REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO ......SEZIONE DEI GIUDICI PER LE INDAGINI...

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N. 1198/12 R.G. Notizie di reato N. 1125/12 R.G. G.I.P. Sent. n. del 12 luglio 2012 Depositata in Cancelleria il Il Cancelliere Fatta scheda il Rilasciati n. estratti il per REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO TRIBUNALE DI TORINO SEZIONE DEI GIUDICI PER LE INDAGINI PRELIMINARI Il Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Rosanna La Rosa, all’esito dell’udienza in camera di consiglio in data 12 luglio 2012 ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente SENTENZA ai sensi degli artt. 442 e ss. c.p.p. nei confronti di: G.F., nato ad Aosta il 5 luglio 1986, attualmente detenuto in regime di arresti domiciliari presso la Comunità terapeutica (omissis); DETENUTO-PRESENTE difeso di fiducia dagli Avv.ti Sandro Sorbara, del Foro di Aosta, e Francesca Peyron, del Foro di Torino; C.A., nato ad Aosta, il 10 agosto 1978, attualmente detenuto in regime di arresti domiciliari presso (omissis); DETENUTO-PRESENTE Difeso di fiducia dall’avv. Lorenzo Trucco, del Foro di Torino; IMPUTATI A) del reato di cui agli artt. 113, 589 co. 1, 2, 3 n. 2 e 4 c.p. perché, in cooperazione tra loro, nelle loro rispettive qualità di : - titolare dell’auto Renault Clio targata XXNNNXX, sulla quale era altresì trasportato come passeggero, il G.; - conducente dell’auto Renault Clio targata XXNNNXX, il C.; per colpa, consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme sulla circolazione stradale, e segnatamente degli artt. 140, 141, 142, 187 e 191 C.d.S., percorrendo – verso le ore 17 del 3-12-11 – la corsia maggiormente prossima alla linea di mezzeria della carreggiata centrale del c.so Peschiera in direzione del centro città, a bordo della Via Serbelloni, 1 | 20122 MILANO (MI) | Telefono: 0289283000 | Fax: 0289283026 | [email protected] | Editore Luca Santa Maria | Direttore Responsabile Francesco Viganò | Copyright © 2010 Diritto Penale Contemporaneo

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  • N. 1198/12 R.G. Notizie di reato N. 1125/12 R.G. G.I.P. Sent. n. del 12 luglio 2012

    Depositata in Cancelleria il Il Cancelliere Fatta scheda il Rilasciati n. estratti il per

    REPUBBLICA ITALIANA

    IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

    TRIBUNALE DI TORINO SEZIONE DEI GIUDICI PER LE INDAGINI PRELIMINARI

    Il Giudice per le indagini preliminari, dott.ssa Rosanna La Rosa, all’esito dell’udienza in camera di consiglio in data 12 luglio 2012 ha pronunciato e pubblicato mediante lettura del dispositivo la seguente

    SENTENZA ai sensi degli artt. 442 e ss. c.p.p.

    nei confronti di: G.F., nato ad Aosta il 5 luglio 1986, attualmente detenuto in regime di arresti domiciliari presso la Comunità terapeutica (omissis);

    DETENUTO-PRESENTE difeso di fiducia dagli Avv.ti Sandro Sorbara, del Foro di Aosta, e Francesca Peyron, del Foro di Torino; C.A., nato ad Aosta, il 10 agosto 1978, attualmente detenuto in regime di arresti domiciliari presso (omissis);

    DETENUTO-PRESENTE Difeso di fiducia dall’avv. Lorenzo Trucco, del Foro di Torino;

    IMPUTATI

    A) del reato di cui agli artt. 113, 589 co. 1, 2, 3 n. 2 e 4 c.p. perché, in cooperazione tra

    loro, nelle loro rispettive qualità di : - titolare dell’auto Renault Clio targata XXNNNXX, sulla quale era altresì trasportato come passeggero, il G.; - conducente dell’auto Renault Clio targata XXNNNXX, il C.;

    per colpa, consistita in negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme sulla circolazione stradale, e segnatamente degli artt. 140, 141, 142, 187 e 191 C.d.S., percorrendo – verso le ore 17 del 3-12-11 – la corsia maggiormente prossima alla linea di mezzeria della carreggiata centrale del c.so Peschiera in direzione del centro città, a bordo della

    Via Serbelloni, 1 | 20122 MILANO (MI) | Telefono: 0289283000 | Fax: 0289283026 | [email protected] | Editore Luca Santa Maria | Direttore Responsabile Francesco Viganò | Copyright © 2010 Diritto Penale Contemporaneo

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    Renault Clio targata XXNNNXX (auto materialmente condotta dal C. e sulla quale era altresì trasportato come passeggero il proprietario del veicolo G., che consentiva al C. di tenere, alla guida della sua auto, le sottoindicate condotte colpose vietate), giunti in prossimità dell’attraversamento pedonale situato all’altezza dell’intersezione con la via Sacra di San Michele nei pressi del civico 291, attraversamento di fronte al quale si erano già arrestati – per consentire il passaggio dei pedoni che lo stavano impegnando – altri veicoli procedenti sulle altre due corsie della stessa semicarreggiata guidando il C. in stato di alterazione psico-fisica dopo aver assunto sostanze

    stupefacenti del tipo eroina, ed avendo il G., nonostante ciò, affidato la guida della sua auto, al predetto C. (che nello stato alterato guidava da Aosta a Torino e ritorno,oltretutto dopo aver nuovamente assunto la detta sostanza stupefacente anche dopo l’incidente);

    non ponendo sufficiente attenzione alla guida (in particolare essendo distratti dalla prospettiva di giungere rapidamente al programmato incontro con uno spacciatore presso il quale intendevano rifornirsi di eroina per il loro uso personale);

    procedendo, per il motivo indicato al punto che precede, a velocità elevata (almeno 75 km/h ), velocità da considerarsi eccessiva in relazione al limite imposto dei 50 km/h e comunque eccessiva in relazione alla situazione concreta ed alle circostanze di tempo e di luogo (centro abitato, in presenza di intersezioni, con vari attraversamenti pedonali e regolazione semaforica, ora serale e condizioni di luce del crepuscolo invernale);

    non concedendo la dovuta precedenza ai pedoni S.C., S.A. e D.R.S. che stavano impegnano il sopraindicato attraversamento pedonale in direzione sud/nord ed avevano già superato due delle tre corsie della semicarreggiata in questione e stavano oltrepassando anche la terza,

    non riuscendo ad evitare l’impatto con i citati pedoni S.C., S.A. e D.R.S. , i quali venivano tutti e tre attinti con violenza dal veicolo investitore, che – con l’ investimento – provocava altresì la caduta e/o il caricamento dei predetti pedoni, che ricadevano a terra rispettivamente alla distanza di m. 38,70 (S.C.), m. 35,50 (S.A.) e m. 17,10 (D.R.S. ), cagionava la morte di S.A., di anni 7, (deceduto poco dopo presso l’Ospedale Martini), e cagionavano altresì a S.C. lesioni personali gravissime (che ne comportavano il pericolo di vita, l’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per almeno 12 mesi e comunque invalidità permanenti in via di valutazione) ed a D.R.S. lesioni personali gravi (che determinavano l’incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni per almeno 6 mesi). Con le aggravanti :

    1) di aver commesso il fatto con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale ;

    2) di essere stato il fatto commesso con violazione delle norme sulla circolazione stradale da soggetto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope (eroina);

    3) procurando la morte di una persona e le lesioni di altre due persone. Reato commesso in Torino il 3-12-11 B) del reato di cui agli artt. 110, 189 co. 6 e 7 C.d. S. perché, in concorso tra loro, nelle circostanze di tempo e luogo meglio indicate al capo che precede, dopo aver provocato l’incidente meglio indicato al capo A con evidenti e gravissimi danni alle persone (tenuto conto delle modalità e della gravità dell’impatto), non ottemperavano all’obbligo di fermarsi e di prestare assistenza alle persone ferite. Reato commesso in Torino il 3-12-11.

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    C) del reato di cui agli artt. 110, 187 comma 1 e 1 bis C.d.S. perché, in concorso tra loro ed agendo materialmente il C., si poneva alla guida del veicolo Renault Clio targata XXNNNXX in stato di alterazione psico-fisica per aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope (e segnatamente eroina), ed in tale condizioni guidava da Aosta a Torino e poi da Torino ad Aosta. Con l’aggravante di aver provocato l’incidente indicato al capo A. In Torino e Aosta il 3-12-11. RECIDIVO EX ART. 99 C.P. IL G.; Le parti hanno concluso come segue: P.M.: anni 8 mesi 4 di reclusione per entrambi gli imputati, pena già ridotta per il rito; non concessione delle circostanze attenuanti generiche; riconoscimento del vincolo della continuazione L’avv. Peyron, difensore di G.: assoluzione per non aver commesso il fatto, quantomeno ex art. 530 cpv.; in subordine, concessione della circostanza attenuante ex art. 89 c.p., concessione delle circostanze attenuanti generiche, attenuante ex art. 62 n° 6 c.p., minimo della pena. Deposita note d’udienza, alle quali si richiama L’avv. Sorbara, difensore di G.: si associa alle conclusioni del collega L’avv. Trucco, difensore di C.: assoluzione per il capo c); esclusione dell’aggravante ex art. 589 co. 3 n° 2 in relazione al capo a); continuazione; generiche ed ex art. 62 n° 6; pena contenuta

    MOTIVI DELLA DECISIONE A seguito della notifica del decreto di giudizio immediato, i difensori di G.F., muniti di procura speciale, avanzavano richiesta di giudizio abbreviato condizionato alla acquisizione della consulenza psichiatrica a firma del dott. VILLARI; l’imputato C.A. avanzava richiesta di giudizio abbreviato semplice. All’udienza ex art. 458 c.p.p., il giudice ammetteva il rito richiesto; all’esito della discussione, emetteva sentenza dando lettura del dispositivo.

    1. LE INDAGINI PRELIMINARI Si riportano, in ordine cronologico, i copiosi atti di indagine compiuti nell’ambito del presente procedimento al fine di sottolineare gli sforzi e l’insistenza con cui le indagini preliminari sono state condotte dal Pubblico Ministero e svolte dagli operanti. Senza tale incessante e serrato impegno i responsabili dei gravi reati di cui in imputazione non sarebbero stati mai individuati in quanto il comportamento, anche successivo ai fatti, degli attuali imputati ha dimostrato che gli stessi non hanno mai avuto la benché minima intenzione di assumersi la responsabilità di quanto compiuto.

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    Inoltre, si riportano integralmente i passaggi più importanti delle dichiarazioni dei testi, da cui si desumono particolari rilevanti della condotta necessari per la connotazione della stessa sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo, nonché le dichiarazioni rese nel tempo dai due indagati per poterne poi analizzare le numerosi contraddizioni emerse, al fine di addivenire ad una puntuale ricostruzione della vicenda. In base agli atti di indagine preliminare acquisiti (fax posto fisso di P.S. c/o Ospedale Martini ed allegato referto di morte di S.A.; verbale di pronto soccorso e referti relativi a S.A.; referti medici relativi a S.C.; c.n.r. 4-12-11 ed allegati; annotazione 4-12-11 ed allegati; annotazione 3-12-11; referti medici relativi alle pp.oo.; dichiarazioni 3-12-11 di IARIA Federico; dichiarazioni 3-12-11 di PIRRELLI Nicola; dichiarazioni 3-12-11 di ROTOLO Luisa; dichiarazioni 3-12-11 di BALDON Federico; verbale di sequestro 3-12-11; verbali di acquisizione e presa in consegna abiti 3-12-11; annotazione 6-12-11 ed allegati; dichiarazioni 5-12-11 di MADIA Danilo; annotazione 5-12-11 ed allegati; dichiarazioni 5-12-11 di BORRIONE Luca; dichiarazioni 5-12-11 di BELLO Annamaria; dichiarazioni 5-12-11 di CANNATA Alberto; dichiarazioni 5-12-11 di FERRERO Pierina; dichiarazioni 5-12-11 di LUPIA Walter; dichiarazioni 5-12-11 di ROSSETTI Angela; dichiarazioni 5-12-11 di LUCIA Margherita; dichiarazioni 5-12-11 di GHETTI A.; dichiarazioni 5-12-11 di ERCOLANI F.; annotazioni 5-12-11; annotazione 6-12-11; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici di rilievi fotografici e descrittivi del 5-12-11 e fascicolo relativo, depositato il 6-12-11 ed allegati (N. 818/11 NIST); annotazioni 7-12-11 ed allegati; annotazione 9-12-11 ed allegati; dichiarazioni 7-12-11 di LUCIA Margherita ed allegato verbale di individuazione fotografica di auto con fotografie esibite; dichiarazioni 7-12-11 di BONNAT Giancarlo e fotografie allegate; dichiarazioni 7-12-11 di MASSA A.; dichiarazioni 7-12-11 di BORGO Carlo Giulio; annotazione 9-12-11 ed allegati; riscontro autoptico relativo al cadavere di S.A., a firma delle dr.sse ANTONINI Daniele e BELLIS Donata; annotazione 13-12-11 ed allegati; dichiarazioni 12-12-11 di PIRRELLI Nicola; dichiarazioni 9-12-11 di TAMASAN Vasile Alin; dichiarazioni 10-12-11 di D.R.S. ; dichiarazioni 9-12-11 di BALDON Federico; dichiarazioni 10-12-11 di IARIA Federico; dichiarazioni 9-12-11 di ELIA Lorenzo; dichiarazioni 8-12-11 di POPULIN Roberto; dichiarazioni 8-12-11 di DE MARZO Silvana; dichiarazioni 8-12-11 di BENEDETTO Dario; dichiarazioni 8-12-11 di LOMBARDO Gianfranco; verbale di accertamenti e rilievi 3-12-01 a firma del’UPG SCHIAVETTA Massimo; verbale 11-12-11 di esecuzione planimetria a firma del’UPG SCHIAVETTA Massimo e planimetria allegata; fascicolo fotografico del 3-12-11; annotazione 14-12-11 ed allegati; verbale 14-12-11 di acquisizione copia cartelle cliniche; cartelle cliniche relative a S.C. e D.R.S. ; annotazioni 10-12-11 ed allegati; annotazioni 15-12-11 ed allegati; annotazioni 12-12 11 ed allegati; annotazione 13-12-11 ed allegati; annotazione 6-12-11 ed allegati; annotazione 8-12 11; annotazioni 9-12- 11; annotazione 13-12 11; annotazione 14-12-11 ed allegate dichiarazioni di TORMEN Cristina, DI GUARDO Catia, COPPO Sergio, BOCCARDI Sara, ROBERTI Roberta, CANDELA Livio, FORNASIERI Paola, CISARIO Cristina, CANDELA Pasquale, BRUNO Samuel, VALENZA Cristina, ZONA Annamaria, RAO Silvia, RONDINONE Raffaella, FIUMARA Maria Daniela, SPICCI Irma, SCHEMBARI Vincenzo, CORNO BALOCCO Davide, BIANCOTTO Maria Grazia, GALLO Elena, VIAL Mario, NEBIA Alessandra, PIOVANO Giuseppe, JUSTI ANICIA, PARINI WALTER, CONDELLI MICHELA, PAGLIUCA FEDERICA, FA’ Patrizia, MURGI Giuseppe; annotazione 14-12-11 ed allegate dichiarazioni di ERCOLANI F., BORRIONE Luca, COLETTO Barbara; annotazione 16-12 11 ed allegati; annotazione 16-12-11 a firma della dr.ssa Paola LOIACONO ed allegate dichiarazioni di LOFARO Andrea, PIAZZOLLA Mattia, CARRIERE Federica, ERCOLANI F., ACCORSI Federico, FREGO Mario, UCCHEDDU Stefano, CIBELLI Michele, SANNELLI Biagio, BONOMI Eugenio, BUTTIGIERI Valentina, ANASTASIO Enzo, TAMASAN Vasile, POZZI Patrizia, MASTRAPASQUA Luca, DEPAOLI Giuliano;

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    relazioni di servizio dell’Ass. GIURBINO Salvatore, del Mar. SERIO Marico e dell’Ag. COPELLI Marco intervenuti sul luogo dell’incidente; annotazione 17-12 11 a firma del Comm. Capo TODESCO Gianfranco ed allegati; dichiarazioni 17-12-11 di BORRIONE Luca ed elaborazione di identikit; dichiarazioni 17-12-11 di COLETTO Barbara ed elaborazione di identikit; referto di sciolta prognosi relativo a S.C.; annotazione 21-12 11 a firma del Comm. Capo TODESCO Gianfranco ed allegati; annotazione 19-12 11 ed allegati; nota 16-12-11 dell’Ufficio Motorizzazione Civile di Torino; indagini svolte presso RENAULT ITALIA e RENAULT FRANCE e documentazione relativa; annotazione 30-12-11 ed allegate dichiarazioni di ALBERTONE Nadia, SOLLAZZO Franca, DE LUCA Giovanni, CLERICO Paola, BIGNANTE Igor, DILENO Vito, CELSO Sonia, COLO’ Veronica, CORTEZ GOONZALES Jorge; annotazione 23-12-11; richieste di cooperazione internazionale; richieste al Consolato di Francia in Italia; annotazione 20-12-11 ed allegati; annotazione 30-12-11 ed allegati; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici di rilievi fotografici e descrittivi del 28-12-11 e fascicolo relativo, depositato il 30-12-11 ed allegati (N. 818/11 NIST); annotazione 5-1-12 ed allegati; dichiarazioni 4-1-12 di MELONI Fabio; annotazione 9-1-12 ed allegati; dichiarazioni 3-1-12 di FATTORUSSO Enrico; verbale 28-12-11 di operazioni compiute ed accertamenti tecnici di rilievi fotografici e descrittivi a firma dell’Isp. Capo PATRITO GIOVANNI; dichiarazioni 5-1-12 di VITA Giuseppe; nota 10-1-12 del Ten. Col. VAGNONI Bernardino; nomina curatore speciale di S.C.; annotazione 17-1-12 ed allegati; verbale di perquisizione 16-1-12 a carico di C.A.; ordine di fermo relativo a di C. e G. e relativi verbali di esecuzione; verbale di perquisizione 16-1-12 a carico di G.F.; spontanee dichiarazioni 16-1-12 h. 22,30 di G.F.; spontanee dichiarazioni 17-1-12 h. 3,15 di G.F.; verbale dei rilievi tecnici e fotografici del 16-1-12 (su auto del G.) e relativo fascicolo; interrogatorio di C.A. del 17-1-12 avanti al P.M.; interrogatorio di G.F. del 17-1-12 avanti al P.M.; relazione di servizio 16-1-12 della Polizia Locale di Aosta; verbale di sequestro (dell’auto) del 16-1-12; annotazione 18-1-12 ed allegati; verbale dei rilievi tecnici e fotografici del 18-1-12 (su giubbotto del C.) e relativo fascicolo; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici ripetibili del 18-1-12 su telefono cellulare e sim card di G.F. e relativo fascicolo; interrogatorio 19-1-12 di G.F. avanti al GIP; interrogatorio 19-1-12 di C.A. avanti al GIP; ordinanza di custodia cautelare; provvedimenti di acquisizione tabulati; annotazione 20-1-12; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici di rilievi fotografici e descrittivi del 18-112 e fascicolo relativo, con DVD, depositato il 20-1-12 ed allegati (N. 818/11 NIST); annotazione 20-1-12; provvedimenti di acquisizione tabulati; annotazione 23-1-12 ed allegati; dichiarazioni 13-1-12 di NASO Andrea Domenico; dichiarazioni 13-1-12 di COLONNELLO Sandro; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici di rilievi fotografici e descrittivi del 23-1-12 (su smontaggio RENAULT CLIO mod. 20^ anniversario) e relativo fascicolo; annotazione 20-1-12 ed allegata planimetria rettificata; annotazioni 23-1-12 ed allegati; verbale 24-1-12 di acquisizione materiale biologico dall’auto in sequestro (accertamento tecnico ex art. 360 c.p.p.), a firma della dr.ssa Marinella LA PORTA; annotazione 25-1-12 ed allegati; annotazione 27-1-12; querela di D.R.S. , depositata il 31-1-12, ed allegati; annotazione 31-1-12 ed allegati; annotazione 23-1-12 ed allegati; dichiarazioni 6-2-12 di P.G. avanti al P.M.; dichiarazioni 6-2-12 di C. P. avanti al P.M.; annotazione 10-2-12 a firma della dr.ssa Paola LOIACONO ed allegati; annotazione 9-2-12 ed allegati; annotazione 10-2-12 ed allegati; dichiarazioni 18-1-12 h, 15.15 di PILATO Marco; dichiarazioni 18-1-12 h, 15.30 di PILATO Marco; dichiarazioni 28-1-12 di PILATO Alfredo; dichiarazioni 2-2-12 di MARTORANA Manuel; dichiarazioni 2-2-12 di YAMOUL Mostafa; dichiarazioni 2-2-12 di FILASIENO Luca; dichiarazioni 30-1-12 di MASHA Hasan; annotazioni 10-2-12 ed allegati; annotazione 31-1-12; annotazione 15-2-12; integrazione della querela di D.R.S. , depositata il 13-2-12; provvedimento 3-2-12 di restituzione garage e relativo verbale, del 14-2-12; c.t. medico-legale della dr.ssa Laura MARZANO; c.t. (ex art. 360 c.p.p.) dell’ing. Mario CAPELLO; verbale di operazioni compiute e di accertamenti tecnici ripetibili del 17-2-12 su telefoni cellulari e sim

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    card e relativo fascicolo con DVD; annotazione 20-1-12 ed allegati; verbale 14-2-12 di restituzione telefono a D.R.S. ; dichiarazioni 16-2-12 di MANFREDI Cinzia; dichiarazioni 17-2-12 di CIDDA A.; provvedimento 23-2-12 di restituzione auto e relativo verbale, del 24-2-12; annotazione 16-3-12 ed allegati; annotazione 15-3-12; verbale di arresto di S.M. ed atti collegati, tra cui album fotografico; interrogatorio 20-3-12 di C.A. avanti al PM; interrogatorio 19-1-12 di G.F. avanti al GIP; verbale 20-3-12 di distruzione reperti; annotazione 20-3-12 ed allegati; atti trasmessi ex art. 371 c.p.p. da Procura c/o Tribunale per i minorenni di Torino, ed particolare: interrogatorio 27-3-12 di PILATO Marco; dichiarazioni 27-3-12 di BARILE Antonella; dichiarazioni 22-2-12 di MARTORANA Manuel; dichiarazioni 22-2-12 di FILASIENO Luca; dichiarazioni 22-2-12 di YAMOUL Mostafa; dichiarazioni 28-2-12 di MASHA Hasan; dichiarazioni 28-2-12 di CIDDA A.; interrogatorio 4-4-12 di PILATO Alfredo; relazione tecnico-biologica (depositata il 28-3-12), degli accertamenti ex art. 360 c.p.p. svolti dal Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica, a firma della dr.ssa Marinella LA PORTA; annotazione 10-4-12 dell’Isp. ZUCCA Gianpiero ed allegati; relazione sanitaria 10-4-12 dei sanitari del CTO relativa alle condizioni di salute di S.C.), tutti utilizzabili in ragione del rito prescelto, i fatti per cui è processo possono essere ricostruiti cronologicamente nei termini che seguono. In data 3 dicembre 2011, alle ore 16,55, personale del Corpo di Polizia Municipale di Torino veniva inviato dalla Centrale Operativa in Corso Peschiera, n. 291, dove si era verificato un sinistro stradale con lesioni alle persone coinvolte: S.A., minore, già trasportato presso il pronto soccorso dell’ospedale Martini; S.C., padre del minore, anch’egli già trasportato presso l’ospedale CTO, e D.R.S. , madre del minore, ancora presente sul luogo del sinistro e in procinto di essere trasportata anch’ella presso il CTO. Il veicolo investitore non era più presente sul posto in quanto datosi alla fuga immediatamente dopo il fatto. Alle ore 17,45, presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale Martini di Torino veniva constatato il decesso di S.A., di anni sette, con la seguente diagnosi: “Politrauma pedone investito da auto”. Alle ore 17,54, a S.C. veniva diagnosticato “trauma cranico grave”, con prognosi riservata. Infine, nel corso del pomeriggio, a D.R.S. veniva diagnosticata “frattura gamba sinistra”, con prognosi di giorni novanta. La ricostruzione delle modalità del sinistro, stante la fuga del veicolo investitore e le gravi condizioni cliniche delle persone offese, avveniva attraverso le dichiarazioni rese dai testi presenti. In particolare, IARIA Federico riferiva: “alla guida del mio veicolo, una Lancia Y, stavo percorrendo la corsia centrale della carreggiata centrale di corso Peschiera in direzione di piazza Sabotino. Giunto in prossimità dell’intersezione con la via Sacra di San Michele ho visto davanti a me, sulla mia stessa corsia, un veicolo che si era già fermato poco prima dell’attraversamento pedonale. Alla mia destra, sulla corsia esterna, si era fermato un secondo veicolo, sempre poco prima dell’attraversamento pedonale. Mi sono fermato dietro al veicolo che mi precedeva e ho notato tre persone, un uomo, una donna e un bambino, fermi sulla banchina sotto gli alberi alla mia destra. Erano all’altezza dell’attraversamento pedonale e stavano attendendo di poter attraversare il corso dalla mia destra alla mia sinistra. Quando l’auto alla mia destra si è fermata, le tre persone hanno iniziato ad attraversare la carreggiata centrale. La mamma era la più vicina alle auto ferme per consentire il loro

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    attraversamento, a fianco a lei c’era il bambino e a fianco al bimbo c’era l’uomo. I tre si tenevano per mano. Mentre camminavano ho guardato nello specchietto retrovisore interno sulla corsia alla mia sinistra che era ancora libera. A quel punto ho visto sopraggiungere sulla corsia interna del corso un veicolo ad altissima velocità che non ha rallentato in corrispondenza dell’attraversamento e ha colpito le tre persone che attraversavano. In seguito all’urto le tre persone sono state sollevate dal suolo. Ho visto la donna cadere a terra in corrispondenza dello spartitraffico sulla mia sinistra. Non sono riuscito a vedere dove fosse terminata la corsa degli altri due investiti, l’ho notato solo dopo essere sceso dal veicolo... Il veicolo investitore, che non ha frenato prima dell’urto, ha proseguito dopo l’investimento andando dritto su corso Peschiera in direzione di piazza Sabotino. Forse questo veicolo ha frenato immediatamente dopo l’urto lasciando la traccia di pneumatico che è visibile sull’attraversamento pedonale. Ho visto il veicolo investitore svoltare a destra in corso Monte Cucco in direzione del Parco Ruffini. Sono quasi sicuro che il veicolo investitore fosse una Renault Clio di colore nero con una mascherina anteriore grigia o metallizzata. Non sono riuscito a vedere la targa. Mi è sembrata una di quelle auto ribassate, era un modello recente. A bordo forse erano presenti due persone, due ragazzi che sembravano di pelle chiara. Non ricordo altro di queste due persone”. PIRRELLI Nicola dichiarava: “Ero alla guida della Fiat Bravo di mia proprietà, percorrevo Corso Peschiera in direzione di piazza Sabotino, sulla corsia di destra della carreggiata centrale... Quando sono arrivato in corrispondenza dell’attraversamento pedonale di corso Peschiera all’altezza di via Sacra di San Michele ho visto una macchina ferma sulla corsia centrale e delle persone in attesa di attraversare corso Peschiera ferme sulla banchina che separa la carreggiata centrale e quella laterale, alla mia destra. Quando mi sono fermato le persone hanno iniziato ad attraversare dalla mia destra alla mia sinistra. Erano in tre, un uomo, una donna e un bambino... Mi sono passati davanti e poco dopo ho sentito un urto. Ho visto le tre persone volare in alto e ricadere due sulla mia destra e una sulla mia sinistra. Non ho visto il veicolo investitore ma solo un’ombra nera che si spostava sulla mia sinistra in direzione di piazza Sabotino...”. ROTOLO Luisa, passeggera dell’automobile condotta dal PIRRELLI, confermava la ricostruzione fornita da quest’ultimo specificando di avere sentito il rumore di un urto e, quindi, di avere visto “i tre corpi volare verso l’alto in direzioni diverse”. BALDON Federico, che pure stava percorrendo la corsia centrale di corso Peschiera in direzione piazza Sabotino, riferiva di essersi fermato prima del passaggio pedonale per consentire ai tre pedoni, presenti sulla banchina che separa la carreggiata laterale da quella centrale, di attraversare; in effetti, i due adulti ed il bambino avevano cominciato ad attraversare non appena si era fermata anche l’automobile che procedeva sulla corsia di destra rispetto a quella percorsa dal BALDON: “Alla guida del mio veicolo, la Mitsubishi, percorrevo la corsia centrale di corso Peschiera in direzione di piazza Sabotino... Giunto in corrispondenza della via Sacra di San Michele ho visto delle persone ferme in corrispondenza della banchina alla mia destra, quella che separa la carreggiata laterale da quella centrale... Erano sull’attraversamento pedonale. Mi sono quindi girato verso sinistra per verificare se ci fossero anche dei pedoni provenienti dall’opposta direzione. A quel punto ho visto una macchina che a grande velocità transitava sulla mia sinistra, sulla corsia interna della carreggiata centrale di corso Peschiera direzione piazza Sabotino. È stata una questione di attimi. La parte anteriore della macchina ha colpito le tre persone che attraversavano e le ha sollevate dal suolo...Non ricordo il modello né la marca del veicolo investitore, era comunque un modello recente. Era un veicolo scuro, forse nero. Aveva una striscia bianca orizzontale nella parte posteriore, forse si trattava di uno spoiler. Non ho visto la targa... Mi sembra di

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    ricordare che il veicolo avesse i vetri oscurati o comunque più scuri della norma... Dopo l’urto ho visto il veicolo investitore proseguire dritto sulla carreggiata di corso Peschiera... Non ho notato se abbia poi svoltato a destra o a sinistra”. Sul posto, venivano sequestrate le parti (gruppo ottico anteriore e specchio retrovisore sinistro) ed i frammenti di plastica lasciati dal veicolo investitore in seguito all’urto, veicolo che, come detto, il solo teste IARIA descriveva come una Renault Clio di colore nero, mentre gli altri testi erano solo in grado di riferire che era di colore scuro. Comunque, nessuno dei presenti aveva avuto il tempo di rilevare il numero di targa del mezzo, stante l’immediata fuga. Quindi, per riuscire a individuare l’automobile pirata, venivano acquisiti i tabulati relativi al traffico telefonico delle utenze che si erano agganciate alla stazione radio base che copriva l’area interessata dal sinistro e si dava inizio ad una fitta attività di ricerca del veicolo investitore, anche attraverso l’escussione a sommarie informazioni di tutte le altre persone che avevano assistito all’incidente o che, comunque, potevano fornire particolari rilevanti nonché l’ispezione di automobili simili a quella descritta dai testi o che risultavano essere state incidentate in epoca precedente ai fatti (cfr. in atti accertamenti nei confronti di MADIA Danilo e PALERMINO Giuseppe). Tra le altre persone escusse, BORRIONE Luca Duilio riferiva circa la condotta di fuga dell’investitore: “Mi trovavo, a bordo della mia automobile, in corso Montecucco, all’intersezione con corso Peschiera... Mi trovavo in terza fila in prossimità del margine destro, fermo al rosso per la mia percorrenza, con due o tre auto davanti alla mia. Quando è scattato il verde per corso Montecucco, ho ripreso la marcia, unitamente ai veicoli che mi precedevano, con l’intenzione di proseguire diritto su corso Montecucco. Avevo appena impegnato l’incrocio, in corrispondenza della corsia interna della semi carreggiata di corso Peschiera, che va da esterno verso interno città, e ho visto che, alla mia destra (da corso Peschiera corsia interna sopradetta), vi era un’auto che percorreva la corsia anzidetta dalla mia destra verso la mia sinistra, a forte velocità. In ragione del veicolo che arrivava verso di noi, ho arrestato immediatamente la corsa. Il veicolo antagonista, per evitarmi, a sua volta deviava la sua traiettoria di marcia verso destra, direzione controviale corso Peschiera. Il veicolo antagonista giungeva in corrispondenza dell’ideale intersezione tra il protendimento della carreggiata laterale sud di corso Peschiera ed il protendimento dello spartitraffico centrale di corso Montecucco, svoltando immediatamente a destra sulla carreggiata unidirezionale di corso Montecucco che va da sud verso nord. Svoltava immediatamente tenendosi il più vicino possibile allo spartitraffico centrale di corso Montecucco, sembra per percorrerlo in contromano, e a quel punto l’ho perso di vista... Ho visto a bordo dell’automobile il conducente, un uomo di circa 45-50 anni, corporatura media, barba incolta, privo di occhiali, capelli folti e scuri, di media lunghezza, ondulati, con un maglione a strisce orizzontali. A fianco a lui, c’era un’altra persona, un uomo, entrambi parevano italiani tipo mediterraneo, cioè non di carnagione chiara. L’auto pareva carica, come se avesse persone a bordo, trasportate posteriormente. Non riconosco il modello, era una berlina a tre porte, nera, priva di scritte, pareva che sul lato anteriore sinistro, in corrispondenza del foro, vi fossero delle fasce nere, tipo nastro adesivo, e ho visto che mancava il foro anteriore sinistro. Quando è arrivata, l’auto aveva le luci accese. Era una berlina tipo Renault o Citroen, mi è parsa di piccola cilindrata. Non ho visto parti mancanti al veicolo o adesivi di qualsiasi genere, non ho focalizzato la targa, nemmeno parzialmente. Il parabrezza era integro ed il vetro lato guida pareva abbassato parzialmente”.

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    Veniva così confermato che sul veicolo investitore vi erano almeno due persone, come già riferito da IARIA Federico. COLETTO Barbara, trasportata sull’automobile del BORRIONE al momento del sinistro, confermava quanto detto da quest’ultimo e aggiungeva che, a suo parere, sull’automobile vi era almeno un terzo uomo, seduto sul sedile posteriore. BOLLO Annamaria, residente in via Tofane, riferiva di avere sentito, mentre si trovava a casa, il forte rombo di un motore di automobile, che sembrava avere dei problemi di messa a punto, viaggiare a forte velocità, frenare e riprendere la corsa. LUCIA Margherita, alla guida della sua autovettura Ford Focus Sw nella carreggiata centrale di corso Peschiera, direzione centro città, nella corsia più vicina alla linea di mezzeria, riferiva: “...All’improvviso dalla mia destra sono stata sorpassata da un’auto, che successivamente ha investito i pedoni coinvolti, la quale, dopo avere superato me sulla destra, si è immessa davanti a me in terza corsia e successivamente ha fatto nuovamente la stessa cosa nei confronti di un’altra vettura che aveva la mia stessa percorrenza... ha slalomeggiato davanti... Non sono in grado di precisare a che velocità procedesse questa vettura, io ero quasi ferma, poiché l’auto davanti a me si stava fermando per fare passare i pedoni. Dopo l’urto questo veicolo ha accelerato bruscamente ripartendo come se nulla fosse accaduto, per quanto ho potuto percepire io anche durante l’urto non ha decelerato. Mi ha quasi dato l’impressione che avesse proceduto come se nulla fosse accaduto...”. TAMASAN Vasile Alin, pedone che al momento dei fatti stava attraversando corso Peschiera sulle strisce pedonali, in senso inverso rispetto alla famiglia S., dichiarava: “...Vedevo i tre pedoni arrivare in corrispondenza della terza corsia, la signora sembrava non accorgersi del sopraggiungere di un veicolo. In quel momento infatti stava sopraggiungendo un’auto che giungeva a velocità elevata, l’uomo invece si avvedeva all’improvviso di detta auto e protendeva la mano sinistra verso di essa come per invitarlo a fermarsi. L’auto nonostante ciò investiva con le strutture anteriori (parte centrale) l’uomo e il bimbo i quali di conseguenza venivano sbalzarti in avanti alla distanza di circa 10-12 metri dall’attraversamento. La donna, invece, che si trovava in posizione più avanzata nella fase di attraversamento veniva urtata dallo specchietto retrovisore sinistro della stessa autovettura e ricadeva nei pressi della mezzeria che divide le due carreggiate centrali. Io in quel mentre mi trovavo a brevissima distanza a circa 5 metri dalla famiglia investita e per lo spavento, per istinto portavo le mani al volto voltandomi indietro, pertanto non vedevo l’auto investitrice fuggire. Quando mi voltavo l’auto che aveva investito le 3 persone non c’era più...”. Il TAMASAN confermava tali dichiarazioni in data 15 dicembre 2012, quando aggiungeva: “...ho sentito e ho visto l’urto con i pedoni e la macchina che proseguiva senza fermarsi...”. Tali dichiarazioni erano, quindi, piuttosto significative circa la condotta di guida imprudente del conducente dell’automobile, stante la velocità sostenuta, riferita praticamente da tutti i testi sentiti, nonché circa le modalità della fuga: immediata, repentina, senza esitazione alcuna. La teste LUCIA ribadiva la descrizione del procedere a zig zag dell’auto investitrice nel corso delle sommarie informazioni del 7 dicembre 2012. Pertanto, si può affermare che l’auto, nel percorrere Corso Peschiera, non solo ha mantenuto una velocità elevata, superiore ai limiti e non consona allo stato dei luoghi, ma ha effettuato plurime violazioni al codice della strada, superando a destra i veicoli che la precedevano nella marcia per poi spostarsi, con repentini e non segnalati cambi di corsia, sulla sinistra, in modo da superare velocemente i rallentamenti dovuti al traffico presente, fino a giungere come una

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    meteora sull’attraversamento pedonale. Infatti il teste IARIA ha affermato che mentre si accingeva al passaggio pedonale, quando ancora non aveva arrestato la marcia dietro al veicolo del BALDON, non vi era nessuno dietro di lui e poi all’improvviso era sopraggiunta l’ombra nera, come l’ha definita il PIRRELLI. Per addivenire all’individuazione dei due occupanti dell’autovettura, gli operanti, a questo punto, procedevano ad esaminare i fotogrammi estratti da tutte le telecamere presenti sul percorso di arrivo e di fuga dell’auto investitrice. Tale attività permetteva di accertare, mediante la visione delle immagini, pur di pessima qualità, registrate dalla telecamera di un esercizio commerciale sito sull’angolo tra corso Peschiera e corso Montecucco, che il veicolo pirata, dopo l’incidente, aveva effettuato una repentina quanto imprudente svolta a destra sul corso Montecucco incurante del semaforo rosso e rischiando così di investire altro pedone e di collidere con un veicolo che impegnava corso Montecucco in direzione sud con il semaforo verde. Tale dato confermava, quindi le dichiarazioni rese dal BORRIONE (poi risentito in data 14 dicembre 2011), in merito al comportamento tenuto dal guidatore dell’automobile pirata durante la fuga. All’esito dell’audizione di tutti i testi ed in base ai rilievi effettuati nella immediatezza (3 dicembre 2011, ore 17,25), gli operanti erano in grado di redigere il verbale degli accertamenti sullo stato dei luoghi, con allegata planimetria (pag. 268 del fascicolo processuale, primo faldone- cfr. anche pag 113 secondo faldone) da cui emergevano i seguenti dati: il sinistro si è verificato nel tratto rettilineo di corso Peschiera in corrispondenza del numero civico 291. Corso Peschiera, nel tratto interessato, è costituito da tre carreggiate di cui una centrale bidirezionale e due laterali unidirezionali, di cui quella posta a sud, larga metri 5,20, separata da quella centrale da una banchina rialzata erbosa e alberata adibita alla sosta degli autoveicoli, larga metri 4,80. In corrispondenza della mezzeria della carreggiata centrale di corso Peschiera, in corrispondenza dell’attraversamento pedonale, è presente un’isola rialzata spartitraffico, interrotta dallo stesso attraversamento pedonale. Dalla carreggiata laterale sud del corso si diparte non ortogonalmente via Sagra di San Michele, non direttamente interessata dal sinistro. La banchina rialzata che separa la carreggiata centrale di corso Peschiera da quella laterale sud è interrotta in corrispondenza della confluenza con via Sagra di San Michele. Entrambe le banchine che separano la carreggiata centrale di corso Peschiera da quelle laterali sono interrotte in corrispondenza dell’attraversamento pedonale. La segnaletica orizzontale consiste in una doppia striscia continua che si suddivide in due semicarreggiate la carreggiata centrale di corso Peschiera, suddivise a loro volta in tre corsie per ogni senso di marcia da strisce longitudinali continue e discontinue. Cuspidi sono tracciate sulla linea di mezzeria del corso in corrispondenza delle testate della banchina rialzata posta all’attraversamento pedonale. Un attraversamento pedonale di tipo zebrato è posto ortogonalmente al corso Peschiera immediatamente a est dell’area di scambio con via Sagra di San Michele e nel settore sud della stessa. Al momento dei rilievi, i tre veicoli non direttamente coinvolti nel sinistro si trovavano nelle seguenti posizioni: la Fiat Bravo, condotta da PIRRELLI Nicola, nella corsia più a sud della semicarreggiata sud di corso Peschiera; la Mitsubishi Lancer, condotta da BALDON Federico, nella corsia interna della semicarreggiata sud di corso Peschiera, affiancata alla Fiat Bravo; la Lancia Y, condotta da IARIA Federico, nella corsia interna della semicarreggiata sud di corso Peschiera dietro alla Mitsubishi. Sulla traiettoria di marcia del veicolo investitore veniva reperita una traccia di frenata rettilinea nella corsia nord della semicarreggiata sud di corso Peschiera, in corrispondenza dell’attraversamento pedonale, lievemente convergente verso sud, come raffigurato ai punti 7 e 8 della planimetria.

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    Tuttavia, non si era ancora giunti nemmeno all’individuazione della marca e del modello del veicolo. Si procedeva, quindi, con l’audizione di altri testi alla ricerca di ulteriori elementi identificanti: GHETTI A. riferiva trattarsi di una Renault Clio di colore grigio metallizzato, modello Tuning molto recente, con cerchi in lega; ERCOLANI F. confermava trattarsi di una Renault Clio, a suo dire dell’anno 2005 circa, e così descriveva quanto osservato, a ulteriore conferma dei dati già acquisiti: “...Nella circostanza udivo un breve stridio di pneumatici seguito da un boato accentuato e volgendo lo sguardo verso l’incrocio citato vedevo i corpi dei pedoni proiettati verso l’alto e contestualmente un’autovettura che nella carreggiata centrale si dirigeva verso il centro cittadino. Più precisamente tale veicolo dopo aver compiuto la breve frenata ripartiva velocemente e mi transitava innanzi...”. La svolta nelle indagini avveniva con l’esame accurato delle parti dell’automobile rinvenute sul luogo del sinistro, ed in particolare lo specchietto retrovisore sinistro ed una molura del paraurti anteriore, di colore grigio argento, che permetteva di individuare il veicolo investitore nel modello XX Anniversario della Renault Clio, terza serie, in produzione solo dal 2010. Venivano dunque avviate indagini volte alla individuazione delle auto del predetto modello immatricolate in Italia (circa 7600), soffermandosi su quelle intestate a persone residenti in Torino e provincia (circa 280) e proseguendo poi la ricerca anche sulle altre, dato che questa scrematura non aveva dato esiti positivi. Si procedeva, ancora, all’analisi dei reperti in sequestro, ed in particolare delle etichette con codici e date apposte sul retro della molura (etichetta recante la data del 4 maggio 2010), così restringendo la ricerca ai veicoli prodotti dopo tale data, ragionevolmente apposta in fase di produzione. Nel frattempo, in data 19 dicembre 2011, veniva sciolta la prognosi nei confronti di S.C., affetto da trauma cranico grave, giudicato guaribile in giorni 180. Le sue condizioni, comunque, imponevano la nomina di un curatore speciale del predetto, che veniva individuata in sua moglie, D.R.S. Quest’ultima, in data 10 dicembre 2011 veniva sentita a sommarie informazioni al fine di cercare di acquisire ulteriori dati tramite cui giungere all’individuazione degli autori del fatto. La D.R., tuttavia, riusciva solo a rendere una descrizione sommaria degli eventi antecedenti l’investimento, non ricordando nulla in merito al sinistro. Infatti, dichiarava: “... L’unico ricordo che ho risale a momenti in cui eravamo davanti al negozio e parlando con mio marito decidevamo se tornare a casa o meno. Successivamente non mi ricordo di niente sino al momento in cui qualcuno in ambulanza mi parlava prestandomi le cure del caso...”. Sempre nella disperata ricerca del pirata della strada, sulla base delle dichiarazioni rese da BORRIONE Luca Danilo e da COLETTO Barbara veniva approntato un identikit del guidatore dell’automobile investitrice e della maglia dallo stesso indossata. Continuando nei serrati controlli sulle automobili Renault Clio XX anniversario, in data 16 gennaio 2012, ore 21,15, si dava esecuzione alla perquisizione nei confronti di G.F., intestatario dell’auto targata EB 505Z V, presso la sua residenza in Aosta, via Chambery, n. 133. L’auto in questione veniva rinvenuta nel garage di pertinenza della suddetta abitazione e presentava vistosi danni perfettamente congruenti con il sinistro in relazione al quale si stavano svolgendo indagini. In particolare, il mezzo si presentava privo dello specchietto retrovisore sinistro e della molura del paraurti anteriore, con vistose ammaccature sul cofano e incrinatura del parabrezza, con tracce ematiche e di capelli. Il raffronto dei pezzi repertati sul luogo

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    dell’incidente permetteva di riscontrare la loro perfetta coincidenza con le parti mancanti sulla carrozzeria del veicolo incidentato. All’esito di tali immediate verifiche, l’auto del G. veniva sottoposta a sequestro. Nella circostanza, veniva sequestrato anche il telefono cellulare del G., sia per verificare i contatti dello stesso, sia perché nel corso della perquisizione gli operanti avevano notato lo stesso tentare di contattare qualcuno. Il G. rendeva, nell’immediatezza (ore 22,30 del 16 gennaio 2012), spontanee dichiarazioni nel corso delle quali affermava che il veicolo, da lui ceduto in prestito, integro nella carrozzeria, a tale C.A. nell’ultima settimana di novembre 2011, gli era stato da costui restituito nella serata del 3 dicembre 2011, intorno alle ore 21,30-22, con i medesimi danni ancora presenti, non avendo egli il denaro per la riparazione. Il C. gli aveva giustificato lo stato dell’automobile attribuendolo ad azioni vandaliche poste in essere da sconosciuti. Il G. affermava, inoltre, di non aver più usato la macchina dal 3 dicembre 2011 e di averla da allora sempre custodita nel suo garage. Le prime verifiche sul telefono cellulare sequestrato permettevano di accertare che durante le operazioni di P.G. il G. aveva tentato di chiamare il C., che peraltro non aveva risposto. Quindi, C.A. veniva a sua volta sottoposto a perquisizione (operazioni iniziate alle ore 23,15 del 16 gennaio 2012), nel corso della quale gli venivano sequestrati, tra l’altro, sette telefoni cellulari. Inoltre, il C., avente fattezze fisiche congruenti rispetto all’identikit elaborato dalla P.G. sulla scorta delle dichiarazioni testimoniali sopra riferite, veniva trovato in possesso di un giubbotto a vistose righe orizzontali bianche, gialle e marroni, compatibile con quello descritto dal BORRIONE e dalla COLETTO. Durante la perquisizione presso l’abitazione del C. veniva, altresì, rinvenuta una siringa e sostanza stupefacente (eroina), sottoposta a sequestro amministrativo. Il C., informato dagli atti notificatigli dei fatti per cui era indagato, non negava di conoscere il G. e di aver fatto uso della sua auto, pur non volendo rendere spontanee dichiarazioni. Ulteriori accertamenti confermavano, invece, l’utilizzo congiunto del mezzo da parte del C. fin dall’estate precedente, in quanto lo stesso risultava controllato dai Carabinieri di Aosta in data 16 luglio 2011, mentre in compagnia dello stesso G. si trovava sulla sua autovettura, nonché contravvenzionato, alla guida dell’automobile del G., in provincia di Aosta, in data 11 ottobre 2011. Con un secondo verbale di spontanee dichiarazioni (alle ore 3,15 del 17 gennaio 2012) il G. ammetteva i fatti affermando che il precedente 3 dicembre egli si era recato a Torino per approvvigionarsi di stupefacente insieme al C., che aveva guidato la sua auto, e che, a causa della velocità sostenuta, tenuta perché incalzati dalle ricorrenti chiamate dello spacciatore cui si erano rivolti per l’acquisto, aveva provocato l’incidente senza poi fermarsi ed anzi proseguendo la corsa fino ad andare ad acquistare, come previsto, lo stupefacente. Letteralmente, riferiva: “Sabato 3 dicembre 2011 sono andato a prendere A.C. a casa sua con la mia auto, una Renault Clio 20° Anniversario targata EB 505 ZV, verso le ore 14.30-15.00 e, come eravamo d’accordo, siamo andati a Torino per acquistare dell’eroina. L’auto la guidava A. perché sa destreggiarsi meglio di me a Torino. Mi ricordo che avevamo soldi sufficienti solo per alcune dosi ed infatti anche quella volta ho fatto il mancato pagamento dell’autostrada sia all’andata che al ritorno. Quindi abbiamo percorso l’autostrada Aosta-Torino, la tangenziale di Torino e siamo usciti in corso Regina Margherita; poi abbiamo girato a destra dove ci sono

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    le case della Rubner, proseguito per corso Francia ed infine in corso Peschiera. Ricordo che andavamo particolarmente di fretta perché lo spacciatore, con cui era in contatto A., lo chiamava continuamente al cellulare. Percorrendo corso Peschiera ricordo un semaforo che lampeggiava ed A. non si è accorto che c’erano due auto ferme affiancate che stavano lasciando passare sulle strisce pedonali tre persone e lui, nonostante avesse frenato, non è riuscito ad evitare l’impatto con i pedoni. Ho visto volare in aria le persone e quindi non ho capito più niente; ricordo solo che A. era riuscito a dileguarsi. Poi all’incrocio successivo ricordo che il semaforo era rosso ma A. è riuscito a passare lo stesso perché le altre auto hanno frenato, proseguendo per strade che non conosco. Dopo circa mezz’ora siamo arrivati all’appuntamento con lo spacciatore, un ragazzo di colore, ed abbiamo entrambi acquistato due dosi di eroina che abbiamo assunto subito dopo ma non ricordo se endovena o l’abbiamo fumata. Quindi siamo tornati ad Aosta e sono rientrato a casa verso le 20.00 circa. L’auto l’ho messa nel garage dove è stata sequestrata”. Nei confronti di entrambi gli indagati, la mattina del 17 gennaio 2012, veniva dunque data esecuzione all’ordine di fermo disposto dal Pubblico Ministero. Nel corso dell’interrogatorio reso quello stesso giorno, alle ore 5,51, C. riferiva: “Ammetto gli addebiti. Effettivamente ero alla guida della Clio del G. quando abbiamo avuto l’incidente in cui è morto il bambino in corso Peschiera. G. era con me. Eravamo venuti a Torino per comprare eroina, cosa che facevamo con una certa frequenza. Spesso guidavo io la sua macchina quando eravamo assieme, ciò perché lui se la sentiva meno in quanto non conosceva molto le strade di Torino. E’ vero che ero anche stato contravvenzionato dalla Polstrada in provincia di Aosta mentre ero alla guida della macchina del G. Se ricordo bene anche in quell’occasione lui era con me. Tornando all’incidente, posso dire che andavo a velocità sostenuta; ho visto il semaforo intermittente a luce gialla che si trova in prossimità dell’attraversamento pedonale e non mi sono neppure reso conto del fatto che si trattava di un attraversamento pedonale: ho pensato che fosse un semaforo giallo in corrispondenza di un incrocio; ho visto le auto (due o tre) sulle corsie alla mia destra che erano ferme, ho pensato che si fossero fermate al giallo ma io, vista la velocità che tenevo non sarei riuscito a fermarmi in tempo e quindi ho pensato che fosse meglio proseguire col giallo. Di colpo sono spuntati i pedoni, non ho avuto neanche il tempo di frenare. E’ successo un fatto particolare: la madre era un po’ avanti rispetto agli altri due pedoni ed io l’ho colpita col lato sinistro del veicolo; il padre ed il bambino che erano più indietro ho colpiti col lato anteriore destro. L’impressione che ho avuto è che deve essere successo qualcosa durante l’attraversamento: la madre che stava attraversando velocemente si è come arrestata di colpo quasi sulla mezzeria e si è girata all’indietro verso i congiunti; l’uomo a sua volta mi è sembrato che fosse girato sul lato opposto alla mia auto e che si sia abbassato leggermente rivolto verso il bambino non so se per raccogliere un oggetto caduto o per prendergli la mano o per dirgli qualcosa; fatto sta che questa situazione ha fatto sì che io non riuscendo ad evitare l’impatto sia riuscito incredibilmente ad investire tutti e tre i pedoni. Ricordo bene l’impatto. Il padre è stato caricato sul cofano ed è andato ad impattare col parabrezza che infatti è molto incrinato e quasi piegato. Ha impattato con la schiena credo. Il bambino era più indietro di tutti e non l’ho neanche visto se non al momento dell’impatto in cui, nell’ultima frazione di secondo, l’ho intuito più che vederlo: ho intuito che si trattava di un bambino dalla gestualità del padre ma non l’ho visto bene mentre i genitori li ho visti bene. Il parabrezza colpito mi ha poi ulteriormente ridotto la visuale. Lo specchietto sinistro è quello che ha impattato contro la donna. Istintivamente, vedendo la donna che era più avanti ho cercato di evitarla deviando appena verso destra e quindi paradossalmente ho colpito di più gli altri due pedoni che sono spuntati alla mia visuale.

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    Dopo, non vedevo quasi più niente per il parabrezza incrinato, ho intuito che era successo un fatto grave, ho avuto paura e parlando col G. abbiamo detto in una frazione di secondo COSA FACCIAMO, SCAPPIAMO, SCAPPIAMO. L’ho detto io, è stata una mia scelta e lui mi ha assecondato. Dopo l’incidente non ho capito quasi più niente e vedevo poco, non sapevo neppure dove andavo; non ho coscienza di essere passato al semaforo successivo col rosso come voi mi dite e di aver rischiato un secondo incidente. Non ero certo lucido. Stavamo andando a comprare stupefacente; quel giorno mentre guidavo credo di essere stato sotto l’effetto di stupefacenti, anzi preciso di eroina. Non ricordo con precisione quando l’avevo usata ma la usavo spesso. Dopo l’incidente siamo andati a comprare l’eroina nei pressi di corso Duca degli Abruzzi. Abbiamo lasciato la macchina in una traversa e a piedi siamo andati a cercare qualcuno che vendesse stupefacente. Ho comprato lo stupefacente da un ragazzo di colore che abbiano trovato per caso. Prendo atto che – come lei mi dice – G. avrebbe dichiarato che quel giorno eravamo di fretta anche perché pressati dalle chiamate dello spacciatore con cui dovevamo incontrarci. E’ successo altre volte ma non mi sembra quella volte. Se ricordo bene io non avevo il cellulare o se l’avevo lo tenevo certamente spento per prudenza, per non essere rintracciato. Di solito il G. invece lo teneva acceso nonostante il mio consiglio di spegnerlo. Dopo aver acquistato lo stupefacente siamo tornati ad Aosta. Siamo andati a comprare l’eroina nonostante quello che era successo non perché fossimo tranquilli e non ce importasse niente ma perché eravamo consapevoli che abbiamo una dipendenza fisica dalla sostanza e quindi per evitare problemi di astinenza. Uso eroina da qualche anno saltuariamente, negli ultimi 6 mesi invece ne faccio uso costante e per via endovenosa. Il G. ora aveva smesso da circa un mese, non so dire da quando usasse stupefacente. Ci siamo incontrati in questa comune esperienza dell’eroina perché lui aveva la macchina e io non, io conoscevo meglio Torino rispetto a lui; in più lui preferiva far guidare me ritenendosi meno disinvolto al volante. Peraltro io lo conoscevo di vista da molto tempo. Lui lavora all’ufficio di collocamento, luogo che io frequentavo perché cerco lavoro. Preciso che dopo l’incidente, parlando col G., anche passato il primo momento di paura e sconvolgimento, abbiamo deciso di non dire niente e tornare a casa. Io comunque gli avevo detto che se ci avessero rintracciati per qualche motivo lui poteva addossare tutta la colpa a me, come in effetti lui ha fatto ieri nella prima versione resa in spontanee dichiarazioni. Avevamo deciso così perché l’ho visto molto agitato e quindi l’ho rassicurato dicendo che, se avessero ritrovato la macchina, mi sarei addossato io ogni colpa dicendo che era da solo; ciò al fine di limitare i danni e non finire entrambi nei guai. Ora era un mese che non ci sentivamo col G. che aveva smesso di usare stupefacenti. Io pensavo che lui, un po’ per volta, rimettesse a posto la macchina, perché in tal senso eravamo rimasti d’accordo, ma – come ho appreso ora – non è stato così. Del resto era un mese, come dico, che non ci sentivamo. So che la madre, avendo appreso che lui mi frequentava, gli aveva detto di non vedermi più; inoltre so che si era rivolto al SERT ed era in terapia disintossicante. Non credo che la madre di G. sapesse dell’incidente o avesse visto la macchina; so che lui aveva chiesto alla madre la macchina in prestito. A quanto so il G. andava sempre a lavorare a piedi perché abita vicino al posto di lavoro. Mio padre non sapeva niente dell’incidente. ADR: E’ vero che col G. avevamo deciso di dire che io avevo usato la sua macchina da solo e che la macchina stessa, a Torino, aveva riportato dei danni essendo stata vandalizzata da ignoti. Per rendere più credibile tale nostra versione avevo anche colpito il cofano con delle martellate, a simulare appunto una supposta vandalizzazione.

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    ADR: G. mi chiama con dei soprannomi quali ZIO, DEDDY, DEDDU. ADR: Non so dire se ieri pomeriggio il G. mi abbia cercato al cellulare. Io ero venuto a Torino per acquistare eroina in treno, e poi sono tornato ad Aosta con lo stesso mezzo. Non ho ricevuto o almeno sentito chiamate al cellulare dal G.. Forse avevo il cellulare spento o con un blocco alle chiamate. ADR. Non ricordo se il giorno dell’incidente abbiamo pagato il pedaggio autostradale per venire a Torino e per tornare ad Aosta. Ultimamente a volte non lo pagavamo, anzi spesso non lo pagavamo. Io mettevo quasi tutti i soldi per l’eroina mentre lui si occupava del pagamento dell’autostrada, o al pedaggio regolare ovvero successivamente quando gli avessero recapitato le note per il mancato pagamento”. Interrogato dal P.M. alle ore 10,50 del 17 gennaio 2012, G. riferiva: “Avuta lettura delle dichiarazioni spontanee da me rese stamattina alle ore 3,15 le confermo integralmente. Voglio aggiungere che dopo l’incidente sono stato particolarmente sconvolto ed è per questo che non ho più usato la macchina da allora e che dalla metà di dicembre mi sono rivolto all’ospedale di psichiatria di Aosta in via st. Martin, dove sono stato ricoverato circa 10 gg. e poi all’uscita mi sono rivolta al SERT per disintossicarmi. E’ vero che col C. eravamo d’accordo che, se qualcuno avesse trovato la macchina, io avrei dovuto dire che l’avevo consegnata a lui e lui me l’aveva riportata in quelle condizioni dicendomi che era stata vandalizzata. Infatti, a questo scopo lui ha anche dato delle martellate sul cofano per fare apparire più verosimile la tesi della vandalizzazione. In ogni caso io ero molto sconvolto e combattuto e il C. vedendomi in quelle condizioni ed essendo anche un po’ più grande di me mi consigliò nel senso che ho detto. Disse pure che, se ci avessero scoperti, lui si sarebbe assunto la responsabilità tenendomi fuori dalla storia. Ed è per questo motivo che, nelle mie prime spontanee dichiarazioni di stanotte ho reso la versione concordata col C.. Non sapevo come comportarmi. E’ vero che ieri sera quando i vigili erano a casa mia ho cercato il C. al telefono perché mi sembrava giusto che ci fosse anche lui, ma non l’ho trovato anche perché lui aveva cambiato numero. Il 3 dicembre quando siamo a venuti a Torino io non avevo assunto stupefacente, il C. non lo so ma mi sembrava normale. E’ vero che andavamo forte anche perché lo spacciatore con cui dovevamo incontrarci ci faceva fretta chiamando ripetutamente il telefono di A.. Tale spacciatore è persona cui ci eravamo rivolti qualche altra rara volta; era lui ogni volta a dirci il punto dell’appuntamento. Si tratta di un ragazzo di colore che A. chiamava JORDAN. Nel mio cellulare è memorizzato il numero di JORDAN. Il giorno dell’incidente abbiamo incontrato JORDAN non lontano dal corso Peschiera, non so dire la via; l’abbiamo incontrato per strada. Noi eravamo in macchina, l’abbiamo raggiunto e lui è salito sull’auto dove ci ha consegnato l’eroina. Non ricordo quanto abbiamo pagato. Del resto non ricordo tutto ciò è accaduto dopo l’incidente ed io ero sconvolto. Riguardo all’incidente ricordo che A. guidava piuttosto velocemente; guidava lui perché sa destreggiarsi meglio a Torino e sa guidare meglio di me, almeno a su modo di vedere; io lo lasciavo guidare e non contestavo tali sue affermazioni perché non volevo litigare. I soldi per lo stupefacente li mettevamo tutti e due secondo le nostre rispettive disponibilità. In corso Peschiera ricordo di aver visto un semaforo intermittente e delle auto che si fermavano; non ho visto il passaggio pedonale, quando A. ha superato le macchine ferme si è trovato davanti la famiglia e non ha potuto evitare l’impatto nonostante abbia frenato. Io poi ho chiuso gli occhi e non ho più visto niente. Non mi sono accorto che all’incrocio di corso Montecucco stavamo per provocare un altro incidente, probabilmente avevo ancora gli occhi chiusi; credo di averli tenuti così per 10 minuti. So che A. per dileguarsi ha fatto delle vie traverse.

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    Al momento dell’impatto non mi sono neanche reso conto bene della gravità; quando ho visto i pedoni ho chiuso gli occhi; poi l’impatto degli stessi sul parabrezza ha fatto sì che io fossi colpito anche da delle schegge di vetro che mi hanno colpito al volto. Io ho detto al C. che dovevamo fermarci, gli detto proprio FERMIAMOCI ma lui è stato zitto ed ha continuato a guidare. Io l’ho visto zitto e teso e mi sono anche un po’ spaventato. Poi siamo andati a comprare lo stupefacente come eravamo intenzionati a fare anche perché nessuno dei due si era reso conto della gravità dell’incidente. Durante il viaggio di ritorno abbiamo parlato dell’accaduto; io gli avevo detto che probabilmente ne avrebbero parlato al telegiornale e C. si è messo a ridere perché non ci credeva. Quando poi ho saputo dagli organi di stampa quanto era effettivamente accaduto sono andato in crisi, non sapevo più cosa fare e mi sono affidato a quanto mi diceva il C. che è più grande. Mia mamma non ha visto la macchina; del resto io avevo avuto un incidente ad inizio novembre con constatazione amichevole, incidente di cui non avevo parlato a mia madre. In occasione del sinistro mortale ho poi detto a mia madre che l’auto era incidentata in conseguenza di quel primo incidente; lei comunque non ha visto la macchina. Il 3-12 non abbiamo pagato l’autostrada né all’andata né al ritorno. Secondo l’accordo che avevo col C. quando venivano a Torino ad acquistare stupefacente, io avrei dovuto pagare l’autostrada nonché contribuire, quando e come potevo, al pagamento dello stupefacente. Progettavo di far riparare l’auto quando avrei avuto dei soldi. Non usavo la macchina per andare a lavorare perché ci vado a piedi. Non ricordo come fosse vestito C. il giorno dell’incidente. Dopo l’incidente sono andato in crisi, non sapevo cosa fare, mi rendevo anche conto che da me dipendeva la sorte del mio amico C., avevo paura per lui. Sono entrato in crisi e non sapevo cosa fare. Non ho raccontato a nessuno quanto era successo. ADR: ero col C. nell’occasione in cui lo stesso venne contravvenzionato alla guida del mio veicolo. AD del difensore: Prima del dicembre scorso non mi ero mai rivolto a psichiatri i psicoterapeuti, anzi ora che ricordo meglio mi ero rivolto un paio di volte a psichiatri di Aosta dal settembre/ottobre scorso, Conservo a casa i referti relativi, in particolare ricordo quelli del dr. BONETTI. Mi ero rivolto agli psichiatri per insonnia, ansia, disturbi depressivi. Mi hanno individuato una terapia, che io ho seguito: ho preso del VALDOXAN (antidepressivo) e del LENDORMIN, che è un sedativo, per dormire. Consumo eroina da circa 6-7 mesi. Ho conosciuto meglio e frequentato il C. da circa un anno; prima, come detto, lo conoscevo di vista. Non ho parlato con lo psichiatra dell’incidente né con mia madre. Non ne ho parlato con lo psichiatra anche perché a volte mia madre assisteva ai miei incontri con lo specialista e comunque forse ho sbagliato a non parlarne. Preciso che gli incontri privati con lo psichiatra li ho avuto prima dell’incidente mentre dopo l’incidente sono stato ricoverato. Neppure durante il ricovero ho riferito ai medici dell’incidente. Agli psichiatri non ho riferito neppure che facevo uso di eroina, circostanza che anche mia madre non conosceva. Mia madre l’ha poi saputo quando sono andato al SERT. Dopo l’incidente ho continuato ad avere contatti col C. per due o tre giorni; in uno di questi giorni lui è venuto nel mio garage e come ho già detto ha dato le martellate sul cofano per simulare atti vandalici. Le altre volte mi confrontavo con lui su cosa avrei dovuto eventualmente dire nel caso qualcuno avesse trovato la macchina o ci avesse scoperti. Io mi sentivo un po’ in soggezione con lui e, visto che è un po’ più grande,cercavo di farmi un po’ guidare. In seguito non l’ho più visto né sentito. Ci siamo mandati degli sms per farci gli auguri di Natale”.

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    Il GIP di Torino rigettava la richiesta del P.M. di convalida del fermo e applicava nei confronti di entrambi gli indagati la misura della custodia cautelare in carcere. Nel corso dell’interrogatorio reso all’udienza di convalida, del 19 gennaio 2012, G.F. riferiva: “Confermo le dichiarazioni rese al PM. Sono schifato di me stesso. Sono sconvolto. Lo sbaglio che ho commesso è stato quello di coprire una persona che consideravo amica. Il C. mi aveva tranquillizzato dicendomi che se ci avessero beccati lui avrebbe escluso qualsiasi mio concorso e si sarebbe assunta lui tutta la responsabilità. Io dopo l’impatto gli ho ripetuto più volte di fermarsi. Alla terza volta che glielo ripetevo ho lasciato fare a lui anche perché io avevo ricevuto sulla fronte alcune schegge del parabrezza. Quando siamo tornati ad Aosta io non sono stato tanto bene per il fatto di dire la verità, di andarmi a costituire o meno. Io sono stato perfino portato al reparto psichiatrico di Aosta. Io voglio precisare che ho dei problemi psichiatrici. Io ho fatto 10 giorni al reparto psichiatrico di Aosta nel senso che per 2 giorni sono rimasto ricoverato, poi per altri 8 giorni sono andato giornalmente all’ospedale psichiatrico. Io prima mi ero già rivolto privatamente ad uno psichiatra. In ospedale sono poi andato intorno al 20 dicembre. Io stavo proprio male, non sapevo cosa fare, l’unica cosa era curarsi. Io ed il C. avevamo concordato che se ci avessero fermato lui si sarebbe accollato tutta la responsabilità. Io i giorni dopo l’incidente gli mandavo sms. ADR: in macchina quando correvamo lui continuava a ricevere telefonate, e dopo l’ultima ha aumentato la velocità. Io gli dicevo di andare piano ma lui mi tranquillizzava dicendo che era in grado di guidare. ADR: io ho incontrato il C. il giorno dei fatti in un bar di Aosta, anzi in un circolo Acli. Sono andato lì con la mia automobile. Abbiamo bevuto un caffè, abbiamo stazionato lì e verso le sedici abbiamo deciso di scendere a Torino per acquistare l’eroina. ADR: quando abbiamo deciso con il C. di andare a Torino io volevo accompagnarlo. Io non ero in crisi di astinenza neanche lui. Io l’ho visto lucido anche perché altrimenti non gli avrei lasciato la macchina. Io gli lasciavo la macchina spesso anche perché io pensavo che lui fosse più capace di me a guidare. A Torino di certo se la cavava meglio”. C.A. riferiva: “Rispetto a quello che ho dichiarato nell’interrogatorio al PM voglio precisare che entrambi eravamo in crisi di astinenza e per quello correvamo in macchina. Io nella giornata del 03.12.2011 avevo forse assunto dell’eroina nella mattinata ma non nella misura dì coprirmi la crisi di astinenza. A.D.R.: la crisi di astinenza comporta dei disturbi fisici e psichici tali da non farci capire più niente. Io quel giorno ero in crisi di astinenza fortissima. Io sono sicuro che correvamo a causa della crisi di astinenza. Lo spacciatore che avremmo dovuto incontrare si sarebbe fatto trovare nelle vie circostanti corso Duca degli Abruzzi. Lui girava in quella zona perché altre persone andavano a procacciarsi la droga. ADR: dopo l’incidente abbiamo raggiunto lo spacciatore, abbiamo acquistato la droga ed io l’ho assunta. Siamo poi tornati ad Aosta. Si dà atto che il giudice dà lettura al C. delle dichiarazioni dallo stesso rese al PM a proposito dell’assunzione dell’eroina prima dei fatti. L’indagato precisa di avere sicuramente assunto eroina ma non in misura tale da coprirgli la crisi di astinenza. Aggiunge che per lo stato di tossicodipendenza da cui oggi è affetto la percezione della guida è più difficoltosa durante la crisi di astinenza. Aggiungo che in una situazione normale io non avrei mai guidato a quella velocità. Per il resto confermo quello che ho dichiarato al PM nell’interrogatorio.

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    In questi due giorni ho riflettuto e mi sono reso conto di quello che ho fatto. Nei giorni successivi all’incidente il mio unico scopo era quello di procurarmi l’eroina. Ora ho capito veramente che genere di persona si può diventare. Chiedere scusa alla famiglia del bambino sarebbe poco, inutile e forse ipocrita. Io cercherò di ripagare quello che ho commesso”. Parte delle dichiarazioni appena riportate venivano sconfessate fin dai primi accertamenti. Infatti, con riferimento alla dichiarazione degli allora indagati di avere interrotto i rapporti tra di loro pochi giorni dopo il fatto, l’analisi dei telefoni cellulari consentiva di appurare, invece, la regolarità dei contatti tra i due amici sia nel periodo precedente che in quello successivo ai fatti. In particolare, emergeva la circostanza che nei giorni successivi all’incidente G. e C. si erano recati di nuovo a Torino, con un’automobile che il G. aveva preso in prestito da sua madre, anche accettando il fatto di dovere litigare con quest’ultima: si riporta il testo dei messaggi inviati dal G. al C. sull’utenza n. NNN-NNNNNNN, memorizzata sul telefono del G. sotto il nome “Deddy”:”sto litigando con mia madre” (sms del 16 dicembre 2012, ore 17,20, pag. 1075); “arrivo dieci minuti” (ore 17,32); “arrivo...mi dispiace farti aspettare ma oggi non voleva lasciarmi la macch” (ore 17,39); “sono qua” (ore 18,04). Sempre in data 16 dicembre 2012, G. contattava Jordan al n. NNN-NNNNNNN (numero memorizzato sotto il nome J sul suo telefono). Del resto, particolarmente significativo appariva il testo del messaggio inviato al C. dall’utilizzatore di tale ultima utenza (numero memorizzato sotto il nome “Bertobic”, sul telefono del C.), che in data 7 dicembre 2011 gli chiedeva se avesse portato l’automobile in garage, messaggio riferito (come successivamente ammesso dal C. stesso) al fatto che l’interlocutore aveva notato che l’automobile del G. necessitasse di riparazioni in quanto incidentata. Per verificare l’utilizzo del mezzo della madre del G. nonché le dichiarazioni rese in ordine ai viaggi verso Torino per l’acquisto di sostanza stupefacente, si acquisivano le registrazioni della Società Autostrade relative ai mezzi che nel periodo di interesse avevano eluso il pagamento del pedaggio, modalità attuata dai due fermati certamente il giorno del fatto (infatti, nel momento in cui si passa la barriera delle casse senza pagare, le telecamere ivi presenti scattano una fotografia del mezzo, in modo da rilevare il numero di targa e potere così quantomeno risalire al proprietario per la richiesta di pagamento). Tale indagine permetteva di verificare: - il passaggio dell’automobile Renault Clio, targata EB 505 ZV, al varco autostradale automatico del casello di Settimo Torinese sull’autostrada A5 Torino-Aosta, in direzione Torino, alle ore 16,38 del 3 dicembre 2011, senza corrispondere il relativo pedaggio; - il passaggio della predetta automobile allo stesso varco senza effettuare il pagamento nei giorni 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 11, 12, 13, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29 novembre 2011; 1, 2, 3 dicembre 2011; - il costante e quotidiano passaggio dell’automobile della madre del G. (Citroen, targata DE 588 ZZ) al casello autostradale di Aosta, direzione Torino, nel periodo successivo all’incidente, senza pagare il pedaggio, segnatamente dal 4 al 17 dicembre 2011 e precisamente nei giorni 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 (giorno degli sms sopra riportati), 17 dicembre 2011. Dall’analisi dei tabulati telefonici relativi alle utenze n. NNN-NNNNNNN e n. NNN-NNNNNNN emergeva, infine, la presenza del C. a Torino tutti i giorni dall’8 al 17 dicembre 2011, in orario compatibile con i passaggi al casello autostradale.

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    Con l’intento di verificare le dichiarazioni degli indagati e acquisire ulteriori elementi si procedeva all’escussione dei genitori dei fermati, previ avvertimenti di legge, senza grandi risultati. P.G., madre del G., infatti, sentita il 6 febbraio 2012, riferiva di non sapere nulla in merito al coinvolgimento di suo figlio nell’incidente, precisando che un giorno era andata in garage ed aveva visto l’automobile di suo figlio con il parabrezza spaccato, fatto al quale non aveva prestato particolare importanza dal momento che sapeva che F. aveva avuto un incidente nel novembre 2011 per cui aveva imputato tale danno a detto incidente. Quindi, a seguito di contestazione da parte del Pubblico Ministero, la donna si avvaleva della facoltà di astensione dal testimoniare in quanto prossima congiunta dell’indagato. Parimenti, C. P., padre di A., escusso lo stesso giorno, dichiarava di ignorare ogni coinvolgimento di suo figlio nell’incidente che aveva provocato la morte del bambino in corso Peschiera. Precisava di avere appreso il fatto solo a seguito della perquisizione in casa. Aggiungeva: di non sapere che suo figlio utilizzasse sostanze stupefacenti; di non avere mai notato segni sulle braccia di A.; di non sapere cosa facesse suo figlio quando usciva di casa. Infine, riferiva: che A. non disponeva di molto denaro e che di recente aveva venduto il suo motorino; che non aveva un lavoro fisso da 4 o 5 anni; che nel colloquio in carcere gli aveva detto di fare uso di stupefacenti da pochi mesi. Dichiarava, inoltre, di non conoscere G. e di non averlo mai visto. Gli accertamenti successivi consentivano di appurare che C.A. era proprietario di un ciclomotore marca Aprilia, targato XNNXXN, mai assicurato, che risultava ancora a lui intestato. Inoltre, si accertava che le utenze rispettivamente in uso a C. e a JORDAN, alle ore 17,05 del 3 dicembre 2011, si trovavano sotto la copertura della medesima cella radio base di corso Einaudi, n. 41, Torino, a conferma dell’avvenuto acquisto di sostanza stupefacente dopo l’investimento, e che i due avevano avuto ben sette contatti quel giorno in poco più di un’ora a partire dalle ore 15,51, a conferma delle insistenti telefonate riferite dal G.. Il medesimo accertamento tecnico permetteva di appurare che il 3 dicembre 2011 alle ore 15,55, quattro minuti dopo la prima telefonata del JORDAN, l’utenza del C. agganciava la cella di Quart, paese poco distante da Aosta, e che alle successive 16,54, un minuto prima della chiamata alla Polizia Municipale, si trovava sotto la copertura della cella di corso Montecucco, n. 120, a Torino. Pertanto, si poteva dedurre che il viaggio era durato, complessivamente, poco più di un’ora e il transito sul percorso autostradale meno di quaranta minuti: infatti, alle 15,55 non erano ancora in autostrada e alle 16,38 superavano la barriera delle casse senza pagare. In data 16 febbraio 2012 la dottoressa Marzano, consulente medico legale del pubblico ministero, depositava la propria consulenza sulle persone di D.R.S. e S.G. La consulente così descriveva le lesioni riportate dalla D.R.: frattura biossea 1/3 medio distale della gamba sinistra, ridotta e sintetizzata con fissore esterno. Circa la durata della malattia, precisava che solo a stabilizzazione avvenuta, a non meno di un anno dall’evento traumatico, sarebbe stato possibile valutare eventuali postumi permanenti penalmente rilevanti. In relazione alla natura delle lesioni riportate e alle cure prestate, riferiva che il periodo di malattia si doveva ritenere non inferiore a mesi sei. Quanto a S.C., la consulente definiva lo stesso affetto da gravissimo politrauma, al tempo in degenza, dal 18 gennaio 2012, presso l’ospedale CTO, presidio Degenza Gravi Cerebrolesi. “L’entità del complesso lesivo, sia di natura neurologica (stato di coma con grave sofferenza cerebrale diffusa) che ortopedica (multiple fratture o ortopediche) consente di affermare che certamente, a stabilizzazione avvenuta, si sostanzierà indebolimento permanente di più organi

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    ed apparati e/o malattia insanabile. Ad oggi non è prevedibile la durata del periodo di malattia e/o di incapacità ad attendere alle ordinarie occupazioni ma, tenuto conto della gravità del quadro clinico, certamente non inferiore a dodici mesi. Nel caso del sign. S. vi fu pericolo di vita”. In data 22 febbraio 2012 veniva depositato l’elaborato dell’Ing. Capello, consulente tecnico del Pubblico Ministero, al quale era stata demandata la ricostruzione della dinamica dell’incidente del 3 dicembre 2011, la segnalazione delle condotte colpose significative nel contesto del sinistro e la individuazione, ove possibile, della velocità di marcia del veicolo investitore. Il consulente ricostruiva il sinistro sostenendo che S.C. e S.A. erano stati urtati, insieme, con la zona anteriore destra del veicolo, riportante maggiori danni, e che D.R.S. era stata urtata con la parte anteriore sinistra. Quanto al punto d’urto, il consulente precisava: “... visto la traccia rettilinea di pneumatico lasciata dalla vettura, la suddetta posizione all’urto evidenzia che, nel momento della collisione, la RENAULT CLIO si trovava in fase di frenata, a dire che il conducente aveva già superato il proprio tempo psicotecnico di reazione ed aveva attivato, anche se temporaneamente, una azione di emergenza sul proprio moto, oltre che tentare (si presume istintivamente) di deviare la propria traiettoria a DX RISPETTO a quella originale. A fronte dell’urto, il bambino veniva scagliato ad una distanza compresa fra 28 e 30 metri dalla zona dell’investimento, il padre ad una distanza di circa 25 metri, mentre la mamma, interessata da urto fortemente obliquo, ad una distanza di 7-8 mt con traiettoria deviata a SX” (pagina 39 della consulenza). Circa la velocità del veicolo il consulente riferiva: “...la vettura investiva i pedoni nel momento in cui era dotata di velocità di 72 Km/h circa. Velocità compatibile con i danni riportati dalla vettura in oggetto e con l’evoluzione aerea dei corpi investiti... (pag. 47 della consulenza) ... la vettura RENAULT CLIO entrava nel campo del sinistro mentre era dotata di velocità non inferiore a 75 km/h. Velocità ben al di sopra del limite imposto in ambito urbano (50 km/h) e comunque velocità non commisurata alla disposizione viaria del luogo (attraversamento pedonale, all’epoca, evidenziato da pannello verticale sospeso sul medesimo, con sottostante illuminazione del passaggio pedonale ed ulteriore segnalazione, per la lunga distanza, tramite semaforo lampeggiante sul giallo) e dalle condizioni di traffico presenti al momento dei fatti sulla carreggiata centrale di corso Peschiera (traffico abbastanza intenso oltre che diverse autovetture ferme, sulle corsie adiacenti, davanti all’attraversamento pedonale) (pag. 48 della consulenza)”. “... la traccia di frenata denota che il conducente della RENAULT CLIO, prima di arrivare all’attraversamento pedonale, si avvedeva della presenza dei pedoni in deambulazione su di esso. Considerato il tempo psicotecnico di reazione (che mediamente è di 1 secondo per le persone in perfetto stato psicofisico), C.A., alla velocità di 75 km/h ha potuto prendere atto della presenza di pedoni ad una distanza di 20 metri dall’inizio delle strisce pedonali, a dire circa 22.5 metri dall’inizio della traccia di frenata (considerata la virtù e frenata occulta), quindi da distanza in cui era facilmente comprensibile che le vetture, già ferme sulle due corsie alla sua DX (centrale e di DX), erano in attesa per permettere l’attraversamento della carreggiata da parte di pedoni...(pag. 49). Quindi, il consulente così concludeva: “- La vettura RENAULT CLIO investiva i tre pedoni nel momento in cui questi si trovavano ad attraversare, sulle strisce pedonali, la semicarreggiata centrale direzione centro città di C.so Peschiera, ed avevano già raggiunto la corsia interna (ossia SX) delle tre presenti nella semicarreggiata medesima; - L’attraversamento da parte dei pedoni avveniva in quanto vetture transitanti sulle due corsie alla DX di quella interna (centrale e esterna DX) si erano precedentemente fermate per consentire tale attraversamento; - All’epoca del sinistro, l’attraversamento pedonale era segnalato da pannello verticale di “attraversamento pedonale” (fig. II 303 art. 153 Reg. del CdS) sospeso sopra la

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    semicarreggiata centrale di C.so Peschiera direzione centro città, con sottostante lampada di illuminazione del passaggio e adiacente semaforo lampeggiante sul giallo. Quindi attraversamento perfettamente segnalato e visibile già da discreta distanza; - nella zona, su C.so Peschiera, insisteva il limite di velocità di 50 Km/h; - In base alla posizione terminale dei corpi del sig. S. e del bambino, rispetto alla zona dell’investimento, è stato possibile valutare che essi, a fronte dell’impatto inferto dalla vettura RENAULT CLIO, subivano un lancio in avanti con velocità iniziale di 64 – 65 Km/h; - Ciò comporta che la vettura di cui sopra investiva i pedoni nel momento in cui aveva una velocità di 72 Km/h; - Tale velocità di impatto è compatibile con i danni riportati dalla vettura in oggetto e con l’evoluzione aerea dei corpi investiti, come descritto da più testimoni presenti ai fatti e anche come visibile in alcune immagini di urti con manichini antropomorfi riportati in relazione; - La vettura RENAULT CLIO entrava nel campo del sinistro mentre era dotata di velocità non inferiore a 75 Km/h; - Stante l’assenza di ulteriori elementi riconducibili alla vettura prima del suo ingresso nel campo del sinistro, non è tecnicamente possibile stabilire se la suddetta velocità fosse anche la medesima tenuta dal veicolo nelle fasi precedenti gli eventi di cui sopra, ovvero se la vettura arrivasse in prossimità della zona dell’incidente a velocità ben superiore a successivamente rallentare al valore sopra valutato. - Il conducente della vettura, all’approssimarsi dell’attraversamento pedonale, si accorgeva della presenza dei pedoni e, superato il proprio tempo psicotecnico di reazione, accennava ad una azione di emergenza frenando, in modo temporaneo, la vettura. Tuttavia, una volta investiti tutti e tre i pedoni, proseguiva la marcia dandosi alla fuga”. In data 20 marzo 2012, il Pubblico Ministero procedeva all’interrogatorio di C.A. e G.F.. C. affermava: “In merito ai fatti che mi sono stati contestati confermo quanto ho già dichiarato nei miei precedenti interrogatori. Preciso che in effetti il giorno dell’incidente io avevo assunto eroina al mattino e quando sono venuto a Torino ero piuttosto in crisi di astinenza che sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Erano circa 6 mesi che facevo uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa, in particolare eroina. Prima facevo uso sporadico di cocaina. L’eroina venivo sempre a comprarla a Torino perché non volevo avere contatti di questo tipo ad Aosta anche se occasionalmente è successo. Prima di conoscere il G. venivo a Torino in treno o raramente con la macchina di qualcuno, una volta ho usato la macchina di mio padre. Negli ultimi 6 mesi prima dell’incidente io e G. venivamo sempre insieme a Torino per comprare l’eroina; lui aveva la macchina, anche se di solito preferiva far guidare me che mi districavo meglio per le strade ed anche perché lui non se la sentiva di guidare in crisi di astinenza come di solito eravamo. Lui aveva orari di lavoro abbastanza flessibili, lavorava solo due pomeriggi alla settimana. Io facevo qualche lavoretto in nero; facevo delle commissioni anche per mia madre che poi mi remunerava anche in modo esagerato rispetto alla commissione. Mia madre lavora come dipendente in una pasticceria di Aosta gestita dall’attuale compagno di mia madre. Qualche soldo me lo dava mio padre, poi avevo venduto il motorino ed il computer; il motorino l’ho venduto a certo DANIELE PILI di Aosta, ma non ho fatto il passaggio di proprietà; mi sono temuto la targa che è personale; il DANIELE lo usa con una sua targa. Il motorino mi è stato pagato 350 euro.

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    ADR : io e G. venivano a Torino a comprare la droga quando potevamo, cioè quando avevamo i soldi; a volte venivano tutti i giorni, a volte invece ogni due o tre giorni secondo le nostre disponibilità di denaro; se non avevo soldi io magari li metteva lui o viceversa. Abbiamo fatto anche molti mancati pagamenti al casello . Prendo atto degli esiti delle indagini circa i nostri passaggi ai caselli autostradali accompagnati da mancato pagamento nel mese di novembre e nei primi di 3 giorni di dicembre con la Clio, nonché nel periodo 4/17 dicembre con la macchina intestata alla madre del G.. In effetti è così, venivamo quasi tutti i giorni; anche dopo l’incidente e abbiamo continuato a venire insieme a Torino a comprare lo stupefacente usando appunto la macchina della madre di F. Poi non l’ho più visto, lo avevo cercato ma avevo anche ricevuto un messaggi di sua madre che mi diceva di non cercarlo più ed io così ho fatto . So che F. aveva qualche problema a prendere la macchina della madre, ma non so che scuse usasse lui per ottenerla. A quanto mi diceva F. la madre non gli faceva domande sul perché non usasse la sua macchina né controllava lo stato della medesima. Ogni volta che venivamo a Torino compravamo stupefacente per quanto soldi avevamo, in genere giusto quello che bastava per arrivare all’indomani; se avevamo qualche soldo in più compravamo un po’ di più per durare un paio di giorni, ma eravamo quasi sempre molto a corto di denaro. In genere spendevamo una somma non superiore a 100 euro, magari 60 o 70 euro chiedendo a chi ce la vendeva di anticiparci o regalarci qualcosa. Infatti coi soldi che riuscivamo a racimolare dovevamo anche pagare la benzina, seppure non pagavamo – come detto – l’autostrada. Dopo il 17 dicembre io ho continuato a venire a Torino da solo per lo stesso motivo in treno. Magari pagavo il biglietto solo all’andata o non lo pagavo affatto così da potere spendere i pochi soldi che avevo in stupefacente. Il G. per comprare lo stupefacente ha praticamente fatto fuori tutti i risparmi che aveva su un conto corrente, lui mi ha detto di aver bruciato 10.000 euro. Io e F. negli ultimi 6 mesi abbiamo sostanzialmente quasi sempre acquistato stupefacente dal ragazzo cui ho già fatto generico riferimento e che so che è già stato indicato dal G. nei suoi interrogatori come JORDAN. In effetti si tratta di un giovane che si faceva chiamare JORDAN, nero, alto, porta i capelli molto corti; ci sentivamo e lui ci dava appuntamento sempre nella zona di c.so Racconigi /c.so Duca degli Abruzzi. Noi lo vedevamo quasi sempre da solo; rarissimamente era accompagnato da un altro ma poi quando ci vedeva veniva lui solo verso di noi. Di solito quando ci vedeva nel luogo convenuto saliva sulla nostra macchina e lì avveniva lo scambio. In genere gli dicevamo già prima quanta droga volevamo ma in ogni caso lui non ha mai avuto problemi a coprire le nostre esigenze. Lui tirava fuori roba dalla bocca. Erano ovuli termosaldati gialli; credo che li tenesse così per poterli ingerire in caso di controlli delle FF.OO. Ho visto che invece gli ovuli di cocaina che aveva il JORDAN erano azzurri o trasparenti. A volte, raramente, abbiamo comprato anche la cocaina. In ogni caso il JORDAN differenziava gli ovuli secondo il colore a volte secondo la forma, più o meno schiacciata. Non conosco il vero nome di JORDAN né conosco altri nomi con cui si faccia chiamare. Prendo atto che, come lei mi dice, l’utenza telefonica corrispondente al JORDAN sul telefono di G. sul mio telefono è memorizzata come BERTOBIC. Si tratta di un appellativo che era già memorizzato sulla scheda che mi fu data dallo stesso JORDAN; io poi a quell’appellativo associai il numero dell’utenza di JORDAN.

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    In effetti sul mio telefono era memorizzata anche una seconda utenza del JORDAN; era un numero che lui non mi voleva dare, lui diceva sempre di usare il numero che ho memorizzato come BERTOBIC; ma poi una volta lui stesso mi chiamò con quella seconda utenza ed io la memorizzai ma la utilizzavo molto raramente, solo se non riuscivo a trovarlo sull’altro numero. A volte lui non rispondeva ma poi mi richiamava. Ero sempre io a tenere i contatti telefonici col JORDAN, il G. non chiamava quasi mai; del resto il JORDAN ormai trovava familiare la mia voce e trattava con me. Il giorno dell’incidente JORDAN vide la nostra macchina; noi, prima di arrivare la lui, ci eravamo fermati in una traversa vicina al punto d’incontro nei pressi di c.so Duca e, in attesa del suo arrivo, avevamo sistemato alla bell’e meglio la macchina, cercando di mettere a posto o meglio stabilizzare le parti più danneggiare con del nastro adesivo trasparente largo. Preciso che tale nastro adesivo io lo avevo preso in quei giorni nel luogo doveva avevo lavorato come imbianchino; infatti G. mi aveva prestato la macchina per andare al lavoro un paio di giorni; andavo a Chatillon. G. andava al lavoro a piedi. Il nastro adesivo è rimasto in macchina per caso forse con altri attrezzi. Col nastro adesivo cercammo di sistemare la targa anteriore che si muoveva, lo specchietto sinistro cui si era staccato il cupolino, i fanali anteriori. JORDAN vedendo la macchina ci chiese cosa era successo; io tagliai corto dicendo che avevamo avuto un incidente ma senza dire i particolari. Non gli ho detto che l’incidente era avvenuto a Torino. Il nostro contatto col JORDAN anche quel giorno durò due minuti o poco più. Poi io e F. siamo andati in un posto nelle vicinanze e ci siamo entrambi bucati. Avevamo già con noi le siringhe. Poiché lei mi contesta il messaggio del 7-12-12 con cui il JORDAN si rivolge a me chiedendo se ho poi sistemato la macchina in garage, credo che lui intendesse chiedere se avevamo portato la macchina a far riparare, ma credo di non avergli neppure risposto. Non ricordo se nei giorni immediatamente successivi all’incidente, pur venendo a Torino con la macchina della madre di F., ci siamo rivolti sempre al JORDAN o ad altro spacciatore; forse un giorno siamo andati da lui e un giorno o due da un altro. Nell’ultimo periodo avevamo avuto qualche screzio col JORDAN per la qualità dello stupefacente che non era molto buona, tanto che talora ci rivolgevamo ad altri, anche se il JORDAN cercava di convincerci che aveva sempre roba buona (come ad esempio nel messaggio che mi viene contestato e che era memorizzato nel mio telefono al 9-1-12, quando lui mi dice ha “buona musica” intendendo buono stupefacente. Per 6 mesi ci siamo rivolti quasi esclusivamente al JORDAN, poi – quando la qualità della roba è peggiorata – talvolta cercavamo qualcun altro per vedere se trovavamo di meglio,ma tenevamo comunque il contatto col JORDAN come una sicurezza posto che comunque noi dovevamo comprare qualcosa. A volte gli mandavo messaggi dicendo che non riuscivo a venire perché magari mi ero fornito da altri, oppure non mi facevo trovare, non rispondevo. Durante il viaggio con F. ultimamente si discuteva su dove andare a comprare; avendo pochi soldi non volevamo sprecarli con roba poco buona. In quel periodo tutta la nostra vita era incentrata sull’acquisto e sull’uso di sostanze, non pensavamo ad altro e non facevamo altro che procurarci denaro per comprare la roba, non mi compravo neppure i vestiti. Ora mi sto rendendo conto dello stato in cui eravamo. L’ufficio mostra all’indagato l’album fotografico denominato Fascicolo dei rilievi tecnici, allegato all’annotazione 16-3-12 nel proc. pen. n. 2424/12 (album di cui viene tratta copia ed allegata al presente verbale