Risparmio: responsabilità individuali, responsabilità ... · esclusivamente l’opinione dei ......

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Anno III Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane L o scorso 29 ottobre si è svolta a Roma, presso il Pa- lazzo della Cancelleria, sot- to l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, l’81ª edizione della Giornata Mondiale del Ri- sparmio, istituita nell’ottobre del 1924 in occasione del 1° Congres- so Internazionale del Risparmio, svoltosi a Milano, e da allora orga- nizzata annualmente dall’Acri. La Giornata aveva come tema “Ri- sparmio: responsabilità individua- li, responsabilità collettive”. As- sieme al presidente dell’Acri, Giu- seppe Guzzetti, sono intervenuti: il governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio; il viceministro del- l’Economia e delle Finanze, Mario Baldassarri; il presidente dell’Abi, Maurizio Sella. “Discutere oggi di responsabilità individuali e responsabilità collet- tive - ha detto Guzzetti - è un con- tributo serio al tentativo di dise- gnare un futuro nel quale siano ef- fettivamente superate le difficoltà che affliggono questa fase stori- ca… Connesso al discorso delle responsabilità è il discorso delle regole, perché un mercato finan- ziario non può esistere se non è ben definito un sistema di regole pienamente condiviso da tutti i suoi partecipanti… Sarebbe, però, sbagliato liquidare il problema di- cendo che è responsabilità colletti- va stabilire un assetto di regole, mentre è responsabilità individua- le rispettarle. In un contesto stati- co questa suddivisione di ruoli forse potrebbe essere sufficiente; ma in una fase storica in rapida evoluzione, come l’attuale, un’at- tribuzione di ruoli così elementare è sbagliata; e molto difficilmente produrrebbe un sistema funzio- nante”. “Oggi un segnale confortante è la n. 6 novembre-dicembre 2005 Sommario Dati di sintesi: X Rapporto sulle Fondazioni bancarie 3 DAL SISTEMA ACRI Watson Wyatt Worldwide La gestione finanziaria delle fondazioni europee 5 DAL SISTEMA ACRI oggetti contribuiscono alle decisioni sull’asset allocation strate Risposte multiple consentite Osservatorio della Terza Età Gli anziani e la società 7 DAL SISTEMA SOCIALE Made in Italy: la Cultura del Bel Paese 8 CONVEGNI BENI CULTURALI DAL SISTEMA ARTE E CULTURA Fondazione Cassamarca Mille borse per studiare l’italiano in Argentina 20 NEWS Fondazione Cassamarca Il Rinascimento italiano e l’Europa 9 Fondazione Cassa di Risparmio di Imola Giovanni Domenico Valentini: pitture di interni e di nature morte 11 Fondazione Cassa di Risparmio di Cento La collezione “Luigi Mozzani” 13 Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro La nostra arte a Palazzo Montani Antaldi 14 Fondazione Pescarabruzzo Pescara Cityplex 15 Fondazione Varrone - Cassa di Risparmio di Rieti A scuola di bellezza con la pittura italiana 17 Beni culturali Herity. La gestione del Patrimonio culturale 19 81ª Giornata Mondiale del Risparmio Risparmio: responsabilità individuali, responsabilità collettive Il pubblico in sala durante la celebrazione.

Transcript of Risparmio: responsabilità individuali, responsabilità ... · esclusivamente l’opinione dei ......

Anno III Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/c legge 662/96 filiale di Roma

Associazione fra le Casse di Risparmio Italiane

Lo scorso 29 ottobre si èsvolta a Roma, presso il Pa-lazzo della Cancelleria, sot-

to l’Alto Patronato del Presidentedella Repubblica, l’81ª edizionedella Giornata Mondiale del Ri-sparmio, istituita nell’ottobre del1924 in occasione del 1° Congres-so Internazionale del Risparmio,svoltosi a Milano, e da allora orga-nizzata annualmente dall’Acri. LaGiornata aveva come tema “Ri-sparmio: responsabilità individua-li, responsabilità collettive”. As-sieme al presidente dell’Acri, Giu-seppe Guzzetti, sono intervenuti: ilgovernatore della Banca d’Italia,Antonio Fazio; il viceministro del-l’Economia e delle Finanze, MarioBaldassarri; il presidente dell’Abi,Maurizio Sella.

“Discutere oggi di responsabilitàindividuali e responsabilità collet-tive - ha detto Guzzetti - è un con-tributo serio al tentativo di dise-gnare un futuro nel quale siano ef-fettivamente superate le difficoltàche affliggono questa fase stori-ca… Connesso al discorso delleresponsabilità è il discorso delleregole, perché un mercato finan-ziario non può esistere se non èben definito un sistema di regolepienamente condiviso da tutti isuoi partecipanti… Sarebbe, però,sbagliato liquidare il problema di-cendo che è responsabilità colletti-va stabilire un assetto di regole,mentre è responsabilità individua-le rispettarle. In un contesto stati-co questa suddivisione di ruoliforse potrebbe essere sufficiente;

ma in una fase storica in rapidaevoluzione, come l’attuale, un’at-tribuzione di ruoli così elementareè sbagliata; e molto difficilmenteprodurrebbe un sistema funzio-nante”.“Oggi un segnale confortante è la

n. 6 novembre-dicembre 2005

Sommario

Dati di sintesi:X Rapporto sulle Fondazioni bancarie 3

DAL SISTEMA ACRI

Watson Wyatt WorldwideLa gestione finanziaria dellefondazioni europee 5

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Organi direttivi

oni europee con reddito da investimentie Watson Wyatt sulle fondazioni europee 2004/2005

Comitati aperti Direttore Finanziario Cons

Italia

Svizzera

Germania

GB

oggetti contribuiscono alle decisioni sull’asset allocation strateRisposte multiple consentite

Osservatorio della Terza EtàGli anziani e la società 7

DAL SISTEMA SOCIALE

Made in Italy: la Cultura del Bel Paese 8

CONVEGNI BENI CULTURALI

DAL SISTEMA ARTE E CULTURA

Fondazione CassamarcaMille borse per studiare l’italianoin Argentina 20

NEWS

Fondazione CassamarcaIl Rinascimento italiano e l’Europa 9

Fondazione Cassa di Risparmio di ImolaGiovanni Domenico Valentini: pitturedi interni e di nature morte 11

Fondazione Cassa di Risparmio di CentoLa collezione “Luigi Mozzani” 13

Fondazione Cassa di Risparmio di PesaroLa nostra arte a Palazzo MontaniAntaldi 14

Fondazione PescarabruzzoPescara Cityplex 15

Fondazione Varrone - Cassa di Risparmio di RietiA scuola di bellezza con la pitturaitaliana 17Beni culturaliHerity. La gestione del Patrimonioculturale 19

81ª Giornata Mondiale del RisparmioRisparmio: responsabilità individuali,responsabilità collettive

Il pubblico in sala durante la celebrazione.

2 novembre/dicembre 2005

crescente consapevolezza collettivadi quanto sia importante il senso del-la responsabilità sociale dell’impre-sa… Approccio sociale responsabileda parte dell’impresa, e quindi ancheda parte di un’istituzione finanziaria,vuol dire, prima di tutto, impegnarsia svolgere correttamente la propriaattività: essere pronti a rispondere diciò che si fa; intervenire, quando ne-cessario, per sanare eventuali effettiindesiderati per il consumatore. Sot-to questo profilo le banche italianehanno dimostrato di aver compiutoun rilevante salto di qualità… hannodimostrato di sapersi mettere in dis-cussione, non sfuggendo alle proprieresponsabilità nei confronti del con-sumatore ed elaborando interventitesi a ridurre il rischio che si ripeta-

no situazioni come alcuni recentidissesti finanziari”. “La responsabilità sociale non vaconsiderata come un vincolo aggiun-tivo, ma piuttosto come un elementocaratteristico del Dna di ciascunaimpresa, divenendone fattore di suc-cesso, capace di favorirne la compe-titività, di migliorarne la stabilità, diampliarne le prospettive di sviluppo,ma soprattutto di calare l’impresa inmaniera distintiva nella realtà in cuiopera, rispetto alla quale si pone co-me soggetto attivatore di un circolovirtuoso di sviluppo sostenibile neltempo, e non predatore… Entrambi isoggetti, le Fondazioni e le Casse,rappresentati dall’Acri sono unesempio concreto di responsabilitàsociale: le originarie Casse di rispar-mio nacquero per volontà di organi-smi e individui che sui vari territorisi proposero di favorire lo sviluppoeconomico di quelle aree e poi furo-no capaci di far fruttare i loro patri-moni, oltre che per se stesse, a van-taggio delle collettività di apparte-nenza, le quali ne beneficiarono nonsolo in termini dierogazione di servi-zi finanziari, ma diaccompagnamentoalla crescita socialee civile… Questocompito per leodierne Casse rima-ne inalterato, cosìcome per le Fonda-zioni che ne hannoassunto il ruolo sulversante delle atti-vità filantropiche”. “I dati diffusi dallaBanca d’Italia sul-l’offerta di creditodelle banche localiconfermano da tem-po la vivacità diquesti istituti. Nel2004 quasi tre quar-ti della crescita deifinanziamenti è at-tribuibile al mag-giore dinamismo

degli istituti di credito di minor di-mensione e poco meno della metàdei prestiti alle piccole imprese è sta-to erogato da istituti di questa cate-goria dimensionale… In una fasestorica di profonde trasformazioninon è, però, sufficiente replicarequanto dimostrato nel passato. È ne-cessario rimettersi in discussione, einoltrarsi anche su terreni mai calpe-stati prima, tuttavia oggi corrispon-denti alle esigenze di crescita delproprio contesto di riferimento. Nelnostro caso, è questa l’assunzione diresponsabilità che ci viene chiesta. Auna tale domanda non ci sottrarremo.Ci faremo carico delle responsabilitàche ci competono e faremo ognisforzo per rispondere, come sempre,con intelligenza, con umiltà, con spi-rito di servizio”.La celebrazione del 29 ottobre èstata preceduta da una conferenzastampa, presso la sede dell’Acri, dipresentazione dell’indagine annua-le sulla propensione al risparmiodegli italiani e sulle loro attese inmerito. �

COMITATO EDITORIALEGiuseppe Guzzetti,Antonio Patuelli,

Luciano Chicchi

DIRETTOREStefano Marchettini

DIRETTORE RESPONSABILEElisabetta Boccia

REDAZIONEAssociazione fra le Casse di Risparmio Italiane

Piazza Mattei, 10 - 00186 RomaTel. 06.68.18.43.87

[email protected]@acri.it

AUTORIZZAZIONEin a.p. art. 2 comma 20/c

legge 662/96 - Filiale di Roma

PROGETTO GRAFICO E STAMPAVarigrafica Alto Lazio

Zona Ind.le Settevene - 01036 NEPI (VT)Tel. 0761.527254 - Fax 0761.527783

CODICE ISSN 1720-2531

Gli articoli firmati riflettonoesclusivamente l’opinione dei

loro Autori e non necessariamentequella della Rivista o dell’ACRI

ACRI

Giuseppe Guzzetti, Presidente dell’ACRI.

3novembre/dicembre 2005

ACRIDAL SISTEMA

Dati di sintesi:X Rapporto sulle Fondazioni bancarie

Èin corso di pubblicazione il XRapporto annuale sulle Fon-dazioni bancarie. Su “Fonda-

zioni” ne anticipiamo i dati salienti.A breve sul sito dell’Associazionewww.acri.it sarà disponibile la pub-blicazione in formato elettronico.

Il patrimonio complessivo delle Fon-dazioni supera i 41 miliardi di euro.La redditività netta media si consoli-da al 5%. Le risorse erogate cresco-no del 12%.Deliberati oltre 23.000 interventi percomplessivi 1.170 milioni di euro, acui si sommano 105 milioni di eurodestinati ai fondi speciali per il vo-lontariato. La dimensione media del-le erogazioni è di circa 55.000 euro.Al 31 dicembre 2004 il patrimoniocontabile complessivo delle Fonda-zioni di origine bancaria ammontaad oltre 41 miliardi di euro, crescen-do del 2,4% rispetto all’anno prece-dente. È suddiviso fra realtà moltodiverse per dimensioni, oltre che peroperatività territoriale, e per metà siconcentra nelle prime cinque Fonda-zioni: Fondazione Cariplo, Fonda-zione Monte dei Paschi di Siena,Compagnia di San Paolo, Fondazio-ne Cassa di Risparmio di Verona Vi-cenza Belluno e Ancona, FondazioneCassa di Risparmio di Torino. “Con circa 1.200 milioni di euro didonazioni, pari ad oltre 23.000 inter-venti deliberati nel corso dell’anno,il 2004 si segnala come particolar-mente positivo per l’attività delleFondazioni, che dal 1993 al 2004hanno complessivamente elargitoalla collettività oltre 7,3 miliardi dieuro - ha detto Giuseppe Guzzetti,presidente dell’Acri -. La valenzasociale, culturale e civile delle loroiniziative ne fa soggetti di valoreprimario nello sviluppo anche eco-nomico e nella valorizzazione deiterritori in cui operano. Come ogni

anno il Rapporto si propone di farneconoscere meglio il modo di opera-re, anche per far comprendere qual èl’apporto che danno alla società equal è il loro ruolo di “motore” delnon profit”. Rispetto al 2003 l’importo comples-sivo erogato è cresciuto del 12%, da1.143 a 1.274,9 milioni di euro nel2004. Esso comprende anche le ri-sorse destinate a progetti realizzatidirettamente dalle Fondazioni, cherappresentano complessivamente il7% del totale, nonché le risorse de-stinate all’attività di proprie impresestrumentali, appositamente costituiteper l’intervento in specifici settori(9,5% del totale erogato). Il numerodelle iniziative finanziate è aumenta-to dell’1,4%, 23.116 contro 22.804nel 2003. Il numero medio di proget-ti per Fondazione è passato da 259nel 2003 a 263 nel 2004. Il valoremedio per iniziativa si è assestato a54.846 euro (49.888 nel 2003).I settori nei quali le Fondazioni sonopresenti in maggior numero sono Ar-te, attività e beni culturali e Volonta-riato, filantropia e beneficenza (tuttele 88 Fondazioni), Educazione, istru-zione e formazione (85), Salute pub-blica (77), Ricerca (61), Assistenzasociale (67). È da osservare che apartire dalla rilevazione di quest’an-no, il sistema di classificazione deisettori è stato aggiornato e integratoin modo tale da consentirne l’alli-neamento con l’elenco dei 20 “setto-ri ammessi”1 contemplati dalla nor-mativa vigente. I necessari adatta-menti fanno sì che non sempre è pos-sibile proporre il confronto tra i datidel 2004 e quelli del 2003. Ne sonoun esempio gli interventi a favoredelle famiglie a rischio, che oggivengono classificate a parte nel set-tore Famiglia e valori connessi, men-tre prima erano inclusi nel settoreAssistenza sociale.

La distribuzione delle risorse vedeconfermato quale primo settore diintervento, con una quota del 32,2%(era il 29,7% nel 2003) Arte, attivitàe beni culturali. Segue Volontariato,filantropia e beneficenza, in progres-so rispetto al 2003, ricevendo il13,2% degli importi erogati (era aquota 12% nel 2003). Quindi c’èEducazione, istruzione e formazionecon l’11,8%, diminuendo il propriopeso percentuale rispetto all’annoprecedente (era al 16,2%). Al quartoposto si posiziona il settore Salutepubblica che, fra tutti, registra l’in-cremento più significativo con quota11,5% (era all’8,1%). In posizionemolto ravvicinata, rispettivamentecon il 10,7% e il 10,3% degli impor-ti, ci sono i settori dell’Assistenzasociale e della Ricerca. Al settimoposto si colloca lo Sviluppo locale,con il 6,2% delle erogazioni (6,6%nel 2003). Con uno stacco notevolerispetto a quelli sin qui esaminati, se-guono gli altri settori, che hanno unpeso complessivo del 4,1% relativa-mente agli importi erogati. Tra essi sisegnalano Protezione e qualità am-bientale, che raccoglie 21,7 milionidi euro, Sport e ricreazione con 15,7milioni di euro, Famiglia e valoriconnessi a cui sono stati destinati10,6 milioni di euro.La quota maggiore degli importi as-segnati è stata assorbita dalle eroga-zioni annuali maggiori di 5.000 euro,che rappresentano l’82,9% del totaleerogato e il 52% del numero di inter-venti. Le erogazioni superiori a100.000 euro, incidono quanto adammontare per il 74,6% (nel 2003rappresentavano il 72,1%), pur risul-tando in termini di numero pari soloal 9% di tutte le erogazioni (8% nel2003). Le erogazioni di importo uni-tario superiore a 500 mila euro rap-presentano il 47,2% del totale eroga-to (lo scorso anno erano il 44,5%),

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interessando appena il 2% del totaleinterventi. Le erogazioni di importonon superiore a 5.000 euro manten-gono invariata la propria incidenza,entro limiti molto contenuti e diffi-cilmente comprimibili2 : esse rappre-sentano il 2,1% degli importi erogatie il 45% del numero di iniziative (nel2003 erano il 43,9%). È da eviden-ziare che tornano a crescere le eroga-zioni pluriennali3 , coprendo il 15%del totale erogato. Dopo la sensibileflessione del 2003 (erano scese infat-ti dal 16,7% al 6,6%) determinata daldivieto imposto alle Fondazioni disvolgere attività di straordinaria am-ministrazione (ivi inclusi i piani diintervento pluriennali), nel 2004 leFondazioni hanno potuto riprenderela programmazione di interventi plu-riennali grazie alla soluzione delcontenzioso giuridico che le riguar-dava, definitivamente risolto dallaCorte Costituzionale con le sentenzen. 300 e n. 301 del settembre 2003.In merito ai beneficiari delle eroga-zioni, si registra una sostanziale sta-bilità dei dati rispetto al 2003: i sog-getti privati confermano la propriaposizione di preminenza ottenendo il59,1% degli importi erogati e il67,3% per numero di interventi, con-tro rispettivamente il 40,9% e il32,7% dei beneficiari pubblici. Fra lecategorie di beneficiari privati i piùimportanti sono: Associazioni(16,6% degli importi, di cui l’1,2%

destinato ad Associazioni di promo-zione sociale), Fondazioni (11,1%),Organizzazioni di volontariato(10,7%), Cooperative sociali(2,0%). Un’elevata percentuale delleerogazioni è attribuita alla categoriaAltri organismi privati (19,3%), tracui sono incluse le istituzioni religio-se. Tra i soggetti pubblici, gli Enti lo-cali sono i destinatari principali, conil 23,2% del totale erogato (nel 2003era il 26,8%), attestandosi al primoposto in assoluto fra tutte le catego-rie di beneficiari pubblici e privati.Nel comparto dei beneficiari di natu-ra pubblica mostrano un evidenteprogresso gli Enti pubblici non terri-toriali (includono Scuole, Universi-tà, Strutture sanitarie, Istituti di ac-coglienza e beneficenza, ecc.) cheaccrescono la propria incidenza sultotale degli importi erogati da 11,3%nel 2003 a 15,5% nel 2004. Presso-ché invariata, e marginale, resta in-vece la quota destinata alle Ammini-strazioni pubbliche centrali (1,6% inluogo di 1,8%). La forte caratterizzazione localisticadell’attività erogativa delle Fonda-zioni, pur confermandosi, nel 2004trova una significativa attenuazione.Le erogazioni destinate alla regionedi appartenenza sono sempre in largamaggioranza (82,5% degli importi e92,6% del numero di iniziative), mala loro incidenza sul totale generalediminuisce di 6,3 punti percentuali

rispetto al 2003. Sono in forte cresci-ta, per converso, le erogazioni che siproiettano verso ripartizioni geogra-fiche4 diverse da quella di apparte-nenza e raggiungono il 10,6% del to-tale erogato (2,3% nel 2003). Suquesto incremento ha inciso il Pro-getto Sviluppo Sud5, promosso dalleFondazioni per attenuare il divarionelle erogazioni fra il Meridione e ilresto del Paese, determinato da unaprevalente presenza delle Fondazio-ni nel Nord e nel Centro (76 sul tota-le di 88). II 6,2% degli importi (e il2% degli interventi) è infine destina-to a iniziative di valenza nazionale6

(l’8,2% degli importi nel 2003).In merito alla distribuzione geografi-ca delle erogazioni, al Nord va il70,8% delle somme erogate, con unaleggera flessione di incidenza rispet-to al 2003 (-1%) e con l’avvicenda-mento in testa alla graduatoria tra ilNord Est (ora primo con il 37,4% de-gli importi totali) e il Nord Ovest(che adesso segue con il 33,4%). IlCentro mantiene sostanzialmente in-variata la sua quota, attestandosi al25,3% degli importi totali contro il25,5% dell’anno precedente. Il Sud eIsole, che pure mantiene un pesantedifferenziale negativo rispetto allealtre ripartizioni, ottiene nel 2004 ilrisultato migliore di sempre: passan-do dal 2,7% del 2003 al 3,9% del2004, con un incremento delle ero-gazioni del 68,5%.

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1 Famiglia e valori connessi; crescita e formazione giovanile; educazione, istruzione e formazione, incluso l’acquisto di prodot-ti editoriali per la scuola; volontariato, filantropia e beneficenza; religione e sviluppo spirituale; assistenza agli anziani; diritticivili; prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica; sicurezza alimentare e agricoltura di qualità; sviluppo locale ed edi-lizia popolare locale; protezione dei consumatori; protezione civile; salute pubblica, medicina preventiva e riabilitativa; attivi-tà sportiva; prevenzione e recupero delle tossicodipendenze; patologie e disturbi psichici e mentali; ricerca scientifica e tecno-logica; protezione e qualità ambientale; arte, attività e beni culturali; realizzazione di lavori pubblici o di pubblica utilità.

2 Ancora oggi le Fondazioni puntano a mantenere una presenza a sostegno delle piccole iniziative locali, che animano il settorenon profit delle comunità di riferimento delle Fondazioni stesse.

3 Per quanto riguarda i progetti pluriennali sono stati presi in considerazione gli importi imputati alla competenza dell’esercizio.4 Le ripartizioni geografiche qui considerate sono le quattro tradizionali aree in cui viene comunemente suddiviso il territorio

dell’Italia: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole.5 Il Progetto, a cui hanno aderito 45 Fondazioni (tra cui tutte le più grandi), ha previsto lo stanziamento di circa 27 milioni di eu-

ro per il sostegno di progetti da realizzare nelle regioni meridionali.6 Si intendono come tali quelle iniziative per le quali risulta impossibile circoscrivere i benefici dell’intervento nell’ambito esclu-

sivo di una singola parte del territorio nazionale, in relazione alla particolare importanza delle opere coinvolte negli interven-ti, ovvero dall’ampiezza delle loro ricadute economiche, sociali e culturali.

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FONDAZIONIIN EUROPA

Le fondazioni europee costitui-scono un gruppo eterogeneodi istituzioni, le cui caratteri-

stiche dipendono sia da fattori localiche dal quadro normativo di riferi-mento.Se comparate con le grandi fonda-zioni statunitensi, che occupano unruolo assai più importante nella so-cietà americana, le europee passanoin secondo piano non solo per le di-mensione minori, ma anche per l’as-senza, in molti casi, di una comuni-cazione al pubblico adeguata e tra-sparente. Il principio dell’accounta-bility, cioè della responsabilità versoi propri interlocutori, si sta infatti fa-cendo strada solo ora nel panoramaeuropeo. In questo senso sono in par-ticolare da sottolineare gli sforzi del-le “Charities” inglesi e delle Fonda-zioni bancarie italiane. Inoltre, loEuropean Foundation Center che adoggi raggruppa più di 200 membri,sta coordinando una serie di iniziati-ve volte al superamento delle barrie-re e differenze istituzionali tra Paesie alla definizione di una normativaeuropea comune. Watson Wyatt ha ritenuto importantestudiare i cambiamenti avvenuti ne-gli ultimi anni, che hanno vistoun’importante espansione del ruoloche le fondazioni rivestono nelle so-cietà di molti paesi europei, nel ten-tativo di dare una visione univoca emeno parziale del settore. L’indagineè il risultato di un sondaggio condot-to tra novembre 2004 e giugno 2005in quattro paesi europei: Gran Breta-gna, Svizzera, Germania e Italia, acui hanno partecipato complessiva-mente 250 fondazioni.In particolare con questo studio Wat-son Wyatt si è proposta di fare lucesulle dinamiche del processo deci-

sionale, gli obiettivi non finanziari,le motivazioni e i principi che porta-no alla definizione della gestione fi-nanziaria da parte degli organi deci-sionali delle fondazioni. Il primo filone di studio si basa sullarelazione tra l’organizzazione inter-na delle fondazioni e le decisioni re-lative alla gestione finanziaria.Nel contesto europeo è possibileidentificare diversi modelli di gover-nance delle fondazioni e un punto diincontro si può trovare nella comunefunzione di supervisione a capo de-gli organi direttivi.L’indagine mostra che gli organi di-rettivi mantengono un ruolo fonda-mentale nelle scelte di investimentoe gestione finanziaria per la maggiorparte delle fondazioni, in particolarmodo in Italia e Germania. Altri sog-getti svolgono invece un ruolo più li-mitato. I comitati aperti, ovvero noncircoscritti soltanto a membri degliorgani direttivi, sono diffusi soprat-tutto tra le fondazioni inglesi e sviz-zere mentre soltanto in una fonda-

zione italiana su quattro le decisionivengono intermediate da un direttorefinanziario.Le decisioni di investimento e la ge-stione di lungo periodo sono chiara-mente di importanza fondamentalesoprattutto per le fondazioni (54%del nostro campione) che si finanzia-no prevalentemente utilizzando iproventi del capitale investito in atti-vità finanziarie. Tuttavia anche tra quest’ultime ab-biamo riscontrato che durante le ri-unioni degli organi direttivi le deci-sioni riguardanti la gestione finan-ziaria, soprattutto quelle relative allescelte strategiche di lungo periodo,passano in secondo piano rispetto aquelle erogative ed amministrative.Ad esempio solo una fondazionebancaria su cinque indica la politicadegli investimenti tra i due argomen-ti più discussi durante le sedute delConsiglio.Inoltre solo in Gran Bretagna sonoabbastanza diffusi programmi di for-mazione su tematiche finanziarie ri-

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La gestione finanziaria delle fondazioni europee:alcuni spunti di riflessionedi Mirko Cardinale, Francesca Panza, Victoria Rodriguez

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Organi direttivi

Base: Fondazioni europee con reddito da investimentiFonte: Indagine Watson Wyatt sulle fondazioni europee 2004/2005

Comitati aperti Direttore Finanziario Consulenti

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Quali soggetti contribuiscono alle decisioni sull’asset allocation strategica?Risposte multiple consentite

FONDAZIONIIN EUROPA

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volti ai membri degli organi direttivimentre incentivi monetari ad acqui-sire autonomamente le conoscenzerichieste dal ruolo appaiono in con-trasto con la riluttanza delle fonda-zioni europee ad accettare remunera-zioni competitive per i Consiglieri. Infine neppure l’opzione di delegarecompletamente la gestione finanzia-ria ad esperti è universalmente accet-tata. Al contrario di Svizzera e Ger-mania, questa opzione appare co-munque favorita dalla maggior partedelle fondazioni in Italia e Gran Bre-tagna, anche se, le fondazioni italia-ne, a differenza di quelle britanniche,tendono a preferire esperti interni ri-spetto all’input di soggetti esterni.Un altro aspetto interessante dell’in-dagine studia l’esistenza di relazionitra le politiche di investimento equelle erogative. A differenza degli USA dove il tassodi erogazione delle fondazioni è fis-sato al 5% del patrimonio dalla nor-mativa fiscale, questo tipo di vincoloin Europa non esiste ed i tassi di ero-gazione tendono ad essere più bassi.Le fondazioni italiane risultano lepiù conservatrici del campione, datoche solamente il 37% è d’accordocon la definizione di un tasso di ero-gazione pari al 4% del patrimonio in-vestito. Inoltre spesso tra le fondazioni euro-pee non esiste una connessioneesplicita tra le decisioni di spesa e laperformance degli investimenti. Ungran numero di partecipanti ritieneche sia il reddito (sia da investimen-ti che da altre attività) o le necessitàdi spesa, ad influenzare le decisionierogative. Infine, il grafico a lato il-lustra che nella maggioranza dellefondazioni gli organi direttivi non ri-tengono che la massimizzazione delrendimento sia tra gli obiettivi prin-

cipali da perseguire, data anche l’as-senza di un legame tangibile con lapolitica erogativa.Come evidenziato da studi qualiquelli di Litvack1, Tobin2 e in gene-rale dalla letteratura statunitensequesta strategia rischia di non tenerein considerazione i bisogni dei futu-ri beneficiari, che, a loro veduta, sa-rebbero meglio soddisfatti se il pa-trimonio fosse investito con l’idea dimassimizzare il rendimento, inquanto i guadagni sul lungo periodoporterebbero a maggiori disponibili-tà di spesa.In conclusione possiamo affermareche le Fondazioni bancarie italiane,così come altre fondazioni in Euro-pa, stanno attraversando un impor-tante periodo di transizione. Nate co-me estensione delle rispettive ban-che e dedicate a devolvere in attivitàbenefiche i dividendi percepiti, sitrovano ora a dover gestire efficien-temente ingenti somme derivantidalla dismissione delle partecipazio-ni nella conferitaria.La maggiore complessità della ge-

stione finanziaria di un portafogliodiversificato e la ricerca di un mi-glioramento nelle performance dilungo periodo, sembrano spingereverso una possibile specializzazioneinterna e la presenza di esperti negliorgani direttivi. Tuttavia, l’analisisvolta evidenzia la riluttanza deiConsiglieri a delegare le decisionisulla gestione finanziaria ad esperti euna certa diffidenza verso il ruolo diesterni, da cui forse trapela una ge-nerale sottovalutazione della com-plessità delle decisioni riguardantigli investimenti. In futuro riteniamo essere opportunoche alla consapevolezza dell’impor-tanza della gestione finanziaria si af-fianchi la ricerca e la sperimentazio-ne di nuove logiche e modelli di por-tafoglio e l’analisi del loro impattosulle proiezioni di spesa, con l’ob-biettivo di venire incontro agli inte-ressi dei futuri beneficiari e in ultimaanalisi compiere la missione socialedella fondazione. �

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Base: Fondazioni europee con reddito da investimentiFonte: Indagine Watson Wyatt sulle fondazioni europee 2004/2005

Max rendimento Gen. reddito In linea con missione

Italia

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Opinioni sul ruolo degli organi direttivi nella politica degli investimentiDue risposte consentite

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1 Litvack, J.M., Malkiel, B. G. and Quandt, R.E. (1974): “A Plan for the Definition of Endowment Income”. Gli autori sosten-gono che una regola di spesa basata sul reddito, alterando l’allocazione di portafoglio, non porta alla massimizzazione dei ren-dimenti.

2 Tobin, J., (1974): “What is permanent endowment income?”

SOCIALE

7novembre/dicembre 2005

L’OTE (Osservatorio dellaTerza Età - Ageing Society) èun’associazione senza fini di

lucro che si dedica alla conoscenza eal miglioramento delle condizionidegli anziani in Italia. Il centro-studidell’organizzazione è presieduto dal-l’ex Ragioniere generale dello Stato,prof. Andrea Monorchio, mentre lasegreteria nazionale è affidata aldott. Roberto Messina.Tra le attività svolte dall’Osservato-rio c’è quella di effettuare ricerche dicarattere economico, sanitario e so-ciale sullo status dell’anziano in Ita-lia. Partendo dai risultati di tali ricer-che ed appoggiata dai suoi iscrittipresenti su tutto il territorio naziona-le, l’associazione si attiva per pro-porre alle Istituzioni iniziative volteal miglioramento della qualità dellavita di tutti i cittadini over 65. Nelle sue proposte l’OTE non si li-mita a evidenziare ciò che la societàe la politica possono fare per gli an-ziani. Tra gli obiettivi perseguiti c’èanche quello di mettere in risalto ciòche gli anziani possono fare per lasocietà.Infatti è necessario promuovereun’immagine della Terza Età che su-peri lo stereotipo del vecchio-biso-gnoso-di-assistenza e che induca aduna più realistica concezione del-l’anziano, considerarlo cioè non piùun peso ma una “risorsa”, deposita-rio di capacità, esperienze e specifi-cità, utili alla crescita e al migliora-mento di tutta la società.Per rafforzare questa visione l’Os-servatorio ritiene di fondamentaleimportanza la comunicazione e l’in-formazione.L’OTE infatti, produce una trasmis-

sione televisiva che va in onda da lu-nedì al venerdì, dalle 13.00 alle13.30, sul network nazionale OdeonTv fino al giugno 2006. Il program-ma che pone al centro del dibattitotematiche riguardanti il sociale, ospi-ta in studio personalità del mondodelle istituzioni, delle associazioni edella politica. Per il suo progetto comunicazionalel’OTE dispone anche di un proprioorgano di informazione online. Sitratta di un sito il cui indirizzo èwww.tuoquotidiano.it su cui sonoriportate in tempo reale, le agenziepiù importanti e dove è possibileabbonarsi a “Tuoquotidiano.it” ungiornale elettronico senza pubblici-tà e completamente gratuito. Ognimattina, dal martedì al sabato,“Tuoquotidiano.it” raggiunge l’in-dirizzo e-mail dell’abbonato con leprincipali notizie della giornata, de-dicando particolare attenzione alle

notizie riguardanti il mondo dellaTerza Età.La festa “Natale con i Nonni” è alleporte.Il prossimo 19 dicembre, in occasio-ne delle festività natalizie, l’Osser-vatorio della Terza Età organizzerà aRoma, con anziani provenienti unpo’ da tutta Italia, un incontro concirca 3500 partecipanti.L’evento avrà il carattere di unagrande festa a cui parteciperanno an-che personaggi delle Istituzioni im-pegnati nella tutela e difesa dei dirit-ti degli anziani. Quindi, oltre al prof.Monorchio, interverranno, tra gli al-tri, il sindaco di Roma Walter Veltro-ni, il presidente della regione PieroMarrazzo e l’On Augusto Battagliaassessore alla Sanità della regioneLazio. �

*Responsabile UfficioComunicazione dell’OTE

Osservatorio della Terza Età

Gli anziani e la societàdi Gennaro Di Genova*

In primo piano Andrea Monorchio, Presidente del Centro-studi dell’OTE; alla sua destra Roberto Mes-sina, segretario generale dell’Osservatorio.

Nella sala Spithoever pressol’Unioncamere, il 3 novem-bre scorso, si è tenuto il se-

minario “Made in Italy: la Culturadel Bel Paese” promosso dall’Asso-ciazione Mecenate 90.Il seminario, aperto dal neo presi-dente dell’Associazione GiuseppeMussari, ha registrato, tra gli altri,l’intervento del presidente del Comi-tato Scientifico, prof. Giuseppe DeRita e del Segretario Generale, LedoPrato. Coordinatore del seminarioSandro Checchi de “Il Sole24Ore”.L’idea alla base della giornata muovedalla considerazione che l’Italia sem-bra aver perso nell’economia dellacreatività. Quel “Made in Italy” cheda sempre il mondo riconosce, allaradice del successo del nostro Paesesul mercato mondiale, sembra essereandato in crisi. Eppure “un’idea diPaese” c’è e può essere sviluppata:occorre scommettere sulla capacitàcompetitiva dei territori, legando piùorganicamente patrimonio culturale,offerta turistica e prodotti che incar-nano lo stile italiano attraverso il ri-ferimento ai territori che, in questomomento, sono diventati un brand disuccesso. Marketing, comunicazio-ne, ma anche politiche di sviluppo,politiche industriali e politiche cultu-rali vanno ripensati in una doppia lo-gica: territoriale e intersettoriale.La tesi da cui muove la riflessioneproposta è quindi che il contesto so-ciale, culturale ha alimentato, e con-tinua ad alimentare, saperi e capacitàche hanno fatto il successo del Madein Italy. In altri termini le aziendehanno “incorporato” nei loro prodot-ti i tratti della bellezza del patrimo-nio culturale ed ambientale dei pro-pri contesti. Sicché le relazioni frabeni culturali e ambientali e sistemaproduttivo assumono un particolarevalore e contribuiscono, se costante-

mente alimentate, a migliorare i pro-dotti e a rafforzarne la capacità com-petitiva. Ma come si possono megliodefinire queste relazioni, come pos-sono essere alimentate, come le “bel-lezze dell’Italia” possono contribuirealla promozione e allo sviluppo delMade in Italy? “E’ il caso di definirecon grande attenzione -è stato dettonel corso del seminario- una linea dicomunicazione che porti allo svilup-po di un marchio dell’Italian Styleche garantisca e contraddistingua in-differentemente luoghi turistici, cit-tà, prodotti industriali, di moda e de-sign, prodotti alimentari”.“L’Associazione Mecenate 90 –haspiegato il presidente GiuseppeMussari- attraverso la proposta diben 11 progetti pilota ha inteso offri-re il proprio contributo individuandoalcune azioni che se, adottate, po-trebbero concorrere al rilancio delPaese o se si preferisce, a un’idea diPaese”. Progetti pilota da realizzarecon il concorso del sistema pubblicoe di quello privato.“Se nel passato -ha affermato nel suointervento Giuseppe De Rita- abbia-mo scommesso su prezzo e qualitàdei prodotti oggi bisogna scommet-tere sulla capacità competitiva deiterritori. Legando cioè più organica-mente patrimonio culturale, offertaturistica e prodotti che incarnano lostile italiano attraverso il riferimentoai territori che, in questo momento,sono diventati un brand di successo”Una gestione così complessa rinviaalla necessità di un più forte coordi-namento delle iniziative, oggi dis-perse tra una molteplicità di soggettipubblici, centrali e locali. Non soloquindi sinergie fra settori, ma anchecoordinamento tra enti. “Occorre –ha evidenziato De Rita- che la strate-gia ora diventi quotidiana presenza.Ovvero occorre entrare nel vissuto

quotidiano del mercato internaziona-le, cioè mondializzare il Made inItaly e individuare anche che si stapassando dal Made in Italy all’Ita-lian Style, intendendo quel tentativodi entrare con la cultura italiana den-tro al prodotto e non fermarsi all’in-volucro.“L’obiettivo di fondo -ha spiegatoLedo Prato- dovrebbe essere quellodi comunicare a tutti i consumatorimondiali che lo stile, il design, laqualità, la bellezza, l’eleganza deiprodotti Made in Italy non derivanosolo dalla capacità di singole impre-se o dalla bravura di singoli artigiani,ma dal patrimonio culturale del no-stro Paese, appunto dalla cultura ita-liana”. Inoltre -si legge ancora tra le propo-ste indicate dall’Associazione Mece-nate 90- i prodotti turistici, per in-centivare il turismo culturale italia-no, potrebbero essere veicolati dallereti commerciali dei prodotti del Ma-de in Italy, così come questi prodottipotrebbero essere venduti, come inlarga parte già avviene, durante isoggiorni turistici del nostro Paese; eancora: va incentivata una politica dipromozione di prodotti del Made inItaly all’estero facendo ricorso alleriproduzioni di opere d’arte. A talescopo potrebbe risultare utile, inquesti casi, l’abolizione degli oneriderivanti dalla cosiddetta leggeRonckey.Obiettivo primario, dunque, è quellodi individuare una linea di comuni-cazione che porti alla promozione eallo sviluppo dell’Italian Style, conla predisposizione di progetti pilotacapaci di contraddistinguere indiffe-rentemente luoghi turistici, città,prodotti industriali, di moda e de-sign, prodotti alimentari, ecc., da de-finire di concerto tra Stato, Regioni eimprese. �

Made in Italy: la Cultura del Bel Paesedi Elisabetta Boccia

8 novembre/dicembre 2005

BENI CULTURALICONVEGNI

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

9novembre/dicembre 2005

Lo scorso 19 novembre 2005presso il Palazzo dell’Umane-simo Latino a Treviso, è stato

presentato i l volume Il Rinascimen-to italiano e l’Europa, vol. I, Storia estoriografia, a cura di Marcello Fan-toni.Si tratta del primo di una serie di do-dici volumi pubblicati per iniziativa econ il sostegno della FondazioneCassamarca. L’Opera, fortemente vo-luta dall’avv. On. Dino De Poli, Pre-sidente della Fondazione, e diretta daGiovanni Luigi Fontana dell’Univer-sità di Padova e da Luca Molà del-l’Università di Warwick, si avvale diun comitato scientifico internaziona-le ed è edita da Fondazione Cassa-marca-Angelo Colla Editore.Il libro sarà presentato da EnricoStumpo dell’Università di Siena e daAmedeo Quondam dell’Università“La Sapienza” di Roma e presidentedel Centro Studi “Europa delle Cor-ti”. Interverranno anche il curatore ei direttori dell’Opera. Saranno pre-senti i membri del Comitato scienti-fico e gli autori.L’opera mira a far conoscere il ruoloattivo nello sviluppo della civiltà Ri-nascimentale di città quali Venezia,Roma, Mantova, ecc., uscendo dal-l’ottica “fiorentinocentrica” con cuispesso si identifica il Rinascimento.Si vuole, dunque, dimostrare anchel’influenza che il Rinascimento ita-

liano esercitò sul resto dell’Europa,ottica finora ampiamente sottovalu-tata.Il progetto editoriale si propone diprocedere su un doppio binario. Daun lato gli autori avranno il compitodi cimentarsi con la tradizione sto-riografica che concepisce l’Italia ri-nascimentale come una pura espres-sione geografica, la somma di molteparti senza alcun forte elemento dicoesione. Pur tenendo presenti le di-versità tra i vari Stati, si dovrà giun-gere a delineare i caratteri principalidella civiltà italiana rinascimentale,attraverso la ricerca dei tratti comuninei campi della cultura, dell’arte,

dell’economia, del gusto e in moltialtri settori. Dall’altro lato, l’esisten-za di un vero e proprio modello ita-liano sarà verificata osservandone ladiffusione nelle altre regioni d’Euro-pa, che sin dal Quattrocento riconob-bero l’esistenza di una civiltà italia-na dai tratti distinti, a cui spesso siispirarono. L’opera si propone di rivalutare ilruolo svolto dalla civiltà italiana ri-nascimentale nello sviluppo del con-tinente Europeo e nel mondo, con laconsapevolezza che questo ruolo ri-mase vitale anche per buona partedell’epoca moderna.I volumi copriranno un arco cronolo-

Fondazione Cassamarca

Il Rinascimento italiano e l’Europadi Antonella Stelitano*

Il Palazzo Bortolan ove si è svolta la presentazione.

Presso gli Archivi Contemporanei diStoria Politica che la FondazioneCassamarca gestisce nella nuova se-de di Ca’ Tron di Roncade sono sta-ti conferiti il fondo archivistico e labiblioteca appartenenti a Ives Bizzi,giornalista, storico e importante

esponente della cultura e della poli-tica veneta.Si tratta di un importante fondo ar-chivistico di un significativo espo-nente della sinistra polesana e trevi-giana: Ives Bizzi. Questo archivio risulta di grande in-

teresse e di straordinaria importan-za, non solo per la mole della docu-mentazione raccolta durante tuttauna vita, ma soprattutto per la raritàdei testi: documenti originari pro-dotti da esponenti della Resistenzaveneta o da Corpi Militari della stes-

L’ARCHIVIO E LA BIBLIOTECA DI IVES BIZZI

sa, che furono consegnati a IvesBizzi; una collezione di centinaia diinterviste effettuate da Ives Bizzi adaltrettanti protagonisti veneti delmovimento di Liberazione; appuntidi studi e ricerche condotte per scri-vere la storia del movimento ope-raio palesano, le vicende delle lottecontadine del primo dopoguerra e lastoria della Resistenza veneta; unacompleta raccolta di articoli scrittiquale corrispondente de “L’Unità”dal 1960 al 1973.Altrettanto eccezionale èla vastissima bibliotecacostruita da Bizzi a parti-re dal suo periodo scola-stico fino alla morte. Inessa sono racchiusi inte-ressi culturali di vario ti-po, con una specializza-zione sulla storia della si-nistra italiana e mondiale.In pratica costituisce uncompendio pressochécompleto di quanto di piùcompleto e raro è statopubblicato sui partiti po-litici marxisti d’Italia,dell’Europa, dell’UnioneSovietica, della Repubblica Demo-cratica Tedesca, del Vietnam e diCuba. La decisione di donare alla Fonda-zione Cassamarca la documentazio-ne è stata presa dalla vedova di IvesBizzi, signora Teresa Giacobino,nota imprenditrice dell’editoria tre-vigiana che lui aveva conosciuto du-rante l’impegno resistenziale.La personalità del produttore del-l’archivio è piuttosto nota agli stu-diosi del Novecento veneto. Nato a

Ceneselli (Rovigo) nel 1924 in unafamiglia di salariati agricoli, si dedi-cò fin da giovane allo studio dellastoria. Nel 1944 scelse di aggregarsialle formazioni partigiane del Pole-sine, venne catturato e seviziato dal-le Brigate Nere che lo trattenneroagli arresti fino alla Liberazione. Li-braio e giornalista di impostazionegramsciana, dal 1951 diresse la te-stata La Verità della FederazioneComunista di Rovigo; successiva-

mente divenne corrispondente perL’Unità. Dal 1974 si dedicò com-pletamente alla ricerca e diede allestampe numerose opere, potendocontare su ben 66 titoli di testi da luiediti. Importanti e celebri i volumiLotte nella Marca (1974), Il cammi-no di un popolo (19…), La Resi-stenza nel Trevigiano (una collanadi ben dieci volumi, metà dei qualistanno uscendo postumi a cura diTeresa Giacobino). Nell’opera auto-biografica intitolata La scelta Ives

Bizzi illustra le motivazioni e le tap-pe attraverso le quali è maturata lasua esperienza civica di uomo impe-gnato nella società contemporanea,rimasto operoso fino alla sua morteavvenuta nel novembre del 2002, a78 anni di età. Da circa un trenten-nio risiedeva a Collalto di Susegana. Il fondo archivistico e la bibliotecasono ora in fase di riordino e presu-mibilmente verranno resi fruibiliagli studiosi e presentati al pubblico

verso la fine del correnteanno.Fondazione Cassamarcaha avviato sin dal 2003un’operazione di granderespiro culturale, finaliz-zata alla raccolta, con-servazione e valorizza-zione della documenta-zione politica del Vene-to, prodotta da Partitipolitici, Sindacati, espo-nenti della vita politica esociale, a partire dallaLiberazione fino ai gior-ni nostri. Sono stati raccolti finoad ora numerosi fondi

d’archivio e la poderosa quantità dimateriale ora conservato nella sededi Ca’ Tron si aggira all’incirca sul-le 2.000 buste-faldoni. Accanto agliarchivi della DC di Treviso e Vene-zia, dei Cristiano-Sociali, dellaCISL della Marca e della Regione,sono numerosi i lasciti degli espo-nenti della politica repubblicana:Toni Mazzarolli, Lino Innocenti,Nino Pavan, Dino De Poli, BepiMarton, Bruno Rasera, gli insegnan-ti Leotta-Caramel e altri ancora.

10 novembre/dicembre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

gico ampio, andando approssimati-vamente dal 1300 al 1650. Una buo-na parte dei saggi si concentrerà sulperiodo che va dal tardo Quattrocen-to all’inizio del Seicento, terrenoche, troppo a lungo, è stato trascura-to dalla storiografia internazionale. Saranno anche approfondite moltetematiche affrontate dagli studiosisolo di recente, quali ad esempio il

ruolo italiano nello sviluppo dellescienze, della tecnologia e di tuttoquell’insieme di fenomeni culturalied economici - dalla moda all’arre-damento ai consumi di lusso - che vasotto il nome di “cultura materiale”. In ogni volume sarà data particolareattenzione alla circolazione dellepersone e ai trasferimenti di cono-scenze in particolare tra l’Italia e il

resto d’Europa, al fine di ricostruiretutta quella fitta rete di scambi in cuigli umanisti - che grazie all’uso dellatino poterono superare le barrierelinguistiche e trasmettere i loro valo-ri a una comunità sovranazionale -furono i protagonisti principali. �

*Responsabile Ufficio Stampadella Fondazione

La sede degli archivi a ca’ Tron.

11novembre/dicembre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

Nel 1681 Giovanni Domeni-co Valentini dipingeva un“Interno di cucina con ca-

pretto appeso”.Si tratta di una sua classica rappre-sentazione, una natura morta collo-cata in un ambiente domestico de-scritto su più piani: a ri-empire la cucina i consue-ti rami, brocche, verdure,pollami, secchi, stracci ecatini. Una sola differenza dallasua consueta produzione.In questo quadro il solitomonogramma GDV, con ilquale il pittore firmava lesue tele, era per la primavolta sciolto e arricchito,oltre che da una indicazio-ne cronologica, anche dauna precisa collocazionetopografica.

“Gio. Domen…/Valen-…no/ Imola 1681”

Nasce da questo quadro,acquisito dalla nostra Fon-dazione, l’interesse per unpittore le cui opere sonopresenti in grandi colle-zioni europee ma del qua-le poco o nulla si conosce-va fino ad oggi circa la suaattività, i suoi spostamenti, la suapreparazione…

Acquisire sul mercato antiquarioopere relative al nostro territorio,testimonianze storiche, artistiche eartigianali di quanto prodotto aImola e nei suoi dintorni è preroga-tiva della nostra Fondazione, prero-gativa inscindibile però da un lavo-ro di ricerca e valorizzazione che

possa collocare e valorizzare taliopere. Così è stato per la collezione dimaioliche settecentesche, acquisitapazientemente sul mercato, studiatae finalmente identificata come pro-duzione autoctona e non faentina o

bolognese come si era sempre cre-duto. Così è per Giovanni Domenico Va-lenti, pittore romano attivo a Imola.All’acquisto della prima tela ne sonoseguiti altri cinque; altre opere delValentini sono state individuate pres-so collezioni private, collezioni ban-carie, al museo Capodimonte di Na-poli, agli Uffizi, a Grenoble e al mu-seo di Ajaccio.

Sullo studio di questo materiale, magrazie anche ad una paziente ricercadi archivio eseguita a Roma e a Imo-la, è stato possibile ricostruire le vi-cende professionali e artistiche, maanche private, di questo “petit mai-tre” della fine del XVII secolo.

Pittore di “cocine” e di “ro-be mangiative” - secondola trascrizione che trovia-mo annotata nell’ inventa-rio dei beni del cardinaleBenedetto Pamphilj del1725 - Giovanni DomenicoValentini, nato a Roma nel 1639 emortovi nel 1715, si distin-gue nel panorama artisticodel Seicento italiano pro-prio per la peculiarità deisuoi soggetti preferiti: so-no in prevalenza interni dicucine, di cantine,di spe-zierie o di laboratori alche-mici nei quali rappresenta-va una grande varietà divasi, versatoi, orci e alba-relli in maiolica, bottiglie,fiaschi, bicchieri e alam-bicchi in vetro, paioli, ba-cili e altri contenitori in ra-me. In mezzo ad essi com-paiono spesso cibarie diogni genere e, con ruoli

puramente accessori, piccoli anima-li o figure umane costantemente re-legate in secondo piano da un’attitu-dine figurativa che l’artista non col-tivò mai con interesse nel corso del-la sua carriera.Romano di nascita e di formazioneValentini, figlio d’arte, subisce l’in-fluenza dei pittori fiamminghi attivia Roma in quegli anni: già nel 1661è però presente in Romagna dove fir-

Fondazione Cassa di Risparmio di Imola

Giovanni Domenico Valentini: pittore di interni e dinature mortedi Giuseppe Savini*

12 novembre/dicembre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

ma, sul telaio, un quadro rappresen-tante una Sant’Elena (unica sua ope-ra conosciuta che esula dalla suaconsueta iconografia).È nella nostra regione che la pitturadi Valentini trova riscontro coglien-do quel gusto all’opulenza alla riccae colorita cucina di sapore tutto emi-liano romagnolo.Nelle terre ove tradizionalmente sisono sempre apprezzati tali piaceri,le tele del Valentini, nelle quali que-sta abbondanza pare voler suggerirecome pollami, carni, selvaggina e in-saccati fossero all’ordine del giornosulla mensa della casa che ospitava ildipinto, ebbero dunque un notevolesuccesso andando ad arricchire le ca-se della borghesia locale.

Per far conoscere ad un pubblico piùampio e far apprezzare le opere diquesto artista, la Fondazione ha or-ganizzato e allestito una mostra mo-nografica presso le sale espositive dipalazzo Sersanti. Alla esposizione,nella quale sono raccolte 24 tele, èaccompagnato un catalogo, opera apiù mani, ove sono riportati i risulta-ti della ricerca condotta.La mostra resterà aperta fino all’8gennaio 2006. Il catalogo GiovanniDomenico Valentini alias GDV pit-tore di interni e di nature morte. Col-lezioni d’arte della Fondazione Cas-sa di Risparmio di Imola, è a cura diGiovanni Asioli Martin. �

*Responsabile UfficioRelazioni Esternedella Fondazione

Interno di cucina con capretto appeso, olio su tela cm 74x112.Firmato: “Gio.Domen.../Valen...no/Imola 1681”. Imola, Fondazione Cassa di Risparmio.

Giorni e orari di apertura

12 novembre 2005 - 8 gennaio 2006

Martedì dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 19,00.Giovedì 10,00 alle 12,00.

Sabato dalle 15,00 alle 19,00.Domenica dalle 10,00 alle 12,00.

Interno di spezieria, olio su tela, cm 96x133.Siglato: “G.D.V.” Imola, Fondazione Cassa di Risparmio.

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

13novembre/dicembre 2005

La Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Cento ha acquista-to un’intera collezione di 33

strumenti musicali costruiti da LuigiMozzani, liutaio attivo a Cento findai primi del 1900 e con cui collabo-rarono i pievesi Carletti e Gotti.Gli strumenti (mandolini, mandole,chitarre, chitarre lyra, violini) pro-vengono prevalentemente da unacollezione privata di Rovereto (Tren-to), città dove Mozzani concluse lasua attività, e sono destinati ad esse-re esposti presso le sale dei teatri co-munali di Cento, che già ospitò neisuoi laboratori il celebre liutaio, e diPieve, depositaria di una secolare ed

apprezzata tradizione liutaria e conun Museo della musica già attivo.La raccolta, dopo la catalogazione eil restauro di alcuni strumenti, verràadeguatamente presentata e valoriz-zata con una pubblicazione e mostreitineranti sul territorio nazionale. Soddisfazione è stata espressa dai di-versi organismi della Fondazione acominciare dalla Commissione arteche ha studiato e gestito l’importan-te acquisizione.

“Ci sono valori della cultura e dellatradizione - sottolineano i “vertici”dell’Ente - che frequentemente con-notano un territorio. Il nostro, il Cen-topievese, ne è particolarmente riccoed è stato attraversato nei secoli daartisti che hanno lasciato la loro im-pronta nei monumenti, nelle opered’arte, nei manufatti, che la sensibi-lità cittadina e delle Istituzioni hannoconservato e trasmesso fino a noi”.La liuteria, prestigiosa tradizione del

Centopievese fin dal ‘700, gode dirinnovata attenzione e privilegio daquando nel 1982 la Scuola d’artigia-nato artistico ha attivato corsi perl’apprendimento e la valorizzazionedi questa forma d’arte, vanto del ter-ritorio. La Fondazione Carice, i Co-muni di Cento e di Pieve di Cento, laCna, l’Istituto Beni Artistici Cultura-li Naturali della Regione hanno so-stenuto i primi passi della scuola eora la accompagnano nelle attivitàdidattiche ordinarie e nella realizza-zione di eventi a valenza nazionale.“La Fondazione Carice ha accolto esostenuto un progetto avanzato, te-so alla riproposizione di strumentimusicali, modelli tipici che hannoconnotato e fatto apprezzare in pas-sato la liuteria centopievese, nel-l’intento di qualificare ulteriormen-te la Scuola di Artigianato Artisticoe di offrire un prodotto con requisi-ti originali e ricercati oggi sul mer-cato da collezionisti, musicisti,com-mercianti”. �

*Responsabile Comunicazionee Relazioni Esternedella Fondazione e

Cassa di Risparmio di Cento

Fondazione Cassa di Risparmio di Cento

La collezione “Luigi Mozzani”di Alberto Lazzarini*

14 novembre/dicembre 2005

Centoquarantanove ceramicheper lo più di produzione pesa-rese dal ‘300 al ‘900. Cento-

sessantasette dipinti, suddivisi trapittura marchigiana, italiana e stra-niera dal ‘400 all’800, con una note-vole sezione dedicata a quella localedel ‘900. Una ragguardevole sezionegrafica, composta da 66 disegni, 157incisioni e una singolare collezionecartografica dei secoli XVI - XIX delDucato di Urbino. A completare iltutto c’è la Biblioteca composta daun consistente numero di testi su sto-ria dell’arte e vari aspetti della storiadelle Marche in volumi editi da isti-tuti bancari e in pregiate edizioni set-te-ottocentesche, una collezione deilibretti delle opere di GioachinoRossini, con alcuni esemplari delleprimissime esecuzioni, arricchiti didediche a personaggi della vita civi-le e culturale della Pesaro dell’Otto-cento. Sono queste le raccolte d’artedella Fondazione Cassa di Rispar-mio di Pesaro offerte in visione perla prima volta in modo organico allacomunità nell’aprile del 2005 conl’inaugurazione di “Una città, un pa-lazzo, una collezione”, il particolareallestimento dell’intero piano nobiledi Palazzo Montani Antaldi. Dopoun lungo lavoro di studio, restauro ecatalogazione, la Fondazione ha rea-lizzato la sistemazione di parte dellasua sede in modo funzionale al pro-getto di valorizzare al meglio sia ilpalazzo - uno dei migliori esempi diedilizia settecentesca pesarese - cheil patrimonio artistico in vista di unafruizione didattica e socio-culturaleallargata a tutta la comunità e in sin-tonia con la funzione di centro vita-le, di discussione civile e di incontroche hanno ormai assunto le strutturedella Fondazione e il suo Audito-rium. Il nucleo più consistente dellecollezioni è stato messo insieme dal-

la metà de-gli anni ‘80del Nove-cento, concrescen teattenzioneal recuperodei beni ar-tistici si-gnificativiper la sto-ria del no-stro territo-rio e con

una accelerazione nell’ultimo decen-nio del secolo, grazie anche all’at-tuale sede, Palazzo Montani Antaldi,inaugurato nel 1992, dove sono gra-dualmente confluite le diverse partidelle collezioni. Accanto all’insupe-rata sezione di ceramica arcaica e aicapolavori, tra gli altri, di FedericoZuccari e Simone Cantarini, brillanonelle collezioni della Fondazioneimportanti dipinti dei “pesaresi” chehanno operato fra Otto e Novecento:Ciro Pavisa e Anselmo Bucci, Filip-po Marfori Savini e Ciro Cancelli,Nino Caffè e Alessandro Gallucci,Fernando Mariotti e Aldo Pagliacci eancora molti altri protagonisti, deiquali i dipinti della Fondazione dise-gnano un’immagine densa di testi-

monianze,rese piùg o d i b i l idall’arric-ch imen toreciprocodel vederleradunate inun nucleounico nelsuo genere.Nel percor-so di quin-dici stanze

affrescate del piano nobile del Palaz-zo, il nuovo allestimento delle rac-colte si snoda in successione crono-logica iniziando dalla elegante Saladelle Colonne. Scopo fondamentaledell’intero progetto è la fruizione,anche didattica, delle collezioni del-la Fondazione da parte di un pubbli-co sempre più allargato, da attuare incollaborazione con gli altri enti pub-blici e privati. Al di là del loro indi-scutibile valore artistico, tutte quelleopere appartengono alla comunitàdel territorio pesarese anche perchéne ricostruiscono e ne raccontano lastoria attraverso i secoli. �

*Responsabile Ufficio Stampadella Fondazione

Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro

La nostra arte a Palazzo Montani Antaldidi Franco Bertini*

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

15novembre/dicembre 2005

La Fondazione Pescarabruzzoartefice del progetto PescaraCityplex, un innovativo net-

work di spazi artistico-culturali nel-l’ambito del nascente Distretto Cul-turale della Città di Pescara.

La città di Pescara già negli anni ‘50definita da Guido Piovene come “ri-bollente, mecca e miraggio dei po-poli dell’Abruzzo interno e delle re-gioni contigue”, aveva perdutonel periodo negli ultimi annigran parte dei propri spettatoricinematografici. L’insieme de-gli schermi cittadini (ben diecinegli anni ottanta, divenuti set-te nel 1998, e solo cinque nel2003), che fino al 1998 attirava-no 665.490 utenze annue, si eranotevolmente ridotto per l’im-possibilità di contrastare su unpiano di rinnovamento tecnolo-gico e di offerta complessiva lesoluzioni offerte dalle nascentimultisale. Nell’anno 2003 il nu-mero dei biglietti venduti erasceso a 129.473 unità (fonte Ci-netel), risentendo di un trend diperdita media annua di oltre il20%. Preziose strutture come ilCinema Teatro Circus o il Cine-ma Teatro Michetti avevano vi-sto un’inedita chiusura, toglien-do alla fruizione culturale nonsolo gli schermi e le propostecinematografiche, ma anchequelle teatrali.La Società Gestioni Culturalis.r.l. società strumentale della Fon-dazione Pescarabruzzo sorta inizial-mente per gestire la struttura del Ci-nema Teatro Massimo (acquistatonel dicembre 2003 dalla Fondazio-ne), si è vista ereditare una tendenzaprofondamente negativa che perdu-rava da più di 48 mesi. Dal mese diaprile 2004 questa tendenza si è in-

vertita ed i dati statistici riguardantile presenze hanno cominciato a risa-lire. “La nostra città ha attraversatoalcuni anni fa una fase davvero cri-tica”, afferma il Presidente dellaFondazione Pescarabruzzo NicolaMattoscio, “nel corso della quale so-no stati chiusi luoghi memorabili de-diti ad ospitare le forme più raffina-te della cultura: non solo l’arte cine-matografica ma più in generale tutte

le arti connesse al mondo dello spet-tacolo, quali la musica, la danza e lepreziose rappresentazioni teatrali.La stessa qualità della vita ne ha ri-sentito nel profondo, quasi fosse sta-to perpetrato uno sfregio alla storiamoderna e contemporanea della cit-tà. La Fondazione Pescarabruzzo,nell’alveo degli obiettivi sanciti nel

suo statuto, orientati alle utilità so-ciali in una evoluta welfare society,ha coraggiosamente voluto recupe-rare e restituire a Pescara quei luo-ghi storici. Ne è nato un vero e pro-prio progetto ambizioso: il PescaraCityplex (http://www.pescaracity-plex.it) che include come asset stra-tegici la caratteristica struttura mo-numentale del Cinema Teatro Massi-mo, che comprende ben quattro sale,

la platea del Cinema TeatroSant’Andrea, designata ad es-sere un tipico spazio cinemato-grafico d’essai, oltre che spazioper il volontariato, nonché ilCinema Teatro Circus, che rap-presenta l’ultimo risultato con-dotto ad un successo profonda-mente pensato e desiderato. Gliinvestimenti sostenuti sono sta-ti notevoli ed anche la gestionevede impegnata la FondazionePescarabruzzo in un sensibilecompito istituzionale per la cul-tura tutta, nonché per lo svilup-po sociale ed economico delnostro territorio, rilevando, ilprogetto Pescara Cityplex, uningegnoso primo tassello ope-rativo del nascente DistrettoCulturale della Città di Pesca-ra.

Il Cinema Teatro Massimo diPescara risale agli anni trentadello scorso secolo. La primaoperazione di rinnovamentoiniziata nel marzo 2004 è stata

quella di presentare il Cinema TeatroMassimo quale struttura trainante diquel complesso di attività che si èvoluto definire “Centro naturale del-la cultura e del tempo libero”, cioèquell’insieme di ristoranti, enoteche,circoli privati, musei, librerie, cine-ma che nel corso del tempo hannostratificato un sistema complesso di

Fondazione PescarabruzzoPescara Cityplexdi Edgardo Bucciarelli

Il Presidente della Fondazione, Nicola Mattoscio.

16 novembre/dicembre 2005

servizi capace di richiamare un’uten-za sempre più numerosa di pescaresi,visitatori e turisti. Dal punto di vistadella programmazione spiccano leproduzioni cinematografiche dellaFondazione Pescarabruzzo quali“Oltre le nuvole” incentrata sulla fi-gura leggendaria di Corradino D’A-scanio, “La figlia di Iorio” tratta dal-la tragedia di Gabriele d’Annunzio,“John Fante” scrittore originario diTorricella Peligna in Abruzzo. Lascelta si basa su criteri di qualità (daqui lo slogan “Qualità al Massimo”),in modo da presentare al pubblico, inprimissima visione nazionale, filmd’autore che normalmente non eranopresenti sugli schermi cittadini.Grande successo hanno destato i filmdi De Oliveira, Angelopulos, Jar-mush, Soldini, Almodovar, Leigh,Sorrentino, la cui programmazione èstata immediatamente apprezzatadalla comunità di cinefili e appassio-nati, i quali hanno potuto seguire levarie iniziative anche attraverso il si-to internet appositamente creato:http://www.cinemateatromassimo.it.Questa programmazione d’autore(proseguita con rassegne e retrospet-tive dedicate a temi quali “Cinema eLavoro”, “Artedonna”, “Italia, Me-diterraneo”, “Cult film”, “Diversa-mente abili”, “Altreculture”, “Pasoli-

ni a trent’anni dalla morte”- si uniscea quella comunque basata su criteridi qualità - destinata ad un pubblicopiù numeroso. Il Cinema TeatroMassimo è, inoltre, sede di numeroseattività teatrali, musicali, di danzache ne fanno un vero e proprio cen-tro polivalente: dalle rassegne di mu-sica d’autore al Festival del Teatromusicale ed alle rassegne multidisci-plinari di musica, teatro e danza. Lefinalità culturali e sociali sono stateperseguite attraverso una accorta po-litica di prezzi (nelle rassegne citatesono stati proposti ingressi per la vi-sione di film anche ad euro 2,50) chefavorisse soprattutto l’afflusso deglistudenti e dei giovani, ai quali è statariservata una particolare attenzione.Bisogna ancora sottolineare che l’in-tervento della Fondazione non sol-tanto ha permesso di salvaguardare iposti di lavoro dei dipendenti già inattività presso la struttura del CinemaTeatro Massimo, ma addirittura di in-crementare anche il loro numero. Èdi prossima apertura la quarta sala,dotata di ottime possibilità multidi-sciplinari, che vanno dalle proiezionicinematografiche a proiezioni digita-li tramite video proiettore fino allasala conferenze tecnologicamente at-trezzata di ogni comfort. I dati per-mettono di prevedere, per il com-

plesso delle attività ospitate, un’af-fluenza annua di circa trecentomilapersone.Nell’ambito del progetto delPescara Cityplex, nell’ottobre 2004,la Società Gestioni Culturali ha rea-lizzato l’acquisto e la riapertura delCinema Teatro Sant’Andrea.L’idea di gestione, a riguardo, è du-plice: da una parte si prefigge di ri-servare la prima proiezione pomeri-diana del week-end al numerosopubblico dei bambini, con cartonianimati e film di genere, stimolandotutte le attività che possono interes-sare l’infanzia e la prima adolescen-za. Dall’altra, continuare una pro-grammazione di film d’autore, so-prattutto di produzione internaziona-le, per farne una vera sala d’essai.Alcune iniziative sono già state pre-se: si segnalano “La domenica deibambini e delle famiglie”, organizza-ta d’intesa con il Comune di Pescara:ogni domenica mattina alle 11,00 edil pomeriggio alle 15,00 è prevista laproiezione di film per ragazzi al co-sto di 1,00 euro.Il progetto Pescara Cityplex si com-pleta, nel corso dell’estate 2005, conl’acquisizione di un’altra storicastruttura cinematografica. È, infatti,prossima la riapertura del CinemaTeatro Circus, memorabile luogo cheha visto avvicendarsi le miglioricompagnie italiane di prosa e danza.Il Circus, acquistato dalla Fondazio-ne Pescarabruzzo nel luglio 2005, èdotato di 806 posti e di un palcosce-nico molto grande (mt. 16 x 13),nonché provvisto di una ottima visi-bilità da ogni punto della sala.Con il Cinema Teatro Circus sicompleta il progetto di dotare Pe-scara di spazi ormai persi nel tem-po. A fine anno, grazie allo sforzodella Fondazione Pescarabruzzo edella società strumentale GestioniCulturali, la città di Pescara vedrànuovamente vivere ben sei sale ci-nematografiche e quattro palcosce-nici di diverse dimensioni (tre teatrie un auditorium), oltre che avereuna nuovissima sala polivalente do-tata di ogni tecnologia. �

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

Il Presidente davanti al Cinema Teatro Massimo.

17novembre/dicembre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

La Fondazione Varrone - Cas-sa di Risparmio di Rieti cele-bra l’arte con la mostra inti-

tolata “La pittura italiana dell’Otto-cento nelle collezioni private reati-ne, con un omaggio ad AntoninoCalcagnadoro nel settantesimo dallascomparsa”.La mostra, inaugurata il 9 novembredel 2005, si protrarrà finoal 26 febbraio del 2006, edè ospitata nella splendidacornice di Palazzo Poten-ziani in Rieti. L’edificio,in origine proprietà deiprincipi Potenziani, venneacquistato dalla Cassa diRisparmio di Rieti nel1979 e successivamente,nel 2001, dalla Fondazio-ne Varrone che ha esegui-to importanti opere di re-stauro finalizzate a ripor-tare il Palazzo al suo anti-co splendore.La pittura italiana dell’Ot-tocento è stata per lungotempo trascurata in favoredelle contemporaneescuole artistiche europee e- anche se oggi è statopossibile rivalutarla graziealle numerose mostre rea-lizzate negli ultimi anni eai molteplici studi com-piuti da critici e storicid’arte – molti artisti italia-ni sono ancora poco cono-sciuti e apprezzati. Per queste ragio-ni si è pensato ad una mostra che po-tesse focalizzare l’attenzione su arti-sti che con le loro opere hanno ab-bracciato tutto, o quasi, l’Ottocentoitaliano.Così la Fondazione Varrone - spiegail suo Presidente, Innocenzo deSanctis, nella presentazione al cata-logo – ha voluto raccogliere le opere

di novantasei artisti che, con le lorocreazioni, diedero vita ad un cambia-mento di direzione nell’espressionepittorica in una panoramica che, seb-bene non esaustiva, intende delinea-re il clima, le influenze e i principalitemi trattati in un periodo caratteriz-zato da un continuo fermento e rin-novamento artistico.

Sette delle undici sale adibite allamostra ospiteranno le centosediciopere provenienti da collezioni pri-vate reatine e vedranno esposti per laprima volta al pubblico capolavoridi artisti quali Giovanni Fattori, Giu-seppe De Nittis, Francesco Guardi eFederico Zandomeneghi, solo per ci-tarne alcuni tra i più illustri. Le altrequattro sale ospiteranno, invece, le

opere del noto pittore reatino del-l’Ottocento, Antonino Calcagnado-ro, quale tributo in occasione del set-tantesimo dalla sua scomparsa. An-che questa sezione della mostra ospi-terà quasi tutte opere esposte per laprima volta al pubblico, grazie allequali sarà possibile ripercorrere ilcammino artistico e le molteplici tra-

sformazioni pittoriche diuno dei più importanti pit-tori del territorio reatino.La realizzazione di questamostra è una delle tantetestimonianze di un impe-gno costante che riflette laconcreta attività della Fon-dazione Varrone anche nelsettore della cultura, conl’intento di valorizzare e direndere fruibile un patri-monio artistico di indiscu-tibile valore, nell’ambitodi una politica di ampio re-spiro che intende promuo-vere la qualità e dare valo-re al territorio.“In tale contesto – comescrive il Presidente dellaFondazione, Innocenzo deSanctis – l’iniziativa dellaFondazione Varrone nonpuò che riflettere l’auspiciodi consolidare, in quantiavranno il desiderio di visi-tare la mostra, lo spiritodella formazione del gustoe dell’estetica raffinata, im-

prescindibile per il completamentoculturale dell’individuo”. Anche senon è sempre facile l’approccio adogni forma artistica, ma certamentela bellezza è un buon veicolo perl’apprendimento. Si apprende facen-do esperienza, educandosi: che sitratti di un dipinto, di una scultura, diun palazzo o di un’istallazione, l’o-pera si apre al dialogo con lo spetta-

Fondazione Varrone - Cassa di Risparmio di RietiA scuola di bellezza con la pittura italianadi Ida Ferraro

18 novembre/dicembre 2005

ARTE E CULTURADAL SISTEMA

tore, colui che guarda e osserva, co-nosce e riconosce, critica e apprende.L’opera è apertaed è in grado diattivare essa stes-sa un’esperienzaeducativa.In quest’ottica, lamostra organiz-zata dalla Fonda-zione Varrone di-venta un omag-gio a tutte le per-sone che voglio-no lasciarsi pro-vocare dalla bel-lezza dell’arte,dandogli l’op-portunità di co-noscere le operedi diversi maestridella pittura ita-liana dell’Otto-cento attraversoun esperienzapercettiva in gra-do di sollecitare,come sottolineail Presidente del-la Fondazione,“momenti di ri-flessione, attra-verso le collezio-ni di privati citta-dini, su un perio-do di arte pittorica che, seppure conmovimenti ideologici a volte frain-tesi, ha prodotto veri capolavori,

frutto sia della rielaborazione deiprincipi di armonia e compostezza

propri dell’arte classica, sia dellesuccessive sperimentazioni avan-guardiste”.

La bellezza è un richiamo che ci affa-scina, ci attrae, è qualcosa che illumi-

na la nostra real-tà. In questi tempidominati da tantainformazione, incui siamo bom-bardati da un im-menso materialevisivo e audiovi-sivo veicolato so-prattutto dai mez-zi di comunica-zione di massa,abbiamo ben po-che occasioni diriflessione criticae ben pochi mo-delli di riferimen-to culturale. Av-vicinarsi all’artesignifica contra-stare questa so-vraesposizioneindiscriminata indirezione dellaqualità: l’operad’arte diviene,quindi, materialedidattico preziosoe insostituibileper sensibilizza-re, alfabetizzare,costruire l’imma-ginario.

C’è da essere grati, dunque, a chipropone un incontro con la bellezza,in questo caso con la pittura. �

La famiglia reatina dei Pasimelli (o Passimelli o Passumelli) è stata pro-prietaria molto a lungo del Palazzo Potenziani, come risulta dai testamentiPasimelli del 1337 e del 1404 e da quello di Liberato da Rieti del 1454.Nella seconda metà del XVI secolo, per un lungo periodo, il Palazzo è diproprietà dei Fabri. Successivamente, la proprietà, frazionata, passò ad al-tre famiglie fino a quando l’immobile venne tutto acquistato dai Potenzia-ni. La famiglia principesca restò per due secoli, fino al 1979, proprietariadell’edificio. I locali furono adibiti a sede degli uffici di amministrazionedelle vaste proprietà terriere dei principi e, all’ultimo piano sottotetto, adeposito di granaglie in tale quantità che il palazzo era volgarmente cono-sciuto con l’appellativo di “Granaio Potenziani”.Nell’aprile del 1979 la Cassa di Risparmio di Rieti acquistò il Palazzo da-gli eredi del Principe Ludovico Spada Veralli Potenziani per sopperire adalcune esigenze di funzionamento di un gruppo di uffici e servizi. Impor-tanti opere di ristrutturazione e restauro hanno permesso l’utilizzo del com-plesso immobiliare anche a beneficio del recupero del centro storico citta-dino.Nel 2001 il Palazzo viene acquistato dalla Fondazione Varrone nata, nelrispetto della nuova normativa per il settore creditizio, a seguito della co-stituzione della Cassa di Risparmio di Rieti in società per azioni.Nuovi e mirati lavori di adattamento, decisi dall’attuale Consiglio di Am-ministrazione dell’ente, hanno reso possibile un utilizzo completo ed effi-ciente dei numerosi locali in grado di riflettere, ancora oggi, la valenza sto-rico-culturale del fabbricato con la prestigiosa sede della Fondazione e del-la Biblioteca Riposati, le importanti sale per la pinacoteca e/o eventuali mo-stre, e con le aule perfettamente strutturate per i corsi di formazione dei di-pendenti delle aziende bancarie di Intesa Casse del Centro.

Il Palazzo Potenziani in Rieti

19novembre/dicembre 2005

BENI CULTURALI

Dal 3 al 5 giugno 2005 si èsvolta presso la Sala delCarroccio del Campidoglio

la 9° edizione del Colloquio Inter-

nazionale “La Gestione del Patri-monio Culturale” che quest’anno haaffrontato la tematica della pro-grammazione culturale. Questa edi-zione, l’ultima di un ciclo iniziatonel 1996, chiude un percorso che havisto in questi anni confrontarsi nu-merose realtà, sia istituzionali cheprivate, che hanno dato vita ad undialogo in altro modo impossibile,in cui confronto dialettico e studiempirici hanno rappresentato l’asseportante.Fra gli aspetti di maggiore interessedell’incontro, due accordi interisti-tuzionali firmati per l’attuazione,con il pieno coinvolgimento di or-ganismi e istituzioni pubbliche eprivate, di attività di valutazioneHerity e visibilità dei luoghi della

cultura aperti al pubblico.In particolare piace ricordare l’itine-rario di Roma Centro Storico (aiquali si aggiungeranno nell’imme-

diato quelli di Firenze e Napoli, ol-tre ad un ampliamento dell’espe-rienza pilota condotta nella Provin-cia di Torino, cfr. Fondazioni n°5

Herity. La gestione del Patrimonio culturaledi Pietro Briganò

Il Ministro dei Beni e Attività Cultu-rali Rocco Buttiglione ha incontra-to… i vertici di Herity, OrganismoInternazionale per la Gestione diQualità del Patrimonio Culturale, inrelazione allo stato di applicazionedella certificazione Herity in Italia.In occasione dell’incontro al qualehanno partecipato il Presidente diHerity internazionale cardinal Fran-cesco Marchisano e il CoordinatoreGenerale Maurizio Quagliuolo, ilMinistro ha espresso apprezzamentoper gli strumenti che la certificazio-ne Herity mette a disposizione attra-verso una “fotografia” dello statodella gestione di un monumento, unmuseo, un sito archeologico, una bi-blioteca o un archivio relativamentea rilevanza, conservazione, comuni-

cazione e servizi offerti. Secondo ilMinistro il sistema Herity permetteinfatti, “una conoscenza globale eun confronto tempestivo di contestiche permettono di valorizzare lequalità del personale dei Beni Cultu-rali, spesso penalizzate proprio dalcontesto in cui operano”.Il GES Herity è il sistema di Certifi-cazione di Qualità della Gestionedel Patrimonio Culturale condivisointernazionalmente. L’analisi, con-dotta sulla base di 3 fonti, e cioèl’autovalutazione dei responsabili,una expertise internazionale e l’opi-nione raccolta presso il pubblico, re-stituisce un rapporto per ogni beneculturale -purché aperto al pubblico-i cui risultati vengono resi visibiligraficamente mediante un “bersa-

glio” che indica, per ogni settore, illivello raggiunto dal bene su unascala da 1 a 5 e viene apposto pres-so il luogo, utilizzato nel materiale astampa, in Internet ecc.Herity è in grado quindi di informa-re e coinvolgere il visitatore evitan-do delusioni e contemporaneamentedi fornire ai responsabili un suppor-to alle decisioni, aiutandoli nellaconduzione del bene. In Italia l’ap-plicazione del sistema Herity vieneavviata nel 2003, con la nascita del-la Commissione Nazionale Italiana,presieduta dalla Senatrice TulliaRomagnoli Carettoni. I primi 30 si-ti certificati sono stati gli ecomuseidel Piemonte (2004), mentre è at-tualmente in corso quella dei sitiUNESCO.

Buttiglione: i beni culturali possono essere gestiti meglio

Maurizio Quagliuolo, Coordinatore generale di Herity e Antonio Paolucci, Sovrintendente specialeregionale della Toscana.

settembre/ottobre 2004) che coin-volge 11 istituzioni diverse, pubbli-che e private, e che parte dal Palaz-zo del Quirinale, per il quale la Pre-sidenza della Repubblica ha siglatoun accordo con Herity, fino al Vati-cano.Nella maggior parte dei casi, questiitinerari passano per palazzi di pro-prietà delle Fondazioni di originebancaria; sempre coinvolgono benisui quali le stesse Fondazioni hannoinvestito, da sole o in compartecipa-zione, somme considerevoli per laloro cura e valorizzazione.Per questo motivo, in accordo con lesingole Fondazioni che desiderino

valorizzare gli interventi da esse giàfatti, la valutazione globale Heritypotrà essere applicata ad alcuni benidei quali si possa così leggere diret-tamente mediante una valutazioneinternazionale indipendente i benefi-ci ottenuti grazie all’intervento delleFondazioni dando, al tempo stesso,visibilità agli stessi.Il tutto, grazie all’intervento dell’A-CRI, con un costo stimato fra lo 0,5e il 3% dei costi normalmente soste-nuti per gli interventi culturali di ri-lievo su beni culturali materiali daparte delle Fondazioni.In questo senso la segnalazione diun monumento, un museo, un palaz-

zo, una collezione, un sito, una bi-blioteca, un archivio, che le Fonda-zioni di origine bancaria sono invi-tate a fare (cfr. Fondazioni novem-bre/febbraio 2004-5) riguarda nonsolo il Patrimonio di loro proprietà,ma anche quello del quale, mante-nendo la missione che ognuna di es-se si è data, hanno sostenuto gli in-terventi di ricerca, recupero, valo-rizzazione e promozione. La certifi-cazione Herity suggellerà, una voltadi più, l’assunto che qualità dellaprogrammazione, qualità degli in-terventi e qualità del follow up con-sentono di ottimizzare le risorse dis-ponibili. �

20 novembre/dicembre 2005

NEWS

Mille italiani e figli di italiani residenti in Argentina po-tranno studiare l’italiano presso i Comitati della DanteAlighieri in Argentina grazie al progetto PLIA -Proget-to Lingua Italiana in Argentina- finanziato dalla Fonda-zione Cassamarca di Treviso e realizzato grazie alla col-laborazione di Feditalia e Unione Triveneti nel MondoArgentina.Il 17 dicembre prossimo, il Presidente della FondazioneCassamarca, Dino De Poli, firmerà l’accordo di colla-borazione presso il Teatro Coliseo di Buenos Aires in-sieme altri due protagonisti di questa iniziativa: LuigiPallaro, presidente di FEDITALIA, e Ricardo Merlo,dell’Unione dei Triveneti nel Mondo di Buenos Aires.La firma del progetto è stata annunciata il 5 dicembrescorso in Argentina con una conferenza stampa nellaquale Luigi Pallaro e Ricardo Merlo hanno sottolineatol’importanza di puntare su progetti concreti, comequello dell’insegnamento dell’italiano, che consentirà di

assegnare mille borse di studio ad altrettantiitaliani resi-denti in Argentina, o loro figli, per frequentare un corsoalla Dante Alighieri. “Iniziative -ha insistito Pallaro- ri-volte specialmente ai giovani, ai quali la collettività stapassando il testimone”. Sia Merlo che Pallaro hannomanifestato la speranza che l’iniziativa serva da stimo-lo per altre enti e associazioni e per altri progetti.I corsi saranno accessibili in 27 sedi della Dante, a Bue-nos Aires e nell’interno (in tutte le circoscrizioni conso-lari). Ciascun corso sarà destinato a 25 persone, segna-late dalle associazioni italiane. I beneficiari potranno es-sere italiani o loro figli, di età superiore ai 18 anni: tra il18 dicembre e la fine di febbraio saranno aperte le iscri-zioni, nelle sedi che saranno annunciate sabato 17 di-cembre. L’avvio dei corsi è previsto nell’ultima settima-na di marzo. Ente gestore del progetto, l’AssociazioneDante Alighieri di Buenos Aires, che è anche sede deicorsi nella Capitale.

FONDAZIONE CASSAMARCA

Mille borse per studiare l’italiano in Argentina