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III.1 L’ INFORMAZIONE AMBIENTALE Il processo che ha assegnato all’informazione ambientale un ruolo sempre crescente per la diffusione e il perseguimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile comincia all’inizio degli Anni ’90. Qui di seguito viene presentata un quadro evolutivo di tale processo, attraverso le principali tappe scandite dai documenti e dagli eventi che ne hanno segnato il percorso e che hanno sancito, a livello internazionale, prima che comunitario e nazionale, il ruolo dell’informazione ambientale. L’analisi di tale evoluzione evidenzia il graduale ampliamento del concetto e degli obiettivi dell’informazione ambientale, e, conseguentemente, la funzione essenziale all’interno di questo processo, del reporting. Oggi, in sede comunitaria, l’informazione ambientale rappresenta una costante che attraversa in maniera orizzontale tutti i settori di intervento. All’interno della Commissione Europea il coinvolgimento di rappresentanti della società è una realtà concreta che comincia ad attuarsi 1 attraverso la partecipazione al processo di elaborazione delle politiche da parte dei vari gruppi di interesse (ONG, sindacati, rappresentanti del settore privato e dei consumatori) che, presenti agli incontri dei gruppi di esperti e ai comitati della Commissione Europea, forniscono un utile apporto alla definizione degli interventi previsti. Una simile “mobilitazione” di risorse e di attenzione intorno al tema dell’informazione ambientale riflette l’orientamento complessivo internazionale, volto a sancire l’importanza dello sviluppo di adeguati processi di informazione, come prerequisito essenziale per la realizzazione di una valutazione ambientale frutto di una conoscenza approfondita dell’ambiente, nell’ottica della promozione di processi di governance, basati sulla più ampia partecipazione ai processi decisionali. L’informazione ambientale ha assunto un significato decisamente più ampio, avendo come obiettivo non più e non solo quello di fornire conoscenze, obiettivo pur sempre prioritario ed essenziale, ma quello di “coinvolgere”. III.1.1 L’evoluzione dell’informazione ambientale nel contesto comunitario e internazionale A partire dal Trattato di Maastricht, che nell’Atto finale affermava il diritto di accesso del pubblico alle informazioni di cui dispongono le istituzioni, i principali documenti ufficiali dell’ Unione Europea, il quadro normativo, le convenzioni internazionali e i vari accordi volontari in materia di gestione ambientale hanno posto sempre più in primo piano la necessità dello sviluppo di adeguate politiche e strategie d’informazione, attribuendo all’attività di informazione 1 Per quanto riguarda l’entità della partecipazione dei destinatari “non istituzionali” agli incontri della Commissione UE, si vedano i report pubblicati nell’ambito del processo di governance avviato dalla stessa: www.europa.eu.int/governance Allegato III Reporting a mbientale 687

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III.1 L’INFORMAZIONE AMBIENTALE

Il processo che ha assegnato all’informazione ambientale un ruolo sempre crescente per la diffusione e il perseguimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile comincia all’inizio degli Anni ’90. Qui di seguito viene presentata un quadro evolutivo di tale processo, attraverso le principali tappe scandite dai documenti e dagli eventi che ne hanno segnato il percorso e che hanno sancito, a livello internazionale, prima che comunitario e nazionale, il ruolo dell’informazione ambientale. L’analisi di tale evoluzione evidenzia il graduale ampliamento del concetto e degli obiettivi dell’informazione ambientale, e, conseguentemente, la funzione essenziale all’interno di questo processo, del reporting. Oggi, in sede comunitaria, l’informazione ambientale rappresenta una costante che attraversa in maniera orizzontale tutti i settori di intervento. All’interno della Commissione Europea il coinvolgimento di rappresentanti della società è una realtà concreta che comincia ad attuarsi1 attraverso la partecipazione al processo di elaborazione delle politiche da parte dei vari gruppi di interesse (ONG, sindacati, rappresentanti del settore privato e dei consumatori) che, presenti agli incontri dei gruppi di esperti e ai comitati della Commissione Europea, forniscono un utile apporto alla definizione degli interventi previsti. Una simile “mobilitazione” di risorse e di attenzione intorno al tema dell’informazione ambientale riflette l’orientamento complessivo internazionale, volto a sancire l’importanza dello sviluppo di adeguati processi di informazione, come prerequisito essenziale per la realizzazione di una valutazione ambientale frutto di una conoscenza approfondita dell’ambiente, nell’ottica della promozione di processi di governance, basati sulla più ampia partecipazione ai processi decisionali. L’informazione ambientale ha assunto un significato decisamente più ampio, avendo come obiettivo non più e non solo quello di fornire conoscenze, obiettivo pur sempre prioritario ed essenziale, ma quello di “coinvolgere”.

III.1.1 L’evoluzione dell’informazione ambientale nel contesto comunitario e internazionale

A partire dal Trattato di Maastricht, che nell’Atto finale affermava il diritto di accesso del pubblico alle informazioni di cui dispongono le istituzioni, i principali documenti ufficiali dell’ Unione Europea, il quadro normativo, le convenzioni internazionali e i vari accordi volontari in materia di gestione ambientale hanno posto sempre più in primo piano la necessità dello sviluppo di adeguate politiche e strategie d’informazione, attribuendo all’attività di informazione

1 Per quanto riguarda l’entità della partecipazione dei destinatari “non istituzionali” agli incontri della Commissione UE, si vedano i report pubblicati nell’ambito del processo di governance avviato dalla stessa: www.europa.eu.int/governance

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ambientale delle amministrazioni pubbliche la duplice natura di diritto/dovere, ma soprattutto – ed è qui la grande innovazione – affermando la centralità del coinvolgimento e della partecipazione di tutta la comunità ai processi decisionali che investono, direttamente o indirettamente, il territorio di appartenenza. Nel 1990, viene emanata la prima Direttiva sul diritto all’accesso all’informazione ambientale per il pubblico. Si tratta della Direttiva 90/313CEE che pone per la prima volta l’accento sull’importanza di garantire l’accesso a tutte le informazioni in materia di ambiente in possesso degli Stati membri. Si tratta di una disposizione importante che affronta il tema sotto il profilo della trasparenza e dell’apertura della Pubblica Amministrazione. La centralità dell’informazione ambientale per il perseguimento di obiettivi di sostenibilità nella sua triplice dimensione (ambientale-sociale-economica), viene esplicitamente affermata nel 1992, nell’ambito del già citato Vertice della Terra dell’ONU, con l’adozione dell’Agenda 21, che pone in primo piano il ruolo delle amministrazioni locali nel coinvolgimento e nella promozione della partecipazione attiva di tutta la comunità locale ai processi decisionali. L’Unione Europea è tra le prime a recepire i principi affermati in occasione d tale evento, emanando nel ’95, a distanza di pochi anni quindi dalla Direttiva, le “Linee guida sull’accesso all’informazione ambientale e la partecipazione pubblica ai processi decisionali in materia ambientale”, tra i primi strumenti di lavoro a disposizione delle amministrazioni per cominciare ad orientarsi nella complessa attività di informazione e comunicazione ai gruppi di interesse e ai cittadini. A livello internazionale, la Convenzione di Aarhus rende esplicito l’obiettivo generale assunto dall’UE della trasparenza dell’operato degli Stati e delle amministrazioni e del diritto all’accesso alle informazioni ambientali, riprendendo in tal senso la Direttiva CEE 90/313 e evidenziando la necessità di favorire il più alto livello di conoscenza e di comprensione da parte non solo degli “addetti ai lavori”, ma anche dei cittadini. Sulla scia delle indicazioni già espresse nel V Programma Comunitario per l’Ambiente, nel 2001 il VI Programma sull’Ambiente insiste sulla necessità di stimolare la fornitura di informazioni accessibili sull'ambiente ai cittadini, ponendo in risalto il principio della qualità e dell’accessibilità dell’informazione prodotta dalle amministrazioni, ma anche la responsabilità dei cittadini nelle scelte e nei comportamenti quotidiani. All’interno del Libro Bianco sulla Governance2, la Commissione Europea ribadisce l’impegno a rafforzare la cultura della consultazione e del dialogo, ponendo tra i principi alla base della buona governance quello dell’inclusività, intesa proprio come partecipazione della collettività all’elaborazione delle politiche. Nell’ottica dello sviluppo di una migliore governance ambientale attraverso il miglioramento dell’accesso all’informazione ambientale, si muove il Piano di Attuazione del Vertice Mondiale di Johannesburg sullo Sviluppo Sostenibile. Nel gennaio 2003 è stata pubblicata la Direttiva 4/2003/CE del Parlamento e del Consiglio sull’accesso all’informazione ambientale, che abroga la prima Direttiva 313/90, con l’obiettivo di ampliare l’accesso esistente e di definire ed esplicitare in maniera più chiara le condizioni inerenti lo stesso. Gli aspetti sui quali è posta attenzione rispetto alla precedente direttiva riguardano la definizione di “informazione ambientale”, di “autorità pubblica” e di richiedente, la necessità di chiarire le modalità, i criteri e i tempi dell’accesso, la diffusione dell’informazione ambientale, i contenuti, e per la prima volta, la qualità dell’informazione. Per quanto riguarda la definizione di informazione ambientale, all’articolo 2, viene esplicitata punto per punto, tutto ciò che concerne lo stato dell’ambiente, ma anche funzioni, misure, fattori e attività che incidono sull’ambiente o destinate alla sua tutela. Riguardo all’accesso e alla comprensibilità dell’informazione, la direttiva evidenzia che le autorità pubbliche dovrebbero garantire, attraverso il miglior utilizzo delle tecnologie

2 Libro Bianco sulla Governance, COM (2001) 428 definitivo/2, (http://www.europa.eu.int/)

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informatiche, la massima accessibilità e fruibilità. Al contempo, che gli Stati membri debbono assicurare che le autorità pubbliche assistano il pubblico nella ricerca attraverso la istituzione di uffici appositi, la designazione di personale addetto. Sulla scia di quanto indicato anche dalla Convenzione di Aarhus, si sottolinea inoltre l’obbligo di informare adeguatamente il pubblico sul diritto di cui gode.

Tabella.1 - Principali riferimenti all’informazione ambientale a livello comunitario

Documento Richiamo specifico del documento Caratteristiche che il documento evidenzia

Direttiva CEE 90/313, abrogata dalla Direttiva 4/2003

Trasparenza dell’operato delle amministrazioni

“Linee guida sull’accesso all’informazione ambientale e la partecipazione pubblica ai processi decisionali in materia ambientale

VI Programma d’Azione Comunitario

“I singoli cittadini operano quotidianamente decisioni che hanno un impatto diretto o indiretto sull'ambiente: un'informazione di miglior qualità e più facilmente accessibile in materia di ambiente e di questioni pratiche contribuirà a plasmarne le opinioni e quindi ad influenzarne le decisioni.”.

- Qualità e accessibilità dell’informazione per responsabilizzare i cittadini

- Informazione su “questioni pratiche”

Libro Bianco UE sulla Governance

(il riferimento è relativo all’informazione sull’Unione Europea)

“..con una maggiore partecipazione sarà possibile aumentare la fiducia nel risultato finale e nelle istituzioni da cui emanano tali politiche. Perché ci sia una maggiore partecipazione, è indispensabile che le amministrazioni centrali cerchino di interessare i cittadini all'elaborazione e all’attuazione delle politiche dell’Unione.”

- Inclusività dei cittadini per stimolare la fiducia nelle istituzioni

- Sviluppare interesse

Direttiva 2001/42/Ce “allo scopo di garantire la completezza e l'affidabilità delle informazioni su cui poggia la valutazione, occorre stabilire che le autorità responsabili per l'ambiente ed il pubblico siano consultate durante la valutazione dei piani e dei programmi”.

Consultazione delle parti per completezza e affidabilità delle informazioni nel processo di VAS

Direttiva 4/2003/Ce

Qualità dell’informazione: precisione e confrontabilità dell’informazione fornita

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Tabella.2 - Principali riferimenti all’informazione ambientale a livello internazionale

Documento Richiamo specifico del documento Caratteristiche che il documento evidenzia

Capitolo 28 dell’Agenda 21

Ruolo delle amministrazioni locali nel coinvolgimento della comunità locale ai processi decisionali.

Piano di Attuazione del Vertice Mondiale di Johannesburg

“assicurare la promozione della trasparenza e dell’efficienza delle forme di governo e della gestione delle risorse, anche attraverso la realizzazione di infrastrutture per l’accesso all’informazione”.

- Sviluppo di migliore governance ambientale

- trasparenza

Convenzione di Aarhus

www.aarhus.int

“le autorità pubbliche sono tenute a rendere disponibili le informazioni relative all’ambiente a qualsiasi persona, fisica o giuridica che ne faccia richiesta, senza che questa debba dimostrare il proprio interesse...”

Diritto all’accesso alle informazioni ambientali in materia di giustizia ambientale, partecipazione pubblica ai processi decisionali

A livello di Stati membri, l’accesso all’informazione rientra nelle competenze delle autorità regionali e locali, per le quali il coinvolgimento di una pluralità di soggetti assume rilevanza dominante ai fini dell’elaborazione di politiche realmente utili alla collettività e in grado di coniugare interessi ed esigenze diversi A seguito della sottoscrizione di trattati, protocolli e convenzioni internazionali, direttive e regolamenti europei, l’Italia rientra tra i paesi impegnati a produrre informazione ambientale. In Italia, l’informazione ambientale comincia lentamente a farsi strada a livello istituzionale negli anni ’90, quando l’evoluzione della questione ambientale porta all’istituzione del Ministero dell’Ambiente (ora chiamato Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio) e comincia a essere parte integrante dei compiti e delle attività istituzionali, assumendo un ruolo sempre più definito. Le competenze in materia vengono assegnate al Servizio Valutazione di Impatto Ambientale. Con l’istituzione del Sistema ANPA-ARPA-APPA, si avvia il processo di sistematizzazione e gestione delle informazioni ambientali a livello nazionale: è proprio la funzione di supporto agli enti in materia di prevenzione e protezione ambientale che rende centrale per le Agenzie il ruolo dell’informazione ambientale. La recente “Strategia d’Azione Ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia”, pubblicata nel settembre 2002, pone l’accento su alcuni aspetti particolarmente significativi in merito alla partecipazione dei cittadini: la capacità di far comprendere le ragioni dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile e il ruolo delle amministrazioni pubbliche, in particolare quelle locali, nel favorire la consapevolezza per stimolare l’adozione di stili di vita e modelli comportamentali differenti. Da essa emerge anche una questione che ancora caratterizza la situazione italiana in particolare, e cioè l’insufficiente e inadeguata azione d’informazione e comunicazione ambientale sviluppata dalle amministrazioni pubbliche rispetto alla ormai diffusa e crescente domanda sociale e la conseguente debolezza della dimensione prettamente partecipativa dei cittadini ai processi decisionali. Per quanto riguarda la diffusione delle relazioni sullo stato dell’ambiente, in Italia, l’ultimo dato fornito dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio all’interno del monitoraggio sullo

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stato di attuazione delle Agende 21 Locali Ministero dell’Ambiente, 2002)3, ha rilevato alcune caratteristiche: modalità di diffusione della RSA tramite pagine web degli enti locali (77,6%), su CD-rom (63,2%), realizzazione di rapporti mirati per specifiche categorie di destinatari, in particolare scuole (43%). Un elemento rilevante ai fini della più ampia diffusione dell’informazione sullo stato dell’ambiente locale è che la RSA è distribuita innanzitutto all’interno dei Forum di Agenda 21 locale, meno tramite media locali (23, 6%). Ciò significa che è alto il rischio di esclusione da tale forma di divulgazione della conoscenza dei temi della RSA di tutti coloro che non partecipano a tali sedi di confronto, soprattutto quindi i cittadini in generale. Un analisi delle metodologie e degli strumenti di comunicazione ambientale. Le attività dell’EEA e dell’IISD L’efficacia delle metodologie e degli strumenti di comunicazione relativi ai temi ambientali dipende da diversi fattori, la cui considerazione è fondamentale per la scelta degli stessi e per il buon esito dei processi di coinvolgimento sui temi della sostenibilità. Tra questi:

l’identificazione dei destinatari

l’analisi dei fabbisogni informativi

la scelta dei contenuti e dei linguaggi della comunicazione

l’obiettivo della comunicazione (che può spaziare dalla semplice informazione all’attivazione di processi di coinvolgimento e partecipazione).

Strumenti e approcci vanno adeguati al contesto, ma le esperienze realizzate ad oggi in Italia e all’estero mostrano che il loro utilizzo rende più probabile una comunicazione efficace e una partecipazione reale alle questioni ambientali Qui di seguito si riporta uno schema degli strumenti di comunicazione ambientale più 4 utilizzati all’interno di processi di sviluppo sostenibile, in particolare in Agenda 21 Locali, cui segue una analisi degli strumenti più diffusi e una valutazione sulla base delle esperienze realizzate in Europa e in Italia 4. Per quanto riguarda l’utilizzo delle nuove tecnologie multimediali nell’informazione, è innegabile il notevole impulso dato da queste ultime alla nascita di nuove forme di informazione e di comunicazione interattiva: Siti Web, forum telematici, comunità on line, sono alcuni dei principali strumenti di cui amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni si sono dotati per promuovere la loro attività e consentire un’informazione quanto più ampia (sebbene a questa non corrisponda sempre un’utilità della stessa). L’utilizzo di tali strumenti per la comunicazione delle tematiche ambientali è sicuramente efficace in termini di possibilità di accesso alle informazioni, e questo rappresenta già un risultato enorme ed essenziale. In questo senso, la disponibilità di informazioni in rete – come evidenziato anche nell’analisi del sistema di reporting in Europa - è ormai tale che il problema principale che si va delineando è semmai quello della ridondanza della stessa e della necessità di una rivisitazione mirata dei contenuti offerti. Poiché comunicare le tematiche ambientali implica una serie di considerazioni ulteriori, è opportuno riflettere sul fatto che la capacità di dar vita, attraverso uno strumento virtuale, ad una informazione bidirezionale, in grado quindi di produrre un feedback continuo e dinamico, richiede da una parte, competenze gestionali, dall’altra, un pubblico sufficientemente sensibilizzato e/o interessato da dedicare il proprio tempo alla ricerca, alla comprensione, alla discussione. L’AEA, così come le altre realtà esaminate nel paragrafo seguente, è riuscita negli

3 Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio (2002) “Monitoraggio dei progetti di Agenda 21 Locali” (www.minambiente.it/SVS) 4 L’utilizzo di questi strumenti ha avuto ed ha particolare utilizzo soprattutto a partire dai processi di Agenda 21 Locale per i quali la comunicazione e il coinvolgimento di tutti gli attori locali rappresentano una parte essenziale per il raggiungimento di una informazione quanto più ampia e lo sviluppo di percorsi d’azione condivisi. 4 Una delle ultimi rapporti sulle esperienze di Agenda 21 Locale è: “Stato di attuazione dei processi di Agenda 21 Locale in Europa”, aprile 2002, indagine pubblicata nell’ambito del Progetto L.A.S.A.L.A. dell’UE, edizione italiana promossa dal Coordinamento Nazionale Agenda 21 Locali )

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ultimi due anni a migliorare la sua comunicazione in linea (on line) sui temi ambientali e ad accrescere il numero dei contatti grazie ad una adeguata valutazione delle esigenze informative dei suoi differenti utenti e alla conseguente realizzazione di opportuni strumenti. D’altra parte l’Agenzia ha prestato particolare attenzione anche allo sviluppo dei contatti diretti con i vari pubblici di riferimento.

Tabella.3 - Strumenti di comunicazione ambientale

Strumenti Destinatario Indicatori di risultato

Materiale divulgativo: opuscoli, poster

Cittadini - Numero di copie distribuite

- Numero di copie richieste

Questionari,interviste mirate, indagini sulla percezione

Cittadini, associazioni - Numero di risposte

- Tipologia di risposte (grado di conoscenza della situazione ambientale locale)

Manuali, linee guida Politici

Sportello Informativo Cittadini - Numero di contatti

Newsletter Politici, mass-media - Numero di richieste di invio

Spot Tv Cittadini

Annunci radio

Incontri tematici periodici con la stampa

mass-media - Numero di partecipanti

- Presenza sulla stampa

Sito Internet Cittadini - Numero di accessi

- Tempi di permanenza

Incontri tematici Politici, associazioni di categoria

- Numero di partecipanti con invito

- Richieste di adesioni volontarie

Laboratori di quartiere Cittadini Numero di partecipanti

Workshop EASW Proposte elaborate

Forum Politici - Numero di partecipanti

- Grado di interattività

Forum telematico - Numero di partecipanti

- Grado di interattività

- Richieste di attivazione nuovi forum

La previsione di incontri periodici, riunioni, forum allargati o tematici, da affiancare all’attività di informazione e di comunicazione on line, rappresenta sempre l’approccio più efficace per favorire il coinvolgimento e la partecipazione concreta a temi complessi come quelli ambientali,

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ma anche per consolidare reti di rapporti, verificare lo stato di conoscenza, il grado di attenzione, raccogliere contributi, ed eventualmente correggere il tiro nelle iniziative programmate. Nell’ambito dell’attività di reporting intesa come azione di comunicazione esterna, la realizzazione di materiale informativo, quale opuscoli, poster, manuali, CD-rom, newsletter, costituisce un supporto sempre valido per diffondere conoscenze sui temi ambientali e costruire quel sostrato essenziale di conoscenza necessario ad avviare processi di comunicazione ambientale consapevoli. L’efficacia di questi strumenti di comunicazione nel tempo e la loro capacità di stimolare interesse intorno a tali questioni e quindi di contribuire a cambiamenti culturali, è legata ad una loro opportuna integrazione con strumenti di monitoraggio periodico della percezione ambientale quali questionari, interviste mirate, in grado di rilevare il livello di conoscenze. Un discorso a sé merita la comunicazione con i mass-media, operazione generalmente assai complessa per i motivi già esposti. Le esperienze dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) e dell’ l’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (IISD) mostrano il successo della creazione di appositi spazi e strumenti per la comunicazione nei confronti di tale tipologia di destinatari. Press room (sale stampa) on line, aree riservate, newsletter ambientali, sono strumenti che, grazie alla rete Internet, possono aumentare la loro efficacia e favorire la rapida diffusione dell’informazione. A tutto questo risulta necessario affiancare un’intensa e costante attività di comunicazione diretta, finalizzata a creare interesse verso le tematiche ambientali e a costruire un rapporto continuativo e non legato all’episodicità degli eventi. Da questo punto di vista appare necessaria la programmazione di incontri periodici, conferenze stampa, interviste. Un'altra possibilità è rappresentata dalla realizzazione di brevi attività di formazione ad hoc per i giornalisti: la formazione può costituire un valido approccio per cominciare a diffondere presso tali destinatari una conoscenza comune e creare così le basi per un’ informazione sui temi ambientali progressivamente più corretta e in grado di presentare e comunicare (avendole comprese) soprattutto le interrelazioni tra ambiente e sviluppo e i complessi meccanismi di causa ed effetto che le caratterizzano.

Si è scelto di prendere in esame le attività di comunicazione realizzate da due organismi, l’Agenzia Europea per l’Ambiente e l’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile, ritenendole particolarmente innovative e significative sotto il profilo dell’approccio, della selezione di alcune tipologie di destinatari e della capacità di individuare strumenti mirati alla massima comprensibilità. L’obiettivo è di poter usufruire di metodologie e strumenti di riferimento esportabili per la RSA 2003 ARPAC.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente, in linea con i più recenti orientamenti e obblighi comunitari e internazionali in materia di informazione ambientale, ha sviluppato negli ultimi due anni una strategia di comunicazione finalizzata a rendere l’informazione ambientale sempre più accessibile. La strategia di comunicazione è focalizzata sui contenuti, avendo puntato sullo sviluppo della qualità e della comprensibilità dell’informazione, attraverso una metodologia integrata (informativa, partecipativa), che prevede attività di informazione, di presentazione, di divulgazione. Sotto questo aspetto infatti l’Agenzia realizza diverse iniziative di contatto “diretto” con il pubblico.

Particolare rilievo è attribuito dall’Agenzia alla comunicazione nei confronti dei mass-media - destinatari tradizionalmente poco coinvolgibili e “costanti” sui temi ambientali finalizzata soprattutto a “fidelizzare” il target, migliorando la visibilità e l’accessibilità dell’informazione. A tal fine sono stati creati e migliorati diversi strumenti, con particolare attenzione a quelli multimediali. Qui di seguito (Tabella.4) si riportano gli strumenti e le attività di comunicazione destinati al pubblico in generale, ai destinatari ambientali (gli stakeholder) e quelli appositamente concepiti per i mass-media.

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Tabella.4 - Attività e strumenti di comunicazione dell’AEA

Attività e strumenti Caratteristiche principali

Pagina web con elenco completo di tutti gli indicatori presentati nei reports.

Obiettivo: consentire un’informazione aggiornata con maggiore frequenza della pubblicazione dei report . Fornire l’accesso ai dati, per garantire la trasparenza del sistema di reporting.

ROD – Reporting Obbligations Database

Pagina Web con elenco completo degli obblighi di reporting dei paesi membri derivanti dall’adesione a Convenzioni e dalla legislazione comunitaria.

Glossario multilingue Database contenente 500 termini ambientali, tradotti in 23 lingue dell’U.E., le relative definizioni, la fonte e altre informazioni sull’argomento. Il glossario è strutturato in maniera da consentire un aggiornamento continuo, anche in base alle indicazioni provenienti dagli utenti.

EnviroWindows (comunità online)

(homepage in allegato)

Area informativa riservata alle Autorità Locali (per facilitare la comunicazione con i cittadini, i decisori politici, i tecnici, le imprese) e alle imprese (per informare su buone pratiche di gestione ambientale, uso delle risorse naturali, modalità di reporting (sociale, ambientale). Obiettivo: favorire la diffusione e la condivisione di informazioni sulle tematiche ambientali e dello sviluppo sostenibile tra soggetti coinvolti a vario titolo, e canalizzare alcune di queste per la produzione dei principali reports dell’Agenzia. Principali Servizi Web: -Area Gruppi di Interesse (area riservata con possibilità di Forum, inserimento documenti, organizzazione di incontri). - Portali informativi (dove autorità locali, aziende, organizzazioni, possono pubblicare materiale, attraverso query-forms, e web folders.

- EnviroExpert: servizio sperimentale di consulenza on line, strutturato in maniera da facilitare gli utenti nella formulazione dei quesiti, selezionando le categorie tematiche offerte dal servizio.

Questionario sulla conoscenza dell’EEA

Questionario on line per verificare la conoscenza dell’Agenzia e le esigenze sulla tipologia di informazioni

Per i mass-media

Comunicati stampa

I comunicati sono mirati a promuovere i nuovi report, ma anche a comunicare news sull’Agenzia. Sono disponibili nelle principali lingue dell’Unione Europea (Italiano, Inglese, Francese, Spagnolo).

Conferenza stampa annuale

La Conferenza organizzata in occasione della pubblicazione del principale Report di indicatori dell’AEA “Environmental signals”.

Interviste periodiche Le interviste sono rilasciate dal Direttore Esecutivo dell’Agenzia

“Sala stampa virtuale” (press room page), accessibile anche al pubblico

La pagina contiene tutte i nuovi comunicati stampa, gli annunci e il link ai report prodotti.

Centro Informazioni

Presentazioni: visite guidate da parte di istituzioni, enti e altri soggetti coinvolti nel settore ambientale provenienti dall’UE e da paesi extraeuropei.

Partecipazione a eventi e manifestazioni nazionali e internazionali

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A livello internazionale, l’Istituto Internazionale per lo Sviluppo Sostenibile (IISD), è un’organizzazione no-profit che, attraverso attività, servizi, reti di partner, mira a stabilire una rete in grado di collegare il concetto di sviluppo sostenibile con ciò che concretamente viene realizzato a livello mondiale per attuarlo. In quest’ottica, l’Istituto ha sviluppato all’interno del suo sito WEB (www.iisdnet.org) alcuni strumenti di informazione e comunicazione particolarmente innovativi, sia sotto il profilo contenutistico, che per le caratteristiche di accessibilità (in termini di comprensibilità) dell’informazione prodotta. Il “Dashboard of Sustainability” è un software che mostra al pubblico come misurare lo sviluppo sostenibile. Lo strumento, sviluppato da un Gruppo di Esperti internazionali di indicatori, è stato concepito per aiutare i decisori politici, i cittadini e i mass media, a “vedere” lo sviluppo sostenibile e i passi compiuti dai paesi nella sua direzione o in quella contraria. Disegnato come un cruscotto di un veicolo (dashboard), esso consente di visualizzare e valutare le prestazioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali di oltre 200 paesi, attraverso l’utilizzo di un set di indicatori differenti (nello specifico del set di Indicatori delle Nazioni Unite (CSD): 19 sociali, 20 ambientali, 14 economici e 8 istituzionali), includendo dati di oltre 200 paesi. L’obiettivo è quello di garantire un’informazione sui temi complessi della sostenibilità e delle interrelazioni tra i suoi vari aspetti in un format leggibile sia dai decisori che da altri soggetti che necessitano di poter integrare temi più prettamente tecnici con il contesto politico di cui non sono esperti, per il loro lavoro. Caratteristica principale è l’adattabilità del software: i clusters possono essere modificati in relazione alle specifiche esigenze informative del destinatario finale, senza alterare il funzionamento dello strumento. L’ultima versione, chiamata “RioJo”, presentata al Summit Mondiale di Johannesburg dell’agosto 2002, mostra un confronto tra la situazione del pianeta al periodo del Summit di Rio e quella attuale. Tale strumento è reso disponibile nelle principali lingue dell’UE ed è scaricabile dal sito web dell’Istituto. Un altro strumento realizzato dall’IISD, di particolare interesse per la tipologia e il livello di informazione fornita, è L’’EEaarrtthh NNeeggoottiiaattiioonnss BBuulllleettiinn ((EENNBB)). Realizzato a seguito dell’Summit di Rio del 1992, è un servizio indipendente di bollettino che offre informazione giornaliera sui principali negoziati conclusi a livello mondiale su ambiente e sviluppo, ai quali partecipa in qualità di staff del Segretariato dell’ONU. Il bollettino viene fornito non solo ai partecipanti ai negoziati, ma è reso disponibile sul sito web dell’IISD e tramite richiesta via e-mail. E’ evidente che si tratta di uno strumento molto significativo e unico nel suo genere, per il contributo fornito alla trasparenza di eventi strategici quali i negoziati internazionali, e per la possibilità di fornire informazione in tempo reale, attraverso le moderne tecnologie di informazione. Accanto ad esso, l’IISD fornisce inoltre un servizio di reporting dal titolo “Sustainable Developments” (Sviluppi Sostenibili), che estende l’informazione fornita dal Bollettino a tutti gli altri eventi di rilievo (riunioni, conferenze, simposi regionali), attraverso report di elevata qualità diffusi rapidamente via Web. Entrambi gli strumenti rappresentano un contributo informativo prezioso per tutte le parti impegnate e/o interessate ai processi di sviluppo sostenibile.

III.2 INDICAZIONI PER LA REALIZZAZIONE DI UN RAPPORTO AMBIENTALE

Gli ultimi anni hanno visto, in risposta a concetti quali lo sviluppo sostenibile, la produzione di innumerevoli nuovi tipi di rapporti sullo stato dell’ambiente. Questi nuovi approcci hanno esacerbato le differenze (a livello di contenuti, definizione dei dati, formati e di frequenza di realizzazione) riscontrate tra i rapporti sullo stato dell’ambiente prodotti in ambito europeo. Questa situazione rende difficile sia l’acquisizione di dati dai diversi rapporti che un confronto fra gli stessi. Queste problematiche, che riguardano anche la difficoltà di quantificare trend comuni, identificare eventuali lacune comuni nei dati a disposizione, definire opportunità di collaborazione, hanno, come già affermato, convinto le autorità di competenza della necessità

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Allegato III – Reporting ambientale

di realizzare delle indicazioni per la realizzazione dei rapporti ambientali al fine di rendere più armoniosa l’informazione ambientale e sviluppare approcci, pratiche e terminologie comuni validi non solo a livello nazionale, in un contesto europeo, ma anche a livello regionale, in un contesto nazionale. In quest’ottica, nel processo di realizzazione di un rapporto sullo stato dell’ambiente è possibile identificare una serie di fasi che vanno dal definire gli obiettivi del rapporto e a chi si rivolge, identificare chi si occuperà della realizzazione del rapporto, definirne la struttura, i contenuti, ma anche lo stile della pubblicazione una volta completato e la definizione dei criteri di valutazione del rapporto e del processo di produzione.

III.2.1 Gli obiettivi di un rapporto sullo stato dell’ambiente e destinatari

Il rapporto sullo stato dell’ambiente è un documento che descrive le condizioni attuali e future di un determinato ambiente evidenziandone le cause. Gli scopi per la realizzazione di un rapporto ambientale riguardano soprattutto un aumento della consapevolezza pubblica, la formazione, lo sviluppo di politiche, valutazioni di attività ed il fornire un valido riferimento scientifico. Oltre allo scopo alla base della realizzazione di un rapporto ambientale è importante avere una chiara idea riguardo a chi sia rivolto il rapporto stesso in quanto permetterà una descrizione precisa degli obiettivi specifici del rapporto. È comunque possibile identificare tre obiettivi chiave generali all’interno del processo di realizzazione, che sono (European Environment Agency, 1999a).

− Aumentare tra i destinatari la conoscenza e la consapevolezza riguardo trend e condizioni ambientali, e le loro cause e conseguenze;

− Fornire i fondamenti per migliorare le capacità di decisione su tutti i livelli, da un livello locale ad un livello internazionale;

− Facilitare il controllo del progresso verso la sostenibilità. Si passa quindi dall’obiettivo immediato che consiste nel produrre un documento che possa descrivere ai decisori i trend ambientali e le potenziali aree problematiche, ad un obiettivo più ampio che riguarda invece il posizionamento rispetto al concetto di sviluppo sostenibile. Il rapporto sullo stato dell’ambiente inizialmente rivolto soprattutto ai decisori, ai quali comunicava rilevanti informazioni ambientali ottenute dalla sintesi di dati raccolti da diverse fonti, negli anni ha visto ampliare il pubblico al quale si rivolge includendo oltre ai politici e ai destinatari ambientali, i media ed il pubblico in generale. Le conseguenze di questo ampliamento riguardano la necessità di avere più formati del rapporto, caratterizzati da un contenuto ed una presentazione che dovrà rispecchiare il pubblico al quale si rivolge.

III.2.2 I soggetti impegnati nella realizzazione di un rapporto sullo stato dell’ambiente

La produzione di un rapporto sullo stato dell’ambiente generalmente richiederà la creazione di un apposito gruppo o segretariato che si occupi di tutto ciò che va dalla pianificazione dei compiti, all’allocazione delle risorse, all’editing, al coordinare la consultazione con i partner esterni. I compiti fondamentali richiesti sono stati riassunti nello schema che segue:

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Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Figura.1 - Compiti gruppo di lavoro

Avendo evidenziato i compiti richiesti da chi si occuperà della realizzazione del rapporto, bisogna altresì sottolineare come sia essenziale trovare la migliore struttura organizzativa per la realizzazione del rapporto stesso, decidere a quante persone affidare la realizzazione dei diversi capitoli ed in che modalità. Le responsabilità e le attività devono essere ben identificate e bisogna appurare che il gruppo di lavoro abbia gli strumenti legali e le qualifiche necessarie per svolgere l’incarico. La struttura organizzativa per la realizzazione del rapporto può essere di triplice natura (European Environment Agency, 1999a), o costituita da un piccolo team o da una rete di molti autori (esperti) che segue delle linee guida generali, oppure una via di mezzo tra le due opzioni appena esposte. Nel primo caso un piccolo gruppo di lavoro è responsabile di tutte le attività, che vanno dallo scrivere i singoli capitoli, alla raccolta dei dati e delle informazioni dagli esperti, all’occuparsi della coordinazione, della revisione e dell’editing del rapporto. Nel secondo caso invece il lavoro può essere svolto da una rete di molti esperti ognuno responsabile di un determinato capitolo o di una determinata sezione che verranno poi uniti nel rapporto finale. In questo caso è necessaria la presenza di apposite linee guida generali per poter rendere il lavoro il più uniforme possibile e quindi facilitare la redazione del prodotto finito. L’ultimo approccio prende invece in considerazione l’impiego di un piccolo gruppo di lavoro responsabile di definire la struttura del rapporto e dei diversi capitoli che poi verranno sviluppati da esperti di settore. Una volta sviluppate le bozze dei capitoli, Il gruppo di lavoro si occuperà, quindi, sia dell’editing dell’input degli esperti che della redazione finale del rapporto. In quest’ultima fase il gruppo si dovrà altresì occupare, tra le altre cose, del processo di revisione, dello stile e della preparazione dei grafici. (European Environment Agency, 1999a)

Coordinamento consultazione

enti esterni

Editing

Uniformità dati nei capitoli e impostazione

grafica

Domande cui deve rispondere il

Rapporto

Struttura del Rapporto

Gestione giornaliera dell’

RSA

Pianificazione compiti e

allocazione delle Risorse

COMPITI GRUPPO DI

LAVORO

697

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Allegato III – Reporting ambientale

III.2.3 La struttura di un rapporto sullo stato dell’ambiente

Non vi è uniformità di vedute per quanto riguarda la struttura di un rapporto sullo stato dell’ambiente. La gran quantità di rapporti eseguiti negli anni hanno evidenziato molta varietà. Tra i modelli concettuali maggiormente utilizzati si possono nominare il modello PSR (Pressione – Stato – Risposta) dell’OECD, il modello DPSIR (Determinanti – Pressione – Stato – Impatto – Risposta) della Commissione Europea ma che riprende il modello dell’OECD, ed il modello PSR/E (Pressioni – Stati – Risposte / Effetti) dell’Agenzia di Protezione dell’Ambiente degli Stati Uniti (United States Environment Protection Agency, EPA). Mentre i primi due modelli (PSR, DPSIR) sono caratterizzati da un struttura basata essenzialmente su agenti economici, il modello PSR/E propone una struttura basata su indicatori riferiti direttamente ad Unità Statistiche Territoriali (Spatial Frameworks) e che prende in considerazione le possibili interazioni che possono sussistere tra indicatori appartenenti a coppie di categorie (es. P-S, P-R, S-R). In ambito europeo, ed in particolare per quanto riguarda l’AEA, tutti i rapporti prodotti si basano sul modello DPSIR, approccio con il quale vengono evidenziati i legami tra l’ambiente e aree socio-economiche ed in particolare i rapporti tra Determinanti, Pressioni, Stato, Impatto e Risposta. Il modello DPSIR si basa sul presupposto che attività economiche ed il comportamento della società condizionano la qualità dell’ambiente. Le relazioni tra questi fenomeni può essere complessa ed il modello DPSIR evidenzia in modo integrato la relazione tra le cause dei problemi ambientali, i loro impatti ed il responso della società (Figura. 2) A prescindere dalla sua struttura, un rapporto sullo stato dell’ambiente deve comunque fornire una serie di indicazioni fondamentali riguardo a quali siano i trend ambientali (e quindi valutare ed interpretare le implicazioni e gli impatti di questi trend sulla salute umana, l’economia e gli ecosistemi), le cause dei cambiamenti osservati, ma deve anche fornire delle indicazioni riguardo i cambiamenti attuali e futuri dovuti alla pressione sull’ambiente ed esaminare gli iniziali cambiamenti dovuti a determinate attività economiche e sociali che possono influenzare l’ambiente. Altre indicazioni che devono essere fornite riguardano inoltre i responsi della società ai cambiamenti riscontrati e le relative implicazioni per l’ambiente (In questo caso i responsi sono particolarmente difficili da valutare in quanto, tra le altre cose, non sempre l’ecosistema reagisce in modo immediato ad una nuova misura).

Figura.2 - Il modello DPSIR

Determinanti

Responso Pressioni

Stato Impatto

Modello DPSIR

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Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

Figura.3 - Domande cui deve rispondere un rapporto sullo stato dell’ambiente

Le domande cui deve rispondere un rapporto sullo stato dell’ambiente sono state schematizzate come in Figura 3.

III.2.4 I contenuti di un rapporto sullo stato dell’ambiente

Una volta che è stata definita la struttura del rapporto e che sono state identificate le questioni prioritarie che vanno affrontate, bisogna determinare i contenuti dei vari capitoli. Recenti trend hanno evidenziato come i rapporti sullo stato dell’ambiente non si limitano più ad una mera descrizione dello stato dell’ambiente ma che si stanno dirigendo verso l’analisi delle relazioni all’interno del modello di struttura DPSIR e quindi delle aree soggette all’influenza delle politiche intraprese e delle relative risposte (European Environment Agency, 1999b). Nello scegliere i contenuti dei capitoli bisognerà controllare che il rapporto contenga informazioni rilevanti per permettere che vengano prese delle decisioni efficaci. Una volta che è stata evidenziata la rilevanza delle informazioni contenute nel rapporto si dovrà inoltre fare si che le informazioni stesse vengano presentate in modo chiaro e conciso. Deve esserci una consistenza di fondo tra le informazioni presentate all’interno delle diverse sezioni e tra i diversi temi all’interno della struttura scelta e bisogna quindi identificare chiaramente le relazioni tra i vari capitoli e basandosi su questi legami uniformare i capitoli con tematiche comuni.

III.2.4.1 L’acquisizione e verifica dei dati Validi dati ambientali e socio-economici formano l’ossatura per l’analisi e l’interpretazione dello stato dell’ambiente e spesso, infatti, i limiti di un rapporto sullo stato dell’ambiente sono dovuti proprio alla mancanza di dati (e quindi alla mancanza di una copertura uniforme dell’area in

Domande cui deve rispondere un

rapporto sullo statodell’ambiente

Cosa sta succedendo? Perché sta

succedendo?

Ci sono dei cambiamenti?

Quanto sono efficaci i

responsi?

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Allegato III – Reporting ambientale

esame) o per la poca qualità dei dati a disposizione. Sono molte le fonti dalle quali poter ottenere dati e informazioni, e spesso provengono da organizzazioni esterne che si occupano specificatamente di monitoraggio ambientale, o da istituti che si occupano di ricerca ambientale o studi statistici L’ente responsabile della realizzazione di un rapporto dovrebbe individuare le possibili fonti dei dati, e dopo averne appurato la qualità, creare una rete dalla quale poter accedere ai dati a disposizione e, quindi, mettersi nella condizione di poter scegliere i dati che meglio si addicono al rapporto da redigere. Anche l’organizzazione dei dati raccolti è essenziale. La realizzazione di un rapporto sullo stato dell’ambiente richiede infatti un grande quantità di dati (di tipo generale fino ad un livello specialistico) che dovranno essere documentati e archiviati con allegati documenti tecnici riguardo le metodologie di raccolta e di gestione (European Environment Agency, 1999a).

III.2.4.2 La scelta dei dati e degli indicatori La scelta dei set di dati da inserire in un determinato rapporto dipende da una serie di considerazioni che vanno fatte sia su quelli che saranno i contenuti dei capitoli del rapporto che dalle caratteristiche intrinseche dei dati stessi. Dati di qualità dovranno soddisfare parametri di rilevanza, validità, affidabilità e comparabilità e sono quindi queste le quattro caratteristiche principali che vanno ricercate in un set di dati. La maggior parte dei rapporti sullo stato dell’ambiente utilizzano inoltre degli indicatori che possano riflettere quali siano i trend all’interno dello stato dell’ambiente e monitorare i progressi nel raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati. Questi indicatori, che possono essere di natura fisica, biologica o chimica, hanno come funzione principale la comunicazione e devono riuscire a semplificare una realtà complessa. La semplificazione permette la quantificazione di fenomeni complessi in modo da poter permettere la comunicazione di informazioni (European Environment Agency, 2000).

Figura.4 - Funzioni di un indicatore

F u n z i o n e I n d i c a t o r e

Quantificazione

Semplificazione

Comunicazione

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Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Campania

III.2.4.3 Criteri di Valutazione di un rapporto sullo stato dell’ambiente e del suo processo di produzione

La valutazione del rapporto e del suo processo di produzione ricopre un ruolo fondamentale sia per l’identificazione dei punti deboli del rapporto che per fornire utili suggerimenti per migliorarne il processo di produzione. Sono già stati evidenziati nei paragrafi precedenti quali siano gli obiettivi di un rapporto sullo stato dell’ambiente, è molto difficile però appurare se le informazioni di un rapporto raggiungano effettivamente gli obiettivi prefissati. Un modo per misurare l’incidenza delle informazioni fornite può essere ottenuta esaminando quale sia stato il massimo livello decisionale raggiunto dal rapporto stesso (se il pubblico in generale, i decisori, i vari ministeri, e così via) oppure controllando l’uso che viene fatto delle informazioni fornite dal rapporto o infine anche valutando i riferimenti che vengono fatti in altri rapporti al rapporto prodotto (European Environment Agency, 1999a). Un metodo per valutare invece il processo di produzione può essere di fare si che tutti gli elementi coinvolti nella produzione del rapporto partecipino alla stesura di un rapporto di valutazione all’interno del quale poter identificare con delle note tecniche dove si sono trovate maggior difficoltà e fare quindi in modo che rapporti futuri non siano soggetti alle stesse problematiche.

III.3 LA MISURA 1.1 DEL P.O.R.: IL PROGETTO DI REPORTING AMBIENTALE DELL’AGENZIA

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania, nell’ambito del potenziamento del sistema di monitoraggio ambientale previsto dal POR Campania, Asse 1 misura 1.1, ha avviato il progetto di reporting ambientale. Tale progetto, partendo dalle principali fonti di produzione ordinaria di dati ambientali (monitoraggio e controllo), attraverso le fasi di gestione e valutazione dell’informazione, mira a realizzare documenti di sintesi delle informazioni ambientali della Regione Campania per i potenziali utenti finali tra i quali i decisori politici ed il grande pubblico.. Il progetto prevede un reporting coerente con le risorse (informative) a disposizione, mirato ai fabbisogni specifici dei destinatari, fruibile e accessibile con la corretta scelta dei mezzi e delle tecniche di comunicazione, efficace ed efficiente per la capacità di contribuire a migliorare l’impatto dello sviluppo sull’ambiente (sviluppo sostenibile) e di supportare in modo adeguato le azioni di prevenzione e risanamento ambientale. La cornice metodologica generale di riferimento è quella dell’APAT che, a partire dal 1998, ha elaborato gli schemi di gestione del programma SINA, posti a base dell’azione scientifica del progetto Centri Tematici Nazionali (CTN), per mezzo del quale si intende sviluppare, a partire dalla definizione di un linguaggio comune, l’armonizzazione di prodotti informativi realizzati dal sistema APAT-ARPA-APPA. Principale riferimento è l’Annuario dei dati ambientali APAT, edizione 2002, contenente l’insieme degli indicatori ambientali prioritari ritenuti necessari a monitorare l’evoluzione delle differenti matrici ambientali. La prima selezione degli indicatori utilizzabili per il progetto di reporting è stata effettuata sulla base degli indicatori di APAT e di quelli popolati nella Seconda Relazione sullo Stato dell’Ambiente della Regione Campania.

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Allegato III – Reporting ambientale

L’implementazione delle attività dell’Agenzia potrà contribuire alla selezione di ulteriori indicatori. . Il sistema organizzativo del reporting si articola su due dimensioni: una geografica regionale, incentrata sulla direzione generale, ed una provinciale che prevede una specifica funzione di reporting all’interno di ogni singolo Dipartimento. All’interno del vigente assetto organizzativo, le funzioni provinciali sono collegate a quella centrale che svolge il ruolo di coordinamento tecnico, di proceswoner di tutto il sistema di reporting dell’ARPAC. La struttura centrale ha inoltre il compito di curare le attività di reporting e di supporto alla comunicazione ambientale svolta dall’Agenzia a dimensione regionale. Dal punto di vista delle risorse tecnologiche il progetto fa riferimento al sistema SIRA ed alla sua organizzazione centrale e periferica dei dipartimenti provinciali e dei Centri Regionali di eccellenza. Nel caso specifico il progetto reporting prevede che presso la Direzione Generale ARPAC, nei Dipartimenti Provinciali e nei Centri Regionali di eccellenza siano collocati sistemi di elaborazione collegati ai rispettivi database e database cartografici in grado di fornire elaborazioni degli indicatori e degli indici selezionati nonché i rapporti finali. Ovviamente il sistema informativo di reporting rappresenta un anello della rete SIRA dell’ARPAC in cui confluiscono anche i dati prodotti da altri Enti. La realizzazione di un sistema di relazioni efficaci consentirà all’ARPAC di svolgere compiutamente il proprio ruolo istituzionale e le sue iniziative potranno essere percepite come attività e servizi rivolti alla prevenzione dei rischi, alla tutela di essenziali garanzie nonché alla promozione di una moderna cultura ambientale.

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