Ricognizione sociale mazzini

5
QUARTIERE MAZZINI LA QUALITA’ DELLE RELAZIONI NEI CORTILI E NEL QUARTIERE Documento di sintesi della Ricognizione Sociale Novembre 2007 A cura di Laboratorio di Quartiere Mazzini

description

la sintesi della ricognizione sociale

Transcript of Ricognizione sociale mazzini

Page 1: Ricognizione sociale mazzini

QUARTIERE MAZZINILA QUALITA’ DELLE RELAZIONI NEI CORTILI E

NEL QUARTIEREDocumento di sintesi della Ricognizione Sociale

Novembre 2007

A cura di

Laboratorio di QuartiereMazzini

Page 2: Ricognizione sociale mazzini

1. Il progetto. Obiettivi e modalità operative.Senza avere la pretesa di essere una ricerca condotta con un rigoroso metodo

scientifico e configurandosi quasi come un’azione animativa, la ricognizione sociale si propone di osservare e descrivere la realtà relazionale del quartiere dai diversi punti di vista dei suoi abitanti/fruitori, senza pretendere di fare un’analisi approfondita della stessa realtà.

Gli obiettivi che ci siamo proposti di raggiungere, attraverso la ricognizione sociale, si possono sintetizzare nei seguenti tre punti, nei quali evidenziamo alcune parole chiave

1. Conoscere, coinvolgere e responsabilizzare il maggior numero di abitanti e utilizzatori del quartiere rispetto alla qualità delle relazioni e quindi della convivenza a livello micro - comunitario.

2. Identificare situazioni di conflittualità esplicite e/o latenti che possono richiedere un intervento di mediazione di comunità.

3. Creare occasioni di discussione pubblica su tematiche di interesse trasversale per la comunità locale.

2. Il processo di ricognizione e la metodologiaIl processo di ricognizione è stato avviato nel marzo 2007 attraverso una fase

preparatoria nella quale abbiamo individuato i gruppi potenziali da intervistare e le persone che potevano svolgere il ruolo di referente per attivare il gruppo stesso. L’intenzione era quella di coinvolgere un numero significativo di gruppi tra loro più eterogenei possibili (inquilini, portieri, operatori locali, istituzioni, volontari, insegnanti).

Nella prima fase della ricognizione sono stati così contattati personalmente i referenti individuati nella fase preliminare e proposto loro di partecipare alla ricognizione sia attivando il loro gruppo di appartenenza sia partecipando ad un incontro preparatorio, alla presenza di tutti i referenti coinvolti.

Nella seconda fase, prima di avviare le interviste di gruppo, tutti i referenti che hanno accettato di partecipare alla ricognizione si sono incontrati, conosciuti e sono stati loro illustrati gli obiettivi, la metodologia e i tempi della ricognizione. In questa sede ciascun referente si è impegnato ad organizzare il proprio gruppo e a stabilire la data per l’intervista. A questo punto sulla base degli accordi presi con ciascun referente sono iniziate le interviste di gruppo vere e proprie.Prima di iniziare l'intervista, della durata di circa due ore, i gruppi sono stati informati sulle regole della ricognizione e cioè:

non esistono risposte giuste o risposte sbagliate vengono scritte tutte le cose che vengono dette non si commentano o giudicano le risposte degli altri ;

Le domande rivolte ad ogni gruppo sono state 5: “Che cosa vi fa venire in mente la parola cortile?”

Page 3: Ricognizione sociale mazzini

“Pensando alle relazioni che ci sono tra le persone e le famiglie che abitano nello stesso cortile, quali sono gli aspetti che volete evidenziare?

“Che cosa vi fa venire in mente la parola “quartiere” “Pensando alle relazioni che ci sono tra le persone e le famiglie che

abitano nel quartiere, quali sono gli aspetti che volete evidenziare? “Cosa potrebbero fare “vigili di quartiere.” per migliorare la convivenza e

far sentire le persone più sicure?”;

3. Le interviste di gruppo realizzateNell’ambito della Ricognizione Sociale abbiamo complessivamente intervistato 15 gruppi per un totale di 128 persone di cui 69 femmine e 59 maschi.

Nome del Gruppo Chi ha partecipato numero Nome del Gruppo Chi ha partecipato numero

Associazione San Vincenzo

Volontari che operano nella parrocchia S. Michele e Santa Rita

13 Arcipelago Mazzini

Soggetti del progetto di coesione sociale

4

Polo Ferrara Volontari e fruitori del Polo Ferrara

5 Finestra sul Mazzini

Redazione Giornale

5

Portieri Aler Portieri Aler che lavorano in quartiere

4 S. Egidio Associazione di volontariato

4

Gruppo La Strada

Operatori sociali che lavorano in quartiere

13 Consiglio di Zona

Alcuni consiglieri di zona dei gruppi di maggioranza e opposizione

12

Centro Anziani Anziani del quartiere che frequentano il centro

7 Polizia Locale Vigili di quartiere di zona 4

8

Panigarola 8 Inquilini che abitano nel cortile

20 Scuola Media Martiengo

Insegnanti 3

Mompiani 5 Inquilini che abitano nel cortile

6 Mompiani 4 Inquilini che abitano nel cortile

6

Classe prima edili (Scuola Galdus)

Studenti di prima superiore

18

TOTALE 128

4. I dati raccolti I dati raccolti sono stati in un primo momento aggregati in un report (primo documento

di lavoro) e “restituiti” ai singoli gruppi in modo da poter confrontare le proprie risposte con quelle degli altri gruppi.

In questa ultima fase della ricognizione si vuole restituire una valutazione globale delle risposte per mettere in condizione i partecipanti alla restituzione di confrontarsi sulle

tematiche emerse ed in seguito promuovere la nascita di tavoli di progettazione sociale.

Page 4: Ricognizione sociale mazzini

5. Sintesi dei contenuti emersi

CortileIl cortile viene descritto dagli intervistati come luogo fisico e luogo delle emozioni nel quale vengono rappresentate diverse persone che lo vivono e lo abitano.I bambini, la portinaia, gli anziani (con riferimento alle nonne) e i vicini di pianerottolo sono considerati una fonte d’aiuto e una risorsa in caso di bisogno e anche il rapporto con gli stranieri risulta “buono” e viene evidenziata la possibilità di dialogo. Il cortile è associato ad una visione di speranza legata al passato, a ciò che il cortile era; ricordi piacevoli che hanno poco a che vedere con il cortile in cui si vive oggi anche se, mantiene ancora la sua dimensione “familiare” e capace in parte di contenere gli “attacchi” che arrivano dall’esterno.Paura, timore e diffidenza nei confronti dell'altro generano una sensazione di insicurezza generalizzata; sentimenti associati in particolare alla presenza nei cortili di zingari e spacciatori.Anche la dimensione relazionale viene descritta come caratterizzata da forti disagi; i bambini vengono associati a questi sentimenti negativi perché fonte di fastidio per molti inquilini; questi infatti, vivono il cortile come luogo di aggregazione ma anche come luogo dell'abbandono.Gli adolescenti, i giovani, sono percepiti come prepotenti, maleducati e come coloro che non rispettano le regole. La paura vissuta dalle persone è ancora una volta legata al fenomeno della delinquenza diffusa che si traduce anche nella “paura ad intervenire per la reazione degli altri”.Il cortile quindi, nella sua accezione negativa, “spinge” gli inquilini inevitabilmente alla diffidenza e all’isolamento. La consapevolezza della difficoltà di comunicare dovuta al “non desiderio di mettersi in relazione” rinforza il sentimento di rassegnazione e di solitudine.

QuartiereLa dimensione quartiere è uno spazio chiaramente più ampio rispetto al cortile e ciò rende il sentimento della paura, esplicitato in precedenza, amplificato e soprattutto motivato dalla mancanza di sicurezza. La “paura di uscire”, si trasforma in senso di “insicurezza” (o mancanza di sicurezza) generalizzata; sensazione condivisa sia dagli abitanti sia dagli operatori che lavorano in quartiere. Infatti, il quartiere, viene descritto come abitato da bande/gruppi, da giovani (con cui non si è sempre in buone relazioni), stranieri, zingari e da senza fissa dimora. A differenza della dimensione cortile nello sguardo allargato al quartiere emerge la paura degli stranieri; la massiccia, e visibile, presenza degli stranieri fa paura e di sera questi si appropriano del territorio; è difficile avere, nello spazio quartiere, rapporti con gli stranieri. Lo “straniero” che si incontra in quartiere spesso appare in gruppo e forse questo elemento può scatenare maggiore diffidenza e pregiudizi rispetto allo straniero che condivide lo stesso cortile, che diventa un viso familiare e conosciuto e, molte volte, anche un buon vicino di casa. La tolleranza presente nella dimensione cortile, diventa qui intolleranza e esasperazione. Anche la relazione tra anziani e giovani viene descritta come conflittuale; la difficoltà di interazione tra questi due gruppi e la relativa difficoltà di comunicazione/comprensione sono tra gli elementi maggiormente segnalati dalle persone intervistate. In questa situazione la sicurezza sembra un miraggio ostacolata in particolar modo dall'assenza di collaborazione tra i diversi soggetti che vivono e abitano il quartiere.

Page 5: Ricognizione sociale mazzini

Ghetto è la parola che più volte viene usata dai componenti dei gruppi per indicare un disagio generalizzato per un quartiere vissuto come “soffocante”, “disastroso” e “abbandonato”; l'unica via di uscita è “andarsene”. Allo stesso tempo la parola “quartiere” è complessivamente sinonimo di efficienza. Il riferimento principale risiede nei servizi e agli spazi di aggregazione presenti; vengono spesso in gioco parole come negozi, mercato, scuola, parrocchia anche se, tutte, sono riferite alla sola dimensione “diurna” del quartiere.

Polizia localeNell'analizzare le risposte alla domanda relativa alla Polizia Locale, in particolare alla figura del vigile di quartiere, sono emerse tre aspetti legati al “fare”, “saper fare” e “all'essere”.Il vigile deve farsi vedere, deve esserci ogni qualvolta lo si chiama sia di giorno sia di notte; deve essere pronto e disponibile ad intervenire per qualsiasi problema.Da un lato viene chiesto a queste figure di essere più “duri” e di fare più multe e al tempo stesso di essere più comprensivi nei confronti delle persone che commettono degli illeciti.Oltre agli ordinari compiti legati alla sicurezza, il vigile deve essere una persona con cui poter parlare e che deve essere pronta ad ascoltare e risolvere i problemi di qualsiasi natura, in particolare delle persone anziane.Emerge la non conoscenza dei compiti specifici del Vigile di Quartiere e la richiesta su più fronti di chiarimenti in questo senso; i soggetti che vivono e abitano il quartiere chiedono un confronto sempre più costante con queste figure che riescono solo in parte a soddisfare queste aspettative. Poliziotti e assistenti sociali, questi i due estremi legati alla rappresentazione del ruolo che molti fanno dei Vigili di Quartiere. Prevenzione e repressione i compiti che dovrebbero svolgere; insomma delle figure tutto fare a disposizione di un quartiere in trasformazione e sempre più vasto.