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Commenti Il Green New Deal, uno strumento europeo di ripresa verde? Digital Con Green League tra innovazione ed educazione ambientale Formazione Il CONOU va all’università Periodico trimestrale del Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati - Regis74 78 - Marzo 2020 - Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB Roma Ripartire dalla sostenibilità

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CommentiIl Green New Deal, unostrumento europeo di ripresa verde?

DigitalCon Green Leaguetra innovazioneed educazioneambientale

FormazioneIl CONOUva all’università

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Ripartire dalla sostenibilità

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SOMMARIOmarzo 2020EditorialeUna questione di valori

Scienza e ambienteNotizie dall’Italia e dal mondo

CommentiIl Green New Deal, uno strumento europeo di ripresa verde?Luca Franza

IniziativeEnergia e clima: la road map italiana indicata da Italy For Climate

AnalisiIl lockdown porta le emissioni di CO2 ai livelli attesi per il 2030

DigitalCon Green League tra innovazione ed educazione ambientale

IntervistaLa didattica dei videogiochi

Marco Accordi Rickards e Micaela Romanini

Economia CircolareLa circolarità dell’olio usato

Formazione Il CONOU va all’università

SostenibilitàUn’occasione da non perdereRoberto Della Seta

AnalisiRipensare un futuro sostenibileAnnalisa Corrado

Libri

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Periodico trimestrale del ConsorzioNazionale per la Gestione, Raccolta eTrattamento degli Oli Minerali Usati

Registrazione Tribunale di Roma n. 374/89 del 21/06/1989

Direttore Responsabile: Paolo Tomasi

Segreteria di redazione:Giancarlo StrocchiaMaria Savarese

Anno XXIXNumero 102Marzo 2020

Direzione, redazione,amministrazione: Consorzio Nazionale per la Gestione,Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali UsatiVia Ostiense, 131 L 00154 Roma

Progetto grafico e realizzazione:eprcomunicazione Via Arenula, 29 00186 Roma

Stampa: ComunicareRoma

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Imparare la lezione. Il nostro mondo stasperimentando, come mai prima nel corsodella storia degli ultimi decenni, lavulnerabilità dei sistemi economici e digovernance di fronte all’attacco, inaspettatoe aggressivo, di un agente patogeno la cuidiffusione, seppur paventata e descrittadettagliatamente nella letteratura medica,era stata archiviata come possibilità remota.Oggi che quella che ritenevamo soloun’ipotesi ha messo drammaticamente inginocchio i sistemi sanitari di tutti icontinenti, abbiamo dovuto fare i conti conla nostra precarietà e con il fatto che nontutti gli eventi possano essereimmancabilmente sotto il nostro controllo.Allora si pone l’obbligo di pensare al futuroin una chiave differente, senza rinnegare ilpassato, forti dei risultati e dell’esperienzaaccumulata sinora, ma ancora piùconsapevoli che si può, e si deve, operare inmodo diverso. Prima di tutto, abbiamocompreso quanto conti il valore del rispettoper l’ambiente. Noi del CONOU ne abbiamofatto uno scopo di vita, ma non basta. Èdrammaticamente evidente quanto unconsumo indiscriminato delle risorse e larottura degli equilibri di un ecosistema cherisponde a regole naturali e millenariepossano avere effetti devastanti. Nonpossiamo più concedere luogo alcuno aldiscredito o, peggio, all’ironia che ricade suesperti e organizzazioni che da annirilanciano l’allarme per un Pianeta allostremo delle forze che rischia letteralmente dicapitolare sotto i colpi di uno sfruttamentodissennato. Anche per noi è sempre statoevidente che occorre rivedere alcuniparadigmi ed è per questo che, spinti anchedai vincoli imposti dalla situazionecontingente, stiamo pensando di supportaresempre più la nostra attività utilizzando le

opportunità offerte dalla digitalizzazione. Delresto, ci apprestiamo a vivere mesi in cui saràdifficile condividere “fisicamente” momenti diconfronto e di dialogo, e quindi dovremoavvalerci anche di strumenti virtuali, sullascia del rinnovamento della piattaformaGreen-League per l’educazione dei giovaninel divertimento, che presentiamo su questonumero del nostro giornale. Un altro elemento che emerge con forza dalfrangente di crisi che stiamo vivendoriguarda il riaffermarsi del valoreincontrovertibile della competenza. Abbiamoprovato letteralmente sulla nostra pelle ilruolo direttivo della scienza e verificatol’importanza della conoscenza per governarei processi e le dinamiche delle nostre esistenzenonché il nostro rapporto con il mondoesterno. Ancora più significativa, proprio inquesto periodo, risulta allora la propostaformativa che stiamo elaborando insiemeall’Università La Sapienza di Roma per unseminario sui temi della raccolta e deltrattamento degli oli minerali usati e, più ingenerale, sulla capacità di mettere in attostrategie efficaci di sviluppo sostenibile datrasmettere alla classe dirigente di domaniche dovrà proseguire nel processo dicambiamento dei paradigmi produttivi e diconsumo che fino a oggi hanno governato ilnostro mondo. Questa epidemia ha colpitoduramente il nostro Paese e il mondointero, infliggendo all’umanità lutti edolore che saranno sempre difficili daaccettare, ma è giusto e doveroso, anchein memoria di chi ha subito le conseguenzepiù gravi di questa crisi, impegnarci apromuovere un nuovo modello di sviluppoche ponga al centro la salvaguardiadell’ambiente e la protezione dellacollettività, facendo tesoro delle esperienzepiù drammatiche.

Prima di tutto,abbiamo

compreso quantoconti il valore del

rispetto perl’ambiente

Una questione di valoriPaolo TomasiPresidente CONOU

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SCIENZA E AMBIENTENOTIZIE DALL’ITALIA E DAL MONDO

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Scienza e ambiente

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Africa

Africa: sono le foreste del Congoil nuovo polmone verde delmondo

Se negli anni novanta la foresta dell’Amazzoniaera considerata il “grande spazzino”dell’atmosfera, oggi il posto viene ceduto alleforeste del Congo, in Africa. A sottolinearlo è lostudio pubblicato dalla rivista Nature che indagagli effetti derivanti dal crescentedepauperamento della foresta dell’Amazzonia.Sempre secondo la ricerca, negli ultimivent’anni la capacità di assorbimento dellaforesta pluviale sudamericana è diminuita di unterzo e le cause sono da attribuire alla massicciadeforestazione e al surriscaldamento globale: lamancanza di pioggia infatti ha provocato lamorte di centinaia di migliaia di alberi. USA

Vip Hollywoodiani mobilitatiper l’ambiente

Si chiamano Fire Drill Fridays e sono gliappuntamenti organizzati a Whashingtondall’attrice e attivista Jane Fonda. Ispirati allemanifestazioni della giovane svedese GretaThunberg, si svolgono ogni primo venerdì delmese e chiamano a raccolta i cittadini adulti, perprotestare e scuotere le coscienze dei potenti delpianeta sull’importante questione deicambiamenti climatici. Eventi poco graditi alleforze dell’ordine, che si trovano a doverfronteggiare atti di disobbedienza civile nonviolenta, solitamente a seguito disovraffollamenti e ostruzioni urbane. Arrestatagià cinque volte nel corso delle manifestazioni,Jane Fonda non è mai venuta meno al suoimpegno ecologista.

Italia

“Spegniamo la luce e piantiamoun albero”: Itelyum raccoglie lasfida di M’illumino di Meno

Con la sedicesima edizione della campagnaM’illumino di Meno, promossa da Caterpillar diRadio2, torna l’invito a riflettere sui nostricomportamenti ambientali. «Spegniamo la lucee piantiamo un albero» è l’appello di quest’anno.A raccogliere la sfida è stata anche Itelyum che,con il Comune di Pieve Fissiraga, ha lanciato ilprogetto “Uno, Dieci, Cento alberi”: centoalberi, selezionati per le loro caratteristichepurificanti e per la maggiore adattabilità alterritorio, saranno piantati in diverse zone delComune. Per rendere protagonisti e soggettiattivi di questa iniziativa i cittadini,l’Amministrazione ha previsto agevolazioni per iresidenti privati che vorranno piantare questetipologie di essenze nei loro giardini.

Danimarca

Il cibo è un bene prezioso. Un’app danese aiuta a nonsprecarlo

Sensibilizzare sullo spreco alimentare econtribuire a preservare gli ecosistemi biologici.Sono questi gli obiettivi dell’app Too Good toGo, a disposizione di commercianti e ristoratoriper rimettere in commercio, a prezzi ridotti, ilcibo che a fine giornata è rimasto invenduto.Un’idea nata in Danimarca 5 anni fa e che oggisbarca nella provincia di Pesaro e Urbino,riscuotendo grande successo fra i ristorantiitaliani. Ogni giorno una proposta diversa, conuna selezione di piatti freschi e prodottigastronomici rimasti invenduti, consumabili ingiornata. Una soluzione anti spreco che,contenendo la produzione di rifiuti alimentari, fabene all’ambiente e soddisfa sia gli esercenti chei consumatori.

Cina

Cina: COVID-19 ha colpitoanche l’inquinamento

È la Nasa a dichiararlo: «Il calo delle emissioni è,almeno in parte, correlato al rallentamentoeconomico dovuto allo scoppio dell’epidemia di coronavirus». Fra gli effetti dell’epidemia ci sarebbe, infatti, anche la diminuzionedell’inquinamento atmosferico in Cina. La riduzione riguarda non solo la città di Wuhane la provincia di Hubei, ma un’area molto piùampia, che comprende anche Pechino. I ricercatori sottolineano una riduzione drasticadelle concentrazioni di biossido di azoto (NO2),gas nocivo responsabile di una vasta gamma diproblemi respiratori. Si tratta di un calo radicale,mai registrato prima.

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India

Plastica da riciclare in cambio diun pasto caldo, succede in India

Un’iniziativa plastic-free ma anche di solidarietàsociale e sostegno alle migliaia di cittadini indianiche vivono in condizione di povertà. È il progetto del Garbage Cafè che regala unpasto caldo a chiunque consegni un chilo di plastica da riciclare, o una colazione se nevengono consegnati 500 grammi. La plastica consegnata viene poi raccolta e inviata a un impianto di riciclaggio che la trasforma in granuli, da utilizzare per la pavimentazione stradale. Per l’Indial’inquinamento dovuto alla plastica è unproblema molto serio: si pensi infatti che nel Paese ogni giorno ne vengono prodotteventiseimila tonnellate.

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Il Green New Deal, uno strumento europeodi ripresa verde?

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È il più ambizioso e articolato piano di “transizioneverde” che sia mai stato elaborato in Europa, ma sitratta, per il momento, di una visione d’indirizzo, che

dev’essere declinata in interventi legislativi, politici e finan-ziari puntuali e che ora deve vedersela anche con l’emergenzaCOVID-19. Saprà il vecchio continente contemperare ripresa,sostenibilità e sicurezza sanitaria?Luca Franza

Commenti

Lo European Green Deal è un ambiziosopiano politico volto a coniugare obiettivi dicrescita economica e di lotta al cambia-mento climatico. Non è un’esagerazionedefinirlo il progetto di punta della Com-missione Europea, essendo il catalizzatoredi una spesa decennale prevista di 1.000miliardi di euro – un impegno finanziariosenza precedenti per Bruxelles. Il fatto chesia stata la prima grande iniziativa dellanuova Commissione a guida Von der Leyenè un’ulteriore conferma della sua impor-tanza. Al momento si tratta, per lo più, diuna visione d’indirizzo, che dev’essere de-clinata in interventi legislativi, politici e fi-nanziari puntuali. Nelle proposte dellaCommissione di fine maggio 2020 per ri-lanciare l’economia, il Green Deal viene in-dicato come la strategia di ripresa verdedell’UE.L’impegno a concretizzare questa visione

in tempi brevi appare però forte, tant’è chei primi interventi di attuazione sono statieffettuati nei mesi immediatamente suc-cessivi alla comunicazione della Commis-sione del dicembre 2019, la quale ha difatto lanciato il Green Deal. Tra questi siannoverano il Piano d’Investimenti e ilMeccanismo per una Transizione Giustapresentati il 14 gennaio, nonché la propo-

sta di legge sul clima del 4 marzo, la qualerenderà vincolante il rispetto del nuovoobiettivo di neutralità carbonica per l’UE al2050. Infine, il 10 marzo è stata presentatala nuova Strategia Industriale Europea at-traverso una comunicazione apposita dellaCommissione.Le direttrici di intervento del Green Dealprendono le mosse dalle politiche energe-tiche e climatiche europee esistenti, chevengono però rese più ambiziose negliobiettivi e vincolanti in vista dell’adozionedi target sempre più stringenti come la ri-duzione delle emissioni di gas serra del 50-55% entro il 2030 (oltre all’obiettivo dellaneutralità carbonica per il 2050). Una di-scussione approfondita di tutti gli aspettidel Green Deal è impossibile in questasede. Verranno citati solo alcuni ele-menti chiave che risultano enfatizzatirispetto al passato.

Innanzitutto, il Green Deal conferma ilsupporto legislativo e finanziario alleenergie rinnovabili, che al contempomira a coniugare intelligentemente conaltre soluzioni di transizione energe-tica. In questo senso riconosce il ruolochiave dell’integrazione settoriale edunque delle molecole pulite – tra cuil’idrogeno – verso le quali si indirizze-ranno sforzi di ricerca e innovazione. IlGreen Deal pone le basi per una revi-sione della legislazione rilevante in am-

bito climatico. Ad esempio caldeggial’estensione dell’applicazione del Sistemaper lo scambio delle quote di emissione(ETS) a nuovi settori e se necessario l’indi-viduazione di nuovi target specifici di ridu-zione delle emissioni di CO2 in settorilasciati coperti dall’ETS.Il Green Deal sancisce inoltre l’impegno arivedere i piani infrastrutturali europei

Le politiche energetiche e climatiche europeevengono rese più ambiziose

e vincolanti, con target come la riduzione delle emissionidi gas serra del 50-55%entro il 2030

Luca Franza è il Responsa-bile del Programma Ener-gia, Clima e Risorsedell’Istituto Affari Interna-zionali (IAI). È inoltre Research Fellow presso ilClingendael InternationalEnergy Programme (CIEP)a L’Aja (Paesi Bassi) e do-cente nel Master Energiadella Paris School of Inter-national Affairs (PSIA) –SciencesPo.

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come il TEN-E (Trans-European Networks – Energy) per as-sicurarne la compatibilità con il nuovo impegno di neutralitàcarbonica. A questo proposito, individua anche la necessità diabbattere le emissioni di CO2 del 90% nel settore dei trasporti,enfatizzando il ruolo di soluzioni multimodali e della smartmobility. La nozione di neutralità carbonica invoca iniziativevolte a catturare la CO2 dall’atmosfera oltre che misure per li-mitarne il rilascio. L’enfasi del Green Deal sugli sforzi di rifo-restazione si inscrive in questa logica. Il Green Deal pone molto l’accento sulla dimensione socio-economica della transizione, reiterando l’impegno a non la-sciare indietro nessuno e stanziando 100 miliardi di euro nelperiodo 2021-2027 a sostegno delle regioni e delle comunitàpiù vulnerabili al cambiamento attraverso il Meccanismo peruna Transizione Giusta. In tutte le sue declinazioni, il GreenDeal si impegna a sottolineare come la transizione energeticasia un’opportunità per creare impiego e risparmiare risorse,ad esempio tramite una maggiore efficienza energetica –con enfasi sul rinnovo degli edifici – e una circolarità del-l’economia.Certo, lo European Green Deal è stato pensato e adottatoprima dello scoppio della pandemia di COVID-19. Essa hasconvolto il panorama economico, politico e sociale del-l’Unione Europea. È dunque necessario proporre una valuta-zione aggiornata di questo progetto. Quest’operazione vatuttavia compiuta senza perdere di vista il fatto che il GreenDeal avesse già una marcata dimensione socio e macro-eco-nomica. Il nome stesso rimanda infatti al New Deal roosevel-tiano, che era di fatto una misura keynesiana di rilanciodell’economia dopo la Grande Depressione. Quella conferita-gli nel 2019 è dunque stata una denominazione premonitrice.Il dibattito politico e specialistico sul ruolo del Green Dealnell’era del coronavirus è già altamente polarizzato. Al suo in-terno, si possono identificare tre grandi filoni.

Il primo filone enfatizza che, con il COVID-19, le priorità sonoirreversibilmente cambiate. Evitare la rovina finanziaria diaziende, famiglie e Stati è già un compito gravoso. Il GreenDeal, un piano utopistico e fumoso, è una distrazione da ac-cantonare. Non ci sono margini per sprecare risorse in avven-ture che potrebbero fallire o produrre risultati apprezzabilisolo nel lungo termine. Ricostruire l’economia occuperàbuona parte degli anni Venti e lo si deve fare potenziando inmodo incrementale le infrastrutture, i settori e i know-howesistenti. Questa è la linea espressa dai governi ceco e polacco,nonché dal partito di maggioranza romeno e da un numero dieuroparlamentari per lo più del gruppo ECR che hanno sot-toscritto un documento per chiedere la sospensione deglisforzi relativi al Green Deal.Il secondo riconosce che al momento la priorità è sostenere leattività economiche esistenti ma che non si devono perdere divista altre esigenze importanti nel lungo termine, tra cui la di-fesa del clima e dell’ambiente. Come ci ricorda potentementela crisi di salute pubblica in corso, l’economia non è tutto. Oc-corre dunque bilanciare varie agende non sempre compatibilitra loro e adottare misure equilibrate. Di solito questa inter-pretazione si traduce nella raccomandazione di mettere incampo misure emergenziali che non discriminino i settori be-neficiari in base alla loro intensità carbonica, ma di incanalarei nuovi investimenti rilevanti per il medio termine verso atti-vità compatibili con la transizione energetica. La terza corrente di pensiero non è troppo dissimile dalla se-conda ma rifiuta la nozione che esista un compromesso traeconomia e clima. Innanzitutto perché la crisi climatica haessa stessa ripercussioni negative sull’economia. In secondoluogo perché la pandemia offre un’opportunità di spesa senzaprecedenti in grado di riorientare il nostro modello di svi-luppo. Le deroghe al patto di stabilità europeo permettono aPaesi tradizionalmente vincolati come l’Italia di realizzare fi-

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nalmente piani di ampio respiro – altrimenti inattuabili. La digitalizzazione e la costruzione delle infrastrutture neces-sarie alla transizione energetica saranno le locomotive dellaripresa. Secondo quest’ultima prospettiva, lo European GreenDeal non è solo un piano necessario per il clima non incom-patibile con le esigenze economiche: è lo strumento più effi-cace per far ripartire l’economia.Nelle prime fasi della crisi COVID-19, Bruxelles – piuttostoche piani di rilancio – aveva adottato misure emergenziali,come la cassa integrazione SURE e il programma di acquistodi titoli da parte della BCE (PEPP). A fine maggio però laCommissione ha presentato Next Generation EU, un ambi-zioso fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro. Se si con-tano anche i potenziamenti mirati del bilancio europeo per ilperiodo 2021-2027 (QFP), le risorse a disposizione dell’UEsaranno ben 1.850 miliardi di euro. In tutti i documenti e di-chiarazioni ufficiali, la transizione energetica è individuatacome l’area di spesa prioritaria per l’UE, insieme a quella di-gitale (peraltro a essa strettamente collegata, vista la necessitàdi digitalizzare il sistema elettrico). La ripresa verde è al cuoredel Recovery and Resilience Facility per cui è prevista un’al-locazione di 560 miliardi di euro. I settori green saranno inol-tre i beneficiari di punta di Horizon Europe (programma diricerca) e dello Strategic Investment Facility. Inoltre, nel qua-dro dei piani di rilancio, la Commissione propone un raffor-zamento del Meccanismo per una Transizione Giusta (vederesopra) di 40 miliardi di euro.Il COVID-19 non cambia l’indirizzo di lungo termine trac-ciato dal Green Deal ed è vero che offre delle opportunità dispesa trasformazionale. Tuttavia, è innegabile che richiederàun’immissione di capitali a raggiera non prevista fino a pocofa, anche a beneficio di settori ad alta intensità carbonica.Evitare la bancarotta di interi comparti con pacchetti emer-genziali è d’obbligo, ma già da ora si dovrebbero minimiz-zare investimenti che portino al lock-in (protrazione di lungotermine) delle attività più inquinanti. Inoltre, si dovrebberoallegare ai piani di salvataggio dell’aviazione civile e di altrisettori alcune condizioni di riforma in senso verde – da in-traprendere dopo la crisi. Inoltre, la crisi richiede che il Green Deal esprima interventiin grado di creare impiego e valore aggiunto già nel breve

termine. Le grandi infrastrutture verdi e le attività di ricercae innovazione creano sì lavoro e attività indotta, ma in alcunicasi generano rendimenti solo nel lungo termine. La transi-zione consta di alcune componenti che “restituiranno va-lore” solo quando l’ingranaggio di cui faranno parte saràcompletato. L’efficienza energetica e l’economia circolare hanno ungrande potenziale in termini di creazione d’impiego e attivitàindotta e allo stesso tempo permettono di risparmiare ri-sorse. Esse hanno inoltre benefici geo-economici, visto chepermettono all’UE di risparmiare sulla bolletta energetica edi migliorare la bilancia commerciale anche sul manifattu-riero, specialmente se si favorisce la circolarità in settoridove l’UE dipende dalle importazioni. Questo potrebbeanche essere il momento giusto per accelerare ambizioni dipolitica industriale verde, con la creazione di campioni eu-ropei nel settore rinnovabile – vista la volontà sempre cre-scente di accorciare le catene del valore o se non altro ridurrela dipendenza dell’Ue dall’importazione di componenti emateriali critici. La crisi economica e finanziaria del 2008-2009 non ha az-zerato la crescita verde, e oggi siamo in una posizione mi-gliore di allora perché alcuni settori rinnovabili sono moltopiù redditizi e perché già prima della crisi avevamo l’im-pianto di un new deal verde – termine che non a caso stori-camente rimanda al rilancio economico tramite spesapubblica. L’indirizzo politico è che lo European Green Dealsarà lo strumento europeo di ripresa economica più impor-tante, nonostante il permanere dell’opposizione di alcuniStati membri alle proposte europee di rilancio (che dovreb-bero fornire risorse concrete al Green Deal). La sua incisivitàsia in termini di decarbonizzazione che di rilancio economicodipende da quali misure concrete verranno adottate in at-tuazione. È importante che gli Stati membri elaborino giàdei piani di spesa verde per far fruttare le ingenti risorse eu-ropee che verranno messe in campo, e che non prendano ini-ziative di stimolo economico contraddittorie. È inoltrefondamentale che l’Europa continui la propria azione diplo-matica sul piano internazionale per evitare che i grandiemettitori mettano in campo piani di rilancio economico di-struttivi per il clima.

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Energia e clima: la road map italiana indicata da Italy For Climate

Una visione condivisa e organica per affrontare al meglio laportata globale delle emergenze ambientali globali, primafra tutte quella climatica. Con questo proposito a fine 2019,su iniziativa della Fondazione per lo sviluppo sostenibile,ha visto la luce Italy For Climate (I4C), un nuovo progettoassociativo di imprese che, ritenendo il cambiamento cli-matico un tema prioritario per il Paese e in linea con gliobiettivi dell’Accordo di Parigi, propongono l’attuazione diuna agenda italiana per il clima. L’iniziativa ha sinora rac-colto l’adesione, oltre che del CONOU, di alcune tra le realtàd’impresa più sensibili alle tematiche ambientali come Illy,Ing, Erg, e2i e Davines. I4C, nell’ottica di offrire strumentiai decisori politici favorendo il dibattito pubblico sulla so-stenibilità, ha già elaborato una vera e propria roadmap, cheinclude una serie di proposte a tutto campo. Dalla transi-zione energetica all’economia circolare, dalla decarbonizza-zione dei trasporti alla digitalizzazione e innovazione, finoall’agricoltura e alla gestione delle foreste e dei suoli. Sforzi questi che dovranno poi essere supportati da una fi-scalità in grado di sostenere gli investimenti green, appli-cando anche in Italia una progressiva introduzione di unacarbon tax che scoraggi le emissioni di carbonio e favoriscala cosiddetta phase-out dal ricorso al carbone, entro il 2025.Un insieme di misure coordinate che darebbero un apportovitale al raggiungimento degli obiettivi europei, che invitano

al taglio di almeno il 50% delle emissioni nazionali di gasserra centrando la neutralizzazione emissiva entro il 2050.Una sfida ambientale di vastissima portata che, se affron-tata nel segno dell’impiego razionale delle risorse e dell’in-clusività sociale, potrà arrecare significativi benefici anchein termini economici e occupazionali. Le stime di Italy ForClimate infatti segnalano come la conversione energeticapossa creare circa 800 mila nuovi posti di lavoro generandooltre 240 miliardi di euro di valore aggiunto.

Molto resta da fare in Italia per contenere l’impatto dell’in-quinamento. Un’evidenza rilanciata dal dossier di I4C “10key trend sul clima” denuncia come nel nostro Paese leemissioni di gas serra nel 2019 si siano ridotte di menodell’1% rispetto all’anno precedente, un calo ampiamenteinsufficiente per fronteggiare la crisi ecologica, in uno sce-nario nel quale il processo integrato di decarbonizzazionestenta ancora a produrre risultati soddisfacenti. Il numerodi eventi naturali estremi legati ai cambiamenti climatici,oltre 1.600 lo scorso anno (circa 150 più di dieci anni fa), fapoi luce sui rischi concreti che derivano dall’emergenza am-bientale. Una minaccia incombente che certo non possiamopermetterci di trascurare.Maggiori informazioni sulle attività e la reportistica dell’as-sociazione sono reperibili nel sito italyforclimate.org

Iniziative

Mattia Piola

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Il lockdown porta le emissioni di CO2 ai livelli attesi per il 2030

Analisi

Consumi petroliferi dimezzati e taglio sostanziale di gas edelettricità (rispettivamente -26% e -23%) per un calo comples-sivo del 35% delle emissioni inquinanti rispetto a un periododi regolare attività. Sono le evidenze segnalate da Italy For Cli-mate in riferimento al periodo di vigenza del lockdown impo-sto dall’emergenza sanitaria da COVID-19 nel nostro Paese.La riduzione dei consumi energetici nazionali, dovuta alla de-cisa contrazione della mobilità pubblica e privata e al bloccodi fabbriche e commercio, ha portato a un taglio drastico del-l’emissione di anidride carbonica, stimato in marzo a 6 milionidi tonnellate di CO2. Una cifra raddoppiata in aprile quandoil fermo forzato delle attività produttive è stato più stringente.L’evidenza più significativa messa in luce dalla stima di Italy

For Climate è senz’altro però quella che rileva come il crollodelle emissioni di CO2 registrato durante il lockdown di questimesi sia quasi paragonabile in termini quantitativi alla ridu-zione che sarebbe necessaria a centrare l’obiettivo di conteni-mento dell’inquinamento atmosferico fissato dall’UnioneEuropea al 2030. Un obiettivo ambizioso che darebbe un so-stanziale contributo alla lotta al cambiamento climatico seconsideriamo che al momento attuale siamo stati in grado diridurre le emissioni di circa il 19% rispetto a trent’anni fa edovremo impegnarci a tagliarle ancora entro i prossimi diecianni almeno di un ulteriore 35%: un target decisivo per rag-giungere il dimezzamento designato internazionalmentecome prossimo obiettivo ambientale globale.

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IL QUADRO 2030 DELLA COMMISSIONEEUROPEA PER IL CLIMA E L’ENERGIA

Il Quadro 2030 per il clima e l’energia comprende obiettiviambientali e obiettivi politici a livello dell’UE per il periododal 2021 al 2030.

Obiettivi chiave per il 2030:

• una riduzione almeno del 40% delle emissioni di gas a effetto serra (rispetto ai livelli del 1990), per progredire verso un’economia climaticamente neutra e rispettare gli impegni assunti nel quadro dell’accordo di Parigi• una quota almeno del 32% di energia rinnovabile• un miglioramento almeno del 32,5% dell’efficienza energetica.

L’UE ha adottato norme integrate di monitoraggio ecomunicazione per garantire il progresso verso il conseguimentodei suoi obiettivi in materia di clima ed energia per il 2030 e deisuoi impegni internazionali nel quadro dell’accordo di Parigi.Nell’ambito del sistema di governance, gli Stati membri sonotenuti ad adottare piani nazionali integrati per l’energia e ilclima per il periodo 2021-2030.

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Salvare l’ambiente giocando: è questa la mission dellanuova app Green League (R)evolution realizzata dalCONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Usati con la con-sulenza scientifica di Legambiente. L’app Green League, disponibile gratuitamente per ildownload, propone tre giochi (Snuck, Garble e Oil BusterReloaded) che richiamano volutamente la dimensione ar-cade e nostalgica che ha caratterizzato l’epoca d’oro delgaming da sala.Ogni sessione di gioco contiene Green Tips, pillole for-mative, notizie e curiosità su temi come il risparmio ener-getico, la raccolta differenziata, l’economia circolare.Testando la preparazione dei giocatori, i Green Quiz fa-

ranno guadagnare punti e scalare le classifiche. Attra-verso l’app è possibile accrescere il senso di communitysfidando i propri amici con classifiche dedicate diven-tanto un #GreenLeagueHero.

Senso di community e apprendimento sono i temi chehanno ispirato la nascita e l’evoluzione dell’app, chesfrutta il gaming come uno strumento di edutainmentper sensibilizzare i giovani all’educazione ambientale egarantire il divertimento. Partendo da questi presupposti abbiamo chisto al Prof. Rickards e alla Prof.ssa Romanini le loro opinioni in merito.

Digital

Green League è un’app elaborata c

on un duplice obiettivo: da un lato

vuole sensibilizzare un vasto pubb

lico

che va dagli studenti delle scuole e

lementari ai teenager, dai millennial ai giova

ni adulti amanti del gaming.

Dall’altro vuole incoraggiare l’adoz

ione di comportamenti virtuosi per favorire la tutela a

mbientale: per

questo si serve della doppia anima del progetto Gr

een League che unisce contenuti form

ativi alla presenza ludica

Paolo Tomasi, Presidente del CONOU“

Con Green League tra innovazioneed educazione ambientale

Eliana Di Cecca

Greenleague torna, rinnovata, con una nuova veste grafica per garantire il divertimento e altempo stesso fornire pillole formative per imparare i processi virtuosi dell’economia circolare

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Bistrattati da molti intellettuali, processatida molti genitori, preoccupati per il loropotere distraente su bambini e adolescenti,i videogiochi stanno vivendo una nuovagiovinezza grazie anche alla “scoperta”della loro funzione educativa. Ovviamente,i giochi che possono aiutare i più giovaniad acquisire consapevolezza rispetto a te-matiche di carattere sociale o economico,come la sostenibilità, richiedono un’impo-stazione, tecnica e concettuale, molto dif-ferente rispetto alla formula dell’evasionefine a se stessa. Ne abbiamo parlato con ilprofessor Marco Accordi Rickards, docentedi Teoria e Critica delle Opere Multimedialipresso l’Università di Roma Tor Vergata edi Organizzazione delle Attività Editorialipresso l’Accademia di Belle Arti di Roma,e con Micaela Romanini, vice direttrice diFondazione VIGAMUS.

La crisi sanitaria e il conseguentelockdown hanno fatto emergere lafunzione dei dispositivi digitali comeveicolo di formazione e di aggiorna-mento professionale anche per i piùgiovani. A suo avviso il videogiocopotrebbe rappresentare una for-mula di intrattenimento sana, ca-pace di creare un senso di appartenenza a una commu-nity social e potrebbe rap-presentare unmedium di edu-cazione?Certamente. L’in-dustria culturaledel videogioco, ingrande espansionenegli ultimi anni,mostra la sua incredibile forza nell’unire lepersone. Il videogioco è, infatti, condivi-sione, unione nella separazione, intratteni-mento per tutta la famiglia. Per questo, inoccasione dell’isolamento forzato dovutoalla diffusione del COVID-19, è apparso su-bito evidente come il medium interattivopossa giocare un ruolo fondamentale perstimolare il rispetto del confinamento nelleabitazioni. Anche l’Organizzazione Mon-

diale per la Sanità, che nel 2019 aveva in-serito il gaming tra le attività nocive alla sa-lute, oggi ha dichiarato il videogioco unutile passatempo in tempi di social distan-cing e quarantena. Ha quindi lanciato lacampagna #PlayApartTogether, che havisto l’adesione immediata di numerosi pu-blisher internazionali, grazie a cui sonostati messi online centinaia di titoli gratuiti.

Il gaming come strumento che age-vola l’apprendimento. Quanto tuttoquesto è vero e cosa possono fare ladidattica e i genitori per favorirequesto approccio?Sicuramente i videogiochi possono essereusati nella pratica scolastica. Bisogna tut-tavia stare attenti a non ridurre il processodi ludicizzazione a una semplice assegna-zione di punti e ricompense, pena ridurreil processo di apprendimento a una sem-plice competizione agonistica. Piuttosto, lascuola dovrebbe ereditare dal mondo delvideogioco d’intrattenimento il linguag-gio, l’impatto comunicativo e, soprat-tutto, la capacità di essere interattivo. Ipost-millennial hanno accesso alle tec-nologie interattive fin dalla più teneraetà, perciò ai loro occhi una lezionefrontale passiva è assolutamente ana-

cronis t i ca ,poiché leloro moda-lità diespressionesono calatenell’interat-tività. La scuolaquindi do-v r e b b eaprirsi all’in-

terattività, alla condivisione, ancheadottando strumenti tecnologici chesupportino la didattica tradizionale.Possono essere quindi molto utili a que-sto riguardo tecnologie come la realtàvirtuale, o i cosiddetti Serious Game,produzioni interattive che sfruttano lemeccaniche ludiche per trasmettere unconcetto e permettere al giocatore disperimentarlo in prima persona.

La didattica dei videogiochi

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Tra lockdown ed e-learning, i videogiochi a sfondo istruttivo e interattivo sono diventati riferimento culturale ed educativo per molti giovani, e non solo. Abbiamo chiesto a Marco Accordi Rickards e a Micaela Romanini quale futuroattende questi medium

Marco Accordi Rickards,giornalista e scrittore, è fondatore e direttore del VIGAMUS. Professore diTeoria e Critica delle OpereMultimediali presso l’Università di Roma TorVergata e di Organizzazionedelle Attività Editorialipresso l’Accademia di BelleArti di Roma, è Editor-in-Chief di Game Republic ecollaboratore di numerosealtre testate.

Intervista

La scuola dovrebbeaprirsi all’interattività,alla condivisione,

anche adottando strumentitecnologici che supportinola didattica tradizionale

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Micaela Romanini,Xbox.com International Co-ordinator nel team EuropeIntegrated Marketing di Microsoft, è attualmente

vice direttrice di FondazioneVIGAMUS, per pianificare e

mettere in atto nuove strategie di sviluppo e con-solidamento della strutturainterna e della rete di rela-zioni internazionali della

Fondazione. È fondatrice diWoman in Games Italia.

Passando a un’altra dimensione, sipuò affermare che il videogioco possaessere uno strumento di comunica-zione per diffondere contenuti e valoriall’interno di contesti aziendali?Si, ed è in questo scenario che entrano inscena i Serious Games, simulazioni virtualiinterattive con l’aspetto di un vero e propriogioco, ma con finalità serie, riproponendo si-tuazioni reali, che diversamente sarebbe dif-ficile riprodurre, permettendo così all’utentedi agire all’interno di un ambiente molto si-mile a quello che si trova a vivere normal-mente, o di uno scenario fittizio che serve da“palestra” per l’apprendimento, volutamentedecontestualizzato. Dagli interventi chirur-gici di emergenza, fino alle calamità naturali,ma anche a situazioni legate alle necessitàquotidiane di persone affette da varie tipolo-gie di disabilità, come anche situazioni lavo-rative o rapporti interpersonali, sono tanti gliscenari riprodotti dai Serious Games, impie-gati nella formazione aziendale, così comenel marketing e nella comunicazione sociale.Al centro l’utente, vero protagonista della si-mulazione, che si trova, a seconda delle cir-costanze, a dover organizzare una campagnaper la sostenibilità degli spazi pubblici, sol-lecitando discussioni e trovando volontariper avanzare una proposta al Consiglio Co-munale; oppure a rivestire il ruolo di un’in-fermiera, ottimizzando la gestione del tempoe prendendosi cura dei pazienti nel migliormodo possibile.

I giovani stanno dimostrando un pro-gressivo interesse verso la tutela am-bientale e i cambiamenti climatici.Quanto può dimostrarsi efficaceun’app di giochi di educazione am-bientale per sostenere la sensibilitàecologista delle giovani generazioni?Un’app dedicata al tema del cambiamentoclimatico può dimostrarsi davvero molto ef-ficace. Esistono da moltissimi anni esempieccellenti di videogiochi a fine didattico: que-sti giochi sfruttano i meccanismi ludici e in-terattivi per trasmettere informazioni dicarattere educativo, destinate a bambini manon solo. Questi prodotti fanno leva sul con-cetto di edutainment (contrazione di educa-tion ed entertainment), allo scopo di faracquisire o approfondire determinate cono-scenze, ricercando esperienze reali attra-verso una comunicazione naturale e ripresada situazioni verosimili. Questi videogiochiricreano una dimensione virtuale ma legata

al mondo lavorativo, gestionale o didattico incui il giocatore è stimolato al raggiungimentodi determinati obiettivi, attraverso i quali ap-prende nuove conoscenze, riuscendo così aportare a termine il gioco.In particolare, il rapporto tra neuroscienze evideogiochi ha aperto uno sconfinato territoriodi possibilità nell’ambito dei Serious Games.

Andare in sala giochi era un modo perfare gruppo, per proclamare il cam-pione di turno, scambiarsi opinioni esfidarsi; oggi con il mobile come ècambiato il senso di gaming? Il mobile gaming, con Tetris come primogioco disponibile per dispositivi mobili, nel1994, o nel 1997 con Snake, ha trasferito la di-mensione casalinga del gaming verso un uti-lizzo breve, interrotto o inizialmente solitario.Con la diffusione degli smartphone, abbiamovisto la nascita di mini-game adattati ai si-stemi operativi più conosciuti, Android e iOS,che hanno portato letteralmente all’esplo-sione della piattaforma mobile (composta datablet e smartphone). Il gioco su mobile si è evoluto ulteriormente,diventando sociale: pensiamo ai giochi di-stribuiti attraverso social networks, fruitiperlopiù attraverso mobile (pensiamo a Fa-cebook), e a quelli creati esclusivamente perla piattaforma dello smartphone e utilizzatida milioni di persone come Angry Birds,Candy Crush, fino agli ultimi esempi rivolu-zionari di Pokémon Go, che ha creato unanuova modalità di condivisione, in cui i gio-catori hanno iniziato nuovamente a incon-trarsi per strada, per giocare insieme.

Le piattaforme digitali, già in crescita espo-nenziale in questi anni, stanno registrandoun’impennata dovuta alla chiusura deglistore fisici a causa del lockdown e per il fu-turo s’intravedono sviluppi coerenti. Sarà in-teressante per le imprese italiane attrezzarsiper affrontare un passaggio alla vendita di-gitale ancora più consistente. Tale svolta saràfavorita naturalmente dalla diffusione dipiattaforme streaming e consentirà inoltrealle aziende di interfacciarsi in un mercatoglobale. Anche per la formazione lo sviluppodigitale rappresenta un’opportunità. La ne-cessità di incontrare virtualmente aziende eprofessionisti porterà a uno sviluppo impor-tante del settore della realtà virtuale? I mesiche ci attendono sono decisivi per dare unarisposta a questi interrogativi.

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Economia circolare

La circolarità dell’olio usatoCircOILeconomy, il road show pensato per stabilire un dialogo costante e di aggiornamentocon le imprese produttrici di olio minerale usato, ha fatto tappa a Lodi. Il workshop professionale si è arricchito con la visita dello stabilimento degli oli usati di Itelyum, realtàleader a livello europeo in tema di rigenerazione

«Supportare le aziende produttrici di olio lubrificanteusato favorendo l’adozione delle corrette procedure distoccaggio e detenzione del rifiuto e il relativo adempi-mento degli obblighi previstidalla normativa». È stato que-sto l’obiettivo del meeting chesi è tenuto lo scorso febbraiopresso l’impianto di rigenera-zione degli oli usati di Itelyuma Pieve Fissiraga, in provinciadi Lodi. Il workshop, inserito nel ca-lendario di incontri professio-nali previsti dall’iniziativaitinerante CircOILeconomy e

realizzato nell’ambito di un accordo con Utilitalia (la Fe-derazione che riunisce le Aziende operanti nei servizipubblici dell’Acqua, dell’Ambiente, dell’Energia Elettrica

e del Gas), ha visto la parteci-pazione dei lavori di impresedel territorio lombardo e dialtre regioni del Nord Ovest. Ilprogramma della giornata,oltre a concretizzare un’oppor-tunità di aggiornamento e diincontro con le realtà produt-tive locali, si è arricchito con lavisita guidata all’impianto di ri-generazione Itelyum. Un’espe-rienza finalizzata ad avvicinare

Nella trasformazionedell’olio minerale

usato in risorsa economica ilnostro Paese si colloca al vertice in Europanell’ambito della greeneconomy

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ancora di più i rappresentanti delle imprese e delle industrieche, utilizzando i lubrificanti, producono olio usato, al per-corso d’eccellenza che ogni giorno avvia a recupero questorifiuto pericoloso. Nella trasformazione dell’olio minerale usato in risorsa eco-nomica il nostro Paese si colloca al vertice in Europa nel-l’ambito della green economy: ciò grazie all’attività delCONOU, che da 37 anni assicura la capillare raccolta del-l’olio minerale usato in tutta Italia e lo indirizza alla miglioredestinazione di riuso; in Italia il 99% è infatti avviato a rici-

clo tramite rigenerazione, un processo industriale altamentetecnologico che consente di reimmetterlo nel ciclo produt-tivo con caratteristiche analoghe a quelle dell’olio lubrifi-cante vergine.

«Siamo giunti ai risultati di oggi soprattutto grazie a una fi-liera coesa e focalizzata su un obiettivo: ottimizzare i pro-cessi di raccolta e avvio a rigenerazione degli oli lubrificantiusati, ovunque essi vengano prodotti» ha dichiarato Ric-cardo Piunti, Vicepresidente del CONOU al termine del con-vegno. «Ovviamente, in questo quadro – ha proseguitoPiunti – è fondamentale aprirci al dialogo e al confronto co-stante anche con le categorie di produttori di olio usato piùrilevanti per quantità e, soprattutto, per qualità, come sonole aziende municipalizzate aderenti a Utilitalia, cui fannocapo grandi flotte di mezzi. È stato decisivo, per l’interessee il coinvolgimento dei partecipanti, svolgere questo dialogocogliendo l’occasione per visitare la raffineria di Lodi, digrande complessità impiantistica e tecnologica, con livellidi prestazioni di assoluta leadership in Europa. Toccare conmano questa complessità può aiutare le imprese ad apprez-zare al meglio la rilevanza del loro ruolo in questa filiera dieconomia circolare, cui, a buon diritto, esse appartengono».Nel 2018 nell’area geografica del Nord Ovest sono state rac-

colte 55.212 tonnellate di oli usati, il 99% delle quali sonostate avviate a riciclo tramite rigenerazione, comportando,fra l’altro, un significativo risparmio sulle importazioni na-zionali di petrolio. Nello specifico sono tre i principali set-tori di provenienza dell’olio usato raccolto: l’autotrazione,con 30.520 tonnellate (pari al 23,5% del totale nazionalecon la stessa origine), il settore industriale con 23.177 ton-nellate (corrispondenti al 37% del totale nazionale) e l’agri-coltura (1.245 tonnellate, il 46% del totale nazionale).

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Un ciclo di seminari sull’economia circolare del-l’olio minerale usato: è quanto proposto dalCONOU al mondo accademico. La prima edi-

zione del corso è attualmente in fase di preparazione,grazie all’interesse manifestato dalla Facoltà di Ingegne-ria Civile e Industriale dell’Università Sapienza, che hariconosciuto nella proposta del CONOU una concreta op-portunità per gli studenti, sia come proposta didatticaapplicata a un caso specifico e d’eccellenza nazionale, siacome occasione di incontro diretto con i professionistidella filiera degli oli minerali usati.

Il Vicepresidente del CONOU, Riccardo Piunti, illustrala genesi del progetto, le finalità e i suoi contenuti.

Da dove nasce l’idea di portare il caso del CONOUtra i banchi delle Università?Un’idea si può dire vincente quando di-versi attori ne riconoscono l’utilità per ilraggiungimento dei propri traguardi. Inquesto caso, il progetto permette la con-vergenza degli obiettivi degli studenti,del Consorzio e del mondo accademico. Gli studenti sono interessati a capirecome “le cose funzionano”, cioè a perce-pire - al di là delle componenti e struttureteoriche e dei principi sottesi, ampia-mente approfonditi negli anni di corso -come si avvii davvero una “macchina dieccellenza”. Le ragazze e i ragazzi cheoggi frequentano le facoltà di Ingegneria,

Scienze ambientali e Chimica saranno i manager delleimprese di produzione, gli esperti nella gestione dei ri-fiuti, i progettisti di prodotti disegnati per essere rigene-rati. A loro, che dovranno costruire le mille circolaritàdel mondo di domani, è destinato lo studio dei casi di cir-colarità al 100% già in essere nel nostro Paese, comequello degli oli minerali usati.

Il CONOUva all’universitàL’economia circolare sale in cattedra.Grazie alla partnership con l’UniversitàSapienza di Roma - emergenza sanitariapermettendo - verrà avviato a breve unciclo di seminari sul recupero degli oli minerali usati per preparare le giovanigenerazioni ad accedere al settore della sostenibilità con maggiore consapevolezzae competenza. Ne abbiamo parlato con il vicepresidentedel CONOU, Riccardo Piunti

Formazione

Le ragazze e i ragazziche oggi frequentano lefacoltà di Ingegneria,

Scienze ambientali e Chimica,saranno gli esperti nella gestionedei rifiuti e i progettisti diprodotti disegnati peressere rigenerati

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Formazione

Per parte nostra, crediamo che le giovani menti, libere eaperte, degli studenti, siano le più disponibili a capire che ilmodello circolare non è e non sarà mai figlio del caso, ma ilrisultato degli sforzi coordinati di tutti, da chi produce a chiutilizza, da chi raccoglie a chi smaltisce. Parafrasando ungrande film degli Anni ’80 – Gli Intoccabili – il CONOU sache «le mele migliori sono quelle ancora sull’albero» equindi gli sforzi di comunicazione e formazione per preser-vare un processo di economia circolare devono indirizzarsiverso coloro che nei prossimi anni si troveranno “sulcampo”, a contatto con aziende, cittadini e amministrazionipubbliche. Ovviamente, per la riuscita del progetto è indispensabileuna piena condivisione da parte delle Università, che la Sa-pienza di Roma non ha fatto mancare. Il team del corso diSostenibilità ha ritenuto la proposta in linea con gli obiettividi informare, sensibilizzare, promuovere e confrontarsisulle tematiche fondamentali dello sviluppo sostenibile e hareagito con propositività all’idea del Consorzio. Le basi delSeminario sono state gettate; passata l’emergenza COVID-19, gli incontri saranno inseriti nel calendario dei corsipresso la sede di Latina della Sapienza.

Quali contenuti saranno proposti e chi terrà lelezioni?Il Seminario sarà articolato in 4 moduli, che cercheranno disoddisfare tutte le possibili domande e aspettative, spa-ziando dalla parte organizzativa a quella tecnica, dagliaspetti normativi a quelli economici.

Avremo:• un primo modulo dedicato alla storia del Consorzio e al suo

assetto e funzionamento attuale, il cui obiettivo è far com-prendere come organizzazione e quali norme siano allabase del successo pluridecennale della filiera dell’olio mi-nerale usato e del conseguimento della Circolarità al 100%;

• un secondo modulo dedicato esplicitamente alla norma-tiva e alla raccolta degli oli, che godrà del contributo e dellatestimonianza diretta di un importante raccoglitore, conla sua conoscenza ed esperienza anche nel campo di altririfiuti;

• un terzo modulo dedicato alla rigenerazione, agli im-pianti e alle tecnologie di raffinazione, con la loro sofisti-cazione e complessità nonché ad alcuni aspetti economicidell’attività nel suo insieme;

• il quarto modulo sarà sul campo, con una visita nell’im-pianto Itelyum di Ceccano, dotato di una tecnologia diprimo piano nel settore; Itelyum, azienda leader europeanella rigenerazione degli oli e dei solventi e membro sto-

rico del CONOU, garantirà il supporto delle conoscenzeed esperienze della propria Direzione tecnica nel corso diquesto tour, lungo il percorso “reale” dell’olio usato fraserbatoi, filtri, colonne, pompe e reattori, fino alla suatrasformazione a nuova vita in lubrificanti rigenerati, intutto simili a quelli vergini prodotti dall’industria petro-lifera.

La parola a Silvia Serranti, Professore Ordinario di Ingegne-ria delle Materie Prime, Dipartimento di Ingegneria Chi-mica Materiali Ambiente, alla Sapienza.

Come avete risposto al progetto del CONOU?Abbiamo accolto la proposta con grande entusiasmo, comesempre quando si tratta di stabilire contatti con il mondo pro-duttivo e con tutte quelle attività che ruotano intorno all’eco-nomia circolare e allo sviluppo sostenibile, tematiche non solomolto attuali, ma soprattutto pertinenti agli insegnamenti deinostri corsi di laurea triennale in Ingegneria Ambientale e In-dustriale e magistrale in Ingegneria dell’Ambiente per lo Svi-luppo Sostenibile. A mio parere, la partecipazione ai seminariorganizzati da CONOU rappresenta un’opportunità da co-gliere al volo per i nostri studenti e dottorandi, poiché po-tranno interagire con gli operatori della filiera dell’oliominerale usato, approfondendo le loro conoscenze circa il fun-zionamento della gestione di questo rifiuto pericoloso, dallaraccolta, al trattamento, alla rigenerazione e al pieno riutilizzo.

Sul fronte della sostenibilità, come sta evolvendol’offerta accademica? La sostenibilità è un tema di cui ci occupiamo da tempo neinostri corsi di laurea dell’area di Ingegneria Ambientale;inoltre, negli ultimi tempi in Sapienza sono nati numerosiprogetti e attività per il perseguimento dei 17 Obiettivi diSviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU. In parti-colare, per quanto riguarda l’offerta didattica, La Sapienzaha istituito quest’anno un corso di formazione in Scienzedella Sostenibilità, finalizzato a promuovere e diffonderela cultura della sostenibilità nella società. Il corso, in cuisono coinvolti più di 100 docenti provenienti da 10 facoltàdifferenti, si compone di un corso base di 3 CFU (CreditiFormativi Universitari) e di un corso specifico di altri 3CFU offerto dalle singole facoltà ed è aperto a tutti gli stu-denti delle università e anche ai docenti delle scuole. Peril prossimo anno accademico sono previste altre novità,come ad esempio l’erogazione di un nuovo insegnamentointerdisciplinare opzionale sulla sostenibilità, che potràessere scelto dagli studenti di tutti i corsi di laurea del-l’Ateneo.

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Un’occasione da non perdereNella sua drammaticità, la crisi pandemica generata dal COVID-19 sta ponendo la comunitàinternazionale di fronte all’opportunità di dirottare definitivamente gli attuali modelli disviluppo verso una transizione ecologica divenuta, fatalmente, improcrastinabile

Roberto Della Seta

Sostenibilità

Roberto Della Seta è un giornalista, storico e politico italiano. Dal 2003 al 2007 è statopresidente nazionale di Legambiente. Nel 2007 è stato nominato responsa-bile ambiente nel primo esecutivo del neonato Partito Democratico ed eletto nell'assemblea costituente.

Mentre ancora siamo immersi nella fase 2della pandemia, è complicato azzardare pre-visioni su ciò che accadrà quando l’emer-genza sanitaria sarà alle nostre spalle ocomunque sotto controllo, quali strade se-guirà lo sforzo dell’Italia, dell’Europa, delmondo per riprendersi, per riprenderci daquesto “black-out” la cui dimensione non èsolo razionale ma anche emotiva visto cheesso ha inciso radicalmente sulla vita perso-nale di ognuno. Qualche riflessione però si può tentare. Lamia opinione è che quando si tratterà di “ri-partire” tutti ci troveremo alle prese con duespinte contemporanee, che non sempre sa-ranno tra loro collimanti e che qualche voltapotranno entrare in conflitto. La prima saràuna spinta comprensibile, quasi fisiologica, a“cancellare le perdite” il prima possibile e ariprendere “purché sia” il cammino interrotto(che per la verità nel caso dell’Italia era piut-tosto incerto) della crescita economica;spinta giustificata dai dati e dalle previsionisul collasso dell’economia mondiale che sicu-ramente vivrà un anno di recessione senzaprecedenti. Accanto a questa, però, agirà unaseconda spinta, nel segno di una responsabi-lità sociale molto più larga di quella che fi-nora abbiamo concepito e considerato. Peresempio, e questo è un elemento tanto piùimportante per chi come me lavora nelcampo della comunicazione sociale d’im-presa, la crisi attuale aiuterà a superare dueopposti pregiudizi assai radicati particolar-mente in Italia: l’idea che lo Stato sia sempresinonimo di spreco e di inefficienza, vistosa-mente smentita dalla prova straordinaria didedizione e competenza che stanno offrendogli operatori del sistema sanitario pubblico,e l’opposto pregiudizio per cui il privato siasempre sinonimo di egoismo e speculazione,anch’esso sconfessato dalle innumerevoli te-stimonianze di concreta responsabilità so-ciale venute dal mondo “profit”.Analogamente, credo che la bufera delCOVID-19, pure con il suo costo umano ca-

tastrofico e con l’impatto pesantissimo cheavrà sul piano sia macro che microecono-mico, possa produrre un “effetto collaterale”positivo e rappresentare una sorta di “esamedi maturità” per quanto riguarda la capacitàdi adattarsi – tutti noi: Stato, imprese, citta-dinanza attiva, famiglie, individui - a unmondo sempre più complesso, connesso, in-terdipendente, a un mondo nel quale il suc-cesso di ogni singolo “attore” non puòprescindere dal successo del contesto territo-riale, nazionale, globale in cui si opera: inbreve dall’interesse generale. Dell’interesse generale è parte prioritarial’urgenza di una “transizione ecologica” diproduzioni e consumi nel segno della soste-nibilità ambientale e dell’economia circolare,prima di tutto per fronteggiare la dramma-tica sfida della crisi climatica. Si discutemolto in queste settimane sulle “condiziona-lità” cui legare il sostegno finanziario del-l’Unione europea ai Paesi che ne fanno parte,a cominciare da quelli come Italia e Spagnache rischiano di pagare il prezzo socio-eco-nomico più alto per questi mesi di vita collet-tiva “sospesa”. Si dice, giustamente, che larisposta a questa crisi non può seguire lestesse vie di quella che venne data alla reces-sione di dieci anni fa: questa diversamente daquella è una crisi “simmetrica”, che non ri-sparmia nessuno e non dipende dal grado dirigore con cui fino a oggi ogni Paese ha ge-stito le proprie finanze. Dunque è giusto met-tere da parte le condizionalità del passato,legate a parametri di austerità finanziariaoggi del tutto insensati. Invece serve puntaresu diverse condizionalità, coraggiose e rigo-rose, per avviare il nuovo sviluppo su unastrada di vera sostenibilità: sociale, econo-mica, ambientale. Perché nel tempo dellacrisi climatica, dell’allargamento della forbicedelle diseguaglianze sociali, nessuno sviluppoè veramente tale, cioè davvero generatore diprogresso per le persone, per le imprese, perle generazioni future, se non integra in séqualità ambientale e coesione sociale.

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Ripensare un futuro sostenibileLa correlazione tra la crisi sanitaria e gli incauti interventi dell’uomo sugli equilibri am-bientali ci spinge a sforzarci di prefigurare un futuro di reale cambiamento di modelli disviluppo, che hanno evidenziato da tempo i propri limiti e la propria capacità distruttiva

Analisi

Annalisa Corrado

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Ingegnera meccanica, esperta in effi-cienza energetica e valutazione delciclo di vita e dell'impatto ambientaledi prodotti e servizi, lavora attual-mente come responsabile dello svi-luppo di progetti innovativi dellaESCO AzzeroCO2, società che si oc-cupa di strategie per la sostenibilità,e come responsabile delle attività tec-niche dell’associazione Kyoto Club.Giornalista e scrittrice, ha pubblicatoil libro “Le ragazze salveranno ilmondo: da Rachel Carson a GretaThunberg, un secolo di lotta per la di-fesa dell’ambiente”.

Al momento della composizione di questo breve scritto, manca dav-vero poco al primo allentamento significativo di quell’incredibilesforzo sociale collettivo che ormai, confidenzialmente, chiamiamotutti #LockDown. Immersi in un’incertezza complessiva che riguarda ancora moltifronti, dovremo imparare progressivamente a convivere con questonemico invisibile, il COVID-19, che, proprio come in un romanzo di-stopico, ha messo in ginocchio il mondo e moltissime delle nostreconsuetudini. La speranza è che questa esperienza, per molti (troppi!) dolorosa eper tutti faticosa e inquietante, possa quantomeno contribuire a se-gnare una tappa evolutiva positiva del nostro percorso. Il solo modo per poter trarre benefici da un trauma è, però, legato alsaper guardarne le cause veramente in profondità, non cedendo allatentazione di dimenticare tutto al più presto per tornare, con la mag-giore velocità possibile, alla “normalità”.Anche perché, come hanno detto già in molti (da Greta Thunberg apapa Francesco, passando per Enrico Giovannini di ASVIS, MarianaMazzucato e Naomi Klein, tanto per citarne alcuni), «la normalità erail problema», anche se ci si è ostinati a non agire con la dovuta radi-calità per innescare e costruire il cambiamento necessario.Non sono pochi, in tal senso, gli elementi che devono spingere a unariflessione che non può che essere “sistemica”. L’emergenza sanitaria

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che oggi attraversiamo, purtroppo ampiamente annun-ciata dalla comunità scientifica, ha radici ben chiare nelladistruzione degli eco sistemi delle foreste primarie, nellapromiscuità forzata con specie che dovrebbero restareselvagge, nelle enormi diseguaglianze sociali che, in as-senza di adeguati strumenti culturali, producono in largaparte del mondo realtà caratte-rizzate da condizioni igienico-sa-nitarie totalmente inaccettabili(si pensi ai mercati comequello di Wuhan, presenti inmoltissimi Paesi) . La croniciz-zazione di condizioni insalubriin molti territori a forte voca-zione industriale, inoltre, inparticolare in relazione allaqualità dell’aria, rende le per-sone molto più fragili e “aggredibili” da agenti patogeni,amplificandone a dismisura le conseguenze e i danni. Sipensi, ad esempio, a quanto è avvenuto e sta avvenendoin Pianura padana, una delle zone più inquinate d’Eu-ropa, e al terribile tasso di mortalità registrato.Le “correlazioni” tra emergenza sanitaria e crisi eco si-stemica sono molte, come, del resto, sono molte quelleche legano entrambe le crisi a un modello di sviluppoche ha mostrato ormai tutti i propri limiti e la propriacapacità distruttiva (a partire dal collasso climatico, almomento mediaticamente messo da parte, ma niente af-fatto sopito).L’auspicata “ripartenza” non potrà essere, in tal senso,una corsa ossessiva verso una ripresa del “business asusual”, magari resa ancora più vorace dal desiderio dilasciarsi alle spalle questa profondissima crisi econo-mica e sociale; dovrà, piuttosto, appellarsi alle strategiepiù coraggiose, innovative e sistemiche, attualmente di-sponibili, che non potranno non rifarsi a due pietre mi-liari dell’evoluzione collettiva: • gli obiettivi di Parigi della COP21, relativi all’ur-genza di de-carbonizzare totalmente l’economia e la so-cietà entro il 2050 per rispondere all’emergenzaclimatica;

• i 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile al 2030(SDGs, Sustainable Development Goals), messi a puntoin seno alle Nazioni Unite.Lo spiega benissimo la virologa di fama internazionaleIlaria Capua in un lavoro dello scorso anno, che acqui-sisce un valore ancor più profondo se letto con una pan-

demia in corso. Per lei, cheparte da un approccio medico,è necessario uscire da una con-cezione iper-specialistica dimedicina e iniziare a conside-rare un diverso obiettivo daperseguire: ossia quello di una“salute circolare”, che partaproprio dalla restituzione al-l’eco sistema della sua capacitàdi resilienza ed equilibrio,

ormai gravemente compromessa. Per l’Italia in particolare, tra l’altro, adottare una stra-tegia per la ripresa ispirata a questi principi di etica, so-stenibilità, prevenzione e innovazione tecnologicasignificherebbe costruire una occasione di consolida-mento e rilancio economico dall’incredibile potenziale.Sono moltissime, infatti, le esperienze eccellenti e vir-tuose in settori chiave come quelli, ad esempio, dell’eco-nomia circolare ad alto valore aggiunto, delle filiereagro-alimentari di qualità, del manifatturiero speciali-stico, così importante per il mondo di energie rinnova-bili, efficienza energetica, nuova mobilità.La speranza è che, uscendo dalla fase in cui è stata lapaura a dominare la scena, si passi senza più esitazionia una fase in cui siano responsabilità, coraggio e visionea condurre le danze; verso una transizione ecologicaprofonda, che non possiamo più permetterci, letteral-mente, di rinviare.

L’emergenza sanitaria haradici chiare nelladistruzione degli ecosistemi, nella promiscuità

con specie selvagge e nelle diseguaglianze sociali

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Diritto dell’ambientedi Nicola Lugaresi

Un manuale tecnico rivolto agli addetti ai lavori ma anchea chi voglia documentarsi sullo scenario normativoambientale attuale. Il volume propone quindi nozioni,strumenti di orientamento, analisi e approfondimentioffrendo anche un’interpretazione del dirittodell’ambiente. La trattazione dell’argomento è resaagevole dalla suddivisione del manuale in sezioni cheaiutano il lettore a orientarsi nell’avanzamento dellalettura. Una parte di introduzione è dedicata alladefinizione del diritto dell’ambiente, ai suoi princìpiessenziali e alle sue varie articolazioni territoriali (livellonazionale, europeo e internazionale). La seconda sezioneè trasversale e presenta gli istituti propri del dirittodell’ambiente, tra procedimenti amministrativiambientali e strumenti di attinenza economica econsensuale. Nell’ultima parte, invece, si passa allatrattazione dei settori che risultano disciplinati dal dirittodell’ambiente, tra cui figurano la tutela dagliinquinamenti, la tutela paesaggistica e territoriale, latutela e gestione delle risorse naturali e altri settori.

Non c’è più tempo. Come reagire agli allarmiambientalidi Luca Mercalli

L’emergenza ambientale e la sua dimensione temporale,sempre più ristretta, è il tema di questo libro curato dalcelebre meteorologo Luca Mercalli, da sempre impegnatonella divulgazione scientifica in ambito televisivo.Mercalli lancia qui un allarme, quello legato al tempo chesta per scadere per salvare il nostro pianeta da una crisiambientale globale ormai imminente. Un appello accoratoall’umanità, che l’autore sostiene ricordandoci come tuttinoi siamo strettamente legati alla natura e quindi al suodestino. Aumento della temperatura su scala mondiale,fonti inquinanti ed emissioni nocive nell’ambienterappresentano una minaccia che non ci è più possibileignorare, pena la nostra stessa estinzione. Mercalli ci diceche il futuro è nelle nostre mani e passa dal nostroimpegno di ogni giorno a compiere scelte ambientalmentesostenibili, che vanno dal risparmio energetico allariduzione del consumo fine a stesso fino al riutilizzo deimateriali per evitare che diventino rifiuti da smaltire.

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Libri

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Noi e l’ambientedi Vincenzo Iannuzzi

In un’epoca pervasa da fake news e informazionespazzatura, un volume come quello di Iannuzzi,divulgatore scientifico vincitore di numerosi premi diletteratura ambientale, può essere un utile strumento perorientarsi e capire il presente. Il testo propone in unamodalità accessibile a tutti e chiarisce i principali temiche caratterizzano il nostro presente afflitto dal problemadell’inquinamento ambientale antropico. Il volume ha ilmerito di rimarcare come questa sia l’emergenza primariache siamo chiamati a fronteggiare oggi. SoprattuttoIannuzzi sottolinea che il suo superamento, obiettivoraggiungibile con l’adozione di nuove modalità diproduzione e consumo, potrà essere di assoluta utilitàanche nella risoluzione di altri grandi problemi di rilievoglobale. Dalla crisi ambientale possiamo insommaimparare molto, accettando l’invito dell’autore a fareproprio un approccio rinnovato non solo nei confrontidella natura ma anche e prima ancora verso noi stessi egli altri.

Ghiaccio fragiledi Luca Bracali

La scelta contemporanea sembra dominata dalla sceltatra Black Friday e Fridays for Future. Due filonidiametralmente opposti, l’uno orientato al consumismo,l’altro alla denuncia della catastrofe ecologica. Ghiacciofragile è un volume fotografico, una raccolta diimmagini sensazionali che mettono davanti ai nostriocchi gli effetti distruttivi dei nostri comportamenti.Un’opera vivida che presenta foto scattate dalprofessionista Luca Bracali nel suo viaggio: il ghiaccio eil permanently frozen ground con le sue forme è ilprotagonista assoluto, messo qui in mostra in tutta lasua fragilità dovuta al crescente impatto ambientaleprodotto dall’inquinamento mondiale. Dall’Alaskaall’Antartide passando per Canada, Groenlandia, Islandae Isole Svalbard, Bracali ci rende partecipi diun’esperienza sensazionale e fortissima, attraverso scattiche ritraggono scenari dalla bellezza unica, chedovrebbero ricordarci quanto la persistenza dei ghiaccisia preziosa e anzi decisiva per la nostra stessa vita sullaTerra.

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