Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

136
5/12/2018 RichardStark-GuardatiLeSpalle,Parker-slidepdf.com http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 1/136 IL GIALLO MONDADORI  ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ Richard Stark GUARDATI LE SPALLE, PARKER! Titolo originale The green eagle score Traduzione di Maria Luisa Bocchino Copertina di Carlo Jacono ©1967 Fawcett Publications, Inc. ©1968 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano Fusco è appena uscito dal carcere, ma non ha nessuna voglia di rigar dritto. Anzi, sogna il colpo grosso e quando, per caso, gli capita l'occa- sione è abbastanza astuto per rendersi conto che da solo non ce la farebbe. Gli occorre un «grosso calibro», un uomo dal polso fermo, dai nervi d'acciaio. Chi, se non Parker, il «bandito di ventura»? Fusco è amico di Parker... ammettendo che qualcuno possa fregiarsi di questo titolo... e il  bandito di ventura ascolta la proposta. L'impresa è irta di difficoltà, ma  proprio per questo Parker accetta. Si tratta di rubare le paghe dei militari di una caserma e tutto viene organizzato a puntino; ma qualcuno è a cono- scenza del piano, un «lupo solitario» che non conosce neppure quella spe- cie di codice d'onore che vige fra i ladri. Il colpo riesce, ma non senza spargimenti di sangue, e i rapinatori superstiti saranno alla loro volta rapi- nati. Come sempre, Parker lascia dietro di sé una scia di brutalità e di violenza. 1

Transcript of Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

Page 1: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 1/136

IL GIALLO MONDADORI ¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯ 

Richard Stark 

GUARDATI LESPALLE, PARKER!

Titolo originaleThe green eagle score

Traduzione di

Maria Luisa Bocchino

Copertina diCarlo Jacono

©1967 Fawcett Publications, Inc.

©1968 Arnoldo Mondadori Editore

S.p.A., Milano

Fusco è appena uscito dal carcere, ma non ha nessuna voglia di rigar 

dritto. Anzi, sogna il colpo grosso e quando, per caso, gli capita l'occa-

sione è abbastanza astuto per rendersi conto che da solo non ce la farebbe.

Gli occorre un «grosso calibro», un uomo dal polso fermo, dai nervi

d'acciaio. Chi, se non Parker, il «bandito di ventura»? Fusco è amico di

Parker... ammettendo che qualcuno possa fregiarsi di questo titolo... e il

 bandito di ventura ascolta la proposta. L'impresa è irta di difficoltà, ma

 proprio per questo Parker accetta. Si tratta di rubare le paghe dei militari

di una caserma e tutto viene organizzato a puntino; ma qualcuno è a cono-

scenza del piano, un «lupo solitario» che non conosce neppure quella spe-

cie di codice d'onore che vige fra i ladri. Il colpo riesce, ma non senzaspargimenti di sangue, e i rapinatori superstiti saranno alla loro volta rapi-

nati. Come sempre, Parker lascia dietro di sé una scia di brutalità e di

violenza.

1

Page 2: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 2/136

Richard Stark 

GUARDATI LE

SPALLE, PARKER!(The green eagle score 1967)

 Personaggi principali:

PARKER 

il bandito di ventura

MARTIN FUSCO

ladro di professione

ELLEN FUSCO

ex-moglie di Martin

FRED GODDEN

medico psicanalista

STAN DEVERS

aviere della base americana

JAKE KENGLE

PHILLY WEBB

BILL STOCKTONi ladri

PRIMA PARTE

1

Parker lanciò un'occhiata verso la spiaggia e vide un tizio vestito di nero,

circondato da un'infinità di corpi in costume da bagno. Se ne stava là, ritto

accanto agli abiti di Parker, senza aver l'aria di guardare niente di partico-

lare, formando come una nota stonata nel quadro d'insieme. L'albergo,

tutto bianco e costellato di finestroni, si ergeva dietro di lui e, mentre il so-

le portoricano picchiava sodo e le onde si frangevano schiumeggianti sulla

riva, lui stava lì, immobile, come un nostalgico impresario di pompe fu-

nebri.

Parker sapeva bene chi era: Fusco, si chiamava. Rotolandosi nell'acqua,

chiamò Claire che nuotava un paio di bracciate più in là e le gridò:

 — Io esco.

 — Perché? — domandò lei, poi, guardando verso la spiaggia, intuì di

non aver bisogno di risposta. Arrancando, si avvicinò a Parker e disse:

 — Mio Dio! Che figura allegra! Chi è?

 — Mah! Un affare, forse. Tu, aspettami, da qualche parte. Sapeva che lei

non aveva voglia di sentir parlare di affari.

 — Cercherò di migliorare la mia tintarella — rispose la donna. — Torni?

2

Page 3: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 3/136

 — Sì. Non prendere troppo sole. — Si lasciò trasportare dalle onde verso

la spiaggia, ma, quando uscì dall'acqua, Fusco era sparito. Avvicinatosi alla

sua sedia a sdraio, si asciugò, s'infilò i sandali e, con la salvietta sulle spal-

le, attraversò la spiaggia, dirigendosi verso l'ingresso posteriore dell'alber-

go.Alto, grosso e robusto, dotato di un fisico atletico, Parker aveva un modo

di camminare stranamente goffo. Prima di abituarsi all'oscurità dell'inter-

no, impiegò qualche istante. Rimase sulla soglia, finché riuscì a mettere a

fuoco la vista, poi s'incamminò per il lungo corridoio che conduceva nell'-

atrio. Mentre lo attraversava, Fusco si alzò da una grossa poltrona di pelle

nera e, passando davanti a Parker, si diresse verso la sala del bar. Parker 

salì con l'ascensore fino al settimo piano e andò nella sua camera.

L'aria condizionata, in funzione, rendeva la stanza piacevolmente fresca.

Parker telefonò al bar, ordinò acqua tonica e ghiaccio e comincio n vestirsi.

Poi si piazzò davanti alla finestra e si mise a osservare l'andirivieni dei tu-

risti che passeggiavano lungo Ashford Avenue, finché non udì bussare alla

 porta. La sua acqua tonica. Firmò il conto e, preso un bicchiere dalla stan-

za da bagno, e una bottiglia di gin da un cassetto, si preparò da bere. Il bic-

chiere era già mezzo vuoto, quando arrivò Fusco. Parker aprì la porta in

risposta al suo bussare e Fusco entrò, esclamando:

 — Accidenti, fa un bel caldo, da queste parti!

 — Piuttosto — rispose Parker, chiudendo la porta. — Serviti da bere.

 — Che cos'è, gin? Non lo posso bere — Fusco scosse il capo e si tastò lo

stomaco. — E' una cosa buffa. Da quando sono uscito di laggiù, non riesco

 più a ingollare roba forte: mi fa subito andare in cimbali.

 Non c'era niente da rispondere. Parker si avvicinò alla poltrona accanto

alla finestra e si sedette.

Fusco continuò. — Magari, prendo un po' d'acqua ghiacciata.

 — Fa' pure.

Di media altezza e magrissimo, Fusco aveva il viso segnato come se fos-

se un uomo dalle mille preoccupazioni. Erano dieci anni che Parker non lo

vedeva, ma non gli sembrava affatto invecchiato. La permanenza in pri-

gione aveva forse nuociuto al suo stomaco e magari lo aveva reso più timi-

do, più esitante, ma d'aspetto non era certo peggiorato. Parker attese che

Fusco si fosse servito di acqua ghiacciata, poi disse:

 — Avresti potuto cercare di camuffarti un po' meglio da turista.

Fusco storse il viso e corrugò la fronte, come se fosse stato colto da un

forte mal di pancia. — Non sono il tipo, io. Se mi metto in pantaloncini

3

Page 4: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 4/136

corti e una macchina fotografica a tracolla, prendo subito l'aspetto del bor-

saiolo. Devo restare come sono.

Parker alzò le spalle. —. Comunque, eccoti qua.

 — Ho avuto il tuo indirizzo da Handy.

Discorso inutile: Handy Mc-Kay era l'unico ad avere l'indirizzo di Par-ker.

Parker assaggiò la sua bevanda e attese.

 — Non mi piace scrivere — riprese Fusco. — Telefonare, meno che mai,

dato che farlo è un affare maledettamente complicato, perciò, ho pensato di

venire personalmente a informarti della faccenda.

Parker tacque ancora, aspettando di essere informato.

Fusco assunse di nuovo un'espressione preoccupata.

 — Handy mi ha detto che stai cercando lavoro. In caso contrario, non sa-

rei venuto.

Parker doveva pur dargli qualche segno di stare ascoltando, altrimenti

Fusco non sarebbe mai arrivato al nocciolo della questione, perciò disse:

 — Sono disponibile.

Fusco s'illuminò di un breve sorriso di sollievo.

 — Splendido — disse. — Mi fa piacere. — E tacque di nuovo.

Parker cercò di tastar terreno. — Avresti qualcosa da propormi?

 — Già. Ti ricordi di mia moglie Ellen?

Parker ricordava vagamente di aver sentito dire che Fusco si era sposato,

ma questo era successo cinque o sei anni prima, molto tempo dopo il loro

ultimo incontro. Ma era più spiccio annuire.

 — Sì, mi ricordo.

 — Non so, però, se l'hai mai conosciuta.

 — No.

 — Già, non credo. Comunque, appena mi hanno cacciato in galera, lei

ha chiesto e ottenuto il divorzio. Poco più di tre anni fa.

Sapevi anche che ho una figlia?

Parker scosse il capo. Non gliene importava un fico secco.

 — No, non lo sapevo — disse.

 — Ha tre anni — fece Fusco. — Quattro in luglio.

 Nel terrore che Fusco cominciasse a tirar fuori fotografie di bambini,

Parker si affrettò a dire:

 — Cosa c'entra tutto questo con un eventuale lavoro?

 — Ci sto arrivando. Dopo il divorzio, Ellen si è stabilita a Monequois,

una cittadina al confine dello Stato di New York. Sai, il confine canadese.

4

Page 5: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 5/136

Parker annuì, trattenendo a fatica la sua impazienza. L'unica cosa da fare

con quel tipo di persone che aprono la bocca e si lasciano andare a diva-

gazioni, era di aspettare: prima o poi finiscono per arrivare al sodo. Cer-

care di spronarli è come farli deragliare. Finisce sempre che dimenticano le

cose più importanti. — E' rimasta con i suoi per un po' di tempo — continuò Fusco. — Mi sa,

 però, che quelli le abbiano fatto passare giorni neri. Per me e via dicendo.

Perciò li ha piantati e se n'è andata a vivere per conto suo. Arrivata là, si è

trovata lavoro in un bar, fuori città. Proprio vicino a una base militare

d'aviazione: un posto grandioso, Davanti al cancello principale di quella

 base, dalla parte opposta della strada, c'è un'infinità di bar, mi segui? Par-

ker annuì.

 — Dopo qualche tempo — continuò Fusco — lei ha cominciato a inten-

dersela con un tizio della base. Stan Devers, si chiama. Che diavolo, non lo

critico mica. Prima di tutto siamo divorziati, poi io ero in carcere... quindi,

che male c'è?

Dove voleva arrivare con tutti quei discorsi? Parker non riusciva a capire

come potesse scaturire un qualsiasi lavoro da tutte quelle chiacchiere, e la

faccenda stava diventando sempre di più una sciropposa slungagnata.

 — Arrivo al dunque — esclamò Fusco. — Ma prima devi farti un'idea

dell'ambiente.

Parker si strinse nelle spalle. — E sta bene. Vediamo l'ambiente.

 — La cosa più importante — proseguì Fusco — è questo tizio: Stan De-

vers. Si tratta di un ragazzo, capisci. Ventitré, ventiquattro anni al massi-

mo. Più giovane di Ellen. Ma in gamba. Appena sono uscito di carcere,

sono andato a trovare Ellen e la bambina. Quando ho visto quelle divise e

tutti i vari aggeggi dentro l'armadio, m'è venuto un diavolo per capello.

Piuttosto naturale, ti pare? Inoltre, mi trovavo un po' a corto, non ero riu-

scito a metter via niente, quando mi avevano beccato, sai. Allora ho tentato

di far scucire dei soldi a questo Devers. Ti assicuro che è stata per me una

vera sorpresa. Un ragazzo furbo, sa quel che vuole, lui. Non si è mai cac-

ciato in avventure come le nostre, ma è un duro.

 — Con questo, vuoi dire che non sei riuscito a fregarlo.

Fusco si strinse nelle spalle, senza dar segno di afferrare la spiritosag-

gine della cosa.

 — Comunque, valeva la pena di tentare — disse. — Ma con lui, niente

da fare. E così abbiamo cominciato a conoscerci, mi segui? Una Coca Cola

oggi, una partita domani, uno scambio di idee... bravo ragazzo.

5

Page 6: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 6/136

 — Bene, così siete diventati amiconi — esclamò Parker. — E, a questo

 punto, gli è venuta l'idea di fare un colpo.

 — No, l'idea è stata mia — rispose Fusco. — Lui, al principio, nicchia-

va, ma io gliene ho parlato tanto che sono riuscito a convincerlo del tutto.

Penserai certamente a un affare da dilettanti, lo capisco, ma in questo casoti sbagli. Stan è bravo quasi come la maggior parte dei professionisti del

nostro ramo.

 — E la maggior parte dei professionisti in questo ramo è dentro — os-

servò Parker.

 — Bisogna che tu veda quel ragazzo con i tuoi occhi — disse Fusco. — 

Poi, se crederai di non poter combinare niente, come non detto. Comun-

que, noi abbiamo bisogno di un organizzatore. Come ho fatto osservare

anche a lui, nessuno dei due riuscirebbe a organizzare questo colpo come

si deve e io non mi caccerò mai più in un'impresa, se non sarò più che

sicuro della buona riuscita. E' stato proprio per disorganizzazione che mi

hanno beccato; e non ci ricasco più. Ho detto a Stan che avrei cercato di

mettermi in contatto con te; gli ho detto che tu sei il miglior organizzatore

del ramo. E' lui che ha scucito centoventi sacchi per farmi arrivare in volo

sin qui. E' un bravo ragazzo, diritto, te lo dico io, e quest'affare andrà liscio

come l'olio.

 — Per quale ragione hai bisogno di lui? — domandò Parker.

 — Perché lui si trova dall'altra parte — spiegò, serio, Fusco. — Lavora

all'ufficio amministrativo della base e...

 — Un momento. L'ufficio amministrativo della base?

Parlando rapidamente, Fusco rispose: — Parker, ci sono cinquemila uo-

mini in quella base, e vengono pagati due volte al mese: pagati in contanti,

la faccenda è...

Parker lo interruppe, dicendo: — Un momento, aspetta un momento. E

tu sei venuto apposta fin qui per offrirmi un affare simile? Vorresti propor-

mi di andare a rubare in un ufficio amministrativo dell'esercito?

 — Ma non si tratta di esercito, Parker! Aviazione. Inoltre loro...

 — Cosa intendi dire con ... non si tratta di esercito? Non c'è forse un'-

inferriata tutto intorno?

 — E' una base. La chiamano base.

 — Ce l'hanno l'inferriata intorno, sì o no? E dei cancelli? E sentinelle ai

cancelli?

 — Parker, ascolta, si "può" fare. Ci sono più di quattrocentomila dollari,

là dentro, Parker. Due volte al mese. Pronti per essere presi, da noi.

6

Page 7: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 7/136

 — Pronti per te — ribatté Parker. — Io non vado a rubare a cinquemila

uomini armati.

 — Ma non esistono cinquemila uomini armati! Sai come la chiama Stan,

l'aviazione militare? "L'esercito civile della salvezza"! Sai che cosa si por-

tano dietro, quei tipi, alle prove di allarme? Carabine scariche. Non hannoneppure le cartucce!

 — Qualcuno ce le avrà — ritorse Parker. — Da qualche parte, in quel

 posto, in quella base o come diavolo si chiama, da qualche parte ci sarà pu-

re qualcuno che non permetterà che noi si prenda quei quattrocentomila bi-

gliettoni. E io, quel qualcuno, lo lascio in pace, ficcatelo bene in testa.

 — Ma, Parker, noi abbiamo un aggancio in campo avverso!

 — Benissimo. Così, se noi entriamo là dentro e ci portiamo via il mal-

loppo, chi sarà il primo a essere beccato dalla legge? Il tuo "aggancio"!

 — Ma te l'ho già detto — insisté Fusco, parlando rapidamente. — Stan è

in gamba. Lui se la caverebbe benissimo, Parker. Ne sono sicuro.

 — Non puoi sapere niente di lui, finché non supera la prova. E ciò signi-

fica che non si può sapere come reagirà, per la semplice ragione che non si

è mai trovato in una simile situazione.

Fusco allargò le mani.

 — Cosa ti devo dire, Parker? Io ne ho la certezza.

Parker lo guardò. Fusco era certo, sta bene, e poi? Era l'esperto in lui ad

avere quella certezza, oppure l'uomo colto da quella specie di disperazione

che prende perfino i più solidi, i migliori, quando devono ricominciare a

farsi largo dopo un lungo periodo di prigione? La necessità di far soldi è

determinante, in queste circostanze, poiché, in genere, quelli che escono

freschi freschi di galera, hanno buttato tutti i loro quattrini in avvocati; ma

 bisognava considerare anche la necessità morale di risalire in sella, per 

 provare a se stessi di essere ancora in gamba e per dimostrare che il loro

 precedente infortunio è stato soltanto un caso scalognato, un caso su mille,

impossibile perciò a ripetersi. Quindi diventano impazienti e si attaccano

alla prima occasione che gli capita, per essere ricacciati subito dentro.

Ma Parker non era impaziente. Lui aveva ancora un discreto malloppo e

riserve nascoste qua e là, e nessun bisogno di provare niente a se stesso, e

tempo in abbondanza per aspettare l'occasione giusta.

I suoi fondi non erano proprio tanto cospicui da soddisfarlo eccessiva-

mente, e in modo particolare ora che aveva Claire con sé - era per quello

che cercava di fare qualcosa - ma la sua ricerca non aveva nessun sintomo

di urgenza. Claire era responsabile, in gran parte, di quella sua calma.

7

Page 8: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 8/136

Durante gli ultimi anni, prima di incontrarla, si era trovato sempre di più

nello stato d'animo di rubare tanto per rubare, di rubare tanto per scacciare

la noia di vivere, e quello era uno stato mentale tanto pericoloso quanto

 può esserlo l'ansia di un ex carcerato. Aveva conosciuto Claire proprio du-

rante un colpo che aveva accettato d'intraprendere, pur sapendo che nonera molto buono: un colpo simile a questo che gli stava proponendo Fusco,

un colpo ideato da una mente uscita fresca fresca di prigione e da quella di

un dilettante dall'altra parte.

Quel colpo era andato male sotto moltissimi aspetti, ma almeno ne aveva

ricavato lei e con lei, finalmente, la tranquillità, quella tranquillità che gli

rendeva possibile di giudicare con mente obiettiva ciò che Fusco gli stava

offrendo in quel momento, e quella calma che gli permetteva di decidere se

fosse o meno il caso di lasciarvisi coinvolgere.

Finì di bere, si alzò e, avvicinandosi al mobile su cui stavano ghiaccio e

gin, si preparò un altro beveraggio. Dopo essersi nuovamente seduto, dis-

se:

 — Parlami di questo tizio che ci dovrebbe aiutare.

 — Un ragazzo — rispose Fusco. — Ventiquattro anni, neppure. Uno stu-

dente. Buttato fuori dall'esercito non so per quale ragione: ecco perché si

trova lì, arruolato. Lavora all'ufficio amministrativo.

 — Ha le chiavi?

 — Sicuro. Non dovrebbe averle, ma se le è fatte fare.

 — Chi è a conoscenza del fatto che le ha?

 — Io ed Ellen. E ora tu.

Parker scosse il capo. — E i suoi compagni della base?

 — Non è un tipo simile, lui — disse Fusco. — E' un solitario. Ha un paio

di amici con i quali va al bar ogni tanto, tutto lì. Ma non parlerebbe mai di

queste cose, con loro.

 — Ne sei sicuro? Magari vorrà infilarci anche quelli.

 — Cribbio, no! — Fusco gridava, enfatico. — Parker, ti dico che quel ra-

gazzo è in gamba. Lui sa che facendo un colpo da professionisti esperti, si

diventa professionisti. Me l'ha già detto. Se quello che organizzeremo non

gli sembrerà attuabile, sia ben chiaro: lui non ci sta.

 — E che cosa farà, quando la polizia gli darà addosso? — chiese Parker.

 — Perché succederà, lo sai.

 — Terrà duro.

 — Come fai a saperlo?

Fusco gesticolò con le mani, vago. — Conosco il ragazzo. Lo capirai da

8

Page 9: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 9/136

te, appena lo vedrai.

 — Non è detto che il colpo debba andare in fumo, qualora fossimo co-

stretti ad agire in altro modo — gli ricordò Parker.

Fusco era troppo preso dalle sue idee per afferrare subito il significato

della frase di Parker. — Quale altro modo?

 — Se saremo costretti a buttare a mare il ragazzo, una volta fatto il col-

 po.

 — Vuoi dire farlo fuori? — Fusco aveva l'aria veramente scossa. — Ac-

cidenti, Parker, ti ho detto che è a posto.

 — Nessun precedente?

 — Non credo. E' solo un ragazzo.

 — Anche i ragazzi hanno precedenti.

 — Domandaglielo. Io non lo so.

Parker alzò le spalle. Disse:

 — Va bene, lasciamo perdere. Che mi dici della tua ex moglie?

 — Ellen? Cosa vuoi sapere?

 — C'è anche lei, no?

 — Sicuro — rispose Fusco, buttando la cosa là, come se non sapesse il

motivo per cui Parker ne parlava. — Lei sa della faccenda, se intendi que-

sto.

 — Vi partecipa, o assiste soltanto?

 — Oh, no! Lei non vorrebbe mai parteciparvi. Ma non ha importanza se

lo sa. Che diavolo, c'era abituata, quando stava con me. Sapeva sempre

tutto. Ci possiamo fidare, garantisco.

 — Come stanno le cose fra te e lei?

Fusco scosse il capo. — Niente — disse. — Non mi vuole più. Va da una

specie di medico-stregone. Ne è come imbambolata. Dice che non avrem-

mo mai dovuto sposarci, prima di tutto. Non è colpa di nessuno, nessuno

deve prendersela con nessuno...

 — E fra te e Devers?

 — Non sono geloso, Parker. Mi conosci abbastanza.

 — Te, va bene. Ma lui come reagisce con te, l'ex marito, sempre tra i

 piedi?

Fusco si strinse nelle spalle. — Se ne frega. Perbacco, lui sa benissimo

come stanno le cose, sa che non tento di rompergli le uova nel paniere.

 — Va bene. Parlami della base. Dicevi che si tratta di aviazione.

 — Già. — Fusco si sporse in avanti, i gomiti sulle ginocchia, l'espressio-

9

Page 10: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 10/136

ne seria e attenta. — E' una specie di accademia: ci sono un sacco di scuole

e specializzazioni. C'è sempre un grande andirivieni. La maggior parte

degli allievi si ferma soltanto due o tre mesi.

 — Che specie di aeroplani hanno?

Fusco parve sorpreso della domanda. — Non lo so — disse. — Vuoi fareil colpo in aereo?

 — Come posso saperlo? Non so neppure se lo farò! Allora, sai qualcosa

di questa base, o no?

 — Stan ti spiegherà bene tutto quanto. Io non m'intendo di cose militari.

 — Non ti sei neanche preso la briga di andare a curiosare?

 — Certo che l'ho fatto. — L'orgoglio professionale di Fusco era ferito.

 — Sono entrato alla base un paio di volte. Stan mi ha procurato una carta

d'identità fasulla.

 — Quanto dista l'ufficio amministrativo dal cancello?

 — Be', i cancelli sono tre. Dal cancello principale è schifosamente lonta-

no, ma dall'altro, da quello a sud, c'è solo la distanza di due isolati. E' come

un'entrata posteriore.

 — Quante sentinelle a ogni cancello?

 — Due. Due ragazzetti.

 — E questi stipendi ammonterebbero a quattrocentomila dollari.

 — Circa. Certe volte di più, certe volte di meno.

 — In che modo arrivano?

 — In aereo, il giorno prima.

 — Dimmi la sequenza — disse Parker.

 — L'aereo arriva il giorno avanti, al mattino. I quattrini sono in due cas-

sette metalliche che mettono in una specie di camioncino e portano all'uf-

ficio. Poi...

 — Che tipo di camion?

 — Un regolare furgone blindato. Un osso duro, Parker.

 — Bene. Poi?

 — Fanno le buste paga per tutto il distaccamento. Sistemano il denaro,

con acclusa una lista di tutti gli stipendi, in piccole cassette di metallo, per 

ogni distaccamento. Poi cacciano ogni cosa in una cassaforte blindata per 

la notte. La mattina seguente caricano di nuovo tutto sul furgone blindato e

lo portano in giro per la base. In ogni distaccamento c'è un ufficiale che si

occupa delle paghe, firma la ricevuta e prende in consegna la cassetta.

Quindi, comincia a distribuire gli stipendi.

 — Sorveglianza notturna?

10

Page 11: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 11/136

 — Due A.P. nella stanza accanto a quella dove c'è l'armadio blindato che

funge da cassaforte.

 — A.P.?

 — Polizia aerea.

 — Quanta gente lavora nell'ufficio amministrativo, durante il giorno? — Di preciso non lo so. Mi pare venti persone. Questo è proprio quello

che Stan ti saprebbe dire con esattezza.

 — Potrebbe venire qua, magari.

Fusco sogghignò. — E tu daresti retta a un ragazzo che non conosci nep-

 pure?

 — Non so nemmeno se darò retta a te — ribatté Parker. — Comunque,

cosa vuoi da me, allora?

 — Vieni con me. Parla con Stan. Da' un'occhiata generale e prendi una

decisione. Se la cosa non ti va, pace. Stan ti paga andata e ritorno. Anche

alla signora, se vuoi.

Parker vuotò il bicchiere e si alzò.

 — Te lo farò sapere — disse, e si avvicinò al cassettone per prendere un

co-stume da bagno. Mentre si cambiava, proseguì. — Hai preso una came-

ra qui?

 — No. Sono all'Holiday Inn, vicino all'aeroporto.

 — Numero di stanza?

 — Quarantanove.

Dopo aver indossato il costume, Parker andò in bagno a prendere un

asciugamano pulito. Quando uscì, disse:

 — Torna al tuo albergò. Mi farò vivo io.

 — E' una cosa seria, Parker. Ne sono sicuro.

 — Beviti con calma la tua acqua ghiacciata, e quando te ne vai, assicura-

ti che la porta sia ben chiusa.

2

Claire stava allungata sulla sedia a sdraio a faccia in su, le braccia lungo

i fianchi, gli occhi chiusi, un ginocchio sollevato. Indossava un due pezzi

giallo, aveva la pelle dolcemente abbronzata e gli occhiali da sole rende-

vano anonimo il suo bel viso.

Gli uomini che la occhieggiavano lanciarono uno sguardo ostile a Parker 

che, arrivando, le sedette accanto, dicendo:

 — Eccomi di ritorno.

11

Page 12: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 12/136

Lei aprì un occhio, annuì, poi lo richiuse.

 — E' un ometto buffo.

 — Anche le sue idee sono buffe.

 — Non voglio sapere niente — esclamò lei, e il suo corpo parve irrigi-

dirsi anche se, apparentemente, non aveva fatto alcun movimento. — Non te ne parlerò — rispose Parker.

Quell'unica volta in cui Claire era rimasta coinvolta in un colpo, le era

 bastata. Perciò, avevano fatto un patto: lei non gli avrebbe mai chiesto in

che cosa trafficava, e lui avrebbe cercato di non parlargliene mai. E su que-

sto si trovavano perfettamente d'accordo.

Lei chiese di lì a poco:

 — Vai via?

 — Non lo so ancora — rispose Parker. Appoggiò l'asciugamano sulla

sdraio e riprese. — Vado a fare un bagno.

 — Io ne ho fatti abbastanza. Resto qui al sole.

Parker s'incamminò verso il mare traversando la bollente spiaggia du-

nosa. Due donne abbronzatissime, in costume da bagno bianco, stavano

uscendo insieme dall'acqua e, mentre si toglievano la cuffia e scotevano i

 biondi capelli, guardarono Parker tra le ciglia socchiuse, l'una cercando di

mettersi più in vista dell'altra. Ma lui le ignorò completamente.

Un tempo, le donne erano state un buon antidoto contro la smania di tor-

nare al lavoro, ma ora che aveva Claire, i brevi, anonimi incontri, non lo

interessavano più. Le oltrepassò ed entrò in acqua. A un certo punto, spor-

gendosi in avanti, si tuffò fendendo un'onda che si frangeva, poi si rialzò

 per affrontare quella dopo, quindi si lasciò cullare dal mare. Teneva però

sempre d'occhio la spiaggia, per non perdere l'orientamento. L'oceano, in

quei paraggi, poteva ingrossare tutt'a un tratto, perciò, lui voleva sempre

rendersi conto di dove si trovava. Proprio il giorno prima due giovani era-

no stati colti in una specie di mulinello e le onde, invece di spingerli a riva,

li tenevano imprigionati, portandoli sempre più lontano, finché si erano

trovati costretti a gridare aiuto e alcuni esperti nuotatori avevano dovuto

tuffarsi per riportarli a riva.

Parker aveva un gran rispetto per il mare: quello stesso rispetto che ave-

va per ogni avversario potente, e non provava nessun desiderio di sfidarlo.

Si sarebbe unito a Fusco nella sfida contro le forze militari dell'aviazione

degli Stati Uniti? Così, di primo acchito, la cosa sembrava assolutamente

senza senso; comunque, ogni colpo pareva sempre impossibile, prima di

attuarlo. Questo, però, gli veniva presentato da un professionista che cono-

12

Page 13: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 13/136

sceva da anni, perciò, anche se Fusco era appena uscito di prigione, Parker 

doveva valutare bene la sua proposta. Non poteva escluderla a priori.

Forse poteva esserci veramente qualcosa di buono. Fusco era pur sempre

un professionista, con l'esperienza e il cervello del professionista, quindi

 poteva darsi che laggiù, in quel paese, a nord di New York, fra la sua exmoglie, l'impiegato di quell'ufficio dove pagavano gli stipendi, e l'aviazio-

ne degli Stati Uniti, saltasse fuori un buon colpo da effettuare.

E se davvero fosse stato possibile, se avessero potuto studiare tutti i par-

ticolari, ogni eventualità, calcolare tutti i pericoli e prepararsi a schivarli;

se davvero fossero riusciti a penetrare in quella base militare dell'aeronau-

tica e uscirne col malloppo degli stipendi, che meraviglioso colpo sarebbe

stato! Non gli costava niente andare a vedere di che cosa si trattava. Se poi

la cosa non gli fosse sembrata attuabile, nessuno lo avrebbe obbligato.

Claire sarebbe rimasta lì ad attenderlo e lui sarebbe ritornato da lei e si

sarebbe riposato ancora, rilassato ancora, mettendosi di nuovo ad aspettare

che arrivasse qualcun altro con una proposta migliore.

Bene. Cambiò direzione e si lasciò trascinare verso riva, poi si avviò

sulla sabbia, sotto il sole cocente, verso Claire che, in quel momento, era

sdraiata bocconi e, appoggiata ai gomiti, un libro di edizione tascabile.

Parker le andò accanto, inforcò gli occhiali e si stravaccò sulla sedia a

sdraio, il viso rivolto al sole. Poi disse: — Me ne vado per qualche tempo.

Senza alzare gli occhi dal libro, lei rispose: — Lo sapevo.

 — Può darsi che stia fuori soltanto un giorno o due. Se non mi vedi tor-

nare entro due giorni, calcola che non ritornerò prima di due settimane,

almeno.

 — Oppure mai.

Lui la guardò, ma lei teneva gli occhi chini sul libro. — Non ho alcuna

intenzione di lasciarti.

 — Forse non di proposito — disse lei. — Ho conosciuto altri uomini co-

me te, prima d'ora.

Magari alludeva al marito, che era stato pilota di linea, e che si era sfra-

cellato contro la cima d'una montagna.

A Parker non andava quell'analogia.

 — No, non hai mai conosciuto nessuno come me. Io cammino soltanto

nei punti dove so che il ghiaccio è spesso.

 — Già. Proprio così. Cammini sul ghiaccio.

 Non dirai di esserne sorpresa. Lo hai sempre saputo.

13

Page 14: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 14/136

 — Sì.

E allora, perché mi parli così?

Lei lo guardò attraverso le lenti verdi degli occhiali da sole. Un istante.

Poi ritornò al suo libro, scuotendo il capo.

 — Non lo so. Così, senza alcuna ragione. — Sta bene. — Parker rivolse di nuovo il viso al sole e disse: — Ti pa-

gherò la camera per un mese. Se per allora non sarò tornato, nella cassa-

forte dell'albergo c'è un pacchetto in cui troverai abbastanza per tirare

avanti parecchio tempo.

 — Se non sarai tornato entro un mese, non dovrò più aspettarti, vero?

 — Esatto.

 — E non mi farai sapere niente?

 — Forse no. Potrei farlo, se ci fosse un motivo, ma certamente non lo fa-

rò per dirti "ciao, che bel tempo fa."

 — Capisco.

Parker si alzò in piedi. — Non prendere troppo sole — le raccomandò.

 — Fra un poco rientrerò — rispose lei.

Parker prese l'asciugamano e si avviò verso l'albergo. Quando arrivò sul-

la porta, si voltò, ma Claire non lo guardava. Stava china sul libro, le mani

sulla faccia.

Parker entrò nella hall.

3

 — Stan — disse Fusco. — Questo è l'amico di cui ti parlavo. Parker, ti

 presento Stan Devers.

A New York pioveva e quell'acquerugiola sull'aeroporto sottolineava il

 buio, il freddo e l'umido che facevano sembrare il caldo sole di Portorico

ancora più lontano.

Gente dal viso tirato si accalcava verso l'uscita, spingendosi l'un l'altro,

trascinando con aria seccata e frettolosa il proprio bagaglio. In mezzo al

salone brillantemente illuminato, Parker, Fusco e Devers formavano come

un isolotto attorno al quale turbinava una gran confusione e la folla indaf-

farata riusciva a non urtarli senza neanche rendersi conto della loro pre-

senza.

Devers tese la mano. — Ho sentito parlare molto di voi, signor Parker.

 — Era piuttosto un bel ragazzo, muscoloso, sorridente e sicuro di sé, con i

tratti del viso marcati e biondi capelli ondulati. La sua stretta di mano era

14

Page 15: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 15/136

consapevolmente salda. Era in borghese, e il suo abito troppo di buon ta-

glio, perché lo si potesse supporre comprato con il misero stipendio dell'-

esercito.

Se quel ragazzo non fosse stato troppo giovane per una cosa del genere,

 pensò Parker, sarebbe stato il tipico esemplare di quegli assicuratori che piazzano le loro polizze mentre giocano a golf.

 — Ho la macchina, qua fuori — disse Devers.

In aereo, Fusco aveva spiegato a Parker che la maniera più rapida per ar-

rivare da New York a Monequois era viaggiare in automobile. C'era un ser-

vizio aereo locale, ma era lento e poco sicuro. Ecco perché avevano avver-

tito Devers di venire loro incontro all'aeroporto Kennedy. Si avviarono

verso l'uscita. Devers li precedette, dicendo, senza voltarsi: — Abbiamo

davanti a noi circa cinque ore di viaggio, perciò, se volete fermarvi per 

qualche motivo, fatelo ora.

 — Ci fermeremo durante il tragitto — rispose Parker.

 — Bene.

Uscirono nell'aria piovigginosa. Nonostante che il piazzale fuori fosse

ricoperto, l'umidità rendeva tutto appiccicaticcio.

A sinistra, un autobus stava riempiendosi di viaggiatori, e una fila di tas-

sì avanzava piano piano su per la rampa, scaricando passeggeri e carican-

done altri. Devers aveva posteggiata irregolarmente la sua macchina, una

Pontiac marroncina di due anni, in una zona vietata sulla destra. Aprì il

 baule e vi cacciò il bagaglio mentre gli altri due salivano dentro. Fusco

fece per sedersi davanti, ma Parker lo fermò.

 — Siediti dietro. Voglio parlare con il tuo ragazzo.

 — Ottima idea.

Per un istante, Devers si mostrò sorpreso quando, salendo in auto, vide

che Parker si era seduto accanto, a lui, ma tutto quel che disse fu:

 — La faccenda più lunga e noiosa, ora, è uscire dal bailamme di questa

 benedetta città. — Accese il motore, tagliò la strada a un tassì e condusse

la macchina giù per la rampa, verso la pioggia.

Devers era un ottimo guidatore anche se un po' troppo veloce e presun-

tuoso. Mentre giravano intorno all'aeroporto Kennedy e puntavano verso

l'autostrada di Van Wyck, sorpassarono una gran quantità di macchine e, da

quel momento in poi, Stan mantenne una media di centoventi, centotrenta

chilometri l'ora, superando il limite di velocità concesso.

Era passata da poco mezzanotte, una volta usciti dall'aeroporto, il traffi-

co risultò piuttosto scarso. Devers percorse ottime strade durante tutto il

15

Page 16: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 16/136

tragitto: la Gran Central Parkway, il Triborough Bridge, poi attraversò la

Major Deegan Expressway, e malgrado la pioggia impiegarono solo mez-

z'ora ad arrivare all'inizio della Thruway, un'altra autostrada al confine del-

la città di New York.

Parker attese fino a che Devers non ebbe infilato la Thruway e lanciatola macchina verso nord: le gomme sibilanti sull'asfalto bagnato, il tergi-

cristallo che andavano avanti e indietro. Poi domandò:

 — Qual è il prezzo di ogni rata per una macchina come questa?

Devers restò sorpreso della domanda. Guardò Parker e, lì per lì, parve

che stesse per chiedergli che cosa gliene importava, poi si strinse nelle

spalle e tornò a guardare la strada.

 — Non lo so, esattamente. Io ho pagato in contanti.

Parker annuì, e voltò il viso verso il finestrino e quando, poco dopo, De-

vers gli domandò se la musica lo disturbava, rispose di no. Devers trovò

una stazione di rock-and-roll, ma poiché tenne il volume basso, non risultò

spiacevole. Purtroppo, non sempre il ritmo della musica andava a tempo

col tergicristallo.

Si fermarono alla stazione di servizio Ramapo, vicino a Sloatburg.

Mentre stavano cenando, Parker osservò:

 — Bello, quel vestito.

Devers sorrise compiaciuto, guardandosi l'abito.

 — Vi piace?

 — Dove lo hai comprato? Non certo a Monequois.

 — Perbacco! No davvero. Da "Lord e Taylor", a New York.

Devers parlava col tono orgoglioso di un uomo che sa scegliersi i nego-

zi.

Parker annuì. — Ti ci servi spesso?

 — Ho un conto aperto presso quella ditta — rispose Devers. — Fra "Lord

e Taylor" e "Macy", mi rifornisco di tutto ciò che mi abbisogna.

 — Capisco — disse Parker, e riprese a mangiare.

Quando ritornarono all'automobile, la pioggia era cessata.

La Pontiac splendeva sotto il riflesso delle luci del ristorante e pareva

quasi nera. Questa volta, Parker fece sedere Fusco davanti, mentre lui si

accomodava sul sedile posteriore. Devers riportò l'auto sulla Thruway or-

mai quasi deserta, spinse la velocità oltre i centocinquanta, e riaccese la ra-

dio. Aveva trovato un'altra stazione radiofonica, ma la musica era sempre

la stessa. Nessuno parlò. Le luci del cruscotto erano verdi e la notte, al di

fuori, raramente punteggiata dai fari. Parker notò che, di tanto in tanto,

16

Page 17: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 17/136

Devers lo guardava nello specchietto retrovisivo: il ragazzo lo stava stu-

diando con curiosità, rispetto e una certa perplessità. Parker chiuse gli oc-

chi e ascoltò la notte lamentarsi sotto le gomme della macchina.

4

Una luce fredda e chiara penetrò nella stanza, quando Parker apri la por-

ta. Con un gesto fece cenno a Fusco di passare e domandò:

 — Fatto colazione?

 — Sì.

Parker chiuse la porta. — Siediti — disse.

Si trovava nella stanza di un motel in una città chiamata Malone, a circa

venticinque, trenta chilometri da Monequois. Era il classico motel d'una

 piccola città, con i muri in cemento dipinti di verde, i mobili moderni, imi-

tazione svedese, i soliti brutti tappeti e scarsità di asciugamani. Da molti

anni, Parker aveva imparato che non conviene stabilirsi sul luogo dove si

vuole fare un colpo, perciò quel motel sarebbe stata la sua residenza, fin-

ché il colpo non avesse avuto luogo o avesse deciso di non farne nulla.

Dato che Fusco abitava a Monequois già da qualche mese e cioè da

quando era uscito di prigione, per lui non c'era più niente da fare. Doveva

restare li. La sera prima, quindi, Fusco e Devers avevano lasciato Parker al

motel, con l'accordo che Fusco, prendendo a prestito la Pontiac, sarebbe

venuto a rilevarlo l'indomani.

Sedendosi sull'unica sedia della stanza, Fusco disse:

 — Che cosa mi dici di Stan?

 — O è molto in gamba... oppure non lo è affatto — replicò Parker. — Vo-

glio sapere quale delle due alternative risponde al caso.

 — E' in gamba, Parker. Cosa ti fa pensare il contrario?

 — Sarei curioso di sapere quant'è che frega quattrini in quell'ufficio.

Fusco parve sorpreso. — Frega quattrini?

 — Dài — esclamò Parker. — Si è sistemato proprio bene in quell'ufficio

amministrativo, e tutti i mesi lo alleggerisce di un paio di centoni, forse

anche di più.

 — Ti assicuro che non me ne ha mai parlato. Giuro!

 — C'era bisogno che te lo dicesse? Se ne va a New York e si compra un

vestito da "Lord e Taylor", dove ha il conto aperto. Quanto credi che gli sia

costato quel vestito?

Fusco allargò le mani. — Non mi era neanche passato per la testa. Io non

17

Page 18: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 18/136

sono fatto così, Parker. Quando uno mi dice una cosa, ci credo.

 — Sei venuto qui con la sua macchina?

Fusco si accigliò, strusciandosi la mascella con le nocche della mano. — 

Bella, vero? Non ci avevo mai pensato. Sicché pensi che stia turlupinando

la compagnia? — Non te ne ha mai parlato — ribatté Parker. — Questa è una buona co-

sa. Pagare l'auto in contanti è stato un gesto sciocco, comunque, se sa te-

nere il becco chiuso, può darsi che sia un tipo a posto. Come vanno i rap-

 porti fra te e quella tua ex moglie, come diavolo si chiama?

 — Ellen. Seguita a farsi chiamare Ellen Fusco.

 — Sei in buoni rapporti con lei?

 — Naturale! Perché no?

 — Buoni abbastanza per farle qualche domanda su Devers?

Fusco scosse il capo. — Non ne sono sicuro. Che genere di domande?

 — Voglio sapere se le ha detto ciò che sta facendo.

 — Vuoi sapere che sistema usa?

Parker scosse la testa con violenza. — No. Voglio sapere se ha vuotato il

sacco con lei.

 — Ah! — Fusco annui. Disse: — Giusto. Posso cercare di scoprirlo. Ma-

gari non direttamente. Capisci cosa voglio dire?

 — Tu cerca di saperlo. Come farai, non m'interessa. — Parker accese

una sigaretta e si avvicinò al comodino per buttare il fiammifero nel

 portacenere che vi era sopra. Voltandosi nuovamente a guardare Fusco, ri-

 prese: — Là, a San Juan, ti dissi che forse avremmo potuto fare il colpo

anche se Devers non era adatto. L'idea non ti piacque.

 — Perché tanto io lo so che è adatto.

 — Io invece non lo so — rispose Parker. Meditò un istante, poi disse: — 

Quale importanza ha questo Devers per te?

 — Importanza? — Fusco aveva l'aria confusa. — Che cosa vuoi dire?

 — Voglio dire: cosa fai se io considererò Devers un impiccio? Cosa pen-

si se ti dirò che l'affare è buono, ma Devers, no? Cosa mi dici se deciderò

di fare il colpo eliminando Devers? A quel punto, cosa succede: si va avan-

ti o si abbandona l'idea?

Fusco allargò di nuovo le mani, annaspando per qualche istante, come

alla ricerca di una risposta. Poi disse, molto lentamente:

 — Non verrà sollevata questa questione, Parker. Sono sicuro che non

succederà.

 — La sto sollevando io, ora. Fusco scosse il capo, si guardò le mani

18

Page 19: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 19/136

aperte, poi si volse verso la finestra dove lame di sole filtravano attraverso

le veneziane. Finalmente disse:

 — Ecco, ti dirò qual è il problema. Ellen. Si tratta di Ellen. lo non voglio

che Ellen... non vorrei che Ellen pensasse che lo faccio per lei... e magari

che ho combinato tutto quanto per far fuori Stan. Lei lo penserebbe subito. — E che importanza ha quello che pensa lei?

Fusco alzò le spalle, continuando a tener gli occhi fissi sulla finestra.

 — Si vendicherebbe, mi darebbe addosso. Spiffererebbe ogni cosa.

Questo significa che non c'è da fare affidamento su nessuno ilei due. — 

Parker scosse la sigari! la nel portacenere. Osservando Fusco, proseguì: — 

Potremmo trattare anche lei allo stesso mollo.

A questo punto, Fusco piantò gli occhi in viso a Parker, l'espressione sor-

 presa, sconvolta.

Per amor di Dio, Parker!

Lei ha la mia bambina, te l'ho già detto! Per amor di Dio, non puoi, non

 puoi...

Parker annuì e si avviò verso la porta. — Era esattamente quanto volevo

sapere — disse. — Le regole del gioco.

 — Non vorrai mica, Parker...

 — Fusco era ancora agitato.

 — No. Ma dovevo sapere quali erano i limiti. Ora li so. Se Devers non è

come vogliamo, non se ne fa niente.

Fusco lo guardò.

Parker scosse il capo. — Non ho nessuna intenzione di uccidere la ma-

dre della tua bambina — disse. — Ma devo sapere che cosa si può fare e

che cosa non si può fare. Cos'è che manderà in fumo il colpo e cosa, inve-

ce, lo terrà in piedi. — Aprì la porta e il sole penetrò dentro. — Andiamo.

 — Mi hai spaventato a morte — disse Fusco, alzandosi, e sorridendo de-

 bolmente. — Temevo che tu dicessi: sta bene, faremo fuori anche la bam-

 bina.

 — Non credo che ci saresti stato — rispose Parker.

5

 — Ellen — disse Fusco. — Ti presento Parker. Parker, questa è la mia ex

moglie.

Ellen Fusco disse: — Piacere.

Parker fece un cenno con la testa.

19

Page 20: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 20/136

Ellen Fusco era piuttosto diversa da come se l'era immaginata. Piccola di

statura, ossuta, sarebbe stata anche abbastanza graziosa, se non avesse avu-

to quelle profonde rughe verticali sulla fronte e quel modo di guardare il

mondo con aria di sfida rabbiosa. Aveva l'aspetto di chi si fa largo nella vi-

ta, tenendo sempre i pugni minacciosamente sui fianchi. La sua casarispecchiava quell'atteggiamento bellicoso. Era squallida, ma pulita, come

se né la polvere né fronzoli voluttuari osassero entrare lì dentro. I mobili

erano assolutamente banali, dal divano sfiancato al solito carrello per il te-

levisore, ma la libreria era forse un tantino più grande di quelle che si tro-

vano in ogni salotto di tipo medio, e i libri in essa contenuti erano per la

maggior parte piuttosto ponderosi: Sartre e De Beauvoir, i fratelli James,

Uwe Johnson, Edmund Wilson.

Il suo abbigliamento mostrava la stessa truculenta, anonima semplicità.

Indossava pantaloni neri, una maglia grigio scuro senza maniche, scarpette

marrone senza tacco, niente calze. Aveva i capelli neri, lunghi e lisci e li

 portava legati con un nastro alla base della nuca. Non aveva il benché mi-

nimo trucco sul viso, né smalto sulle unghie, quasi come se l'impressione

che voleva dare di sé, pencolasse tra una bohemienne di Greenwich Villa-

ge e una fattoressa del Nebraska.

 — E' già alzato Stan? — le domandò Fusco.

 — E' nel bagno.

Parker guardò l'orologio. Le dieci e quaranta.

 — Volete una tazza dì caffè? — chiese Ellen.

 — Ottimo — rispose Fusco. — Che ne dici, Parker? — Pareva agitato,

nervoso, come se non sapesse se fosse il caso di comportarsi da padrone di

casa o meno. Era stato sposato con quella donna, aveva portato Parker nel-

la sua casa, ma nel bagno c'era un altro uomo.

 — Sì, forte — rispose Parker, rivolgendosi direttamente a Ellen.

 — Accomodatevi — fece lei, e si diresse, attraverso un arco, verso una

 piccola cucina, bianca e gialla, stipata di roba. Quella cucina dava diretta-

mente nel salotto, così che la vedevano muoversi, mentre preparava il caf-

fè.

Parker si sedette nella poltrona vicina alla porta e Fusco disse, guar-

dandosi intorno:

 — Pam sarà in giardino. Sai, la bambina.

Lanciò un'occhiata a Parker e parve voler aggiungere qualcosa, ma poi si

rese conto che non era né il luogo né il momento - né Parker il tipo, del

resto - di chiedergli se gradiva andare in giardino per vedere una bimbetta

20

Page 21: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 21/136

di tre anni. Si voltò con aria incerta, quasi volesse dirigersi verso la cucina,

o forse soltanto verso la finestra che dava sul giardino, poi, all'improvviso,

tornò indietro e si sedette nel centro del divano. Rimasero lì, in silenzio,

mentre Fusco cincischiava, guardando ora qua, ora là, e Parker, immobile,

aspettava.L'arrivo di Ellen col caffè fu simultaneo a quello di Devers dall'altra por-

ta, vestito con pantaloni da fatica e una maglietta. Era scalzo e aveva an-

cora l'aria insonnolita. Vedendo le tazze del caffè, domandò:

Una di queste è per me? Vai a prendertelo.

Devers, con un sorriso quasi di sofferenza, cercò di trovare qualcosa da

rispondere, mentre la donna metteva le due tazze davanti a Parker e a Fu-

sco, senza guardare in faccia nessuno, e Lisciava subito la stanza, per la

 porla dalla quale era entrato Devers.

Devers rivolse quel sorriso mutilato verso Parker, dicendo:

 — Le gioie familiari... Ma è soltanto uno scherzo fra noi.

Visto che Parker si limitava a guardarlo senza dir niente, Devers si strin-

se nelle spalle, e liberandosi di quel sorriso imbarazzante, andò a sedersi

sul divano, prese la tazza di Fusco, bevve un po' di caffè e, con una smor-

fia, disse:

 — Sai che mi piace dolce. — Rimise giù la tazza e guardò Parker. — 

Volete vedere la base, oggi, vero?

 — Esatto.

 — Ci faremo una scappata. Vi dispiace se mi preparo un po' di colazio-

ne?

Parker alzò le spalle. — Non abbiamo fretta. Comunque, prima, ho biso-

gno di sapere alcune cose.

 — Dite.

 — Quanto tempo è che sei distaccato qui?

 — Undici mesi.

 — Sempre all'ufficio amministrativo?

 — Sì.

 — Hai la sigla R.A. o U.S.?

Devers si rabbuiò. — Non capisco.

 — Forse le cose sono cambiate — disse Parker. — Una volta R.A. signi-

ficava che uno si era arruolato, e U.S. che era stato richiamato.

 — Ah! Nell'esercito. In aviazione non c'è leva.

 — Allora, ti sei arruolato? — domandò Fusco. Stentava a crederlo.

Devers gli sorrise. — Sono in una botte di ferro, ti pare?

21

Page 22: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 22/136

 — Quanti anni di ferma? — chiese Parker.

 — Quattro.

 — Quanti te ne mancano?

 — Sette mesi. Prima di venire qui, sono stato un anno nelle Aleutine.

 — Vuoi mantenerti questo posto fino al congedo? — domandò Parker. — Sarebbe opportuno. Se me ne vado, mi corrono subito dietro. Verreb-

 bero immediatamente a cercarmi.

Parker annuì. Sapeva che Devers aveva ragione, ma voleva essere sicuro

che lui lo avesse capito.

 — Perché non lasci le cose come stanno? Hai solo sette mesi.

 — In ufficio ci sono due che se ne vanno prima di me. Uno fra tre mesi,

l'altro fra due.

 — Così la polizia si butterebbe su di loro prima di venire a cercar te.

 — Per lo meno, spero.

 — Ma, prima o poi, arriverebbero anche a te — insisté Parker. Devers

annuì. — Ho pensato anche a quello.

 — Quant'è che fai quei trucchetti in ufficio?

 — Quali trucchetti?

 — Quelli con i quali ti sei comprato la Pontiac.

Devers scosse il capo, sorridendo. — Ho risparmiato quand'ero alle isole

Aleutine.

 — Hai dei conti in banca per provarlo?

 — Sono necessari?

 — Sì.

 — Non tenevo i soldi in banca.

 — Dove li tenevi?

Anche se cercava di stare calmo, era evidente che Devers si stava irri-

tando: il suo sorriso parve svanire dalle sue labbra.

 — Be'? — domandò. — Stiamo parlando di furto, non di malversazione.

 — La legge — replicò Parker. — Quelli della legge controlleranno tutto

e tutti, in quell'ufficio. E diranno: ecco qua un ragazzo con abiti costosi,

conti aperti a New York, macchina di gran lusso. Come farà a procurarsi

tutte queste cose con lo stipendio dell'aviazione militare? E verranno a ve-

gliarti attentamente, tanto per vedere che cosa salta fuori.

Devers si morse una nocca, accigliato, pensoso. Finalmente disse, in un

tono che sembrò quasi una domanda:

 — Li teneva mia nonna.

 — Tua nonna? Perché?

22

Page 23: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 23/136

 — Andavo molto d'accordo con lei: più che con chiunque altro. Mio pa-

dre e mia madre sono divorziati e io non affiderei a mia madre neanche la

sorpresa trovata in un uovo di Pasqua. Perciò, davo tutti i soldi alla nonna,

e quando sono tornato alla ZI, me li ha restituiti.

Fusco interloquì: — Tornato dove? — Negli Stati Uniti — rispose Devers. — ZI: zona interna.

 — E ritieni che la nonna ti coprirà — disse Parker.

Devers sghignazzò. — Garantito. E' morta in aprile.

 — E se vanno a informarsi da tua madre?

 — Quel che dice mia madre, non m'interessa. Direbbe sempre tutto a ro-

vescio, soltanto per lumi dispetto. Davvero? Devers esitò. — Ma con chi

sto parlandolo? Con Parker o con la polizia?

 — Importa?

 — No. No, avete ragione. Comunque, vi ho detto la verità.

Parker disse: — Hai un conto in banca?

 — Certo.

 — Fammi vedere il libretto degli assegni.

 — Già. Capisco che cosa volete dire.

 — Qual è il problema? — intervenne Fusco.

 — I miei versamenti — spiegò Devers. — Per esempio, la settimana

scorsa ho versato centotrenta dollari. Da dove provengono?

Parker disse: — Da dove provengono?

 — Datemi un attimo.

Parker aspettò, ma poiché Devers continuava a meditare, esclamò: — 

Sei un bersaglio troppo facile, Devers. Non sei affatto coperto. Possono

mettere le mani su di te in qualunque momento.

 — Non hanno mai avuto motivo di occuparsi di me.

 — E che cosa succede se qualcuno del tuo ufficio tenta qualche scherzet-

to e gli va male? Appena scoprono che qualcosa va storto, cominciano a

guardarsi in giro, e tu salti fuori con l'evidenza dell'Empire State Building.

 — Accidentaccio — Devers si morse la gota. — Bisogna che escogiti

qualcosa per mettermi al sicuro.

 — Non tirare fuori la solita storiella delle vincite al gioco — disse

Parker. — Ti toccherebbe trovare una mezza dozzina di persone che dica:

sì, abbiamo giocato insieme e abbiamo perso. Troppa gente di mezzo.

 — Lo so. Non lo farei mai. Lasciatemi pensare un poco, mentre faccio

colazione.

Parker finì di bere il caffè. — Sta bene. Saremo di ritorno alle dodici.

23

Page 24: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 24/136

 — D'accordo.

Parker si alzò e Fusco balzò in piedi dopo di lui.

Uscirono nell'aria soleggiata e salirono sulla Pontiac di Devers. Fusco

domandò: — Da che parte?

 — Stazione di servizio. Bisogna far benzina e procurarci una carta stra-dale.

 — Benissimo.

Durante il tragitto, Fusco disse:

 — Avevi ragione. Voglio dire, riguardo a Devers e ai suoi furterelli.

 — Il problema è che Devers riesca a trovare un sistema per coprirsi le

spalle.

 — E' un ragazzo in gamba, Parker.

 — Speriamo.

Arrivati a una stazione di servizio, Fusco fermò la macchina accanto alla

 pompa. Mentre l'inserviente riempiva il serbatoio, lui entrò nell'ufficio e

 prese una carta stradale. La porse poi a Parker, già ripiegata sull'area che

circondava Monequois.

Si trovavano in una strada secondaria, a nord dello Stato di New York,

vicino al confine canadese, a circa venticinque chilometri da Malone, e a

nord della Route numero Undici. La città più vicina era Massena, verso

ovest, grande abbastanza da avere un aeroporto civile. Da quel punto al

confine c'erano circa venti chilometri, a nord. Il penitenziario dello Stato di

 New York, Dannemora, si trovava a est, a sessantacinque chilometri da lì,

 più o meno.

Mentre Parker studiava la carta, Fusco pagò la benzina. Usciti dall'area

della stazione di servizio, Parker disse:

 — Andiamo a nord, verso il confine.

Fusco lo guardò con aria stupita. — Ma non ci sarà mica bisogno di pas-

sare nessun confine, vero, Parker?

 — Lo so. Ma loro lo penseranno, perciò diamo un'occhiata alla strada.

Alzando le spalle, Fusco ricominciò a guidare.

Monequois era una piccola città, sbilanciata dalla grandezza della base

militare di aviazione che si trovava proprio al limite della città stessa. C'era

 più gente alla base che a Monequois, quindi la sua influenza si evidenziava

in ogni cosa: nei nomi dei bar, dei ristoranti e dei motel; nella forte prepon-

deranza di divise azzurre per le strade del centro, nel numero dei caffè e

dei cinema. Se la maggior parte della gente dentro quella base fosse stata

fissa, invece che in transito, l'effetto sulla città sarebbe stato ancora più

24

Page 25: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 25/136

grande. Ma, stando cosi le cose, il luogo aveva l'inequivocabile aspetto

d'una città-campeggio.

Dopo aver attraversato il centro e oltrepassato la base, si diressero verso

la Ruote Novantacinque.

La campagna era povera, da quelle partì, circondata da basse colline bo-scose. Da quella strada, la base militare s'intravvedeva a malapena: sol-

tanto alcuni tetti obliqui sbucavano di tra gli alberi, poi, quasi all'improv-

viso, appariva la complessa struttura del cancello principale, come un

 palcoscenico messo lì, alla piena luce del sole, con una grossa targa azzur-

ro scuro da un lato, su cui, in lettere dorate, stavano scritti i nomi delle or-

ganizzazioni militari del posto, in incomprensibili sigle e abbreviazioni.

Fusco svoltò nella Novantacinque, proseguì per Bombay e infilò una

strada senza nome, verso Fort Covington. Conveniva di più passare per 

quella stradina stretta, dove il traffico era scarso, che proseguire fino a

Massena o attraversare il ponte St. Lawrence, che da Rooseveltown porta a

Cornwall, dalla parte canadese. Passarono Fort Covington, poi si ferma-

rono, prima di raggiungere il confine.

A questo punto, Parker disse: — Sta bene. Torniamo indietro.

 Non gli piaceva. Non aveva visto nessun luogo adatto per nascondersi.

Tra una cittadina e l'altra, i boschi erano fitti, ma non deserti. C'erano un'-

infinità di cartelli di divieto di caccia, ma là dove mancavano, sarebbe sta-

to gremito di cacciatori. Non gli parevano luoghi adatti per nascondersi e

aspettare che le acque si fossero calmate, dopo aver effettuato il colpo. Na-

turalmente, non poteva esserne ancora sicuro, e, comunque, era come voler 

cominciare dalla fine.

Se Devers non riusciva a trovare il modo di coprire i suoi scherzetti, non

ne avrebbero fatto niente. E se anche avessero deciso di farlo, c'era sempre

la base da esaminare a fondo. La faccenda poteva benissimo risultare im-

 possibile di per se stessa, quindi era prematuro pensare al modo di cavarse-

la e di nascondersi.

Sulla via del ritorno, Fusco disse:

 — Che si fa, se Devers non ci riesce?

 — Quello che hai detto — rispose Parker. — Se Devers non è adatto, il

colpo va in fumo.

Fusco si rabbuiò. A Parker parve di sentirlo pregare, affinché Devers riu-

scisse a scovare qualcosa.

25

Page 26: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 26/136

6

Ellen aprì di nuovo la porta e li guardò con occhi corrucciati.

 — Ah, siete voi — disse, traendosi da parte.

Parker e Fusco entrarono. Mentre Ellen richiudeva la porta, Parker ledomandò:

 — Che c'è?

Senza guardarlo, voltandosi come per far qualcosa, lei rispose: — Che

c'è? Niente. Niente di niente. — E andò dall'altra parte del salotto.

Devers, seduto al tavolo di cucina davanti agli avanzi di una colazione a

 base dì frittelle, agitò la forchetta e gridò: — Sono subito da voi.

Parker lo ignorò e si rivolse ad Ellen.

 — E' per Devers? Che cosa vi frulla per il capo?

Lei seguitò a girellare e Fusco, con l'aria imbarazzata di chi tenta di evi-

tare una scena spiacevole, disse, la voce inquieta:

 — Lascia perdere, Parker.

 — No. — Parker tornò a guardare Ellen. — Fermatevi — le disse. — Vo-

glio sapere cosa avete nel gozzo.

Ellen girò intorno, si portò in fondo alla stanza e con un gesto del mento

e lo sguardo sprezzante, indicò Fusco. — Fatevelo dire da lui. — Ma non

uscì dalla stanza.

Parker si volse a guardare Fusco, che alzò le spalle e disse: — Le girano

le scatole, Parker. Nient'altro. Ma non ha nessuna importanza. Lei è fatta

così.

 — Per via del colpo?

Fusco apparve spaventato. — Ti giuro, Parker, che lei non ci darà nessun

grattacapo. Il fatto è che lei vede sempre le cose dal lato peggiore e basta.

 — Era così anche prima?

 — Proprio per quello mi ha lasciato, quando mi beccarono. Perché aveva

ragione lei, quella volta.

Ellen arricciò le labbra, ma non disse niente.

Devers, che era entrato con una tazza di caffè in mano, disse:

 — E ora è seccata, perché, questa volta, il suo ex marito ci ha tirato den-

tro me. E io potrei finire nei guai. — Trangugiò il caffè, mentre Ellen lo

fulminava con lo sguardo.

 — Che cosa farà? — domandò Parker.

Ellen rispose, quasi sputando le parole:

 — Niente. Non vi dovete preoccupare di me.

26

Page 27: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 27/136

 — E' la verità, Parker — disse Fusco.

Parker li osservò: Fusco spaventato, Devers sicuro e tranquillo, Ellen ar-

rabbiata. Dopo averli esaminati un istante, si strinse nelle spalle e decise di

lasciar perdere. Per il momento, si sarebbe fidato della loro parola, ma

avrebbe tenuto gli occhi aperti. In tutti quegli anni era arrivato ad accettareil fatto che le persone coinvolte in un colpo non sono mai solide come

sarebbe necessario. Vengono sempre fuori con dei cavilli per una cosa o

 per l'altra, hanno sempre problemi personali, noie della loro vita privata

che non riescono a fare a meno di mescolare col lavoro. L'unico sistema di

 poter combinare qualcosa con quel tipo di persone, è di tenerle d'occhio, e

di cercare di sapere quali sono quei problemi per essere pronti, eventual-

mente, ad affrontarli per loro.

Se lui stava ad aspettare l'accordo perfetto, freddo, professionale, non sa-

rebbe mai arrivato a concludere niente.

 — Sta bene — disse. — E' la vostra donna.

Sorridendo, Devers domandò:

 — A chi di noi due state parlando?

Seccato, Fusco esclamò: — Stan!

Ellen disse, rivolgendosi a Parker: — Avete finito con me, ora? Posso

ritornare alle mie faccende?

 — Finito.

 — Grazie.

La donna lasciò la stanza e Parker disse, a Devers:

 — Allora cosa mi dici di quel conto in banca?

Dal modo in cui Devers gli sorrideva, si capiva che aveva escogitato

qualcosa. Difatti disse:

 — Conoscete quella canzone sulla scatoletta di latta?

 — No. Di che si tratta?

 — Non volevo mettere tutto il mio denaro in banca — disse Devers. — 

Depositavo soltanto quanto bastava per coprire i miei assegni, tenendomi

costantemente una piccola somma. Ma la maggior parte di quello che pos-

siedo, la tengo qui, in una scatola, nell'armadio della mia camera da letto.

 — Perché? — domandò Parker.

Devers sorrise e alzò le spalle con l'aria del ragazzino ingenuo. — Mi fa

sentire come il re Mida, o roba simile. Mi piace tenere il denaro dove pos-

so guardarlo. Al giorno d'oggi bisogna avere un conto corrente. Non si può

spedire banconote per posta, e i vaglia sono una gran seccatura, perciò, ac-

cidenti ai rompiscatole, ho dovuto aprire un conto in banca. Ma il denaro

27

Page 28: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 28/136

in banca non mi soddisfa quanto il tenerlo qui. Mi piace l'idea di poter 

aprire la scatola e vedercelo dentro.

Fusco, tutto accigliato, lo guardava con l'aria di non capire cosa cavolo

Devers stesse dicendo, ma Parker, invece, capì. Si trattava di quella specie

di strano, allucinante approccio col denaro, che un ragazzo può benissimoavere. Sempre che ce la facesse a tener duro, con quella storiella.

 — Vediamo quella scatoletta di latta — disse Parker.

Devers alzò una mano. — Datemi tempo — rispose. — Quando sarà il

momento l'avrò.

 — Pensi di comprarne una? Nuova? Bella lucida, brillante?

 — Porco Giuda, no! Avrò la piccola, vecchia scatola che mi sono portato

dietro sin da quando facevo le medie; la vecchia scatola tutta ammaccata

che mi ha seguito nel Texas, nel Nuovo Messico, alle Aleutine, e, final-

mente, qui. Non vi preoccupate, signor Parker, quella scatola sarà una per-

fezione.

 — Non strafare.

 — Avete paura che ci appiccichi sopra le etichette delle varie località?

 — Devers scoppiò a ridere. — So essere anche furbo, signor Parker.

 — Quanto ti sarebbe rimasto, in questa scatoletta?

Devers corrugò la fronte. — Non lo so, con esattezza. Non molto, dopo

tutto quello che ho comprato. Dipende da quando faremo il colpo. Se sarà

il prossimo giorno di paga, che scade di martedì...

 — Troppo presto.

 — Benissimo. Allora avrò sei, settecento dollari.

 — Hai fatto bene i conti? In modo che se sommano entrate e uscite, il

conto torni?

 — Certo, certo. Potrei arrivare a mille e due ed essere sempre dentro i li-

miti del possibile. Devers sorrise e continuò: — Ma preferisco lasciare

tutto quanto un po' più disordinato: è più credibile.

 — Dammi una lista delle persone, nei diversi luoghi, che possano aver 

eventualmente visto la scatola — disse Parker.

Devers parve sorprendersi ma si riprese subito.

 — Nessuno. Non l'ho detto a nessuno che ce l'ho.

 — Perché no?

 — In aviazione, signor Parker, si può sempre intoppare in un ladro.

Parker considerò la risposta, poi annuì. — Sta bene. Può andare. Se

riesci a farla stare in piedi.

 — Non dubitate — rispose Devers.

28

Page 29: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 29/136

 — Anche con un poliziotto alle costole?

 — Li ho avuti altre volte alle costole.

 — Per una cosa importante come questa?

 — No. Ma ce la farò.

La cosa peggiore di quel ragazzo era la sua sicurezza. Era furbo, sveglio,capace, ma lo sapeva, e questo poteva urtare. Comunque, bisognava consi-

derare che sgraffignava soldi dall'ufficio dell'amministrazione da quasi un

anno senza essere mai stato beccato, perciò, forse, quella sua sicurezza non

sarebbe stata una passività.

A questo punto, Parker era pronto a rischiare.

 — Rispondi a una domanda. Ma voglio la verità.

Devers allargò le braccia. — Se posso.

 — Ti sei organizzato abbastanza bene, in quell'ufficio amministrativo.

La faccenda, a quanto pare, è piuttosto redditizia e sicura. Questo colpo sa-

rà rischioso. Perché non ti accontenti di quanto sei già riuscito a combi-

nare?

 — Prima di tutto — rispose Devers — perché, davanti a me, ho soltanto

sette mesi, di questo andazzo. Se rinnovo la ferma, magari mi trasferiscono

altrove e forse oltremare un'altra volta. Secondo, la vita di qui, in aviazio-

ne, non mi entusiasma troppo. Perciò, quando esco, a che punto mi trovo?

Ho un'automobile, dei vestiti, qualche centinaio di dollari e un sistema in-

gegnoso per mangiucchiare quel che mi capita all'ufficio amministrativo.

 Non è poi questa gran pacchia. Dovrei trovarmi un lavoro da qualche altra

 parte, magari in una banca o roba del genere e chissà quanto tempo mi ci

vorrebbe prima di organizzare un trucchetto simile anche lì. E forse

sarebbero più duri che alla base, anzi, è probabile che lo siano senz'altro;

così è facile che non riesca a combinare un bel niente. Per il momento,

quello che riesco a ricavare, è sufficiente, ma per il futuro?

 — Che cosa ne farai della tua parte del malloppo?

 — Ci vivrò — rispose Devers. — Non troppo vistosamente, ma con tutte

le comodità.

 — E quando sarà finita? Stringendosi nelle spalle, Devers rispose:

 — Ci penserò quando sarà il caso. Intanto, passerebbe un anno, o magari

anche due. Comunque, mi ritroverò sempre come mi sarei ritrovato uscen-

do da qui.

Parker sapeva di avere davanti a sé una nuova recluta della professione e

sapeva di esserne consapevole prima ancora di Devers stesso.

Devers aveva rubacchiato all'aviazione militare per un mese, poi per 

29

Page 30: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 30/136

quello dopo e quello dopo ancora. Ora stava entrando nel "giro" per vivere

tranquillo per un anno, e quello successivo sarebbe ritornato a cercare Par-

ker o Fusco, oppure chiunque altro del ramo e avrebbe detto: "Se avete bi-

sogno di qualcuno, io sono disponibile".

Sempre se le cose andassero bene, naturalmente. Devers non si era an-cora cimentato, non al cento per cento. Poteva sempre sgonfiarsi, poteva

sempre mancargli il coraggio. Ma Parker pensava che tutte le probabilità

erano a favore del ragazzo.

 — Sta bene — disse. — Avevi proposto di mostrarmi la base.

 — Giusto. Aspettate, vado a prendervi un tesserino d'identità.

7

Quello era il momento peggiore: camminare sull'asfalto verso il cancel-

lo. Devers andava avanti, precedendo di poco Parker e Fusco. Indossavano

tutti e tre l'abito borghese. Devers gli aveva assicurato che ciò non avrebbe

suscitato commenti. E aveva anche spiegato come, essendo la base piena

di scuole tecniche, dove davano lezione per turni, il veder circolare uomini

fuori servizio, a tutte le ore del giorno e della notte, fosse un fatto normale.

Entrarono dal cancello principale invece che da quello più vicino all'uf-

ficio amministrativo, perché il traffico lì era più intenso e c'era minore pro-

 babilità di venire osservati attentamente.

Parker, specialmente, aveva un tesserino d'identità con una foto ben lun-

gi da essere somigliante, sebbene anche la parentela fra il viso di Fusco e

la tessera che aveva in mano, fosse molto vaga.

 — Non le guarderanno — aveva assicurato Devers. — Basterà che le

tiriate fuori dal portafoglio e le sventoliate sotto il naso del poliziotto men-

tre si passa. — E aveva mostrato come dovevano fare, tenendo il portafo-

glio col braccio teso.

Parker aveva pensato di andare con l'auto di Devers, ma lui si era oppo-

sto.

 — Ci noterebbero — aveva detto. — C'è un autobus che parte dal cen-

tro, sempre pieno di allievi. Prendiamo quello e attraversiamo il cancello

tutti imbrancati.

Così erano andati in centro con la macchina, l'avevano posteggiata un

isolato oltre la fermata ed erano saliti su un autobus che, guidato da un ci-

vile, andava verso la base. Non c'era troppa gente e, come aveva detto De-

vers, la maggior parte dei passeggeri era in borghese.

30

Page 31: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 31/136

Finalmente raggiunsero la base. Tutti e tre si trovarono mescolati a uno

sparpagliato gruppo di circa venticinque persone che, sotto il sole, si diri-

geva verso il cancello. I due della polizia aerea guardavano, attraverso i fi-

nestrini delle baracche, i tesserini che venivano loro mostrati, annuendo

con espressione annoiata.Si poteva passare soltanto in fila indiana. Devers entrò per primo, segui-

to da Fusco e, per ultimo, Parker.

Parker notò che quasi tutti, nel passare, lanciavano un'occhiata distratta

ai due poliziotti. Li imitò.

L'espressione annoiata sul viso dei poliziotti non cambiò mentre guarda-

vano la sua tessera: un istante dopo si trovava dentro. Mise via il portafo-

glio.

 — Prenderemo questo pulmino — disse Devers. — La base è un acci-

dente di grandezza, l'ufficio è laggiù, a casa del diavolo.

 — C'è un autobus speciale per l'interno della base?

 — Sicuro. Gestito dall'aviazione militare. In questo momento ci sono tre

linee, che passano tutte da qui. A noi serve il numero uno.

 — Funzionano tutta la notte?

 — Già. — Devers si voltò a guardarlo. — Pensate a qualcosa?

 — Solo curiosità — rispose Parker.

Era vero. Non aveva la più pallida idea se un autobus sarebbe potuto

rientrare nell'organizzazione del colpo, più di quanto sapeva se, avrebbe

usato un aereo - quella volta che Fusco glielo aveva chiesto, quando erano

ancora a San Juan. Ma voleva conoscere ogni mezzo di trasporto, sapere di

ogni veicolo, di ogni cosa che si muovesse, viaggiasse e avesse una spiega-

zione ragionevole per esistere, in quella base. Ciò che avrebbe adoperato o

meno, lo avrebbe stabilito più tardi.

Il primo autobus che arrivò non era il numero uno, ma molti di quelli che

aspettavano, insieme con loro, vi salirono.

 — Questo autobus porta all'area dove sono le baracche di quelli in tran-

sito. Quelli lì sono tutti nostri allievi.

 — Che razza di scuole ci sono?

Devers alzò le spalle. — Di tutto. Per tecnici e meccanici A ed E.

 — Traduci.

 — Okay — rispose Devers sorridendo. — Un tecnico è quello che di-

venterà il dattilografo della stanza degli impiegati; A e E significano rispet-

tivamente aviazione e motori. Lavoraccio da operai.

 — E in quanto alla polizia militare? Ha una scuola, qui?

31

Page 32: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 32/136

Devers esclamò, con voce colma di sorpresa:

 — Porca miseria! Quelli se la sono dimenticata!

 — Bene.

Fusco disse: — Ecco il nostro autobus.

L'autobus, azzurro scuro, era tutto sgangherato, col motore davanti, co-me un camion. Il conducente indossava una tuta e sulla manica aveva i

gradi di aviere di prima classe. Dentro c'erano soltanto dieci persone sparse

qua e là. Parker si sedette accanto a un finestrino sulla destra, più o meno

al centro. Devers gli si mise vicino e Fusco sul sedile subito dietro, tutto

 proteso in avanti per ascoltare.

Mentre procedevano, Devers illustrò loro tutto ciò che vedevano, indi-

cando la sala mensa, il circolo ufficiali di complemento, e via via, tutti gli

edifici. Erano tutti uguali, come se un unico progetto fosse servito per tutte

le costruzioni con solo qualche piccola variante a seconda dell'uso di cia-

scuno. Perfino il teatro della base era senza insegna e aveva soltanto una

fila di porte a vetri sul davanti per distinguerlo dagli nitri edifici che erano

tutti intonacati uniformemente di un verde grigiastro e circondati da picco-

le, ordinate strisce erbose e stretti marciapiedi in cemento.

L'autobus si fermava ogni momento per ripartire subito. Gente scendeva

e altra saliva, di cui Circa la metà in divisa e, generalmente, si trattava di

uniformi da campo.

Durante quel tragitto, soltanto due ufficiali salirono a bordo, e ambedue

 parevano sentirsi a disagio. C'era un grande andirivieni di persone che

camminavano sui marciapiedi, entravano e uscivano dagli edifici, passava-

no in automobile o in camion. Agli incroci, nei punti in cui si trovavano le

 baracche, si vedevano file di macchine posteggiate a lisca di pesce, altre

che avanzavano lentamente nel sole.

 — C'è sempre questo movimento? — domandò Parker.

 — Sì — rispose Devers. — Vedete, le scuole fanno tre turni. Il turno A

va dalle sei del mattino fino a mezzogiorno. Il B, da mezzogiorno alle sei.

E il C, dalle sei a mezzanotte. In questo modo, ci sono sempre due terzi de-

gli allievi fuori servizio e perfino alcuni di quelli dei turni permanenti sono

fuori servizio, ora.

L'ufficio dell'amministrazione si trovava a una grande distanza dal can-

cello principale; Parker contò sedici isolati, tra i quali l'autobus aveva svol-

tato una volta a destra e una a sinistra. Quando Devers disse, la voce im-

 provvisamente più tesa: — Eccolo là. — Parker gli fece: — Proseguiamo

 per altri due isolati, poi torneremo indietro.

32

Page 33: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 33/136

 — D'accordo.

Due fermate dopo, scesero. Furono i soli a scendere e quando l'autobus

si rimise in marcia, Parker disse a Devers:

 — Sarà meglio che tu resti qui. I tuoi amici, là dentro, potrebbero guar-

dare fuori dalla finestra e vederti con due tizi sconosciuti. — Già. Ci stavo pensando. Avete ragione. Allora, ascoltate, l'ufficio am-

ministrativo è al primo piano. Al piano terreno, sulla sinistra, c'è la Croce

Rossa, e sulla destra l'ufficio arruolamenti. L'ufficio del maggiore Creigh-

ton si trova su, salendo le scale di sinistra. La cassaforte è lì.

 — Benissimo. Saremo di ritorno tra due o tre minuti.

Era una giornata limpida e piuttosto fresca. Pareva di passeggiare sul

marciapiede di una ridente cittadina, se si eccettuavano tutte quelle uni-

formi indossate dalla maggior parte dei viandanti. Circa un quarto di essi

erano donne, alcune con la divisa della WAF, altre in abiti civili.

L'ufficio dell'amministrazione era situato in un edificio uguale a tutti gli

altri, rettangolare, a due piani, intonacato. Sulle finestre fiancheggianti l'in-

gresso principale, che si apriva nel mezzo di un lungo muro, c'erano delle

targhe. Su quelle a sinistra c'erano delle croci rosse, su quelle a destra, la

 parola "Bonus". Le ultime due finestre, a sinistra del primo piano, erano ri-

coperte da reti e sbarre verticali.

All'angolo, Parker e Fusco svoltarono, girarono intorno all'edificio, sen-

za notare alcunché di particolare tranne il fatto che anche le finestre del

 primo piano erano ricoperte da reti e sbarre.

Tornando da Devers, Parker domandò:

 — Fanno turni di lavoro anche all'ufficio amministrativo?

 — Diavolo, no. Otto-diciassette. Otto-mezzogiorno, il sabato.

 — E gli uffici del piano di sotto? La Croce Rossa è sempre aperta?

Devers scosse il capo, sogghignando.

 — La Croce Rossa sta più chiusa che aperta. Ci lavorano soltanto due

 persone là dentro: un vecchio e una ragazzetta discreta, e passano la mag-

gior parte del tempo allo snack bar a prendere caffè.

 — L'ufficio arruolamenti?

 — Lo stesso orario nostro.

Parker annuì, e rimase a guardarsi intorno. Quella parte della base si

estendeva in mezzo a un mucchio di strade, ogni isolato formava come un

quadrato con due lunghi edifici per lato.

Parker disse: — La base è disposta tutta in questo modo? Le strade sono

tutte uguali a queste?

33

Page 34: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 34/136

 — Quasi tutte. Tranne quelle intorno alla pista di volo.

 — Si può andare verso l'altro cancello?

 — Si capisce! E' giù, da quella parte, a destra.

Il cancello sud si trovava a tre chilometri di distanza dall'ufficio dell'am-

ministrazione: bisognava andare un isolato in su e poi voltare. Era un can-cello più piccolo, meno pretenzioso dell'altro, senza targhe all'esterno. Si

fermarono a circa mezzo isolato di distanza e osservarono camion e auto-

mobili entrare e uscire. Nessun traffico di pedoni.

 — Dove si sbuca da quel cancello? — domandò Parker.

 — In una strada chiamata Hilker Road — rispose Devers. — Proseguen-

do da quella parte, s'incontra quella che abbiamo percorso con l'autobus

 per arrivare qui. Dall'altro lato, invece, si va nei boschi. Si dovrebbe uscire

a Cooks Corner, credo.

 — E là non vi sono bar, tavole calde o roba simile?

 — Niente altro che boschi.

 — Fermate d'autobus?

 — Fuori, volete dire? Un autobus civile? — Devers scosse il capo. — 

L'unico è quello che ci ha portato dal centro della città e che si ferma al

cancello principale.

 — Quindi non vi sarebbe motivo che qualcuno passi da quel cancello per 

uscire dalla base.

Devers guardò il cancello. — Penso di no — disse. — Comunque, non

ci ho fatto caso, ma credo che abbiate ragione. Uno uscirebbe da quel can-

cello soltanto se fosse in macchina e si trovasse più vicino a quello che al

cancello principale.

 — E che mi dici di quei camion che stanno entrando?

 — Saranno diretti in posti più vicini a questo che al cancello principale.

Forse c'è qualche scorciatoia sull'autostrada che porta direttamente qui,

non so.

 — Be', bisogna saperlo. Bisogna sapere quali autocarri entrano, dove

vanno, quali sono quelli che vengono regolarmente, a che ora del giorno

arrivano. Bisogna sapere che strada fanno per venire qui.

 — Basta mettersi in osservazione per qualche giorno e poi seguire un

 paio di camion, quando escono — disse Devers.

 — Difatti è quello che faremo

 — disse Parker. Si guardò in giro.

 — Non c'è nessun edificio da cui si possa osservare senza essere troppo

notati?

34

Page 35: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 35/136

Devers pensò un poco, poi indicò un edificio sulla sinistra, nella seconda

fila dalla cancellata. — C'è una specie di biblioteca tecnica, là dentro — 

disse. — Ci si può andare senza destare alcun sospetto. Basta tenere un

libro in mano.

 — Benissimo. Torniamo indietro.Si avviarono. Parker domandò:

 — Quell'autobus numero uno non farà mica il giro? Dico, se vi saliamo,

 possiamo fare il giro completo della base e ritornare ai punto di partenza?

 — Sicuro. Tutti gli autobus fanno il giro della base.

 — Voglio dare un'occhiata generale — disse Parker.

Tornarono alla fermata dell'autobus, nel punto dove erano scesi, e quan-

do ne arrivò uno che andava nella direzione giusta, vi salirono e si sedette-

ro esattamente come prima.

Mentre andavano, Devers, a bassa voce, spiegava tutto ciò che vedevano

e Parker, di tanto in tanto, faceva qualche domanda. Per ritornare al cancel-

lo principale, impiegarono venti minuti. Scesero.

 — V'interessa di vedere altro?

 — chiese Devers.

 — Basta, per oggi. Torniamo a casa e parliamone un po'.

 — Bene.

Ripassarono davanti al cancello principale senza noie e, sulla strada, tro-

varono subito un autobus civile che aspettava. Vi salirono e, di lì a poco,

l'autobus riparti per la città.

8

Quasi si scontrarono con Ellen Fusco sulla porta di casa. Era furiosa e

non lo nascondeva.

 — Sapevi che ho la mia seduta all'una — brontolò, rivolta a Devers.

 — Me n'ero dimenticato — rispose lui. — Mi dispiace, tesoro. Avevo al-

tro da pensare. Tieni le chiavi.

Lei le prese senza ulteriori commenti. — Pam è in giardino — aggiunse

e si avviò verso la macchina.

I tre uomini entrarono in casa; Devers chiuse la porta, e si rivolse a Fu-

sco.

 — Se la tua ex moglie non cambia registro, io faccio a cambio con te.

 — Ellen non ne vuol più sapere di me. Anche se lo volessi io — rispose

Fusco, andando in cucina. — Ho bisogno di mangiare qualcosa. Tu,

35

Page 36: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 36/136

Parker?

 — Caffè.

 — Ci dovrebbero essere degli hamburger — disse Devers. — Perché non

ce ne prepari qualcuno?

 — Subito — rispose Fusco e spari in cucina. Un attimo dopo lo videromuoversi là dentro con un grembiule allacciato alla vita.

Devers disse, a Parker:

 — Avrete altre domande da fare, immagino.

 — Qualcuna. Più tardi ne avrò delle altre. Quando ci avrò rimuginato su.

 — Naturale.

 — Siediti — disse Parker, sedendosi a sua volta nella poltrona dov'era

stato poc'anzi.

Appena Devers si fu accomodato sul divano, Parker disse:

 — Vorrei sapere cosa c'è nell'edificio accanto all'ufficio amministrativo,

di fronte a quelle finestre laterali con le sbarre.

 — Il dipartimento legale — rispose Devers. - Si sono presi tutto il palaz-

zo e lavorano dalle otto alle cinque.

 — Puoi procurarti una pianta della base?

 — Sicuro. Ne danno una a tutti i nuovi arrivati, in cui sono segnate sol-

tanto alcune cose, come l'edificio postale e quello dei rifornimenti, ma noi

 possiamo segnarci tutto ciò che c'interessa.

 — Bene. Hai una Polaroid?

 — Una macchina fotografica?

 — Polaroid — insisté Parker. — Non daremo certo a sviluppare le nostre

negative.

 — Io no — rispose Devers. — Ma conosco un paio di ragazzi che ce

l'hanno. Me la posso far imprestare per un giorno o due.

 — Splendido. Voglio fotografie dell'edificio dell'amministrazione, preso

da ogni parte. E anche dell'interno, se ti riesce.

 — Potrebbe essere pericoloso.

 — Se dovesse mandare a monte ogni cosa, lascia fare.

 — Vedrò. Altro?

 — Forse. Te lo dirò.

Fusco arrivò con tre tazze di caffè su un vassoio. Le distribuì e disse:

 — Se fossi te, smetterei di pagarle le sedute dallo psicanalista. L'unico

risultato è che ti tocca fare il bambinaio, mentre lei se ne sta laggiù.

Devers si strinse nelle spalle.

 — Che diavolo, è nervosa per questa faccenda, tutto qui. Era sposata con

36

Page 37: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 37/136

te, quando ti hanno beccato. Lei non vuole che mi succeda la stessa cosa.

 — Dovresti farle tu da psicanalista — esclamò Fusco. — Tra un minuto

vi porto gli hamburger.

 — Dai un occhio alla bambina, ti dispiace?

 — Già fatto. Se ne sta lì, buona buona.Fusco rientrò in cucina e Devers si rivolse a Parker.

 — Sarò scalognato? Inciampo in una femmina con una bambina, mi tro-

vo l'ex marito sempre tra i piedi, m'ingolfo in Un maledetto furto con lui e

 pago per lo psicanalista della femmina. Giuro che mai avrei pensato di

intrappolarmi in una cosa talmente complicata.

 — La parte furto è semplice — rispose Parker. — Lo studiamo per bene,

vediamo se si può fare, escogitiamo il sistema migliore per attuarlo, lo fac-

ciamo e ci dividiamo il malloppo. Non permetteremo a nessun'altra cosa

d'intralciarci o crearci complicazioni.

 — Ho capito. Non vi preoccupate, signor... scusate. Non ci saranno com-

 plicazioni.

Tornò Fusco con gli hamburger.

 — Ho sentito — disse. — Allora credi che sia possibile, Parker?

 — Forse.

 — Ma ti sembra buono?

 — Per ora... — rispose Parker.

PARTE SECONDA

1

 — Lo faranno — disse Ellen. — Lo so che lo faranno.

Con un brivido, si strinse le braccia intorno al corpo e scosse la testa.

 — Da principio, credevo che fosse soltanto un sogno campato in aria, un

gioco che facevano tra loro. Credevo che mio marito avesse imparato la le-

zione, credevo che fosse troppo spaventato per riprovarci. Invece è vero,

succederà, e questa volta ci tira dentro anche Stan.

 — Che cosa ve lo fa pensare? — domandò il dottor Godden.

 — L'uomo che è arrivato — rispose Ellen. — L'uomo che mio marito si

è portato dietro da Portorico.

Era facile parlare col dottor Godden. Poteva stringersi le braccia sul pet-

to e, mentre fissava i complicati disegni del tappeto persiano, buttar fuori

tutto quello che la turbava. Lei non era mai stata capace di parlare con

37

Page 38: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 38/136

qualcuno in quel modo, mai, nell'intero corso della sua esistenza. Non cer-

to con i suoi genitori che, pieni di pregiudizi, l'ascoltavano solo per criti-

carla, per giudicare e sputar sentenze. E, certamente, non con Marty Fusco

che lei, ora l'aveva capito, aveva sposato semplicemente come un atto di

ribellione contro i suoi genitori e che non era mai stato il tipo da com- prendere e aiutare una persona come lei, con la sua sensibilità.

 Non aveva nessuno, questa era la cruda realtà, nessuno, sulla terra, con

cui parlare, nessuno che le avrebbe prestato attenzione, cercando di capirla

e di aiutarla. Fino a che non aveva trovato il dottor Fred Godden.

Era stato un tizio, uno che le stava dietro prima di Stan, che le aveva

suggerito di andare a farsi psicanalizzare e naturalmente lei ci aveva riso

su, pensando che la psicanalisi andasse bene soltanto per nevrotici, dive

del cinema, famosi scrittori e gente dell'alta società o simili. Persone nor-

mali come lei non vanno dallo psicanalista. Ma Bert... così si chiamava

quel ragazzo, era andato da uno psicanalista, per una certa sua paura na-

scosta e profonda, e aveva consigliato a Ellen di andarci pure lei. Poco do-

 po questo fatto, Bert si era trasferito a New York, al Greenwich Village,

 per cercare di risolvere il suo problema, ma, a quel tempo, Ellen aveva già

capito quanto bene può fare uno psicanalista e da allora aveva seguitato ad

andarci.

Era stato il dottor Godden a liberarla dal suo complesso di colpa, che,

senza che lei se ne rendesse conto, l'aveva tormentata e avvilita, e l'aveva

spinta -l'aveva capito più tardi - a far cose senza senso, cose che avevano

solo il risultato di peggiorare il suo stato d'animo. Perché lei aveva "volu-

to" star peggio, ecco tutto. Tutte le colpe che i genitori le avevano addos-

sato, e la colpa che aveva sentito nell'abbandonare Marty Fusco, nel tra-

dirlo, quando aveva divorziato appena l'avevano cacciato in prigione. Ma

anche quella era stata l'unica cosa giusta da farsi. Perché lui non era stato

l'uomo adatto a lei: era stato soltanto il simbolo d'una ribellione che non

aveva più. ragione di esistere. Non aveva più bisogno di compiere atti ri-

 belli contro i parenti, ora ne era finalmente libera.

Perciò, era stato giusto divorziare da Marty, e questa era la ragione per 

cui era giusto, e la vera ragione per cui lo aveva fatto, sebbene sul momen-

to lei dicesse a se stessa di averlo fatto per Pam.

E anche lì si era sentita in colpa: in colpa verso Pamela, riconoscendosi

incapace e con la sensazione di averla come defraudata. E tutto era ancora

molto confuso, torbido, poco chiaro, ma ci avevano studiato sopra, ore e

ore, durante tre lunghe sedute ogni settimana: il lunedì, il mercoledì e il

38

Page 39: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 39/136

venerdì e si erano avvicinati sempre più alla radice di tutto quanto... finché

era sopravvenuta la faccenda del furto, buttando all'aria tutte le teorie

 precedenti. E da quel momento, le pareva di non riuscire a parlare d'altro

col dottor Godden.

In modo particolare, durante quell'ultima settimana, e cioè da quandoMarty aveva scoperto che il suo cosiddetto famoso "organizzatore" si stava

riposando dei suoi furti, laggiù, a Portorico, e Stan si era offerto di pagare

il prezzo del volo fino là, perché Marty andasse a parlare con quell'uomo,

quel Parker, e se lo trascinasse dietro.

E ora lui era lì, ed era reale, e tutto sarebbe accaduto, ed Ellen sedeva da-

vanti al dottor Godden, le braccia conserte, fissando i disegni intricati di

quel tappeto e sentendo il peso dell'inevitabile tragedia gravare su di lei,

come una grossa nuvola nera. Perché l'uomo era venuto da Portorico e la

cosa sarebbe accaduta.

 — Parlatemi di quest'uomo — disse il dottor Godden.

La sua voce, come sempre, era dolce e gentile. Non aveva quei toni

drammatici che hanno di solito gli ipnotizzatori nei film, come, del resto,

lei si era sempre immaginata la voce degli psicanalisti. Non aveva la barba

lunga, né un accento particolare. No, niente di simile. Era un uomo norma-

le, sui quarantacinque anni, forse, molto ben vestito, tendente alla calvizie,

con una zazzera di capelli neri sugli orecchi e sulla nuca. Portava occhiali

cerchiati di plastica quasi incolore e non prendeva mai appunti, e dietro a

quegli occhiali, gli occhi erano sempre simpatizzanti e, se talvolta capitava

che superassero l'ora di un poco, non le faceva mai fretta, non si lagnava,

non le troncava mai il discorso a mezzo. Disse, in risposta alla domanda di

lui:

 — Si chiama Parker, non so quale sia il nome di battesimo. Non l'ho mai

sentito chiamare da nessuno, per nome. Non mi piace.

 — Perché?

 — E'... non so. Lo guardo e sento che lui è "il male". Ma non è vero

neanche quello, non è esatto. Non credo che lui sia veramente il male. Vo-

glio dire, non penso che potrebbe essere crudele o cose così, tanto per il

gusto di esserlo. Non mi preoccuperei di lasciare Pamela vicino a lui, per 

esempio. Ma... so...

 — Continuate.

 — Non farebbe del male a Pam, ma non gliene importerebbe niente, se

le accadesse qualcosa, non ne sarebbe contento, ma non alzerebbe un dito

 per aiutarla. A meno che non vi vedesse un profitto personale.

39

Page 40: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 40/136

 — Volete dire che vi sembra un uomo freddo?

 — Se ne frega. Non ha nessun sentimento emotivo, dentro.

 — Be' — disse il dottor Godden, e anche se lei non lo stava guardando,

 percepì come un sorrisetto nella sua voce. — Ognuno ha le proprie emo-

tività. Tutti le abbiamo. Voi, io, tutti. Anche questo Parker. Forse lui le tie-ne conficcate dentro più degli altri.

 — Perciò, il risultato è lo stesso — disse lei. — Se le ha e se le tiene

dentro, è come se non le avesse affatto.

 — E' molto vero. Ma, naturalmente, voi vedete quest'uomo al lavoro, se

così si può dire. Forse a Portorico sarà un uomo del tutto diverso. Forse

quando è laggiù si distende e dà via libera ai suoi sentimenti.

Lei scosse il capo.

 — Non so immaginarmelo in preda a una qualunque emozione. Non so

immaginarlo piangere. E nemmeno ridere.

 — Mi sembra — le disse il dottor Godden, molto gentilmente — che vi

siate costruita questo uomo come una figura leggendaria. Gli avete dato

troppa importanza.

 — Non so. Può darsi. Forse sì. Perché ora la faccenda è divenuta reale,

lui la rende reale, e accadrà.

 — Sarebbe lui, allora, l'organizzatore di cui mi parlavate lunedì.

Il fatto che lui ricordasse tutto ciò che gli diceva la sorprendeva sempre,

le faceva piacere. Il medico aveva altri pazienti, lei lo pagava per farsi

ascoltare e lui non aveva nessun obbligo di ricordare, invece era così.

 — Sì, è lui — rispose. — E' arrivato da Portorico.

 — Ha conosciuto Stan?

 — Sì. Oggi Stan lo ha portato in giro per la base di aviazione. Ecco per-

ché sono venuta più tardi.

 — Forse quell'uomo deciderà che il colpo è troppo difficile. Può darsi

che dica a Stan che è impossibile attuarlo.

Lei scosse la testa, ostinata. — Lo faranno — disse. — Lo sento. Glielo

leggo negli occhi.

 — Anche in quelli del nuovo venuto?

 — Nei suoi, in special modo.

 — Che cosa leggete nei suoi occhi?

 — Non lo so... è difficile da spiegare. Che lo farà, che niente gli impe-

dirà di farlo.

 — Uhm. Per quanto avrebbero deciso di fare questo colpo?

 —  Non lo so. — Lei scosse il capo.

40

Page 41: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 41/136

 — Be', sarà in un giorno di paga, no? O magari il giorno avanti. Quand'è

che pagano di nuovo, alla base?

 — Il quindici. Martedì prossimo.

 — Tra quattro giorni — disse lui. — Ce la faranno a organizzare tutto in

così poco tempo? — Non credo — rispose lei. — Mi ricordo che, ai tempi di Marty, ci vo-

leva sempre una o due settimane, talvolta anche di più. Non hanno ancora

neppure tutti gli uomini. Marty ha detto che loro tre non sarebbero bastati.

 — Perciò, probabilmente, sarà per il giorno di paga dopo il prossimo — 

disse il dottor Godden. — Il primo di ottobre. Vediamo: è un giovedì. Tre

settimane da ieri. Immagino che non vorranno farsi vedere in giro così a

lungo. Cioè, sempre che voi abbiate visto giusto e intendano davvero fare

il colpo.

 — Lo faranno — ripeté lei, col tono di voce che avrebbe usato per dire:

"tutti dobbiamo morire".

 — Abbiamo tre settimane di tempo, per scoprirlo — riprese il dottor 

Godden. — Comunque, se sono ancora così all'inizio, non potete esserne

 proprio sicura. Sapete cosa ne penso io?

 — Sempre la stessa storia — rispose lei, sorridendo un po' timidamente

al disegno del tappeto, sapendo già quello che lui stava per dire.

 — Ditelo voi — fece lui, spronandola dolcemente.

 — Si tratta di quella sensazione di essere indegna. La sensazione che

 provo di non meritarmi mai niente di buono e, perciò, non avrò niente di

 buono. Sono sicura che lo faranno, perché sono sicura che li beccheranno e

io non avrò più Stan. Perché io non sono degna di Stan. — Gli sganciò

un'occhiata di sbieco, vide la sua faccia simpatizzante, la testa semicalva e

lustra sotto la luce. Riportando rapidamente lo sguardo sul tappeto con-

tinuò: — Lo so. So che fa parte di questo. Ma non è completamente così.

Voglio dire: Marty fu preso per davvero.

 — Una volta — ribatté il dottor Godden. — E quanti furti ha commesso

senza essere beccato?

 — Oh! Tanti! — rispose lei. Ora non si stupiva più di come le riuscisse

facile parlare col dottor Godden di furti e di criminali. Era quasi come par-

lare con un prete. Un po' diverso, ma sempre simpatizzante, senza mai giu-

dicare, mai condannare, mai cercare di costringerla a conformarsi con

quello che la società richiedeva. Con quante persone avrebbe potuto parla-

re di Marty, essere così sincera, confessare che il suo ex marito era un la-

dro, che tale era la sua professione? I più se ne sarebbero scandalizzati,

41

Page 42: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 42/136

avrebbero magari chiamato la polizia, o per lo meno, avrebbero cessato di

aver rapporti con lei. Invece il dottor Godden prendeva tutto allo stesso

modo: calmo, comprensivo, obiettivo. Lei gli poteva dire qualsiasi cosa:

sul sesso, su Marty o sui suoi genitori. Qualsiasi cosa al mondo, e non era

mai difficile.In quel momento, calmo come al solito, il dottor Godden le stava dicen-

do:

 — Quindi non vedo perché li debbano beccare, questa volta. Dopo tutto,

Stan è l'unico fra loro a non essere un professionista di quel genere.

 — Ma anche se non li prendono questa volta — replicò lei, andando più

in là col pensiero — non servirà a nulla. Stan vorrà riprovarci, vorrà di-

ventare come Marty. O come l'altro, quel Parker.

 — Capisco. Avete paura che Stan finisca per essere un marito come il

 primo.

Lei annuì, scotendo energicamente la testa, mentre, accigliata, seguitava

a fissare il tappeto.

 — Non è cosa poi tanto strana, questa paura, per una ragazza nella vo-

stra situazione — disse il dottor Godden. — Ma, francamente, da quanto

mi avete detto di Stan, io ritengo più probabile che un assaggio di questa

vita sarà più che sufficiente, per lui. Chissà, può darsi che gli faccia bene,

 potrebbe farlo diventare un marito migliore di quanto lo fosse prima di

 provare quest'esperienza.

Era spettacoloso come il dottor Godden trovasse sempre una maniera

semplice di vedere le cose, una maniera più piacevole. E, in generale, ave-

va ragione lui e tutte le sue paure, i suoi dubbi e i suoi incubi finivano per 

far parte, solo e sempre, della sua solita insicurezza, della sua solita in-

competenza e indegnità.

 — Penso — disse con voce esitante — penso che l'unica cosa da fare sia

aspettare.

 — Proprio così — convenne il dottor Godden.

2

Stan prese un'istantanea della cassaforte e strappò via la fotografia dal-

la macchina, poi, osservando che era riuscita bene come le altre, ritornò

alla sua scrivania.

Mise la foto in una busta che teneva nel cassetto di mezzo, la Polaroid in

quello laterale, e, quando il tenente Wormley rientrò dopo essere stato dal

42

Page 43: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 43/136

Capo, lui stava battendo a macchina come un forsennato.

 — Non sprecate tanta energia — disse Wormley passando. — E' soltanto

sabato.

 — Sì, signore — rispose Stan.

Wormley aveva un viso stranamente peloso e senza mento; era un sottot-enente dell'esercito, più giovane di Stan di due anni. Proseguì lungo la fila

di scrivanie, ed entrò nel suo cubicolo circondato da vetri, vicino all'ufficio

del maggiore Creighton e, come al solito, nascose la faccia dietro la rivista

"Scientific American". Tranne quella della cassaforte, Stan aveva scattato

tutte le foto proprio mentre Wormley era svanito dietro la sua rivista. Gli

era stato più difficile levarsi di torno il sergente Novato. Questi era un

ometto duro, tutto d'un pezzo, un tipo che non si sarebbe mai aspettato di

vedersi affidare un compito che richiedesse lavoro cerebrale. Prendeva le

sue mansioni in quell'ufficio in modo molto più serio di chiunque altro e il

sabato, quando c'era lui di servizio, otteneva molto più di quanto otteneva-

no tanti altri nelle otto ore di un qualsiasi giorno della settimana. Ma era

stata proprio la sua solerzia ad aiutare Stan a scattare le fotografie quasi

sotto il suo naso. Mentre Novato controllava gli schedari, aprendo un cas-

setto dietro feltro, prendendo una scheda e-rimettendone a posto altre, Stan

aveva preso le foto dall'altra estremità dell'ufficio. Poi, quando Novato era

ritornato alla sua scrivania e si era immerso nei conti, Stan aveva scattato

le foto dall'altra parte. Quelle dell'esterno e delle scale, le aveva prese pri-

ma, e con quella della cassaforte, scattata attraverso la finestra dell'ufficio

del maggiore Creighton, aveva completato la serie che voleva. Ora non gli

restava che aspettare mezzogiorno: ancora quarantacinque minuti intermi-

nabili, e poi avrebbe girellato in qua e in là per la base, in modo da prende-

re le altre foto che Parker gli aveva richiesto. Sarebbe tornato a casa per 

l'una e mezzo al massimo. Era una bella cosa che Lang fosse stato d'ac-

cordo per lo scambio, altrimenti sarebbe stato molto complicato prendere

quelle foto per Parker. Ma Lang era parso proprio felice di fare quello

scambio di sabati con Stan, rimandando così il suo giorno di servizio.

Perciò Stan era lì, e le foto, scattate.

 Nessuno capiva perché il sabato mattina avessero bisogno di tenere quel

 personale ridottissimo, come del resto nessuno capiva mai niente di ciò che

l'aviazione militare faceva.

Si trattava semplicemente di un sistema, e basta. Il sabato mattina, un uf-

ficiale, insieme con uno di complemento e un aviere, dovevano essere di

servizio lì, dalle otto a mezzogiorno. Tra i ranghi più bassi, era molto meno

43

Page 44: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 44/136

noioso, poiché c'erano molti più avieri con cui dividersi il servizio, co-

munque, era sempre una bella scocciatura.

Il giorno di servizio di Stan sarebbe capitato soltanto cinque settimane

dopo, ma Jerry Lang era stato felice di scambiarlo con lui, e gli altri due di

servizio, quella mattina, erano risultati perfetti per ciò che Stan aveva inmente di fare.

Aveva scritto a macchina, aveva scattato fotografie... in conclusione, a

differenza di tanti altri schifosi sabati, considerava quella mattinata molto

 ben spesa. Lui stava godendosi ogni cosa: tutta quella preparazione, le

conversazioni, le riunioni fra esperti professionisti, l'organizzazione per il

gran momento finale. Sin dal principio aveva sentito una grande affinità

con Marty Fusco, nonostante la differenza d'età, e quella sensazione era

ancora più forte con Parker.

Parker era un uomo che lui avrebbe imitato. Aveva subito intuito e com-

 preso la sfiducia di Parker nei suoi confronti, appena si erano conosciuti,

ed era contento del graduale cambiamento dell'atteggiamento di Parker, sa-

 pendo ormai di essere quasi completamente accettato da lui.

Il fatto di trovare il suo posto nel mondo, accanto a un uomo come Par-

ker, non lo sorprendeva. Da quanto poteva ricordare, lui era sempre stato

uno che amava andare controcorrente, un ribelle per amor di ribellione, un

anti-regole, anti-banalità, anti-ogni cosa di cui la semplice, normale società

era farcita. Era stato espulso da due licei e da un'università - era già stato, a

suo tempo, buttato fuori dall'esercito - era stato licenziato da qualsiasi la-

voro che si era messo a fare, e il fatto di essere sopravvissuto quattro anni

nelle file dell'aviazione militare, senza beccarsi una "cattiva condotta" o un

congedo per "indegnità", talvolta lo stupiva.

I suoi guai del passato erano cominciati con l'insubordinazione e le con-

tinue assenze, per finire col furto dell'automobile di un professore di liceo:

furto commesso per una banale gitarella di piacere. Che lui fosse riuscito a

controllare le sue tendenze naturali durante tre anni e mezzo di vita milita-

re non significava che si fosse ravveduto, ma che aveva subito capito come

in aviazione la disciplina fosse più dura che in qualunque altra scuola.

A cacciarsi nei guai con un maestro, il peggio che può capitare è di es-

sere buttati fuori di scuola. Ma con un ufficiale si rischia di essere schiaf-

fati in prigione per cinque anni. Sua madre aveva cominciato a prospet-

targli la galera da secoli, fin dai tempi in cui Devers era ancora al liceo.

Tutto ciò che Stan aveva raccontato a Parker a proposito di sua madre era

vero: non erano mai andati d'accordo e così sarebbe stato sempre. Lei do-

44

Page 45: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 45/136

veva essere al quarto marito, magari stava cercandosi il quinto: non gliene

fregava niente, a lui. Per quanto non avesse mai consegnato né alla nonna -

né a chiunque altro - il suo denaro da tenere, la nonna era stata realmente

l'unica parente verso la quale si era sentito attaccato da un'amichevole af-

fettuosa affinità, e la sua morte, avvenuta l'anno precedente, gli aveva cau-sato più dispiacere di quanto avrebbe mai creduto possibile.

Era un solitario, lui, in parte per elezione, in parte per fatalità e il suo le-

game con Ellen Fusco non cambiava neanche di una virgola quel suo stato

di solitario. Se Ellen pensava al matrimonio come a un qualcosa del loro

avvenire, non era stato certamente lui a incoraggiarla. Però quest'idea non

l'aveva nemmeno esclusa: ciò che la manteneva, in genere, piuttosto tratta-

 bile.

Fino a quegli ultimi tempi. Fino a che non era saltata fuori la faccenda

del furto. Da allora lei si era comportata come una truculenta donnaccia,

incombendo su di lui come una sdolcinata Cassandra da tragedia, rompen-

dogli l'anima al minimo pretesto.

Se anche aveva avuto l'idea di portarsela dietro il giorno in cui fosse sta-

to congedato, dopo l'esempio delle due ultime settimane, aveva cambiato

 parere. Aveva proprio sperato che la psicanalisi l'avrebbe fatta ragionare.

Meditando su tutte queste cose, Stan dimenticò di guardare l'orologio. A

un tratto, si trovò davanti il tenente Wormley, che, con la rivista arrotolata

in mano, sorridendo gli disse: — State diventando proprio un bravo solda-

to, Stan. Sé vi vedesse il Maggiore...

 — Sì, signore — rispose Stan. — Sto allenandomi per tornare alla vita

civile.

Un tempo, chiamare "signore" un vermiciattolo, come Wormley, l'avreb-

 be stomacato, ma ora la parola gli veniva spontanea. Faceva parte di una

delle tante, piccole cose indolori a cui uno si assoggetta per tirare avanti:

chiamare tutti i Wormley del mondo "signore". E se quella parola "signo-

re", per i vari Wormley aveva un significato e per Stan un altro, questo era

affar suo.

Wormley doveva chiudere la stanza a chiave, perciò rimase ad aspettare

sulla soglia che Stan e Novato fossero pronti. Stan mise la Polaroid e la

 busta con le fotografie in un grosso sacchetto di carta e si avviò verso la

 porta.

 — Vi portate a casa i campioncini? — domandò Wormley, indicando il

 pacco.

 — Sì, signore.

45

Page 46: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 46/136

Sì, ci puoi scommettere, povero figlio d'un cane.

3

 — Stan .ha scattato un mucchio di fotografie dell'ufficio — disseEllen, incrociando le braccia.

 — Ah! — fece il dottor Godden, con voce educatamente interessata. — 

E perché?

 — Non lo so. Gliele ha chieste quel Parker. Un sacco di fotografie, e non

soltanto dell'ufficio.

 — Che altro?

 — Oh! Il cancello, l'esterno dell'edificio dove lavora, i camion e gli au-

tobus di passaggio e cose del genere.

 — Be', be' — disse il dottor Godden. — Pare che facciano le cose sul

serio, no?

. — Io lo sapevo.

 — Avevate ragione, a quanto sembra. E complottano di nascosto?

 — No. Come potrebbero farlo? Sono in casa mia! Come se a me inte-

ressasse di sapere cosa stanno combinando!

 — E non è così?

 — No — rispose lei, rivolta al tappeto. — Appena cominciano a parlare,

io esco dalla stanza.

 — Perché fate in quel modo?

 — Perché non lo sopporto! — gridò lei, fissando i disegni del tappeto.

 — Odio solamente pensarci, odio tutto quello che stanno facendo.

 — E' solo perché temete che li prendano, o perché avete paura che Stan

continuerà a rubare finché lo prenderanno?

 — Non lo so. Come posso saperlo? — Lei sentiva che stava eccitandosi

sempre più, ma non riusciva a controllarsi. — Odio di vedermeli lì e basta.

Odio di vederli fare tutto... tutto...

 — Bene, pensiamoci un poco — disse lui. — Dite di odiare di vederli lì,

in casa vostra, ad organizzare tutti i preparativi. E' questo il punto? Il fatto

che lo facciano in casa vostra?

 — Non lo so. Forse.

 — Avete forse la sensazione che violino la vostra ospitalità? Oppure che

Stan, in certo qual modo, vi tradisca, partecipando a un complotto col

vostro ex marito?

 — Non credo — rispose lei, aggrottandosi, sempre rivolta al tappeto,

46

Page 47: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 47/136

cercando di pensare, cercando di capire se ciò che il dottor Godden le stava

dicendo, trovasse una risposta dentro di lei.

Talvolta lui faceva quel giochetto, offrendole una soluzione dopo l'altra,

finché trovavano quella che aveva una corresponsione in lei, e, in genere,

era quella giusta. Anche se era negativa in sommo grado. Difatti, nove vol-te su dieci, se lei stava per dire un "no" ben deciso a qualcosa, alla fine

quel qualcosa risultava la vera ragione.

 — Avete niente da obiettare — le domandò lui, d'un tratto — al fatto che

vostro marito stia in casa vostra? Oppure questi progetti non fanno che

rammentarvi il tempo in cui eravate sposata con lui e, in modo particolare,

il momento in cui fu cacciato in prigione?

 — Sì — rispose lei. Lanciò una rapida occhiata, diretta, verso quegli oc-

chi intelligenti e comprensivi, poi distolse subito lo sguardo. — E' così — 

disse, sapendo che era proprio vero. — Mi rende nervosa. Tutti lì, in sa-

lotto come un tempo... mi sento come intrappolata, come se niente fosse

cambiato, come se non fossi realmente libera da Marty.

 — Naturale — convenne il medico. — Il ricordo è lì, presente; la simi-

litudine col passato. Però la situazione è ben differente, sapete.

 — Sì, lo so.

 — Voi "siete" libera del vostro ex marito. Lui si trova lì vostro malgrado.

Ed è una bella differenza, non vi pare?

 — Certe volte ho voglia di dire a tutti quanti di andarsene altrove.

 — No!

Lo disse con una veemenza tale che lei, sorpresa, alzò il viso per guar-

darlo un'altra volta. Per un istante il volto di lui parve come sconvolto, poi

si ricompose.

 — Ellen — disse. — Non potete sfuggire agli eventi. Ne abbiamo già

 parlato altre volte.

 — Sì — rispose lei, tornando a guardare davanti a sé. — Lo so, avete

ragione.

 — Dovete lasciarli stare. Dovete cercare di affrontare il problema tran-

quillamente, capirlo, vincerlo.

 — Lo so.

 — Quindi — proseguì lui — non dovreste andar via quando si riunisco-

no. Anzi, dovreste assistervi, finché ve lo permettono. Dovreste ascoltare

tutto ciò che dicono, e conoscere alla perfezione i loro progetti. — Tacque,

 poi riprese: — E sapete perché?

 — Per aiutarmi a capire di che cosa ho paura?

47

Page 48: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 48/136

 — Anche per quello, naturalmente. Ma ancora di più: dovreste sapere

con esattezza che cosa complottano, perché se il piano "è" buono, vi rispar-

mierete un sacco di preoccupazioni inutili. Chissà, potrebbe darsi che, nel-

l'ascoltare i loro progetti, possiate rendervi conto che tutto andrà bene, e a

questo punto, una delle ragioni per cui siete sempre stata tormentata, nonavrebbe più alcuna ragione di esistere. Non vi pare?

Lei sorrise al tappeto. — Penso di sì.

 — Potreste poi parlare dei loro progetti con me. E insieme cercheremo

di stabilire se, con quanto tramano, riusciranno a cavarsela.

 — E cosa succede, se penseremo invece che non ce la faranno? — 

domandò lei.

 — Allora ne studieremo il perché. Discuteremo le loro idee, e se capi-

remo che le loro idee non funzionano, potrete sempre farlo presente a Stan

in modo che possano migliorare i piani o decidere di non farne niente.

 — Io non oserei mai dire a Stan che ho parlato di queste cose con voi.

 — E' comprensibile.

  — Lui non crederebbe che io possa fidarmi di voi tanto da parlare di

qualunque cosa — rispose lei. Lo guardò, e sostenne il suo sguardo, questa

volta. — Qualunque cosa — ripeté.

Il sorriso che il medico le rivolse fu gentile, simpatizzante.

 — Sono lieto che abbiate fiducia in me — disse.

4

Fusco fermò la Pontiac sul vialetto ghiaioso accanto alla casa.

 Non c'era garage. C'era soltanto quel viale che terminava in fondo a una

 palizzata. Quella palizzata circondava completamente il giardino sul dietro

e ciò era un'ottima cosa per Pam. La bambina se ne stava là fuori, tutti i

giorni caldi e senza pioggia e aveva tutto il giardino a sua disposizione per 

giocare. Molto più grande di quel pezzetto di terreno a Canarsie, dove ave-

va giocato Fusco da bambino.

Fusco chiuse lo sportello della Pontiac e s'incamminò verso la palizzata.

Là c'era Pam, in fondo al giardino come al solito, accovacciata nella po-

sizione di tutti i bambini, mentre scavava la terra con un cucchiaio che

Ellen le aveva dato.

Ellen era una buona madre, non lo si poteva negare. Già, ed era stata

anche una buona moglie. Era lui che non andava. Come marito era stato un

vero fallimento, e come padre era di quelli che una volta all'anno ti arri-

48

Page 49: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 49/136

vano con un pallone e una scatola di dolcini, ma oltre a ciò non aveva la

 più pallida idea di che cosa doveva fare. Era magnifico per Pam, avere una

madre come Ellen.

L'unica cosa che Fusco non sapeva ben definire era il suo sentimento

verso Stan. Gli pareva che, in un modo o in un altro, avrebbe dovuto essereseccato che lui se la spassasse con Ellen, invece, quando gli capitava di

 pensarci, si accorgeva che non gliene importava un fico secco. Che dia-

mine, non erano mica più sposati. E dopo tre anni di carcere, separato

completamente da lei, non provava più nessuna attrazione, né alcun senti-

mento per lei. Be', un po' sì, certo, comunque, pensava che ciò fosse dovu-

to al fatto che c'era la bambina e che era Ellen la responsabile dell'-

educazione della sua figliola.

Gli piaceva guardare Pam. Gli piaceva sapere che era lì. Ma ormai non

sarebbe rimasto molto più a lungo da quelle parti.

Senza chiamare la bambina o attrarre in alcun modo la sua attenzione,

Fusco si allontanò dalla staccionata, girò intorno alla Pontiac ed entrò in

casa dalla porta principale.

Erano passate da poco le sei. Ellen era in cucina a preparare la cena.

Parker, seduto sul divano, guardava le fotografie sparse sul tavolino. Stan

non c'era. Parker alzò il viso a guardarlo: — E' andata bene?

 — Benissimo — rispose Fusco. — Mi sono seduto a un tavolo accanto

alla finestra da dove potevo vedere tutto ciò che succedeva al cancello.

Con un libro aperto davanti e un blocco, davo l'impressione di prendere

appunti su quello che leggevo. Nessuno mi ha guardato quant'ero lungo.

Stan arrivò dalla camera da letto, dicendo:

 — Marty, domani rivoglio la mia macchina. Odio quell'autobus puzzo-

lente.

 — Dovevo trattenermi là più a lungo di te — replicò Fusco.

 — Lo so, lo so. — Stan si rivolse a Parker. — Volete esaminare quella

roba ora, o dopo cena?

 — Appena è pronto Fusco.

 — Due minuti — disse Fusco. Posando il blocco degli appunti su un an-

golo del tavolino, entrò nel bagno per lavarsi prima di andare a mangiare.

 Non se ne spiegava il motivo, ma soltanto per essere stato seduto in quella

 biblioteca tutto il giorno, gli sembrava di essere mezzo anchilosato. Difatti,

quando si chinò per lavarsi la faccia, sentì scricchiolare le ossa della schie-

na.

Quando tornò, Parker e Stan erano già seduti intorno al tavolo di cucina

49

Page 50: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 50/136

ed Ellen stava servendo la cena.

Parker e Fusco prendevano la maggior parte dei pasti in quella casa, ma

dormivano altrove. Fusco in un albergo sopra il Bar Checker in Front

Street e Parker al motel di Malone, venticinque chilometri da lì. Parker,

tutte le sere, prendeva la Pontiac e il mattino dopo la riportava a Stan cheusciva presto per andare alla base. A meno che, com'era successo quella

mattina, Parker e Fusco non ne avessero bisogno.

Fusco si sedette, ed Ellen, senza dire una parola, gli mise davanti un

 piatto con un pezzo di polpettone, dei fagioli e alcune patate lesse. Affa-

mato, Fusco vi si buttò sopra, avidamente.

Dopo essersi seduta a sua volta, Ellen si rivolse a Fusco.

 — Come è andata, oggi? — domandò.

 — Bene — rispose lui. — Nessuna noia.

 — Mi fa piacere.

 Negli ultimi due giorni era molto migliorata, molto più trattabile. Quella

storia l'aveva scombussolata e resa parecchio nervosa, ma ora sembrava

 proprio cambiata. Forse si era rassegnata, o forse cominciava a interessarsi

alla faccenda. Dal lunedì si era comportata benissimo, restando tranquilla

ad ascoltarli discutere senza metterci mai becco. Stan, logicamente, ne era

stato molto sollevato e, di conseguenza, anche lui era più disteso, più cal-

mo.

A Fusco piaceva la gente calma. Odiava sentirsi avvolto da quell'atmo-

sfera elettrica, tesa. Le cose, finalmente, sembravano infilate bene: eccoli

lì, tutti e quattro, intorno al tavolo di cucina, ad ascoltare Stan che raccon-

tava aneddoti comici su quel moccioso di sottotenente del suo ufficio.

Fusco si servì due volte di ogni cosa.

Poi, rientrati in salotto, Fusco parlò della sua giornata, fornendo nomi,

tempi, entrate e uscite dal cancello sud di ogni veicolo civile; del numero

delle automobili private, nelle diverse ore del giorno; degli automezzi della

 base che usavano quel cancello per entrare e uscire. Infine disse:

 — Ho visto uscire da quel cancello due camion, ma non li avevo visti

entrare, per lo meno mentre c'ero io. Il primo era un camion della nettezza.

Verde. Su un lato aveva la scritta "Servizio Nettezza", ed è uscito alle tre e

venti. L'altro, un furgoncino della Pepsi Cola, è passato alle quattro e

trentacinque. Secondo me, devono essere entrati tutti e due dal cancello

 principale e, dopo aver fatto un giro prestabilito, sono usciti da lì.

 — Che controllo subiscono questi automezzi civili? — domandò Parker.

 — Io credo che abbiano un lasciapassare — rispose Fusco. — Si ferma-

50

Page 51: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 51/136

vano tutti, e dopo che il conducente aveva mostrato qualcosa alla senti-

nella, venivano fatti proseguire.

 — Tanto all'entrata che all'uscita?

 — Sì.

  — Nessuno è stato fatto passare con un cenno? Nemmeno quelli che,evidentemente, ci vanno tutti i giorni? Le sentinelle dovrebbero conoscere

tutti i conducenti, o quasi.

Fusco scosse il capo. — Si sono fermati tutti quanti. Senza eccezione.

Stan spiegò, rivolgendosi a Parker:

 — C'è in giro una combriccola di teppisti che si diverte a mettere in sub-

 buglio la tranquillità delle basi di aviazione. Sono capitati qui tre o quattro

mesi fa e la faccenda si è subito divulgata per tutta la base.

"Uno di loro è riuscito a entrare, nascosto in un furgone della Coca Cola,

e a mettere un mattone rosso con la scritta 'Bomba' a caratteri bianchi, den-

tro a ogni distributore della Coca Cola. Poi ha telefonato alla polizia mi-

litare per informare che la base era saltata in aria."

 — Benone! Così ora staranno più all'erta che mai. Tanto per renderci le

cose ancora più difficili.

 — Comunque, non avremmo certo contato sulla loro negligenza, perciò,

non cambia niente — disse Fusco. Lui stava sempre in apprensione che

Parker, all'improvviso, decidesse che il colpo non si poteva fare e, dopo

essersi alzato, se ne uscisse per la comune. Parker era capacissimo di farlo,

se la faccenda non gli quadrava.

Ma non successe nulla. Parker si dimostrò d'accordo con quanto aveva

detto Fusco e, rivolgendosi a Stan, domandò:

 — A che ora arrivano alla base questi quattrini per le paghe?

 — Alla base o al nostro ufficio?

 — Tutt'e due. Alla base, per cominciare.

 — L'aereo atterra alle nove e venti. I quattrini arrivano all'ufficio ammi-

nistrativo non più tardi delle dieci meno un quarto.

 — Quando cominciano a fare le buste paga?

 — Immediatamente. Sei persone ci lavorano tutto il giorno.

 — Facendo lo straordinario?

Stan sorrise. — No. Alle cinque è finito tutto. Lo so, perché una di quelle

sei persone sono io, e ti assicuro che facciamo di tutto per uscire da lì alle

cinque in punto.

 — Dove ha luogo tutto questo?

Stan prese una fotografia dal tavolino e la porse a Parker.

51

Page 52: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 52/136

 — Qua, nell'ufficio del Maggiore. Dove si trova la cassaforte. Vedete

questi due lunghi tavoli lungo la parete sinistra? Ecco, lavoriamo lì.

 — E le due casse col denaro?

 — Davanti. Accanto a quella vetrata.

 — I vetri sono a prova di proiettile? — No, è vetro normale.

 — Ma le finestre sul dietro hanno le sbarre.

Stan si strinse nelle spalle. — In aviazione fanno le cose così.

A questo punto, Ellen entrò silenziosamente nella stanza e andò a sedersi

in un angolo, con una tazza di caffè in mano.

Parker disse:

 — Oltre ai sei uomini che preparano gli stipendi, chi altro c'è al primo

 piano?

 — Quelli che ci lavorano di solito — rispose Stan. — Una ventina di

 persone circa.

 — Nessun altro, nella stanza dove viene maneggiato il denaro?

 — Il Maggiore. E il tenente Wormley. E il capitano Henley.

Questi ultimi due tirano fuori dall'armeria la 45, fin dal mattino, e girel-

lano attorno, giocando a fare le guardie.

 — Descrivimeli.

 — Chi, Wormley e Henley? — Stan alzò le spalle. — Wormley è un ver-

miciattolo, uscito fresco fresco dall'esercito. Una nullità.

 — E di Henley cosa ne sai?

 — Dicono che sia un alcolizzato — rispose Stan. — Personalmente, non

ne so nulla. Abita con la famiglia in una delle case per i dipendenti della

 base; ha un monte di figlioli, è sulla quarantina. Pare che quando gli sareb-

 be toccato, non sia stato promosso Maggiore; la cosa che lo diverte di più è

 parlare dei suoi trascorsi in Europa durante la seconda guerra mondiale.

 — Sa usare la pistola? Stan alzò di nuovo le spalle.

 — Buio pesto. Comunque, tutti gli ufficiali dovrebbero saper sparare con

la 45. M'immagino che Wormley sia andato al poligono e, dopo aver chiu-

so gli occhi, abbia sparato, finché non gli hanno detto di smettere. Può an-

che darsi che Henley si sia davvero distinto in qualche modo, durante la

grande guerra, non lo so.

Fusco era rimasto ad ascoltare, cercando di immaginarsi gli uomini dalla

descrizione di Stan. Era piuttosto bravo, lui, a indovinare da sole descrizio-

ni un tipo d'uomo e come si comporterebbe in una data situazione. Di lì a

 poco, difatti, disse:

52

Page 53: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 53/136

 — Ecco l'uomo di cui dobbiamo diffidare: Henley.

Stan non comprese. Si voltò a guardare Fusco, dicendo:

 — La guerra è passata da un pezzo.

 — Non per quanto possa aver imparato in guerra — ribatté Fusco. — Ma

se è vero che si tratta di un Maggiore mancato, magari in servizio da ven-ticinque anni, con famiglia, semialcolizzato, può darsi che desideri buttarsi

fuori. Magari sogna di far qualcosa d'eroico per essere promosso Maggio-

re.

Stan lo guardò di sbieco, pensoso.

 — Henley? Potresti aver ragione. Qualche volta diventa bellicoso.

 — E il Maggiore? Che tipo è?

 — intervenne Parker.

 — Il Maggiore Creighton... una simpatica persona — rispose Stan.

 — Fare paterno, cordiale. Porta dei bei baffetti bianchi. Le ragazze della

WAF dicono che spesso tenta di allungare le mani, ma per quel che ne so

io, se ne sta nel suo ufficio a sorvegliare che tutti facciano il loro dovere

anche se, a quanto pare, lui se ne frega in pieno.

 — Nessun altro sorvegliante?H — domandò Parker.

 — Durante il giorno, no. Arrivano alle cinque, quando noi smettiamo.

Credo che facciano due turni: dovrebbero darsi il cambio verso mezzanot-

te, o giù di lì. Non ne sono ben sicuro.

 — Bene. A che ora fanno uscire le casse con i quattrini, il mattino se-

guente?

 — Alle otto e cinque, otto e dieci, circa. Le portano giù, le caricano sul

furgone blindato e tanti saluti.

 — La questione è: agiremo di giorno, e cioè il giorno prima, o aspettia-

mo la notte? — domandò Fusco.

 — Non possiamo ancora stabilirlo — replicò Parker.

 — Sì che possiamo. Bisogna per forza agire di giorno. Non possiamo ri-

schiare di andare in giro per la base durante la notte. Inoltre, durante il

giorno, non ci sono che Wormley ed Henley di guardia, e, per quanto sia,

Henley è soltanto un dilettante, mentre di notte c'è da affrontare la polizia

militare, esterna ed interna.

  — Se lo facciamo di giorno — gli rispose Parker — non c'è dubbio

che tu dovrai comportarti come se non facessi parte della nostra squadra. E

noi anche, nei tuoi riguardi.

 — Non ci sarà mica bisogno che mi spariate addosso — commentò Stan,

sorridendo.

53

Page 54: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 54/136

 — Lo so. Ma ti va di trovarti là, in divisa, con venti testimoni attorno,

mentre noi facciamo il colpo?

 — Io mi limiterò a stare con le mani in alto — rispose Stan, alzando le

mani per aria.

Fusco disse: — Ha ragione Stan. Di giorno è l'unica soluzione. Così la penso io, al-

meno.

Parker sembrava rimuginare la cosa. Prese in mano un paio di fotografie,

le guardò, le rimise sul tavolo.

 — Un colpo alla luce del giorno è più difficile — disse. — Lasciamo per-

dere, per il momento. In ogni modo, che si agisca di giorno o di notte,

abbiamo bisogno di altri tre uomini, incluso quello che guiderà. Con loro

saremo sei e divideremo in parti uguali. Hai detto che ci sono quattrocen-

tomila dollari, nel conchino?

 — All'incirca — disse Stan. — Un po' più un po' meno, ogni volta cam-

 bia.

 — Fa circa sessantacinquemila dollari a testa — rimarcò Fusco.

 — Dobbiamo trovare degli ottimi elementi — continuò Parker, guardan-

do Fusco. — Nessuna idea?

Fusco ne aveva. — Ho conosciuto un tizio, in carcere — disse. — Era

dentro solo perché qualcuno aveva spifferato sul suo conto. Dovrebbe es-

sere già fuori. Pareva un tipo in gamba, deciso, e conosceva un sacco di

 persone della nostra cerchia.

 — Come si chiama?

 — Jake Kengle.

Parker scosse il capo. — Non lo conosco. Sai come metterti in contatto

con lui?

 — Quando sono uscito, mi ha dato un indirizzo.

 — Provaci. Conosci Philly Webb?

 — Sicuro — rispose Fusco. — Bravo ragazzo. Una volta, in un colpo

che feci nel Norfolk, guidò la macchina per me.

 — A lui penso io — disse Parker.

Fusco riprese:

 — Che ne dici di quel tipo straniero? Quel Salsa, ricordi? Sempre nel gi-

ro?

 — Morto — rispose Parker. Dal suo angolo, Ellen disse, con gran sor-

 presa di tutti:

 — Billy Stockton è sempre in gamba.

54

Page 55: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 55/136

 — Giusto! — esclamò Fusco. Si rivolse a Parker. — Ti rammenti di Sto-

ckton? Quello alto, secco come un chiodo, con quei capelli neri e lisci

sempre ritti sul capo? Un vero asso, con la pistola.

 — Me ne rammento — disse Parker. — Te ne occupi tu, o devo pensarci

io? — Me ne occupo io. Tu pensa al finanziamento.

 — Finanziamento? — fece Stan. — Che storia è questa?

 — Ci saranno delle spese — spiegò Fusco. — Armi, forse. Una macchi-

na, altre cosette. Ci facciamo finanziare da un estraneo e se il colpo va, gli

restituiamo i suoi soldi raddoppiati.

 — Perché non ci finanziamo da noi?

 — Se quello che tira fuori i quattrini è coinvolto nel colpo — rispose

Parker — è facile che sollevi un sacco di grane. Comincia subito a sentirsi

importante. Perciò è meglio farsi finanziare da uno di fuori.

 — Il motivo per cui ti ho chiesto di pensarci tu, Parker — disse Fusco — 

sta nel fatto che i finanziatori non si fidano troppo di chi è stato dentro. Per 

superstizione o chissà che altro.

 — Ci penso io — rispose Parker, poi, a Stan: — Come possiamo fare per 

metterci in osservazione al cancello sud, di notte, come ha fatto Fusco di

giorno?

 — Semplice — rispose Stan. — Sto seduto dentro a una macchina. Nes-

suno si occuperà di me.

 — Bisogna farlo dalle undici e mezzo di stasera fino alle quattro di do-

mattina, più o meno — disse Parker.

 — Stasera? — Il sorriso di Stan si mutò in una smorfia. — Mi ero di-

menticato che non conviene mai offrirsi volontari.

Fusco disse: — Verrò con te, Stan, se vuoi compagnia.

Stan gli puntò un dito contro. — Ti sei offerto, amico.

 — Uno di voi, però — disse Parker — deve portarmi al motel, prima, e

 poi venirmi a riprendere domattina.

 — Potreste restare qui, per stanotte — disse Ellen.

 Non c'era nessun invito, nel suo tono di voce, o nell'espressione del suo

viso, quando Fusco si volse a guardarla. Niente, all'infuori di un piatto sug-

gerimento e di una faccia inespressiva. Ma Fusco sentì l'aria della stanza

vibrare, sentì la tensione di Stan, sentì se stesso irrigidirsi e rimase stupito

del sollievo che provò quando Parker rispose, con lo stesso tono piatto:

 — Preferisco fare come ho fatto sempre, aderire alla routine.

Fusco balzò in piedi, improvvisamente ansioso di porre termine alla

55

Page 56: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 56/136

riunione.

 — Ti accompagno io, Parker.

 — Bene, arrivederci a domattina, Stan.

 — Arrivederci — rispose Stan. Il momento era passato.

5

 — Sapete cos'è che mi colpisce come un dato indicativo? — esclamò il

dottor Godden.

Durante gli ultimi due o tre minuti, Ellen era rimasta zitta: se ne stava

se-duta lì, semplicemente, stringendosi le braccia intorno al corpo, gli

occhi fissi su quei disegni del tappeto, sentendo il cervello vorticare frene-

ticamente, quasi cercasse un argomento qualunque e non trovasse niente,

niente in assoluto.

Il dottor Godden le diceva sempre di non preoccuparsi delle pause di si-

lenzio, di tacere pure quando aveva voglia di tacere e di parlare soltanto

quando si sentiva di parlare, ma lei odiava lasciar scorrere via il tempo e

star lì senza dirgli nulla, senza combinare niente con lui. Erano andati così

 bene, fino a quel momento: lei era impaziente, anelava di proseguire in

quel modo, per poter arrivare alla migliore intesa possibile.

Quella era una delle rare volte in cui il dottor Godden rompeva il suo

silenzio e il fatto la sorprese talmente che si sentì spinta a guardarlo. Ma

riuscì a controllare in tempo quel moto spontaneo e, scuotendo il capo più

volte come per dire "no, no", rispose:

 — Non lo so.

 — Non riuscite a trovare niente da dirmi — disse, allora, lui. — Sarà, im-

magino, perché state disperatamente cercando di non pensare a un soggetto

 particolare. Credete che possa essere questo?

 — Non lo so — ripeté lei, sebbene quell'idea la facesse irrigidire. — Non

riesco a pensare a niente.

 — Davvero? Be', eccoci arrivati a lunedì. Sapete quando è stata l'ultima

volta che mi avete parlato del furto? Esattamente una settimana fa. Lunedì

scorso. Da allora, neanche una parola. Mercoledì mi avete raccontato di

vostra madre, venerdì della vostra bambina e oggi non siete capace di aprir 

 bocca. Da qui al momento del furto mancherà soltanto una diecina di gior-

ni e, fino a lunedì scorso, pareva che consideraste la questione come molto

seria e importante. — Tacque, e questo significava che ora toccava a lei dir 

qualcosa.

56

Page 57: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 57/136

Ellen annaspò in cerca di parole, poi, finalmente, borbottò:

 — Non so, può darsi che non abbia più niente da dire, sull'argomento.

 — Siete stata presente alle loro riunioni, come vi avevo suggerito?

 — Sì.

 — Avete ascoltato tutti i loro progetti? — Sì.

 — E non avete niente da dirmi sui loro progetti?

 — Penso di sì — si strinse nelle spalle, goffamente, il viso contorto dallo

sforzo di concentrazione. — Però, credo di non avere voglia di parlarne.

 — Volete dire che non siete stata a sentire i loro progetti?

 — Sì che li ho sentiti.

 — Allora ne siete sempre interessata, ci pensate ancora. Ma non avete

voglia di parlarne. Come mai pensate questo?

 — Non lo so.

Lui cominciò a buttar giù ipotesi, come faceva sempre.

 — Forse è perché non vi fidate più di me? O perché pensate che quei lo-

ro piani funzioneranno a meraviglia e vi siete accorta di quanto eravate

sciocca a preoccuparvi tanto? Oppure perché vi sentite nuovamente attrat-

ta da vostro marito? O magari da quell'altro, da quel Parker?

 — No! — esclamò Ellen, con tanta forza e così all'improvviso che lei

stessa ne restò stupita. Poi ammutolì, e rimase ad ascoltare quella parola

che le rintronava nel cervello, quasi rivelando il suo intimo perfino a se

stessa, e capì che, fino a quel momento, aveva fissato un angolo del tappe-

to, perché una linea, anzi, una serie di linee, le rammentavano vagamente il

 profilo freddo, duro e arcigno di Parker.

 — Che cosa rappresenta Parker per voi? — domandò il dottor Godden.

 — Un genitore, forse? Il genitore severo? Vi ricorda il padre?

 — Una sensazione di freddo — disse lei, senza avere l'assoluta certezza

se intendeva alludere a Parker o a se stessa, oppure a tutti e due, o anche ai

tanti modi diversi d'interpretare quella parola, in riferimento a ciascuno di

loro.

 — ... la persona che sentite di non meritare?

 — Mercoledì — cominciò lei, con voce monotona, quasi bisbigliando — 

Stan doveva star fuori tutta la notte e io ho chiesto a Parker se voleva re-

stare a dormire. Non gliel'ho domandato in tono invitante. Gliel'ho sempli-

cemente chiesto. Non sapevo se lo desideravo veramente, ma mi è venuto

spontaneo. Non so nemmeno se lui lo ha capito.

 — Ed è rimasto?

57

Page 58: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 58/136

 — No, se n'è andato e io ne sono stata contenta. Mi ha fatto piacere che

non sia rimasto, ma non potevo fare a meno di chiederglielo.

 — Siete stata contenta di scoprire di essere sempre indegna?

 — Forse. Non ne sono sicura.

 — E ora, che cosa provate per quell'uomo? — Credo di odiarlo — rispose lei. — Ho paura di lui.

 — Perché sentite che sarebbe giustificato se vi punisse per il vostro odio

 — suggerì il medico. — Perché lui non ha fatto niente, a voi personal-

mente, che possa giustificare l'odio che gli portate. Ecco perché ne avete

 paura. La paura non è che la conseguenza di sentirsi colpevoli.

Certe volte le risposte del medico erano troppo complicate per lei. Scos-

se il capo. Non seppe fare altro.

 — Forse mercoledì vi sentirete di nuovo in vena di parlarmi del furto.

Forse allora riuscirete a capire meglio i vostri sentimenti.

 — Ve ne parlerò subito — esclamò lei. — Adesso capisco, ve ne voglio

 parlare subito, davvero.

 — Non c'è più tempo, ora — disse lui e la sua voce non aveva il solito

tono comprensivo. — Vedremo cosa succederà, mercoledì.

A questo punto lei sì sentì più colpevole che mai. Senza alcun motivo,

non aveva voluto parlare al dottor Godden di quei progetti, lasciandogli

credere di non fidarsi di lui, scavando così un piccolo baratro tra loro,

 proprio nel momento in cui aveva più bisogno del suo aiuto.

 — Mercoledì vi racconterò tutto quanto — promise.

 — Se ne avrete voglia — rispose lui.

6

 Norman Berridge osservò il cadavere e lo trovò perfetto. Il rossetto sulle

gote era forse un tantino troppo accentuato, specialmente per un uomo di

sessantatré anni, ma i parenti non guardano tanto per il sottile quando si

tratta di cose del genere. Sempre che le varie accomodature, cuciture ec-

cetera, non fossero troppo evidenti, qualsiasi applicazione di cosmetici ve-

niva pienamente accettata. E data la scarsità di assistenti sui quali uno do-

veva fare affidamento con i tempi che correvano, andava anche troppo

 bene.

Be', non era il caso di far tante storie. Stava benissimo. Si espresse in tal

senso con l'assistente che se ne stava orgogliosamente accanto al cadavere.

Era un giovane apprendista portoricano, i portoricani erano ormai gli unici

58

Page 59: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 59/136

che accettavano salari da apprendisti in quest'epoca di boom per i giovani,

che accolse i complimenti alzando una mano e chinando il capo con un ge-

sto altamente compiaciuto, mentre le sue gote diventavano rosse come

quelle del cadavere.

Il telefono a muro, nell'angolo della stanza, squillò. Girando attorno acadavere e assistente, Norman Berridge andò ad alzare il microfono e udì

la segretaria che gli diceva:

 — C'è qui un tale che chiede di voi, signor Berridge. Dice di chiamarsi

Lynch, dice che si tratta dei soliti vitalizi.

Berridge sporse le labbra. Riconobbe il nome e il segnale dalla parola

"vitalizi". Lynch era uno di quelli che capitavano di tanto in tanto a chie-

dere finanziamenti per le proprie attività. Era piacevole avere un certo giro

di offerte per investire quattrini, con un certo rischio finanziario, si

capisce, e un profitto del cento per cento, senza essere coinvolti in alcun-

ché, tranne lo sborso iniziale, ma gli uomini con i quali trattava questo

genere di affari gli urtavano maledettamente i nervi, e Lynch, se possibile,

era il più snervante di tutti. Era un uomo gelido, controllato e silenzioso

come una pantera e Berridge aveva sempre l'impressione di essere conside-

rato da lui con infinito disprezzo per il suo corpo flaccido, i nervi incon-

trollati e la mente confusa. Mentre Lynch era pulito, freddo e vuoto come

l'interno di una bara nuova.

 Naturalmente Lynch non era il vero nome di quell'uomo. Una volta in

cui non era venuto a trovarlo da solo, aveva udito il tizio che era con lui

apostrofarlo con altro nome, ma non riusciva a rammentarsene: Porter,

Walker, Archer... qualcosa di simile.

 Non aveva importanza. Non era il nome dell'uomo quello che contava,

ma l'occasione che gli si presentava per investire il suo denaro.

 — Vengo subito — rispose Berridge al telefono, poi riappese e, voltan-

dosi, vide l'assistente cincischiare sulle gote del cadavere: evidentemente

anche lui aveva notato che erano troppo colorite per uno che non era stato

un "habitué" del Moulin Rouge.

 — Benissimo — disse Berridge. — Benissimo.

Si distaccò dal sorriso raggiante di piacere dell'assistente e si avviò verso

l'ascensore, una piccola cabina appena sufficiente per due persone. Richiu-

dendone lo sportello, mentre saliva al primo piano, si ricordò dei reiterati

giuramenti fatti a se stesso di cominciare a usare le scale.

Esercizio, era quello che gli ci voleva, e in un baleno avrebbe riacquista-

to l'elasticità dei vent'anni. Esercizio e qualche piccolo sacrificio nella die-

59

Page 60: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 60/136

ta. Niente di più.

Ma ora non voleva arrivare ansimante nella stanza dove si trovava

Lynch. Sarebbe stato sempre in tempo a iniziare il nuovo regime alla prima

occasione di tornare giù nel sottosuolo. Per il momento, una respirazione

nor-male avrebbe agevolato il completo controllo dei suoi nervi davanti aLynch. Perciò, ascensore.

Lynch stava accanto alla finestra, quando Berridge entrò nel suo ufficio,

e guardava, senza alcuna espressione in viso, il giardinetto all'italiana che

la signora Berridge coltivava dietro la casa. Berridge aveva l'impressione

che Lynch non si sedesse mai, poiché nei loro rari incontri era rimasto

sempre in piedi, duro e diritto come un palo. Questa volta, si ripromise

Berridge, sarebbe rimasto in piedi anche lui: avrebbe rimediato un po' al

fatto d'aver preso l'ascensore.

 — Oh! Lynch! — esclamò, quasi fosse lieto di vederlo. — Era molto

tempo che non ci vedevamo.

Quella falsa cordialità e quel modo untuoso di fare, cui si era abituato a

forza di trattare con i parenti dei morti, erano adatti in molte circostanze, e,

 particolarmente, in questa. Nella sua voce o nel suo viso non era possibile

notare la benché minima traccia di pensieri contrastanti che la persona di

Lynch evocava in lui, come fonte di denaro e come fonte di disagio.

Lynch si voltò, salutò con un breve cenno del capo e disse: — Ho bi-

sogno di tremila dollari.

La conversazione spicciola con Lynch non attaccava, ciò che in genere

viene considerato "approccio socievole" con lui non aveva senso. Quell'-

uomo andava diritto allo scopo con la rapidità d'una macchina da corsa o

di un aereo da combattimento. Il che, in quel caso, andava benone.

L'ultima cosa, che Berridge desiderava, era di sapere in che maniera ve-

niva usato il suo denaro, e l'ultimissima era di conversare oziosamente con

quell'uomo su un argomento standard come, ad esempio, sul tempo che fa.

Perciò, Berridge, che di solito era espansivo, si adeguò alla laconicità di

Lynch, rispondendo:

 — Nessun problema. Solita prassi?

 — Esatto. Se va, avrete mie notizie entro dieci giorni.

 — Diciamo verso il primo del mese?

 — Subito dopo. Il due o il tre, più o meno.

 — Benissimo. Li vorrete subito, immagino.

 — Sì.

 — Vi dispiace accompagnarmi alla banca?

60

Page 61: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 61/136

Lynch annuì e si staccò dalla finestra.

Berridge, compiaciuto con se stesso per non essersi seduto alla sua bella

scrivania di mogano, lo precedette fuori dell'ufficio fino al garage, dove

 premette il pulsante che apriva una delle tre porte: quella in cui stava la sua

Toronado. Accanto c'era la Mustang di sua figlia e, dall'altra parte, la Ca-dillac e la Volkswagen di sua moglie. Il carro funebre e l'altro per le co-

rone, li teneva in un secondo garage dietro la casa.

Quand'era al volante della Toronado, Berridge si sentiva a suo agio: si

sentiva giovane e pieno di vitalità. Aveva notato che quasi tutti i guidatori

di Toronado erano come lui: di mezza età e piuttosto corpulenti, ma questo

non sminuiva l'illusione di giovinezza che quella macchina gli procurava.

Lui era capace di elasticità come chiunque altro.

Il suo denaro, per esempio. Lui si considerava un uomo onesto, integro,

 patriottico: detestava i capelloni e i pacifisti e tutte le varie bizzarrie socia-

li, e se le sue denunce del reddito erano ogni anno notevoli capolavori di

fantasia letteraria, non era affatto una contraddizione, ma semplicemente

un altro aspetto del suo carattere, l'aspetto dell'uomo d'affari di prim'ordi-

ne.

Le famiglie più povere preferivano pagare i funerali in contanti; non la-

sciavano tracce; le entrate senza tracce le denunciavano soltanto i grulli, e

 Norman Berridge non era davvero un grullo.

Se in quella cassetta di sicurezza di una banca del centro, si trovavano

 pacchi di banconote spiegazzate, tali e quali come erano arrivate nelle sue

mani da quelle dei clienti, lo si doveva solamente al fatto che ogni persona

normale cerca di difendersi in qualche modo contro le usurpazioni del go-

verno. E se certe volte quel denaro veniva raddoppiato, o certe volte, anche

 perduto, per averlo investito nelle attività non ben specificate di uomini

come Lynch... Be'? Da quando investire il proprio denaro era un delitto?

Durante il tragitto fino al centro, la conversazione lasciò molto a desi-

derare. Berridge era penosamente consapevole della presenza di Lynch sul

sedile accanto al suo, ma era ben certo di non dare a vedere quella consa-

 pevolezza e quel disagio.

Guidava, un po' troppo lentamente e persino troppo cauto, in mezzo a un

traffico non eccessivamente pesante, data l'ora del mattino. Arrivato, po-

steggiò proprio davanti all'isolato dove si trovava la banca e disse: — 

Torno subito.

Lynch non rispose: anche questo era tipico in lui.

Berridge ebbe un attimo di nervosa incertezza. Doveva o no introdurre la

61

Page 62: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 62/136

moneta nel parchimetro? Come l'avrebbe giudicato Lynch? Un vecchio pi-

gnolo, magari, se la metteva, oppure un tipo trasandato se faceva il con-

trario? Era facile venir considerato con disprezzo in ogni caso. Il dilemma

si risolse da solo, poiché, infilandosi la mano in tasca, si accorse di non

avere spiccioli. Passò oltre ed entrò in banca.Lui si beava di tutte le formalità che doveva attraversare prima di rag-

giungere la sua cassetta; i cancelli da varcare, le firme, il dignitoso osse-

quio del custode, e la necessità che, per aprire la cassetta, sia la chiave del

custode, sia la sua, dovessero essere inserite nella serratura, allo stesso

tempo. Tutto ciò lo faceva sentire importante, solido. E anche il valore

stesso conferito con tanta evidenza alla sua cassetta, lo dilettava, dandogli

la sensazione che la sua stessa persona fosse considerata di valore.

Comunque, tutto ciò era un piacevole antidoto contro i lunghi, pesanti

dieci minuti passati insieme con Lynch.

Berridge si fece dare una grossa busta e, portandosela dietro insieme alla

cassetta, entrò in uno sgabuzzino privato dove, seduto a un tavolo, contò

 banconote da cinquanta, da venti e perfino qualcuna da dieci, fino a rag-

giungere la cifra di tremila dollari. I biglietti gonfiarono tanto la busta che

faticò a chiuderla. Poi dovette procedere alle formalità inverse, rimettere a

 posto la cassetta e ritornarsene fuori.

Quando raggiunse l'auto, Lynch stava fumando, e l'aria, nell'interno, era

acre dell'odore del fumo. Cercando di non farsene troppo accorgere, men-

tre avviava il motore, Berridge aprì l'aria condizionata.

 Nel frattempo Lynch prese la busta e cominciò a contare le banconote.

Durante tutto il tragitto di ritorno, Lynch seguitò a contare, senza mo-

strare di essere minimamente disturbato dal traffico della città.

I pacchetti, dopo che li ebbe contati, finirono, uno per volta, nelle tasche

di Lynch, finché la busta rimase vuota, il denaro sparito dalla vista e Lynch

identico a prima.

A un certo punto, quando Berridge si trovò costretto a fermarsi davanti a

un semaforo rosso, Lynch gli porse un biglietto accartocciato da venti

dollari e disse:

 — Vi siete sbagliato a contare.

 — Davvero?

Berridge prese il biglietto e fu tanta la sua sorpresa che non si accorse

del semaforo tornato verde, fino a che le macchine dietro la sua non co-

minciarono a sonare il clacson. Continuò a guidare col biglietto ripiegato

nella mano destra. Quando arrivarono davanti alla grande casa bianca, cir-

62

Page 63: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 63/136

condata da piante ben curate e da un prato dove avevano messo, con una

certa discrezione, un cartello nero su cui spiccava una scritta in lettere

color beige, Lynch disse:

 — Lasciatemi qua.

Lynch se ne andò senza salutare. Berridge rimase ad osservarlo attra-versare la strada e salire su una Pontiac che portava la targa dello Stato di

 New York. Rubata?

Appena Lynch fu partito, Berridge riportò la macchina dentro il garage,

la cui porta si aprì da sola al suo avvicinarsi.

Poi, vedendo la busta accartocciata sul sedile accanto, si lasciò andare a

un moto di stizza contro Lynch, contro quel suo silenzio, quella fredda ar-

roganza, quell'atto strafottente che lo aveva spinto a lasciar lì la busta spie-

gazzata. Guardò il biglietto da venti dollari che teneva in mano. Lynch

aveva contato il denaro una volta sola. Come poteva avere tanta sicurezza

che l'errore fosse stato suo?

Un'improvvisa voglia di vomitare sconvolse lo stomaco di Berridge.

7

 — Parker non mi turba più — disse Ellen.— Ah! Benissimo.

 — Ora non provo per lui che una forte antipatia — continuò lei, sapendo

che la sua voce aveva un tono calmo e sicuro.

 — Sono lieto che le cose vadano meglio — replicò il dottor Godden. — 

Qual è il motivo di questo cambiamento?

 — Sono svariati — rispose lei. — Ora lo capisco. C'è stato un momento

in cui pensavo che fosse per un solo motivo, ma ora so che ce ne sono tanti

altri.

 — E qual era quel motivo?

 — Quello che ha fatto con le armi — disse lei. Poi, rendendosi conto di

aver cominciato a parlare di cose di cui il dottore non sapeva nulla e che,

 perciò, non poteva capire a che cosa lei stesse alludendo, si affrettò ad

aggiungere: — Ricordate che mercoledì vi dissi che era andato da qualche

 parte ed era ritornato con un monte di quattrini? Quattrini per il finanzia-

mento.

 — Sì. Rammento anche di aver trovato la cosa molto interessante. I mo-

tivi per cui si fanno finanziare da terzi estranei e così via.

 — Be', ieri ha portato le armi. Tutte dentro a scatole di giocattoli, come

automobiline da corsa e roba simile.

63

Page 64: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 64/136

 — Quante armi?

 — Due mitragliatrici e quattro pistole. E con l'aspetto così innocente,

impacchettate dentro a quelle scatole di giocattoli! Stan ha detto che le ha

 prese da un tale che gestisce un negozio di articoli da "hobby" per coprire

la vendita illegale di armi. — E quelle armi vi hanno disturbato?

 — Non le armi in se stesse, ma quello che ne ha fatto.

 — Che cosa ne ha fatto?

 — Le ha messe dentro l'armadio di Pam.

Ellen chiuse gli occhi, stringendosi più forte le braccia intorno al corpo.

Le vedeva là, sul ripiano dell'armadio nella stanza della sua bambina, in

mezzo a veri giocattoli innocenti: tutto quel metallo micidiale, involtato in

carte allegramente colorate con scritte e disegni infantili.

 — Non capite? — domandò, seguitando a tenere gli occhi chiusi. — Lui

sta "usando" Pam. Non soltanto me, non soltanto la mia casa, o Stan, o

 perfino Marty. Sta usando Pam, sta facendo in modo che l'innocenza della

 bambina nasconda la sua... "immondezza".

 — Vi sentite offesa, violata — suggerì il dottor Godden.

Lei aprì gli occhi e si mise a fissare il tappeto a disegni come se quelle

linee contorte potessero mutarsi in parole e frasi che lei riuscisse a inter-

 pretare, come se il tappeto potesse dirle qualcosa di vitale importanza, si

da renderle tutto chiaro, semplice, comprensibile. Ma il disegno rimase

semplicemente un ammasso di linee contorte.

 — Non violata — rispose. — Non esattamente violata. E' come se io non

contassi niente, come se il fatto che io viva o meno, non abbia alcun si-

gnificato. Lui se ne frega. Per lui, io sono un verme, meno di un verme.

 Non sono niente per lui. Non mi considera nemmeno degna del suo di-

sprezzo.

 — In altre parole — disse il dottor Godden — per la prima volta, avete

incontrato qualcuno che prova nei vostri riguardi ciò che provate "voi" per 

voi stessa. Ed è proprio l'unica cosa che credete di meritare.

Lei corrugò la fronte, fissando il tappeto. — Ed è cosi?

 — Certo — rispose lui. — Ma quando voi vi consideravate in quel mo-

do, sapevate di essere libera arbitra, sapevate di poter smettere di conside-

rarvi in quel modo in qualsiasi momento ve ne venisse la voglia. Il fatto

che quest'uomo vi dia lo stesso trattamento, è fuori del vostro controllo. E

questo non vi aiuta a espiare le vostre colpe. Perché lui non lo fa per quella

ragione. Le vostre colpe non c'entrano niente col suo atteggiamento.

64

Page 65: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 65/136

 — Lui se ne frega di quello che penso io — esclamò lei. — Non gli im-

 porta di niente. A ognuno di noi importa, invece. Si può odiare qualcuno e,

nello stesso tempo, ci può importare di sapere cosa pensa quel qualcuno,

anzi, lo vogliamo sapere.

Questa volta, il dottor Godden lasciò che il silenzio si prolungasse, e leiintuì che lo faceva appositamente per spronarla a scrutare dentro di sé e

così capire se c'era qualcos'altro, qualcosa che lei stesse nascondendo per-

fino a se stessa.

 — Non è proprio per Pam che sono arrabbiata, vero? — disse. — E non

è neanche per me, non per quello che sono veramente io.

 — No? — domandò lui gentilmente. — E allora, per che cosa?

 — Per la maschera che porto. Maternità. Vedete, il ruolo della buona

madre, questo eterno sentirsi colpevole per tutti gli errori della mia vita,

capite? Ora io sono madre e mi nascondo dietro a questo. Ma Parker se ne

frega della mia maschera. Lui tira dritto e mette le pistole nell'armadio di

Pam, senza neppure chiedermene il permesso. La maschera materna non

gli dice proprio nulla, a lui.

 — Credete che lui veda oltre quella?

 — Sì — rispose lei. — E credo che non gliene importi un cavolo.

 — E di Stan? Credete che gli importi qualcosa di Stan?

 — Parker? Lui se ne frega di tutti, tranne che del suo adorato io.

Il dottor Godden disse:

 — Allora forse organizzerà il furto in modo tale da essere il solo a

cavarsela.

 — Credete? — domandò lei, subito agitata.

 — Non lo so. Voi cosa ne pensate?

Lei considerò la cosa, cercando di essere obiettiva, infine disse:

 — No, non credo che sia così. Lui è freddo e spietato e se ne frega di

tutti, ma è solo perché le cose "invece" gli importano. E non è neppure per 

il denaro, penso. E' il piano in se stesso che gli interessa veramente. Fare il

colpo e farlo bene. Quindi non vorrebbe mai che qualcuno venisse beccato.

 — Sarebbe disonorevole per un vero professionista.

 — Sì. Ah! Hanno trovato un nascondiglio.

 — Davvero?

 — Fuori Hilker Road. Una casa da caccia, vicino al confine, quella che

crollò per un incendio, un paio d'anni fa.

 — La casa di Andrew?

 — Non so. Forse. Ci sono andati ieri, a vederla.

65

Page 66: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 66/136

 — Allora i piani sono tutti pronti?

 — Non completamente, non credo. Può darsi che nel cervello di Parker 

sia già tutto prestabilito, ma ancora non ne hanno parlato. Io credo che

aspettino l'arrivo degli altri.

 — Quanti sono quelli che devono arrivare? — Tre. Dovrebbero trovarsi qui lunedì notte. Perciò, penso che la prossi-

ma volta non avrò molto da dirvi. Ma tante cose mercoledì.

 — Il giorno stabilito — osservò il dottor Godden.

Ellen rabbrividì.

8

Jake Kengle aprì la porta della sua camera ammobiliata, gettò la borsa

sul letto e tirò fuori la bottiglia del whisky dall'ultimo tiretto del cassetto-

ne. Poi andò nel bagno in cerca d'un bicchiere, ve ne versò una buona dose

e si sedette sul letto per riposarsi i piedi mentre beveva lentamente. La

 borsa era accanto a lui, rigonfia e nera, invitandolo seriamente a tornare al

lavoro. All'inferno il lavoro! Allo stramaledettissimo inferno! Sorseggiò il

whisky, guardando nervosamente verso il cortile, un metro e mezzo più in

là, con quel muro di mattoni grigi, e al pensiero di chinarsi e di togliersi fi-

nalmente le scarpe, provò un istante di gioia.

I suoi piedi parevano già saltellare dentro le scarpe assaporando l'ago-

gnata libertà. Il liquore gli scendeva infuocato giù per la gola, facendogli

lacrimare leggermente gli occhi. Piano piano, la tensione delle spalle dimi-

nuì.

Quando infine si chinò per levarsi le scarpe, vide di nuovo, con la coda

dell'occhio, la borsa, sempre lì sul letto. Con furia improvvisa, la tirò su e

la fece volare attraverso la stanza, indirizzandola verso la finestra e quel

maledetto cortile.

Ma fece cilecca e la borsa urtò contro il cassettone piombando per terra

con un tonfo sordo. La lasciò dov'era. Quella borsa conteneva ciò che si

 poteva chiamare la sua "presentazione". Un mucchio di fogli di carta luci-

da allegramente colorata, in due inserti dall'aspetto costoso, sui quali stava

scritto quanto fosse importante una certa schifosissima enciclopedia.

Perché mai qualcuno avrebbe dovuto comprare un'enciclopedia? Kengle

non lo capiva proprio. Dal martedì non aveva fatto altro che sonar cam-

 panelli, andando di porta in porta, giorno e sera, per quel maledetto lavoro.

E ora era arrivato il sabato e lui non era riuscito ancora a trovare uno tanto

66

Page 67: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 67/136

fesso da cacciar fuori trecento sacchi per un mucchietto di libri. E la per-

centuale per nessuna vendita, significa nessun dollaro.

Era un modo assolutamente schifoso di guadagnarsi il pane, quello di

cercare di vendere su commissione, bussando a tutte le porte. Ma i buoni

sistemi per guadagnare qualcosa, i sistemi facili, lisci, non capitano troppospesso a un disgraziato con la fedina sporca. "Nel vostro curriculum, si-

gnor Kengle, non citate nessun datore di lavoro per ben cinquantadue me-

si. Come mai? ". "Sono stato in prigione." "Ah! Oh! Uh! "

Era uscito il primo settembre, eccolo arrivato già al ventisei e per ora

aveva provato due lavori. Col primo, doveva cercare di piazzare un nuovo

sistema di refrigeratore, e ora quest'affare dei libri. Col refrigeratore era

stato fortunato subito: il secondo giorno, difatti, aveva trovato una famiglia

che era appena arrivata in quella schifosa città e che, per l'appunto, aveva

degli amici già in possesso di quel refrigeratore, così erano, per modo di

dire, sul piede di comprare. Sessanta dollari di commissione.

Poi aveva passato i dieci giorni seguenti senza trovare nemmeno un pe-

sce che abboccasse, e dopo una stupida discussione con Nettleton, il diret-

tore delle vendite, tutto era finito.

Quanto sì crede che possano durare sessanta dollari a un povero figliuo-

lo? Lunedì avrebbero cominciato a scocciarlo per l'affitto della stanza, ma

lui non aveva un centesimo.

Il guaio stava nel fatto che lui non era un ladruncolo da strapazzo. Lui

 poteva fare un furto in grande stile, senza batter ciglio, portandosi via dieci

o ventimila dollari, ma andare al parco a rubare la borsa a una povera vec-

chia e magari per sei dollari e trentasette centesimi, no! Non l'aveva mai

fatto, non gli piaceva e se l'avessero beccato per una cosa simile, se ne

sarebbe vergognato da morire!

A questo punto, perciò, pareva proprio destinato a restare in quella

stanza, o sulla strada, se lo buttavano fuori, e a morir di fame, visto che

non era capace di far saltar fuori un dollaro onesto e che mai si sarebbe ab-

 bassato a prendere un disonesto centesimo.

La borsa giaceva per terra, a pancia all'aria, come una cimice senza

gambe.

Il direttore delle vendite, Smith, così si chiamava, un bastardo come e

 peggio di Nettleton, gli aveva detto che i giorni di fine settimana erano

sempre i momenti più propizi per le vendile dei libri, poiché mariti e figli

sono in casa. Be', fino a quel momento era stata magra, ed erano già le tre

del pomeriggio. Doveva andare a tentare ancora? Chi diavolo lavora il sa-

67

Page 68: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 68/136

 bato pomeriggio? E il sabato sera e tutto il giorno della domenica?

Soltanto gli ex carcerati per tirar fuori un dollaro di commissione, ecco

chi lavora.

Se quel bastardo d'un avvocato non gli avesse succhiato ogni centesimo

del suo gruzzolo in inutili appelli, ora non si sarebbe trovato in quelle pe-ste. Avrebbe potuto riposarsi, vivere magari con poco, ma comodamente in

attesa che qualcuno lo cercasse per proporgli qualcosa da fare. Ma no.

Doveva tentare di sbolognar libri come quegli attori con le braghe ciondo-

loni nei film comici.

Finì di bere e si alzò avvicinandosi al cassettone con i soli calzini ai

 piedi. Stava per prendere in mano la bottiglia, quando udì bussare alla

 porta.

Possibile che non potessero aspettare fino a lunedì? Già predisposto a

 prendersi una sfuriata, si avviò verso la porta e l'aprì. Sulla soglia c'era un

ragazzino alto e magro in maglietta.

 — Vi vogliono al telefono — disse, e trotterellò via.

Abitava proprio in un posticino delizioso! Un telefono a ogni piano, sul

 pianerottolo, vicino all'ascensore, e per di più, anche a gettoni. Quando

squillava, il primo che lo sentiva andava a rispondere e passava la chia-

mata a chi di dovere. Esattamente il tipo d'intimità che piaceva a Kengle.

Chiuse a chiave la porta della sua camera e si avviò verso il telefono.

Forse era Smith che telefonava per controllare se era uscito per andare a

 baccagliare quei suoi libercoli. Se era lui, che gli pigliasse un accidente.

Udì una voce che diceva: — Jake?

Kengle la riconobbe subito e gli parve di sentirsi sollevato, immediata-

mente, da un grosso peso. Quella voce apparteneva a Ed Dant, gestore di

un albergo, una specie di cimiciaio ad Atlanta. Quello era l'indirizzo per-

manente di Kengle. Chi del racket volesse mettersi in contatto con lui, sa-

 peva di dover chiamare Ed Dant, il quale faceva la stessa cosa per un'altra

mezza dozzina di ragazzi.

Quando era arrivato lì, Kengle gli aveva subito telegrafato indirizzo e

numero di telefono, perché se c'era una possibilità, sarebbe venuta soltanto

attraverso la telefonata di Ed.

Cercando di controllare l'eccitazione della voce, Kengle disse: — Che

c'è di nuovo, amico?

 — Niente di speciale. Ti telefono solo per salutarti, per dirti che sono

contento di saperti libero, e per sapere come ti va.

 — Bene. Ho un lavoro fisso.

68

Page 69: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 69/136

  — Mi fa piacere. Ho incontrato un tuo vecchio amico, l'altro giorno.

Rammenti Marty Fusco?

 — Certo. Come se la passa?

 — Lavoricchia. Pensava di fare una scappata da te per salutarti, domani.

Poiché non ero sicuro di avere il tuo indirizzo esatto, gli ho detto chel'avrei richiamato io.

Kengle gli ripeté l'indirizzo. Ciarlarono un altro poco, di niente, e la con-

versazione ebbe termine.

Mentre percorreva il corridoio per rientrare in camera, il sorriso di Ken-

gle arrivava da un orecchio all'altro.

In un angolo del suo cervello una vocina diceva: "E se la proposta non

fosse buona?". Ma lui rispose a voce alta:

 — Sarà sempre meglio che fare il venditore ambulante di libri!

Fece una concessione al buonsenso: prima di gettare la borsa in cortile,

aprì la finestra.

9

 — Forse dovrei andare a dirlo alla polizia — disse Ellen. Si stringeva

così forte che le braccia le dolevano.

 — Non mi pare una buona idea — osservò il dottor Godden, cauto. — 

Direi che, anche senza questo, vi portiate dietro un complesso di colpe già

abbastanza grosso.

 — E' per stanotte — ansimò lei, tremante, tutta scossa da brividi, seb-

 bene continuasse a tenersi stretta stretta con le braccia.

 — Se Stan avesse potuto fare a modo suo — le ricordò il dottor Godden

 — a quest'ora sarebbero già all'opera.

 — Nessuno può fare come vuole, con Parker — scattò lei. — Lo odio!

 — Lunedì abbiamo analizzato a fondo il pensiero di Stan, credo disse il

dottor Godden. — Lui voleva agire di giorno per non essere costretto a

 partecipare attivamente al furto.

 — Se andassi a dire alla polizia ciò che sta per succedere — ripeté lei — 

senza nominare chi vi prenderà parte, e poi trovassi il modo di avvertire

Stan...

 — Non potete farlo. Ne restereste coinvolta voi stessa. Con il risultato

che Stan finirebbe per odiarvi.

 — Ma non c'è via d'uscita! Se li prendono, "è" terribile e se non li pren-

dono, lui vorrà continuare a rubare ed "è" ancora più terribile!

69

Page 70: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 70/136

 — Be', non si può ancora sapere se vorrà cimentarsi di nuovo — osservò

il dottor Godden. La voce di lui la calmava, sebbene non riuscisse a smet-

tere di tremale. Dopo tutto — riprese lui — se questa volta non voleva par-

tecipare attivamente, significa che aveva già un secondo pensiero, Ohe

magari ha paura. Può darsi Che dopo quest'esperienza decida di non voler  più fare niente di simile. Non possiamo prevedere nulla, in nessun senso,

finché non pi ha provato.

 — Ma che cosa succederà se li beccano?

 — Ripassiamo di nuovo tutto il piano — propose lui — e vediamo se riu-

sciamo a trovare qualche punto debole, una qualunque cosa che Parker e

gli altri possano non avere pensato. Abbiamo discusso spesso le varie parti

del piano, ma non l'abbiamo mai ripassato da cima a fondo. Proviamo a

farlo adesso.

 — D'accordo — rispose lei. E la sua voce prese a parlare in un monoto-

no ronzio.

10

Il dottor Godden restò sulla soglia a osservare Ellen Fusco che usciva

dalla stanza adiacente al suo ufficio privato, poi, guardando uno snello gio-

vane, che stava comodamente seduto sul divano, gli fece cenno di passare.

Il giovanotto, il cui viso era letteralmente ricoperto di brufoli, balzò in pie-

di ed entrando nell'ufficio, disse, con voce acida:

 — Ralph è in ritardo un'altra volta.

Anche lì si sedette sul divano e, dopo aver disteso le gambe e incrociato

le braccia, continuò:

 — Ralph è sempre in ritardo.

Il dottor Godden chiuse la porta e, controllando l'impulso di rispondergli

 per le rime, andò a sedersi sulla sua sedia abituale, posta in fondo al di-

vano.

 — E' uno dei mali di Ralph — disse. — Può darsi che, piano piano, ne

guarisca.

 — Presto saremo tutti perfetti — brontolò il giovane.

Cercava sempre di fare del sarcasmo, ma riusciva soltanto ad essere pe-

tulante. Si chiamava Roger St. Cloud, aveva ventidue anni ed era stato eso-

nerato dal servizio militare a causa di qualcosa nell'interno degli orecchi.

Figlio unico di genitori ricchi, suo padre era uno dei più forti azionisti

della banca di Monequois, Roger era il classico tipo di nevrotico, pieno di

70

Page 71: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 71/136

dubbi e di incertezze, che mascherava dietro a un modo di fare imperti-

nente e a una fastidiosa maniera di esprimersi. Tutto quello che indossava -

scarpe da tennis, sudici pantalonacci di cotone, niente calzini e un logoro

maglione a collo alto - era una continua sfida ai genitori.

E riusciva in pieno nel suo scopo. Il modo in cui quei genitori reagivanoalle provocazioni del ragazzo, rendeva il lavoro del dottor Godden ancora

 più necessario, ma, nello stesso tempo, più difficile. Se avesse potuto psi-

canalizzare anche i genitori in regolari sedute, forse il suo intervento

avrebbe avuto qualche effetto sul figlio, ma, naturalmente, loro non erano

dello stesso parere.

Comunque, per lo scopo che si prefiggeva al momento, non c'era alcun

 bisogno dei genitori, ma del ragazzo.

Per un certo ostinato senso del dovere, che in quegli ultimi tempi lo tur-

 bava di. più del solito, il medico disse:

 — Mentre aspettiamo Ralph, non hai niente da raccontarmi?

Roger rispose con una spallucciata strafottente e quella mossa, di solito,

significava un sì, significava, cioè, che nel suo intimo sentiva qualcosa in

maniera così forte da esserne imbarazzato e che quindi "doveva" negare.

 — Ho fatto un altro sogno — disse.

 — Il drago? — Era il sogno che riguardava la madre.

 — No. Non i soliti sogni. Uno nuovo.

 — Ah! E di che si trattava?

 — Camminavo dentro la canna di un fucile. Era come un tunnel, capite?

Ma era la canna d'un fucile, e io camminavo verso le pallottole. Guardavo

dall'altra parte e, dal buco in fondo, vedevo la luce del giorno. Sembrava

 proprio vero, reale, con quel metallo luccicante e tutto il resto. Ci faceva

freddo, là dentro. Poi mi voltavo e vedevo un occhio che mi osservava. Era

mio padre. Mi diceva: "Non riuscirai mai a uscirne". Ma lui era grosso, di

una grandezza normale e non poteva entrare dentro al fucile, così non

riusciva ad agguantarmi. Però, seguitava a osservarmi, con l'occhio fisso

sul buco, e io gridavo: "Levati! Levati! Se il fucile spara, morirai!". Ma lui

non mi credeva. Allora, tutt'a un tratto, udivo un "bum", forte come un'-

esplosione. Non come lo sparo di un fucile. Una vera esplosione. Guar-

davo e vedevo che una pallottola stava venendo verso di me. Sembrava un

treno dentro a una galleria, soltanto che la pallottola riempiva tutto lo spa-

zio e a me non restava più posto neanche per appiattirmi e lasciarla pas-

sare. La punta era tutta schiacciata e ammaccata. Allora cominciavo a cor-

riere, ma ero torpido, tutto si svolgeva come al rallentatore, capite. Anche

71

Page 72: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 72/136

la pallottola andava piano: mi stava dietro, ma non riusciva a raggiunger-

mi. E l'occhio di mio padre sempre là in fondo, dall'altra parte, non voleva

andar via. lo seguitavo a blaterare, ma lui non voleva andar via.

Mentre raccontava, la voce di Roger aveva perso il solito tono lamento-

so, l'espressione del viso si era distesa e aveva mostrato, a sprazzi, comeavrebbe potuto essere se le cose fossero state in altro modo. Ma, appena

finito il racconto, il suo viso tornò a contorcersi nella solita espressione, la

voce riprese il tono lamentoso. Alzò di nuovo le spalle con fare stanco,

dicendo:

 — E così, mi sono svegliato.

 — Non è difficile da interpretare — commentò il medico.

 — Facilissimo. Ho paura che mi prendano e ho paura che mi uccidano.

 — E hai anche paura, nel caso che ti prendessero, che la tua disgrazia ri-

cada sulle spalle di tuo padre.

Roger rispose con l'abituale mossa strafottente.

La porta si spalancò e Ralph entrò, strascicando i piedi.

Pur essendo alto, robusto, fortissimo e di soli trentadue anni, l'uomo ap-

 pariva cosi flaccido e debole da ingannare chiunque.

La sua forza era mascherata dalla goffaggine; le spalle, che teneva sem-

 pre curve e quel modo di trascinarsi pesantemente, alteravano il suo aspet-

to. Ma, dietro tali apparenze negative, c'era un fisico forte e capace che

aspettava soltanto di avere via libera.

 — Ho corso — disse Ralph, ansimando e stravaccandosi sul divano, ac-

canto a Roger.

 — Tu corri sempre — schernì Roger.

Ralph non si offendeva mai dei commenti di Roger. Perché avrebbe do-

vuto offendersi quando lui stesso riteneva di meritarli? Ralph credeva fer-

mamente di essere stupido e che la stupidità fosse un delitto. Qualunque

elemento positivo potesse mai avere, come un fisico forte e un bel viso, lui

sentiva di doverlo denigrare, poiché sarebbe stato improprio gioire di qual-

cosa, quando commetteva l'atroce delitto di essere stupido.

Era stata una ragazza a portarlo dal dottor Godden, quasi come una con-

dizione per la continuità della loro relazione, ma cosa fosse stato a ridurlo

in quello stato mentale, il dottor Godden non era ancora riuscito a

scoprirlo.

La causa prima doveva trovarsi negli anni dell'infanzia: difatti il vuoto di

Ralph, riguardante quel periodo, indicava fortemente come il dottor God-

den fosse sulla pista giusta.

72

Page 73: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 73/136

Per il momento, la risposta di Ralph alle parole di Roger si estrinsecò

soltanto in un timido sorrisetto.

 — Io sono sempre in ritardo — disse, continuando ad ansimare.

Il medico li guardò: ecco qua i suoi assistenti! E si scoprì a invidiare

quell'uomo che Ellen conosceva sotto il nome di Parker. Quando Parker  progettava un piano, sapeva che ogni minimo particolare sarebbe stato por-

tato a termine da veri professionisti, da uomini saldi, dei quali poteva fi-

darsi a occhi chiusi, uomini che facevano quelle cose per guadagnarsi da

vivere.

Anche il dottor Godden avrebbe preferito aver a che fare con veri profes-

sionisti, ma secondo quanto diceva Ellen, tra quella gente c'era molta lealtà

e, di regola, non avrebbero mai rubato a un altro ladro. L'onore fra ladri,

quindi, esisteva davvero.

Perciò, lui non aveva che Ralph e Roger. Il dottor Godden aveva esami-

nato scrupolosamente la lista dei propri pazienti, ne aveva anche saggiato

qualcuno con molto tatto, fino a che aveva dovuto ripiegare su Roger e

Ralph.

Roger era stato facile da convincere; forse, dal tono del racconto sul so-

gno della notte precedente, anche troppo facile.

Ma se Roger aveva qualche dubbio nascosto e delle apprensioni, il dottor 

Godden era certissimo dì essere capace di dominarli, almeno fino alla fine

di quell'impresa.

Ralph, ingombrante e grosso e sempre titubante, era stato più duro da

 persuadere, ma alla fine, la stima e la fiducia che provava per il dottor 

Godden avevano avuto partita vinta e ora, finalmente, era pronto a fare

qualunque cosa.

Lo stesso argomento basilare era stato usato per tutti e due: sarebbe stato

come una cura.

A Ralph: "Eccoti un'occasione per dimostrare che sei capace di qualun-

que cosa. Con questa vittoria non si può nemmeno immaginare le cose che

riusciremo a tirar fuori dal tuo subcosciente ; quanto, di te, riusciremo a

liberare".

A Roger: "Non ti si offrirà mai una migliore opportunità per esprimere

tutta la tua indipendenza e la tua ribellione. Fallo, metti in questa impresa

tutta la tua aggressività, il tuo risentimento, cerca di riuscire e ti troverai

sulla strada di quell'indipendenza necessaria per la tua completezza e rea-

lizzazione".

I motivi del dottor Godden stesso erano invece più terra-terra. Aveva

73

Page 74: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 74/136

semplicemente un gran bisogno di quattrini. Tra una rapace ex moglie che

lo dissanguava con gli alimenti e il mantenimento dei bambini; una secon-

da moglie, che non aveva la più pallida idea di che cosa significasse la

 parola economia, e Mary Beth, una paziente divenuta sua amante, la quale,

ogni mese che passava, diventava sempre più costosa, il dottor Godden sitrovava sull'orlo del caos finanziario da ormai più di un anno.

E, per colmo, era ricomparso quel Nolan che, per tenere il becco chiuso,

chiedeva quattrini, minacciandolo di riportare alla luce quella faccenda di

 New York e cioè di far conoscere all'ordine locale dei medici come le sue

credenziali non fossero, quel che si suol dire, delle più perfette.

Fred Godden non aveva avuto mai l'intenzione di cacciarsi nei guai o di

infrangere le leggi: le cose erano venute da sé, così. In California, per 

esempio, dove aveva iniziato il suo lavoro, il cognato di una paziente lo

aveva coinvolto in quell'affare dell'aborto. Lui, personalmente, non aveva

 procurato nessun aborto, aveva soltanto fatto da intermediario. Ma quando

quella ragazza era morta, le indagini avevano pescato un mucchio di pe-

sciolini, e fra loro, il dottor Godden.

Le autorità non avevano mai voluto accettare l'idea che quella ragazza

morta - e altre tre che poi saltarono fuori - fossero arrivate a lui incidental-

mente, come pazienti psichiatriche poco prima dei loro aborti, però non

avevano potuto provare niente.

In ogni modo, era stato più saggio lasciare la California, e particolar-

mente quando la sua prima moglie aveva afferrato la scusa di quello scan-

dalo per divorziare da lui, proprio come se non Tosse stata la sua squinter-

natezza a trascinarlo nei pasticci.

A New York aveva iniziato di nuovo e aveva preso una nuova moglie,

ma, evidentemente, il suo l'usto in fatto di donne non era cambiato, poiché

la moglie numero due macinava quattrini con altrettanta frenesia della mo-

glie numero uno, così, quando una delle pazienti saltò fuori a chiedergli la

droga, lui era già maturo.

In che modo riuscivano a intuirlo - ci si scervellava - in che modo riusci-

vano a indovinare che lui sarebbe stato consenziente alle loro richieste,

così debole da accettare, sino a prestare il suo rispettabile nome per le loro

sporche mire?

Più d'una volta si era studiato a lungo il viso davanti allo specchio e, per 

quanto si esaminasse, non gli sembrava di avere l'aria losca. Aveva ascol-

tato la sua voce al registratore: non gli pareva che suonasse losca. Allora,

come facevano?

74

Page 75: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 75/136

Eppure, lo capivano. Nella sua qualità di medico, lui poteva procurarsi

qualsiasi droga, specialmente quei nuovi tipi, gli psichedelici. Come medi-

co specializzato in psicanalisi, la sua posizione era perfetta per chi aveva

 bisogno di qualcuno che gli fornisse la droga e potesse costituire una base

 per la distribuzione.E se quello strampalato tipo barbuto che gli si era presentato per cercare

quelle capsule gialle non fosse risultato poi un poliziotto, uno del Diparti-

mento di Polizia della città di New York alla ricerca di spacciatori di dro-

ghe, lui sarebbe stato sempre là, nella città di New York, a esercitare il suo

mestiere redditizio con quell'addentellato ancor più redditizio, invece di

trovarsi in quel buco puzzolente.

Pure, se l'era cavata anche a New York, nonostante che avesse passato

nove giorni in carcere, alle Tombs, e ne fosse uscito senza le sue creden-

ziali e senza il permesso legale di esercitare sia come medico, sia come

 psicanalista. Ma che altro poteva fare per guadagnarsi da vivere?

Ecco perché era venuto in quel paese dimenticato da Dio, dove la "bona

fides" d'un uomo era un po' più difficile che venisse spulciata attentamen-

te, ma dove il numero dei pazienti e le loro possibilità erano paurosamente

esigui.

A questo punto era comparso Nolan. Vecchio compratore di droga all'e-

 poca in cui lui si trovava a New York, Nolan sapeva ogni cosa sul conto

del dottor Godden e dei suoi contatti con la ghenga, ed ora era lì, a Mone-

quois, e chiedeva quattrini come prezzo del suo silenzio.

Come Nolan fosse riuscito a scovarlo, il dottor Godden non lo sapeva,

come non sapeva dove mai avrebbe potuto trovare quel denaro per taci-

tarlo.

Ma subito dietro a Nolan era venuta l'improvvisa rivelazione da parte di

Ellen Fusco e, tutt'a un tratto, gli era baluginato per la mente che quella po-

teva essere una via d'uscita e che, in fondo a quel buio tunnel, sarebbe

finalmente riuscito a rivedere la luce.

Che cosa avrebbe poi fatto dopo quella notte, ancora non lo sapeva bene.

Avrebbe pagato Nolan e tutti gli altri debiti pressanti e dopo avrebbe con-

servato quel che gli restava per una futura crisi? Oppure avrebbe tagliato la

corda, lasciandosi dietro tutti quei pasticci, ricominciando da un'altra parte

ancora sotto falso nome, abbandonando mogli, figli, amante, ricattatore e

tutto quanto?

Denaro ce ne sarebbe stato in sovrabbondanza. Roger e Ralph, ai quali

non aveva detto il vero scopo di quella faccenda, si contentavano di gua-

75

Page 76: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 76/136

dagnare diecimila dollari ciascuno. Il che significava che lui si sarebbe

 preso quasi tutto: l'intero malloppo, stimato da Ellen Fusco circa quattro-

centomila dollari.

Quattrocentomila dollari!

Per una simile cifra valeva davvero la pena di affrontare gente come Par-ker, Fusco, Devers e gli altri di cui gli aveva parlato Ellen, di rischiare il

 precario equilibrio in cui brancolava, e rischiare inoltre di servirsi di quei

due poveri deficienti.

Ci aveva pensato molto. Valutava appieno il pericolo di questa sua ricer-

ca del San Graal... ne sapeva abbastanza lui, con tutti i pazienti che gli

erano passati sotto... "Se succede la tal cosa, tutto andrà bene..." Il credere

in un'unica, facile panacea portava di solito verso la rovina totale, molto

 più che verso la salvezza. Perciò, non poteva permettersi di pensare alla

faccenda sotto aspetti completamente promettenti.

Anche con i quattrocentomila dollari in mano, sarebbe sempre rimasto

Fred Godden. Il dottor Fred Godden, con un losco passato e una clientela

da due soldi, con una moglie, una ex moglie, un'amante e una certa de-

solante consapevolezza delle sue tendenze strambe quando si trattava di

donne, e con un bagaglio di e nonni sbagli di valutazione, che lo avevano

sempre cacciato nei pasticci.

 Niente sarebbe mutato dopo quella notte, tranne il suo stato finanziario.

Sarebbe diventato ricco, ma sarebbe rimasto sempre lo stesso uomo.

Sapendo tutto questo e sicuro di non riuscire a dimenticarsene, aveva

studiato il piano, le possibilità, i pericoli, il traguardo e il premio e, final-

mente, aveva finito col decidersi.

Un'occasione come quella non capita due volte nella vita. Sarebbe stato

 pazzo a lasciarsela sfuggire.

Stanotte.

Il dottor Godden guardò di nuovo Roger e Ralph. La sua ciurma.

Dovevano bastare. Tirò un lungo sospiro.

 — Ho registrato la seduta con la signora Fusco proprio ora — disse. — 

Ci ha fornito i loro piani dal principio alla fine. Li ascolteremo e poi ripas-

seremo ancora una volta i nostri.

Ralph e Roger parvero ridestarsi, attenti. Il dottor Godden premette il

 pulsante e la voce di Ellen

Fusco, leggermente metallica, cominciò di nuovo a ronzare.

76

Page 77: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 77/136

PARTE TERZA

1

Squillò il telefono. Parker si svegliò di colpo, accostò il ricevitore all'-orecchio e udì la signorina del centralino che diceva:

 — Le undici, signor Lynch.

 — Grazie.

Era mercoledì. Il colpo era per quella notte.

Parker scese dal letto e, tutto nudo, andò nella stanza da bagno. Fece la

doccia e si rasò, poi s'infilò delle scarpe nere, con la suola di gomma, pan-

taloni neri e una camicia bianca aperta sul collo.

Uscì, chiuse la porta dietro di sé e, attraversando la strada, andò nel ri-

storante dove aveva fatto colazione tutti i giorni da quando era arrivato.

Ormai conosceva quello che conveniva ordinare.

Ma anche la cameriera conosceva lui: difatti gli andò incontro sorriden-

do e quando si fu seduto gli disse:

 — Buongiorno, signor Lynch. Vi siete alzato tardi, stamani.

 — Parto, oggi — rispose lui. Avrebbe preferito una cameriera che si oc-

cupasse dei fatti suoi, ma per l'appunto, si trattava di una brava donna, cic-

ciona e sorridente, quindi non c'era niente da fare. Piuttosto che lasciarle lo

specifico ricordo di un cliente sgarbato, aveva chiacchierato con lei ogni

giorno, fingendo di essere il solito rappresentante di passaggio, che si gra-

tificasse di due settimane di riposo durante il suo giro. In quel modo, le

sarebbe rimasto meno impresso, e, se la polizia, dopo un giorno o due, fos-

se andata a chiederle qualcosa, la descrizione della sua personalità sarebbe

stata molto vaga.

 — Mi dispiace che partiate — disse la cameriera. — Cosa vi porto sta-

mani?

Lui ordinò uova strapazzate, pancetta, succo d'arancio e caffè, poi restò a

guardare i camion che passavano sulla strada, davanti alla finestra. Man-

giò, lasciò la solita mancia, pagò la cassiera accanto alla porta, e attraversò

di nuovo la strada per rientrare al motel.

Entrò nell'ufficio e la donna al banco gli lanciò un'occhiata allegra.

 — Desiderate, signore?

 — Vorrei il conto.

 — Sì, signore. Che numero di camera, prego?

 — Undici.

77

Page 78: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 78/136

 — La chiave?

 — La lascerò nella stanza. Ho ancora il mio bagaglio, là dentro.

 — Benissimo. — La donna aprì uno schedario e tirò fuori il conto di Par-

ker. — Niente da segnare di stamani? Telefonate, bar? ...

 — No. — Benissimo. — Fece scivolare il conto sul banco verso di lui. — Cen-

toquaranta dollari.

Parker tirò fuori il portafoglio e, a sua volta, cominciò a farle scivolare

sul banco qualche banconota di Norman Berridge.

 — Contanti? — esclamò lei sorpresa.

Questo era un momento pericoloso e lui lo sapeva, ma non c'era altro da

fare. Andar via senza pagare il conto, sarebbe stato come attirare l'atten-

zione dei poliziotti su di lui un giorno prima. E, oltretutto, li avrebbe messi

sulle piste della Pontiac di Devers che in quelle tre settimane era stata lì

abbastanza per essere notata. Ma non poteva portare carte di credito o un

libretto di assegni, per lo meno non legittimamente, ed era un brutto affare

quello di falsificare assegni nei giorni precedenti un grosso furto. Ciò porta

la polizia sulle tracce troppo presto e troppo facilmente. Quindi era co-

stretto a pagare il conto del motel, e l'unico modo di pagarlo era in con-

tanti. Alla sorpresa della donna, rispose con una alzata di spalle dicendo:

 — La compagnia ci ha ordinato di far così, d'ora in poi, per via delle tas-

se, credo. Io preferivo il vecchio sistema. Si mostrava una tessera dell'-

American Express e via.

 — Vorrete una ricevuta.

 — E' l'unica maniera per ottenere il rimborso.

Lei stampigliò un "pagato" sul conto e glielo restituì.

 — Grazie per la vostra preferenza, signore. Tornate presto.

Parker uscì. Era una bella giornata di sole, ma l'aria era fresca. Camminò

lungo la fila di casette fino alla sua ed entrò. Il carrello della ragazza delle

 pulizie era due porte più in là. Entrò, lasciando la porta aperta e cominciò a

fare la sua unica valigia, senza includervi un maglione nero a collo alto e

manica lunga, una giacca sportiva e una tranquilla cravatta blu e nera. Cac-

ciò la cravatta nella tasca della giacca, mise la valigia chiusa per terra e si

sdraiò sul letto, ad aspettare.

A un certo momento, avvertì che la luce cambiava, e ciò gli fece capire

che c'era qualcuno sulla soglia. Aprì gli occhi e vide la ragazza delle pu-

lizie.

 — Lascio la stanza a mezzogiorno e mezzo — le disse, e lei se ne andò.

78

Page 79: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 79/136

Erano le dodici e un quarto, quando udì le gomme della Pontiac scric-

chiolare sulla ghiaia davanti alla sua porta. Si levò a sedere e vide la Pon-

tiac che si fermava. Si buttò giù dal letto. Era Devers, fuori per l'ora di

colazione. Mentre Parker usciva nel sole, reggendo la valigia con la mano

destra e la giacca e il maglione con la sinistra, scese di macchina. — Volete guidare? — domandò Devers.

 — Perché?

Devers scoppiò in una risata e scosse il capo.

 — Vi dirò la verità. Sono un rottame nevrastenico. Oggi mi sento pro-

 prio la tremarella.

Parker assentì. — Guiderò io. — Gettò la valigia e l'altra roba sul sedile

 posteriore e si mise al volante mentre Devers faceva il giro e si sedeva poi

accanto a lui.

Devers aveva lasciato il motore acceso; Parker ingranò la marcia indie-

tro, girò, e si mescolò allo scarso traffico della strada.

 — Ci si fa l'abitudine, dopo un po'? — domandò Devers.

 — Dopo un po' — disse Parker. — A qualcuno la fifa prende prima, ad

altri dopo.

 — A voi quando capita?

 — A me non capita.

 Non si vantava, era la verità. La situazione in cui si sarebbero trovati

quella notte, l'avrebbe soltanto reso sempre più freddo, sempre più duro,

sempre più sicuro. Sapeva di aver previsto ogni cosa, sapeva come sarebbe

dovuto riuscire tutto quanto, conosceva ogni passo del piano prestabilito:

era simile a un regista in una serata di "prima". Niente tremori, anzi, una

fredda sicurezza che tutto sarebbe andato come doveva andare. Sapeva che

gli altri, gli "attori", erano tutto un tremito. Ma lui no. I registi non trema-

no.

 Nemmeno quando qualcosa andava male. Ecco il motivo per cui era là,

quella notte: lui e i suoi piani prestabiliti. Era là anche per essere pronto ad

affrontare l'imprevisto, per improvvisare, se qualcosa andava storto, affin-

ché l'azione riuscisse bene a tutti i costi.

Perciò, lui non poteva permettersi il lusso di farsi cogliere da tremori né

 prima né durante e, dopo, secondo lui, non aveva senso. Quindi lui non

tremava.

Devers si asciugò, la bocca col dorso della mano.

 — Ragazzi, non capisco! — esclamò. — Non capisco proprio come si

faccia ad abituarsi a una cosa simile.

79

Page 80: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 80/136

 — Continuando a farlo — ribatté Parker.

 — Già. Forse è vero.

Proprio da quella parte di North Bangor c'era una casa rivestita in legno.

Un cartello pendeva dal ramo d'un albero di fronte a essa, con scritto "Tu-

risti". Dietro, si vedeva una mezza dozzina di casette, copie in miniaturadella casa. Una giardinetta Buick, nera, era posteggiata accanto a una di

quelle casette. Facendo un gesto, mentre proseguivano, Devers notò:

 — Sono ancora lì.

 — Verranno — rispose Parker.

Alludevano agli altri tre uomini: Jack Kengle, Philly Webb e Bill Stock-

ton. Tutti e tre erano arrivati lunedì e, dopo essere stati ad ascoltare l'ab-

 bozzo dei piani per il colpo, avevano deciso di parteciparvi.

La giardinetta era di Webb. L'unica cosa rimasta autentica di quella au-

tomobile era la marca: non avrebbe mai cessato di essere una Buick. Ma

era nera soltanto da una settimana, e, alla fine della prossima, avrebbe di

nuovo cambiato colore. E la targa del Maryland, che sfoggiava, non era

che una delle tante che aveva cambiato nel passato e avrebbe cambiato in

avvenire. Webb si vantava di avere una macchina impossibile a rintrac-

ciare, e, secondo Parker, Webb si divertiva un mondo a escogitare quei

camuffamenti. Abbordò una curva a destra e oltrepassò Monequois senza

entrare in città, avviandosi direttamente verso la base militare. Si fermò

davanti al cancello principale. Devers disse:

 — Arrivederci a stanotte.

 — Arrivederci.

Devers scese e s'incamminò verso il cancello e Parker voltò la macchina

e si diresse verso Monequois. Arrivò a casa Fusco all'una circa e parcheg-

giò l'auto accanto alla casa.

Entrò. Fusco, che stava seduto al tavolo di cucina mangiando un piatto

d'avena, gli gridò:

 — Sto facendo la baby-sitter. Ellen è andata dal suo stregone. Ha detto

che tornerà poco dopo le due.

A Parker non interessava dove fosse andata la donna e quando sarebbe

tornata. Domandò:

 — Hai preso le giacche?

 — Sono nell'armadio, in camera.

 — Bene.

Parker uscì dal salotto e percorse il breve corridoio che conduceva nella

camera da letto più grande. Tutto era lindo, squallido, funzionale e imper-

80

Page 81: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 81/136

sonale come il resto della casa. Era la camera di Ellen Fusco e lei aveva

fatto in modo che quella stanza non prendesse alcuna impronta dei suoi

occupanti. Il ripiano del cassettone era vuoto, sulla sedia accanto al letto

non c'era alcun indumento, sui comodini luccicavano dei lustri lumi di me-

tallo accanto a dei portacenere puliti, e il letto era rifatto in modo ordinatoe anonimo.

C'erano due armadi. Il primo che Parker aprì era pieno di vestiti da don-

na, rigidi e severi. Il secondo era di Devers e, in confronto all'altro, pareva

completamente in disordine, sebbene ogni vestito fosse appeso alla sua

gruccia. Ma le scarpe nel fondo non erano allineate paio per paio e lo

scomparto era zeppo degli oggetti più svariati.

Trovò le giacche nell'armadio di Devers. Erano tuniche, in realtà, come

le bianche divise chiuse che portano i dentisti e i barbieri. Ma queste non

erano bianche: erano lustre come l'oro, lucenti come la carta dorata dei

cioccolatini, e parevano scintillare, dentro quell'armadio, di luce propria.

Avevano le maniche lunghe, il collo alto e i polsini con l'elastico in fon-

do. Parevano giacche pronte per essere indossate da una squadra di acro-

 bati cosacchi, in tournée alla televisione.

Parker ne tirò fuori una, la osservò sotto la luce e, annuendo soddisfatto,

la rimise a posto. Il viaggio che Fusco aveva fatto a New York era stato

 proficuo. Quelle tuniche avevano proprio l'aspetto che ci voleva.

Ritornò in salotto. In cucina, Fusco stava sciacquando la ciotola. Parker 

gli gridò:

 — Vanno bene.

Fusco chiuse il rubinetto dell'acqua.

 — Ti piacciono? Ho dovuto cercarle in tre posti. — Si asciugò le mani a

un canovaccio, ed entrò in salotto. — Avresti dovuto vedere cosa tentavano

di appiopparmi.

Parker si sedette sul divano. — Hai ritirato tutte le tue carabattole di

giro?

 — Sicuro — rispose Fusco. — Non c'era molto. Ho fatto un pacco e l'ho

spedito espresso per ferrovia, stamani. — Era venuto via dal suo albergo

sin dalla domenica e da allora aveva dormito sul divano, tranne l'ultima

notte che aveva passato a New York.

 — A quale indirizzo? — domandò Parker.

 — Manhattan. Deposito.

 — Bene.

 — Vuoi un caffè? Qualcosa da bere?

81

Page 82: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 82/136

 — Niente.

Parker chiuse gli occhi. Sapeva che la maggior parte della gente diven-

tava nervosa il giorno di un colpo ladresco e sapeva pure che la gente

nervosa ama chiacchierare. Ma lui non aveva voglia di sentir parlare e

l'unico sistema per evitarlo era di tenere gli occhi chiusi. Se stai con gliocchi chiusi ti lasciano in pace, anche se sanno che sei sveglio.

Restò là, cosi, senza quasi pensare a niente, lanciando vaghi pensieri a

Portorico, a Claire, finché Fusco l'avvertì:

 — Eccoli.

Allora aprì gli occhi e si alzò in piedi.

La giardinetta era posteggiata davanti alla porta. Tre uomini stavano

venendo verso la casa. Jack Kengle, per primo. Dietro di lui Bill Stockton,

un tipo alto e magro, con i capelli neri e un modo snodato e goffo di cam-

minare. Subito dopo veniva Philly Webb, proprietario della giardinetta e

colui che avrebbe guidato, quella notte. Basso, grosso, di carnagione oliva-

stra, con un petto e delle braccia da sollevatore di pesi, aveva tutto l'aspetto

d'uno scimmione.

Fusco aprì la porta e quelli entrarono, vestiti come Parker, con camicia

 bianca, pantaloni neri e scarpe dalla suola di gomma.

 — Questo è il momento che aborro — disse Kengle. — Il "prima",

capite? Quando non c'è altro da fare che aspettare.

 — Non ci sarebbe un mazzo di carte, in questa casa? — domandò Webb.

 — Sicuro — disse Fusco. — Si può giocare sul tavolo di cucina. Torno

subito.

Parker rimase dov'era e gli altri quattro cominciarono a giocare a poker 

 per ammazzare il tempo. Giocavano con basse puntate, poiché vigeva la

superstizione che giocare con denaro non ancora rubato portasse scalogna.

Parker non si unì a loro. Preferì restare seduto in salotto senza far niente,

ripassando magari mentalmente ogni punto di ciò che stavano per fare,

cercando di vagliare bene tutto quanto per assicurarsi di non avere trascu-

rato qualcosa.

Ellen tornò alle due e venti circa. Dette un'occhiata al tavolo di cucina e

disse a Parker:

 — Per quanto tempo ancora starete in questa casa?

 — Poco — rispose lui.

Lei aveva l'atteggiamento di chi riesce a conservare la calma con grande

fatica. Girellò inquieta per il salotto, poi andò in camera. Parker la osserva-

va, la fronte corrugata. Non gli piaceva quel suo modo di fare, come non

82

Page 83: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 83/136

gli erano piaciuti i vari cambiamenti degli ultimi dieci giorni.

Tutto era cominciato con quella stupida, strana proposta che sembrava

non avere nessuna particolare intenzione di allettamento. Invece era stata

una vera proposta, non poteva essere stato altro, anche se lei gliela aveva

fatta in modo tale da far pensare che le fosse sfuggita suo malgrado.Comunque, lui era più che, sicuro che proprio quella fosse stata la sua

intenzione. Per un paio di giorni, lei aveva seguitato a lanciargli occhiate

invitanti alternandole con sguardi colmi di rancore, come se fosse stato lui

a tentare di sedurre lei. Poi, all'improvviso, tutto questo era finito ed era

sopravvenuta una nuova fase. La nuova fase era stata di odio, freddo odio

silenzioso e micidiale. Quando Parker si trovava in quella casa, lei gli sta-

va sempre alle costole, fissandolo, come se stesse in agguato di una qua-

lunque mossa da parte di lui che potesse darle la giustificazione di assalirlo

con un trinciante.

Ma quella fase era durata poco. Ogni volta che tornava da una di quelle

sedute col suo psicanalista, pareva avere una diversa visuale del mondo.

L'atteggiamento seguente era stato di una studiata indifferenza: lo aveva

ignorato, come se non esistesse. Ma non con arroganza, non con l'aria

d'una regina che ignora il vassallo: e quello è, in un certo senso, un modo

di confermare un'esistenza.

 No, pareva che Parker avesse cessato completamente di esistere per lei,

come se avesse avuto davanti a sé un punto cieco e lui vi si fosse trovato

nel mezzo.

Quella fase era stata la più facile da sopportare, ma era cambiata presto,

e l'atteggiamento più recente era stato come se fosse in preda alla paura,

una specie di paura nervosa, piena di complessi di colpa che lo rendeva, in

sua presenza, quasi nervoso quanto lei.

 Ne aveva chiesto spiegazioni sia a Devers sia a Fusco, e tutti e due gli

avevano risposto che lei non aveva certo fatto niente, come per esempio

spifferare tutto alla polizia, da giustificare quella paura o quell'aria colpe-

vole.

 — E' soltanto che, ogni tanto, lei si riduce in quelle condizioni aveva

detto Stan. Il commento di Fusco era stato più conciso.

 — Ellen non farebbe mai la spia, punto e basta.

Parker aveva dovuto accettare la loro parola, ma la cosa non gli piaceva

ugualmente: quando lei, nervosa e isterica, gli sgusciava intorno in quel

modo, gli faceva venire il torcibudella.

Comunque, ormai, erano arrivati alla fine. Nel pomeriggio, sarebbe usci-

83

Page 84: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 84/136

to per sempre da quella casa ed Ellen avrebbe potuto tirare avanti nella vita

a suo piacimento, senza di lui.

Ma ora c'era da passare l'ultimo incontro con lei.

Pochi minuti dopo le tre, lei rientrò in salotto e si sedette in fondo al di-

vano. Fumava, fumava e non faceva che scuotere nervosamente la sigarettasul portacenere. Aveva certamente qualcosa da dire, ma stava prendendose-

la comoda.

Parker restò in attesa. Finalmente, lei disse senza voltarsi:

 — Che si fa se qualcosa va male?

Lui girò il capo. Ellen stava esaminando attentamente il portacenere sul

tavolino, continuando a scuotere la sigaretta.

 — Per esempio?

Lei si strinse nelle spalle. —   Non lo so. Qualsiasi cosa. L'allarme che

suona troppo presto. Qualcuno che vuol sapere cosa fate là dentro, al mo-

mento sbagliato... qualunque cosa.

 — Ce la caveremo — rispose lui.

 — Ma potrebbe succedere.

 — Può sempre succedere.

 — Non sarà sbagliato fare questo colpo?

Lui si voltò di nuovo a guardarla, aspettando che continuasse il discorso.

Ma lei restò li, a cincischiare la sigaretta, tutta ripiegata in se stessa men-

tre, con la mano destra, si agguantava il braccio sinistro come per abbrac-

ciarsi, e per quanto il terrore che aveva di lui sembrasse ormai cosa passa-

ta, la tensione nervosa pareva, se possibile, aumentata.

Era come una vecchia automobile col motore che casca a pezzi: si vede

il cofano vibrare, ma sotto c'è soltanto un mucchio di ferraglie in movi-

mento.

Poiché lui seguitava a tacere, senza rispondere a quel commento sul fur-

to sbagliato, lei gli scoccò una rapida occhiata, i suoi occhi erano grandi e

tondi e colmi di panico, poi tornò a fissare il portacenere e continuò:

 — Oh! non per voi, forse. Forse a voi piace questo genere di cose. Ma

forse è per Stan che non va. E perfino per Marty. Ma più che altro per Stan.

 — Nessuno ce l'ha costretto.

 — Avrei preferito che non vi fosse coinvolto.

 — Diteglielo.

 — L'ho fatto. Tanto tempo fa.

Ma il punto è che... — tacque, scotendo il capo, come se non fosse più

tanto sicura di quale fosse quel punto. Poi riprese: — Il punto è questo.

84

Page 85: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 85/136

Che cosa succede a Stan se qualcosa va male? Lui non è un ladro di pro-

fessione, forse non è capace di cavarsela. E per lui vorrebbe dire molto,

capite? Per Marty non ha molta importanza: lui va in prigione, poi esce e

ricomincia daccapo. Anche Jack Kengle è stato in prigione, anche per lui è

la stessa cosa. Ma Stan non è così. Se lo cacciassero dentro, per lui sarebbeuna tragedia.

Parker si domandò come lei potesse credere che ci fosse qualcuno, sulla

terra, al quale non importasse niente essere schiaffato in carcere. Ma disse:

 — Forse Stan spera di non andarci, in prigione.

 — Lo so. Vale la pena di correre il rischio. Sono tutti d'accordo che ne

valga la pena.

 — Forse è vero.

 — Perché non...

Tacque di nuovo scotendo la testa con violenza, poi tirò una boccata alla

sigaretta e, con un'ultima scossa sul portacenere, si alzò in mezzo a una

nuvola di fumo.

 — Perché non... che cosa?

 — Niente — esclamò lei, voltandosi di scatto dall'altra parte.

 — Perché non buttiamo tutto all'aria?

Lei agitò il capo e uscì dal salotto. Parker sapeva che quello era proprio

ciò che era stata per dire, e che, mentre aveva cominciato a dirlo, l'impos-

sibilità della cosa l'aveva colpita, interrompendola - le tuniche nell'arma-

dio, le armi nella stanza della bambina, quell'autobus lassù, il nascondiglio,

la ghenga riunita in cucina a giocare a poker... - e così si era chetata prima

di finire la frase. Ma era quello ciò che voleva, senza alcun dubbio. Che

non accadesse, che non dovesse accadere mai.

 Non era la prima volta che Parker vedeva la donna di qualcuno farsi

 prendere dagli isterismi all'ultimo momento e, forse, non sarebbe stata

neanche l'ultima.

Era bello avere una donna come Claire, così forte, così intelligente, così

sicura da volerne stare completamente fuori. Sarebbe stato bello rivedere

Claire, rilassarsi sulla riva del mare, passare qualche ora al casinò.

A Parker non importava niente del casinò: ci andava per Claire. A. lei

 piaceva giocare, sempre che il suo si potesse chiamare gioco. Nei casinò di

San Juan non c'era quell'atmosfera disperata e ansiosa come a Las Vegas,

dove le sale da gioco non hanno né orologi né finestre, affinché i gonzi non

avvertano il passare del tempo. A San Juan i casinò erano semplicemente

un'appendice ai vari divertimenti organizzati per il turista, insieme alle

85

Page 86: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 86/136

spiagge, gli spogliarelli, e le corse in barca verso St. Thomas dove si pote-

va comprare il whisky di contrabbando.

I casinò degli alberghi stavano aperti soltanto otto ore al giorno, dalle

otto di sera alle quattro del mattino, e solo tre tipi di giochi erano permessi:

la roulette, il ventuno e i dadi.La vera passione di Claire erano i dadi. Invariabilmente, appena entrata

al casinò, si comprava cinquanta gettoni da un dollaro e si dirigeva verso il

tavolo di dadi meno affollato. Poi giocava lentamente i suoi cinquanta get-

toni, uno per volta, facendo solo puntate laterali e passando sempre la ma-

no ogni qualvolta i dadi arrivavano a lei, e vincendo una volta su tre.

Era la giocatrice più disinteressata del mondo, ma il giocare la divertiva

moltissimo, tanto che, mentre il mucchietto dei gettoni diminuiva inesora-

 bilmente, gli occhi le diventavano sempre più lucenti, i movimenti più ela-

stici, il viso più eccitalo. E tutte le volte, dopo la perdita dell'ultimo get-

tone, si allontanava dal tavolo vibrante e allegra come se avesse sbancato il

casinò. Giocare le faceva l'effetto dell'alcool, la inebriava, la divertiva

immensamente. Dopo, se ne andavano di filato all'albergo e subito a letto

dove passavano momenti deliziosi. Sì, sarebbe stato bello tornare a San

Juan; bello rivedere Claire.

Si sorprese, nell'accorgersi che nei suoi pensieri stava insinuandosi il de-

siderio. Questo era un altro cambiamento che Claire aveva operato in lui.

Di solito, il bisogno di rapporti sessuali lui lo sentiva urgente, vitale, irre-

frenabile, subito dopo un colpo ladresco, bisogno che via via si attenuava

fino a non sussistere più. E questo significava che era pronto per un altro

colpo.

Ma ora, con Claire, tutto era diverso. Difatti, in quel momento, nel gior-

no stesso del colpo, si trovava lì con la mente colma dell'immagine di lei,

stretta fra le sue braccia nella penombra di quella loro stanza fresca di San

Juan, mentre il sole splendente, i turisti e gli indigeni del mondo esterno,

sparivano completamente dalla loro esistenza.

Rimase così, in quel salotto, lasciando che il pensiero vagasse lontano,

finché, a un tratto, si accorse che il suo orologio segnava le quattro.

Si alzò ed entrando in cucina, disse:

 — E' ora di andare.

 — Bene — rispose Webb, e poiché, in quel momento, non stava giocan-

do, balzò subito in piedi e, prendendo una manciata di banconote, se le

cacciò in tasca, poi si stirò e, sbadigliando, allungò quelle braccia che era-

no talmente lunghe in relazione al resto del corpo, da sembrare addirittura

86

Page 87: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 87/136

grottesche.

Gli altri tre finirono di giocare la mano che fu vinta da Jake con un tris di

fanti. Sorridendo, Kengle prese il piatto ed esclamò:

 — A quanto pare, mi è tornata la fortuna. Era ora!

 — Io preferisco che la mia mi assista stanotte — ribatté Stockton. — Come t'è andata? — chiese Fusco a Kengle.

 — Ho vinto circa diciotto dollari.

 — Io, tre — fece Webb.

 — Io ho fatto un bagno — disse Stockton, alzandosi.

 — Vengo subito, Parker — aggiunse Fusco. — Vado a salutare Ellen.

 — Prendi le tuniche.

 — Sarà fatto.

 — Dove sono le armi? — domandò Stockton a Parker.

 — Da questa parte. Stockton e Kengle seguirono

Parker lungo il corridoio fino alla camera della bambina, che era a letto

 per il sonnellino pomeridiano, tutta avvoltolata in una sudicia coperta che

si portava sempre dietro.

Parker aprì l'armadio e porse le scatole ai due uomini, i quali, dopo aver-

le prese, si allontanarono in punta di piedi. Parker richiuse le ante dell'ar-

madio e li seguì.

Fusco era sempre nella camera da letto con Ellen. Kengle, ritto nel cen-

tro del salotto, con le braccia cariche di quelle scatole, che avrebbero do-

vuto contenere trenini e automobiline da corsa, indicò la camera con un

gesto del capo.

 — Be'? Cosa fa Marty? Se la sta spassando un po' con la moglie?

 — No — replicò Parker. — Starà facendo semplicemente l'ospite educa-

to, ringraziandola per i pranzi e tutto quanto.

Con una smorfia, Kengle annuì. — E' proprio da Marty — disse. — 

Avresti dovuto vederlo, in gattabuia. Gentile perfino con gli sbirri.

Webb, la mano sulla maniglia, disse: — Ci vediamo là, Parker.

 — Bene.

I tre uscirono, Webb avanti, mentre gli altri due lo seguivano portando le

scatole che misero nel baule posteriore della giardinetta. Un attimo dopo

 partirono.

Parker restò accanto alla porta aperta, aspettando. Di lì a poco, Fusco

arrivò, il viso turbato, reggendo le grucce su cui stavano appese le tuniche.

 — Ragazzi! — esclamò. — Accidenti, se è nervosa! A quanto pare, il

mio passato infortunio l'ha proprio sconvolta.

87

Page 88: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 88/136

 — Sopravviverà — rispose Parker. — Bisogna che tu cacci le giacche in

una borsa o qualcosa di simile. Potrebbero vederci uscire di qui con quella

roba in mano.

 — Da queste parti, nessuno si occupa dei fatti altrui — ribatté Fusco. — 

Da quando siamo qui, non ci hanno neppure degnato di uno sguardo. — Perché pensano di sapere come stanno le cose, anche se sbagliano.

Ellen è una divorziata e noi siamo uomini. Ma ora si tratta di vistose giac-

che dorate e se le vedessero se ne ricorderebbero. Non vorrai mica che la

 polizia domani piombi qui a domandare a Ellen dove se ne sono andati

quei tali con le giacche del pigiama dorate!

 — ...e l'oro. Okay. Hai ragione. Aspetta un minuto.

Fusco andò in cucina e prese un grosso sacco di carta scura, poi tolse le

tuniche dalle grucce, ne fece dei rotoli e, uno per volta, li cacciò nel sacco.

Uscirono e si avviarono verso la Pontiac.

La valigia di Parker, il maglione e la giacca erano sempre sul sedile po-

steriore. Fusco vi aggiunse il sacco con le tuniche. Parker si mise al vo-

lante.

Si diressero fuori città, oltre la base militare, e puntarono verso Hilker 

Road. Passarono anche davanti al cancello sud e continuarono verso nord

 per altri sei chilometri circa, finché arrivarono a una strada sterrata che

 portava sulla collina. Infilarono quella strada.

Parker cambiò marcia. La strada, tutta curve, saliva ripida. Non era altro

che un sentiero battuto, ricavato dalla collina con un "bulldozer". Eviden-

temente, non ci doveva essere passato più nessuno da almeno tre anni. L'ir-

ruenza delle piogge, che venivano giù dalle montagne verso valle, aveva

scavato come tanti piccoli sentieri sul fianco della collina. Di tanto in

tanto, lunghi e bassi rami d'albero strusciavano sul tetto dell'automobile e

su un lato della strada stavano ammucchiati grossi tronchi: erano quelli che

Parker, Devers e Fusco avevano spostato la prima volta che erano saliti

lassù.

Proseguirono lungo il sentiero strettissimo per circa cinque chilometri e

quasi sempre in salita, fino a che arrivarono a quella casa diroccata. Era

stata una grossa costruzione a due piani, in pietra e legno, e il fuoco l'aveva

completamente distrutta. Un garage sul dietro, che in origine poteva ospi-

tare dodici macchine, era stato solo parzialmente bruciato; difatti, ne re-

stava intatto un lato in cui potevano entrare tre automobili. Un'altra costru-

zione accanto, una grande baracca per gli attrezzi, non era stata neanche

toccata dalle fiamme.

88

Page 89: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 89/136

Dell'edificio originale erano rimasti in piedi soltanto i muri in pietra, che

si estendevano intorno all'area come a casaccio. Dentro a quei muri, un

guazzabuglio di tizzoni neri: i resti carbonizzati di travi e pareti resi lisci e

irriconoscibili da tre estati e tre inverni. L'erba cresceva a chiazze qua e là,

invadendo l'esterno e l'interno e formando come piccole oasi di verde.Diversi cartelli con la scritta "Vietato il transito" erano stati inchiodati

sugli alberi o sui muri rimasti, ma non c'era alcun segno che qualcuno fos-

se stato lì di recente per verificare se quell'ingiunzione fosse stata rispet-

tata.

Il garage e il padiglione di caccia erano spogli e vuoti e saltava agli oc-

chi che nessuno aveva fretta di ricostruire la casa di caccia Andrews.

C'era, anzi, da .dubitare fortemente che qualcuno avesse dato fuoco a

quell'edificio di proposito per prendersi l'assicurazione: cosa che, in gene-

re, non accade quando gli affari vanno bene. Il padiglione Andrews aveva

 probabilmente perso molti dei suoi introiti a causa delle vicine riserve ca-

nadesi nelle quali, non essendo state molto frequentate da cacciatori, si

trovava ancora grandissima abbondanza di selvaggina.

La giardinetta non si vedeva da nessuna parte, ma, girando con la Pon-

tiac intorno alla casa, Parker vide Stockton, accanto a una porta aperta del

garage, che, gesticolando, gli faceva segno di avvicinarsi.

Parker portò la macchina dentro il garage e spense il motore, mentre

Stockton chiudeva le due porte. Scese dalla Pontiac seguito da Fusco, poi

 prese la giacca e il maglione dal sedile posteriore. Nel garage non c'erano

 pareti divisorie interne. La Pontiac era la più vicina alla parte bruciata;

dall'altro lato, la giardinetta Buick e, in fondo, l'autobus. Era un autobus

molto piccolo, più corto del normale, simile a quelli generalmente usati da

 piccole scuole private per prendere e riportare i bambini a casa. Quando

Parker l'aveva visto per la prima volta in quel cimitero di ferraglie, era

giallo, ma da allora ne aveva fatti di cambiamenti!

Ora era di colore diverso: un bel blu royal che, dentro al garage, sem-

 brava molto scuro mentre, fuori, avrebbe scintillato come l'acqua d'una pi-

scina sotto i raggi del sole. Anche il motore era diverso, più potente

dell'originale. Le targhe false del Maryland, con cui era arrivato sino a lì,

stavano proprio in quel momento per essere cambiate da Webb con altre di

 New York, ugualmente false, ma per le quali avevano potuto ottenere una

registrazione fasulla.

Kengle stava attaccando, su di un lato, uno dei due grossi striscioni che

avevano preparato, su cui era scritto in grandi caratteri rossi "Ernie Settimo

89

Page 90: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 90/136

e il suo Quartetto".

Ecco dove avevano speso la maggior parte del denaro di Norman Ber-

ridge: in quel piccolo autobus e negli strumenti musicali che facevano

 bella mostra di sé attraverso i finestrini posteriori. Parker girellò intorno

alla Buick e restò a guardare lo striscione. Kengle gli sorrise, dicendo: — Mi pare vada bene, no?

 — L'importante è che sembri genuino.

  — Allora non c'è discussione — ribatté Kengle. — Sembra proprio

genuino!

Parker fu d'accordo con lui. Un autobus tanto vistoso non poteva destare

sospetto.

Parker portò maglione e giacca dentro l'autobus e li mise su un sedile

dalla parte posteriore. Quando si voltò, vide che Fusco lo aveva seguito a

 bordo ,e stava tirando fuori dal sacco di carta le tuniche dorate, scotendole,

lisciandone le grinze e sistemandole poi dietro ogni sedile.

Parker scese dall'autobus. Kengle si dava da fare all'altro lato, attaccando

il secondo striscione. Stockton stava applicandone un terzo, più piccolo,

ma altrettanto vistoso, sul dietro. Webb, che nel frattempo aveva finito di

rimettere a posto le targhe, ripose la cassetta degli arnesi nella parte po-

steriore della giardinetta.

Alle cinque meno dieci erano pronti per partire. Salirono tutti sull'auto-

 bus, all'infuori di Stockton che restò giù" per aprire la porta del garage.

Avevano trovato quelle porte chiuse con i lucchetti, ma Parker e Fusco li

avevano segati, per poi sistemarli in modo che sembrassero sempre chiusi.

Intanto gli altri, sull'autobus, s'infilarono le tuniche e si sistemarono,

sedendosi tutti sui sedili anteriori. Webb si mise al volante, avviò il motore

che starnazzò forte e, dopo aver fatto marcia indietro, portò l'autobus sulla

strada chiazzata dal sole che filtrava tra gli alberi.

Mentre Webb girava l'automezzo, Stockton chiuse il garage, mise a po-

sto i lucchetti, e salì a bordo, senza però indossare ancora la sua tunica co-

me i compagni.

Il tragitto lungo la strada sterrata fu penosamente lento, anche perché

Webb cercava di non far sbatacchiale troppo tutto l'arsenale nell'interno

dell'autobus. Le scatole dei giocattoli stavano modestamente sul pavimento

dietro al sedile posteriore, nascoste in mezzo agli strumenti musicali: pic-

coli tamburi, chitarre elettriche, un altoparlante, un sassofono.

Arrivati alla fine della strada sterrata, prima d'imboccare Hilker Road,

Webb fermò, Stockton scese e continuò a piedi. Era quasi sparito dalla vi-

90

Page 91: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 91/136

sta quando lo videro fermarsi: allora attesero il suo segnale di via libera.

Rimasero ad aspettare quel segnale per due o tre minuti, poi Webb lasciò

scivolare la macchina per gli ultimi metri - che non erano pochi - arrivò

sulla strada asfaltata senza aver toccato i freni. Stockton risalì saltando su

 per lo sportello aperto. Webb premette l'acceleratore e balzarono in avanti, puntando verso il cancello sud.

Fu una corsa di cinque minuti. Kengle, Stockton e Fusco chiacchierava-

no, ma quando Webb oltrepassò la curva e rallentò avvicinandosi al can-

cello, le ciarle dentro all'autobus cessarono come per incanto e la tensione

riempì l'aria come una densa nebbia.

Erano le cinque e dieci.

Webb fermò davanti al cancello, tirò giù il vetro del finestrino e gridò al

 poliziotto là fuori:

 — Dove si va per il Circolo Ufficiali?

Il poliziotto disse qualcosa. Webb, fingendosi idiota, fece: — Eh? — e il

 poliziotto fu costretto a ripetersi.

Webb disse: — Un momento. E, voltando il capo, gridò a Parker, piut-

tosto ad alta voce, per essere sicuro di essere udito dal poliziotto: - Dice

che vuol vedere un'autorizzazione.

Parker tirò fuori una lettera dalla tasca interna della giacca sportiva che

aveva accanto, avanzò verso la parte anteriore, e porse la lettera a Webb

che, a sua volta, la dette al poliziotto. — Questa vi basta?

Doveva bastare per forza. La lettera era scritta su autentica carta intestata

 proveniente dalla cancelleria del Circolo Ufficiali, che Devers aveva ru-

 bato il venerdì precedente. Era indirizzata a Sheehan e Wilcox, un'auten-

tica agenzia di collocamento di New York, il cui indirizzo era stato trovato

nell'elenco telefonico; era firmata dal Maggiore J. Alex Cartwright, che era

l'autentico nome dell'ufficiale responsabile del Circolo Ufficiali della base

militare di aviazione di Monequois, e richiedeva, per una notte, la presen-

za di Ernie Settimo e del suo Quartetto al Circolo Ufficiali di Monequois,

 per mercoledì trenta settembre, a un prezzo già convenuto in precedenti

accordi presi per corrispondenza. "Questa lettera" concludeva Io scritto

"servirà di autorizzazione al gruppo per entrare nella base alla suddetta

data. Il gruppo è atteso non oltre le cinque p. m.".

Osservando il poliziotto attraverso il finestrino, Parker attese, finché ri-

tenne che avesse più o meno finito di leggere, poi si sporse dietro a Webb e

gridò:

 — Ehi! Amico, si fa tardi! Possiamo andare?

91

Page 92: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 92/136

Questa era la parte pericolosa. Se il poliziotto li lasciava passare, sarebbe

andato tutto bene. Ma se quello si fosse intestato a voler controllare presso

il Maggiore Cartwright, al Circolo Ufficiali, l'unica cosa da fare era voltare

il sedere e andarsene al più presto, e il più lontano possibile.

Il problema più importante era stato l'autobus. Avevano bisogno di unmezzo per trasportare il malloppo fuori della base, e se avessero usato la

Pontiac, avrebbero corso il rischio di mettere subito la polizia sulle tracce

di Devers. Le sentinelle sarebbero state interrogate a non finire, affinché

ricordassero quali veicoli avevano lasciato la base subito dopo il furto. Ru-

 bare un camion dal centro macchine della base non sarebbe servito a nien-

te, a meno che non intendessero scappare a rotta di collo, cosa che voleva-

no evitare; avevano invece bisogno di una mezz'ora di tempo per poter 

lasciare una falsa traccia e raggiungere poi il loro nascondiglio. Perciò,

avevano dovuto procurarsi un veicolo e dei documenti, naturalmente falsi.

Il che significava, prima di poter pensare a uscire dalla base con quel

veicolo, che dovevano entrarci in qualche modo. Ecco il perché di tutte

quelle storie.

Inoltre, secondo la lettera, erano già in ritardo di dieci minuti.

Avevano scelto quell'orario perché, dalla parte dell'uscita, il cancello sa-

rebbe stato affollato di uomini fuori servizio dalle cinque. Il poliziotto, per-

ciò, avrebbe avuto un sacco di cose da fare, e questo l'avrebbe spinto a

lasciarsi convincere da quella lettera, e il fatto che il gruppo fosse già in

ritardo, l'avrebbe forse spronato a farli passare alla svelta.

Forse.

Il poliziotto guardò la lettera con un brutto cipiglio, poi sbirciò Parker e

Webb nelle loro tuniche dorate, lanciò un'occhiata allo striscione sul fianco

dell'autobus, osservò gli strumenti musicali e quegli degli altri, anch'essi

con le tuniche dorate e finalmente disse, con fare riluttante:

 — Non sono stato informato del vostro arrivo.

 — Be', si tratta di un festino per i pezzi grossi, amico — rispose Webb.

Parker disse: — Volete vedere le nostre carte d'identità? La patente? Il li-

 bretto di circolazione? — Lui aveva tutte quelle carte pronte, sotto il nome

di Edward Lynch. Facevano parte dei diversi documenti falsi che aveva

 pizzicato qua e là attraverso tutti quegli anni.

Sempre accigliato, ancora esitante, il poliziotto tornò a guardare la lette-

ra.

Finalmente, dall'altra parte, l'altro poliziotto lo chiamò con aria impa-

ziente e senza rivolgersi a nessuno in particolare, disse: — Secondo me,

92

Page 93: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 93/136

sta bene.

 — Sicuro che sta bene — rispose Webb. — A meno di non arrivare là

troppo tardi.

 — Vi darò un lasciapassare — disse il primo poliziotto, ed entrò nella

garitta.Con aria indifferente, Webb ingranò la retromarcia, ma quando il poli-

ziotto tornò fuori, aveva in mano un cartoncino verde e rettangolare.

 — Mettetelo sul parabrezza — disse, porgendolo a Webb. — All'uscita

dovete restituirlo.

Webb annuì. — D'accordo — fece e, sporgendosi in avanti, mise il car-

toncino verde sull'angolo del parabrezza.

 — Questa è vostra — disse ancora il poliziotto porgendo la lettera a

Webb.

 — Grazie, amico. Ora vogliamo sapere dov'è il Circolo Ufficiali.

Il poliziotto indicò loro la direzione. — Andate da questa parte fino, alla

strada G., poi a destra. E' impossibile non notarlo, è l'edificio più grande

della base ed ha una porta a vetri colorati sul davanti.

 — Porta a vetri colorati. Che bello! Grazie di nuovo, amico.

Webb porse la lettera a Parker, mise l'autobus in marcia e, oltrepassando

il cancello, finalmente entrarono nella base.

Parker tornò al suo posto, nella parte posteriore. Webb proseguì, finché

raggiunse la strada G., poi voltò a destra come gli aveva indicato il poli-

ziotto. Dopo la svolta, Parker e gli altri si tolsero le tuniche, le rimpiaz-

zarono con le loro giacche normali e si misero la cravatta.

Webb tenne la tunica fino a che non posteggiò l'autobus all'incrocio della

strada dove, a destra, si trovava il Circolo Ufficiali di complemento, poi se

la tolse e mise anche lui cravatta e giacca, mentre Kengle e Stockton

scendevano a togliere lo striscione dalla parte posteriore.

Alcune persone passarono li vicino, chi in divisa, chi in borghese, ma

nessuno prestò la minima attenzione al gruppetto.

Appena Kengle e Stockton furono risaliti, Webb rimise in moto e guidò

fino al parcheggio del Circolo Ufficiali, sistemando l'autobus nella parte

 più lontana, sotto l'ombra di un grosso albero, uno dei pochi rimasti alla

 base.

Gli altri striscioni, legati con delle corde a dei piccoli ganci sporgenti sui

lati del veicolo, vennero rimossi dall'interno attraverso i finestrini. Li sle-

garono, e li tirarono su, arrotolandoli poi con cura in modo da non sciupare

le scritte. Dopo, uno per volta, scesero, e attraversando l'area del parcheg-

93

Page 94: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 94/136

gio, uscirono sulla strada. Parker fu il penultimo e Webb chiuse l'autobus

dietro di sé.

Cominciava a far buio, con quel rapido imbrunire particolare dell'autun-

no nel nord, e su ogni tre macchine, una aveva già i fari accesi. Parker tra-

versò la strada ed entrò nel Circolo Ufficiali di complemento. Devers ave-va detto che in quel circolo non richiedevano mai carte d'identità, poiché,

 praticamente, c'era un errore di denominazione.

 — Ogni base d'aviazione militare dovrebbe avere un circolo per avieri

 — aveva detto Stan — ma io non ho mai visto una base dove ce ne sia

uno. Quindi, poiché quel circolo non esiste, quello, denominato per gli Uf-

ficiali di complemento, è aperto a tutti coloro che si trovano arruolati alla

 base. Perciò, in un circolo dove perfino gli avieri semplici possono entrare,

è chiaro che l'ingresso è libero a tutti. Conclusione, alla porta non c'è nes-

suno.

Devers aveva ragione: non c'era nessuno. Parker entrò in un enorme sa-

lone tutto velluti rossi, che avrebbe potuto essere il ridotto di un teatro di

recente costruzione o di un piccolo albergo di una stazione climatica.

Devers gli aveva anche detto che il bar si trovava a sinistra e la sala da

 pranzo a destra, perciò, si diresse a destra percorrendo un lungo corridoio -

il velluto rosso imperversava anche lì - per finire in una grande sala da

  pranzo rettangolare, piena di tavoli apparecchiati con tovaglie bianche.

Dalla parte opposta, c'era un palco su cui stava un pianoforte ricoperto da

un telo.

Soltanto un quarto circa dei tavoli era occupato, più che altro da uomini

in borghese. Sedute intorno a uno, c'erano quattro donne che, con le loro

divise azzurre della Waf, parevano grassi autisti di camion.

Stockton e Kengle sedevano a un tavolo nel centro della sala, verso si-

nistra, e Fusco a uno più vicino, sulla destra. Parker andò a sedersi accanto

a Fusco.

 — Niente menù, per ora. Che razza di servizio! — esclamò Fusco.

 — Be', non abbiamo fretta — rispose Parker. Si era sistemato in modo

da tener d'occhio l'ingresso; infatti, un minuto dopo, vide entrare Webb che

si unì a Stockton e Kengle.

Webb non si voltò a guardare Parker e ciò significava che tutto andava

liscio. Se vi fosse stato qualche intoppo, avrebbe trovato il modo di av-

vertirlo.

La cameriera si fece un po' aspettare, poi arrivò con il menù, prese le or-

dinazioni e se ne andò via. Mangiarono con calma, poi indugiarono beven-

94

Page 95: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 95/136

do qualcosa. Bevevano lentamente e con moderazione, perché più tardi

avrebbero dovuto essere ben svegli e scattanti.

Verso le sei e mezzo arrivò Devers in borghese, con tre giovani della sua

età. Scelsero un tavolo d'angolo e, dopo aver ordinato birra, attaccarono

un'animata conversazione. Devers non si voltò mai a guardare Parker, nél'altro tavolo e bevve meno dei suoi amici. Poco dopo le otto, Parker pagò

il conto e, insieme a Fusco, lasciò la sala e prese la strada per arrivare al

cinema seguendo l'itinerario che Devers gli aveva mostrato sulla pianta.

Per entrare con l'autobus, avevano dovuto scegliere l'ora della confusio-

ne, verso le cinque; arrivando dopo le sette, avrebbero destato seri sospetti.

Perciò dovevano trovare il sistema di riempire le ore che li separavano dal

momento in cui avrebbero potuto arraffare il malloppo e svignarsela.

Parte di quel tempo l'avevano già perso a tavola e ora ne avrebbero perso

dell'altro al cinema. Le proiezioni al teatro della base avevano inizio alle

otto e un quarto e alle dieci e un quarto.

Erano le otto e dieci quando Parker e Fusco vi arrivarono. Si accodarono

a una lunga fila di persone per prendere i biglietti. Mentre entravano, no-

tarono che anche Stockton, Webb e Kengle erano in fondo a quella coda.

Prima di tutto, proiettarono un cartone animato. Poi venne il film. Si trat-

tava di una commedia musicale e Parker restò lì, seduto a guardare quei

colori allegri e ad ascoltare quella musica, senza prestarvi la benché mini-

ma attenzione. Alla fine del primo spettacolo, furono costretti a uscire, ri-

mettersi in coda e prendere un altro biglietto per assistere alla seconda

 proiezione. Gli altri tre, questa volta, si trovavano in testa.

Parker aveva prestato così poca attenzione al film, che, pur rivedendolo,

gli sembrò del tutto nuovo.

Quando finì e si riaccesero le luci, il suo orologio segnava mezzanotte e

cinque. Per tornare all'autobus dovettero scarpinare lungo sei isolati. Par-

ker e Fusco, arrivati per primi, furono costretti ad attendere gli altri per sa-

lire sull'autobus ancora chiuso.

Al Circolo Ufficiali c'era un gran movimento e, a differenza di prima,

ora il parcheggio era pieno zeppo di automobili. L'autobus era quasi invi-

sibile: quell'azzurro che, alla luce del sole, era parso tanto vistoso, si amal-

gamava ora col buio.

Due o tre minuti più tardi, Webb aprì lo sportello e salirono tutti, senza

accendere le luci nell'interno.

Dopo essersi tolto giacca e cravatta, Parker s'infilò il maglione nero con

il collo alto e le maniche lunghe. Intorno a lui, anche gli altri si vestirono

95

Page 96: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 96/136

alla stessa guisa. A questo punto, Parker tirò fuori le armi: due mitraglia-

trici e due fucili mitragliatori Sten, che avevano smontato parzialmente per 

farli entrare nelle scatole. Dopo averli rimontati al buio, ne porse uno a

Kengle e l'altro a Stockton, poi prese le pistole, tutte calibro 32 a canna

corta, due Smith e Wesson, una Firearms International e una Colt. Tenendo per sé la Colt, dette la Fireaems International a Fusco, una Smith e Wesson

a Webb, e l'altra la mise da parte per Devers.

Poi distribuì a tutti guanti di gomma, di quelli che le donne adoperano

 per lavare i piatti. Si trattava di guanti azzurro chiaro e, perciò, meno visi-

 bili, nell'oscurità, dei gialli o rosa in vendita nei negozi. Nella reclame c'e-

ra scritto che con quei guanti si poteva anche prendere una moneta da due

soldi. A maggior ragione potevano servire a reggere una pistola e a prende-

re quattrocentomila dollari!

Bussarono allo sportello. Webb andò ad aprire e Devers salì rapidamen-

te. Anche lui era vestito di nero e quando Parker gli porse la rivoltella e i

guanti di gomma, disse:

 — Il panico del debutto è svanito!

 — Benissimo — rispose Parker. Fu la volta dei cappucci di cotone

ricavati da federe tinte, a cui avevano praticato dei buchi per gli occhi.

Ognuno nascose il suo sotto il maglione per tirarlo fuori al momento

opportuno. Per ultimo venne il berretto e la giacca da campo per Webb,

che li indossò mentre gli altri si acquattavano sul fondo dell'autobus. Poi

Webb avviò il motore e uscì lentamente dal parcheggio.

Quando arrivarono davanti all'edificio dell'amministrazione, era l'una

meno dieci.

La strada era deserta e abbastanza illuminata. Dal primo piano dell'edifi-

cio filtravano delle luci, mentre un poliziotto militare passeggiava su e giù

lungo il marciapiede con la carabina in spalla.

Sbirciando dal finestrino, Devers sussurrò:

 — Che razza di sistema! Far la guardia in quel modo! Se lo facessero

star fermo davanti alla porta, sarebbe molto più sensato!

 — Non esiste far "cose sensate" nell'esercito, ragazzo — sussurrò, a sua

volta, Webb.

Ormai, si trovavano quasi all'altezza della sentinella. Quando la raggiun-

sero, Webb frenò di colpo. L'edificio e il poliziotto erano sulla destra dell'-

autobus. Webb aprì lo sportello dalla parte del volante e gridò:

 — Ehi! Amico! Qual è la strada per andare al Deposito del centro mac-

chine?

96

Page 97: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 97/136

Era un luogo inesistente. La sentinella si voltò a guardare e vide un au-

tobus azzurro, simile a ogni altro veicolo della base di aviazione, magari

un tantino più brillante e più pulito, un autista con la tuta della base che si

sporgeva verso di lui reggendosi al volante per non cadere, e nulla che po-

tesse insospettirlo o spingerlo a far domande. Sempre con la carabina inspalla, si avvicinò un poco e disse: — Ma di che parli?

 — Del Deposito del centro macchine — ripeté Webb, farfugliando le

ultime sillabe. — Devo consegnare questo benedetto coso, stanotte. Quella

 puzzolente testa di neve al cancello mi ha dato l'indicazione sbagliata.

 — Testa di neve? — Quella era un'espressione dispregiativa per i poli-

ziotti di aviazione, nata dagli elmetti bianchi che portavano e i poliziotti

non la gradivano molto. Togliendosi la carabina dalla spalla e tenendola

come in posizione di riposo, il poliziotto si fece più vicino, quasi sul bordo

del marciapiede, poi disse:

 — Forse avrai sentito male tu, amico. Il centro macchine è lontano da

qui.

 — Ma io non voglio il centro macchine — rispose Webb, fingendosi ar-

rabbiato. — Sei stupido come quello là? Voglio il Deposito del centro mac-

chine!

A questo punto, il poliziotto, che schiumava di rabbia, si avvicinò allo

sportello dell'autobus e scattò.

 — Ce l'hai un ordine, furbone?

Parker, che era nascosto proprio dietro lo sportello, interloquì. — Ce l'ho

io. E se credi d'essere tanto furbo tu, sali. — Mentre parlava, tese la mano

fuori e il poliziotto si vide puntare una pistola sulla fronte. Sbatté gli occhi.

 — Ma che succede?

 — Monta e zitto — disse Webb, abbassando anche lui il tono di voce. — 

Come se non succedesse niente.

 — Non siamo mica in guerra, non hai bisogno di far l'eroe — aggiunse

Parker.

 — Io non... — il poliziotto allungava lo sguardo, cercando di vedere

oltre il braccio che reggeva la pistola. — Cosa volete?

 — Soltanto quattrini — rispose Webb. — Siamo venuti a prendere i

quattrini delle paghe. Non ti preoccupare, non siamo né spie, né sabotatori

o simili.

 — I quattrini delle paghe? Siete matti?

 — Provati ad alzare ancora la voce, e il tuo amichetto dall'altra parte del-

l'edificio sentirà soltanto il rumore d'uno scappamento. Sali.

97

Page 98: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 98/136

 — Ma...

 — Uno — cominciò Parker. — Due...

Il poliziotto non seppe mai quale fosse il numero finale, perché prima

che Parker dicesse tre, aveva già messo il piede sul predellino.

 — Dammi il fucile — ordinò Webb.Il poliziotto entrò nell'autobus, mentre rabbia e paura si riflettevano nei

suoi occhi. Lo stavano umiliando e questo lui non lo sopportava, però sen-

tiva che se avesse tentato di fare qualcosa contro quell'umiliazione, ci

avrebbe rimesso la buccia e, pur odiandosi per la sua vigliaccheria, optò

 per la collaborazione.

In quel momento, lui la considerava una vigliaccheria, invece non era al-

tro che una forma d'intelligenza.

Webb gli prese la carabina e Parker lo spinse dentro. Gli tolsero l'unifor-

me. Devers la indossò e, dopo aver preso la carabina da Webb, scese.

 — Grazie, amico — gridò forte Webb e, richiudendo lo sportello piut-

tosto rumorosamente, partì.

Devers cominciò a passeggiare su e giù davanti all'edificio. Pareva più

voluminoso dell'altro, perché, sebbene fosse circa delle stesse dimensioni,

sotto l'uniforme presa a prestito, era completamente vestito e aveva, per di

 più, una pistola calibro 32 a canna corta, nella tasca posteriore dei pantalo-

ni.

Ma per chi fosse passato di lì o quand'anche all'altro poliziotto, al primo

 piano dell'edificio, fosse saltato il ticchio di guardare dalla finestra, non ci

sarebbe stata nessuna differenza.

Webb proseguì, guidando per un isolato e mezzo, poi girò a destra e con-

tinuò ad andare per un altro isolato, quindi svoltò ancora a destra e fermò.

 Nel frattempo, il poliziotto, rimasto in mutande, era stato legato e imbava-

gliato.

Stockton, infilatosi il cappuccio, imbracciò lo Sten e scese dall'autobus,

allontanandosi nell'oscurità come un'ombra. Bastarono tre lunghi passi e

già era sparito di vista, poiché le strade laterali erano illuminate soltanto

dal chiarore della luce proveniente dalle lampade agli incroci con quelle

 principali.

Dalla parte posteriore dell'edificio, c'era un'altra sentinella ed era proprio

quella che Stockton era andato a cercare. Tre minuti più tardi, riapparve

con un ragazzetto spaventato, il viso bianco come l'elmetto che portava.

Stockton teneva lo Sten con la destra, la canna appoggiata sul fianco, e

con la sinistra portava la carabina del ragazzo. Legarono e imbavagliarono

98

Page 99: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 99/136

anche il numero due, lo lasciarono dentro l'autobus insieme col primo, e se

se andarono tutti, tranne Webb che doveva restare sull'autobus per muo-

verlo in caso d'emergenza e far la guardia ai due poliziotti.

Parker avanzò nell'oscurità. Il cielo era limpido e zeppo di stelle, ma la

luna, nuova di appena tre giorni, era soltanto una sottile unghiata d'argento,come a segnare il punto in cui, entro poche notti, sarebbe stata visibile.

Arrivati all'edificio dell'amministrazione dal retro, si insinuarono tra

quello e l'edificio adiacente sullo stesso isolato sostando poi all'angolo.

Stavano tutti dietro a Parker, che osservava Devers camminare su e giù,

con lo stesso passo annoiato della sentinella di cui aveva preso il posto.

Parker oltrepassò l'angolo e si fermò davanti alla porta principale dell'-

edificio, stagliandosi come un'ombra a forma d'uomo contro il muro into-

nacato. Si era infilato il cappuccio e l'unica cosa chiara in lui erano le mani

guantate, che agitò a ventaglio davanti a sé.

Quando lo scorse, Devers smise di camminare, sbadigliò e, stirandosi, si

diresse verso la porta che si trovava al centro di un lungo muro. Là sostò e

accese una sigaretta: il segnale di via libera.

Con le chiavi che Stan si era fatto fare, Parker apri la porta ed entrò,

restando poi sulla soglia per tenerla aperta, finché non ebbe sentito i tre

compagni sgattaiolare dietro di lui.

Devers, che non aveva parlato e che, sotto l'elmetto, era pallido come un

morto, schiacciò la sigaretta e riprese a camminare su e giù per il marcia-

 piede.

Poiché Devers li aveva forniti della pianta completa dell'edificio, Parker 

e gli altri poterono spostarsi rapidamente nel buio e, senza il minimo

rumore, salire le scale metalliche. La metà superiore della porta a sinistra,

in cima alle scale, era di vetri, così Parker poté vedere, attaccati al soffitto,

due globi accesi. Ambedue si trovavano nella parte più lontana e cioè: uno,

dentro l'ufficio del Maggiore Creighton e l'altro, subito fuori, a destra.

I due poliziotti di guardia, seduti a un tavolo, giocavano a carte sotto il

secondo lume. Si trovavano a circa otto metri di distanza dalla porta dove

stava Parker e lo spazio in mezzo era occupato da due file di scrivanie,

allineate ai due lati della stanza ad angolo retto, con un alto banco che si

estendeva da una parete all'altra a due metri dalla porta.

A sinistra di quella porta, c'era una panca per eventuali visitatori. Parker 

tirò fuori un'altra chiave e la introdusse nella serratura che si aprì con un

debole clic, tanto tempestivamente, che quel lieve rumore si confuse con

quello del mazzo di carte mescolate da uno dei poliziotti. Visto che sotto

99

Page 100: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 100/136

quella lampada i due avevano cominciato un altro ramino, Parker e gli altri

sgusciarono attraverso la porta e, quasi carponi, arrivarono sin dietro al

 banco. Poi, lentamente, rimanendo immobili nel loro ordine sparso, si rad-

drizzarono: Kengle e Stockton, in fondo al banco, i fucili appoggiati sul

ripiano, puntati contro i due poliziotti; Parker e Fusco, nel centro con le pi-stole in pugno.

Davanti a loro, i poliziotti continuavano a giocare, assorti.

Parker vide penzolare un cordino al di sopra della sua testa: con la mano

libera l'agguantò, tirò e sul soffitto si accese un terzo globo, illuminando in

 pieno tutto l'ambiente.

Sussultando, i poliziotti alzarono il viso a guardare.

 — Mani in alto — intimò Parker.

Uno di loro avrebbe ubbidito subito, ma l'altro era un cowboy: e fece un

 balzo verso il punto dove aveva appoggiato la sua carabina, ma lo Sten di

Kengle crepitò seccamente. Il poliziotto fece una giravolta, scivolò sulla

scrivania e cadde a terra, accartocciandosi. L'altro, che all'intimazione di

Parker aveva alzato le mani, si spaventò talmente degli spari che, all'im-

 provviso, sparì dietro la scrivania.

Parker disse:

 — Non fare lo stupido, figliolo. Non vorrai mica morire.

 Niente.

Allora fece un cenno a Stockton che era il più vicino alla ribalta del

 bancone. Questi, sollevandola, passò dall'altra parte e, rapido e silenzioso,

scivolando lungo la parete posteriore per non rischiare di essere visto dalla

strada, raggiunse il punto dove il secondo poliziotto era sparito, e da lì

agitò lentamente una mano per far capire ai compagni che potevano star 

tranquilli.

Anche gli altri si avvicinarono e videro che il poliziotto numero due non

stava tentando affatto di fare qualche scherzetto, ma era semplicemente

svenuto. L'altro non era morto, ma respirava con difficoltà e il suo viso era

cianotico. Una pallottola lo aveva beccato sul fianco sinistro, proprio sopra

alla vita e un'altra era entrata dalla spalla destra e uscita di dietro, sopra la

scapola. Fusco gli strappò la camicia e gli fece una fasciatura di fortuna

 per fermare il sangue: non ci tenevano per niente a beccarsi una condanna

 per omicidio.

La legge crede di poter dar la caccia a ogni tipo di criminale alla stessa

maniera, ma non è così. Come l'assassino di un poliziotto è braccato con

 più ferocia e implacabilità di un assassino comune, l'assassino comune, a

100

Page 101: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 101/136

sua volta, è braccato più ferocemente di un ladro.

Stockton usò la corda e il fazzolettone che aveva portato, per legare il

 poliziotto numero due e, benché il numero uno sembrasse fuori concorso

 per tutto il resto della notte, Fusco legò anche quello.

 Nel frattempo Parker aiutò Kengle a liberarsi dal piccolo zaino che por-tava da quando erano scesi dall'autobus. Lo zaino conteneva gli arnesi:

trapani, ferri di vario tipo, cacciaviti, due martelli, uno scalpello e altri ag-

geggi. Mentre Stockton teneva d'occhio Devers e la strada, e Fusco, i due

 poliziotti lì dentro, Parker e Kengle si accinsero a lavorare attorno alla cas-

saforte blindata con tutto quell'armamentario.

Chiamarla cassaforte blindata era forse un po' esagerato, ma d'altra parte,

chiamarla semplicemente cassaforte era troppo poco. Questa, difatti, con-

sisteva in un armadio metallico rinforzato, posto in un angolo della stanza,

con uno sportello rettangolare blindato. Cercare di arrivarci sfondando il

muro dal dietro, non aveva senso, perciò Parker e Kengle concentrarono i

loro sforzi sullo sportello, sulla serratura e sui cardini.

I cardini si rivelarono ben presto inespugnabili, nonostante ogni tentativo

a base di trapani vari. Il punto debole era la serratura. A forza di trafficare

con trapani e seghe, riuscirono a smantellarla completamente, ottenendo

così un bel foro attraverso il quale poter manovrare i congegni della serra-

tura dall'interno.

Impiegarono quarantacinque minuti ad aprire quello sportello. Dentro,

c'erano diversi scaffali metallici. Il piano dell'armadio era più alto del pa-

vimento dell'ufficio, perché era rinforzato: sopra a quel piano stavano due

grosse casse metalliche, una accanto all'altra, occupando tutta la larghezza.

Contenevano i quattrini per gli stipendi, arrivati quella mattina per aereo.

Le tirarono fuori e le aprirono. Collocate in vari scomparti, stavano cas-

sette di metallo verde simili a quelle solite per gli arnesi, e ciascuna di esse

conteneva gli stipendi relativi a ogni Dipartimento della base. Prenderle

tutte, in quelle condizioni, sarebbe stato impossibile, perciò, Kengle e

Parker decisero di spaccarle, cacciando poi tutto il denaro nelle casse gran-

di. In ogni cassetta, oltre a due o tre pacchetti di banconote fasciate con

elastici rossi, c'erano rotoli di monete, nonché una lista ciclostilata su cui

erano segnati i nomi degli uomini e quanto ognuno di essi doveva ricevere.

Parker e Kengle buttarono nelle casse grandi soltanto le banconote,

scartando, insieme alle cassette, le monete e le liste. Per svuotarle tutte

impiegarono un'altra buona mezz'ora, e quando ebbero finito, le due casse

risultarono piene per tre quarti circa.

101

Page 102: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 102/136

Erano le due e un quarto. Avevano lavorato per un'ora e un quarto.

Durante tutto quel tempo, Devers non si era mai fatto vivo. In quel punto

della base si trovavano solamente uffici, perciò, a quell'ora, la zona era

deserta. Inoltre, quella notte era particolarmente fiacca sia perché antece-

dente il giorno di paga, sia perché non festiva e gli uomini, senza quattriniin tasca, non avevano nessuna voglia di andare in giro.

Quel punto della base, perciò, era tutto a loro disposizione. Le casse, che

anche da vuote erano pesanti, essendo d'acciaio, piene com'erano di banco-

note, erano ora pesantissime e ci vollero due uomini per trasportarle.

Parker e Fusco ne presero una, Kengle e Stockton l'altra. Uscirono dall'-

ufficio e scesero al buio verso il piano terreno.

Arrivato sulla soglia del portone, Parker accese un fiammifero e Devers,

appena lo scorse, si fermò togliendosi la carabina di spalla. Restò impalato,

voltando la schiena all'edificio, e scrutando intorno, mentre Parker e gli al-

tri portavano fuori le casse e, più in fretta che potevano, si avviarono lungo

il muro, finché girarono l'angolo, inoltrandosi tra gli edifici, dove il buio

era ancora più fitto.

Là, misero giù le casse per riposare un attimo, e Devers riprese a far la

sentinella camminando su e giù.

Da lì, cioè dal fianco dell'edificio, fino al loro autobus, il tragitto fu bre-

ve e facile e si svolse nell'oscurità più completa. Webb aprì lo sportello e

gli altri issarono le casse a bordo, poi portarono fuori i due poliziotti e li

lasciarono dietro un folto di cespugli, a lato di un edificio dall'altra parte

della strada, dove era difficile che venissero trovati prima del mattino.

Quando tornarono, Webb aveva già ricollocato lo striscione sul dietro

dell'autobus. Sistemarono rapidamente anche quelli laterali e salirono.

Webb si era già tolto giacca e berretto militari e indossato di nuovo la tu-

nica dorata. Mentre l'autobus ripartiva, anche gli altri fecero lo stesso. Poi

Webb svoltò all'angolo, si fermò un istante e Devers balzò a bordo con un

sorriso che gli arrivava da un orecchio all'altro.

 — Magnifico! — esclamò.

 — Cambiati — fece Fusco. Non era ancora finita. Devers smise subito di

ridere. Si spogliò dell'uniforme, indossò la tunica, poi fece un grosso

fagotto della sua uniforme e di quella di Webb, compresi elmetti, carabina

e berretto. L'autobus si fermò in una stradina laterale, Devers scese e cac-

ciò quella roba in un cesto dei rifiuti. Poi ripartirono.

Quando arrivarono al cancello sud, le casse col denaro erano già siste-

mate in fondo, ben celate sotto gli strumenti musicali. Avevano nascosto

102

Page 103: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 103/136

anche le mitragliatrici là dentro, tenendo soltanto le quattro pistole in ta-

sca, a portata di mano. Quando Webb si fermò accanto alla garitta della

sentinella, la guardia che uscì fuori era giovane e insonnolita. Webb gli

 porse il lasciapassare e quello lo guardò con insonnolito sospetto.

 — Avete fatto piuttosto tardi — commentò. — Abbiamo avuto un gran successo, amico — rispose Webb.

 — Non ci volevano più lasciar andare.

 — Già. — Poi, facendo un gesto della mano, disse: — Okay, passate pu-

re.

 — Grazie, camerata. Appena sulla Hilker Road, svoltarono a sinistra e

accelerarono. Non c'era traffico.

Il contachilometri segnava centocinquanta. Dopo tre minuti, Webb ral-

lentò per imboccare la strada sterrata. Questa volta correva quanto la strada

lo permetteva, senza curarsi se sballottava i passeggeri e tutto il resto. Par-

ker e gli altri si tenevano aggrappati ai sedili. Arrivato in cima, Webb si

fermò di fronte ai garage.

Dopo che Stockton fu sceso ed ebbe aperto una delle porte, Parker, Fu-

sco, Devers e Kengle scaricarono le due casse e le misero dentro il garage.

 Nel frattempo, Webb girò l'autobus e Stockton aprì la porta dell'altro ga-

rage.

A questo punto, Devers li salutò:

 — Arrivederci la settimana prossima. — Avevano combinato che dopo

dieci giorni si sarebbe incontrato a New York con Fusco per intascare la

sua fetta di torta.

 — Ciao, Stan — rispose Fusco.

Devers salì sulla Pontiac, mentre Parker sgusciava al volante della giar-

dinetta di Webb. Intanto, Webb si era già avviato con l'autobus, giù per la

discesa.

Parker fu il secondo a partire, imboccando la strada sterrata, e Devers lo

seguì. All'incrocio, Devers ammiccò con i fari in segno di saluto e si di-

resse verso sud, mentre Parker voltava a nord dietro ai fanalini di coda

dell'autobus che stavano già sparendo in lontananza.

Quando furono a tre chilometri dal confine, Webb nascose l'autobus in

mezzo a un folto di alberi dove non sarebbe stato visto dalla strada. Ma le

tracce sì, le tracce sarebbero state visibili. La polizia avrebbe certamente

trovato l'autobus al mattino dopo, presto, probabilmente entro un'ora dall'-

allarme che sarebbe stato dato. Avrebbero creduto che i banditi si fossero

diretti in Canada, passando il confine.

103

Page 104: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 104/136

Parker girò la giardinetta e scivolò sull'altro sedile. Webb aprì lo sportel-

lo, si mise al volante e puntò verso sud.

 — E' andata bene — disse.

 — Sì.

 Nessuno dei due era molto loquace, perciò, dette queste parole, tacquero.Webb piaceva a Parker, perché, come lui, non era chiacchierone. Molti

anni prima, avevano lavorato insieme un paio di volte e Parker sapeva solo

che questi era un ottimo guidatore, che il suo più gran divertimento era di

trafficare intorno alle automobili e che, in un momento d'emergenza, si po-

teva senza alcun dubbio contare su di lui. Era quanto gli bastava di sapere.

Passata la curva si fermarono e, alla luce rossa dei fanalini di coda, can-

cellarono le tracce dei pneumatici. Non volevano ridestare l'attenzione di

chi, eventualmente, capitasse da quelle parti, nei giorni seguenti.

Per la stessa ragione si fermarono di nuovo un po' più su, a cancellare

altre tracce, e trascinarono in mezzo alla strada un grosso tronco, lo stesso

che il giorno prima Fusco e Parker avevano rimosso.

Poi proseguirono. In cima alla strada, il buio era completo, rotto soltanto

dai loro fari.

Le porte dei garage erano chiuse. Webb e Parker scesero e. aprirono.

 Non c'era nessuno. Kengle, Stockton e Fusco, spariti. E il denaro, pure.

PARTE QUARTA

1

Parker li trovò tutti e due in camera da letto, e quando girò l'interruttore

della luce, Devers balzò giù dal letto con quell'aria stupida che può avere

soltanto un uomo nudo. Ellen sbatté gli occhi alla luce, terrorizzata.

Parker le gettò un'occhiata e disse:

 — E' ancora lì, quella!

Che succede, Parker? — fece Devers. Era ancora troppo spaventato per 

essere capace di pensare.

Parker lo ignorò. Avvicinatosi ai piedi del letto, continuò, rivolgendosi a

Ellen:

 — Non avevate pensato che avrei capito?

 — Ma... che cosa... che cosa...?

 — Parker — esclamò Devers. — Per amor di Dio...

 — Sparito — disse Parker. — Webb e io siamo andati a nascondere

104

Page 105: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 105/136

l'autobus e quando siamo tornati alla casa, il malloppo era sparito.

Webb, ancora fermo sulla soglia, aggiunse, calmo:

 — Tre morti, amico.

Devers sbatté le palpebre. — Morti?

 — Fusco — rispose Parker. — E Stockton. E Kengle. — Li abbiamo trovati vicino al padiglione degli attrezzi. Li hanno messi

in fila e li hanno ammazzati — disse Webb.

Devers ed Ellen cominciarono a connettere: il loro cervello parve sneb-

 biarsi.

Ellen agguantò una coperta per ricoprirsi e Devers gridò:

 — Ci hanno rubato tutto? Sparito tutto?

 — Ci hanno tradito per fregarci il malloppo — disse Parker. — Doveva-

no essere li ad aspettarci.

 — Nel padiglione — aggiunse Webb.

 — Non importa dove — continuò Parker, senza curarsi di lui. — Aspet-

tavano il nostro arrivo, poi hanno atteso che tu partissi e che noi due, Webb

e io, ce ne andassimo. Hanno aspettato fino a che, nel nascondiglio, non

restavano più che tre uomini.

 — Sai cosa significa tutto questo, amico? — scattò Webb.

 — Dovevano saperlo — disse Devers. Aveva il viso esangue, non c'era

un filo di forza nella sua voce.

 — Dovevano essere al corrente di tutto il complotto — rincarò Webb.

 — Anticipatamente, anche — fece Parker.

 — Giusto — rimarcò Webb. — Dovevano essere al corrente non solo di

ciò che avevamo progettato per stanotte, ma anche di dove avevamo sta-

 bilito di nasconderci, del momento in cui vi saremmo arrivati e di tutti i

nostri movimenti e cioè che Parker e io saremmo andati a liberarci del-

l'autobus e che tu saresti tornato a casa.

 — Dev'essere stato qualcuno di là dentro. — Devers si sedette sul bordo

del letto, lasciandovisi cadere come se le gambe non lo reggessero più. — 

Pensate che sia stato io. — Aveva l'espressione disperata e stravolta, come

se gli sembrasse impossibile che gli altri non pensassero che era stato lui, e

che quindi agissero in conseguenza.

Parker disse:

 — Non ti reputo così idiota, Devers. Tu non ci tieni affatto a essere brac-

cato dalla polizia, e tantomeno da noi. Se tu ci avessi traditi, non saresti

qui, avresti dovuto tagliare la corda. E se tagli la corda, diventi un disertore

dell'aviazione. Se diserti il giorno dopo il furto, si rendono subito conto

105

Page 106: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 106/136

che c'eri impegolato. E non è questo che vuoi.

 — Ti dirò la verità, Devers — disse Webb. — Io non sono così convinto

come Parker. Secondo me, sei giovane e presuntuoso. Magari ci hai prova-

to, magari t'immaginavi di poter restare qui e recitare la parte dell'innocen-

tino sbalordito, se fossimo venuti a cercarti... — Sessantacinquemila dollari sono abbastanza — rispose Devers. — 

Questo è l'unico punto. Sessantacinquemila sono tanti. Se avessi sessanta-

cinquemila dollari, non sarei così affamato da dare addosso a voi cinque.

 — Un punto a tuo favore — replicò Webb. — Inoltre, non credo che

saresti stato capace di far fuori quei tre tutto da solo. Ma perché ammaz-

zarli, se non era per paura di essere riconosciuto? Questo è l'interrogativo

che mi rode. Forse avevi un paio di amici della base nascosti là, per aiu-

tarti.

 — Comunque, dovrei spartire con loro. Che differenza fa con chi divido,

se quello che ne ricavo è sempre la stessa cifra?

Webb agitò la mano libera, quella senza la pistola.

 — Può darsi che tu sia pulito. Io dico solo che non ne sono convinto al

cento per cento come Parker.

 — Sicuro — disse Devers, che stava riacquistando sempre più le sue fa-

coltà mentali. — Se non sono stato io, siete fritti. Non c'è rimasto nessun

altro.

Parker indicò Ellen con la pistola.

 — Lei era qui, quando sei tornato?

Ellen aveva fissato Parker con occhi spalancati fino a quel momento,

stringendosi la coperta addosso con le mani convulse. Stava tutta raggomi-

tolata contro la testiera del letto, la bocca contorta dalla paura e non c'era

modo di capire se avesse udito e compreso sia pure una sola parola di

quanto era stato detto. Soltanto quando Parker mosse la pistola verso di lei,

come per indicarla, sussultò.

Devers si volse a guardare Parker con stupore, poi si volse a guardare

Ellen e di nuovo Parker.

 — Certo che era qui. Non penserete mica che Ellen...

 — E' stata lei — affermò Parker.

 — Ma se era qui! E poi avrebbe mai fatto una cosa simile, Parker, per 

amor del cielo! Uccidere Marty? E perché?

Ellen bisbigliò qualcosa, confusamente. Tutti e tre la fissarono e lei ri-

 peté:

 — Marty non è morto.

106

Page 107: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 107/136

 — E' stata lei a combinare ogni cosa — disse Parker rivolto a Devers. — 

 Non so perché, forse non per denaro, forse perché tu non tornassi poi a

cacciarti in cose del genere, forse non ne ricava neppure niente. Ma è lei

che ci ha scagliato qualcuno contro, lei, che ha spifferato tutto quanto. Me

l'ha quasi detto, oggi: era nervosa, si comportava in modo strano, aveva paura di affrontare ciò che stava per accadere.

Parker parlava e Devers scoteva il capo. Poi quest'ultimo disse:

 — Parker, Ellen non farebbe mai una cosa simile. Non è la donna che

credi, lei non farebbe mai la spia a nessuno.

Webb interloquì. — Ed è per questo che io non ti credo al cento per cen-

to, amico. Proprio perché anche io non credo che lei sarebbe il tipo da fare

la spia.

Parker si rivolse alla ragazza.

 — Dove sono? Diteci dove sono e non vi torcerò un capello. Lascerò che

sia Devers a decidere cosa fare di voi. E non dovete aver paura, lui vi ama.

Dove sono?

 — Marty non è morto — ripeté lei.

Parker disse. — Devers, tirale un ceffone. Voglio che si svegli.

 — Perché dovrebbe farmi una cosa simile "lui"? — strillò Ellen, a que-

sto punto. Col viso sconvolto dall'ira saltò giù dal letto e cercò di fuggire

dalla stanza.

Parker l'afferrò e lei si contorse, si divincolò, cercando di sfuggirgli,

gridando:

 — Devo andare a parlargli, devo sapere! Devo sapere perché l'ha fatto,

 perché ha "fatto" una cosa così!

Con la mano libera, Parker la schiaffeggiò in pieno viso e lei si abbatté

su di lui, afflosciandosi improvvisamente.

Sostenendola in piedi, Parker le domandò: — Chi? Chi è stato?

 — Credevo di potermi fidare di lui — disse lei, il corpo molle, disfatto.

Parker la scosse. — Chi?

Devers esclamò: — Accidenti, Parker! Non capite? Sta parlando del suo

 psicanalista.

Al suono di quella parola, Ellen s'irrigidì, ma seguitò a tenere gli occhi

chiusi e ad appoggiarsi al petto di Parker.

Al di sopra della spalla di lei, Parker domandò:

 — Perché?

 — Gli ha raccontato tutto — disse Devers. — Non capite? Non per farci

del male, ma perché la cosa la tormentava. Lei credeva di poter fare affida-

107

Page 108: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 108/136

mento su di lui, la considerava una specie di confessione... ha raccontato

ogni cosa a quel figlio di cane.

 — Sai dove abita?

 — So dove ha lo studio.

 — Dov'è l'elenco del telefono? — Non c'è, sull'elenco — disse Ellen. Parlò quasi sussurrando, quasi so-

spirando.

Parker l'allontanò da sé per poterle guardare meglio il viso e gli occhi

chiusi.

 — Qual è l'indirizzo di casa? — domandò.

 — Non lo so, non lo dice, non vuole che i pazienti lo disturbino, la notte.

Parker passò Ellen a Webb dicendo: — Legala. — Poi si volse a Devers.

 — Vestiti.

 — Cosa volete fare?

 — Abbiamo ancora qualche ora, prima dell'alba. E se ci va bene, potre-

mo riprenderci il malloppo e sparire.

Devers cominciò a vestirsi.

2

Su una targa accanto alla porta stava scritto: "Edificio Studi professionali

di Monequois".

Dall'altro lato, c'era un'altra targa dipinta di bianco sulla quale, a caratteri

neri, si potevano leggere i nomi dei locatari fra cui medici, avvocati e una

ditta di contabilità.

Il nome di Fred Godden era il quarto cominciando dall'alto. Il palazzo

era di costruzione abbastanza recente, mattoni rossi e decorazioni bianche,

situato in un rione che andava facendosi sempre più di lusso.

I condizionatori d'aria sporgevano fuori dalla maggior parte delle fine-

stre; folti cespugli di piante e di fiori adornavano il davanti della casa e un

 piccolo prato si estendeva fino alla strada. L'illuminazione era quasi esa-

gerata: oltre ai lampioni stradali che erano proprio di fronte, due grosse

lanterne - accese giorno e notte - pendevano ai lati dell'ingresso principale.

Un vialetto asfaltato girava tutto intorno.

Tre isolati prima, Webb aveva spento i fari dell'auto e quando arrivarono,

s'inoltrò, sempre a fari spenti, nel vialetto di fianco all'edificio. Si trovaro-

no un muro di mattoni a sinistra e un'altra siepe a destra che, nel buio, qua-

si non si vedevano.

108

Page 109: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 109/136

Quando le gomme della macchina, lasciando l'asfalto, scricchiolarono

sulla ghiaia, Webb frenò e spense il motore. Si erano messi tutti e tre sul

sedile anteriore, con Devers in mezzo. Parker aprì lo sportello e uscì dall'-

auto. Devers sgusciò fuori dietro di lui. Webb scese dall'altra parte. Fecero

in modo che, nell'aprire gli sportelli, non si accendesse alcuna luce: li la-sciarono aperti. Poi si avviarono, nella più completa oscurità, fino alla

 parte posteriore dell'edificio e, a tentoni, cercarono la porta.

Se avessero dovuto preoccuparsi di non lasciar tracce, avrebbero perso

mezz'ora o anche di più, ma, date le circostanze, se ne fregavano delle trac-

ce: per loro contava solo il fattore tempo. In meno di tre minuti varcarono

la porta e corsero in fretta su per le scale, verso il secondo piano.

La parte superiore delle porte degli uffici era a vetri ghiacciati e, sopra di

essi, stava scritto il nome dell'inquilino. Dalla porta che portava la scritta

"Dr. Fred Godden", filtrava una debole luce giallognola. Appiattito contro

il muro, fuori del raggio di quella porta, Parker tentò la maniglia: cedette.

 Non era chiusa a chiave.

Tutti e tre avevano la pistola in pugno. Devers aveva lasciato la sua nella

casa di caccia, perché venisse fatta sparire, ma Parker gliel'aveva riportata.

Parker spinse lievemente. Nessuna pressione dall'altra parte, però la porta

non si spalancò, forse i cardini erano arrugginiti. Si aprì, ma appena di uno

spiraglio. Spingendo ancora, Parker allungò il collo, finché riuscì a vedere

attraverso l'apertura. Vide una fetta del primo ufficio: un angolo del diva-

no, un pezzo di scrivania, un uscio socchiuso nella parete di fronte. La luce

 proveniva di là.

 Nessun rumore. Parker spalancò finalmente la porta, esitò, entrò. Nessu-

no. Nessuno in quella prima stanza. Devers e Webb lo seguirono. Con

estrema cautela, si avvicinarono all'altro uscio e di nuovo Parker si sporse,

restando dietro lo stipite, la pistola in pugno, l'altra mano appoggiata al

muro per bilanciarsi nell'eventualità di dover fuggire all'improvviso.

Un'altra fetta di stanza. Un'altra scrivania, questa più grande. Un tappeto

a disegni. Librerie a vetri. La luce proveniva da una lampada da tavolo

situata su un angolo della scrivania, con un paralume color arancione.

Silenzio, anche lì. Non si sentiva volare una mosca.

Parker entrò, cauto come prima. Non successe niente.

Ora vedeva tutta la stanza. Un divano e una poltrona lungo la parete

sinistra, altri due lumi, un tavolo grande, uno schedario.

E ora, un rumore. Da dietro la scrivania.

Parker si buttò a terra di scatto. Si sdraiò sul tappeto, gli orecchi tesi, e

109

Page 110: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 110/136

quando girò il capo per guardare, nel buio, sotto la scrivania, oltre quella

vide, vicino alle rotelle della sedia girevole, un paio d'occhi che si mo-

vevano mostrando il bianco.

Obliquamente. Qualcuno giaceva sulla schiena, col capo rivolto verso

quella parte e apriva e chiudeva lentamente gli occhi.Parker si alzò. A sinistra, dietro di lui, c'era un interruttore. Lo girò, e

una luce indiretta, proveniente da un solco che correva lungo la parte alta

delle pareti, inondò la stanza.

Mentre Webb e Devers entravano lui girò intorno alla scrivania.

L'uomo per terra era lungo, muscoloso, un po' troppo grasso. Portava

delle scarpe sportive marrone, grinzosi pantaloni pure marrone e pesante

maglione verde scuro, logoro in più punti. Quel maglione era macchiato,

incrostato da qualcosa di color marrone scuro in due posti: sul petto e sul

ventre. Un sottile rivolo scuro gli usciva dalla bocca, giù, lungo la gota,

 per sparire tra i capelli dietro l'orecchio. Era evidente che, per un poco,

l'uomo aveva tenuto la testa voltata dall'altra parte. Forse, udendo entrare

Parker e gli altri, era riuscito a girare il capo. Ma ora non si moveva più.

Anche Devers era arrivato là, dietro la scrivania, e le sue scarpe stavano

vicine alla testa dell'uomo per terra.

 — Morto? — domandò.

 — Non ancora. Lo conosci?

 — Mi pare di no. Non gli vedo bene il viso.

Parker s'inginocchiò accanto al ferito e, mettendogli la mano sotto il

mento, gli girò il capo affinché Devers potesse vederlo. Il sangue comin-

ciò a sgorgare dall'altra parte. Il ferito riaprì gli occhi. Le sue palpebre ri-

 presero a tremolare, poi si richiusero e si riaprirono di nuovo. E lui conti-

nuò a sbatterle, leggermente, lentamente. Le apriva e le chiudeva. Quando

erano aperti, quegli occhi non si posavano su niente, fissavano lo sguardo

vuoto verso il soffitto. E continuarono a sbattere con lo stesso movimento

lento.

Devers aveva l'aspetto di chi si sente male. — No — disse, scotendo il

capo. — Non so chi sia.

 — Non l'hai mai visto? Sicuro?

 — Mai. Me ne ricorderei.

La testa del ferito non si mosse, quando Parker gli lasciò andare il men-

to. Parker si era macchiato di sangue il dito indice il ella mano sinistra:

strusciandolo contro il maglione dell'uomo, si pulì, poi spinse quel corpo

immobile da una parte per cercare il portafoglio nella tasca posteriore dei

110

Page 111: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 111/136

 pantaloni. C'era. Lo aprì. Trovò una patente di guida e ne lesse il nome ad

alta voce.

  — Ralph Hochberg. Ti dice niente?

 — Niente — rispose Devers.

La testa di Hochberg si era spostata e ora stava dritta; gli occhi, che te-neva fissi sul soffitto, seguitavano a sbattere lievemente, ma senza inter-

ruzione. L'uomo cominciò a rantolare, con un suono gorgogliante, sordo.

 — Sta soffocando nel suo sangue — osservò Devers.

Parker spinse il viso di Hochberg da una parte, affinché il sangue sgor-

gasse fuori, poi si alzò.

 — Sono stati qui — disse, quasi parlando a se stesso. — Godden e que-

sto qua. Saranno stati solo in due? Devono aver cercato di fregarsi a vicen-

da.

 — Godden non ci avrebbe mai provato, con un uomo solo — esclamò

Devers. — Non avrebbe mai rischiato di mettersi contro tre professionisti,

 per quanto giocasse di sorpresa. Dovevano essere almeno in tre. E forse

anche di più, se era riuscito a trovarli. Credete che quello lì fosse un suo

 paziente?

A questo punto arrivò Webb con una busta in mano. Mentre Parker e De-

vers osservavano il ferito, lui aveva frugato nella stanza e nello schedario.

Disse:

 — Nessun altro. E gli schedari sono là, oltre il divano. Vuoti.

 — Il malloppo se lo sono diviso qui — fece Parker.

 — Ho trovato questa — aggiunse Webb, porgendogli la busta.

Parker la prese. Era indirizzata al Dr. Fred Godden, 16 Rosemont Road,

West Monequois, New York. E quello non era l'indirizzo dello studio.

Parker dette la busta a Devers, chiedendogli:

 — Tu che conosci bene questa città: potrebbe essere una località residen-

ziale?

 — Sì — rispose Devers. — West Monequois. Un rione di lusso.

 — Andiamoci — suggerì Webb.

3

Rosemont Road si snodava in curve sinuose tra edifici dei più moderni

ed eleganti villini, ognuno col suo pezzo di prato intorno, un largo viale,

un garage, e un tetto inclinato con l'antenna della televisione.

Erano già quasi le tre e mezzo del mattino, tutte le finestre erano buie,

111

Page 112: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 112/136

tranne qualcuna, dalla quale filtrava la debole luce d'un lumino da notte.

Il numero sedici si trovava sulla destra di una casa modernissima a due

 piani, con garage annesso. Come tutte le altre dei paraggi, era immersa

nell'oscurità. Era una casa bianca, costruita su una piccola altura, con un

giardinetto ben tenuto e un bel prato davanti, un largo viale d'accesso ches'inerpicava intorno e un aspetto innocente e addormentato.

Dopo aver oltrepassato la casa di Godden, Webb raggiunse la curva se-

guente, che li avrebbe nascosti alla vista, e si fermò. Scesero, tornarono in-

dietro lungo il marciapiede, e attraversarono il prato della casa accanto per 

arrivare a quella di Godden dal di dietro, dalla parte del garage.

C'era una porta, sul retro, che conduceva dentro al garage. Senza fare il

minimo rumore, vi si avvicinarono, circondati da un buio nero e ovattato

come il velluto, mentre la casa incombeva davanti a loro come un'ombra

un poco più chiara. Avanzarono sull'erba, in silenzio, e, quatti, sgusciarono

verso quella porta.

Parker provò a girare la maniglia. Si udì un debole che, ma la porta non

si aprì: era chiusa a chiave.

Una voce chiamò:

 — Roger?

Parker si appiattì contro il muro. La voce veniva dall'alto, sopra di loro.

Qualcuno chiamava dal primo piano.

 — Non voglio farti del male, Roger. — Era una voce quasi femminea e

tremante di paura.

Parker aspettò.

La voce riprese: — Ho la pistola. Va' via, sarà meglio.

Movendosi lentamente, Parker girò il capo e si accorse che Webb non

era più dietro di lui. Buon segno. Devers, a pochi passi di distanza, si

teneva contro il muro come Parker.

La voce continuò: — Ti sei preso tutto il denaro. Che cosa vuoi ancora?

E' difficile individuare un bisbiglio. Cercando di rendere la voce un po'

stridula, Parker bisbigliò:

 — Ralph è sempre vivo!

 — Cosa posso farci, io? — Anche l'altra voce era diventata stridula: la

tensione la faceva vibrare come una corda di violino.

 — Dovete aiutarlo — bisbigliò ancora Parker.

 — Aiutarlo! Perché gli hai sparato? Che ti piglia?

 — Ho bisogno del vostro aiuto — seguitò Parker. — Fatemi entrare.

 — Perché tu uccida anche me?

112

Page 113: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 113/136

 — E perché mai dovrei uccidervi?

 — Perché hai sparato a Ralph? Mi dispiace, Roger, non posso fidarmi di

te. Forse domani. Cosa pensi di farne di Ralph? Credevo che fosse morto,

 pensavo anzi di dover andare là, più tardi, a prenderlo per portarlo da qual-

che parte... Ma se è vivo... — con improvviso tono sospettoso, la vocegridò: — E' vivo? Come lo sai?

 — Sono tornato là.

 — Come facevi a sapere dove abito? Roger? C'è davvero Roger là sotto?

 — Sì. — Se Devers aveva visto giusto, e i complici di Godden erano

davvero suoi pazienti, un pizzico d'isterismo non ci sarebbe stato male.

Tutt'a un tratto, Parker cominciò a scuotere la maniglia nervosamente, far-

fugliando: — Fatemi entrare! Ho gettato via la pistola, non voglio più uc-

cidere nessuno! Fatemi entrare! Ho bisogno del vostro aiuto!

 — Tu non sei Roger!

Dove diavolo si era cacciato Webb?

 — Aiutatemi! — continuò Parker, sempre bisbigliando, picchiando con-

tro la porta, scalpicciando come chi non riesce più a star fermo. O come

uno che cercasse deliberatamente di rendersi facile bersaglio.

Un'improvvisa luce piombò dall'alto. Parker vi si trovò proprio nel mez-

zo. La luce d'una torcia. Con un balzo, Parker schizzò di nuovo nel buio e

sopra di lui echeggiò uno sparo, forte, secco.

Parker si buttò a terra di spalla, rotolò su se stesso e si rialzò, e sempre

nel buio, mentre il raggio della torcia lo cercava più oltre, corse ad appiat-

tirsi di nuovo contro il muro. Tutt'a un tratto, la torcia cadde dalla finestra e

finì sul prato. Restò lì, accesa, illuminando ogni filo d'erba nel suo raggio.

Parker vide la sagoma di Devers, dall'altra parte della luce, muoversi

verso la torcia. A bassa voce gli intimò: — Levati di lì!

E Devers svanì di nuovo nell'ombra.

Poi, per un minuto circa, non accadde niente, finché la voce di Webb

giunse ai loro orecchi da lassù, dicendo in un bisbiglio: — Via libera.

Ci dev'essere qualcun altro nella casa — rispose Parker allo stesso mo-

do. — Tienli a bada.

 — Bene. Son passato dalla finestra del garage, di fianco. Nessuno le

chiude mai, quelle.

Parker e Devers si portarono sul fianco della casa e trovarono una fine-

strina, ora spalancata. Si arrampicarono e atterrarono dall'altra parte, in

mezzo a un ammasso di attrezzi da giardino, girarono intorno a un'automo-

 bile larga e lunga e, varcando una porta, arrivarono, dopo aver salito una

113

Page 114: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 114/136

 breve rampa di scale, a una cucina.

Si vedeva una luce, ora, filtrare da un'altra parte della casa. Dirigendosi

verso quella luce, uscirono dalla cucina passando sotto una porta ad arco,

girarono a destra, e dopo aver percorso un piccolo corridoio, salirono un'-

altra breve rampa di scale. Si trovarono in un corridoio: la luce provenivada una porta sulla destra.

Era una camera in stile coloniale, con un letto a baldacchino. Webb stava

ai piedi di quel letto, la pistola in pugno. Seduto per terra c'era un uomo

quasi calvo, sui quarantacinque anni, in pigiama. Aveva uno squarcio su un

lato del capo che grondava leggermente e doveva esserselo toccato, poiché

aveva le mani macchiate di sangue. Sembrava spaventato e, allo stesso

tempo, dava l'impressione che il suo cervello lavorasse febbrilmente.

Quando Parker e Devers entrarono, Webb disse:

 — Nessun altro in casa. C'è una stanza per bambini, di là, ma è vuota.

Parker si rivolse all'uomo per terra.

 — Dov'è la vostra famiglia?

 — Vivo con la seconda moglie. I bambini stanno con la prima.

 — E la vostra moglie attuale? Dov'è?

 — In visita da suo fratello. Non la volevo tra i piedi durante... — fece un

gesto vago.

Webb annuì, dicendo: — Già. Non volevi esser costretto a dirle dov'eri

alle due di stamani.

Parker chiese: — Siete Godden?

L'uomo assentì stancamente. — Certo.

 — Ellen Fusco vi aveva parlato del colpo.

 — Sì. E io ho tentato di fregarvi il malloppo — alzò il viso, sbirciando-

lo. — Ce l'avevo quasi fatta — aggiunse. — Ma Roger è impazzito.

 — Roger chi?

 — Roger St. Cloud. Un ragazzo di qui.

 — Come Ralph?

 — E' vero che è sempre vivo?

 — Lo era, quando siamo andati là. Forse ora non lo è più. Erano vostri

 pazienti?

 — Sì. Io non ho niente a che fare con l'assassinio dei vostri amici.

 — Ha fatto tutto Roger — disse Parker.

 — Lui giura e spergiura che uno di loro stava per sparargli. Quello alto e

magro. Li stava tenendo a bada, mentre Ralph e io caricavamo le casse

sull'automobile. — Godden scosse il capo, corrugando la fronte. — Non so

114

Page 115: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 115/136

come avrebbe potuto tirar fuori una pistola... li avevamo perquisiti e le loro

 pistole le avevamo noi.

 — Cos'è accaduto allo studio? — domandò Parker.

 — Avevamo cominciato a discutere lungo la strada. Io dicevo a Roger 

che non avrebbe dovuto ucciderli tutti e tre, anche se uno di loro aveva ti-rato fuori la rivoltella. Siamo arrivati allo studio e ci siamo divisi il denaro.

Avevamo preparato delle valigie, ognuno di noi si era portato la sua per 

quello scopo, e l'aveva lasciata allo studio. Tutto era andato a meraviglia

fino a quel momento, ma, a un certo punto, Roger ha riattaccato a discu-

tere, dicendo che lui aveva sostenuto la parte più dura, che io sapevo come

quegli uomini fossero pericolosi, che sapevo, inoltre, che avrebbero tentato

qualcosa, sì da essere costretto a ucciderli. Rimproverandomi, capite. Fino

a che è arrivato alla conclusione che io avevo premeditato tutto quanto per 

denunciarlo alla polizia come omicida e poi dividermi con Ralph anche la

 parte che spettava a lui. Tutto molto ovvio: con quelle lamentele e quei

rimproveri, stava cercando di giustificarsi per quanto stava per fare.

Devers disse: — Piantatela con le vostre chiacchiere da psicanalista, dot-

tore. Cos'è successo, poi?

 — Già — rispose Godden annuendo di nuovo stancamente. — A quel

 punto, Ralph ha detto qualcosa. Non so, qualcosa di innocuo. Ralph era

sempre innocuo. Qualcosa che voleva significare come Roger, certamente,

non poteva avere intenzione di dire tutte quelle cose. E Roger non ha ri-

sposto. Neanche una parola. Si è avvicinato al divano, cosi, senza tante

storie, ha imbracciato il fucile e ha sparato a Ralph. Ralph ha barcollato

fino alla scrivania, ancora in piedi, e Roger gli ha sparato una seconda vol-

ta. Ecco perché sono scappalo. Senza i quattrini.

Godden aveva l'aria disfatta. Parker lo spronò. — E poi?

 — Ho preso la macchina e sono venuto a casa. Non credevo che Roger 

sarebbe stato capace di scoprire dove abitavo, non subito, non stanotte.

 Non sapevo se gli spari fossero stati uditi, così sono venuto a casa, ho mes-

so via l'auto e mi sono preparato per andare a letto. Nell'eventualità che mi

 piombasse qui la polizia, capite, per avvertirmi che nel mio studio c'era un

morto. Avrei finto di non saperne niente. Ma non riuscivo a dormire e

continuavo a girare qua dentro, al buio, finché ho udito uno di voi sulla

 porta del dietro. Ho creduto che fosse Roger.

 — Ci avete proprio fregato in pieno, dottore, stanotte — disse Parker.

Godden lo sbirciò di nuovo. — Voi siete Parker, vero? Ellen vi aveva de-

scritto molto bene.

115

Page 116: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 116/136

 — E' ora, invece, che ci descriviate voi questo Roger, adesso — lo inter-

ruppe Parker. — Voglio sapere qual è il suo aspetto, dove abita e che cosa

farà dopo.

 — Come posso sapere cosa farà?

 — Siete il suo psicanalista. Psicanalizzatelo.Godden sorrise, di un sorrisetto nervoso. — Non è così semplice.

Parker si rivolse a Webb. — Voi due andate a perlustrare di nuovo tutta

la casa. Non si sa mai, questo bel tipo potrebbe aver nascosto il malloppo.

 — Vi assicuro di no.

Mentre Webb e Devers uscivano, Parker si sedette sul bordo del letto.

 — Roger St. Cloud — disse. — Parlatemi di lui.

Godden si umettò le labbra, si toccò di nuovo la ferita sanguinante sulla

fronte, sospirò.

  — Ventidue anni, alto circa un metro e ottantacinque, molto magro.

Acne sul viso, piuttosto grave. Il padre è un grosso banchiere della città.

 — Indirizzo?

 — Uhm. Centoventitré, Haines Avenue.

 — Credete che sia andato a casa?

 — Non lo so. E' molto strano, molto incontrollato. Avete potuto vedere,

stanotte, come io l'avessi giudicato male. Credevo di poterlo dominare, ma

non ci sono riuscito. Non aveva mai provato il "potere", prima d'ora. E in-

vece te lo vedo lì, col fucile spianato, e tre uomini davanti a lui, in sua

 balia. Si è sentito come spinto a usare il fucile, doveva provarci.

 — Voglio sapere se tornerà a casa — lo spronò Parker. — Cosa pensava

di farne della sua parte? Non avete parlato con lui?

 — Ogni volta faceva dei progetti diversi. Pensava di andare a New York,

a Hollywood, o magari in Europa. Non lo sapeva neanche lui.

 — Comunque, aveva deciso di lasciare la città.

 — Non aveva le idee ben chiare. Per lui non era un fatto concreto — ri-

spose Godden. — Non sapeva che cosa avrebbe fatto.

 — Ha una macchina?

 — Una motocicletta.

 — Ed era venuto in motocicletta, stanotte, allo studio?

 — No, sono andato a prenderlo io, vicino a casa sua.

Parker restò in silenzio, cercando d'immaginarsi il quadro. C'erano tre

valigie piene di banconote. Quel Roger non avrebbe certo potuto caricarle

tutte su una motocicletta. Calcolando i tempi, non poteva essere uscito dal-

lo studio se non appena un quarto d'ora prima dell'arrivo di Parker e com-

116

Page 117: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 117/136

 pagni. Ed era anche a piedi.

Con tre valigie? Non avrebbe certo potuto andar lontano...

 — Il padre ha l'automobile? — domandò.

Quando si rese conto che Godden non rispondeva, si voltò a guardarlo e

gli vide una strana espressione in viso, un'espressione allarmata, assorta,come se stesse vedendo qualcosa a una certa distanza: qualcosa che non gli

 piaceva affatto.

Parker disse: — Che c'è? Parlate, presto!

 — Credo di sapere che cosa farà Roger.

4

 — Il medico ci ha azzeccato — disse Devers.

Si trovavano in Haines Avenue; si erano fermati accanto al marciapiede,

un isolato prima della casa dove, secondo il dottor Godden, abitava Roger 

St. Cloud.

Più in giù, all'altro isolato, proprio nel punto preciso in cui doveva essere

la casa numero centoventitré, c'era una luce fortissima, che contrastava con

l'oscurità in cui si trovavano Parker, Devers e Webb dentro alla loro

giardinetta, intenti a guardare, attraverso il parabrezza, verso tutto quel

trambusto.

C'era un gran movimento. All'incrocio fra il punto in cui stavano loro e

la casa dei St. Cloud, un agente in divisa, in mezzo alla strada, smistava e

 bloccava il traffico. Oltre l'agente, tre camionette, di cui una nera della po-

lizia comunale e altre due bianche e nere della statale, si erano piazzate, a

lisca di pesce, al centro della strada, con gli sportelli aperti.

Inoltre, c'era un enorme riflettore, montato su un camion e puntato con-

tro la casa che doveva essere il numero centoventitré.

Dall'altra parte della strada, alcuni poliziotti in uniforme si davano un

gran daffare; di tanto in tanto si udiva l'isolato rumore d'uno sparo.

 Nonostante che fossero le quattro del mattino, si era già formata sul mar-

ciapiede, prima dell'incrocio, una discreta folla che si accalcava e si spin-

geva per vedere meglio.

Dalle poche automobili parcheggiate lungo quel marciapiede e dal nu-

mero di persone in veste da camera, si poteva intuire che, per il momento,

doveva trattarsi soltanto di abitanti del vicinato, probabilmente di coloro

che erano stati fatti evacuare dalle case adiacenti a quella dei St. Cloud.

Qualche ora prima, ben altra moltitudine si sarebbe radunata intorno a

117

Page 118: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 118/136

quell'area dove si stava svolgendo il fattaccio, trasformando l'agonia mor-

tale di Roger St. Cloud in un vivo spettacolo televisivo.

Il dottor Godden aveva detto: — Ucciderà suo padre. — E al "perché? "

di Parker, aveva risposto: — L'unico motivo per cui Roger vuole il potere,

è per liberarsi di suo padre. Ci si è provato col vestiario, con la motoci-cletta, col sarcasmo: tutte forme limitate di potere e tutte puntate contro il

 padre. Ora ha raggiunto il vero potere. L'ha provato e ha visto che funzio-

na. E' in possesso di trecentomila dollari, che è un'altra forma di potere,

quella del padre, e probabilmente vorrà staccarsi, prendere il volo, vorrà

tentare di usare anche lui quel potere, ma prima di tutto vorrà usarlo contro

il padre.

Parker aveva detto: — Il fucile.

 — Sì. Prima di ogni altra cosa, andrà a casa e sparerà al padre. Posso

usare il telefono?

 — No.

 — Ma potrebbe esserci una possibilità di avvertirlo!

 — Volete dire, metterlo in guardia.

 — Ma io sto parlando del padre.

 — E io del figlio — gli aveva risposto Parker, poi avevano legato il dot-

tor Godden ed erano usciti dalla sua casa. Erano arrivati li, e, un isolato più

in là, c'era un riflettore preso in prestito dalla base militare di aviazione che

inondava di luce la facciata della casa dei St. Cloud, mentre i poliziotti, ac-

covacciati dietro ai paraurti, sparavano contro una finestra in alto, circon-

dati da un centinaio di curiosi.

Webb disse: — E' qui.

 — Stiamo a vedere — rispose Parker.

 — Scendiamo, avviciniamoci — propose Devers.

 — Vediamo benissimo anche da qui — replicò Parker.

 — E nessuno vede noi — aggiunse Webb.

Qualcuno stava gridando con un altoparlante. Lo udivano bene, ma come

se fosse soltanto un rumore, non interrotto da parole. Comunque, non ave-

vano bisogno di sentire le parole per sapere cosa stavano dicendo a Roger 

St. Cloud.

Quando erano arrivati, diverse finestre di quell'isolato erano illuminate,

ma ora che avevano messo in funzione l'altoparlante, se ne accendevano

via via tante altre. La polizia non poteva essere giunta lì che cinque minuti

 prima di Parker e dei suoi due compagni.

Meglio così che al contrario.

118

Page 119: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 119/136

Rimasero a osservare per tre o quattro minuti ancora. L'altoparlante gri-

dava, poi taceva, poi gridava di nuovo. E così di seguito.

I poliziotti sgattaiolavano dietro ai paraurti, balzando di macchina in

macchina, senza alcuna apparente destinazione. Pareva che tutti quanti gi-

rassero a vuoto. — Vedrai che fra poco useranno il gas lacrimogeno — disse Webb.

Parker annuì. — Sarà già per strada.

 Nel frattempo, si udivano spari sporadici seguiti da lunghe pause di si-

lenzio.

La legge usava diverse specie di armi, rivoltelle e fucili, fra cui un mitra,

che, per due volte, crepitò, sventagliando, con un fracasso infernale, le sue

cartucce attraverso la facciata della casa quasi disegnassero un ricamo.

Anche St. Cloud rispondeva agli spari. A un certo momento, si vide un

agente attraversare correndo a zig-zag uno spazio scoperto, e poi, dopo

aver fatto una specie di capriola, accasciarsi al suolo, gambe e braccia

spalancate. Sotto la protezione di una raffica di spari, due poliziotti si pre-

cipitarono ad agguantare il caduto per trascinarlo fuori della linea del fuo-

co.

A questo punto, seguì un'altra pausa di silenzio: ogni tanto si udiva uno

sparo, quasi come se sparassero tanto per mantenere le apparenze.

Webb disse: — Perché non spegne la luce?

 — Lui non vuole scappare — ribatté Devers. — Lui vuole ammazzare

gente.

 — Perché? — si accigliò Webb. Si udì ancora l'altoparlante.

Quando quello tacque, udirono un altro suono, acuto, teso, stridulo.

Devers mormorò: — E' lui.

 — Non sembra una voce umana — disse Webb. Guardò Parker.

 — Andiamo via di qui. Ci ha preso il nostro malloppo, è circondato dalla

 polizia, non c'è più speranza.

 — Guardate — disse Parker. Guardarono. Da una finestra di un piano al-

to della casa stava nevicando: neve di carta, che ciondolava e ondeggiava

come foglie, verdi foglie gonfie e tremule.

 — I nostri quattrini! — esclamò Webb.

 — Esattamente come ha detto Godden — fece Devers, quasi parlando a

se stesso. — Sta usando il potere.

 — Ma cosa diavolo vuol fare? — scattò Webb. Ci si arrabbiava.

 — Li sta comprando — rispose Devers. — E' matto da legare, sta usan-

do il suo potere tutto in una volta, ammazzando la gente, comprandola.

119

Page 120: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 120/136

Una valigia era volata fuori da quella finestra, versando quanto era rima-

sto delle banconote, e i biglietti svolazzavano, agitati dalla brezza.

La gente, trattenuta dalle forze di polizia, ancora non aveva capito di co-

sa si trattava, ma seguitava ugualmente a guardare.

Dalla finestra volò ancora denaro, seguito da una seconda valigia, apertacome la prima e scaraventata fuori come da una catapulta, rigirandosi su se

stessa nell'aria, sputando banconote a pacchi e sciolte.

Finché non accadde più nulla. Assolutamente nulla. La seconda valigia

cadde sulla strada, non lontano dalla prima, mentre alcuni biglietti fluttua-

vano ancora nell'aria. Poi tutto finì.

La voce stridula ricominciò a gridare parole incomprensibili come quelle

dell'altoparlante, ma una, che ora la superò, era chiara come il cristallo.

Era la voce di uno degli astanti che aveva gridato.

 — Ma sono quattrini!

Allora ogni cosa parve perdere d'interesse. La voce stridula di lassù con-

tinuava a gridare, dicendo quel che aveva da dire, ma nessuno l'ascoltava

 più.

Gli agenti, sparpagliati davanti alla casa, guardavano ormai in giù e da

una sola parte, verso la folla, e in quella luce cruda, i loro visi apparivano

 pallidi, tesi, preoccupati.

 — Ora vedrai che... — disse Webb.

La folla ruppe i cordoni.

Un istante prima, se ne stavano indietro, tranquilli, cercando magari di

avanzare, ma, comunque, restando sempre nello spazio permesso dalla po-

lizia; un attimo dopo, erano tutti in movimento, precipitandosi in avanti,

attraversando l'incrocio ed entrando nel bagno di luce. Camminavano car-

 poni, afferrando manciate di banconote, invadendo il prato, il marciapiede,

il viale.

 — Il nostro denaro — sospirò Webb, guardando con astio tutta quella

gente attraverso il parabrezza.

Devers indicò in alto. — Guardatelo!

Pareva una virgola nera, tutto sporto in fuori da una finestra del primo

 piano, e quella linea verticale, accanto a lui, era il fucile. Stava sparando

sulla folla sotto di lui, a scatti, rapidamente ma metodicamente.

Si udirono delle grida, là sotto, e molti corsero a ripararsi fuori del fascio

di luce, ma la maggior parte restò a rincorrere le banconote, ignorando

ogni altra cosa.

Parker guardò dall'altra parte della strada e vide un agente in divisa col

120

Page 121: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 121/136

fucile spianato. Gli parve maledettamente pignolo, date le circostanze:

 prendeva tempo per avere la certezza di mirare giusto.

In mezzo a tutta quella baraonda, Parker non poté udire lo sparo, ma vi-

de il fucile rinculare nelle mani del poliziotto. Tornò a guardare in su e

vide St. Cloud piombare giù, tra la folla. — Bene — disse. — Andiamo via di qui.

 — D'accordo — rispose Webb, mettendo in moto la Buick, e dopo aver 

fatto un giro a gomito, la diresse verso il punto di partenza.

Devers, la voce densa di delusione, disse: — E ora?

 — Allo studio di Godden — rispose Parker.

Webb si sporse di lato per guardarlo, poi riportò l'attenzione alla guida,

chiedendo: — Perché?

 — Perché dalla finestra sono volate soltanto due valigie — spiegò Par-

ker. — Ce n'erano tre. Lui era a piedi e più di due non poteva portarne. La

terza è certamente là nascosta da qualche parte, a portata di mano.

 — Figlio d'una puttana! — esclamò Webb e premette sull'acceleratore.

5

 — E' qui! — gridò Devers, e gli altri due arrivarono correndo.

Durante quel tragitto, non si erano preoccupati né del rumore, né della

luce dei fari. Il fattore tempo, a questo punto, era l'elemento più importante

di tutti.

Lasciando la Buick con i fari abbaglianti accesi, in mezzo al piazzale del

 parcheggio dietro all'edificio degli Studi Professionali di Monequois, i tre

si erano scaraventati giù dalla macchina come dei partecipanti a una caccia

al tesoro, e avevano frugato prima dentro l'edificio stesso, poi tutto intorno,

e infine sul retro.

E fu Devers a trovarla, dopo quindici minuti di ricerca, cacciata dentro a

un grosso bidone di metallo per l'immondizia, piazzato contro il muro po-

steriore della casa, ricoperta di cartacce per nasconderla alla vista dei pas-

santi. Webb aveva cercato tra i mucchi di foglie fino al punto più lontano

di quel piazzale, Parker, nella siepe lungo il confine della proprietà. Am-

 bedue corsero e trovarono Devers che, alla luce dei fari della Buick, sor-

rideva a una vecchia valigia di tela appoggiata sul coperchio di un bidone,

ora richiuso.

 — E' quella? — domandò Devers.

 — Vedremo — fece Parker. — Aprila.

121

Page 122: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 122/136

 — Bene. — Non era chiusa a chiave. Devers fece scattare le serrature,

alzò il coperchio e si trovò davanti a un ammasso confuso di banconote.

 — Bene. Mettila in macchina — disse Parker. — Spengi i fari e sali su,

allo studio. — Poi si volse a Webb. — Tu, vieni con me.

 — D'accordo.La porta posteriore era sempre aperta dall'ultima volta che ci erano pas-

sati. Parker fece strada su per le scale, con Webb alle calcagna che, mentre

 percorrevano il corridoio diretti allo studio di Godden, domandò:

 — Cosa siamo venuti a fare qui?

 — Il cadavere.

 — Se è morto.

 — Lo sarà — rispose Parker.

Avevano lasciato io studio come l'avevano trovato, luce accesa e porta

socchiusa, e quando vi tornarono, niente era cambiato. Ralph giaceva col

volto girato in posizione tale che pareva fissare un punto sotto la scrivania.

Parker s'inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sulla gola.

Webb, appoggiandosi alla scrivania, domandò:

 — Vivo o morto? Parker non rispose subito. Aveva il braccio in tensione

come se stesse compiendo uno sforzo. Poi ritrasse la mano. — Morto — 

disse. — Dobbiamo trovare qualcosa in cui avvolgerlo, per non lasciare

tracce di sangue.

 — C'è un tappeto di là.

 — Bene. Dammi una mano. Portarono il cadavere nell'altra stanza e lo

adagiarono sul tappeto che stava davanti alla scrivania della segretaria.

Quando ve lo avvolsero, le gambe di Ralph sporgevano dal ginocchio in

giù. Parker disse:

 — Dobbiamo toglier di mezzo anche le casse del denaro.

Ritornarono nello studio, presero le due casse e le portarono nell'ingres-

so. Poi Parker ritornò dentro per vedere se tutto era in ordine. C'erano delle

macchie di sangue sul tappeto, ma non c'era niente da fare. A parte quello,

tutto era normale. Comunque, le macchie potevano essere notate soltanto

girando dietro la scrivania. Parker spense la luce, passò nell'altro ufficio e,

con Webb, portò il cadavere nell'ingresso. Chiusero la porta dietro di loro e

Devers andò loro incontro.

 — Che c'è?

Webb rispose: — Stiamo trasportando uno stecchito.

 — Ce la fai a prendere quelle due casse? — disse Parker. — Bada di non

sbatterle contro il muro.

122

Page 123: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 123/136

 — Farò del mio meglio.

Parker e Webb ripresero il cadavere e lo caricarono sulla macchina. De-

vers li seguì portando una cassa per volta: ne portava avanti una per un

tratto, tornava indietro a prendere l'altra e così via, fino a destinazione. Da-

to che Parker e Webb andavano più lentamente di lui, Devers poté mante-nersi al passo con loro e perfino correre avanti per aprire il baule della

Buick. Il baule era stipato: c'erano la valigia, le casse metalliche e il cada-

vere.

Parker e i due compari salirono sul sedile anteriore.

 — Dove si va, ora? — domandò Webb.

 — Casa Godden.

6

Il medico era seduto sul pavimento dove l'avevano lasciato, sempre le-

gato e imbavagliato. Webb andò direttamente verso il cassettone e, mentre

Parker accendeva la luce, prese le chiavi di Godden, e uscì a scambiare le

auto di posto, mettendo la Buick nel garage e quella di Godden fuori, sul

viale.

Parker sedette sul letto.

 — Ascoltatemi bene — disse. — Per causa vostra, tutto è andato in ma-

lora. Noi non possiamo più nasconderci nel posto che avevamo trovato,

non ce la facciamo più a tagliare la corda, perché ormai è quasi giorno. Tre

dei miei amici sono morti e due terzi del denaro, svaniti. Se non mi ser-

viste, vi farei fuori seduta stante col primo arnese che mi capitasse per le

mani. Ma mi potete servire, perciò avete una speranza di campare. Colla-

 borate e vi andrà tutto bene. Cercate di fare di nuovo il furbo e per voi è

finita.

Godden annuì, scotendo il capo con vigore.

 — Benissimo. — Parker gli si avvicinò e gli tolse il bavaglio. — Non

 perdete tempo in chiacchiere. Limitatevi a rispondere alle mie domande.

Godden annuì di nuovo.

 — D'accordo. — Aveva la voce roca, come arrugginita e, sulle gote, i se-

gni rossi lasciati dai cerotti. Il sangue sulla fronte si era seccato: non goc-

ciolava più.

Parker tornò a sedersi sul letto.

 — Per quanto tempo ancora vostra moglie starà fuori città?

 — Cinque giorni. Tornerà lunedì pomeriggio. Cioè, dovevamo ritornare

123

Page 124: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 124/136

tutti e due lunedì pomeriggio.

 — Dovevate partire?

 — Venerdì. Venerdì pomeriggio.

 — Oggi dovevate andare allo studio?

 — Volete dire domani? Cioè il giorno che sta per cominciare? — Sono le quattro e venti del mattino. Voglio dire oggi.

 — Sì, certo.

 — Quanti pazienti, in giornata?

 — Quattro. Be', tre, dato che non possiamo contare Ralph Hochberg.

 — E Roger St. Cloud?

 — Sì. E'...?

 — Perciò ne restano due — disse Parker. — A che ora è la prima seduta?

 — Alle dieci. Ma era l'ora di Ralph. La seguente sarebbe stata alle un-

dici.

 — In mattinata — disse Parker — chiamerete quei due pazienti e direte

che oggi non andrete allo studio.

 — Sta bene.

 — Ma prima aspettate che siano venuti quelli della legge.

Godden lo guardò con espressione stupita.

 — La legge? Volete dire la polizia?

 — Il vostro Roger si è barricato in casa e ha fatto alle fucilate con i poli-

ziotti.

 — Mio Dio!

 — Vi chiameranno. Se avrete modo di saperlo prima, in qualche maniera

legittima, allora telefonerete voi offrendo la vostra piena collaborazione.

Offritevi di parlare, dite loro tutto ciò che vogliono sapere. Ma fate di tutto

 per non andare là. Invitateli a venire da voi.

 — E se insistono?

 — Insistete anche voi.

 — Ma non si insospettiranno?

 — No. Quando verranno, raccontate tutto quel che sapete di Roger. E

 badate bene di non accennare a noi.

 — E voi sarete qui? E' questo il luogo dove pensate di nascondervi?

 — Se ci fate la spia — disse Parker — il minimo, che vi può capitare, è

che la polizia venga a sapere della vostra partecipazione nel furto alla base.

Il massimo, una pallottola in testa.

 — Se riesco a salvare la buccia — rispose Godden — mi considererò

molto fortunato. Ellen Fusco mi ha parlato di voi, Parker, ma io vi avevo

124

Page 125: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 125/136

sottovalutato; in realtà, non avevo ascoltato bene quel che diceva. — Si

rannuvolò.

 — Avevo sottovalutato anche Roger.

 — Tenetelo bene a mente — disse Parker, alzandosi. — Ci vediamo in

mattinata. — Ve ne andate lasciandomi in questo modo?

Parker uscì, spegnendo la luce. Un debole chiarore proveniente dalla cu-

cina gli permise di girare per la casa al buio. Si diresse da quella parte e

trovò Webb accanto al frigorifero che, al suo ingresso, si voltò con una

 bottiglia di latte in una mano e un pezzo di torta nell'altra.

 — Morivo di fame — disse.

 — Dov'è Devers?

 — Qui — rispose Devers, entrando. Sorrideva, trascinandosi dietro la va-

ligia. — Pensavo che potremmo dividerci il malloppo, prima che io me ne

torni via.

Parker lo guardò. — Te ne torni dove?

Devers gli lanciò un'occhiata smarrita.

 — Da Ellen. Dove volete che vada?

Parker disse: — Domani, a un'ora qualunque, la polizia troverà quei tre

cadaveri lassù, alla casa di caccia. Domani stesso, o al massimo dopodo-

mani, avranno il rapporto delle impronte digitali, e uno di quei cadaveri

verrà riconosciuto come appartenente a Martin Fusco. Si daranno da fare e

andranno a interrogare l'ex moglie di Martin Fusco, abitante in questa città.

Prima coincidenza. Parleranno a Ellen e verranno a sapere che, attualmen-

te, è l'amante di un tizio che lavora all'ufficio amministrativo della base di

aviazione. Coincidenza numero due.

Devers era diventato pallido. — Cristo! Come farò a cavarmela da que-

sto ginepraio? Io seguiterò a negare. Che cosa possono farmi? Negherò e

negherò. Se c'è una coincidenza, cosa possono farmi?

Webb, con la bocca piena di torta, disse:

 — Ti daranno addosso, amico. Sarà dura.

 — Saprò resistere.

 — E Ellen? Ce la farà? Daranno addosso anche a lei — disse Parker.

 — Ti direi di farla fuori — esclamò Webb, pensieroso. — Ma ti dareb-

 bero addosso ancora di più. E poi, se ti pescassero, ti accollerebbero anche

quell'altro assassinio.

Devers guardava ora l'uno ora l'altro. — Cosa devo fare?

 — Ti prendi i tuoi quarantamila dollari e tagli la corda.

125

Page 126: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 126/136

 — Ma devo finire la ferma!

Parker scosse il capo. — Non più. Tra la tua donna e quello là, del piano

di sopra, ti hanno completamente fregato.

 — Sì. Ma solo se trovano il cadavere di Fusco.

 — Non ci pensare nemmeno a farlo sparire — fece Webb. — Ti può an-dare ancora bene se ti limiti a girare in città, ma provati a uscire e ti saltano

addosso. Non puoi neppure arrivare alla casa di caccia, senza passare per 

la base.

 — Be'? E se mi fermano? Io sono pulito.

 — Impiegato all'ufficio amministrativo. In giro alle quattro del mattino.

Senza uno scopo preciso.

 — Poi, se ti pescano mentre torni indietro, non lo sei più, pulito — ag-

giunse Parker. — Non certo con Fusco nella macchina.

Devers stava diventando nevrastenico. — Maledizione, ci deve pur esse-

re una via d'uscita! Cosa diavolo devo fare?

 — Cercati il libretto di circolazione della macchina di Godden. Per il ca-

so che ti fermino. Poi prendi la sua macchina, vai a casa a raccattare Ellen

e la bambina. Se non vuol venire con te, l'ammazzi.

 — Io non posso...

 — Allora, se non puoi, telefonaci e dacci la possibilità di smammare alla

svelta.

Devers li guardò a lungo, prima l'uno, poi l'altro. — Sta bene. Vado a

 prenderla. E poi?

 — La porti qui. Se la polizia la trovasse, lei parlerebbe di Godden e noi

abbiamo bisogno che Godden sia al di fuori di ogni cosa per poter restare

nascosti qui. Perciò, deve venire qui anche lei.

 — Per quanto tempo dovremo far buca qui?

 — Due o tre giorni. Fino a che allenteranno un po'.

Devers fece un gesto d'ira, di sconforto. — E poi? Cosa farò io?

 — Scegliti un nome nuovo, amico — disse Webb. — Stattene tranquillo

 per un po' e spera per il meglio.

 — Significa che dovrò scappare per tutto il resto della mia esistenza.

Webb sogghignò. — Come nei film? Dormire nei fienili, viaggiare nei

carri-merci... questo vuoi dire? — scosse il capo. — Io sono stato ricercato

col mio vero nome per quindici anni. Parker, qui, è stato ricercato sotto

tanti di quei nomi, che non se ne ricorda nemmeno più. Ma se la sai pren-

dere, non è poi tanto noioso.

Devers guardò Parker. Cominciava a vedere le cose sotto un altro aspet-

126

Page 127: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 127/136

to. — Voi eravate a Portorico — disse.

Webbe allargò le braccia. — Ecco, vedi? In fuga... a Portorico, all'Hotel

Hilton.

7

Quando i due agenti in borghese se ne andarono, Parker uscì dalla cuci-

na, e mise via la pistola.

 — E' andata bene — disse.

Godden sudava, il cerotto sulla fronte pareva una macchia scura contro

la pelle lustra e pallida.

 — Non ci passerei sotto una seconda volta — disse. — Neppure per un

milione di dollari.

Webb e Devers entrarono dall'altra parte. — L'avete fatto per molto me-

no — osservò Webb — e poi non siete nemmeno riuscito a trattenere quei

 bigliettoni.

Devers non disse niente. Era ormai rassegnato all'impossibilità di tornare

indietro, ma odiava Godden che era la causa di tutti i suoi guai. Lo fissava,

tenendo i pugni stretti sui fianchi.

Godden si tastò nervosamente le fasciatura.

 — Credete che l'abbiano bevuta?

 — Hanno bevuto ogni cosa — rispose Parker. — Avete recitato bene.

La storiella, che Parker gli aveva consigliato di raccontare, legava ab-

 bastanza bene, essendo piuttosto vicina alla verità. Quando, alle sette meno

dieci di quella mattina, il telefono aveva squillato, era andato Parker a ri-

spondere, dicendo di essere Godden. Era un giornalista che chiamava da

Syracuse in rappresentanza di una catena di giornali. Parker, sotto le vesti

di Godden, gli aveva detto che le notizie riguardanti Roger St. Cloud lo

avevano molto scosso e che, naturalmente, non poteva fare alcuna dichia-

razione, finché non avesse parlato con la polizia.

Poi Parker aveva svegliato Godden e lo aveva costretto a telefonare alla

 polizia per informarli di aver ricevuto una telefonata da un cronista e di

aver saputo come Roger St. Cloud fosse stato colto da mania omicida.

Quando il poliziotto, dall'altra estremità del filo, gli aveva completato i fat-

ti, Godden si era offerto di raccontare quanto sapeva sulla situazione e sul-

lo stato mentale di St. Cloud, aggiungendo poi che avrebbe molto gradito

la visita della polizia a casa, perché, per andare a rispondere alla telefonata

di quel reporter, era caduto dal letto e si era ferito alla testa: ferita di cui

127

Page 128: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 128/136

ancora non sapeva la gravità. Inoltre, le spaventose notizie riguardanti un

suo paziente lo avevano veramente scombussolato.

Il poliziotto si era dimostrato molto comprensivo e aveva detto che

avrebbe mandato un paio di agenti a una qualche ora della mattinata.

Difatti, erano arrivati alle dieci e un quarto, già informati della ferita allatesta, gentili e deferenti e, evidentemente, senza alcun sospetto sul dottor 

Godden. Per quale ragione avrebbero dovuto sospettarlo?

A questo punto, erano le undici meno un quarto. Durante quella mezz'-

ora, i due agenti si erano interessati unicamente al monologo del dottor 

Godden su Roger St. Cloud. Al principio, Godden era stato nervoso, ma i

 poliziotti ne avevano certamente compreso le ragioni, poi, nel descrivere

Roger si era via via scaldato e il nervosismo era sparito. Dopotutto, si era

trovato ingolfato a parlare di cose inerenti al suo mestiere. I due agenti non

avevano neanche accennato al fatto che Roger era coinvolto nel furto della

notte precedente alla base di aviazione, ma i due eventi erano stati collegati

insieme dalla trasmissione radio delle nove. E la radio non aveva ancora

 parlato dei cadaveri trovati alla casa di caccia, ma il bollettino delle nove e

mezzo aveva diramato il ritrovamento dell'autobus:

"Può darsi che alcuni fra i banditi abbiano passato il confine canadese

approfittando delle tenebre."

Perciò, almeno per un po' di tempo, potevano considerarsi al sicuro.

Godden aveva già telefonato a quei pazienti che avrebbe dovuto ricevere

in giornata e in quella seguente, dicendo che, date le circostanze, non

sarebbe tornato allo studio prima della settimana ventura.

Dopo qualche altra telefonata da parte di giornalisti - lo psicanalista rim-

 piazza il prete, come fonte di notizie di vita privata - nessuno avrebbe tro-

vato molto strano il fatto che Godden lasciasse il telefono staccato.

A quel punto, era rimasta la moglie di Godden. Parker disse:

 — Chiamate vostra moglie. Lei vorrà tornare a casa, ma voi ditele di no.

Ditele che andrete da lei venerdì come avevate fissato, sempre che la po-

lizia non abbia bisogno di interrogarvi ancora, in quel caso ci andrete sa-

 bato. Ditele di non tentare nemmeno di telefonarvi, perché i giornalisti non

vi danno pace e voi non avete più intenzione di rispondere al telefono.

 — Sta bene — rispose Godden. Chiamò e, più che parlare, ascoltò, poi,

finalmente, riuscì a piazzare quanto gli aveva ordinato Parker. Quando

riagganciò, guardò Parker con aria esitante, poi:

 — Dovrei fare un'altra telefonata — disse.

 — A chi?

128

Page 129: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 129/136

 — A una signora. Avrei dovuto vederla stasera.

 — Qui?

 — No. A casa sua.

 — Chiamatela. Devers, ascolta dalla derivazione di cucina. Se qualcosa

non ti sembra chiaro, avvertimi. — Bene. — Devers andò in cucina e, dall'espressione, era evidente la sua

speranza che Godden tentasse di fare il furbo.

Ma Godden non ci pensò neppure. Chiamò là sua amica, le spiegò che

l'affare di Roger St. Cloud aveva mandato tutto a monte e le promise di

andarla a trovare la settimana seguente, martedì o mercoledì al più tardi.

Quando ebbe tolto la comunicazione e Devers fu rientrato in salotto sco-

tendo il capo con aria di disgusto, Parker disse: — Benissimo. Tornate in

camera.

Godden balzò in piedi, cercando di sorridere.

 — Non c'è bisogno che mi leghiate di nuovo, sapete — fece.

Potete fidarvi di me. Come e quanto voi, non vedo l'ora di uscire da que-

sto pasticcio.

 — Davvero, pezzo di bastardo? — esclamò Devers.

Godden si voltò a guardarlo, protendendo le mani aperte.

 — Mi dispiace per quanto è accaduto a tutti voi, credetemi. Non volevo

che finisse così. Non desideravo la morte, né la rovina di nessuno. Volevo

soltanto impadronirmi dei vostri quattrini.

 — Bastardo della malora! — ripeté Devers.

 — Basta! — intervenne Parker. — Godden, andate di sopra. Webb, ac-

compagnalo. Devers, tu va' a dare un'occhiata alla tua donna.

Devers fece una smorfia. — La mia donna! — disse, con aria stomacata

e, girandosi, uscì dalla stanza.

Avevano sistemato Ellen e la bambina nella stanza che un tempo era

stata dei bambini di Godden. Da quanto aveva raccontato Devers, lei non

voleva venire con lui a nessun costo, quando era andato a prenderla, la not-

te precedente; lei si sentiva sicura di non lasciarsi intrappolare dalla poli-

zia. Stan le aveva spiegato che, essendo lei l'ex moglie di uno di coloro che

avevano fatto il colpo e, per di più, l'amante di un impiegato dell'ufficio

amministrativo della base, non le restavano molte probabilità di far fessi i

 poliziotti. Inoltre, non aveva altra scelta se non quella di andare con lui o

essere fatta fuori, perché pericolosa per i pochi rimasti. Allora aveva final-

mente ceduto, sia pure con grande riluttanza.

Poi avrebbe voluto fare un monte di bagagli, ma Devers gliel'aveva im-

129

Page 130: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 130/136

 pedito, spronandola a sbrigarsi, così era arrivata lì con la figlia e una vali-

getta riempita in fretta e furia delle cose più necessarie.

Appena arrivati, lei si era comportata in modo strano, fluttuando spaven-

tosamente fra panico e colpa, disperazione e rabbia, tanto che Parker aveva

deciso di non poter assolutamente fidarsi di lei e, da quel momento, l'avevatenuta sotto chiave.

Durante la visita degli agenti, Parker si era garantito il silenzio di lei, mi-

nacciandola di far pagare alla bambina il male che lei avrebbe eventual-

mente causato. E così, aveva ottenuto ciò che voleva.

Parker entrò in cucina e aprì la radio per ascoltare il bollettino delle un-

dici. Per il momento, avevano un attimo di respiro, e qualche speranza di

cavarsela, malgrado il futuro fosse incerto e complesso.

Il cadavere di Ralph Hochberg era giù, nello scantinato, nascosto sotto

un telo. Il denaro era ancora dentro la valigia vicino al frigorifero. Godden

si trovava prigioniero in una stanza, Ellen e la bimba in un'altra e, in giro,

non c'era più nessun altro cui la polizia potesse rivolgersi per informarsi

sul loro conto. Si erano premuniti contro le visite e le telefonate.

Se avevano un po' di fortuna, sarebbero potuti restare lì altri due giorni;

fino a sabato. E, se avevano fortuna, quei due giorni sarebbero bastati.

Quando Webb e Devers rientrarono in cucina e lo informarono che i pri-

gionieri erano tranquilli, Parker disse:

 — Vediamo quella valigia. E' arrivato il momento di sapere quanto ci è

rimasto.

Si sedettero intorno al tavolo di cucina con la valigia aperta davanti e co-

minciarono a contare. Quando ebbero finito, avevano raggiunto un totale

di centoventiseimila e cinquecentottantatré dollari. Parker fece dei calcoli

con carta e matita, poi disse:

 — Quarantaduemila centonovantaquattro dollari a testa, e un dollaro in

 più.

Frugando nel mucchio sul tavolo, Webb pescò un biglietto da un dollaro,

lo accartocciò e lo gettò per terra.

 — Ecco: ora il conto è pari — disse.

Devers cominciò a ridere. Quando la sua risata fu sul punto di diventare

isterica, Parker esclamò: — Finiscila!

Smettendo di colpo, Devers guardò fissamente Parker, con astio, poi si

alzò e andò in salotto.

 — Che gli piglia? — fece Webb.

 — Staremo a vedere.

130

Page 131: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 131/136

La radio era sempre accesa. Il bollettino dell'una annunciò la scoperta

dei cadaveri alla casa di caccia, per quanto senza alcun segno di ricono-

scimento, e continuò dicendo che le "autorità stavano ricercando Devers ed

Ellen Fusco". Nessuna accusa, nessun sospetto che avessero preso parte al

furto. Erano soltanto ricercati per informazioni. La descrizione data dall'-annunciatore si attagliava benissimo a Devers e a Ellen, ma si sarebbe po-

tuta attagliare a un altro milione di persone.

 — Devono aver trovato i cadaveri nella casa di caccia, stamani disse

Webb. — La notizia non è stata diramata, finché non hanno avuto la cer-

tezza che Devers non tornava a casa.

Di lì a poco, Devers rientrò dal salotto. Aveva scovato il bar di Godden e

teneva un bicchiere pieno di Scotch liscio in mano.

 — Dovreste venire a vedere la televisione — disse. — Hanno trasmesso

una mia fotografia.

 — Davvero? — esclamò Webb. — Allora, sei una celebrità.

 — Sono una celebrità. — Devers era già un po' ubriaco, quanto bastava

 perché cominciasse a far discorsi idioti.

Webb aggiunse: — Una celebrità dovrebbe bere col ghiaccio. Permettimi

di procurartene un poco.

Devers restò in piedi in mezzo alla stanza, mentre Webb, trovato un sec-

chiello, vi vuotava dentro due strati di cubetti di ghiaccio.

Devers aveva l'espressione mogia della sbronza triste, lo sguardo torvo e

scontroso di chi sospetta di essere preso per il bavero.

Webb agguantò il secchiello e disse:

 — Dai, Stan. Facciamo la gara a chi finisce prima sotto il tavolo. — E se

ne andò con Devers in salotto.

Più tardi, Parker lasciò uscire Ellen, perché preparasse da mangiare. An-

che lei era torpida nelle sue reazioni, docile ma immusonita, mentre Pam,

la sua bambina, sentendo nell'aria qualcosa che non funzionava, le stava

appiccicata alle sottane, guardandosi intorno con gli occhioni spalancati.

Pranzarono tutti insieme, fatta eccezione di Godden, al quale, dopo, por-

tarono un vassoio in camera. Parker sentiva che, attorno a quel tavolo, era-

no in troppi a odiare Godden, e non c'era proprio bisogno di cercarsi altre

rogne.

Devers risentiva ancora molto della sbronza. Poi, mentre Ellen tornava

nella sua stanza e Parker andava in salotto per guardare la televisione, De-

vers e Webb rimasero in cucina. Devers raccontava storielle piccanti e

Webb parlava di delitti. Ridevano come matti.

131

Page 132: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 132/136

Parker non bevve e restò davanti al televisore: durante il telegiornale

della sera vide le riprese che avevano girato alla casa di caccia. Vide ap-

 parire sullo schermo la madre di Ellen Fusco che pregava la figlia di tor-

nare o, per lo meno, di portare la bimba a vivere con sua nonna. Vide le

fotografie di Devers e di Ellen.Alle due del mattino, Devers crollò. Webb andò da Parker vacillando

leggermente.

 — Si riprenderà — disse. — Si comporterà benone, Parker. Deve soltan-

to farci l'abitudine.

 — Ne sono convinto.

La giornata di venerdì fu lunga e noiosa. Per due o tre volte sentirono

qualcuno che suonava alla porta e poco dopo se ne andava, rinunciando.

Devers era ancora sotto i postumi della sbornia, quindi passò la maggior 

 parte del tempo in cucina tentando tutti i mezzi per smaltirla. Webb trovò

un mazzo di carte e cominciò a fare un solitario dopo l'altro. Ellen era più

calma, più ragionevole, e, poiché si rendeva conto di non poter andare in

nessun altro posto, permisero a lei e alla bambina di circolare per casa.

Godden era sempre in camera sua, legato. Parker girava come un leone in

gabbia, all'erta, aspettando.

Il venerdì notte, Devers e Webb si ubriacarono di nuovo, giocarono a ra-

mino e si raccontarono le stesse barzellette della sera prima. Ellen, dopo

aver messo a letto la bambina, tornò in salotto e disse a Parker:

 — Stan non mi vuole più. Non lo biasimo. Ma non ho un soldo e non so

dove andare.

Parker la guardò. — Che cosa volete da me?

 — Un po' di soldi. Non molto.

 — Forse Devers vi darà qualcosa della sua parte. Chiedeteli a lui.

 — Non ho un posto dove andare — ripeté lei e la paura ricominciò ad

affacciarsi nei suoi occhi.

Parker non voleva che riattaccasse con gli isterismi e le stramberie. Per 

tenerla tranquilla, disse: — Ne parlerò con Webb. Cercheremo di trovare

una soluzione per il vostro problema. Domani.

 — Grazie — rispose lei, con voce atona, e uscì dalla stanza.

Quella notte, Devers crollò all'una e Webb entrò in salotto per unire il

suo whisky in compagnia di Parker.

 — Bravo ragazzo — disse. — Continuerà su questa strada? Che ne dici?

 — Può darsi — rispose Parker.

Webb terminò di bere e appoggiò il bicchiere per terra, accanto alla pol-

132

Page 133: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 133/136

trona.

 — Quando credi che potremo smammare da qui?

 — Forse domani sera. Mi pare clic questi paraggi non siano più sorve-

gliati.

 — Ci crederanno in Alaska, a quest'ora.Parker non rispose e, quando, un istante più tardi, si voltò per guardarlo,

Webb si era addormentato.

L'unica luce della casa proveniva dall'apparecchio televisivo. Parker vi

stava davanti e lo guardava, senza però porgervi alcuna attenzione e quan-

do il solito sermone e l'inno nazionale ebbero termine, e sullo schermo co-

minciò a "nevicare", lui non si prese neppure il disturbo di alzarsi per an-

dare a spegnerlo.

Di lì a poco, sempre col viso rivolto verso lo schermo, si addormentò.

8

 Nel sentirsi toccare un braccio da Webb, Parker si svegliò. Sullo scher-

mo della televisione stavano saltellando alcuni cartoni animati. Una luce

grigia filtrava dalle tende che coprivano l'ampia finestra. Parker guardò

l'orologio: le sette e quaranta.

L'espressione di Webb era seria.

 — Vieni a dare un'occhiata. Parker salì insieme con lui nella camera di

Godden. L'uomo, con le braccia e le gambe sempre legate, giaceva di fian-

co, sul letto. Aveva la gola tagliata. Il lenzuolo era inzuppato del suo san-

gue.

 — La donna! — esclamò Parker.

 — Sparita. Ha lasciato questo.

Poche parole erano state frettolosamente scribacchiate a lapis su di un

 pezzetto di carta gialla, in grossi caratteri irregolari.

"Non dirò dove siete. Devo portare Pam a casa di mia madre. Scusate-

mi."

 — E ora, che si fa? — domandò Webb.

 — Mi piacerebbe sapere quando se n'è andata.

 — Ho sentito chiudere la porta. E' quello, che mi ha svegliato. Neanche

cinque minuti fa.

 — Dobbiamo squagliarcela.

Scesero in cucina, svegliarono Devers e gli mostrarono il biglietto, rac-

contandogli di Godden.

133

Page 134: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 134/136

Parker disse:

 — Fatti passare la sbronza, figliolo. Ora dobbiamo tagliare la corda.

 — Perché? Credete che parlerà?

 — Non avrà bisogno di parlare. Una pazza che va in giro barcollando in

una città piccola come questa, alle sette e mezzo del mattino, dove crediche possa arrivare? Sei isolati? Dieci? La prenderanno e penseranno che,

 probabilmente, i suoi compagni si trovano nelle vicinanze. Qualcuno dirà:

quel dottore che cura i cervelli abita da queste parti. Qualcuno dirà: vai a

darci un'occhiata, Joe.

Devers era completamente sobrio, ora.

 — Quanto tempo abbiamo? — domandò.

 — Il tempo che prenderanno per organizzarsi. Fino a che qualcuno si

renderà conto che Godden abita nei paraggi. Forse un'ora, forse meno.

 — Accidenti! — Devers andò all'acquaio di cucina, fece scorrere acqua

fredda e si sciacquò il viso, asciugandosi poi con un canovaccio. — Dove

si va?

 — Vieni con me per un tratto — rispose Parker.

Raccattarono la loro roba e salirono in macchina. Parker e Devers pre-

sero la Cadillac verde scuro di Godden. Cacciarono tutto quanto nel baule:

la valigia di Parker con la sua roba e la sua parte del malloppo, e una va-

ligetta di Godden in cui Devers aveva messo i suoi denari. Parker si mise

al volante. Si trovavano dalla parte est di Monequois, il che significava che

erano già sulla strada giusta per scappare. Infilarono la Route Undici e si

diressero verso ovest, puntando su Potsdam. La Buick di Webb li seguì per 

un tratto, poi svoltò a sud di Moira. Parker proseguì fino a Lawrenceville,

 poi, girando per una scorciatoia, traversò Buckton e Southville, e, arrivato

a Colton, prese la Cinquantasei. Puntò verso sud.

La radio era accesa. Le notizie del furto cominciavano a essere stantie,

 poiché ormai era arrivato il terzo giorno, e non era più successo niente di

sensazionale.

Ancora nulla su Ellen Fusco.

 — Presto questa macchina scotterà — osservò Devers. — Appena i poli-

ziotti arriveranno a casa di Godden.

 — Lo so.

  — Quali speranze abbiamo?

 — Ci vuole una città — rispose Parker. — In una città si può sparire. Ma

qui non ci sono che montagne.

 Nel cassettino del cruscotto c'era una carta stradale dello Stato di New

134

Page 135: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 135/136

York. Devers la esaminò a lungo. Finalmente disse:

 — La nostra unica risorsa è Albany.

 — Quanto disfa da qui?

 — Dove siamo?

 — Stiamo arrivando in un posto chiamato Sevey.Devers riprese a studiare la carta. — Circa duecentocinquanta chilome-

tri. E per un bel tratto, è strada buona. E' la stessa che ho percorso quando

sono venuto a prendervi — disse, con un sorriso triste.

9

Arrivò col bollettino delle undici, proprio mentre stavano passando Glen

Falls sulla Northway, a circa ottanta chilometri da Albany. "La signora El-

len Fusco, ricercata per la partecipazione al furto della notte di mercoledì

scorso, ai danni della base militare d'aviazione in Monequois, nello Stato

di New York, è giunta questa mattina presto alla casa dei suoi genitori, si-

gnori Atkinson di Monequois, stringendo la figlioletta Pamela tra le brac-

cia. Stordita e disfatta, la donna è incapace di raccontare alla polizia dove

ha passato gli ultimi tre giorni..."

 — Bene — esclamò Devers. Guardò Parker. — Ce la farà.

 — Se diramano questa notizia — disse Parker  — è perché hanno già sco-

 perto che Ellen viene da casa Godden. E' ora di abbandonare questa mac-

china. Dov'è l'uscita più vicina?

 — Saratoga — disse Devers, dopo aver guardato la carta.

 — Scaricheremo là.

Parker mantenne la velocità sul limite massimo concesso dalla legge fino

all'uscita di Saratoga, sorvegliando sempre lo specchietto retrovisivo. Il

traffico del sabato stava cominciando a congestionarsi e una Cadillac verde

scura non avrebbe dato troppo nell'occhio, ma non potevano osare di più.

Parker lasciò la macchina nel centro di Saratoga, davanti a un parchi-

metro. Camminò con Devers lungo tre isolati fino ad arrivare al deposito

degli autobus e là salirono sull'espresso delle undici e mezzo per Albany.

Quando vi giunsero, erano le dodici e cinque.

 — Qui, ci separiamo — disse allora Parker. — Tu hai bisogno di

qualcuno che diriga i tuoi passi, ma io non ho tempo di farlo, ora. C'è un

amico mio, un certo Handy McKay, che si è ritirato dal giro e gestisce una

tavola calda in un paese chiamato Presque Isle, nel Maine. Vacci, digli che

ti mando io. Raccontagli pure tutto. Ti aiuterà.

135

Page 136: Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker

5/12/2018 Richard Stark - Guardati Le Spalle, Parker - slidepdf.com

http://slidepdf.com/reader/full/richard-stark-guardati-le-spalle-parker 136/136

 — Grazie — rispose Devers. — Non era esattamente questo il modo in

cui speravo che andasse a finire, ma... all'inferno!

 — Così va bene — disse Parker.

10

Lei stava distesa su una sedia a sdraio, il viso al sole. Indossava un pren-

disole bianco e nero. Gli occhiali da sole che portava erano cerchiati di

 bianco. L'asciugamano, il libro, le sigarette e la crema erano sulla sabbia,

accanto a lei. Pareva dormire.

Prima di andar lì, Parker era salito in camera e si era messo in costume

da bagno. Avanzò sulla spiaggia e le sedette vicino.

 — Sei molto più abbronzata di quando ti ho lasciato.

Claire sussultò. Sollevando gli occhiali da sole, lo sbirciò.

 — Sei tornato per davvero! — esclamò.

 — Tornerò sempre.

 — Fantastico! Dove si va a mangiare, stasera?

 — Alla Mallorquina.

 — Bene, mi piace. E mi porti al casinò, dopo?

 — Sì.

FINE

136