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RICOSTITUZIONE DELLE AREE FORESTALI PERCORSE DAGLI INCENDI IN PIEMONTE I parte Giovanni Bovio, Andrea Camia, Annalisa Francesetti DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO REGIONE PIEMONTE Aprile 2001

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RICOSTITUZIONE DELLE AREE FORESTALI PERCORSE DAGLI INCENDI

IN PIEMONTE – I parte

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Annalisa Francesetti

DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO

REGIONE PIEMONTE

Aprile 2001

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INDICE

1.1 PREMESSA ............................................................................................................................3

1.2 OBIETTIVI DELLA RICERCA ..................................................................................................3

1.3 STATO DELL'ARTE ................................................................................................................5

1.3.1 Effetti del fuoco............................................................................................................5 1.3.1.1 Vegetazione arborea ........................................................................................................... 5

1.3.1.1.1 Reazione delle singole piante arboree......................................................................... 5

1.3.1.1.2 Popolamenti forestali .................................................................................................. 8

1.3.1.2 Suolo................................................................................................................................... 9

1.3.1.3 Impatto sul territorio ......................................................................................................... 10

1.3.2 La ricostituzione della vegetazione............................................................................11 1.3.2.1 Ricostituzione passiva....................................................................................................... 11

1.3.2.1.1 Dinamica vegetazionale............................................................................................ 11

1.3.2.2 Ricostituzione attiva ......................................................................................................... 13

1.3.2.2.1 Riabilitazione............................................................................................................ 14

1.3.2.2.2 Sostituzione .............................................................................................................. 14

1.3.2.2.3 Modalità di ripristino ................................................................................................ 14

1.4 ANALISI DELLE CARATTERISTICHE PIROLOGICHE LEGATE ALLA RICOSTITUZIONE..............18

1.4.1 L'incidenza degli incendi boschivi in Piemonte .........................................................18 1.4.1.1 I popolamenti forestali colpiti dal fuoco nel recente passato ............................................ 19

1.4.1.2 L’ambiente forestale potenzialmente soggetto a incendi in Piemonte............................... 22

1.4.1.3 Incidenza degli incendi boschivi sui popolamenti forestali per Provincia ........................ 32

1.4.1.4 Incidenza degli incendi boschivi sui popolamenti forestali per Area di Base ................... 42

1.4.1.5 Incidenza degli incendi boschivi e tempo di rotazione...................................................... 53

1.4.2 Fire regime e fire severity nelle Aree di Base............................................................58

1.5 CONCLUSIONI .....................................................................................................................74

1.6 BIBLIOGRAFIA ....................................................................................................................75

RINGRAZIAMENTI Si ringrazia il Corpo Forestale dello Stato per aver fornito i dati relativi agli incendi della serie storica esaminata.

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Ricostituzione delle Aree Forestali Percorse dagli Incendi in Piemonte

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Annalisa Francesetti

Dipartimento Agroselviter - Università di Torino

1.1 Premessa

Il presente lavoro è stato svolto nell'ambito di un ampio progetto di ricerca sulla ricostituzione delle aree forestali percorse da incendi in Piemonte, della durata complessiva di circa due anni (Febbraio 2000 - Novembre 2001), avviato a seguito di una convenzione stipulata tra la Regione Piemonte e il Dipartimento Agroselviter dell'Università di Torino per acquisire esperienze scientifiche sull’argomento in ambiente territoriale pedemontano.

L'intero progetto di ricerca è suddiviso in due parti distinte. La prima parte è costituita da un inquadramento generale della ricostituzione delle aree forestali e da uno studio sull'incidenza del problema sul territorio piemontese e la seconda parte riguarda invece la definizione di criteri per la ricostituzione delle aree forestali e per la loro possibile applicazione.

Il presente documento costituisce la relazione finale della prima parte della ricerca.

1.2 Obiettivi della Ricerca

Nel corso di questa prima fase del progetto è stato affrontato uno studio generale sul tema della ricostituzione, consistito in una revisione bibliografica sull'argomento, che ha permesso di delineare lo stato dell'arte sugli effetti del fuoco e sul ripristino dei popolamenti forestali colpiti da incendio.

Tale studio è stato quindi seguito da un approfondimento delle caratteristiche pirologiche relative alla realtà territoriale piemontese, con lo scopo di individuare le aree sulle quali effettuare interventi di ripristino, soprattutto con riferimento alle specie forestali maggiormente soggette a danni da incendio ed alle aree che presentano una maggiore incidenza del fenomeno in termini di Fire regime (frequenza, intensità, stagione) e Fire severity (intensità per tempo di residenza).

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L'intera analisi è inoltre stata condotta con l'obiettivo di integrare ed aggiornare, per la parte relativa all'argomento di ricerca, le informazioni dell'attuale attività di Pianificazione Antincendi Boschivi in Piemonte.

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1.3 Stato dell'arte

La ricerca scientifica in tema di ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco in Europa, di cui viene riportata una sintesi nel presente paragrafo, è prevalentemente orientata all’ambiente Mediterraneo, sebbene i principali concetti informatori di base possano essere ricondotti, con opportuni adattamenti, all’ambiente Prealpino.

Nell’ambito del lavoro di revisione bibliografica si è fatto particolare riferimento ai risultati dei più recenti studi svolti nell’ambito di progetti di ricerca finanziati dalla Commissione Europea, relativi alla relazione tra realtà territoriale e ambientale mediterranea e il problema della ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco.

1.3.1 Effetti del fuoco

La ricostituzione vegetazionale dei popolamenti forestali colpiti da incendio non può prescindere da un'analisi accurata degli effetti che il passaggio del fuoco, quale fattore ecologico di disturbo, causa sull'ecosistema bosco.

Gli incendi boschivi disturbano l'equilibrio di elementi come vegetazione, suolo, fauna e atmosfera, secondo complesse modalità che dipendono prevalentemente dalle caratteristiche del comportamento del fuoco.

Vengono di seguito analizzati, in particolare, gli effetti che gli incendi hanno su vegetazione arborea, suolo e territorio, quali elementi che principalmente influenzano la ricostituzione dei soprassuoli colpiti da incendio.

1.3.1.1 Vegetazione arborea

Gli incendi boschivi hanno come principale effetto sulla vegetazione arborea il danneggiamento, parziale o totale, della copertura forestale, che può dare luogo anche alla necrosi di parte dei soggetti colpiti interessando, nei casi di massima intensità del fronte di fiamma, anche l'intero soprassuolo.

La ricostituzione vegetazionale dipende fortemente dalla gravità dei danni subiti a carico del soprassuolo, pertanto risulta necessario analizzare gli effetti del passaggio del fuoco sia a livello delle singole piante, che alla scala dell'intero popolamento, nel tentativo di caratterizzare gli elementi che possono influire nella formazione di una nuova copertura forestale dopo l’incendio.

1.3.1.1.1 Reazione delle singole piante arboree

Il passaggio del fuoco ha diversi effetti sulle singole piante arboree in funzione delle loro caratteristiche di morfologia, infiammabilità e stadio fenologico.

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Le piante che vengono danneggiate in minor misura dalla fiamma sono quelle che presentano un minor carico di combustibile accumulato vicino al fusto, poiché si verifica una riduzione dell’intensità e della durata del fronte di fiamma attorno alla pianta stessa. Sono inoltre meno danneggiate le piante meno suscettibili agli incendi di chioma e quindi quelle che si accrescono molto in altezza, hanno spiccata tendenza all'autopotatura e presentano una chioma aperta, cioè sviluppata nel senso della larghezza e con rami principali che si discostano dal tronco.

Alberi che, al contrario, presentano chioma densa e bassa per scarsa tendenza all'autopotatura, specialmente se costituiscono un substrato favorevole alla presenza, ad esempio, di piante rampicanti, sono maggiormente suscettibili al passaggio in chioma dell'incendio e quindi ad un aumento dell'intensità del fronte di fiamma.

La diversa infiammabilità delle singole specie fa variare il comportamento del fuoco. In generale le conifere, presentano una maggiore infiammabilità rispetto alle latifoglie decidue.

Il grado di infiammabilità è comunque notevolmente influenzato dallo stadio fenologico in cui si trova la pianta, infatti gli apici vegetativi ed il cambio sono più facilmente danneggiati durante la stagione vegetativa piuttosto che nello stadio di dormienza.

In ogni caso gli effetti specifici del passaggio del fuoco nei confronti delle singole piante possono essere distinti in danni fisici diretti o indiretti. I danni diretti consistono prevalentemente in ferite sul tronco e defogliazione per lo più determinati da forti innalzamenti di temperatura causati dal contatto indiretto o diretto con la fiamma. I danni indiretti sono dati da malattie ed attacchi parassitari la cui presenza è determinata o favorita dalle conseguenze dell'incendio avvenuto (Brown et al., 1973). In questa sede ci si limiterà a trattare dei danni diretti che sono di seguito descritti.

Il contatto diretto con la fiamma determina, su tronco e rami, ferite le cui dimensioni e caratteristiche sono da correlare con l'intensità dell'incendio (Wright et al., 1982). In generale se la fiamma riesce ad interessare i tessuti vivi la corteccia si consuma e si distacca dalla pianta, lasciando la porzione sottostante del fusto scoperta. La pianta reagisce, in seguito, con la formazione di tessuti cicatriziali. Se le dimensioni della ferita sono vaste ed interessano una grande parte dei tessuti del cambio, oppure se la pianta viene interessata per più volte consecutive dalle fiamme, si può arrivare fino alla necrosi completa dell'albero. In generale anche una piccola parte di tessuto conduttore (meno del 25% della circonferenza della pianta) può essere sufficiente per mantenere in vita la pianta.

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La scottatura delle foglie varia in funzione dell'intensità del fuoco e del tipo di specie. In generale le latifoglie sono meno suscettibili al danno rispetto alle conifere perché meno infiammabili e perché tendono a riformare le gemme ed i rametti di accrescimento più rapidamente. In ogni caso in seguito alla defogliazione si ha una riduzione dell'accrescimento della pianta tanto più grave in funzione dell'età e delle dimensioni della pianta stessa.

In particolare ciò che causa lesioni o necrosi dei tessuti vegetali, danneggiando gli alberi, è l’innalzamento della temperatura interna delle cellule vive, che sono localizzate nella parte più esterna del tronco della pianta, dovuta al calore emanato dalla fiamma che si diffonde. Floema e cambio sono infatti interessati per primi dall'aumento di temperatura, influenzando a loro volta la vitalità della porzione viva e più esterna dello xilema. (Brown et al., 1973)

L'innalzamento della temperatura delle cellule dipende principalmente dal loro contenuto di umidità e dal tempo durante il quale esse sono esposte al calore, ma anche da altri fattori quali, ad esempio, la presenza di alcune sostanze nella pianta come sali, zuccheri, lignina e pectina che contribuiscono a fare variare le modalità di evaporazione dell'acqua contenuta nel lume cellulare dei tessuti.

Esaminando una pianta nel suo complesso, si può notare come la resistenza delle piante arboree al calore sia influenzata da diversi fattori che vengono di seguito analizzati.

In generale quanto maggiore è la temperatura iniziale della vegetazione, tanto minore sarà l’incremento di calore necessario per raggiungere le temperature letali per i tessuti della pianta.

La resistenza al calore varia in funzione delle dimensioni della porzione di pianta esposta pertanto, le foglie e i piccoli rami vengono più facilmente necrotizzati perché per un maggiore rapporto superficie-volume, sono più rapidamente scaldati a temperature letali. Per lo stesso principio le giovani piante che, a parità di specie, presentano complessivamente dimensioni inferiori rispetto alle piante adulte, sono più esposte al calore.

La corteccia è il principale organo protettivo che le piante posseggono nei confronti degli incendi, comportandosi come materiale isolante. La capacità di isolamento della corteccia dipende dalla sua struttura, composizione e densità, variando proporzionalmente in funzione dello spessore (i danni sono estremamente ridotti per specie che presentano uno spessore della corteccia compreso tra 1 e 1,3 cm) e del contenuto di umidità.

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Fahnestock ed Hare (1964) hanno verificato che, per alcune specie di conifere ad aghi lunghi, per variazioni di temperatura della superficie della corteccia di circa 500°C, la temperatura a livello del cambio varia di circa 40°C. Inoltre, hanno rilevato che la temperatura esterna necessaria per innalzare apprezzabilmente la temperatura interna deve essere di circa 95°C.

Le radici hanno una copertura corticale piuttosto sottile che le rende più sensibili alla temperatura rispetto al fusto. Pertanto quanto più l'apparato radicale è localizzato in prossimità della superficie del suolo, tanto maggiori saranno i danni causati dal passaggio del fuoco, soprattutto con il verificarsi di incendi sotterranei. Nel caso di incendi radenti invece, l'entità dei danni sull'apparato radicale è inversamente proporzionale alla profondità e alla quantità di materiale organico presente nello strato più superficiale del suolo che ha elevata funzione isolante.

1.3.1.1.2 Popolamenti forestali

Il passaggio del fuoco determina una riduzione parziale o totale della copertura forestale con diversi effetti sull'ecosistema.

La presenza della copertura forestale infatti influenza il microclima ed, in particolare, la temperatura dell’aria, riducendo le temperature massime ed aumentando quelle minime specialmente negli strati più prossimi al suolo. La presenza della vegetazione riduce anche il flusso dell’aria e, come conseguenza, la traspirazione delle piante, favorendo un aumento dell’umidità relativa.

Gli incendi hanno un effetto sulle differenti associazioni vegetali forestali, in funzione di parametri quali esposizione, substrato geologico e/o pedologico, frequenza di incendio e anni trascorsi dall'ultimo incendio (Hofmann et al., 1998).

In uno studio effettuato nel Sud delle Alpi Svizzere per condizioni simili alla realtà piemontese, è risultato che tale effetto è stato maggiormente significativo nei Castagneti rispetto alle altre specie studiate (Fürst e Conedera, 1996).

La riduzione della copertura forestale in seguito ad un incendio boschivo è prevalentemente influenzata dal comportamento del fuoco. Le superfici bruciate possono infatti riguardare l'intera area oppure alcune zone discontinue (a “macchie”) con isole interessate dal fronte di fiamma in modo più o meno omogeneo. Questo fatto è in generale influenzato dal carico e da una distribuzione verticale e/o orizzontale più o meno continua dei combustibili, che può far variare la tipologia di incendio, la sua durata e l'intensità.

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1.3.1.2 Suolo

Gli effetti sul suolo sono estremamente variabili e dipendono prevalentemente da variabili quali il comportamento del fuoco, le caratteristiche minerali e organiche del suolo e la copertura vegetale che vengono di seguito esaminate.

Tra le caratteristiche del comportamento del fuoco il tempo di residenza e l'intensità influenzano la temperatura raggiunta durante la combustione che, alla superficie del suolo, dove viene trasmessa principalmente per conduzione ed irraggiamento, può raggiungere valori anche superiori ai 200°C (Brown et al., 1973). La temperatura degli strati più profondi dipende invece dalla conducibilità termica del suolo stesso che è inversamente correlata al contenuto di sostanza organica ed alla porosità degli orizzonti e diminuisce rapidamente con la profondità. A seguito della demolizione termica degli acidi organici presenti nel suolo e dell’accumulo delle ceneri alcaline si ha un transitorio innalzamento del pH. (Bovio, 1996)

La frequenza degli incendi influisce soprattutto sulle proprietà fisiche del suolo, determinando la diminuzione della sostanza organica ed il peggioramento della struttura che causano una diminuzione della capacità di trattenimento dell’acqua. Si innescano così processi di erosione dovuti ad un aumento dello scorrimento superficiale delle acque.

La riduzione della copertura vegetale contribuisce ulteriormente a favorire i processi erosivi ed il ruscellamento, offrendo una maggiore esposizione alla quantità di acqua che raggiunge il suolo e ad una mancata riduzione dell’energia di caduta delle gocce di pioggia.

Il rilascio di residui minerali presenti nelle ceneri prodotte dalla combustione determina una variazione dei nutrienti disponibili per le piante; in particolare si verifica un aumento del contenuto di carbonio, di potassio e di fosforo, mentre la quantità di azoto viene ridotta perché in parte volatilizzata. La volatilizzazione della sostanza organica presente nella lettiera e negli orizzonti superficiali del suolo e la successiva condensazione di idrocarburi alifatici, causano inoltre la formazione di uno strato idrorepellente, che riduce la possibilità di percolazione dell’acqua.

In generale gli effetti del passaggio del fuoco sul suolo risultano essere non totalmente negativi, salvo per situazioni di particolare intensità e frequenza. In taluni casi addirittura gli incendi determinano un aumento dei nutrienti del terreno che può essere paragonato ad una leggera concimazione, favorendo i processi di rinnovazione naturale e di ricostituzione del soprassuolo.

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1.3.1.3 Impatto sul territorio

La valutazione dell'impatto che un incendio boschivo ha causato sul territorio è piuttosto complessa da effettuare, ma le informazioni che ne risultano consentono di formulare diverse considerazioni che possono essere utilmente integrate in sede di pianificazione antincendi.

Uno degli aspetti che può trarre vantaggio dall'analisi del territorio percorso dal fuoco e dall'esame degli effetti che il fronte di fiamma ha causato è la determinazione delle aree che maggiormente necessitano di essere ripristinate, che è una delle informazioni necessarie ai fini della pianificazione degli interventi di ricostituzione.

In questa sede ci si limiterà ad accennare le principali possibilità di analisi territoriale dedicata alla valutazione dell'impatto del fuoco sul territorio, argomento che meriterebbe un approfondimento scientifico ai fini di una possibile reale applicazione sul territorio piemontese.

Le tecniche per determinare quale effetto l'incendio abbia avuto sul territorio sono diverse, ma sempre più spesso si fa ricorso all'analisi di immagini satellitari multispettrali con diverse risoluzioni spaziali e temporali, sia al visibile che all'infrarosso, in combinazione con la cartografia disponibile, utilizzando Sistemi Informativi Geografici (GIS), con lo scopo principale di produrre una cartografia tematica delle aree percorse, dei tipi di uso del suolo che sono stati maggiormente colpiti e dei danni causati dal fuoco quali principali elementi di cui tenere conto per progettare gli interventi di ricostituzione. In letteratura esistono diversi indici che possono essere applicati, a seconda delle diverse realtà territoriali, ai fini di ottenere una mappatura delle zone colpite da incendio.

Tali tecniche possono inoltre essere utilizzate per monitorare l'evoluzione della vegetazione in seguito agli interventi di ripristino post-incendio eseguiti sul territorio.

L'analisi satellitare può essere considerata come una ottima una risorsa di informazioni per quantificare le variazioni strutturali del paesaggio causate dal passaggio del fuoco (Chuvieco, 1999), per determinare le priorità di intervento ai fini della ricostituzione degli ecosistemi forestali più disturbati e per monitorare l'efficacia degli interventi di ripristino nel corso del tempo.

L'utilizzo di queste tecniche per l'individuazione delle aree bisognose di ripristino non può comunque non tenere in considerazione l'analisi dei dati storici sugli incendi riguardante le superfici e la tipologia di specie maggiormente colpite, con riferimento al territorio, che è stata condotta nell'ambito del presente lavoro e che viene descritta nei capitoli successivi, tuttavia permetterebbe di integrare le informazioni e di ottenere un monitoraggio del territorio più preciso e prolungato nel tempo.

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1.3.2 La ricostituzione della vegetazione

La ricostituzione vegetazionale è un processo di ricolonizzazione (successione secondaria) che si realizza spontaneamente nel caso in cui un soprassuolo abbia subito una distruzione, parziale o totale, dovuta ad un evento "catastrofico" (Piussi, 1997) cioè ad un evento capace di far variare notevolmente l'equilibrio dinamico del popolamento. In questo senso il passaggio del fuoco può essere considerato come un elemento di disturbo dell'ecosistema al quale l'ecosistema stesso risponde più o meno rapidamente con la tendenza a ritornare allo stato precedente all'evento.

Il modo e i tempi della ricostituzione delle comunità vegetali dipendono principalmente dal tipo di incendio, dal comportamento del fuoco e dagli effetti che il passaggio del fronte di fiamma causa sulla vegetazione, oltre che dalle condizioni edafiche, climatiche e stazionali (Carle, 1974).

1.3.2.1 Ricostituzione passiva

Dopo un incendio, nella maggiorparte dei casi, la vegetazione si ricostituisce spontaneamente (ricostituzione passiva) (Biederman, 1998) in un tempo relativamente breve, soprattutto nelle coperture molto resilienti (cioè costituite da specie che hanno elevata capacità di ritornare allo stato precedente l'incendio) che hanno subito incendi di bassa intensità (Bovio, 1996).

Per incendi che sono invece caratterizzati da intensità elevate la successione secondaria avviene in tempi inversamente proporzionali alla superficie colpita, poiché si verifica la disseminazione laterale delle piante non danneggiate lungo il perimetro della zona percorsa dal fuoco.

1.3.2.1.1 Dinamica vegetazionale I cambiamenti successivi ad un incendio nella struttura e nella dinamica del

popolamento forestale sono determinati dalle risposte adattative delle specie vegetali

presenti.

Le specie con adattamenti agli incendi sono dette pirofite e possono essere distinte in attive o passive.

Le pirofite attive possono anche subire notevoli danni fino alla totale distruzione della parte aerea, ma sono comunque in grado di ricacciare con vigore dopo il trauma. Queste specie sono costituite per lo più da piante erbacee e la loro rigenerazione vegetativa avviene per mezzo della presenza di organi sotterranei di riserva, come bulbi

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e rizomi, che non vengono danneggiati dall'aumento di temperatura che interessa gli strati più superficiali del suolo.

Ricorrono alla rigenerazione vegetativa della parte aerea anche le specie arbustive ed arboree che sono dotate di capacità pollonifera, come ad esempio il genere Quercus. La quantità dei ricacci varia in relazione all’intensità dell’incendio, alla posizione delle gemme dormienti e alla loro eventuale protezione da parte della corteccia o del suolo.

Le specie pirofite passive, invece, sono in grado di sopportare il passaggio del fuoco grazie a particolari caratteristiche strutturali, quali, ad esempio, lo spessore della corteccia che, come accennato nella parte relativa agli effetti del fuoco sulle singole piante arboree, si comporta da materiale isolante, aumentando il livello di tolleranza dell'intensità del fronte di fiamma da parte della pianta.

Il pirofitismo può manifestarsi anche con altri meccanismi tra i quali il più frequente è quello della stimolazione della germinazione dei semi da parte del fuoco. (Bovio, 1996)

Sebbene il calore non sia necessario alla germinazione dei semi che sono rilasciati dalla pianta arborea e che vengono accumulati nel suolo, il processo germinativo viene stimolato a causa dell'eliminazione di alcuni fattori inibitori, quali ad esempio, la presenza di copertura arborea e la competizione per le sostanze nutritizie e per l'acqua da parte di piante erbacee o arbustive. Inoltre, i semi rilasciati dopo un incendio spesso cadono su un eccellente letto di semina dovuto ai nutrienti ceduti dalla cenere che ne favoriscono l'attecchimento e lo sviluppo rigoglioso.

Nel caso di alcune specie di conifere, inoltre, sono presenti strobili serotini la cui disseminazione avviene con un notevole ritardo rispetto alla produzione da parte della pianta. Per questo tipo di strobili l'apertura delle squame per la disseminazione è resa possibile esclusivamente dal raggiungimento di temperature molto elevate (tra i 120° e i 140°C) (Kozlowski, 1974), che eliminando l'abbondante presenza di resina, permettono alle scaglie di aprirsi e rilasciare i semi. (Piussi, 1994)

In seguito alla germinazione, la distribuzione della specie e le caratteristiche delle formazioni vegetali vengono determinate dalle esigenze dei semenzali e dalla competizione che ne risulta.

La ricostituzione naturale della vegetazione nel corso dei primi anni successivi all’incendio segue un modello generale di dinamica vegetazionale. Nel primo anno vi sono poche specie, con predominanza di quelle pirofite attive che si riproducono per via vegetativa ed appartenenti per lo più allo strato erbaceo ed arbustivo.

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La ricchezza floristica raggiunge valori massimi due o tre anni dopo l’incendio, in seguito diminuisce per stabilizzarsi intorno al quinto anno (Trabaud, 1999).

Il massimo di ricchezza floristica è dovuto essenzialmente alla presenza di specie esogene, estranee cioè alla comunità, rappresentate soprattutto da specie annuali o biennali. Queste specie si sovrappongono a quelle della comunità, tentando di inserirsi per occupare lo spazio vuoto creato dal fuoco; in seguito, vengono eliminate dalla competizione con le specie endogene che tendono a rioccupare il loro spazio.

1.3.2.2 Ricostituzione attiva

La ricostituzione passiva, esaminata nel precedente paragrafo, è in generale la forma predominante nelle zone percorse da incendio, tuttavia, vi sono numerose situazioni in cui, per le ampie superfici percorse e/o per i valori di elevata intensità raggiunti oppure ancora a causa delle condizioni stazionali sfavorevoli, la copertura forestale è in grado di affermarsi solo in tempi molto lunghi a danno dell'intero ecosistema.

In questi casi è necessario prevedere nel minor tempo possibile ed in un contesto di pianificazione territoriale, un intervento di ripristino dell'ecosistema forestale (ricostituzione attiva) che ne consideri sia la struttura che la funzione, e che favorisca una più rapida successione secondaria del soprassuolo.

Le situazioni in cui è necessario intervenire per il ripristino dell'ecosistema possono riguardare, ad esempio, zone danneggiate in cui il mancato intervento può dare luogo a un’ulteriore degradazione del soprassuolo o ad un possibile innesco di fenomeni erosivi. L'urgenza dell'intervento aumenta nel caso in cui il danno sia stato subito da aree caratterizzate da una particolare rilevanza nella protezione idrogeologica, la cui instabilità può costituire un possibile rischio per abitazioni o manufatti. La ricostituzione attiva assume notevole importanza anche per le regioni che sono caratterizzate da un'elevata valenza paesistica e per le aree in cui l'impatto ambientale causato dal passaggio del fuoco ha assunto livelli troppo elevati.

La ricostituzione attiva in senso stretto ha come scopo principale quello di riportare il soprassuolo nelle medesime condizioni precedenti il fattore di disturbo (Vallejo, 1997). Tali condizioni, tuttavia, non sono sempre di facile determinazione, per la maggiorparte dei casi si deve fare riferimento alle aree indisturbate limitrofe alla zona incendiata.

La strategia più utilizzata è quella che prende come esempio i processi naturali di successione secondaria e che tiene conto dei parametri critici che regolano l'ecosistema, utilizzando tecniche di ripristino quali, ad esempio, l'introduzione di

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alcune specie indicatrici che accelerino la successione per poi lasciare che la natura svolga il suo corso fino ad ottenere un ecosistema autosufficiente (Bradshaw, 1995).

1.3.2.2.1 Riabilitazione

Più frequentemente, per ovviare alle difficoltà di conoscenza delle condizioni anteriori al passaggio del fuoco, si attuano processi di riabilitazione che tendono a ripristinare l'ecosistema in una forma alternativa rispetto a quella dell'ecosistema presunto precedente al disturbo, ma con uguali funzioni.

1.3.2.2.2 Sostituzione

In alcuni casi l'obiettivo dell'intervento di ripristino potrebbe essere quello di creare un ecosistema nuovo e più semplice rispetto all’originale, considerando eventualmente un intento produttivo (arboricoltura da legno). Per tali situazioni la ricostituzione prende il nome di sostituzione.

1.3.2.2.3 Modalità di ripristino

Passando in rassegna le principali modalità di ripristino utilizzate in passato, si può notare come fino a qualche decennio fa, vi fosse una forte predominanza di impianti di conifere effettuati su superfici percorse dal fuoco, anche per estensioni notevoli, con lo scopo di dare origine ad un soprassuolo primario che potesse lasciare spazio, in un secondo momento, alla colonizzazione secondaria di latifoglie. Questo stadio secondario di successione in realtà non è quasi mai stato raggiunto, soprattutto per la presenza continua di incendi che non ha permesso ai popolamenti di compiere un evoluzione.

Più recentemente si è manifestata la tendenza ad utilizzare specie autoctone sia arboree che arbustive le quali hanno maggiore capacità di affermarsi in condizioni ambientali estreme. In seguito a tale tendenza si sono anche sviluppate le tecniche selvicolturali e vivaistiche per rendere disponibili semenzali di buona qualità di specie locali, per il loro utilizzo in campo.

Contemporaneamente sono stati effettuati dei miglioramenti anche nel campo della meccanizzazione forestale che hanno permesso di facilitare i lavori di ripristino anche per zone topograficamente accidentate e consentendo di limitare parzialmente i costi che sono comunque ancora uno dei limiti principali della fattibilità delle azioni di recupero vegetazionale delle zone incendiate.

Al fine di effettuare una vera e propria azione di recupero delle zone danneggiate da incendio senza correre il rischio di distribuire inadeguatamente le risorse per gli interventi, è comunque opportuno inserire le modalità di ripristino in un discorso di

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pianificazione antincendi tenendo conto che la ricostituzione attiva può essere effettuata essenzialmente secondo i seguenti due obiettivi principali:

modificare la composizione e struttura dell'ecosistema per renderlo meno

infiammabile ad un eventuale ulteriore passaggio del fuoco evitare i processi di degradazione che risultano o sono aggravati dall'incendio

avvenuto Il primo caso prevede l'introduzione di specie poco infiammabili e combustibili,

l'eliminazione delle specie ad alta infiammabilità e la riduzione del carico di combustile che potrebbe eventualmente essere ottenuta mediante l'impiego delle tecniche di fuoco prescritto.

Nel secondo caso invece è necessario dare priorità al contenimento dei processi di degradazione che possono portare a fenomeni di erosione, proteggendo lo strato più superficiale del suolo attraverso tecniche di pacciamatura (ove possibile) sia utilizzando materiali inerti che aumentando la copertura vegetale.

Se il soprassuolo è stato solamente in parte danneggiato ed è presente ancora una parte delle piante del soprassuolo originario le modalità di ripristino fanno normalmente riferimento a due pratiche colturali diverse a seconda che il popolamento incendiato possieda o meno una buona capacità di ricaccio. Nel caso in cui la specie colpita sia dotata di facoltà pollonifera e, a maggior ragione, se la forma di governo del bosco è il ceduo, è consigliabile effettuare un rinvigorimento delle ceppaie danneggiate per mezzo di ripuliture piuttosto decise, facendo ricorso all'eliminazione dei polloni bruciati.

Viceversa per le piante non dotate di buona capacità pollonifera e per le fustaie, è necessario ricorrere alla eliminazione totale della parte delle piante totalmente danneggiate lasciando le piante che si pensa siano in grado di reagire con il ritorno della successiva stagione vegetativa valutandone la capacità di rilascio di semi e quindi la possibilità di avere rinnovazione naturale oppure cercando di colmare i vuoti formatisi in seguito al passaggio del fuoco mediante rinnovazione artificiale, utilizzando differenti pratiche colturali come semina o trapianto, a seconda delle condizioni stazionali.

Se viceversa il soprassuolo è stato totalmente danneggiato dal passaggio del fuoco, si può applicare il seguente esempio di strategia di ricostituzione post- incendio indicato da Vallejo (1996) e che prevede l'utilizzo di tecniche colturali che riguardano la ricostituzione completa sia del soprassuolo arboreo che arbustivo ed erbaceo secondo le seguenti fasi:

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Semina di emergenza: consiste nella semina di piante erbacee con

applicazione di materiale organico pacciamante, per ottenere una immediata protezione del suolo (Bautista et al., 1996). Questa tecnica viene applicata in particolare per ridurre la degradazione dei suoli con pendenze medio-alte e che presentano scarsa capacità di rinnovazione. Piantagione di alberi e arbusti dotati di capacità di ricaccio: ha lo scopo di

incrementare la resilienza, cioè la capacità di ritornare alla situazione antecedente il disturbo, e la resistenza al fuoco, cioè la capacità del popolamento di assorbire il fattore perturbativo senza alterare il proprio stato. Piantagione di conifere e latifoglie in modo combinato: per ricostituire un

soprassuolo che sia avvantaggiato dalla relativa rapida crescita delle conifere e dall’alta resilienza delle latifoglie.

Tra le più efficaci tecniche di ripristino post- incendio, vi è anche la semina per

filari (Utah State Office, 1997). Questo metodo prevede la semina diretta delle specie arboree ad una profondità opportuna per assicurare le condizioni di corretta germinazione e per prevenire la predazione. Gli svantaggi prevalenti di questa tecnica, che difficilmente può essere applicata alla realtà locale piemontese, sono dati dai costi elevati che è necessario sostenere per ricostituire anche solo pochi ettari di superficie danneggiata.

Un’altra tecnica è la semina a spaglio con elicottero. In questo caso i semi rimangono esposti non garantendo un elevato successo di germinazione come invece si ha con la tecnica di semina per filari, ma è possibile effettuare l'intervento su una superficie più estesa, anche quando questa presenta una topografia accidentata. Un esempio di applicazione di tale tecnica è stato effettuato, in via sperimentale, in Piemonte nella Comunità Montana Cusio-Mottarone in cui l’obiettivo di coprire velocemente il suolo per evitare il fenomeno dell’erosione superficiale ha avuto pienamente successo (Pividori, 1998).

Gli esempi di strategie di ripristino esaminati sono modelli generici a cui fare riferimento tenendo però, opportunamente conto delle condizioni stazionali della zona di intervento che rimangono comunque il fattore limitante principale nella scelta delle modalità di ripristino.

L'esame dei principali effetti di un incendio boschivo sulla vegetazione e la conoscenza delle diverse possibilità di ricostituzione del soprassuolo, secondo varie tipologie e modalità, sono i principali strumenti operativi che possono essere utilizzati

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nel corso di interventi di ripristino della vegetazione su un determinato territorio. Le azioni di ripristino devono però, essere inserite in un contesto di pianificazione degli interventi che preveda lo svolgimento di un'accurata indagine sulle caratteristiche pirologiche relative alla realtà territoriale di riferimento e che consenta di individuare quali sono le aree per le quali è necessario stabilire le priorità di intervento.

Di seguito vengono presentati l'approccio metodologico e i risultati ottenuti con l'analisi dei dati storici relativi agli incendi boschivi, effettuata nell'ambito del territorio piemontese, con lo scopo di stabilire quali sono le zone che presentano una maggiore incidenza di incendio e quali sono le specie forestali maggiormente soggette a danno da incendio affinché, in base a tali elementi, possano essere pianificati gli interventi di ripristino in Piemonte.

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1.4 Analisi delle caratteristiche pirologiche legate alla ricostituzione

L'analisi delle caratteristiche pirologiche è stata effettuata con l'obiettivo di ottenere dei parametri che consentono di individuare in quali zone della realtà territoriale piemontese è necessario dare priorità agli interventi di ripristino.

I parametri di valutazione utilizzati sono l'incidenza degli incendi boschivi e l'individuazione di Fire regime e severity.

L'incidenza è l'effetto del manifestarsi del fenomeno degli incendi boschivi ed è strettamente legata all'ambito territoriale di riferimento, implicando un'individuazione della superficie che è soggetta al passaggio del fuoco e del tempo di ritorno dell'incendio su quella determinata area in relazione alle frequenze rilevate.

Fire regime e severity sono invece indicatori che, oltre alla frequenza di incendio, considerano anche la stagione e alcune variabili di comportamento del fuoco quali intensità e tempo di residenza.

I risultati dell'analisi effettuata sui tali parametri di valutazione vengono di seguito presentati.

1.4.1 L'incidenza degli incendi boschivi in Piemonte

L'incidenza degli incendi boschivi, come precedentemente accennato, fa riferimento alla frequenza di incendio applicata su una realtà territoriale (il Piemonte) e contemporaneamente tiene conto delle specie forestali che sono maggiormente percorse dal fuoco, fornendo così un'informazione relativa alla localizzazione e alla modalità del manifestarsi degli eventi incendio.

L'analisi di questo parametro è, in questa sede, finalizzata al tema della ricostituzione delle superfici forestali piemontesi in cui si è avuto il passaggio del fuoco.

Pertanto, dal punto di vista dell’indagine relativa alle serie storiche degli eventi e degli ambienti interessati, si fa riferimento prevalentemente alle superfici boscate percorse, considerando solo marginalmente le superfici non boscate.

Si intende fornire un inquadramento generale degli incendi boschivi e degli ambienti interessati secondo diversi livelli territoriali, con l'obiettivo di individuare le caratteristiche ed i diversi aspetti di problematicità del fenomeno dell'incidenza di incendio nel territorio, da cui dedurre le priorità e dimensionare l’entità dell’intervento di ripristino dei boschi percorsi dal fuoco richiesto nelle varie realtà Piemontesi.

I livelli territoriali esaminati fanno riferimento dapprima all'intera Regione, quindi alle Province ed infine alle singole Aree di Base individuate nel Piano

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Antincendi Boschivi della Regione Piemonte (Bovio et al., 2000), quale livello territoriale di riferimento consolidato nell'ambito della pianificazione AIB.

Quali fonti informative principali si sono utilizzate la banca dati incendi boschivi del Corpo Forestale dello Stato ed il Repertorio di cartografia numerica della Regione Piemonte dai quali sono stati raccolti i dati grezzi che sono stati analizzati ed opportunamente elaborati per il perseguimento degli obiettivi dello studio.

L’analisi è stata condotta prendendo in esame da un lato le serie storiche, studiando inoltre le caratteristiche delle formazioni forestali coinvolte dagli eventi verificatisi; dall’altro indagando l’ambiente Piemontese nel quale gli incendi si manifestano, per individuare, a scala regionale, i popolamenti potenzialmente interessati dal fenomeno, le potenziali conseguenze degli incendi e le conseguenti esigenze di ripristino.

1.4.1.1 I popolamenti forestali colpiti dal fuoco nel recente passato

Nel corso dell'indagine sono stati considerati gli eventi occorsi in tutti i comuni della Regione Piemonte tra il 1980 e il 1999 (al momento dell'elaborazione i dati relativi alla stagione 2000 non erano ancora disponibili). Si è ritenuto che un periodo di venti anni fosse adeguato per studiare le problematiche legate alla ricostituzione forestale.

Per tale periodo sono stati esaminati i dati relativi alla frequenza di incendio ed alle superfici percorse dal fuoco. Come accennato si è fatto particolare riferimento alla superficie boscata della quale si sono valutate le specie e le forme di governo maggiormente interessate dagli incendi verificatisi.

Il numero totale di incendi sul territorio piemontese è stato, nell'arco del ventennio esaminato, di 8.875 eventi. La superficie boscata percorsa è stata di circa 83.500 ha. Punte massime sia in termini di numero di incendi che di superfici percorse sono state toccate nel 1990 e secondariamente nel 1981.

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Anno N°IB Superficie boscata (ha)

Superficie non boscata (ha)

Superficie totale (ha)

1980 371 5.568 4.718 10.286 1981 582 10.625 10.130 20.755 1982 171 802 402 1.204 1983 369 1.722 1.149 2.871 1984 378 1.547 1.060 2.607 1985 410 2.253 1.656 3.909 1986 299 1.907 1.074 2.981 1987 262 2.626 757 3.383 1988 367 2.552 1.804 4.357 1989 581 4.411 4.462 8.873 1990 907 27.317 16.172 43.489 1991 224 1.153 708 1.861 1992 276 3.255 1.575 4.829 1993 695 1.684 2.344 4.028 1994 480 836 842 1.679 1995 763 4.851 6.881 11.732 1996 225 307 415 721 1997 676 4.679 2.694 7.373 1998 454 2.089 2.224 4.313 1999 385 3.201 1.551 4.753

Totale 8875 83.385 62.618 146.004 Tab. 1 - Dati incendi in Piemonte per il periodo 1980-1999

Per evidenziare la stagionalità degli eventi, è stato valutato il numero medio di

incendi per mese nel medesimo ventennio.

Mese N°IBGennaio 59Febbraio 77Marzo 125Aprile 69Maggio 11Giugno 5Luglio 9Agosto 16Settembre 7Ottobre 8Novembre 18Dicembre 41Media Annua 444

Tab. 2 – Frequenze di incendio medie mensili e annua per il periodo 1980-1999 in Piemonte

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Per quanto riguarda le specie forestali più colpite dal passaggio del fuoco, nella Tabella 3 sono riportati i risultati relativi alle specie che hanno totalizzato oltre 300 ha di superficie percorsa nel periodo esaminato.

Superficie (%) Numero IB Specie Superficie (ha) su totale sup. Numero IB % su totale IB

bosc. percorsaCastagno 47.829 58,1% 4.087 46,1%Larice 5.639 6,8% 282 3,2%Pino Nero 4.463 5,4% 166 1,9%Faggio 4.334 5,3% 335 3,8%Rovere 3.932 4,8% 708 8,0%Betulla 3.239 3,9% 428 4,8%Abete Rosso 3.066 3,7% 134 1,5%Pino Silvestre 3.042 3,7% 280 3,2%Farnia 1.763 2,1% 138 1,6%Roverella 1.658 2,0% 476 5,4%Robinia 1.655 2,0% 580 6,5%Pino Marittimo 490 0,6% 43 0,5%Pino Strobo 399 0,5% 12 0,1% Tab. 3 - Specie forestali maggiormente colpite da incendio in Piemonte per il periodo

1980-1999

Sebbene le specie rappresentate siano solo le principali, si consideri che la

somma delle superfici percorse indicate in tabella 3 rappresenta il 99% di tutta la superficie percorsa dal fuoco in Piemonte nel periodo considerato. Tuttavia, per limiti intrinseci nell’origine dei dati, non è possibile identificare le singole specie dei popolamenti misti, ma solo indicare per ogni popolamento forestale colpito dal fuoco, la specie prevalente interessata.

Come si può osservare il Castagno è la specie forestale di gran lunga più colpita, essendo interessata nel 46% degli incendi e assommando da sola più della metà del totale della superficie boscata percorsa in Piemonte.

Per quanto riguarda invece la forma di governo dei popolamenti, così come classificata nei Fogli Notizie del CFS, maggiormente interessata dagli incendi, vengono riportate, nella Tabella 4, le superfici percorse dal fuoco indicate in precedenza, ma scorporate nelle forme di governo secondo la suddivisione riportata nella banca dati CFS.

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Fustaia Ceduo Ceduo composto

Ceduo degradato

Castagno 5.541 35.828 609 5.851 Larice 5.639 - - - Pino Nero 4.463 - - - Faggio 573 3.452 142 167 Rovere 646 2.972 35 279 Betulla 803 1.648 234 555 Abete Rosso 3.066 - - - Pino Silvestre 3.042 - - - Farnia 1.124 626 - 13 Roverella 56 1.476 11 114 Robinia 113 1.372 47 122 Pino Marittimo 490 - - - Pino Strobo 399 - - - TOTALE 25.955 47.373 1.078 7.101

Tab. 4 – Superfici boscate percorse (ha) in Piemonte per forme di governo e specie prevalenti (periodo 1980-1999)

Come accennato tale inquadramento risente fortemente dei limiti intrinseci nel

sistema di rilevamento dei dati. Inoltre è circoscritto all’interno dei perimetri degli incendi realmente verificatisi negli ultimi 20 anni, e quindi non considera il contesto forestale intorno alle aree percorse, che costituiscono le aree forestali del Piemonte potenzialmente interessate dagli incendi e che si ritiene sia invece molto utile analizzare per pianificare la ricostituzione.

Per estendere l'indagine al contesto forestale intorno alle aree percorse, si sono pertanto considerate, per la serie storica di 20 anni, le coordinate geografiche dei punti di innesco di tutti gli eventi, e si è quindi analizzato l’ambiente forestale dell’intorno dei luoghi percorsi dal fuoco secondo la metodologia descritta nel seguito.

1.4.1.2 L’ambiente forestale potenzialmente soggetto a incendi in Piemonte

L'analisi territoriale descritta che ha portato ad individuare i boschi soggetti a incendio in Piemonte ed impostare le fasi successive del lavoro è stata condotta in ambiente GIS, sulla base della cartografia numerica disponibile presso il Repertorio Cartografico della Regione Piemonte, integrata dai dati sugli incendi boschivi precedentemente descritti e i dati del Piano Antincendi Boschivi (Piano AIB) della Regione Piemonte.

Oltre alle carte di base (Limiti amministrativi, Modello Digitale del Terreno) sono stati utilizzati i seguenti livelli informativi riferiti all'intero territorio piemontese:

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Carta Forestale (1:100.000), carta dell'uso del suolo (1:100.000) e Carta delle Aree di Base del Piano AIB.

Nella figura 1 e nelle tabelle che seguono viene richiamata la distribuzione territoriale e la codifica delle Aree di Base del Piano AIB.

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Fig. 1 – Aree di Base del Piano AIB del Piemonte

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Codice Area di

BaseDescrizione Area di Base

Codice Area di

BaseDescrizione Area di Base

1 Valli Curone,Grue e Ossona 31 Valli di Lanzo2 Val Borbera 32 Alto Canavese3 Alta Val Lemme e Alto Ovadese 33 Valli Orco e Soana4 Alta Valle Orba e Valle Erro 34 Valle Sacra5 Valli Po,Bronda e Infernotto 35 Val Chiusella6 Valle Varaita 36 Dora Baltea Canavesana7 Valle Maira 37 Valsesia8 Valle Grana 38 Valle Sessera9 Valle Stura 39 Valle Mosso10 Valli Gesso,Vermenagna e Pesio 40 Prealpi Biellesi11 Valli Monregalesi 41 Alta Valle del Cervo - La Bursch12 Alta Val Tanaro e Valli Mongia e Cevetta 42 Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa13 Alta Langa Montana 43 Alta Valle dell'Elvo14 Valli Antigorio e Formazza 44 Bassa Valle dell'Elvo15 Valle Vigezzo 45 Langa Astigiana - Val Bormida16 Valle Antrona 46 Due Laghi17 Valle Anzasca 911 Area non montana 1-prov. di Torino18 Valle Ossola 912 Area non montana 2-prov. di Torino19 Val Strona 913 Area non montana 3-prov. di Torino20 Cusio e Mottarone 921 Area non montana 1-prov. di Vercelli21 Val Grande 922 Area non montana 2-prov. di Vercelli22 Alto Verbano 931 Area non montana 1-prov. di Novara23 Val Cannobina 932 Area non montana 2-prov. di Novara24 Val Pellice 941 Area non montana prov. di Cuneo25 Valli Chisone e Germanasca 951 Area non montana prov. di Asti26 Pinerolese pedemontano 961 Area non montana 1-prov. di Alessandria27 Val Sangone 962 Area non montana 2-prov. di Alessandria28 Bassa Val di Susa e Val Cenischia 971 Area non montana 1-prov. di Verbania29 Alta Valle di Susa 981 Area non montana 1-prov. di Biella30 Val Ceronda e Casternone 999 non inserito nelle Aree di Base Tab. 5 - Codici e Descrizioni delle Aree di Base (dal Piano Regionale AIB)

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TORINO VERBANO-CUSIO-OSSOLAVal Pellice Valli Antigorio e FormazzaValli Chisone e Germanasca Valle VigezzoPinerolese pedemontano Valle AntronaVal Sangone Valle AnzascaBassa Val di Susa e Val Cenischia Valle OssolaAlta Valle di Susa Val StronaVal Ceronda e Casternone Cusio e MottaroneValli di Lanzo Val GrandeAlto Canavese Alto VerbanoValli Orco e Soana Val CannobinaValle Sacra Area non montana 1-prov. di VerbaniaVal ChiusellaDora Baltea Canavesana VERCELLIArea non montana 1-prov. di Torino ValsesiaArea non montana 2-prov. di Torino Area non montana 1-prov. di VercelliArea non montana 3-prov. di Torino Area non montana 2-prov. di Vercelli

CUNEO NOVARAValli Po,Bronda e Infernotto Due LaghiValle Varaita Area non montana 1-prov. di NovaraValle Maira Area non montana 2-prov. di NovaraValle GranaValle Stura BIELLAValli Gesso,Vermenagna e Pesio Valle SesseraValli Monregalesi Valle MossoAlta Val Tanaro e Valli Mongia e Cevetta Prealpi BiellesiAlta Langa Montana Alta Valle del Cervo - La BurschArea non montana prov. di Cuneo Bassa Valle del Cervo e Valle Oropa

Alta Valle dell'ElvoALESSANDRIA Bassa Valle dell'ElvoValli Curone,Grue e Ossona Area non montana 1-prov. di BiellaVal BorberaAlta Val Lemme e Alto OvadeseAlta Valle Orba e Valle Erro ASTIArea non montana 1-prov. di Alessandria Langa Astigiana - Val BormidaArea non montana 2-prov. di Alessandria Area non montana prov. di Asti

Tab. 6 - Elenco Aree di Base per Provincia

Sulla base dei dati disponibili è stata costruita, per tutta la Regione Piemonte,

una griglia chilometrica nel sistema UTM32 (ED50) che è stata collegata con la banca dati incendi debitamente strutturata.

Selezionando le celle quadrate di 1 km di lato all’interno delle quali si è verificato almeno 1 evento nel corso dei venti anni considerati si è individuata quella che è stata definita “area del Piemonte soggetta ad incendio” (Fig. 2).

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Fig. 2 – Area del Piemonte soggetta a incendio. Sono rappresentate le celle di 1x1 km2 ove si è verificato almeno 1 evento dal 1980 al 1999 ed i confini provinciali

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Come accennato in precedenza, l’informazione relativa all’area del Piemonte ove gli incendi si manifestano è importante per permettere una descrizione più generale dei popolamenti interessati dagli incendi boschivi.

A questo scopo la carta riportata in figura 2 è stata analizzata congiuntamente alla carta forestale del Piemonte, estraendo, mediante un’operazione detta di intersezione, le delineazioni cartografiche della carta forestale stessa ricadenti all’interno delle celle chilometriche con incendi.

La rappresentazione di tale sottoinsieme della carta forestale, riportata in figura 3, indica la distribuzione spaziale dei popolamenti forestali potenzialmente soggetti a incendio del Piemonte.

L’incidenza degli incendi non è la stessa in ogni cella di 1 km2, come indica la figura 4 che riporta la superficie totale percorsa nel ventennio considerato per ogni cella.

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Fig. 3 – Boschi del Piemonte potenzialmente soggetti a incendi

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Fig. 4 – Incidenza degli incendi boschivi in ogni cella ove si è verificato almeno 1

incendio dal 1980 al 1999.

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Le formazioni forestali, riscontrate e descritte nella carta forestale, che sono rappresentate in quella che è stata definita l’"area del Piemonte soggetta a incendi", sono indicate nella tabella 7.

Popolamento forestale ArboricolturaBoschi a struttura irregolare

Ceduo Ceduo composto Fustaia

Fustaia e Ceduo in mosaico

Non classificato

Totale complessivo

Arbusteti - - - - - - 3.695 3.695 Castagneti - 11.493 32.543 - 8.873 - - 52.909 Conifere - - - - - - 9.013 9.013 Conifere e Latifoglie - 111 79 3.534 518 5.910 - 10.152 Faggete - 807 17.155 - 51 - - 18.013 Latifoglie miste - 47.753 43.151 18.646 2.946 206 - 112.703 Non classificato - - - - - - 31.296 31.296 Pioppeti 1.676 - - - - - - 1.676 Querceti - - 10.142 121 153 - - 10.416 Rimboschimenti affermati - - - - - - 4.723 4.723 Rimboschimenti recenti - - - - - - 839 839 Totale complessivo 1.676 60.164 103.071 22.301 12.541 6.116 49.566 255.434

Regime colturale - struttura

Tab. 7 – Popolamenti forestali e regime colturale (secondo la Carta forestale del Piemonte) nelle aree della regione soggette a incendi (superfici in ettari).

Nella figura 5 si riporta la ripartizione dell’area boscata soggetta a incendio per

provincia.

Sup. Bosc. soggetta a IB

28% 7%

7%

22%1%9%12%

14%

ToVcNoCnAtAlBiVco

Fig. 5 – Ripartizione per province dell'area boscata soggetta a incendio in Piemonte

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1.4.1.3 Incidenza degli incendi boschivi sui popolamenti forestali per Provincia

L’informazione relativa all’area del Piemonte ove gli incendi si manifestano è importante per permettere una descrizione più generale dei popolamenti interessati dagli incendi boschivi, e quindi pianificare la ricostituzione, ma anche per calcolare in modo più realistico parametri relativi all’incidenza degli incendi sul territorio.

Infatti vi sono ampi comprensori boscati della regione la cui interazione con il fenomeno incendi è molto bassa come, ad esempio, molti popolamenti del piano subalpino ed in particolare quelli localizzati nelle esposizioni più fredde, ove la permanenza della neve nella stagione degli incendi è maggiore.

Per questo motivo è stata individuata e selezionata la quota parte dei popolamenti forestali della regione potenzialmente soggetti a incendio, così come descritto nel paragrafo precedente.

I parametri di incidenza sono quindi stati calcolati con riferimento sia ai boschi nel loro complesso, come tradizionalmente viene fatto, sia alla quota parte di boschi potenzialmente soggetti a incendio.

Successive elaborazioni GIS con dati cartografici regionali, hanno portato ad individuare i parametri di base per la definizione delle aree di incidenza e per la valutazione del tempo di rotazione. I risultati delle elaborazioni sono rapportati sia alle Province che alle Aree di Base del Piano AIB.

Il riferimento alla Provincia ha lo scopo di avere una rappresentazione significativa e sufficientemente sintetica per il livello amministrativo regionale, che consenta di definire in modo opportuno la distribuzione delle risorse da destinare al ripristino dei boschi percorsi da incendi.

La rappresentazione per Aree di Base ha invece l’intento di garantire un riferimento, e quindi continuità e coerenza, con lo strumento di pianificazione antincendi boschivi della Regione Piemonte.

I parametri utilizzati come base per la definizione di indicatori di incidenza degli incendi boschivi, sono i seguenti:

Numero incendi medio annuo Superficie Boscata soggetta a incendio Superficie Boscata percorsa media annua Superficie Boscata dell'Area di Base Superficie Totale dell'Area di Base

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Poiché i parametri sopra indicati sono stati utilizzati come indicatori, sono stati di volta in volta o normalizzati rispetto alle superfici a cui facevano riferimento oppure espressi come rapporti percentuali.

Nella definizione degli indicatori non si è tenuto conto dell'area esclusa dal Piano Regionale AIB (area esclusa dalle Aree di Base – codice 999 nella fig. 1) che, seppur caratterizzata da circa 47.000 ha di superficie boscata (su una superficie totale di 724.000 ha circa), ricade nella parte della Regione che presenta un'incidenza di incendi boschivi molto bassa. Tale area comprende la zona più pianeggiante della regione e ricade nelle province di To, Cn, Vc, No, At e Al, mentre non comprende zone delle province di Bi e VCO.

Poiché l’area inclusa nel Piano è suddivisa in Aree di Base, anche nelle aggregazioni a scala provinciale si farà riferimento a tale unità territoriale come territorio “incluso nelle Aree di Base”.

I dati pirologici sono stati quindi raggruppati per Provincia, per ciascuna delle quali è stato effettuato un confronto tra la superficie totale, la superficie boscata delle Aree di Base e la superficie boscata soggetta ad incendio. I risultati sono riportati nella tabella 8 e nella figura 6. Si ribadisce che in tutti i risultati che verranno presentati, le superfici totale e boscata di ciascuna provincia sono sempre indicate come superfici delle “Aree di Base”, intendendo con questo termine solo la parte di superficie provinciale inclusa nell’area soggetta al Piano AIB regionale.

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34

ProvinciaSup. Tot. Aree

di BaseSup. Bosc. Aree

di BaseSup. Bosc.

soggetta a IB Sup. Bosc.

soggetta a IB

%(ha) (ha) (ha) (base Sup.Bosc.)

Torino 537.223 201.723 70.897 35,1%Vercelli 102.048 57.932 17.446 30,1%Novara 83.672 30.295 18.043 59,6%Cuneo 562.501 190.921 56.221 29,4%Asti 25.507 6.112 1.800 29,5%Alessandria 188.207 70.151 23.986 34,2%Biella 91.072 52.719 29.620 56,2%Verbano-Cusio-Ossola 225.509 114.782 35.091 30,6%

Superficie esclusa da

Aree di BaseTutte (escluse Bi e VCO) 724.184 47.208 2.154 4,6%

2.539.923 771.843 255.257 -

Aree di Base

Totale

Tab. 8 – Confronto tra superfici totali, boscate e boscate soggette a incendio per

provincia (limitatamente alla quota parte di territorio provinciale incluso nel Piano AIB, e quindi nelle Aree di Base)

Confronto tra Sup. Totale e Boscata con la Sup. soggetta a IB per Provincia

70.89756.221

35.09118.04317.446 29.62023.986

1.800-

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

To Vc No Cn At Al Bi Vco

ha

Sup. Tot . Aree di BaseSup. Bosc. Aree di BaseSup. Bosc. Sogget t a a IB

Fig. 6 – Confronto grafico tra superficie totale, boscata e soggetta a incendio per

provincia (limitatamente alla quota parte di territorio provinciale incluso nel Piano AIB, e quindi nelle Aree di Base)

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35

Dalla tabella 8 e dalla figura 6 è possibile apprezzare la quota parte di boschi del Piemonte che sono effettivamente posti nelle condizioni di essere concretamente percorsi dal fuoco, rispetto alla totalità dei boschi.

Si osservi che a fronte di una quota parte maggiore di superficie boscata totale e boscata soggetta a incendio delle province di Torino e di Cuneo, dal punto dell’incidenza del fenomeno (e quindi della superficie soggetta a incendio rispetto alla superficie boscata totale) le province più problematiche sono Novara, Biella e Torino.

Considerando la superficie boscata percorsa annualmente, nel ventennio di riferimento, rispetto alle superfici boscate territoriali (Tabella 9), le province che presentano una maggior incidenza sono Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Cuneo e Biella.

Provincia Sup. Bosc. Aree di Base

Sup. Bosc. soggetta a IB

Sup. Bosc. percorsa/anno

% Sup. Bosc. Aree di Base

percorsa/anno

% Sup. Bosc soggetta a IB

percorsa/anno(ha) (ha) (ha) (%) (%)

Torino 201.723 70.897 1.104 0,5% 1,6%Vercelli 57.932 17.446 197 0,3% 1,1%Novara 30.295 18.043 475 1,6% 2,6%Cuneo 190.921 56.221 948 0,5% 1,7%Asti 6.112 1.800 16 0,3% 0,9%Alessandria 70.151 23.986 245 0,3% 1,0%Biella 52.719 29.620 404 0,8% 1,4%Verbano-Cusio-Ossola 114.782 35.091 774 0,7% 2,2%

Tab. 9 – Incidenza degli incendi boschivi sulla superficie boscata soggetta a incendio (dati 1980-1999)

Nella figura 7 è riportata la ripartizione per provincia dell’incidenza percentuale

degli incendi (superfici boscate percorse medie annue), sia rispetto al totale della superficie boscata, sia rispetto all’area della provincia soggetta a incendio.

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36

Incidenza delle Sup. Bosc. percorse dal fuoco all'anno sulle Sup. Bosc. per Provincia

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

To Vc No Cn At Al Bi Vco

%

% di Sup. Bosc. di Aree di Base

% di Sup. Bosc. Area sogget t a a IB

Fig. 7 – Incidenza percentuale degli incendi sui boschi nelle province del Piemonte

(dati 1980-1999)

Dal punto di vista della ricostituzione è importante considerare la frequenza di

incendio come parametro che permette di valutare la possibilità di ripercorrenza del fronte di fiamma su una stessa area.

Nella figura 8 vengono indicati, per provincia, il numero di incendi medio annuo normalizzato sulle superfici territoriali boscata e boscata soggetta a incendi.

Confronto tra N° IB medio annuo normalizzato (IB ogni 100 kmq) sulle Sup. Tot. e Bosc. delle Aree di Base

0,00

2,00

4,00

6,00

8,00

10,00

12,00

14,00

16,00

To Vc No Cn At Al Bi Vco

N°IB medio annuo normalizzat o sulla Sup. Tot . dell'Area di Base

N°IB medio annuo normalizzat o sulla Sup. Bosc. dell'Area di Base

Fig. 8 – Frequenze di incendio per provincia normalizzate sulle superfici territoriali

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37

Nella figura 8bis vengono invece riportate le frequenze di incendio per chilometro quadrato verificatesi, nel corso del ventennio di riferimento, come principale indicazione sulla ripercorrenza nell'ambito della stessa area di riferimento.

Nella figura 8ter sono invece riportate le frequenze degli eventi incendio per i quali la superficie percorsa ha superato i 10 ha.

Per completare il quadro dell'analisi dell'incidenza, come precedentemente accennato, è stata effettuata l'analisi delle dei popolamenti forestali e delle forme colturali che viene presentata nella successiva tabella 10 in cui si fa invece riferimento ai boschi soggetti a incendi suddivisi per provincia secondo la Carta forestale del Piemonte.

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38

Fig. 8bis -Frequenza di incendi boschivi, nel ventennio considerato, per km2

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39

Fig. 8ter -Frequenza per km2 degli incendi boschivi che presentano superficie superiore a 10 ha

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40

Provincia Popolamento forestaleArboricolt

ura

Boschi a struttura

irregolareCeduo Ceduo

composto FustaiaFustaia e Ceduo in mosaico

Non classif. Totale

Alessandria Arbusteti 464 464 Castagneti 104 2.420 78 2.601 Conifere 69 69 Conifere + Latifoglie 849 849 Faggete 658 658 Latifoglie miste 8.618 182 8.801 Non classificato 3.326 3.326 Pioppeti 91 91 Querceti 6.419 6.419 Rimboschimenti affermati 662 662 Rimboschimenti recenti 46 46

Totale Alessandria 91 104 18.116 182 78 849 4.567 23.986 Asti Conifere + Latifoglie 563 563

Latifoglie miste 780 168 948 Non classificato 47 47 Pioppeti 25 25 Querceti 216 216

Totale Asti 25 996 168 563 47 1.800 Biella Arbusteti 489 489

Castagneti 1.838 142 1.980 Conifere 23 23 Faggete 376 212 588 Latifoglie miste 15.849 1.151 3.050 393 20.443 Non classificato 4.860 4.860 Pioppeti 177 177 Querceti 129 129 Rimboschimenti affermati 596 596 Rimboschimenti recenti 337 337

Totale Biella 177 16.224 3.201 3.050 664 6.304 29.620 Cuneo Arbusteti 541 541

Castagneti 9.420 7.679 7.686 24.785 Conifere 1.573 1.573 Conifere + Latifoglie 27 18 245 5 3.643 3.939 Faggete 7.099 7.099 Latifoglie miste 4.219 6.154 761 600 40 11.774 Non classificato 4.636 4.636 Pioppeti 22 22 Querceti 614 68 681 Rimboschimenti affermati 954 954 Rimboschimenti recenti 216 216

Totale Cuneo 22 13.666 21.564 1.074 8.291 3.683 7.921 56.221

Regime colturale - struttura

Tab. 10 – Boschi soggetti a incendi per provincia (superfici in ettari): popolamenti

forestali e regime colturale secondo la Carta forestale del Piemonte. (continua)

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41

Provincia Popolamento forestale Arboricol

tura

Boschi a struttura

irregolare Ceduo Ceduo

composto Fustaia Fustaia e Ceduo in mosaico

Non classif. Totale

Novara Arbusteti 32 32 Castagneti 25 4.324 0 4.349 Conifere 154 154 Conifere + Latifoglie 7 1.144 76 1.227 Faggete 7 7 Latifoglie miste 1.906 3.352 4.530 92 9.880 Non classificato 2.092 2.092 Pioppeti 116 116 Rimboschimenti affermati 175 175 Rimboschimenti recenti 11 11

Totale Novara 116 1.931 7.691 5.673 168 2.464 18.043 Torino Arbusteti 912 912

Castagneti 1.151 7.559 883 9.594 Conifere 4.635 4.635 Conifere + Latifoglie 84 54 493 277 849 1.756 Faggete 115 3.989 51 4.156 Latifoglie miste 15.757 12.477 5.375 1.664 33 35.307 Non classificato 9.158 9.158 Pioppeti 638 638 Querceti 2.616 24 2.641 Rimboschimenti affermati 2.014 2.014 Rimboschimenti recenti 87 87

Totale Torino 638 17.108 26.696 5.868 2.900 881 16.806 70.897 Verbano-Cusio-Ossola Arbusteti 988 988

Castagneti 237 6.650 84 6.972 Conifere 2.307 2.307 Conifere + Latifoglie 1.394 32 1.427 Faggete 36 3.806 3.842 Latifoglie miste 2.634 9.026 1.546 89 133 13.428 Non classificato 5.333 5.333 Pioppeti 149 149 Querceti 238 238 Rimboschimenti affermati 274 274 Rimboschimenti recenti 134 134

Totale Verbano-Cusio-Ossola 149 2.907 19.720 2.940 206 133 9.036 35.091 Vercelli Arbusteti 257 257

Castagneti 556 1.987 2.543 Conifere 253 253 Conifere + Latifoglie 257 107 364 Faggete 280 1.378 1.658 Latifoglie miste 7.300 400 2.493 108 10.301 Non classificato 1.803 1.803 Pioppeti 163 163 Querceti 53 53 Rimboschimenti affermati 43 43 Rimboschimenti recenti 7 7

Totale Vercelli 163 8.136 3.766 2.802 216 2.363 17.446 Totale complessivo 1.381 60.077 101.749 21.758 12.521 6.110 49.507 253.104

Regime colturale - struttura

Tab. 10 (segue) – Boschi soggetti a incendi per provincia (superfici in ettari):

popolamenti forestali e regime colturale secondo la Carta forestale del Piemonte.

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42

1.4.1.4 Incidenza degli incendi boschivi sui popolamenti forestali per Area di Base

Analogamente a quanto illustrato per le province, verrà presentata la sintesi dei risultati dell’analisi dell’incidenza degli incendi boschivi nelle Aree di Base del Piemonte.

Per ciascuna Area di Base del Piano AIB si sono considerati i seguenti parametri di base:

Numero di Incendi Superficie boscata percorsa Superficie non boscata percorsa Superficie totale percorsa Superficie totale dell'Area di Base Superficie forestale per Area di Base (da Carta Forestale 1:100.000) Numero di Incendi annui Superficie boscata percorsa annua Superficie totale percorsa annua Numero Incendi annui rapportato alla superficie totale dell'Area di Base Superficie totale percorsa annua rapportata alla superficie totale dell'Area di Base Superficie boscata percorsa annua rapportata alla superficie boscata dell'Area di

Base Numero Incendi annui rapportato alla superficie boscata dell'Area di Base Superficie boscata per quadrati di 1 km2 costruiti attorno alle coordinate IB

(superficie boscata soggetta a incendio) Rapporto tra superficie boscata percorsa annua e superficie boscata soggetta a

incendio Rapporto tra superficie boscata soggetta a incendio e superficie boscata dell'Area di

Base Tempo di ritorno totale Tempo di ritorno dell’area boscata soggetta a incendio

Nella figura 9 è riportato il dettaglio per Area di Base del confronto tra la

superficie totale, la superficie boscata e la superficie boscata soggetta ad incendio.

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43

Provincia di Torino

3829 5056 3648 4717

9545

2924 3130

7342

27965566

3039 42152217 2390

7755

2728

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 911 912 913

ha

S u p . To t . de ll'A re a d i B ase

S u p . B o sc . de ll'A re a d i B ase

S u p . sog g e t ta a IB

Provincia di Verce lli Provincia di Novara

11762

11674516

27345766

9543

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

37 921 922 46 931 932

ha

S u p . To t . de ll'A re a d i B a se

S u p . B o sc . de ll'A re a d i B a se

S u p . so gg e t t a a IB

Provincia di Cuneo

6958 65595025

2761 3412

7322 861810079

43701118

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

5 6 7 8 9 10 11 12 13 941

ha

S up . To t . d e ll'A re a d i B a se

S up . B o sc . d e ll'A re a d i B a se

S up . so g ge t t a a IB

Provincia di Asti Provincia di Alessandria

1264 5361913

5712 6764 6170

7612666

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

45 951 1 2 3 4 961 962

ha

S up . To t . d e ll'A re a d i B a se

S up . B o sc . d e ll'A re a d i B a se

S up . so g ge t t a a IB

Provincia di Biella

4729 58003670

16953738 4453

15733962

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

38 39 40 41 42 43 44 981

ha

S u p . To t . de ll'A re a d i B a se

S u p . B o sc . de ll'A re a d i B a se

S u p . so gg e t t a a IB

Provincia del Verbano-Cusio-Ossola

10323576

785 1807

8022

1093

8973

3570 3016 2380838

0

10000

20000

30000

40000

50000

60000

70000

80000

90000

100000

14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 971

ha

S u p . To t . d e ll'A re a d i B a se

S u p . B osc . d e ll'A re a d i B a se

S u p . so g ge t ta a IB

Fig. 9 – Confronto tra superficie totale, boscata e soggetta a incendio per Area di Base

suddivise per provincia

Nella figura 10 è riportata la suddivisione per Area di Base dell’incidenza

percentuale degli incendi (superfici boscate percorse medie annue), sia rispetto al totale della superficie boscata, sia rispetto all’area dell’Area di Base soggetta a incendio.

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44

Provincia di Torino

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 911 912 913

C o d ic e A re a d i B a se

S up. Bosc . sogget t a a IB , per cor sa al l 'anno

S up. Bosc . del l 'A r ea di Base, per cor sa al l ' anno

Provincia di Verce lli Provincia di Novara

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

37 921 922 46 931 932

C o d ic e A re a d i B a se

Sup. Bosc . sogget t a a IB , per corsa al l ' anno

Sup. Bosc . del l ' A r ea di B ase, per cor sa al l ' anno

Provincia di Cuneo

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

5 6 7 8 9 10 11 12 13 941

C o d ic e A re a d i B a se

S up. Bosc . sogget t a a IB , per cor sa al l 'anno

S up. Bosc . del l 'A r ea di Base, per cor sa al l ' anno

Provincia di Asti Provincia di Alessandria

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

45 951 1 2 3 4 961 962

C o d ic e A re a d i B a se

Sup. B osc . sogget t a a IB , per cor sa all ' anno

Sup. B osc . dell ' Ar ea di B ase, perc or sa all 'anno

Provincia di Bie lla

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

38 39 40 41 42 43 44 981

C o d ic e A re a d i B a se

S up. Bosc . sogget t a a IB , per cor sa al l 'anno

S up. Bosc . del l 'A r ea di Base, per cor sa al l ' anno

Provincia de l Ve rbano-Cusio-Ossola

0,0%

0,5%

1,0%

1,5%

2,0%

2,5%

3,0%

3,5%

4,0%

4,5%

5,0%

14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 971

C o d ic e A re a d i B a se

Sup. Bosc . sogget t a a IB , per corsa al l ' anno

Sup. Bosc . del l ' A r ea di B ase, per cor sa al l ' anno

Fig. 10 – Incidenza percentuale degli incendi sui boschi nelle Aree di Base del

Piemonte (dati 1980-1999)

Per ciascuna delle aree di base è stato quindi considerato il numero di incendi

medio annuo normalizzato, ogni 100 km2, sulla superficie totale e su quella boscata, al fine di ottenere aree omogenee per incidenza di incendi boschivi.

Nella figura 11 vengono indicati, per Area di Base, il numero di incendi medio annuo normalizzato sulle superfici territoriali boscata e boscata soggetta a incendi.

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45

Provincia di Torino

0 ,0 0

5 ,0 0

1 0 ,0 0

1 5 ,0 0

2 0 ,0 0

2 5 ,0 0

3 0 ,0 0

3 5 ,0 0

24 25 2 6 2 7 2 8 29 30 3 1 3 2 3 3 34 35 3 6 91 1 9 12 9 13

N° IB med io an nu o n o rma lizza t osu lla S up . To t . d e ll'A rea d i B a se

N° IB med io an nu o n o rma lizza t osu lla S up . B o sc . de ll'A re a d i B a se

Provincia di Cuneo

0 ,0 0

5 ,0 0

10 ,0 0

15 ,0 0

20 ,0 0

25 ,0 0

30 ,0 0

35 ,0 0

5 6 7 8 9 10 11 12 1 3 9 4 1

N° IB me d io a nn u o no rma lizza t osu lla S u p . To t . d e ll'A rea d i B ase

N° IB me d io a nn u o no rma lizza t osu lla S u p . B osc . d e ll'A rea d i B a se

Provincia di Bie lla

0 ,0 0

5 ,0 0

10 ,0 0

15 ,0 0

20 ,0 0

25 ,0 0

30 ,0 0

35 ,0 0

38 39 4 0 41 42 4 3 44 98 1

N° IB me d io a nn uo n o rma lizza t osu lla S u p . To t . de ll'A re a d i B a se

N° IB me d io a nn uo n o rma lizza t osu lla S u p . B o sc . de ll'A re a d i B ase

Provincia del Verbano-Cusio-Ossola

0 ,0 0

5 ,0 0

1 0 ,0 0

1 5 ,0 0

2 0 ,0 0

2 5 ,0 0

3 0 ,0 0

3 5 ,0 0

14 15 16 1 7 1 8 1 9 2 0 2 1 22 23 97 1

N° IB med io an nu o no rma lizza t osu lla S up . To t . d e ll'A rea d i B a se

N° IB med io an nu o no rma lizza t osu lla S up . B osc . d e ll'A rea d i B a se

Provincia di Verce lli Provincia di Novara

0 ,00

5 ,00

1 0 ,00

1 5 ,00

2 0 ,00

2 5 ,00

3 0 ,00

3 5 ,00

37 9 21 92 2 46 9 31 93 2

N° IB me d io a nn uo no rma lizza t osu lla S u p . To t . de ll'A re a d i B ase

N° IB me d io a nn uo no rma lizza t osu lla S u p . B osc . d e ll'A rea d i B ase

Provincia di Asti Provincia di Alessandria

0 ,0 0

5 ,0 0

1 0 ,0 0

1 5 ,0 0

2 0 ,0 0

2 5 ,0 0

3 0 ,0 0

3 5 ,0 0

4 5 9 5 1 1 2 3 4 96 1 9 6 2

N° IB med io an nu o no rma lizza t osu lla S up . To t . d e ll'A rea d i B a se

N° IB med io an nu o no rma lizza t osu lla S up . B osc . d e ll'A rea d i B a se

Fig. 11 – Frequenze di incendio per Area di Base normalizzate sulle superfici

territoriali

Per analizzare più in dettaglio la distribuzione spaziale delle grandezze

considerate ed esaminare le formazioni forestali soggette a incendio nelle Aree di Base, vengono di seguito presentate le mappature ottenute dalla sintesi delle elaborazioni svolte. Nella figura 12 viene riportata la mappa della distribuzione territoriale delle principali formazioni comprese nell’area soggetta a incendio della regione, ricavate rielaborando i dati incendi e della Carta forestale 1:100.000 come illustrato nei paragrafi precedenti.

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Fig. 12 – Caratterizzazione dei principali popolamenti forestali soggetti a incendio per Area di Base. La dimensione dei diagrammi a torta è proporzionale alla superficie dell’area boscata

soggetta a incendio.

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Nella tabella 11 vengono riportate con maggiore dettaglio le superfici delle formazioni forestali soggette a incendio delle singole Aree di Base. Nella figura 13 si illustra la distribuzione spaziale dei boschi soggetti a incendio nelle nella regione per Area di Base.

Area di Base Arbusteti Castagneti Conifere

Conifere e Latifoglie Faggete Latifoglie miste Non classif. Pioppeti Querceti

Rimbosch. affermati

Rimbosch. recenti Totale

1 99 122 - - 146 638 52 - 799 57 - 1.913 2 261 747 - - 452 2.091 716 - 1.445 1 - 5.712 3 104 1.113 4 37 60 2.290 1.111 - 1.422 576 46 6.764 4 - 453 - 84 - 1.834 1.304 - 2.467 27 - 6.170 5 42 4.011 55 - 636 1.588 327 20 - 279 0 6.958 6 124 1.685 481 149 418 2.559 985 - 68 75 14 6.559 7 32 1.163 687 720 656 853 518 - 105 259 32 5.025 8 - 1.452 15 46 473 510 119 - 97 46 2 2.761 9 7 1.454 46 - 565 755 196 - 277 86 26 3.412 10 135 2.868 39 54 2.879 894 310 2 - 96 45 7.322 11 89 6.026 47 14 542 703 1.093 - 3 59 43 8.618 12 112 4.773 122 532 930 2.537 955 - 11 54 53 10.079 13 - 1.184 57 2.109 - 789 123 - 108 - - 4.370 14 20 46 310 122 43 404 87 - - - - 1.032 15 40 - 1.036 612 661 376 815 - 21 15 - 3.576 16 67 1 201 54 1 403 58 - - - - 785 17 43 23 164 73 74 1.069 297 - 64 - - 1.807 18 278 1.736 551 400 955 3.167 724 120 91 - - 8.022 19 282 77 0 - 271 387 76 - - - - 1.093 20 33 2.582 - 29 888 3.433 1.675 - 23 190 119 8.973 21 58 1.227 45 - 403 1.252 576 - - 8 - 3.570 22 65 827 - 99 223 1.214 550 - - 22 15 3.016 23 93 181 0 38 323 1.246 430 - 37 33 - 2.380 24 198 1.488 157 74 291 1.221 381 - 1 18 - 3.829 25 67 214 1.276 717 415 1.600 587 - - 181 - 5.056 26 - 308 - - 466 2.113 586 4 108 63 - 3.648 27 49 666 163 42 1.262 1.698 499 - 187 150 - 4.717 28 34 1.113 330 270 594 3.404 1.409 7 1.931 454 - 9.545 29 - 85 2.067 311 38 225 194 - 4 - - 2.924 30 - - - - - 2.096 397 - 187 429 22 3.130 31 64 146 137 134 582 4.610 1.186 1 123 359 - 7.342 32 - 539 13 - 59 1.771 375 - - 32 7 2.796 33 273 1.198 491 209 397 2.023 920 - - 56 - 5.566 34 - 693 - - - 1.771 486 - - 73 16 3.039 35 182 872 - - - 2.167 889 8 - 91 6 4.215 36 46 303 - - 52 1.640 124 - - 33 18 2.217 37 257 2.417 253 364 1.658 5.692 1.014 5 53 43 7 11.762 38 115 518 - - 7 3.078 963 - - 48 - 4.729 39 44 291 - - 94 3.360 1.555 - - 312 144 5.800 40 - 35 - - - 3.081 411 110 14 - 21 3.670 41 58 - - - 235 1.172 149 - - 81 - 1.695 42 155 0 23 - 245 2.802 343 - - 80 89 3.738 43 116 732 - - 6 2.950 506 5 - 56 81 4.453 44 - 265 - - - 1.030 258 - - 20 - 1.573 45 - - - 563 - 438 47 - 216 - - 1.264 46 20 995 - - 7 847 769 - - 84 11 2.734

911 - - - - - 2.207 - 106 76 - - 2.390 912 - 1.842 - - - 4.541 967 386 0 0 18 7.755 913 - 127 - - - 2.219 157 126 24 75 - 2.728 921 - 126 - - - 919 84 38 - - - 1.167 922 - - - - - 3.690 705 121 - - - 4.516 931 12 - 154 933 - 4.160 405 98 - 5 - 5.766 932 - 3.354 - 294 - 4.873 918 18 - 86 - 9.543 941 - 168 24 316 - 586 11 1 13 - - 1.118 951 - - - - - 511 - 25 - - - 536 961 - - - - - 743 - 18 - - - 761 962 - 166 65 728 - 1.205 143 72 286 - - 2.666 971 10 271 - - - 476 46 29 - 6 - 838 981 - 138 - - - 2.970 674 62 115 - 2 3.962

Tab. 11 – Distribuzione delle formazioni forestali soggette a incendio nelle Aree di Base (superfici in ha)

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Fig. 13 – Superficie dei boschi soggetti a incendio nelle Aree di Base

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Nelle mappe che seguono vengono riportate indicazioni relative all’incidenza degli incendi sulle superfici boscate considerate.

Nella figura 14 è rappresentata, per ciascuna Area di Base, la quota parte dei boschi soggetti a incendio, espressa come percentuale della superficie boscata totale.

Nella figura 15 viene indicata quale percentuale dei boschi totali di ciascuna Area di Base sia annualmente (in media) percorsa dal fuoco.

Nella figura 16 viene sempre rappresentata la percentuale dei boschi totali di ogni Area di Base annualmente (in media) percorsa dal fuoco, ma con riferimento ai boschi soggetti a incendio, cioè come percentuale della quota parte di boschi soggetti a incendio.

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Fig. 14 – Percentuale dei boschi soggetti a incendio nelle Aree di Base

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Fig. 15 – Percentuale dei boschi annualmente percorsi dal fuoco nelle Aree di Base

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Fig. 16 – Percentuale dei boschi soggetti a incendio annualmente percorsi dal fuoco

nelle Aree di Base

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1.4.1.5 Incidenza degli incendi boschivi e tempo di rotazione

Dalle informazioni elaborate è stato possibile individuare aree omogenee per incidenza di incendi boschivi per le quali sono stati definiti il tempo di rotazione (o di ritorno) e i valori soglia rapportati alla caratterizzazione forestale. Questi parametri esprimono la ripercorrenza del fenomeno incendio, assai legata ai danni da fuoco sull'ambiente.

Per l’aspetto della ripercorrenza, si riporta in figura 17 la distribuzione nelle Aree di Base del numero di incendi medio annuo normalizzato sulla superficie boscata soggetta a incendi.

Si riporta inoltre, nella figura 18, la distribuzione spaziale, per ogni Area di Base, della superficie boscata percorsa mediamente all’anno.

Sono stati quindi calcolati i tempi di rotazione degli incendi boschivi in ogni Area di Base. Tale importante parametro è stato ricavato dapprima in modo tradizionale, cioè con riferimento all’intera superficie dell’Area di Base (figura 19), quindi si è inteso dare una valutazione più puntuale e riferita alle superfici boscate. Pertanto è stato calcolato il tempo di ritorno con riferimento alle superfici boscate dell’area soggetta a incendio, fornendo così un’espressione più mirata alla ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco (figura 20).

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Fig. 17 – Numero incendi medio annuo ogni 100 kmq di bosco nelle Aree di Base

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Fig. 18 – Superficie boscata percorsa mediamente all’anno per Area di Base

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Fig. 19 – Tempi di ritorno degli incendi nelle Aree di Base

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Fig. 20 – Tempi di ritorno nelle sole aree boscate soggette a incendio delle Aree di Base

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1.4.2 Fire regime e fire severity nelle Aree di Base

Dopo aver definito le principali formazioni forestali soggette a danno di incendio in Piemonte ed averne individuato la distribuzione sul territorio della regione, nell’ultima fase di questo primo anno della ricerca sulla ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco, si intende procedere ad un inquadramento dei livelli di intensità medie attese e relative frequenze.

Tali grandezze sono riferibili ai concetti che, nella letteratura scientifica, vengono sintetizzati con i termini fire regime (intendendo l’intensità degli incendi, la loro frequenza e stagionalità) e fire severity (intendendo il livello di danno che un incendio può causare così come determinato principalmente dalla intensità lineare del fronte e dal tempo di residenza).

Inizialmente era prevista una valutazione di tali grandezze anche attraverso la stima dei fattori predisponenti che le influenzano, ed in particolare i carichi di combustibile, ed il ricorso a simulazioni del comportamento atteso del fuoco nelle diverse situazioni. Tale approccio è stato perseguito nelle fasi iniziali del lavoro, ma è presto emerso che non avrebbe portato a risultati soddisfacenti a scala regionale a causa dell'elevatissima variabilità che è emersa dai dati analizzati. Per avere risultati significativi e soprattutto con ricadute pratiche di interesse ai fini della gestione della ricostituzione a scala regionale, è infatti necessario pianificare una estesa campagna di rilievi a terra che vanno oltre i limiti imposti dal lavoro in argomento.

Si è pertanto scelto di analizzare il fenomeno dal punto di vista degli incendi verificatisi e delle loro caratteristiche, intese come la migliore espressione del livello di intensità medio prevedibile nelle diverse aree del Piemonte.

Si sono quindi analizzate, per Aree di Base, le caratteristiche delle distribuzioni degli eventi con particolare attenzione agli incendi di grande dimensione. Si ritiene infatti plausibile attribuire agli incendi boschivi intensità medie crescenti all'aumentare delle dimensioni finali in termini di superfici percorse dal fuoco.

Si è prestata inoltre particolare attenzione alle distribuzioni cumulative degli eventi per Aree di Base, ricercando soglie significative che potessero essere di utilità per la pianificazione degli interventi di ripristino.

Con riferimento a questo ultimo concetto di distribuzione cumulativa degli incendi si deve qui richiamare il Piano regionale antincendi boschivi, nel quale venivano definiti come grandi eventi, dal punto di vista della protezione AIB, quegli incendi di superficie superiore ai 30 ha. Nella distribuzione cumulativa regionale, si era evidenziato come incendi superiori a tale soglia dimensionale erano, in numero, pari al 10% del totale degli eventi, ma sommandone le superfici percorse nel grafico

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cumulativo, si evidenziava che questo 10% di eventi era responsabile dell’80% della superficie complessivamente percorsa dal fuoco in Piemonte.

Una prima indicazione deriva pertanto dalla distribuzione di tali eventi nelle Aree di Base con riferimento al periodo di 20 anni considerato nello studio 1980-1999 (Figura 21). Nella Figura 22 è riportata inoltre la percentuale, rispetto al numero totale degli eventi nell’Area di Base, di tali incendi superiori a 30 ha.

Si osserva come nelle Aree di Base comprese tra l’alto Canavese e la provincia Verbano-Cusio-Ossola, passando per le province di Biella e Vercelli, vi sia una concentrazione di grandi incendi percentualmente superiore alla media regionale.

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Fig. 21 – Numero incendi superiori a 30 ha nelle Aree di Base (periodo 1980 – 1999)

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Fig. 22 – Numero incendi superiori a 30 ha nelle Aree di Base in percentuale sul totale degli incendi (periodo 1980 – 1999)

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Lo studio dei fenomeni legati ai concetti di fire severity e fire regime indicati, si è pertanto concentrato sull’analisi degli incendi che si ritiene abbiano maggiore impatto sul territorio e sulle aree boscate come, ad esempio, quelli che presentano valori elevati in termini di superficie percorsa. Gli eventi di questo tipo sono infatti quelli che rivestono il maggior interesse dal punto di vista della ricostituzione, e per i quali si è ritenuto di effettuare uno studio più approfondito e mirato, relativo alla loro distribuzione spaziale.

In primo luogo si sono ricercati i valori dimensionali soglia per ciascuna Area di Base, che permettessero di individuare le tipologie di incendio cui corrisponde il 90% del totale della superficie percorsa in ciascuna Area.

I risultati di tale analisi sono riportati nella figura 23. Si osservi la concentrazione di Aree di Base nella porzione occidentale della regione, nelle quali la superficie percorsa dagli incendi è da attribuirsi per la quasi totalità (90%) ad una quota parte di incendi molto piccola (inferiore al 20% ed in alcuni casi al 10%).

L'incendio "critico" è un incendio vasto la cui dimensione identifica in ciascuna Area di Base la soglia del 90% della superficie percorsa totale indicata, è riportata in figura 24. Si noti la differenza tra le Aree di Base del Piemonte meridionale, ove, eccezion fatta per parte della provincia di Cuneo ed, in particolare, per la Val Maira, gli incendi critici sono mediamente sotto i 10 ha, e le Aree di Base della porzione Nord-orientale indicata precedentemente, ove gli incendi soglia risultano mediamente superiori.

In effetti gli eventi di grandi dimensioni risultano in queste ultime aree più frequenti. Di conseguenza la dimensione media degli incendi più estesi, e quindi la loro l’intensità lineare media, parametro strettamente correlato agli effetti del fuoco, è maggiore.

Per meglio evidenziare questo aspetto si riporta nella Figura 25 la distribuzione nelle Aree di Base del 75° percentile (o terzo quartile) della serie delle superfici percorse nel ventennio considerato. Tale dato esprime la dimensione dell’incendio che, nella serie ordinata in ordine crescente delle superfici percorse dai singoli eventi, lascia il 75% degli incendi al di sotto ed il 25% degli incendi al di sopra (vale a dire che il 25% degli incendi dell’Area di Base ha dimensioni superiori al 75° percentile).

Si può osservare come nell’ambito delle Aree di Base della porzione Nord del Piemonte si evidenzino incendi di maggiori dimensioni, ma nel contempo la situazione si presenta più diversificata rispetto alle diverse realtà.

Per meglio spiegare i fenomeni illustrati ed approfondire ulteriormente l’analisi, si sono costruite le distribuzioni cumulative degli eventi per ciascuna Area di Base.

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Nella Figura 26 vengono riportate tali distribuzioni in forma di istogramma. Per ciascuna Area di Base è riportato un istogramma di 20 barre, una per ogni ventile della distribuzione cumulativa. In pratica, costruita la serie di superfici cumulative (somma progressiva delle superfici percorse nella serie di eventi ordinati in ordine crescente), si sono individuati i valori della serie corrispondenti al 5°, 10°, 15°, fino al 100° percentile.

Tali valori sono riportati nelle venti barre di ciascun istogramma. Si noti che le dimensioni di ciascun istogramma sono tra loro standardizzate, per cui il dato di interesse è in questo caso la forma del grafico, cioè la dimensione relativa delle barre all’interno di ciascun grafico e non tanto la loro misura assoluta.

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Fig. 23 – Numero di incendi più vasti cui corrisponde complessivamente del 90% del totale della superficie percorsa nelle Aree di Base (periodo 1980 – 1999)

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Fig. 24 – Superficie minima dell’incendio critico,(soglia dimensionale degli incendi responsabili del 90% del totale della superficie percorsa nelle Aree di Base)

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Fig. 25 – Superficie del’75° percentile delle serie di incendi nelle Are di Base (periodo 1980 – 1999)

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Fig. 26 – Distribuzioni cumulative normalizzate della superficie degli incendi nelle Are

di Base (periodo 1980 – 1999)

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Le Aree di Base del Piemonte occidentale presentano tipicamente un considerevole picco nell’ultima barra, elemento che indica la presenza di sporadici eventi di dimensioni di gran lunga superiori agli eventi caratteristici delle aree. Nelle aree dell’Alessandrino e dell’Astigiano per contro, si assiste più frequentemente ad una crescita graduale della serie, non essendo rappresentato un numero significativo di eventi di particolare intensità. Questo andamento si ritiene tipico delle Aree con incendi di minore intensità. Le aree del Nord del Piemonte, dal punto di vista dell’andamento delle distribuzioni, presentano caratteri intermedi determinati, in questo caso, da una maggiore rilevanza del problema in senso generale. La frequenza degli incendi di grandi dimensioni non è qui sporadica ma assai più rilevante.

Quanto illustrato può essere meglio apprezzato osservando la figura 27, dove sono rappresentate le stesse distribuzioni descritte precedentemente, ma nelle quali la dimensione delle barre degli istogrammi ha valore assoluto, e pertanto permette di confrontare la dimensione delle superfici percorse tra le Aree di Base.

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Fig. 27 – Distribuzioni cumulative della superficie degli incendi nelle Are di Base (periodo 1980 – 1999)

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70

In ultimo si sono considerati gli incendi di superfici superiori ai 10 ha, intesa, anche alla luce delle analisi condotte, come soglia dimensionale di attenzione per la ricostituzione dei boschi percorsi dal fuoco in Piemonte. Tale dimensione è indicata sia con riferimento alle intensità medie dei fronti di fiamma, sia con riferimento alla quota parte dei boschi percorsi dal fuoco che possono essere affrontati con la ricostituzione.

Tale valutazione è da intendersi in senso assolutamente generale, per definire linee di indirizzo regionale, in quanto si possono naturalmente verificare casi di necessità di ricostituzione per incendi inferiori a tale soglia in funzione delle condizioni locali o dei popolamenti forestali interessati, così come viceversa, si possono verificare casi di incendi di superficie maggiore di 10 ha, che non necessitano interventi di ripristino.

Come quadro riassuntivo, nella figura 28, si riporta la distribuzione del numero medio di incendi superiori ai 10 ha all’anno nelle Aree di Base, nella figura 29 viene indicata la percentuale di superficie totale percorsa che viene interessata da tali incendi, e nella figura 30 la percentuale degli incendi superiori a 10 ha sul totale degli eventi di ogni Area di Base.

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Fig. 28 – Numero incendi medi annui superiori a 10 ha nelle Aree di Base (periodo

1980 – 1999)

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Fig. 29 – Percentuale della superficie totale percorsa interessata dagli incendi

superiori a 10 ha nelle Aree di Base (periodo 1980 – 1999)

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Fig. 30 –Numero incendi superiori a 10 ha in percentuale sul totale degli incendi nelle

Aree di Base (periodo 1980 – 1999)

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74

1.5 Conclusioni

La ricostituzione delle aree percorse da incendio è stata affrontata sia come studio bibliografico che come analisi sul territorio.

In primo luogo si è delineato lo stato dell'arte sull'argomento di ricerca approfondendo l'aspetto dello studio degli effetti del fuoco, da cui dipendono le principali modalità di ricostituzione e di ripristino delle aree boscate percorse da incendio.

A partire dalla banca dati incendi relativa agli anni 1980-1999, è stata effettuata l'analisi delle caratteristiche pirologiche applicata alla realtà territoriale piemontese, con l'obiettivo di utilizzare degli indicatori per la valutazione delle zone (sia a livello Provinciale che di Area di Base) della Regione Piemonte per le quali stabilire la priorità degli interventi di ripristino.

È stata pertanto esaminata l'incidenza degli incendi boschivi sul territorio in relazione alla superficie boscata soggetta a incendio ed alla possibile ripercorrenza, riscontrando che le zone più problematiche rientrano nelle province di Novara, Biella e Torino.

Sono stati definiti i tempi di ritorno degli incendi boschivi e si sono determinate le condizioni di fire regime e severity che indicano, come zone prioritarie per gli interventi, le aree della porzione più settentrionale della regione.

Scendendo a maggior dettaglio le scelte per indirizzare la ricostituzione possono basarsi sulle indicazioni fornite per ogni Area di Base e per Provincia.

La distribuzione degli eventi critici informa particolarmente sulla priorità cui deve essere rivolta l'azione di ricostituzione.

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75

1.6 Bibliografia

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RICOSTITUZIONE DELLE AREE FORESTALI

PERCORSE DAGLI INCENDI IN PIEMONTE - II parte

RAPPORTO DI RICERCA

1. Relazione

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Annalisa Francesetti, Elisa Guglielmet, Raffaella Marzano

DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO

REGIONE PIEMONTE

Novembre 2001

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2

1 PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO DI RICERCA.................................................................6

2 OBIETTIVI DELLA RICERCA.....................................................................................................7

3 METODOLOGIA DI LAVORO .....................................................................................................9

3.1 INDIVIDUAZIONE DEI CASI DI STUDIO ..............................................................................................9

3.2 INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI RILIEVO.....................................................................................13

3.3 DATI RILEVATI ..............................................................................................................................14

3.3.1 Descrizione stazionale........................................................................................................16

3.3.2 Caratterizzazione del popolamento forestale .....................................................................16

3.3.3 Caratterizzazione del sottobosco........................................................................................16

3.3.4 Tipo forestale......................................................................................................................17

3.3.5 Analisi della rinnovazione naturale....................................................................................17

3.3.6 Caratteristiche principali del suolo forestale .....................................................................17

3.3.7 Comportamento del fuoco ..................................................................................................18

3.3.8 Impatto dell'incendio su paesaggio e accessibilità.............................................................19

3.3.9 Interventi selvicolturali.......................................................................................................19

3.3.10 Creazione ed elaborazione della banca dei dati raccolti ...................................................19

4 RISULTATI DELL'ANALISI DEI CASI DI STUDIO...............................................................20

4.1 CASTAGNETI .................................................................................................................................22

4.1.1 Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia .........................................................................22

4.1.1.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 23

4.1.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 23

4.1.1.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 24

4.1.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 25

4.1.2 Castagneto ceduo o/a struttura irregolare .........................................................................25

4.1.2.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 26

4.1.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 26

4.1.2.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 27

4.1.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 27

4.2 RIMBOSCHIMENTI DI CONIFERE.....................................................................................................28

4.2.1 Rimboschimento del piano montano...................................................................................28

4.2.1.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 29

4.2.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 30

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3

4.2.1.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 30

4.2.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 31

4.3 FAGGETE.......................................................................................................................................32

4.3.1 Faggeta oligotrofica ...........................................................................................................32

4.3.1.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 32

4.3.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 33

4.3.1.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 33

4.3.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 33

4.4 QUERCETI .....................................................................................................................................34

4.4.1 Querceto di rovere a Teucrium scorodonia........................................................................35

4.4.1.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 35

4.4.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 35

4.4.1.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 36

4.4.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 36

4.4.2 Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpentinosi Appenninici e

dei paleosuoli dell’alta pianura alessandrina ..................................................................................36

4.4.2.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 37

4.4.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 37

4.4.2.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 37

4.4.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 37

4.4.3 Querco carpineto della bassa pianura ...............................................................................37

4.4.3.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 39

4.4.3.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 39

4.4.3.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 39

4.4.3.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 39

4.4.4 Querceto xero-acidofilo di roverella ..................................................................................40

4.4.4.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 40

4.4.4.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 41

4.4.4.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 41

4.4.4.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 41

4.4.5 Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia var. con querce...............42

4.4.5.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 43

4.4.5.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 43

4.4.5.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 43

4.4.5.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 43

4.4.6 Cerreta acidofila ................................................................................................................43

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4

4.4.6.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 44

4.4.6.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 44

4.4.6.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 44

4.4.6.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 44

4.5 VEGETAZIONE DI INVASIONE ........................................................................................................44

4.5.1 Boscaglie d’invasione sottotipo montano ...........................................................................45

4.5.1.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 45

4.5.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 46

4.5.1.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 46

4.5.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 46

4.5.2 Betuleto montano................................................................................................................47

4.5.2.1 Caratterizzazione degli incendi..................................................................................................... 47

4.5.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco............................................................... 47

4.5.2.3 Rinnovazione naturale .................................................................................................................. 47

4.5.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione....................................................................... 47

5 CONCLUSIONI..............................................................................................................................48

6 BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO .........................................................................................50

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5

RINGRAZIAMENTI

Si ringrazia il Corpo Forestale dello Stato per avere fornito la banca dati sugli incendi

boschivi e per la collaborazione e la disponibilità nel corso dello svolgimento dei rilievi

in campo.

In particolare si ringraziano i seguenti Comandi Stazione contattati:

Provincia di Alessandria: Cabella Ligure, Gavi

Provincia di Biella: Biella, Trivero

Provincia di Novara: Carpignano Sesia, Gozzano, Novara

Provincia di Torino: Locana, Montalto Dora, Pont Canavese, Vico Canavese

Provincia di Verbania: Gignese, Omegna

Provincia di Vercelli: Gattinara, Varallo Sesia

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6

1 Presentazione del rapporto di ricerca Il lavoro che viene presentato è il risultato del proseguimento (seconda parte)

degli studi effettuati sulla ricostituzione delle aree forestali percorse da incendi boschivi in Piemonte (Bovio et al., 2001).

Nella prima parte, di cui verrà in seguito effettuato un cenno riguardante i principali risultati ottenuti, in base all'analisi dei dati storici sugli incendi boschivi, sono state individuate le zone su cui indirizzare gli interventi di ripristino della copertura forestale compromessa dal passaggio del fuoco.

Nella seconda parte, oggetto del presente rapporto di ricerca, con riferimento agli ambiti territoriali precedentemente individuati, si approfondiscono gli aspetti riguardanti le variazioni ambientali post-incendio e si stabiliscono i criteri e le priorità di intervento per la ricostituzione delle aree danneggiate dal fuoco.

Lo studio è stato articolato attraverso la selezione e l'analisi di dettaglio di un campione di 24 eventi incendio (casi di studio), verificatisi nel corso degli ultimi 5 anni (1996-2000) in Piemonte, ritenuti rappresentativi delle situazioni di maggiore criticità, sulla base di criteri che verranno descritti.

Informazioni dettagliate sui popolamenti prevalentemente colpiti da incendio, sugli effetti del fuoco nei soprassuoli e sull'andamento dell’evoluzione naturale in seguito al passaggio del fronte di fiamma, ritenuti i principali elementi rilevanti per la ricostituzione dei soprassuoli, sono state acquisite attraverso il campionamento dei casi di studio selezionati, realizzando in totale 44 aree di rilievo.

Il rapporto è suddiviso nei seguenti documenti raccolti in due volumi separati:

1. Relazione

2. Analisi dei casi di studio.

La relazione illustra gli obiettivi, la metodologia di lavoro seguita ed i risultati, attraverso la sintesi delle più importanti variazioni ambientali conseguenti al passaggio del fuoco e la definizione dei criteri di massima da seguire per gli interventi di ricostituzione nelle diverse situazioni.

L'analisi dei casi di studio è costituita dalla descrizione sistematica dei singoli

casi di studio e dalla raccolta delle schede di descrizione stazionale di ogni area di rilievo, organizzata per categorie vegetazionali e per tipi forestali (Mondino et al., 1996) corredata da repertorio cartografico.

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7

2 Obiettivi della ricerca La ricerca è stata condotta con lo scopo principale di fornire indicazioni sulle

modalità di intervento per la ricostituzione di aree forestali percorse da incendio nell'ambito territoriale piemontese, definendone i criteri e le priorità.

Il lavoro è stato impostato con particolare riferimento alle aree percorse che

necessitano maggiormente di interventi di ricostituzione forestale in Piemonte, individuate in funzione dei risultati ottenuti nel corso della prima fase del lavoro (Fig. 1) a partire dalle Aree di Base secondo il Piano Antincendi Boschivi della Regione Piemonte (Bovio et al., 1999).

La zonizzazione proposta fa infatti riferimento alle Aree di Base che sono

maggiormente soggette a ripercorrenza con incendi superiori ai 10 ha e individua la crescente necessità di ripristino della copertura in funzione dell'incidenza di questo tipo di incendi.

Fig. 1: Aree di base (Piano AIB Regione Piemonte) maggiormente soggette a ripercorrenza con superficie percorsa superiore a 10 ha individuate come prioritarie per gli interventi di

ricostituzione forestale in Piemonte (Bovio et al., 2001).

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8

Al fine di fornire indicazioni sulla ricostituzione dei diversi popolamenti forestali, sono state individuate le categorie vegetazionali più colpite da incendio sulle aree individuate secondo i criteri precedentemente descritti e pertanto più facilmente soggette a danni tali da compromettere la copertura forestale.

A partire dalle categorie vegetazionali sono poi stati altresì rilevati i tipi forestali

(Mondino et al., 1996 e successive revisioni) interessati dagli incendi di maggior gravità degli ultimi anni in Piemonte, al fine di fornire indicazioni sulla ricostituzione in un contesto forestale più specifico e normalmente preso come riferimento nelle attività di pianificazione forestale, in quanto sistema di classificazione dei boschi ufficialmente adottato dalla Regione Piemonte.

Ulteriore obiettivo del lavoro è stato quello di evidenziare le modalità di

evoluzione naturale dei soprassuoli interessati da incendio (sempre inquadrati nel contesto delle categorie e dei tipi forestali), analizzando la presenza e la possibilità di affermazione della rinnovazione spontanea.

Per perseguire gli obiettivi descritti l'indagine è stata condotta con riferimento ad

alcuni casi di studio individuati in seguito all'analisi territoriale generale ed all'elaborazione della banca dati regionale sugli incendi boschivi.

Nei successivi paragrafi viene descritta la metodologia di lavoro che ha portato

alla definizione di tali casi di studio e all'individuazione dei dati da rilevare in campo per ottenere le descrizioni dei popolamenti forestali , degli effetti del passaggio del fuoco e dell'evoluzione naturale conseguente.

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9

3 Metodologia di lavoro

3.1 Individuazione dei casi di studio

I casi di studio sono stati selezionati sulle porzioni del territorio piemontese maggiormente interessate da incendi boschivi in termini di danni subiti, che sono state individuate, come precedentemente accennato, partendo dai risultati ottenuti nel corso della prima parte della ricerca (Bovio et al., 2001).

A causa dell'elevata variabilità dei dati analizzati non è stato possibile rilevare il

livello di danno che un incendio può causare sul soprassuolo in funzione dell'intensità lineare e del tempo di residenza (fire severity) per ciascuna delle unità territoriali, così come era stato ipotizzato nella prima parte del lavoro (cfr. Bovio et al., 2001, §1.4.2).

Tuttavia considerando che, in generale, gli interventi di ricostituzione sono tanto

più necessari quanto più i soprassuoli hanno subito dei danni, e assumendo che l'intensità media sia proporzionale alla superficie percorsa, sono stati presi in considerazione gli incendi boschivi degli ultimi 5 anni (1996-2000) con superficie percorsa superiore ai 30 ha con almeno 10 ha di superficie boscata, giudicati, in seguito ad un'analisi sulla banca dati incendi, come eventi di grandi dimensioni per la realtà territoriale piemontese (Bovio et al. 1993; Bovio et al. 1999).

Esaminando inoltre i dati storici relativi alla vegetazione più colpita da incendio

in Piemonte, sono state prese in considerazione soprattutto le seguenti specie forestali: Castagno (Castanea sativa Miller), Pino nero (Pinus nigra Arnold), Pino silvestre (Pinus sylvestris L.), Faggio (Fagus sylvatica L.), Rovere (Quercus petraea (Matt.) Liebl.), Roverella (Quercus pubescens Willd.), Farnia (Quercus robur L.), Cerro (Quercus cerris L.) e Betulla (Betula pendula Roth.) comprese nelle seguenti categorie vegetazionali: Castagneti, Rimboschimenti di conifere, Faggete, Querceti e Vegetazione pioniera e d'invasione.

Nella seguente tabella vengono riportati i dati relativi alle superfici percorse e al

numero di incendi per categoria vegetazionale nel periodo 1980-1999.

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Categoria

vegetazionale

Superficie

percorsa (ha)

Superficie (%)

su totale sup. percorsa Numero IB

Numero IB %

su totale IB

Castagneti 47829 57.7% 4087 46,1%

Rimb. di Conifere 17757 21.4% 917 10,3%

Querceti 7524 9.1% 1322 14.9%

Faggete 4334 5,2% 335 3,8%

Veg. Pion. e invas. 3240 3,9% 428 4,8%

Altro 2188 2.7% 1786 20.1% TOTALE 82872 100.0% 8875 100.0%

Tab. 1: Categorie forestali maggiormente colpite da incendio in Piemonte per il periodo 1980-1999

I primi risultati dell'analisi su queste categorie vegetazionali hanno portato,

inizialmente, ad individuare più di 80 eventi incendio rispondenti ai criteri indicati. Tali campioni di incendi hanno poi subito una riduzione a causa di alcuni errori

presenti nella banca dati (superficie percorsa e coordinate UTM non corrette). Si è inoltre cercato di mantenere una distribuzione di eventi bilanciata tra le diverse categorie vegetazionali. Pertanto nei casi in cui il numero di incendi relativo ad una categoria vegetazionale è risultato elevato, sono stati presi in esame gli eventi con maggiore superficie percorsa in quanto ritenuti maggiormente significativi.

Il risultato dell'analisi completa della banca dati ha pertanto portato ad

individuare 24 eventi incendio (Tab. 2 e Fig. 2), dei quali 10 riguardano la categoria dei Castagneti, 5 quella dei Rimboschimenti di conifere, 4 quella delle Faggete, 3 quella dei Querceti e 2 la Vegetazione pioniera di invasione.

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Evento Incendio Categoria Data incendio Località Comune Provincia

1 Castagneto 28/03/97 Bassola Armeno NO

2 Castagneto 01/04/97 Rio La Giara Sostegno BI

3 Castagneto 06/04/97 M.te Tucri Quarona VC

4 Castagneto 12/04/97 Camasca Quarna sotto VB

5 Castagneto 20/02/98 M.te Vesolina Bosio AL

6 Castagneto 29/03/98 Val Barca Voltaggio AL

7 Castagneto 05/02/99 La Serra Chiaverano TO

8 Castagneto 05/02/99 Bellice-Nava Cuorgnè TO

9 Castagneto 05/02/99 Pezzuole Sala Biellese BI

10 Castagneto 04/04/99 Vigna Mottalciata BI

11 Rimboschim. 09/03/98 Laghi Gorzente Bosio AL

12 Rimboschim. 15/03/98 Alpe Cregno Quarna sotto VB

13 Rimboschim. 03/02/99 Monasterolo-Pedimonte Cafasse TO

14 Rimboschim. 06/02/99 Monte San Giorgio Piossasco TO

15 Rimboschim. 03/03/00 Pietrabruna-Trucco-Praletto Mompantero TO

16 Faggeta 03/04/97 Bivio per Arola Arola VB

17 Faggeta 09/03/98 Uia-Loit-Saler-Belvedere Ribordone TO

18 Faggeta 29/02/00 Cascina Costernale Netro BI

19 Faggeta 15/03/00 Strada Colma Arola VB

20 Querceto 28/03/97 Cornareto-Fraz.Piuzzo Cabella Ligure AL

21 Querceto 06/12/98 Boscorama Caselette TO

22 Querceto 09/03/00 Monte Bassola Rueglio TO

23 Veget. Pion. 05/02/99 Bruu-Moris Casteln. Nigra TO

24 Veget. Pion 20/02/00 Cascina Donda Lessona BI

Tab. 2: Eventi incendio (1996-2000) selezionati in funzione delle categorie vegetazionali per i casi di studio nelle zone del Piemonte, individuate come prioritarie per la necessità di interventi

di ricostituzione.

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Fig. 2: Localizzazione degli Eventi incendio selezionati per i casi di studio nelle zone delPiemonte individuate come prioritarie per la necessità di interventi di ricostituzione.

Ciascun evento incendio è descritto sulla base dei dati raccolti in campo e

localizzato sul fondo topografico delle Carte Tecniche Regionali in scala 1:10.000 nel documento contenente la raccolta delle schede descrittive dei casi di studio.

Di seguito viene invece riportata la descrizione delle modalità di individuazione delle aree di rilievo, cioè delle aree di estensione limitata su cui sono stati eseguiti i rilievi di campo, selezionate nell'ambito di ciascun evento incendio.

È necessario ricordare che la selezione degli eventi incendio per categorie è stata effettuata sulla base dei dati relativi alla specie prevalente nell'ambito della superficie percorsa, pertanto soltanto nel corso dei rilievi in campo è stato possibile verificare se la categoria vegetazionale era effettivamente corrispondente a quella riportata nella banca dati e se erano presenti altre categorie interessate dal passaggio del fuoco per lo stesso evento incendio.

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3.2 Individuazione delle Aree di rilievo

Le aree su cui sono stati eseguiti i rilievi stazionali sono state individuate, durante i sopralluoghi sugli incendi, secondo le modalità di seguito descritte.

In primo luogo, all'interno della superficie percorsa dal fuoco, sono state determinate delle zone omogenee (di dimensioni variabili a seconda delle diverse situazioni tipologiche) per caratteristiche stazionali, tipo di soprassuolo, tipo di sottobosco ed effetti del passaggio del fuoco. (In questa fase è stata evidenziata l'eventuale presenza di categorie differenti da quella principalmente colpita dall'incendio individuata con l'analisi dei dati).

Quindi di tali zone, in funzione dei risultati ottenuti dall'analisi dei dati territoriali e sugli incendi, sono state selezionate quelle considerate come più rappresentative della realtà pirologica piemontese e, all'interno di queste, sono state individuate delle superfici circolari di 20 m di raggio (considerate come rappresentative di ciascuna zona omogenea) su cui sono stati eseguiti i rilievi.

In totale sono state individuate 44 aree di rilievo (Tab. 3)

Località Comune Provincia Data

incendio

N°Aree di

rilievo Cornareto-Fraz.Piuzzo Cabella Ligure AL 28/03/97 2 M.te Vesolina Bosio AL 20/02/98 2 Laghi Gorzente Bosio AL 09/03/98 2 Val Barca Voltaggio AL 29/03/98 1 Rio La Giara Sostegno BI 01/04/97 2 Pezzuole Sala Biellese BI 05/02/99 1 Vigna Mottalciata BI 04/04/99 3 Cascina Donda Lessona BI 20/02/00 1 Cascina Costernale Netro BI 29/02/00 1 Bassola Armeno NO 28/03/97 2 Uia-Loit-Saler-Belvedere Ribordone TO 09/03/98 1 Boscorama Caselette TO 06/12/98 2 Monasterolo-Pedimonte Cafasse TO 03/02/99 3 Bruu-Moris Casteln. Nigra TO 05/02/99 1 La Serra Chiaverano TO 05/02/99 2 Bellice-Nava Cuorgnè TO 05/02/99 3 Monte San Giorgio Piossasco TO 06/02/99 3 Pietrabruna-Trucco-Praletto Mompantero TO 03/03/00 3 Monte Bassola Rueglio TO 09/03/00 2 Bivio per Arola Arola VB 03/04/97 2 Camasca Quarna sotto VB 12/04/97 1 Alpe Cregno Quarna sotto VB 15/03/98 1 Strada Colma Arola VB 15/03/00 1 M.te Tucri Quarona VC 06/04/97 2

TOTALE 44

Tab. 3: Elenco delle 44 aree di rilievo individuate nell'ambito dei casi di studio selezionati.

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Per ciascuna delle aree di rilievo sono stati raccolti i dati utili a definire le principali caratteristiche selvicolturali e relative agli effetti del passaggio del fuoco, che sono descritti in dettaglio nel paragrafo successivo.

3.3 Dati rilevati

Per ogni area di rilievo appartenente agli incendi selezionati (per ognuno dei quali erano disponibili i dati del relativo Foglio Notizie), sono stati rilevati, nel corso dei sopralluoghi in campo, dati riguardanti la stazione, il suolo, il popolamento ed il relativo sottobosco, il tipo forestale, la rinnovazione e le caratteristiche dell'incendio.

Le conseguenze dell’incendio sono state valutate in funzione dell’intensità del fronte di fiamma, sia in termini di disturbo sull’ecosistema e quindi di danni alla vegetazione, processi di rinnovazione naturale ed evoluzione del soprassuolo, sia in termini di impatto paesistico e sulla fruibilità dell’area.

Sulla base di tali valutazioni vengono quindi indicate le linee da seguire negli interventi selvicolturali di ripristino, orientati in particolare a plasmare i popolamenti nell’ottica di diminuire la probabilità o il potenziale distruttivo di eventuali eventi incendio futuri.

Di seguito viene fornito un esempio di scheda di rilievo utilizzata nel protocollo sperimentale e vengono spiegati nel dettaglio i parametri raccolti.

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Rilevatori: Data rilievo:

Località: Comune: Provincia:Data IB: Specie: Superf. ha

Bosc. UTM N: non Bosc.UTM E: Tot.

Localizzazione: Pend. media (°): Esposizione:Posiz. su versante: Quota (m): Sup.(ha):

Specie e copertura %: Forma colturale: Stadio evolutivo: Struttura:Età: Copertura %: Morte %:Distanza (m) Piante-ceppaie/ha: Polloni/ceppaia:Diam. Medio (cm): h piano dominante (m):

Tipo Forestale:

Condizioni Tipo h med(cm) Copert. % Distrib. Specie:Sgombro Lettiera: Occupato Erba:Abbondante Arbusti:Biom. Viva Felci:Biom. Morta Rovo:Specie indicatrici sottob.:

Pres. Da seme Diffusa Sotto copertura Specie: Copertura %:Ass. Agamica Localizz. In radure h media (cm):

Ph Humus Rocciosità Erosione Note:Ac. Of (cm): Pietrosità SiBas. Oh (cm): %: No

Radente Elevata AscendenteChioma AltaPulsante Media DiscendenteOsservaz.: Bassa

Note, Impatto paesistico, Accessibilità:Rinvigorimento ceppaieRimozione piante bruciateDiradamentoRinnovazione artificialeNessunoPriorità di interv. ConsigliataImmediata1-3 anni dopo IB> 3 anni dopo IBNote:

Direzione IB Osservazioni sull'IB

RILIEVI RICOSTITUZIONE II

ID Area di saggio:

Coord. IBFoglio Notizie

Intervento selvicolturale

Descrizione stazionale

Descrizione popolamento

Caratteristiche dell'Incendio

Descrizione sottobosco

Rinnovazione

SuoloOl (cm):

Tipo di IB Intensità di IB

Fig. 3: Scheda per la raccolta dei dati per ciascuna area di rilievo.

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3.3.1 Descrizione stazionale

La descrizione stazionale ha permesso di identificare la posizione e la topografia dell'area di rilievo, espresse da un'indicazione sulle modalità di accesso (localizzazione), dalla posizione sul versante (pendice, fondovalle, terrazzo, cresta), dalla pendenza media, dall'esposizione del versante e dalla quota. È stato inoltre specificato se l'ampiezza della superficie omogenea risultava minore o maggiore di 1 ha in modo da evidenziare la presenza di uno scenario particolare e localizzato oppure di una situazione sufficientemente ricorrente nell'ambito della superficie percorsa.

3.3.2 Caratterizzazione del popolamento forestale

Il popolamento forestale preso in esame è stato definito dai seguenti parametri selvicolturali che permettono di identificarne le principali caratteristiche:

composizione percentuale delle specie forma colturale (fustaia coetanea, disetanea o sopra ceduo; ceduo a regime,

invecchiato, in conversione; popolamento irregolare, rimboschimento) stadio evolutivo (novelleto, spessina, perticaia, soprassuolo adulto) struttura (monoplana o stratificata) età grado di copertura percentuale delle chiome percentuale delle piante morte numero di piante o ceppaie ad ettaro numero di polloni per ceppaia (nel caso dei cedui) diametro medio altezza del piano dominante

3.3.3 Caratterizzazione del sottobosco

La caratterizzazione del sottobosco è stata effettuata con lo scopo di ottenere una descrizione delle condizioni evolutive attuali della parte dell’ecosistema con maggiore interazione con il fuoco, che in Piemonte è prevalentemente radente, ma anche per tenere conto della possibile influenza che la vegetazione presente ha nei confronti della rinnovazione naturale.

In quest'ottica sono stati rilevati dati relativi alle condizioni del sottobosco in termini di biomassa viva e morta, considerandone quantità e volume occupato.

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È stata inoltre presa in esame la tipologia di vegetazione del sottobosco che maggiormente influenza la propagazione (lettiera, erba, arbusti, felci e rovo) per la quale sono state rilevate l'altezza media, la copertura percentuale e la distribuzione (continua, dispersa o a chiazze) sull'area considerata, allo scopo di avere indicazioni sulla distribuzione nello spazio della biomassa e di verificarne l'andamento evolutivo, confrontando situazioni vegetazionali simili per diverso numero di anni trascorsi dall'incendio.

3.3.4 Tipo forestale

Il tipo forestale è stato individuato, secondo le indicazioni fornite dai Tipi Forestali del Piemonte (Mondino et al. 1996), seguendo le apposite chiavi analitiche, analizzando il soprassuolo, le caratteristiche ecologiche della stazione e rilevando la presenza di specie indicatrici di sottobosco (strato arbustivo ed erbaceo).

3.3.5 Analisi della rinnovazione naturale

L'eventuale presenza della rinnovazione naturale, sia da seme sia agamica, è stata rilevata in termini di copertura percentuale per specie e di altezza media raggiunta, inoltre è stata verificata la sua diffusione o localizzazione sull'area considerata sotto copertura o in radure.

Dove necessario sono state rilevate particolarità sulle possibilità o meno di affermazione della rinnovazione per cause diverse.

3.3.6 Caratteristiche principali del suolo forestale

L'andamento della rinnovazione è strettamente influenzato dal suolo (Pignatti, 1998). Per ottenere i dati principali sulle caratteristiche pedologiche delle aree di saggio rilevate è stato eseguito un rilievo di tipo speditivo allo scopo di fornire una descrizione a livello macroscopico che riguardasse il tipo di humus, il substrato, la rocciosità, la pietrosità e l'eventuale presenza di fenomeni di erosione.

Per ogni area è stato realizzato un profilo, limitato agli orizzonti organici, al fine di esaminare lo strato più superficiale del suolo forestale ed in particolare gli orizzonti organici (Fig. 4) di lettiera (Ol), di frammentazione (Of), e di humus vero e proprio (Oh), dalle cui principali caratteristiche (presenza/assenza, potenza, struttura, continuità di passaggio tra un orizzonte e l'altro) è possibile risalire al tipo di humus.

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Grado di

trasformazione della

sostanza organica

Orizzonte

organico Caratteristiche dell'orizzonte

SCARSO Lettiera

OL

Costituito da residui vegetali con struttura

ancora riconoscibile (es. foglie intere)

⇓⇓ Frammentazione OF

Costituito da residui vegetali frammentati ma

ancora riconoscibili, mescolati a sostanza

organica fine

ELEVATO

Humus OH

Stadio avanzato di trasformazione costituito

in prevalenza da sostanza organica fine

Fig. 4: Caratteristiche necessarie per il riconoscimento degli orizzonti organici (da Zanella et al., 2001 modificato).

L'acidità o basicità del suolo sono state desunte dalle specie indicatrici del

sottobosco presenti. La rocciosità e la pietrosità sono state determinate come percentuale sulla

superficie totale del suolo delle rocce affioranti e delle pietre presenti. L'erosione è stata valutata in funzione della presenza di solchi più o meno

profondi sul terreno innescati da fenomeni di ruscellamento superficiale e tali da lasciare priva di copertura parte della superficie esaminata.

3.3.7 Comportamento del fuoco

A partire dagli effetti dell'incendio sul soprassuolo sono state ottenute delle informazioni di massima sul comportamento del fuoco che sono state integrate con i dettagli forniti dagli operatori intervenuti nel corso dell'estinzione.

In particolare, in funzione dell'altezza delle scottature presenti sui tronchi delle piante arboree e arbustive, sono stati rilevati il tipo di incendio (radente, di chioma o pulsante), la sua direzione e le classi di intensità raggiunta, definite come segue:

Intensità Molto Elevata: > 60% delle chiome completamente bruciate, presenza di piante schiantate al suolo, arbusti completamente bruciati.

Intensità Alta: 60-30% delle Chiome completamente bruciate, arbusti bruciati, altezza scottature delle piante parzialmente bruciate > di 4 m.

Intensità Media: 20-0% delle chiome bruciate, Arbusti parzialmente bruciati, altezza delle scottature delle piante parzialmente bruciate 2- 4 m.

Intensità Bassa: Chiome non bruciate solo incendio radente, altezza delle scottature inferiore 2 m.

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3.3.8 Impatto dell'incendio su paesaggio e accessibilità

In funzione degli effetti dell'incendio sono state rilevate alcune note relative all'impatto paesistico inteso come effetto visivo, del passaggio del fronte di fiamma sul complesso forestale.

Inoltre è stata valutata l'accessibilità al bosco intesa come penetrabilità all'interno del complesso forestale determinata principalmente dal tipo e dalla quantità di biomassa presente.

3.3.9 Interventi selvicolturali

In seguito all'analisi del soprassuolo è stata fornita una prima indicazione sui tipi di interventi selvicolturali auspicabili e sulla loro priorità intesa come intervallo di tempo, con riferimento alla data dell’incendio, entro cui gli interventi selvicolturali proposti dovrebbero essere realizzati al fine di ottenere un risultato ottimale per il loro ripristino. Questo parametro è stato valutato sulla base delle condizioni stazionali al momento del sopralluogo.

Le principali alternative di interventi selvicolturali post-incendio considerate sono la ripulitura delle ceppaie, la rimozione delle piante bruciate, il diradamento e l’introduzione di rinnovazione artificiale (rinfoltimenti o impianti ex-novo).

Nei casi in cui l'area di rilievo era già stata interessata da interventi selvicolturali dopo il passaggio del fuoco, le modalità e gli effetti di tali interventi sono stati descritti tra le note della scheda di rilievo.

3.3.10 Creazione ed elaborazione della banca dei dati raccolti

I dati rilevati sono stati raccolti in un database che consente di effettuare un confronto tra le diverse aree di rilievo e per poterle raggruppare in funzione della categoria, del tempo trascorso dall'incendio e del tipo forestale.

I dati, di tipo qualitativo, sono stati organizzati in modo da essere utilizzati per la stesura di schede descrittive per facilitarne la catalogazione, il raggruppamento e l'analisi per confronto.

Come già accennato la raccolta di schede è contenuta in un documento a parte (2- Analisi dei casi di studio)

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4 Risultati dell'analisi dei casi di studio Nei paragrafi seguenti vengono descritti i risultati relativi all'analisi dei casi di

studio tramite la quale si è ottenuto un quadro sinottico delle esigenze di ricostituzione in Piemonte, con lo scopo di definire le priorità per l'allocazione delle risorse regionali in relazione agli interventi di ripristino.

I risultati sono raggruppati, nell'ambito di ciascuna categoria vegetazionale, per i

tipi forestali che, come precedentemente accennato, costituiscono una classificazione di riferimento ufficialmente adottata dalla Regione Piemonte per la pianificazione forestale.

Le indicazioni relative ai criteri ed alle priorità di intervento per la ricostituzione

dei popolamenti forestali maggiormente colpiti da incendio in Piemonte, obiettivo principale del presente lavoro, sono riportate contestualmente ad una caratterizzazione generale delle caratteristiche stazionali, della tipologia di incendi, delle variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco e della rinnovazione naturale presente, mediante la quale vengono descritte in dettaglio le situazioni tipiche sulle quali è stata effettuata l'indagine.

Nei successivi paragrafi pertanto vengono descritti i profili sintetici delle

situazioni indagate per i vari tipi forestali che ricadono nelle categorie dei Castagneti, dei Rimboschimenti di conifere, dei Querceti, delle Faggete e per la Vegetazione pioniera e di invasione.

In tabella 4 sono riportati, per categoria, i tipi forestali indagati e risultati

maggiormente colpiti da incendio in Piemonte.

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Castagneti Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare var. con faggio

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare var. con latifoglie d’invasione

Rimboschimenti di conifere Rimboschimento del piano montano

Faggeta Faggeta oligotrofica

Querceti Querceto di rovere a Teucrium scorodonia

Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpent.

Appenninici e dei paleosuoli dell’alta pianura alessandrina

Querco-carpineto della bassa pianura

Querco-carpineto della bassa pianura var. con robinia

Querceto xero-acidofilo di roverella

Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia var. con

querce

Cerreta acidofila

Vegetazione pioniera e d'invasione Boscaglie d’invasione st. montano

Betuleto montano

Tab. 4: Tipi forestali (suddivisi per categorie) maggiormente colpiti da incendio in Piemonte. La descrizione dei profili sintetici viene completata da un quadro sinottico degli

interventi proposti nel capitolo dedicato alle conclusioni (§ 5) e potrà essere accompagnata dalle schede descrittive delle aree di rilievo per l'estrapolazione dei singoli dati stazionali e per la consultazione del materiale fotografico relativo che può aiutare il lettore a visualizzare la situazione tipologica di riferimento.

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4.1 Castagneti

I Castagneti sono la categoria vegetazionale più colpita dagli incendi boschivi in Piemonte. In particolare i tipi forestali più interessati dal passaggio del fuoco sono il Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia e il Castagneto a struttura irregolare (in alcuni casi nella variante con altre latifoglie di invasione).

Vengono di seguito descritte le situazioni tipiche riscontrate dalle osservazioni condotte nelle stazioni percorse dal fuoco selezionate.

4.1.1 Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia

Il Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia, nelle zone più colpite da incendio, è rappresentato da boschi localizzati in stazioni su pendici con esposizione prevalente a Sud, tra 450 e 950 m di quota, con pendenza media tra 12 e 30°.

Il substrato pedologico è, come consuetudine per il Castagno, acido. Prevale l'humus di tipo moder, ma è significativamente presente anche l'humus mor, la potenza degli orizzonti organici è piuttosto scarsa: Ol fino a 3 cm, Of fino a 1 cm e Oh fino a 2 cm.

La rocciosità arriva ad un massimo del 20% e non sono presenti particolari fenomeni di erosione.

I popolamenti di questa tipologia sono costituiti da cedui per la maggiorparte invecchiati (tra 20 e 40 anni) che hanno tendenza ad essere irregolari a causa di una gestione non costante nel tempo e nello spazio.

La densità dei popolamenti analizzati è variabile, ma tendenzialmente prevalgono i boschi a densità rada (< 350 ceppaie/ha) e normale (350-600 ceppaie /ha) con 4-5 polloni per ceppaia.

La copertura è superiore al 70% tranne nei casi in cui la mortalità, in seguito al passaggio del fuoco, raggiunge valori elevati (fino all'80%).

I diametri medi variano tra 15 e 25 cm, mentre l'altezza del piano dominante varia tra 10 e 15 m.

Oltre al Castagno le specie arboree più rappresentate sono Betulla e Robinia (Robinia pseudoacacia L.), la prima presente in particolare dove il passaggio del fuoco è avvenuto più volte in passato, la seconda dove la densità del bosco è più rada.

Tra le specie di sottobosco vi è il Teucrium scorodonia (specie indicatrice della tipologia), sono inoltre presenti Rubus sp., Pteridium aquilinum e graminacee tra cui

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Molinia arundinacea. In alcuni casi sono presenti specie acidofile (Vaccinium myrtillus, Calluna vulgaris e Cytisus scoparius).

Lo spazio occupato dalle specie di sottobosco è alquanto variabile. La lettiera, nei boschi più densi, raggiunge uno spessore fino a 7 cm, ricoprendo la quasi totalità della superficie (90%) mentre nelle aree più rade, oltre ad avere minor spessore (fino a 3 cm), è distribuita in modo disperso sulla superficie.

La copertura erbacea è distribuita irregolarmente sulla superficie delle aree e raggiunge altezze pari a 40 cm (100 cm per la Molinia).

Gli arbusti sono scarsamente presenti sia in termini di superficie occupata che di altezza media.

La presenza di rovi nel sottobosco è un carattere ricorrente in questa tipologia, in cui la copertura è pressoché continua e l'altezza media raggiunta è pari a 40 cm.

4.1.1.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi boschivi dei Castagneti cedui a Teucrium scorodonia considerati risalgono agli anni 1997 e 1999, sono di tipo radente. La loro intensità varia in funzione del tipo di sottobosco presente, aumentando con la presenza di arbusti a seconda della loro continuità di distribuzione sul terreno, ma anche dell'altezza media. I valori di intensità raggiunti sono medio-alti per quanto riguarda le aree con presenza di arbusti nel sottobosco nelle quali si è riscontrata la morte di una percentuale di polloni piuttosto elevata (> 50%) a causa di scottature piuttosto profonde. Valori di intensità bassi o molto bassi sono invece raggiunti nei popolamenti con sottobosco pulito, cioè caratterizzato prevalentemente da lettiera e pochi arbusti sparsi e con altezza media fino a poche decine di centimetri.

Gli incendi in questo tipo forestale sono abbastanza frequenti e spesso il passaggio del fuoco interessa lo stesso popolamento nell’arco di pochi anni innescando fenomeni di degrado dei soprassuoli.

4.1.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

I Castagneti cedui a Teucrium scorodonia percorsi da incendio, presentano evidenti segni di ripetuti passaggi del fuoco riscontrabili, principalmente, per mezzo delle scottature sulle piante e per la presenza di specie che tipicamente colonizzano i soprassuoli percorsi dalle fiamme quali, ad esempio, Pteridium aquilinum.

Gli effetti del passaggio del fuoco sull'ambiente dipendono principalmente dal comportamento del fronte di fiamma ed in particolare dall'intensità.

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Per le situazioni in cui gli incendi hanno caratteristiche di bassa intensità il passaggio del fuoco porta essenzialmente al consumo della lettiera e dello strato erbaceo, se presente, senza compromettere il soprassuolo (tanto più se questo viene gestito regolarmente) causando tuttavia scottature che danneggiano i polloni più grandi e portano alla morte quelli di minori dimensioni (<10 cm di diametro).

Nei casi di intensità più elevate del fronte di fiamma sui polloni si hanno scottature più o meno profonde che possono portare ad una necrosi del cambio con conseguente morte dei polloni stessi.

Le ceppaie tuttavia, generalmente, rimangono vitali e ricacciano a partire dall'anno seguente l'incendio, sebbene i polloni morti permangano in piedi.

Dove però, oltre alle alte intensità si è avuta un'elevata ripercorrenza dei soprassuoli da parte del fuoco, il popolamento risulta essere piuttosto compromesso anche perché si possono verificare fenomeni di crollo delle ceppaie dovuti al peso dei polloni bruciati ed alla scarsa vitalità dell'apparato radicale.

Per queste situazioni si può arrivare a valori di copertura del 20-30% e, nei casi più gravi, si possono presentare fenomeni di erosione (che comunque raramente in questi tipi raggiunge livelli elevati).

Per queste situazioni si può anche osservare un aumento delle specie arbustive che hanno tendenza ad occupare completamente il sottobosco, tanto da impedire l'affermazione della rinnovazione naturale e alimentando la quantità di biomassa, innescando una dinamica che favorisce l'ulteriore passaggio del fuoco. Situazioni come le ultime descritte in merito alle intensità più elevate, sono più frequenti per i boschi a gestione irregolare o invecchiati.

L'impatto paesistico è abbastanza elevato per le zone ripetutamente colpite dal fronte di fiamma, soprattutto se questo presenta intensità elevata e provoca la morte di buona parte dei polloni o delle piante da seme presenti comportando una riduzione della densità del soprassuolo arboreo.

4.1.1.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale è generalmente presente, soprattutto quella agamica. Infatti, come precedentemente accennato, le ceppaie di castagno ricacciano abbastanza facilmente dopo il passaggio del fuoco.

Anche la rinnovazione da seme è presente, sia per quanto riguarda il Castagno, sia per la Betulla che è più diffusa soprattutto nelle zone con poca copertura sia arborea che arbustiva. In diversi casi è presente la Robinia come specie invadente i soprassuoli più degradati.

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4.1.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

In generale per questi tipi di soprassuoli sono auspicabili interventi di rinvigorimento delle ceppaie e di rimozione delle piante bruciate preferibilmente da eseguirsi dopo poco tempo dall'incendio.

In questo modo infatti è possibile favorire il ripristino dell'apparato radicale per dare maggiore stabilità alle ceppaie che possono così ricacciare con maggior vigore e nello stesso tempo sono alleggerite nella parte aerea, facendo diminuire il rischio di un loro crollo eventuale.

Inoltre tali interventi sono auspicabili per favorire il ritorno della copertura forestale e per rallentare lo sviluppo delle specie arbustive di sottobosco e di invasione (ad esempio la Robinia).

La mancanza di interventi post-incendio, unita all'assenza di gestione contribuiscono a favorire il degrado del soprassuolo che viene interessato da un aumento di biomassa al suolo che costituisce una riserva di combustibile che fa aumentare notevolmente il potenziale pirologico favorendo così l’innescarsi di processi degradativi.

4.1.2 Castagneto ceduo o/a struttura irregolare

I soprassuoli appartenenti a questo tipo forestale ed alla variante a Latifoglie d'invasione e a Faggio sono localizzati su pendici con esposizioni varie (esclusa quella Nord), nella fascia altitudinale compresa tra 450 e 850 m, su pendenze medie tra 10 e 35°.

Il substrato è di origine cristallina, gli orizzonti organici sono caratterizzati da una differenza in spessore tra gli orizzonti più superficiali (Ol e Of), poco potenti poiché rapidamente decomposti, e l’orizzonte Oh che invece è piuttosto abbondante (> 8 cm).

La percentuale di rocce presente sulla superficie è in media scarsa ed in generale non sono da segnalare situazioni di erosione particolarmente significative se non in alcune zone particolari, calanchive e tendenzialmente più xeriche, esposte a sud e con presenza di Pino silvestre e Roverella.

I popolamenti sono costituiti prevalentemente da Castagneti a struttura irregolare, cioè con forma di governo non ben identificata per la mancanza di gestione, ed invecchiati, in cui il Castagno (di solito in ceppaie) è sempre accompagnato da altre latifoglie miste (Rovere, Sorbo, Frassino, Ciliegio, Faggio, Betulla e Roverella) ad alto fusto in percentuale più o meno variabile, la cui abbondante presenza in alcune zone, permette di identificare le varianti del tipo (var. a Latifoglie di Invasione e var. a Faggio).

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I soprassuoli risultano difficili da descrivere dal punto di vista selvicolturale in quanto evidenziano la coesistenza di ceppaie e piante ad alto fusto di diverse età.

La densità delle piante è prevalentemente normale (350-600 ceppaie o piante/ha) (per le ceppaie il numero dei polloni medio è pari a 5) con diametri medi pari a 25 cm e altezze medie di 10-13 m.

Vanno considerati a parte rispetto a questi valori i soprassuoli che, colpiti da intensità elevata di incendio, presentano una grande percentuale di piante morte in piedi (essenzialmente polloni) per il passaggio del fuoco, che sono caratterizzati da una densità maggiore e dalla presenza di abbondante rinnovazione agamica di piccole-medie dimensioni (3-5 cm di diametro) con più di 10 polloni per ceppaia e altezza media di 5 m.

Per quanto riguarda il sottobosco la specie più rappresentata è il Pteridium aquilinum. Sono poi presenti specie acidofile come Vaccinium myrtillus e Calluna vulgaris nonchè specie erbacee tra le quali prevale la Molinia arundinacea.

La distribuzione spaziale delle specie del sottobosco è caratterizzata da una forte componente arbustiva ed erbacea sia in termini di altezza media che di distribuzione sulla superficie. Anche le felci sono abbondantemente presenti. La lettiera tende a decomporsi abbastanza facilmente per cui non risulta particolarmente abbondante.

4.1.2.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi esaminati per i castagneti a struttura irregolare si sono verificati negli anni 1997, 1999 e 2000. Si tratta prevalentemente di incendi di tipo radente con intensità media che, generalmente, percorrono superfici piuttosto elevate (normalmente superiori a 100 ha) ed hanno una durata di solito piuttosto elevata (fino ad alcuni giorni). In questo tipo di incendi frequentemente gli orizzonti organici (in particolare l'Oh) sono abbastanza abbondanti e pertanto interessati dalla combustione (incendi di tipo sotterraneo).

Spesso, inoltre, la biomassa abbondante nel sottobosco facilita un aumento dell'intensità del fronte di fiamma, anche se normalmente a causa della forte copertura esercitata dal popolamento principale, questo fenomeno è, in questi tipi di boschi, limitato ad aree circoscritte.

4.1.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Anche per questo tipo di castagneti gli incendi sono un fattore ecologico frequente, rilevabile per la presenza di scottature e di piante indicatrici dell'avvenuto passaggio del fuoco (Pteridium aquilinum).

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Il risultato dei frequenti passaggi del fuoco è un ulteriore degrado del soprassuolo (già compromesso dalla mancanza di gestione regolare) che si manifesta con la presenza di una gran percentuale di polloni morti in piedi e di invasione del sottobosco da parte di arbusti e specie pioniere (queste ultime occupano prevalentemente le radure).

L'impatto paesistico segnalato per le aree di saggio è sempre piuttosto elevato, sono presenti in gran percentuale polloni morti che per la maggiorparte delle volte vengono rilasciati in piedi nonostante la presenza dei ricacci sottostanti.

4.1.2.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale dopo il passaggio del fuoco è presente, sia da seme sia agamica. Entrambe sono piuttosto diffuse soprattutto sotto copertura dove prevalgono specie quali Castagno e Faggio. Le radure sono invece invase specialmente da Robinia.

In generale sono presenti latifoglie miste di invasione con prevalenza di Acero. La rinnovazione agamica (Castagno) arriva a coprire fino al 90% del suolo,

mentre la rinnovazione da seme ricopre al massimo il 30% delle superfici.

4.1.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

In questo caso i criteri da seguire per il ripristino della copertura devono essere scelti tenendo conto della situazione pregressa di mancata gestione.

Tale considerazione presume la scelta di indirizzi selvicolturali opportuni che prevedano l'ottenimento di nuovi obiettivi dal bosco che consentirebbero un rallentamento della crescita di biomassa bruciabile ed una conseguente minor frequenza di incendio con minori valori di intensità di fiamma, in modo che il bosco stesso possa essere perpetuato con successo.

Ad esempio potrebbero essere ipotizzati il ripristino del ceduo (con una gestione regolare), oppure, se le condizioni lo consentono, la conversione a fustaia con l'eliminazione progressiva del castagneto, favorendo lo sviluppo delle latifoglie nobili eventualmente mediante rinfoltimenti.

Tali indirizzi selvicolturali sono tuttavia difficili da realizzare senza una politica di lungo termine di gestione dei popolamenti irregolari a livello regionale, pertanto si possono ipotizzare per tali popolamenti, nella sola ottica di ripristinare il popolamento in seguito al passaggio del fuoco anche in un'ottica preventiva, degli interventi minimi per limitare l'ulteriore degrado del soprassuolo effettuando la rimozione dei polloni bruciati ed il rinvigorimento delle ceppaie da 1 a 3 anni dopo il verificarsi dell'incendio,

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oltre a favorire un graduale sviluppo delle specie da seme, ostacolando nel contempo l'invasione della Robinia.

4.2 Rimboschimenti di conifere

I popolamenti artificiali di conifere interessati dal fenomeno degli incendi boschivi sono soprattutto quelli appartenenti al piano montano e sono costituiti prevalentemente da fustaie monoplane, mono o plurispecifiche, di varie età, realizzati nell'ambito di opere di forestazione a scala regionale, a partire dal dopoguerra, allo scopo di ricostituire ambienti fortemente degradati che sono, per le stesse condizioni stazionali, facilmente colpiti da incendio.

I rimboschimenti maggiormente percorsi dal fuoco sono quelli di Pino nero, Pino silvestre, Pino strobo e Larice e che vengono qui analizzati come varianti appartenenti al tipo forestale del Rimboschimento del piano montano.

4.2.1 Rimboschimento del piano montano

I rimboschimenti di conifere interessati da incendi sono localizzati su pendici con esposizioni varie (prevalentemente Sud), ad una quota compresa tra 450 e 1600 m s.l.m. e ad una pendenza variabile tra 10 e 35°.

I suoli di questi popolamenti sono stati sottoposti in passato a forte erosione, sia a causa degli incendi sia del sovrapascolamento e sono caratterizzati da uno strato di lettiera solitamente compatta e di difficile decomposizione, facilmente distinguibile dagli altri orizzonti organici. Il pH è acido con humus prevalentemente di tipo mor. La rocciosità varia tra 0 e 80% e la sua presenza è associata a fenomeni di erosione superficiale.

I popolamenti sono costituiti da fustaie adulte a struttura monoplana di età variabile tra 30 e 70 anni la cui densità è estremamente variabile e il cui grado di copertura delle chiome risulta mediamente basso (< 50%) anche come conseguenza dell'elevata mortalità causata dal passaggio del fuoco.

I diametri medi variano tra 18 e 35 cm con altezza del piano dominante compresa tra 6 e 15 m. I valori minimi sono stati riscontrati principalmente alle quote più elevate (> 1500 metri).

I rimboschimenti presi in esame sono nel complesso caratterizzati da una composizione specifica pura anche se in alcuni casi, è da segnalare la compartecipazione di latifoglie miste tra cui Castagno, Roverella e Sorbo a seconda delle stazioni.

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Le condizioni del sottobosco, in relazione allo spazio occupato, risultano estremamente variabili (da sgombro ad abbondante) in funzione della presenza e della quantità di biomassa ed in particolare di rovo e felci. Elemento comune è la presenza di una copertura erbacea continua (anche perché come già accennato i rimboschimenti venivano spesso effettuati su ex-pascoli degradati) con valori di altezza media dell’ordine dei 50 cm, costituita in particolar modo da Molinia arundinacea e Avenella flexuosa.

La lettiera presenta un grado di copertura abbondante soltanto quando la mortalità è inferiore al 30%, ma il suo spessore è comunque ridotto (2-4 cm).

Gli arbusti sono generalmente poco presenti. In alcuni casi è stato rilevato del Cytisus scoparius di altezza pari a 100 cm.

La presenza di Pteridium aquilinum è limitata a poche aree dove ha distribuzione per lo più continua ed altezza superiore al metro.

Più frequente è la presenza di rovi, anche se caratterizzata da distribuzione generalmente localizzata e copertura inferiore al 50% della superficie.

4.2.1.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi boschivi che hanno interessato i rimboschimenti di conifere del piano montano presi in esame si sono verificati nei mesi di febbraio e marzo tra il 1997 e il 2000.

Si tratta prevalentemente di incendi di chioma o in cui si ha un'alternanza tra incendio radente e di chioma.

In particolare l'andamento di chioma riguarda soprattutto le zone a maggior pendenza, più esposte al vento e/o in cui l'altezza media delle piante non è molto elevata (5-8 m), mentre dove aumenta l'altezza di inserzione delle chiome, la pendenza si riduce e diminuisce la quantità di biomassa presente nel sottobosco (soprattutto quella arbustiva), l'andamento è più di tipo radente.

Le intensità raggiunte riguardano valori molto alti o elevati, come riscontrabile dalle altezze di scottatura sui tronchi e dalla percentuale di piante morte in piedi per le quali la chioma è stata visibilmente consumata dalle fiamme.

In generale, in questi tipi di popolamenti, il fronte di fiamma viene propagato piuttosto velocemente dalla copertura erbacea.

La forte infiammabilità degli arbusti, ove presenti, e delle conifere contribuisce ad aumentare l'altezza di fiamma (tanto più se sono presenti esemplari nello strato intermedio del sottobosco) fino ad interessare le chiome sempreverdi (fenomeno conosciuto come "torching") (Chandler et al. 1983) che diventano a loro volta fonte di

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propagazione tanto più se la densità del bosco è elevata e le chiome sono a contatto tra loro.

Questi tipi di soprassuoli sono inoltre spesso interessati da fenomeni di salto di faville (spotting) che favoriscono ulteriormente l'aumento dell'estensione dell'incendio e della sua intensità.

4.2.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

L'ambiente dei rimboschimenti di conifere delle zone prealpine è notevolmente influenzato dall'elevata frequenza di incendi. In generale, infatti, si riscontra un aspetto "mosaicato" dei soprassuoli in cui si ha una successione tra zone a maggior densità di popolamento e zone molto rade e degradate.

Questa situazione può essere altresì interpretata come diretta conseguenza delle modalità di sviluppo degli incendi sulle conifere. Tipicamente infatti, secondo quanto descritto nel paragrafo precedente, il fronte di fiamma si sviluppa con un'alternanza tra incendio radente e di chioma e, nelle zone di radure create dalle piante completamente bruciate, la rinnovazione, sia delle conifere sia delle latifoglie di invasione, trova spazio, seppur con i limiti imposti dalla competizione con le specie erbacee e arbustive e dalle condizioni stazionali, dando origine a boschi di invasione radi e misti che si alternano ai boschi più densi, più o meno degradati, a seconda delle intensità raggiunte dal fronte di fiamma radente e a seconda del tipo di sottobosco.

Gli effetti del passaggio di incendi radenti sul soprassuolo si manifestano con scottature più o meno gravi a livello del fusto che possono provocare una successiva morte della pianta se interessano zone molto estese del cambio.

Le piccole radure che si possono creare in seguito ad un'elevata frequenza di incendi radenti (che comunque per questi popolamenti raggiungono intensità abbastanza alte) favoriscono un lento inserimento di specie arbustive o di felci e rovi che danno origine ad un degrado del soprassuolo destinato ad aumentare sempre in funzione della frequenza degli incendi.

4.2.1.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale delle conifere esaminate, come accennato in precedenza, è localizzata soprattutto nelle radure (anche di dimensioni molto ridotte) in cui la concorrenza con le specie del sottobosco non è elevata. A seconda delle condizioni stazionali sono presenti anche alcune latifoglie di invasione come Pioppo tremolo (Populus tremula L.), e latifoglie mesofile come Acero (Acer pseudoplatanus L.).

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La Robinia si diffonde soprattutto sotto copertura dove il sottobosco non è molto abbondante, mentre la Roverella è presente soprattutto per le stazioni più a bassa quota ed esposte a Sud.

4.2.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Gli interventi di ricostituzione, per i rimboschimenti di conifere colpiti da incendio, devono tenere conto del fatto che il ruolo di ripristino della copertura forestale su aree degradate, svolto da questi popolamenti artificiali, è stato pienamente assolto e che, allo stato attuale, tali popolamenti risultano instabili, sempre più soggetti al passaggio del fuoco e a rischio di non perpetuarsi, anche per la mancata evoluzione vegetazionale e pedologica.

Gli interventi devono pertanto essere orientati verso l'ottenimento della continuità del bosco, con un'ottica preventiva nei confronti del fuoco, ed una graduale sostituzione di specie.

Il ripristino della copertura nei rimboschimenti danneggiati da incendio deve essere, in ogni caso, opportunamente valutato e pianificato secondo criteri gestionali poiché le condizioni stazionali degli ambienti interessati sono particolarmente difficili e non favoriscono l'evoluzione naturale. Inoltre gli effetti del fuoco su questi popolamenti sono il più delle volte particolarmente gravosi, tanto da frenare ulteriormente l'insediamento della rinnovazione naturale.

Gli interventi principali riguardano la rimozione delle piante bruciate (eventualmente rilasciando, almeno in un primo momento, quelle che presentano una parte di chioma ancora viva le quali potrebbero successivamente riprendersi) ed il rinfoltimento con latifoglie, preferibilmente autoctone per il ripristino della copertura.

In particolare nelle aree percorse da incendio di chioma dovrebbero essere eliminate le piante morte in piedi ed eventualmente schiantate. Nelle radure risultanti sarebbe opportuno procedere attraverso rinfoltimenti con latifoglie adatte alle condizioni stazionali, favorendo la rinnovazione naturale di latifoglie eventualmente presente.

Per i popolamenti interessati da incendi radenti sono auspicabili comunque i normali interventi di prevenzione quali spalcature e decespugliamenti che andrebbero associati a cure colturali (sfolli e diradamenti) sempre a carattere preventivo.

Per la particolarità delle condizioni stazionali tipiche dei rimboschimenti, precedentemente descritte, è auspicabile intervenire quanto prima rispetto al passaggio del fuoco, soprattutto se i danni subiti dal soprassuolo sono elevati.

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4.3 Faggete

Per quanto riguarda la categoria delle faggete, l’unico tipo forestale riscontrato nelle aree più colpite da incendi boschivi è la Faggeta oligotrofica.

4.3.1 Faggeta oligotrofica

I popolamenti appartenenti a questo tipo forestale nelle aree a maggiore potenziale pirologico sono localizzati in stazioni su pendici con esposizione prevalente ad Est, pendenza compresa tra 25 e 30° a quote comprese fra 750 e i 1200 m s.l.m.

Il substrato pedologico è di tipo acido, i suoli sono ben drenati e con tessitura franco-sabbiosa, gli orizzonti organici sono caratterizzati da una lettiera poco compatta e da un orizzonte umifero non molto incorporato con humus prevalentemente moder.

La rocciosità raggiunge come valore massimo il 50%, e non si riscontrano particolari fenomeni di erosione.

I popolamenti sono costituiti sia da fustaie monoplane sia da cedui semplici. Le fustaie sono caratterizzate da densità rada (<350 piante/ha) e copertura scarsa

dovuta all’elevata mortalità del soprassuolo arboreo (fino al 90%) in seguito al passaggio del fuoco.

I cedui sono invecchiati e sono caratterizzati da una densità di oltre 600 ceppaie/ha, con copertura superiore al 90% e presenza di 4-5 polloni per ceppaia.

Entrambi i tipi di governo presentano piante con diametro medio tra 25 e 30 cm ed un'altezza media del piano dominante pari a 13-14 m.

Lo strato arboreo è tendenzialmente monospecifico a Faggio, con sporadica presenza di specie accessorie quali Castagno, Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia L.) e Betulla.

Il sottobosco è sgombro con quasi totale assenza di arbusti e sporadica presenza di copertura erbacea discontinua (Luzula nivea, Avenella flexuosa) inferiore al 50% della superficie con distribuzione a chiazze. La quasi totalità della superficie (>80%) si presenta coperta da uno strato compatto di lettiera con spessore variabile da 5 a 15 cm.

Sporadicamente si ha presenza di felci (Pteridium aquilinum e Athyrium filix-foemina), mentre i rovi sono assenti.

4.3.1.1 Caratterizzazione degli incendi

Le Faggete oligotrofiche sono percorse da incendio radente con intensità del fronte medio-bassa. Tale comportamento del fronte di fiamma è legato alle condizioni del sottobosco che risulta generalmente sgombro e caratterizzato quasi esclusivamente

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da lettiera poco compatta e da specie erbacee con quantità di biomassa ridotta. Per i popolamenti a fustaia l’incendio può anche avere sviluppo sotterraneo.

4.3.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Il passaggio del fuoco sulle Faggete oligotrofiche, oltre a determinare il consumo della lettiera, causa scottature al colletto ed alla base delle piante. Il Faggio, che è dotato di una corteccia piuttosto sottile e poco protettiva dal calore, possiede una specifica sensibilità alle scottature che possono causare la necrosi di una percentuale anche elevata del cambio che può dare origine ad un progressivo deperimento della pianta (che a volte può durare qualche anno) e che, nei casi peggiori, porta alla successiva morte dell'individuo.

Generalmente ciò succede se la velocità del fronte di fiamma è scarsa e il tempo di residenza elevato, ma dipende anche dal diametro della pianta che quanto più è grande tanto meno viene danneggiato dalle fiamme.

Le variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco sulle Faggete oligotrofiche sono diverse a seconda del tipo di governo del bosco.

Nella fustaia gli effetti del fuoco sono ben visibili sia per le scottature presenti sia per la presenza di numerosi individui schiantati a distanza di pochi anni dall'incendio.

Nel ceduo invece i segni del passaggio del fuoco sono spesso scarsamente evidenti (alcune scottature e alcuni polloni schiantati) nonostante fosse trascorso poco tempo dal passaggio del fuoco.

4.3.1.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale sia da seme che agamica risulta totalmente assente all’interno delle aree con governo a ceduo per le variazioni più contenute causate dal fuoco ma, probabilmente, anche in relazione alla scarsa fertilità delle stazioni ed all’età delle ceppaie.

Nel popolamento a fustaia invece si riscontra una buona presenza di rinnovazione da seme di Faggio.

4.3.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

La ricostituzione delle faggete oligotrofiche riguarda essenzialmente i popolamenti che hanno subito danni molto elevati e tali da causare lo schianto di una forte percentuale di individui. Per il Faggio, è necessario aspettare una o due stagioni vegetative successive all'incendio per quantificare definitivamente l'ammontare dei

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danni sulle singole piante in quanto è possibile che parte del popolamento colpito riesca a riprendersi e che si abbia lo sviluppo della rinnovazione naturale.

Gli interventi, che consistono essenzialmente nella rimozione della piante schiantate o morte in piedi, possono pertanto essere differiti nel tempo rispetto all'incendio e devono essere effettuati con lo scopo di favorire la rinnovazione naturale secondo pratiche di selvicoltura su basi naturali e sistemica (per le quali si rimanda ai testi specifici).

La differibilità degli interventi deve però essere pianificata anche in funzione del tipo di sottobosco. Nel caso in cui siano presenti specie che possono occupare il sottobosco in poco tempo, contrastare la rinnovazione naturale e innescare fenomeni di degrado, è necessario intervenire con maggiore tempestività.

Per quanto riguarda i cedui è necessario tenere conto che, in generale, si tratta di boschi invecchiati e trattati con scarsa regolarità per i quali, se esistono le condizioni, dovrebbe essere perseguita la conversione ad alto fusto oppure dovrebbe essere mantenuta la gestione a ceduo per ridurre la quantità di biomassa bruciabile.

4.4 Querceti

I querceti sono popolamenti abbastanza diffusi nelle zone abitualmente percorse dal fuoco in Piemonte. Nell'ambito degli eventi incendio analizzati sono stati rilevati, a seconda della specie quercina prevalente (Rovere, Farnia, Roverella e Cerro), i seguenti tipi forestali: tra i querceti di Rovere, il Querceto di rovere a Teucrium scorodonia ed il Querceto

di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpentinosi Appenninici e dei paleosuoli dell’alta pianura alessandrina;

per la presenza di Farnia il Querco-carpineto della bassa pianura (anche nella var. con robinia);

tra i popolamenti in cui prevale la Roverella sono stati rilevati il Querceto xero-acidofilo di roverella e l’Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia (var. con querce);

con prevalenza di Cerro è stata riscontrata all’interno del perimetro di un caso studio la presenza di una Cerreta acidofila.

Nei seguenti paragrafi vengono riportate le descrizioni selvicolturali e le caratteristiche pirologiche per ciascuno dei tipi forestali esaminati.

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4.4.1 Querceto di rovere a Teucrium scorodonia

I Querceti di Rovere a Teucrium scorodonia interessati da incendio in Piemonte sono localizzati su stazioni nella fascia planiziale o collinare e pertanto con pendenze modeste.

Il substrato pedologico è di origine cristallina con orizzonti organici ben evidenti, humus di tipo moder e suolo piuttosto superficiale, privo di rocce affioranti e con erosione non significativa.

I popolamenti sono costituiti da piante ad alto fusto di Rovere (il più delle volte derivanti da matricine affrancate). Spesso sono presenti anche esemplari di Betulla, specie legata al frequente passaggio del fuoco e ceppaie di Castagno.

I soprassuoli sono caratterizzati da densità normale (350-600 piante ad ha) con copertura del 50% e mortalità del 30%, diametro medio di 20 cm ed altezza del piano dominante di 13 m.

Il sottobosco risulta mediamente occupato e presenta una copertura continua (80%) sia da parte della componente erbacea, con prevalenza di Luzula nivea di altezza media pari a 40 cm, sia dalle felci che hanno un'altezza media di 100 cm.

Abbondante (intorno al 50% della superficie) è anche la presenza di arbusti, rappresentati in particolar modo da Frangula alnus con altezza media pari a 2 metri, e di rovi di altezza media attorno ai 60 cm. Entrambe le componenti presentano una distribuzione a chiazze.

Significativa è inoltre la lettiera che forma una copertura continua dello spessore di 4 cm in media, sull’80% della superficie.

4.4.1.1 Caratterizzazione degli incendi

I popolamenti appartenenti al Querceto di Rovere a Teucrium scorodonia sono soggetti a ripercorrenza da incendi di tipo radente con intensità alta e direzione di avanzamento irregolare soprattutto a causa del vento.

4.4.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Il passaggio del fuoco determina scottature di diversa entità sui fusti ed il consumo della lettiera.

In generale questo tipo di cenosi subisce un progressivo degrado che si manifesta con il progressivo ingresso nel sottobosco di specie arbustive, ma soprattutto di felci e di rovi, che aumenta in funzione della frequenza di incendio.

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4.4.1.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione di Rovere è in competizione con lo strato arbustivo ed è localizzata prevalentemente ai margini del bosco. Sui semenzali è stata riscontrata la presenza dell'Oidium quercinuum.

4.4.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

La ricostituzione deve, anche in questo caso, tenere conto della irregolarità di gestione dei popolamenti allo stato attuale. Come indirizzo selvicolturale nei casi opportuni, dovrebbe essere seguita la conversione a fustaia e la progressiva sostituzione delle ceppaie di Castagno (non più gestito), favorendo le latifoglie accessorie e la rinnovazione naturale, allo scopo di migliorare la stabilità del bosco e la sua struttura, obiettivo che già sarebbe sufficiente come azione preventiva per gli incendi boschivi.

4.4.2 Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpentinosi Appenninici e dei paleosuoli dell’alta pianura alessandrina

Questo tipo forestale è circoscritto ad una porzione di territorio piemontese in provincia di Alessandria che comprende gran parte del Parco regionale delle Capanne di Marcarolo (AL).

I popolamenti prevalentemente interessati dal passaggio del fuoco per questo tipo sono localizzati a quote comprese tra 500 e 800 m, con pendenza media di 20° ed esposizione prevalentemente a Sud.

Il substrato pedologico è subacido, argilloso, con humus di tipo mull e scarsa potenza degli orizzonti organici.

La rocciosità è assente e l’erosione, di scarsa entità, è concentrata nelle zone prive di copertura (soprattutto erbacea).

Il soprassuolo arboreo è soprattutto costituito da cedui di Rovere a struttura irregolare di età adulta (35-40 anni) con 350 ceppaie ad ettaro (densità rada), 4 polloni per ceppaia in media e diametro medio di 15 cm.

La copertura delle chiome è pari al 50% della superficie e l'altezza media è di 7-8 m.

Il sottobosco, mediamente occupato, è costituito da un manto erboso di altezza 40 cm distribuito in modo continuo sul 90% della superficie e da arbusti di altezza 70 cm con distribuzione dispersa sul 50% della superficie. Le principali specie rilevate (Erica arborea, Juniperus communis, Quercus crenata) sono tipiche indicatrici del tipo forestale a cui appartiene il popolamento.

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È stata rilevata anche la presenza irregolare di felci.

4.4.2.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi, in questo tipo di querceti, sono di tipo radente e di bassa intensità e ripercorrono frequentemente le stesse superfici che spesso sono caratterizzate da vegetazione di invasione di ex-pascoli degradati.

4.4.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Il fronte di fiamma ha provocato il consumo della biomassa del sottobosco (strato erbaceo e arbustivo) e la presenza di scottature modeste sui fusti. Anche in questo caso l'elevata frequenza degli incendi determina il progressivo degrado della copertura boscata.

4.4.2.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale riscontrata è rappresentata da piantine di Rovere nate da seme e diffuse nelle zone con minore copertura.

L’affermazione della rinnovazione, alta in media 80 cm, potrebbe essere compromessa dalla fauna selvatica, fattore di disturbo la cui presenza è stata rilevata sulla base di evidenti segni di passaggio a carico delle piante più giovani.

4.4.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

La ricostituzione di popolamenti appartenenti a questo tipo forestale è legata all'evoluzione naturale controllata e cioè ad una gestione che preveda soprattutto azioni di monitoraggio dell'evoluzione vegetazionale e di protezione dagli incendi.

Gli interventi più utili in questo senso sono quelli di tipo preventivo nei confronti di eventuali ulteriori passaggi del fronte di fiamma.

Questi tipi di interventi dovrebbero essere inseriti in un contesto di pianificazione territoriale a scala locale.

4.4.3 Querco carpineto della bassa pianura

I popolamenti appartenenti a questo tipo forestale (nell'ambito dei quali è anche presente la variante a Robinia) sono localizzati nel piano basale a quote inferiore ai 250 m in stazioni con pendenze attorno ai 10°.

Le formazioni forestali considerate si trovano su terreni alluvionali generalmente compatti, neutri, sabbiosi e ciotolosi. Gli orizzonti organici presentano spessori

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variabili: Ol fino a 5cm, Of tra 1 e 3 cm (con un caso a 7 cm) e Oh <1,5 cm, non è stata riscontrata presenza di rocciosità affiorante né di fenomeni di erosione.

I boschi di questa tipologia sono formazioni relitte (Pignatti, 1998) di boschi planiziali in passato governati a ceduo composto. Attualmente si presentano a struttura irregolare con età compresa tra i 35 e i 50 anni, sono invasi dalla Robinia, di circa 10 anni di età, e sono caratterizzati da un'abbondante presenza di piante d’alto fusto o affrancate.

Considerando la composizione specifica, si rileva la dominanza della Farnia con percentuali superiori all’80% associata ad altre latifoglie quali il Carpino bianco, il Castagno, la Robinia e il Ciliegio.

Soltanto nella variante con Robinia la presenza di Farnia è ridotta notevolmente (20%).

I popolamenti presentano una densità inferiore a 350 piante/ha, ad eccezione della variante con Robinia in cui la densità è superiore a 600 piante/ha.

Le chiome della Farnia risultano piuttosto espanse e la copertura esercitata dalle stesse, anche in relazione alla scarsa mortalità (<10%), è superiore all’80% (nella fustaia 50%).

Il piano dominante raggiunge un’altezza di 15 m e il diametro medio varia tra 40 e 50 cm. Si contano mediamente 3 polloni per ceppaia.

Lo spazio occupato dalle specie del sottobosco e la distribuzione delle stesse sono alquanto variabili. La lettiera risulta distribuita su gran parte della superficie e presenta uno spessore variabile tra 1 e 5 cm.

La copertura erbacea, per lo più continua o a chiazze, è costituita da graminacee di altezza pari a 30-40 cm, con una copertura del 50%.

Tra gli arbusti si riscontrano le tipiche specie indicatrici del tipo forestale, quali Frangula alnus e Corylus avellana, che, distribuite in modo non omogeneo, formano uno strato di altezza superiore al metro con copertura variabile tra il 20 ed il 60% della superficie.

La copertura esercitata dalle felci è molto irregolare ed interessa una superficie variabile tra 5 e 80% con altezza media di 50 cm.

I rovi risultano scarsamente presenti con una superficie occupata media del 10%. Nel popolamento a fustaia si riscontra una maggiore diffusione dei rovi associata

ad una minore presenza di lettiera e copertura erbacea.

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4.4.3.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi che hanno interessato i popolamenti a Querco-carpineto si sono verificati negli anni 1999 e 2000 presentando modalità di propagazione e caratteristiche comuni.

Il fronte di fiamma è di tipo radente e di bassa intensità. In questi boschi planiziali infatti l'assenza di pendenza è uno dei fattori che influenzano il comportamento del fuoco, determinando velocità di propagazione più basse rispetto a popolamenti su pendice analoghi per quantità di biomassa.

4.4.3.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Sui popolamenti esaminati sono abbastanza visibili i segni del passaggio del fuoco (scottature sui fusti), è altrettanto possibile distinguere una tendenza al degrado dei soprassuoli colpiti più volte dal fuoco che sono caratterizzati dalla presenza di felci.

4.4.3.3 Rinnovazione naturale

La situazione di degrado e di estrema instabilità in cui si trovano i Querco-carpineti percorsi ripetutamente dal fuoco vede la progressiva sostituzione della Farnia da parte della Robinia. Questa tendenza evolutiva si riscontra in modo particolare considerando la rinnovazione naturale in cui la presenza di Farnia è limitata.

La specie dominante è la Robinia, con riproduzione prevalentemente di tipo agamico. Le piantine di Robinia raggiungono altezze superiori al metro con copertura variabile dal 10 al 70% della superficie.

La ridotta presenza di rinnovazione di Farnia è quindi dovuta alla sempre maggiore diffusione della Robinia, favorita dagli interventi antropici, che ha progressivamente occupato anche il piano dominante dei Querco-carpineti.

4.4.3.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

La ricostituzione dei Querco-carpineti deve essere anche in questo caso inserita in un discorso più ampio di gestione selvicolturale. Si tratta infatti di boschi nelle condizioni attuali estremamente instabili e per di più compromessi dall'invasione della Robinia, per i quali si dovrebbe agire soprattutto in senso preventivo attraverso una gestione selvicolturale.

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4.4.4 Querceto xero-acidofilo di roverella

I dati rilevati per questo tipo forestale fanno riferimento a boschi localizzati su pendici con esposizione varia (prevalentemente Sud ed Est) a quota compresa tra 500 e 850 m, con pendenza media di 20-30°.

Il substrato è di tipo cristallino ed il suolo è caratterizzato da humus di tipo moder. Nel caso di ex-pascoli degradati e colonizzati dalla Roverella il suolo si presenta compatto, infeltrito per la presenza di biomassa radicale, fresco e con una forte componente argillosa.

La rocciosità affiorante assume valori molto differenti, variando da 0 a 70%. L’erosione, seppure generalmente presente, si manifesta con gravità molto

differente da presenza lieve ad elevato ruscellamento superficiale. I popolamenti colpiti dal fuoco ascrivibili a questo tipo forestale sono

rappresentati da cedui semplici o da boschi irregolari, alquanto degradati, di età compresa tra i 30 e i 40 anni, in cui la Roverella è la specie prevalente. La presenza delle specie consociate (Pino nero, Pino silvestre e Castagno) è inferiore al 10%.

Considerando la densità dei popolamenti analizzati si individuano sia boschi radi sia normali, con 3 polloni in media per ceppaia e grado di copertura inferiore al 40%.

Il diametro medio dei polloni è compreso tra 10 e 15 cm, mentre considerando le piante ad alto fusto si deve distinguere tra la Roverella, con diametro medio tra 15 e 25 cm, e il Pino silvestre con diametro medio di 10 cm. L’altezza del piano dominante è inferiore ai 9 metri con un minimo di 3 m.

La mortalità è mediamente bassa con due classi di valori (10 e 40%) a seconda che il popolamento sia rado o normale.

Il sottobosco si presenta mediamente occupato con copertura erbacea continua di altezza superiore ai 40 cm in cui si rilevano come specie principali Avenella flexuosa, Achillea millefolium, Calluna vulgaris e Genista germanica. La componente arbustiva non è significativa, così come la presenza di rovi e felci.

La lettiera è distribuita a chiazze su una superficie inferiore al 10%.

4.4.4.1 Caratterizzazione degli incendi

I popolamenti ascrivibili al Querceto xero-acidofilo di Roverella analizzati sono stati percorsi da fronti di fiamma radenti di intensità medio-bassa negli anni 1998 o 1999.

Gli incendi che si verificano in questo tipo forestale si propagano soprattutto a carico della copertura erbacea e presentano un andamento irregolare a causa della presenza di venti dominanti molto intensi, delle topografie accidentate e delle

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caratteristiche stesse della vegetazione. La ridotta altezza di intersezione delle chiome del soprassuolo e la presenza di conifere con maggiore infiammabilità permettono lo sporadico passaggio in chioma del fronte di fiamma.

Spesso in questo tipo di popolamenti è infatti presente una certa componente di conifere provenienti da rinnovazione naturale di Pino silvestre o Pino nero che sono presenti in zone rimboschite limitrofe ai querceti di Roverella.

Generalmente questi individui arborei sono sporadici e isolati con rami fino a terra, presentano un'altezza massima di 4 o 5 m e determinano delle variazioni nel comportamento del fuoco, in quanto fortemente infiammabili, che dipendono specialmente dalla loro densità e distribuzione.

4.4.4.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Gli effetti del passaggio del fuoco in questi popolamenti riguardano soprattutto i polloni di Roverella (scottature di diversa gravità). La Roverella ha tuttavia una buona capacità di ricaccio e riesce a riprendersi discretamente.

Più gravi sono i danni a carico delle piante di Pino nero o Pino silvestre presenti nella cenosi che, per le caratteristiche menzionate nel paragrafo precedente, vengono generalmente completamente interessati dalla combustione.

4.4.4.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione naturale, sia da seme sia agamica, è distribuita localmente, generalmente sotto copertura, ad eccezione di dove le querce invadono gli ex-pascoli degradati al limite del bosco dove invece la rinnovazione si trova in radure.

La rinnovazione agamica è rappresentata da ricacci di Roverella, mentre considerando quella da seme si distinguono aree in cui l'unica specie è la Roverella ed aree in cui prevalgono il Sorbo degli uccellatori oppure il Pino nero e il Pino silvestre.

La rinnovazione esercita sulla superficie una copertura ridotta (<20%) con altezze pari a circa 30 cm per la quercia e 90-100 cm per le altre specie.

4.4.4.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Le modalità di intervento per la ricostituzione dei Querceti di Roverella sono differenti a seconda delle caratteristiche della gestione del bosco.

Per quanto riguarda i cedui ancora regolarmente utilizzati (che comunque riguardano una minima parte dei popolamenti) che hanno una densità normale, l'intervento ideale è il rinvigorimento delle ceppaie e la rimozione delle piante bruciate dopo una o al massimo due stagioni dal passaggio del fuoco.

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Se i cedui non sono regolarmente utilizzati è necessario prevedere la loro conversione a fustaia, più che con finalità di ricostituzione, con finalità di prevenzione.

Per i popolamenti più marginali di invasione, in cui la densità è molto bassa, è necessario affidarsi ad un'evoluzione naturale controllata cercando soprattutto di adottare misure preventive per evitare l'ulteriore passaggio del fuoco.

4.4.5 Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia var. con querce

I boschi interessati da incendio, appartenenti a questo tipo forestale, sono situati su pendici con pendenza tra 25 e 30°, ad esposizione Sud e ad una quota compresa tra 350 e 950 m s.l.m.

Il suolo presenta un substrato di tipo calcareo a matrice scistoso-argillosa. In alcuni casi è stato riscontrato un substrato superficiale subacido. L’humus è di tipo mull con orizzonti di scarsa potenza: Ol variabile tra 2 e 3 cm, Of ed Oh minori di 1 cm. La pietrosità è superficiale con rocce di matrice scistoso-calcica ed è riscontrabile una lieve azione erosiva.

Il soprassuolo arboreo è rappresentato da cedui semplici con composizione specifica mista. La specie prevalente, con abbondanza variabile dal 40 al 70%, è la Roverella, mista a Carpino nero (Ostrya carpinifolia), Orniello (Fraxinus ornus) e Castagno.

I popolamenti hanno densità elevata (>600 piante/ha) e la copertura delle chiome varia tra 50 e 70% della superficie. Il piano dominante raggiunge i 7 m di altezza ed è mediamente costituito da 3-4 polloni per ceppaia, dal diametro medio di 15 cm. La mortalità raggiunge valori del 40% ad eccezione dei popolamenti più giovani privi di piante morte e distinguibili dal maggior numero di polloni per ceppaia (7) e dal diametro medio degli stessi inferiore a 5 cm.

Il sottobosco, caratterizzato da Coronilla emerus e Prunus spinosa, quali specie indicatrici, è mediamente occupato. La lettiera, spessa 2-3 cm, è dispersa ed occupa una superficie dal 40 al 70%, mentre la copertura erbacea, distribuita in modo continuo, raggiunge altezze pari a 40 cm. La componente arbustiva è abbondante e distribuita in modo disperso su oltre il 70% della superficie, per un'altezza superiore ai 60 cm. La copertura dei rovi è di scarsa rilevanza, raggiungendo valori massimi del 10% con distribuzione irregolare, così come quella delle felci, scarsamente presenti.

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4.4.5.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli Ostrieti analizzati sono stati interessati dal passaggio del fuoco negli anni 1997 o 1998. La propagazione è avvenuta a carico dello strato erbaceo (soprattutto nelle zone più rade) ed è stata caratterizzata da fronti di fiamma radenti di media intensità.

4.4.5.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Il passaggio del fuoco determina prevalentemente il consumo dello strato erbaceo e della lettiera e provoca scottature di lieve entità sui fusti. In alcuni casi porta alla morte dei polloni che tuttavia ricacciano senza grosse difficoltà.

4.4.5.3 Rinnovazione naturale

La rinnovazione sia da seme (Roverella, Carpino nero e Orniello) sia agamica (Roverella e Castagno) è distribuita diffusamente nel sottobosco.

Nelle radure la rinnovazione ha una composizione specifica piuttosto varia, sono infatti presenti diverse latifoglie di invasione.

4.4.5.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Le modalità di ricostituzione sono del tutto simili a quelle ipotizzate per il querceto xero-acidofilo di Roverella, dipendono cioè principalmente dalle caratteristiche di gestione del bosco e dalla sua densità.

4.4.6 Cerreta acidofila

Questo tipo forestale non è molto frequente in Piemonte ed è rappresentato da formazioni non molto estese, ma che costituiscono una peculiarità vegetazionale (sono presenti rari nuclei di questo tipo di popolamenti) soggetta al passaggio del fuoco.

I popolamenti di Cerreta acidofila colpiti da incendio sono localizzati attorno agli 800 m su versanti con pendenza media di 20° ed esposizione prevalente Sud.

Il suolo è ricco di scheletro, a substrato acido con humus di tipo moder. Gli orizzonti organici sono poco profondi (tra 1 e 2,5 cm).

Si tratta di boschi ad alto fusto, allo stato puro con la compartecipazione di Castagno e Betulla quali specie sporadiche.

L'età di questi popolamenti è pari a 70-80 anni. La struttura monoplana e la densità è normale con un numero di piante ad ettaro compreso tra 350 e 600.

Il diametro medio è pari a 30 cm con altezza media del piano dominante di 16 m. Lo sviluppo di queste fustaie è inferiore alle potenzialità della specie a causa dell’abbandono colturale e delle conseguenti condizioni di degrado.

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Le chiome sono espanse ed esercitano una copertura sul 90% della superficie. Il sottobosco si presenta scarsamente occupato e tra le specie indicatrici si

rilevano Calluna vulgaris, Vaccinium myrtillus e Luzula nivea. Le componenti più rilevanti risultano la lettiera, di spessore 3 cm e distribuzione diffusa, lo strato erbaceo, con copertura continua di altezza 15 cm, e le felci che raggiungono altezze di 40 cm.

Gli arbusti sono distribuiti in modo irregolare sul 30% della superficie con altezze di 30 cm.

4.4.6.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi sono caratterizzati da fronte di fiamma radente di bassa intensità. La propagazione avviene prevalentemente a carico della lettiera, ma anche dello strato erbaceo che comunque non è caratterizzato da un carico elevato.

4.4.6.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

L'incendio ha essenzialmente causato il consumo della biomassa della lettiera e dello strato erbaceo. Non sono presenti segni evidenti sui fusti, ma solo scottature di lievissima entità anche perché il Cerro è una specie molto resistente al passaggio del fuoco.

4.4.6.3 Rinnovazione naturale

Nonostante l’abbondante copertura esercitata da Pteridium aquilinum, è presente rinnovazione da seme di Cerro con distribuzione diffusa principalmente all’interno delle radure. La rinnovazione esercita una copertura minima sul suolo (5%) e raggiunge altezze di 10-15 cm.

4.4.6.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Per le situazioni rilevate non si ritengono necessari interventi per la ricostituzione del bosco.

4.5 Vegetazione di Invasione

All’interno di questa categoria vegetazionale sono stati inseriti i popolamenti a densità molto bassa di specie invasive ascrivibili ai tipi forestali Boscaglie d’invasione sottotipo montano e Betuleto montano che vengono di seguito analizzati.

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4.5.1 Boscaglie d’invasione sottotipo montano

I popolamenti appartenenti alle Boscaglie d’invasione sottotipo montano interessati da incendio, sono localizzati in stazioni su pendici con esposizione prevalente a Sud, ad oltre 950 m di quota, (in alcuni casi scendono anche fino a 600 m s.l.m.) e presentano una pendenza compresa tra 25 e 30°.

Il substrato pedologico è di tipo acido con humus, dove distinguibile, di tipo mull o moder. La rocciosità e l'azione erosiva sono presenti limitatamente alle zone prive di copertura erbacea ed arbustiva.

I popolamenti appartenenti a questa tipologia sono rappresentati da boscaglie estremamente rade, con meno di 40 piante ad ettaro, principalmente a causa dei ripetuti incendi che non hanno permesso l’evoluzione naturale e la formazione di un soprassuolo stabile.

La quasi totale assenza di copertura arborea (tra 5 e 20%) non permette di individuare una forma di governo, si tratta di solito di aree ai margini di boschi cedui che per le loro particolari caratteristiche stazionali (pendenza ed esposizione) oppure per l'elevata fruibilità sono particolarmente interessate da un'elevata frequenza di incendio.

La specie maggiormente presente risulta la Betulla associata ad Acero, Frassino e Sorbo.

In alcuni casi sono stati rilevati esemplari di Castagno, Robinia e Larice (frequentemente queste zone sono state oggetto di piccoli rimboschimenti non riusciti con diverse specie non adatte alle condizioni stazionali).

I pochi alberi presenti, di età variabile a seconda dell’area considerata tra 15 e 40 anni, hanno diametro compreso tra 15 e 30 cm con altezza compresa tra 8 e 14 m.

La scarsa copertura arborea ed i successivi passaggi del fuoco hanno favorito la diffusione delle specie del sottobosco. In particolare, sono estremamente abbondanti le felci, che costituiscono un tappeto continuo di altezza tra 80 e 180 cm, a volte sono mescolate ai rovi e gli arbusti quali Calluna vulgaris e Cytisus scoparius.

I rovi raggiungono altezze superiori ai 50 cm e sono assenti soltanto nella boscaglia con maggiore copertura arborea (20%), unico caso in cui è presente, in modo irregolare, della lettiera.

4.5.1.1 Caratterizzazione degli incendi

I popolamenti di questo tipo forestale sono stati frequentemente percorsi da incendio. I casi di studio analizzati hanno interessato queste aree nell’anno 1997 e nel 1999.

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Il fronte di fiamma che interessa questo tipo di vegetazione è di tipo radente secondo intensità differenti, ipotizzabili a seconda del carico presente sull'area al momento del rilievo (non è stato possibile risalire all'intensità attraverso le scottature per la mancanza della copertura arborea).

4.5.1.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

La variazione più evidente del passaggio del fronte di fiamma si rileva dalla composizione della vegetazione di invasione presente. Questa è infatti costituita prevalentemente da Pteridium aquilinum, specie tipicamente invasiva in zone percorse dal fuoco.

L'impatto paesistico in questi ambienti è estremamente elevato, così come la fruibilità e l'accessibilità delle zone percorse sono di gran lunga limitate per l'evoluzione della vegetazione dopo il passaggio del fuoco.

Generalmente l'estensione di questo tipo di ambienti non è molto elevata (dell'ordine di alcune decine di ettari al massimo), tuttavia per la loro importanza paesistica e per il grado di antropizzazione (spesso si trovano in zone di interfaccia urbano foresta oppure ad elevata fruibilità) hanno un impatto rilevante sull'ambiente.

4.5.1.3 Rinnovazione naturale

Data la scarsa presenza di piante arboree portaseme e l’estrema degradazione dei soprassuoli considerati, dovuta al frequente passaggio di incendi, la rinnovazione risulta praticamente assente salvo per alcuni esemplari di Robinia con distribuzione localizzata nelle zone con minore copertura.

4.5.1.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Queste zone sono meritevoli di interventi che, seppur costosi, potrebbero interessare superfici limitate ma di importanza notevole per la fruibilità e per il valore paesistico.

Gli interventi in questi casi dovrebbero essere supportati da un piano di gestione che preveda, oltre alle azioni immediate, interventi di manutenzione successivi.

Per quanto riguarda le azioni immediate queste dovrebbero essere di tipo radicale e riguardare la riduzione della biomassa bruciabile e l'introduzione di latifoglie autoctone la cui affermazione dovrebbe essere garantita dagli interventi manutentivi e di prevenzione dagli incendi.

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4.5.2 Betuleto montano

In questo tipo forestale rientrano popolamenti localizzati attorno agli 800 m s.l.m. con esposizione prevalente a Sud e pendenze medie attorno ai 15°.

Il suolo presenta un substrato di tipo acido con humus moder e orizzonti organici (Ol, Of e Oh) con spessore rispettivamente di 5, 2 e 3 cm.

Il soprassuolo è rappresentato da fustaie giovani (15-20 anni) e rade (100 piante ad ettaro) con composizione specifica pura di Betulla e presenza sporadica di Pioppo tremulo e Sorbo degli uccellatori che hanno invaso pascoli abbandonati.

Il diametro medio delle piante è di 15 cm con altezza del piano dominante pari a 14 m. Le chiome esercitano una copertura del 30% sulla superficie e la mortalità è inferiore al 5%.

Il sottobosco è mediamente occupato da una copertura di specie erbacee quali Molinia arundinacea, con distribuzione irregolare, e da uno strato continuo e alto circa un metro di felci.

Tra gli arbusti, che esercitano una copertura del 30%, si rileva la presenza, con distribuzione a chiazze, di Cytisus scoparius.

4.5.2.1 Caratterizzazione degli incendi

Gli incendi sono di tipo radente a volte discendenti, di bassa intensità.

4.5.2.2 Variazioni ambientali in seguito al passaggio del fuoco

Il passaggio del fuoco determina il consumo dello strato erbaceo e la presenza di lievi scottature sui fusti.

4.5.2.3 Rinnovazione naturale

L’abbondante copertura esercitata dalle felci non favorisce l'affermazione della rinnovazione naturale.

Sono presenti piantine nate da seme di altezza pari a 2 m di Quercus cerris e Populus tremula. La rinnovazione di Cerro è legata alla presenza in zona attigua al Betuleto di una Cerreta acidofila. (cfr. § 4.4.6).

La rinnovazione, in relazione alle esigenze di luce delle specie stesse, si trova localizzata esclusivamente nelle zone con minore copertura arborea.

4.5.2.4 Criteri e priorità di intervento per la ricostituzione

Non sono necessari interventi di ricostituzione, ma si ritiene opportuno favorire la rinnovazione naturale di cerro.

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5 Conclusioni Il presente lavoro completa gli studi sulla Ricostituzione di aree forestali

percorse da incendio in Piemonte I parte in cui è stata definita una zonizzazione del territorio piemontese per individuare le aree prioritarie per necessità di interventi di ripristino della copertura forestale percorsa da incendio.

A partire da tale zonizzazione ed in seguito ad un'ulteriore analisi della banca

dati sugli incendi, sono stati selezionati dei casi di studio costituiti da eventi incendio individuati in funzione della superficie percorsa dal fuoco e della categoria vegetazionale principale.

I casi di studio sono stati oggetto di rilievi territoriali che hanno permesso di

evidenziare le caratteristiche stazionali, vegetazionali, selvicolturali e pirologiche delle cenosi più colpite e danneggiate da incendi boschivi in Piemonte.

Dall'analisi dei dati rilevati è stato possibile fornire indicazioni sulle modalità di

intervento per la ricostituzione delle aree forestali percorse da incendio in Piemonte definendone i criteri e le priorità.

Gli interventi proposti sono stati definiti in funzione dei tipi forestali in quanto

sistema di classificazione dei boschi generalmente preso come riferimento nelle attività di pianificazione forestale a scala regionale.

Nella seguente tabella, per ciascuno dei tipi forestali più colpiti da incendio in

Piemonte, vengono riassunti gli interventi selvicolturali proposti e la loro priorità in funzione del tempo trascorso dall'incendio

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TIPO FORESTALE INTERVENTI SELVICOLTURALI PROPOSTIPRIORITA’ D’INTERVENTO

CONSIGLIATA

Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia Rinvigorimento ceppaie e rimozione piante bruciate. 1-3 anni dopo l'incendio

Castagneto ceduo o/a struttura irregolareRinvigorimento ceppaie e rimozione polloni bruciati, Ripristino del ceduo o conversione a fustaia con progressiva eliminazione del castagno, eventuali rinfoltimenti con latifoglie nobili.

1-3 anni dopo l'incendio

Rimboschimento del piano montanoRimozione piante bruciate e rinfoltimenti con latifoglie autoctone, interventi di prevenzione dagli incendi.

1 anno dopo l'incendio

Faggeta oligotroficaRimozione delle piante (sia in piedi che schiantate) che hanno subito scottature letali. Interventi per favorire la rinnovazione naturale presente.

>3 anni dopo l'incendio

Querceto di Rovere a Teucrium scorodoniaConversione a fustaia, progressiva sostituzione del Castagno, Interventi per favorire la rinnovazione naturale e l'ingresso delle latifoglie.

1-3 anni dopo l'incendio

Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpent. Appenninici e dei paleosuoli dell’alta pianura alessandrina

Evoluzione naturale controllata e interventi di prevenzione dagli incendi.

A breve termine per gli interventi preventivi

Querco carpineto della bassa pianura Interventi di prevenzione dagli incendi. A breve termine

Querceto xero-acidofilo di RoverellaNei cedui regolarmente utilizzati rinvigorimento ceppaie e rimozione polloni bruciati; Nei cedui non regolarmente utilizzati conversione a fustaia con finalità preventive.

1-3 anni dopo l'incendio; > 3 anni per la conversione

Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia var. con querce

Nei cedui regolarmente utilizzati rinvigorimento ceppaie e rimozione polloni bruciati; Nei cedui non regolarmente utilizzati conversione a fustaia con finalità preventive.

1-3 anni dopo l'incendio; > 3 anni per la conversione

Cerreta acidofila Nessuno -

Boscaglie d’invasione sottotipo montanoRiduzione della biomassa bruciabile e introduzione di latifoglie autoctone.

A breve termine

Betuleto montano Nessuno -

Tab. 5: Interventi selvicolturali proposti e priorità di intervento consigliata in funzione del Tipo

forestale percorso dall'incendio nei casi esaminati.

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6 Bibliografia di riferimento BOVIO G., CAMIA A., NOSENZO A., 1993 - Piano regionale per la difesa del

patrimonio boschivo dagli incendi. - Regione Piemonte, pp. 408. BOVIO G., CAMIA A., 1997 - Land zoning based on fire history. - The International

Journal of Wildland Fire. 7 (3): 249-258. BOVIO G., CAMIA A., GOTTERO F., 1999 - Piano Regionale per la difesa del

patrimonio boschivo dagli incendi 2000-2002. - Regione Piemonte. Assessorato Economia Montana e Foreste, pp. 197.

BOVIO G., CAMIA A., FRANCESETTI A., 2001 – Ricostituzione delle aree forestali percorse dagli incendi in Piemonte, Dipartimento AGROSELVITER, Rapporto di ricerca, pp.77.

CHANDLER C., CHENEY P., THOMAS P., TRABAUD L., WILLIAMS D., 1983 - Fire in forestry. Forest fire behavior and effects. - John Wiley & Sons, New York, pp. 450.

GIORDANO B., 1999 – Influenza degli incendi boschivi sulle caratteristiche dei suoli della Bassa Val Susa. – Tesi di laurea, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, Università degli Studi di Torino, Anno Accademico 1998-1999, pp.123.

GOTTERO F., 1996 – Effetti del passaggio del fuoco in un ceduo di Roverella (Quercus pubescens Willd.). – Tesi di laurea, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, Università degli Studi di Torino, Anno Accademico 1995-1996, pp. 160.

MONDINO G. P., PIAZZI M., SALADIN R., GRIBAUDO L., MENSIO F., TERZUOLO P. G., 1996 - I tipi forestali del Piemonte. - IPLA, Torino, pp. 372 e aggiornamento del 1 ottobre 2001.

PIGNATTI S., 1998 – I boschi d’Italia. Sinecologia e biodiversità. – UTET, Torino, pp. 677.

PIUSSI P., 1994 – Selvicoltura generale. – UTET, Torino, pp.421. ZANELLA A., TOMASI M., DE SIENA C., FRIZZERA L., JABIOL B., NICOLINI

G., 2001 – Humus Forestali. Manuale di ecologia per il riconoscimento e l’interpretazione; applicazione alle faggete. – Edizioni Centro di Ecologia Alpina, Trento, pp.321.

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RICOSTITUZIONE DELLE AREE FORESTALI

PERCORSE DAGLI INCENDI IN PIEMONTE - II parte

RAPPORTO DI RICERCA

2. Analisi dei casi di studio

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Annalisa Francesetti, Elisa Guglielmet, Raffaella Marzano

DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO

REGIONE PIEMONTE

Novembre 2001

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L'analisi dei casi di studio è parte integrante del rapporto di ricerca sulla Ricostituzione delle aree forestali percorse da incendi in Piemonte - II parte, in cui vengono fornite indicazioni sulle modalità di intervento per il ripristino dei soprassuoli forestali piemontesi percorsi dal fuoco, definendone i criteri e le priorità.

L'intero rapporto di ricerca è costituito dai seguenti documenti raccolti in due

volumi separati: 1. Relazione 2. Analisi dei casi di studio

Nel primo volume sono riportati gli obiettivi, la metodologia di lavoro seguita ed

i risultati ottenuti in seguito all'analisi di casi di studio individuati sul territorio, che ha permesso di sintetizzare le variazioni ambientali conseguenti al passaggio del fuoco e di definire i criteri di massima da seguire per gli interventi di ricostituzione forestale.

Il presente documento costituisce il secondo volume (Analisi dei casi di studio)

del rapporto di ricerca. In esso è riportata la descrizione sistematica dei singoli casi di studio analizzati,

costituiti da eventi incendio che, sulla base dei criteri espressi nella Relazione (cfr. § 3.1), sono considerati come campioni rappresentativi degli incendi boschivi verificatisi negli ultimi cinque anni (1996-2000) in Piemonte ed aventi superficie percorsa dal fuoco superiore a 30 ettari.

Nel presente documento è altresì riportata una raccolta di schede tecniche per le aree di rilievo (cfr. Relazione § 3.2) che sono state redatte, in base ai risultati delle indagini effettuate sul territorio, con lo scopo di fornire una sorta di “catalogo” delle principali categorie vegetazionali interessate da incendi in Piemonte.

Tale lavoro è stato realizzato allo scopo di costituire un documento descrittivo e

sintetico di riferimento per le situazioni vegetazionali di maggior criticità in Piemonte dal punto di vista dell'incidenza degli incendi, della loro ripercorrenza e degli effetti del fuoco sull'ambiente forestale.

Questo documento potrà essere utilizzato, ad esempio, come catalogo di riferimento di supporto alle decisioni riguardanti possibili interventi post-incendio, da realizzare su situazioni vegetazionali simili a quelle riscontrate nei casi di studio.

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1 I casi di studio selezionati I casi di studio, costituiti da 24 eventi incendio, sono stati selezionati e indagati

secondo le modalità descritte nel primo volume del presente rapporto di ricerca (cfr. Relazione § 3.1 e 3.2)

Vengono di seguito riportate le descrizioni dei singoli eventi incendio per ognuna delle quali sono fornite informazioni relative alle caratteristiche principali dell'incendio, al tipo di soprassuolo interessato dal passaggio del fronte di fiamma, ai principali effetti del fuoco, alle caratteristiche di rinnovazione naturale, agli interventi selvicolturali consigliati e a quelli eventualmente già realizzati al momento del rilievo in campo.

Per ogni caso di studio viene altresì riportata una carta, tratta dalla Cartografia Tecnica Regionale 1:10.000, per la localizzazione sul territorio delle aree di rilievo realizzate all’interno di ciascuna superficie percorsa dal fuoco (cfr. Relazione § 3.2).

Le singole descrizioni sono state ordinate secondo la provincia e la data in cui si è verificato l'incendio, come riportato nella seguente tabella.

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PROVINCIA DATA COMUNE LOCALITA’

ALESSANDRIA 28/03/97 Cabella Ligure Cornareto-Fraz.Piuzzo

20/02/98 Bosio M.te Vesolina

09/03/98 Bosio Laghi Gorzente

29/03/98 Voltaggio Val Barca

BIELLA 01/04/97 Sostegno Rio La Giara

05/02/99 Sala Biellese Pezzuole

04/04/99 Mottalciata Vigna

20/02/00 Lessona Cascina Donda

29/02/00 Netro Cascina Costernale

NOVARA 28/03/97 Armeno Bassola

TORINO 09/03/98 Ribordone Uia-Loit-Saler-Belvedere

06/12/98 Caselette Boscorama

03/02/99 Cafasse Monasterolo-Pedimonte

05/02/99 Castelnuovo Nigra Bruu-Moris

05/02/99 Chiaverano La Serra

05/02/99 Cuorgnè Bellice-Nava

06/02/99 Piossasco Monte San Giorgio

03/03/00 Mompantero Pietrabruna-Trucco-Praletto

09/03/00 Rueglio Monte Bassola

03/04/97 Arola Bivio per Arola VERBANO CUSIO OSSOLA

12/04/97 Quarna sotto Camasca

15/03/98 Quarna sotto Alpe Cregno

15/03/00 Arola Strada Colma

VERCELLI 06/04/97 Quarona M.te Tucri

Tab. 1: Eventi incendio selezionati e indagati, ordinati per provincia e per data.

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1.1 Comune di Cabella Ligure (Al) - Località Cornareto Piuzzo - 28/3/97

Questo caso di studio è stato caratterizzato da fronte di fiamma di tipo radente che si è sviluppato con intensità media e direzione ascendente, interessando una superficie boscata di 280 ha.

Il soprassuolo arboreo è rappresentato da un Ostryo-querceto con governo a ceduo semplice (Aree di rilievo 1 e 2).

Il passaggio del fuoco ha lasciato segni poco evidenti sulle ceppaie, danneggiando però totalmente alcuni polloni.

In entrambi i rilievi effettuati è presente rinnovazione sia da seme sia agamica di Roverella con distribuzione diffusa in radure.

Gli interventi selvicolturali consigliati prevedono il rinvigorimento delle ceppaie e la rimozione delle piante bruciate.

Tali operazioni sono già state effettuate da un privato sul proprio appezzamento ceduo all’interno dell’area di rilievo 1.

Fig.1: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Cabella Ligure 28/3/97.

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1.2 Comune di Bosio (Al) - Località M.te Vesolina Bric Conchini - 20/2/98

L’evento incendio analizzato ha interessato una superficie di 85 ha, di cui 65 ha boscati, facenti parte del Parco delle Capanne di Marcarolo. Il soprassuolo forestale interessato dal fuoco è in parte composto da ceduo semplice di Roverella, con la presenza sporadica di Pino silvestre (Area di rilievo 1), ed in parte da fustaia artificiale di Pino nero (Area di rilievo 2).

All’interno del querceto il fronte di fiamma, di bassa intensità e con andamento ascendente, si è sviluppato in modo radente e sporadicamente di chioma in corrispondenza dei pini aventi altezza media pari a 3 metri. In quest’area è presente rinnovazione naturale sia agamica sia da seme con distribuzione diffusa per lo più nelle radure.

Nel rimboschimento di Pino nero, essendo l’altezza media del piano dominante pari a 6 metri, l’incendio si è sviluppato di chioma con alta intensità. La rinnovazione naturale di Pino nero è scarsa ed ha distribuzione localizzata nelle radure.

In entrambi i popolamenti non vengono proposti interventi selvicolturali.

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Fig. 2: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Bosio 20/2/98.

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1.3 Comune di Bosio (Al) - Località Laghi Gorzente - 9/3/98

L’incendio, in prevalenza di tipo radente, si è sviluppato all’interno del Parco delle Capanne di Marcarolo e si è propagato verso valle interessando sia un rimboschimento di Pino nero sia un ceduo semplice di Rovere.

In particolare, nel rimboschimento (Area di rilievo 1) il fronte di fiamma è stato caratterizzato da intensità media e, nonostante l’andamento radente, sono presenti alcuni individui di 4-5 metri bruciati completamente. All’interno della fustaia di Pino nero si trova, quale specie sporadica, il Sorbo montano, di cui è presente rinnovazione da seme.

Nel querceto (Area di rilievo 2) la rinnovazione presente è principalmente di Rovere e molti individui sono nati da seme. Forse a causa della fauna alcune giovani piante sono compromesse.

In entrambe le aree analizzate non vengono proposti interventi selvicolturali.

Fig. 3: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Bosio 9/3/98.

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1.4 Comune di Voltaggio (Al) - Località Val Barca - 29/3/98

Il fronte di fiamma, di tipo radente, si è propagato con intensità bassa e direzione ascendente.

Il fuoco ha interessato una superficie boscata pari a 60 ha in cui il soprassuolo arboreo è rappresentato da un ceduo semplice di Roverella mista a Castagno e ad altre latifoglie quali l’Orniello ed il Carpino nero (Area di rilievo 1).

Le scottature causate dal passaggio dell'incendio sono poco visibili e i polloni morti sono poco numerosi.

Vengono proposti, quali interventi selvicolturali, il rinvigorimento delle ceppaie e la rimozione delle piante bruciate.

Fig. 4: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Voltaggio 29/3/98.

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1.5 Comune di Sostegno (Bi) - Località Rio La Giara - 1/4/97

A causa della particolare orografia di cresta e dei venti particolarmente intensi, l’incendio si è propagato per più giorni (4) con intensità media e sviluppo irregolare.

Il fronte di fiamma, prevalentemente di tipo radente, ha interessato una superficie di 200 ha nella quasi totalità coperta da ceduo invecchiato di Castagno con latifoglie miste (Aree di rilievo 1 e 2) ed ha interessato altresì alcuni rimboschimenti di conifere.

Per quanto riguarda i possibili interventi sul ceduo, vista l’elevata densità dei polloni bruciati e la presenza di rinnovazione agamica diffusa, si consiglia di intervenire rimuovendo le piante bruciate e rinvigorendo le ceppaie.

Fig. 5: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Sostegno 1/4/97.

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1.6 Comune di Sala Biellese (Bi) – Località Pezzuole - 5/2/99

Questo caso di studio è stato caratterizzato da un fronte di fiamma radente di alta intensità che ha percorso una superficie di 95 ha, totalmente boscata e già ripetutamente colpita dal fuoco.

Il soprassuolo forestale è rappresentato da un bosco irregolare con fustaia di Rovere, Betulla ed altre latifoglie rade alternata a ceduo di Castagno con distribuzione a gruppi (Area di rilievo 1).

L’incendio ha danneggiato principalmente le ceppaie di Castagno, molte delle quali hanno completamente perso la vitalità.

La rinnovazione è rappresentata da polloni di Castagno di altezza media pari a 1 metro e pertanto soffocati dal sottobosco.

Vengono proposti interventi di rinvigorimento delle ceppaie.

Fig. 6: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Sala Biellese 5/2/99.

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1.7 Comune di Mottalciata (Bi) - Località Vigna - 4/4/99

Il fronte di fiamma di tipo radente e di bassa intensità si è propagato verso monte interessando una superficie di 40 ha quasi completamente occupata da un querco-carpineto.

Nell’area di rilievo 1 il passaggio del fuoco ha provocato modeste scottature al popolamento arboreo che è costituito da un ceduo invecchiato di Farnia con molte piante affrancate e con alcune piante da seme.

Il fuoco ha danneggiato prevalentemente i polloni di Robinia aventi diametro inferiore ai 5 cm. Tale specie invasiva costituisce il piano dominato e si trova aduggiata dalle Querce.

Allo scopo di non favorire l’invasione di Robinia, la cui rinnovazione è abbondantemente diffusa, non viene proposto alcun tipo di intervento selvicolturale.

Nell’area di rilievo 2 il popolamento è molto simile al rilievo precedente, ma, probabilmente a causa della maggiore copertura, non vi è presenza di Robinia.

In questo soprassuolo, nonostante la bassa intensità del fronte di fiamma, si notano profonde scottature alla base di alcune piante, probabilmente causate dall’elevato tempo di residenza delle fiamme.

Non vengono proposti interventi selvicolturali. Nella terza area di rilievo effettuata per analizzare questo caso di studio (Area di

rilievo 3) il popolamento risulta costituito da fustaia di Farnia piuttosto rada con presenza di Carpino e Ciliegio, uniche specie su cui si rilevano evidenti segni di scottature.

Essendo il sottobosco invaso da Robinia, non vengono proposti interventi selvicolturali.

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Fig. 7: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Mottalciata 4/4/99.

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1.8 Comune di Lessona (Bi) - Località Cascina Donda - 20/2/00

La superficie boscata interessata dall’incendio, caratterizzato da sviluppo radente e bassa intensità, risulta di 220 ettari.

Le scottature, poco evidenti, non hanno provocato danni al soprassuolo arboreo che è riconducibile alla tipologia forestale del querco-carpineto invaso da Robinia (Area di rilievo 1).

Non vengono proposti interventi selvicolturali allo scopo di non favorire ulteriormente l’affermarsi della rinnovazione di Robinia.

Fig. 8: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Lessona 20/2/00.

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1.9 Comune di Netro (Bi) - Località Cascina Costernale - 29/2/00

L’incendio di tipo radente ed intensità bassa si è propagato con andamento ascendente su una superficie di 600 ettari, di cui 50 ha boscati (∗).

Il soprassuolo forestale interessato dal fronte di fiamma è rappresentato da una faggeta oligotrofica con presenza di Sorbo degli uccellatori e Betulla sporadica (Area di rilievo 1).

Data l’intensità molto bassa dell’incendio, sono state riscontrate soltanto scottature di lieve entità e il passaggio del fuoco non ha influenzato la naturale evoluzione del bosco verso la fustaia mista.

Pertanto non vengono proposti interventi selvicolturali.

Fig. 9: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Netro 29/2/00.

∗ Dai rilievi effettuati i valori di superficie percorsa da incendio risultano differenti rispetto a

quelli riportati nella banca dati fornita dal CFS.

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1.10 Comune di Armeno (No) - Località Bassola - 28/3/97

L’incendio ha avuto sviluppo radente e, propagandosi verso monte, ha interessato un castagneto e quindi raggiunto il rimboschimento di conifere localizzato alle quote superiori.

All’interno del castagneto, avente struttura irregolare (Area di rilievo 2), il fronte di fiamma si è sviluppato con intensità media ed ha distrutto i polloni in piedi. In questo popolamento è presente abbondante rinnovazione agamica di Castagno e rinnovazione da seme di Quercia.

Al momento del rilievo non sono stati effettuati interventi selvicolturali. Si consiglia la rimozione delle piante bruciate ed il rinvigorimento delle ceppaie allo scopo di favorire la rinnovazione naturale presente, facendo però attenzione a limitare l’ingresso della Robinia.

Nel rimboschimento di conifere, rappresentato da una fustaia quasi pura di Larice (Area di rilievo 1), il sottobosco abbondante costituito principalmente da felci e rovi ha contribuito ad aumentare l’intensità del fronte di fiamma che ha pertanto causato profonde scottature sui fusti degli alberi, provocandone la morte.

In tale area non sono stati effettuati interventi selvicolturali. Sarebbe necessario un intervento di rimboschimento, ma a causa del denso sottobosco si consiglia la rimozione delle piante bruciate.

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Fig. 10: Localizzazione aree di rilievo - Incendio Comune di Armeno 28/3/97.

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1.11 Comune di Ribordone (To) - Località Uia-Loit-Saler-Belvedere 6/12/98

In questo caso di studio il fronte di fiamma si è sviluppato verso monte ed è stato caratterizzato da andamento radente ed intensità media.

La superficie complessiva percorsa è di 400 ha di cui solo 50 ha boscati e coperti da un ceduo invecchiato di Faggio, con presenza di Castagno e sporadiche Querce (Area di rilievo 1).

Il fuoco ha causato profonde scottature ai Faggi, danneggiandoli e provocando lo schianto di alcuni esemplari. Si riscontra anche la morte di alcune ceppaie di Castagno.

Essendo la rinnovazione assente, fatta eccezione per pochi ricacci delle ceppaie di Castagno, non vengono proposti interventi selvicolturali.

Fig. 11: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Ribordone 6/12/98.

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1.12 Comune di Caselette (To) - Località Bosco Rama - 9/3/98

Il fronte di fiamma, radente e di media intensità, ha percorso una superficie di 90 ha con copertura arborea costituita da un popolamento irregolare di Roverella in cui sono presenti alcuni esemplari isolati di Pino nero (Area di rilievo 1).

Il fuoco non ha avuto un comportamento omogeneo ed ha danneggiato, in alcuni casi anche gravemente, alcune ceppaie causando la morte di polloni anche di grosse dimensioni. Si riscontrano, inoltre, alcuni esemplari di pino morti in piedi.

In questo popolamento è presente rinnovazione naturale sia da seme sia agamica il cui sviluppo è buono, anche se la sua affermazione appare lenta. Vengono proposti interventi localizzati e non estensivi di rinvigorimento delle ceppaie.

L’incendio ha interessato con bassa intensità anche un ceduo semplice di Roverella (Area di rilievo 2) dove è presente rinnovazione da seme localizzata e ricacci diffusi soprattutto all’interno delle radure formatesi dove il fuoco è risultato più intenso.

Si propone, quale intervento selvicolturale, il rinvigorimento delle ceppaie.

Fig. 12: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Caselette 9/3/98.

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1.13 Comune di Cafasse (To) – Località Monasterolo - 3/2/99

La superficie percorsa dall'incendio preso in esame risulta di 935 ha di cui 540 ha boscati.

Il fronte di fiamma ha avuto intensità generalmente elevata e si è propagato sia radente sia in chioma con direzione ascendente.

Il soprassuolo arboreo colpito dal passaggio del fuoco è rappresentato da rimboschimenti di conifere, in particolare di Pino silvestre e Pino nero.

Nella fustaia di Pino silvestre (Area di rilievo 3) il fronte di fiamma si è propagato di chioma determinando la morte in piedi dell’intero soprassuolo arboreo. Non vengono proposti interventi selvicolturali allo scopo di non favorire la rinnovazione di Robinia presente.

Nella zona compresa tra i due rimboschimenti (Area di rilievo 2) e pertanto rappresentata da una fustaia mista di Pino nero e Pino silvestre l’incendio è stato di tipo radente, ma sono presenti sporadiche piante bruciate in chioma per fenomeni di torching. Essendo presente rinnovazione di Robinia non vengono proposti interventi selvicolturali.

All’interno del rimboschimento di Pino nero (Area di rilievo 1) il fronte di fiamma si è propagato nuovamente di chioma e la rinnovazione è assente ad eccezione di sporadici ricacci di Quercia rossa.

Gli interventi selvicolturali per favorire la rinnovazione sono irrealizzabili date le condizioni stazionali e l’inaccessibilità dell’area.

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Fig. 13: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Cafasse 3/2/99.

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1.14 Comune di Castelnuovo Nigra (To) - Località Bruu Moris - 5/2/99

L’incendio analizzato ha interessato una superficie forestale di 36 ha ed è stato caratterizzato da un fronte di fiamma di media intensità che si è sviluppato verso monte con andamento radente.

Il soprassuolo arboreo colpito è costituito da ceduo semplice di Castagno (Area di rilievo 1), in cui si riscontra la morte di oltre il 50% dei polloni a causa delle scottature molto pesanti sia in altezza sia in profondità.

Data la presenza diffusa di rinnovazione agamica e la facile accessibilità del bosco, il popolamento risulta adatto ad un intervento immediato. Infatti, la rimozione dei polloni bruciati permetterebbe l’affermazione dei nuovi ricacci già presenti, sfavorendo la diffusione della Robinia e dei rovi, penetrati nelle radure sotto le chiome morte in piedi.

Fig. 14: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Castelnuovo Nigra 5/2/99.

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1.15 Comune di Chiaverano (To) - Località La Serra - 5/2/99

In base ai dati forniti dal Corpo Forestale dello Stato, l’incendio si è sviluppato in modo radente con intensità medio-bassa su una superficie di 490 ha.

Il fronte di fiamma ha interessato sia un ceduo di Castagno invecchiato con presenza di Frassino, Ciliegio ed Acero, sia un ceduo di Castagno allo stadio adulto.

Nel primo caso (Area di rilievo 1), sono state rilevate scottature molto intense al colletto che hanno portato alla morte dei polloni. Questo fatto è probabilmente dovuto alla rocciosità elevata ed alla presenza di accumuli localizzati di combustibile.

Anche all’interno del ceduo semplice di Castagno allo stadio adulto (Area di rilievo 2), le scottature risultano molto profonde con danni maggiori negli individui giovani.

In entrambe le aree di rilievo, allo scopo di favorire ed incrementare l’attività di ricaccio delle ceppaie sopravvissute al passaggio del fuoco, si propone di intervenire con il rinvigorimento delle stesse.

Fig. 15: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Chiaverano 5/2/99.

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1.16 Comune di Cuorgnè (To) - Località Bellice Nava- 5/2/99

L’incendio è stato caratterizzato da un fronte di fiamma di tipo radente con intensità variabile ed andamento ascendente.

La superficie percorsa è pari a 120 ha in cui si riscontrano principalmente tre diversi soprassuoli forestali, in ognuno dei quali è stata selezionata un’area di rilievo.

Nell’area di rilievo 1 il popolamento è costituito da un ceduo semplice di Castagno in cui sono presenti delle Betulle rilasciate come matricine.

Il fronte di fiamma si è propagato con bassa intensità, interessando quasi esclusivamente il sottobosco e causando scottature solo alla base delle ceppaie.

La rinnovazione è molto scarsa e non vengono proposti interventi selvicolturali. Altra tipologia forestale interessata dal fuoco è il bosco a struttura irregolare

composto da fustaia di Betulla con presenza di alcune ceppaie di Castagno (Area di rilievo 2).

All’interno di questo soprassuolo il fronte di fiamma ha avuto maggiore intensità come testimoniato dalle scottature alte circa un metro riscontrabili sui fusti delle piante. Si ipotizza che la maggiore intensità di propagazione sia dovuta alla collocazione in cresta del popolamento rispetto alla direzione del vento che spirava durante l’incendio. Anche le ceppaie sono state fortemente danneggiate, soprattutto perché al momento del passaggio del fuoco risultavano costituite da ricacci giovani prodotti a seguito di un recente taglio. In tale situazione si propongono interventi di rinvigorimento delle ceppaie.

L’incendio ha inoltre interessato una boscaglia d’invasione di Betulla, molto rada a causa dei ripetuti passaggi del fuoco (Area di rilievo 3).

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Fig. 16: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Cuorgnè 5/2/99.

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1.17 Comune di Piossasco (To) - Località Monte San Giorgio - 6/2/99

L’incendio che ha percorso le pendici del Monte San Giorgio si è protratto per più giorni, caratterizzato da fronte di fiamma sia radente sia di chioma con elevata intensità.

Complessivamente ha interessato una superficie di 300 ha con copertura arborea principalmente costituita da rimboschimento di conifere e da querceti.

All’interno del bosco d’alto fusto di Pino nero, il fuoco ha avuto comportamento irregolare.

Nelle aree in cui si è avuto un fronte di fiamma radente (Area di rilievo 2), nonostante l’alta intensità, le scottature non sono state così profonde da danneggiare gravemente il soprassuolo arboreo. Pertanto, vista anche la buona presenza di rinnovazione gamica, non vengono proposti interventi selvicolturali.

In altre aree (Area di rilievo 3) il fronte di fiamma si è sviluppato sia radente sia in chioma causando la distruzione dell’intero soprassuolo arboreo, con un impatto paesistico molto elevato.

Data l’elevata fruizione turistica della zona e la media accessibilità, gli interventi proposti, attualmente in procinto di attuazione, consistono nella rimozione delle piante bruciate.

La zona del querceto presa in considerazione (Area di rilievo 1) è stata colpita da un fronte di fiamma radente di media intensità che non si è propagato omogeneamente. Si riscontrano pertanto zone completamente bruciate ed altre in cui il fuoco pare non aver causato danni.

Nel complesso l’incendio ha danneggiato i polloni esistenti, ma è comunque presente rinnovazione sia da seme sia agamica. Si propone di intervenire a distanza di 1-3 anni dal passaggio del fuoco per rinvigorire le ceppaie.

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Fig. 17: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Piossasco 6/2/99.

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1.18 Comune di Mompantero (To) - Località Trucco Pietrabruna-Trucco-Praletto 3/3/00

Nel caso di studio considerato, l’incendio si è sviluppato con intensità elevata e in prevalenza di chioma, ad eccezione della zona di cresta in cui si è propagato radente, interessando una superficie boscata di 44 ha.

La vegetazione colpita dal fuoco è rappresentata da fustaia di Pino silvestre sia in stadio adulto (Aree di rilievo 1 e 2) sia in stadio di perticaia in un’area di ex pascolo invasa (Area di rilievo 3).

La rinnovazione è assente ad eccezione dell’ultima area di rilievo, in cui si è rilevata la presenza di rinnovazione da seme di Pino silvestre localizzata nelle radure.

All’interno della fustaia adulta è già in atto la rimozione delle piante bruciate con utilizzo dei tronchi per consolidare il terreno.

Fig. 18: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Mompantero 3/3/00.

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1.19 Comune di Rueglio (To) - Località Monte Bassola - 9/3/00

La superficie totale percorsa dal fronte di fiamma risulta di 362 ettari di cui 42 ha boscati, particolarmente interessanti poiché aventi come soprassuolo una cerreta e delle zone a pascolo parzialmente invaso da Betulla soprattutto nella zona di confine con la cerreta.

L'incendio, di tipo radente, ha avuto sviluppo discendente e si è propagato con bassa intensità.

All’interno della cerreta (Area di rilievo 1), non si notano danni né sul soprassuolo arboreo né sul suolo ed è presente rinnovazione da seme, diffusa in radure.

Poiché il passaggio del fuoco non ha creato impatti negativi, non si propongono interventi selvicolturali.

Anche nell’area occupata dal betuleto d’invasione (Area di rilievo 2), non si consiglia alcun tipo di intervento selvicolturale, data la scarsa intensità dell’incendio e la conseguente assenza di segni evidenti del passaggio del fuoco. Eventualmente sono possibili interventi selvicolturali per favorire la rinnovazione naturale di Cerro.

Fig. 19: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Rueglio 9/3/00.

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1.20 Comune di Arola (Vb) - Località Bivio per Arola - 3/4/97 (∗)

L’incendio considerato, avendo avuto anche sviluppo sotterraneo, si è protratto per oltre 20 giorni estendendosi anche nei comuni di Cesara e Nonio e richiedendo l’intervento dei mezzi aerei nelle operazioni di spegnimento.

Il fronte di fiamma ha percorso una superficie di circa 350 ha interessando un castagneto misto a struttura irregolare (Area di rilievo 1), una faggeta oligotrofica (Area di rilievo 3) ed un pascolo ad elevata fruizione turistica con zone occupate da rimboschimento di conifere, nel quale non sono stati effettuati rilievi.

All’interno del castagneto, in cui il fronte di fiamma si è sviluppato con alta intensità, è presente rinnovazione naturale sia da seme (Castagno e Acero) sia agamica (Castagno, Faggio e Robinia), localizzata principalmente in radure.

Si consigliano pertanto, quali interventi selvicolturali a distanza di 3 anni dall’incendio, la rimozione delle piante bruciate ed il rinvigorimento delle ceppaie.

All’interno della faggeta il fronte di fiamma ha provocato scottature profonde che hanno causato la morte del cambio nella quasi totalità del popolamento e lo schianto di numerose piante.

Allo scopo di favorire la rinnovazione da seme di Faggio, presente con distribuzione diffusa soprattutto nelle radure formatesi a seguito dello schianto delle piante, si consiglia la rimozione immediata delle piante bruciate.

∗ I dati relativi a questo incendio non sono contenuti nella banca dati fornita dal CFS, ma

provengono direttamente dalla stazione CFS di competenza.

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Fig. 20: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Arola 3/4/97.

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1.21 Comune di Quarna Sotto (Vb) - Località Alpe Camasca - 12/4/97

Caratteristiche principali di questo evento incendio sono l’andamento radente con sviluppo verso monte e la bassa intensità. La superficie totale percorsa risulta pari a 50 ha di cui 30 ha boscati.

Il fronte di fiamma, che ha interessato un pascolo invaso da latifoglie ceduate irregolarmente (Area di rilievo 1), ha principalmente consumato la lettiera, lasciando segni molto lievi sulle piante.

A causa del sottobosco abbondante, occupato quasi completamente da felci, la rinnovazione naturale è assente.

Non vengono proposti interventi selvicolturali.

Fig. 21: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Quarna Sotto 12/4/97.

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1.22 Comune di Quarna Sotto (Vb) - Località Alpe Cregno - 15/3/98

In questo caso di studio la superficie boscata percorsa dal fuoco risulta di 80 ha con soprassuolo arboreo costituito da rimboschimento misto di conifere (Area di rilievo 1). Il fronte di fiamma si è sviluppato in chioma con intensità elevata ed ha causato la distruzione del 90% del soprassuolo arboreo.

A seguito di tale evento distruttivo, negli anni 1999-2000 è stato realizzato un intervento selvicolturale di rimozione delle piante bruciate e ripiantumazione di specie miste tra cui Douglasia e Abete rosso.

Il movimento terra ha favorito la rinnovazione naturale di latifoglie miste che è stata protetta dagli attacchi della fauna selvatica attraverso la recinzione della zona con rete metallica.

Fig. 22: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Quarna Sotto 15/3/98.

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1.23 Comune di Arola (Vb) - Località Strada Colma - 15/3/00

Il caso di studio preso in esame è stato caratterizzato da un fronte di fiamma radente di intensità media che ha percorso una superficie boscata di 30 ha.

La copertura arborea è rappresentata da ceduo semplice di Castagno, con invasione di Faggio per lo più nei versanti esposti a sud.

In quest'area (Area di rilievo 2) è presente rinnovazione naturale sia agamica di Castagno sia da seme di Faggio, avente distribuzione localizzata sotto copertura.

Si consiglia di intervenire entro tre anni dal verificarsi dell’incendio con la rimozione delle piante bruciate ed il rinvigorimento delle ceppaie.

Operazioni di ripulitura sono già state effettuate in alcune zone di proprietà privata.

Fig. 23: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Arola 15/3/00.

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1.24 Comune di Quarona (Vc) - Località Monte Tucri - 6/4/97

Nel caso di studio considerato la superficie complessiva percorsa dal fronte di fiamma risulta di 120 ha.

L'incendio, di tipo radente e di bassa intensità, ha interessato un ceduo invecchiato di Castagno con abbondante presenza di Robinia (Area di rilievo 1) e si è propagato verso monte in una zona quasi totalmente priva di copertura arborea, invasa da felci ed arbusti a seguito dei ripetuti incendi che si sono verificati nel tempo (Area di rilievo 2).

Anche il ceduo, a causa dei frequenti passaggi del fuoco, si presenta con una copertura a mosaico a densità scarsa ed una buona percentuale di piante morte in piedi. In quest’area di rilievo è presente rinnovazione agamica di Robinia ed in alcune zone è stato effettuato il rinvigorimento delle ceppaie di Castagno tramite il taglio dei polloni bruciati che non sono stati però esboscati a causa della mancanza di fondi.

Si propone pertanto di intervenire rimuovendo le piante bruciate. Sono stati inoltre realizzati interventi di ingegneria naturalistica per la regimazione delle acque allo scopo di limitare l’erosione superficiale.

Nell’area di rilievo priva di copertura arborea è presente rinnovazione da seme di Robinia e non vengono proposti interventi selvicolturali.

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Fig. 24: Localizzazione aree di rilievo – Incendio Comune di Quarona 6/4/97.

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2 Le aree di rilievo Le aree di rilievo sono state individuate, a partire dagli incendi selezionati,

secondo le modalità indicate nella Relazione (§ 3.2). Su tali aree sono state condotte indagini di campo nel corso delle quali sono stati raccolti i dati necessari per la caratterizzazione dei casi di studio.

I risultati relativi all'analisi dei dati rilevati sono riportati nel § 4 della Relazione, mentre di seguito vengono riportate le 44 schede tecniche redatte per ciascuna area di rilievo, riportanti la descrizione stazionale, vegetazionale e pirologica riscontrata al momento delle indagini sul territorio.

In particolare nelle schede vengono presi in considerazione i seguenti elementi descrittivi:

Descrizione stazionale: topografia e suolo Descrizione vegetazionale: soprassuolo principale, sottobosco, rinnovazione

naturale Descrizione pirologica: principali caratteristiche dell'incendio e degli effetti

del fuoco, impatto che il passaggio del fronte di fiamma ha causato sul paesaggio e sulla fruibilità e/o accessibilità del bosco.

Vengono altresì segnalati i tipi di intervento di ricostituzione proposti e la

priorità consigliata per la loro realizzazione. I parametri considerati costituiscono degli elementi indicativi per stabilire criteri

generici di intervento da proporre per i vari tipi forestali e sono stati valutati analizzando, al momento del rilievo, le variazioni ambientali dei diversi popolamenti in seguito al passaggio del fuoco e gli eventuali interventi già realizzati.

Ciascuna scheda è corredata dalle foto effettuate nel corso dei rilievi che comprendono una panoramica generale del bosco ed i particolari relativi al suolo ed alla rinnovazione eventualmente presente.

Come accennato nella Relazione (§ 3), le schede tecniche sono state ordinate per categoria vegetazionale, tipo forestale e numero di anni trascorso dal passaggio del fuoco, secondo quanto riportato nello schema sottostante.

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CATEGORIA VEGETAZIONALE TIPO FORESTALE

CASTAGNETI Castagneto ceduo a Teucrium scorodonia

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare

var. con faggio

Castagneto ceduo o/a struttura irregolare

var. con latifoglie d’invasione

RIMBOSCHIMENTI DI CONIFERE Rimboschimento del piano montano

FAGGETE Faggeta oligotrofica

QUERCETI Querceto di rovere a Teucrium scorodonia

Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati serpent.

Appenninici e dei paleosuoli dell’alta

pianura alessandrina

Querco-carpineto della bassa pianura

Querco-carpineto della bassa pianura var.

con robinia

Querceto xero-acidofilo di roverella

Ostrieto dell’Appennino calcareo-marnoso a

Knautia drymeia var. con querce

Cerreta acidofila

Boscaglie d’invasione st. montano VEGETAZIONE PIONIERA E D’INVASIONE

Betuleto montano

Tab. 2: Categorie vegetazionali e tipi forestali riscontrati nei casi di studio e riportati nelle schede descrittive.