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bimestrale di informazione in Baviera anno 15° N. 4/2007 rinascita flash La crisi del capitalismo e le sue conseguenze Modellare la globalizzazione La casta Cinquanta anni d’Europa, ma dove sono gli europei? Il piacere di osservare i ricchi I “guastafeste” delle vacanze

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  • rinascita flash 4/2007 1

    bimestrale di informazione in Bavieraanno 15° N. 4/2007rinascita flash

    La crisi del capitalismo e le sueconseguenze

    Modellare la globalizzazione

    La casta

    Cinquanta anni d’Europa, ma dove sonogli europei?

    Il piacere di osservare i ricchi

    I “guastafeste” delle vacanze

  • 2 rinascita flash 4/2007

    S O M M A R I O

    editoriale

    Alla ricerca di una nuova dignità pag. 2

    Dal diario dei “ma” quotidianidel vivere in Germania pag. 3

    La crisi del capitalismo e le sueconseguenze pag. 4

    Modellare la globalizzazione pag. 5

    La crisi della politica pag. 6

    La casta pag. 7

    Da Greenpeace un appello ai governidell’Europa per i rischi degli alimenti OGM pag. 8

    Cinquanta anni d’Europa, ma dovesono gli europei? pag. 9

    “Cittadini europei” o “cittadini edeuropei”? pag. 10

    Appello di Emergency pag. 11

    Il piacere di osservare i ricchi pag. 12

    La natura maestra di vita edi condivisione pag. 13

    Nizar Quabbani - un poeta arabo pag. 14

    In ricordo di Pre’ Toni pag. 14

    Inti-Illimani: un mito, la parolafatta musica pag. 16

    I documentari sull’immigrazioneitaliana raccolti in un DVD pag. 17

    Alternative di viaggio sulle straded’Europa pag. 18

    I “guastafeste“ delle vacanze pag. 19

    Appuntamenti pag. 20

    L’udienza è aperta pag. 22

    Parliamo d’altro pag. 23

    in copertina: Gio’ Mondelli “Ombrellone nel blu”

    Mancano ormai solo un paio di settimane alle va-canze estive che porteranno molti di noi in Italia perperiodi più o meno lunghi, o in altri luoghi di vacanza,oppure semplicemente in qualche parco, a qualchelago, in qualche Biergarten vicino a casa. Nonostantel’atmosfera che si crea in questi momenti e nonostantela primavera più calda mai registrata a questa latitudi-ne, il desiderio di evasione non attenua la sensazionedi disagio che si prova rispetto a molti fatti e a molteinformazioni con cui ci si confronta quotidianamente.

    Sembra che in Germania, ad esempio, sia comin-ciata una nuova fase di crescita economica che sta-rebbe dando – e probabilmente darà – sostanziali van-taggi in ambito lavorativo, eppure l’atteggiamento dipersistente sfiducia da parte dei comuni cittadini non èvittimismo: nasce dal realismo cauto e attendista di chiha poca voglia di illudersi ancora.

    In Italia, accanto a piccoli e grandi sconvolgimentidella vita politica e dell’economia, quello che colpiscedi più – tanto per fare un altro esempio, data la varietàdi temi che si potrebbero affrontare – è ancora la disaf-fezione per la cosa pubblica, il pressoché completo di-sincanto con cui si giudicano i ruoli pubblici, istituzio-nali e di potere. In questo numero di rinascita flashparliamo di tutto questo, di Europa, di globalizzazione,dei costumi più o meno sconci di chi amministra comedi chi viene amministrato.

    Accanto a tanti spunti polemici, però, ricordiamo an-che vita e opere di personalità che alla gente e alla cul-tura hanno dato molto, esponenti del mondo religioso,artisti e intellettuali che continuano a fornire un enormecontributo o che hanno lasciato la loro testimonianza atutti quelli che vorranno raccoglierla. La vita e le espe-rienze di questi personaggi, più o meno conosciuti algrande pubblico, dimostra che qualcosa di buono, qual-cosa di profondamente positivo, fattibile e sostenibile èpossibile farlo. Dimostra che è giusto indignarsi, ma cheè assolutamente necessario guardare avanti.

    Al ritorno dalle vacanze, ci ritroveremo venerdì 21settembre alle 19 in EineWeltHaus e l’incontro verteràsu ”Giuseppe Garibaldi: da corsaro a rivoluzionario”:guarderemo quindi al passato e ai fatti che sui nostrilibri di scuola sono trattati piuttosto superficialmente.Nel bicentenario dalla nascita di chi fu definito un “Eroedei due Mondi”, parleremo di un uomo che ha fattoscelte coraggiose, che non si è risparmiato, che ha vi-sto realizzare i suoi sogni anche perché non si è maitirato indietro. Ecco perché, anche grazie a Garibaldi,possiamo guardare in avanti, alla ricerca di una nuovadignità. (Sandra Cartacci)

    Alla ricerca di una nuova dignità

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    politica

    segue a pag. 4

    Premessa necessaria perciò che segue: la Germaniaè il Paese che ci sta ospitan-do e con chi ci ospita sareb-be bene essere piuttosto be-nevoli. «Non sputare nel piat-to in cui stai mangiando»,recita un proverbio italiano.Se si vuole commentare inmodo obiettivo, però, a pre-scindere dall’ospitalità di unanazione, si ha il diritto-dove-re di denunciare e la cosa rie-sce notoriamente meglio nonavendo il ”paraocchi” dellamentalità del Paese in cui siè nati, cioè non essendo af-fetti da campanilismi.

    In diverse occasioni miviene chiesto se si sta benein Germania e la rispostastandard è «abbastanza,ma...», ci sono appunto unsacco di ”ma”. Seconda pre-messa: è facile supporre cheanche i tedeschi residenti in Italiarisponderebbero in modo analogo,dunque l’intento di queste righe nonè certo quello di fare classifiche suchi sia più bravo o meno. I ”ma” delvivere da stranieri in Germania sonotanti e quotidiani: senza nemmenola necessità di confrontarsi con lagente, è sufficiente tenere accesala radio nel corso dei propri sposta-menti in auto e ascoltare le notizie,per poterne tenere un diario.

    La numero uno, negli ultimi tem-pi, rintrona ormai nelle orecchie:nelle carceri turche è recluso un di-ciassettenne tedesco accusato diaver usato violenza sessuale neiconfronti di una tredicenne britan-nica. È l’apertura di ogni radiogior-nale, è il titolo in prima pagina deltabloid Bild. Le cose serie del Pae-se vengono dopo, ciò che fa e disfala ”grande coalizione” passa in se-condo piano, incluso il fatto che cen-tinaia di documenti di stato, in par-

    te segretissimi, sulle attività delleforze armate e dei servizi segretitedeschi, compiute fra il 1999 e il2003, sono svaniti – o stati fatti sva-nire?! – nel nirvana, senza che neesista il backup che qualsiasi accor-to utente di computer è in grado difare, a costi ormai irrisori e sui sup-porti più disparati, per tutti i propridati personali. Il Ministro degli Esterisi ”occupa” alacremente del ragaz-zo incarcerato, la Cancelliera si staadoperando con ogni mezzo per li-berarlo e consentirgli di «tornare frai suoi compagni di classe», tutto ilPaese sembra trepidare con loro!Trepidavano però tutti molto meno,soprattutto i ministri del governorosso-verde, per il ”presunto” terro-rista Murat Kurnaz – che infine nonsi è affatto rivelato tale, ma i rap-porti dei servizi segreti sono appun-to spariti – detenuto per anni in con-dizioni bestiali a Guantánamo. For-se perché essendo nato in Turchia,

    nonostante la cittadinanza tede-sca, non era ”DOC”?!

    Per tornare alla notizia nume-ro uno di questi giorni, dal reso-conto dei fatti emerge che il pre-sunto violentatore sarebbe entra-to nel letto della giovane britan-nica mentre lei stava dormendoe avrebbe poi abusato sessual-mente di lei. Che si tratti di unostupro con minacce o meno, avràrilevanza nel corso del processo,ma resta il fatto che, essendo sta-ta sporta denuncia, pare ovvioche la ragazza non fosse consen-ziente. Oppure occorre che unadonna sia nera di lividi e con gliocchi pesti per dimostrare la vio-lenza subita? Per precisare: esi-ste solo la violenza fisica, neiconfronti delle donne?

    Se si trovasse in Germania, ilragazzo non marcirebbe certa-mente in galera in attesa del pro-cesso, non trattandosi di delitto

    che prevede forti pene detentive néessendoci un probabile rischio chel’imputato ripeta, perlomeno in unbreve lasso di tempo, un atto di vio-lenza analogo. Una detenzione pre-ventiva, in questo caso, pare asso-lutamente esagerata, ma se si trat-tasse invece dell’inizio di una bril-lante carriera di stupratore? Comun-que stiano le cose, le reazioni pub-bliche in Germania danno la forteimpressione che intorno all’episodiosi sia voluto montare un caso ”poli-tico” atto a sottolineare quanto poco”democratica” sia la giustizia turca,cioè incompatibile con i parametridell’Unione Europea. Ma ciò che piùinfastidisce è l’apprensione unilate-rale nei confronti del ragazzo tede-sco, senza la minima preoccupazio-ne per la ragazza inglese presumi-bilmente violentata, ”presumibil-mente” dato che il ragazzo, com’èovvio, nega il fatto. Come sta la ra-

    Dal diario dei ”ma” quotidiani del vivere in Germania

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    politica

    Impressum:

    Inhaber und Verleger:rinascita e.V. Hollandstr. 2,80805 München,Tel. 089/367584, E-Mail:[email protected]

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    rinascita e.V.,Kt. Nr. 616318805BLZ 70010080Postbank NL München

    da pag. 3

    La crisi del capitalismo si mani-festa con particolare evidenza conuna disoccupazione di massa a li-vello internazionale che raggiunge,da un calcolo dell’Organizzazionedel Lavoro (ILO), una media mon-diale del 20-25%. Il fenomeno nonpuò più essere definito congiuntu-rale, legato cioè a dei cicli econo-mici, bensì ha un carattere ormaistrutturale. Non si tratta più di unesercito industriale di riserva in sen-so marxiano, ma di un enorme nu-mero di persone non più riassorbi-bile nel processo produttivo. Ormaisi è arrivati al punto che, mentre inpassato un milione di disoccupatigià creava scalpore, oggi il passag-gio da 5 a 4 milioni sembra una no-tizia estremamente positiva. Oggiinoltre risulta occupato anche chilavora a part-time o in altre formeprecarie, alterando quindi notevol-mente le statistiche. Le cause delladisoccupazione di massa vanno ri-cercate nella terza rivoluzione indu-striale, in seguito all’introduzionedella microelettronica.

    Sintetizzando, questo ha porta-

    to a una razionalizzazione talmen-te intensa della produzione, danon essere più compensabile dal-l’espansione dei mercati. Cioè iminori utili dovuti a prezzi più bas-si non sono più recuperabili damaggiori vendite in altri luoghi.Inoltre la globalizzazione consen-te di produrre dove i costi del lavo-ro sono più bassi (Cina, India, Esteuropeo). Un numero sempre mag-giore di imprese trova poi semprepiù conveniente investire nel capi-tale finanziario che non nell’econo-mia reale. Le aziende vengono di-vise in segmenti che poi vengono,a seconda, portati in borsa o ven-duti; altri vengono acquisiti. Questicontinui movimenti provocano ulte-riori razionalizzazioni e riduzione dipersonale. Lo Stato, dal canto suo,dimostra in questa situazione di es-sere l’altra faccia del capitale, dalquale dipende per il suo funziona-mento. Nel periodo di crisi esso ri-duce tutti i suoi costi. Le note con-seguenze sono le privatizzazioni, itagli alla spesa pubblica, il peggio-ramento dei servizi e dell’infrastrut-tura (soprattutto quella non utile alcapitale, come ad esempio la curadegli anziani etc.). Paradossalmen-te, sul piano ideologico, dopo lacaduta del socialismo reale, nelmomento in cui la crisi è sempre piùacuta, la critica è sempre più inesi-stente. Partiti e sindacati si preoc-cupano maggiormente della propriasopravvivenza, delle alleanze edelle mediazioni, che non di unacritica coerente e radicale al siste-ma produttivo. A ciò si aggiungonoindividualizzazione, atomizzazionedei rapporti sociali e mancanza disolidarietà. In effetti tuttavia non cisarebbe alcun motivo razionale diaccettare passivamente la precariz-zazione delle condizioni di vita, il de-terioramento dei rapporti sociali, lanuova povertà. Al contrario ci si

    dovrebbe organizzare e rivendica-re diritti come il salario minimo ga-rantito. Necessaria sarebbe una or-ganizzazione sul piano internazio-nale, una protesta dal basso controtutti i soprusi, le ingiustizie e gli squi-libri che nella crisi si fanno ancorapiù evidenti. Una protesta contro laconcorrenza e la subordinazionedegli interessi degli individui a quellidel capitale: con l’obiettivo di unaridistribuzione delle risorse e unariorganizzazione della vita socialesecondo i bisogni e gli interessi de-gli individui e non del mercato o diuna universalità astratta.(Norma Mattarei)

    La crisi del capitalismo e le sue conseguenze

    gazza? Ha subìto un trauma? I no-tiziari e la stampa tedeschi non sioccupano di ciò, la cosa è del tuttoirrilevante. Quali sarebbero le rea-zioni degli stessi mass media se unaragazza tedesca di 13 anni fossestata violentata da un diciassetten-ne di qualsiasi altra nazionalità?

    In un prossimo articolo la secon-da puntata dal diario dei ”ma” quo-tidiani, che chi ha occhi per vederee orecchie per sentire non tiene for-se su carta, ma sicuramente nellamente. Per concludere, in Germa-nia si sta abbastanza bene, in ogniPaese si sta abbastanza bene, ma...(Marina Wolf)

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    politica

    Ogni martedì dalle 15.45alle 18 ed ogni venerdì dalle9.45 alle 12 è aperta labiblioteca della MissioneCattolica Italiana(Lindwurmstr. 143, tel. 089/74 63 060).

    Negli anni ’90 la diffusione diinternet e il crollo del comunismohanno fornito, rispettivamente,infrastruttura e terreno verginealla globalizzazione. Quest’ultimasi afferma nell’abbattimento di di-stanze e barriere geografiche eporta con sé enormi vantaggi ol-tre a rischi notevoli. A essa si im-puta di annullare le differenze lo-cali a favore di modelli che nor-mano ogni cosa (il modo di lavo-rare, di informarsi, di consumare,di alimentarsi, etc.) con conse-guenze catastrofiche sulla diver-sità bio- e antropologica, comesull’ambiente. Oggi la denunciadei rischi oscura il riconoscimen-to dei vantaggi, considerati ormaifatti assodati e irrinunciabili dellanostra vita. Ma rischi e vantaggisono collegati, anzi sono le duefacce della stessa medaglia.

    Aziende che negli anni ’70 ope-ravano come monopoliste su mer-cati regionali, divengono neglianni ’90 dirette concorrenti suquello globale. Nel nuovo scena-rio aumenta la soddisfazione delconsumatore, che può acquistareprodotti su qualsiasi mercato, sca-valcando la catena di distribuzio-ne tradizionale. Per le imprese ex-monopoliste comincia inveceun’evoluzione darwinistica secon-do i termini di selezione dettati dalmercato. Se quest’ultimo (cioènoi) sceglie a parità di prodotto

    quello che costa meno, la selezio-ne favorisce le aziende migliori nelridurre i costi di produzione: peresempio quelle pronte a ricorrere ascelte impopolari o eticamente ri-provevoli, come lo spostamento deimezzi di produzione in Paesi pove-ri o lo sfruttamento di lavoro nontutelato.

    Fin qui nulla di nuovo: sono i notimeccanismi del mercato. Il proble-ma della globalizzazione è che essaimpone alla politica di concertare alivello mondiale le misure d’inter-vento volte a influenzare una taleevoluzione. Per esempio, vincola-re il trasferimento di manodopera ol’inquinamento dell’ambiente in unsolo Paese ha l’effetto di penaliz-zare le aziende di quel Paese nelcontesto globale. Ecco perché il pro-tocollo di Kyoto, una volta rifiutatodagli USA, ha perso sostenitoriovunque. Evidentemente per la so-cietà del villaggio globale è più sem-plice accordarsi sul valore di prezzie profitti che non su quello dellasalute del pianeta e dell’umanità.

    Sarebbero dunque le istituzionimondiali, simbolizzate dal periodi-co vertice dei G8, il luogo in cuicolmare questa lacuna e ad essi nona caso si rivolge il movimento no-global. La protesta può dare buonirisultati, ma accanto a essa i citta-dini hanno un’altra arma per influen-zare il corso della globalizzazione.Per esempio un cambiamento di

    preferenze di consumo a favoredi aziende che producono a costimaggiori, ma tutelando la dignitàe la salute dei lavoratori, generaun altro tipo di selezione. Il con-cetto di “prodotto” si allarga cosìda quello di merce a quello di og-getto culturale, il cui valore dipen-de anche da aspetti che non neinfluenzano direttamente la qua-lità, come la salute dei lavoratori.Un’interpretazione di questo prin-cipio ha dato origine anche all’ideadi Corporate Social Responsibili-ty, in pratica un atto di “buonavolontà” dell’azienda che ricono-sce in scelte etiche un investimen-to a lungo termine. Ma come di-scusso prima riguardo alle inizia-tive politiche locali, l’inerzia delmercato è in grado di spazzare viaqualsiasi atto di buona volontà chenon sia diffuso globalmente, ameno che esso non si fondi su unaragione economica.

    Concludendo, a noi come so-cietà spetta di modellare le nostrepreferenze per forzare il mercatoa integrare valori etici nel prodot-to. Con questa tattica possiamodifendere i modi che consideria-mo positivi di alimentarci, infor-marci, lavorare, contro i modelliselezionatisi nella globalizzazio-ne. È una specie di sciopero atti-vo, nel senso che combina il boi-cottaggio di alcuni modelli con lascelta di altri e richiede un’ampiapartecipazione per il successo.Alle aziende d’altra parte spettadi riconoscere le istanze etichecome il valore allargato di un pro-dotto per la società, ma anchecome un’opportunità di profitto persé. Esse devono portare sul mer-cato la domanda: “Quanto è im-portante il valore di una scelta eti-ca? A quale prezzo corrisponde?”.A noi spetta di rispondere. (Marcello Tava)

    Modellare la globalizzazione

    leonardocrm.it

  • 6 rinascita flash 4/2007

    politica

    In Italia si va sempre più dif-fondendo un grave sentimento disfiducia nella politica e in coloroche dovrebbero gestirla per ilbene comune.

    Il libro che Sergio Rizzo eGian Antonio Stella, due giorna-listi di fama del Corriere dellasera, hanno scritto sui mille pri-vilegi di cui la classe politica ita-liana godrebbe, sta avendo unalarghissima diffusione e un no-tevole successo. Il titolo: La Ca-sta sottolinea l’abisso d’incomu-nicabilità che si è venuto a cre-are fra il cittadino e i suoi eletti.

    È un libro che giunge a pro-posito sottolineando gli spre-chi e gli abusi di persone chesi credono onnipotenti, ma an-che a sproposito nel senso chefinisce con l’alimentare un cli-ma di acritica denuncia di tuttie di tutto e col favorire un co-modo e indiscriminato autogiu-stificazionismo.

    Ma sono veramente tuttiuguali questi politici che ci go-vernano? Guadagnano tuttitroppo, atterrano tutti con l’eli-cottero di servizio nel giardinodi casa? Vanno proprio tutti invacanza con la famiglia a spe-se dello stato? Sono tutti incom-petenti? Tutti che si fanno con-dizionare dalla lobby di turno?Vanno tutti in pensione a 42anni? Cumulano tutti stipendi eonorari per attività svolte e nonsvolte? A sentire Rizzo e Stella,sì, non si salva nessuno. Perchéil privilegio piace a tutti, perchéil privilegio è simbolo concretoe piacevole del potere che siesercita sugli altri.

    Eppure qualche dubbio che inostri scrittori abbiano dimenti-cato qualcosa insorge involonta-rio. Perché il brutto spettacolo

    che la classe politica dà di sé nonè da meno dell’altra penosa perfor-mance del giornalismo casalingoche in quanto a casta e privilegi nonha niente da invidiare alla suddet-ta oligarchia dei ”bramini” politici.Ma forse su questo tema uscirà abreve un loro secondo saggio. Loattendiamo.

    Vi è però un altro aspetto checontribuisce a discreditare la clas-

    se politica italiana, cioè la diffusaincapacità di dibattere su un temasenza irrigidirsi nel pregiudizio,senza fare ricorso al turpiloquio, di-menticando di tenere presente ilvero scopo di tale confronto, che èla ricerca della soluzione miglioreper tutti. Il sipario che trasmissionicome Porta a porta apre ogni serasulle incapacità dialettiche dei no-stri politici è sconfortante. Sonod’accordo con Piero Fassino sulfatto che bisognerebbe chiuderequel programma, magari proponen-do ai nostri rappresentanti di sfrut-

    tare quelle ore ”liberate” perun’esercitazione guidata di dibat-tito, o per la lettura, sempre at-tuale, di un dialogo di Platone.

    A proposito di Platone: saràstata certo esagerata la sua pre-tesa che colui che governa nondebba aspirare né a ricchezza, néa onori, né al potere, ma soltan-to ad assolvere coscientementea un compito che purtroppo nongli è possibile affidare ad altri,tuttavia credo che, se non si riu-scirà a riavvicinarsi di almeno unpasso a questo ideale, rischie-remo di gettare alle ortiche lanostra traballante democrazia.Oggi siamo lontani anche dallafamosa frase machiavellica: ”ilfine giustifica i mezzi” in quantosi è deviato dal significato di”fine” inteso come ”bene comu-ne”, riducendolo all’interessepersonale.

    Nonostante tutto, credo chesia necessario anche recupera-re il significato originale dellaparola ”critica”, oggi dimentica-to. La parola in origine implica-va, infatti, l’attività del distin-guere e del separare per giudi-care. Fare di tutt’un erba un fa-scio, o lanciare accuse a tuttocampo, non significa esercitare

    correttamente la ”critica”. Man-cano, nel libro di Rizzo e di Stel-la, i criteri che permettano di faredelle distinzioni valide, mancaun esempio di correttezza meri-tevole. E non vogliamo sottoli-neare questo per metterci il cuo-re in pace, ma perché senza dif-ferenze e senza distinguo, ci èimpossibile formulare un qualun-que giudizio. Fatto che ci con-dannerebbe al silenzio e allasopportazione rassegnata deisudditi. (Miranda Alberti)

    La c r i s i de l l a po l i t i ca

    digilander.it

    Platone

  • rinascita flash 4/2007 7

    politica

    segue a pag. 8

    Lungi da me l’idea di recensireun libro; non ne ho le capacità, nétanto meno la competenza. Lasciovolentieri questo lavoro ai critici diprofessione, molto più preparati delsottoscritto e in grado, in poche ri-ghe, di illuminare il potenziale let-tore sulle caratteristiche di una nuo-va opera letteraria.

    Nonostante la premessa, però,mi risulta difficile non scrivere qual-cosa su quello che, a tutti gli effetti,può essere considerato il libro disaggistica cult di questo 2007, ov-vero La casta, l’ultima fatica lette-raria di due giornalisti del Corrieredella Sera, Sergio Rizzo e GianAntonio Stella.

    Il sottotitolo la dice lunga riguar-do al contenuto del libro: così i poli-tici italiani sono diventati intoccabili;e, scorrendo avidamente le pagineuna dopo l’altra, ci si rende subitoconto del perché in poco più di unmese dalla sua uscita ufficiale, il li-bro sia diventato immediatamenteun best-seller in grado di scalaretutte le posizioni della classifica deilibri più letti, piazzandosi saldamen-te al primo posto. L’opera, peraltroveramente imponente in quanto adovizia di particolari e a dati raccol-ti, è uno spaccato della realtà politi-ca dell’Italia di oggi e spiega, me-glio di quanto non riescano a faretorme di sociologi, politici e ciarla-tani di ogni risma che con cadenzaquasi quotidiana si alternano neipatri salotti televisivi, il perché laspaccatura tra opinione pubblica eclasse politica si vada sempre piùallargando nel nostro Paese.

    Analizzando i costi della politicain Italia – quelli veri, reali, non quellifiltrati da interessi di parte che ten-dono sempre a gettare discreditosull’avversario politico incensandoi propri comportamenti – i due gior-nalisti riescono così a fornire al let-tore un quadro chiaro e allo stesso

    tempo illuminante delperché, nonostante legrandi potenzialità a di-sposizione, il Paese siaavviato, ormai da unaquindicina d’anni, a unlento e inesorabile decli-no. Se vi state chieden-do se sia mai possibileimputare alla politica e aisuoi costi la situazione di crisi in cuiversa la nostra nazione da alcunianni, dopo aver letto il libro dei duegiornalisti di via Solferino la rispo-sta è una sola: sì.

    La politica e i politici (ma sareb-be meglio chiamarli politicanti per-ché i politici veri potrebbero offen-dersi) sono la causa principale dibuona parte dei mali che affliggonol’Italia di oggi. Ecco qualche esem-pio. Prendiamo le funzioni tipichedi quell’ente pubblico che va sottoil nome di Comunità Montana; comeesplicitato nel nome, questo entedovrebbe occuparsi di salvaguardia,tutela e valorizzazione di quei terri-tori montagnosi che ricoprono la no-stra penisola e che troppo spessosono costretti a fare i conti con pro-blemi quali lo spopolamento, lamancanza di risorse pubbliche, gliscarsi investimenti dei privati, ladevastazione dell’ambiente natura-le. Ente meritorio, quindi, la Comu-nità Montana: meritorio e utile. Al-meno fino a quando qualcuno nonha pensato bene di sfruttare uncavillo giuridico e inventarsi le co-munità montane in riva al mare.Impossibile? Forse in un Paese”normale”, ma possibilissimo danoi. In Puglia, ad esempio, la Co-munità Montana della Murgia Ta-rantina, esiste in nove comuni conun altitudine media di 219 metri,una sessantina meno di una colli-na artificiale creata nell’hinterlandmilanese con una discarica di ri-fiuti. Dei nove comuni che ne fan-

    no parte, quattro sonodefiniti ”parzialmentemontani”, cinque ”nonmontani” e nemmenouno montano. Nono-stante questo, l’Entevanta un Presidente,sei assessori, ventiset-te consiglieri e un se-gretario generale, tutti

    lautamente stipendiati con soldipubblici. In Sardegna, comunque,sono riusciti a far di meglio, arri-vando a creare quasi dal nulla ven-ticinque comunità montane tra lequali quella di Arci Grighine con unterritorio che si trova in riva a unostagno e quella di Olbia, chiamatasenza pudore alcuno ”Comunitàmontana Riviera di Gallura”.

    Di questi e di altri esempi similiè pieno il libro, in un crescendo disituazioni a dir poco scabrose chenon possono non indignare il sem-plice cittadino costretto a tirare lacinghia per arrivare a fine mese.

    Come si può chiedere agli ita-liani di accettare l’innalzamentodell’età pensionabile e alle nuovegenerazioni di rinunciare alla liqui-dazione e contestualmente conser-vare il privilegio di pensioni da mi-gliaia di euro percepite dopo pochianni di ”servizio” in qualità di se-natore o deputato?

    Si richiedono sacrifici a tutti i cit-tadini, si tagliano i fondi ai ministe-ri, alle scuole, agli ospedali ma poisi scopre che nel 2006 le spese peril mantenimento dell’Istituto dellaPresidenza della Repubblica han-no superato i 215 milioni di eurocontro i 57 milioni scarsi spesi perla Corona britannica. O ancora cheun parlamentare europeo eletto inItalia porta a casa circa 150.000euro l’anno contro gli 84.000 di unsuo collega tedesco, pur facendo lostesso identico lavoro. E via di que-

    L a c a s t a

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    politica

    sto passo, tra auto blu, aerei di sta-to, treni gratuiti, ristoranti che, no-nostante menù da veri gourmet, pra-ticano ai nostri ”servitori” prezzi daosteria, privilegi di ogni sorta asse-gnati senza badare a spese, comegli uffici di rappresentanza che ognideputato o senatore ha diritto amantenere, a spese dei contribuenti,anche dopo aver cessato la propriafunzione istituzionale.

    E dire che non passa giorno sen-za che qualche politico sentenzicome improrogabile, oramai, la ne-cessità di abbattere i costi della po-litica; oggi, ad esempio, è stata lavolta del Presidente della CameraFausto Bertinotti che, memore del-le tante lotte operaie sostenute, haribadito come sia assolutamentenecessario riavvicinare il popolo allapropria classe dirigente, comincian-do anche con una drastica riduzio-ne delle spese del carrozzone poli-tico, proprio per dare un esempioconcreto a tutti quelli che, volentio nolenti, sono costretti a camparecon mille euro al mese. Giusto, giu-stissimo. Peccato che lo stesso”sub-comandante” Fausto si sia di-menticato di spiegare perché, perrecarsi a Parigi dove era stato in-vitato in forma privata a una festadi matrimonio, non abbia saputo fardi meglio che sfruttare l’aereo del-la Presidenza del Consiglio inveceche usufruire di un normale volo dilinea altrettanto gratuito (altro pri-vilegio parlamentare) in businessclass con Alitalia.

    Strano Paese il nostro; sempredivisi sulle decisioni che riguarda-no gli italiani, i politici dei due polisi trovano però incredibilmente d’ac-cordo quando si tratta di accordareo mantenere i privilegi e le preben-de che li riguardano.

    In Inghilterra, Buckingham Pala-ce ha messo on line tutto il bilanciodella famiglia reale fino all’ultimopence, nella convinzione che il cit-

    tadino debba sapere dove finisceanche l’ultimo centesimo versatocon le tasse. Da noi la questioneviene affrontata con ideologia dia-metralmente opposta: il denaropubblico, proprio perché di tutti,può essere speso senza remore,nascondendone l’utilizzo quantopiù possibile, in barba alla traspa-renza e ai principi di democraziatanto sbandierati da tutti. Forse,però, un Paese in cui il Parlamen-to è talmente sovrano da non do-ver rispondere a nessuno, nemme-no alla Corte dei Conti, di comespende i denari pubblici ha ancoramolta strada da percorrere sulla viadella vera democrazia, non vipare? (Franco Casadidio)

    “Proteggete l’Europadai rischi degli alimentiOgm”. Questa la richiestaespressa su di uno stri-scione che il 27 giugno gliattivisti di Greenpeacehanno presentato in Lus-semburgo, fuori dal Consiglio perl’Ambiente, ai Ministri riuniti per unincontro sul tema. Tra gli argomen-ti in agenda, il Consiglio discuterà,infatti, le lacune del processo euro-peo per l’analisi del rischio applica-to agli organismi geneticamentemodificati.

    La discussione del Consiglio èstata supportata da nuove evidenzescientifiche che dimostrano impattinegativi per la salute dei topi di la-boratorio nutriti con mais Monsanto,MON863, già approvato e commer-cializzato in Europa. Altri volontarihanno montato una gabbia fuori dal-l’edificio del Consiglio, all’internodella quale due attivisti bendati man-giano mais geneticamente modifica-to, rimandando così al fatto che con-

    sumando prodotti frutto del-l’ingegneria genetica testatiimpropriamente, i consu-matori si possono trasfor-mare in cavie da laborato-rio, protagonisti inconsape-voli di un gigantesco espe-

    rimento genetico.“È scandaloso che gli organismi

    geneticamente modificati (OGM)non vengano testati coerentemen-te con la normativa europea, cherichiede analisi di lungo terminesugli effetti di questi prodotti perl’ambiente e la salute”, ha afferma-to Federica Ferrario, responsabilecampagna Ogm di Greenpeace Ita-lia. “Ora, abbiamo anche la provascientifica che dimostra che i pro-dotti geneticamente modificati pos-sono avere inaspettati effetti nocivisulla salute umana e animale, cosìcome sull’ambiente. Anche per que-sta ragione è importante liberare lafiliera di produzione del nostro Par-migiano-Reggiano dal rischio Ogm.I cittadini europei non devono es-sere trattati come cavie da labora-torio, esposti al rischio di Ogm nel-la catena alimentare”.

    Greenpeace ha infatti chiesto aiministri di ritirare l’autorizzazioneconcessa alla Monsanto per il maisMON863, fino alla rivalutazione deldossier presentato dall’azienda, asostegno di un sistema di valutazio-ne del rischio rigoroso, indipenden-te e trasparente che rispetti le istan-ze legali e sia in grado di garantirela sicurezza. Tutte le autorizzazioniprecedenti dovrebbero essere riti-rate fino a quando le lacune dimo-strate nel sistema autorizzativo nonverranno corrette.

    “Speriamo che gli Stati Membrichiariscano una volta per tutte chene hanno abbastanza della confor-mità incondizionata dell’EFSA (Eu-ropean Food Safety Authority), so-stenuta dalla Commissione, a qual-

    Da Greenpeace un appello ai governi dell’Europa peri rischi degli alimenti Ogm

    da pag. 7

  • rinascita flash 4/2007 9

    Europa

    siasi richiesta di introdurre un pro-dotto Ogm nel mercato europeo”,ha concluso la Ferrario. “I consu-matori, molti dei quali non voglio-no mangiare Ogm, si aspettanoche i politici mettano la loro salu-te, la loro sicurezza alimentare el’ambiente, prima degli interessieconomici di poche aziende bio-tech”. (aise)

    Quando Camillo Benso Con-te di Cavour morì, nel giugno del1861, pochi mesi dopo la com-piuta unità d’Italia, MassimoD’Azeglio, pensando ai compitiche la classe politica doveva af-frontare senza l’ispiratore e l’ar-tefice dell’Unità Nazionale, disse:”L’Italia è fatta. Ora dobbiamo faregli italiani”. La consapevolezza,forse anche un po’ demagogica(ma pur sempre consapevolez-za), che l’unità fisica di un Paesenon sia contemporaneamenteanche un’identità popolare, eraben presente sin dall’inizio dellastoria unitaria italiana.

    Il 25 marzo abbiamo festeg-giato i 50 anni dell’Unità Europeae, solo ora e solo timidamente,si comicia a parlare degli euro-pei. A Roma, la festa è stata bel-lissima, anche i discorsi erano ac-curati e ben scritti, e il richiamo auna nuova e più ampia identità,che conservi in sé la radice na-zionale e si ampli a una più va-sta sovranazionale, multiculturaleed europea, erano chiari ed espli-citi. ”Parole, parole, parole”, can-tava una straordinaria e bellissi-ma Mina parecchi anni fa.

    Noi che viviamo ”al di là delnostro naturale confine naziona-le” e in una Europa Unita, in qual-che modo dovremmo essere al-l’interno di tale processo di am-pliamento di identità. Sarà che

    sono miope, ma tutta questa identi-tà sovranazionale, quando cammi-no per la strada (sia qui in Germa-nia che in Italia) io, sinceramente,non la vedo. Vedo italiani, tedeschi,francesi, inglesi, spagnoli, greci evia dicendo, ma l’europeo, quellonon mi capita di incontrarlo.

    Secondo me la questione va ol-

    tre il già complicato processo di unapiù ampia identità che sia sovrana-zionale ed europea. Il vero proble-ma, il nocciolo della questione, lozoccolo duro che andrebbe scalfitoè quello di una vera integrazione.Integrazione e assimilazione nonsono solo due differenti parole, maanche due concetti e due processitra loro ben diversi.

    L’assimilarsi a una cultura chenon sia quella originaria è differen-te che integrarsi in una cultura di-versa da quella della propria pro-venienza nazionale di origine.L’assimilazione è un processo fa-gocitante, mentre l’integrazione(dovrebbe essere) più dinamica:mantenere viva la propria identitàd’origine, ampliandola e arricchen-dola con le nuove istanze cultura-li con le quali si viene a contatto,non al fine di crearne una nuova,ma una più ricca, più complessa,più dinamica.

    Che cosa si deve fare e chi lodeve fare per favorire finalmente losviluppo consapevole di un’identitàeuropea? Secondo me, tutti siamochiamati a fare qualcosa, se non

    altro a prendere consapevolezzadel problema e a contribuire,ognuno in base alle proprie forzee alle proprie capacità. Penso,inoltre, che la vera partita si gio-chi per le nuove generazioni. Noiadulti possiamo modificare ciòche già abbiamo, mentre i nostrifigli possono sperare di crearsi, sindall’inizio, una più ampia identità.

    I bambini biculturali e multicul-turali non sono più una eccezio-ne, ma finalmente sono quasi laregola. Saranno loro i primi veri econsapevoli europei? Se è giustala frase che ”niente nasce dalniente”, il solo fatto che abbianopiù radici, non significa che sianocapaci da soli di darsi una ampiaed equilibrata identità.Bambinicome piante con due o più radici.Farle ben assestare nel terreno,curarle tutte e farle intrecciare traloro, non è un processo naturale,ha bisogno di un sostegno consa-pevole. Un’integrazione equilibra-ta tra tutte le istanze culturali dicui sono portatori è un processomeraviglioso, ma anche faticoso,e necessita un supporto.

    Una attività come il laborato-rio dell’italiano, che cerca di te-nere viva la radice nazionale con-frontandola e integrandola conquella tedesca, è una delle offer-te possibili. In un futuro più pros-simo che venturo mi auguro checi siano altre iniziative, altre vo-lontà – anche da parte delle no-stre istituzioni nazionali e di quel-le europee – per favorire una pre-sa di consapevolezza e poi un pro-cesso più armonico di integrazio-ne equilibrata (dove nessuna ra-dice si perda o venga un po’ svili-ta), che creino più possibilità perle nuove generazioni di formarsiuna vera, stabile, dinamica e con-sapevole identità europea.(Marinella Vicinanza Ott)

    Cinquanta anni di Europa, ma dove sono gli europei?

    ?

  • 10 rinascita flash 4/2007

    Europa

    Le migrazioni hanno un loro vol-to romantico. Ogni partenza provo-ca in noi emozioni fra loro contra-stanti, la curiosità e la paura per ciòche non si conosce ancora, l’entu-siasmo per una nuova esperienzae la stanchezza della preparazione,la speranza e la nostalgia. Questolato romantico del partire ha rag-giunto in un passato non ancora lon-tano punte più prossime al dramma,quando si parlava di emigrazione,ad esempio, di italiani verso altriPaesi. Questi drammi sono oggi tra-gedie per chi ancora, da altri Paesio continenti, cerca in Italia il futuronegato, in un presente troppo lentonel suo divenire.

    Le migrazioni all’interno del-l’Unione Europea sono spesso unfenomeno sorprendentemente nuo-vo: non si vedono più valigie di car-tone salire e scendere a spallate daivagoni dei treni; i dialetti tendono asparire, purtroppo, anche tra i mi-granti che per fortuna parlano benela propria lingua madre, e nonsolo.Oggi a migrare sono soprattut-to giovani, in genere soli e curiosi,talvolta ambiziosi. Monaco di Bavie-ra è un tipico esempio di questogenere di migrazione: il 45% degliimmigrati ha un’età compresa fra 28e 40 anni e ha una formazione sco-lastica di livello superiore. È la mi-grazione dei cosiddetti Young Pro-fessionals. Sono forse la generazio-ne dell’Erasmus, che ha rotto lefrontiere fra gli stati nazionali euro-pei, che ha gioito dell’Euro, dei volilow-cost e del VoIP e che accorciale distanze col resto del mondo.

    Migrare all’interno dei confinidell’Unione Europea però non è più“emigrare” davvero, è più un traslo-care; in altri termini, dovrebbe es-sere una questione logistica e tal-volta amministrativa ma non socio-demografica. M’infastidisce sentirparlare dei migranti intra-europei

    come di stranieri, foreigners, Au-sländer, etranger.Succede di sen-tire parlare degli ”europei” comedi individui esotici da quegli oriun-di che vantano radici locali da duegenerazioni in su, come se loroeuropei non lo fossero. Gli oriun-di frequentano in proporzione mi-nore le associazioni che recanonella propria denominazione l’ag-gettivo ”europeo”, come se gli”immigrati” si sentissero più eu-ropei proprio in virtù del proprio”esotismo”.

    Gli europei – credo senza re-ale coscienza – si autodefinisco-no più spesso ”stranieri” che ”cit-tadini”. Non vanno a votare an-che quando ne hanno il diritto,in genere si interessano poco dipolitica locale anche quando litocca in prima persona (con clamo-rose e dovute eccezioni); qualcu-no si preoccupa più di perfeziona-re l’inglese piuttosto che di impa-rare la lingua del luogo, magari perottimizzare utilità e flessibilità in vi-sta della migrazione successiva.

    La verità, forse, è che l’accor-ciamento progressivo delle distan-ze ci ha fatto crescere e viverenell’idea che spostarsi non sia poiun dramma, che ovunque possaesserci una casa, e oggi le diffe-renze tra gli stili di vita tendono aridursi. Pungolati dal desiderio diconoscenza che l’epoca della co-municazione alimenta, si tende avivere in previsione dello sposta-mento successivo. È una sensazio-ne fantastica.Vedo tuttavia un pro-blema. Vivere in funzione dellacasa successiva e del domani,spinge a non cercare l’interazionenecessaria con il luogo e il tempopresenti: hic et nunc. Eppure, inuna società civile, qualcuno devepure occuparsi di organizzare, am-ministrare, gestire, legiferare. Se imigranti non se ne interessano,

    sono gli altri a farlo da soli, e po-trebbero farlo come se il popolo mi-grante non esistesse. Potrebberodimenticarne diritti e doveri, esi-genze e capacità.

    Mentre la realtà quotidianaparla un numero sempre mag-giore di lingue e celebra un nu-mero sempre maggiore di feste,gli oriundi potrebbero chiudersiin sé stessi, forse perché fati-cano a capirne il senso o per-ché non riescono a scoprirsi ar-ricchiti dall’innegabile differen-za, o temono di perdere unaspecie di titolo di proprietà, di-ritto naturale alla priorità delleproprie tradizioni.

    Ma per fortuna questo non suc-cede. Per fortuna si cerca di spin-gere tutti a partecipare, a lasciarsirappresentare e a rappresentarsi.Si pretende da ciascuno di noi unminimo di impegno e di partecipa-zione, che non impoverisce nessu-no e arricchisce tutti.Partecipare hamolto a che fare con l’integrarsi. Mipiace pensare all’integrazionecome a un processo osmotico: un

    ”Cittadini europei” o ”cittadini ed europei”?

    B. Brecht

    theater-schauspiel-oper.de

  • rinascita flash 4/2007 11

    Europa

    dare e avere in termini di energiaquanto di cultura, migliorare e la-sciarsi migliorare tramite il confrontocon persone più o meno diverse.

    Mi chiedo invece che significa-to possa avere la ”nonpartecipazio-ne”. È probabilmente vero che chinon partecipa nel proprio Paesenon lo fa neanche nel Paese ospi-te. È però anche vero che l’indicedi partecipazione alla vita pubblicatra gli immigrati che ne hanno di-ritto è in generale di gran lunga piùbasso che tra gli oriundi. A Mona-co di Baviera e a Francoforte menodel 30% degli immigrati aventi di-ritto hanno espresso una prefe-renza in occasione delle scorseelezioni comunali. È una percen-tuale scandalosa. Tra questi, pergiunta, non compaiono quelli che,pur in possesso dei requisiti perfarlo, non risultano fra gli aventidiritto per il semplice fatto di nonessersi registrati presso l’ammi-nistrazione locale.

    Questo atteggiamento è quellodi chi pensa che la politica non gliappartenga, che chi fa politica sisporchi le mani e forse un po’ an-che l’anima. Ma chi non partecipaha forse un peso sulla coscienzaper non aver contribuito a miglio-rare la propria casa di oggi e pernon aver voluto rendersela più si-mile. Chissà se potrà mai cambia-re qualcosa, di certo però chi noncontribuisce al cambiamento losubisce.

    L’Europa è casa nostra. Dicia-mocela tutta: la vera casa, la pa-tria, è un piccolo angolo del nostrocuore fatto di ricordi, odori, sapori,voci, sensazioni. Quella patria ètroppo salda dentro di noi perchépossiamo lasciarla, è troppo picco-la perché possiamo condividerladel tutto, ma grande abbastanza daarricchire i nostri compagni di viag-gio. Un giorno qualcuno mi disse

    Abbiamo attraversato quattromesi assurdi e intensi: sequestroMastrogiacomo, detenzione diHanefi, minacce a Emergency econseguente sospensione dell’at-tività degli ospedali in Afganistan.

    Abbiamo intanto avviato l’at-tività della Cardiochirurgia in Su-dan (già più di cento gli interven-ti).

    Stiamo riaprendo gli ospedaliafgani.

    A Kabul, il giorno di riapertu-ra, sono stati ricoverati e operatidue feriti da arma da fuoco, ilsecondo giorno due vittime dimine. Quando stavamo per ria-prire l’ospedale in Panshir, un’al-luvione nella valle, con numero-se vittime, ha reso drammatical’urgenza di aiuti (oltre all’assi-stenza sanitaria, cibo, coperte,alimenti), rendendo peraltro dif-ficile raggiungere l’ospedale.

    Due evidenze particolari sisono imposte in questa situazio-ne: le necessità finanziarie diEmergency, che rendano possi-bile la risposta anche a situazio-ni complesse, improvvise e im-previste; la necessità che le ri-sorse provengano da sostenitori“diffusi” e informati, a garanziadel carattere e dell’indipendenzadell’associazione.

    In relazione a queste necessi-tà, chiediamo esplicitamente (aidestinatari di questi messaggi) di“diventare Emergency”.

    Sul sito www.emergency.it sitrovano le forme per questo coin-volgimento.

    Nella sezione “Fai una dona-zione” dell’area “Partecipa” sitrovano tutte le indicazioni. Traqueste, la pagina “RID: bonifi-co automatico” propone di atti-vare una forma di finanziamen-to continuativo, in ogni momen-to revocabile, di cui si possonodeterminare la periodicità el’ammontare secondo le proprieintenzioni, caratteristiche edesigenze.

    Da questa forma di parteci-pazione diffusa, Emergency po-trebbe ottenere una regolaritànella disponibilità di risorse, di-ventando una comunità stabiliz-zata e costante di “titolari” del-le sue attività.

    Appello di Emergency

    che la nostalgia è la speranza alcontrario. Forse è anche un po’ ilconcentrasi troppo sulla patria cheportiamo nel cuore dimenticandoquella nella quale viviamo. Forseè un modo per non vivere l’effime-ro, oggi come se fosse per sem-pre, e allo stesso tempo non farsicarico dell’onere del presente.

    La libertà è stato il candido so-gno di molti, macchiato di sangue.Per tanti, nel corso della storia, ha

    significato e significa poter espri-mere la propria opinione, parteci-pare. Bertolt Brecht, però, alla li-bertà ha riconosciuto un limite:”Was hilft da die Freiheit. Es istnicht bequem. Nur wer im Wohl-stand lebt, lebt angenehm” (”Acosa ci serve poi la libertà. Non ècomoda. Solo chi vive nel benes-sere vive piacevolmente”).(Daniela Di Benedetto)

  • 12 rinascita flash 4/2007

    Italia

    Da qualche settimana ogni vol-ta che entro in internet, sulla pagi-na web di Repubblica o su quelladel mio gestore di posta elettronicatrovo qualche titolo che riguarda lamiliardaria americana Paris Hilton.

    Ovviamente non perdo tempo aleggere l’articolo che la riguarda;tuttavia quelle poche parole chescorro bastano a informarmi che lasuddetta signora è entrata, poi èuscita, poi è rientrata in galera es-sendo stata condannata per – mipare – aver guidato senza patente,oppure ubriaca, o tutt’e due le cose.

    Ora, la notizia non avrebbe tan-to risalto se a essere condannato auna (in fondo lieve) pena detentivafosse stato un comune mortalecome chi scrive o chi mi legge. Ilfatterello diventa invece materia daprima pagina (sia pure web) se lapersona coinvolta è un’americanastraricca, nullafacente e assoluta-mente incapace di svolgere un qual-sivoglia lavoro o professione, e inol-tre inetta a fare, scrivere o dire qual-cosa di intelligente. Mi chiedo allo-ra quale sia la ragione di tanta cu-riosità (la stampa, si sa, obbedisceanch’essa alla legge della doman-da e dell’offerta) per i fatti privati diquella che dopo tutto non è nien-t’altro che una ”Tussi” – come si dicequi in Germania – bionda e viziata.

    La risposta me l’ha data Mar-co Lodoli in un articolo apparsosu la Repubblica di qualche gior-no fa. Marco Lodoli, per chi nonlo sapesse, è uno scrittore cin-quantenne che oltre a pubblica-re di tanto in tanto romanzi e rac-conti (a volte convincenti a vol-te un po’ meno) dotati di unacerta liricità, lavora come inse-gnante di lettere in un istitutotecnico alla periferia di Roma.Lodoli ama intrattenersi con isuoi studenti adolescenti e dallesue chiacchierate ricava spesso

    piacevoli resoconti che pubbli-ca poi sul quotidiano romano.L’ultima sua discussione haavuto come oggetto i soldi e ilfascino che da questi proma-na. Ebbene, una sua studen-tessa diciassettenne gliene haspiegato in poche parole la ra-gione. I soldi – gli ha detto –permettono di sfuggire la re-altà, che è fatta di sofferenzae di tristezza. Il denaro per-mette cioè di edulcorare tut-to, di illudersi che il dolore nonesista, di stordirsi quanto ba-sta per sentirsi felice. Intendia-moci, la studentessa di Lodolinon ha fatto nessuna scopertasensazionale: ha detto quelloche tutti sappiamo; sorprendesemmai che in un’età così verdesi renda già conto che il denaronon regala la felicità, ma che ine-bria quanto basta per dimentica-re che si può essere infelici. Eccoallora a cosa servono le Paris Hil-ton e altre svampite dello stessogenere che bazzicano il lusso elo spreco: a far sognare, a far di-menticare la realtà di ogni gior-no, che è poi quella, per la mag-gior parte di noi, delle preoccu-pazioni, delle rogne quotidiane edell’incertezza (è il caso soprat-tutto dei giovani) del futuro.

    Sapere che una svaporata bion-do platino passerà qualche settima-na in carcere (a proposito, ha giàannunciato un diario della sua de-tenzione) o che è in vacanza inqualche posto ai confini del mon-do è in qualche modo consolante,visto che è notizia utile ad aggiu-starsi i paraocchi.

    In fondo, è poi quello si è sem-pre fatto. Il popolo festante non as-sisteva un tempo ai matrimoni deiprincipi? Non accorreva ai banchettidei ricchi, felice di vederli (esso astomaco vuoto) abbuffarsi allegra-

    mente? I poveri diavoli delle perife-rie non andavano, agli inizi del se-colo scorso, a guardare i benestan-ti mangiare il gelato in centro? Ilfatto che oggi anche i disgraziatiabbiano di che vivere più o menodignitosamente, non ha cambiatoaffatto la sciocca curiosità di chigode a vedere un altro, tanto lonta-no da lui per condizioni economi-che, godersi la vita come lui nonpotrà mai fare, e provare addirittu-ra simpatia per chi può spendere inpoche ore quanto a lui basterebbeper tirare avanti per anni.

    Insomma lo spettacolo di un ric-co (felice o infelice che sia) è con-solante e non produce neanche in-vidia. Anzi: il consenso guadagnatoda Berlusconi ostentando ville, bar-che e belle donne, la dice lunga aquesto proposito.

    Viene in mente quella poesia diTrilussa, L’incontro de li sovrani,nella quale mentre due regnantichiacchierano sul ponte di unanave, fra sventolii di bandiere esalve di cannone,

    ” …er popolo lontano rimasto sula riva magna le nocchie e strilla:evviva, evviva, evviva. E guardala fregata sur mare che sfavilla”.(Corrado Conforti)

    I l p i a c e r e d i o s s e r v a r e i r i c c h i

    racine.ra.it

    Alla ricerca di cibo

  • rinascita flash 4/2007 13

    Mondo

    Nella primavera scorsa parteci-pai assieme a Gabriella, con la qua-le condivido la vita, a un incontronella magnifica foresta tropicale diYaterita, ubicata nella zona orien-tale di Cuba, con bambini del luogotra i sei e i quindici anni, i quali miinvitarono a parlare della natura edi quanto da lei si può apprende-re. Cercai di esprimere il mio pen-siero nel modo seguente.

    Cosa ci suggerisce la prima-vera? Ci permette di comprende-re l’importanza del risveglio del-la vita, come ci illustra questobreve racconto, di cui voi stessisiete protagonisti. Vi trovate inquesto luogo tanto bello, circon-dati da prati e alberi con moltianimaletti che vivono liberi. Visembra di essere in una scuolaspeciale e vi rivolgete alla natu-ra con le parole: “Vogliamo appren-dere molte cose da te, soprattutto ilsignificato profondo della vita e l’im-portanza del condividerla con glialtri”. La natura vi risponde: “Accet-to di essere vostra maestra, però voinon siete solo miei allievi, ma so-prattutto miei cari amici.

    Che significato ha questo gior-no di primavera? Tutti gli esseri vi-venti si sentono pieni di una ener-gia che dà molta forza. Guardate lefoglie delle piante e i fiori che stan-no sbocciando. Guardate la gioiache esprimono tutti gli animaletti,come quella farfalla variopinta chesta volando da un fiore all’altro oquegli uccellini che si stanno co-struendo il nido perché i loro piccoliinizino la loro vita serenamente e inluogo ben protetto. Dunque vedeteche gli animali vi suggeriscono dicondividere la vita con gioia. Lo soche voi sapete accettare il loro invi-to. Purtroppo vi sono molti esseriumani che stanno cercando di sfrut-tarmi, con mentalità egoista, perprocurarsi i due alimenti, quello per

    la vita individuale (frutta, vegetali,carne, acqua, etc.) e quello per lasocietà (energia per il trasporto, perl’illuminazione, per la costruzione,per l’industria, etc.) utilizzando tec-niche avanzate, ma in modo erra-to. Ecco alcuni esempi: distruzionedi foreste per fare monoculture, uti-

    lizzazione di prodotti chimici dan-nosi per piante e animali, impiegodi grandi quantità di energie fossili(carbone, petrolio e gas) e nuclea-ri, che stanno mettendo in pericolola vita del nostro Pianeta. Dovetericordare quanto disse il pensatorecubano José Martí «Il Mondo san-guina senza sosta per i crimini chesi commettono contro la natura». Alcontrario i due alimenti di cui ho par-lato prima devono essere totalmen-te puliti, alimenti di vita e non di mor-te e per questo vi invito a prenderela via del Sole. Perché? Voi avete lafortuna di essere nati in un Paesecon una rivoluzione meravigliosa,una rivoluzione di amore. Potete im-pegnarvi nel farla sempre più bella,sempre più solare. Cuba è già pro-gredita molto nella giusta direzione.

    Ora voi potrete impegnarvi nel-la vita per dare impulso alla rifore-stazione, per proteggere la biodiver-sità con coltivazioni varie e prodottinaturali, per utilizzare con modera-zione l’acqua essenziale per la vitadel Pianeta, per sviluppare sempre

    più le fonti solari, ossia rinnovabili,di energia, come le solari dirette,termica e fotovoltaica, e le solariindirette che si utilizzano con minicentrali idroelettriche, generatorieolici, impianti di biogas, etc. Ve-dete quante cose potrete fare in di-rezione della vita, cosicché i vostri

    cuori si riempiranno di gioia”.Queste le parole della natura.

    Uno di voi sente la necessità dichiederle: “Non abbiamo moltaforza, come possiamo cambiareil Mondo?”

    “Certo che sì –risponde la na-tura – con il vostro amore moltopiù forte di qualsiasi arma di di-struzione, potete fare in modoche nasca una nuova primavera,una rivoluzione solare. Oggi voipotete decidere di impegnarvi percostruire un Mondo migliore, per-

    ché la rivoluzione cubana si facciasempre più raggio di sole che invitii popoli del Pianeta e in particolarei giovani a scegliere la via del Sole,il cammino della vita e dell’amoreper gli altri”.

    Terminato il racconto, furono ibimbi a prendere la parola, espri-mendo in modo commovente il de-siderio di vivere in armonia conquanto la natura aveva loro propo-sto, ponendo l’accento sul fatto chenon si stancheranno mai di avanza-re con coraggio lungo la via del Sole,cercando poco a poco che la nasci-ta di un Mondo nuovo diventi realtà.

    Questi sì sono giovani con cul-tura e capacità di amare! È statoun giorno, questo passato con loroin contatto diretto con la natura, cheGabriella e io non potremo mai di-menticare. Un’esperienza che de-sideriamo trasmettere ai lettori,spesso mal informati sulla realtà diCuba, con l’augurio che dia a tuttila voglia di intraprendere il cam-mino verso una nuova primavera.(Enrico Turrini)

    L a n a t u r a m a e s t r a d i v i t a e d i c o n d i v i s i o n e

  • 14 rinascita flash 4/2007

    cultura

    Nizar Qabbani (1923-1998) è sta-to uno dei più importanti e controversipoeti arabi moderni. In tanti Paesi fu-rono vietate le sue poesie, che tratta-no dell’amore nella società tradizionalearaba e della situazione politica nei di-versi Stati arabi. Alla domanda se fos-se un rivoluzionario rispose: “L’amorenel mondo arabo è come uno schiavoe desidero liberarlo”. Tanti musicistihanno utilizzato i versi del poeta neitesti delle loro canzoni, per esempiol’egiziano Abd al Halim o l’iracheno Ka-zem Assaher, due celebri cantanti. Nelmondo occidentale però Nizar Qab-bani è rimasto quasi sconosciuto.

    Nacque a Damasco il 23 marzo1923. Studiò diritto all’università di Da-masco per diventare poi ambasciatoredella Siria a Beirut, al Cairo, a Madrid ea Londra. Nel 1966, poco dopo cheHafez Al-Assad ebbe preso il potere inSiria, Nizar Qabbani si dimise dal ser-vizio diplomatico e andò in Libano dovefondò una casa editrice.

    Per quanto riguarda la vita priva-ta, il poeta subì gravi disgrazie cheebbero anche un forte effetto sulla suaopera. Sua sorella si suicidò perchéfu costretta a sposare un uomo chenon amava. Suo figlio morì in un inci-dente. La sua seconda moglie morì inIraq nell’esplosione di una bomba. Ni-zar Qabbani morì di un infarto il primomaggio 1998.

    Per chi volesse conoscere i suoiversi, gli unici libri in lingua italianafacilmente reperibili sono ”Il fiammi-fero è in mano mia e le vostre piccolenazioni sono di carta - e altri versi” acura di Valentina Colomba, EdizioniSan Marco dei Giustiniani; oppure ”Poesie” a cura di Giovanni Canova

    Nizar Qabbani – un poeta arabo

    Ecco alcuni versi di una sua famosapoesia che parla della Siria di Al-Assad:

    Se mi fosse concessal’impunità

    [...] Se mi fosse concessal’impunità,se potessi incontrare il Sultanogli direi: signor Sultanoi tuoi cani feroci hanno lacerato lamia vestee i tuoi inquisitori sono sempre allemie calcagna...

    I loro occhi mi seguonoi loro nasi mi seguonoi loro piedi mi seguonocome l’inevitabile destino, come ilfato...

    Interrogano la mia donna,segnano i nomi dei miei amici...Signor Sultano,per essermi avvicinato alle tue sordemura,per aver tentato di mettere a nudo ilmio dolore e il mio tormento, sonostato picchiato con una scarpa.

    Mio signore, signor Sultano,hai perso la guerra due voltepoiché metà del nostro popolo nonha lingua...Che valore può aver un popolo chenon ha lingua?

    Poiché metà del nostro popoloè chiusa come la formica e il topoall’interno di mura...

    Se qualcuno mi mettesse alsicurodai soldati del Sultanogli direi:hai perso la guerra due voltepoiché ti sei staccato dalla causadell’uomo...

    (Nizar Qabbani, traduzione di G.Canova, da: Note sul quadernodel disastro)

    e altri, Herder Editrice. (Martina Rah-meh)

    Come sono solito fare ognigiorno, anche lunedì 23 aprile, diprima mattina, appena acceso ilcomputer e collegatomi a inter-net, do una scorsa alle notizie dalFriuli. Mi aspetto le solite cose, ilcommento alle partite dell’Udine-se e della Snaidero e poco altro:nel fine settimana non succedemai nulla di spettacolare. Giuntoalla fine della mia navigazione, micollego con l’ultimo sito che miinteressa, convinto peraltro cheanche lì non ci sarà poi molto. Einfatti non me ne rendo subitoconto. Non so se sia una reazio-ne di difesa inconscia. Leggo il ti-tolo e per una frazione di secon-do non lo capisco, non lo elabo-ro, non lo voglio. Poi sento comeun vuoto salirmi dal cuore e le la-crime agli occhi.

    Nella notte tra sabato 21 e do-menica 22 aprile è morto AntonioBellina, Pre’ Toni Beline, uno deipiù grandi intellettuali friulani, unoscrittore sensibile, una delle figu-re più importanti del mondo cul-turale, politico e sociale del Friu-li. Ma più che alla perdita – forseincolmabile – per il Friuli, io pen-so alla mia, personale, umana eintellettuale. Perché avevo la for-tuna di conoscerlo, Pre’ Toni, diaverne goduto la conversazione,di averne gustato lo spirito com-battivo e l’entusiasmo, la caricadirompente e la sensibilità uma-na e intellettuale.

    Nato nel 1941 a Venzone, nel-le Prealpi, alle porte della Carnia,Antonio Bellina entrò in semina-rio a Udine giovanissimo – ad ap-pena undici anni – e fu ordinatosacerdote nel 1965. Fu un pretestraordinario con le sue comuni-tà e scomodo per la Chiesa uffi-ciale, per le autorità ecclesiasti-che, per le gerarchie, perché non

    In ricordo di Pre’ Toni

  • rinascita flash 4/2007 15

    cultura

    segue a pag. 16

    aveva paura a smascherarne leipocrisie, le mancanze e le meschi-nità (come per esempio in quel suolibro, La fabriche dai predis, ”Lafabbrica dei preti”, misteriosamen-te ritirato dal mercato poco dopola sua uscita). Perché amava ecapiva la gente e le era vicino. Ela gente amava lui, come ha di-mostrato durante i suoi funerali lagrandissima partecipazione deisuoi ex parrocchiani di Villa e Ri-valpo, in Carnia, dove operò peruna quindicina d’anni tra il 1968 eil 1982, i parrocchiani che non lohanno mai dimenticato ed eranopresenti quasi al completo.

    Intellettuale finissimo, giornali-sta impegnato, scrittore dalla sen-sibilità e dallo stile inconfondibili,Pre’ Antoni Beline è sicuramenteuna delle figure più importanti del-la vita politica, culturale e religio-sa friulana della seconda metà delXX secolo e di questo primo de-cennio del XXI. Molte definizionisono state date di Antoni Beline, ealcune ne colgono bene certiaspetti intellettuali e caratteriali,come ”Lutero friulano”, ”teologodella liberazione in Europa”, ”pre-te filosofo”, ”ultimo sacerdote pa-triarchino”. La sua produzione let-teraria, coronata da diversi ricono-scimenti e premi, è vastissima,quasi cinquanta libri scritti in unfriulano vero, vivo, spontaneo,appassionato e appassionante. Fuvero maestro di lingua e come taleaccettò (e vinse) anche la sfidaforse più difficile per un tradutto-re, la traduzione della Bibbia infriulano, cui lavorò per decenni,dapprima assieme a Pre’ ChecoPlacerean, poi da solo.

    Antoni Beline fu anche giorna-lista sagace, redattore e soprattut-to appassionato autonomista. Di-rettore e proprietario de La Patrie

    dal Friûl, il primo e per lungo tempounico mensile in lingua friulana, fueditorialista de La vita cattolica, ilsettimanale della Diocesi di Udine,collaboratore e ospite gradito diOnde furlane e Radio Spazio 103:nei suoi articoli e pezzi, sempreacuti, intelligenti e profondi, eglicombatteva per un Friuli autonomoe maturo, per un Friuli vivo. AntoniBeline era inoltre l’esponente piùconosciuto e l’anima di Glesie fur-lane, il gruppo di sacerdoti che dadecenni combatteva per una Chie-sa più vicina alla gente, pulita, at-tenta ai diritti. Per una Chiesa friu-lana, in friulano. Nel 1976, dopo ilterribile terremoto che mise in gi-nocchio il Friuli e rase al suolo ilbellissimo borgo medievale di Ven-zone, la patria di Antoni Beline, conil suo maestoso duomo, quel grup-petto di sacerdoti con lui in testa, inun documento inizialmente inviso erifiutato dalla Chiesa ufficiale (cheperò poi se ne assunse il merito, ta-cendone l’origine) invitava con gran-de realismo e concretezza a rico-struire prima di tutto le case e lefabbriche, ché alle chiese si sareb-

    be pensato poi.Ma di Antoni Beline mi piacereb-

    be ricordare soprattutto l’uomo. Alto,magro, segnato nel fisico dalla ma-lattia che da lungo tempo lo afflig-geva, ricordava un altro grande friu-lano, Davide Maria Turoldo, e comequesto conservava, nonostante ilmale, una grandissima gioia di vi-vere, uno spirito combattivo e in-stancabile, una grandissima lucidi-tà. Ricordo in particolare un incon-tro, in un pomeriggio uggioso di feb-braio, alcuni anni fa. Ero andato acasa sua per chiedergli consigli einformazioni per le mie ricerche suifriulani in Baviera, a lui che non soloera un grandissimo conoscitore del-la storia friulana, ma anche unamante di questa terra tedesca me-ridionale. Parlammo a lungo, di tut-to, io lo ascoltavo affascinato e go-devo della sua voce, delle sue pa-role, della sua grande conoscenza.E poi d’un tratto lui, malato ma maidomo, si alzò, andò nella stanzavicina e ritornò con un cucciolino,un batuffolo di pochi giorni, appenanato, in mano. Me lo portò all’orec-chio e mi disse ”Scolte, scolte il socûr. Chi a è la vite, cheste a è lavite. Nol isal un meracul chest?”(”Ascolta, ascolta il suo cuore. Quiè la vita, questa è la vita. Non è unmiracolo questo?”). Lo voglio ricor-dare così, vivo e attaccato alla vita,alla natura, al miracolo della vitanelle sue forme più semplici e de-licate. E anche se quel vuoto alcuore non si è ancora riempito equelle lacrime non si sono ancoraasciugate, posso sorridere, perchéso che le sue battaglie sarannoportate avanti dai tanti che lo han-no conosciuto, amato e apprezza-to e soprattutto perché so che ilsuo ricordo e il suo insegnamentoverranno sempre con me.Cungjò Pre’ Toni! (Luca Melchior)

    friul.it

  • 16 rinascita flash 4/2007

    cultura

    I fatti: Cile, marzo 1973. A cau-sa del voto di fiducia alla coalizioneUnidad Popular, le elezioni parla-mentari sotto il governo di Allenderisultano di pessimo auspicio per ladestra cilena e per la CIA. Nixon eKissinger avevano inviato in Cile gliagenti del servizio di sicurez-za americano allo scopo diboicottare l’attuale Governoallendista e riportare il Paesea posizioni politiche di aper-tura pro-americana, ma leoperazioni politiche e propa-gandistiche non avevano rag-giunto il loro obiettivo. La pa-ura di una nuova Cuba è in-calzante e la CIA suggerisce,come rimedio definitivo al pro-blema, una soluzione milita-re. I finanziamenti e le armisono già sul territorio cileno.Nelle due riunioni segrete deimilitari, il primo e il due set-tembre di quel 1973, si orga-nizza il piano finale per la ca-duta del Governo di Allende,proponendo il generale Pino-chet come comandante mas-simo dell’esercito e coordina-tore del colpo di stato. L’11 disettembre iniziano le operazioni.

    Alle 8.30 del mattino il porto diValparaiso viene isolato; alle 14.30la Moneda (sede del Governo) bom-bardata e quasi distrutta. I supersti-ti si arrendono e Allende si suicida.Il suo corpo sarà l’ultimo ad abban-donare l’edificio. Iniziano le ”Ope-razioni di Pulizia”: fucilazioni, arre-sti, torture, sparizioni di persone,perquisizioni e attentati che dureran-no ufficialmente 17 anni, ma prose-guiranno segretamente fino allamorte di Pinochet nel dicembre2006. Sarà l’inizio di una delle piùcrudeli dittature organizzate nel-l’America Latina.

    In quello stesso istante il gruppomusicale Inti-Illimani (in lingua de-

    gli Incas, quechua, ”Figli del Sole”)si trovava in Italia per una tournée,dove rappresentava, a livello cultu-rale, la Unidad Polpular. Non pos-sono ritornare in Cile dove sannoche sarebbero giustiziati come sov-versivi. Chiedono asilo politico e il

    nostro Paese, che non concede fa-cilmente questo privilegio, glieloaccorda. Alcuni mesi dopo alla Raiappare una presentatrice emoziona-ta. Cita gli avvenimenti che sonosuccessi in Cile dopo il colpo di sta-to e appaiono sullo schermo 6 gio-vani cileni, vestiti con lunghi pon-chos neri, con l’espressione severae con strani strumenti musicali, cheiniziano a suonare una musica tri-ste e magica. È un manifesto pub-blico sugli orrori della repressionee sulla necessità di resistere e lot-tare. L’Italia è commossa: sono loro,gli Inti-Illimani, che rivestiranno unruolo politico e culturale fondamen-tale nel sensibilizzare a favore del-la solidarietà internazionale. Ci ri-

    porteranno ai tempi dei nostri gran-di partigiani, quando l’Europa erasotto il giogo di nazisti e fascisti, eil simbolo di libertà significava sa-crifici stoici impensabili nella socie-tà individualista ed egoista di oggi.

    Il periodo: il decennio degli anni‘70 è il periodo più prolificodella cultura moderna italia-na. L’epoca dei grandi trova-tori: Fabrizio De André, Fran-cesco Guccini, i Nomadi,Francesco de Gregori, LucioDalla, Giorgio Gaber e tan-tissimi altri. È un periodo cre-ativo in un’orgia di idee mol-teplici, composte di pensiericritici e riflessivi, soprattuttocontro le istituzioni ancorarepressive, ma nascoste sot-to una nota democratica. Inquesto insolito scenario gliInti-Illimani trovano un terre-no fertile dove seminare laloro creatività. Entrano benpresto nella classifica nazio-nale dei migliori cantanti,competono con i ”mostri sa-cri” della musica italiana eraggiungono il primo postoche manterranno per anni.

    La loro musica piace, affascina,coinvolge anche coloro che noncondividono le posizioni politiche.Canzoni come ”El pueblo Unido” o”Venceremos” diventano un innoche viene cantato in tutte le mani-festazioni e le occupazioni dei se-guenti decenni. ”El mercato Testac-cio” viene introdotto nel programmamusicale della Banda dei Carabinie-ri di Roma.

    Iniziano tournée in tutto il mon-do e registrano dischi e cassettevenduti a ogni angolo della terra. Èun fenomeno che coinvolge tutta lagenerazione degli anni ‘70.

    L’attualità: gli Inti-Illimani nonsono un gruppo musicale fine a sestesso. Il successo non li ha cam-

    Inti-Illimani: un mito, la parola fatta musica

  • rinascita flash 4/2007 17

    cultura

    biati, come invece purtroppo suc-cede a molti. Non hanno mai ces-sato d’imparare, di approfondire leconoscenze musicali, di studiarefolclore latinoamericano, di abban-donarsi al fascino di nuovi e antichistrumenti. Ma in modo particolaresono rimasti fedeli ai loro ideali dilibertà, di solidarietà e di consensopolitico, che li hanno portati a con-dividere decenni di vita comune edi composizione musicale. Oggi-giorno li vedono immersi in un Cilecaratterizzato da una realtà politicae culturale ancora arcaica, ma infase di grande trasformazione, doveloro stessi dichiarano: ”C’è ancoramolto da fare”. Non solo non hannodiminuito la loro fama, ma l’hanno

    È da poco in commercio, distri-buito dall’Agenzia DocVideo, uncofanetto che contiene in dvd 24documentari inediti sul tema del-l’emigrazione italiana all’estero. Sitratta dei documentari finalisti evincitori della terza edizione diMemorie Migranti, il concorso direportage, documentario e fictionbandito dal Museo regionale del-l’Emigrazione Piero Conti a Gual-do Tadino (Perugia).

    Lo scopo dell’iniziativa eraquello di favorire il recupero e lasensibilizzazione della memoriastorica dell’emigrazione italiananel mondo dalla fine dell’800 ainostri giorni, nonché favori-re un’attività di ricerca e distudio sugli aspetti storici,sociali ed economici, legatia questo fenomeno. Il con-corso ha ricevuto l’alto pa-tronato della Presidenza del-la Repubblica e del Ministe-ro Affari Esteri ed ha avutocome testimonial il registaRoberto Faenza e il giorna-lista David Sassoli, Vice-Di-rettore del TG1.

    È la prima volta che inunico dvd si raccolgono cosìtanti documentari sul tema

    dell’immigrazione italiana. ”Il co-fanetto nasce dalla volontà di vo-ler dare ai finalisti del concorsouna vetrina per far conoscere leproprie opere.” dichiara Catia Mo-nacelli, Direttrice del Museo Pie-ro Conti ”È anche uno strumentoper sensibilizzare il pubblico sudi un tema sociale, quello dell’im-migrazione italiana, trattato dapoche persone”. Il concorso Me-morie Migranti riaprirà la quartaedizione a settembre con una no-vità: grazie ad una speciale se-zione ”esteri” potranno partecipa-re registi da tutto il mondo. (NewsItalia Press)

    I documentari sull’immigrazione italianaraccolti in un DVD

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    rinascita flash

    accresciuta vertiginosamente. At-tualmente la loro musica è una squi-sita miscela di esperienza e rinno-vamento, di un barocco musicalefuso a tecniche strumentali attualiz-zate, nell’ottica di ritmi antichi emoderni, e testi di un raffinato livel-lo ermetico, che comunque non siallontanano dal messaggio sociale:il riscatto della dignità umana e del-la moralità della coscienza. Dopo 40anni di percorso musicale, di tour-née in moltissimi Paesi del mondoe dopo aver pubblicato 49 CD, nonhanno dimenticato la loro seconda

    patria, l’Italia. A noi è dedicata la bel-lissima tarantella ”El mercado Te-staccio” e la struggente canzone diDe Gregori ”Buonanotte Fiorellino”,che hanno introdotto in uno dei loroultimi CD. Come d’altro canto nondimenticano mai di segnalare il lororiconoscimento a un Paese che liha adottati e ne ha fatto dei quasiitaliani. (Gloria Verzanini)

    Il sito web degli Inti Illimani, dove sipossono anche ascoltare le loro can-zoni: www.inti-illimani.cl.

  • 18 rinascita flash 4/2007

    attualità

    C’era una volta l’Inter-rail, l’offer-ta delle Ferrovie dello Stato che per-metteva a tutti i giovani che nonavessero ancora compiuto i 26 annid’età – quindi rivolta a studenti, main effetti non solo a loro – di viaggia-re in tutta Europa a prezzi nettamen-te più contenuti rispetto a quelli chela stessa percorrenza sarebbe costa-ta al viaggiatore se calcolata in baseal tariffario ferroviario normale. Conil passare degli anni questa formula,salvo l’apporto di modifiche comel’introduzione dell’Inter-Rail Adult (perchi abbia già raggiunto o superato illimite d’età previsto) e l’abolizionedel sistema che divideva l’Europa azone, ha continuato a mantenersivalevole e soprattutto a basarsi sulprincipio innovativo della libera cir-colazione: infatti l’idea consiste, inpratica, nell’acquistare un bigliettospeciale che può valere da un mini-mo di 10 a un massimo di ben 30giorni, durante i quali si può circola-re in lungo e in largo sulle linee fer-roviarie di un Paese europeo e, vo-lendo, a scelta più di uno.

    L’Inter-rail, manco a dirlo, ha avu-to un gran successo che nel temponon soltanto si è mantenuto forte, maè anche via via aumentato, come delresto la sua popolarità. Libertà dimuoversi spendendo poco, possibi-lità di restare in viaggio a lungo equell’invitante senso d’avventurahanno fatto di questo modo nuovodi viaggiare una vera e propria tra-dizione, nonché il pane per i dentiideale di chi voglia prendersi il tem-

    po di girare, abbia tanta voglia di par-tire e magari una lunga e calda estatedavanti. Supponiamo invece ci sivoglia spostare da una città all’altra,magari all’interno di una sola regio-ne o dovendo attraversare zone chenon valgano l’acquisto di un bigliet-to Inter-rail: è possibile trovare an-che in casi come questi una soluzio-ne di viaggio alternativa che nondebba necessariamente passare peri soliti bus, cambi di treno, offerte lowcoast, last minute e quant’altro? Larisposta a questa domanda non soloè affermativa, ma ha anche unnome, ovvero Mitfahrzentrale, cono-sciuta anche con la sigla MFZ. Dicosa si tratta esattamente? La MFZaltro non è che il nodo di mediazio-ne fra viaggiatori che, trovandosi apercorrere una certa tratta con la pro-pria automobile, sono disposti a of-frire uno o più posti a sedere in mac-china e chi invece è proprio alla ri-cerca di un passaggio.

    Il principio di base, in questocaso, è quindi quello del passaggiocondiviso, una soluzione rivoluzio-naria quanto pratica e semplicissi-ma. Se si abita per esempio a Pisao a Vienna e si vuole andare magaria Bologna o a Monaco, vale semprela pena di dare un’occhiata per ve-dere se ci sia l’offerta di un viaggia-tore disponibile. Basta andare sul sitointernet ufficiale, ovvero suwww.mitfahrzentrale.de, registrarsi einiziare la navigazione consultandole offerte di passaggio condiviso giàinserite oppure, perché no, provaremagari a scriverne direttamente una.A differenza degli anni scorsi, quan-do la consultazione era possibile soloin tedesco, ora si può accedere allaversione inglese o a quella francesedel sito. Per ogni passaggio, oltrenaturalmente il costo, sono disponi-bili le informazioni più disparate: adesempio la possibilità o meno di fu-mare in macchina, le lingue parlate

    dal viaggiatore che offre o che cer-ca, il numero di posti disponibili ecosì via.

    La cifra richiesta, del resto, dapagare in contanti al momento disalire sull’auto, la stabilisce il guida-tore: per avere il suo numero telefo-nico, poterlo così direttamente con-tattare e sapere se ci siano posti an-cora liberi, basta chiamare la hotlinedi MFZ e il gioco è fatto. L’estate èarrivata portando con sé giornate piùcalde, la voglia di liberarsi dai vestitipesanti, di andare in vacanza e ingenerale di muoversi di più: perchéallora non provare a lasciare nel cas-setto gli orari dei treni e spulciare trale segnalazioni degli automobilisti incircolazione? Condividere l’auto èun’idea semplice, economica, è l’oc-casione di conoscere persone nuo-ve, una soluzione alternativa permettersi in movimento e forse con iltempo anche una nuova buona abi-tudine: dalla libera circolazione al piùrecente passaggio condiviso di oggi,il popolo dei viaggiatori disposti asperimentare modi non convenzio-nali di partire continua a lievitare equesto non è un caso.

    La MFZ del resto, a dispetto diuna popolarità che resta ancoraabbastanza circoscritta alla solaGermania e dintorni, poggia di fat-to su una rete che copre tutta l’Eu-ropa e può servirsene chiunque,senza restrizioni d’età o di perio-do. In effetti esiste già anche un’al-ternativa alla MFZ che, caso vuo-le, ha sede proprio a Monaco e chefornisce gratuitamente i recapitidegli automobilisti sul sito ufficia-le, www.mitfahrgelegenheit.de:salvo diverse varianti che riguar-dano i criteri di ricerca e il fattoche le pagine in rete siano dispo-nibili solo in tedesco, la formuladi base resta la stessa: come dire,squadra che vince non si cambia.(Manuela Bianchi)

    Alternative di viaggio sulle strade d’EuropaLa Mitfahrzentrale e le virtù del passaggio condiviso

  • rinascita flash 4/2007 19

    salute

    Arriva l’estate e con l’estate arri-vano le tanto attese vacanze. Si fre-me d’impazienza, non si vede l’oradi partire, di lasciarsi alle spalle lacittà, il lavoro, gli obblighi quotidia-ni. Purtroppo ogni medaglia ha il suorovescio e in vacanza l’imprevistoè sempre in agguato: un colpo dicalore, una scottatura, una distorsio-ne, un’ustione da medusa, il morsodi una vipera, uno strappo musco-lare, un abbassamento di pressio-ne. Per non parlare dei tanti insetti:zanzare, vespe, api, calabroni, ta-fani, zecche e così via, che ovvia-mente pungono o mordono anchecoloro che non vanno in vacanza.

    I consigli per affrontare questeevenienze sono molti ma, in questarubrica, li possiamo trattare soltan-to a grandi pennellate. Oggi parlia-mo dei rischi più frequenti al mare,partendo dalle scottature solari, chepossono essere di due tipi: un erite-ma o un’ustione.

    L’eritema si manifesta con pellearrossata e dolore. Si cura applican-do una crema a base di cortisone esi risolve in un paio di giorni, a pattodi non stare al sole, neppure sottol’ombrellone.

    I sintomi dell’ustione sono glistessi dell’eritema ma amplificati.Qualche linea di febbre e pelle leg-germente gonfia che si riempie dipiccole bolle – contenenti un liquidotrasparente – che non vanno rotteperché possono far infettare la pel-le sottostante. Si cura applicandodue volte al giorno una crema corti-sonica con antibiotico. Si può ritor-nare in spiaggia soltanto quando lebollicine sono scomparse.

    Il colpo di calore si manifestadapprima con un senso di malesse-re diffuso, seguito nell’arco di brevetempo da mal di testa, nausea ebattito cardiaco accelerato. Può cau-sare anche febbre molto alta e avolte addirittura perdita dei sensi. La

    prima regola da seguire è mettersi inun luogo all’ombra, meglio se venti-lato. È consigliabile fare spugnaturecon l’acqua fredda e bere a piccolisorsi acqua minerale a temperaturaambiente. Per prevenirlo è importan-te bere molto, preferire abiti e indu-menti intimi in cotone o lino e scarpeche impediscano ai piedi di sudare edi gonfiarsi.

    Al mare non è raro andare incon-tro a un crampo. Lo causano la tem-peratura dell’acqua troppo fredda, ilcontinuare a nuotare quando si è giàstanchi o poco allenati, l’uso di pinnetroppo strette. Se il crampo in acquaassale in un punto dove non si tocca,bisogna mettersi a pancia in su, poidistendere la gamba e tirare in su lapunta del piede. È una manovra do-lorosa ma è l’unico modo per scio-gliere il muscolo.

    L’ustione da medusa provoca bru-ciatura e dolore, causati dal contattodella cute con il veleno delle celluleurticanti presenti sulla superficie del-l’ombrello e lungo i tentacoli. Il sinto-mo è immediato e localizzato nellazona del contatto. In genere, dopoqualche ora, compaiono anche bolleche si risolvono da sé, ma che nonvanno però strofinate poiché in talmodo si rischia di liberare le sostan-ze tossiche dei pezzi di tentacoli ri-masti attaccati alla pelle, che si eli-minano usando una pinzetta o con unrasoio, dopo aver spalmato un po’ dischiuma da barba sulla parte colpita.Poi si fanno impacchi con garza im-bevuta d’aceto o ammoniaca diluita.Per calmare il prurito serve una po-mata antistaminica ma, se l’infezio-ne è intensa e il dolore non si placa,si dovrà ricorrere a una crema al cor-tisone. Non ci sono sostanze per te-nere alla larga le meduse. L’unicoconsiglio è di non fare il bagno quan-do il mare è torbido , né dove ci siauna corrente che dal largo va versola terraferma, dato che le meduse

    sfruttano le correnti per spostarsi.Nei nostri mari ci sono anche

    pesci velenosi. Il dolore delle loropunture è lancinante e pulsante. Laprima regola è immergere subito laparte colpita in acqua molto caldaper almeno trenta minuti. In man-canza d’acqua calda, avvolgere laparte colpita in un fazzoletto e co-prire con sabbia o sassi molto caldi.Quindi è necessario consultare unmedico che prescriverà, se neces-sario, un antibiotico e talvolta anchela vaccinazione antitetanica.

    Che cosa può capitare ancora almare? Per esempio di appoggiareun piede su un riccio. Il dolore dellapuntura è immediato e acuto. È in-dispensabile eliminare immediata-mente gli aculei e con grande pre-cauzione perché sono sottili, appun-titi e assai fragili e quindi si spezza-no facilmente. Prima però è oppor-tuno disinfettarli. Dopo aver tolto gliaculei bisogna disinfettare anche laferita con una pomata antibiotica einfine applicare un cerotto.

    Spero con queste avvertenze dinon avervi rovinato i giorni che tra-scorrerete al mare. Volevo soltantoinvitarvi a non sottovalutare i rischia cui si può andare incontro. Maconsolatevi pensando ai pericoli chepuò riservare la montagna, cosa dicui parlerò la prossima volta. E no-nostante tutto: buone vacanze!(Sandra Galli)

    I ”guastafeste” delle vacanze

  • 20 rinascita flash 4/2007

    appuntamenti

    giovedì 19 luglio ore 18-20 al Ludwig-Maximilians-Universität, Hörsaal B101 (Geschwister-Scholl-Platz1, Mü) nell’ambito della Vortragsreihe “ItalienischeKunst - Themen, Methoden, Perspektiven”: “DieIsaak-Bilder in Assisi: Wie kommt der Raum in dieFläche?” del Prof. Dr. Michael V. Schwarz,Universität Wien. Organizza: Ludwing-Maximilians-Universität - Institut für Kunstgeschichte München.

    venerdì 21 settembre ore 19 in EineWeltHaus(Schwanthalerstr. 80, Mü) sala 108 incontro sul tema:Giuseppe Garibaldi: da corsaro a rivoluzionariocon la partecipazione di Gloria Verzanini. Organizzarinascita e.V.

    Incontri periodici

    Ogni primo martedì del mese ore 21-22 ”L’oraitaliana” programma in lingua italiana su Radio Lora(UKW 92,4). Lora München, italienische Redaktion,Gravelottestraße 6, 81667 Mü, tel. 089/48 02 851.

    Ogni primo e terzo martedì del mese ore 14.30-17al Consolato Generale d’Italia (Möhlstr. 3, 81675Mü) Consulenza per disoccupati.

    Ogni lunedì ore 9-11 al Caritaszentrum Ost/Land,Berg am Laim (Josephsburgstr. 92, Mü) Consigli econsulenze varie in italiano: per informazioni: tel.089/43 66 96 14 (Herr Blazevic).

    Ogni primo lunedì del mese dalle ore 20 alle 21.30meeting ufficiale del ”Circolo Trentino di Monaco”(Ass. Trentini nel Mondo) condotto dalla PresidenteMilena Angela Zenker tel. 089/64 95 87 89.

    Ogni lunedì dalle ore 20 (eccetto nei giorni di festaed in agosto) Incontro: Italienischer StammtischGauting-Unterbrunn. Per informazioni rivolgersi aChristina Bredow: tel. 089/89 30 84 93.

    Ogni martedì ore 14-17 al ASZ Caritas (Balanstr.28, Mü) Incontro del gruppo di assistenza peranziani dell’AIAM. Per informazioni tel. 089-27 80103 (Antonello Lacopo).

    Ogni ultimo mercoledì del mese ore 14 alCaritaszentrum Ost/Land, Berg am Laim(Josephsburgstr. 92, Mü) ”Stammtisch” per gliitaliani. Per informazioni Tel. 089/43 66 96 14 (HerrBlazevic).

    Ogni ultimo giovedì del mese dalle ore 19.30 alRistorante ”Casa Mia” (Implerstr. 47, Mü) incontrodell’Associazione Giuliani di Monaco di Baviera.Per informazioni tel. 089/27 12 053 (Claudio Purhart)o 089/70 02 738 (Giuliana Jost).

    Ogni venerdì ore 14-17 al Caritaszentrum Ost/Land, Berg am Laim (Josephsburgstr. 92, Mü)incontro del gruppo di assistenza per anzianidell’ADAI. Per informazioni tel. 089/43 66 96 14(Herr Blazevic).

    Ogni venerdì dalle ore 19 presso la sede (Lilienstr.20, München) incontro del Gruppo di Monaco diBaviera dell’Associazione Marinai d’Italia.

    Ogni sabato ore 17-22 e ogni domenica ore 17-21nella sede (Fürstenriederstr. 147) incontro delCentro Sardo Su Gennargentu. Per informazionitel. 089/35 43 308.

    ComitesComitato degli Italiani all’Estero

    Circoscrizione Consolare di Monaco di Bavierac/o Istituto Italiano di Cultura -

    Hermann-Schmid-Str. 880336 München

    Tel. (089) 7213190 - Fax (089) 74793919Presso il Comites di Monaco di Baviera è in funzione lo

    Sportello per i cittadini

    nei giorni di

    LUNEDI e GIOVEDIdalle ore 18:00 alle ore 21:00

    I connazionali possono rivolgersi al Comites(personalmente o per telefono)

    per informazioni, segnalazioni, contatti.

    La redazione ringrazia i curatori del sitods.italianieuropei.de per l’aiuto fornito nellaricerca di molti dei dati citati.

  • rinascita flash 4/2007 21

    cultura

    Sotto l’ombrellone: un disco e due libri per quest’estate

    GiovanniAllevi – Joy.Ricordi/Sony, 2006.

    Ci sonomusiche chea t t e n d o n osolo l’occasione per farsi notare.È il caso di ”Come sei veramen-te”, pezzo melodico per pianofor-te reso celebre da Spike Lee chel’ha scelto come colonna sonoraper il suo spot di una casa auto-mobilistica. Attenzione, però, nonsi creda che il successo di Giovan-ni Allevi, il compositore a cui sideve l’opera, nasca qui: il ”feno-meno Allevi” attendeva solamen-te di scoppiare. ”Come sei vera-mente” è inserita nell’album ”Noconcept” che ha portato il giovanee talentuoso compositore all’atten-zione del pubblico, dopo che ”13dita” e ”Composizioni” gli aveva-no guadagnato i favori della criti-ca. Pochi mesi fa è uscito il suoultimo lavoro, ”Joy”, album dellaconsacrazione. Composto di undicibrani orecchiabili quanto basta pernon essere cerebrali e ricchi a suf-ficienza per non essere banali, l’al-bum viene classificato di ”musicaclassica contemporanea”, ma inesso sono avvertibili numeroseinflussi, soprattutto jazzistici. Daascoltare con particolare attenzio-ne ”Jazzmatic” e ”New renaissain-ce”, pezzo che – come suggerisceil titolo – coniuga musica d’ispira-zione rinascimentale e sensibilitàcontemporanea. così Il suo auto-re, prima dell’esecuzione dal vivo,ha voluto premettere:”Si tratta diun pezzo estremamente difficile dasuonare; chissà se riuscirò a ricor-dare tutte le note?!”. . A proposito:in occasione del live a Mantova acui ero presente, l’esecuzione fuperfetta.

    Fondazione De André(a cura di) – Volammo davvero.Un dialogo ininterrotto.BUR-Rizzoli, 2007.

    ”Volammo davvero – Un dia-logo ininterrotto” è un volumeche raccoglie cinque anni di pa-role pronunciate su Fabrizio DeAndré nel corso degli innumere-voli incontri, celebrazioni e di-battiti organizzati su di lui. Par-lare di Fabrizio De André portaa toccare temi come la giustizia,la pace e la guerra, le classi so-ciali, le donne, la politica, la let-teratura e la poesia; temi checorrispondono ad altrettanti ca-pitoli dell’opera. I contributi pre-senti nel libro si devono a molti

    Aldo Grasso – Buona maestra.Perché i telefilm sono diventatipiù importanti dei libri e delcinema. Mondadori, 2007.

    Viva le serie televisive! Perché?Sono appassionanti, ben scritte, di-rette e recitate. Oppure, per dirlameglio secondo Aldo Grasso, sonodei prodotti testuali che segnano ilpunto di congiunzione tra la culturadi massa e il prodotto di qualità.Ecco che la televisione può alloraessere una buona maestra, veico-lando al grande pubblico delle pro-duzioni che intrattengono con intel-ligenza e humour, girate con mezzie qualità pari a quelli cinematogra-fici e basati su sceneggiature chevalgono la trama e la prosa dei mi-gliori romanzi. La serialità, sdoga-nata da certe associazioni con laproduzione industriale per le mas-se, si dispiega nelle molteplici oc-casioni di complessità testuale cheoffre: dai riferimenti intra- ed extra-testuali, all’approfondimento di si-tuazioni e personaggi passando peril rinnovamento e la commistione tra

    i generi. Qualche esempio: in unapuntata di ”I Simpson” vi sono bendiciassette riferimenti ad altrettantif