Riassunto Capitoli I Malavoglia

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1) I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Acitrezza, però il vero cognome era Toscano. Al contrario del nomignolo che portano, erano gente laboriosa e vivevano nella casa del nespolo. Il capofamiglia era padron ‘Ntoni (uno dei pochi Malavoglia rimasti perché gli altri se li era portati via il mare). Egli sosteneva che la famiglia era come le dita della mano, dovevano lavorare tutti. Il dito grosso era lui, poi c’era il figlio Bastianazzo fedele al padre fino al punto di prendere in moglie la Longa, per volere suo. Poi c’erano i nipoti: il ventenne ‘Ntoni che ancora buscava qualche schiaffo dal nonno, Luca più giudizioso del grande, Mena (Filomena) che lavorava sempre al telaio, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia) la più piccola. (Padron ‘Notni la sapeva lunga infatti conosceva molti proverbi ed era giudizioso; ecco perché la casa del nespolo prosperava). Nel dicembre 1863 ‘Ntoni, il maggiore dei nipoti era stato chiamato per la leva militare, Padron ‘Ntoni era andato dai pezzi grossi del paese per farsi aiutare, come se essi avrebbero potuto far scomparire la repubblica che obbligava i giovani a farsi soldati. Essi lo presero in giro, così, pure, nella visita medica di leva non poterono trovargli difetti per non farlo partire. Si rassegnarono tutti alla sua partenza. La Longa gli dà le ultime raccomandazioni, mentre il nonno non gli dice nulla. I due ritornano a casa e incontrano Bastianazzo che si era sbrigato ad arenare la barca, la Provvidenza, per salutare il figlio, ma non aveva fatto in tempo. Il giorno seguente andarono tutti alla stazione a vedere il treno che passava portando via i giovani per la leva militare. La Longa salutò il figlio, ma rimase delusa perché per ultimo salutò la Sara di comare Zudda, e da quel giorno lei non le rivolse più la parola. Quando il treno non si vide più, la Longa aveva una faccia triste e comare Venera la Zuppidda la consolò dicendole che doveva fare finta che il figlio forse morte per i prossimi cinque anni. Il ragazzo manca molto a tutti i componenti della famiglia che non riescono a dimenticarlo. Quando arrivò da Napoli la prima lettera di ‘Ntoni, tutti si rallegrarono. Egli chiedeva del denaro e la famiglia glielo mandò. Egli con la lettera le aveva mandato anche un ritratto che era girato per le mani di tutto il paese, invece la madre se la guardava insaziata, perché liscio e ripulito com’era non lo aveva quasi riconosciuto e teneva la fotografia sopra il cantarano. Dopo un po’ di tempo arrivò un’altra lettera che diceva che aveva trovato un camerata che scriveva lettere a pagamento e poteva così scrivere spesso. I genitori e il nonno furono felici di ricevere la lettera, ma si dicevano che non si poteva spendere il denaro in lettere perché l’annata era andata male, e poi la mancanza di ‘Ntoni si sentiva a tal

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1) I Malavoglia sono una famiglia di pescatori di Acitrezza, però il vero cognome era Toscano. Al contrario del nomignolo che portano, erano gente laboriosa e vivevano nella casa del nespolo. Il capofamiglia era padron ‘Ntoni (uno dei pochi Malavoglia rimasti perché gli altri se li era portati via il mare). Egli sosteneva che la famiglia era come le dita della mano, dovevano lavorare tutti. Il dito grosso era lui, poi c’era il figlio Bastianazzo fedele al padre fino al punto di prendere in moglie la Longa, per volere suo. Poi c’erano i nipoti: il ventenne ‘Ntoni che ancora buscava qualche schiaffo dal nonno, Luca più giudizioso del grande, Mena (Filomena) che lavorava sempre al telaio, Alessi (Alessio) e Lia (Rosalia) la più piccola. (Padron ‘Notni la sapeva lunga infatti conosceva molti proverbi ed era giudizioso; ecco perché la casa del nespolo prosperava). Nel dicembre 1863 ‘Ntoni, il maggiore dei nipoti era stato chiamato per la leva militare, Padron ‘Ntoni era andato dai pezzi grossi del paese per farsi aiutare, come se essi avrebbero potuto far scomparire la repubblica che obbligava i giovani a farsi soldati. Essi lo presero in giro, così, pure, nella visita medica di leva non poterono trovargli difetti per non farlo partire. Si rassegnarono tutti alla sua partenza. La Longa gli dà le ultime raccomandazioni, mentre il nonno non gli dice nulla. I due ritornano a casa e incontrano Bastianazzo che si era sbrigato ad arenare la barca, la Provvidenza, per salutare il figlio, ma non aveva fatto in tempo. Il giorno seguente andarono tutti alla stazione a vedere il treno che passava portando via i giovani per la leva militare. La Longa salutò il figlio, ma rimase delusa perché per ultimo salutò la Sara di comare Zudda, e da quel giorno lei non le rivolse più la parola. Quando il treno non si vide più, la Longa aveva una faccia triste e comare Venera la Zuppidda la consolò dicendole che doveva fare finta che il figlio forse morte per i prossimi cinque anni. Il ragazzo manca molto a tutti i componenti della famiglia che non riescono a dimenticarlo. Quando arrivò da Napoli la prima lettera di ‘Ntoni, tutti si rallegrarono. Egli chiedeva del denaro e la famiglia glielo mandò. Egli con la lettera le aveva mandato anche un ritratto che era girato per le mani di tutto il paese, invece la madre se la guardava insaziata, perché liscio e ripulito com’era non lo aveva quasi riconosciuto e teneva la fotografia sopra il cantarano. Dopo un po’ di tempo arrivò un’altra lettera che diceva che aveva trovato un camerata che scriveva lettere a pagamento e poteva così scrivere spesso. I genitori e il nonno furono felici di ricevere la lettera, ma si dicevano che non si poteva spendere il denaro in lettere perché l’annata era andata male, e poi la mancanza di ‘Ntoni si sentiva a tal punto che dovettero prendere altri pescatori e si doveva pensare a Mena che aveva diciassette anni. Padron ‘Ntoni per tirare avanti la baracca aveva acquistato a credito dei lupini con il denaro fattosi prestare dallo zio Crocifisso e per accordarsi nel prezzo interviene compare Agostino Piedipapera, da vendere a Riposto, così avrebbero avuto il pane per tutto l’inverno. Era un bell’affare, però la Longa era amareggiata ma quando gli sistemò la barca al marito non disse nulla. La Provvidenza partì sabato sera con a bordo Bastianazzo e un altro pescatore malgrado il cielo fosse un po’ nuvoloso.

2) Per tutto il paese non si fece altro che parlare del carico dei lupini, e tutti si affacciavano per vedere passare la Longa con la figlia Lia. Intanto padron ‘Ntoni insieme ad altri si era seduto sui gradini della Chiesa e parlavano tutti di quel bell'affare, tra cui Piedipapera (il sensale), padron Fortunato Cipolla e il fratello di Menico della Locca (quello che era andato a Riposto con Bastianazzo). Intanto cominciano a parlare di zio Crocifisso Campana di legno che era molto ricco, infatti guadagnava duecento onze all’anno. A questa discussione ‘Ntoni sta in disparte, perché pensa al figlio. Intanto udendo ciò il figlio della Locca, disse che lo zio Crocifisso era suo zio di parte di madre, ma la parentela non contava nulla perché quando lavorava per lui, alla giornata gli dava mezza paga e niente vino. Interrompe Piedipapera, uno che sparla su tutto e su tutti che dice al figlio della Locca che lui si poteva scordare l’eredità dello zio, perché oltre ad essere avaro cercava di comprare terre a un costo minore della vendita. Allora si misero a questionare sul perché Padron ‘Ntoni sosteneva che lo zio Crocifisso era cristiano, ma gli altri ne dubitavano soprattutto Piedipapera, ma anche compare Cipolla che ne aveva in confine la vigna. Padron ‘Ntoni pensa esclusivamente alla Provvidenza, infatti calcola che prima di mezzanotte avrebbe girato il Capo Mulini. Mentre sono nel cuore della discussione sentono don Giammaria, il vicario, che litigava con lo speziale, cosa che faceva al solito, e il figlio della Locca dice che loro leggevano molto al contrario di tutti gli altri,

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perché erano analfabeti. Insomma le chiacchiere continuano, parlano di Don Silvestro, segretario comunale che possedeva le chiese più belle, ed era diventato ricco perché aveva imparato a scrivere. Poi continuano ed esce il discorso per Mena, la nipote di padron ‘Ntoni, perché se il negozio dei lupini andava bene la volevano far maritare con Brasi, figlio di padron Cipolla. Infatti tutti sapevano che Mena, era stata educata molto bene dalla madre, infatti siccome lavorava sempre al telaio venne soprannominata sant’Agata. La Longa, quando ritornò a casa riprese il suo lavoro, però si affaccia e comincia qui un'altra discussione con le vicine. Esse ammiravano Mena, però comare Anna la critica perché dice che almeno chi sta alla finestra qualche marito la ritrova. Ne aveva esperienza perché il figlio Rocco si era innamorato della Mangiacarrubbe che stava alla finestra. Entra nel discorso anche Grazia Piedipapera che si lamentava dei topi, non solo lei ma anche le altre, infatti dicono che l’unica salvezza per loro e avere dei gatti grigi. Però qualcuna racconta che ad una vecchietta di S. Antonio le avevano rubato il gatto, poi glielo avevano fatto trovare malridotto davanti la porta, e mentre lo prendeva gli si erano intrufolati i ladri in casa. I ladri erano sempre in giro e infatti le avevano rubato a Nunziata un lenzuolo. Poi i pettegolezzi riguardarono Nunziata, una ragazza che orfana di madre deve badare a tutti i suoi fratellini da quando il padre era emigrato per lavoro. Mentre chiacchieravano compare Zuppidda, moglie di mastro Turi, considerata una spiona perché diceva sempre l’amara verità e veniva considerata una peccatrice perché sparlava del prossimo. Quindi ritornando a Nunziata, la comare Anna dice che l’ha vista nella sciara insieme ad Alessi. Quando Mena si affacciò, tutti le fecero festa, e chiesero alla Longa come mai non la faceva sposare perché ormai aveva quasi diciotto anni. Ritornano Alessi e Nunziata, la quale va in cucina accende il lume e prepara la cena, mentre Alessi scaricava il fascio di ginestre e guardava dall'uscio serio con le mani nelle tasche.Dopo aver lasciato Alessi a cuocere le fave, Nunziata cominciò a parlare con Mena su ciò che era solito fare il vicino Alfio Mosca. Le mamme in strada discutevano anch'esse di Alfio, dicendo che perfino la Vespa giurava di non averlo voluto per marito poiché esso possedeva soltanto un carro e un asino. Le ragazze tuttavia si opponevano alla Vespa tanto che la stessa Nunziata sosteneva che egli era povero e non possedeva nessuno al mondo. Il nodo della discussione poi si sposta sullo zio Crocifisso e sul suo desiderio di congiungersi con la Vespa. Dopodiché entra in scena anche don Giammaria che accusa tutte le persone che vede e dice i loro difetti.

3) Dopo la mezzanotte si udì il rumore forte del vento e il muggire del mare attorno ai faraglioni, insomma era una brutta domenica di settembre. Le barche del villaggio erano tirate sulla spiaggia e ammarate alle grosse pietre sotto il lavatoio e le poche che ritornavano al molo avevano tutta la vela sbrindellata. Maruzza la Longa era preoccupata e non stava ferma un momento, soltanto padron ‘Ntoni si trovava sulla riva a disperarsi perché la Provvidenza era in mare con il figlio Bastianazzo e il figlio della Locca, per quel carico di lupini e con quel tempaccio. Gli uomini del paese erano nell’osteria, nella bottega di pizzuto o sotto la tettoia della bottega a vedere la pioggia venire giù. I loro discorsi sono concentrati sulla Provvidenza, e sul carico dei lupini e su Bastianazzo Malavoglia che era in mare e se la passava peggio di tutti loro. I pettegolezzi continuano e la gente critica i Malavoglia perché non vanno a messa a pregare soprattutto per quel momento che poteva essere tragico per la Provvidenza. Come si vede tutti dal villaggio si recano in chiesa, anche la Santuzza padrona della bettola se ne andava in chiesa lasciandola in custodia a zio Santoro, un povero cieco che non faceva peccato se non andava a sentire la messa, ma anche se non andava sapeva riconoscere tutti. Intanto i pettegolezzi continuano pure in chiesa, gli argomenti in questione sono sempre gli stessi: la Provvidenza, le peccatrici, le ragazze che cercano un marito ricco anche se brutto ecc; mentre altre sostenevano che era un peccato sparlare del prossimo. Tutti pensavano del temporale mentre i Cipolla erano tranquilli, i Malavoglia diventavano bianchi e si strappavano i capelli per quel carico di lupini che avevano preso a credenza dallo zio Crocifisso Campana di Legno. Tra un’Ave Maria e l’altra, compare zuppidda concluse che oggi per i Malavoglia era una brutta giornata e la Longa rischiava di rimanere sola con i cinque figli. La sera scese triste e fredda, il temporale ancora continuava e si vedeva il mare nero come la sciara. Intanto zio Crocifisso era andato a cercare padron ‘Noti per fargli confessare davanti a testimoni che i lupini li aveva presi a credito. Maruzza con i suoi figlioletti era andata

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nella sciara per vedere il mare, la donna si disperò ancora di più quando la piccola cominciò a piangere e non sapeva come tranquillizzarla. Le comari e i compagni domandavano alla Longa del marito e la poveretta sgomentata da quelle insolite attenzioni li guardava meravigliata. Alcuni la accompagnarono a casa, mentre si lamentava della malasorte che stava per capitare alla famiglia e quando arrivò a casa stanca e disperata si chiuse in casa pensando al marito e al carico dei lupini.

4) Il peggio era che i lupini li avevano presi a credenza da zio Crocifisso, che era soprannominato Campana di legno, perché non ci voleva sentire quando la gente lo pagava con le chiacchiere. Egli si credeva cristiano e tutto quello che faceva lo doveva tenere con a Dio. Lui stava in piazza tutto il giorno e il suo mestiere era di prestare il denaro, e la sua roba a credito. Ora i suoi nemici gli ridevano sotto il naso perché era stato costretto a recitare il de profundis per l’anima di Bastianazzo perché era preoccupato per il carico dei lupini. Il tempo era ritornato sereno e la gente ritornava alle proprie attività, anche il mare si era calmato e non sembrava che avesse rubato il marito alla Longa. I Malavoglia erano inginocchio davanti al cataletto in chiesa e piangevano come se il morto fosse davvero davanti a loro, con i lupini al collo, che lo zio Crocifisso aveva dato a credenza a padron ‘Ntoni perché si fidava di lui; ma se egli col protesto che la Provvidenza era affondata non saldava il credito sarebbe andato in prigione. Intanto padron ‘Ntoni aveva fatto fare il funerale in grande perché sia i ceri accesi che il mortorio gli costarono molto. La casa del nespolo era piena di gente, e quelli che passavano vedevano gli orfani e si domandavano come Maruzza avrebbe fatto con tutte quelle spese. Tutti gli amici portavano qualche cosa come era d’uso, anche Alfio Mosca, che diceva che avrebbe voluto esserci lui al posto di Bastianazzo, perché per lui non avrebbe pianto nessuno. Mena era disperata e angosciata, perché con la Provvidenza se ne era andata anche la sua dote. Tutti facevano commenti lodevoli sulla buon’anima di Bastianazzo e cercavano di tirare su il morale della famigliola che piangeva da giorni. I vari personaggi, don Silvestro, don Cipolla, la Zuppidda e molti altri ancora cominciano i loro discorsi per risollevare dalla sofferenza la famiglia. Maruzza era seduta ai piedi del letto pallida e disfatta come un cencio messo a bucato e piangeva col viso nel guanciale, invece padron ‘Ntoni non sapeva che dire perché aveva il cuore come se era stato rosicato da un pescecane. I discorsi degli amici continuano e padron Cipolla dice che quella che stava venendo era una mal’annata, che non pioveva da Santa Chiara, tranne l’ultimo temporale che c’era stato si era presa la vita di Bastianazzo e quindi quest’inverno avrebbero sofferto la fame. Dunque ognuno raccontava ai Malavoglia i propri guai per confortarli. Alcuni ignoranti sostenevano che non pioveva perché erano stati piantati i pali del telegrafo, ma padron Cipolla infuriato,se la prese con questi e gli spiegò che i pali del telegrafo portavano notizie da un luogo ad un altro, e chi li distruggeva andava in prigione. La casa dei Malavoglia era sempre stata una delle prime a Torezza, ma con la morte di Bastianazzo, la mancanza di ‘Ntoni e Mena da sposare stava prendendo acqua da tutte le parti. Per alcuni la soluzione era quella di vendere la casa, l’orto e la barca, altri sostenevano che la soluzione era di non pagare il credito allo zio Crocifisso. Quando tutti se ne furono andati i Malavoglia rimasero soli nel cortile, prima Maruzza e poi tutti gli altri, anche i piccoli ripresero a piangere, sebbene Bastianazzo fosse morto da tre giorni. Tra tutti quelli che piangevano ed erano tristi per la scomparsa di Bastianazzo, c’era anche la Locca, che aveva perso il figlio di Menico. Padron ‘Ntoni era disperato perché si era fatta una colpa della sua morte, ma gli tornò in mente che dovevano risarcire il credito. La famiglia con l’auto anche di amici del vicinato cominciò la sua vita ma sapevano bene che si trovavano in una brutta condizione economica e con un buco da colmare.

5) La Mena non sapeva nulla che volessero maritarla con Brasi figlio di compare Cipolla e il primo che glielo disse fu Alfio Mosca, vicino al rastrello dell’orto, quando tornava da Acicastello col suo carro tirato dall’asino. Gli disse che l’aveva sentito dire dalla Vespa in casa dello zio Crocifisso il giorno del temporale di Santa Chiara. Mentre compare Alfio parlava delle ricchezze di Brasi Cipolla e diceva che le ragazze del paese se lo mangiavano con gli occhi, lei era diventata tutta rossa e ad un tratto lo salutò e se ne entrò in casa. Alfio molto infuriato andò a lagnarsi con la Vespa, la quale disse che aveva sentito questo uscire dalla bocca dello zio Crocifisso e lei non era una bugiarda. Lo zio Crocifisso mentre parlava con la Vespa

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affermò quello che aveva sentito e aggiunge che la Provvidenza era dotale e che sulla casa c’era un censo di 5 tarì l’anno. La Vespa ribatteva continuamente che gli uomini erano tutti uguali, cioè bugiardi. Lo zio Crocifisso nella discussione con la Vespa le fa notare che padron ‘Notni pensa a maritare Mena, piuttosto che pagare il credito. La Vespa perse dunque la pazienza e gli disse che se anche c’era una cattiva annata non poteva impedire che si celebrasse il matrimonio, se poi ci doveva essere. Continua col fargli intendere che dietro di lei corrono molti uomini e non perché possiede una chiusa. Lo zio Crocifisso la stuzzicava con questi discorsi, di mariti e d’affari, infatti gli propose di dargli le quaranta onze del debito dei Malavoglia, in cambio della chiusa. La Vespa non accettò, e questo lo fa incollerire. Lo zio Crocifisso le dice che lei si sarebbe fatta mangiare le sue ricchezze da quel pezzenti di Alfio Mosca, il carrettiere, per farlo ingelosire e in quel momento avrebbe pagato 5 lire per fargli rompere le ossa, ma non lo faceva perché era cristiano. Dobbiamo sapere che zio Crocifisso, ogni giorno passava e ripassava davanti alla casa dei Malavoglia, questi lo pagavano a spezzettate ( i ragazzi appena lo vedevano spuntare scappavano via come se vedessero bau-bau) e nessuno gli parlava del denaro per i lupini. La Locca era rimasta scioccata della morte del figlio Menico, infatti gironzolava sempre da quelle parti, per cercare secondo lei il figlio, ma quando vedeva il fratello Crocifisso scoppiava a piangere. Alfio Mosca, al passaggio dello zio Crocifisso si doveva togliere pure il cappello, ma veniva guardato con occhio di disprezzo da questi perché gli portava via la chiusa della nipote la Vespa. I pettegolezzi su Alfio Mosca continuano, infatti dicono che quando ha tempo libero, dopo avervi portato il carico di vino si sedeva nell’osteria e dialogava con la Vespa. Però Alfio non pensava alla Vespa, ma a Mena di padron ‘Ntoni, che la vedeva ogni giorno e se era più ricco l’avrebbe voluta sposare. Quando parlava con lei non faceva altro che parlare dell’asino, del carro e del carico di vino che portava nell’osteria della Santuzza, faceva così perché era molto emozionato nel parlare. Mena quando parlava con Alfio si domandava del perché il padre non sarebbe morto oppure di tutti altri discorsi; per esempio gli spiegò che lei non si sarebbe maritata con Brasi, se prima non avrebbe pagato il debito dei lupini e poi gli diede la notizia che presto sarebbe ritornato il fratello ‘Ntoni. Mentre diceva questo compare la Zuppidda, Mena scappa dentro casa e Alfio frusta l’asino, ma ella lo ferma e chiede se il vino che portava alla Santuzza era quello della settimana scorsa, senza avere nessuna risposta precisa dal carrettiere. Intanto lei continua e critica la Santuzza, la padrona dell’osteria dicendo che si era arricchita facendo quel mestiere, allora si andava indietro come nel caso dei Malavoglia. Quel giorno avevano portato la notizia del ritrovamento della Provvidenza che l’avevano rimorchiata a riva tuta sconquassata come l’avevano trovata al di là del Capo dei Mulini capovolta e incastrata tra gli scogli. Tutto il paese, tra cui padron ‘Ntoni era corso sulla riva a vederla, molti diedero calci nella pancia della barca, mentre parecchi si limitarono a fare dei commenti poco graditi. La nave era quasi completamente distrutta e i lupini non c’erano più, mancavano remi e vele, infine mastro Zuppiddu propose a padron ‘Ntoni che con quattro lapazze l’avrebbero aggiustata, piuttosto che buttarla sul fuoco. Molti ragazzi e monelli si erano arrampicati e installati nella barca, ma Alessi se la prendeva e batte con questi dicendo che con il fratello ‘Ntoni si sarebbe aggiustato tutto. ‘Ntoni si era fatto mandare le carte per il congedo, e Luca dovette prendere il suo posto in cambio del fratello per amore della famiglia. Padron ‘Ntoni osservò che il nipote Luca era buono e servizievole come il padre Bastianazzo. Prima di arrivare ‘Ntoni aveva spedito una lettera che rallegrò la famiglia e vi aprì un barlume di speranza. ‘Ntoni arrivò con la divisa e con il berretto e fu accolto con affetto dai familiari che lo aspettavano alla stazione e per il momento avevano dimenticato i loro problemi.

6) ‘Ntoni era arrivato in girono di festa e andava di porta in porta a salutare i vicini e conoscenti, non vide Sara di comare Tudda e le dissero che si era sposata con un vedovo che aveva sei figlioli. La Mangiacarrubbe aveva messo gli occhi addosso a ‘Ntoni perché aveva visto che era diventato un bel cetriolo. Era domenica e ‘Ntoni girava con la sua divisa per tutto il paese e aveva fatto anche a pugni con compare Pizzuto. La sera i familiari erano tutti intorno a ‘Ntoni che gli domandavano quello che aveva fatto e Mena ammirava la sua divisa e il nonno gli disse che gli aveva trovato un lavoro a giornata nella parenza di compare Cipolla, che gli aveva dato quel lavoro per carità. Padron ‘Ntoni ripeteva a tuti che quando mastro Bastiano avrebbe aggiustato la barca potevano riprendere il loro solito lavoro. La mattina

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‘Ntoni non si voleva svegliare e borbottava che non era valsa la pena di ritornare a casa. Alessi (somigliava tutto a suo padre), rimproverò il fratello dicendogli che il nonno si era alzato un ora prima di loro. ‘Ntoni fu felice di rivedere il bel mare, però nella parenza lo canzonavano tutti perché la Sara lo aveva piantato; ma lui ribatteva che a Napoli le ragazze erano migliori e tutte erano innamorate di lui. Barabba e zio Cola lo rimproverarono e ‘Ntoni voleva andarsene ma non poteva farlo essendo in mare. Il mare era fresco e non si pigliavano pesci e i pescatori parlavano per non addormentarsi. Dopo un po’ di tempo si accorsero che le reti contenevano molti pesci ed erano soddisfatti, invece ‘Ntoni si lagnava sempre. I Malavoglia cercavano in tutti i modi di far quattrini. La Longa e Mena tessevano, gli altri anche i piccini si erano messi a lavorare alla giornata, chi lavorava nella ferrovia, chi nella sciara. Inoltre per ripagare la barca ci voleva molto denaro. Erano venuti i Morti e zio Crocifisso voleva tornate le quaranta onze ma per l’intromissione del vicario aspettò di essere pagato a Natale; intanto si era preso tutti gli spiccioli che avevano guadagnato. Padron ‘Noni faceva progetti per l’estate, ma ‘Ntoni che aveva viaggiato si annoiava a sentire quei discorsi, quindi o andava all’osteria o col pretesto di vedere in che condizioni era la Provvidenza per parlare con Barbara, figlia di compare Zuppiddu, la quale gli diceva che la barca poteva essere messa in mare per la vigilia di Natale. S’avvicina la novena di Natale e tutto il paese era in festa, solo i Malavoglia erano tristi perché ancora dovevano pagare il debito e stabilirono il pagamento del credito a giugno. Intanto l’usciere zio Crocifisso voleva e premeva per riavere il proprio denaro. I Malavoglia non sapevano che fare, alla fine decisero di vendere la Provvidenza, però si dovettero rivolgere a Piedipapera perché aveva comprato lui il credito. Egli disse che era come una scarpa vecchia e non la volle. I Malavoglia andarono a chiedere consiglio a don Silvestro, il segretario, egli li mandò dall’avvocato Scipioni. Questi capita la situazione disse che non c’era niente da fare e gli disse che non potevano prendergli nulla perché la casa era dotale. Quando padron ‘Ntoni tornò a casa e riferì tutto a Maruzza si resero conto che non avevano concluso niente e in processione andarono a chiedere consiglio a don Silvestro, questi propose a Maruzza per aggiustare tutto di vendere la casa. Don Silvestro riferì tutto a zio Crocifisso, all’inizio se la prese male, poi capì che non c’era altro modo per essere pagato e rimase che quella sera doveva parlare con Piedipapera per riferirgli il fatto. Piedipapera uscì bestemmiando perché non contava più nulla in quelle decisioni.

7) Per i Malavoglia fu un brutto Natale, perché anche Luca dovette partire per la leva militare. ‘Ntoni accompagna il fratello alla stazione consolandolo dicendogli che aveva fatto anche lui il soldato. Quel giorno pioveva e Luca ripeteva che non c’era bisogno che lo accompagnassero alla stazione, baciò la mano al nonno e alla mamma, e abbracciò i fratelli. Il nonno diceva che lui non avrebbe scritto per denaro e se voleva Dio, poteva risollevare la casa del nespolo. Quando giunse la notizia della sua morte, alla mamma rimase il dolore di averlo fatto partire con la pioggia senza accompagnarlo alla stazione. Intanto viene rimessa in mare la Provvidenza e i Malavoglia avevano fatto festa. Barbara mentre scopa vede Mena e gli raccomanda di passare da quelle parti anche se il padre aveva finito di aggiustare la barca. ‘Ntoni rispose e le assicurò che si sarebbero visti ugualmente, perché quella era la strada più corta per andare nella sciara, anche se doveva impegnarsi con il lavoro. Compare Zuppiddu aveva fatto proprio un bel lavoro nell’aggiustare la Provvidenza se ne complimentarono tutti. La Longa aveva ricominciato a sorridere e Mena piangeva dalla contentezza. Compare Alfio vede Mena e le domanda se si sarebbe sposata con Brasi, ma non ne sapeva nulla. Nonostante che la Provvidenza fosse stata rimessa in mare padron Cipolla era perplesso invece zio Crocifisso era tranquillo perché aveva venduto il debito a Piedipapera, il sensale. Mentre la Provvidenza veniva messa in mare tutti gioirono e la Longa si ricordò con tristezza del povero marito, però vedendo la figlia pensierosa le disse che appena finito di pagare il debito avrebbero pensato pure a lei. Ritorna padron ‘Ntoni carico di reti da aggiustare dicendo che voleva andare al più presto a pescare per saldare il debito perché volevano rimanere nella loro casa. Erano quelli anni molto duri per tutti: la pesca era scarsa e c’erano molte tasse e tutti si lamentavano e bestemmiavano. Quelli più ricchi non uscivano di casa perché erano molto preoccupati per i loro averi. A Torezza si doveva rinnovare il Consiglio e il Sindaco e quindi c’erano certe discussioni di disagio economico e malcontento perché le tasse da pagare erano troppe, infatti volevano cambiare Sindaco e Consiglio ma non c’erano altri ricchi e

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che sapessero fare e svolgere quella carica. Piedipapera a sentire quelle cose sul conto degli addetti al Comune ordinò all’inserviente di far stare tutti zitti ma poi i pettegolezzi e gli insulti cominciano ad espandersi. Tutti si ammazzavano a parole parlando male di quelli che gli stavano accanto e di quelli che non c’erano. Alla fine il segretario verso mezzogiorno sciolse la seduta senza concludere nulla e chi aveva preso parte si dileguò lentamente dalla piazza chiacchierando sugli improperi che s’erano detti Piedipapera e la Zuppidda. ‘Ntoni seppe delle chiacchiere e voleva fargli vedere che era stato soldato (a Piedipapera). Lo incontrò mentre veniva dalla sciara vicino alla casa dei Zuppiddi e cominciò a dirgli che era una carogna ed era venuto a dirgliene quattro. Piedipapera gli disse che era uno sbruffone e una spaccamontagne. A sentire le loro grida si era radunata intorno a loro molta folla mentre cominciarono a far a pugni e mordendosi come i canii, tanto che ‘Ntoni dovette ficcarsi nel cortile dei Zuppiddi perché aveva la camicia strappata e Piedipapera fu condotto a casa tutto insanguinato. I Zuppiddi medicarono il ragazzo mentre questi chiedeva di sposare la figlia di Barbara. Essi acconsentirono e se suo nonno era d’accordo il matrimonio si poteva combinare. Tornato a casa già i Malavoglia avevano saputo tutto e si aspettavano a momenti che l’usciere venisse a scacciarli dalla loro casa giacché era Pasqua e non avevano il denaro del debito. Il nonno e la madre lo rimproverarono perché non poteva prendere Barbara senza il loro permesso, e poi per prima si doveva sposare Mena. ‘Ntoni cominciò a lamentarsi dicendo che ora che aveva trovato una ragazza non poteva pigliarsela e ribatteva che Luca se la passava meglio di lui e rimpiangeva di essere ritornato a casa.

8) Il povero Luca faceva il suo dovere laggiù, come l’aveva fatto a casa sua, non scriveva spesso perché i francobolli costavano molto e ogni tanto metteva nelle lettere qualche soldo buscato servendo gli ufficiali. Il nonno aveva detto che con la salatura delle acciughe avrebbero potuto pagare il debito a Piedipapera e poi doveva pensare a Mena infatti ogni tanto andava a parlare con padron Cipolla. Però lei pensava ad Alfio Mosca e gli domandava quando doveva andare a lavorare perché poi non lo poteva vedere più e gli disse che presto il debito doveva essere saldato e si doveva sposare con Brasi, poiché era tardi quel giorno si salutarono e si dettero la buona notte. La Vespa brontolando diceva che Mena era una sfacciata e stuzzicava sempre compare Alfio, e ‘Ntoni con Barbara facevano una commedia. Li aveva visti mentre pensavano di scappare così li avrebbero fatti sposare sicuramente. Barbara era stata corteggiata anche da altri, però sotto consiglio della madre li aveva lasciati perdere perché erano dei mangiapane e aveva messo gli occhi su ‘Ntoni. Don Michele e ‘Ntoni non si potevano vedere perché erano entrambi troppo orgogliosi invece Vanni Pizzuto voleva levare dalla circolazione il ragazzo e volevano chiedere aiuto a Piedipapera. I tre una sera si incontrarono nell'osteria e si misero a cercare un modo per levare di mezzo ‘Ntoni. Intanto padron ‘Ntoni diceva sempre che avrebbero pagato il debito se avessero trovato i denari per riavere la casa del nespolo. Padron ‘Ntoni pensava di sposare al più presto la nipote. Tutti lo sapevano e Piedipapera mentre parlava alla Vespa, le diceva che lui era cotto come una pera di Mena e se si sposava con Brasi, Alfio Mosca se la poteva scordare. La Pasqua era vicina e c’era un’aria di festa in tutto il paese, compresa la casa del nespolo: il cortile era spazzato, gli arnesi ordinati, l’orto tutto verde e le camere illuminate dal sole. Una sera le avevano condotte in casa Brasi Cipolla e il padre e tutto il parentado. Tutti anche Mena era vestiti con gli abiti della festa e Brasi non le aveva tolto gli occhi di dosso. Dopo cena, le donne cominciarono a parlare, invece padron ‘Ntoni e padron Cipolla parlavano dei loro nipoti e facevano certi progetti. Quando gli ospiti se ne furono andati il nonno e la Longa erano molto soddisfatti, invece Mena triste, perché era venuta a sapere che Alfio il giorno seguente sarebbe partito. Quella sera inoltre egli venne a salutare i Malavoglia dicendo che andava e rimaneva nella Bicocca per molto tempo e poi aveva fatto gli auguri alla Mena. La Longa spiega ad Alfio che Mena era triste perché cominciava a pensare a conoscere i guai e i dispiaceri. Alfio Mosca per ultimo salutò padron ‘Ntoni, invece Mena stava in disparte e tesseva. Era una bella sera di primavera e la Mena uscì con la Nunziata a braccetto e parlavano di Alfio dicendosi che non lo avrebbero visto per molto tempo. Loro lo vedono mentre i preparava i bagagli e l’asino e il carro, e Nunziata gli domanda se partiva prima dell’alba, poi corre in cucina perché la pentola bolliva sul focolare. Mena, invece, era rimasta appoggiata al carro e Alfio la salutò e le dice che lui andava alla

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Bicocca anche se poteva prendere la malaria, ma a li non importava perché non c’era nessuno che si prendeva cura di lui e poiché era povero non poteva sposarla. Alfio dunque le disse addio perché quelle ormai erano chiacchiere inutili, così Mena se ne andò insieme alla Nunziata a piangere sotto il nespolo, al chiaro di luna.

9) Né i Malavoglia, né alcun altro in paese sapevano di quel che stavano almanaccando Piedipapera con lo zio Crocifisso. Il giorno di Pasqua padron ‘Ntoni prese quelle cento lire per portarle a zio Crocifisso e Piedipapera dicendogli che il resto glielo dava alla Madonna dell’Agnina. Lo pregò in ginocchio e gli disse di aspettare perché doveva maritare la nipote. Padron ‘Ntoni tornò a casa e ne parlò con la nuora, perché non voleva che il matrimonio di Mena andasse in fumo. Tutti in paese sapevano del matrimonio ed erano entusiasti, non lo era per niente Piedipapera che aveva comprato il debito senza che sua moglie grazia lo sapesse. La Barbara regalò a Mena il vaso del basilico per farsela comare. La Longa si era levata il fazzoletto nero e avevano mandato a dire anche a Luca la bella notizia. Era la festa dell’Ascensione e come d’uso si appendevano ghirlande a porte e finestre, solo la casa di Alfio Mosca era chiusa e Mena era molto triste, anche se si doveva sposare. Il girono di S. Giovanni lei si doveva togliere la spadina d’argento dalle trecce per spartirle i capelli sulla fronte. La famigliola così era ritornata a sorridere, i ragazzi guardavano tutti, anche la Provvidenza, e si e si erano fatti i conti che a S. Giovanni avrebbero finito di pagare il debito. Padron Cipolla e padron ‘Ntoni parlavano seduti sugli scalini della chiesa. Brasi andava sempre a casa dei Malavoglia. Quella domenica per spartire i capelli alla sposa chiamarono comare Grazie Piedipapera, avevano invitato anche lo zio Crocifisso, il vicinato, amici, e parenti. Comare Venera la Zuppidda era gelosa di comare Grazia perché toccava a lei di pettinare i capelli alla sposa, Barbara, la figlia, non aveva potuto mettere la veste nuove e si pentiva di aver speso i soldi per il basilico. ‘Ntoni era venuto a prenderle ma esse uscirono col pretesto di infornare il pane. La casa del nespolo era piena di gente, tutti facevano complimenti a Mena perché era molto carina. Anche gli ospiti erano molto contenti. La Longa e padron ‘Ntoni avevano dimenticato quasi i loro guai dalla contentezza. Nunziata si accorse che Mena non era contenta e la cugina Anna per mettere allegria ruppe un boccale di vino. C’era molta folla come all’osteria della Santuzza. Piedipapera si accorse che nella piazza c’erano alcune persone che parlavano e andò a vedere. C’erano due soldati di marina che raccontavano che si era persa una bottiglia in mare e tutti i soldati erano morti. Don Silvestro osservò che re d’Italia c’era anche il figlio della Longa. Questi giovanotti avevano bevuto e poi non c’era solo una barca con quel nome così e non si diede peso alle loro parole. Anche padron Cipolla era accorso e tutti cominciarono a prlare, alcuni dicevano che i giornali raccontavano solo menzogne. Intanto continuavano a raccontare che la guerra è brutta sempre a sparare e la morte può sopraggiungere da un momento all’altro. Padron Cipolla credeva che i soldati erano pazzi e don Silvestro gli spiegò che se non volevano combattere li uccideva il loro generale. Fino a sera a casa dei Malavoglia tutti erano felici. Un giorno dopo si seppe che era affondato un bastimento ed era morta tanta gente così le vicine chiedevano a Maruzza se li c’era suo figlio Luca e se erano arrivate sue notizie. Da allora La Longa cominciò disperata a stare sempre sulla porta e vedeva sempre suo figlio pallido e immobile che la guardava con certi occhi sbarrati e lucenti. Col passare dei giorni La Longa non vedendo arrivare la sua lettera non ce la fece a lavorare, neanche padron ‘Ntoni si imbarcava e stava sempre con la nuora. Alcuni gli consigliarono di chiedere notizie a Catania, tutta la famiglia andò dal capitano del porto. Egli si mise a cercarlo nella lista dei morti, quando lo trovò disse che era morto quaranta giorni fa nella battaglia di Lissa. La Longa svenne, la dovettero portare a casa su di un carro, fu malata per alcuni giorni. Da quel giorno fu presa di una gran devozione per l’Addolorata. La Zuppidda borbottava che ora la famiglia rimaneva sulle braccia di ‘Ntoni. ‘Ntoni disse a Barbara che quando Mena si maritava gli lasciava la stanza di sopra, ma lei non voleva. San Giovanni era arrivato e il debito non era stato pagato. L’avvocato non finiva mai di scrivere le carte prima di mandare l’usciere. I Malavoglia erano nei guai (era inutile andare dall’avvocato), Piedipapera gli diceva che se gli davano la casa gli lasciavano la Provvidenza. I Malavoglia dovettero sgomberare la roba e la trasportarono di notte, nella casuccia del baccaio che avevano presa in affitto. Si misero a sedere su dei pagliericci che erano ammonticchiati nel mezzo della camera, era

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molto triste per tutti lasciare quella casa. Maruzza guardava la porta dove erano usciti Bastianazzo e Luca. Piedipapera ha rivenduto il debito a zio Crocifisso, questi appena i Malavoglia se ne furono andati erano venuti falegnami e muratori per aggiustare la casa. Anche la Vespa andò a darvi un occhiata. I Malavoglia non si fecero vedere più per le strade né in chiesa, e andavano ad Acicastello per la messa. Nessuno più parlava con i Malavoglia, Brasi ci era rimasto male perché voleva sposare Mena. Mena cercava di tirarsi su il morale e aiutava la mamma a mettere tutto apposto. Le comari erano le sole che non avevano voltato le spalle ai Malavoglia. Di tanto in tanto si vedeva la Nunziata. La Zuppidda consigliò a ‘Ntoni di andarsene dalla famiglia, ma egli non se la sentiva, anche se la donna gli diceva che non gli avrebbe dato la Barbara. E poi ogni volta gli rinfacciava che i Malavoglia al suo posto hanno voluto la Piedipapera. La piccola Lia non ne sapeva di quelle chiacchiere e andava a giocare nel cortile dei Zuppiddi ma la signora la rimproverava sempre e così la bambina non ci andò più. Maruzza e la Zuppidda non si potevano vedere. ‘Ntoni, stregato dagli occhi di Barbara voleva mettere pace. Barbara diceva a ‘Ntoni che la madre non voleva che si vedessero. Così la salutò e riprese il lavoro da lunedì a sabato come un cane senza nessuno che lo voglia, non parlava, non bestemmiava, non rimproverava i fratelli, la sera mangaiva ingrugnato, la domenica girovagava all’osteria, oppure stava ore intere seduto sugli scalini della chiesa a vedere passare la gente. Desiderava quelle cose che aveva visto da soldato e invidiava la gente che si poteva permettere di viaggiare in una carrozza.

10) ‘Ntoni andava a mare tutti i santi giorni anche quando il mare era cattivo, perché i Malavoglia dovevano guadagnarsi il pane, anche se era rischioso. I Malavoglia quando facevano buona pesca erano contenti e il prezzo siccome lo stimava il sensale Piedipapera, quando avevano del denaro una parte lo consegnavano per il debito e l’altro per la spesa. Mena poté ritornare in chiesa e qualcuno le metteva gli occhi addosso. ‘Ntoni era infuriato poiché Barbara gli aveva chiuso la porta in faccia. Il nonno rassicurò i nipoti dicendo loro che col tempo ritorneranno come prima e nessuna li tratterà in quel modo. La pesca non era sempre buona, spesso il tempo era nuvoloso, andavano in mare anche se pioveva e quando ritornavano si mettevano davanti al focolare che accendeva la Longa. Quando ritornavano con tanta pesca e ci volevano più ceste correvano tutti in processione anche Nunziata. Il loro gioco era rischioso, una sera c’era un brutto tempo con molte nuvole e nebbia, non si vedeva nulla, il nonno, ‘Ntoni e Alessi non sapevano che fare. Ad un tratto arriva un’ondata che buttò la Provvidenza in aria. Il nonno disse a ‘Ntoni di ammainare la vela. Mentre la barca cavalcava le onde corsero a remare, ma la forza del mare era molto forte, e si affidavano a Dio. Ad un tratto la Provvidenza si schiantò sugli scogli e si era sentito un grido di qualcuno. Quando il vento si portò via la vela che copriva tutto i fratelli videro che il nonno giaceva a terra con la testa rotta, gli rizzarono i capelli e non sapevano che fare. Li videro le guardie della dogana e arrivarono con lanterne e corde per dare soccorso. I fratelli afferarono la corda e lasciarono il nonno lì perché credevano che fosse morto, poiché aveva la faccia sporca di sangue. Invece era vivo e quando si svegliò volle essere portato a Trezza su una scala. I Malavoglia quando lo videro arrivare gioirono nel vedere che era ancora vivo. Si radunò molta gente del paese a vedere cosa era successo e chiacchieravano sul fatto. Don Franco gli fece la fasciatura ma se non veniva la febbre se ne andava. Per due o tre giorni padron ‘Ntoni fu più la che di qua. Gli venne la febbre ma era troppo forte e aveva molta sete. Don Ciccio ogni mattina andava a medicare il ferito e non era molto contento. I familiari erano preoccupati e nessuno poteva dormire. Verso sera il nonno volle vederli tutti ad uno ad uno e domandò loro che gli aveva detto il medico. Tutti erano tristi ma il nonno si rivolse a ‘Ntoni che piangeva e gli disse che diventava lui il capofamiglia, dava agli altri consigli e gli diceva di rimanere tutti uniti, gli disse che per prima si doveva sposare Mena con un marinaio, poi disse a tutti che con i risparmi dovevano comprare la casa del Nespolo, e di non vendere la barca anche se è vecchia. Dopo disse che voleva chiamato il prete don Giammaria perché si doveva confessare. Egli venne a confessarlo, ma il medico disse che stava meglio e i Malavoglia lo considerarono un miracolo. I pettegolezzi vanno per Barbara la quale aveva messo gli occhi su don Michele ( e già aveva 23 anni) e c’erano scommesse in atto. Padron ‘Ntoni dovette far riportare la Provvidenza da mastro Zuppiddo, ‘Ntoni andava all’osteria e quando gli davano da bere cominciava a bestemmiare perché don Michele gli aveva

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rubato la ragazza. Don Michele negava e per un po’ di tempo non si fece vedere in giro e ce l’aveva con la Santuzza che metteva in giro certe voci. Massaro Filippo diceva di far pace con la Santuzza, ma egli non voleva. La Santuzza andava a confessarsi la domenica stavolta lo fece di lunedì e ci stette molto. Donna Rosalina sorella del vicario voleva sapere i suoi segreti ma il prete disse che c’era il sigillo della confessione. La Zuppidda quando seppe queste voci cominciò a bestemmiare e non voleva che la figlia avesse a che fare con quella gente lì. Per il paese girano molte chiacchiere sul conto della Zuppidda e di don Michele. Alcuni dicevano che certe voci le aveva messe in giro don Silvestro per guadagnare dodici tarì. Però siccome don Silvestro era molto amico di don Michele e le chiacchiere andavano in fumo. Un giorno donna Rosalina si andò a confessare in un'altra chiesa e incontrò don Silvestro e cominciarono a parlarsi male, poiché ella aveva rubato quaranta onze al fratello e li aveva dati a don Silvestro per metterli nella Banca a nome suo, solo che ora questa era fallita. Tutti sapevano che don Silvestro era un prepotente. Il nonno stava meglio, lo mettevano davanti alla porta dell’uscio e per passare il tempo osservava tutto quello che succedeva. Quando ricominciò a camminare lo portavano a sederlo nella riva, egli era felice di avere scampato la morte. Col tempo il nonno riuscì a camminare e si imbarcò nuovamente. I Malavoglia avevano rattoppato di nuovo la Provvidenza. Padron ‘Ntoni ogni volta che vedeva zio Crocifisso gli diceva che avrebbero potuto pagare il debito e volevano ritornata la casa. Zio Crocifisso gli propose di far sposare Mena con Alfio Mosca, arriva Piedipapera e dice di aver visto la Vespa con Brasi che facevano progetti di fuga. Mena non si era messa il fazzoletto nero quando Brasi l’aveva piantata, anzi era felice. Ora veniva il periodo più bello per tutto il paese perché c’era da guadagnare per tutti. I rigattieri cercavano i Malavoglia per comprare le acciughe, ma questi diceva di tenere duro perché li voleva vendere a un prezzo più alto. Tutti guadagnavano e ormai mancavano pochi denari. Mentre tutti in paese lavoravano chi è colto e non fa niente critica gli altri perché non amano il cambiamento, poiché don Giammaria disse che il cambiamento portava a nuovi ladri come loro. E parlano di Brasi il quale per non farsi pescare dal padre dorme in chiesa nel pollaio. ‘Ntoni che lavora tutto il giorno e quando può va nell’osteria, come fa Rocco Spatu. Dopo un po’ la discussione si ruppe. Tutti sapevano che donna Rosolina aveva rubato le 25 onze a don Giammara ma nessuno andava a dirglielo.

11) Una volta ‘Ntoni Malavoglia aveva visto due giovanotti che si erano imbarcati qualche anno prima a Riposto e quando erano tornati spendevano meglio di comare Cipolla e le ragazze gli stavano dietro. Intanto era il periodo della salatura delle acciughe e tutti erano felici e si raccontavano storie ai ragazzi per tenerli allegri. ‘Ntoni parlava di volere andarsene da Trezza per arricchirsi, ma tutti erano contrari. La cugina Anna raccontava della storia di un principe che si portava la figlia Mara, ma ‘Ntoni disse che era impossibile perché le mancava la dote. La cugina Anna ribatté che è stato lasciato da Barbara. Perché erano diventati poveri. Intervenne la Mena e pensando ad Alfio Mosca disse che è beato l’uccello che fa il nido al suo passerello. Dunque ‘Ntoni cominciò a brontolare e andò a letto di cattivo umore. D’allora in poi lui stanco della solita vita e voleva cercare fortuna, ne parlò con la madre ma questa cercava di distoglierlo dall’idea. Il nonno vedendo che c’era qualcosa ce non andava chiamò in disparte ‘Ntoni per chiedergli che cosa voleva. Questi cominciò a parlare della sua idea di andare in cerca di fortuna e di voler diventare ricco. Ma il nonno cerca anche lui di distoglierlo da queste idee e gli dice con fermezza che la sua è paura di vivere e parla di sua madre, di sua sorella e di tutti gli altri che soffrono ma non hanno paura di lavorare e faticare per vivere. In conclusione ‘ntoni si mise a piangere. Continuò i giorni seguenti ad essere imbronciato e la madre gli disse che se voleva partire poteva andarsene ma al ritorno non l’avrebbe più trovata perché ormai era molto stanca e cominciava a piangere e se lo teneva stretto al collo. Così ‘Ntoni decise di rimanere per volere della madre, perché la sua partenza avrebbe provocato molti danni alla famiglia. La Longa era molto stanca e pallida, e non sapeva che lei doveva partire per un viaggio senza ritorno. A Catania c’era il colera e la gente scappava dalle campagne e si rifugiava in città. Le acciughe non venivano più acquistate e quindi per potere vendere i barilotti si abbassavano i prezzi. La Longa vendeva uova e pane fresco ai forestieri per fare qualche soldo. Col colera in gira non si doveva accettare niente dagli sconosciuti, camminare lontano dai muri e non sedersi sui sassi. Un giorno la Longa molto stanca si

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sedette su un sasso e prese il colera, quindi tornò a casa con le occhiaie nere e il viso giallo. Mena e Lia terrorizzate, cominciarono a piangere mentre le preparavano il letto. Poi vennero padron ‘Ntoni e i nipoti, e la Longa era già a letto. Non c’era in giro nessun dottore e quindi attorno a lei c’erano i suoi cari che quella sera vegliarono con la candela accesa. Sul tardi vennero a pigliarsi la Longa, ma nessuno venne a fare la visita del morto, perché avevano paura del colera. Ormai in strada c’era solo don Michele, tutti gli altri erano rintanati come conigli, e guardava la Mena. Intanto Lia si era fatta una bella ragazza. Tutti sentivano la mancanza della Longa ma soprattutto Mena che aveva preso il suo posto. Quando finì il colera dei denari raccolti con molta fatica ne erano rimasti solo la metà, ‘Ntoni voleva andare in cerca di fortuna, ma a Mena importava che lui rimanesse con loro. Stavolta il nonno disse che i genitori non c’erano più e poteva fare quello che voleva, e agli altri ci badava lui fin quando rimaneva in vita. Mentre preparava la borsa al fratello la Mena piangeva come se non lo avrebbe più rivisto. Il nonno gli dette il denaro e dei consigli, la vicine lo vennero a salutare. Infine salutò tutti e se ne andò coi lacrimoni agli occhi Mena e Lia si misero in un cantuccio e continuarono a piangere ad alta voce, perché un altro se ne era andato. La Nunziata che era con loro disse che così se ne era andato anche suo padre.

12) Padron ‘Ntoni e Alessi non bastavano per governare la barca, e quindi si doveva prendere a giornata qualcuno. Invece a zio Crocifisso il colera non gli ha fatto nulla. Però il guadagno per i Malavoglia non bastava a pagare le spese quindi padron ‘Ntoni dopo averci pensato un pezzo si decise a parlare con Mena di vendere la Provvidenza che non rendeva più nulla, era vecchia e aveva bisogno di denari per essere rattoppata e qualora sarebbe tornato ‘Ntoni e quando avrebbero messo insieme i denari della casa, avrebbero comprato un’altra barca. La domenica andò a parlarne a Piedipapera, perché nessuno la voleva comprare, in modo che convincesse zio Crocifisso ed acquistarla come se fosse un’afare d’oro. Zio Crocifisso voleva sposare la Vespa per accaparrarsi la chiusa ed era indeciso sul da fare. Padron ‘Ntoni aspettava la risposta e andava a veniva per la piazza. Per lui gli parve che gli strappassero le budella dallo stomaco quando si sono portati via anche gli attrezzi della pesca. Piedipapera promise a padron ‘Ntoni e ad Alessi un lavoro a giornata purché si accontentassero un poco, infatti convinse don Cipolla di prenderli perché il vecchio aveva molta esperienza. Padron Cipolla prese quasi per carità, perché avevano fatto il broncio da quando il matrimonio era stato mandato in aria. Brasi stava dietro alla Mangiacarrubbe la quale gli aveva messo gli occhi addosso e passava davanti a lui ben vestita e lo guardava con un occhiata assassina. Brasi così rimaneva come un bietolone ad ammirare la Mangiacarrubbe e questa per conquistarlo si cambiava ogni giorno i fazzoletti di seta e la collana di vetro. La gente criticava padron Cipolla perché era meglio dare il figlio in sposo a Mena che a Mangiacarrubbe. Mena non metteva fuori il naso dalla porta, perché doveva fare le faccende di casa e fare la mamma alla piccina. La Zuppidda predicava a don Michele che gli avrebbe cavato gli occhi se guardava la Barbara, e quindi questi guardava la bella Malavoglia. La sera quando dovevano cenare il tavolo era abbastanza grande per loro, dopo aver cenato si sedevano davanti alla porta. Padron ‘Ntoni pensava sempre alla casa del nespolo e alla Provvidenza. Ogni tanto veniva anche la Nunziata e la cugina Anna e parlavano tutti insieme. Alessi e Nunziata si sedevano in disparte e ragionavano insieme come se fossero stati adulti. Alessi domandava alla Nunziata se lo voleva per marito da grande, questa imbarazzata diceva che c’era tempo. Poi discutevano di Mena, del nonno che voleva ricomprare la casa del nespolo e a proposito di questo diceva che quando le sorelle si sarebbero sposate e quando avrebbero potuto ricomprare la casa del nespolo si sarebbero sposati e il nonno lo facevano abitare nella stanza grande, poi si dovevano apportare delle modifiche, infatti in cucina si doveva rifare il focolare. Nunziata sapeva tutto di quella casa che poteva andarci anche con gli occhi chiusi. La cugina Anna era un po’ preoccupata per il figlio Rocco il quale andava sempre a bere all’osteria. Un pensiero fu rivolto a ‘Ntoni e il nonno soggiunse che non doveva andarsene. Quando ritornò ‘Ntoni era senza una scarpa ai piedi, più lacero di prima ma i familiari gli fecero festa ugualmente, perché era passato molto tempo dalla sua partenza. Per otto giorni ‘Ntoni non ebbe il coraggio di mettere piede sulla strada perché tutti lo desideravano. ‘Ntoni non pensava più né alla Zuppidda né alla Sara, perché volevano un marito che lavorasse come un cane per mantenere la famiglia, tutto l’opposto di quel che voleva diventare

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‘Ntoni. Lui cominciò a fare prediche, almeno era quello che aveva imparato liberamente all’osteria poiché il nonno non gli avrebbe tirato le orecchie. Il nonno contava su ‘Ntoni infatti gli diceva che con un altro po’ di denari avrebbero comprato la barca o la casa . A ‘Ntoni non gliene importava nulla, lui era stanco di andare a giornata ma ancora non ce la faceva a dire di no e invidiava chi come Piedipapera, Rocco Spatu ed altri si sedevano sulle spiagge a chiacchierare e ‘Ntoni qualche volta ascoltava i loro discorsi. Parlavano di soldi che sono fondamentali, per esempio zio Crocifisso voleva sposare la Vespa per accaparrarsi la chiusa, poi ci sono quelli che anche se non fanno nulla guadagnano lo stesso, specie quelli che facevano parte dello stato che erano solo dei ladri, invece lo speziale si riteneva fortunato perché il padre gli aveva insegnato quel mestiere. Tra loro ‘Ntoni si sentiva a disagio poiché lui per guadagnare doveva lavorare come un cane.

13) Padron ‘Ntoni quando vedeva il nipote tornare a casa ubriaco lo mandava a letto senza che gli altri lo vedessero. La mattina quando dovevano andare a lavoro lo lasciavano a casa perché non serviva a nulla. ‘Ntoni dapprima si vergognava ma poi ci fece l’abitudine. Il nonno sosteneva che continuando così avrebbe trascinato i fratelli in una brutta strada che stava intraprendendo e quindi cercava di persuaderlo e quando ci riusciva scoppiava in lacrime. ‘Ntoni vedendo che tutti piangevano per lui tornò a lavorare come prima, e si svegliava prima degli altri due. Quindi il nonno si rallegrò perché lui aveva pregato, e quindi lo considerò un miracolo. Quella domenica non andò neanche all’osteria, non era un bambino ma non era grande come il nonno, non sapeva che fare e quindi si mesi a sbadigliare, durante la settimana lavorava come un cane per dimenticare la disgrazia, tanto che ritornò a bere all’osteria. Quindi quando ritornava c’era ad aspettarlo la Mena con i lacrimoni. ‘Ntoni cominciò ad alzare la voce con la sorella, andava a letto di cattivo umore e bestemmiava dalla mattina alla sera. Il nonno non sapendo più che fare per toccargli il cuore, un giorno gli parlò in un cantuccio e gli animò il ricordo della madre, egli piangeva ma poi la sera andava insieme a Rocco Spatu e Cinghialenta all’osteria per scacciare la malinconia. Lui si andava a lagnare della sua condizione e chi lo ascoltava, anche se sapeva leggere, perché glielo avevano obbligato, non leggeva perché non ci guadagnava nulla. Quelle povere Malavoglia erano arrivate al punto che andava sulla bocca di tutti per colpa del fratello Don Michele visto che la Zuppidda non lo guardava aveva gettato gli occhi su Lia. Mena se ne era accorta e diceva alla sorella di non stare alla porta, però Lia vanerella era peggio di ‘Ntoni e stava alla porta a far vedere il fazzoletto con le rose. ‘Ntoni in cuor suo voleva levarsi dinanzi don Michele. La Santuzza dopo che l’aveva rotta con don Michele, aveva preso a ben volere ‘Ntoni, così lui poteva mangiare e bere a sazietà. Suo zio Santoro le diceva che avevano bisogno di lui per far entrare il vino al contrabbando, ma lei non voleva perdonarlo dopo che gli aveva fatto quella partaccia con la Zuppidda. Intanto il nonno disapprovava il comportamento di ‘Ntoni. Zio Crocifisso si era sposato con la Vespa, questa era diventata la padrona e spendeva sempre, talché lui se lo avesse saputo prima non l’avrebbe maritata. Invece Brasi era fuggito con la Mangiacarubbe. Zio Crocifisso sperava che la moglie gli avrebbe fatto le corna così l’avrebbe potuta cacciar di casa. ‘Ntoni era fiero del mestiere che faceva, poiché non doveva faticare, al contrario dei suoi familiari che lavoravano senza sosta con fatica. Il nonno provava vergogna per il nipote, per la vita che conduceva, ma questi non voleva tornare indietro perché secondo lui era assurdo fare sacrifici per niente come faceva il nonno. Il nonno rimase desolato dal comportamento di ‘Ntoni. Intanto anche i vicini avevano abbandonato i Malavoglia e quando passava don Michele, la Mena non faceva entrare la Lia e le due ascoltavano le sue barzellette. Quando la Lia era sola le faceva i complimenti, si sedeva accanto a lei guardandola come il basilisco. Ella si alzava, ma don Michele la faceva accomodare e le diceva che lei era fatta per vivere in città come i ricchi. Un giorno don Michele voleva regalare a Lia un fazzoletto che aveva comprato col denaro del contrabbando, ma Lia non lo accettò. Lia quando vedeva don Michele aveva paura che ritornava per darle un fazzoletto, questi un giorno entrò nella casa e disse a Mena di dire a ‘Ntoni di cambiare vita poiché si stava mettendo in una brutta faccenda di contrabbando. Le povere ragazze non ebbero più pace e avevano paura e la sera lo aspettavano fino a tardi e avevano paura di sentire da un momento all’altro le schioppettate. Al nonno non era stato detto nulla. La Mena quando lo vedeva in casa gli diceva di non stare con quelli che erano guardati male ed era andato in certi pasticci. ‘Ntni negava e andava nell’osteria. Don Michele diceva a ‘Ntoni di cambiare e non

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andavano d’accordo dopo quell’affare con la Santuzza. Inoltre per don Michele e gli altri sbirri non ci faceva niente se faceva entrare le cose di contrabbando mentre per gli altri se venivano pescati venivano imprigionati. Parlando di dazi don Franco dice che servono per pagare i soldati e critica don Giammaria che guadagna 3 tarì a messa, entra ‘Ntoni e sentendo queste chiacchiere disse che un girono o l’altro avrebbe dato sul muso la sua sciabola; quindi lo speziale lo applaudì. ‘Ntoni lo sapeva che così sarebbe andato in galera, la Santuzza non lo guardava più perché suo zio Santoro gli aveva detto che con don Michele alla porta veniva più gente all’osteria e poi senza di lui non potevano passare le cose di contrabbando. Quindi la Santuzza cominciò a trattarlo male e gli disse che se voleva da mangiare doveva guadagnarselo spaccando la legna. ‘Ntoni cominciò a lavorare, si era accorto della Santuzza che lo trattava male, a casa non poteva ritornare e i familiari lo trattavano come se fosse morto, non preparavano più la tavola e mangiavano quel poco con la scodellina sulle ginocchia. La Lia quando Mena le diceva di entrare, questa neanche l’ascoltava e si vergognavano di essere sorelle di ‘Ntoni. Mena un giorno andò a cercare ‘Ntoni come ogni volta per fargli cambiare idea, ma questi rispondeva che voleva farla pagare a don Michele e alla Santuzza e dir loro il fatto suo. La Santuzza per non vedere ‘Ntoni davanti alla piazza della chiesa se ne andava a Messa ad Acicastello. Padron ‘Ntoni quando vedeva zio Crocifisso gli diceva che era pronto ad andare dal notaio perché già avevano tutti i denari. Don Silvestro consigliò a zio Crocifisso di concludere quell’affare al più presto lui però ne aveva abbastanza di notai a causa della Vespa che spendeva il suo patrimonio. Intanto don Michele era ritornato nell’osteria della Santuzza e anche massaro Filippo. ‘Ntoni Malavoglia si era visto scacciato dall’osteria come un cane senza un soldo in tasca. Rocco Spatu e Cinghialenta che prendevano sempre in giro. Tante gliene dissero che un giorno si montò la testa andò all’osteria e disse ad alta voce che lì non ci aveva messo più piede perché il vino che vendeva la Santuzza era solo acqua colorata e fregavano i soldi. La Santuzza toccata nel debole disse che lui non ci veniva più, perché erano stanchi di tenerlo per carità e l’avevano cacciato con la scopa. ‘Ntoni cominciò a gridare e a rompere i bicchieri, quindi si arruffò con don Michele e cominciarono a darsi pugni, mentre la gente cercava di separarli. Ci riuscì Peppe Naso con la sua cinghia di cuoio. Don Michele raccolse la sciabola che aveva persa e se ne andò, mentre ‘Ntoni era rimasto a terra col naso sanguinante e gli diceva mentre si asciugava il sangue dal naso che la prossima volta gli dava il resto.

14) Quando ‘Ntoni incontrò don Michele per dargli il resto fu un brutto affare, di notte mentre diluviava, all’angolo della sciara presso il Rotolo mentre era con Rocco Spatu e Cinghialenta. Don Michele aveva detto a Mena di dirgli di non andare di notte nel Rotolo insieme ai due amici di ‘Ntoni, ma quest’ultimo era sordo e non aveva paura di lui e poi quando l’avrebbe incontrato gli avrebbe dato il resto. Avevano passato la sera all’osteria fin quando era l’ora di chiusura e per la Santuzza c’era il rischio che prendesse una multa perché non era lecito tenere il locale aperto a quell’ora. Quindi ‘Ntoni vistosi cacciare fuori col temporale aveva giurato di infilzare don Michele con il coltello. Mentre Cinghialenta cercava di calmarlo, videro don Michele che faceva avanti e indietro con la divisa, gli altri dissero a ‘Ntoni di poter rimandare quello che voleva fare perché era ubriaco e gli altri volevano andare a bere qualcosa da compare Pizzuto. Lui dapprima non voleva aprire perché era tarda notte ma siccome era implicato nella faccenda dovette farlo. Si dissero che con quel tempo era difficile sbarcare la roba e dovevano stare attenti alle guardie che volevano far pagare il dazio per forza. Vanni Pizzuto gli disse che se l’affare andava bene la roba la potevano depositare nella loro casa. Di Piedipapera non si potevano più fidare e neanche di don Silvestro e se qualcosa andava male voleva riferire tutto a don Michele. Quando se ne andarono Pizzuto raccomandò loro che se accadeva loro qualcosa non c’erano stati a casa. Mentre camminavano sotto la pioggia ‘Ntoni disse alla compagnia di stare zitti perché se passavano davanti a casa sua li avrebbero uditi. Rocco Spatu gli disse che se Mena era alla porta era perché aspettava don Michele. ‘Ntoni s’infuriò. Don Michele qualche ora prima era passato per dire a Lia che se veniva ‘Ntoni lo dovevano chiudere in casa se non volevano che andasse in prigione, però non dire che l’aveva avvisata lui. Passarono lì davanti ma i quattro non si fecero sentire, dalla sciara non si udiva altro che il brontolio del mare. Per vedere se quelli c’erano dovevano fare il verso della civetta ma con quel temporale non ce ne erano e correvano il rischio di essere scoperti dalle

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guardie doganali. Quindi pensarono di ritornare indietro sempre in silenzio ad un tratto sentono dire CHI VA LA e cominciano a scappare. ‘Ntoni scavalcò il muro e si trovò faccia a faccia con don Michele, il quale aveva una pistola in pugno, quindi la sua pistola volò in aria perché era stato pugnalato al petto da ‘Ntoni, lui voleva fuggire ma le guardie doganali gli furono addosso e legarono lui e il figlio della Locca, invece Cinghialenta e Rocco Spatu erano riusciti a scappare. La mattina seguente la gente si affollò davanti alla bottega di Pizzuto per vedere che cosa era successo quella notte. Quando la cugina Anna disse a padron ‘Ntoni che lo avevano arrestato insieme al figlio della Locca perché aveva accoltellato a don Michele. Tutti non guardarono la casa dei Malavoglia, solo la Nunziata che andò a piangere con Mena. La Locca cercava il figlio e pretendeva che glielo dessero ma questo non era possibile. Padron’Ntoni seguitava a buttare i soldi dietro gli avvocati e mangia carte, sperando che qualora sarebbe lasciato libero sarebbe ritornato con loro come quando era ragazzo. Don Silvestro accompagnò padron ‘Ntoni dall’avvocato e gli disse che se la poteva cavare con quattro o cinque anni di galera. Mena aveva domandato al nonno che gli avesse detto l’avvocato, ma questi non ce la faceva a rispondere. Arrivò la citazione per testimonianza ad alcuni e il paese fu messo in subbuglio, e questi continuavano a dire che non sapevano niente. Ogni volta che l’avvocato andava a parlare con ‘Ntoni, don Silvestro lo accompagnava, padron ‘Ntoni voleva vederlo ma non ce la faceva ad entrare. L’avvocato gli disse che stava bene, era ingrassato ma per quelle cose ci voleva tempo. Intanto i denari della casa se ne andavano. Finalmente attivò il giorno della citazione, molti andarono a vedere ‘Ntoni dietro le sbarre. Mentre parlavano i testimoni, i giudici, c’erano molti pettegolezzi in giro e dicevano che Lia se la intendeva con don Michele e questi gli avrebbe dato la pugnalata. Tutto il paese e anche padron ‘Ntoni, voleva andarci, pure Lia ma Mena la fermò. L’avvocato cercava di difendere ‘Ntoni dicendo che lui era capitato per caso, e poi fra lui e don Michele c’erano ruggini a causa di donne e poi l’avevano visto con Lia quella sera quando era stato accoltellato e lo potevano affermare in molti. Padron ‘Ntoni si sentì male e non udì più nulla, quindi lo coricano su un tavolo nella sala dei testimoni e gli versarono l’acqua addosso. Quando rinvenne sentì dire l’avevano condannato ai ferri per 5 anni. Quando ritornò il nonno disse a Lia che era una scellerata perché al tribunale avevano detto che se la intendeva con don Michele. Il nonno si sentì male e la sera come portarono il nonno sul carro, Mena era corsa ad incontrarlo, Lia uscì dal cortile e come aveva detto prima se ne andò da quella casa e nessuno la vide più.

15) La gente diceva che Lia era andata a stare con don Michele; i Malavoglia non avevano nulla da perdere e almeno lui gli avrebbe dato il pane. Padron ‘Ntoni era vecchio, fumava la pipa e se qualcuno gli domandasse che stesse facendo seduto con le spalle al muro diceva che aspettava la morte. Nessuno in casa parlava di Lia e Mena piangeva sempre quando rimaneva sola in casa. I denari se ne erano andati con ‘Ntoni, Alessi era sempre lontano per guadagnarsi il pane e tornava il sabato e veniva a contare i denari che aveva guadagnato come se il nonno avesse ancora il giudizio e sosteneva che entro due anni avrebbero finito di accumulare i denari per ricomprare la casa. Padron ‘Ntoni era vecchio, non ragionava più, vedeva poco, un giorno domandò alla Nunziata se erano vere le chiacchiere su Lia ed ella rispondeva di no, perché non lo sapeva anche lei. Una sera si fermò nella strada del Neo Alfio Mosca col carro, aveva la faccia gialla e la pancia gonfia come un otre. Alfio Mosca (sapeva dov’era Lia e l’aveva vista con i suoi occhi), parlava a Mena e le diceva che se uno se ne andava da paese era meglio che non ritornasse più. Mena stava zitta. Intanto Alessi gli raccontava che voleva pigliarsi la Nunziata e Alfio gli rispose che faceva bene. La Nunziata aveva anche lei la sua dote, dacché i fratellini avevano buscato qualche soldo e non aveva voluto comprare né oro né roba bianca. Lei era una buona ragazza con i capelli neri, magra e alta, aspettava che tornasse il padre per darle il consenso, ma poi decisero di non farlo; inoltre i denari c’erano e si poteva ricomprare la casa del nespolo. Zio Crocifisso li aspettava a braccia aperte perché nessuno voleva quella casa scomunicata, inoltre sperava che tra la Vespa e Alfio sarebbe nato qualcosa, macché la Vespa non ne voleva sentire parlare e gli stava attaccato come una cagna. Compare Alfio era stato mandato dai Malavoglia da parte di zio Crocifisso per la casa, ma padron ‘Ntoni era contrario perché la Mena non si poteva più sposare e poi dei Malavoglia non c’era più nessuno. Il vecchio era stanco di vivere e diceva agli

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altri che stava per andarsene. Don Ciccio che gli tastava ogni giorno il polso gli consigliò che era meglio se lo portassero all’ospedale, ma aveva il timore che lo mandassero all’albergo. La Mena cercava di non fargli pensare alla morte raccontandogli storie come ai bambini. Infine non si alzava più dal letto e don Ciccio disse che era proprio finita, è in quel letto ci poteva stare anche degli anni. Quindi Mena, la Nunziata e Alessi a turno facevano la guardia. Padron ‘Ntoni capita la situazione disse alla Nunziata che era meglio per tutti che lo portassero all’ospedale, quando non c’erano Mena e Alessi perché avevano un buon cuore. Tutti criticavano i Malavoglia che non portavano il vecchio all’ospedale. Un giorno egli fece chiamare Alfio e si fece portare all’ospedale sul suo carro, quel giorno Alessi era a Riposto e Mena era uscita. Al passare del caro tutti si affacciavano alla porta e il vecchio guardava dappertutto per imprimere nella mente l’immagine del suo paesello. Alfio Mosca mentre guidava il carro raccontò di non dirlo a nessuno e gli disse che l’aveva vista mentre lavorava al telaio ed era andata a vivere con don Michele. Padron ‘Ntoni poté vederli finché non ne se ritornarono a casa. Alessi e la Mena si preoccuparono e si disperavano quando non videro più il nonno e Compare Alfio cercava di confortarli rammentando quei momenti felici di prima che se ne era andato lui. Un giorno si seppe che padron Fortunato si maritava con Barbara perché la sua roba non se la godesse la Mangiacarrubbe. Alfio Mosca avrebbe voluto prendersi comare Mena, ma lei rispondeva che era vecchia e non si era offesa ma gli avrebbe detto di si se c’era la Provvidenza e i suoi parenti sarebbero vissuti (insomma circa 8 anni fa). Ora aveva 26 anni e per lei era passato il tempo di maritarsi; non era per il tempo ma c’erano altri motivi che non ha voluto dire ad Alfio. Alessi aveva sposato la Nunziata e aveva comprato la casa del nespolo, a Mena le diedero le stanze della soffitta e lei aspettava che venissero i nipotini. Avevano le galline, il vitello ecc. e intanto erano nati i bambini e Mena le faceva da mamma. Alfio Mosca tornava a dir di Mena la solita storia e lei gli disse che non si sposava perché allora in paese avrebbero cominciato a parlare di Lia. Quindi Alfio Mosca si mise il cuore in pace e Mena continuò a portare spesso i nipotini. Padron ‘Ntoni aveva intrapreso un viaggio senza ritorno. E ogni volta che entrava lui nei loro discorsi l’ultima volta che l’avevano visto felice quando gli avevano detto che avevano riscattato la casa del nespolo, ma quel lunedì quando se l’erano venuti a prendere già non c’era più. Una sera sul tardi bussarono alla porta, Alessi andò ad aprire: era ‘Ntoni. Nessuno osava fargli festa e persino il cane gli abbaiava, gli offrirono la minestra e se la mangiò e gli disse che era venuto per vederli l’ultima volta perché non era degno di rimanere in quella casa. Chiese del nonno e poi di Lia, nessuno rispose e lui capì che erano morti. Fece un ultimo giro per vedere se tutto era apposto, Alessi gli disse che se voleva rimanere c’era un letto anche per lui ma questi disse che ora era meglio che se ne andasse e prima di partire rammentavano i momenti belli quando tutti erano felici. Quindi chiese scusa, disse addio e se ne andò nella buia notte ascoltando il rumore del mare che infrange nei faraglioni, mentre camminava pensava alla sua storia e quasi si pentiva, guardò il mare e per lui era arrivato il tempo di andarsene perché ormai comincerà a passare gente.