Riassunto Semiotica Magli

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1- Semiotica del testo, soglie e frontiere 1.1 Il testo come segno linguistico Testosegno linguistico primario (svolta testuale: inizio della semiotica del testo) Testo formato da significante (espressione linguistica) e significato (storia narrata). Il significante può cambiare senza che cambi il significato (dall’italiano all’inglese, dal libro al film)

o Per Saussure: segnounione significato(concetto)-significante(immagine acustica) come due lati dello stesso foglio di carta. Unione inscindibile.

Significato: Concetto. Piano interno del linguaggio. Significante: Immagine acustica traccia psichica lasciata dal suono, rappresentazione di tipo sensoriale. Parte che permette al segno di manifestarsi percettivamente. Piano esterno del linguaggio.

o Per Hjelmslev: ridefinisce questa corrispondenza in termini di piano del linguaggio. Piano dell’espressione(significante)-piano del contenuto(significato). Per ognuno dei due esiste una forma e una sostanza:

Funzione segnica formaE+formaC Espressione Contenuto Forma (Sostanza) Forma (Sostanza)

Forma e sostanza si presuppongono reciprocamente. La sostanza è materia messa in forma da qualche lingua.

Prova di commutazione: serve per scoprire la funzione distintiva dei suoni, basandosi sulla presunta solidarietà tra espressione e contenuto. Consiste nell’introdurre artificialmente un mutamento nella catena di suoni che compongono una parola (piano dell’espressione), e poi nell’osservare se questo mutamento determina, a sua volta, un cambiamento del significato (piano del contenuto). Sistema di significazione a doppia articolazione: Prima articolazioneParole dotate di significato. Seconda articolazioneFonemi. (Perché durante l’analisi prima incontriamo le parole, poi, solo in seguito individuiamo i fonemi. La doppia articolazione sta alla base della produttività di una lingua: con pochi fonemi (lettere) di possono creare infinite parole. Sistemi di significazione conformi, simbolici, monoplanari: linguaggi in cui il piano dell’espressione è articolato nello stesso modo del piano del contenuto. Es: Semaforo: a rosso corrisponde “stop”, a giallo “attenzione” e a verde “passare”. Il piano dell’espressione è organizzato parallelamente a quello del contenuto: ad A corrisponde B. Sistemi di significazione semi-simbolici: Si ha corrispondenza tra coppie di contenuto e di espressione: “si” sta a “no” come “movimento del capo verticale” sta a “movimento del capo orizzontale” 1.2 Dal lessema al testo: la svolta testuale Il lessema: Secondo una prospettiva testuale, proposta dallo strutturalista Greimas, il lessema è considerato come un testo virtuale, come la condensazione di tutte le possibilità che un testo dispiega nel suo svolgimento sintagmatico. Tra testo e lessema c’è quindi una differenza non di natura ma di dimensione.

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Il titolo: primo livello di manifestazione di un testo. Ha lo scopo di richiamare l’attenzione e di rendere riconoscibile un oggetto dall’esterno (è una sorta di riassunto-anticipazione). Il titolo diventa una sorta di nome proprio del testo. I nomi possono denotare il carattere (Crudelia De Mon, Lucia dei Promessi Sposi)il nome è portatore di informazione. Il testo: è un sistema significante costituito dalla correlazione tra i due piani del linguaggio: espressione e contenuto. Dunque un sistema di unità di espressione correlate a unità di contenuto. Affinché un evento possa essere definito testo, sono necessarie alcune condizioni: chiusura, autonomia, limiti definiti(i limiti hanno un carattere mobile e dipendono da diversi fattori. Es: la cornice in alcune correnti fa parte del quadro, in altre no), coerenza interna(perciò, quindi, ne consegue... anche se in realtà a livello superficiale può sembrare coerente, ma a livello profondo no), coesione(testimoniata da connettivi, accordi morfologici...)la coesione superficiale, pur essendo riconoscibile, non implica la coerenza profonda. testo, textus: tessuto. 3 interpretazioni: intentio auctoris, intentio operis, intentio lectoris. Autore e Lettore Modello: Sono due tipi di strategie testuali, immanenti al testo. Non sono in nessun modo da identificare con il possibile autore o lettore empirico di un testo. L’autore deve farsi un’idea sul fruitore del testo quindi per generarlo deve attuare una strategia che preveda le mosse altrui (a differenza della strategie militari, questo serve per far vincere il lettore). Quindi si crea un Lettore Modello in grado di muoversi a livello interpretativo come lui si è mosso a livello generativo. A sua volta il destinatario cercherà nel testo le intenzioni dell’autore, ovvero l’Autore Modello. 2- I modelli formali 2.1 Immanenza e manifestazione Manifestazione: l’apparire dei fenomeni segnici concreti Immanenza: l’essere dei fenom. segn. compl. Considerare la generatività che sta a fondamento di un testo vuol dire andare oltre il suo apparire (manifestazione) e andare oltre il suo apparire di superficie e osservarlo secondo i modi della sua produzione. Si tratta di vedere le cose sotto il punto di vista del “come” e del “perché” esse sono così, si tratta di fissare l’attenzione su una ricostruzione del percorso generativo, ovvero quello che ha portato un testo a manifestarsi per quello che è. 2.2 Testo e “percorso generativo” del senso Un percorso generativo conduce da uno stato iniziale a uno finale: si tratta di ricostruire ipoteticamente un percorso che, partendo da istanze profonde di tipo logico-semantico, si converte progressivamente in livelli sempre più superficiali. Il PG si concentra maggiormente su quello del contenuto. 2.3 Analisi e modelli teorici: “operazione” e “procedimento” In che modo poter far ricorso a categorie generali valide per ogni testo, epoca e fenomeno di significazione e, nello stesso tempo, riuscire a individuare per ogni testo un metalinguaggio descrittivo adatto alla specificità dell’oggetto preso in esame? Hjelmslev distingue tra:

- Operazione: descrizione esauriente di un singolo fenomeno di significazione in accordo con il principio empirico

- Procedimento: sistema descrittivo interdefinito in grado di fornire gli strumenti per comprendere non solo il fenomeno esaminato, ma qualunque altro.

2.4 “Langue” e “Parole”

Per Saussure invece:

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- Langue: insieme delle abitudini linguistiche di una comunità. Numero finito di unità controllabile in base a regole.

- Parole: uso individuale della lingua collettiva. Atto concreto e individuale di produzione segnica

2.5 Il valore linguistico per Saussure

Delimitare un’ unità linguistica consiste nel considerare l’unità non in sé stessa, ma in relazione ad altre unità analoghe (una moneta vale in relazione al suo contesto). Un nome è infatti estraneo all’oggetto a cui si riferisce, è necessario metterli in relazione: “cane” non ha nulla a che fare con l’animale, tant’è vero che in inglese si dice “dog”. Ogni concetto si distingue perché “non è” un altro: “grigio” non è né “bianco” né “nero” 2.6 Il carattere lineare del significante Saussure il significante possiede una sua “linearità”: qualsiasi tipo di testo (di natura uditiva, testuale...) ha uno svolgimento temporale, i loro elementi si presentano uno dopo l’altro, formando una catena. Prese separatamente le unità verbali non hanno valore: il tutto vale per le sue parti e le parti valgono per il loro posto nel tutto. 2.7 Hjelmslev: il testo come processo Testo = Processo. Sistema (dipendenze tra le parti e il tutto)Langue Processo (dipendenze tra parti con altre parti)Parole. Il testo è una totalità che non consiste solo della presenza delle sue parti o componenti, ma dalle relazioni tra queste. 2.8 Sintagma e paradigma, sistema e processo Sintagmi (per Saussure) o Relazioni del Processo (per Hjelmslev): combinazioni di tipo sequenziale all’interno delle relazioni tra parti. All’interno di una successione sintagmatica un termine acquisisce valore in relazione a quello che lo segue e a quello che lo precede (rapporto in praesentia)es: una colonna in rapporto all’architrave e al basamento. Paradigmi (per Saussure) o Correlazioni del Sistema (per Hjelmslev): All’interno di un’associazione paradigmatica un termine acquisisce valore in relazione ad altri termini con cui ha qualcosa in comune ma che non appaiono nel testo (rapporto in absentia) es: una colonna dorica in rapporto a quelle di ordine corinzio o ionico (che però non ci sono) 2.9 Quadrato semiotico È la rappresentazione visiva delle articolazioni logiche di un testo. È uno strumento euristico di estrema efficacia anche nel rendere conto delle conversioni dei contenuti di un intero testo. Si parte da uno stato iniziale proseguendo per la trasformazione che porterà allo stato finale, in cui spesso l’opposizione iniziale sarà di nuovo confermata e con maggior efficacia. Le relazioni all’interno del quadrato possono essere di tre tipi:

Qualitative: Bello/Brutto contrari Privative: Bello/Non Bello contraddittori Partecipative: Bello/Non Brutto complementari

Quadrato bello/brutto

contrari

bello brutto deissi positiva deissi negativa

non brutto non bello

subcontrari

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2.10 Articolazione e segmentazione L’oggetto testo non deve essere letto solamente secondo un andamento orizzontale, ma è necessario scoprire l’architettura logica che, nel profondo, lo sostiene. Per Hjelmslev l’analisi del testo prevede due momenti:

a) la segmentazione: scomposizione della sequenza lineare b) l’articolazione: deve rilevare il sistema soggiacente al testo a livello di paradigma, è una

ricomposizione. 3- Sintassi narrativa 3.1 Propp, le fiabe e lo studio delle forme Semiotica strutturalista (Saussure, Hjelmslev, poi studi di Propp e Levi-Strauss). Ne “la morfologia della fiaba” Propp studia sia le varie parti che la compongono, sia la loro relazione con il tutto. nell’apparente ricchezza inventiva delle fiabe, Propp ha individuato delle costanti. I personaggi e i loro attributi cambiano, ma le loro azioni no. Le azioni diventano funzioni. Propp ne ha individuate 31 (allontanamento, divieto, infrazione, delazione, tranello...punizione dell’antagonista, nozze). L’ordine di successione delle funzioni è costante. È un ordine invariabile che Propp identifica come lo schema generale delle favole. Con questo realizza che tutte le fiabe di magia sono riconducibili a un archetipo. La fiaba di magia è dunque definibile come uno svolgimento il cui punto di partenza è caratterizzato dal danneggiamento (manque), e quello di arrivo, in seguito a un’inversione dei contenuti, dalla riparazione e ricompensa (liquidazione della manque). 2 dimensioni:

o Paradigmatica: consiste nell’inversione dei contenuti divieto/infrazione, lotta/vittoria... o Sintagmatica: consiste nella successione dei contenuti danneggiamento, invio, decisione

di reagire e partenza da casa costituiscono, ad esempio, la “sequenza d’esordio” Greimas, studiando la morfologia di Propp, individua tre momenti in cui si articola la fiaba (che vede come metafora del “senso della vita”):

1) Prova qualificante: l’eroe impara qualcosa che gli servirà per passare all’azione (riti di passaggio)

2) Prova decisiva: lotta con l’antagonista e liquidazione della manque, quindi rovesciamento (realizzazione del soggetto)

3) Prova glorificante: eroe acclamato e ricompensato (riconoscimento del compito eseguito da parte della comunità)

Propp identifica inoltre 7 sfere d’azione: i personaggi infatti non sono identificati per sé stessi o per quello che sono, ma per quello che fanno antagonista, donatore, aiutante, principessa o re, mandante, eroe, falso eroe. 3.2 Dalla narratologia alla narratività Dallo schema di Propp i formalisti russi hanno distinto tra fabula e intreccio:

Fabula: è la ricostruzione cronologica delle azioni avvenute in un racconto. È l’ordine reale dei fatti che raramente coincide con l’ordine seguito nella letteratura.

Intreccio: è l’insieme degli stessi eventi nella successione in cui sono presentati nel testo senza rispettarne la successione cronologica. Possono esistere diverse funzioni: ellissi (eliminazione di intere sequenze), prolessi (salti temporali in avanti), analessi (all’indietro)

Greimas ha tentato di estendere al massimo il campo di applicazioni dell’analisi narrativa. Ha tentato di elaborare un modello in grado di rendere conto non solo dei testi verbali, ma anche di altri testi, indipendentemente dalle sostanze espressive in cui questi sono realizzati. Narratività per Greimas è una sorta di grammatica che, a livello immanente del senso, articola le strutture universali dell’immaginario: il senso nasce fin dall’inizio come senso orientato, come tensione, come nucleo narrativo organizzato che attende di essere sviluppato in maniera più compiuta.

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Greimas stila uno schema narrativo canonico partendo dalle tre prove: Propp Greimas Manipolazione Prova qualificante Competenza Prova decisiva Performanza Prova glorificante Sanzione

Dimensione cognitiva (Destinante - Destinatario)

Manipolazione Sanzione

Competenza Performanza

Dimensione pragmatica (Soggetto – Oggetto)

3.3 Gli attanti Attante è colui che fa o subisce un atto, pura funzione sintattica appartenente al livello profondo del PG. Greimas prende in considerazione non più le azioni ma chi le compie. Più comodo delle funzioni per 2 motivi: la lista degli attanti è più corta, il sistema di relazioni tra gli attanti si presta a una rappresentazione paradigmatica.

Greimas individua 2 categorie attanziali: soggetto/oggetto (nominativo/accusativo)

destinante/destinatario (complemento di termine) Per quanto cambi la disposizione dei termini (io odio te, tu sei odiato da me) i casi profondi non mutano. Muta solo la prospettiva del discorso. Conflitto e contratto. Tra Marcovaldo e Amadigi c’è sempre conflitto tranne che mentre raccolgono i funghi, momento in cui scatta il contratto: Marcovaldo dice ad Amadigi che sono buoni e Amadigi gli dice dove ce ne sono di più grandi. Oltre al soggetto esistono anche altre figure (attanti narrativi): Adiuvante (Trilli), Anti-soggetto (Capitan uncino), Opponente o Adiuvante dell’Anti-soggetto (Spugna). 3.4 Modalità Le modalità sono predicati che modificano altri predicati. Un predicato è spesso preceduto da un altro predicato che lo modifica, lo sovradetermina, lo condiziona. Lo modalizza. (voglio fare,devo fare, posso fare, vorrei fare, non so fare). Tornando allo Schema Narrativo Canonico:

a) La Manipolazione è un “far fare” b) La Competenza è un “essere del fare” c) La Performanza è un “far essere” d) La Sanzione è un “essere dell’essere”

Studiamo ora le modalità che ridefiniscono lo Schema Narrativo Canonico.

Manipolazione: è il “far fare”, l’azione che spinge all’azione. Solitamente tra Destinante e Destinatario-Soggetto si stabilisce un contratto in seguito al quale il Soggetto passa attraverso una serie di prove per assolvere l’impegno preso e, alla fine, è giudicato dal Destinante (che resta sempre un’istanza trascendente rispetto al Soggetto; potendo essere un re, il senso dell’onore o del dovere, la società...). Può

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essere di vari tipi: seduzione (voler fare), obbligo (dover fare), costrizione (non poter fare), imposizione (non poter non fare).

Competenza: è il voler fare. In Marcovaldo coincide con il voler raccogliere i funghi. Spesso la competenza diventa una competenza modale in quanto il “voler fare” sottintende un “voler essere”: chi compra una Ferrari “vuole correre più veloce” ma soprattutto “vuole essere più potente”.

Performanza: è il momento dell’azione, della trasformazione, della realizzazione del soggetto. Quando finalmente Marcovaldo raccoglie i funghi.

Sanzione: è il momento in cui il Destinante è chiamato a valutare l’esito della trasformazione prodotta dal soggetto. Giudica se è conforme o meno al contratto iniziale. Se il risultato di chi opera passa inosservato o ignorato è come se restasse in qualche modo inadempiuto.

3.5 La narrazione come trasformazione di stati

Abbiamo detto che l’attante è colui che compie o subisce l’atto. L’attante è dunque definito dall’atto, ovvero dalla funzione che svolge il predicato. L’enunciato elementare è l’espansione di questo predicato: mette in scena la relazione che si instaura tra gli attanti.

Enunciati Binari (riguardano la relazione tra due attanti)

Enunciati di stato o giuntivi: stabiliscono una relazione di giunzione tra l’attante soggetto e l’attante oggetto. Sono retti dai predicati essere e avere.

Enunciati di trasformazione: sono quelli che producono un

cambiamento di situazione per cui sono detti anche dinamici.

Sono retti da verbi che esprimono azioni transitive come

prendere, picchiare, dare...

Enunciati Ternari (riguardano la relazione tra tre attanti)

Enunciati di trasferimento o di traslazione: prevedono il passaggio di un att-Oggetto da un

att-Destinante a un att-Destinatario

I programmi narrativi è un programma d’azione finalizzato al raggiungimento di uno scopo. Possiamo avere un Programma Narrativo di base che consiste nel programma d’azione finalizzato al raggiungimento dello scopo per cui, prendendo come esempio la fiaba, l’eroe si è messo in

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viaggio. Ma spesso, per realizzare questo obiettivo, è necessaria una serie di altre azione mirate al raggiungimento dei mezzi indispensabili alla riuscita dell’impresa. Si tratta, in questo caso, dei Programmi Narrativi d’uso, finalizzati all’acquisizione dei cosiddetti oggetti modali (mezzi magici...). Un testo si presenta spesso come una gerarchia o come un incassamento di programmi. La circolazione dell’oggetto di valore è presente sia nella fiabe (un anello), sia nei moderni telefilm (Brooke). L’attribuzione dell’oggetto a S1 presuppone che contemporaneamente un altro soggetto S2 ne sia privato: ciò che è acquisizione di un valore per uno è perdita per l’altro (tranno quando si tratta di un sapere o di un sentimento). Tutto parte dalla prospettiva con cui lo si guarda: nei film del Commissario Montalbano siamo felici quando riesce a recuperare una refurtiva, guardando Lupin avviene il contrario. Esistono poi relazioni di dono e contro-dono: salvi la principessate la puoi sposare, vendi una casate la pago. Le relazioni di dono e contro-dono possono prevedere la circolazione di un solo oggetto (principessa) o di due (casa e soldi) 4- Semantica semio-narrativa 4.1 “Ammobiliare un mondo” Eco sostiene che per raccontare sia necessario “costruire un mondo”. Dopo averlo fatto bisogna “ammobiliarlo” con un “dove”, un “quando”, un “chi”... Di questo “ammobiliamento si occupa la semantica:

- Semantica Narrativa: per quanto riguarda il livello profondo del Percorso Generativo - Semantica Discorsiva: per quanto riguarda il livello della sua manifestazione

4.2 Lessico e narratività Propp sosteneva che lo studio del contenuto fosse secondario rispetto a quello della forma: per lui la forma si definisce in opposizione al contenuto. Per Propp contano le funzioni, non i personaggi. Per lo strutturalismo, principalmente per Levi-Strauss, non esiste opposizione tra forma e contenuto, la struttura non ha un contenuto distinto dalla forma, è contenuto colto all’interno della forma. Ciò che L-S definisce forma non è opposto al contenuto, ma è contenuto “messo in struttura”. Per lo strutturalismo i personaggi contano: se la stessa azione viene compiuta una pastorella (femmina, bassa cultura) o da un re (maschio, alta cultura) il significato può essere stravolto. Il Mito per L-S è un dispositivo di trasformazione in grado di creare una mediazione tra polarità inizialmente contrapposte in modo irriducibile (re, pastorella). Un testo può iniziare con l’opposizione tra due termini, tra questi interviene un terzo elemento che funziona come struttura di mediazione in grado di condurre al rovesciamento dall’opposizione iniziale. “L’oggetto del mito consiste nel fornire un modello logico per risolvere una contraddizione”. Un lessema, grazie ai semi che lo compongono, una volta inserito in un contesto discorsivo, instaura un campo di scelte e un numero limitato di combinazioni (aquila...). Le parole di un mito, di una fiaba, di uno spot, non sono un semplice rivestimento di superficie, bensì ciò che da un valore piuttosto che un altro. 4.3 Prime articolazioni del senso Il lessema è formato da semi, essi si possono dividere in:

Semi nucleari: i semi che restano invariati in qualsiasi contesto sia inserito il lessema (per il lessema testa essi potrebbero essere “estremità” e “sferoidità”

Semi contestuali o classemi: i semi che variano a seconda del contesto (per testa abbiamo nel caso di testa d’uovo “intelligenza”, nel caso di testa del corteo “anteriorità”)

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Tutto ciò da luogo alla distinzione tra Lessema e Semema: Lessema: è pura virtualità, è un termine considerato prima di qualsiasi sua possibile inserzione all’interno di un contesto discorsivo e, in quanto tale, è una costellazione di tutti i suoi possibili semicosì come lo potremmo trovare come voce di un dizionario. Semema: è un lessema realizzato all’interno di un enunciato, sarà quindi una selezione di semi. I semi invece possono essere di tre tipi: a) Esterocettivi: Sono quelli rilevati dai nostri sensi b) Interocettivi: Sono quelli che riguardano concetti astratti c) Propriocettivi o timici: Sono quelli regolati dalla categoria timica, dalle passioni Timismo: sistema di attrazioni e repulsioni in base al quale un oggetto appare desiderabile o meno a un soggetto. Il tomismo siarticola nella categoria timica, ovvero nell’opposizione tra euforia e disforia. 4.4 I valori Un oggetto acquisisce un certo valore all’interno di un testo in base a due concetti: Valore differenziale: un segno assume valore solo se considerato all’interno di una rete di relazioni con altri segni che a questo si oppongono per alcun tratti differenziali. è formato da tre componenti:

1) componente figurativa: considera l’oggetto in quanto scomponibile, a seconda delle sue qualità singole

2) componente tassica: considera l’oggetto attraverso ciò che non è, cioè messo in relazione ad altri oggetti. si tratta della valutazione comparativa tra oggetti analoghi.

3) componente funzionale: considera le prestazioni (prestigio che può dare, prestazioni tecniche...)

Valore fenomenologico: è un valore investito sull’oggetto dal soggetto in quanto sua proiezione timica. È valore per il soggetto Il valore dell’oggetto è l’investimento che un soggetto fa su di esso pensando a sé stesso. Soltanto con l’incontro con un soggetto, l’oggetto si costituisce come “valore”.

g g g f

Tassonomia: creazione di un quadrato semiotico con l’utilizzo di termini. Non è né buona nè vattiva Assiologia: proiezione su di una tassonomia dei termini “euforico” e “disforico”. È dunque una tassonomia valorizzata. Ideologia: assiologia personale, spesso opposta a quella comune. 5- Semantica discorsiva 5.1 L’installazione del soggetto sensibile Nella semantica discorsiva si verifica la costruzione di livelli omogenei di senso e la scelta di figure del mondo naturale: si tratta della “carne” stessa del senso, di quello spessore fatto di temi e di figure, mirati a produrre effetti traducibili in affetti, sensazione, passioni.

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5.2 Il concetto d’isotopia e la coerenza narrativa Isotopia: è ogni forma di ricorrenza di semi che produce ridondanza semantica. Non una semplice ridondanza di classemi, ma una ripresa, lungo la catena sintagmatica del testo, di semi che si ripetono, si rincorrono, che fanno rima e risonanza tra loro. Sono vere e proprie linee guida del testo e rendono possibile una lettura coerente. I testi sono per la maggior parte pluri-isotopici: c’è un’isotopia (detta isotopia semantica, che spesso coincide con la fabula) che li attraversa come un tracciato di senso omogeneo e su questa vengono a innestrarsi, confluire alcune isotopie parziali. I loro rapporti possono essere: 1) gerarchia 2) derivazione 3) incassamento 4) corrispondenza 5) disgiunzione 5.3 Tematico e figurativo Tema: il tema svolge un ruolo di cerniera tra la grammatica narrativa e le strutture discorsive. Assicura coerenza e leggibilità al testo. Un tema, in quanto unità di manifestazione astratta, può essere realizzato da articolazioni semantiche più concrete altrimenti dette “figurative”. Quindi si creano due tipi di isotopie:

Figurative: costituite da semi concreti, esterocettivi.Sono più concrete e superficiali, sono più locali

Tematiche: costituite da semi più astratti. Sono più astratte e profonde, sono più generali Tra esse ci posso essere tre tipi di relazione:

1. L’isotopia figurativa non reclama nessuna corrispondenza a livello tematico 2. A un’iso figurativa corrisponde un’iso tematica 3. Un’unica isotopica figuratica rimanda a più isotopie tematiche (nella Coscienza di

Zeno l’iso della “salute fisica” richiama diverse isotopie tematiche: paura della morte, ribellione contro il potere...)

Connettore isotopico: serve a stabilire una connessione tra le varie isotopie del testo (il fumo) 5.4 Dagli attanti agli attori Ruolo attanziale: riguarda il modus operandi di un attante (ogni attante può coprire più ruoli attanziali). A livello di superficie discorsiva gli attanti cono manifestati dagli attori che corrispondono grossomodo ai personaggi di Propp. Non sempre un solo attante corrisponde a un solo attore e viceversa: quando un attore corrisponde a un solo attante allora si dirà che c’è un’espansione massima, quando su un solo attore sono concentrati tutti gli attanti e tutti i ruoli attanziali allora l’espansione sarà minima. Ruolo tematico: è la rappresentazione di un tema sotto forma attanziale. È la realizzazione all’interno di un contesto discorsivo delle virtualità inscritte all’interno di una configurazione: Configurazione Ruolo tematico Figura nominale Dal carcere Evaso Dal matrimonio Adultero EVASIONE Dall’interazione Distratto Dalle tasse Evasore fiscale Dai doveri Irresponsabile Ruolo patemico: riguarda il modus essendi di un attante, le passioni, gli stati d’animo che le compongono, che contribuiscono a caratterizzare e identificare un attore. Es: l’avido, il geloso, il

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collerico, il pauroso, il nostalgico... (anche gli oggetti possono essere caratterizzati da un ruolo patemico). La passione può anche essere una componente trasversale all’interno di un testo, designare gli effetti di senso. La passione è l’effetto prodotto da un’azione che spesso porta ad un’altra azione. Azione/passione, fare/essere, sintattica/semantica. La passione porta infine ad una manifestazione somatica: stuporebocca socchiusa, occhi spalancati, sopracciglia inarcate... 5.5 Motivi e configurazioni discorsive Configurazioni discorsive: sono veri e propri stereotipi testuali, modelli di prevedibilità, sono strutture canoniche o usuali (frames, script). Possono essere figurative (festa di matrimonio) o tematiche (la dissipazione). Una volta installata nel testo la configurazione fa scattare una serie di aspettative prodotte dalle potenzialità inscritte nel suo universo semantico. 5.6 Procedure di ionizzazione e “effetti di realtà” Iconizzazione: si fa carico delle figure già costituite per dotarle di investimenti particolarizzanti e arricchire progressivamente la rappresentazione, in modo da far apparire reale l’immagine che riproduce del mondo concreto. Tenta di trasformare il lettore in spettatore, di mettergli “sotto gli occhi” una scena, di fargli vedere ciò che le parole possono solo evocare. Barthes lo chiama effetto di realtà. È l’aggiunta dei “dettagli assoluti”, sono superflui ma servono per idealizzare. 6- Sintassi discorsiva 6.1 Enunciazione Enunciazione: è l’istanza semiotica presupposta dall’esistenza stessa dell’enunciato. È il dispositivo attraverso il quale qualcuno converte le virtualità della proprio competenza linguistica nella realizzazione concreta di un enunciato. Trasformazione dalle possibilità astratte della langue in un atto concreto di parole. Il soggetto dell’enunciazione non può in nessun modo essere identificato con il soggetto dell’enunciato. Pronomi personali. Si differenziano da tutte le altre designazioni perché non rimandano né a concetti specifici né a un individuo particolare. Nel linguaggio l’uomo si costituisce come soggetto: è “ego” chi dice “ego”. Ma nello stesso tempo l’“io” non è “io” se non rivolgendosi ad un “tu”. Nessuno dei due termini è concepibile senza l’altro. Io, tu, noi, voi sono pronomi di persona. Egli, loro sono di non persona poiché vi si parla direttamente, si parla DI e non CON. Uno stesso verbo dà un valore del tutto diverso all’atto linguistico a seconda che sia assunto da un pronome o dall’altro: Storia: caratterizzata dall’ “egli” o “loro”, utilizza il passato. Discorso: caratterizzato dall’ “io” o “tu” e utilizza il presente. Il narratore all’interno di una dieresi può essere di tre tipi:

1. Narratore intradiegetico omodiegetico: è colui che vede e racconta gli episodi a lui capitati (JD in Scrubs)

2. Narratore intradiegetico eterodiegetico: è un personaggio della storia che racconta altre storie (Papà castoro)

3. Narratore extradiegetico: è la voce narrante anonima (quella di “Funghi in città” o delle fiabe “C’era una volta..”)

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Enunciazione pragmatica: consiste nell’attività di chi parla a qualcuno realmente presente, in un contesto concreto, faccia a faccia, in cui influiscono le espressioni, il tono della voce... Enunciazione linguistica: è tutta interna al testo, è l’istanza di mediazione tra le strutture profonde e quelle superficiali. Débrayage: processo di proiezione, di disgiunzione; quando un soggetto si esprime, disgiunge e proietta fuori da sé un suo simulacro. E’ la cancellazione, dall’enunciato, degli elementi che fanno riferimento all’”io qui ora”. E’ quindi la negazione dell’istanza dell’enunciazione (cioè della situazione dell’enunciazione). Si ottiene costruendo l’enunciato attorno al “non io non qui non ora”. Il processo inverso è chiamato embrayage: quando a striscia mandano un servizio attuano un débrayage, quando il collegamento torna in studio è un embrayage. Il débrayage può contenere incassati al suo interno una serie di débrayages di secondo o terzo grado. Facciamo un esempio. Se io adesso scrivo /Cristoforo Colombo sbarcò in America il 12 ottobre del 1492/ ho realizzato un débrayage attanziale (il soggetto dell’enunciato non sono io, ma Cristoforo Colombo), un débrayage spaziale (il fatto avviene in America) e temporale (ho una data precisa). Non c’è nessun riferimento alla situazione dell’enunciazione. 6.2 Débrayage attanziale Il débrayage attanziale si fa carico della relazione tra enunciatore ed enunciatario. (vedi es Cristoforo Colombo). Possono essere di due tipi (prendono in considerazione “chi parla”):

1. débrayage enunciativo: il soggetto dell’enunciazione non coincide con il soggetto dell’enunciato (può somigliare al concetto di “storia”)

2. débrayage enunciazionale: il soggetto dell’enunciazione coincide col soggetto dell’enunciato (può somigliare al “discorso”)

La differenza da storia e discorso è che in uno stesso testo possono essere presenti tutti e due i tipi di débrayage.

Sia nei dipinti, che nei libri, che nei film può avvenire l’opposizione pronominale “io-tu”/ “egli”: nei quadri quando i visi sono rivolti verso l’esterno c’è un coinvolgimento “io-tu” del lo spettatore, quando i visi si guardano invece è un rapporto “egli”, lo spettatore non è chiamato in causa. Stessa cosa avviene nei film quando vedi con gli occhi di un protagonista o quando un personaggio ti guarda. Punti di intervento o di contatto: costituiscono una sorta di relazione dialogica tra oggetto e soggetto, relazione inscritta nella natura stessa dell’oggetto (affordances, principi ergonomici...) Narratore/Narratario: Relazione tra chi racconta e la persona a cui è diretto il racconto (in una storia) Locutore/Locutario: Relazione tra chi parla e chi ascolta (in un discorso) Débrayage cognitivo: prende in considerazione “chi vede”, prevede la presenza di due personaggi: un osservatore (è il luogo d’origine della prospettiva, come punto di vista sul mondo, permette una focalizzazione “chi” vede; non sempre si manifesta come attore) e un informatore (il messaggero che dice ad Edipo chi è l’uomo che ha ucciso). 6.3 Débrayage temporale Ogni racconto ha una doppia temporalità: tempo della cosa raccontata (programmazione temporale:i sette giorni scanditi dalle ore liturgiche del “Nome della rosa”) e tempo del racconto (localizzazione temporale: stabilisce un quadro in cui si installano gli avvenimenti).

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Aspettuallizzazione: riguarda il “come” si vede: un fenomeno può fare irruzione in un momento o può svolgersi con una lentezza esasperante. Vari tipi di aspettualizzazione temporale: Puntualità: “Marcovaldo mangiò i funghi” Incoatività: “Marcovaldo iniziò a mangiare i funghi” Duratività: “Marcovaldo gironzolava intorno ai funghi” Iteratività: “Ogni domenica Marcovaldo mangiava funghi” Terminatività: “Marcovaldo terminò la sua frittura” Ritmo: attesa tra due raggruppamenti di elementi dotati di una stessa formazione e che si ripresentano a intervalli ricorrenti. Tensione: I processi di espansione e condensazione (rallentare o velocizzare gli avvenimenti) producono effetti tensivi sia di tipo intensivo (crescita della tensione) sia di tipi distensivo (calo). 6.4 Débrayage spaziale Spazio narrato: la sua manifestazione consiste in toponimi,in figure come città, paesaggi, monti, fiumi... In quanto elemento figurativo questo testo contribuisce a creare l’illusione referenziale. È il mondo percepito dai nostri sensi come figure. Spazio narrante: è la spazialità costruita nel discorso, si configura come luogo di investimento di valori narrativi profondi,. È un livello più astratto e profondo.

• Il débrayage spaziale: qui vs altrove, che a loro volta possono costituirsi come punti di partenza per l’impianto della categoria topologica tridimensionale che sviluppa gli assi della verticalità (alto/basso), dell’orizzontalità (sinistra/destra) e della prospettiva (davanti/dietro; vicino/lontano)

• Lo spazio può essere considerato anche in rapporto al volume: contenente/contenuto; inglobante/inglobato

• In rapporto alla superficie lo spazio può essere circondante/circondato Non si può immaginare uno spazio reale senza considerare lo sguardo di chi lo vede e, nel vederlo, lo rende visibile al lettore. (un odore di cipolla restringe lo spazio, una musica lo dilata). Accanto ad uno spazio oggettivo descritto da un osservatore onnisciente si oppone dunque uno spazio dinamizzato dai soggetti interni al testo,dal loro modo di percorrerlo,vederlo, immaginarlo. A volte lo spostarsi dell’osservatore si realizza con lo spostamento del paesaggio (“il marciapiede correva sotto di lui”) Lo spazio come metafora cognitiva: inscrizione nello spazio delle relazioni relative al dispositivo della conoscenza. Esempio: quando nei Promessi Sposi Renzo è confuso, non sa come fare, diventa confuso anche il paesaggio, quando poi vede la sua meta fisica allora gli torna in mente anche la “meta” mentale. Localizzazione dei programmi narrativi: i luoghi in cui avviene l’azione manifestano una concretezza non tanto geografico-spaziale, quanto situazionale, nel senso che a un determinato luogo corrispondono determinati eventi. Entrare in uno spazio equivale a immettersi nella situazione che è propria di questo luogo: il passaggio da un luogo all’altro non ha quindi solo un valore spaziale ma è un passaggio da uno stato dell’essere ad un altro. Trasformazione in senso qualitativo. Spazio eterotopico (spazio familiare, luogo di partenza) Spazio Paratopico (luogo di acquisizione della competenza) Topico Utopico (luogo della performanza) Spazio eterotopico (spazio familiare, luogo di ritorno)

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Spazio e assiologia: Se prendiamo il mito di Edipo, il bivio in cui egli si trova non è soltanto un luogo fisico di biforcazione, ma ha un valore simbolico, in quanto investito di un particolare sistema di valori. Si tratta di un sistema assiologico, che pone una regione di spazio come positiva e un’altra come negativa. 6.5 Débrayage percettivo, cognitivo e passionale L’attante osservatore, oltre a esercitare un fare cognitivo (distribuzione dei saperi nel testo), è al contempo un attore investito di ruoli patemici ed etici L’osservatore costituisce un termine di riferimento (nella scelta, per esempio, di predicati qualificativi) in base al quale si determinano anche le dimensioni (piccolo/grande) e le distanze (vicino/lontano). L’osservatore non solo percepisce, ma reagisce e patisce La soggettività si installa nel cuore del linguaggio non come istanza neutra ma come schema corporeo. Si possono allora individuare tre tipi di débrayage - Débrayage cognitivo, che risponde alla domanda: chi vede? Chi sa? (visione e senso del vedere) - Débrayage percettivo, che concerne le modalità di percezione del sensibile e degli effetti di realtà - Débrayage patemico, che risponde alla domanda: chi sente? Chi patisce? Riguarda chi reagisce. È importante allora ricordare che gli stati passionali modalizzano sia il sensibile che il cognitivo. 6.6 Effetto passione Le passioni sono fluide, labili, graduali, e soprattutto sono stipulate intersoggettivamente Per Greimas, le passioni sono dei complessi sintagmi narrativi che prevedono possibili divaricazioni in altre passioni, sviluppi imprevedibili, fino alla conversione in azioni: si tratta di una organizzazione sintagmatica di “stati d’animo” Fabbri, per ridefinire l’affettività iscritta nel linguaggio, indica quattro componenti:

– Modale – Temporale: vi sono passioni che guardano al futuro (speranza), al presente (terrore)

o al passato (nostalgia); anche il ritmo, in quanto forma di temporalità di tipo percettivo, è costitutivo della dimensione passionale

– Aspettuale: legata alla temporalità, pone questioni relative alla duratività, l’incoatività e la terminatività: quanto dura una passione? è alla fine o all’inizio di un certo processo? Da quali marche aspettuali è caratterizzata?

– Estesica: riguarda la sensorialità iscritta nelle passioni. Secondo la prospettiva fenomenologica la relazione tra soggetto e mondo è considerata sulla base della mediazione del corpo che è al tempo stesso parte del mondo e punto di vista sul mondoIl timismo, in altre parole, modalizza e trasforma non solo i nostri pensieri, ma la nostra stessa percezione. Non esiste passione senza corpo. Si tratta di una specie di relazione semi-motivata con la “carne” che si manifesta ad esempio anche nella voce. Caratterizzati semanticamente da verbi di sensazione.

Le passioni, in ogni caso, ci aiutano a riarticolare non solo le relazioni tra soggetti e oggetti, ma anche tra soggetti e soggetti È infatti il focus, il modo di guardare, e cioè come lo sguardo si concentra su qualcosa e non l’oggetto in se stesso, il punto eterogeneo intorno a cui si sviluppano gli eventi costitutivi dell’enunciato passionale, insieme alle sue relazioni con il contesto. Questa componente riguarda non solo la definizione di ruoli attoriali, ma il rapporto stesso tra il testo e i suoi destinatari, e cioè le passioni prodotte dal testo.