Ricerche faunistiche in Africa Orientale

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This article was downloaded by: [University of Tennessee At Martin] On: 04 October 2014, At: 09:02 Publisher: Taylor & Francis Informa Ltd Registered in England and Wales Registered Number: 1072954 Registered office: Mortimer House, 37-41 Mortimer Street, London W1T 3JH, UK Bolletino di zoologia Publication details, including instructions for authors and subscription information: http://www.tandfonline.com/loi/tizo19 Ricerche faunistiche in Africa Orientale Edoardo Zavattari Published online: 14 Sep 2009. To cite this article: Edoardo Zavattari (1937) Ricerche faunistiche in Africa Orientale, Bolletino di zoologia, 8:1, 247-253, DOI: 10.1080/11250003709434930 To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/11250003709434930 PLEASE SCROLL DOWN FOR ARTICLE Taylor & Francis makes every effort to ensure the accuracy of all the information (the “Content”) contained in the publications on our platform. However, Taylor & Francis, our agents, and our licensors make no representations or warranties whatsoever as to the accuracy, completeness, or suitability for any purpose of the Content. Any opinions and views expressed in this publication are the opinions and views of the authors, and are not the views of or endorsed by Taylor & Francis. The accuracy of the Content should not be relied upon and should be independently verified with primary sources of information. Taylor and Francis shall not be liable for any losses, actions, claims, proceedings, demands, costs, expenses, damages, and other liabilities whatsoever or howsoever caused arising directly or indirectly in connection with, in relation to or arising out of the use of the Content. This article may be used for research, teaching, and private study purposes. Any substantial or systematic reproduction, redistribution, reselling, loan, sub-licensing, systematic supply, or distribution in any form to anyone is

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Bolletino di zoologiaPublication details, including instructions for authorsand subscription information:http://www.tandfonline.com/loi/tizo19

Ricerche faunistiche in AfricaOrientaleEdoardo ZavattariPublished online: 14 Sep 2009.

To cite this article: Edoardo Zavattari (1937) Ricerche faunistiche in Africa Orientale,Bolletino di zoologia, 8:1, 247-253, DOI: 10.1080/11250003709434930

To link to this article: http://dx.doi.org/10.1080/11250003709434930

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EIIOARDC) ZAVATTARI

Ricerche faunistiche in Africa Orientale.

LA min esposizione snr.2 necessariamente frnmmentnrin e incom- pleia : frammentaria perchit la rnateria'delln quale devo trnttare it nncorn a110 stnto fluido, deve essere nncorn plasmnta in un tutto organic0 e sistemico, tale da offrire una visione sufficientemente precisa di quello che e i1 quadro zoogeogrnfico dell' Impero itnlinno d' Etiopia ; incompletn perch6 il tempo ineluttnbilmente breve che mi e qui concesso, non mi permette di procedere ad una rivistn, anche oltremodo sommnria, dei risultnti cohseguiti dnlle varie spe- dizioni che si sono susseguite in quel vasto paese, dalle piu antiche di J. BRUCE (1768-1773), di H. SALT (1608-1809) e . di E. RUPPEL (1832-1833), Iino alln mia recentissima nel territorio dei Borana, conchiusasi appenn due mesi o r sono.

E poichd non mi e ancorn pnssibile offrire unn sintesi sufficien- temente precisa dei risultnti rag i iun t i nell' ultima min esplornzione, giacchi: gli ingentissimi materiali rnccoIti, nffidati ni singoli spccin- listi, sono tuttora a110 studio c quindi mancnndo dei dati nnnlitici non sono in grndo d i discutere con compiutezza e sicurezza i fatti constntnti e le conclusioni che sc n e possono trarre, cosl mi l i d - terb a prospettare alcuni degli nspetti piu essenziali di quelli che sono gli imprescindibili cnpisaldi che debbono essere posti come premessa per ogni ulteriore ricerca ; mi limiterb, in base alln mia ormai lunga esperienza di biologo nfricanistn, a d esporre quelle che io ritengo essere le direttive che dovrnnno guidnre ogni ricerca futurn.

I1 primo problema che ci s i presenta come punto d i partenza per ogni ulteriore indngine e per ogni conclusione qenerale 6 il seguente: quale e lo stato attunle delle nostre conoscenze sulla fauna dell' A. 0. I .? A questo quesito ha gi& risposto il collega

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PAKISI nelfa relazione da lui lettn a Firenze nell'aprile scorso, a1 Terzo Congrrsso di Studi Coloniali. Risposta piuttosto sconfortante, che ci mostra in maniera ben chinra quanto scarse siano le nostre conoscenze, qunli enormi lacune si debbano ancora colmnre prima di poter discutere su elementi un poco sicuri ; ch6 infatti, se per i vertebrati, soprattutto mammiferi e uccelli, possediaino notizie abbnstanza complete e gi.? sufficientemente elaborate, per gli inver- tebrati manca qualsiasi studio d'insieme, pur esistendo, specialmente per gli insetti, un numero molto considerevole di pubblicazioni parziali. Per cui ritengo che, come premessa, occorrerebbe proce- dere ad un inventario organic0 di tutto quadto 6 stato gih pubbli- cato; penso cio6 che sarebbe sommamente utile, per non dire indispensabile, che si potesse giungere a disporre di uno studio simile a quello da me pubblicato alcuni anni or sono sulla fauna dclla Libia. Non intendo con questa esemplificazione fare 1' apo- logia del mio Prodromo della Fauna della Libia s che io per primo, e lo scrissi anche nella prefazione, riconosco non essere perfetto, tuttavin credo di poter affermnre che esso rappresenta un'opera talc da costituire una base golidissima per qualunque studio sulla fauna della nostra colonin mediterranea. Praticamente, e salvo qualche eventuale omissione e qualche rettifica di nomenclatura, che gli specialisti dei singoli gruppi, ed essi soltanto, sono in grado di poter aggiornare, posso dire c h t in quel volume 15 rnccolto tutto quanto a tutto il 1932.era conosciuto sulla fauna della Libia e quindi chi si occupa di problemi faunistici libici e nordafricani pub in quel volume trovare gli elenchi sisternatici, la distribuzione geografica delle specie, la bibliografia completa, la discussione del problema zoogeografico generale ; pub insomma avere interamente sott'occhi tutte le nostre conoscenze faunistiche su quel paese. Ora, ritengo che per 1'Impero d'Etiopia occorrerebbe compilare un'opera simile, e poiche non e possibile che un solo autore possa accingersi ad un tanlo vasto lavoro, cosl sarebbe da raccomandare ai singoli specia- listi che, ciascuno per il proprio gruppo, compilasse un elenco com- pleto di tutte le specie note, con alcune tabelle sulla lor0 distribu- zione, in modo da poter disporre di un quadro prrciso. E poiche nel redigere simili elenchi occorre che vengano seguite alcune di- rettive generali ed uniformi, cosi direi che come area da considerarsi si debba intendere tutto il nostro Impero d'Etiopia entro ai suoi attuali confini politici, pih le due Somalie : francese e ., britannica. Geograficamente e faunisticamente, infatti, questi due territori fanno

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parte integrante dell’ Africa Orientale e non Si pub assolutnrncnte prescindere da quanto su di quelli Z: gia noto. E, in second0 1 ~ ~ ~ ~ , direi che gli elenchi dovrebbero essere compilati come quclli del mio Prodromo, e cioe ad ogni nome sperifico dovrebbero seguire tutte, e solamente, le indicazioni bibliografiche che si riferiscono allyAfrica Orientale, e percib tralasciando quelle che riguardano altri paesi, dovrebbero seguire tutte le localith e le date di cattura, il nome del raccoglitore e 1’ autore $a cui Z: desunta la citazione; in tal mod0 il quadro sarebbe completo, non solo, ma offrirebbe a110 studioso la possibilith di un ulteriore controllo, conoscendosi con precisione a quale autore ci si deve rifare.

Provveduto cosi nlla visione retrospettiva di quanto 6 stato gih fatto, orcorre pensare alle modalit3 con le quali si debbono condurre le ricerche future. E anche a questo proposito Z: indispensabile pro- cedere con ordine e con metodo ; vale a dire, e indisperisabile che le missioni e le ricerche vengano coordinate, armonizzate, sia nei metodi, sia nei iini,, sia nella loro ripartizione. Esiste un Ufficio Studi a1 hlinistero dell’ Africa Italiana, oggi retto da un competen- tissimo e valentissimo africanista : S. E. ROSSETTI; esiste un’Centro Studi per le missioni nell’ A. 0. I. presso la R . Accadernia d’ Italia, presieduto da S. E. DE STEFANI; occor.re quindi che tutte le ini- ziative facciano capo a quei due centri, tra di loro collegati, i quali potranno cosl disciplinare, coordinare le varie iniziative ; potranno soprattutto indicare quali sono i territori ancora meno noti, quali soao i campi d’ indagine sui quali si dcve particolarmente insistere nelle ricerche ; potranno altresi fare giustizia di certi progetti, spesso ipertrofici e fantastici, che non di rado vengono elnborati dai troppo numerosi africanisti da tavolino che esistono in Italia, che senza aver visto mai UII lembo d’ Africa, propongono ricerche che non hanno che scarsissima importanza, o che ammantati della veste di pionieri dell’ nutarchia dell’Irnpero, ritengono di dover affrontare problemi apparentemente essenziali e che praticarnente non hanno , per contro, che un ben scarso valore. Parole, queste mie, forsc un poco dure, ma che devono essere pur pronunciate, giacche troppe volte ho sentito avanzare proposte che c ’ 6 da domandarsi se chi le progetta 6 a conoscenza della renlth dclle cosc.

hla non basta solo definire le aree in cui Ie missioni dovranno compiersi e far giustizia dei progetti fantastici, ma occorre anche ben h a r e i compiti degli studiosi. E qui si cntra nel terzo dei capisaldi che io ritengo debbano cSSere posti, Vale a dire, occorre

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che gli studiosi che saranno incaricati di eseguire le ricerche riel- 1’ Impero, siano non dei puri zoologi raccoglitori, ma biologi, siano cioe persone che non viaggiano con i paraocchi, che non vedono che il proprio gruppo, che vanno in visibilio per un esemplare raro o per una specie nuova, che hnnno come unico scopo quello di riunire una ricca raccolta, senza preoccuparsi in quale ambiente, in quali condizioni tali raccolte sono state compiute. Devono, in. somina, questi studiosi avere la visione panorarnica di tutto I’insie- me del quadro biologico, devono avere una preparazione che permetta loro di inquadrarsi nell’ ambiente, che siano in grado di mettere in relazione: condizioni fisiche, floristiche, faunistiche e antropiche, che sappiano che cib che o x o r r e e la conoscenza’complessiva del paese. I1 riconoscimento delle specie dal punto di vista tassonomico e compito dei tassonomisti, per i quali non it necessario viaggiare per poter redigere un, anche eccellente, catalog0 di specie ; lo studioso che deve svolgere una missione in Africa non deve essere di questa scuola, perche per t r questo non c’ e bisogno d i andare sul posto. Chiunque e laggiu, pub raccogliere e inviare materiale in Italia, ma questo non si chiama cornpiere ricerche scientilirhe, ma semplice- mente fare il collezionista.

Percib occorre che lo stutiioso, che mdrh nell’ Impero, abbia una coltura vasta e completa e soprattutto una mente larga c gli occhi bene aperti ; non deve essere unilaterale, ne tantomeno deve avere in dispregio questo o quel capitol0 della biologia ; deve saper cogliere le interrelazioni che legano i viventi Ira di loro e con lo ambiente lisico circostante, deve ricordarsi che lo studio biologico di un territorio non viene fatto solo per un line puramente dotrri- nale, ma anche, ed essenzialmente, per i suoi inliniti riflessi pratici; deve tener presente che nello studio biologico non deve dimenticarsi che esiste anche 1’ uomo e che perch tutto quanto ha relazione con la vita delle popolazioni deve essere tenuto nel massimo conto, e quindi deve osskrvilre tutti quegli organismi che come attorl o vetlori di malattia dell’ uomo, del bestiame, delle piante, che come elementi basilari per 1’ economia delle genti, influiscono grande- mentc nel definire, modellare, permettere la vita dell’uomo.

Su questa fondamentale necessita non si insistera mai abba- stanza ; e diL anni che io,vado cib affermando e che il collega SCOR- TECCI ha ribadito nella sua relazione Considerazioni sulle ricerche zoologiche nel territorio dell’ Impero Italian0 B letta nell’ ultimo Congresso di Studi Coloniali a Firenze; e il metodo che da anni

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ho applicato nei miei viaggi, ormai numerosi, nei pib differenti paesi; i: il metodo che ha seguito con eccellenti risultati nelle sue ricerche compiute i n Sahara e in. Somalia, lo SCORTECCI, che i: fra i nostri giovani zoologi viaggiatori il pi0 valente e il pih compe- tetite; 1: il metodo che la mia larga pratica di africanista mi ha dimostrato come il migliore, come 1’ unico che possa dare risultati veramente proficui e sicuri.

Finalmente, ad un ultimo complesso di questioni, in ver i t j scot- tanti, d w o ancora accennare; quello cioe dello studio dei materiali raccolti, della loro conservazione e della pubblicazione dei risultati. La prima questione si innesta su quella pih generale degli studi sistematici in Italia. E una questione annosa, pih volte dibmuta, ma seinpre purtroppo all’ ordine del giorno. In Itnlia i siitematici sono in numero ttoppo esiguo, non sono assolutamente sufticienti per lo studio di tutti i gruppi nnimali. So per esperienza ie grandi diflicolta che ho incontrato per far studiare le raccolte da me riu- nite durante i miei viaggi. E questo il portato della poca conside- razione che nell’ ambiente universitario italiano si ha per la Zoologia sistematica; questo perch2 si 6 rimasti ad una concezione della sistematica arretrata di almeno cinquant’ anni ; vale a dire, oggi ancora si ritiene che fare della sistem.itica significhi fare solo della tassonomia, della museologia. Errore gravissimo e che mostra la mancata conoscenza di quella rhe e la realtB ; la sistematica, come oggi la si deve intendere, e una scienza com?lessa e difficile, e la sisternatica biologica, cioi: ;I dire, & lo studio di un gruppo di ariimali non solnmente tiissonomico, ma morfologico, etologico, ecologico, biologic0 ; insomma I? tassonomia ne e soltanto uno degii aspetti, iridispensabile certamente, giacche occorre prima assegnare un nome all’ oggetto di cui si tratta, ma non 6 il solo, ne a questo ci si deve arrestare; si va oltre, molto oltre, si fa quello che & lo studio com- plessivo e allora ecco che la sistematica assurge a quella ctie e la sua Vera funzione e acquista il suo vero contenuto e yuindi C una scienzn viva, se non forse piir viva, come !o sono tutte quelle cosj dette scienzc biologiche sperimentali, e quindi i: una scienza che gli zoologi universitari debbono studiare e non da essa rifuggere come un fnrdello pesante, inutile e superato.

Su questo insisto vivamente ; questo voglio che sia ben com- preso e che non si fraintenda il rnio pensiero ; occorre che la zoo- logia sistematica, non la pura tnssonomia, rifiorisca in Italia ; in questo mod0 anche le raccolte che verranno riunite nell’ Impero

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potranno essere studiate negli Istituti di Zoologia universitari, che riprenderanno cosi per intero la loro funzione, non Sob di Istituti di ricerca, ma anche di vivaio per quei giovani che laureati4 nelle noslre scuole si avviano all’insegnan-ento nelle scuole medie e che iniziati alla sistematica potranno poi con protitto continuare nel loro studio, mentre non potranno mai per le diflicolta bibliogrnfiche e strumentali, a tutti ben note, dedicarsi a quella cosi dettn Zoologia sperimentale, che oggi da molti in Italia e ritenuta come I ’ unica Vera zoologia e che,dell;i zoologia non k invece che un capitolo, forse neppure cosl ricco di strabilianti risultati, come ancorn molti ritengono sia.

La conservazione dei materiali raccolti e un’ altra questione molto complessa e rnolto spinosa alla quale accenno soltanto, perch6 la sua risoluzione si inquadra nel pih grande problema della crea- zione di un rnuseo nazionale, o almeno di un museo che possa accogliere degnamente il patrimonio di raccolte zoologiche oggi frazionato in cento musei a scapito dello studio e della possibilita della loro conservazione e conoscenza.

Per cib che riguarda infirle l a pubblicazione dei risultati delle ricerche fdunistiche nell’ Impero, dirb che a questo proposito occor- rerebbe una organizzazione clie ancora ci manca. Sfortunatamente oggi molti risultati vengono pubblicati frammentariamente, in mof- teplici riviste, spesso anche poco note e di non facile consultazione, e certo sarebbe utile che si potessero riunire questi studi in una unica o poche’riviste. 10 spero di potere, nel prossimo anno, ini- ziare la pubblicazione di una Rivista di Biologia Coloniale, nella qualr sarb molto lieto di accogliere i lavori che riguardano le rim cerche zoologiche e biologiche coinpiute nell’ Impero ; con questo non Sara risoluto integralmente il grosso problema, ma nulla di meno Sara fatto un primo passo, Sara avviata una soluzione che potr j in seguito diverlire completa e integrale.

Questi sono i capisaldi che ritengo debbario essere tenuti pre- senti per I’ organizzazione dello studio biologico e faunistico del nostro Impero d’ Etiopia ; capisaldi che, come ho ripetutamentc scritto in pih occasioni e ancora ho detto or ora, sonadedotti dalla rnia lunga esperienza di biologo africanista, dalla mia conoscenza delle condizioni sotto le quali si conducono oggi in Italia gli studi zoologici e faunhtici, sono ispirati soprattutto da quel grgnde arnore (e dodici viaggi coinpiuti in Africa in tutte le stagioni e in tutti i climi, in tut t i i territori, dall’ Oceano Atlantic0 all’ Oceano Indian0

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e dall' infuocato Sahara alla soffocante foresta congolese, ne sono la prova migliore) che ho per gli studi di biologia tropicale, per gli studi zoologi, che non solo si fanno fra quattro pareti, curvi su di un tavolino, fra una montagna d i libri, la macchinetta e il microscopio, ma si fanno soprattutto in aperta carnpagna, viaggiando e vedendo quanto la natura spontanenmente ci offre, cercando di essere il p i t possibile vicini alla renlth, cercando di alterare il meno possibile quelle che sono le reali interdipendenze fra i variorgani- smi, e non gig sforzandosi solo a sperimentare in condizioni per lo pib in antitesi con qiielle reali, convinti di raggiungere attraverso a quell,? via tortuosa la risoluzione di problemi che possono essere invece chiariti attraverso ad una osservazione larga, profonda, corn- plcta, spoglia soprattutto e innanzitutto di ogni aprioristno e di ogni prevenzione, che sono, questi ultimi, i pih temibili nemici per un fecondo e sicuro procedere della ricercn scientifica.

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