 38%del totale dei rifiuti prodotti, con forti diffe-renze tra filiere di materiali e paesi. Con ri-ferimento ai rifiuti di imballaggio, secondo ilrapporto dell'Agenzia Europea per l'Am-biente (EEA), già nel 2007 il riciclaggio si èattestato al 59%, oltre il target del 55%previsto dalla Direttiva europea 94/62/ECsu "packaging and packaging waste". Seb-bene nel 2008 si sia poi arrivati al 61%, glisforzi per raggiungere questo risultato nonpaiono tuttavia sufficienti, in quanto la per-centuale di rifiuti destinata allo smaltimentoin discarica è tuttora insostenibile (vedi fi-gura 1).Quanto alla frazione plastica, nel 2008 essarappresentava circa il 63% del totale dei ri-fiuti prodotti in Europa. L'imballaggio co-priva quasi il 64% dei rifiuti generati sulterritorio europeo, con quasi 16 milioni ditonnellate. La quota parte riciclata, circa4,5 milioni di tonnellate, corrispondeva al29% del totale di imballaggi immessi sulmercato.Le dinamiche sottese alla produzione di ri-fiuti hanno evidenziato l'incapacità degli or-gani territoriali, condizionati dai proprisistemi di sviluppo socio-economici, di as-sorbire i quantitativi di materiali post con-sumo prodotti senza arrecare dannoall'ambiente. Secondo un recente rapportodella Commissione UE - Direzione Generaleambiente, infatti, molti stati membri confe-riscono ancora quantità ingenti di rifiuti ur-bani in discarica. È anche il caso di citare un dato fornito daEurostat che conferma la crescita com-plessiva del 23,6% della produzione di ri-

fiuti di imballaggio tra il 1997 e il 2008 neipaesi europei analizzati. Da qui la neces-sità di stimolare gli stati membri all'imple-mentazione di politiche che agiscano amonte della produzione dei rifiuti.

Sintesi dei risultatiLe caratteristiche peculiari degli scenarigiuridici che regolano la gestione dei rifiutidi imballaggio nei paesi presi in considera-zione individuano nel principio della re-sponsabilità estesa del produttore diimballaggi (EPR - Extended Producer Re-sponsability), uno dei tratti più comuni.Tale principio prevede che sia il produttoredell'imballaggio che si faccia carico dellagestione del rifiuto che ne deriva dopo ilsuo utilizzo. Nel contesto Europeo, avendoquest'ultimo un riferimento normativo co-mune che è quello di indirizzo della direttiva94/62/CE, la realizzazione degli obblighiderivanti dall'applicazione del principio del-l'EPR trova sbocco nella costituzione di dif-ferenti compliance scheme deputati allaraccolta e recupero degli imballaggi. I pro-duttori e utilizzatori di imballaggi, infatti,qualora non intendano direttamente occu-parsi della gestione dei rifiuti di imballag-gio, aderiscono a compliance scheme didiversa natura e organizzazione al fine diadempiere alle responsabilità ad essi pre-poste dalla normativa.Quanto ai requisiti essenziali degli imbal-laggi, tutti gli Stati europei hanno previstonorme per recepire quanto prescritto dalladirettiva 94/62/CE. Tali misure riguardanole modalità di fabbricazione, composizione,riutilizzabilità e recuperabilità e sono statitradotti in norme tecniche dagli standarddel CEN che hanno efficacia in tutti gli statimembri.Meritano menzione alcune prescrizioniextra-UE. In California si disciplinano in ma-niera dettagliata l'utilizzo di materiale rici-clato e le caratteristiche di riciclabilità e

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Figura 1 - Opzioni per i rifiuti plastici a fine vita, suddivisi per settori di provenienza (Europa, 2010)

Fonte: Consulting Marketing und Industrieberatung

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riutilizzabilità degli imballaggi in plastica evetro immessi sul mercato. In particolareper i contenitori rigidi in plastica, è fatto ob-bligo che questi debbano essere costituitiper il 25% in plastica riciclata o essere ri-ciclati per almeno il 45% della loro compo-sizione. Lo Stato canadese, invece, metteal bando l'utilizzo di imballaggi per bevandenon riutilizzabili con la conseguente crea-zione di un sistema di deposito cauzionale.E' solo il caso di citare che recentementeanche in Italia, il Decreto 18 maggio 2010,numero 113 disciplina il contenuto di PETriciclato nella misura del 50% per la pro-duzione di bottiglie per confezionamentodelle acque minerali, allargando tale facoltàanche all'universo delle bibite analcoliche.Sono infine di recentissima adozione unaserie di iniziative da parte del Ministero del-l'Ambiente Italiano indirizzate a valutarel'opportunità di inserire anche in Italia lacauzione per gli imballaggi in metallo, pla-stica e vetro.

L'impalcatura istituzionaleTralasciando la funzione di quegli enti comeministeri, agenzie per la protezione del-l'ambiente e associazioni di imprese, l'im-palcatura istituzionale dei sistemi nazionaliindividua nei compliance scheme, che sonoformati prevalentemente da imprese pri-vate, le strutture che più di altre traducono

nella pratica il principio della responsabilitàestesa del produttore e applicano le politi-che di prevenzione.Una prima caratteristica dei compliancescheme riguarda il grado di determinazionecon cui il governo, per via legislativa, defi-nisce la loro struttura e la composizionedegli organi decisori. Per esempio, in Paesicome Italia e Australia i sistemi legislatividefiniscono puntualmente l'ossatura deicompliance scheme e gli obblighi a cui leimprese sono soggette.Gli accordi negoziali tra governo e imprese,o tra singole imprese, caratterizzano invecei sistemi di Belgio, Francia, Spagna, Ger-mania, Irlanda, Svezia e Giappone. In que-sti casi esiste una maggiore libertà da partedei soggetti coinvolti nel definire la propriastruttura organizzativa, sebbene ogni intesasia soggetta all'approvazione da parte delleautorità pubbliche competenti. Altra parti-colarità che emerge dall'analisi dei diffe-renti compliance scheme è la presenza dipiù strutture che operano influenzate daaspetti relativi al mercato, come per il casotedesco. Esistono infine sistemi, comequello canadese, dove enti costituiti subase assolutamente volontaria gestisconoil recupero degli imballaggi.Gli assetti di governance dei differenti si-stemi presi in considerazione nella ricercaevidenziano una differente presenza dei

soggetti coinvolti nelle varie filiere, sianoessi produttori di imballaggi, utilizzatori oaltri rappresentanti (figura 2).Si può notare che per Francia (Eco-Embal-lages), Belgio (Fost-Plus) e Spagna (Ecoembes), i compliance scheme di riferi-mento sono controllati in prevalenza da uti-lizzatori, mentre nel caso di Svezia(FTI-Repa) e Italia (Conai), produttori e uti-lizzatori partecipano in misura paritaria.Casi particolari, infine, sono rappresentatidall'esperienza tedesca e australiana.

Il sistema tedescoConsta di ben nove strutture operative sulterritorio, la cui attività riguarda recupero eraccolta degli imballaggi. Rappresenta unapeculiarità in quanto gli schemi presenti,come sopra accennato, agiscono in un am-bito di libera concorrenza e sono forte-mente influenzati dagli andamenti delmercato nei settori merceologici che inte-ressano gli imballaggi. Il DSD (Duales Sy-stem Deutschland) risulta essere il piùimportante dal punto di vista delle percen-tuali di recupero. Fra le nove strutture pre-senti sul territorio tedesco, il DSD è l'unicoa offrire ai propri associati consulenza ri-guardo la progettazione ecologica degli im-ballaggi e il calcolo degli impatti generatidai singoli prodotti. Tale azione facilitaanche tutte le operazioni organizzative che

Figura 2 - Composizione degli assetti di governance dei "compliance scheme" nazionali

Fonte: Centro di Ricerche Sostenibilità e Valore dell’Università Bocconi

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riguardano il recupero e valorizza l'attività diriciclo in quanto tende, per quanto sia pos-sibile, a ridurre la presenza di imballaggimultimateriale sul mercato. Altra peculia-rità del sistema tedesco, da cui derivaanche il termine "duale" risiede nella diffe-rente gestione dei rifiuti di imballaggio e diquelli prodotti in ambito domestico/urbano.I primi sono di competenza esclusiva deicompliance scheme che operano sul terri-torio, mentre i secondi sono di competenzae responsabilità delle municipalità. Un'ade-guata campagna informativa e un sistemadi etichettatura denominato Green Dot con-sente all'utilizzatore di identificare gli im-ballaggi di competenza del DSD e conferirliadeguatamente in raccolta differenziata. Alfine di evitare sovrapposizioni operative, idiversi compliance scheme e gli enti pub-blici responsabili condividono le medesimestrutture di raccolta dei rifiuti prodotti inambito domestico. Quanto invece al coor-dinamento fra i compliance scheme diversidal Duales System Deutschland, questi ul-timi si sono accordati con il DSD perchécontinui a svolgere operativamente il servi-zio di raccolta differenziata, appaltando, inaccordo con le autorità pubbliche respon-sabili della raccolta dei rifiuti domestici, ilservizio di raccolta a diverse aziende adi-bite a questo compito, le quali, sulla base dicampionature del rifiuto, addebitano i ri-spettivi costi di raccolta alle imprese pro-duttrici di imballaggi che aderiscono all'unoo all'altro compliance scheme.

Progettazione ecologicain Australia...Un altro caso particolare da citare è quellorelativo al sistema australiano, dove perrendere vincolante l'adesione al com-pliance scheme le imprese devono dimo-strare di aver adottato o di adottare le lineeguida per la progettazione ecologica pro-

poste dal compliance scheme stesso. Talesistema riveste un certo interesse, inoltre,in quanto funziona in un regime operativo dicollaborazione fra soggetti pubblici e privatidi varia natura. All'interno dello schema au-

straliano, infatti, operano simultaneamenteotto rappresentanti delle forze governative,sia federali che statali, due rappresentantidi organizzazioni non governative e setterappresentanti dell'industria.

... e libera contrattazionein ItaliaIl sistema italiano, come risaputo, trova lasua peculiarità nell'esistenza di una seriedi consorzi di filiera competenti per ciascunmateriale di imballaggio e facenti capo aConai. Tale caratteristica, non riscontrata innessuno dei paesi presi in considerazione,ha permesso di raggiungere e superare gliobiettivi imposti a livello comunitario rela-tivi ai quantitativi di rifiuti urbani di imbal-laggio avviati a riciclo. Sul versante delleazioni di recupero e riciclo dei medesimi ri-

fiuti, la dettagliata regolamentazione e lastrutturazione inerente la gestione di questatipologia di materiali post consumo con-sente anche un preciso monitoraggio e latracciabilità dei flussi. Piani di intesa quin-

quennali fra Conai e ANCI (AssociazioneNazionale dei Comuni Italiani) consentonodi coprire la quasi totalità del territorio ita-liano e forniscono il quadro per monitorareanche dal punto di vista economico i costidella gestione. Il sistema italiano è caratte-rizzato dall'essere ben strutturato per ciòche riguarda la gestione dei rifiuti urbani erisulta peculiare, inoltre, per il fatto di la-sciare alla libera contrattazione fra soggettiprivati il recupero e riciclo dei cosiddetti ri-fiuti speciali, ossia quelli prodotti al di fuoridelle competenze delle municipalità e nel-l'ambito delle attività industriali.In questo ambito di riciclo, che costituiscecirca la metà dei quantitativi che permet-tono all'Italia di raggiungere gli obiettivi im-posti a livello CE, la libera contrattazione frasoggetti freelance che raccolgono il rifiutopresso le aziende e i riciclatori costituisce laprincipale modalità di smaltimento dei ri-fiuti. Ne deriva, tuttavia, una minor preci-sione per ciò che riguarda il monitoraggiodei flussi e le dinamiche di contrattazionefra i soggetti. Bisogna aggiungere che il si-stema di riciclo dei rifiuti industriali, i cuiapprovvigionamenti in termini di materiali adisposizione dei riciclatori non sono gestitiné dalle municipalità né da Conai, non ri-ceve alcun contributo dal compliancescheme nazionale in quanto gran parte delricavato dal Contributo ambientale Conai èdestinato ai comuni italiani per la gestionedei rifiuti urbani (i rifiuti di imballaggio spe-ciali assimilati ai rifiuti urbani, e quindi dicompetenza delle municipalità, rappresen-tano una percentuale trascurabile).Esistono, infine, margini di miglioramentoper ciò che riguarda l'apertura a una mag-giore pluralità di soggetti per la gestione dei

SURFRIDER FOUNDATION

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rifiuti di imballaggio a livello nazionale, alfine di evitare situazioni monopolistiche(come ha più volte fatto notare la Commis-sione di inchiesta sulla gestione dei rifiutiistituita presso il parlamento italiano). Talepluralità di soggetti potrebbe rappresentareuno stimolo per i consorzi esistenti al mi-glioramento nella gestione e nella preven-zione della formazione di rifiuti a livellonazionale. Solo in embrione e molto isolatesono infatti alcune iniziative costituitesi eoperanti nel comparto dei rifiuti plastici ter-moretraibili per la gestione autonoma deipropri rifiuti di imballaggio, dislocate nelNord Italia e prevalentemente in Veneto.

Misure di prevenzioneUno sguardo alle tipologie di misure pre-ventive implementate dai differenti sisteminazionali è utile per capire quali siano le ini-ziative di massima e le disposizioni che in-tendono tradurre nella pratica il principio diprevenzione applicato alla formazione di ri-fiuti sul territorio. Le misure che incidonosulla progettazione ecologica degli imbal-laggi sono senza dubbio un fattore che,quando applicato, ne facilita il recupero e

ne riduce l'impatto sull'ambiente. Si rivol-gono a interventi che riguardano la ridu-zione in termini di peso del volume e lecaratteristiche di riciclabilità. In questa di-rezione, è un esempio la promozione del-l'ecodesign effettuata dagli scheminazionali (Belgio, Spagna, Australia) attra-verso la disponibilità di software per il calcolo dell'impatto ambientale degli im-ballaggi, promossi dai compliance scheme.Il supporto offerto dall'Agenzia per i rifiuti

fiamminga (Ovam) offre strumenti elettro-nici molto utili per la realizzazione di pro-dotti, fra cui gli imballaggi, secondo iprincipi dell'ecodesign (Ecolizer 2.0 il nomedi uno di questi software) e per il calcolodel loro impatto ambientale (Mambo è unsoftware promosso da Ovam per aiutare lePMI a ridurre la loro produzione di rifiuti).A sostegno di una progettazione che abbiacome riferimento l'ecodesign dell'imbal-laggio, esistono in alcuni stati servizi di for-mazione previsti dagli schemi nazionali(soprattutto quelli dove la rappresentanzadegli utilizzatori è preminente) e rivolti alleimprese che intendono integrare la fase diprogettazione con tematiche di carattereambientale (Francia, Spagna e Svezia). Ilcaso spagnolo, per esempio, è peculiare inquanto i compliance scheme prevedonoworkshop dedicati alle specifiche realtàaziendali che operano nei diversi punti dellafiliera dell'imballaggio (argomenti di inte-resse trattati sono: bioplastiche, attività ditraining in azienda, collaborazione con uni-versità, rifiuti e nuovi materiali ecocompa-tibili). L'attività per il monitoraggio e lavalutazione dell'impatto ambientale dei pro-

dotti delle imprese èsupportata anche dal-l'offerta di servizi diconsulenza, come auditaziendali (Eco-Emballa-ges in Francia prevedeun servizio di auditingalle aziende associateper la valutazione degliimpatti ambientali degliimballaggi).L'elaborazione di unaserie di indicatori (KeyPerformance Indicator),da parte dei com-pliance scheme o dialtre organizzazioni na-zionali, costituisce unostrumento diffuso in alcune delle nazioniprese in considerazioneed è finalizzato alla mi-surazione delle perfor-mance aziendali intermini di prevenzione.Caso interessante inquesto senso è quello

francese, dove il set di indicatori aiuta leaziende a valutare la sostenibilità dell'im-ballaggio in termini di massa completa perunità di vendita, rapporto volumetrico con-tenuto/imballaggio, percentuale di utilizzodi materiale riciclato, percentuale di "mo-nomateriale" presente, volume ingombro eutilizzo di risorse rinnovabili. Sulla stessalinea anche l'iniziativa spagnola dove è ob-bligatoria per legge l'applicazione del set diindicatori nei piani di prevenzione elaborati

dai produttori di imballaggi. Infine, è diffuso l'utilizzo di strumenti eco-nomici come l'applicazione di contributicommisurati al peso dell'imballaggio. Unesempio è il noto Contributo ambientaleConai, versato dal primo utilizzatoredell''imballaggio al produttore dello stesso,che a sua volta lo trasmette al consorzio difiliera di competenza. Riveste un certo in-teresse anche l'obbligo introdotto dal go-verno francese di modulare il contributoversato dalle imprese al compliancescheme in base ai criteri dell'ecodesign perla progettazione dei prodotti. Altre misure di tipo economico interessanoinvece gli incentivi ai consumatori per icomportamenti volti alla riduzione della pro-duzione di rifiuti e per le buone pratiche didifferenziazione del rifiuto nei sistemi diraccolta differenziata. Etichettatura ecolo-gica e informazioni presenti sull'imballaggioindicano, infine, la metodologia per unascelta accurata del prodotto imballato daparte del consumatore che voglia predili-gere prodotti il cui imballo abbia un bassoimpatto ambientale. Attualmente tali indi-cazioni da apporre sull'imballaggio nonsono tuttavia prescrittive e hanno valoresolo se abbinate a una consistente campa-gna di sensibilizzazione del consumatore.Segnaliamo, a titolo esemplificativo, che al-cune aziende (Barilla e Coop Italia) hannoscelto di apporre sui propri imballaggi eti-chette che, attraverso icone e diciture, in-dicano al consumatore la modalità diconferimento delle diverse componenti del-l'imballaggio in raccolta differenziata.

ConclusioniA fronte di un crescente consumo di ri-sorse, le politiche di riciclaggio e recuperosono fondamentali così come le misure avalle della filiera degli imballaggi, ma nonsufficienti per garantire la sostenibilità deimodelli socio-economici europei. Anche perciò che riguarda il sistema italiano, se lepolitiche di waste management hanno fi-nora consentito buone performance, oggipiù che mai l'attenzione dovrebbe spostarsisui modelli di produzione e consumo. Purnella consapevolezza del difficile rapportofra le esigenze di marketing e di mercato ele dinamiche di sostenibilità ambientale, lepolitiche future dovrebbero individuare sti-moli e incentivi di vario genere per "muo-vere" la produzione degli imballaggi e ilconsumo/utilizzo verso atteggiamenti re-sponsabili, evitando, se possibile, una poli-tica del cosiddetto "command and control"dove il principio prescrittivo e la forza im-positiva siano i principali meccanismi cheguidano i comportamenti degli attori eco-nomici.

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RRiciclodi nanocompositi a base di LDPE e argille

L’interesse nei confronti dei nanocompositipolimerici da parte del mondo accademicoè noto da anni [1], ma ultimamente si staassistendo a un crescente interesse ancheda parte del mondo dell’industria [2], so-prattutto per via di alcuni considerevoli van-taggi che tale tipologia di materialiconsente di ottenere, quali per esempiol’aumento del modulo elastico, dello sforzoa rottura e delle proprietà barriera [3]. Que-sto crescente interesse per applicazioni alivello industriale/commerciale dei nano-compositi polimerici (in particolare, quelli incui la carica di dimensioni nanometriche èun’argilla modificata) pone quindi nuovi in-terrogativi riguardo il trattamento di tali ma-teriali alla conclusione del loro ciclo di vita,in particolare nell’ottica di un possibile ri-ciclo. La letteratura scientifica [4-6] non fornisceattualmente molte informazioni riguardo ilcomportamento di tali materiali in seguito atrattamenti multipli di lavorazione. Al cre-scere del numero di cicli di lavorazione sisono osservati fenomeni complessi a ca-rico sia della matrice polimerica sia dellacarica nanometrica utilizzata. Questi pos-

sono comprendere fenomeni di scissione dicatena e di formazione di ramificazioni/re-ticolazioni del polimero, così come feno-meni di degradazione dei modificantichimici della carica (specialmente se que-sta è, come nella maggioranza dei casi,un’argilla modificata con composti di na-tura organica), oltre che del compatibiliz-zante se è presente. Tali modificazioniderivano essenzialmente dagli sforzi ter-momeccanici ripetutamente applicati sulfuso durante le lavorazioni.Nel presente articolo, pertanto, viene de-scritto uno studio sistematico sul compor-tamento di un sistema nanocompositoLDPE/argilla modificata sottoposto a 4 ciclidi rilavorazione in un estrusore monovite.

Preparazione e caratterizzazioneI materiali utilizzati sono un polietilene abassa densità (LDPE) per film, RibleneFC39 commercializzato da Versalis, eun'argilla organo-modificata: Cloisite 15A,prodotta da Southern Clay Products. Que-st'ultima è una montmorillonite modificatainserendo catene organiche fra gli strati

dell’argilla stessa, in modo tale da renderepiù facile l’inserzione delle macromolecoleall’interno delle particelle di argilla.La preparazione dei nanocompositi e lesuccessive rilavorazioni degli stessi sonostate effettuate in un estrusore monoviteBrabender (D = 19 mm, L/D = 25) alla velocità di 60 giri/min, con due differentiprofili termici: 100-120-140-160°C e 120-150-180-210°C. La scelta di due profilitermici è dovuta al fatto di valutare l’effettosia della temperatura sia dello sforzo mec-canico che, ovviamente, cresce al diminuiredella temperatura a causa dell’aumentodella viscosità. La caratterizzazione com-prendeva: prove reologiche (in un reome-tro rotazionale Ares G2 di TA Instruments),prove meccaniche a trazione (Instron3365), calorimetria a scansione differen-ziale (Jade DSC, Perkin Elmer), microsco-pia elettronica a scansione (Quanta F200Esem, FEI). Tutti i provini sono stati prepa-rati mediante stampaggio a compressionein una pressa da laboratorio Carver.

Risultati e discussioneIn figura 1 sono riportate le curve di flussodei sistemi preparati a 160 e 210°C. Le dif-ferenze fra i vari sistemi non sono moltomarcate, ma si può comunque affermareche è presente un aumento della viscositàin seguito all’aggiunta della nanocarica,così come al crescere della temperatura dilavorazione. Questo effetto può essere es-senzialmente attribuito alla dispersionedella carica nella matrice, che è senza dub-bio migliore al crescere della temperatura.La migliore dispersione dà luogo a un au-mento della superficie di contatto fra ma-trice polimerica e particelle e quindi a unmaggior incremento della viscosità.Per capire meglio l’effetto dei parametri dilavorazione, prendiamo in considerazionele curve di flusso dei sistemi lavorati a160°C e degli stessi dopo 4 cicli di rilavo-razione (figura 2).Alla temperatura di 160°C si osserva, comeprevedibile, un aumento della viscosità conl’aggiunta della nanocarica, mentre la rila-vorazione porta a una leggera diminuzione

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Trattamento dei materiali a fine vita

F. P. La Mantia, M.C. Mistretta (Università di Palermo), M. Morreale (Università di Enna “Kore”)

Figura 1 - Curve di flusso di LDPE e LDPE+15% Cloisite 15A a due diverse temperature di lavorazione

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di viscosità nel caso del solo LDPE;al contrario nel caso del nanocom-posito. Il comportamento alla tem-peratura di 210°C (qui non mostratoper semplicità grafica) è stato diffe-rente. Per quanto concerne il solo LDPE, levariazioni di viscosità in seguito aiquattro cicli di rilavorazione sonocontenute, e questo dimostra chetali sono anche le variazioni di pesomolecolare. Però, come precedente-mente osservato, le variazioni av-vengono in direzioni opposte: allatemperatura inferiore la viscosità delcampione rilavorato è inferiore ri-spetto al non rilavorato; il contrariosi può dire invece per il campione la-vorato alla temperatura superiore.Inoltre, prendendo in esame i com-positi, si trova una situazione oppo-sta: cresce la viscosità del campionerilavorato alla temperatura superiore, men-tre decresce quella del campione riciclato atemperatura inferiore. Si può trovare la spiegazione di questi comportamenti considerando i meccanismicon cui avviene la degradazione termo-meccanica dei sistemi in esame durante lalavorazione [7-9]. Per il polietilene la de-gradazione può avvenire essenzialmentesecondo il meccanismo della scissionedelle catene macromolecolari del polimero,con conseguente diminuzione del peso mo-lecolare, oppure con formazione di ramifi-cazioni sulla catena. Sebbene i duemeccanismi dipendano entrambi dalla for-mazione di radicali liberi, a causa delletemperature e degli sforzi meccanici ingioco, portano essenzialmente a risultatiopposti, in quanto il primo dà luogo a unadiminuzione della viscosità, mentre il se-condo a un aumento. Il risultato finale, quindi, dipende essenzial-mente da quale dei due suddetti meccani-smi prevale. E’ evidente come, allatemperatura inferiore, prevalga la scissionedi catena che porta a una diminuzione di

viscosità (come mostrato dalla curva adi-mensionale che si trova sempre a valori in-feriori all’unità; al contrario di quella relativaal campione lavorato a 210°C). Tale effettosi spiega considerando i più elevati sforzimeccanici che si generano nella lavora-

zione a temperatura inferiore.D’altra parte, il comportamento dei sistemicaricati con l’argilla modificata è diverso,ma si può spiegare considerando il ruolodelle nanoparticelle e le relative modifica-zioni subite durante la lavorazione. Mentrea 160°C il comportamento è ampiamentein linea con le previsioni, a 210°C è plau-sibile che si verifichino eventi degradativi acarico delle nanoparticelle, in particolaredell’agente modificante di natura organica,che viene degradato ed eliminato attraversola cosiddetta “reazione di eliminazione diHoffmann”. La modificazione, quindi, dellastruttura lamellare delle nanoparticelle diargilla e la concomitante generazione diprodotti di degradazione portano a una di-minuzione della viscosità al crescere delnumero dei cicli di lavorazione. E’ interessante osservare quali possano es-sere le conseguenze di tali fenomeni mi-croscopici su fattori macroscopici quali, peresempio, le proprietà meccaniche a tra-zione, riportate in tabella 1 per i sistemilavorati alla temperatura superiore. Non èstato possibile trascrivere i dati per i mate-riali lavorati a 160°C poiché i risultati erano

poco riproducibili a causa della cattiva di-spersione della carica. La presenza dellananocarica porta una leggera diminuzionedelle proprietà a rottura e a un moderatoaumento del modulo elastico. Le rilavora-zioni portano a un incremento della rigidità

e quindi a una riduzione delle proprietàmeccaniche a rottura. Questi fenomenisono in accordo con le considerazioni pre-cedenti riguardanti i fenomeni di degrada-zione a carico di tali sistemi.

ConclusioniIl riciclo di sistemi nanocompositi con ar-gille organo-modificate dà luogo a materialile cui proprietà reologiche e meccanichevariano poco almeno quando il numero diricicli è relativamente basso. La variazionedelle proprietà dipende dalla risposta aglisforzi termomeccanici applicati al fuso siadella matrice polimerica sia delle particelledi argilla organomodificate. Non è quindipossibile prevedere a priori il comporta-mento di questi sistemi riciclati se non siconoscono i parametri di lavorazione.

Bibliografia[1] T.J. Pinnavaia, G.W. Beall, Polymer-clay na-nocomposites. Wiley, NY (2000)[2] R. Pfaender, Polym. Degr. Stab. 95, 369(2010)[3] G. M. Russo, V. Nicolais, L. Di Maio, S. Mon-tesano, L. Incarnato, Polym. Degr. Stab. 92,1925 (2007)[4] E.K. Karahaliou, P.A. Tarantili, J. Appl. Polym.Sci. 113, 2271 (2009)[5] N. Touati, M. Kaci, S. Bruzaud, Y. Grohens,Polym. Degr. Stab. 96, 1064 (2011)[6] C. Remili, M. Kaci, A. Benhamida, S. Bruzaud,Y. Grohens, Polym. Degr. Stab. 96, 1489 (2011)[7] G.R. Rideal, J.C. Padget, J. Poly. Sci. 57, 1(1976)[8] M.J. Abad, A. Ares, L. Barral, J. Cano, F.J.Diez, S. Garcia-Garabal, J. Lopez, C. Ramirez, J.Appl. Polym. Sci. 92, 3910 (2004)[9] A.V. Machado, J.A. Covas, M. Van Duin, J.Appl. Polym. Sci. 81, 51 (2001).

Figura 2 - Curve di flusso di LDPE e LDPE+15% Cloisite 15A, estruse una e quattro volte a 160°C

TABELLA 1 - PROPRIETÀ A ROTTURA (A TRAZIONE) DEI MATERIALI LAVORATI A 210°C

Sistema Sforzo a rottura Allungamento a rottura [MPa] [%]

LDPE 15 450

LDPE (IV riciclo) 10,7 370

LDPE + argilla 14,1 390

LDPE + argilla (IV riciclo) 10,1 340

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Il 25 settembre VinyLoop Ferrara ha fe-steggiato 10 anni di attività. Joint venturetra gruppo Solvin, produttore di PVC a li-vello europeo costituito a sua volta da Sol-vay (75%) e Basf (25%), e Serge Ferrari,produttore francese di membrane in PVC,la società ha avviato la propria attività nel2002 e oggi dispone di un impianto ingrado di trattare 10 mila t all’anno di scarticompositi di PVC da cui viene ottenuto ma-teriale riciclato paragonabile, per costanzadi prestazioni e qualità, a quello vergineequivalente. Una vera e propria eccellenzaitaliana saldamente radicata sul territorioferrarese e unica al mondo nel suo genere.“Noi oggi iniziamo a scoprire il mondo, anzi,è il mondo che inizia a conoscere noi”, haaffermato l’amministratore delegato, PaoloGroppi, in occasione dei festeggiamenti,sancendo l’intenzione della società diaprirsi al mondo esterno e far conoscere lapropria tecnologia per il riciclo del PVC. En-rico Ferraris, responsabile marketing e co-municazione dell'azienda, ha infattisottolineato come, recentemente, la societàabbia iniziato un percorso di sensibilizza-zione del mercato sulle tematiche relativealla sostenibilità e all’impronta ambientaledella propria attività.Alla celebrazione erano presenti anche irappresentanti delle istituzioni e delle as-sociazioni di categoria locali, dalla presi-dente della provincia, Marcella Zappaterra,all'assessore all'ambiente del Comune diFerrara, Rossella Zadro, dal direttore diUnindustria, Roberto Bonora, al presidentedella Camera di Commercio, Carlo Alberto

Roncarati. Tra gli ospiti è intervenuto ancheil senatore Francesco Ferrante, direttoregenerale di Legambiente dal 1995 al 2007,che ha rimarcato come "a questo puntodella storia, con le conoscenze e compe-tenze che abbiamo acquisito, la chimica delfuturo deve essere una chimica innovativae rispettosa dell'ambiente, com'è VinyLoopFerrara". "L'azienda è un esempio dellastrada da percorrere”, ha concluso PinellaAurigemma, dirigente del Ministero per losviluppo economico che da anni si occupadel settore. “È necessario investire percreare un'industria sostenibile con processiecologicamente avanzati".

Comunicare la sostenibilitàNella sua presentazione, Enrico Ferraris haesordito proponendo unpossibile significato peril verbo comunicare, inteso come attività disensibilizzazione del-l’opinione pubblica(mercato, scuole, collet-tività) sul tema della so-stenibilità ambientale, eper la parola sostenibi-lità appunto, ossia unamodalità di sviluppoeconomico mondialeche soddisfi i bisognidella generazione pre-sente senza compro-mettere quelli dellegenerazioni future.Uno strumento per va-

lutare la sostenibilità di un prodotto/pro-cesso è oggi rappresentato dall’Analisi delCiclo di Vita (LCA). Questo rappresenta unmetodo scientifico per la valutazione del-l’impatto ambientale globale di un prodotto,dalle materie prime per realizzarlo al suotrattamento a fine vita o, come spesso sidice in gergo, “dalla culla alla tomba”, pernon basare le politiche ambientali solo sumessaggi di tipo generalista. In pratica, unLCA dovrebbe permettere anzitutto di sce-gliere tra diverse alternative quella che hail minore impatto ambientale. In secondoluogo, di superare alcuni preconcetti percomprendere, per esempio, se un materiale“naturale” sia veramente più rispettoso del-l’ambiente di uno sintetico. Infine, di mi-gliorare un prodotto, riducendo l’impatto

Un’eccellenzaunica al mondo

Tra innovazione e rispetto dell’ambiente: 10 anni di VinyLoop Ferrara

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Uno dei principali sbocchi applicativi del PVC-R VinyLoop è rappresentato dalle membrane per l’impermeabilizzazione di tunnele gallerie

Luca Mei

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ambientale derivante dal suo ciclo produt-tivo (consumo di fonti di energia non rinno-vabili e di risorse idriche, emissione inatmosfera di gas a effetto serra eccetera).A fronte di queste considerazioni lo studiosull’Impronta Ambientale di VinyLoop haavuto come obiettivo quello di valutare l'im-

patto ambientale del PVC-R ottenuto ap-punto con la tecnologia proprietariaappositamente sviluppata, confrontando unkg di tale materiale con la medesima quan-tità di PVC vergine prodotto con la metodo-logia tradizionale. I risultati ottenutidimostrano che, nella produzione di PVC-RVinyLoop, rispetto a quella di PVC tradizio-nale, la domanda di energia primaria, leemissioni di CO2 nell’atmosfera (e, quindi, ilriscaldamento globale che ne deriva) e ilconsumo di acqua diminuiscono rispettiva-mente del 46, 39 e 72%.Sono due gli sbocchi applicativi trainanti laproduzione di PVC-R con tecnologia Viny-Loop: le membrane impermeabili per larealizzazione di tunnel o gallerie e i tubi dagiardinaggio. Inoltre, i manufatti contenentiPVC-R possono contribuire al raggiungi-mento di un punteggio più elevato in sva-riati sistemi di certificazione per edificisostenibili e la tecnologia della società fer-rarese rappresenta una soluzione idealeper ottenere prodotti più sostenibili in con-formità ai requisiti previsti per gli “appaltipubblici”.Secondo l’Eurobarometro della Commis-sione Europea, anche i consumatori sareb-bero sempre più alla ricerca di prodotti conun ridotto impatto ambientale: nel 2011,l’86% dei cittadini comunitari risultava fa-vorevole all’acquisto di prodotti contenentimateriali riciclati e l’80% riteneva l’impattoambientale di un prodotto un fattore im-portante nelle scelte d’acquisto.Allo scopo di accrescere la consapevolezzasui temi della sostenibilità ambientale

anche tra i più giovani, ossia coloro che sa-ranno gli adulti di domani, l'azienda ha in-detto un concorso rivolto alle scuole diFerrara e Provincia e patrocinato delle isti-tuzioni locali e dall'Ufficio Scolastico Regio-nale, chiedendo agli studenti comeutilizzerebbero le risorse risparmiate nella

produzione di PVC riciclato per migliorarela vita nella propria città. Nella primavera2013 saranno presentate e premiate leidee più originali per risparmiare energia erispettare l’ambiente.

Riciclo di PVC da scarti compositiIl direttore dello stabilimento, Francesco Ta-rantino, ha spiegato che la tecnologia Viny-Loop per ilriciclo di PVCda scarti com-positi e l’otteni-mento di unamateria primaseconda conprestazioni equalità uguali aquelle di unPVC vergineequivalente èdi per sé moltosemplice. Percomprenderlo,si immagini didover separaredella sabbia edel sale me-scolati tra loro. A tale scopo, si deve dap-prima aggiungere acqua, in modo che ilsale si sciolga e la sabbia sedimenti. A que-sto punto l’acqua deve essere filtrata, pereliminare la sabbia, e poi fatta evaporareapportando calore, per recuperare il sale.Lo stesso principio di dissoluzione selettivaviene utilizzato anche per recuperare gli

scarti di PVC composito, ossia provenienteprincipalmente da cavi, profili eccetera, daun lato, e teloni, dall’altro, altrimenti desti-nati alla discarica o alla termovalorizza-zione. In pratica, tutto si basa su unapposito solvente brevettato che, aggiuntoagli scarti, provoca la dissoluzione del PVCe la precipitazione di qualsiasi altra so-stanza o componente diverso.Nel caso del recupero di PVC da cavi e pro-fili, la soluzione subisce una prima filtra-zione, per separare le sostanze insolubilipiù grossolane. Sia questa soluzione siaquella ottenuta dalla dissoluzione dei teloni,da cui sono separate tutte le fibre, vengonopoi convogliate a un decantatore a centri-fuga la cui azione permette di eliminaretutte le sostanze insolubili secondarie. Inun’apposita unità dell’impianto, alla solu-zione sono aggiunti vapore e additivi, perfare precipitare il PVC, ed è sottratto il sol-vente, che viene recuperato e rigenerato.Infine, attraverso un essiccatore e un se-taccio, viene separata l’acqua di risulta erecuperato il polimero. Nella sua semplicità, il processo richiedeperò una tecnologia di altissimo livello chepermetta di trattare in maniera efficace unmateriale di scarto, e, quindi, ormai di qua-lità bassissima, per ricavarne uno di qua-lità elevata che, in ultima analisi, possarimpiazzare quello vergine. Per questo nelcorso degli anni non è mai cessata l’attivitàdi ricerca e sviluppo, iniziata ben prima diun decennio fa, per implementare un bino-mio processo-tecnologia i cui punti di forzasono identificabili nel solvente, nel decan-tatore a centrifuga e nell’unità di precipita-

zione. Oggi l’impianto di Ferrara è in gradodi trattare 10 mila t all’anno di PVC discarto, con una resa che varia dal 70all’80% partendo da tubi, profili eccetera,fino al 100% nel caso dei teloni.

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Il processo VinyLoop è stato scelto per riciclare le tensostrutture in PVC (oltre 142 mila m2) di alcuni impianti sportivi che hanno ospitato le Olimpiadi di Londra la scorsa estate

Schema dell’impianto VinyLoop con le fasi di processo

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MProgetto Bioclean

Microrganismi ghiottidi plasticaÈ partito il 2 ottobre da Bologna un progetto per selezionare nuovie resistenti funghi e batteri mangiaplastica. Si chiama Bioclean,vede impegnati 19 partner di 9 paesi europei e l’Università diNanjing ed è coordinato da Fabio Fava, professore di biotecno-logia industriale e ambientale presso il Dipartimento di Ingegne-ria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell’ateneobolognese. Finanziato dall’Unione Europea con 3 milioni di euro,coinvolge anche 7 piccole-medie imprese e PlasticsEurope, chepromuoverà e implementerà i risultati ottenuti in Europa.Per selezionare i microrganismi più efficienti, capaci di degra-dare diversi tipi di polimeri sintetici - quali polietilene, polistirene,polieteri, poliesteri e PVC - si attingerà dalla plastica provenientedalle discariche e dai fondali marini, così come da collezioni de-dicate. Le colture microbiche più promettenti saranno sfruttatenello sviluppo di processi biotecnologici pilota e di strategie di"bioaugmentation" per stimolare la biodegradazione di plastichepresenti in ambienti marini, in impianti di compostaggio o di di-gestione anaerobica dei rifiuti, interventi che saranno valutatianche dal punto di vista della sostenibilità economica e ambien-

tale e applicati a una strategia di riduzione dell'inquinamento nelMar Egeo.Il progetto costituirà inoltre l’occasione per studiare il tasso dibiodegradazione e il percorso attraverso il quale la maggior partedei polimeri viene biodegradata e per valutare l’eventuale im-patto dei prodotti di biodegradazione a livello ambientale. Ver-ranno infine analizzati la possibilità di valorizzare i prodotti ottenutitramite il loro riutilizzo per la produzione di nuovi polimeri e/o dipolimeri ibridi e l’effetto, in termini di tasso, resa e percorsi dibiodegradazione, di eventuali pretrattamenti dei polimeri.

Igiene orale ecosostenibile

Spazzolino da dentibiodegradabileSi chiama Monte-Bianco Nature uno dei primi spazzolini da dentirealizzati in bioplastica. Dotato di testina sostituibile con setole

naturali, presenta testa emanico ottenuti utilizzandoApinat, la resina prodottada API (Applicazioni Plasti-che Industriali) e biodegra-dabile al 100% secondo lenorme EN 13432.Il nuovo spazzolino è fruttodi uno sviluppo congiunto diFrisetta Kunststoff, che lo hapresentato alla fiera Inter-brush 2012, A. Schulman eAPI. Quest’ultima sta spin-gendo molto l’impiego di re-sine Apinat per la produzionedi beni di consumo, in parti-colare laddove il ciclo di vitaè breve e, come in questocaso, alcuni componenti sonointercambiabili e usa e getta.Secondo l’azienda di Musso-lente (Vicenza) le proprietàreologiche di tali resine neconsentono una facile lavora-zione con spessori fino a 1 cm,mentre la dinamica di cristal-

l i z z a -z i o n epermettedi realiz-zare tempidi ciclo ra-pidi senza nes-sun intervento sullostampo. Le eccellenti proprietà meccani-che, inoltre, garantirebbero prestazioni piùelevate rispetto ad altre bioplastiche oggidisponibili sul mercato.La resistenza del materiale in condizioni distress sarebbe confermata dal comporta-mento stabile in acqua calda, mentre l’ele-vata elasticità e la resistenza all’urto hannoconsentito di superare i test di flessione,tensione e impatto.

Processo sostenibile ed economico

Plastica dalle biomasseUn team di ricercatori del Catalysis Center for Energy Innovation(CCEI) dell’Università del Delaware, finanziato dal dipartimentoamericano dell’energia, ha messo a punto un processo per tra-sformare le biomasse in p-xilene, sostanza chimica impiegatanella produzione del PET e di altri materiali plastici. Paul Dauen-hauer, assistente in ingegneria chimica alla Università del Mas-sachusetts di Amherst che ha diretto il team combinato tra la suauniversità e quella del Delaware, ha dichiarato che la versionerinnovabile del p-xilene può essere mescolata con quella tradi-zionale derivata dal petrolio senza che l'utilizzatore percepisca ladifferenza. Tale risultato incontra l’esigenza espressa da un numero semprecrescente di utilizzatori di imballaggi in PET di poter disporre diuna versione più sostenibile del PET stesso entro la fine di que-sto decennio. Questo bio PET consentirebbe di raggiungere la

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Il nuovo spazzolino da dentirealizzato con la resina

biodegradabile Apinat

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ThhT e sppecialists in plplp asstic rrecycling syssts emmss.

Choose the Number One.

sostenibilità auspicata senza dover modificare gli attuali impiantiper la produzione di imballaggi, le linee di riempimento o i si-stemi e i processi di riciclo esistenti.Il nuovo processo prevede l'impiego di un catalizzatore a base dizeoliti specificamente sviluppato per trasformare il glucosio dellebiomasse in p-xilene in una reazione a tre fasi all'interno di un re-

attore ad alta temperatura. Secondo i ricercatori il processo sa-rebbe già particolarmente economico e produrrebbe la sostanzachimica con un'efficienza del 75%. Ulteriori sviluppi in futuro po-trebbero addirittura renderlo ancora più efficiente e vantaggiosoin termini di costi (al contrario di altri metodi - come la fermen-tazione - che si sono rivelati finora più costosi e meno affidabili).

Film biodegradabile

Certificato in ItaliaDaniMer Scientific ha recentemente messo a punto un nuovofilm polimerico certificato dal prestigioso istituto milanese di ri-cerca SSCCP (Stazione Sperimentale Carta, Cartoni e Paste perCarta) come “biodegradabile in ambienti marini”. Tale unicità offreal consumatore molteplici opzioni sul fine vita dei film plastici,garantendone l’assoluta sicurezza ambientale in ambienti ac-quatici. Quest’ultima approvazione segue le precedenti certifica-zioni ottenute dai film DaniMer tra cui: Vincotte OK Compost, OKHome, OK Water e OK Soil oltre alla certificazione SSCCP perl’assimilazione anaerobica.Alla resina DaniMer 112291 sono state così confermate pro-prietà di degradazione uniche al mondo. Oltre all’aspetto am-bientale, la resina DaniMer consente di ottenere film altamenteflessibili e resistenti con una superficie molto adatta alla stampa.Scott Tuten, vicepresidente senior di DaniMer, ha affermato chel’aspetto più importante del riconoscimento ottenuto sta proprionel poter offrire diverse opzioni sul fine vita dei prodotti, un va-lore unico che rafforza il mercato settoriale dei film.

Bottiglie in R-PET anche per le bibiteSi estende anche alle bibite analcoliche la gamma delleapplicazioni per le quali sarà possibile utilizzare bottigliein R-PET contenente una quantità massima di mate-riale post consumo del 50%. È questo il contenuto delDecreto n. 139 del Ministero della Salute del 9 luglio2012 che integra la legislazione vigente dedicata allaregolamentazione dei materiali riciclati destinati a ve-nire a contatto con alimenti, con particolare riferimentoall'ultimo Decreto ministeriale n. 113 del maggio 2010di cui viene ampliata la portata dell'articolo 13-ter.Aggiungendo le sole parole "e bevande analcoliche" ilnuovo e unico articolo 1 del Decreto n. 139 accoglie lepressioni dell'associazione Assobibe, in rappresentanzaappunto del settore delle bevande analcoliche. Se sipensa all'esteso universo delle bibite analcoliche, taleintegrazione non è certo trascurabile e riveste sicurointeresse per una più ampia diffusione dell' R-PET inquesto ramo merceologico.

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Il PET - polietilentereftalato - è un polimerodi policondensazione che si ottiene perreazione di acido tereftalico e glicole etile-nico ed eliminazione di acqua. Tra gliimpieghi principali di questo polimero rien-trano fibre tessili, film biorientati stabilizzatie, soprattutto, bottiglie. Attraverso la rac-colta differenziata si raccolgono le bottigliepostconsumo che vengono poi trasformatein scaglie e avviate al riciclo. Tali scagliesono attualmente impiegate per produrrefibre tessili, foglie amorfe estruse, preformeper bottiglie, reggette e compound desti-nati alla produzione di articoli tecnici. Di se-guito proponiamo una disamina delletecnologie oggi disponibili per la produ-zione, la lavorazione e il riciclo del polimero,evidenziando il contributo tecnico dato dalle

aziende italiane nel campo della trasforma-zione e del riciclo.

Caratteristiche del PETper bottiglieAttualmente i tipi di PET "bottle grade"sono tutti copolimeri costituiti mediamentedal 98% di acido tereftalico e dal 2% diacido isoftalico. Questa formulazione con-ferisce al polimero una temperatura di fu-sione inferiore di circa 5°C, che si traducein una cristallizzazione più lenta con indubbivantaggi nella produzione di preforme per-fettamente amorfe. Anche le temperaturedi stampaggio risultano leggermente infe-riori (circa 285°C), riducendo la formazionedi aldeide acetica (AA). I granuli di PET"bottle-grade" hanno un contenuto di AA

inferiore a 1 ppm e di acqua pari a 2000ppm (0,5% circa in peso), che deve essereportato a 50 ppm per ridurre la formazionedi acetaldeide e limitare la diminuzione delpeso molecolare dovuta a reazioni di depo-limerizzazione.In genere nello stampaggio a iniezione dellapreforma la viscosità intrinseca (IV) si ri-duce di circa 0,02 dl/g e il contenuto di AAsale a 3-8 ppm, secondo il tipo di polimeroe della forma della preforma. Il soffiaggiocon biorientazione non provoca alcuna va-riazione delle caratteristiche del polimero,poiché avviene riscaldando la preformaamorfa a circa 110°C, ossia sopra la tem-peratura di transizione vetrosa (Tg), e quindinon si verificano né variazioni della IV néaumenti del contenuto di AA.

Essiccazione del granulodi PET "bottle-grade"L'eliminazione del contenuto di acqua dalpolimero è molto importante, poiché evitala depolimerizzazione nella fase di riscal-damento per la sua trasformazione in pre-forma o foglia estrusa. Per ridurre ilcontenuto di acqua da 5000 (0,2%) a 50ppm sono disponibili appositi essiccatori in-dustriali in grado di garantire anche chel'aria impiegata per effettuare l'essicca-zione abbia un punto di rugiada (dew point)di almeno -50°C. L'essiccatore è quasisempre posizionato al di sopra della tra-moggia di carico che alimenta la pressa ainiezione. In questo modo il granulo non si

di PET vergine e riciclato

Tecnologie, processi, sbocchi applicativi

Lavorazione PIOVAN

Una batteria di refrigeratori ad alta efficienza PETChiller, sviluppati da Piovan specificamente perla lavorazione del PET, installata presso Puccetti Materie Plastiche

Oreste Pasquarelli

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raffredda e si riduce drasticamente il peri-colo di riassorbimento di acqua contenutanell'aria.La messa a punto di essiccatori specifica-mente progettati per il PET è stata portataavanti inizialmente da Piovan, che ha af-frontato il problema negli Anni Ottanta,quando è stata avviata la produzione dellepreforme. La società ha sviluppato anche ifiltri speciali per garantire la qualità dell'ariadestinata all'essiccazione e oggi fornisce

un’ampia gamma di tipidi essiccatori in funzionedelle esigenze della tra-sformazione.Attualmente in questo set-tore sono attivi anche altricostruttori, quali Moretto,SB Plastic Systems edEngin Plast, con impiantiausiliari per l'alimenta-zione dei granuli e dellescaglie.

Stampaggiodella preformain PETLa preforma in PET deveessere stampata a inie-zione con un processo cheabbia un’elevata potenzia-lità di raffreddamento, perriuscire a produrre un se-milavorato trasparente ecompletamente amorfo.Bisogna ottenere una pre-forma amorfa al fine di po-terla riscaldare al di sopra

della temperatura di transizione vetrosa(circa 70°C). A circa 110°C la preformarammollisce e quindi è possibile "defor-marla" con aria compressa per ottenerebottiglie con una forma definita dallostampo femmina dell'impianto di soffiag-gio. L'efficienza e la velocità di raffredda-mento, quindi, devono essere superiori allavelocità di cristallizzazione del polimeroamorfo. Nella fase di soffiaggio - essendo latemperatura superiore al valore di Tg - il

PET cristallizza mentreviene biorientato per effettodella pressione dell'aria disoffiaggio e di un punzonemetallico che "stira" longi-tudinalmente la preforma.Gli stampi per la produ-

zione di preforme sono tuttimulticavità e dotati di un

sistema che garantisceil raffreddamento dellapreforma stessa siaall'interno sia al-

l'esterno; in genere lostampaggio avviene me-

diante sistema a canali caldi. Oggisi impiegano stampi fino a 98 cavità perpreforme destinate alla produzione di bot-tiglie da 1,5 litri. Le cavità possono au-mentare per bottiglie con capacitàinferiore (esempio 0,5 litri) o, viceversa,diminuire per contenitori con capacitàmaggiore. Il ciclo di stampaggio di una

preforma del peso di 30-35 g (bottiglia da1,5 litri) varia tra 15 e 20 secondi.Per particolari esigenze di barriera ai gas(birra e bevande fortemente gassate) si

producono preforme coiniettate, impie-gando PET per lo strato esterno e interno euna poliammide (MXD6, metaxilidendiam-mina) per quello intermedio. Si tratta, inquesto caso, di una tecnologia molto com-plessa, poiché sono necessarie due mac-chine per lo stampaggio che alimentano ununico stampo. Attualmente in Italia gli im-pianti di stampaggio a iniezione per laproduzione di preforme sono realizzati prin-cipalmente da Sipa, a cui si è aggiunta re-centemente Sacmi Imola. Altre societàoperanti in questo settore sono, per esem-pio, Husky e Netstal.

Produzione di bottiglie inPET e loro caratteristicheprestazionaliL'impianto per il soffiaggio di preforme perottenere bottiglie è costituito da due parti:preriscaldamento della preforma, esclu-dendo la parte della bocca, già munita dellafilettatura destinata a ricevere la chiusuraa vite; soffiaggio della preforma, riscaldataa circa 110°C, con aria compressa a 40bar e contemporaneo stiro longitudinalemediante l'azione di un punzone metallico.La bottiglia così ottenuta risulta biorientataper l’effetto combinato della pressione del-l'aria in senso trasversale e del punzonemetallico in senso longitudinale, mentre lacristallizzazione nel corpo della bottiglia siattesta intorno al 22-27%.Le bottiglie devono presentare caratteristi-che e prestazioni specifiche. Anzitutto, de-vono avere un’ottima resistenza meccanicae alla pressione interna, poiché, secondo laforma e il grado di orientazione, scoppianose sottoposte a pressione interna di circa12-15 bar a temperatura ambiente. Maanche ottima resilienza all'urto e alle ca-dute accidentali da altezze fino a circa 3metri. Presentano, inoltre, un’impermeabi-lità ai gas abbastanza elevata, ma non unabarriera assoluta, per cui non risultanoadatte a contenere prodotti particolarmentesensibili all'ossidazione. Bisogna ricordareche le bevande gassate perdono gas du-rante lo stoccaggio in modo decisamentepiù sensibile nei piccoli formati (bottiglie da0,5 litri), poiché il valore del rapporto su-perficie/volume è particolarmente sfavore-vole. Per questa ragione, per le bevandemolto gassate vengono adottate bottigliecoiniettate. Devono poi essere resistenti alcalore. Questo rappresenta il punto deboledella bottiglia in PET, poiché a temperaturesuperiori a 70°C quelle biorientate - manon stabilizzate - tendono a riprendere laforma della preforma per effetto della ter-moretrazione. Pertanto non risultano adatteal riempimento a caldo e devono sempreessere conservate a temperature che nonsuperino i 50°C.Gli impianti di produzione bottiglie possono

Dettaglio di un sistema di alimentazione per PET sviluppato daPlastic Systems

Per introdurre nella macchina di processomiscele omogenee con un’elevata percentuale(70%) di PET macinato, Engin Plast propone unsistema di dosaggio con forzatore

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essere divisi in due tipologie. Quelli linearipresentano un unico stampo, che puòavere una o più cavità (fino a un massimodi sei per bottiglie da 1,5 litri), e sono par-ticolarmente adatti alla produzione di con-tenitori di elevata capacità, come, peresempio, le bottiglie da 5 litri, i contenitoriper birra alla spina da 10 litri e i boccioni da5 galloni per gli impianti di distribuzione diacqua in bicchiere.Gli impianti rotativi presentano uno stampoper ogni bottiglia, montato su un impiantocircolare che appunto ruota. Il numero di

stampi dipende dalle dimensioni della sedecircolare e, in genere, varia da un minimo di4 a un massimo di 20. Si tratta quindi diimpianti con un’elevata produttività di bot-tiglie con capacità massima fino a 2 litri (piùraramente di 5 litri), mentre non sono adattia realizzare contenitori di elevata capacità.Per entrambi i tipi di impianti la potenzialitàproduttiva di un’impronta per una bottiglia

con capacità di 1,5 litri a sezione circolareè pari a circa 1500 pezzi/ora, che equival-gono a una resa da 1500 a 9000 botti-glie/ora per gli impianti lineari e da 6000 a30000 bottiglie/ora per quelli rotativi.Attualmente, l’integrazione degli impianti disoffiaggio rotativi e di quelli di riempimentoe tappattura in una soluzione “monoblocco”consente di eliminare la fase di risciacquodelle bottiglie, poiché, essendo prodotte acirca 110°C e direttamente inviate alla se-zione di riempimento, non vi sono possibi-lità di inquinamento da parte di elementi

estranei esterni. Sipa, con l’acquisizione delcostruttore di impianti di riempimento Ber-chi, è in grado di fornire soluzioni di questotipo.Oltre alla tecnologia che prevede la produ-zione in due fasi separate di preforma ebottiglia, denominata "bistadio", le due fasipossono essere realizzate in un unico im-pianto “monostadio”, nel quale si alimen-

tano i granuli di PET e si produce la botti-glia. Quest’ultimo è particolarmente diffusoper la produzione di piccoli contenitori concapacità da 100 a 500 cc. In Italia vi sonodiversi costruttori di impianti per soffiaggiodi bottiglie da preforme e monostadio: lagià citata Sipa (impianti sia lineari e sia ro-tativi e monostadio per contenitori di pic-cole capacità); Siapi (impianti di soffiaggiolineari); SMI (impianti di soffiaggio rotativi);Gefit e Procrea (impianti monostadio).

Produzione di fogliaamorfa in R-PET destinataalla termoformaturaLa produzione di foglia destinata alla ter-moformatura si è sviluppata a seguito dellamessa a punto di impianti appositamentestudiati per questo impiego. Si tratta diestrusori bivite corotanti che possono es-sere alimentati con scaglie di PET riciclatoe che non hanno bisogno di un impianto diessiccazione, poiché l'estrusore è dotato dipiù prese per il degasaggio. La caduta diviscosità intrinseca è più elevata rispetto aun impianto dotato di essiccatore, ma è li-mitata a 0,03-0,04 dl/g.Impianti di questo tipo vengono realizzati,per esempio, da Bandera. L’azienda, perrendere la foglia estrusa adatta a venire acontatto con prodotti alimentari, propone unimpianto di coestrusione con una linea bi-vite, per estrudere PET riciclato nello statointermedio della foglia, e una linea mono-vite dotata di essiccatore, per estruderePET “bottle grade” idoneo al contatto conalimenti sui due lati esterni della foglia. Glispessori della foglia oscillano da 100 a 300micron, secondo il tipo di contenitore ter-moformato che verrà prodotto. Si possonoutilizzare PET con valori di IV pari a 0,7,poiché questa non è un fattore critico. Vi-

Il sistema XForm messo a punto da Sipa per la produzione di preforme in PET

Per lo stampaggio di preforme Sacmi Imola ha sviluppato la macchina IPS (Injection Preform System)

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scosità del materiale e spessore del semi-lavorato sono strettamente legati alla pro-fondità di imbutitura che avrà il contenitoretermoformato.Oltre a Bandera, anche Amut ha messo apunto linee per produrre lastre coestruse in

PET amorfo, così come Bausano, Maris eUnion.

Produzione di reggettein PET riciclatoLa disponibilità di PET riciclato multicolore

ha fornito la base per il buonosviluppo del mercato dellereggetta monorientata. Perconferire alle reggette ottimeprestazioni meccaniche oc-corre utilizzare PET riciclatocon IV pari a 0,85-0,90, percui in alcuni casi i produttoripost-polimerizzano le scagliericiclate.Questo tipo di reggettestanno erodendo mercato aquelle in poliammide, grazieal costo inferiore, e alle reg-gette in polipropilene, poichéle prestazioni meccanichesono superiori. Tra i costrut-tori di impianti dedicati allaproduzione di reggette in PETriciclato troviamo, per esem-pio, Union e la società tede-sca Gneuss, anche incollaborazione con aziendeitaliane.

PET da bottigliepostconsumoCon l'avvio della raccolta dif-ferenziata dei rifiuti e la na-scita del Conai (ConsorzioNazionale Imballaggi) e deiconsorzi di filiera - per le ma-

terie plastiche Corepla (Consorzio nazionaleper la raccolta, il riciclaggio e il recuperodei rifiuti di imballaggi in plastica) - è statopossibile cominciare a riciclare meccanica-mente le bottiglie. Questa nuova attività siè resa possibile poiché sono stati messi apunto impianti specifici per il riciclo di bot-tiglie in PET, PE o PP e di film in PE e PP.Un impianto di riciclo per bottiglie è costi-tuito da diversi elementi, poiché è neces-sario garantire un elevato grado di purezzae di omogeneità delle scaglie prodotte, nelcaso del PET, e dei granuli, per le poliole-fine. Il riciclo prevede solitamente le se-guenti fasi: apertura delle balle di bottiglieschiacciate, che arrivano dai centri di sele-zione; trattamento a secco in cilindro ro-tante forato, per eliminare contenitoritroppo grandi e troppo piccoli ed eventualiprodotti estranei; prelavaggio delle bottiglie,per eliminare le etichette sia di carta sia diplastica; selezione delle bottiglie, per elimi-nare contenitori in altri materiali plastici eper separare le bottiglie in PET in base alcolore (questa operazione è effettuata consensori specifici che individuano le bottigliee la loro posizione sui nastri trasportatori ele separano azionando getti d'aria attra-verso la rete del nastro trasportatorestesso); macinazione delle bottiglie selezio-nate; lavaggio a caldo delle scaglie ottenutedalle bottiglie e dai tappi in poliolefine; se-parazione per flottazione delle scaglie dipoliolefine, che galleggiano (densità: 0,9-0,95 g/cm3), da quelle in PET, che vanno afondo (densità: 1,35 g/cm3); lavaggio adalta temperatura (circa 95°C) per cristalliz-zare superficialmente le scaglie e renderle

SupercleanQ: R-PET per alimentiL'utilizzo di R-PET per la produzione di articoli destinati al contatto con alimenti è l’oggetto di un nuovo progetto europeotriennale denominato SupercleanQ (www.supercleanq.eu), al quale Assocomaplast (Associazione dei costruttori italiani dimacchine e stampi per materie plastiche e gomma) partecipa in rappresentanza dei costruttori italiani.Il consorzio di ricerca, che ha formalmente iniziato la sua attività il 1° novembre 2011, ha ricevuto 1,9 milioni di euro nell'ambitodei finanziamenti comunitari previsti del settimo programma quadro (FP7). Il gruppo di lavoro annovera 12 partner tra asso-ciazioni, aziende (per l’Italia Aliplast e Dentis) e centri di ricerca, con lo scopo di migliorare il processo di selezione e riciclodel PET postconsumo per impieghi a contatto con alimenti, nonché elaborare procedure di controllo e un protocollo di qua-lità conformi al Regolamento CE 282/2008.I propositi di questo progetto, che si inseriscono in un settore relativamente nuovo, ma ricco di possibilità (solo nel mercatoitaliano la frazione di bottiglie di PET postconsumo che sfugge al sistema di recupero e riciclo supera le 150 mila t/anno), sonoambiziosi in quanto i ricercatori coinvolti ambiscono a ottimizzare il processo di selezione e riciclo anche del PET colorato eaccoppiato, quest'ultimo utilizzato soprattutto nelle applicazioni per imballaggi alimentari, il cui recupero risulta essere oggitroppo dispendioso e poco remunerativo.Fra gli obiettivi di SupercleanQ c'è anche la definizione di una procedura di “challenge test” per la validazione dei processi dieliminazione dei contaminanti che interessano il PET postconsumo. Il nuovo processo di monitoraggio in linea dovrebbe es-sere in grado anche di identificare altri tipi di sostanze indesiderate presenti negli imballaggi postconsumo, come additivioxodegradabili, materiali biodegradabili, bisfenolo A, incompatibili con il contatto con alimenti, la cui separazione negli attualisistemi di raccolta differenziata non è ancora prevista.Oltre ad Assocomaplast, Dentis e Aliplast, partecipano al consorzio di ricerca: British Plastics Federation, Eupc, Mos, Extricom,S+S Separation And Sorting Technology, Smithers Rapra Technology, Fraunhofer Institut, University Of Exeter, CEN.

Un impianto completo sviluppato da Bandera per lacoestrusione di lastre in PET

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adatte a essere essiccate prima della trasformazione; essiccazione e miscelazione dei di-versi lotti; imballaggio in sacconi da 1000-1200 kg.Le scaglie di PET riciclato devono essere conformi alle caratteristiche tecniche contenutenelle norme UNI 10667-7 per la produzione di fibre tessili, UNI 10667-8 per la produzionedi corpi cavi e UNI 10667-9 per la produzione di foglie e lastre termoformabili.Tra le società specializzate nella realizzazione di impianti completi per produrre da 10 milaa 30 mila t/anno di scaglie in PET riciclato troviamo Previero-Sorema e Amut, ma varieaziende sono attive in questo settore: Adler; Tria; Folcieri; Gamma Meccanica; Icma SanGiorgio; Matex Varese; Reg-Mac; Tecnova. Si valuta che in Italia sia installata una capacitàproduttiva di PET riciclato pari a circa 200 mila t/anno.

Impianti per "super-cleaning" delle scaglie di PET riciclatoIn Europa sono stati messi a punto impianti per il trattamento delle scaglie di PET riciclatoche garantiscono il superamento del "challenge-test" e, quindi, rendono idoneo il PET ri-ciclato al contatto con alimenti e bevande. Tutti gli impianti effettuano trattamenti ad altatemperatura e in alcuni casi fusione del PET, al fine di eliminare in modo sicuro i simulantidegli inquinanti additivati per l'esecuzione del "challenge-test". Le temperature sono su-periori al punto di ebollizione dei simulanti, per cui l'eliminazione di questi composti estre-mamente efficace e veloce.Tra i costruttori europei, Bühler realizza impianti con alimentazione di scaglie o granuli, cri-stallizzazione e processo di rigradazione allo stato solido in corrente di azoto a circa 220°C.Starlinger propone sistemi con alimentazione di scaglie o granuli, cristallizzazione in aria eprocesso di rigradazione sottovuoto. Il processo in pratica è continuo, poiché prevede iltrattamento di una piccola quantità di materiale, la sua rimozione dal reattore e la con-temporanea introduzione in quest’ultimo di altro materiale. Gli impianti di Erema, infine, pre-vedono l’alimentazione della scaglie in un reattore sottovuoto, dove vengono portate afusione. Il materiale fuso viene quindi filtrato ed estruso in granuli. La decontaminazioneavviene nella fase di fusione, che dura circa 2 ore.Tutti e tre questi tipi di impianti sono in funzione nel nostro paese presso alcune societàriciclatrici, mentre in Italia non sono attivi costruttori che realizzino impianti per il trattamentodi super-cleaning.

PET riciclato a contatto con alimenti e bevande:conclusioniAttualmente l’impiego di PET riciclato a contatto con alimenti è regolamentato in manieradiversa nei singoli paesi dell’Unione Europea. In Italia vi sono i due limiti: il PET riciclato puòrappresentare al massimo il 50% di una miscela con materiale vergine; può essere utiliz-zato solo per acque minerali e bevande analcoliche.Attualmente sono oltre 50 le domande di autorizzazione per impianti per la produzione diPET riciclato idoneo al contatto con alimenti e bevande e le valutazioni tecniche in corsoda parte di EFSA dovrebbero essere pubblicate all'inizio del 2013, mentre per le valutazionipositive occorrerà attendere l'autorizzazione ufficiale della Commissione dell’Unione Euro-pea, che dovrebbe arrivare in circa sei mesi. Quindi, presumibilmente a fine 2013 o inizio2014 si dovrebbe avere un primo elenco di società riciclatrici autorizzate e decadranno tuttele autorizzazioni concesse nei singoli paesi membri. Le autorizzazioni emesse dalla Com-missione Europea considerano il PET riciclato idoneo al contatto con tutti i tipi di alimentie bevande senza alcuna limitazione di impiego.Pertanto, le diverse produzioni di PET riciclato - considerate idonee al contatto con ali-menti e bevande - potranno costituire un’alternativa al PET vergine.

Una linea di estrusione messa a punto da Union per la produzione di foglia in PET utilizzandoscaglie provenienti da bottiglie postconsumo

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Riciclo di PET

Resa produttiva e risparmio energeticoPer il riciclo di filati, nontessuti o film in PET, Gamma Meccanicaha messo a punto la serie GM Compac di linee specificamentededicate a tale applicazione, dotate di sistema Ecotronic, estru-sore, cambiafiltri e taglio sommerso TI. All’inizio del processo, ilmateriale viene triturato per mezzo di lame rotanti e, quindi, den-sificato. In questa fase, grazie al controllo della temperatura, lamaggior parte dell’umidità viene espulsa sotto forma di vapore.La vite premente che spinge il materiale nell’estrusore è stataaccorciata rispetto ai modelli precedenti, per rendere la linea piùcompatta e renderne la movimentazione più pratica.Al sistema di alimentazione Compac sono state apportate alcunemodifiche, per rendere più agevoli le operazioni di manutenzione.Per esempio, è stato inserito uno sportello laterale che permetted’ispezionare l’interno del silos e pulirlo da eventuali residui diproduzione. Inoltre, è stata ottimizzata l’introduzione di materialemediante nastro trasportatore, in caso di scarti misti, traino, inpresenza di bobine di film, o dosatore, trattando materiale maci-nato. Per garantire la totale espulsione dei residui di umidità, nel-l’estrusore, a cui è collegato un cambiafiltri a piastre specifico peril trattamento del PET, sono stati installati due camini di dega-saggio e un sistema per il vuoto spinto.La linea è equipaggiata con il nuovo sistema di taglio sommersoTI, particolarmente indicato per lavorare i materiali con fluiditàelevata come PET, TPU, PA ecc. Rispetto ai modelli precedenti,questo tipo di taglio presenta prestazioni migliori. La filiera èadesso divisa in due parti, per consentire cambi di produzione einterventi di pulizia rapidi, ed è dotata di placchette in widia, peraumentarne la durezza e limitarne l’usura. Il girante autoalline-ante si adatta in modo automatico al piano di lavoro della filierae la pressione delle lame su quest’ultima è gestita da un sistemaelettronico che permette di programmarla a intervalli di tempopredefiniti con intensità variabile.La testa di taglio di tipo modulare può essere utilizzata per pro-duzioni medio-alte sostituendo la vasca e la centrifuga. La pompae gli scambiatori di calore sono di tipo modulare: in questo modosi può evitare l’installazione della resistenza quando si lavora unmateriale che non necessita di acqua molto calda. La centrifugapresenta una nuova motorizzazione, che permette di cambiarela velocità adattandola al tipo di materiale riciclato.La capacità produttiva delle linee della gammaGM per il riciclo di PET variada 150 kg/ora (della piùpiccola GM65 Compac)

a 2200 kg/ora (della GM210 Compac) e, grazie al sistema Eco-tronic, il consumo di energia risulta significativamente ridotto.

Selezione, lavaggio e riciclo di PET

Lavatrice a frizione Per la selezione, il lavaggio e il riciclo del PET, Amut ha brevet-tato la soluzione denominata Friction Washer, che garantisce lacompleta eliminazione delle impurità dal materiale grazie a unprocesso continuo e accuratamente controllato, il tutto con unconsumo di acqua ridotto di due terzi rispetto ai sistemi tradizio-nali di lavaggio. Lo sviluppo di questa soluzione si è incentrato suun duplice obiettivo: ottenere una perfetta pulizia del prodotto;risparmiare in modo significativo energia. L’impianto utilizza unlitro d’acqua per ogni kg di PET trattato e il prodotto finale pre-senta un’elevata purezza con livelli di residui organici nell’ordinedi 20 ppm; nei sistemi tradizionali tali valori sono rispettivamentepari a circa tre litri e 100-200 ppm.La Friction Washer ha la funzione di eliminare dalle scaglie diPET (o dalle bottiglie) qualsiasi tipo di materiale inquinante: eti-chette, colla, residui di sostanze organiche e sporco superficiale.La macchina è alimentata direttamente da una coclea esterna,che trasporta il materiale da lavorare scaricandolo nella boccad'entrata. All'interno della macchina, il PET viene lavato conacqua calda e prodotti chimici, soda e detergente. Il compito dellasoda è quello di attaccare lo sporco organico, mentre il deter-gente impedisce che colla e inquinanti tornino a depositarsi sullasuperficie delle scaglie. Durante la permanenza del prodotto neltamburo, l'azione combinata dell’attrito generato dal rotore, unitaa quella dell’acqua calda e dei prodotti chimici, permette il per-fetto lavaggio delle scaglie di PET.Il funzionamento della macchina è automatico e continuo: que-sto significa che tanto materiale entra, tanto ne esce dopo esserestato trattato per un determinato periodo di tempo. Il tempo di permanenza del materiale in fase di trattamento è determinante per il buon esito dell’azione di lavaggio e, normal-mente, viene impostato al momento dell’avviamento dell’im-pianto, ma può essere modificato durante il processo. L'acqua ele impurità (residui di carta, colla ecc.) in uscita dalla macchinavengono trattate con un filtro speciale, con un potere di filtrag-gio inferiore a pochi micron, e l’acqua viene rimessa in circolo at-traverso uno scambiatore di calore che ne riporta la temperatura

La linea GM Compac con sistema Ecotronic e taglio sommerso TImessa a punto da Gamma Meccanica per il riciclo di filati, nontessuto e film in PET

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ai valori di esercizio (90-95 °C).Il sistema garantisce il controllo del tempo di permanenza. Sitratta di un processo in continuo, ossia il materiale in entrataspinge verso l’uscita quello in fase di trattamento senza alcunmovimento o flusso caotico all’interno della macchina; il tempodi residenza è controllato in base al rapporto volume/portata. Inol-tre, è possibile tenere sotto controllo il coefficiente di frizione ela temperatura. Il processo necessita di una temperatura ben de-finita, che viene mantenuta automaticamente dal sistema di con-trollo tramite alimentazione di acqua calda ed eventuale iniezionedi vapore diretto. Infine, il sistema garantisce la concentrazionedei prodotti chimici.La macchina è collegata a un sistema di ricircolo e filtraggio del-l’acqua (anche questo brevettato dal costruttore novarese). Unavolta che gli inquinanti sono stati staccati dall’azione di frizione

vengono prelevati ed evacuati in continuo dal flusso di acqua,così da evitarne il deposito casuale. L’acqua, grazie a un intensofiltraggio, viene pulita e riutilizzata in continuo, conun considerevole risparmio sia di acqua medesimasia di prodotti chimici, conseguente al mantenimentodella concentrazione di questi ultimi all’interno delcircuito. Un sistema di scambiatori di calore controllale temperature dell’acqua in automatico, recupe-rando il calore residuo. I consumi e, di conseguenza,i costi di esercizio sono ridotti al minimo.Un impianto di questo tipo è stato recentemente in-stallato da ECO Plastics per ottenere scaglie di PETdi qualità estremamente elevata destinate a CocaCola Enterprise per il bottle-to-bottle.

Linee di lavaggio del PET

Alta automazione per mercati emergentiI mercati di sbocco degli impianti sviluppati da So-rema per il lavaggio di bottiglie in PET da cui otte-

nere scaglie di elevata qualità per applicazioni nel settore delpackaging - come la produzione di lastre o di granuli di gradoalimentare - sono stati inizialmente quelli dei paesi industrializ-zati. Tali mercati sono caratterizzati da sistemi di raccolta evoluti,una qualità costante delle bottiglie da lavare, un costo della ma-nodopera elevato, problematiche di lavaggio note e linee di rici-clo ben definibili.Negli ultimi anni la richiesta di linee per la produzione di scagliedi elevata qualità si è allargata ai mercati emergenti dell’Asia,dell’America del Sud e dell’Africa e il criterio di scelta del partnertecnologico si è spostato dal basso costo della manodopera allaricerca di scaglie di qualità e, quindi, di automazione delle linee.La sfida in questi nuovi mercati è rappresentata da un sistema diraccolta che fornisce materiali molto più complessi da trattare,dato l’elevato livello di contaminazione e la variabilità della qua-

lità delle bottiglie in ingresso nel pro-cesso.Per rispondere alle esigenze di questenuove realtà, Sorema ha sviluppatolinee di lavaggio dedicate con una se-zione di prelavaggio e preselezioneparticolarmente robuste. Fondamen-tali, in tali mercati, infatti, risultano, ilprelavaggio a caldo e il sistema di la-vaggio a batch, che consentono di ot-tenere sempre una decontaminazionesuperficiale di qualità, obiettivo pri-mario del processo anche con i ma-teriali più contaminati.Anche il mulino, macchina chiave delprocesso di riciclo, è sottoposto ausura elevatissima in questi impianti.È stato quindi dimensionato pen-sando alle particolari condizioni di la-voro e dotato della possibilità disostituire tutte le parti a contatto coni materiali usuranti, per garantire lamassima efficienza nel tempo. Lelinee proposte hanno capacità orarie

da 800 a 5000 kg e si basano su una struttura modulare in gradodi conferire un’elevata flessibilità.

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Durante la permanenza del prodotto nel tamburo, l'azione dell’attrito generato dal rotore, unita a quelladell’acqua calda e dei prodotti chimici, permette il perfetto lavaggio delle scaglie di PET

Le linee di lavaggio del PET sviluppate da Sorema per i mercati emergenti si contraddistinguono perl’elevato livello di automazione

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Riciclo in linea o da bobina

Recupero di rifiliTra le più recenti novità nella gamma di prodotti proposta da Tec-nova troviamo l’impianto Refil TTC, adatto al recupero dei rifili discarto degli impianti per l’estrusione di film. Si tratta di una so-luzione completa e compatta al tempo stesso, che consente ilrecupero immediato a bordo macchina o da bobina degli scartie il loro riutilizzo nella linea di produzione.I rifili vengono introdotti nella tramoggia dell’impianto di recu-pero a una velocità regolabile con quella della linea di estrusione,

che può arrivare fino a 100 m al minuto, oppure possono alter-nativamente alimentare un traino laterale per essere avvolti inbobina. I granuli ottenuti vengono inviati alla linea di estrusionetramite un ventilatore di lancio.L’impianto assicura una produttività oraria tra 40 e 45 kg ed è ingrado di trattare PP, PE, LDPE, LLDPE, HDPE, MDPE ed EVA al5%, così come i principali materiali biodegradabili. Con questasoluzione l’immediato recupero degli scarti della produzione difilm risulta economicamente vantaggioso e permette di risolverei problemi legati alla gestione e al riutilizzo degli scarti.La gamma di prodotti dell’azienda include anche i modelliE130/54D ed E160/54 (linee di riciclo monovite a doppio dega-saggio), così come impianti di rigenerazione per film, macinati, la-stre, espansi e monofilamenti in LDPE, HDPE, LLDPE, PP, PS,ABS, EPS, PET, PA 6 e 6.6, PC e POM.

Rigranulatrici per film termoplastici

Flessibilità e versatilitàLa collaborazione che da oltre quarant’anni lega i principali co-struttori di impianti di estrusione a Exact ha portato quest’ultimaa mettere a punto soluzioni per recuperare in linea un gammasempre più ampia di film termoplastici, bordi o rifili, fino a inclu-dere materiali che un tempo sembravano impossibili da trattare.La flessibilità e la versatilità delle linee rigranulatrici proposte dal-l’azienda permettono di passare in pochi secondi dal recupero di

film di tipo tradizionale - mono e multistrato, biodegradabili, abolle d’aria, espansi, in tessuto nontessuto ecc. nei più svariaticolori, spessori e larghezze - al recupero di film, per così dire,più attuali - come quelli in EVA di elevato spessore, utilizzati, peresempio, per la realizzazione di pannelli fotovoltaici, o quelli orien-tati e biorientati - o di materiali con un alto contenuto di resinemetalloceniche, di carbonato di calcio e di additivi in generale, perottenere un prodotto incontaminato, non stressato e pronto peressere reintrodotto a ciclo chiuso nel processo di estrusione.I benefici derivanti dall’utilizzo di rigranulatrici in linea possonoessere individuati in: assenza di ulteriore fusione del materiale;elevato peso specifico del rigranulato; eliminazione della polveree del fluff; ridotti consumi di energia; eliminazione del magaz-zino (e del conseguente rischio di contaminazione del rigranulato); silenziosità; ridotto ingombro delle macchine; am-mortamento in pochi mesi dell’investimento iniziale.L’azienda sviluppa però anche linee per il recupero fuori linea dibobine di film di scarto in grado di raggiungere produttività ora-rie di 400 kg e oltre.Tra le più recenti soluzioni messe a punto per rispondere alla cre-scente domanda di produzioni orarie elevate, velocità di lineamaggiori e possibilità di trattare rifili più spessi troviamo la rigra-nulatrice Cyklop 30. Grazie a bussole di pressione più grandi pos-sono essere raggiunte velocità fino a 300 m al minuto senzaaumentare i giri dell’albero. Anche le dimensioni degli alberi dipressione sono state aumentate, per poter trattare prodotti conspessore maggiore, tra cui non solo film, ma anche, per esem-pio, i tubi per irrigazione.

Riciclo e mescolazione simultanei

Due processi in unoPer la lavorazione di scaglie provenienti dal recupero di laminatiè stata messa a punto da MAS una soluzione che combina pro-cesso di riciclaggio e di mescolazione utilizzando un estrusore adoppia vite conica parallela. Il sistema assomma la capacità diplastificazione e omogeneizzazione delle viti parallele e i vantaggispecifici della grande bocca e dell’ampio volume di alimenta-zione delle due viti coniche. A ciò si aggiungono l’eccellente ca-pacità di pompaggio con un livello di pressione stabile e unconsumo energetico estremamente contenuto.

La linea Refil TTC, sviluppata da Tecnova per il recupero in linea o dabobina di rifili di scarto degli impianti per estrusione di film

Alcune linee rigranulatrici per film termoplastici esposte da Exact all’esposizione Plast 2012

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Rispetto agli estrusori monovite normalmente utilizzati negli im-pianti di riciclaggio, il sistema a doppia vite parallela garantirebbeuna migliore capacità di omogeneizzazione e un trattamento delmateriale particolarmente delicato. La degradazione della strut-tura polimerica risulterebbe minima, mentre le caratteristiche del

materiale in uscita, come, per esempio, l’allungamento a rotturae la resistenza alla trazione, sarebbero preservati ai massimi li-velli. La massa fusa più omogenea, inoltre, renderebbe più effi-cace anche il filtraggio e il degasaggio.La grande bocca di alimentazione rende l’estrusore ideale per ilriciclaggio, consentendo di utilizzare in modo ottimale materialicon una bassa densità apparente come, appunto, le scaglie da

laminati, senza bisogno di una pretrattamento con compattatorispeciali. Alle scaglie è possibile aggiungere simultaneamente ad-ditivi quali silicato di magnesio idrato (talco) o carbonato di cal-cio, stabilizzatori e coloranti. Inoltre, non è necessario l’utilizzodei cosiddetti alimentatori laterali.

L’ampia superficie di contatto tra viti emateriale e il conseguente elevatogrado di fusione di quest’ultimo hannopermesso di realizzare un sistema com-patto, soprattutto in confronto a quellimonovite. Gli elementi impastatori inte-grati nelle viti contribuiscono all’omo-geneizzazione della massa fusa, mentrela sovrapposizione dei profili delle viti sitraduce in un efficiente trasporto eun’elevata stabilità della pressione dellamassa fusa, che rende superfluo l’usodi una pompa per controllare quest’ul-tima. Le viti coniche sono realizzate conelementi modulari, per adattarle rapida-mente e in modo semplice alle varie ap-plicazioni.Una configurazione tipo per questo

estrusore compatto può essere quella in un impianto di riciclo emescolazione a cascata, in combinazione con un sistema di fil-traggio in continuo a dischi e un estrusore monovite di dega-saggio, per la produzione di rigranulato. È stato calcolato chelavorando il 60% di scaglie provenienti da laminati in polipropi-lene e il 40% di additivi in polvere, il consumo energetico del-l’impianto è pari a 0,24 kWh/kg.

L’ampia bocca di alimentazione dell’estrusore a doppia vite conica parallela è particolarmente indicata per lavorare in maniera efficiente materiale con bassa densità apparente, ottimizzandola plastificazione

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Granulatori versatili

Tramoggia ingordaNel settore del riciclo operano società dotate di grandi impiantima anche molte piccole realtà locali che si occupano di racco-gliere e valorizzare gli scarti di produzione o a fine vita. Si trattadi realtà spesso a conduzione famigliare che necessitano di mac-chinari semplici, versatili, facili da pulire ed economici in terminisia di investimento iniziale sia di consumi energetici, ma in gradodi macinare corpi voluminosi come, per esempio, bidoni, conte-nitori per alimenti, paraurti e imballi per ortofrutta.A fronte di queste considerazioni, CMG ha sviluppato il nuovogranulatore N55-90 - presentato dall’azienda a Ecomondo (Ri-mini, 7-10 novembre) e a Plast 2012 la scorsa primavera - perla macinazione di scarti da soffiaggio e di componenti di grandidimensioni stampati a iniezione. Oltre che in configurazione base,

tale granulatore è disponibile in versione SE completamente in-sonorizzata e con camera di taglio antiusura, dotata di dischi la-terali che la rendono idonea alla macinazione anche di film daimballaggio. La tramoggia “ingorda” e l’ac-centuata inclinazione della camera di taglio,abbinate alle lame larghe 900 mm, rendonola macchina versatile, affidabile ed econo-mica.L’azienda si propone però come punto di ri-ferimento non solo per i piccoli riciclatori, maanche per quelli che necessitano di trattareimportanti volumi di materiali di scarto, op-pure componenti e materie plastiche impe-gnative come blocchi, spurghi, reti da pesca,cavi elettrici, radiatori auto ecc. In questocampo ha investito molto per sviluppare lagamma di trituratori monoalbero serie TRM,caratterizzata da un sistema di taglio brevet-tato in grado di trattare svariati tipi di scarti emateriali (cavi elettrici appunto, moquette,LLDPE, HDPE, PA, ABS ecc.) con un’unicaconfigurazione di taglio del rotore.Il modello TRM1500-58K, in particolare, ul-timo nato di tale gamma, presenta una ca-

mera di macinazione capiente, da 1500 x 1500 mm. Uno deipunti di forza dei trituratori monoalbero è rappresentato dalla ca-pacità di “digerire” anche corpi ferrosi, che per una macchinatradizionale a lame sono spesso causa di danni e di onerosi in-terventi tecnici. È sufficiente trattare il materiale triturato con unsistema di deferrizzazione per ottenere un premacinato “sicuro”per il successivo passaggio di raffinazione in un granulatore alame. Il modello TRM 1500-58K è dotato di doppia motorizza-zione, da 55 + 55 o da 75 + 75 kW, che lo rende performante,bilanciato e affidabile.

Riciclo di scarti da termoformatura

Doppia alimentazioneA un’azienda francese e a una statunitense Tria ha recentementefornito la propria macchina 120-42 TR per la macinazione fuori

linea di scarti da termoformatura.L’aspetto particolare di questafornitura consiste nella doppiaalimentazione di cui sono statedotate le macchine, per l’intro-duzione, dalla bocca anteriore, discarti in bobina con vaschette da120 mm di profondità ancora at-taccate e, da quella posteriore, dilastra piena. Le macchine, desti-nate al trattamento di scarti in PPcon spessore di 1,5 mm, assicu-rano una produzione oraria di700-800 kg. L’alimentazionedella lastra ha richiesto l’applica-zione di un particolare convoglia-tore che garantisse i necessaristandard di sicurezza.Tra le caratteristiche generalidella serie TR troviamo una ca-mera di macinazione dotata ditaglio inclinato tradizionale, chepermette la presa continua degli

scarti, e i dischi rotanti posizionati a lato del rotore, che può avere3, 5 o 7 lame. La griglia presenta una superficie pari al 50% delgiro lame e i gruppi di traino possono essere a rulli o a palette.

La serie TRM di trituratori monoalbero è caratterizzata da un sistema di taglio in grado di trattare svariati tipidi scarti e materiali con un’unica configurazione del rotore

Il granulatore 120-42 TR è dotato di doppia alimentazione per scarti in bobina con vaschette da 120 mm di profondità e per lastra piena

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Due nuovi modelli di manipolatori

Prestazioni migliorateDue nuovi robot sono stati recentemente introdotti da Sytramanella gamma G allo scopo di allargarne prestazioni e flessibilitàapplicativa. Il modello 251G è stato messo a punto per colmareil vuoto tra il più piccolo 201G e il più grande 301G.

In particolare, rispetto a quest’ultimo, il nuovo robot offre un ca-rico utile leggermente inferiore ma corse simili, pur richiedendoun investimento più contenuto. Proposto come soluzione idealeper presse da 1200 a 3000 tonnellate e con un carico utile di 40kg, il robot risulta adatto soprattutto per l’impiego nell’industriaautomobilistica e per stampate di grandi dimensioni. La corsastandard del braccio trasversale è pari a 3500 mm, estendibilefino a 8000 mm per scaricare le stampate all’estremità poste-

riore della pressa. Il braccio verticale tele-scopico e quello di estrazione presentanocorse rispettivamente di 2700 e 1600mm, entrambe estensibili su richiesta.Il secondo nuovo robot 811G, a entrata la-terale, è stato invece installato recente-mente su una pressa a iniezione Janus VJ220-850 SE di Negri Bossi per la produ-zione di contenitori a parete sottile con IML(In Mould Labelling) in un tempo di ciclo di4,9 secondi.In questo caso si tratta di un robot carte-siano caratterizzato da una struttura mec-canica resistente e leggera, che lo rendeveloce e preciso e ne riduce il fabbisognoenergetico. Tali caratteristiche ne fannouna soluzione particolarmente idonea alcaricamento di etichette o inserti nellostampo e all'estrazione veloce degli arti-coli, come nel caso, per esempio, di va-setti per piante, prodotti monousoeccetera.Rendering di una possibile configurazione con il nuovo robot Sytrama 811G a bordo pressa

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RCartesiani dal Giappone

Rapidi e precisiI robot cartesiani della serie YC sviluppata da Yushin PrecisionEquipment, e distribuiti in Italia da Macam, si basano su solu-zioni tecnologiche frutto anche della collaborazione con l’Uni-versità di Tokyo, che ne

permettono l’impiego in una vasta gamma di applicazioni. L’uti-lizzo della fibra di carbonio ha consentito di ridurre del 72% leoscillazioni, conferendo al robot un’elevata rigidità che si traducein precisione di intervento anche ad alte velocità e accelerazioni.I servomotori installati su questi robot hanno permesso di ridurredel 26% il fabbisogno energetico a beneficio dei costi di produ-zione. Inoltre, grazie all’utilizzo del dispositivo Eco Vacuum è statopossibile abbattere il consumo di aria compressa del 75%, men-tre il sistema di controllo Eco Monitor consente di visualizzare intempo reale l’andamento dei consumi energetici ciclo per ciclo.Queste unità risultano quindi affidabili e capaci di assicurare ri-petibilità di processo, richiedendo una manutenzione ordinariacontenuta.

Manipolatori da bordo pressa

Prelievo di manufatti e materozzeI nuovi manipolatori della serie AVP sono stati sviluppati da Degaper l’utilizzo a bordo pressa con funzione di prelevamento dal-l’area stampo di materozze o manufatti con mano di presa evuoto. La struttura robusta garantisce l’assoluta stabilità del ma-

nipolatore anche con cicli di lavoro molto veloci, mentre cilindripneumatici ammortizzati ed elettrovalvole opportunamente di-mensionate permettono di ridurre considerevolmente il ciclo diestrazione. La regolazione degli assi non richiede l’utilizzo dialcun tipo di attrezzo ma viene effettuata mediante manopole e/omorsetti con apertura e fissaggio manuale.

Per questi manipolatori è stato ap-positamente sviluppato un si-stema di controllo palmare checonsente la regolazione dei pa-rametri di ciclo e la visualizza-zione sul display dei tempi dimovimento. La selezionedella procedura di lavoro ri-sulta rapida e semplice. Ilsistema di controllo, infatti,consente di creare e me-morizzare programmi dilavoro in base alle esi-genze specifiche del tra-sformatore oppure diutilizzare quattro pro-grammi impostati dal co-struttore, ma comunquemodificabili per adattarlialle necessità dell’utente.Dal palmare possono es-sere anche selezionate lefunzioni di utilizzo del cir-cuito del vuoto e di veri-fica della presa e delprelievo del manufatto.

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Il modello YCII-150 di Yushin Precision Equipment

Il sistema di manipolazione AVP per l’utilizzo a bordo pressa

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be the first.ENGEL duo pico

Concentrato di potenza. La nuova ENGEL duo pico.

Massima potenza nel minimo spazio. Questa è la ENGEL duo. Da anni. E con successo. La nuova ENGEL duo pico porta i vantaggi delle macchine di grande tonnellaggio anche nella classe di macchine medie con forza di chiusura da 350 a 700 tonnellate.

ENGEL duo pico – la piccola con grandi vantaggi:> minimo ingombro grazie alla chiusura a due piani > massima sicurezza e massima protezione stampo grazie alla stabilità del gruppo chiusura ed al perfetto parallelismo dei piani> la più veloce macchina a due piani con solo 2.4 secondi di ciclo a vuoto (sulla duo 350 pico) > ampia modularità e vasta gamma di opzioni come piani larghi e combi M

powerful inside. compact outside. pico. La nuova piccola ENGEL duo.

ENGEL ITALIA S.r.l. | Via Rovereto, 11 | 20871 Vimercate (MB) tel: 039 62 56 61 | fax: 039 685 14 49 e-mail: [email protected] | www.engelglobal.com/it

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Soluzioni per lo stoccaggio

Qualità e costanza produttivaL’area di stoccaggio dei materiali non gode spesso della stessaattenzione degli altri reparti, forse perché, in genere, lontano dalcuore produttivo dell’impianto di trasformazione. Moretto ha in-vece messo a punto varie soluzioni per accompagnare il granulocon la medesima attenzione e precisione dall’inizio alla fine delpercorso di alimentazione, per assicurare qualità e costanza pro-duttiva. A tale scopo sono stati sviluppati nuovi prodotti e solu-zioni integrate dedicate all’area stoccaggio, non più considerata

solo come una zona di contenimento e ingombro.I nuovi silos indoor della gamma Siltex, realizzati in tessuto anti-statico rinforzato con fibra di carbonio, rappresentano una solu-zione modulare dal peso contenuto. Sono particolarmentesemplici da montare e da spostare, caratteristica che permetteanche di contenere i costi di trasporto e spedizione. Questi silos,la cui parte superiore è chiusa da un coperchio in tessuto fil-trante, possono essere caricati con gruppi in spinta o in depres-sione, con sistemi trifase o centralizzati. Il filtro di sfogo èposizionato in basso, in una zona facilmente accessibile all’ope-ratore per la pulizia e la manutenzione. Inoltre, i silos sono pre-disposti per l’uso di sistemi rompiponte e scuotitori e perl’installazione di sensori di livello minimo, medio e massimo. Lagamma prevede tre modelli con una capacità da 4 a 20 m3.Il sistema di gestione integrata Silcontrol è progettato per sin-cronizzare la fase di arrivo/smistamento del materiale nei silos,eliminando l’errore umano. Il materiale in entrata è identificatoper mezzo di un codice a barre con un apposito lettore e, auto-maticamente, viene abbinato al silos di destinazione stabilito. Ilsistema gestisce la connessione dell’autobotte alla tubazione dicarico del silos e ne verifica l’esatto collegamento, mentre unsensore controlla l’apertura e la chiusura della valvola a cui vienecollegata la tubazione stessa. In posizione di riposo le tubazionidi carico rimangono tappate, evitando così la contaminazione dapolvere elettrostatica ambientale. Il processo è visualizzato su unpannello di controllo che riporta i livelli di riempimento del silose le anomalie, consentendo di effettuare interventi sui singoli di-spositivi applicati a ciascun silos.Lo svuotamento di big bag e octabin implica, in genere, diversiinterventi e il recupero di tutto il materiale non è sempre garan-tito o risulta laborioso.Per questo Moretto ha sviluppato il dispositivo Oktobag per losvuotamento automatico di octabin e/o big bag, il quale si basa

su un sistema esclusivo di bracci oscillanti che effettuano un mo-vimento ondulatorio (Wave) brevettato. I quattro bracci oscillanoin maniera indipendente, lavorando sul sacco di contenimentodell’octabin o direttamente sul big bag. Sono dotati di pinze agravità che rendono l’aggancio del sacco rapido e semplicesenza l’utilizzo di alcun fissaggio e attrezzo.Quattro sono le versioni a disposizione: Blu, Plus, Lux e White. Laserie Blu è proposta per l’impiego a fianco della macchina di pro-cesso, mentre la serie Plus, con touchscreen a colori per impo-stare direttamente le sequenze di movimento dei bracci, puòessere impiegata anche in reparto di stoccaggio; in remoto. Laserie Lux, dedicata soprattutto all’industria dell’auto, presenta undispositivo di recupero in automatico della sonda aspirante, spe-cifici programmi rompiponte e regolazione automatica dell’al-tezza dell’octabin per mezzo di codice a barre. La serie White,infine, è stata realizzata appositamente per il settore medicale e,rispetto alla serie Lux, presenta una protezione antistatica inte-grale.

Tronchesi e ionizzatori

Ecocompatibili e confortevoliLa gamma di prodotti di Vessel, distribuita in Italia da Sira, è oggiimprontata alla riduzione dell’impatto ambientale sia dei processiproduttivi sia dei manufatti. Questo obiettivo viene perseguito at-traverso la progettazione di prodotti che garantiscano un tempodi esercizio prolungato utilizzando materiali riciclati e che pos-sano essere recuperati a fine vita. I prodotti, inoltre, vengono rea-lizzati in modo da garantire non solo le funzionalità richieste,

Il dispositivo Oktobag per lo svuotamento di octabin e big bag si basasu un sistema esclusivo di bracci oscillanti con movimento ondulatorioWave brevettato

I tronchesi di Vessel possono essere utilizzati per il taglio delle materozze nello stampaggio a iniezione

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bensì anche il massimo confort e un’elevata facilità di impiego.Tra i prodotti più recenti che rispondono a tali criteri rientra lanuova gamma di tronchesi, sistemi ausiliari di taglio ad aria com-pressa che possono essere montati a bordo di attrezzature spe-cifiche o maschere, per operazioni precise e veloci su manufattiin materiale plastico.In tale ottica viene realizzata anche la gamma di ionizzatori perl’abbattimento delle cariche elettrostatiche. Queste ultime sonogenerate da frizioni, contatti e separazione di oggetti e possonodare luogo a cariche residue molto pericolose per l’integrità delprodotto o delle sue funzionalità. Inoltre, possono rendere difettosii manufatti, essendo fonte di attrazione di pulviscolo su questi ul-timi. La gamma comprende barre, ventole, pistole manuali, tap-peti e bracciali antistatici, ma include anche macchinemultifunzione appositamente realizzate per l’abbattimento dellecariche e la pulitura in un’unica soluzione.

Soluzione per termoindurenti

Ugello freddo a otturazionePer lo stampaggio di termoindurenti, Guzzini ha sviluppato l’ugellofreddo a otturazione Pony BMC che consente di minimizzare glisprechi di materiale, rende superflue le lavorazioni secondarie efacilita gli interventi di pulizia. Tale otturatore, anzitutto, sarebbein grado di migliorare le produttività in termini sia di tempi di ciclopiù brevi sia di qualità più elevata, grazie alla perfetta chiusuradel foro di alimentazione, così che i punti d’iniezione risultino liscie privi di mate-rozza e il manu-fatto non necessitidi alcuna lavora-zione aggiuntiva.Lo spillo di chiu-sura in seded’iniezione arretracompletamentefuori dal canale diflusso, in modoche non si creialcun ristagno dimateriale e la pu-lizia risulti più fa-cile e veloce. Afavore della puli-zia gioca anchel’azionamento adaria compressadel pistone, elimi-nando la presenzadi olio e qualsiasi rischio di contaminazione e, pertanto, rendendol’ugello adatto allo stampaggio di articoli per l’industria alimentareo medicale.L’efficienza del circuito di raffreddamento permette di separareperfettamente il canale freddo dallo stampo caldo, riducendo itempi morti e migliorando il ciclo. Una termocoppia controlla co-stantemente la temperatura dell’iniettore e del fluido refrigerante,permettendo un rapido avviamento del processo e garantendoun'elevata qualità produttiva.

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Evoluzione tecnologica e massima effi-cienza sono le parole d’ordine che hannopermesso ad Amut di consolidare il proprioruolo di protagonista come costruttore dimacchine e attrezzature per materie plasti-che, avvalendosi, per lo sviluppo di solu-zioni di nuova concezione, anche delsupporto dell’elettronica di Bosch Rexroth.Forte di un’esperienza nel settore di oltrecinquant’anni, la società novarese è oggiuna realtà consolidata fra i costruttori di im-pianti per l’estrusione, la termoformatura eil riciclo di materie plastiche.Con un know how così completo, Amut è ingrado di migliorare la propria efficienza edi supportare le richieste dei clienti, chepossono contare sulla sinergia di tre settoriin qualche modo complementari. Il PET, adesempio, può essere recuperato tramitel’impianto di riciclaggio. Con l’estrusionevengono generate bobine che sono suc-cessivamente utilizzate negli impianti di ter-moformatura. L’evoluzione della tecnologiaunita all’affidabilità e alle prestazioni pro-duttive sono condizioni indispensabili per la

competitività delle macchine. Parlandodella termoformatura, oggi la grande sfidaè quella di ridurre al minimo i costi di eser-cizio e di manutenzione della macchina conlo scopo di abbattere il costo finale del pro-dotto finito. Per raggiungere questi obiettiviè necessario utilizzare tecnologie elettroni-che che da 15 anni hanno preso il soprav-vento.Con questa filosofia, è stata recentementerealizzata la nuova linea FFG 820 ADV perla termoformatura partendo da bobina, de-stinata a un trasformatore di Parma ope-rante nel settore del packaging alimentareper la produzione di vaschette per il confe-zionamento di prosciutto. La macchina rap-presenta l’evoluzione delle termoformatriciautomatiche ad alta velocità con formaturaad aria compressa e/o vuoto e taglio a fu-stella. Il ciclo di produzione prende il viadalla bobina: i materiali utilizzati tradizio-nalmente nella termoformatura variano dalPET a PP, PS, EPS ecc. La foglia entra nellamacchina attraverso un sistema di svolgi-mento e passa attraverso le varie stazioni di

lavoro. Dopo la fase di riscaldamento, unaparte della foglia viene termoformata tra-mite uno stampo; nella stazione successivaviene eseguito il taglio perimetrale dellastampata e, infine, si arriva alla stazione diimpilaggio, dove gli articoli vengono accu-mulati in pile e trasferiti all’esterno.Per il contenimento dei costi sono state svi-luppate soluzioni che prevedono una mi-nima presenza di operatori sull’impianto: lagestione automatizzata della macchina vaincontro a questa esigenza. In tale conte-sto, la componentistica ha giocato un ruolofondamentale. Per ottenere l’affidabilità el’efficienza richieste è stato scelto il knowhow di Bosch Rexroth, che ha progettato laparte elettronica della termoformatrice.

La prima voltaPer la prima volta nel settore della termo-formatura, è stata applicata su questa tipologia di macchina la piattaforma Indra-motion MLC. Il controllore governa tutti gliassi che concorrono alla produzione dellevaschette, ottimizzando i tempi di attrez-

zaggio e di avviamentodella macchina. Inoltre,grazie al sincronismofra i vari assi, si è riuscitiad aumentare le presta-zioni e l’efficienza dellamacchina. La comuni-cazione tra il controlloreMLC e gli assi si basasu Sercos III, bus prefe-renziale che assicura ilsincronismo di tutti gliassi.Per arrivare a questasoluzione, il percorso èiniziato qualche anno fae ha comportato il su-peramento di due fasi:dapprima è stata fornitala parte di potenza conmotori e azionamenti;successivamente è stataaggiunta la parte dicontrollo MLC, che rap-presenta il valore ag-giunto della fornitura,

Stampaggio rotazionale e turbomiscelazione

Controlloreper vaschette

La piattaforma Indramotion MLC di Bosch Rexroth è stata applicata per la prima volta nel settore della termoformaturasulle macchine Amut

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completando così il pacchetto che gestiscel’impianto.“Un altro aspetto su cui abbiamo lavoratomolto riguarda il risparmio energetico”spiega Claudio Tumiati, business develop-ment manager di Rexroth. “I prodotti dellaparte di potenza riescono a recuperarel’energia in rete. In particolare, quando ilmotore si trasforma in generatore, in fasedi fermata, la corrente in eccessoviene distribuita fra gli altri ap-parati oppure rimessain rete. Inoltre,dato che

gli assi si muovono in modo coordinato, sigarantisce l’esatto apporto energeticoalla macchina, fornendo la cor-rente proprio in un deter-minato istante.

Q u e s t oha comportato

un risparmio ener-getico del 15,6% con-

frontato con il modello standarda parità di condizioni di lavoro”.

L’automazione in oggetto non è stata af-frontata solo con un semplice rapporto difornitura. Trattandosi della prima applica-zione in assoluto è stato fondamentale il

continuo supporto infase di ingegnerizzazione

e lo scambio di informazioni alivello di progettazione fra i due uffici

tecnici per un confronto preciso sul fun-zionamento della macchina. “Abbiamo tro-vato in Amut un partner preparato, in gradodi fornirci una serie di informazioni tecni-che precise che ci hanno permesso di la-vorare in sinergia accorciando i tempi e icosti di sviluppo dell’applicazione” con-clude Tumiati.

Rexroth ha fornito anche gli assi lineari CKR

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Controllo dello stampaggio

Un sistema per tutte le occasioniSono diversi i problemi che quotidianamente devono affrontare leaziende impegnate nello stampaggio a iniezione di manufatti inplastica. Tali problemi vanno dalla supervisione e dall'ottimizza-zione del processo alla verifica degli switch, fino al controllo delsistema a canali caldi e della stessa macchina a iniezione. Ul-tima problematica, ma non per importanza: lo stampatore devesempre cercare di raggiungere la qualità del manufatto finale ri-chiesta dal committente nel modo più efficiente ed economicopossibile.

Per questa ragione la società svizzera Priamus ha deciso di for-nire non tanto un unico sistema per risolvere tutte le problema-tiche elencate, quanto piuttosto un'intera gamma (denominataFillControl) di componenti modulari, che idealmente si comple-tano a vicenda: • il modulo Measure, completamente gratuito, per una semplice

ottimizzazione e documentazione dell'intero processo di stampaggio a iniezione;

• il modulo Monitor, che funge da base per un monitoraggio professionale del processo;

• il modulo Switch, per un controllo intelligente delle operazioni di commutazione;

• il modulo Control-H per il bilanciamento e il controllo dei sistemi a canali caldi;

• il modulo Control-M, per la supervisione dei parametri macchina in base ai valori di viscosità, ritiro e compressione.

Insieme alle interfacce uomo-macchina e agli amplificatori di mi-sura digitali della serie BlueLine, la gamma FillControl fornisce,quindi, un buon numero di soluzioni ad hoc e di semplice utilizzoper il monitoraggio e il controllo del processo di stampaggio ainiezione, rispondendo così alle esigenze delle moderne aziendetrasformatrici del settore materie plastiche.

Convertitori per il manifatturiero

Sette versioni per l’automazioneSi chiama Unidrive M la nuova gamma di convertitori progettatida Control Techniques (gruppo Emerson) per soddisfare le esi-genze specifiche delle aziende nel settore dell'automazione della

produzione industriale. I programmi di ricerche di mercato, diprogettazione e di sviluppo della società hanno portato alla rea-lizzazione di una famiglia di sette convertitori, ognuno con livellidi prestazioni e funzionalità superiori ai modelli precedenti.Il prodotto di punto della gamma, il modello Unidrive M800, in-tegra nel convertitore un controllore macchina ad alte prestazionidi nuova generazione. La soluzione è pensata per fornire un si-stema completo di controllo delle macchine utilizzando l'ambientedi programmazione CoDeSys, con linguaggi di programmazioneconformi IEC 61131-3, standard Ethernet per la comunicazionetra convertitori, I/O, HMI, PLC e altri dispositivi industriali. L'offertaè completata dalla struttura multitasking sincronizzata, da un mo-tion control avanzato e dall'utilizzo di tecnologie aperte o standardindustriali.ll protocollo Ethernet real time integrato (secondo IEEE 1588 V2)incrementa il controllo macchina con comunicazioni rapide e fles-sibili per ottenere velocità di sincronizzazione in rete inferiori aun microsecondo, velocità di aggiornamento fino a 250 micro-secondi e numero di nodi praticamente illimitato.Alcune applicazioni, come gli alberi elettrici, possono essere con-figurate senza alcuna operazione di programmazione. In questi

casi, i convertitori iniziano a comunicare tra loro in modo auto-matico, sincronizzando i propri cicli di controllo per ottenere unfunzionamento coordinato e continuo.Un'altra area d'innovazione nello sviluppo della gamma UnidriveM è rappresentata dagli strumenti di interfaccia uomo/macchina.I PC tools di Control Techniques facilitano l'accesso all'interagamma di funzioni dei prodotti. Questi strumenti software per-mettono all'utilizzatore di ottimizzare la messa a punto del con-vertitore, creare un backup dei parametri di configurazione edeseguire più rapidamente la diagnosi dei guasti. Tutti gli stru-menti software si basano sugli stessi componenti di comunica-zione e possono funzionare contemporaneamente utilizzandonumerosi protocolli.Gli esclusivi algoritmi di controllo motore, abbinati alla più re-cente tecnologia dei microprocessori, garantiscono massimi livellidi stabilità e prestazioni per tutti i tipi di motori industriali. Perl'utilizzatore, ciò si traduce in massima produttività della mac-china con qualsiasi applicazione e tipo di motore.

Schema dei moduli che compongono le serie FillControl e BlueLineper la supervisione e il controllo del processo di stampaggio a iniezione

Sette versioni compongono la nuova gamma Unidrive M di convertitoriper l’automazione della produzione industriale

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Microviscosimetro modulare

Tanto con pocoIl nuovo microviscosimetro modulare Lovis 2000 M/ME svilup-pato da Anton Paar per la determinazione della viscosità per-mette di ottenere risultati estremamente accurati, nell’ordinedello 0,5% con una ripetibilità dello 0,1%, partendo da 0,4 ml dicampione. Lo strumento è disponibile in versione “stand-alone”oppure può essere collegato direttamente a un densimetro DMAM per la determinazione simultanea di densità e viscosità sia di-namica sia cinematica.Per l’utilizzo dello strumento è sufficiente impostare il metodo dimisurazione, introdurre il campione e avviare la misurazione. Laconnessione “plug and play” permette il collegamento a un cam-pionatore automatico e di analizzare fino a 96 campioni. Il con-trollo della temperatura è rapido e preciso e, in condizioni ottimali,i risultati possono essere pronti dopo 30 secondi.Lovis 2000 M/ME è in pratica un reometro “low-vis” per le basseviscosità a caduta di sfera che, attraverso la possibilità di incli-nare il sistema di misura, permette di ottenere il valore di sforzodi taglio (shear rate) corrispondente. Dunque, determina la di-pendenza dello sforzo di taglio per i liquidi a bassa viscosità, ren-dendo possibile le misure a valori uguali a zero.Questo strumento è stato studiato appositamente per liquidi abassa viscosità, ma può essere utilizzato per misure di campionicon viscosità fino a 10000 mPa con un ventaglio di temperatureda 5 a 100°C; è adatto anche per misure su campioni aggres-sivi e molto corrosivi.

Tecnologia per misure 3D

Laser tracker compattoIl nuovo laser tracker Vantage, recentemente introdotto sul mer-cato da CAM2 (gruppo Faro Technologies), unisce prestazioni mi-gliorate a un design estremamente compatto. Funzionalità comeSmartFind, MultiView e connessione WLAN integrata permettonodi accelerare le operazioni di misurazione 3D, raggiungendo livellidi velocità ed efficienza senza precedenti.Nonostante la significativa riduzione di dimensioni del 25% e dipeso del 28% rispetto al predecessore, sono stati integrati nuovisistemi ottici in linea che, di fatto, aumentano il raggio di misuradel 45%, portandolo a un massimo di 80 m (diametro pari a 160

m). Grazie alla WLAN integrata, è stata eliminata la necessità dicollegamento via cavo al laptop. Ne risulta un tracker portatile ingrado di effettuare più misurazioni con meno spostamenti del di-spositivo e in tempi più rapidi rispetto ai modelli precedenti.La funzionalità SmartFind risponde a semplici gesti dell'opera-tore, consentendo di trovare rapidamente l'obiettivo desideratoogni qual volta il raggio laservenga perso o interrotto. Ilsistema MultiView utilizzadue telecamere integrateche permettono al-l'utente di puntare auto-maticamente targetspecifici, difficili da rag-giungere.Grazie all’impermeabi-lità e alla resistenza allapolvere (classe IP52), lostrumento può essereutilizzato anche in pre-senza di precipitazioni eumidità senza che ne siacompromesso il funzio-namento. La tecnologiaTruADM assicura la pre-cisione necessaria per leapplicazioni di tutti igiorni, dove le differenzetra la misurazione delladistanza assoluta e quellacon interferometro sono ingran parte irrilevanti.

Simulazione dello stampaggio

Riscontri in tempo realePer la simulazione dello stampaggio Autodesk ha sviluppato ilnuovo software Simulation DFM in grado di fornire riscontri intempo reale. Il plug-in del software CAD permette ai progettisti dicomponenti in plastica di determinare rapidamente l’impatto delprogetto sulla produzione, sui costi e in termini di sostenibilità.Il prodotto si integra perfettamente con la Autodesk Product De-sign Suite, in particolare con il software Inventor, e fornisce unatecnologia complementare al software Simulation Moldflow. Inol-tre, può operare con i software Dassault, SolidWorks e PTC Creoper supportare le aziende nella progettazione in ambienti multi-CAD.Potenziato dalla tecnologia di simulazione dello stampaggio ainiezione di Simulation Moldflow, Simulation DFM fornisce un ri-scontro in tempo reale tramite indicatori specifici della progetta-zione, il tutto mentre il progetto deve ancora prendere forma.Alcuni indicatori verdi, gialli e rossi permettono di identificare,durante la fase di progettazione, potenziali problemi relativi a pro-duzione, costi e sostenibilità. Una volta identificato il problema, ilprogettista riceve informazioni dettagliate sulla fonte dello stessoin modo da potergli dare soluzione fin dalle fasi iniziali del pro-cesso.Poiché il software opera direttamente con l’applicazione CAD delprogettista, non è necessaria una specifica formazione. Lo stru-mento è “always on” e non richiede particolare impegno da partedell’utente: si aggiorna costantemente, fornendo riscontro im-mediato sulla produzione.

Il nuovo microviscosimetro modulare Lovis 2000 M/ME permette di ottenere risultati accurati, nell’ordine dello 0,5% con una ripetibilitàdello 0,1%, partendo da 0,4 ml di campione

Il nuovo laser tracker Vantage diCAM2 unisce prestazioni miglioratea un design compatto

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Una conoscenza approfondita delle carat-teristiche prestazionali e delle principali ap-plicazioni ottimali, relativamente alle diversematerie plastiche, è necessaria per i tra-sformatori e per gli utenti finali di semila-vorati e articoli finiti. I contatti dei tecniciCesap (Centro sviluppo applicazioni plasti-che) con centinaia di trasformatori italianie con parecchi operatori provenienti dal-l’estero mettono tuttora in rilievo una cono-scenza superficiale dei singoli materiali edelle loro leghe da parte dei progettisti edegli addetti alla produzione.Da questa conoscenza spesso insufficientederivano i frequenti errori nell’uso dei ma-teriali plastici, un certo spreco di risorse nelcercare di risolvere i problemi che sorgonoin fase produttiva, le molte ed evidenti di-fettosità che l’utente finale rileva nei ma-nufatti in plastica.Fino a qualche tempo fa i trasformatori ave-vano meno possibilità di errore sia per l’as-sistenza che ricevevano dai produttori dimaterie prime sia perché la gamma di ma-teriali e di miscele era ancora piuttosto li-mitata sia, infine, perché la competizionetecnica e commerciale fra aziende trasfor-matrici in campo nazionale e internazionalenon era così esasperata e, di conseguenza,qualche errore produttivo si risolveva conla macinazione dei pezzi di scarto e le con-testazioni con il cliente finale si risolvevanofrequentemente con una transazione eco-nomica. I tempi sono cambiati e cono-scenze sempre più approfondite sono

necessarie per competere.Con l’intento di fornire ai lettori qualche ele-mento in più per la valutazione e la sceltadelle materie plastiche, la redazione dellanostra rivista ha chiesto ai tecnici di Cesap(che svolge ormai da circa trent’anni un’at-tività di formazione tecnica e di consulenzaalle imprese trasformatrici e utilizzatrici) diproporre una breve serie di articoli, cia-scuno dedicato a una delle principali fami-glie di polimeri.Iniziamo con la pubblicazione dell’articoloriguardante le resine stireniche, fornendocenni sull’origine di ciascun materiale evantaggi/svantaggi delle sue applicazionipiù significative, evitando però di trattare ipiù noti PS (polistirene), ABS (copolimeroacrilonitrile-butadiene-stirene) e SAN (co-polimero stirene-acrilonitrile), di cui si è giàampiamente discusso in passato sulle pa-gine di Macplas.

Copolimerostirene-butadiene (SB)

ProduzioneA seconda della presenza di butadiene, icopolimeri stirene-butadiene sono disponi-bili in random o a blocchi: i primi sono ot-tenuti per polimerizzazione in emulsionementre i secondi per polimerizzazione anio-nica, differenziandosi a seconda delle se-quenze dei blocchi SB, S/B/S e B/S/B. Perottenere una migliore resistenza all’ossida-zione le catene di BR (butadiene rubber:

gomma butadienica) o IR (isoprene rubber:gomma isoprenica) vengono sottoposte aidrogenazione. Dai copolimeri tribloccoS/B/S si ottengono quindi copolimeri tri-blocco stirene-etilbutene-stirene (S/EB/S),molto meno elastici degli S/B/S ma più sta-bili agli agenti atmosferici. Maggiore è lapercentuale di elastomero presente nel co-polimero, più elevata risulta la resilienza;per contro, la resistenza al calore tende adiminuire.

VantaggiI copolimeri random presentano una tem-peratura di transizione vetrosa inferiore aquella del polistirene e possono generareprodotti reticolabili che vengono di volta involta adattati alle applicazioni finali. Hannobuona adesione e se terpolimerizzati conacidi carbossilici possono essere utilizzaticome lattici per rivestimenti (coating) auto-reticolanti. Entrambi presentano una resi-stenza all'urto superiore a quella del PS;sono trasparenti e sterilizzabili con ossido dietilene o radiazioni gamma.

SvantaggiRispetto al PS antiurto, gli SB sono più co-stosi e presentano scarsa resistenza agliUV.

ApplicazioniVengono utilizzati nel settore degli elettro-domestici per produrre, per esempio, co-perchi antipolvere e porte per frigoriferi; fra

a base stirenica

Dimostrazioni in fiera

Conoscere le materie plastiche

Tecnopolimeri

BASF STYROFLEX (SB)

Angiolino Panarotto, Damiano Piacentini (Cesap)

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i beni di largo consumo, le applicazioni ti-piche sono: appendiabiti trasparenti, va-setti, tazze, scatolette, espositori per dolci,giocattoli ecc.; nel campo dell’imballaggiosono da citare: blister, film decorativi, eti-chette a pressione, confezioni protettive perfiori, in sostituzione di film di cellulosa oPVC. In campo medicale, sono impiegatiper vassoi, siringhe di sicurezza e compo-nenti di drenaggio. Inoltre, il copolimero SBviene largamente utilizzato nella produzionein serie di film estensibile per cappucci(stretch hood) per imbal-laggio.

In alcune applica-zioni, come il rivestimento di bot-

tiglie, i copolimeri stirenici possonosostituire i film in PET in quanto sono ingrado di permettere ritiri finali fino all’80%e questo è un vantaggio poiché consentedi avvolgere in modo ben aderente anchecontenitori di forma complessa, evitando ilcosiddetto effetto sorriso, ossia le piegheche si creano in corrispondenza del collodelle bottiglie, laddove si ha il passaggio dauna sezione ampia a una più stretta.

Tecnologie di trasformazioneÈ possibile trasformare gli SB mediantesoffiaggio, estrusione, termoformatura estampaggio a iniezione. La temperatura dilavorazione è compresa tra 190°C e230°C. Nel caso dello stampaggio a inie-zione, la temperatura dello stampo varia da30°C a 50°C. E' necessario un pre-essic-camento del materiale a 70°C per circaun’ora.

Copolimero stirene-anidride maleica (SMA)

ProduzioneL'SMA si ottiene per copolimerizzazionedello stirene, con 5-15% di anidride ma-leica.

VantaggiRispetto a PS e SAN presenta una mag-giore resistenza alle temperature (l’HDT è105°C). Il coefficiente di espansione ter-mica si riduce, la resistenza agli oli o aigrassi aumenta, così come la stabilità di-mensionale e la permeabilità all’acqua. Ilcopolimero può essere trasparente.

SvantaggiPresenta un maggiore ingiallimentorispetto al PS, ma la viscosità è piùelevata; è infiammabile e la suastabilità agli UV è scarsa.

ApplicazioniViene utilizzato per aumentarela resistenza all'urto degli im-ballaggi (prevalentementecorpi cavi) e impiegato perprodurre utensili da cu-cina, stoviglie per forni amicroonde, corpi permacchine da ufficio.Con i copolimeri SMAsi producono ancheinterni per autovet-ture, tra cui pannelliper la strumenta-zione di bordo,sfruttando le ca-

ratteristiche di resistenza allealte temperature, la buona adesione (ap-prezzata per l'accoppiamento con pellischiumate) e la stabilità dimensionale. Unaltro settore applicativo tipico è quello del-l'industria cartaria, per migliorare la finiturae la stampabilità dei prodotti.

Tecnologie di trasformazioneIl materiale è lavorabile con tutte le tecnichedi trasformazione ma è sempre necessarioun pre-essiccamento di 2 ore a 90°C. Latemperatura di lavorazione è compresa tra230°C e 270°C; quella degli stampi è di50-70°C. I manufatti prodotti con questomateriale possono esser sottoposti a ver-niciatura, saldatura e incollaggio.

Polistirene semicristallino(SPS)La formula del materiale è la stessa del PSamorfo in quanto lo stato di semicristalli-nità coinvolge solo la disposizione spazialedelle macromolecole.

ProduzioneL'SPS è prodotto da monomero di stirenecon catalizzatori metallocenici. Questo po-limero sindiotattico è molto differente, perstruttura e proprietà, dal polistirene con-venzionale (atattico). La regolarità dellastruttura conferisce al materiale la possibi-lità di cristallizzare e di mantenere la suacristallinità fino a temperature relativa-

mente elevate, sostenendo bene il con-fronto con le poliammidi, con il PBT (poli-butilentereftalato), il PPS (polifenilensolfuro)e gli LCP (polimeri a cristalli liquidi). La tem-peratura di fusione è intorno ai 270°C.Con la presenza di rinforzo fibroso (solita-mente 20-40%) nella matrice polimerica,la temperatura di distorsione sotto caricoHDT a 1,80 MPA si attesta a un valore di250°C, mentre nel polimero tal quale que-sto valore è intorno a 100°C. Sono tre le ti-pologie attualmente in commercio: WA peril settore automobilistico, EA per il settoreelettrico/elettronico, QA per prodotti di usogenerale.

VantaggiPresenta un’eccellente resistenza al calore(130°C) e un basso assorbimento di umi-dità che evita quindi l’essiccamento pre-ventivo del materiale. La viscosità èestremamente bassa (soltanto gli LCPhanno viscosità inferiore allo stato fuso equindi una migliore stampabilità). Eccel-lente è la resistenza chimica ai vari acidi ealcali, combinata con elevate proprietà elet-triche, tenacità e buona processabilità.Un grande vantaggio di questo polimero èla stabilità dimensionale. Poiché la densitàdelle due fasi, cristallina e amorfa, è uguale(1,05 g/cm3), la transizione da amorfo a cri-stallino non causa i ritiri dimensionali chesi generano negli altri polimeri semicristal-lini durante i processi di trasformazione, percui si hanno minimi tensionamenti nei pezzistampati. Per determinate applicazioni tec-niche, questo materiale può essere consi-derato concorrenziale con alcunisuperpolimeri.

SvantaggiPresenta scarsa resistenza agli idrocarburiclorurati.

ApplicazioniÈ utilizzato nei settori dove è richiestaun'elevata resistenza alla temperatura incontinuo, all'acqua calda e al vapore.L'SPS trova impiego, mediante stampaggioa iniezione, per produrre articoli otticie componentistica per l’industria elet-trica/elettronica, in quanto possiede unacostante dielettrica bassa rispetto ai mate-riali concorrenti come: PA 6, PA 46, PPS ePBT e un CTI (Comparative Tracking Index)più elevato. Il materiale viene impiegatoanche nel settore automobilistico e inquello dei beni di consumo durevoli,fra cui elementi per la filtrazione, filmfotografici e fibre speciali (tessuto non tes-suto).

Tecnologie di trasformazioneLo stampaggio a iniezione è la tecnologiapiù utilizzata.

Esempio di morfologia del polistirene semicristallino sindiotattico (foto al microscopio

elettronico del Dipartimento di Ingegneria Chimica della Virginia Polytechnic Institute and State

University)

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Copolimero acrilonitrile-stirene-acrilestere (ASA)

ProduzioneSi ottiene per polimerizzazione a innesto:un elastomero acrilico funzionalizzato vienedisciolto in stirene e acrilonitrile, poi si ef-fettua la polimerizzazione in presenza diperossidi organici. Il prodotto estratto dalreattore viene granulato con l'aggiuntadegli "ingredienti" richiesti. Esistono incommercio anche vari tipi di blend tra cuiASA/PBT, ASA/PC, ASA/PVC.Inoltre, è stato messo a punto un partico-lare grado di ASA antimicrobico, con unospeciale additivo contenente argento cheimpedisce l’attacco superficiale di vari mi-crorganismi, determinando un evidentevantaggio applicativo per la produzione, adesempio,di mobili e arredi per bagno o cucina.

VantaggiÈ un copolimero termoplastico duro e te-nace, di ottime caratteristiche meccanichee buona resistenza chimica, resistente al-l'urto come l'ABS, rispetto al quale offre va-lori ben superiori di resistenza alla luce eagli agenti atmosferici. Ha un basso assor-bimento d'acqua, buone proprietà elettri-che, inusuale bassa formazione di caricheelettrostatiche e, di conseguenza, offre ilvantaggio di non attirare la polvere.La presenza di componenti elastomeriche inacrilato conferisce un'elevata resistenza allaradiazione UV e agli attacchi dell’ossigeno,consentendo di mantenere un'adeguata sta-bilità di colore nel tempo, evitando l'ingialli-mento dei pezzi e, contemporaneamente, ildecadimento delle proprietà meccaniche.

SvantaggiOffre scarsa resistenza ai solventi. L'ASAnon pigmentato presenta un colore carat-teristico, bianco-giallastro opaco, talvoltanon apprezzato nelle applicazioni finali.

ApplicazioniI settori d'impiego sono soprattutto peresterni: lampade stradali, componenti dimezzi di trasporto, catene, carcasse per te-lefoni e piccoli elettrodomestici, insegnepubblicitarie, targhe, parti per biciclette,guaine portacavi. Un’applicazione tipica, nelsettore dei giocattoli, è quella delle rotaiedei trenini.

Tecnologie di trasformazioneIl copolimero ASA può essere stampato ainiezione, con temperature della massafusa intorno ai 220°C e mai superiori ai280°C. La temperatura degli stampi è tra50°C e 70°C. Prima della lavorazione èbene procedere all'essiccazione del gra-nulo per 4 ore a 85°C.Inoltre, il materiale può essere estruso in

lastre, tubi e profilati pieni o cavi. La ter-moformatura è possibile a freddo e sottovuoto; possibili anche il soffiaggio, le postlavorazioni all’attrezzo e l'incollaggio conadesivi. Infine, i manufatti possono esseredecorati con inchiostri, verniciati e metal-lizzati sotto vuoto, senza pretrattamenti su-perficiali.

Copolimerometilmetacrilato-acrilonitrile-butadiene-stirene (MABS)

ProduzioneÈ un copolimero termoplastico amorfo etrasparente. La sua durezza è dovuta allaridottissima percentuale di butadiene chesi trova nella matrice stirene-acrilonitrile-metilmetacrilato. Ciò ha permesso di otte-nere un materiale molto trasparente che, adifferenza degli altri termoplastici, presentaanche ottime proprietà di resistenza all'im-patto.L'MABS rappresenta l'ideale combinazionedelle proprietà tipiche dell'ABS (resistenzaall'impatto) e del PMMA (elevata traspa-renza e resistenza ai graffi). Il comporta-mento dell’MABS alle radiazioni ultraviolettee al calore è lo stesso dell’ABS. Tempera-ture elevate possono far degradare la com-ponente gommosa, con il conseguenteingiallimento e decadimento delle proprietàmeccaniche.

ApplicazioniL'MABS trova impiego nel settore medicale,per esempio come filtro per dialisi, poichéoffre una maggiore resistenza agli urti ri-spetto al SAN HD (Healthcare and Diagno-stics), utilizzato nel settore terapeutico edella diagnostica. Altre applicazioni tipichesono nell’imballaggio per cosmetici e nellaproduzione di contenitori per alimenti, ac-cessori per ufficio e connettori. Per appli-cazioni esterne, invece, è meno adatto delPMMA.

Tecnologie di trasformazioneQuesto copolimero è processabile con tuttele tecnologie di trasformazione, ma è ne-cessario un pre-essiccamento di circa 2ore a 70°C prima di procedere alla lavora-zione. La temperatura del fuso è compresafra 230°C e 260°C, mentre per gli stampivaria da 50°C a 80°C. Per la sua composi-zione chimica si consiglia la trasformazionein ambienti ben ventilati.

Copolimero metacrilatodi metile-butadiene-stirene (MBS)

ProduzioneL'MBS è un copolimero trasparente otte-

nuto per polimerizzazione a innesto dimetacrilato di metile su elastomeri quali ilcopolimero butadiene-stirene o il polibuta-diene. Viene prodotto sciogliendo l'elasto-mero in metacrilato di metile ed effettuandola polimerizzazione in presenza di cataliz-zatori perossidici organici. Il materiale pla-stico che ne deriva viene granulato dopol'aggiunta di antiossidanti ed eventuali sta-bilizzanti ai raggi ultravioletti.

VantaggiQuesto copolimero è costituito da una fasecontinua di metacrilato di metile e una fasedispersa di elastomero, che aumenta sen-sibilmente la resistenza all’urto anche a -40°C. Buone le proprietà meccaniche,simili a quelle dell’ABS; altrettanto buonele proprietà fisiche, che variano in base alcontenuto di elastomero. Il materiale è sta-bile al calore e resistente agli acidi e aglialcali, ma sensibile ai solventi organici. Haun ridotto assorbimento d'acqua.

SvantaggiPresenta un leggero ingiallimento negli usiall’esterno.

ApplicazioniCon l’MBS si producono: giocattoli, partiper frigoriferi e per altri elettrodomestici,penne, batterie, componenti tecnici ed ele-menti decorativi per mezzi di trasporto.

Tecnologie di trasformazioneSi può trasformare per iniezione, estrusionee soffiaggio. Necessita di elevate pressionidi stampaggio; la lavorazione all’utensilenon determina problemi; si incolla con sol-venti e con adesivi; accetta bene la stampacon inchiostri. Infine, può essere trasfor-mato sotto vuoto.

Una simpatica applicazione del copolimeroASA modificato all'impatto con gomma acrilica:casetta per uccellini in Luran S di Basf

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Da anni ormai l’ampia gamma di proprietàe prestazioni dei polimeri ne favorisce l’im-piego nella produzione di numerosi com-ponenti per elettrotecnica ed elettronica.Nell’ambiente domestico, per esempio, lematerie plastiche giocano molteplici ruolirendendo la vita quotidiana più sicura, eco-nomica e anche divertente. Le proprietàtermiche e isolanti dei vari materiali ven-gono sfruttate praticamente per tutti i tipidi fili e cavi, oltre a interruttori, connettori ericettacoli di ogni genere. Leggerezza, du-rata, aspetto estetico e potere isolante sonoi fattori che hanno imposto la scelta dei po-limeri nella maggior parte dei piccoli egrandi elettrodomestici.Senza le materie plastiche, gran parte deiprodotti elettronici attuali non avrebbe po-tuto offrire né praticità né economia. I pro-gettisti di computer e macchine per ufficioscelgono questi materiali per ragioni di ro-bustezza, durata e facilità di lavorazione,anche in forme geometriche complesse,oltre che per le proprietà di isolamento elet-trico. Le materie plastiche sono da decennialla base del progresso in campo elettro-nico, alloggiando i componenti e isolandolida qualsiasi tipo di interferenza, proteg-gendo quelli più delicati e sensibili anche

dalle più piccole particelle di polvere. Anchela miniaturizzazione sarebbe stata impos-sibile senza l’intervento dei materiali poli-merici. Grazie a questi ultimi, i progettistipossono nel contempo ridurre le dimensionie incrementare le funzionalità dei compo-nenti nell’elettronica di consumo e indu-striale.Nella rassegna che segue viene riportatauna serie di applicazioni recenti e interes-santi dei polimeri in questo settore indu-striale di primaria importanza, nel qualesono destinati a recitare un ruolo fonda-mentale anche in futuro, raccogliendo qual-siasi sfida lanciata dai progettisti in terminid’innovazione e di prestazioni.

Polimeri elettroconduttoriIl diodo, utilizzato in molti schermi di variogenere, è una delle numerose applicazionilegate allo sviluppo dei polimeri elettrocon-duttivi. Ma come può un semplice pezzo diplastica condurre elettricità quando lostesso viene impiegato per isolare i cavimetallici che la conducono? La rispostaa tale quesito è offerta da un articolo(riassunto qui di seguito) apparso sullanewsletter Plastics The Mag, edita da Pla-sticsEurope.

Tutto ha avuto inizio per caso nel 1974,quando uno studente coreano della TokyoMetropolitan University, impegnato nellapreparazione di poliacetilene, un polimeroorganico, aveva commesso un grossolanoerrore di dosaggio interpretando male leistruzioni in giapponese relative a uno deireagenti. Come risultato aveva ottenuto, in-vece di una polvere nera (la forma più co-mune di poliacetilene), un film argentatoovvero il primo film di poliacetilene.Per fortuna Hideki Shirakawa, direttore dellaboratorio universitario nipponico, avevadeciso di studiare a fondo il nuovo tipo difilm plastico invece di sbarazzarsene. Lascoperta era stata quindi presentata in oc-casione di diversi congressi, suscitandoinfine la curiosità di due docenti dell’Uni-versità della Pennsylvania (con sede a Phi-ladelphia), Alan MacDiarmid e Alan Heeger,che avevano lavorato per un certo periododi tempo sulla conduttività elettrica dei ma-teriali non metallici.Ritenendo che il nuovo materiale posse-desse proprietà interessanti in tale ambito(data la particolare struttura chimica del po-liacetilene), MacDiarmid aveva proposto aShirakawa di unirsi al suo gruppo di ricerca,aprendo così la strada verso la conquista

Dagli isolantiagli elettroconduttori

Polimeri per elettrotecnica ed elettronica

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A cura di Gino Delvecchio

SABIC

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di un premio Nobel, assegnato nel 2000 aitre scienziati per la scoperta dei polimericonduttivi.

Per diventare un conduttore elettrico, unpolimero deve es-sere coniugato. Inaltre parole la ca-tena degli atomi dicarbonio deve es-sere annodata at-torno ai legamisingoli e multipli,rendendo la strut-tura del materialeparagonabi le aquella del silicio. Tut-tavia questo nonbasta ancora per ot-tenere un materialesu f f ic ien temen teconduttivo. Occorreun’altra operazione, ovvero l’aggiunta di va-pore di iodio, il quale cattura alcuni elettronilasciando spazio alle cariche positive chepermettono la circolazione della correnteelettrica. In tal modo si formano alcuni spazivuoti che si spostano lungo la catena poli-merica, che diventa così un conduttore dielettricità.Una volta stabilito il principio, dopo anni diricerca, adattamenti e perfezionamenti (se-guendo talvolta anche false piste), la nuovatecnologia è arrivata finalmente a matura-zione dando alla luce i primi sviluppi indu-striali. Uno dei più importanti (se non il piùspettacolare) riguarda l’optoelettronica e inparticolare la produzione di diodi elettrolu-minescenti che, una volta eccitati elettrica-mente, emettono luce. Questa nuovatecnologia può essere applicata a un’ampiavarietà di polimeri disponibili sul mercato,le cui diverse proprietà intrinseche permet-tono di realizzare una vasta gamma di pro-dotti specifici.

Gli OLED (Organic Light-Emitting Diode)negli ultimi anni sono stati al centro dell’at-tenzione e la loro più recente applicazioneè in procinto di entrare in molte case sottoforma di schermi ultrapiatti flessibili per te-levisori, che possono essere riavvolti dopol’uso. Ancora una volta, senza le materieplastiche questa tecnologia non avrebbemai visto la luce. In effetti questi schermiinnovativi sono formati da diversi strati (peruno spessore totale di pochi nanometri) dipolimeri organici conduttivi (o più precisa-mente semiconduttori) attraversati da uncampo elettrico.Questa tecnologia è comunque ancora gio-vane e quindi suscettibile di ampi margini diperfezionamento. Una delle sfide più sti-

molanti riguarda la durata di questi Oled,che attualmente si aggira intorno alle 14mila ore, rispetto alle 50 mila degli schermia cristalli liquidi e al plasma. La ricerca intal senso procede e pochi mesi fa Mitsubi-shi ha annunciato lo sviluppo di uno

schermo da 4 metri (diagonale) della du-rata di 20 mila ore.Anche i produttori del settore illuminazionemostrano interesse per gli Oled. Nel 2009,per esempio, Philips ha lanciato sul mer-cato i Lumiblades, un nuovo tipo di fonteluminosa flessibile che può assumere laforma preferita con diversi colori e, soprat-tutto, non abbaglia grazie alla diffusioneuniforme. Questo potrebbe portare al tra-monto dei bulbi a basso consumo, dato chequesta innovazione mira sia all’illumina-zione di interi palazzi sia alla realizzazione diun sistema originale per fare luce negli am-bienti domestici.

Gli Oled hanno appena abbandonato il la-boratorio e già si parla dei PLED (PolymerLight-Emitting Diode), noti anche come LEP(Light-Emitting Polymers), che per emettereluce utilizzano polimeri liquidi posizionati tradue lamine flessibili. Materiali di questo tiposi prestano a un’industrializzazione rapidaed economica. Il loro principio produttivo sibasa su molecole attive deposte su un sub-

strato (la lamina flessibile) mediante lostesso processo delle stampanti a gettod’inchiostro.Un’altra derivazione degli Oled è rappre-sentata dai PHOLED (PHosphorescentOrganic Light-Emitting Diode), che comin-ciano a emergere dai laboratori di ricerca.Pur essendo molto simili agli Oled, garan-tiscono un’efficienza energetica di granlunga superiore: infatti consentono di con-vertire in luce il 100% di energia contro ilsolo 25% dei predecessori. Tutto ciò signi-fica che i nuovi dispositivi consumano 4volte meno pur offrendo la stessa resa. Po-tranno beneficiarne soprattutto gli smar-tphone di nuova generazione, i lettori MP4e gli schermi dei videogame portatili.

Termoindurentiper circuiti stampatiI rapidi progressi nel campo dell'elettronicastanno determinando un continuo aumentodelle frequenze operative a causa dellamaggiore velocità di trasmissione dei datie delle temperature più elevate richiesteper le operazioni di saldatura senzapiombo. Questi sviluppi stanno a loro voltacreando sfide impegnative per i produttoriche desiderano migliorare le prestazioni deiloro sistemi termoindurenti senza doverpassare a materiali dal costo più elevato.Le nuove resine Noryl SA90 e SA9000, lan-ciate da Sabic quali additivi per sistemi ter-moindurenti epossidici e non, rispondonoalle sempre più ampie esigenze e norma-tive relative ai circuiti stampati. La strutturachimica del PPE (polifenilenetere) ad altopeso molecolare Noryl PPO è stata modifi-cata al fine di creare oligomeri bifunzionalia basso peso molecolare in grado di offrireun migliore equilibrio fra bassa costantedielettrica e fattore di perdita, oltre a mag-giore robustezza.La resina Noryl SA90, progettata per si-stemi epossidici e a base di estere cianato,fornisce una costante dielettrica e un fat-tore di perdita inferiori per consentire pre-stazioni migliori ad alta frequenza (1-10GHz) nei circuiti stampati e soddisfare la ri-

chiesta di frequenzeoperative più elevatee sistemi FR non alo-genati. Tale resina èsolubile (a carichiche arrivano fino al50%) nel metiletil-chetone (MEK) atemperatura am-biente e ciò consentedi evitare l'uso deipotenti solventi co-munemente sfruttatiper le tradizionali re-sine a base di PPE,che possono creare

Senza le materie plastiche la realizzazione di schermi ultrapiattiflessibili per televisori mediante l’uso di OLED (Organic Light-EmittingDiode) non sarebbe stata possibile

Gli PHOLED (PHosphorescent Organic Light-Emitting Diode) sono unaderivazione degli OLED ma garantiscono un’efficienza di gran lungasuperiore

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problemi di sicurezza nella manipolazionedei laminati elettrici.Allo stesso modo Noryl SA9000 offre unacostante e una perdita dielettriche inferiori,per migliori prestazioni ad alta frequenza(fino a 20 GHz) nei sistemi a base nonepossidica. Inoltre consente ai produttori dioffrire ritardanti di fiamma non alogenati neicircuiti stampati con polimerizzazione deiradicali liberi.Entrambe le resine, se appropriatamenteformulate, garantiscono uno scarso assor-bimento dell'umidità per dielettrici più sta-bili e temperature di transizione vetrosa (Tg)più elevate. Per esempio, la presenza diNoryl SA90 al 40% nella resina epossidicacontenente BPA può offrire una Tg pari a165°C; se utilizzata in altre formulazioniepossidiche, può offrire una Tg pari a190°C. Una concentrazione del 30% diNoryl SA9000 nel TAIC è in grado di offrireuna Tg pari a 250°C, che risulta utile perle prestazioni di saldabilità e può migliorarel'affidabilità a lungo termine e il comporta-mento nelle variazioni cicliche di tempera-tura.

Filato elettroconduttivoDalla combinazione delle esperienze di Latie Gimac nei rispettivi campi di competenza- produzione di compound speciali e co-struzione di impianti per microestrusione - ènato un manufatto innovativo dalle straor-

dinarie caratteristiche e potenzialità. Dopovarie sessioni di sperimentazione su diversimateriali in differenti spessori, è stato in-fatti ottenuto un filato elettricamente con-duttivo estrudendo un compound di PA12caricato con nanotubi di carbonio (CNT).Il filo (con spessore inferiore a 0,2 mm)

offre caratteristiche di grande interesse le-gate alla formulazione del prodotto e allaparticolare tecnica di estrusione. Innanzi-tutto la conduttività elettrica: i nanotubi dicarbonio, dispersi in modo omogeneo nellamatrice, permettono il conferimento di pro-prietà elettriche uniformi sul filato. Su que-sto è stata misurata una resistenza di circa8 kΩ/cm, ma è possibile variare tale pre-stazione operando sul contenuto di CNT,oltre che sui parametri di trasformazione.Il filo elettroconduttivo non risulta fragilebensì resta perfettamente flessibile, anchese piegato con curvature spinte, grazie al-l'assenza di agglomerati di CNT che po-trebbero dar luogo a discontinuità nellamatrice polimerica. All'ottima deformabilitàdel filo si unisce anche un interessante ca-rico a rottura e un quadro di valide proprietàmeccaniche. Naturalmente l'aspetto dimaggior interesse è rappresentato dallaconduttività elettrica, una peculiarità cheapre il campo a una serie di possibili im-pieghi di questo prodotto, dall'elettronicaall'auto, dal medicale alla meccatronica.

Stazioni di ricaricaLa tendenza verso la mobilità elettrica stasbloccando un’intera nuova gamma di ap-plicazioni per le materie plastiche. In taleambito Bayer MaterialScience sta svilup-pando soluzioni innovative e sostenibili perconcetti futuri di mobilità, applicate anche

al potenziamento quantitativo delle infra-strutture, in particolare all’espansione dellerete di stazioni per la ricarica elettrica. Unodegli ultimi esempi è la stazione di ricaricaEV-Box, fabbricata dalla società olandeseomonima, la cui struttura è costituita dallamiscela PC+ABS Bayblend FR 3000. Nu-

merosi esemplari di questa stazione sonogià operativi in Belgio, Olanda e Germania.Il sistema modulare presenta un designelegante ed è dotato di luci colorate. Desti-nato all’impiego sia privato sia pubblico,può essere installato in strada, nelle piazzee nei parcheggi oppure può essere mon-tato a parete presso le abitazioni. Il blendscelto per questa applicazione consenteuna maggiore libertà di design rispetto almetallo. Essendo estremamente resistenteanche a temperature molto basse, può sop-portare carichi meccanici estremi e atti divandalismo.Questo materiale incorpora un efficace in-sieme di ritardanti di fiamma privi di clorurie bromuri e può essere colorato libera-mente, eliminando così la necessità di co-stose verniciature. Inoltre, a differenza delmetallo, non interferisce con le comunica-zioni wireless e le stazioni di ricarica me-diante sistemi RFID ed NFC per cellulari. Lamassa fusa della miscela ha una buonascorrevolezza, il che significa che la geo-metria complessa della struttura puòessere riprodotta accuratamente con di-storsione ridotta ed elevata stabilità dimen-sionale.

Celle alle finestreÉ stata sviluppata da un team di ricercatoridell’UCLA (University of California, Los An-geles) una nuova cella solare fotovoltaica

che potrebbe offrire alle finestre diedifici residenziali e non la possibi-lità di generare elettricità pur rima-nendo abbastanza trasparenti.Il passaggio dal silicio ai polimericonduttivi conferisce a queste celleproprietà nuove e interessanti.Sono leggere, flessibili e traspa-renti, possono essere fissate facil-mente a finestre e facciate oppuremontate su un caricatore elettro-nico portatile. Con una trasparenzadel 66%, queste celle raccolgonoenergia dalla luce infrarossa invisi-bile per ottenere corrente elettricacon un’efficienza del 4% tra po-tenza e conversioneSecondo i ricercatori, le nuove cellepotrebbero essere prodotte in ele-vati volumi con materiali polimericia costi inferiori rispetto alle alterna-tive a base di silicio. L’impiego di unelettrodo trasparente realizzato conuna miscela di particelle di argentoe biossido di titanio si basa su me-

todi di deposizione consolidati.

Barriera per modulifotovoltaticiCome una pelle protettiva, il nuovo film bar-riera Flexoskin prodotto da Evonik Indu-stries copre i moduli fotovoltaici allo scopo

Il filato elettroconduttivo ottenuto da Lati e Gimac estrudendo un compound di PA12 caricatocon nanotubi di carbonio

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di preservarli dagli effetti negativi del ventoe di altri agenti atmosferici. Sebbene il filmsia trasparente e trasmetta la luce visibile,blocca le dannose radiazioni UV e previene

ogni infiltrazione di umidità, svolgendoin tal modo una funzione paragonabilea quella delle pesanti lastre di vetroutilizzate per i moduli rigidi.Flexoskin è stato sviluppato specifi-camente per soddisfare le esigenzedell’industria fotovoltaica, mettendoa disposizione del mercato un pro-dotto economico con elevate pro-prietà barriera, coprendo, con questacombinazione di risparmio di costo eprestazioni, il divario rispetto ai filmbarriera attualmente disponibili.La protezione mediante il nuovo filmpermette quindi l’impiego di moduli fo-tovoltaici in ambienti dove non possonoessere utilizzati i pesanti moduli rigidi,come per esempio sui tetti piani deigrandi capannoni industriali e degli edificiresidenziali, che per ragioni strutturali nonpossono essere sottoposti a carichi elevati,oppure su tettucci e portabagagli delleauto, sui quali sono montati moduli fotovol-taici quale fonte di energia.

Calore dissipatoLa poliammide Stanyl TC di DSM è statascelta da Baleno per la nuova serie Revo-lution di lampade a LED dal design esclu-sivo, sviluppate per applicazioni casalinghee professionali, che offrono maggiore effi-cienza e durata delle lampade a incande-scenza e alogene, rispetto alle quali

consumano solo il 20-30% di energia. Oltrea migliorarne l’efficienza, l’impiego dellapoliammide termoconduttiva in sostituzionedell’alluminio ha favorito lo sviluppo del

design esclusivo che contraddistingue lenuove lampade Revolution rispetto alle altrelampade a LED.Oltre alle prestazioni meccaniche ed elet-

triche, la dissipazione delcalore è di fondamentaleimportanza per le applica-zioni con LED. La poliam-mide suddetta è statamessa a punto proprioallo scopo di soddisfaretali esigenze e, rispetto aimateriali plastici tradizio-nali, consente inoltre direalizzare design unici,che favoriscono un eccel-lente raffreddamento dellelampade garantendo alcontempo sicurezza elet-trica.Infatti Baleno ha sceltoStanyl TC solo dopoaverne verificato le carat-teristiche di dissipazionedel calore, indispensabiliper una lunga durata inesercizio. Allo stessotempo il materiale ha per-messo di e l iminare i lrischio di conduttività elet-trica, aumentare la libertàdi design interno della

lampada, ridurre costi e tempi diproduzione e migliorare la lumino-

sità.

Semiconduttoreper plasmaIl nuovo tecnopolimero Semi-tron MPR1000 a base di resinaacetalica, lanciato da Quadrant

per l’industria microelettronica, èdestinato ad applicazioni nelcampo dei semiconduttori e più

specificamente per l’impiego incamera del vuoto, colmando una

lacuna lasciata dai materiali tradizio-nali.

Nel corso degli ultimi anni l’incre-mento dei livelli di potenza degli elet-

trodi, di pari passo con la chimicaaggressiva del plasma, ha portato i pro-gettisti a ricorrere a opzioni quali le co-stose ceramiche o il quarzo, soggetto a

rottura. Ma ora la messa a punto di questomateriale offre una nuova opportunità nelleapplicazioni basate sul plasma.Le proprietà di Semitron MPR1000 con-sentono un bilancio ideale di prestazioni adalto livello nella camera del vuoto, garan-tendo una tenacità molto elevata, che sitraduce a sua volta in una durata in eserci-zio fino a 25 volte superiore rispetto a po-limeri tradizionali come la poliammide. Nelcontempo vengono ridotti i costi di utilizzo

Il film Flexoskin di Evonik copre i modulifotovoltaici proteggendoli dagli agenti atmosferici

Baleno ha scelto la poliammide Stanyl TC diDSM per la serie Revolution di lampade LED

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e viene facilitata la lavorazione meccanicarispetto alle ceramiche per semiconduttori.Un altro vantaggio è la pulizia del materiale

in termini di basso contenuto di ioni e ri-dotta emissione di gas.

Espanso conduttivoper trasportoSistemi elettronici sempre più complessitrovano applicazione in tutti i campi dellavita quotidiana e di pari passo sta cre-scendo l’impiego di semiconduttori,specialmente nell’informatica e nelle tele-comunicazioni ma anche nell’auto e nel-l’elettronica industriale. Tuttavia il trasportodi questi componenti sensibili è un’opera-

zione piuttosto delicata: i semiconduttoripossono essere danneggiati in manierapermanente o addirittura distrutti dalle ca-

riche elettrostatiche.Finora gli espansi privi di speciali additivi sisono dimostrati poco adatti per l’imballag-gio di questi componenti proprio perché fa-voriscono l’accumulo di elettricità statica.Ma ora il problema può essere risolto gra-zie al nuovo espanso poliolefinico condut-tivo Alveobloc Naco III introdotto sulmercato da Sekisui Alveo. Questo materialeinfatti contiene speciali additivi che lo ren-dono ideale per la produzione di imballiriutilizzabili destinati al trasporto di compo-nenti sensibili all’elettricità.

La conduttività del nuovo prodotto rimanecostantemente inalterata, a prescinderedall’umidità relativa, diversamente dagli

espansi antistatici convenzionali,che solo a un certo valore di umi-dità relativa presentano le proprietàsuperficiali necessarie per deviarele cariche elettrostatiche e quindiprevenire la scarica di scintille. Alcontrario, la sua formulazione spe-ciale conferisce ad Alveobloc labassa resistenza superficiale checonsente di deviare le cariche aqualsiasi livello di umidità atmosfe-rica.Il nuovo espanso garantisce unaconduttività costante per tutta lasua durata in esercizio ed è adattoper qualsiasi processo di lavora-zione. Inoltre le attrezzature relativenon richiedono una pulizia labo-riosa e non sono soggette a parti-colare usura, dato che il materialenon contiene silicone o caricheinorganiche come talco e gesso.Grazie alla struttura a celle chiuse,l’assorbimento d’acqua è inferioreall’1%, il che rende Alveoblocideale per il taglio con getto d’ac-

qua. Non solo l’espanso può essere tagliatoin modo da mettere in evidenza la strutturacellulare, ma la sua pelle superficiale puòessere sfruttata quale interessante ele-mento di design.

Isolatori in miniaturaI connettori a scatto di tipo SMPM prodottida Radiall presentano un’interfaccia relati-vamente piccola, il che rende difficileottenere una sicura presa di contatto cen-trale con sufficiente forza di trattenimentoquando si utilizzino isolatori tradizionali inPTFE lavorati meccanicamente. La scarsaconnettività riduce l’affidabilità dei sistemie, inoltre, i connettori sono spesso utilizzatiin contesti difficili, per esempio applicazionimilitari come radar aerei oppure su sistemiattivati tramite antenna. Gli SMPM sonospesso utilizzati anche nelle telecomuni-cazioni, per guidare o regolare il segnaleottico a una velocità di bit molto alta in mo-duli ottico-elettronici.Per risolvere tale problema Radiall ha iden-tificato una soluzione basata sullo stam-paggio di un nuovo isolatore in miniatura(diametro inferiore a 2 mm) - realizzato conPEEK di Victrex - che è stato implementatosulla maggior parte dei cavi SMPM e deiconnettori di ricezione.I connettori SMPM con isolatore a base diPEEK sono meno soggetti a sollecitazionimeccaniche e al riscaldamento eccessivoche si produce durante le operazioni di sal-datura e assemblaggio. I benefici principalidi tali connettori derivano comunque so-

Il tecnopolimero Semitron MPR1000 a base di resina acetalica lanciato da Quadrant è destinato all’impiegoin camera del vuoto

Il nuovo espanso poliolefinico conduttivo Alveobloc Naco III di Sekisui Alveo è ideale per laproduzione di imballi per il trasporto di componenti sensibili all’elettricità

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prattutto dalle dimensioni minime e dalle elevate frequenze ope-rative, rispetto a dispositivi similari nei modelli a scatto o univer-sali.

Energia corporaleUna scoperta recente dei ricercatori del Wake Forest UniversityCenter for Nanotechnology and Molecular Materials (North Caro-lina) potrebbe consentire di trasformare il calore del corpo umanoin energia elettrica. Il gruppo di ricerca è infatti riuscito a incor-porare nanotubi di carbonio in fibre sintetiche flessibili che hannol’aspetto e il tocco del tessuto.Tale procedimento ha reso possibile ricavare energia sfruttando ilgradiente termico tra temperatura corporea e temperatura am-biente. Il tessuto speciale Power Felt, indossato da alcuni prati-canti di jogging, è stato in grado di far funzionare i rispettivi lettoriMP3 grazie al solo calore generato dai loro corpi per lo sforzo du-rante la corsa.Secondo i ricercatori, questa scoperta potrebbe portare a recu-perare una parte della grande quantità di energia sprecata ognigiorno sotto forma di calore. Per esempio, il recupero dell’ener-gia consumata da un’auto potrebbe migliorare la resa del carbu-rante e allo stesso tempo potenziare la radio, il climatizzatore e ilsistema di navigazione.Generalmente la termoelettricità è poco utilizzata per l’accumulodi energia ma in effetti potrebbe offrire interessanti opportunità indiverse applicazioni, quali le coperture dei sedili auto, l’isolamentodi tubazioni o la raccolta di calore nei sottotetti per risparmiaregas e corrente elettrica. In teoria si potrebbe addirittura caricareun telefono cellulare semplicemente sedendovici sopra.

Stabilità termicae luminosaLa nuova serie di compound Lavanta a base di poliestere messaa punto da Solvay Specialty Polymers garantisce stabilità più ele-vata al calore e alla luce nella produzione di componenti per TV aLED. In questo settore, con l’obiettivo di abbassare i costi, i pro-duttori tendono a ridurre il numero di LED aumentandone l’am-peraggio, che comporta una temperatura di giunzione molto piùelevata (sopra i 100°C) e maggiore brillantezza. I materiali utiliz-zati in precedenza a tale scopo, in applicazioni come i portalam-pada non erano in grado di resistere a elevate emissioni di caloree luce e quindi si scolorivano precocemente.Il primo grado della nuova serie (Levanta 5115 WH 0119) è uncompound per stampaggio a iniezione rinforzato col 15% di fibradi vetro e sviluppato specificamente per applicazioni elettronichecon LED che impiegano la tecnologia di montaggio superficiale.Il materiale presenta elevata riflettività (superiore al 95%) con ec-cellente ritenzione del colore bianco dopo invecchiamento termicoe luminoso, il che permette di conferire notevole affidabilità ai LEDche operano in presenza di elevate temperature di giunzione.

Per realizzare un nuovo isolatore in miniatura (diametro inferiore a2 mm) Radiall ha scelto il PEEK di Victrex

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Polimeri luminescenti

Masterbatch per "effetto notte"Una nuova gamma di masterbatch luminescenti messa a puntoda Grafe e presentata alla fiera Fakuma 2012 consente di creareun effetto cromatico simile a quello del cielo stellato, regolandodurata e intensità in base alle esigenze dell'utilizzatore. I masterbatch luminescenti sono già noti e utilizzati da diversianni, ma la loro diffusione è cresciuta grazie all'impiego in abbi-namento con i tecnopolimeri, sebbene fino a non molto tempo fa

questi ultimi potevano essere additivati soltanto con colori lumi-nescenti giallo-verdi. Grazie all’innovazione apportata dall’aziendadella Turingia, invece, anche i polimeri tecnici possono ora ri-splendere dei più svariati colori. Naturalmente Grafe è in gradodi offrire questa gamma di prodotti anche per la colorazione ditutti i comuni termoplastici. I nuovi prodotti vanno incontro ad applicazioni in settoriche spaziano dalla moda alla pubblicità, dai giocattoli aidispositivi di sicurezza. In caso di mancanza d'elettricitào in situazioni di emergenza, per esempio, la possibilitàdi potersi orientare immediatamente per trovare le uscitedi sicurezza può risultare determinante per salvare viteumane. Un valido aiuto può essere offerto, per esempio,da tappeti contenenti fibre luminescenti non riconoscibilia occhio nudo alla luce del giorno, ma perfettamente vi-sibili nell'oscurità.

Compound per pulizia macchine

Idee chiare per una produzione più trasparente In questo periodo di difficile crisi economica, definito daalcuni contemporanei “il medioevo dei tempi moderni”gli imprenditori dovrebbero sviluppare nuove idee: pro-

prio durante la crisi, quando si riduce la produzione e le venditescendono drasticamente, i dirigenti dovrebbero avere il coraggiodi cambiare le proprie politiche economiche e produttive e di ap-portare miglioramenti. In una sola parola: investire. Proprio inquest'ottica Ultra System, azienda di medie dimensioni nota sulmercato europeo delle materie plastiche, si è concentrata negliultimi tre anni sullo sviluppo di specifici “purging compound”. Per gli stampatori la pulizia dei macchinari è una parte importantenel ciclo produttivo. Se il processo di pulizia viene eseguito cor-rettamente elimina i residui di resine, masterbatch, additivi e pig-menti carbonizzati anche in tutti i punti di ristagno. I compoundper la pulizia macchina possono essere divisi in quattro genera-zioni. La prima consiste in miscele di polimeri e metacrilati, ma-

teriali a basso costo ma sicuramente di scarsaefficacia nella pulizia. La seconda generazioneoffre prodotti più efficaci: materiali con elevatepercentuali di metacrilati e polimeri con fibre divetro e sali inorganici, come la polvere di marmo.Questi prodotti sono indubbiamente più efficacima causano una rapida usura delle superfici me-talliche.I prodotti di terza generazione risultano esseremeno abrasivi e garantiscono un buon risultatopulente, ma richiedono lunghi tempi di attesa epossono emanare odori sgradevoli. La parte at-tiva di questi prodotti è costituita da sali inorga-nici che assorbono i residui di resina e la cuireazione chimica è ottenuta attraverso materialitensioattivi con una catena molecolare medio-lunga. Negli ultimi anni sono stati sviluppati purgingcompound di quarta generazione, che offrono ilvantaggio di non essere abrasivi e di reagire ve-locemente. Ultra Plast rientra tra i prodotti di que-st’ultima generazione, è facile da eliminare ed èparticolarmente efficace contro i “punti neri” (pro-

blema che si presenta sovente con le resine trasparenti). È ca-ratterizzato da un alto potere espandente, riuscendo così araggiungere anche le parti più difficili della macchina.I prodotti Ultra Plast sono tutti approvati dall’FDA e soddisfanoappieno i requisiti richiesti dalle regolamentazioni in ambito ali-mentare.

Quest’anno, alla fiera Fakuma, Grafe ha proposto masterbatch luminescenti nei colori piùsvariati e per le diverse applicazioni plastiche, come quello che consente di creare un effettocromatico simile al cielo stellato

Durante i cambi di materiale o di colore il compound Ultra Plast High-C garantisce,dopo breve tempo, pezzi chiari e brillanti nella produzione di visiere, lenti, fanali auto e plafoniere

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Un problema che compare molto spessousando i compound di pulizia è quello cheviene denominato ”velo opaco” (residui dipurging compund) che appare sui primipezzi di produzione anche dopo una pro-fonda fase di “after purging” con materialineutri. Per risolvere tale problema, Ultra Sy-stem ha sviluppato un nuovo tipo di com-pound, Ultra Plast High-C, che garantisceuna profonda pulizia senza lasciare tracceo residui, in modo particolare per i policar-bonati e le resine simili, che richiedono unaperfetta trasparenza. A detta del produttore,si tratta attualmente dell’unico purgingcompound sul mercato che nel cambio co-lore/materiale garantisce, dopo brevetempo, pezzi chiari e brillanti nella produ-zione di visiere, lenti, fanali auto e plafo-niere.

Rivestimento antiaderente

Usura ridotta... con "grip" Nel settore automobilistico i soffietti ingomma naturale per le sospensioni pneu-matiche e gli ammortizzatori vengono

fabbricati “sullespine”: uno spe-ciale agglomeratosottile, fatto digomma, fibre e altrielementi che com-pongono i soffietti,viene vulcanizzatosopra a specialispine in metallo ap-plicando la giustatemperatura e unapressione corretta,dando così vita asottili tubi flessibili. In questa opera-zione la strutturasuperficiale delle spine è di fondamentaleimportanza per l’omogeneità del prodotto.Affinché al termine della vulcanizzazione isoffietti e le spine si possano separare insicurezza, con i procedimenti tradizionali siapplica un distaccante sul substrato dopoogni ciclo. Tuttavia queste sostanze sonospesso dannose per l’ambiente e la salute.L’impiego ridotto di distaccanti può inoltreallungare gli intervalli di pulitura delle spinee comportare così un risparmio dei costi.Esperimenti e test hanno dimostrato che infuturo, grazie al rivestimento PlasmaCoat di

Impreglon, composto da una combinazionedi fluoropolimeri e metallo, i produttori disoffietti potranno fare del tutto a meno deidistaccanti per questo tipo di applicazione.Mediante speciali processi di rivestimentosi ottengono superfici strutturate ruvide,conformi alle richieste dei produttori di sof-fietti. In questo modo PlasmaCoat offre, ri-spetto alle tradizionali superfici lisce, un“grip” più elevato. Ne risultano: maggioresostegno durante la preparazione del sof-fietto sulla spina, meno scarti e, soprattutto,la totale assenza di distaccante.

Il rivestimento PlasmaCoat facilita la produzione di soffietti in gomma perle sospensioni pneumatiche degli automezzi

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Fibre corte, lunghe e continue per il futurodelle strutture leggereLe strutture leggere non sono un concettonuovo e fanno ormai parte di una strategiaben consolidata nella costruzione di veicoli(vedi figura 1). Tuttavia nuovo impulso pro-viene da un lato dall'intenso impegno permettere a punto sistemi d'azionamento al-ternativi, in particolare di tipo elettrico, edall'altro anche dai veicoli tradizionali, chedomineranno ancora per decenni le strade

europee e per i quali le strutture leggeresono di importanza vitale, dato che ognichilo conta in termini di consumi e di emis-sioni. L'Unione europea impone che dal 2020ogni produttore europeo di veicoli rag-giunga un livello medio di emissioni pari a95 g CO2/km, mentre il valore effettivo alnovembre 2011 era ancora di circa 143 gCO2/km. Ciò comporta una riduzione delleemissioni di circa un terzo in poco meno diun decennio. Il superamento di questo va-

lore porterà a multe salatissime per l'indu-stria automobilistica. Oltre alle trasmissionialternative e a quelle tradizionali ottimizzatenonché alla resistenza migliorata all'aria eall'attrito, le strutture leggere sono fonda-mentali anche per rispettare gli obiettivi diriduzione delle emissioni: 100 kg di pesorisparmiato significano 0,4 litri in meno dicarburante ogni 100 km percorsi, o all'in-circa una riduzione di 10 g di emissioni dianidride carbonica. Dopo la diffusione su larga scala dei poli-meri rinforzati con fibre di vetro corte nellestrutture leggere e l'accettazione dei van-taggi dei materiali rinforzati con fibre divetro lunghe da parte del mercato, l'indu-stria automobilistica deve ora affrontare laprossima sfida: la produzione in serie con imateriali compositi rinforzati con fibre con-tinue. Gli ambiziosi obiettivi di riduzione dipeso e consumo di carburante dei veicoli diprossima generazione possono essere con-seguiti proprio grazie a questi tipi di mate-riali e componenti.

Rinforzo con fibre di vetro corteDall'inizio degli Anni Settanta, quando videla luce la prima produzione in serie di im-pianti di aspirazione auto in poliammide(PA) realizzata negli stabilimenti Porsche diStoccarda, i polimeri come poliammide, po-liuretano (PUR), polietilene (PE) e polipropi-lene (PP), rinforzati con fibre di vetro corte,hanno contribuito a incrementare l'impiegodelle strutture leggere in applicazioni auto-mobilistiche sempre più impegnative. Taleimpiego continuerà ad aumentare su scalasempre maggiore e globale grazie alla pro-

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Notiziariodei compositi

Claus Dallner e J. Schnorr, A. Wollny, A. Radtke, M. Henningsen, G. Vandermeulen, A. Wolf, J.K.W. Sandler*

Fig. 1 - Oggi la più grande sfida per le strutture leggere con polimeri rinforzati con fibre è lo sviluppo di tecniche di produzione in serie, rapide ed economiche, per componenti di grandi dimensioni quali: portiere, tettucci o portelloni posteriori, nonché per componenti strutturali quali:montanti B, soglie o sottoscocche con le necessarie prestazioni meccaniche

ARTEGA GT

BASF

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liferazione di componenti innovativi. Tra gliesempi più interessanti degli ultimi anni viè la sostituzione dei metalli con i tecnopo-limeri nelle strutture dei motori, negli stabi-lizzatori e nelle traverse dell'albero ditrasmissione. Tuttavia, dieci anni fa non eraancora possibile produrre sostegni per pa-raurti in poliammide oppure parti anteriori,inserti del montante B o sostegni per sedilie coppe dell'olio in materiali polimerici. Il successo non è stato reso possibile solodal continuo sviluppo delle matrici polime-riche, ma anche dall'accresciuta capacitàdi prevedere il comportamento sotto caricodei componenti plastici utilizzando i com-puter, per esempio con strumenti avanzatidi simulazione quali il software Ultrasim diBasf. Ma lo sviluppo di questi materiali nonè ancora terminato: le poliammidi - comele più rigide Ultramid Endure, che raggiun-gono temperature d'esercizio in continuofino a 220°C per i componenti vicini ai mo-tori turbo, o le più personalizzabili PA6 otti-mizzate per gli urti, come le UltramidB3ZG10 CR - dimostrano che nei materialirinforzati con fibre corte vi è ancora ungrande potenziale da liberare. Esistono inol-tre materie prime alternative con nuovecombinazioni di proprietà, come le UltramidBalance (PA610) con elevata resistenzachimica e all'idrolisi.Nel caso dei poliuretani, invece, la tecnolo-

gia PUR-RRIM è stata ulteriormente svilup-pata e nel 2009 ha ottenuto il suo maggiorsuccesso con la prima produzione in serieal mondo di scocche in poliuretano. I com-ponenti della carrozzeria dell'auto sportivaArtega GT (vedi foto in apertura articolo) diArtega Automobile (Delbrück, Germania)sono stati prodotti con la tecnologia RRIM(Reinforced Reaction Injection Moulding:stampaggio a inie-zione reattivo e coninserimento di rin-forzo). In questoprocesso i compo-nenti di base delPUR (poliolo, isocia-nato e additivi),contenenti fibre divetro corte, ven-gono mescolati adalta pressione inuna testa di misce-lazione. Dopodichéla miscela di rea-z ione a bassa viscos ità vienein ietta ta ne l lostampo chiuso incirca un secondo e,30 secondi dopo,viene estratta laparte finita. I gradi

Elastolit R8,R8HT, K4 eD di Basf Poliuretani sono stati im-piegati per l'Artega GT e ottimizzatisingolarmente in base ai requisitirichiesti per le superfici delle por-tiere, dei parafanghi, dei paraurti,del portellone posteriore e dell'in-telaiatura del tetto. In particolare,per le parti di piccole dimensioni,che richiedono un attrezzaggio abasso costo, i poliuretani possonopredominare nonostante la concor-renza dei metalli o delle resine ter-moplastiche. In questo caso leottime caratteristiche di fluidità de-rivanti dalla lavorazione di compo-nenti liquidi e dalle basse pressioniinterne degli stampi rappresentanoun chiaro vantaggio. Rigidità, sta-bilità dimensionale, durezza e ri-dotta espansione termica sonoulteriori vantaggi del materiale uti-lizzato. La carrozzeria in PUR haportato a una diminuzione del pesodell'Artega GT di circa il 40%.

Compositi con fibre di vetro lungheIn applicazioni particolari e per spe-ciali requisiti è possibile osservareanche una tendenza a preferire po-limeri rinforzati con fibre di vetro

lunghe (LGF: Long Glass Fibres). Dal 2010Basf ha pertanto commercializzato la po-liammide rinforzata con fibre lunghe Ultra-mid Structure, scelta lo scorso anno per leruote della Smart Forvision (figura 2). Pe-culiarità del corrispondente processo distampaggio a iniezione è la creazione di unreticolo tridimensionale di fibre lunghe(circa 3-6 mm) che funge da scheletro al

pezzo finale, come si può vedere nel-l'esempio di ammortizzatore mostrato in fi-gura 3, al centro, stampato in Basf. Talescheletro assicura ottime proprietà mecca-niche: lo scorrimento viscoso, la deforma-zione e l'assorbimento d'energia sono similia quelli del metallo ma senza perdere i tra-dizionali vantaggi di una termoplastica. Per fornire una descrizione completa delcomportamento (a rottura) dei componentirealizzati con le sue poliammidi LGF, Basfha migliorato ulteriormente il proprio stru-mento di simulazione: utilizzando Ultrasim(figura 3, in basso) è ora possibile preve-dere con precisione il tipo di rottura duranteuna collisione con l'ammortizzatore pro-dotto in Ultramid Structure. Se combinati con film termoplastici, anchei materiali compositi a base di espansi po-liuretanici rinforzati con fibre lunghe pos-sono costituire un'opzione interessante peril tetto e per altri componenti dei veicolicommerciali, come le griglie del radiatore(figura 4). In quest'ambito d'applicazioneentra in gioco Elastoflex E di Basf Poliure-tani. Per il tettuccio della Smart Fortwo, adesempio, una pellicola multistrato termo-formata viene retrostampata a iniezione(tramite cosiddetta LFI: Long-Fibre Injec-tion) con poliuretano espanso rinforzato confibre di vetro lunghe. Oltre alla possibilità di

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Fig. 3 - Le fibre di vetro lunghe formano un reticolo tridimensionale durante lo stampaggio a iniezione (alcentro della figura), il quale conferisce al componenteeccezionali prestazioni meccaniche, per esempio nell'uso come ammortizzatore per la carrozzeria. Oggiil comportamento di tali componenti tecnici può essereanche calcolato e previsto mediante simulazioni computerizzate

Fig. 2 - La Smart Forvision, presentata nel 2011 al Salone Internazionaledell'Auto di Francoforte, è dotata delle prime ruote al mondo in resina termoplastica che potrebbero essere prodotte in serie. Sono fabbricatein poliammide rinforzata con fibre di vetro lunghe e hanno un peso di 6kg, pertanto sono più leggere del 30% rispetto alle ruote in alluminio prodotte in serie e riducono il peso complessivo del veicolo di 12 kg

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regolare il livello di rigidità e di resistenzadel pezzo finale, in questo caso è impor-tante una ridotta espansione termica iso-tropica del sistema a base PUR.

Rinforzo con fibre continuePer tutti questi pezzi auto rinforzati con fibrecorte o lunghe, il risparmio in termini dipeso per componente, rispetto al metallo,è compreso tra il 30 e il 50%. Consentonoinoltre di ottenere un'elevata rigidità e resi-stenza. Il futuro delle strutture leggere, inparticolare per la carrozzeria e lo chassis,sta tuttavia nei componenti rinforzati con

fibre continue. In termini di proprietà deicomponenti finiti e di tecnologia di lavora-zione, il CFR (Continuous Fibre Reinforce-ment: rinforzo con fibre continue) compieun passo in avanti fondamentale, che cer-tamente porterà a un ulteriore aumentodella percentuale di materie plastiche neiveicoli.Nel caso della lavorazione di termoplastici,i processi di compressione o di stampag-gio a iniezione possono essere combinaticon il rinforzo localizzato con fibre continue,permettendo in tal modo un significativoaumento della resistenza, della rigidità edell'assorbimento energetico (figura 5).

Una possibilità è il convenzionale stampag-gio a iniezione che si avvale di inserti leg-geri con fibre continue per il rinforzo localedei pezzi. Si tratta di filati unidirezionali (na-stri UD) impregnati con resina termoplasticaoppure di pre-impregnati rinforzati con tes-suto, detti laminati termoplastici (o anche"organo sheet": foglia organica). Mentre illaminato termoplastico è particolarmenteadatto per pezzi ibridi di grandi dimensioni,i nastri UD sono vantaggiosi per il rinforzolocale. Grazie ad essi è possibile ottimizzarein modo efficace le proprietà dei compo-nenti con una scelta pressoché illimitata distrutture stratificate e relativi orientamentidelle fibre. In entrambi i casi i pre-impre-gnati sono termoformati in forme tridimen-sionali, dopodiché vengono sovrastampatimediante iniezione, per esempio con po-liammide rinforzata con fibre di vetro, equindi trasformati in componenti ibridi adalta rigidità e resistenza. La parte posterioredei sedili sviluppata congiuntamente daBasf e Faurecia è prossima alla produzionein serie (figura 6).In linea di principio, comunque, questo pro-cesso è adatto anche alla produzione di altricomponenti strutturali come il montante Bo le soglie della cabina (figura 1).Come in un'applicazione di puro stampag-gio a iniezione, il primo passo del processodi sviluppo con rinforzo con fibre continueconsiste nel determinare la possibilità di si-mulare il comportamento del componente,incluse le prestazioni in caso di collisione(crash test). In base ai test dei componentistampati, sono stati ideati modelli CAE dellestrutture sovrastampate con fibre continue. In termini di tecnologia di lavorazione, il so-vrastampaggio della struttura preformataoffre tutti i vantaggi dello stampaggio ainiezione di termoplastici, come: ridottitempi di ciclo, elevati livelli d'automazione,riproducibilità, modularità, integrazione fun-zionale e riciclabilità dei pezzi ottenuti. I la-minati termoplastici utilizzano la propriacaratteristica di resistenza come per i com-ponenti 2D: vengono impiegati come pro-dotti semifiniti e sono termicamenteformabili durante o poco prima della fasedi sovrastampaggio. Un'altra tecnologia innovativa (EASI), at-tualmente in fase di sviluppo, riguarda lostampaggio a iniezione di componenti rin-forzati con filamenti d'acciaio. Per renderepossibile l'accesso a nuove applicazioni diquesti componenti strutturali, Basf sta col-laborando con i partner di sviluppo Bekaert(Kortrijk, Belgio) e voestalpine Plastics So-lutions (Putte e Roosendaal, Paesi Bassi).Utilizzando la poliammide come materialedi base nello stampaggio a iniezione, è pos-sibile bagnare catodicamente i componentiprodotti, rendendoli adatti per l'uso in car-rozzeria non finita (BIW: Body In White) e

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Fig. 5 - Assorbimento energetico del retro di un sedile per guidatore realizzato in PA6 con rinforzoin fibre corte (SG), in fibre lunghe (LFT) e in un ibrido di fibre di vetro corte con inserti in nastro UD(CFRT): l'assorbimento energetico è stato registrato durante i test di caduta (tutte le misurazionisono avvenute a 23°C)

Fig. 4 - Il poliuretano rinforzato con fibre lunghe viene già utilizzato nelle griglie del radiatore degliautocarri MAN (foto: MAN)

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come parti da assemblare. Tali componenticombinano le necessarie prestazioni per leapplicazioni strutturali, in termini di resi-stenza e rigidità, con la duttilità di materialialtamente resilienti, in modo che in una col-lisione siano garantiti un elevato livello diassorbimento energetico e l'integrità strut-turale.

Carrozzeria e componentistrutturali grazie all'RTMLe applicazioni polimeriche a cui mira l'in-dustria automobilistica per la carrozzeria elo chassis, soprattutto per rendere possibilinuovi traguardi in termini di riduzione delpeso, pongono nuovi quesiti sulle presta-zioni dei materiali e sulla loro lavorabilità.Per questo motivo nel 2011 Basf ha creatoil gruppo interdipartimentale "LightweightComposite Team", che sta studiando il po-tenziale di tre differenti polimeri (resinaepossidica, poliuretano e poliammide) perl'utilizzo industriale del rinforzo continuo neiprocessi d'iniezione. In questo modo la so-cietà può fare un uso mirato del proprioportafoglio materiali nelle tre classi sopracitate, sfruttando anche il relativo know-how per la loro lavorazione, in collabora-zione con tutti i rappresentanti della filieraautomobilistica, creando così nuove siner-gie. Una delle principali tecnologie di lavora-zione che si celano dietro ai nuovi materialiè l'RTM (Resin Transfer Moulding), con il cuiaiuto vengono realizzati componenti com-positi grandi e complessi. Dopo essere statiposti in uno stampo a temperatura control-lata, strutture tessili o in fibra multistratovengono impregnate con una resina poli-merica a bassa viscosità; lo stampo vienequindi chiuso per la fase di stampaggiovero e proprio. Grazie alla loro bassa visco-sità iniziale, tutti i nuovi sistemi a matricepolimerica mostrano ottime caratteristichedi impregnazione e umidificazione, persinodurante i processi di riempimento rapidodello stampo. Nel caso si utilizzino polimeri termoindu-

renti, ha luogo una rapida reazione di reti-colazione seppur in dipendenza della tem-peratura scelta per lo stampo, mentre la

poliammide termo-plastica polimerizzae cristallizza in unbreve lasso di tempo(figura 7). Insie-me alle prestazio-ni meccaniche delpezzo f inito, lebuone caratteristi-che di fluidità dei sistemi polimerici(anche con lunghipercorsi di flusso), ilgrado di impregna-zione e il brevetempo di reticola-zione dei compo-

nenti polimerici sono fattori altamente im-portanti per tutti e tre i tipi di materiale:epossidiche, PA e PUR (figura 8). Entrambi i termoindurenti Basf - resineepossidiche Baxxodur e poliuretani Elasto-lit R - utilizzano meccanismi innovativi peruna reticolazione veloce. Possono esserelavorati con apparecchiature convenzionali,a bassa e alta pressione. Le nuove poliam-midi, attualmente in fase di sviluppo, si ba-sano invece su caprolattame a bassissimaviscosità, un precursore di PA6, e su si-stemi altamente avanzati di attivazione ecatalisi. In contrasto con la lavorazioneclassica delle poliammidi, queste ultimereagiscono solo una volta che si trovano al-l'interno dello stampo. Tutti questi compo-siti termoplastici possono quindi esserestampati, saldati e riciclati. Il notevole im-pegno profuso nello sviluppo dei tre sistemi

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Fig. 6 - Il prototipo di sedile Susco 1.5 di Faurecia è stato sviluppato congiuntamente con Basf eutilizza filati termoplastici in fibra continua per il retro del sedile (parte bianca nella foto), che inun secondo processo vengono sovrastampati con una poliammide speciale (parti nere del retro delsedile). La sostituzione della struttura esistente in metallo con un componente in materiale plastico (pezzo unico) riduce il peso di circa il 20%

Fig. 7 - Sequenza del processo RTM (Resin Transfer Molding) per la poliammide

Fig. 8 - Microscopia elettronica a scansione: l'immagine mostra la strut-tura multistrato di un laminato epossidico unidirezionale con fibre di car-bonio. Sono evidenti l'omogeneità dello spessore degli strati e l'elevataqualità dell'impregnazione

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polimerici mira a ridurre ulteriormente itempi di ciclo, a migliorare la lavorabilità ea ottimizzare gli strumenti di simulazionedella produzione di strutture compositeanche complesse con fibre continue.

Fibre continue per pezzistrutturaliLe fibre continue sono già impiegate nellacostruzione di aerei, nella produzione dienergia eolica, nella costruzione di impianti,nella realizzazione di prototipi e nelle appli-cazioni per automobili di piccole dimen-sioni. Le fibre di carbonio offrono unarigidità e una resistenza specifiche altis-sime e sono pertanto particolarmente inte-ressanti. D'altro canto, le fibre di vetrooffrono un vasto potenziale come materialeeconomico ampiamente disponibile e visono nuovi sistemi che mostrano che leprestazioni di questo materiale tradizionaledi rinforzo non sono state ancora del tuttosfruttate. La possibilità di combinare variematrici polimeriche con diversi tipi di fibree architetture tessili offre inoltre un gradoelevato di libertà progettuale (figure 9a e9b). Tuttavia, insieme alle prestazioni dei mate-riali di rinforzo, un'adeguata produzione inserie e processi rapidi ed economici sonofattori importanti per il successo sul mer-cato dei componenti rinforzati con fibrecontinue. Le prestazioni dei pezzi ottenuti medianteRTM sono persino superiori a quelle deipezzi stampati a iniezione con rinforzo lo-cale, in quanto il rinforzo con fibre continuesi estende all'intero componente. Le fibree i filati inizialmente asciutti possono es-sere lavorati anche per personalizzare pre-forme e grandi componenti 3D, come per

esempio componenti strutturali per autosottoposti a carico elevato oppure parti daassemblare quali: portiere, portelloni po-steriori e moduli del tetto (vedi sempre fi-gura 1).

Finora la tecnologia RTM è stata impiegataper produzioni di piccolo volume nel settoredei veicoli di lusso, come gli spoiler Porscheo il tetto della BMW M3 e delle auto dacorsa, nonché dei camion e dei mezzi agri-coli o per l'edilizia. In tali applicazioni, i tettucci, il cofano motore e le parti dell'abi-tacolo sono prodotti con sistemi epossidicibicomponenti (2K) rinforzati con fibre divetro o di carbonio. I tempi di ciclo con si-stemi polimerici convenzionali, compresi tra10 e 20 minuti a seconda delle dimensionidel pezzo da produrre, sono comunque an-cora piuttosto lunghi.

Studio progettuale per un tetto autoIl primo pezzo dimostrativo prodotto conmateriali Basf adatti per l'RTM è un modulodi tetto per auto costituito da diverse se-

zioni incluse in una struttura a sandwich,con strati di copertura rinforzati con fibre dicarbonio e un nucleo in espanso poliureta-nico (figura 10). Questo segmento di tettocostituisce la parte anteriore di un tetto pie-

ghevole RHT (Retractable Hard Top) divisoin tre sezioni, ideato e progettato dalla so-cietà Edag di Fulda, in Germania, nell'am-bito di uno studio per valutare la fattibilità diun generico sistema composito a sandwichbasato su fibre e materiali Basf ottimizzati.Lo strato centrale della struttura è costi-tuito, come accennato, da un espansostrutturale poliuretanico a celle chiuse,della gamma Elastolit D. Funge da separa-tore a peso ridotto per gli strati di coperturadel laminato, conferendo ai componentiuna rigidità eccezionalmente elevata. Inoltre dà al modulo del tetto buone carat-teristiche di isolamento. All'esterno il componente è protetto dalleradiazioni ultraviolette e dagli agenti atmo-sferici grazie a una speciale vernice conte-nente l'additivo Basf Tinuvin CarboProtect. La relativa produzione in serie richiederà uninserto preformato in espanso contenentetutti gli inserti aggiuntivi, ricoperto su en-trambi i lati con la struttura tessile sceltaprecedentemente, che viene stesa nellostampo e interamente impregnata inun'unica operazione. L'espanso poliureta-nico, sviluppato specificamente per questaapplicazione, presenta un'elevata resi-stenza a pressione e temperatura, nonchéuna bassa densità, così da assicurare cheil nucleo espanso non venga compressodurante la fase d'iniezione. Il segmento a sandwich del tetto RHT pesacomplessivamente 2,6 kg, con una ridu-zione di peso del 40% rispetto alle strut-ture in alluminio e di oltre il 60% rispetto aquelle in acciaio, offrendo al contempo unacapacità di carico equivalente.

*Basf, Ludwigshafen, Germania

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mFig. 9a - Alcune strutture tessili tessute e nontessute con fibre di vetro e di carbonio

Fig. 9b - Tre laminati RTM in composito realizzati in PA, PUR e resina epossidica

Fig. 10 - Dimostazione del processo RTM: lo studio progettuale per il tettuccio mostrato in foto prevede una struttura a sandwich con strati di copertura rinforzati con fibre di carbonio e un nucleo in espanso poliuretanico

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CCompositi in breveRobotica

Rinforzati al carbonioper il piccolo iCubNei mesi scorsi i ministri dello Sviluppo economico, Corrado Pas-sera, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, FrancescoProfumo, e il viceministro dell’Economia e delle Finanze, VittorioGrilli, hanno avuto un incontro decisamente particolare. Pressol’Istituto italiano di tecnologia (Iit) di Genova, infatti, i ministrihanno fatto la conoscenza di "iCub" e "CoMan", due robot pocopiù alti di un metro. Dalla loro costruzione a oggi, queste incre-dibili macchine si sono notevolmente evolute. A iCub (Cub, cioècucciolo) è stata cambiata la "pelle" e ora la nuova, arricchita disensori più potenti, rende il minuscolo umanoide più sensibile altatto e più abile nell’interazione con l’ambiente. Anche le sue fa-coltà "cerebrali" sono state perfezionate con algoritmi più elabo-rati che interpretano meglio gli ordini vocali impartiti dairicercatori. Nei prossimi mesi l’evoluzione riguarderà però ancheil corpo dei due piccoli robot. Infatti, le parti metalliche sarannoquasi totalmente sostituite con materiali polimerici rinforzati confibre di carbonio, che riprodurranno i legamenti. Tutto servirà amigliorare l’agilità, la leggerezza e, di conseguenza, il consumodi energia dei piccoli "umanoidi".

Tuning

Ferrari ancora più potente grazie ai compositiRendere la "Ferrari Four" - un gioiellino capace di arrivare a 335km/h di velocità massima e di raggiungere 100 km/h da fermain appena 3,7 secondi - ancora più potente e ancora più ag-gressiva? Novitec Rosso, tuner di origine tedesca specializzatonell'elaborazione di macchine sportive italiane, ha voluto provarci.I risultati sono stati sorprendenti. Il body kit dell'auto prevede unlargo impiego di fibra di carbonio e comprende un nuovo spoiler

frontale, una griglia frontale rivisitata, nuove calotte degli spec-chietti retrovisori, "minigonne" laterali accentuate e uno spoilerposteriore. Tuttic o m p o n e n t irealizzat i conmateriali pol i-merici f ibro-rinforzati. Com-pletano l'allesti-mento dettaglistilistici come icon torni de igruppi ottici aLED e i cerchi inlega NF4 da 21"e 22" con pneu-matici Pirelli. Grazie alla ripro-grammaz ionedella centralinaelettronica e alnuovo sistemadi scarico in acciaio inossidabile, i tecnici sono anche riusciti a farguadagnare 42 CV al motore V12 da 6,3 litri, consentendo cosìalla Ferrari FF di raggiungere i 340km/h di velocità massima. Per poter supportare questo aumento di potenza è stato modifi-cato anche il kit di sospensioni, mentre per gli interni è previstala possibilità di personalizzazione con interni in pelle o Alcantara.

Compositi nell'auto

Tecnologia per la produzione su largascalaI componenti realizzati in compositi fibrorinforzati, a causa dellacomplessità del processo di realizzazione e del tempo richiestoper produrli, sono utilizzati ancora oggi principalmente nel mondodell'aeronautica, della navigazione o della Formula 1. L'industriadell'auto è però interessata da tempo alla produzione industrialecon questi materiali. Una novità, in tal senso, arriva da EELCEE(spin-off di EPFL: École Polytechnique Fédérale de Lausanne),che ha sviluppato e messo a punto un processo per la fabbrica-zione di parti composite in tempi molto rapidi. La tecnologia EEL-CEE, sviluppata da Jan-Anders Manson e dal suo team presso ilLaboratorio di polimeri e compositi del Politecnico di Losanna, sibasa sui metodi utilizzati per lo stampaggio di materie plastiche:il materiale desiderato viene iniettato a pressione in uno stampo,compresso con filamenti di fibra di carbonio o di vetro e conso-lidato con resina. Il processo d'iniezione-compressione è estre-mamente rapido e consente di risparmiare il grosso del lavoro diassemblaggio delle varie parti. "Con questo metodo", stima Man-son, "il numero di pezzi/anno prodotti da una linea di montaggioè notevolmente aumentato e potrebbe raggiungere un milione,mentre i costi di produzione sono ridotti in media del 10%". In-vestitori svedesi hanno già messo a disposizione di EELCEE circa5,6 milioni di euro, nella speranza di importare questa tecnolo-gia. Lo spin-off è in contatto con molti fornitori di grandi aziendeautomobilistiche e spera di vedere sul mercato già nel 2013 leprime vetture dotate di paraurti in fibra composita realizzati conquesto processo.

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Entro breve tempo le parti metalliche del piccolo robot iCub sarannosostituite quasi totalmente con materiali polimerici rinforzati con fibredi carbonio, che riprodurranno i legamenti

La Ferrari Four rivista dall'azienda tedesca Novitec Rosso, specializzata in tuning

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Prodotti a base biologicaIl 5 settembre 2012 si è svolta la riunionedel CEN TC 411/WG1 "Bio-based products- Terminology", coordinata da Huub Omloo(Olanda), dove si è stabilito che le defini-zioni concordate nel gruppo di lavoro sa-ranno inviate, prima di essere raccolte inun documento da sottoporre a inchiesta, aigruppi di lavoro del CEN TC 411 per com-menti. Inoltre, tutte le definizioni raccoltesaranno rese disponibili in formato elettro-nico a uso degli altri gruppi di lavoro. Alcunidei termini discussi sono: sustainability, su-stainable development, biobased carboncontent, product, waste, renewability, rene-wable resource.

Standard perapplicazioni industrialiDurante la riunione del gruppo di lavoro ISOTC138/SC3/WG7 "Revision of industrialapplication standards" dell'11 settembre,coordinata da Michael Weyer (Georg Fi-scher), la Svizzera ha proposto un emen-damento alla norma ISO 10931 "Plasticspiping systems for industrial applications -Poly(vinylidene fluoride) (PVDF) - Specifica-tions for components and the system" perquanto riguarda le tolleranze sullo spessoredi alcuni diametri dei tubi di SDR 21. La riu-nione si è quindi incentrata su una discus-sione riguardante i commenti espressi aseguito dell'inchiesta dell'ISO CD 15494"Plastics piping systems for industrial ap-plications - Polybutene (PB), polyethylene(PE) and polypropylene (PP) - Specificationsfor components and the system - Metricseries".Alcuni diagrammi, in particolare quelli dellecurve di regressione del PE, saranno ag-giornati con nuovi disegni, mentre il para-grafo dell'XPE per uso industriale saràmodificato introducendo solo i tipi di XPEattualmente impiegati per uso industriale. I

disegni dell'intero documento, prima di es-sere trasmessi all'ISO CS per l'inchiestacome ISO DIS, dovranno essere rivisti eprodotti in formato idoneo alla stampa.

Recuperodi materie plasticheNella riunione del 17 settembre della sot-tocommissione SC25 "Recupero delle ma-terie plastiche", coordinata da OrestePasquarelli, il progetto di normaE13.25.D70.0 "Linee guida per la valuta-zione della sicurezza di un processo di rici-clo meccanico destinato alla produzione diPET riciclato adatto all'impiego per la rea-lizzazione di materiali e articoli destinati alcontatto con alimenti, mediante ChallengeTest" ha superato l'inchiesta pubblica pre-liminare sul sito webdell'UNI. Il progettosarà avanzato comerapporto tecnico e,dopo una verifica diaggiornamento dei ri-ferimenti legislativi,sarà inviato a inchie-sta in Uniplast.È stata commentatala bozza di revisionedella UNI 10667-13"Materie plastiche diriciclo - Cariche otte-nute da macinazionedi scarti industriali e/oda post consumo dicompositi di materialeplastico termoindu-rente - Requisiti emetodi di prova" e,dopo le ultime verifi-che di impostazione el'introduzione di al-cuni esempi sulle de-stinazioni d'uso dei

prodotti ottenuti dal riciclo, anche questasarà trasmessa a inchiesta in Uniplast.L'esame della proposta di bozza per la re-visione della UNI 10667-1 "Materie plasti-che prime-secondarie - Parte 1: Generalità"ha aperto una discussione sulle definizionipiù idonee da adottare in relazione alla pub-blicazione degli ultimi decreti in materiaambientale, in particolare del Decreto Le-gislativo 3 dicembre 2010 n. 205 “Dispo-sizioni di attuazione della direttiva2008/98/CE del Parlamento europeo e delConsiglio del 19 novembre 2008”, cheabroga alcune direttive (10G0235) ed è re-lativa ai rifiuti e ai nuovi indirizzi che perse-gue la comunità europea. Una nuova bozzasarà preparata cercando di tener conto siadei termini ormai divenuti d'impiego usuale

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NNotiziarioUNIPLAST

ENTE ITALIANO DI UNIFICAZIONE DELLE MATERIE PLASTICHE FEDERATO ALL' UNIPolitecnico di Milano - Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica "Giulio Natta"Piazza Leonardo Da Vinci, 32 - 20133 MILANOtel 02 23996541 - fax 02 23996542 - email: [email protected] - www.uniplast.info

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per il mondo del riciclo delle materie pla-stiche sia delle definizioni con rilevanza le-gislativa.

Sistemi per acqua e gasRiunitosi lo scorso 12 settembre con il co-ordinamento di Steve Beech (Regno Unito),il task group 1 "Pipe - Test methods" delCEN TC 155/WG12 "Systems of polyolefinmaterial for pressure drainage, water sup-ply and gas supply" ha stabilito che per lavalutazione di conformità secondo EN12201 delle tubazioni in pressione in po-lietilene sono necessarie prove a 20°C per100 ore e a 80°C per 165 e 1000 ore. Peri gruppi dimensionali 4 e 5 con diametricompresi fra 710 e 2500 mm ci sono limi-tazioni per gli impianti di prova dovute alledimensioni dei tubi, alle chiusure di estre-mità e alle attrezzature di movimentazione.La dimostrazione delle prestazioni di untubo estruso di grande diametro è neces-saria per verificare quelle richieste dal-l'utente.Nella riunione sono stati esaminati alcunimetodi alternativi alle prove idrostatiche at-tualmente impiegate per tubi di grande dia-metro, in accordo con specificheconcordate. Sono stati considerati anche ilavori svolti nell'ISO TC 138/SC5/WG17"Alternative test methods", che hanno por-tato alla stesura dell'ISO 23228:2011"Thermoplastics pipes for the conveyanceof fluids - Determination of the stress-rup-ture resistance of moulding materials usingplain strain grooved tensile (PSGT) speci-mens".Il metodo di prova è destinato a valutare imateriali per stampaggio con un provino aforma di piastra scanalata, realizzato dauna lastra stampata a compressione e sot-toposto a carico di trazione monoassiale.Per il confronto con i dati dei materiali a rot-tura può essere effettuata una serie diprove in un intervallo di livelli di sforzo. Iprovini per la prova PSGT sono difficili daprodurre, in quanto la lavorazione delle sca-nalature deve essere effettuata con preci-sione. In Austria è stata sviluppataun’alternativa con un provino a "farfalla",ottenuto lungo la circonferenza del tubo manon lavorato per renderlo piano. Uno spe-ciale dispositivo viene utilizzato per bloc-care il provino curvo per la prova di caricostatico. Sono state effettuate prove mecca-niche su tubi fino a 1400 mm di diametroa 20 e 80°C, che hanno evidenziato unabuona correlazione con le prove idrostati-che effettuate su tubi di pari diametro efabbricati con lo stesso materiale.Durante la riunione del gruppo di lavoroCEN TC 155/WG8 "Systems for water sup-ply and pressure drainage and sewerage -PVC-U (solid wall)" del 18 settembre, coor-dinata da Urs Amacher (SNV), sono stati di-

scussi i commenti emersi durante il votoformale dell'FprCEN TS 1452-7 "Plasticspiping systems for water supply and for bu-ried and above-ground drainage and se-werage under pressure - Unplasticizedpoly(vinycloride)(PVC-U) - Part 7: Guidancefor the assessment of conformity", chehanno determinato la bocciatura del docu-mento. In particolare sono stati commentati i votinegativi sul numero delle prove idrostatichedi lunga durata (1000 ore) per il fabbri-cante, che durante la riunione sono statenuovamente riportate a una per gruppo didiametri, come nella ENV 1452-7(2002). Siè inoltre discusso l'aumento della fre-quenza delle prove d'urto nelle BRT per ilfabbricante di tubi, che dovrebbe essereportata da una prova per 7 giorni a unaogni 24 ore. Quest'ultima variazione saràsottoposta a inchie-sta nel WG8.Il 19 e 20 settem-bre si è poi svolta lariunione del gruppodi lavoro CEN TC155/WG12 "Pres-sure systems of po-lyolefin material forgas supply, watersupply and drai-nage and sewe-rage", coordinatasempre da SteveBeech, che ha fattoil punto della situa-zione sui lavoriormai al termine: lecorrezioni tecnichealla EN 1555-3 suiraccordi per i si-stemi in polietilene(PE) per il tras-porto gas, alla EN12201-2 sui tubi inPE per l'adduzionedi acqua in pressione e alla EN 12201-3sui raccordi in PE per i sistemi in polietileneper l'adduzione di acqua in pressione.Il primo giorno si è parlato del prCEN TS12201-7 "Plastics piping systems for watersupply, and for drainage and sewerageunder pressure - Polyethylene (PE) - Part7: Guidance for the assessment of confor-mity", definendo precisazioni nei vari pro-spetti circa il numero dei provini daconsiderare nei campioni per le prove e peri gruppi dimensionali a cui fare riferimento(in particolare per i diametri maggiori di700 mm). Chiarimenti sono stati introdottinelle note esplicative per i prospetti per leprove dei vari componenti (tubi, raccordi,valvole), TT (Type Testing), BRT (Batch Re-lease Test), PVT (Process Verification Test),AT (Audit Test).

Il secondo giorno sono stati discussi i com-menti redazionali emersi a seguito dell'in-chiesta sul voto formale dell'FprCEN TS1555-7 "Plastics piping systems for thesupply of gaseous fuels - Polyethylene (PE)- Part 7: Guidance for the assessment ofconformity" ed è stato preparato il testo perla pubblicazione.

Laminati decorativiUna parte della riunione del gruppo di la-voro CEN TC 249/WG4 "Decorative lami-nated sheets based on thermosettingresins", tenutasi il 20 e 21 settembre e co-ordinata da Gianmichele Ferrero (Arpa In-dustriale), è stata dedicata alla revisionedella EN 438-7 "High-pressure decorativelaminates (HPL) - Sheets based on ther-mosetting resins (usually called laminates)- Part 7: Compact laminates and HPL com-

posite panels for internal and external walland ceiling finishes", che contiene AnnexZA per la marcatura CE. Il documento èstato commentato da J. Salazar, consulentedel CEN per il regolamento N 305/2011(CPR), che ha partecipato alla riunione delWG4, originando una discussione che haaperto la strada a ulteriori verifiche sui re-quisiti che dovranno avere i prodotti oggettodella norma.Un gruppo ad hoc si riunirà il 13 novembreper affrontare le varie questioni rimaste insospeso sull'impiego di adesivi per l'incol-laggio dei laminati a substrati in legno esulla sovrapposizione di competenza conaltri comitati tecnici: CEN TC 112 "Wood-based panels" e CEN TC 266 "Thermopla-stic static tanks", in cui questi ultimiprodotti potrebbero ricadere. Infine, sono

ARPA

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state discusse tutte le 6 parti della revisionedella EN 438 "High-pressure decorative la-minates (HPL)” tenendo conto dei punti cheverranno ripresi nella Parte 7.

ImballaggiAlla riunione del 25 settembre della com-missione UNI "Imballaggi”, presieduta daMarco Sachet (Istituto Italiano Imballaggio),è stata presentata da Italo Vailati (Giflex) laproposta per un nuovo progetto di normaper la valutazione del rischio di "Set-Off"(contro-stampa). Gli inchiostri da stampaapplicati sul lato dei materiali o degli og-getti non a contatto con il prodotto alimen-tare devono essere formulati e/o applicatiin modo che le sostanze presenti sulla su-perficie stampata non migrino verso il latoa contatto con l'alimento, attraverso il sub-strato oppure a causa del set-off, quandovengono impilati o sono sulle bobine, inconcentrazioni non in linea con le prescri-zioni del regolamento (CE) n. 1935/2004del Parlamento Europeo e del Consiglio del27 ottobre 2004 riguardante i materiali egli oggetti destinati a venire a contatto coni prodotti alimentari e che abroga le diret-tive 80/590/CEE e 89/109/CEE.I materiali e gli oggetti finiti o semifiniti estampati vanno inoltre movimentati e im-magazzinati in modo che, anche in tal caso,le sostanze presenti sulla superficie stam-pata non vengano a contatto con il prodottoalimentare. Si è deciso di sviluppare l'ar-gomento costituendo un gruppo ad hoc per

valutare la stesura di un progetto che avràuna parte generale comune e capitoli spe-cifici per ogni materiale.Infine, è stato verificato l'andamento dei la-vori nei vari gruppi in cui è articolata la sot-tocommissione imballaggi (gruppo ProveMeccaniche, Carta, GMP) e quella del CENTC 261 "Packaging" e dei comitati tecniciISO TC122 "Packaging", ISO TC51 "Palletsfor unit load method of materials handling"e ISO TC52 "Light gauge metal containers".

Tubi, raccordi, valvole e accessoriLa riunione del 27 settembre della sotto-commissione SC8 "Tubi, raccordi, valvole eaccessori di materia plastica", presiedutada Walter Moretti (FIP), è stata convocataper discutere la revisione delle norme: UNI7990 "Tubi di polietilene a bassa densità -Dimensioni, requisiti e metodi di prova",pubblicata nel 2004; UNI 9736 "Giunzionimiste metallo-polietilene per condotte digas combustibili, acqua e fluidi in pressionee/o metallo-polipropilene per condotte diacqua e fluidi in pressione - Tipi, requisiti eprove", del 2006; UNI 11149 "Posa inopera e collaudo di sistemi di tubazioni dipolietilene per il trasporto di liquidi in pres-sione", del 2005; UNI TR 11288 "Sistemi ditubazioni di materia plastica in pressioneper il trasporto di fluidi - Polietilene (PE) -Raccordi fabbricati", del 2008.A seguito della pubblicazione, nel 2012,delle UNI EN 12201 "Sistemi di tubazioni di

materiap last icaper la di-stribuzionedell'acqua,e per scaricoe fognature inpressione -Polietilene (PE)"Parti da 1 a 5 e,nel 2011, dellaUNI EN 1555 "Si-stemi di tubazionidi materia plasticaper la distribuzione digas combustibili - Po-lietilene (PE)" Parti da1 a 5, tutte le norme indiscussione saranno riviste integrandolecon i requisiti delle nuove norme pubbli-cate. Per la UNI 7990 e la UNI TR 11288saranno preparati nuovi testi con modifichee precisazioni nel campo d'applicazione.Si è poi concordato di tenere una riunioneil 30 ottobre per preparare le bozze di revi-sione della UNI 9736 e della UNI 11149.Riguardo a quest’ultima sono state eviden-ziate le difformità fra la UNI EN 805 "Ap-provvigionamento di acqua - Requisiti persistemi e componenti all'esterno di edifici"(2002), a cui si fa riferimento, e il Decreto12/12/1985 "Norme tecniche relative alletubazioni" (GURI 14/03/1986 n. 61).

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SIRCI

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Normativa tecnicaProgetti di norma

Riportiamo qui di seguito l'elenco dei progetti di norma ISO eCEN inviati in inchiesta pubblica nel mese di settembre 2012per il settore materie plastiche e gomma. Ulteriori informazioni ri-guardanti le materie plastiche possono essere richieste a UNI-PLAST - Tel.: 02 23996541 - Fax: 02 23996542 - E-mail:[email protected]

ISO TC 45 (Rubber and Rubber Products)ISO DIS 18752 - Rubber hoses and hose assemblies - Wire- ortextile-reinforced single pressure types for hydraulic applications- SpecificationISO DIS 6808 - Plastics hoses and hose assemblies for suctionand low-pressure discharge of petroleum liquids - Specification ISO DIS 27126 - Thermoplastic multilayer (non-vulcanized) hosesand hose assemblies for the transfer of hydrocarbons, solventsand chemicals - Specification ISO DIS 27127 - Thermoplastic multilayer (non-vulcanized) hosesand hose assemblies for the transfer of liquid petroleum gas andliquefied natural gas - Specification.

ISO TC 61 (Plastics)ISO FDIS 7792-1 - Plastics - Thermoplastic polyester (TP) moul-ding and extrusion materials - Part 1: Designation system andbasis for specificationsISO FDIS 7792-2 - Plastics - Thermoplastic polyester (TP) moul-ding and extrusion materials - Part 2: Preparation of test speci-mens and determination of properties (ISO/FDIS 7792-2:2012)ISO FDIS 2561 - Plastics - Determination of residual styrene mo-nomer in polystyrene (PS) and impact-resistant polystyrene (PSI)

by gas chromatographyISO DIS 16525-9 - Adhesives - Test methods for isotropicallyelectrically conducting adhesives - Part 9: Determination of high-speed signal-transmission characteristics.

ISO TC 122 (Packaging) ISO FDIS 3394-2 - Packaging - Complete, filled transport pac-kages and unit loads - Dimensions of rigid rectangular packa-ges.

ISO TC 138 (Plastics Piping)ISO FDIS 17467-1 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Unplasticized polyamide (PA-U) piping systems join-ted by solvent cement - Part 1: GeneralISO FDIS 17467-2 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Unplasticized polyamide (PA-U) piping systems join-ted by solvent cement - Part 2: PipesISO FDIS 17467-3 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Unplasticized polyamide (PA-U) piping systems join-ted by solvent cement - Part 3: FittingsISO FDIS 15874-1 - Plastics piping systems for hot and coldwater installations - Polypropylene (PP) - Part 1: General138 FDIS 15398 - Specifications for thermoplastics covers andframes for manholes and inspection chambers used in non traf-fic areasISO DIS 4437-1 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Polyethylene (PE) - Part 1: General138 DIS 4437-2 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Polyethylene (PE) - Part 2: PipesISO DIS 4437-3 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Polyethylene (PE) - Part 3: FittingsISO DIS 4437-5 - Plastics piping systems for the supply of ga-seous fuels - Polyethylene (PE) - Part 5: Fitness for purposeISO TC138 SC7 N557 - NWIP on "Plastic piping systems for the

supply of gaseous fuels - Polythylene (PE) -Part 4: Valves".

CEN TC155 (Plastic Piping Systems andDucting Systems)FprEN ISO 15874-1 - Plastics piping systemsfor hot and cold water installations - Polypro-pylene (PP) - Part 1: General (ISO/FDIS 15874-1:2012)FprEN 1796:2012 - Plastics piping systems forwater supply with or without pressure - Glass-reinforced thermosetting plastics (GRP) basedon unsaturated polyester resin (UP)FprEN 14364:2012 - Plastics piping systemsfor drainage and sewerage with or withoutpressure - Glass-reinforced thermosetting pla-stics (GRP) based on unsaturated polyesterresin (UP) - Specifications for pipes, fittings andjoints.

CEN TC 218 (Rubber and plastics hoses andhose assemblies)prEN ISO 6808 rev - Plastics hoses and hoseassemblies for suction and low-pressure di-scharge of petroleum liquids - Specification(ISO/DIS 6808:2012).

CEN TC 249 (Plastics)prEN 15534-1 rev - Composites made fromcellulose-based materials and thermoplastics(usually called Wood-Plastics Composites-WPC

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or Natural Fibre Composites-NFC) - Part 1: Test methods for cha-racterisation of compounds and productsprEN 15534-4 rev - Composites made from cellulose-based ma-terials and thermoplastics (usually called Wood-Plastics Compo-sites-WPC or Natural Fibre Composites-NFC) - Part 4:Specifications for decking profiles and tilesprEN 15534-5 - Composites made from cellulose-based mate-rials and thermoplastics (usually called Wood-Plastics Composi-tes-WPC or Natural Fibre Composites-NFC) - Part 5:Specifications for cladding profiles and tilesprEN 16472 - Plastics - Method for accelerated photo-ageingusing medium pressure mercury vapour lampsFprEN ISO 7792-1 - Plastics - Thermoplastic Polyester (TP) moul-ding and extrusion materials - Part 1: Designation system andbasis for specifications (ISO/FDIS 7792-1:2012)FprEN ISO 7792-2:2012 - Plastics - Thermoplastic Polyester (TP)

moulding and extrusion materials - Part 2: Preparation of testspecimens and determination of properties (ISO/FDIS 7792-2:2012)249FprEN ISO 15527 - Plastics - Compression-moulded sheetsof polyethylene (PE-UHMW, PE-HD) - Requirements and test me-thods (ISO 15527:2010).

CEN TC 261 (Packaging)FprEN 16283:2012 - Packaging - Flexible aluminium tubes -Test method to measure the force to pierce the membraneFprEN 16284:2012 - Packaging - Flexible laminate and plastictubes - Test method to determine the adhesive strength of themembraneFprEN 16285:2012 - Packaging - Flexible aluminium tubes -Test method to measure the deformation of the aluminium tubebody (Guillotine test).

Lo stampaggio anche per chi è negatoLa progettazione dei pezzi per lo stampaggio a iniezioneper negati, edizione speciale Protomold in italiano, pre-senta il processo Protomold e fornisce tutte le informa-zioni necessarie a chi, possedendo gli strumenti diprogettazione in 3D adeguati e avendo già un’idea delpezzo da produrre, volesse iniziare a stampare oggetti inplastica in pochi giorni.Il libro contiene suggerimenti per progettare pezzi, anchecon geometrie complesse, in tempi brevi, semplifican-done la produzione. Inoltre, viene presentata una pano-ramica dei materiali plastici ad oggi disponibili.Il manuale è suddiviso in sei capitoli indipendenti fra loro(Fondamenti di stampaggio a iniezione, Definire i requi-siti del progetto, Guida al pezzo perfetto per principianti,Oltre lo stampo scorrevole, Il tocco finale, Dieci modi perdare ai pezzi il fattore Protomold); ciò consente al let-

tore di passare da unargomento all’altro aseconda delle proprieesigenze e del livello diesperienza. L’autore,Thom Tremblay, è unesperto di programmidi progettazione, è at-tualmente impiegatopresso un importanteproduttore di softwaree ha scritto numerosilibri sui sistemi CAD3D.

Thom Tremblay - LA PROGETTAZIONE DEI PEZZI PER LOSTAMPAGGIO A INIEZIONE PER NEGATI (John Wiley & Sons,Inc. - www.dummies.com - ISBN 978-1-118-20416-0)

Tutto sul film soffiatoIl volume Blown Film Extrusion, pubblicato da Hanser,offre un’ampia panoramica sull’estrusione di film sof-fiato, dalle attrezzature ai materiali passando per i pro-cessi di lavorazione e le proprietà.Obiettivo del libro è bilanciare aspetti pratici e teorici; illettore vi troverà risposte sul perché di alcuni effetti delprocesso di soffiaggio, in modo da poter risolvere prati-camente i problemi e migliorare la produzione. Allostesso tempo sono incluse nozioni sulle ultime innova-zioni tecnologiche (processi e macchinari), utili per uncostante aggiornamento.Allegato al libro è disponibile un CD-ROM contenente unsoftware di simulazione per facilitare l’apprendimento.L’interfaccia grafica realistica e i passaggi tecnici intui-

tivi simulano gli attualiprocessi di lavorazione,così che l’utente possaapplicare con facilità lateoria alla pratica.Ecco, in sintesi, i temiaffrontati: materiali perfilm soffiato, panora-mica sull’estrusione,attrezzature, processiproduttivi, coestru-sione, proprietà deimateriali e risoluzionepratica dei problemi.

Kirk Cantor - BLOWN FILM EXTRUSION (Hanser Verlag -www.hanser.de - ISBN: 978-3-446-41705-2 - € 99,90)

Biblioteca tecnica

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Incontri a LioneIl 1° ottobre si è svolto a Lione un conve-gno, organizzato da Oliver Crave, vice-presidente di SPE, che ha visto la parteci-pazione di Willem De Vos, CEO di SPE, JonRatzlaff, designato alla presidenza di SPE,Al Zubi, segretario generale di SPE MedioOriente, Carine Roos, nuovo segretario ge-nerale di SPE Europe, e dei massimi espo-nenti di SPE in Europa. La rappresentanzaitaliana era composta da: Michele Modesti,presidente di SPE Italia; Roberto Frassine,presidente di SPE Europe; Romeo Cocian-cich, past president di SPE Italia; DanieleVersolato, presidente della Divisione For-matura di SPE Europa. In tale occasionesono stati esaminati i problemi inerenti al-l’organizzazione di Eurotec 2013, in pro-gramma il prossimo anno a Lione, e si èsvolta la riunione del consiglio direttivo diSPE Europe.

L’organizzazione di Eurotec 2013 si sta ri-velando complessa, per cui si stanno met-tendo in campo molte risorse perassicurare alla manifestazione successo euna forte partecipazione da parte delle prin-cipali aziende operanti nel settore delle ma-terie plastiche. Durante la riunione delconsiglio direttivo, Monika Verheij è stataeletta vicepresidente di SPE Europe.

Seminario a PadovaSi è svolto il 4 ottobre a Padova il semina-rio “Nuove frontiere nell’analisi delle mate-rie plastiche e della gomma” organizzato daSPE Italia, TA Instruments, Thermo Fisher eil Polymer Enginering Lab del Dipartimentodi Ingegneria Industriale dell’Università diPadova. Il filo conduttore dell’evento è statal’applicazione dell’analisi termica e spet-troscopica allo studio di sistemi polimerici.Michele Modesti, presidente di SPE Italia e

responsabile del Polymer Engineering Lab,ha illustrato le attività del dipartimento diingegneria industriale dell’ateneo padovanoe le finalità di SPE nel mondo e in, partico-lare, in Italia. Giuseppe Casassa di ThermoFisher ha presentato una nuova linea di ap-parecchiature per l’analisi spettroscopicamediante tecniche FT-IR e Raman. Massi-miliano Rocchia, della stessa società, ha il-lustrato esempi applicativi della tecnicaRaman per l’esame dei film multistrato perimballaggio alimentare.Stefano Besco, dell’Università di Padova, haesposto diversi casi studio relativi all’utilizzodi tecniche combinate per l’analisi dei si-stemi polimerici e ha inoltre descritto le at-tività del Polymer Engineering Lab. RomeoCociancich, past president di SPE Italia, hasottolineato la necessità di una continuacollaborazione tra industria e università.Di seguito, Paolo Crespi di TA Instrumentsha illustrato teoria e applicazioni dell’analisitermica, mentre Marco Coletti, della stessasocietà, ha presentato i fondamenti del-l’analisi dinamico-meccanica e reologica.Martina Roso, dell’Università di Padova, haconcluso i lavori con una trattazione sulleapplicazioni più all’avanguardia nel campodella filtrazione con membrane a base dipolimeri e di nanofibre.

Le strategie di SPEIl nuovo CEO di SPE, Willem De Vos, ha re-centemente inviato un messaggio di salutoa tutti gli associati, indicando quali sono leprincipali linee strategiche dell’organizza-zione.Dopo aver ricordato gli esiti dell’esposizione

NotiziarioSPE ITALIA

SPE ITALIA - SOCIETY OF PLASTICS ENGINEERSc/o Dip. Ingegneria Industriale Università di PadovaVia Marzolo 9 - 35131 Padova - tel 049 8275541 - fax 049 8275555 email: [email protected]

Un momento della relazione del presidente di SPE Italia, Michele Modesti, al seminario di Padova

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NPE 2012 e della concomitante conferenzaAntec, dove sono stati registrati 1500 visi-tatori e sono state presentate 623 relazionitecniche, è stato reso noto l’accordo siglatoa Dubai tra SPE e GPCA (Gulf Petrochemi-cals and Chemicals Association), per sfruttare congiuntamente le potenzialitàeconomiche e industriali della regione. Dopo l’edizione di Orlando, SPE sta orga-nizzando una serie di eventi in stile Antec,il primo dei quali in programma a Mumbai,in India, il 6-7 dicembre, dove, oltre a quellidi casa, sono attesi molti sponsor esteri.Nell’ambito dello sviluppo di iniziative stra-tegiche a livello internazionale, l’associa-zione intende, inoltre, rafforzare la suapresenza in Nord America, dove è previstal’organizzazione di varie conferenze di ca-rattere scientifico.

Il presidente SPE ad AntecNel corso del suo intervento ad Antec - ilpiù importante evento congressuale a livellomondiale per le materie plastiche, svoltosia Orlando (Florida) dal 2 al 4 aprile 2012 -James S. Griffing, presidente di SPE (So-ciety of Plastics Engineers) per il biennio2012-2013, ha posto particolare enfasisull’operato e sulla funzione che l’organiz-

zazione svolge e potrebbe svolgere nell’in-dustria delle materie plastiche a livellomondiale. Di seguito vengono riportati, inestrema sintesi, alcuni passaggi di tale in-tervento.“L’anno scorso, SPE ha costituito un nuovosistema gestionale, ha organizzato unaconferenza in stile Antec a Barcellona, hainiziato a programmare una conferenza aMumbai e ha nominato un nuovo ammini-

stratore delegato e CEO. Tutte queste atti-vità saranno integrate nella nuova strutturaorganizzativa di SPE, per aiutarci a com-prendere quali prodotti e servizi vanno of-ferti e ci consentiranno di determinare qualiaree richiedono maggiore efficienza, gui-dando i nostri investimenti in quelle di mag-giore sviluppo.Intendiamo integrare nella nostra comunitàpersone e aziende. Dobbiamo superare ledifferenze culturali tra soci effettivi e po-tenziali, per consentire l’integrazione all’in-terno di SPE. Anche il nostro nuovo CEO,Willem De Vos, entrerà appieno nella no-stra organizzazione operativa e strategica.Metteremo a frutto la sua esperienza, fa-cendo sì che il suo contributo possa per-metterci di crescere a livello globale.La nostra missione è quella di promuoverele conoscenze scientifiche e tecnologichenel settore delle materie plastiche. L’asso-ciazione fornisce opportunità di incontri conprofessionisti del settore attraverso le se-zioni nazionali, le divisioni e i gruppi di in-teresse. Attraverso i comitati ogni nuovomembro può quindi contribuire alle nostrestrategie. In conclusione, ognuno di noi èSPE e SPE è ognuno di noi”.

NNoottiizziiaarriioo SPE ITALIAIl presidente di SPE, James S. Griffing

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NEPS per il packaging...L’EPS nel packaging porta a numerosi van-taggi rispetto ai materiali alternativi, comeil polipropilene o il cartone ondulato. Èquanto emerge da due studi - il primo sullecassette per il trasporto del pesce e il se-condo sugli imballi per televisioni - condottirecentemente da Eumeps, PwC e TÜVRheinland, con lo scopo di analizzare l’im-patto ambientale degli imballi in EPS.Insieme alle due associazioni dell’industriadell'EPS di Francia (Ecopse) e Spagna(Anape), e con i rappresentanti del settoreindustriale provenienti da Francia, Spagna eScandinavia, Eumeps (European Manufac-turers of Expanded Polystyrene) ha effet-tuato una dettagliata valutazione dell’interociclo di vita (LCA dalla “culla alla tomba”)relativo all’imballaggio per il trasporto delpesce. L’analisi dimostra che il particolarevantaggio delle cassette in EPS risiede nellaloro bassa percentuale di rifiuti residui (“ri-fiuti solidi”). Inoltre produzione, trasforma-zione e riciclo di EPS prevedono minime

quantità di acqua ed emissioni in atmosferarispetto ai materiali alternativi.L’analisi del ciclo di vita degli imballaggi pertelevisori aveva invece lo scopo di analiz-zare e confrontare l’impatto ambientale ditutti i componenti del “sistema pac-kaging" per le TV. Il presente studiorappresenta un aggiornamento diun’analisi iniziata nel 2001. I recentirisultati mostrano che la produzionee la lavorazione delle parti in EPShanno un minore impatto ambientalerispetto agli altri componenti utilizzatinel “sistema imballaggio" di televisori.I loro vantaggi includono il consumo re-lativamente basso di acqua ed energia,così come una bassa percentuale di ri-fiuti residui rimanenti. Il confronto dei ri-sultati del 2001 con quelli del 2011testimonia che la costante modernizza-zione dei processi produttivi e l’ottimizza-zione del design del prodotto hanno avutoun'influenza positiva sulle prestazioni am-bientali dei componenti in EPS.Entrambe le valutazioni di LCA mostranoche il packaging in EPS risulta essere la mi-gliore soluzione protettiva per i prodotti de-licati o di valore elevato e per gli alimentifreschi, in quanto combina riciclabilità, so-stenibilità e competitività in un unico im-ballaggio.

… e per l’ediliziaIn occasione del Made Expo (Milano, 17-20ottobre 2012), l'Associazione Italiana Poli-stirene Espanso (AIPE) ha organizzato il 18ottobre il convegno “La nuova edilizia: casaconfortevole, sicura, sostenibile”.Come noto, l’EPS è un materiale resistentee leggero, composto per il 98% d’aria.Unendo conducibilità termica a un costomolto competitivo, è tra gli isolanti più uti-lizzati negli edifici nuovi e in quelli da ri-strutturare, sia come componente (lastre,blocchi) sia in sistemi costruttivi ad arma-tura diffusa (detti SAAD). Questi ultimi sonoelementi in EPS collegati tra loro da una

semplice operazione a secco per realizzareuna "casseratura a rimanere in opera" attaa ricevere la gettata di calcestruzzo, garan-tendo sicurezza e tempi brevi in cantiere.Tra le principali applicazioni dell’EPS si evi-

denzia l’isolamento termico e acustico dipareti verticali dall’esterno (il cappotto), utilea evitare i ponti termici e ad accrescerel’inerzia termica dell’edificio, per un eccel-lente comfort abitativo in tutte le stagionidell’anno.Per garantire il giusto benessere e un ri-dotto consumo energetico dell’edificio, unaspetto molto importante è anche quello le-gato a un efficiente isolamento delle fon-dazioni. Utilizzando l’EPS è possibile evitareinutili dispendi di energia grazie all’elimi-nazione di ponti termici e di condense su-perficiali e interne. Lo strato di polistireneinterposto tra la fondazione e il terrenocrea, inoltre, un giunto elastico che impe-disce alle onde vibrazionali di penetrare al-l’interno della struttura e di diffondersi aipiani superiori. L’EPS è dunque un mate-riale sostenibile in linea con il concetto di“nuova edilizia”, secondo i principi del“Pacchetto Clima-Energia 20 20 20” del-l’Unione Europea.

AIPE - ASSOCIAZIONE ITALIANA POLISTIRENE ESPANSOVia M. Colonna 46 - 20146 Milano - tel 02 33606529 - fax 02 33606604email: [email protected] - www.aipe.biz

NotiziarioAIPE

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Dopo essere stata rinviata più volte a causadella rivoluzione popolare egiziana, dal 6 al9 settembre 2012 ha avuto luogo, nell’In-ternational Exhibition & Convention Centerdel Cairo, la tredicesima edizione di Plastex,che ha ospitato circa 250 espositori prove-nienti da 24 paesi e 8000 visitatori. Gliespositori cinesi (circa sessanta) e quelliprovenienti da Taiwan (una quarantina)sono stati i più numerosi, a conferma dellaconsistente fetta del mercato settoriale checontrollano nel territorio egiziano. La loropresenza in fiera, infatti, ha superato anchequella degli espositori locali. Sul versanteeuropeo si è registrato un considerevolecalo di presenze da parte di numerose eimportanti case costruttrici, soprattutto te-desche e italiane.Riguardo alla presenza delle associazioni dicategoria, oltre ad Assocomaplast, ha par-tecipato anche Pagev, in rappresentanzadei trasformatori e dei costruttori turchi.Ovviamente, a causa dei problemi politiciche il paese ha dovuto affrontare negli ul-timi tempi, il quadro generale non può es-sere ai livelli precedenti la rivolta egiziana,soprattutto se si considera che nello scorsoanno il tasso d’inflazione ha superato il13%. In ogni caso, sebbene il dato quantitativorelativo alle presenze dei costruttori europeisembrerebbe mostrare uno scarso inte-resse verso il mercato egiziano, il solo fatto

che la tredicesima edizione di Plastex abbiaeffettivamente avuto luogo, è di buon au-spicio per il futuro.Le opinioni riscontrate dai rappresentanti diAssocomaplast durante i colloqui in fieraconfermano comunque la raccolta di im-portanti contatti da parte degli espositori e,soprattutto, la volontà di sviluppare e ri-scattare un’imprenditoria locale che ormaiaspettava da troppo tempo un periodo distabilità per riprendere a investire. Senzadubbio, dal punto di vista degli investimenti

da parte delle aziende egiziane, l’atteggia-mento attuale è comunque di attesa e cau-tela, sebbene diversi operatori del settorecredano in una crescita dell’economia in-terna nel breve periodo. Anche le opinioniriscontrate tra i costruttori italiani riguardoi contatti e la qualità degli interlocutori egi-ziani sono state in media positive. La prossima edizione di Plastex avverrà pro-babilmente nei primi mesi del 2014.

verso la stabilità

Plastex 2012

Egitto

PLASTEX

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Fakuma 2012

L’industriadella plastica tieneSecondo quanto fatto sapere dall'organizzatore PE Schall, i visi-tatori di Fakuma - la mostra settoriale che si è svolta dal 16 al 20ottobre a Friedrichshafen, in Germania -sono stati 44176, ossia l'1,5% in menorispetto al 2011, quando erano 44823.In confronto alla scorsa edizione, però, ècresciuta l'internazionalità del richiamodella fiera, dato che il 31% (con un leg-gero incremento sul 2011) dei visitatori èrisultato non essere di provenienza tede-sca. L'internazionalizzazione di Fakuma,evento dedicato principalmente al settoredello stampaggio a iniezione, sarebbe at-testata anche dalla crescita del numerodi espositori, che quest'anno sono statiquasi 1700 provenienti da 35 paesi, sfio-rando il record del 2008, quando la crisieconomica mondiale era solo agli alborie i suoi effetti non si erano ancora fatti

sentire.E proprio alla luce della crisi, per gli organizzatori questi dati te-stimoniano l'importanza assunta dall'esposizione, ma vanno so-prattutto letti come segno di sostanziale tenuta di tutta l'industriadelle materie plastiche e della gomma, nonostante la situazioneeconomico-finanziaria sia ancora critica, in particolare in varipaesi dell'eurozona. La prossima edizione della mostra di Frie-drichshafen si terrà dal 14 al 18 ottobre 2014.

Chinaplas a Guangzhou

Sempre più a orienteOrganizzata da Adsale, la 27ª edizione di Chinaplas si terrà aGuangzhou dal 20 al 23 maggio 2013. La scorsa edizione haconfermato la leadership dell’evento nell’area asiatica, ospitando2729 espositori provenienti da 36 paesi. Chinaplas 2012 ha re-gistrato un totale di 109858 visitatori, di cui oltre il 25% stra-nieri, provenienti da 150 nazioni, con una crescita totale del 17%rispetto all’edizione del 2011. Durante la fiera hanno partecipatopiù di 100 delegazioni di buyer e associazioni di categoria stra-niere, in rappresentanza di diversi settori applicativi tra cui: au-tomotive, edilizia e costruzioni, elettrico ed elettronico,informatico, telecomunicazioni, imballaggio e medicale. Si stima

che la prossima edizione occuperà tutti i 26 padiglioni disponi-bili, per un totale di 220 mila metri quadrati di area espositiva.Per andare incontro alle nuove necessità del crescente mercatocinese, in futuro i prodotti in plastica conosceranno nuovi settoriapplicativi, come per esempio quelli delle energie alternative,della "bioindustria" e dell’Information Technology. Inoltre, con loscopo di migliorare la distribuzione regionale, l’industria mani-fatturiera del sud e dell’est della Cina sta investendo sempre piùin nuovi stabilimenti e filiali e nella produzione di manufatti finiti.Oggi la Repubblica Popolare Cinese è il secondo produttore diarticoli in plastica al mondo e il Guangdong è la provincia cinesecon il più elevato volume produttivo; solo quest’area riesce a su-perare la produzione del Giappone e di alcuni paesi europei. Nelgennaio-luglio 2012, l'export cinese di prodotti in plastica è au-mentato del 7,5% in volume (fino a circa 4,8 milioni di tonnellate)

rispetto al medesimo periodo del 2011.Si è però verificato un rallentamento ri-spetto a giugno.Anche il commercio estero cinese dimacchine è ampiamente dominato daisegni positivi e, anzi, sembra aver ripresoslancio dopo un certo rallentamento re-gistrato a fine 2011 e nel primo quartodell'anno in corso (secondo fonti locali, laproduzione di macchine nel 2011 avevamostrato una certa sofferenza, con uncalo del 4,3% nel numero di unità con-segnate). Il Giappone si conferma primofornitore di tecnologia per i trasformatoricinesi, con un terzo del totale dell'importnel primo semestre del 2012; segue laGermania con il 25%, mentre l'Italia rap-presenta il 5%, con un valore pari a circa115 milioni di euro.CHINAPLAS

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Esposizioni e fiere2012

17-20 novembre - Nile Plast (Khartoum,Sudan) 25-27 novembre - High PerformanceFilm Expo (Shenzen, Cina)27-30 novembre - Euromold (Franco-forte, Germania) 28 novembre - 2 dicembre - SaurashtraPlast (Rajkot, India) 29 novembre - 2 dicembre - Plast Eu-rasia (Istanbul, Turchia) 13-16 dicembre - Bakumach (Baku,Azerbaijan)

2013

8-13 gennaio - Plexpoindia (Gujarat, India)7-10 gennaio - Arabplast (Dubai, Emi-rati Arabi Uniti) 22-24 gennaio - India Rubber Expo(Mumbai, India)23-26 gennaio - IPF - Dhaka Plas PrintPack Fair (Dhaka, Bangladesh) 29 gennaio - 1 febbraio - Interplastica(Mosca, Russia) 8-10 marzo - 3P (Plas, Print, Pack) (La-hore, Pakistan) 12-14 marzo - JEC Composites Eu-rope (Parigi, Francia)12-15 marzo - Propak Africa (Johan-nesburg, Sudafrica) 12-15 marzo - Plastimagen (Città delMessico, Messico) 12-16 marzo - Koplas (Seoul, Corea DelSud)3-6 aprile - Tiprex (Bangkok, Tailandia) 10-11 aprile - Plastteknik (Malmö, Svezia)10-12 aprile - Plastic Japan (Tokyo,Giappone) 11-14 aprile - Plastech (Izmir, Turchia)25-27 aprile - Poly India (Chennai, India)8-11 maggio - Plastpol (Kielce, Polonia) 14-16 maggio - Afriplast Expo (Johan-nesburg, Sudafrica)14-16 maggio - Plast-Ex (Toronto, Canada)20-23 maggio - Chinaplas (Guangzhou,Cina) 20-24 maggio - Feiplastic (San Paolo,Brasile) 30-31 maggio - Forum PlasturgieComposites (Parigi, Francia) 18-20 giugno - Rosmould (Mosca, Russia)18-20 giugno - Rosplast (Mosca, Russia)18-20 giugno - Plastec East (Philadel-phia, Stati Uniti) 20-23 giugno - Interplas Thailand(Bangkok, Tailandia)9-11 luglio - Tyrexpo India (Chennai,India)

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Chemorbis a Istanbul

Focus sui prezzi delle materie primeOltre 300 partecipanti provenienti da 26 paesi hanno partecipatoall'evento annuale della società di consulenza Che-mOrbis, tenutosi il 17 settembre 2012 presso l'-Hotel Hilton di Istanbul. L'incontro, durato l'interagiornata, è stato ricco di presentazioni informativee di relazioni tenute da esponenti di alcune tra lepiù importanti multinazionali dell’industria di ma-terie plastiche e gomma, tra cui Dow Chemicals eLyondellBasell. Nella prima parte l’evento ha affrontato diversi temitra cui l’impatto dello shale gas sull’industria, l’an-damento dei mercati globali di etilene, polietilene,polipropilene e resine viniliche; l’andamento delmercato degli stirenici (benzene, stirene e polisti-rene) e, infine, del PET e dei suoi intermedi. Nella seconda parte della conferenza, come daprogramma, l’argomento principale è stato l’anda-mento del mercato turco. Le relazioni presentateillustravano le tendenze dei prezzi dei principali

materiali quali polipropilene, PVC, PS e PET.L’evento è stato anche spunto per numerose opportunità di net-working al fine di creare nuove relazioni commerciali tra la Tur-chia e i maggiori mercati del settore, alla luce anche del fattoche il mercato turco sta assumendo una certa rilevanza per i tra-sformatori e i costruttori italiani, alcuni dei quali hanno presoparte alla conferenza.

Convegni e congressiAustralia7-10 luglio 2013 - Darwin: APS (Australian Polymer Science) -IUPAC - International Union of Pure and Applied Chemistry(www.34aps.org.au)

Austria18-20 febbraio 2013 - Vienna: Pipeline Coating (Tecnologie peril rivestimento e la protezione delle tubazioni) - AMI, Applied Mar-ket Information (www.amiplastics-na.com)25-27 febbraio 2013 - Vienna: Wood Plastic Composites (Com-positi in legno-plastica) - AMI, Applied Market Information(www.amiplastics-na.com)14-16 maggio 2013 - Vienna: Polymer Sourcing (Fonti polime-riche) - AMI (www.amiplastics-na.com)

Francia20-22 marzo 2013 - Parigi: International Rubber Conference(Conferenza internazionale sulla gomma) - Idice

(www.irc2013.com)30-31 maggio 2013 - Parigi: Forum de la plasturgie et des com-posites (Forum delle materie plastiche e dei compositi) - Idice(www.forum-plasturgie-composites.com)

Germania27-29 novembre 2013 Colonia: Fire Resistance in Plastics (Re-sistenza al fuoco) - AMI (www.amiplastics-na.com)3-5 dicembre 2012 - Colonia: Thin Wall Packaging (Imballaggioa parete sottile) - AMI (www.amiplastics-na.com)11-13 dicembre 2012 - Düsseldorf: Waterproof Membranes(Membrane resistenti all’acqua) - AMI (www.amiplastics-na.com)18-20 febbraio 2013 - Colonia: The Grass Yarn & Tufter Forum(Forum sui manti in erba sintetica) - AMI (www.amiplastics-na.com)5-7 marzo 2013 - Colonia: Cables (Conferenza sull’industria deicavi) - AMI (www.amiplastics-na.com)12-14 marzo 2013 - Düsseldorf: PVC Formulation - AMI(www.amiplastics-na.com)19-21 marzo 2013 - Colonia: Green Polymer Chemistry (Pro-duzione di materie plastiche tradizionali da fonti sostenibili) - AMI

(www.amiplastics-na.com)9-11 aprile 2013 - Düsseldorf: Pipes in Infrastructure(Tubi nelle infrastrutture) - AMI (www.amiplastics-na.com)10-11 aprile 2013 - Colonia: 5th International Congresson Bio-based Plastics and Composites (Materie plasticheda fonti rinnovabili e compositi) - Nova Institut (www.nova-institut.de) 16-18 aprile 2013 - Colonia: Polymers in Photovoltaics(Polimeri nel fotovoltaico) - AMI (www.amiplastics-na.com)16-18 aprile 2013 Berlino: Stretch and Shrink Film Eu-rope (Film estensibili e retraibili) - AMI (www.amiplastics-na.com)23-25 aprile 2013 - Colonia: Plastic Closure Innovations

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(Tendenze e innovazioni nell’industria delle chiusure in plastica) -AMI (www.amiplastics-na.com)9-12 maggio 2013 - Monaco: Modellazione e produzione distampi e utensili - Association of German Tool and Mold Makers(www.vdwf.de) 14-15 maggio 2013 - Düsseldorf: Blowing Agents & FoamingProcesses (Agenti espandenti e processi di schiumatura) – Smi-thers Rapra (www.smithersrapra.com)4-6 giugno 2013 - Colonia: End of Life Plastics (Materie plasti-che a fine vita) - AMI (www.amiplastics-na.com)

India6-7 dicembre 2012 - Mumbai: Antec - Society of Plastics Engi-neers (www.4spe.org)

Italia20 novembre 2012 - Milano: R.E.A.C.H e Packaging - IstitutoItaliano Imballaggio (www.istitutoimballaggio.it) 21 novembre 2012 - Milano: BfR Recommendations (Racco-mandazioni tedesche per i materiali e oggetti a contatto con ali-menti) - Istituto Italiano Imballaggio (www.istitutoimballaggio.it) 22 novembre 2012 - Milano: Food Contact Giappone e Cina (Re-golamentazione per i materiali e oggetti a contatto con gli ali-menti) - Istituto Italiano Imballaggio (www.istitutoimballaggio.it) 12 dicembre 2012 - Milano: 6ª conferenza del programma N.I.C.(Nanotecnologie nell’industria chimica) - Federchimica (www.fe-derchimica.it)3-7 marzo 2013 - Sorrento (NA): International Conference onmultifunctional, hybrid and nanomaterials - Associazione Italianadi Scienza e Tecnologia delle Macromolecole (www.aim.it) 16-21 giugno 2013 - Pisa: EPF 2013 (Congresso europeo suipolimeri) - European Plastics Federation (www.epf2013.org) 1-5 settembre 2013 - Gargnano (BS): EUPOC - Università di Pisa(www.dcci.unipi.it/eupoc2013)

Olanda30-31 gennaio 2013 - Amsterdam: Future of Polyolefins (Il fu-turo delle poliolefine) - Association Chimie du Végétal (www.chi-mieduvegetal.com)13-14 marzo 2013 - Rotterdam: Bio-based Chemicals (Sostanzechimiche a base rinnovabile) - Green Power Conferences(www.greenpowerconferences.com)

Singapore25-27 giugno 2013 - Singapore: BOPP Film (Film di polipropilenebiorientato) - AMI (www.amiplastics-na.com)

Stati Uniti21-23 gennaio 2013 - New Orleans: Molding - Executive Con-ference Management (www.executive-conference.com) 29-31 gennaio 2013 - Ft. Lauderdale: Thermoplastic Concen-trates (Concentrati termoplastici) - AMI (www.amiplastics-na.com)5-6 febbraio 2013 - Daytona Beach: Polyethylene Films (Film inpolietilene) - AMI (www.amiplastics-na.com)20-22 marzo 2013 - New Orleans: GPEC 2013 (Riciclo e soste-nibilità delle materie plastiche) - Society of Plastics Engineers(www.4spe.org) 7-8 maggio 2013 - Miami: Bioplastics Compounding and Pro-cessing (Compoundazione e lavorazione a valle di materiale bio-plastico) - AMI (www.amiplastics-na.com)14-15 maggio 2013 - Miami: Polymers in Cables (Polimeri perl’industria dei cavi) - AMI (www.amiplastics-na.com)13-14 giugno 2013 - Denver: Fire Retardants in Plastics (Ritar-danti di fiamma) - AMI (www.amiplastics-na.com)

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