Rime Degli a Cade Mi 00 Arni

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J2aislao J^eti $^

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OL E Is^O:

T^T

S

Impresa DE GLI ACADE MICIO e C VL T I.

f^TTi GLI immanirono femprecorpo,

concetti

fi fpega-*

con gesi

ogni pellegrino In^ ogni gran Trencipe , ogni gentil' amante ^ gegnoima. ciafcuna ^cademia ancora, da molti anni in qua, fi pofia dri':^:^arne alcuna , come Indicio Dimo/lramento della

&

communefuaintentioneno di lingua

.

Et certo parmi conueneuole cofa, che qui

lunque fchierah collegio di^irtuofiych'adoperationi rare difi

ma'

dijponga

,

debba ancora con qualche fuo leggialo

dro fegno fimbolo rapprefentar altrui l'In/iituto , la Mente^dioyouero Fin fuo.' Terilche l'^cademia de gli

Stu-

e

eviri

impie-

gando ognifua

cura,diligen'^a

& faticaci

in tener de/ia

& monda queld'imp

la diurna particella, che

Iddio benedetto guifa difcintilla difuo'ha occultato;

co ne' penetrali de' corpi no/ir ifio intento

c^

uolendo fpiegar que

& concetto5"

fuo, ha eletto oltre molti d'ufare per corpo

prefa l'Imagine di

i

l e

n o non naturale ; ma

,

come fi folca da gli

antichi maefireuolmenteformare,inguifi,ch' aprire

& chiudere &

fi

tetta, percioche nel noto del corpo fuo ui riferbauano rinchiufo qual'

che bellisfimo Idolo di Dio dila poluej

del luto

Dea ; accio dall'ingiurie delruere,del/ non fi confumaffe ; ma nella fua intera perfettione

portata lungo tempo duraffe ; laqual" Imagine fu gi ricordata dal Chivs accademico alnosro Collegio, Di quefta Tlatonenell'amorofo Conuito fuo fa chiara tefiimonian'^,

con quefte parole

introducendo Alcibiade parlar dell'Innamorato Socrate jiio

Socratemneant

affer

perfimilem Silenisita

ifis

,

qui fedentes nter aliasut fjulas tibiase te-

Imagines Sculptoribus,

figurantur,

,

Qui fiDeorum

bifariam diuidantitr

reperiuntur intus imaginem

habere

Dal qual

luoco habbiamo tratto a propofito noflro

,

teneuanfi con ogni cura tlmagini di Dei fpeciofisfime

,

come (^ degnechecoft

d'ogni riueren"^ appreffo gli antichi Ethnici rinchiufc fitto quella fcor'2^alc copritnra di Sileni incompofa,

ro'^a

,

c>

ridicolaci

;

d'affaticarfi

intendiamo intorno gli animi nofriy che

fin dati

da

Dio peti

di luce

&,

di helle^Pia diuina rtnchiuft

per qualche tempotenebre

(tto la fcoYT^a

de

corpi inconditi

,

&

& ^

celati

pieni di

di mortalit

Sotto

l

uelo del corpo di quello Sileno

arteficiale

afcondiamo l'anima dell'lmprefa, che l'intento primo dila

mantener

parte no/Ira migliore nella fua natiua formail

&,

pu^,

rifima luce. per u' aggiungiamo y qual fiateral uesimento del

fine noftro fotto'l let"

Motto yluTvs

non extra,

cio

come

per entro al Silenonoi nell'interna

y&

non per di fuori mirauano gli antichi; coftdi porre ogni

trifla

&

va di notte

La uc'l dolor pi atrrifra I medi cor di gente Tconfolata;Etdi;

che tanto auanzail

il

dolor mio,d'vn picciol Rio.

Quant' maggior

Mar

M A D.Bacichele

Colombe

gi imitafte

Mentre

fra bei

Rubini

Di Lidia

PaftorelLi

AmorofettajCt bella

Suggendo andai licori alrnij^: diuini. L'Alma, che fu le labbra mi furafte,Far ritorno in me^s'auien, che quella Infinita dolcezza vn'altra volta,

MercA'L

di grato

Amor-, da

me

fi

colta.

MaAVRAfparfe

D.le belle

hauea

fronde

VnEt

verde Lauro allhora, Che'l vago Aprile i Colli, eli

i

Prati infiora,

Smeraldi fparge in

sii

le

fponde.

Volaua Amor s\x gli odorati rami; Le Gratie5& lAure in dolce fchiera accolte Giuan fcherzando tra le frondi fcioltc;e

Lacci, Hami Mille d'Oro teflendo Io mentre gli occhi, e'I cor intenti hauea

&

&

Nel bell'Arbor gentile,Legato fui con difufato ftile Al tronco fuo felice, e' hor mi bea.B

^

I

M

E

AlmaChi

gentil, ch'in

degno manto auolta>l'alta figura;

Tieni del primo belffo

fi fura mira Ad ogni vii penfier5& chi t'afcolta Indi falendo poi l'Anima fciolta

in te ratto

.

D'ogni

vii

voglia, che la rende ofcura;

Con

le fant'ale

poggia5&

lieta,

&

pura

Al vero

& fommo ben, ond'efTa&

tolta;

Et mentre mira lui, non fol fi gode Di fua bellezza; ma mirando s ornaD'alto valor,

di celefte ardore.

Ebra

del bello poi, che gi Tadorna:

D'effer col fragil

Et brama

vnirfi

manto ancor fi rode> con l'eterno Amore

S Q^v A R e D'ogn

Tofcuro vel quefl:o bel Giorno atra nebbia, & ipiri Arabi odori Zephiro; fudin l'alte Quercie humoriI

Di Mei

rofido,

&

puro d'ogn'intorno.

La terra ,e'l Ciclo fian d'afpetto adorno Con noui chiari, inargentati Albori;Spargale

piaggie ogn'hor d vaghiflil'il

fiori

ConEcco

difufato

fra

noi (mirabil detto)

Capricorno. il feme

Del gran ceppo di leflTcecco che fcendc Gi dal celefte Ouil l'Agnello puro,

C onAl

cui

l'ira

di

Dio

fi

placa

,

&

rende

gi

morbofo gregge ferma ipeme>

Di

ritornar al pafco ilio ficuro

D E L V

^,

B S

T B^F

S 0.

A MINTAContestaL'Amicadii

ET

EgONE,il

crini

& carcai

fen di Rofe

Titone

Spargeuai Colli, i Prati 5 Di perle rugiadofe.

Campi, egraditi;

i

Ldi

Di

be' Giacinti

5

&

di

Rubin

Allhora ch'alternare

Aminta, Egon

b

Queftelor note, che

Me NALc A

faggio

Con

torta falce incife in

vn bel Fa^^io. 'Ot3'

am.

Da C l o r

r

f il

principiogentile.

mio , da

Clo

r

i

NimphaS'ornino

bella

,&

&

Monti, & Selue d'ognintorno

De* fuoi pregiati honori adorno Rifuoni ogn'horla mia Zampogna humile.di plettro,

Degni

&

d'alto

flil

L'honorin'

&

Paftori,& Fauni,

Fra bei

fioriti

pafchi,& antri,

& Nimphe & limphe.

EO. Io

Prilli canto, Prilli D'Amor, di Gratie albergo,

vaga,

Philli

Ch'in belt tanto auanza5& in valore

NisA, Flora, Amarilli,Quant' dele

Mirici

Del fuo bel nome Ne fprezza il mio cantar; ma

Pin maggiore mille fcorze io vergo.il

lieta,

&B

snella

M'afcolta fpeffo in quefta piaggia ,e'n quella.

\

I

M

E

AM. Varcando vn Rio

l'altr'hier Glori trouai Ne le frefclV onde immerfa Cha fuoi bei crin telfea Fragole, Acanto ;

VnI

bacio

le furai;

Indi forrife,

&

tinfe d'Oftro

alquanto

bianchi fior, ond'hadiffe

la faccia afperfa;

Et mi

fuggendo poi tremante;fi

D'Aminta Glori

fedel

Amante

10.

Me P H

I

L L

I

chiama

fcaltra,

&

morbidetta

Con pomi Con

d'Or fouente

Et ride,& fugge ,& torna ,& poi s'afcondcpoca 5 & lenta fretta Dietro ad vn* Olmo, Salce, verdi Iponde, Talhor al mio Monton lieta , & ridente

D'Amorofe ghirlande

intrecciaj

i

corni;

E infiora

i

velli fuoi candidi

adorni

AM. A'

Glori

mia gentil

riferbo

vn nido

Di bianche Tortorelle, Et dieci Pomi , che con granDel fuo L IeI s

perigli

e A fido;

Rubbai di notte Ti r s i & due Conigli Porr con lor' infieme;& queft5& quelle Chiudr vn vago Caneftro , c'hor' ordifco

Con lente

verghe di

fotti

Lentifco

DELV^BSTI^rSO.EG.

-j

Et io recai

Philli vnd' I

bel Ceruetto

Nel gran Natal

ola

,

Con

due

faui di

Mele5& Cafcio3&

Latte.

Gregge eletto Vn Capro, che col Tauro affai combatte: Quefto di P H L L I fi di P H I L L I fola; Quantunque per hauerlo Niella ancora Ouunque io v^mi preghi j&fegua ogn'hora,

Hoggi ho

dal

I

3

AM. Arde per

mei I

la

vaga

Ga lat ea

,

CheEt

col candor del Vifo;be' Liguftri,& le Viole;

Agguaglia

C

I

NTH

A ancor n'ardea

Che

con T

Alba

danzar contender fole ;

Ma

mai non fi il mio cor conquifo Che da C l o r i d i mia , nel cui bel volto Quant' di vago in noi, fi vede accolto.d'altra

EG.

Me Silviaps

adoraj&

lafcia

Mo p

s

o dietro>

Mo

o di grasfi Armenti

Pi ricco affai del gran Paflor Et pur da lei m'arretro;

Montano;vano

Ne men

di lei

Tirrena

bella in

Mi fegue,& prega ogn'hor con

fuoi lamenti.

Et col moflrarmi il ren5e i be^crin d'Oro; Perche fol P h i l l i mia bramo , & honoro

Il

I

M

E

AM. Frefche aure, che furandoI grati

odor

de' verdi prati

andate;tanto amate

Vi prega

Ch' P H

I

EGON,eAMiNTA L L & C L o R da lorj 3 I

II fiion de' verfi lor

recar vogliate.

^voLEcciArio nei

Ouido non fen^a. mifle delle fue

fecondo Libro,

trasfor -

mationi

del Cigno

,

&,

del fuo andarf

aficurando dal Folgore con llmbitar neluoghi bafii,

paludofi

&

ne

Laghi

;

^ dolendofi

altamente dtlla ruina

&le

'mor-

dd fulminato Giouane.

D abbracciarIo per

l'ombre

&

fcguir l'aure efiiue.

Et perEt taluol-

imagine fembian'^ci

me fon,

un'

ombra,

&

hor

t'jo

detto.

ta per fimagine

funulacro di qualche

morto

Et nunc ?nagna mei fub terras ibit Imago, Et per nima i[ie(fa. Omnibus umbra locis adero i dabis mprobe pcnas , Dante nel primo del fuo Inferno i

t^'Et

IIMiferere di

me gridai fii

lui

, .

Qual

che tu

od ombrai od momo certo,

Et neljejo.

T^oi pajjauam fu per tornire

cj

adonale.

La greue pioggiafemhiante

,

"

&

fenri-

pofo cagionato dalla Firt intefa fottoH Laurolisfima

ouero dalla

bel-

Donna fua ]fi come ancor fu,

prefa dall' i/ejfo Toeta

quan

-

do

diffe.

B^tta talta Colonna

el uerde Lauro

,

Che facean ombra al mio fianco penfiero,chiudendo dicotoll,

Terilche cori'

che

t^ dombrato,

nofiro rapprefentatofi fat-

Cigno Fccello innocentifiimo

perta

ombra

& protettione

della

Firtu^

C^ magnanimo non teme pi , della fua Donna detauucrft alcuna di mali-

Lawr hyil

folgorar del Cielo

cio

gna Fortuna, ouer danno alcuno, che la Morte elp fuole recar Mortali,

Tem"

I^

7

Ai

E

Sedi

dolce piccate vn crudo pettoatti

Empir

non fon pianto

fofpiri;

Onde

prelTo

Madonna

i

miei martiri

A

Habbian di pace al fin grato ricetto; MOR fa tu, che quefto freddo abietto

Mio

flil

s'agguagli a

i

caldi miei defiri

S, che cantando lei

meco

l'ammiriperfetto:

Chi mai non vide vn ben tanto

Che

forf ancora fi,che quelil

Diamante,

Ond'ha

cor cinto

,

pianga di dolcezza

Vdendo chi Et moftrerasfiSeruofi

di lei tanto alto cante;

cui d'alta bellezzadi

fece,&vinca

maniere fantedurezza.

Come

fi

al fin alpra

"Non DiSe

f

I

a

5

ch'io fappla dir qual fufiil

il

vifo

leijche prima auenenommil'afpro

core.

mio

parlar

non

fai tu

Amore,dolcerifo.

Che'l fuo Angelico agguagli,

&

Cofe vidi,& prouai mirando fifo , Che ridir non le so; la Guancia Albore Matutino pareua;&lo fplendore

De

gliil

occhi

il

Sol

;

la

bocca

il

Paradifo.

Duolo

piacer; freddo trouai

il

Sole;

Et de la Ncue Fuoco ardente farfi; Venir meno & goder; viuer morendo

Chi

tante merauiglie veder fuole?vid'io pur; &c le trouai quand'arfi

Le

Per quefiio di belt Mofi:ro ftupendo.

D ESe conVolle

L L

^D MB

r{^^

T

0,

ii

man ,che'I cor m'impiaga Madonna dirmi, allhor ch'i fiorila bella

Et me fpruzza ch'i miei cocenti ardori Ond'io mi ftruggOjclla di extinguer vaga;

DolceE'I

diuien l'aucnenata piaga

;

Mi

pianto 5 che verfai per gli occhi fuori. torna in gioia; de' Tuoi lunghi errori

&

L'alma

fi

Ma

s'ella

god pien contentasse paga. vnqua pens, che le foauipiglialfe

Stille

fpargendo in me,qual ferro ardente.il

Forza maggior

Vano

fu

fuo penfier;fral

mio gran foco. che non han locoil

In quefto corpo

Quando l'Alma

di duol

pene pi graui mancar Ci fente.

Qj^ EST, con cui5

le Tue preci

deuotei

Numerando folca porger D o. La Donna cui lo mio penfier' inuio,Oprad'induftre

K pur

di quella

man dono

manjche'l legno arrote; , che pot

Sola legarmi,

&

mi ammonifce,

ch'io

Lafciando dietro ogni terren defio, Drizzi le voglie al Ciel d' inlania vote.

Ben

fcorgo,facro donjl'alto difegnolei, cui di

Di

Che

pur tanto cale. trar mi vorria fuor d'afpro periglio;

me

Ma

crudo

Amor,s

che'n

me

fcocca ogni

ftrale,

Accieca

lo

mio debile ingegno.peggior m'appiglio.

Che veggio il meglio,& al

KSe non hail

I

M

E

cor di dura pietra, ghiaccio,

Homai deuria la mia nemica altera, Che ne vita mi d, ne vuol, ch'io pera, Vdendo mia ragion, trarmi d'impaccio. Ma chi accufo io, f me medefmo allaccio.Et mi dSottoin

preda difpietata fera?

Ella pur n' cagion; ch'accorta,l'efca ripon'il

& fieraad hora;

duro laccio.hor'

N afcon' in mezo l'Alma adPenfier di libert, voglie di

Morte

MaEt

vn guardodi s

fol le affrena

mezo'l corfo;

Cagion, ch'io poi, neduro

in tutto viua ,

mora;

ftato (ahi

cruda forte

)

Con

l'altro il

primo

luftro

mi

gi fcorfo

Qj

T

giace

il

SEe

e o

,

il

cui

nome

gradito

Fiorir viuo queftc, quelle genti;

Mentre per l'Aria fpireranno i Venti, Et ondeggier il Mar in ogni lito Viffe con Marte, & con le Mufc vnito; Onde con l'Arme, & con fuoi dolci accentiRefei

mortali

al

fuo valor intenti,

Di doppia

gloria l'animo arricchito;

Ma quando vicin* era fregiar d'Oftro La fua canuta & honorata Chioma:Difue excelfe Virt

degnotu'l

riflauro

;

A hi, eh*

allhor

mortoil

rapifti,RoMA;

Et poucro

lafciafti

fecol noftro

D'huom,che non hebbe par da l'Indo al Mauro.

Poi

DEL V^DOMB neutro,

ij

MPo ic HE* L

A

D R.

languir

me

caro

Et caro ancor l'ardore; Occhi 5 che del mio dolce empio Signore Sete FacelIcj&Arco, Voi mentre al grato VarcoM'attendete pietofi de' miei mali.

Doppiate al cor li Strali, Et l'Alma la fiamma.

Che

fi

dolce] l'infiamma;

Sq petto

me

de

le fue gratie

auaro.

MQ^yA L hor

A

D R,

Donna ui miro

Mi pafce Amor con fi nobil obietto, Che d'i cclefti Dei prouo il diletto,Tutto'l bello raccolto.

Che

piace 3

&

pi diletta in quefla vita.

Splende nel voftro Volto, Et de' bei raggi il Sol, ch'ai Ciel n'inuita, Mantien l'Alma finarrita:

auien poi,ch'ogn'hor l'Anima fole Volgerfi voi,com* Helitropio al Sole.

Onde

a

K

I

M

E

M

A D R

CJ^ANDO mi moflra Amore (Che cof rado auiene) il dolce vifb,Refla da tanta luceil

cor conquifo

Ma gli antichi defiri Da que' fbaui giri.Chefannoi

duola

be' rai.

Ritornano

fpene

Di por fin i lor lai; Onde l'amato bene

Con

fua prefenza tienetra

In vita l'Alma

mefta Se fercna

;

Perche reca martiro , e'I duolo affrena

"Spegni

la face

Amor:;

rompi

li flrali

:'

Spezza l'Arco infelice;

& per tuoi dannimali;

NonMorte

pi

d'

amor

ma

fol d'acerbi itffanni

Moftrati

Dio

tra

noi egri mortali.

cagion

di s fpietati

Poich nel pi bel fior de' fuoi verd'anni Tolto ha coki,chcr dianzi in lieti panni Fatti ci haueua a pi felici eguali. Ohim, che'n picciol vafoje'n poca terraChiufa l'alta

belt, di che'l tuotra gli altri

Regnoil

Superbo potea alzar

corno,

D eh perch'innanziNonfai5

lei chiufo fotterrail

ce

non depo(fi

mortai pegno,

Per non veder

tcnebrofo giorno^

D KLl!

^ D MB \^ T 0.anzi che fala

14

Che

fa la

Donna ?

Tigre,

Del mio cor? brama pi come folia La morte mia? fatta humana>e pia, Le fon del mio ritorno l'hore pigre? LafTojtem'iOjChe pria le Neui nigre Cadran dal Ciel; & la fiia obliqua via Lafcicr il Sol morendo, oue s'inuia D'alto cadendo a l'Oceano il Tigre; Anzi che pioua in me grata & benigna Sue gratie la mia Stella, il cui bel raggio Rende l'Aria ferena,& queto il Mare.

ARN

I

G

I

o tu

,

che di fue doti rare(ch' gli altrifi

Natura orn

Matrigna)

Dimmi

quant'io di Wi pi fperar haggio?

Se

fi

a'

giamaijche'l mio nemico

Amore

Pace mi doni; e'I cor men grane opprima. 3 s 5 che da quefta ombrofa& ima Valle mi leui pi fublime honore; Io fpero ancor col voftro almo fauore Volar qual nouo Cigno l'alta cimaSignor

Di Pindo;&

l'afpra via

fegnata prima:

DaEt

voi calcar lafciando'l lungo errore

dir lo ftratio infieme,

& l'afpra guerra;fol

Ch'io foftengo hor(che

lachrimc,& fpeme)

Schermo mi fon

gli infiniti mali

Et

che'n voi

Phebo,& Ma rte

aduna,

& ferra

D'ogni excelfa virtute il chiaro feme, Ond'opre fate i gran defri eguali.

1^

Iil

Mi

Eil

Qv EST, eh aDonnaQiietagentil,

mezo,

Verno adduceil

Maggio,

chi f5ch'

meiti eguale

Celebri maiil

f di Tua Stellaal

raggio

Matjquando

Ciel pi irato Tale?

Io che tra rcogl5& onde in legno frale Vn tempo errai nel publico viaggio; Hor del fuo lume diuOjSc immortale Merc 5 porto fcuro5& tranquill'haggio.

C ome

grato potr chiuder in rimeil

Quel, eh a pena Se fora in dir di

pender in

f riferra;

lei

fianco ogni ftile^

Degna ,cbe'l nome fuo le pi alte cime Suonin i Pindo;& gloriofo in terra Sen voli dal Mar d'India quel di Thile

D V N Qj/ EA hi

Anni Fabi o ne lafci? & hor che corre il frutta Douea di tue fatiche il Mondo tutto.nel pi bel fior de' tuoi verd'

Ratto ten vai 5

gli celefti

fcanni?

qual ripofo haur fra tanti affanni;

Se tu col tuo partir' tal condutto M'hai 5 che non pi d'hauer il vifb afciuttoSpero in quefla d'horror ScluajSc d'inganni Deh 5 f 5 come folca, dal Ciel contefo M' il partir teco i dolci fludij,& l'hore. Et tolto ancor l'vdir le tue parole;

Prega

il

fourano noflro

Almo Signoredel mortai pefo,

CheOnde

tofto fgraui

me

te lieto poi nei

Cielo io uole.

DElH^DOMB \^ TO,O* DI

1

Ottavio

felice

Alma, & beata;

Che

lafciando'l mortai corpo fotterra,

Vfcita Cd di perigliofa guerra

Et godi

in

Pace

la

Bont increatatua giornata

;

Felice te 5 ch'ai

fin di

Del Teme Tanto , che fpargefti in terra. Il frutto hor mieti :& in quel Sol, che ferraIl

tutto in f

5

ti

fpecchi immaculata.

Et

pi felice ancor, che lieta in

Di

o

Con

quell'Alme

ripofi Illufori,

&

chiare

Metello, & Fabio mio, ch'in quefta chioflra Moftr; che'l Cielo in lui fue gratie rare Rinchiufe,& poco inanzi te morio. Ahi quanto allhor perdeo la Patria noflra

Deh

perche non pofs*io,com*ho il deflo Colmarmi'l cor del voftro alto valore,

mio; che con tal guida fuorc Vfcirei del mio flato acerbo, 5c rio? In cui (corre il lefto Anno) il crudo Dio, Che'l Mondo chiama falfamente Amore, Etla

LV zzAGo

Donna mi

tien, ch' tutte l'hore

Lieta gioifce de l'affanno

mio

;

Ma

f pur(laflb)

me

peruerfa forte

Queft'honefta mi tolle voglia mia,Perch^io pur viua in feruitute,& mora:

Tolta almen dopo

il

mio morir non

(a

La penna voftra, che d'ofcura morte Mal grado, il nome mio rauuiui ancora*

]l

I

Mla

E

CAu

I

L L

odi

5

che con pie fpedit05& francodotta fronte.

Cinto PoggiI

verde Allor

di vera Gloria l'alto

monte

Lafciando adietro il camin torto ,& manco; o 3 che ferito (ahi crudo Amor) h'l fianco ;

ComeMie

potr feguirtijs' le prontefarfi

voglie pur di

chiare

,

&

conte

Egual forza non ho debile, & fianco? Felice te5che dal Vulgo lontano Viuendo fchif la non degna rete. In cui (laffo ) cadd'io fin da prim' Anni; Onde poi di Signor cieco ,& infanoFatto preda,

il

mio cor vergogna,miete

&

danni

Dal fuo duro

feruir pentito

Chi

porger

al

mio canto

Si chiaro alto fauore;

CheDica

l'inuitto valore

di lei, che col vexillo Tanto

Il rifo

ha volto de'rubelli in pianto

?

Tu Diua, da

cui

il

nome

Prende quefla gran Donna; Che d'ogni ben s'indonna.

Lo

flil

debil foftien,chefi

non

sa

come

Senza tefotto entrar

graui fome.

DEL VU DOMB^^TO.DluatUjChe'n pregione

U

Forte contta'l TirannoSopportarti ogni

Et vincendo

il

danno ; fuperbo3&

Ponefti al capo tuo facre

Dragone Corone .fier

F

pur, che mentre io tentol'alta

Cantar

Vittoria

Degna

di chiara Hifloria;la

Nafca de

mia voce tal concento; Ch'ai mio dir refti ogni mortai* intento.quali

Ma

honor baftantifatti,

A' cofi egregiMoftrafti

Che'n parole 5 &

in atti,

Donna , fiano poi Non furo in huom fotto le

f tanti

Stelle erranti ?

Tu

pudica 3 tu bella.faggia 5 ardita 5

Tu

& forteNauicella,ria procella;

Con l'opereGrande

tue apporre

aita la fianca

Ch'efce per te fuor d'alpra,&

Al Legno, diHebbeil

che Pi

E

Ko

primo gouerno

Dop

il

Signor eterno;

Cui contraL doueil

vn nembo ofcurOjS: fiero BsLca tien fuo k^s^io altiero furfe

F^

I

M

E

Qjal configlio, defio

Fu

il

tuo

FiAMENGo

allhora,

Ch'ufcir cercarti fuora,

Pofta la tua falute in nero oblio.

DelE'I

facro Ouil,che regge

il

Paftor Pio?

corno troppo ardito Contra'l tuo R leuando,te

Di

medcfmo in bando

Gifti,qual

huomcamin

di tenebre veftito.il lun:ie

Cui

fa

in

Tuo fparito.

Forf non ti fouenne Del crudo , horrido fcempo

Che

fofFerfe

il

Gallole

empio,

Quando molTe

troppo audaci penne >

Ne alRado

fuo Signor l'antica f mantenne.

fuperbia

montatuo vicino

Contra'l

nome Diuino:exempio allhor,che la man pronta Carlo fua vergogna , & ontainuitto

E'IGermanPurti

die

Prou diQjuel

Carlo,di coluid',

M art e,pafsi

A' cui fu poco vn

Mondo,pondo.fegni ;

Che

che'l

Port

A T L A N T E,

& fartcVuopo

Dirizz a

noua,& non

pi villa parte.

Vuopo dunque ben

era

CheTue

di s chiaro

Padre

Figlia nata le fquadrc

difperdeffejqual Aquila altera

Suol de' piccioli Augei timida fchiera.

Te^qual Fulmine 5 vide

La fertile campagna. Cui Mofa inonda , & bagna. Vincer le genti al Rege Hifpano

infide,

Et pietofa faluar l'amiche, & fide.

Tu

di valor

armata,

Pi, che di ferro

&

gente,

Vincerti arditamente

La

turba nel mal proprio folleuata,al fin la

PortandoTal gila

pace defiata.

gran Reina

ConEt

vna treccia inuolta.5

l'altra fparfa

&

fciolta.

Al

cui

nomela

l'Asfiria

ancor s'inchina,

Corfe

Babilonica ruina.

Onde horTeflfe

di facro

Alloro

ghirlande

Roma,tuo da l'Indo al

D'ornarti l'aurea chioma;

Et porta

il

nome

Moro

Lieto cantando, ogni

Cigno canoro.

Viui dunque felice

Gemma di noflra etate. De la cui chiaricatePi che del Sols'illuflra il

Mondo ,& dice;

Beato

Tei

godendo

tal

Phenice.

FvGGON

le frcddeNeuf, Et torna n rherbejei fiori;

A'riueftir le Piaggie,-& gli Arbofcelli

S'ornan d chiome lieui:

Ne' bei prati gli Amori Scherzano infieme pargoletti ,&

snelli;

E

i

femplicetti Augelli

Lieti cantando conti Fan li Amor fuoi felici; Et da l'erte pendici Sorgono i chiari & criftallini fonti; Il Ciel, Venere ;& Flora

La TerraI noftri

,

gli

Anima

>

l'Aria

innamora

D veloci

Pi che Ceruoj Saetta, PaiTano: e'I tempo fugge janzi ne vola;

NeIl

cura noftre voci

;

Anzi Tempre piEt vna voltafola

affretta

piede 3 che la vita noftra inuola;tornar nega fcorfb.fera la

Di

Sorda j&

Morte;

Ne'l debil flima 3 'I forte

D ELIl

L'

a D M BI{^ T 0,

tS

Tuo verace ineiiitabil morfo;

Ma tutti

adegua 5 atterra,

E'n brcuc fpatio ogn'un chiude fotterra.

Non

ferma Cofa fotto la Luna; (labiletuttofi

Ma

riuolue,

& gira intorno;

Felice

ben , chi fermala

In man deIl

Fortuna

fuo fperarjfenza riceuerfcorno;

Quand'efra5quafi Torno

Volubile jfi mone;

Et muta tante voglie; Quante l'Autunno foglie. Tale qua gi la volle il fommo

Giove;

Che

de

la

buona 5 & rea

Sorte tra noi la fece

Donna, & Dea.

Ogni cofa ha fuo

fine;

Non

dura la bellezza,

Perch'hoggi fecco quel, che hicrfu verde*

Qualhor n'imbianca 1 crine

La

torpida Vecchiezza;

Fallace lo fpcrar , che pi rinuerdc

Et la vita Ci perde, Qual fiume 5 che va

al

bado ^

Se d'alto monte fcende, Ch' noi vnqua non rende L'onda, che corfe5& cofi il tempo (laflb) Danoi fifugge5& volue.Fin checi

corna in

fumo ,& ombra ,&

poluct

:

B^

I

M

E

Godiamo dunque

lieti

Del viuer, che n'auanza;

NeNe

di

troppo faper ingorda voglia

Gir ne faccia inquietidi

honor uan fperanzavntratto

Che

vita

,&

libert

ne fpoglia

Ci tenga Tempre

in doglia.

Defircieco5& infano Di voler col pender

De

le

cagioni

il

verola lor fcientia

Trouar, quando

in vano;

Poich

fchifar

il

Fatofi

A* noi non

lice in qual

voglia flato.

Non

hebbi giorno mai

A

mio

defir

fecondo,riueftoi

Da che mi fpoglio, & mi Ma fol lachrime & guaiPellegrino nel

panni;

Mondo,&mille affanni

Prouai

fra mille intoppili

Che

valfe

miei danni,

Merc di due begli occhi, Hauer'Vn tempo pace.Sei lor raggio,

qual face.

M'arde? onde prego Morte, c'homaifcocchiIn

me

l'vltimo Strale,

Per minor mio tormento ,& minor male.Cofi dirai

Canzone

quel Signore,

H

Che col fuo chiaro flile Brescia rifonar da

l'India Thilc*

feJsf^

'Erto

non

forf

T^ome , od Imprcfa,ci

che pia s'auicini ad uno degli intendi-

menti , che shahhiamo propoflo

;

,

di

tener occuli i et fecrcti i principali concetti,

ordini^ cognitioni^ dtfegni, decreti-,

&

mificrij di

quefla,

nofra honoratisfima

^cademia

del prefente

che'l J^ome , l'imprefa, ^cadewico no/ro, ilquate

&

non conoscendopropria ad efprirnere laSecreteT^:!^^,

cofa pia efficaceifejfo ,

,

ne pi

cbcl Secreto

s'impof

nomeil

arcano,Motto

che altro non fuona^ che Secreto. Et perche

Secreto non fecreto,fe non accompagnato dal

Svilenti o

ha prefo con qucfia notabilifiima Imprefa del Tordo in un pratofiorito col,

rAciTVRNiOR,

cf;

mofrar al Mondoy com'

per mantener inuiol abilmente

in ogni occorrew^t quella intera f-

crete'2^a de yirtuoft negotif,che tra noi fi trattano, di trat'

tar

fi

difegna, che alla propria fgnification del motto fuo

fi

con-

uiene.

natura fua , di' Et per uenir altinterpretation del Tordo non fi pone dall'autore , perche non ft oda giamai la uoce fua ; ma perche pi dogn altro sajiene dalla garcOi che quejo yccello

&

rulit

i

&ma[iime quando,

per qualche prato o luogo piano s'inil

camina. La onde appreffo gli antichial Dio del Silentio

Tordo

facrificar fi foleua

come ^Animale

lui gratifiimoy

per latraffe

fua,

naturale taciturnit.

Quinci Eubolo Toet Greco

quel

TrouerbiOjVticPTf^cf k'cxam;,

cio pi taciturno del Tordo; per,

cioche

commune

credenT^a

,

che punto non fia garrulo

una

fpecie di Cicale detta

Scantina,

& laB^na Seriphia & la,

fi

come

Cirina apprcjfo Tlatone fono riputate mutole.

Suole

nidar nella cima degli alberi,

&

farcii

nido di

Tordo anmota d lut9il

toqnaft tejTutOy& quiu generare, e' parerCy che fia pccoliare fuo difetto la [ordita, l^arra Tlinio , che agrippina moglie di Claudio Imperadore hebbe

un Tordo che

fauellana', ilche

tenuto. Ilnello j

Tordo

freccilo di paffaggio,come la;

fu per Moflro Hondinejo Stor*

&

la

Merla

di

yerno

[e ne troua copia in;

GermaniaTajfcrle

;

di

State ha uariato colore dintorno al collo

ma

nella fredda flagioi,

ne l'ha conforme. Volanolacchie, e iloy

i

Tordi fchiere come

Mi*

Talombi.

Ma

lafciati

molti particolari di qucfYcceUdico, che fra

come non pertinenti al fentimento delClmprefa^

mol

te pitture^per lequaligli Egittij ftgnijcaronoil filcntio, ufxronoil la cui fronde figura la linTerficOy il cui frutto fimiglia il cuorey

&

gua y come

uoleffero direy che

l

parlare, frutto delClntellettono/ro,

deue hauer la fuafede nel cuorcy

&non nella

lingua.

Ma il Tordo

qui ycome figura di corpo pi nobile del Verfico fatofcelto dall'

^k

pi euidenteper effer tacito &facro al Dio CANO, come migliore ^rpocratey ch'i Greci Sigaliona chiamarono. Ma del S ile nt io detto chi non sa tra le immane cofe niuna cffere pia faluteuoky dcfidera^ LO' bile del Silentio , come non cofa pi brutta QJ- pericolofa della lodando Epaminonda quacit ? Tindaro Lirico tra Greci inimitabile

&

Telanoorecchie

diffcy

che di rado fi farebbe trouato unaltroy b che fapeffe pi

di luiy che di lui

men parlaffe.ci

yedefty che la Klatura col darci due,

& una

fola bocca

infegna

che ci conuiene pi l'udire, chel

parlare. Xenocrate comandaua fanciulli pi eh' i Loti atoriyche portaffero le fafcie gli orecchiy perche non haueffero udendo le in-

giurie de pejimi huominiy ributtargliele. Isl/ ridotti 6 comitij frequenti dimandato DemocritOyfe ufaua di tacere h per fcioche':^'^ay

te

per pouert di parokyrifpofe; il fiocco no pu tacere. Bian Trieneo altreuolte comandato d'^mafide Egittioy che l'ottima pefiima parte gli mandaffe della Vittimaycleffe di

&lagli la

Lingua,

^n'^

che gli antichi non fol coflumauano di

mandarbaDito In

ciar giouenetti la bocca;

ma

ley

orecchie ancora; quafi che haueffero

mofrarfi pi faui per quefiedice fu

che per quella. Terilche

il

chiamato da loro Salutare.perchc per lui il Silentioycofa mor tali faluberrima.fi denonciajfe. Etlal^lotteapprefo Greci u4)^oVii

fu detta fol perche nel notturno filcntio ciajcuno meglio fi configli. uendo Meffmdro magno in un conflitto pojo in fuga Dario nellin

Ha

ueflgar

&

fpiare in qual paefedotte fi fuffe;

fi //?' egli

riparato non potette

giamai conofcere

fol per lo incorrotto co/lume de Terftyche ne per paura^ne per fperani^t fcopriuano i fecreti maneggi d'i E^ loro giamai. L'antica difciplina di que/ii conferm

&;,

il filentio fatto

pena della Vita

& percifia

di pi

graue

caftigo.

pu/iiuaft chi fcopriua

uncofa

fecreto

che chi diceua una uillania

neche

certo s'attende

gran

da colui cui

moledo

il

tacere

;

pur ageuolifiima

cofa uolle la natura^ che ci fufje.i

Et certo

(co

me6^ov

differo

punto

Greci) ucAsv

(TuijS^i

Wi

xya-itiurt^Vycio

niuna cofa

pi utile delsilentio,,

e^w

y\^\\m s o\t'.

'^'ycxj'tv

cio

la

lingua ha

condotto molti in rouina

Et

quante parole de gli huomini loro fono per lo gargaroT^ tornate^ chi danneggi mortalmente Staterio Bimano j Taufania

&

Lacedemone^ fenoncontro refeso,

la sfrenatc^^^^ della lor

Lingua?

Ma

chi alttn':

celebre Liona meretrice, quantunque infameil

&- cau'Lioiejfa

che appreffo gli stenlefi

(imbolo fioy

,

ch'erail

una

JnT^a lingua, publicamente fujfe propoflo

fenon

perpetuo filen-

tio,ch'ella

gli altari apparue in fogno a Bidone fua moglie dilettifimaeffortandola alla fuga per lafciafil

&

& auaro fratello le fcoperfe i uecchi tefori yche ftterrahaueua ripoflo. Con tal Motto fi uede , come queflo ualente huomo ha leuato quella Imprefa , per opportudimoflrar gli huomini che una diligente ylaboriofa, na Coltiuatone fignificata per t aratro caufzjche la terratiranno,

&

produca

tefori gioueuolifiimi,

alle

humane

bifogne.

I quali tefori

fempre fiatare ,f

da

follecito.

da che fa creata da Dio, prudente Cultore uien' esercitata Cufiodita,

accomodata produr'

&

C^

aiutata

Come , de gli altri, li trouaremo fenica di*,

hio tanto infra di loro conformiquelli

che ragioneuolmente quefii .

potremo in

pili

d^una cofa paragonarefi

Et primieramenteteffere quel

noi fappiamo,chel Caualiere prima cherauigliofo fio lauoro,

ponga

ma.

il

quale pofcia ornamento ueramente di

tante grantadini,

Donne

&

di tanti

ualorof Caualieri '& '^ohili Cit ,

attende per lo fpatio d'alcuni di prender cibo,

dal Moro: albero, che dalllmmanedentijimo,

&

&

cibo

dalle diuine fcritture

pru-

&,

fapientifti.no fra tutti gli altri uitne

addimandatol

onde pofcia tiofa

bafcanT^ crefciuto,et fentendofi ripieno di quella fuapre

merce

per cui fola acqui/lare ha tanti giorni faticofamentefi

fpefi,

& confumati,humane,

conduce j'abricarfi

d^ intorno

un uolonta--

rio carcere, dal quale non molto tempo dopo, (f contrario raggio

di Soie non gli uietaqiialitati

il p-iffi

) libero

,

&

quafi fciolto da tutte

con l'ale di

mar auigliofo candore adorne, efce difua nuoua belk^^a prende

nuouo aitarla;ra chi

& fra

f [effb della,

Ad un medefimo tempo ammiratione,

&

di.etto grandifiimo.

HO"ri-

che quafi tutte quelliKl_on,

cofi:,

apertamente in un Toeta non

conofca ftofciamo

ueggiamo noi,

' per ifperien%a molto bene non coch'ai

che molto innanyj

compor

de' uerfi alcuno fi

ponga,

&

dia principio que Tocmi, che per lo pih in lode di Trencipi, et in

efaltaiions dipcrjonc per arme, per lettere nobilifi. fi foglionofa-

4imvv.

I quali uerfi

cofi

ho traportato

Tojo contefj dolce Lira ma,

Vn graditoflebile,

,

foaue yamabl cantode'

j,

che fatto fu

Lidi f armona

La quale

era querula,

i^mafiime d tutte f altre

all'et gouenle

accommodata

Ecco dop lui fra Latini Oratio Lrico jcruendo ad ^ugufo dice-

&

Et tenui deduca poemata fio.ci

Mal

che diremo noi delizie,

della candide;(^7^a fparfa per tutto

corpo

due

cofe tanto

da

Toeti celebrate^ che altroTsipn ufitata,

danno ad intendere quelle parole ;Vates.

nec tenui ferar

"Penna bformis per liquidum cethera

& impedifcc ogni luchiarijindubitati;

ne rende cornei Corno gli oggetti certiconfufi, perturbati,

ma

& fai

fi

Trarr Laertio,come Diogene il Cinico mc^ giorno con una Lucerna accefa in mano and una uolta per la pia-^T^a quando ui , era mai maggior numero di gente , come fi ricercajje alcuna cofa perduta ; c-r dimandato , che cofa egli cercaffe ; unHuomorifpofi.

Folle quel libero Thlofopho dar ad intendere con quefo atto, quanto di rado fi trouaffi Huomo , che neramente fuffe Huomo . Quefla fua Lucerna , che altro figniHcaua midicamente , chel /-

me duuinuero

perfetto

y

& fanojiOy

Ciudicio, col quale

fi

comprendono,

&

fi difiernon le differeni^ delle

mondane

cofi?

Conforme Imprefa,

c^ al nome comune

dell'

^cadernia noflra

&

all'alto

giiidicio

dcU ^utor

il

XAM,

prefo da f^irgilio

quald nel Motto; F quefio d'ognintorno chiufo dal folido Corno del buon propofito delfanimOy il

Lo feudo fuo

lume

della

in cui rifplende, ribatte l'ofcurit delle tenebre de* uitif,

fcorta

ficurjhma

,

& fedelijima

& diuieneMonS

tutti

i

viatori

di quefio

dodi

.

Totrcbkfi ancora pia

oltre conftderare,

,

che V autore lluftrsi

[angue neW^ntetiorea Tania fta

douc pi mite ha fatto

Colli

Euganei de fuoi candidi

tierfi

Latini rifuonar dolcemente;

fchermir fpcfo incontrarfi nelle tenebre de' maligni uoglia pi alto fenf rapprefentare da loro in uirt di fi cio , che [otto la Lucerna rincbiufa nella Lanterna intenda! Ver-

per

lo [no

,&

Dio

bo diuinotolatoeccoci.

>

non

folo la

come Chrifliano ; ma comeLucerna s'intenda J d d.

nella,

I{eligioneil

ti-

che per

Dauid

nel xxii

Capo

d'i

2^,

Verbo fuo Ojtia tu Lucerna mea Doi

o

&

Et nel Salmo Domine tenebras meas. mine, Lumen femitis Lucerna pedibus meis Verbum tuum , cxvi. meis. Et nel Salmo xviii. Tu illuminas Lucernam Domine De' Della for%a dunque del US meus : tu illuminas tenebras meas conculca tutte Verbo diuino conjdatofi [animo fuo [caccia ,tu illuminabis

&

&

.

le

humane

tenebre

,

& & auuerfit & con eguale forma,

di penfie^

ri pijjiimi

u continuandoi

l

cor[o della fua ultaegli la

fenT^ inciampare

in fosfi

,

burroni

hauendofi

Lucerna di

Dio

in

mano.in

Con

que/ia confideratione

pu fermamente argoire^che

que^

fta fua Impre[a d'un fol corpo contenta habbia hauuto [Occhio quelle mifliche Lucerne , dellequali fi fa mentione [otto precetto

di

Dio

Mos neU'Exodo;

,

nel LeuiticOy,

& ne

IS^umeri, [enon

fecondo la forma fimili a quefla fuala intentione

non difilmili almeno giufladi quelle

&,

quelle

Lampadi paraboliche ancora,

Vergini prudenti

che di notte accefe

&;

fornite d'Oglio portaro^

no per incontrar' il loro dilettifimo fpofofua , come per quelle s'intendeFede,,

fignificando,

,

per quefla

[interna giufiitia;

e^ monditia di,

di SperanT^a

,

rifaica,

& frodolente fantimonaquejo nobilifiimo fpirito,

&

di Charit piena.

& non l'edemapio di fuggi'

pha*

La qual

intende cofi

&

re,come di profeguir [altra contutte fuefor'i^e

DELVOFFrSC^TO.Qj/Es

-Ja

T A di ricche

gemme

ornata,

& chiara

Colonna, diCantila Tua

virtute

ampio

ricetto

Degli' 5 ch'ogni diuin (pirito eletto

eccellenza, e belt rara;

E t di man Con ftilII

tolga

Morte inuida , auara

d'ogn altro pi purgato

& netto,rifchiara.

fupremo Valor, l'alto Intellettolei,che'l fecol noftro ornail,

Di

&

D egno del Mantouan foraEt

lauoro,

O' di quel 5 che con Pheeo arfe in par foco> di Phebo form poi degno il canto,,,

N on di me

che con fuon debile & roco Poflfo appena adombrare il Vifo fanto. Et la fronte d'Auorio,c i bei crin d'Oro.

Volgendo

gli

Occhi

il

noftro

almo Fattore

A' la da f creata

humana gente,

Ramentosfi quell'H

ercole

poflente.

Che

fu de' primi fecoli fplendore,

A Ihor diffe; rinouifiIn terra d'vn tal

l'honore

^

HuomOjOnde

repente

Nouo HERcoLE,da nouo

alto Oriente

Venirti voi, di quel primo migliore.

C he quel, percheHebbe,ogni

del ver l'Anima

sgombra

ftudio fpefe,ogni fatica;

Solo per acquiftar Gloria terrena

Ma voi

5

cui nullo error la

mente

intrica.

Alzando l'Alma in parte pi ferena. Sete HERCQLverOj&eid'HERcoL fu l'ombra.

'

T^

I

M

E

SiIl

come

ria

tempcfta alhorjche fpcrail

mifero Cultor cogliere

grano,

Rende fallace in vn momento ,& vano Quanto dal largo Ciel promcflb gli era;

C ofi

ia vn punto inuidiofa ,3^ fera Fortuna aducrfa me toglie di mano

Tutto quel , ch'ai dcfr mio lungo infano Promelfo hauea mia dolce alma Gucrrera. Ahi forte de gli Amanti iniqua & fella.

Che

giouail

m Mar haucr placida l'onda.porto poi venton'afifalc?

Se prellb

D

i tali affanni il mio Signor abonda. Et hor non fatio del mio graue male Con noue empie percolTc f m'appella.

R o e o Animai ch""afpetto hai diuerfo Da queljche'l lungo variar de gli Anni,

fi

Ti tolfe,&I

vefti

poi di quefti panni,

Onde in Cicala feiT iton conuerfo; Ben mi moftr'hor' il tuo conforme verfo.

Come

fei

fuor di molti,

&

lunghi affanni.

Et come l'Amor tuo viuendo inganni Non hebbe mai, Fato alcuno aduerfo . Deh almen fi come in nome,& in bellezza A' la tua s'asfimiglia la mia Diua; Cofi haueffe piet delle mie pene; Che qual Cigno n'andrei pien di vaghezza CantandOjCome da mia fiamma viua. Non I'Alca foljma Notte , & Di mi viene.

WW00^TANTEchefi

I

marauiglie

,

d tanti Mofr, quefioil,

ueggion nel

Mare uno

Tefce (mirabt opra di Ts^atura)le

qua

ftando nell'acque la notte frena,

&"

tranquilla bocca apertari di

manda fuocome

quella un

Lumeil

s

fplendido,

f hauefe la lingua^

palato^.

&

le

aU

tre parti della bocca fuocofe

diman

dato da Latini Miluus; da Greci fecon-

do Oppiano JeCcx^ &' V^wfnoftri Tefce

i

da Spagnuoli yolador', da Volgari

fondine Miluagoi da Tietro Cillio nella tradotton

d'Eliano,^ccip:ter.

Ma

Tlinio nel libro ix. car. 27. lo chia

ma

dallo fplendor della bocca fua nella notteeffo

Lucerna

;

ancora

che in

luogo s'inganni

,

dicendo

,

che gitti fuori la lingua rof;

feggiante-i& fplendidaiCOne di fuocofia in

conciofia che la lingua fua,

modo

affiffa alle

parti della bocca

che per niun

modo

la

pu uibrar fuori.detto,

Et perche,

ci un'altro

Tefce, che Bendine

dauertire per;

che

s

nella

format come nel uolo fon dif-

ferenti

percioche l'altro uola affai pi alto di quefo,

& piper

raf-

fembra

la

Bendine Fcccllos:

.

Oucfio

,

ch' fiato prefo qui

Im-

prefa,uola

baffo fopra

facqua,

che lafcia dubbio, f pi nuoti

rada l'onde che noli. Onde Oppiano parlando di lui dice ^t raduni fummam Milui lati Ch'amando miri me, ne poi s'abbagli Nobile fpirto,& mi perdoni il vero.Fa, che non pure ogni allegrezza fpero L'aqjv ila in lei: ma al mio, che non s'agguagli Altrui defir 5 Foco, Fortezza, & Fede.

h E L rEtfelice per l'A q^vdirfi)

s e

V\ 0.mi trouo,

-JC

La m o Rjdi ch'io mi gloriojC in ch'io mi fpecchio.i

l a

(Mirabil cofa

Et, cangiata

fiia

ognihora vecchio , Sorte, ogni hora nouo.

Tanto

hieri l'amai,

che

s'io

m'inuecchio,

Dicea^in amarla pi non mi rinouo;

Ma nullo

al

foco fu quell'apparecchio,

C'hoggi nel core incendiofo prouo Q^ial' hebbi quafi alhor ficura fpeme

Non in me pi crefcelle; tal paura. Che doman non m'inganni ,11 cor mi preme

Non

Natura? Vn dare E s o n da rinouarfi il feme. e d e a ne prenda cura Senza ch'altra quefto

vn

far torto la

M

?

Se de

la voftra aria turbata certo

non temo non l'hauerferena: E fpero al mio fedel feruire il merto Maggior 3 ch'ai mio grane fallir la pena. D isfi di troppo amar ma veggo aperto, Ch'AMOR, quanto voi grande,accrefce in Iena. Disfijc'hier poco amauarhoggi ab experto Sua froda intendo di dolcezza piena. Poco v'amaua parmijSc non mai quanto Hor mi fento ad amami indotto in voi A CLv I L A mia non comprendete tanto Chiamafi quefto fallir grane in noi?Fofs'io;;

.

Crefcer femprc in

Amore

honefto

,&

fanto

Non

la gioiate

1

premio d'ambidoi?

T{^

I

M&

E

C o M E la terraSeFrale

di color s'infiora

Oltramarino , candido ,fpira grato

vermiglio

amor Fauonio,& Florail

Viole,

Fioralifo^e'! Giglio:

Coli tratta del duolo interno fora, Afciuga B R E s e I A il lachrimofo ciglio Et ride, quando il Tuo ip'm amato Figlio Quafi P H E B o lei vien dopo l'A v r o r a, Q^uefti il Tuo caro Alfonso, Alfonso, cui Ogni Pianeta pi benigno arride.Etfa

Chi tal Qual

fenno,& valor fplendere in lui. dolcezza in cara Madre vide ?altra

Gratia heroica in altrui.

Che

nel

buon

Capr

i

o l

non

fia

,

s'asfidc

Tanto

d valor faggio,

hauete moftro.

Et di bont pi. che i pu , infinita Ch' fedel Vita noi, la voftra Vita, E Stato d'ogni honor lo Stato voftro Di voi rofcuro mio s'adorna Inchioflro, Et riede al dritto calle la fmarrita Anima mia; che chi f fteffo inulta Fa effempio f, perche fia elfempio noftro. SeRuend'io voi: lo Stil natio riuolfiA' lodarla

bianca A q^vA R

i

l a

:

ma

lei

Cantai quanto potei; non quanto

volfi.

D

atc voi

,

CE

s

,

quello

'

Verfi miei

Splendor ,ch'io gi di non poter mi dolCi;

Se

vi fian grati

lempre

Huomin3& Dd.

77

E NT: A dubbioardentii

j

que^a Catafa

d legna

detta l\ogo da Latini,,

& Tiraci

da Greci , con trrna apprefp)prefenta gli occhi unochi riti,d'i

rap-

molti anti-

ch'ella l'error

da te lungi remota?fi

Cof con

mio

parte'l

Odorato,

viuace, alto

Ginebr o.

In cui s'annida

&

nutre

Amor celefte;

Et rime indi dettar dolce contefte Talhor fuol Phbbo me di dolcezza ebro; (^ual Pianta rende gloriofol Tebro,L'Arno, e'lSebeto;e'n cui Virti s'inneftc Di Salvar noi da torbide tempefte.Simile te, che nel mio cor celebro? E t Fiori Frutti ne* tuoi rami frondi

&

&

Moftran

fertile al

Mondo eterno

Aprile,

Pianta, che

fol

d'Ambrofa irriga Giove,

C ome t'inchino burnii, nel cor m'infondiValor, ch'io pofTa con pi chiaroflile

Le Glorie

tue cantar antiche

& noue.

QvALHOR deL'alte

&

mia Donna io miro Scpenfo noue bellezze parte partela

Perici tratto in difparte(

Cofi mi reggegli

A m o r ) la vifta affilola

De

Elementi ne lo fpatio immenfo

Natura l'Arte Tanto qua gi comparte Di bello 5 che rafTembri'l Tuo bel Vifo

Per veder CoyCc

Che

dal

Vulgo mi

tien fcelto

& diuifo.Imagoconflilc

Ahi 5 cheL'occhio

l sii fra le lucenti rote

Sol' adombrar lae'I

puotealtrui

penfier.iui la vera

Scorgo, & tento moftrarla Non d'altr'obietto vago;

Ch'

lei

cofa mortai

nonal

fmilc

Onde

s'ioi

veggio innanzilieta

Sol l'Aurora

Ne

lucidi confini d'Oriente

Sparger

&

ridente

Le gran piaggie del Cicl di Rofe & d'Oro; Le belle Gote e i Crin cofperf allhora Del Collo fuo foprala neue ardenteParmi veder fouenre. Sc'i Sol, mentre del'Horeil mobii choro pronto lauoro Scgue'l diurno fuo

Veggio

apparir,

&

rimenarne'i Giorno;

Ecco'l bel Vifo a dernol'arre mie Notti rifchiara. miro fola in Ciel girar la Luna Alihor l'altera & rara

DicOjche

S'io

Sembianza fua mi rafsimiglia

& vna.

DELSOLI'^GO,Qjiando trapunto io guardo Stelle mille Dal bel Cerchio di Latte il Ciel diftintoD'alto defir fofpinto,;

5)5

L'habito Tuo d'orientai Zaphiro

Che

par, che dentro fiamme auree sfauillc>

Veggio da fregio d'ogn'intorno cinto

Di neue

in color tinto

Se la su con Andromeda pur miro Cassiopea in vn medefmo Giro

vagajiouado ancor guardando In quale fpatio & quando Vedr la Donna mia nel Ciel traslata Lucer via pijche'lSol' mezzo'l DieScintillar

Di

Stelle coronata;

Ne

mai

partir

da

me Tue

luci pie

S'io miro l'Aureo in Ciel maggior pianeta

Ratto

farfi

vicino qualche Stella,

Od'

lui

pigro quella;

Che

poi Iparir la faccia col gran lume.e'I

Ch'i campi infiora5& l'Aria

Vento acqueta;

Miro pur

lei d'ogn'altra affai

pi bella

Ne l'et fua

nouella

che per coftumc Seco fpatiando vafsi. Se le piume Trattar' il Sol pur veggio; & poi lontanoL'altre ofcurar allhor,

Scoprirfi

amano amanoaffai di lui

Vn lume vago

minore;

Al mio Sol penfojda

lui

quando intanto

Si parte altro fplendore,

Che

lontan fiammeggiar cominci alquanto.

\S'io

I

M

E

veggio mai ne

la Stagion'eftiua

Folgorar

Phe

b

o verfo'l noftro CIQia

Quando

pi poggia in cima

Al fuo grand' Arco ; ho purne gli occhi & fcnto Nel cor quella fuperba fiamma & viua, Che m'auamp fi dolcemente in prima.Ch'in parlar fciolto e'n rima M'udrai Mondo lodar, fin ch'io fia (pento. Se veggio ancor d un'humor frefco & lentoIl

caldo Aere temprato, la

Mente haue

Qiiella pioggia foaue.

Che da begli occhi fuoi infinga l'alma Mi cadde vn giorno; & temper TarfuraTroppo grauofa falma

A la mia debil vita, che non dura

Se da le corna tue d'argento io guardo. Vaga LvciNA mia, fpuntar vn raggioNel breue tuo viaggio,Fuor d'unfottile

& bianco

nuuoletto;

M'efce dal cor vn fofpir graue

& tardo,

Membrado'l Vel,ch'in modo afpro & feluaggio Spedo mi face oltraggio Coprendo'l viro,ond'ho pena & diletto; Che pur malgrado Tuo quel diuo afpettoSi fcopresSc fuori,E'I cor m'afciuga

come

dentro, fplende;

e'ncende.

Nuntio de li Dei Veggio ,& con l'altra luna Intelligenza,Se con Venereil

Di veder penfo

in lei

Infinita Bellezza

&

Eloquenza.

D E L

S

L

I

71G

0.

^^

Sed'ARiANNA

io miro la

Corona,:

Che le c^on di S e m e l e il figliuolo Vn bel leggiadro ftuolo Di Donne, & di Donzelle veggio, c'hannoli

Lei di Fior cinta. Se balena, tuona Ciel,Ia veggio irata. f del Polo

&

NoAro contemplo Solo.Que* lumi, eh a Pheniciil

corfo danno.

Quando l'ondofo Mar folcando vanno; Mi volgo gli Occhi Tuoi almi,& lucenti.

CheDiE'I

da procelle, & ventifpatio

Schermo mi fono ,& per Solingogir al Ciel m'infegnano'l

camino;

Ond'humil

lor ringratio,

benigno,

& cortefe mio DeftinoMaroccola fola

Ma fedietroVeggio

le fpalledi:

fconderfi'l Sol

LvcE,

fembra che mi s'inuola.

Et m'abandona in negra Notte inuolto, Quarhuora d'inuidia& di difdegno tocco Perche mentre col Giorno altrui confoJa,

Lo mioS'io

Spirto fen'uola

il mio Sol se volto. miro il Crin di Berenice fcioltO Sopra la coda del Leon Nemeo; La Donna mia d' O r p h e o Degna, & di maggior Lira afsif veggio

Subito l, doue

Con

gli aurati

Capelli l'Aure fparfi:la

Et come

in proprio feggio

Nel Tuo Triompho

Belt moftrarfi

Ti

I

M

E

C anzonChe

,

s'akun di

lei ti

chiede!

nome 9

m'alza le celefti ahne contrade

Per diiufate ftrade. Di; da quella Romana, che

d'AvcvsTOfburano

Fu Suora,

piglia'l

nome

alto

&

La Donna j cui fi angufto Quanto mai potr oprar Ingegno humano.

Dvnqve'l gran Varchi noAro, Anton mio caro. Quinci varcando quel celefte Regno

V uiue eternoDePerl'aito

3

giunto al proprio fegno

Tuo defio, pregiato ,& chiaro?alteri

L'Arno 5 e'I Mugnon, che gianlui del

paro

TebrOjSc del Penco, fan fegno

dolor graue; e'I Benedetto ingegno Braman qua gi, che noi veggiam fi raro. IIBembo, il Casa, il Molza, & I'Alemanni , I due Thofchi maggiori, e'I buon MartelloL'accolferlieti il

Di

d,ch'aperfe

i

vanni

Del

career fuori ( (Ingoiar Drapello)

Or ne piange Helicona;

&

de* fuoi

danni

Si fai Ciel vago merauiglia

& belloOtta

DELSOLIJ^CO.Ottavio,Delcicco

^7

Mondo

che da l'ombre ofcure & denf ne l'et nouellafei falito

Dritto operando

quella

Luce, che gi d'alto defirt'accenfe;

Bench de gli anni'! fiotti fuelfe & fpenfe Morte importuna, & di piet rubella; Suo mal grado per, l'Alma tua bella Viue la su tra l'allegrezze immenfe.

Noi

fenza te piangiamo

afflitti

&

Soli

In quefta valle tenebrofa 6c ima

Di trifti accenti empiendo l'Aere intorno; Et tu calcando lieto ambidue i Poli,Ti godi in contemplar la cagion prima;

Et bramij&preghi'l noftro Wi ritorno

Perch'anzi tempo (ohim) Morte ti

fuellc

Dal noftro feno Ottavio? & fi repente Sparito 'I lume tuo ne l'Occidente, Viuendo qui tant'alme empie & rubelle?

Dal MondoSalit'

ofcuro le lucenti Stelle io fon fra la beata gente,

Dou'era dianzi ancor volta mia Mente Per contemplar l'eterne cofc & belle.

H or poi chel Ciel s'allegra 5OUCEt vedi in

{{:

gito.

altra guifa'l giufojc'l vero.

Che non

folcui nee'I

Thumanefei

leggi;

Cefsi'l pianto

dolor acerboocchi noftri

&

fero.

Che

f

da

gli

partito,

Iininortal viui ne ceLfti fegg

BB

I^

I

M

Eturbatoil

FV

o R de

Tonde

del

Mar

&

fero

Port gi in Tauro

Europa

Dio

conuerfo

Che fcaccio'l Padre fuoi configli aduerfo. Et dom di Ti p H E o l'orgoglio altero; Cos'io merc del mio bel Ta v ROjfpero Degno pi ch'altri di perpetuo verfo Di non reftar ne le cieche onde immerfb5

O*

Del Mar,ch'auanza'l Mar, dou entra Ibero. Dio, s'egli ficur mi porta al lido Sjch'ofcura procella non m'afFonde, Come l'infaufto Giouene d'Asi do;Vorrcorna ;& con eterno grido S'vdrU T A V R o oue'l Sol s apre afconde.le

Inghiilandarglidi feftiua fronde

&

Sopra'l TAVRocredea varcandoGiunger'al fine,

l'onde.

gloriofo in porto;

Or temo , ohim di non reftar' afforto Nel Mar; che'l lido e'I porto mi s'afconde. Deh fofs'io almen vicino l'alte fponde Del vafto Gorgo, oue'l defir m'ha fcorto;

Ma

d'ogni aita priuo

& di

conforto.

L'onde aduerfe fent'iojche fur feconde. Non mi foftien pi ITavro; ma cadendo Nel Golfojio fembro vn'IcAROjVn Phetonte:Pato reo Ciel nemico empia Fortuna Ah penficr folle ;deuea dir partendo;;

D.i

i

colli

Euganei con

ficura fronte;

Cofa

ftabil

non

Torto la

L v na.

D E L

S

L

I

7^G

0.

^8

Ecco

furgela Luce,-ecco'l bel

Maggio,

Ch'infiora Ottobre ci

Verno horrido&ftrano;

Cinto di fior gii difdegnofojhor piano Lo Stron correndo affrettai Tuo viaggio; Poi eh a LvcRETio valorofo & faggio, Caualier d'inuitto animo & fourano. Lega il fanto Himeneo la fida mano

Di GivLiA, Illuftre

fplende di bellezze*! raggio.

coppia 5 in voi l'eternofelici

& vinorampolli

Foco sfauilli;& con

auguri

Spuntin dal ceppo voftro

alti

Venga toflo da Ciel chi Di Gambara rhonorEt rollioe'I

raffiguri

inclito de diuoi

;

Glifi

fi

rallegri e

colli

Sest.

HiERi

meriggio de la

mia

ver*

Alba

Sfauillar vidi la diuina L v e e

MaggiorIndi'!

affai di

quanti lumi hai Cielo;

fuono sVdio d'alcune voci. Che ben moftrar,come venia da Dio Tal luce ,& non dal foco da le Stelle.

C ome fparirEt la fua

fi

veggiono

le Stelleba;

A* diece , cento lo fpuntar de l' A l Cofi al parlar d'ell'Angela di Di o.diuina altera

Lv

ee

Reftano vinte noflre humanevoci,E'nfiemei

corpi lumiaofi in Cielo.

^

I

M

E

Pi volte h poi mirando la su in Cielo Il numero infinito de le StelleSciolto la lingua in coli fatte voci;

Quando

fi

vide mai,

fi

candida

Alba,

Da mortali Come quella

fi3

chiara

& pura L v e e

che proprio aflfembra

Dio>

B en p la noftra et ringratiar Dio, Che dopo vn lungo raggirar del Cielo, Mandato ci habbia cortefc L v e e.fi

Et non

fi

curi

vagheggiarl'illufire

le Stelle

Chi mirar pEt

&

foaue

Alba,

afcoltar fue benedette voci.

Quelle fue dolci & honorate voci Suonan le lingue d'i corrier di Dio. Ah non mai parta quefa candida Alba Dal chiaro noftro auenturofo Cielo; Ma col Sole apparifca & con le Stelle,

Et fiammeggiar

fi

veggia

la fua

L v e e.

S corger mi pot la fua vaga L v e e. Et dettarmi fi belle & alte voci.

CheEt

poggereial

fin

fopra l'alte Stelle

Dinanzi

feggio de l'eterno

Dio;Cielo

farei s;

eh altro

la Terra, e'I

Non

vdrian rimbombar, che la bell'ALB a,

Quefl'ALEA ancor vedrafsi & quefta L v e Splender in Cielo, & tra l'eterne voci

e

De

gli

Angeli di Dio calcar

le Stelle.

DELSOLI^CO,

pp

Sparita I'Alb a, & quella vua Lv e e, Che'l Mondo vn tempo feo fi adorno & chiaro. Ahi Cicl de'noftri maggior beni auaro,Perch'clla pi tra noi

non fplende

& luce?

G iunta e dinanzi al fommo eternoDePergli

Duce

Ricca di grafie la bell'Alma paro

Angeli 3 che

lieti la

incontrare

la Stellata

viajch a

Dio

conduce.

H or

foura quefte alzata

ombre terrene

Sprezzando'! viuer noftro

immondo &vilc

Al primo Sol s' ricongiunta T A l b a ; Et contemplando in quello eterno Aprile L vci A, la luce 5 il frutto di Tua fpeneCogliesse via pi che mais'illuftra,

e Inalba,

D' o T I o & d'Error horride nubi intorno Del noftro Ciel folean coprir fouenteIl

gran Teatro;

& ancor pigre & lentegli

Tentan

di far' l'alma luce fcorno;

Quando

fcoprendo a

occhi noftri

il

Giorno,

Che'l Sol de la Virt viuo

&

lucente

M

Seco n'adduce, fcintillafti ardente Stella col crin di mille raggi adorno. Quinci per te nouella gioia & fpeme Surfe nel petto mio, che ferenando Da rOrizonte homai fpariffer l'ombre; a'I Vitio (lafTo) ci contende & preme L'honorato dcfir; te n; eh alzando Il tuo fplendorjnon fi mai^ches'adombre.

A.

t

Mi

t

Santi

lumi voftri Veftan la Figlia del Cefareo Marte; Et voi di D I o Corrieri in ogni parte

fochi del Cielo,

Portate!

Nome

fuo ne gligli

alti chioftri

Poi ch'ella armata

empis

infidi

Moftri

De

Belgi 5la

& le

lor frodid'

ha vinte,i

& fparte;

Onde

Donna

Av

tr

a in mille carte

Spirer ancor per gli immortali inchioftri.L'inuittifsima

Avgvsta Margherita,

Domita l'alterezza de* rubelli Del fucceflTor fantifsimo di Piero, Et fpoglie,& palme al Vaticano arditaSacra maggiord'i

Bruti,

&

d'i

Marcelli;

Gioia

al

Tebro fedel; Gloria l'ibero.

Ahi, che

dal

fommo Ben

troppo fon lungc

Ancor, bench S o l i n e o & peregrino Per ripofl:o,fairofo5alto camino Poggi; che mio poter lafs non giunge;

Ma

si

caldo defir m'infiamma

Ch' onta d'ogni aduerfo Spero al Giogo falir almen vicino.

& punge, & rio Deftino

Onde terreftre pondo mi disgiunge. Ben Voi, cui purga il corpo in Mar SommersoD' ogni ^QCQ mortai cortefe Fato, Hor veggo lene Di o rapto & conuerfo;

Et

fuor de l'onde horribili portato

Da

Diuino voler, rimirar verfo

QjJel

Sol5SALA,chefoloHuom

fa beato.

DKLSOLI'IGO.Tr a'lOucSerioe'I

100

fopra vn* erto Colle Giace vna Terra dirupata macra

Brembofi

&

per molte vie

rcende5& poggia;dcftin volle,

Quiui da doglia prefo intenfa5& aeraEntrai

Soli NGO;& come'l

ftranio albergo alloggia, Piazza, Feneftra,& Loggia Giua mirando; quando mi s'ofFerfe

Qual peregria 5 che'n

che m'aperfe (Alta ventura mia) ne gli occhi'l core,al fin,

Donna

Doue

per

man d'AM orela mia vera Imago come NARcisso,vago.

Dipinta vidiFatto di lei,

C opria

Tue vaghe

& leggiadrette membrain color perfo,

Sottil ferica

gonna

le braccia candidette & crude; Ch'allhor Sirio cocca maligno aduerfo. Ahi, eh ancor con rofpiri mi rimembra,

Fuor che

Come d'O e e v l t a naturai Virtudc Mors'io,quandol Sol chiude Ne rOcean'il Giorno, lei mi volfi. Et vn fuo fguardo accolfiSi dolce, ch'io

mi tenni

in

sii

A

quel punto

cotal grado giunto,

Vno

punto di que i Paradifo;rimirarla fifo

Tanto godea nel

\

1

M

E

Ella col vifo Tuo lieto & ierenoParca 5 che da la bocca mia pendefle Mentre feco parlai in atto humile . Allhor laimagin fua corfeiSc s'impreilcS faldo nel mio Cor, che venir meno Per tempo non poria,*ch'ogn*aItra vile

Appo

quefta gentile

Stimo,

& qual'altro fia penfier men bello.fua vifta.

Come'l Real Augello Vagheggiai Sol,cof l'anima trilla

Da l'amata

Ch'ai lume 5 l'ombra ne la mente porto, Prendea vital ne gli occhi alto conforto.

Occhi 5 che

fufte

me

tanto cortefi

De

l'angelico voftro

&

diuin

lume,

PofTente ad acquetar Venti 5&Tempefte;

Perche Natura non m*ha dato piume. Che fin da pi remoti afpri paefi A' voi verrei con l'ali accorte, & prefte?

Et con preghiere honefte Qual mendico digiun pria ch'altri'l chiame, Trarmi vorrei la fame , Ch'io ho di riuederu , occhi miei cari;

Ne voi farete auari; Ma quella vita breue,che m'Softerrete

data,

con

l'efca

alma

& beataMa

DELSOLIX^O.Mapai che'l Cicl

IO!

non mi da

tal'

aita.

Quanto p ingegno human , vo cercand'io Voftra propria gentil Cimi forma;

Ma

non ritroua pofa'l dcfir mio Dopo rarpra,& penofa dipartita; Che di fi belle luci non s'informa

Humana

vita

;

l'orma

Per feguo di voi , la traccia voftra. Gloria de l'et noftra,Fatali Stelle

mie, voi mi fcorgete,

QualhorA'

ui riuolgete

me

5

per deftro alto fentiero al Cielo,graui'l rio terreftre velo

Bench mi

Ohim,' perche

fi

torto

mi conuennegradita fpoglia?

D

voi rimaner caffo, occhi felici,di

Che

me

hauefte

Ci

Voi, che del viuer mio fiete radici Sapete ben, ci che per voi m'auenne. voi fu nota la mia interna vogh'a. Hora,le angofcia,& doglia

Che

Mi van

f:ruggendo;enon merauiglia.ui fimiglia

Qual cofa

In parte pur vo ritrouando;

&

fento

Scemar lo mio tormento Vn poco,imaginando di vederui Quelli occhi miei voftri feguaci&

ferui,

ce

B^

1

M

E

Cofi produco con

fi

dolci inganni,i

Laflb 5 partendo col piacer'

guai

mia vita odiofa & fchiua; Ma sa vederui , Occhi , ritorno mai Bench pi di martir carco, che danni Qual Nocchier trauagliato giunto riua Cinto di verde Oliua

Lo Stame

di

Starouui inanzi rimirar daprellb

mi fi concelTo ) Quel foaue rotar de' voftri Giri ; Pregando Am o r , ch'infpiri(Se pur

Colei, che

vi

Ne

la fperanza

gouernaj darmi pace mia renda fallace.

j

Canzon

vattene doue

Si poggia la Cittade alpeftre

& dura;

Et iui pDn tua cura Per ritrouar la Donna , ch'alzai Corno D' altere laudi adornoFra quante di belt portano'l vanto;

E inchina

gli

Occhi del bel vifo Tanto

DELSOLin^GO.Se voiSete,

loi

fete'I

mio corgentil,

;

fc

voi la Virala

Donna,

de

mia Morte;

Come pofs'io partir, che prima Morte Non giunga & iafsi quefta mortai Vita>Vita non la

miaprefente Vita;

Anzi

la viua

imaginc

di

Et fenza voi pi dolce

me

Morte; la Morte,

Che

rimaner oue non fcte,

m VitaVita,

LafTo 5 che debb'io

far pi in quefta

Se non la tronca volontaria Morte, Poi che mor fenza voi quefta mia Vita?

Non

temer dunque Anima mia la Morte; Ma vola in grembo la mia cara Vita; Ohim che pi non poffo. ecco la Morte,;

FvoR

di loco infelice, ombrofoviffo in

5

&

hermo,

magion' vile ofcura. Stranio, & Selvaggio Augello l'Aria pura Per mirar' il mio Sol' audace, & fermo Si pofe vn Giorno ; mal fuo lume infermoI rai caldi

Dou'cra

&

lucenti oltre mifura

Pur non

fofFerfe

vn poco (ah fua suentura)

Ne contra lor giamai poteo far fchermo; Che rimafe orbo; & de l'ardir fuo folleTal port premio; onde fecofi

dolfe

Con

roca voce in antri horridi

& bui;

Fin ch' piet l'Idolo mio fi volfe Dandogli lume; & come exempio volle De l'alta fua bont lafciarlo altrui.

ce

1

B^

I

Mdi

E

L* H o R R

I

D o fpecoin

5

ouc

Cigno

in

Coibo

Cangiato ,Speli

trifti

&

doloroii auguri

mie voci vn tempo ;& penfier duri mio Sol mendico & orbo, D ifperfo h'l nido; & l'aer negro & torbo. Che feco foF adduce accenti ofcuri. Girando vaiTi; & non ancor chi curi L'antica doglia mia jlVfato morbo. Ma ben per voi ridotto in lieto Nido, Signor 5 torner Augel bianco & canoro,M'afflifTer del

Pofta la fpoglia fquallida

Se non; alzar m'udreteEt qual trilingue

al

& lugubre; Cielo il grido;Moro

irato al lido

Fifchiando 6c venenofo andr colubre.

M ADR.Condolce & caro affetto Dolci parole 5 & pi ch'ind'un'inuifibilda.

Scritto m'hauea la

marmo falde Donna mia nel petto.

Ardea

Che

fiamma leue. begli occhi fuoi mi (pir Amore,foco altofalia;

Mentre

viibil

Qu^an d'una falda m'auent di neue

Per temprar forf

il

viuo interno ardore.

Che

ftrugge la dolente

anima mia;

M a feo contrario effettoLa fredda Neue, cheRefele

pi ardenti

&

calde

fiamme, ond'h duolo ,&

diletto.

DELSOLIT^GO.Qv A L

lO^

pioggia vento tcmpcftofo & fero. Mentre al Mondo fioria chiaro & diletto, j Spento &diuelto h'lpibel Giglio eletto ju.:3 Onde mai gifTe il Bacchiglione altero? .-^^ [i Morto e Lelio gentil , che con penfiero hi-j^ iQ Et viuo & alto il nobile Intelletto

Oi

Drizzaua

al

Ciel;

dentp chiudendo

al

pettoCF'~\

Zelo ardente del ben; cura del vero

Spuntauadi Tua et

l'Aprile appena.

CheHoraTra

dal Tuo ricco

&

pellegrino ingegno

Frutti anzi

tempo

vfcian maturi

& rari;

falito nel celefteaffai

Regnovicini

Viue

pi che'l Sol vita ferena

gli altri fpirti

Di o

& cari.

Qv ANDO miVeggio

volfi

i

voflri occhi poflenti

Donna, ad illuminar Notti & Abifsi, Lumi del tuo pi chiari , Sole, io difsi

& pi belli & lucidi Orienti.m'auampai fiamme cocenti.

Ben

d'alte

Mentre dinoto in lor tenni i miei fifsi Et fi mie voglie ingorde circonfcrifsi

Che Di me

tutti altri defir fur'in

me

fpenti.

la

miglior parte in Voi conuerfi.

Et ne ritraili voftra gentil Forma; Ond'altrojche voi feffa,non fon'io. M'auidi'l D, che in Voi mie luci aperfi,Chiaro,fi

comccon

Texerapio mio,fi

L'Amante ne l'Araaco

trasforma'.

T^

I

M

E

GermeChe Che

gentil del

Fortvnato Teme,

gi furfe in Parnaflb,e'l facro Fonte,col pie aperfe di

Bellerophonte Il gran DcftrierjOrna & ombreggia infeme; Di generofo sdegno'l cor mio freme. Che far non polTa le tue laudi conte , Donde s'inalza il Padre di Phetonte Fin doue il Mar d'AriANTE al lido geme.Crefc pur alto,Frutti

& di Vert ne

moftra

foau5& immortai corona

Fa di te ftefTo l'Aevi la vermiglia; Ch'allhor cantando i Cigni d'Helicona I pregi tuoijf colma l'et noftra D' inufitata & nobil merauiglia

S

E

ST.

Sotto

Barbaro , freddo, horrido Climagradir' vn*

Ne* gran deferti ,& ne l'ofcure Selue

amorofo canto; Perch'iui fol' farfi fcherno3& preda De l'Alma mia noua Medvsa volta; Qual' Afpe vevfi^Sc come Venti l'Alpe

Mal p

Io volea pur poggiar* in cima l'Alpe Di veder vago inufitato Clima,

Come gi defiai pi d'vna volta; Ma poi veggendo di lontan le Selue,Ei

gran Deferti per non darmi in preda

A' cruda Fera io cangiai Stile,

&

canto

DELHora

S

L

I

T^G

0.

104

cangiato la mia cetra'I canto. De' miei gran danni accorto io fuggo l'Alpe, Et l'orme di colei, ch'adduce in preda

Chiunque

fotto'l

fuo gelato

Clima

Paffa per negre ,& fpauentofe Selue,

Doue poc' anzi

era

mia fpeme volta.fuon fallace volta,

A hi, che l'orecchia

al

PareajCh'vdilfe de la

Donna

il

canto

Si dolce 5 che ne giffero le felue,

Et fi fcuotcfTe le fue voci ogn* Alpe ; (Cofa non mai pi vifta in alcun Clima)

Ma cieco non

fcorgea l'arte,

& la preda.

Tolgami D i o,che mai diuenga preda Di quefta Donna, c'h la mente volta Sol' f ftefla, & al fuo freddo Clima; Onde non pregia altrui preghi, ne canto; Ma ftasfi immobil nel penfier com'Alpe Lafciando gli altri errar per Monti , & Selue.

C he

frutto

colgo dal'effer

Ci

ftrane Selue,

Altro, che

d'vna Fera in preda

Et correr rifcho di perir fu l'Alpe? Meglio per me fi dunque homai dar volta. Et impiegar' in altra Donna il canto. Che viua fotto temperato Clima.Sotto

Clima ,& Volgo'l mio cantoaltrolei

in pi verdi

Selue

5

& per

non

effer

preda

Di

l'Anima volta fuggir l'Alpe.

Il

I

Msii

Ela.vcide riua

Del

tranquIll'Ollio in

Giunto SoLiNGO per deferta viaVidil'altrhier

qucll'ANCELETTA mia,

Onde1

conuienjch'in mille carte io fcriua.

Nuda le braccia e'I pie timida & fchiua. Che uiuo Auorio hauefsi vifto pria.voire5& con tal leggiadria. Che penfai fofTe vna Tua Nimpha , Diua Dircinre'llcmbo;& ne l'andar fcoperfe, Che mortai cofa ella non era in terra:Rattofi

Tali fon fue bellezze al

Mondo

folej

Et come'l guardo gli occhi miei conuerfej Ch'apre in vn punto la mia vita & ferra, Reftai come di neue Statua al Sole

Qjr

ANTO mi

flringa

Amor Guerrero & Mago,

Onde conuien 5 che quella Pianta ocante, C'ha d'Or le frondi e'I tronco di Diamante,occhi mi trahe di pianto vn lago, S ignor vedete; & fui del duol prefago ; Ma chi p contrai fuo Deftino?& tante

Et da

gli

Infidic>ohime5che quel gentil fembiantc Mi trafle al varco , onde fui tanto vago

Ma f mai

fi, ch'ai

placido Ollio arriue;

Tenter d'allentar l'afpre catene. Con cui due rami d'oro mi legaro, Ch'allhor tra Quercie & Salci l'ombre eftiucvoi temprando l'amorofe pene, chiaro. Volger gli occhi al vero lume

Con

&

Stando

DELSOIIV^GO,Stando SoLiNcoinparte alta

105

& filucftra.

Onde vedea fol lamia Donna j&Vna, Per cui me fteflTo vn tempo hebbi in oblio; Mentr'era il Sol* in Tauro , da man deftraM'apparue vn Dla

mia

terreftre

Lv

na

,

Da

l'ombra d'vna Nube horridaafflittai

& negra

In vifta

& egra

InecclifTata

be' lucenti rai

Parca con voci languide diceflc Quefte parole iftelfe;

Scemar

la

luce mia tofto vedrai

Ne

fperar pi,

che mi rinoui mai.

A' pie de*

vna gran Donna vidi Starfi penfora , & in et matura Hauer di Tua beltate & frutti , & fiori ; Et lei giunger poi da ftrani lidi

Colli

Serpe

vorace in horrida figurafurori,

Temprando! fuo venenjeifuoi 1 pargoletti AmoriIndi vna voce vfcio di

Dibattend'iuan Tali quella intorno.

mezzo i Colli,

Ch'allhora notar volli,

Defio d'Honor(dicea) Timor di fcorno Viue nel vifo di mia Donna adorno

DD

"-

Il I

M

E

I

ndi per Tonde chiare del Tefino

Vidi vna

vaga^^Poppefparfi

ricca Nauicella,

Che

su la Vela hauea due

Spade

in croce;

Afsifa in

A' l'Aure5

era co i crin d'Or fino vna leggiadra & bella5

Donna ch'in chiara & diletteuol voce. Che l'alma ancor mi coce;Dolce cantandoferenaua'l Cielo.

In riua eran PhilofophijSc Poeti

Dela

fua vifta lieti;lei

Ch'iuan di

parlando fotto velo

Alti Milterijche fra l'ombre io celo.

Fuor d'vna Selua il chiaro fuon d un Corno Vdia 5 quando poi vidi vn Giouenetto,

Che

parca fcefo dal celefte coro Quefti co' veltri Tuoi arditi intorno

Tenea vna Fera^c'hauea humano'l petto. Et ne la bocca angclica'l teforo

De

gli Indi

.

quel lauoroil

Intento ardeua

cacciator gentile.

Fera pigenerora5& manfueta

NonChe

vede quel Pianetafcalda

01impo5Battro5& Calpc&TileStile.

Degna d'ogn'alroj&honorato

DEL

S

L

I

Isl^

C

0.

lo6

Per vna ricca intanto & nobii Corte Mouer'io vidi i Tuoi leggiadri pasfi Ad vna 5 che d'Amazon' Iiaue'l NJbme. Quefta Donna gentil' ha fcco in forte Le Gratie5& col fuo pi fa molli i fafsi.

Non

potrei dir in mille verfijcome

Gli animi pieghi ,&

domela bell'aria

A' vn nfo , vn cenno ,

vaga.

Fugge ogni p oia al fuo Da quello almo Paefe;

apparir

Cortese

TaJ lafcia l'alma mia contenta ,& paga

mio cor , & Diua Maga Potrai ben dir Canzone, Di cinqjLie vifioni al mio Signore

La

fatai del

.

.

Cortcfe e

flato

(

fua

mercede)

Amore.

O V V N

D qual

pietra pi rigida s'intaglia

USTenfofo ne la uifia boggi fareiCratiCi c/ pochi.

Et nelSon.Dice infine d

117

sfrenato obietto

guardo

Temo che l'Arno e'I Tebro Non fpengeran quel foco in cui fempr'ardo; Che gi verfando vado poco poco,

i

Qual MongibcUo ardenteS

& fiamme & foco.

ben

5

ch'ingegnoluci

humano,

& d'alto flile

Non

potr dir quel

che nel cor mi fannomortai' affanno,

Quelle dueL'ira del

ad acquetar poffentie'I

Cielo

mio

Luci beate jch'ogni penfier vile Sf^ombra da voi come la nebbia

i

venti

Deftando i pigri A' fempre degne

& fonnachiofi cori & honoratelmprefe.

Ne

giamai foco arido legno accefegi in ogni partefauille di celefti ardori.5,

Com'ioSento

Da voi occhi miei dolci quel ch'io Non gi da ftudio d'arte

fono

Ben riconofco per cortefe dono, Cagionjche di ParnafTo i facri poggi Afcenda, oue di pochi orme fon'hoggi.

j

CanzonNata

de

la

ma mente primier parto

tra

querele in folitaria cella,

S'unqua per mia venturaScoprir' quelle luci al

Amor

rivuole

Mondo

folei

Di

pur io fon fattura:

f rubella Voftra lumi del Cielo, D'ogni piet non fi iniqua Sorte

&

AI mio Signor dura// 5

P^

J

Mgli

Eanni fuolla

Al verde Aprii deVdrasfi'l

morte,

Nome

voftro alteroal

&

folo

Suonar dal'arfa zona

freddo Polo.

M A D.Lieti colli beati, Doue talhor dolceripofo troua

Deh

Queft'Almaj perche hor nel caro voftro feno Mi turbai bel feren Fortuna ria;

cui piacer nuU'altro goua;

Et

fpeme & timor' in dubbia via Ad vn tempo mi fprona & mi pon freno? Soccorretemi voi: datemi almeno,tra

Ch'io pofTa

i

colpi Tuoi

af^ri

&

mortali

Portar con forze miei

defir'

eguali

Se non femprc

di

Nubi

carco*! Cielo,

Ne d'Aquilon i'Ocean turbato. Ne di fue frondil faggio ogn'horfpogliato. Ne copre campi fempre horrido gelo; Ma pur fquarciato de la terra il veloi

Ritorna

il

Mondo

ancor di

fiori

ornato,

armato Strugge le Neui il gran Signor di Delo. Hor perche dunque il voftro duro orgoglio. Donna, non cefiajne'l mio pianto vnquanco,

FI Mar fi pofa,& de

fuoi raggi

CheQualSi

per antica vfanza fatto eterno^

fu giamai in cor feluaggio fcoglio

fermo l'onde lachrimofe,ch'ancocangiafTe fuoftil

Non

la State 'I

Verno?

M A D.Candido, vago &,

Icggiadretto velo

Che

quelle dolci

membra

Copri , torto lor fai ; ne ti rimembra Ch'afcondi quel , di che fi pafce il Ciclo Tue fono quelle fila, onde le retiOrdifce ogn'hor

Amoreduro varcoil

Per intricarmi

al

core,.

Acci

ne' lacci colto

Tu

quali

nube

veli

il

homai m'acqueti. mio bel Sole;i

Ma

lui celar

non puoi;raggi fuoidi Viole:

Che fuor tralucon'ancoSparfi di bianchi Gigli

&

La s s o; daSperoE'Laffoal

ria

tempefla in duro fcogliofaldo

Soipinta la mia Naue; n pi fchermo

mio duol jpoi che

fi

& fermo

contrame,

del Ciel Tingiufto orgoglio.

che fparger preghi pi non voglio Caduto di fperanza; hor fianco e infermoper alpeltri monti in folingoil

Vo

hermo*

Sfogar con pianto eternoLalTo, trafiori al'erto

gran Cordoglioin

Olimpo

cima

Mi

vidi asfifo;& hor precipitando

Tra rupi & elei oppreffo al fondo giaccio; Ma poi che fon di pace & di me in bando Amor fa almen j ch'anzi al morir mio prima. Io veggia incenerirfi vn cor di ghiaccio

IL FINE.

TAOVOLAET

DE'

DISCOI^SI

D E L ACADEMICI OCCVLTI,

LE B^I M E DE

CU

DISCOBJO SOTB^^ L*lMT?J.Su

LORO,

SOV\^

L'JMTPJ^.S^ DEL SIC. CIPJ)L^MOBormio detto l'^ j s T r vDifcorfo.s

o.car,i

II

}^ I

MS.

E

s

V E,di

C A N 2. In morte del

Ottauio D.

Leggi.

lAlwa felice che la uerde fpoglia,

$ 5%5

MAD. r^ura fparfe bauea k belle frondL ,A*SONxAbna gentil) ci) in degno manto auolta^

MAD.Baci che le colombe gi mtafle,

ECorneliai

GLOGAcrn^

Paftorale.

SON.

t^y- carca il feti di E^e perJoNataldiChrifto.

6%

Squarci l'ofcuro uel qutflo helgiorno.

SOTIl^

L'

IMTT{ES^ DEL

SIC.

TIETBS>?

Antonio Soncino detto /'^^dombrato, Ili, Difcorfo.1^1 M ES

8

V

1

SON.Che fa la DonnaAlSig.

aiSolngo Academico.^ an^i , che fa la Tigre Camillo Faita.

4

amlloy che con pifpedito

& franco

*

1

C A N Z.

perin

la uirtoria di

Madama la Ducheffa di Piacenegli heretici.

za hauuta

Fiandra coner

'chi porger al mio canto

^$

TSO N.DunqueAlsig.

^

V

L

^.Stella,

in

morte del Sig. Fabio

nel pia heljor de' tuoi uercf anni.

i^i 5

Gio. Paolo Luzzago D.,

di

Leggi,

Deh perche non pofiio coniho'l defio. C A N Z. i l'Abftrufo Academico.Tuggon le fredde neui.

1

SON.Tronfia, ch'io fappia dir qud fufjel ttifo, In morte del Sig. Ottaiiio Bornato D.1 1di

Leggi1

C di Ottauio felice, alma, & beata.M A D.Toi chel languir ni caro ,

5

1

SON,Quefla, con culle fife preci deuote.In morte del1di

Nicol Secco D. di leggi, & Ambafc. gi V.al gran Ture o, & Capitan di Giullitia in Milano,Sig.

Carlo

Qui giace l Secco, il

cui

Klome gradito.

i

z

MAD.Qualhor, Donna ui miro.1 i

^

Quando mi mojha ^more. SON.

8

SOTB^A L'1MTF{ES^ DEL SIG. SCOSTITIGallo, detto

/'incognito.VII.

Difcorf.

Con fei S O N. di uari;

4^

Autori in lode fua.

T

^

y

L^^SIC. ^'^(rO'^^IO45i.

SOTI{^ ClMTF^ES^ DELpijcorfo.

Querfngo detto /'/ntricato.vili.s

J^

I

M

E

V

SO.uncino dache farenh-a

N.

alSig. Annibale Buon'agente.

folle

audacia un tempo fpinto,

50

lajjoj

^mor, poi che repente ,grani affanni carco,,

ledeGi

^

che la,

mia F primiera hai uinta.

fi

che'l cor di

4S 50 48

Jl crefpo aurato crin

dou^morfolca

tendeJieffo,

4948

Lo fpecchioAl,

,

in cui

mirar

me

Sig.

Mutio,la frada obliqua

Mutio che da

& torta

4^50 48

Mentre qui al dolce mormorio de tonde 'Hpn fon qucfi li flrali^ond'^mor tocca, ^on f ben dHippocrene al dolce riuo .A'i

4^4P50

Sig. Academici Occulci.

Toi che nebbia

d'error torbida offende.

^el

Sole, al cui

gran raggio

arfi repente,

SOT\^ L'IMTJ{ES^ DELTaglietti detto//

S.

GIO.^T^T 7^1051

7^ or t v r n o.IX.

Difcorfo.

i^

I

M

E

SVI.

Chiufo gran tempo in inaile ofcura

& Torta.

ComeCon

uermiglio amorofetto Fiore.

55 56?

lo fin,

onde chiarori maggior Thofco. A' TAdombrato Academico,file eterni honori.

57575855?55>

Col tuo leggiadro

Caro augellin , che da l'i dallo bofco. Come purpurea I\ofa al primo albore Fiume, sa le cui uerdi amate fponde,

K

TL^afpra piaga

s4j

V

L ^,begli occhi,

Mentre peruaghi colli uerdi campi. J^on perch' l'aure in sii Ivburneo collo ^nima gentili che mi richiami,da me defiata pia che I{io A D. Toi che nel mio Terreno.

& mortai che due &.

58 58 5855

d

'

M

5^ ^j58

SON.Toi cheSottol

ti

piacque

^mor

in fi molefia,

giogo

d'amor,

cornei Ciel uolle

Si come jUol poich le neui fgmbra . TUi che mi fojli fempre empia molefia,

&