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Introduzione La Febbre della Valle del Rift (RVF) è una malattia virale acuta trasmessa da artropodi vettori che presenta un ampio spettro di ospiti vertebrati recettivi. La malattia è a carattere zoonosico in quanto è comune agli animali e all’uomo. Fino a tempi relativamente recenti, la malattia è rimasta confinata in Africa, nella regione faunistica Etiope, ma nel 1977 è stata segnalata in Egitto e nel 2000 nella Penisola Araba. Il virus appartiene al genere Phlebovirus, famiglia Bunyaviridae . È un RNA virus correlato antigenicamente ad altri membri dello stesso gruppo come evidenziato dalle due prove di laboratorio, l’emoagglutinazione e l’immunofluorescenza indiretta; può essere chiaramente differenziato dagli altri mediante il test della sieroneutralizzazione virale. Il virus è trasmesso da almeno sei generi di zanzare, e probabilmente da più di 30 differenti specie. È trasmesso transovaricamente da alcune specie ( Aedes spp. ) appartenenti al gruppo Neomelaniconium. Queste sono zanzare che si riproducono in habitat paludosi adatti alla loro ovodeposizione come ad esempio le pianure alluvionali. La malattia prende il nome dalla Grande Vallata del Rift in Kenya dove, nel 1931, è stata segnalata e descritta per la prima volta, anche se l’infezione potrebbe essersi manifestata anche in precedenza. Nel corso di tale epidemia, si è riscontrato aborto in diverse migliaia di pecore e nei giovani agnelli la mortalità ha raggiunto il 90%. La malattia fu inizialmente diagnosticata nelle pecore ma interessò anche i bovini, anche se gli aborti e la mortalità nei vitelli si manifestarono in percentuale molto minore. Gli animali colpiti appartenevano a razze importate in Africa dall’Europa o da altri Paesi, allo scopo di migliorare le produzioni zootecniche. Le razze autoctone degli allevamenti presenti nelle stesse zone non manifestarono sintomi di malattia. Altro aspetto da sottolineare è che in tale circostanza gli animali manifestarono sintomatologia simil-influenzale con febbre, cefalea e dolori muscolari e articolari, il personale addetto alla cura degli animali colpiti e le persone a contatto. Le indagini condotte durante il focolaio mostrarono Riconoscere la Rift Valley Fever F. Glyn Davies 1 & Vincent Martin 2 Veterinaria Italiana, 42 (1), 7-29 1 Consultant, EMPRES/Infectious Diseases Group - FAO, Viale delle Terme di Caracalla - 00100 Roma - Italia 2 Animal Health Officer, EMPRES/Infectious Diseases Group - FAO, Viale delle Terme di Caracalla - 00100 Roma - Italia 7 © IZSA&M 2006 www.izs.it Vol. 42 (1), Vet Ital La Valle del Rift

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Introduzione

La Febbre della Valle del Rift (RVF) è una malattiavirale acuta trasmessa da artropodi vettori chepresenta un ampio spettro di ospiti vertebratirecettivi. La malattia è a carattere zoonosico inquanto è comune agli animali e all’uomo. Fino atempi relativamente recenti, la malattia è rimastaconfinata in Africa, nella regione faunistica Etiope,ma nel 1977 è stata segnalata in Egitto e nel 2000nella Penisola Araba.Il virus appartiene al genere Phlebovirus, famigliaBunyaviridae. È un RNA virus correlatoantigenicamente ad altri membri dello stesso gruppocome evidenziato dalle due prove di laboratorio,l’emoagglutinazione e l’immunofluorescenza indiretta;può essere chiaramente differenziato dagli altrimediante il test della sieroneutralizzazione virale.Il virus è trasmesso da almeno sei generi di zanzare,e probabilmente da più di 30 differenti specie. Ètrasmesso transovaricamente da alcune specie(Aedes spp.) appartenenti al gruppo Neomelaniconium.

Queste sono zanzare che si riproducono in habitatpaludosi adatti alla loro ovodeposizione come adesempio le pianure alluvionali.La malattia prende il nome dalla Grande Vallatadel Rift in Kenya dove, nel 1931, è stata segnalatae descritta per la prima volta, anche se l’infezionepotrebbe essersi manifestata anche in precedenza.Nel corso di tale epidemia, si è riscontrato abortoin diverse migliaia di pecore e nei giovani agnellila mortalità ha raggiunto il 90%. La malattia fu

inizialmente diagnosticata nelle pecore ma interessòanche i bovini, anche se gli aborti e la mortalitànei vitelli si manifestarono in percentuale moltominore. Gli animali colpiti appartenevano a razzeimportate in Africa dall’Europa o da altri Paesi,allo scopo di migliorare le produzioni zootecniche.Le razze autoctone degli allevamenti presentinelle stesse zone non manifestarono sintomi dimalattia. Altro aspetto da sottolineare è che intale circostanza gli animali manifestaronosintomatologia simil-influenzale con febbre, cefaleae dolori muscolari e articolari, il personale addettoalla cura degli animali colpiti e le persone a contatto.Le indagini condotte durante il focolaio mostrarono

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F. Glyn Davies1 & Vincent Martin2

Veterinaria Italiana, 42 (1), 7-29

1Consultant, EMPRES/Infectious Diseases Group - FAO, Viale delle Terme di Caracalla - 00100 Roma - Italia2 Animal Health Officer, EMPRES/Infectious Diseases Group - FAO, Viale delle Terme di Caracalla - 00100 Roma - Italia

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che la malattia era stata trasmessa da zanzare.Come misura di profilassi, gli animali furonospostati ad altitudini più elevate e ciò bloccò latrasmissione del virus e quindi nuovi casi dimalattia, grazie alla minore presenza di insettivettori.Successivamente la malattia è stata riscontrata informa enzootica o epizootica in molti Paesidell’Africa tropicale e subtropicale e in Madagascar.Comunque, l’assenza di malattia negli animali dirazza autoctona ha comportato una scarsasorveglianza nei confronti della RVF in molti altriPaesi africani. In alcuni di tali Paesi, la sintomatologiaclinica nell’uomo o negli animali non è stata ancorariscontrata pur essendoci l’evidenza di un ciclobiologico criptico per il mantenimento del virusdella RVF che coinvolge le zanzare e svariati ospitivertebrati. Avolte, in alcune aree, vengono segnalaticasi sporadici nell’uomo. Ulteriori epizoozie di RVF sono state descrittenegli anni ’50 in Sud Africa, dove si sono riscontrateenormi perdite nelle razze di pecore da lana e, inseguito, anche in molti Paesi limitrofi. Nel 1973-74 è stata segnalata un’epizoozia di RVF in Sudan,nella zona del bacino irriguo di Gezira ed in Egittonel 1977-79 e 1993-94. In tali epidemie sono statesegnalate centinaia di migliaia di casi nell’uomo,con almeno 600 morti. In Egitto è stata descrittauna sindrome emorragica ad alta letalità ed unasindrome oculare con degenerazione maculare,che in alcuni casi ha portato a cecità temporanea.Oltre all’uomo, la malattia ha prodotto enormiperdite nelle popolazioni ovine, caprine e bovine,e aborti nei cammelli. In Mauritania e Senegal,nel 1987-88, si è avuta un’epizoozia associata allacostruzione di una diga sul fiume Senegal. Sonostati colpiti sia gli uomini sia gli animali. Nell’uomoè stata descritta soprattutto una sintomatologiadi tipo neurologico.Nel 1997-98, si sono avuti diversi focolai di RVF

in alcuni Paesi del Corno d’Africa, con centinaiadi casi nell’uomo, associati ad alcuni decessi,abortion storm (elevato tasso di aborto, n.d.t.) enatimortalità negli animali domestici, cammelliinclusi. Si ritiene che questo sia stato uno degliepisodi più drammatici di RVF mai verificatosi.Nel 2000 la RVF è stata segnalata nell’uomo e neglianimali nella Penisola Araba. Sia lo Yemen sial’Arabia Saudita sono stati simultaneamenteinteressati da un’epizoozia che ha interessato

principalmente la regione di Tihama, adiacenteal Mar Rosso. In tale zona il Mar Rosso costituisceil fondo della Rift Valley mentre ad Est lo è ilTihama con una scarpata che si estende da Norda Sud per 40–70 km verso l’entroterra.Si sono avuti circa 100 decessi nella popolazioneumana e diverse migliaia di morti e di aborti neglianimali domestici. La RVF è una delle più importantimalattie zoonosiche in Africa. L’evenienza dellasindrome emorragica ad alta letalità nell’uomo,simile ad Ebola e ad altre febbri emorragiche,genera un certo livello di panico tra le popolazionia rischio. La RVF è altamente contagiosa per l’uomo

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Arabia Saudita:tipica area paludosa sede di focolai larvalidurante le epidemie di RVF

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se gli animali sono in fase viremica al momentodella macellazione.Per tali motivi, in caso di RVF, si ha il blocco dellamovimentazione degli animali con grande impattoeconomico sul commercio degli animali. Anchese la malattia tende a scomparire dopo un’epizoozia,il blocco delle movimentazioni degli animali puòdurare diversi anni, compromettendo seriamenteil sostentamento delle popolazioni che vivono dipastorizia.Infatti, gli animali viremici costituiscono un seriopericolo durante i periodi di epizoozia e tutti icommerci di animali dai Paesi infetti e da quelliconfinanti vengono interrotti. Nella regione avocazione pastorale dell’Africa dell’Est, il redditomaggiore deriva dalla vendita di arieti e becchi,in occasione delle festività religiose della Mecca.L’interruzione di tale commercio ha effetti disastrosisul sostentamento di popolazioni altamentevulnerabili, dal punto di vista economico.La RVF è potenzialmente in grado di diffondersiad altre regioni recettive verso Nord-Nord Est,anche fuori del Continente Africano, come la zonadel delta del Tigri e dell’Eufrate, che potrebberosostenere la trasmissione del virus della RVF. Learee dei delta di fiumi come l’Indo nel sub-continenteindiano risultano anch’esse a rischio. Il trasporto

aereo dei vettori e l’incremento delle movimentazionianimali facilitano l’introduzione della malattia.

Descrizione della malattia

La Febbre della Valle del Rift è una malattiazoonosica che colpisce gli uomini, i ruminanti ei cammelli. Nell’uomo può manifestarsi comediatesi emorragica letale, sia quando si manifestasporadicamente sia in concomitanza di importantiepizoozie. Nella gran parte dei casi si manifestacon una forma simil influenzale o simil malarica,con sintomi gravi, in alcuni casi con presenza dilesioni oculari o neurologiche. Si ha epatite sianell’uomo sia negli animali.Febbre della Valle del Rift negli animali

Si manifesta con aborto improvviso che interessagran parte della mandria o del gregge, associatoad elevata mortalità neonatale. L’esame clinico disingoli animali evidenzia una reazione febbrilebifasica, prostrazione profonda e collasso in animaligiovani, agalassia negli animali in lattazione,linfoadenite, debilitazione con ittero e morte neglianimali più anziani.La Febbre della Valle del Rift è causata da unarbovirus del genere Phlebovirus appartenente allafamiglia Bunyaviridae. Il virus replica nelle zanzaree nei vertebrati. È provvisto di envelope lipidicoe di due glicoproteine di superficie G1 e G2 mentreil genoma è diviso in tre segmenti: L, M e S.Mediante caratterizzazione genetica, si è osservatoche tutti i ceppi sono strettamente correlati anchese in alcune regioni presentano alcune differenze.Ciò suggerisce l’esistenza di due o tre tipi virali.Se si utilizzano test sierologici comel’immunofluorescenza indiretta e l’inibizionedell’emoagglutinazione, si evidenzia che il virusdella Febbre della Valle del Rift è correlato adalcuni Phlebovirus di origine sudamericana, mapuò essere facilmente distinto da questi mediante

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Commercio di animali tra il Corno d’Africa ela Penisola Araba (Porto di Berbera, Somaliadel Nord)

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l’utilizzo del test della sieroneutralizzazione virale,altamente specifico. Con i metodi sierologici edimmunologici si può distinguere un solo tipo divirus della Febbre della Valle del RiftPecore, capre, bovini e cammelli sono le specie dianimali domestici maggiormente colpite dal virusdella RVF. Ad ogni modo, c’è una notevole variabilitànei livelli di suscettibilità al virus nelle differentirazze, si va da infezioni inapparenti, senza alcunasintomatologia o reazione febbrile, fino a febbreelevata, prostrazione profonda e morte neglianimali più sensibili. In generale, le razze non

suscettibili all’infezione sono quelle indigene dellearee tropicali e subtropicali dell’Africa, mentrequelle altamente suscettibili sono quelle europeeo i genotipi esotici importati nel Continente africano.Gli uccelli e i maiali non sono sensibili all’infezione.I piccoli ruminanti che vivono in zone ecologichearide e semi-aride, dove l’attività del virus dellaRVF si manifesta a distanza di lunghi intervallidi tempo, sembrano essere più suscettibili dellepecore e capre delle zone della Guinea e del Sudan.L’attività virale della RVF si riscontra piùfrequentemente in Sudan.Le razze bovine indigene mostrano una marcataresistenza alla RVF, se comparate con le razzeimportate. In uno stesso allevamento, potrebbenon evidenziarsi aborto in bovine gravide dimandrie di razze indigene mentre si potrebberoevidenziare alti tassi di aborto in mandrie di razzeesotiche. Nei cammelli adulti, la RVF puòmanifestarsi con sintomatologia clinica, con tassidi aborto che possono raggiungere il 100% deglianimali gravidi. Una certa natimortalità puòmanifestarsi in cammelli neonati.I primati, i roditori ed i carnivori sono suscettibiliall’infezione sperimentale: si ha mortalità. In Africai ruminanti selvatici mostrano un breve periodo

Focolaio del 1977 in Egitto: petecchieemorragiche ed ifema sul viso di una donna

EZIOLOGIA• Arbovirus

• Phlebovirus

• Bunyaviridae

• RNA virus

ANIMALI COLPITI

•Pecore, capre e bovini

•Cammelli

•Bufali (forma di media gravità)

•Carnivori (cani, gatti) e roditori (solo

viremia)

•Altri primati (di solito forma subclinica)

•Cavalli (inapparente)

Virus della RVF

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di viremia e sono stati segnalati casi di aborto. Adesempio, il bufalo africano (Syncerus caffer) sviluppauna viremia transitoria e può abortire. Molte speciedi ruminanti selvatici presentano anticorpi controla RVF e mostrano evidenza di precedenti contatticon il virus. Il bufalo asiatico, Bubalis bubalis,sembra essere resistente alla RVF, ma in bibliografiaè stata segnalata la presenza di anticorpi specificinei confronti del virus della RVF, nel siero dianimali esaminati. Gli animali che nascono daincroci fra bovini sensibili all’effetto patogeno delvirus (alti tassi di aborto) e bufali, sono più resistenti,per cui si riduce il numero di eventuali aborti.Anche se nel corso dei focolai in Egitto sono statiriscontrati casi di aborto e natimortalità nei bufali,attribuiti alla RVF, in ogni caso i bufali sembranoessere più resistenti dei bovini alla RVF.In molti Paesi africani l’evidenza della malattianell’uomo spesso costituisce il sistema sentinelladella presenza di infezione e malattia anche neglianimali. Questo è particolarmente vero in zonearide e semi-aride come il Corno d’Africa, l’AfricaWest Saheliana e la Penisola Araba.I cavalli hanno un’infezione pressoché inapparente.Si può avere un breve periodo di viremia cui seguela risposta anticorpale. I maiali sono relativamenteresistenti all’infezione, ma manifestano viremiadopo inoculazione parenterale di alti titoli viralidi RVF. Il pollame e gli uccelli selvatici non sonorecettivi alla RVF.

Distribuzione geografica

La Febbre della Valle del Rift si è manifestata in:•Africa Sub-Sahariana•Egitto•Penisola Araba – Yemen e Arabia Saudita•Madagascar

La distribuzione in natura della RVF ricomprendetutta la regione faunistica etiopica dell’Africa sub-Sahariana. In Arabia Saudita e Yemen, le

caratteristiche ecologiche delle regioni Tihama(zone orientali della Valle del Rift) affette dallaRVF sono identiche a quelle del fondovalleoccidentale della Valle del Rift in Etiopia ed Eritrea,da una parte all’altra del Mar Rosso. Si pensa chel’epidemia di RVF del 1977 in Egitto si sia sviluppatada uno spostamento dell’infezione dalle zone diendemia della RVF in Africa verso Nord. Taleipotesi risulta ancora incerta. Esistono descrizioninella Bibbia di una peste in Egitto, che risultaclinicamente molto simile alla RVF.In gran parte delle aree di diffusione del virus, la

presenza della RVF rimane criptica. La sua presenzapuò essere riscontrata attraverso l’evidenza dicasi sporadici di malattia nell’uomo, con l’isolamentovirale da pool di zanzare o tramite il riscontro dianticorpi nel siero di animali domestici esaminati,i quali, evidenziano positività sierologica nel 2–15%dei casi. Tali animali non presentano in generemanifestazioni cliniche evidenti. La RVF rappresenta

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un serio problema sanitario per i sistemi diproduzione zootecnica in quei Paesi in cui sianostate importate razze esotiche di pecore, capre ebovini.Tali animali, altamente suscettibili, agiscono quindicome ospiti sentinella, ed evidenziano l’attività

virale della RVF, mostrando chiari segni di malattia.Regioni come l’Africa Orientale (Kenya, Tanzaniae Uganda) e l’Africa Meridionale (Zambia,Zimbabwe e Sud Africa), che hanno introdottotali razze, sono state, infatti, colpite gravementeda tale malattia, come ‘altronde altri Paesi confinanti,

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CONSIDERAZIONI ECOLOGICHE IL BIOTOPO DEGLI UADI NELLA PENISOLA ARABA

Il Tihama costituisce l’intera pianura costiera della Penisola Araba ad ovest e sudovest dell’Arabia Saudita

e dello Yemen. È rappresentata da basse colline che fiancheggiano la catena montuosa che si estende da

Nord a Sud. Gli Uadi o vallate fluviali costituiscono le piane alluvionali dei fiumi del Tihama al loro

sorgere dalle montagne. Questi suoli sono costituiti da sabbia, siltiti fertili e argilla, a bassissimo contenuto

salino, con scarso quantitativo di humus o azoto. La prima zona ecologica è costituita da praterie di Panicum

e Cyperus, alluvionate su base stagionale. In molte aree, i bacini idrografici terrazzati hanno permesso di

migliorare l’impiego dell’acqua portata dai fiumi in questi punti. La seconda e più ampia zona ecologica

fiancheggia i fiumi fino al mare, e consiste di Acacia zizyphispina e Dobera spp., con alcune erbe e nuda

terra. Le zone fluviali sono caratterizzate dalla presenza di piante di Dactyloctenium e sono modificate in

alcuni uadi dalla presenza di sistemi di canalizzazione laterale che si estendono a nord e a sud dei fiumi.

I fiumi hanno un flusso stagionale, sono alimentati perlopiù dal bacino montuoso, e sono secchi per la

maggior parte dell’anno. In direzione del mare esiste una striscia di terra ad elevato contenuto salino,

coltivata con Salsola spp.

Il biotopo del Tihama è stato oggetto di sviluppo agricolo estensivo nel corso degli ultimi 20-30 anni visto

l’incrementato impiego delle risorse idriche disponibili per la coltivazione. Questi cambiamenti hanno

un impatto diretto sull’ambiente, con la creazione di vasti habitats per i vettori del virus della RVF. In

Yemen, per esempio, lo uadi più ampio (lo uadi Mawr) si estende per circa 18000 ettari ed è alimentato

da un sistema di canalizzazione delle acque.

I metodi impiegati per utilizzare le piene negli uadi sono molto simili in Arabia Saudita e nello Yemen.

L’agricoltura è praticata nei bacini alluvionali dei fiumi e nei terreni sabbiosi circostanti. Il flusso dell’acqua

è diretto verso i campi da sistemi di canalizzazione e le nuove aree sono alluvionate in modo sequenziale.

Insieme alle piogge, tutto ciò origina molte raccolte d’acqua di varie dimensioni che fungono da siti di

riproduzione per alcune specie di zanzare.

Le modifiche degli uadi, finalizzate ad un miglior impiego dell’acqua disponibile, favoriscono lo sviluppo

di siti di riproduzione più ampi per le specie di zanzare che sono ritenute di grande importanza per la

trasmissione e l’amplificazione del virus della RVF.

Ulteriori ecozone, dove potrebbero verificarsi dei focolai di amplificazione primaria del virus della RVF

a seguito della comparsa di zanzare del genere Aedes, sono quelle delle praterie degli altopiani umidi,

dove viene coltivata l’Acacia combretum e specie affini. Queste si ritrovano in Thaiz e nei Governatorati di

Ibb ed anche in Sa’dah. La diffusione del virus potrebbe risalire i corsi degli uadi fino alle zone montuose,

specialmente dove queste sfociano in piane alluvionali con sacche di argilla.

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i quali hanno importato ruminanti esotici in periodisuccessivi.Epizoozie di RVF si evidenziano anche neglianimali domestici delle zone aride e semi-aridedel Saheli a Nord e Sud del Continente e sembranoessere più suscettibili degli animali allevati nellezone boschive ed arbustive e nelle foreste. Focolaidi malattia hanno interessato animali, in particolarepecore, capre e cammelli, in Sudan, Mauritania eSenegal, con presenza di aborto, anche se ad unlivello inferiore rispetto alle razze esotiche – disolito il 5-40% di tasso di aborto nei piccoli ruminantie livelli inferiori o assenza nei bovini - e qualchecaso di natimortalità.I cammelli rappresentano probabilmente il migliorsistema sentinella per la RVF, nelle zone aride esemi-aride africane, in quanto si potrebbe avereaborto nelle femmine gravide. Questo in caso dielevati livelli di amplificazione virale, associatiad estesi fenomeni alluvionali nelle zone fluviali.Bisognerebbe stabilire sistemi di sorveglianza perla RVF in aree a nord dell’attuale territorio diestensione della malattia.I delta del Tigri/Eufrate in Iraq e Iran e tutte lezone della Penisola Araba in cui sono presenti

progetti di irrigazione, anche se ben condotti,nonché oasi o sistemi di imbrigliamento delleacque sono considerati ad alto rischio di diffusionedella RVF. Più ad Est, i delta dei fiumi in Pakistane India possono essere considerati zone dipotenziale diffusione della RVF, a causa dei ventiprevalenti e dei traffici commerciali di animali,anche se a livelli inferiori rispetto alle precedentizone a causa della maggiore distanza dalle zonedi endemia.

Modalità di trasmissionee di diffusione della RVF

Come già ricordato, il virus della RVF è un arbovirustrasmesso per via transovarica da zanzare delgenere Aedes del gruppo Neomelaniconium. Esse

si riproducono in piccole raccolte d’acqua di originealluvionale e in zone inondate, presenti su tuttoil territorio della Valle del Rift. Sono presenti nelleforeste tropicali, in Guinea e Sudan, come nellezone aride e semi-aride, ovunque siano presentizone alluvionate da straripamenti di fiumi. Lealluvioni sono chiaramente associate a precipitazioni,

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Tipico ecosistema in prossimità delle montagnedove si sono avuti focolai di RVF in ArabiaSaudita

MODALITA’ DI TRASMISSIONE• Zanzare

• Vettori primari – Aedes spp. appartenenti

al gruppo Neomelaniconium

• Diversi vettori secondari – specie di

Culex, Anopheles, Aedes (Stegomyia),

Mansonia, Eretmopodites

• Alcuni vettori meccanici – Culicoides

spp. ed altri artropodi ematofagi

• Non si trasmette attraverso contatto

diretto tra animali

• Aerosol di sangue da tessuti infetti, come

feti o nel corso della macellazione di animali

infetti, all’uomo

• Carne durante la macellazione

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ciò si verifica per lo più nelle zone umide di altaquota, meno frequentemente nelle zone aride esemi-aride. Ma nelle zone boschive non sonopresenti generalmente ospiti sensibili, in gradodi agire da animale sentinella, nonostante che acadenza annuale o biennale siano presenti vettoriinfetti.Gli animali suscettibili sono presenti principalmentenelle praterie arbustive o boschive e nelle zonesemi-aride, presenti in tutto il Continente africanoda Nord a Sud.È in queste zone che la RVF rappresenta unapatologia a carattere epizootico. L’attività viralea carattere epizootico è stata associata a periodidi piovosità elevata, con persistenza superiorealle medie stagionali. Durante tali periodi piovosi,il livello delle acque aumenta al punto tale percui le raccolte d’acqua, chiamate nelle differentizone del Continente: dambo, walo o dieri, si possonoconsiderare alluvionate. Le alluvioni persistonoper diverse settimane e le zone alluvionate possonoessere il risultato di precipitazioni avvenute inzone distanti, e non di piogge locali. L’esito di talialluvioni è la comparsa di una singola generazionedi zanzare del genere Aedes (Neomelaniconium),come A. lineatopennis, A. macintoshi e A. vexans.

Esse, o parte di esse, possono essere infette con ilvirus della RVF e quindi possono reinfettare iruminanti o i cammelli, esposti alla loro puntura,durante l’abbeverata o quando sono al pascolo inprossimità delle raccolte d’acqua. Tale situazionepuò dare luogo ad una epizoozia, se la presenzadi acqua persiste per un periodo di 4-6 settimaneo più. Infatti ciò permette la rapida riproduzionedelle zanzare che fungono da vettori secondari,fino a generare un’enorme popolazione di zanzare,come sempre durante i periodi epidemici di RVF.Tali zanzare appartengono a generi diversi: Culex,

Anopheles, Aedes (Stegomyia) e Mansonia. È risaputoanche che altri artropodi ematofagi possono

Dambo inondato in Kenya

Ciclo teorico di trasmissione del virus della RVF

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trasmettere meccanicamente il virus della RVF.Gli “aghi volanti” (flying needles) predominantisembrano essere artropodi delle specie Culicoides

spp., Stomoxys spp. e tabanidi. Glossina spp. (lamosca tsetse) può anch’essa trasmetteremeccanicamente il virus della RVF.Diffusione della RVF

Le condizioni climatiche che predispongono aepidemie importanti di RVF sembrano interessareregioni molto ampie. I determinanti climatici comele zone di convergenza intertropicali (ITCZ)rappresentano caratteristiche continentali. Questospiega l’origine simultanea multifocale della RVFdurante i primi giorni di un’epizoozia. La malattianon si diffonde come le classiche malattie contagiose.Si presenta in diverse zone, nello stesso periodo.La diffusione locale dal focolaio iniziale si puòverificare mediante spostamento di vettori infetti,ma l’attività di tipo epizootico della RVF richiedela presenza di un enorme numero di vettori,eventualità chiaramente limitata se non esistonocontemporaneamente condizioni climatico-ambientaliparticolarmente favorevoli.La malattia persiste per periodi di 8-16 settimanedurante le quali il tasso di infezione può diminuireed annullarsi. La curva epidemica si completageneralmente in 16-20 settimane in condizioniecologiche caratterizzate da periodi di aridità edi semi-aridità, ma possono essere riscontrati casiancora per uno o due anni nelle zone costiere piùtemperate o in aree umide di alta quota. La RVF, per quanto evidenziato a tutt’oggi, nonsembra diffondersi mediante movimentazione dianimali infetti da zone infette a zone non infette.Ma, in ogni caso, tale meccanismo è stato suggeritoper spiegare l’insorgenza della malattia in Egittoe nella Penisola Araba, anche se non c’è evidenzaa supporto di questa ipotesi. La globalizzazionedei mercati e la riduzione dei tempi di trasportohanno creato nuovi scenari di diffusione, chedevono essere considerati nell’epidemiologia delle

malattie animali a diffusione transfrontaliera.La trasmissione del virus della RVF per contattodiretto è stata difficile da dimostrare. Non c’è stataevidenza, in campo, che tale via di trasmissionesia significativa durante le epizoozie. Si è evidenziatoperò come, in caso di RVF, l’allontanamento dellegreggi infette dalle zone con la presenza dei vettori,abbia dato luogo alla scomparsa totale della RVFdopo pochi giorni, per cui si ritiene che la RVFsia una malattia animale a trasmissione vettoriale.

Sintomatologia della Febbredella Valle del Rift

Le epizoozie di RVF possono svilupparsi a seguitodei fenomeni climatici descritti nel precedentecapitolo, generalmente associati a piogge cospicuee persistenti, che danno luogo a fenomeni alluvionali,con successiva comparsa di enormi popolazionidi zanzare. La comparsa della malattia è immediatae drammatica. I sintomi iniziali dipendono dallarazza e dal genotipo degli animali colpiti. Ad ognimodo, la rapida comparsa di aborto in pecore,capre, bovini o cammelli su una vasta area è conogni probabilità il sintomo più significativo.Potrebbe anche evidenziarsi morte improvvisa emalattia con elevata mortalità in tutte le specie,in particolare nel primo periodo post-natale. Quasiil 100% dei giovani agnelli di razze suscettibilipossono morire. Animali meno giovani, da unoa quattro mesi di età, possono soffrire di malattiaacuta febbrile con prostrazione ed il 10-40% dimortalità. Animali adulti di mandrie da lattemostrano malattia febbrile con agalassia. Comunque,possono verificarsi decessi in tutte le fasce di età.Giovani adulti di pecore di razza esotica, adesempio, possono morire con epatite acuta edittero. La simultanea comparsa di una sintomatologiasimil-influenzale in personale addetto alla custodiadegli animali è un’ulteriore caratteristica dellaRVF in forma epizootica.

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Bisogna considerare che i genotipi resistenti dipecore e bovini indigeni africani spesso nonmostrano sintomatologia clinica, pur avendo unbreve periodo di viremia. Comunque, in alcunicasi, vacche e pecore possono presentare abortiche vengono erroneamente diagnosticati. Il tassodi aborto può raggiungere il 30% degli animalinei piccoli ruminanti, ma raramente supera talivalori.RVF in pecore e capreLa sintomatologia clinica della RVF nelle pecoree nelle capre è stata suddivisa in quattro forme,in relazione alla gravità della malattia. Formaiperacuta, acuta, subacuta e inapparente. Ogniforma è distinta dalle altre. In generale, le capresono colpite meno intensamente delle pecore, conmorbilità e mortalità molto minori, con minornumero di aborti e segni clinici meno gravi.Forma iperacuta di RVF

Razze di pecore suscettibili possono presentare il90-100% di aborto nei periodi di intensa trasmissionevirale della RVF in condizioni di epizoozia. Muorecirca l’ 80 - 100% degli agnelli al disotto dei diecigiorni di età. La maggior parte dei decessi si verificaimprovvisamente entro 12 ore dalla comparsadella piressia (40-42°C). Collasso e morte possonorappresentare l’unico riscontro sintomatologico.

Altri agnelli possono essere depressi, troppo deboliper succhiare il latte o stare in stazione quadrupedale,e morire in 24-48 ore, senza mostrare alcun segnodi malattia clinica ad eccezione di febbre, frequenzarespiratoria aumentata e prostrazione.Forma acuta di RVF

Gli agnelli di due-tre settimane di età e tutte le razzesuscettibili, possono presentare segni clinici gravi confebbre elevata e frequenza del respiro anch’essa

Aborto a seguito di infezione da RVF

SINTOMATOLOGIA CLINICA DELLA RVF

• Comparsa improvvisa di aborti che

coinvolgono la maggior parte degli animali

(il cosiddetto “abortion storm”)

• Fino al 100% di mortalità in agnelli al

di sotto dei 5-6 giorni di età

• Febbre alta, linfoadenite, scolo nasale

ed oculare negli animali adulti

• Diarrea fetida profusa (spesso emorragica)

•Vomito, coliche addominali

• Prostrazione severa, disgalassia, ittero

• Periodi di epizoozia di 8-16 settimane

Pecora in fase di aborto a seguito di RVF

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aumentata, scolo nasale mucopurulento o siero-emorragico, iperemia congiuntivale, vomito e spessodolore addominale. Si possono riscontrare linfoadenitegeneralizzata e disturbi di deambulazione. Gli animalisono restii al movimento, diventano incapaci dimantenere la stazione quadrupedale e spesso sviluppanodiarrea emorragica e aborto. La mortalità si manifestadopo 24-48 ore e può diffondersi a tutto il gregge.Tali sintomi persistono per circa 10 giorni. I tassi dimortalità possono variare dal 10 al 60%. Generalmente,gli animali malati e quelli guariti mostrano ittero digrado variabile da moderato a grave.Forma subacuta di RVF

È più frequente negli animali adulti. Si sviluppauna reazione febbrile di 40,5-42°C che persiste dauno a cinque giorni. Si rileva anoressia, iperemiacongiuntivale, scolo nasale, vomito ed altri segniche generalmente sono meno gravi che neglianimali giovani. L’aborto è caratteristico, cosìcome la diarrea. Le coliche possono essere menoevidenti, ci può essere perdita di coordinazionedei movimenti, gli animali sono deboli o incapacidi mantenere la stazione quadrupedale per moltigiorni ma in gran parte guariscono. Molti presentanoittero e possono avere crescita stentata e debolezzaper diversi mesi. Il tasso di mortalità può esseredell’ordine del 5-20%.Forma inapparente di RVF

Si manifesta in animali più anziani o resistenti.Ci possono essere periodi di febbre transitoria,che può passare inosservata. La febbre puòaccompagnarsi a depressione o ad un breve periododi inappetenza, di grado irrilevante. Queste infezionisono riscontrabili solo mediante test sierologici.In seguito a tali infezioni, si può avere aborto.La RVF nei boviniForma iperacuta di RVF

Colpisce i vitelli di meno di 10 giorni di età, chepossono morire in 20-24 ore anche in assenza disintomatologia. Segni di malattia, eventualmentepresenti, sono rappresentati da scolo nasale e

congiuntivale siero-emorragico, frequenzarespiratoria elevata e temperatura di 41,5-42°C.Si può verificare prostrazione totale con l’animaleche giace sul fianco, opistotono e disturbi respiratoriprogressivamente ingravescenti. Il decorso dellamalattia è rapido e la morte si verifica entro le 48ore. In razze geneticamente suscettibili, si puòraggiungere il 70% di mortalità.Forma acuta di RVF

Vitelli meno giovani, vitelli di un anno ma ancheanimali adulti mostrano reazione febbrile elevatadi 41,5-42°C, scolo nasale e lacrimale a volte constriature emorragiche, anoressia parziale o totale,lieve depressione e prostrazione. Gli animalipossono preesentare coliche con diarrea fetidaemorragica che persiste per diversi giorni. Si puòsviluppare tosse produttiva con dispnea e rantoli.I linfonodi superficiali generalmente si presentanotumefatti e ci può essere disgalassia negli animaliin lattazione. Possono essere presenti emorragiedal naso e dalla bocca. Generalmente si ha aborto.La febbre e la sintomatologia possono persistereper 3-10 giorni, durante i quali molti animaliperiscono. L’ittero si sviluppa di conseguenza e,se di grave entità, possono manifestarsi ulterioridecessi. Animali di tutte le fasce di età, dai tremesi in poi, possono mostrare tutti o parte deisuccitati sintomi e si può avere mortalità variabile,dal 10 al 40%, di solito negli animali più giovani. Forma subacuta di RVF

Gli animali più anziani generalmente mostranouna risposta meno evidente alla RVF, che puòmanifestarsi con la presenza di rialzo termico, conscolo nasale e lacrimale e disgalassia della duratadi 3-7 giorni. Si può avere un breve periodo diprofusa diarrea liquida, spesso accompagnata acolica. Segni clinici respiratori possono riscontrarsicon aumento di frequenza, tosse produttiva erantoli. L’aborto è forse la conseguenza più comunee può verificarsi durante la fase acuta della malattiao fino a 6-8 settimane più tardi. Possono esserci

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alcuni decessi. Una persistenza della malattia informa subdola può seguire tali infezioni di gradomoderato, e si esprime con ittero di grado damoderato a grave e danno epatico. Lafotosensibilizzazione è un sintomo da RVF.Forma inapparente di RVF

La RVF è di solito inapparente nella maggior partedegli adulti anche di razze sensibili e dei bovinidi razze autoctone africane, che sono relativamenteresistenti alla RVF. L’aborto può seguire l’infezionein genotipi suscettibili ma è raro negli animali dirazza autoctona nelle classiche zone di endemiadi RVF del continente. Questa è la forma piùcomune di RVF epizootica, dove solo il calo dellaproduzione lattea, che è possibile mettere inevidenza solo a seguito di valutazioni a posteriori,associato ad aborti e l’utilizzo dei test sierologicirivelano la reale estensione dell’infezione.La RVF nei cammelliIn seguito alla infezione, i cammelli normalmentenon mostrano segni clinici e ricadono nel gruppodi animali con infezione inapparente. Hanno unbreve periodo di viremia, anche se l’aborto èconseguenza comune dell’infezione ed i pastoririferiscono di aborto in “tutti i loro cammelli”. Lapresenza dell’infezione può essere confermatacon gli opportuni test sierologici. I decessi siverificano nel primo periodo post-natale in giovanicammelli nati durante periodi di epizoozia di RVF,probabilmente proprio a seguito dell’infezione.La RVF nei ruminanti selvaticiDurante le epizoozie di RVF, i ruminanti selvaticinon manifestano segni clinici di malattia al contrariodegli animali domestici presenti nei pascoli comuni.Si evidenzia risposta anticorpale nei confronti delvirus e, anche a seguito di infezione inapparente,si possono avere aborti, anche se ciò è difficile dadimostrare in condizioni di campo. Il bufaloafricano, Syncerus caffer, presenta viremia per 2giorni a seguito di inoculazione sperimentale, ele bufale possono abortire se gravide.

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Sindrome epatica, vasculite e necrosiepatica. Lesioni macroscopiche da RVFacuta in campioni di fegato di topo. Le-sioni simili si vedono in altre specie

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Patologia clinica• Leucopenia• Livelli enzimatici elevati nel sangue, associatia danno epatico• Trombocitopenia

La viremia persiste per tutto il periodo di reazionefebbrile bifasica ed anche in seguito. Si riscontramarcata leucopenia, più evidente nel periodoprecoce dell’infezione. Danni epatici gravi provocanol’innalzamento dei livelli di enzimi sierici, come,ad esempio, la glutammato deidrogenasi (GLDH).Riscontro anatomo-patologico

•Ingrossamento epatico e necrosi, inizialmentelocalizzata poi diffusa a tutto il fegato•Congestione epatica, con fegato di colorebronzeo tendente al giallo

•Petecchie ed ecchimosi emorragiche estesea tutta la carcassa•Gastroenterite emorragica grave•Linfadenopatia generalizzata•Edema ed enfisema polmonare•Riscontri simili nei feti, con autolisi

Le alterazioni patologiche più importanti si ritrovanonel fegato. La gravità delle lesioni che si creanodipenderà dall’età e dalla suscettibilità deglianimali infetti. Sono più gravi in giovani agnellie meno negli animali anziani.Sono presenti necrosi epatiche in tutte le carcassedi animali infetti di RVF dato che le lesioni sisviluppano nel primo stadio della malattia. Neiprimi stadi il fegato è congesto, tumido e ingorgatocon margini arrotondati e diverse emorragiepetecchiali sparse. Successivamente, le necrosipossono essere evidenti come piccoli focolai di 1-3

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Emorragie e scolo emorragico dalle narici

Intestino con petecchie emorragiche sullasuperficie sierosa

Emorragie della mucosa dell’abomaso

Linfonodo emorragico ed edematoso

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mm, che confluiscono a formare larghe aree dinecrosi coinvolgenti tutto il fegato.Possono esserci petecchie ed ecchimosi emorragichediffuse nel parenchima visibili a livello subcapsulare.Le alterazioni necrotiche inducono ittero che sistabilizza allorquando il fegato assume un colorebronzeo a seguito dello sviluppo di congestione,aree necrotiche ed ittero. Negli stadi più tardiviil fegato diventa completamente giallo con ittero.Le petecchie e le ecchimosi emorragiche possonoessere ritrovate su tutta la carcassa negli agnelli.Sono particolarmente evidenti sulle superfici della

pleura e delle sierose delle cavità corporee, sucuore, cistifellea, reni, vescica e altri organi. Puòanche esserci fluido ascitico striato di sangue.Il tratto digerente di solito mostra infiammazionevariabile da catarrale a emorragica e necrosi. Lesuperfici sierose possono presentare emorragiecossì come le mucose dell’intestino, in particolaredell’abomaso, del piccolo intestino e della valvolaileo-cecale. I polmoni possono essere congesticon edema ed enfisema e le emorragie subpleurichesono di comune riscontro. Il cuore presentaemorragie subepicardiche ed endocardiche. Èpresente linfoadenopatia generalizzata coinvolgentei linfonodi superficiali e viscerali. Questi sipresentano edematosi e con emorragie petecchiali.La milza può presentarsi ingrossata con emorragiesottocapsulari. Alterazioni simili possono ritrovarsinei feti, particolarmente a carico del fegato dovesi possono riscontrare vari livelli di necrosi. Èanche presente placentite necrotica.

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Milza con emorragie subcapsulari

Differenti livelli di necrosi epatica a seguito di infezione da RVF

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Diagnosi differenziale

Singoli casi di RVF possono essere confusi conmolte malattie virali che causano morte improvvisanelle pecore e provocano linfoadenopatiageneralizzata, petecchie ed ecchimosi emorragichesu tutta la carcassa.La RVF si manifesta in modo drammatico con leseguenti caratteristiche:

• insorgenza improvvisa di numerosi abortia tutti gli stadi di gestazione; questi possonointeressare un’area estesa o essere diffusi atutta una nazione;• malattia febbrile acuta con alti tassi diletalità negli animali giovani;• lesioni epatiche presenti in tutti i casi;• associata a presenza di enormi popolazionidi zanzare e/o inondazioni;• anche associata a sintomatologia similinfluenzale nell’uomo;

Di seguito vengono descritte le malattie che possonopresentarsi con caratteristiche simili.Nairobi sheep disease. Causa aborti, alti tassi diletalità e provoca gastroenterite in pecore e capre.Si differenzia dalla RVF in quanto è patogena siaper gli animali neonati sia per gli animali adulti.Causa aborto e malattia clinicamente evidente,anche se in forma sporadica. I decessi si evidenzianogeneralmente in animali più anziani e le carcassemostrano emorragie simili ma senza epatite.Bluetongue. Causa una malattia febbrile spessoassociata a diarrea ma provoca anche edema delmusello e lesioni orali facilmente riconoscibilinella gran parte dei casi. L’iperemia e le erosionidella mucosa orale, la laminite e l’infiammazionedel cercine coronario con iperemia cutanea aiutanella differenziazione clinica. Quando si ha morteimprovvisa durante la fase viremica, sono evidentipetecchie ed ecchimosi emorragiche generalizzateche sono simili alla RVF all’esame anatomo-patologico. Non è presente epatite.Heartwater. Può causare morte improvvisa conlinfoadenopatia ed emorragie diffuse a tutta lacarcassa. Non è presente epatite e la presenza difluido nelle cavità sierose è imponente e moltoevidente. Possono essere presenti segni neurologici.Si possono preparare strisci di tessuto cerebraleper una diagnosi eziologica definitiva.Febbre effimera. Provoca una sindrome clinicamolto simile alla RVF nei bovini da latte. Si evidenziainsorgenza improvvisa di febbre come nella RVFma di solito di gravità più elevata. Si ha ugualmentedisgalassia, così come lo scolo nasale ed oculare.Comunque, la debolezza muscolare e l’impossibilitàa mantenere la stazione quadrupedale, caratteristichedella febbre effimera, non si verificano nella RVF.La febbre effimera non provoca malattia nellepecore, capre e giovani bovini.Wesselbron. Il virus Wesselbron è stato confusocon la RVF in Sud Africa, dove ha provocato

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• Nairobi sheep disease – Assenza di

epatite, non sono colpiti gli agnelli neonati

• Bluetongue – lesioni alla bocca ed ai

piedi (infiammazione del cercine coronario)

• Heartwater – fluido sieroso nelle cavità

corporee; segni neurologici

• Febbre effimera – impossibilità a

mantenere la stazione quadrupedale e

rapida guarigione

• Wesselbron – malattia virale rara, meno

grave della RVF

• Toxoplasmosi, leptospirosi, brucellosi,

febbre Q, salmonellosi – metodi diagnostici

di base per la diagnosi differenziale

• Peste dei piccoli ruminanti – alta mortalità

negli agnelli

• Afta epizootica – mortalità neonatale ed

aborti nei piccoli ruminanti – lesioni alla

bocca e alle zampe

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malattia con lesioni simili, in circostanzesovrapponibili dal punto di vista epidemiologico.Questa malattia non ha provocato problemi altrovein Africa né in epizoozie successive in Sud Africa.Toxoplasmosi, leptospirosi, brucellosi, febbre Q

e salmonellosi. Sono malattie simili alla RFV dalpunto di vista sintomatologico, per cui devonoessere prese in considerazione come diagnosidifferenziale. Comunque, non si presentano inmodo così esplosivo e non riguardanocontemporaneamente allevamenti su vaste aree.Non sono associate a piogge né producono elevatamortalità neonatale. Per la diagnosi è necessariauna buona competenza laboratoristica di supporto.

Diagnosi di RVFDiagnosi diretta

• Test dell’immunodiffusione in gel di agar(AGID)• Isolamento virale su tessuto-colture• Identificazione virale mediante RT-PCR• Test ELISA capture• Immunoistochimica

Diagnosi indiretta

• Test ELISA per la ricerca di IgM/IgG• Immunofluorescenza indiretta/test dellaperossidasi• Test della sieroneutralizzazione virale inmicrometodo• Test dell’emoagglutinazione indiretta• Test di riduzione delle placche

Il Manuale degli standard per tests diagnostici e vaccini

dell’Organizzazione mondiale per la Sanità animale(OIE) contiene linee guida per il prelievo deicampioni e le tecniche diagnostiche da utilizzareper la diagnosi di infezione da RVF.La RVF dovrebbe essere sospettata quando siverifica l’insorgenza improvvisa di un gran numerodi aborti nelle popolazioni di bovini, pecore, capreo cammelli associata ad elevata mortalità neonatalee presenza di lesioni epatiche. Casi di malattia

nell’uomo associati a quelli presenti negli animalipossono essere di supporto per emettere un sospetto.Una diagnosi sospetta può essere emessa sullabase del quadro clinico, di fattori ecologici eclimatici come la presenza di enormi popolazionidi zanzare, unitamente alla natura esplosiva edall’insorgenza improvvisa della malattia.Conferma di laboratorio della RVFIl virus della RVF appartiene al gruppo dei virusdelle febbri emorragiche umane come l’Ebola ela Crimean Congo haemorragic fever. Tali virusrappresentano un serio pericolo per tutto il personaleche manipola carcasse infette, sangue ed altritessuti sia durante le macellazioni in campo siain laboratorio. Per tale ragione si raccomanda aiveterinari di campo ed ai laboratoristi di sottoporsi,se posssibile, alla vaccinazione contro la RVF. Lamanipolazione di materiale infetto dovrebbe essereeseguita esclusivamente in laboratori con livellodi sicurezza P-2/P-3 oppure sotto cappe di sicurezza

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Gestione dei casi di febbre emorragica

negli ospedali africani

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di tipo II e respiratori con filtro HEPA, in mododa garantire la sicurezza degli operatori. Per talemotivo, le procedure diagnostiche più appropriatedipendono direttamente dalle strutture edattrezzature disponibili.Test diagnosticiCi sono due tipi di metodi diagnostici. Si puòeffettuare una diagnosi diretta, volta allaidentificazione e/o all’isolamento del virus odell’antigene della RVF, ed una diagnosi indiretta,per evidenziare, nel siero, la presenza di unincremento del titolo anticorpale specifico controla RVF o per evidenziare la presenza di IgM. Ilsistema prescelto dipenderà dalle attrezzature edalle strutture disponibili.Ricerca del virus/antigene della RVF

•Test di diffusione doppia in gel di agarmediante impiego di tessuto da testare (fegatoo milza), controllo positivo e controllo negativoper RVF e siero immune• Kit ELISA capture, disponibile in commercio,per la ricerca dell’antigene virale della RVF• RT-PCR (reverse transcription-polymerasechain reaction) per l’identificazione del virusdella RVF• Isolamento virale, da topini lattanti o svezzatio da criceti, mediante inoculazioneintraperitoneale (topi e criceti muoiono in 3-

4 giorni)• Identificazione virale su tessutocolture – ilvirus della RVF può essere identificato sucolture in 12-36 ore medianteimmunofluorescenza o immunoperossidasisu cellule fissate• Sezioni al criostato di tessuti fissati informalina e colorate con metodiimmunoistochimici per la RVF• Istopatologia di campioni di fegato conevidenziazione di necrosi caratteristica delvirus della RVF con presenza di corpi inclusiintracitoplasmatici ed endonucleari

Determinazione di anticorpi specifici nei confronti

del virus della RVF

• Kit ELISA per la ricerca di anticorpi di classeIgM• Kit ELISA per la ricerca di anticorpi di classeIgG• Test della sieroneutralizzazione virale inmicrometodo• Test di riduzione delle placche sutessutocolture• *Test dell’immunofluorescenza indiretta• *Test dell’emagglutinazione indiretta(*Questi test possono presentare problemi dicross-reazione a basso titolo con altri Phlebovirus,ma titoli elevati sono specifici come ad esempiotitoli da 1/160 a 1/320 o superiori).

Raccolta di campioni per la diagnosi di RVF

Refrigerare e non congelare.• Sangue venoso periferico in EDTA o eparina• Aliquote di fegato, milza o linfonodi inghiaccio• Campioni di tessuti analoghi in formalinatamponata• Fegato fetale e milza in ghiaccio• Sangue coagulato per la raccolta del sieroper test sierologici (far depositare il coaguloo rimuovere il coagulo prima della spedizione)

Tutti i campioni di tessuto dovrebbero essere

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Particelle del virus della RVF in colture cellulari24 ore post inoculazione con campioni perfini diagnostici

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trasportati in una sospensione di tampone salinofosfato (PBS)/glicerolo. I campioni in formalinatamponata possono essere trasportati in condizionisfavorevoli per molti giorni senza deteriorarsi.Per ulteriori dettagli vedi il Manuale degli standard

per i test diagnostici ed i vaccini, pubblicato dall’OIE(www.oie.int).Quali campioni occorre raccogliere in caso di

focolaio?

Presso il focolaio in cui pecore, bovini o cammellistanno abortendo ed è presente nati-mortalità, sisuggerisce la raccolta dei seguenti campioni:

• 10-20 campioni di siero da animali che hannorecentemente abortito• 10-20 campioni da animali che non hannoabortito• sangue con aggiunta di anticoagulante daanimali con febbre di 40,5°C-42°C• fegato e milza da animali appena deceduti,conservati in ghiaccio o in sospensione diglicerolo/PBS e/o in formalina tamponata• fegato, milza e cervello da feti freschi

Quali informazioni sono richieste?

Devono essere raccolte le seguenti informazionidi base:

• sito di campionamento con mappa diriferimento e indirizzo completo• nome del proprietario, indirizzo per eventualecontatto, telefono, ecc.• allevamento/gregge/razza/tipo infetto,numerosità ed età del gruppo• data del primo caso/data di campionamento• età dei gruppi di animali sani/sopravvissuti/chenon hanno abortito• anamnesi clinica completa• presenza/assenza di malattia febbrilenell’uomo• caratteristiche ecologiche di base dell’areainfetta

Prevenzione e controllodella Febbre della Valle del Rift

Il sospetto precoce della presenza della RVF è unprerequisito per un controllo efficace della malattia.Il monitoraggio di allevamenti sentinella è statoimpiegato in diverse parti dell’Africa per monitorarela circolazione virale in popolazioni suscettibili.Tale sistema di controllo può essere incrementatomediante monitoraggio aggiuntivo dei parametriclimatici (vedi: Verso un sistema di allerta precoce

per la prevenzione della RVF: immagini satellitari,

pag. 35).

Monitoraggio di allevamenti sentinellaLe attività dovrebbero essere dirette ad unasorveglianza attiva della malattia per creareinformazioni di base sulle caratteristiche ditrasmissione virale nei periodi interepidemici,sulle aree a rischio e sull’allerta rapida per ogniattività virale in aumento o sull’incremento dellepopolazioni di vettori. Questa sorveglianza dovrebbeessere svolta mediante sopralluoghi sul campo econtatti con gli allevatori e le comunità e dovrebbeincludere surveys sierologici periodici,geograficamente rappresentativi, appositamentestudiati e tecniche di epidemiologia partecipativa.Ai fini del controllo della malattia il rilievo

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Controllo di un allevamento sentinella in Mali

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dell’attività virale della RVF mediante i controllisierologici, di solito, è troppo tardivo.In Africa, gli allevamenti sentinella sono unostrumento importante per ottenere informazioniepidemiologiche di base sulla RVF. Di solito sonopiccoli allevamenti di ruminanti situati in areegeograficamente rappresentative. Dovrebberoessere selezionati siti in cui l’attività riproduttivadelle zanzare sembra essere più intensa, ad esempiovicino a fiumi, paludi o dighe. Tali siti sono zonedi depressione che vengono inondate duranteperiodi prolungati di pioggia oppure lungo canalidi irrigazione.Perché tale sistema possa considerarsi efficace edaffidabile, gli allevamenti sentinella dovrebberoessere monitorati in associazione con il monitoraggiodi altri indicatori di rischio come i parametriclimatici (cfr paragrafi di seguito). Nel momentoin cui vengono identificati gli allevamenti, ai

proprietari viene richiesta collaborazione e vengonofornite informazioni di base e sottolineatal’importanza delle attività di monitoraggio. Alfine di garantire la cooperazione degli allevatori,dovrebbero essere forniti incentivi ad ogni visita,come ad esempio antiparassitari gratuiti perparassiti intestinali. Se possibile, evitare di distribuire

acaricidi, pour-on o insetticidi, dato che la loroapplicazione influenza il tasso di attacco da partedei potenziali artropodi vettori.Vengono identificate e marcate circa 30 pecore ocapre femmine (con due incisivi permanenti). Lascelta di femmine giovani riduce la possibilità chequesti animali vengano macellati o venduti trauna visita e l’altra. Gli animali dovrebbero avereun’età di almeno un anno, l’ideale sarebbe tra 12e 15 mesi. Alla prima visita, vengono prelevaticampioni di sangue per effettuare i test per laricerca di anticorpi delle classi IgG e IgM controla RVF. Gli allevamenti sentinella dovrebberoincludere solo animali sierologicamente negativi.Se qualche animale risulta sierologicamente positivodeve essere escluso dal monitoraggio e rimpiazzatoda un animale sierologicamente negativo.Gli allevamenti sentinella devono essere visitatiad intervalli regolari. Idealmente, gli animalidovrebbero essere campionati all’inizio dellastagione delle piogge e successivamente ogni 4-6settimane fino al termine della stagione dellepiogge. Nel corso di un anno tipo, ciò risulterebbein 4-5 visite per allevamento. Ad ogni visita vengonoraccolte le informazioni di base e viene prelevatoil sangue da tutti gli animali sentinella. I campionisono poi inoltrati al laboratorio veterinario diriferimento nazionale e testati entro 2 giornidall’arrivo, per la presenza di anticorpi di classeIgM e IgG.È necessario mantenere il numero di animaliall’interno dell’allevamento sentinella al di sopradei 20 animali per ogni sito. Ciò significa che adogni visita può essere necessario identificarne dinuovi visto che alcuni animali dell’allevamentopotrebbero essere morti o rimossi per altri motivi.In caso di sieroconversione, tali animali sonoesclusi dai successivi prelievi e sostituiti da animalisensibili.Il principio è quello di mantenere, in ogni momento,

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Controllo di un allevamento sentinella in

Mauritania

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un numero minimo di animali (pecore o capre)ben identificati e pienamente suscettibili alla RVFnei vari siti e di seguirli attentamente mediantecontrolli clinici e sierologici per identificare intempo l’eventuale circolazione virale.

Verso un sistema di allerta precoce per laprevenzione della RVF: immagini satellitariI tre prerequisiti essenziali affinché si verifichiun’epidemia sono: l’esistenza di una popolazioneanimale suscettibile, un incremento massivo dellepopolazioni di zanzare vettori e la presenza delvirus della RVF. Ipotizzando la continua presenzao almeno la vicinanza del virus in regioni in cuila malattia si è già verificata, i primi due fattoridiventano fattori chiave per una previsione precocedella possibile attività virale della RVF.I primi lavori effettuati, con l’obiettivo di individuarestrumenti per prevedere la possibile insorgenzadella RVF, sono stati incentrati in Kenya su un’areadi studio dove per molti anni sono stati raccoltidati di campo sull’attività del virus della RVF. Nelcorso di tale periodo, 40 anni, si è osservato chesi avevano focolai periodici di RVF e essipresentavano una correlazione statisticamentesignificativa con il numero di giorni di pioggia econ la quantità di pioggia.Il valore medio, con ricorrenza ciclica di tre mesi,formava un picco positivo quando si manifestaval’attività virale della RVF e questo picco era funzionedella piovosità persistente piuttosto che delle

abbondanti precipitazioni in un breve arco ditempo. I dati erano basati su dati longitudinali dipiovosità generati e registrati secondo una modalitàdi registrazione obsoleta. Anche le caratteristichedelle zone di convergenza intertropicale eranoimportanti come determinanti delle condizioniprevalenti che permettevano l’attività virale dellaRVF. Questi dati hanno permesso la previsionedei focolai di RVF con 4 – 10 settimane di anticipodurante le quali è stato possibile effettuare lavaccinazione degli animali prima della comparsadei focolai.In seguito, con la disponibilità di dati di remote

sensing da satellite (RSSD), è stato possibile effettuarestudi più sofisticati. Tali dati hanno permesso ilmonitoraggio nazionale della pioggia e dellecaratteristiche climatiche e del loro effettosull’ambiente. La misurazione della densità dinuvole fredde (CCD) è strettamente correlata conle piogge e tale considerazione ha rimpiazzato lalaboriosa registrazione giornaliera dei dati dipiovosità da diverse stazioni meteo. Le caratteristicheclimatiche dell’Africa orientale e del Corno d’Africasono di tipo regionale e quindi possono esserestudiate su base regionale. È stata quindi realizzata un’analisi dettagliatautilizzando i dati relativi agli isolamenti virali inun periodo di 25 anni e l’indice normalizzatodifferenziale di vegetazione (NDVI) nell’area distudio. I dati NDVI sono ricavati da sonde chemisurano le colorazioni verde e marrone relativealla vegetazione: quando le raccolte d’acquaaumentano fino al verificarsi dell’alluvione, ilrapporto si approssima a 0,43-0,45. Dall’analisidei dati relativi agli isolamenti virali ed al NDVI,si è visto come, in ognuno dei periodi epidemiciche si sono verificati nel corso dello studio, è statoraggiunto tale punto.Studi retrospettivi più recenti, effettuati impiegandogli stessi dati di campo, hanno incluso anche letemperature di superficie degli oceani (SST) per

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Correlazione tra epizoozie di RVF e persistenzadelle piogge

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gli oceani Indiano e Pacifico. Quando sono staticombinati con i dati dell’indice NDVI, si è avutaun’accuratezza di circa il 100% nel predire i periodidi attività del virus della RVF nel periodo di studio.Con tale metodo si può stimare l’insorgenza diattività virale con 2-5 mesi di anticipo.Nuovi sistemi statistici sono stati derivati dai datisatellitari, noti come ‘basin excess rainfall monitoring

systems’ (BERMS). Essi misurano le precipitazioniin aree di raccolta di sistemi fluviali o di wadi e sibasano su mappe digitali dei bacini idrografici.Sono in grado di predire i periodi di alluvione,particolarmente utili per le zone alluvionali deipaesi del Corno d’Africa e della Penisola Arabica.I dati preliminari suggeriscono come il BERMSsia in grado di predire l’attività virale con 5 mesidi anticipo rispetto alla sua insorgenza. Il vantaggiodel RSSD per gli studi di epidemiologia predittivadella RVF è il costo relativamente contenuto deisistemi impiegati per le analisi. Sono prontamentedisponibili su base nazionale o regionale e dannoil tempo per implementare misure preventivecome la vaccinazione degli animali suscettibili diinfezione e l’applicazione dei metodi di controllodelle larve di zanzara, quando possibile.Le agenzie internazionali sono privilegiate nell’analisi

dei dati satellitari e di altri dati e sono quindi ingrado di allertare i Paesi a rischio sull’instaurarsidi condizioni meteorologiche favorenti l’incrementodell’attività virale della RVF. La FAO, per mezzodel Global Information and Early Warning System

on Food and Agriculture (GIEWS) e dell’Emergency

Prevention System for Transboundary Animal and

Plant Pests and Diseases (EMPRES)/Livestock

Programme, intende acquisire un ruolo centralenella creazione di questi dati su base continua,fornendo in tal modo un servizio di allertarapida/valutazione del rischio.Bisogna puntualizzare che poco è stato fatto inaltre parti dell’Africa per validare il sistema RSSDa causa della indisponibilità dei dati di campo eper il motivo che occorrono diversi anni di lavoro,appositamente dedicato, per poterli generare.Focolai recenti in Somalia e in Kenya Nord-orientalenel 1998-99 hanno mostrato, retrospettivamente,che i focolai di attività del virus della RVF in questiPaesi poteva essere correlato con elevati valori diNDVI. Ad ogni modo, è necessario un ulteriorelavoro di validazione prima che tali tecnichevengano impiegate in un sistema di allerta rapidaoperativo (vedi mappe illustranti la differenzadei valori di NDVI in Gennaio 1997, 1998 e 1999).

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Mappa che mostra i diversi valori dell’indice NDVI nei mesi di Gennaio 1997, 1998 e 1999

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Strategie di controlloVaccinazione preventiva

È il metodo più efficace di controllo della RVF.L’allerta precoce dei periodi di rischio elevato perl’insorgenza della malattia è possibile e questainformazione dovrebbe condurre a campagne divaccinazione strategiche. Il vaccino più efficace èil vaccino vivo attenuato Smithburn cepponeurotropico (SNS). Questo vaccino è immunogenoma può provocare patologia fetale e aborto inpecore gravide (genotipi suscettibili). Fino al 30%di questi animali possono subire aborto o anomaliefetali. Sono stati preparati anche vaccini inattivatima spesso sono poco immunogeni. I laboratoridella Onderstepoort Biological Products, in SudAfrica, producono un vaccino inattivato, allestitoa partire da un ceppo virulento di RVF isolato dabovino, adattato e prodotto su colture cellulari.Il vaccino viene poi inattivato ed adjuvato conidrossido d’alluminio e può essere impiegatoanche in pecore gravide. Data la bassa rispostaanticorpale nei bovini, il vaccino inattivato vieneraccomandato anche nelle vacche in modo chepossa indurre immunità colostrale nei vitelli. Ènecessario effettuare un richiamo dopo 3-6 mesidalla prima vaccinazione, seguito da richiamiannuali. La vaccinazione di routine, in animalinon gravidi, è raccomandata. Il vaccino SNS ècompletamente innocuo e protettivo nei bovini.La vaccinazione NON è raccomandata qualora visia la conferma di attività virale della RV. A parteil fatto che sarebbe tardiva, vi sarebbe un rischioreale di propagazione dell’infezione per mezzodegli aghi.Sviluppo di vaccini

Anche se non disponibili per l’uso in campo, sistanno sviluppando altri ceppi virali attenuati eantigeni ricombinanti della RVF.Il ceppo MP 12 è stato sviluppato mediantemutazione indotta da mutageni del ceppo ZH 548del virus della RVF e il Clone-13 rappresenta una

popolazione clone, ottenuta da un ceppo di campoisolato da un caso umano di media gravità nellaRepubblica Centrale Africana. Entrambi si sonodimostrati buoni immunogeni in topi e produconoanticorpi svelabili in ELISAe con il test di riduzionedelle placche. La dose protettiva (50 %) (PD50)per il Clone-13 è risultata essere 100.1 TCID50 mentreper il ceppo MP 12 è di 103. Il segmento S del virusdella RVF determina la virulenza/perdita divirulenza e la delezione del NSs risultanell’attenuazione virale. Il ruolo del NSs è statochiarito: è un antagonista della produzione diinterferone di tipo I. Infatti, l’infezione di topi conceppi che possiedono un NSs efficiente non portaa produzione di interferone, mentre alti livelli diinterferone sono stati osservati in topi infettaticon il Clone-13 del virus mancante del NSs. IlClone-13 risulta interessante a causa del bassorischio di reversione di questo marcatore divirulenza/attenuazione. Comunque, i segmentiL e M non contengono marcatori di attenuazione.Se alcuni animali fossero vaccinati in concomitanzacon la circolazione di ceppi virulenti, vi sarebbela possibilità di riassortimento; in questo caso ilClone-13 indurrebbe una viremia (che non siosserva nei topi). La maggior parte dei ceppiriassortiti potrebbe divenire virulenta.Un ceppo R566 è stato derivato dal Clone-13 e dalceppo MP 12 mediante riassortimento in celluleVero: contiene il segmento S del Clone-13 e isegmenti L e M del ceppo MP 12, che hanno settee nove siti di mutazione rispetto ai rispettivi parentivirulenti. Alcuni di loro inducono attenuazionee termosensibilità. Per cui il ceppo R566 è daritenersi innocuo a causa dell’attenuazione in tresegmenti del genoma. Il ceppo R566 ha dimostratodi indurre protezione in topi di laboratorio.Controllo dei vettori

Sono raccomandabili dei trattamenti strategicilarvicidi nei siti di riproduzione delle formelarvali. Sia gli inibitori ormonali, come il

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methoprene, sia tossine larvicide, come quelleprodotte da Bacillus thurigiensis danno risultatiottimi e sono entrambi disponibili in commercio.Possono risultare di difficile utilizzo in alcuniluoghi con alluvioni di ampie dimensioni. L’usodiffuso di spray insetticidi a volume ultraridottoper mezzo di veicoli o aerei sembra avere effettilimitati nei confronti dei tassi di trasmissionedella RVF o sugli adulti delle specie di zanzaretarget.Controllo delle movimentazioni

Il controllo delle movimentazioni non sembraavere alcun effetto sul decorso di un focolaioall’interno di un Paese infetto. Può, comunque,

avere una certa rilevanza lo spostamento di animaliper motivi commerciali da un Paese in cui la RVFè enzootica verso aree con epidemie, in cui si staverificando la trasmissione del virus della RVF.In questa situazione, animali viremici potrebberoarrivare in una regione non infetta durante ilperiodo di incubazione della malattia. Nel casoin cui ciò avvenisse in presenza di un gran numerodi vettori, capaci di trasmettere il virus della RVF,la possibilità di introduzione della RVF sarebbereale. Per tale motivo, tutte le esportazioni dianimali da reddito dovrebbero essere vietatedurante periodi di epizoozia di RVF.

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