Report_2006_Turkmenistan

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Missione archeologica italo-turkmena nel delta del Murghab (Turkmenistan). Relazione finale campagna 2006

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Missione archeologica italo-turkmena nel

delta del Murghab (Turkmenistan).

Relazione finale campagna 2006

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INDICE

INTRODUZIONE...................................................................................................................... B. Cerasetti (Dipartimento di Archeologia, Università degli Studi di Bologna)

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PARTE I

La ricognizione nell'area nord-orientale del delta lungo i paleoalvei di Gonur-Takhirbai (N° 8), dei siti N° 1211-1219 (N° 5), di Jakiper (N° 2) e di Auchin (N° 1)…………………………………………………………………………………………………… B. Cerasetti, P. Koch (Dipartimento di Scienze dell'Antichità e del Vicino Oriente, Univerità Ca'

Foscari, Venezia)

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PARTE II

Sito N° 1211. Ottobre 2006. Rapporto preliminare...................................................……... F. Genchi (Dipartimento di Archeologia sede di Ravenna, Università degli Studi di Bologna)

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PARTE III

Evoluzione geomorfologica del delta interno del Murghab: relazione missione Turkmenistan 2006..............………......................................................………………………...

A. Ninfo (Dipartimento di Geografia, Università di Padova), A. Perego (Dipartimento di

Geologia, Università di Milano)

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PARTE IV

Conclusioni e prospettive future per la continuazione del progetto……………………. B. Cerasetti

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Elenco delle pubblicazioni..........................…............................................................................

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INTRODUZIONE

La campagna archeologica Autunno 2006 nel delta del Murghab si è svolta dal 2 al 21 di

Ottobre nell'ambito dell'accordo tra l'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO) di Roma e lo

State Institute of Cultural Heritage of the Peoples of Turkmenistan, Central Asia and the Orient

under the President of Turkmenistan di Ashgabat, sotto la direzione del Prof. Maurizio Tosi1,

rappresentato sul campo dalla Dr. Barbara Cerasetti, e del Prof. Ovez Gundogdiyev. I membri della

missione erano, oltre ad i responsabili scientifici, il Dr. Aydogdy Kurbanov, nella veste di Ispettore

del Ministry of Culture and TV Broadcasting of Turkmenistan, il Prof. Tirkesh Hodjaniyazov, la

Dr. Olga Bakiyeva ed il Dr. Nygmatulla Amanliev da parte turcomanna e il Dr. Andrea Ninfo, il Dr.

Alessandro Perego, il Dr. Francesco Genchi e il Sig. Philip Koch da parte italiana.

1 Il Prof. Maurizio Tosi è co-direttore scientifico del progetto nella domanda MAE 2006.

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Fig. 1. Area del progetto e distribuzione dei siti della Carta Archeologica

L'accordo, che prevedeva l'indagine archeologica del sito del Bronzo di Togolok 12, è stato

integrato da diverse attività parallele che hanno permesso un'analisi dettagliata, sia dal punto di

vista archeologico sia geografico-geologico, dell'area del sub-delta di Iolotan ed in particolar modo

delle aree dei siti di Togolok e Takhirbai. Per quanto concerne Togolok 13, è stato eseguito un

rilievo topografico del sito con il posizionamento del saggio di scavo eseguito da V.I. Sarianidi

(1990) e quello aperto durante la campagna dell'Autunno 2005.

2 Il sito N° 190 nella lista dei siti del progetto “The Archaeological Map of the Murghab Delta” (Gubaev, Koshelenko, Tosi 1998: 220; Cattani et al. 2003). 3 Cfr. relazione Autunno 2005 di S. Salvatori (n.p.); (Salvatori 1998a, b; 2004; forthcoming a, b).

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Fig. 2. Area del sito di Togolok con il posizionamento dei saggi di scavo (da M. Cattani e F. Genchi)

Il rilievo è stato eseguito per mezzo della Stazione Totale GTS 3 e dei software Meridiana

220 ed ArcGIS 9.0 al fine di giungere ad una chiara comprensione della composizione strutturale

dell'insediamento del Bronzo, costituito da quattro Elevated Depositional Area (EDA) (Gubaev,

Koshelenko, Tosi 1998: 94), posizionati intorno al tepe centrale, con presenza di aree di lavorazione

artigianale e fornaci di varie dimensioni.

L'area di Togolok rappresenta uno dei più vasti ed importanti complessi archeologici nel delta

del Murghab durante la Tarda Età del Bronzo. Il sito di Togolok 1 è posto in un'area priva di

vegetazione recente tra due canali principali che vanno in direzione dei siti di Adam Basan e Gonur.

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Fig. 3. Posizionamento ed esplorazione dell’area del sito di Togolok (da A. Ninfo ed A. Perego)

Il territorio è caratterizzato dalla presenza di takyr, dune eoliche e scarsa vegetazione.

L'insediamento copre un'area di undici ettari su una pianura alluvionale di circa 4 m. di altezza. La

città antica, di pianta rettangolare, è probabilmente difesa da una cinta difensiva con torri circolari

Takyr

Paleocanale

Takyr

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agli angoli e quattro porte poste ai punti cardinali. L'area meridionale è occupata da una cittadella a

sua volta circondata da mura difensive. Durante l'ultima campagna il Dr. S. Salvatori ed il Prof. O.

Gundogdyev decisero di aprire un saggio di scavo di 10 x 10 m. ad ovest di quello aperto da

Sarianidi, portando alla luce una larga struttura probabilmente relativa ad un cortile aperto

circondato da stanze e caratterizzato dalla presenza di strumenti di uso quotidiano. I risultati finali

dello scavo hanno confermato la natura monumentale del sito di Togolok 1, caratterizzato dalla

presenza di numerosi edifici multifunzionali.

Contemporaneamente sono stati eseguiti lo scavo stratigrafico ed un'indagine geomorfologica

prelimare del sito del Bronzo Finale N° 1211 nell'area di Takhirbai, di cui segue la relazione

dell'esecutore materiale dello scavo, Dr. F. Genchi, e la prospezione archeologica del territorio

posto tra i paleocanali di Gonur-Takhirbai (N° 8) e di Auchin (N° 1), per l'esattezza lungo il

paleocanale cosiddetto di Jakiper (N° 2) e dei siti N° 1211-1219 (N° 5).

Fig. 4. Ricostruzione dei canali principali del delta del Murghab sulla base delle immagini SRTM e del conoide

sedimentario (Cerasetti 2002 a, b, c, forhcoming; Cerasetti, Mauri 2002)

Alla fine della campagna 2006 il materiale archeologico proveniente dalla ricognizione e

dallo scavo è stata immagazzinato nello Statal Museum National Historical Park “Ancient Merv”,

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con il consenso del direttore, Dr. Rejepmurat Jepbarov, del Ministry of Culture and TV

Broadcasting of Turkmenistan, di cui si allega la lista.

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PARTE I. La ricognizione nell'area nord-orientale del delta lungo i paleoalvei di

Gonur-Takhirbai (N° 8), dei siti N° 1211-1219 (N° 5), di Jakiper (N° 2) e di

Auchin (N° 1)

Il delta del Murghab, il cui bacino collettore copre attualmente un'area di ca. 18.700 km.

quadrati, è composto dai sub-delta occidentale ed orientale, a loro volta suddivisi in ulteriori

sistemi: il delta occidentale, di ca. 6.500 km. quadrati, è composto dal sistema settentrionale di

Aravalli e da quello meridionale di Talkhatan-Baba; il delta orientale, di circa 3.500 km. quadrati, è

composto dal sistema settentrionale di Iolotan e da quello meridionale del Sultan-ab. Essi

costituiscono quattro sistemi separati sia dal punto di vista idromorfologico sia insediamentale.

Fig. 5. Bacino collettore e conoide sedimentario del delta del Murghab

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Fig. 6. Sistema di Aravalli (in blu), di Talkhatan-Baba (in rosso), del Sultan-ab (in verde) e di Iolotan (in rosa)

La ricognizione di superficie del sub-delta di Aravalli è impedita da una vegetazione ancora

rigogliosa che testimonia la passata presenza del lago terminale Jar, in antico unico punto di

confluenza del fiume Murghab. Secondo una comunicazione orale da parte di uno studioso locale, il

geografo Dr. Kadyr Aranbaev dell'Institut Iarvovedeshe di Ashgabat che a lungo si è dedicato allo

studio del territorio deltizio, i risultati di alcuni carotaggi eseguiti nell'area testimoniano che il sub-

delta di Aravalli non presenta tracce di frequentazione umana in antico. I tre restanti sub-delta, che

appaiono effettivamente sulle immagini da satellite con una vegetazione meno rigogliosa e con un

deposito alluvionale più consistente, evidenziato da aree più chiare, risultano invece frequentate fin

dall’Età del Bronzo. Il fenomeno di deposito dell'alluvium fluviale ha fatto sì che le testimonianze

archeologiche pù antiche siano purtroppo visibili solo nell'area nord-orientale del delta, in ambiente

desertico. La ricognizione condotta tra il 1990 ed il 2003, nell'ambito del progetto “The

Archaeological Map of the Murghab Delta”, ha registrato la presenza di un totale di

millecinquecentoventuno siti che coprono un arco cronologico che va dal 2800 a.C. al XIII sec. d.C.

Uno degli scopi di questa campagna è stato proprio quello di terminare la ricognizione di

un'area, non esplorata in passato, grazie alla costruzione di una nuova strada da parte di cacciatori di

etnia araba, il cui scopo era quello di raggiungere più facilmente dalla strada asfaltata le regioni

settentrionali più ricche di selvaggina.

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Fig. 7. Uno dei percorsi della survey 2006 (in rosso) con l’antica città di Merv (in blu). Il lato nord-orientale del

poligono corrisponde alla strada fatta costruire dai cacciatori arabi

Lungo i paleocanali NN° 2 e 5 sono stati individuati centoventiquattro nuovi siti, fra cui

numerosi spot e potsherd scatter, datati dal tardo Bronzo (Late Bronze Age-LBA-2400-2100 a.C.)

al periodo Medievale (Medieval-MED-VIII-XV d.C.).

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Fig. 8. Area del delta del Murghab coperta dai transetti eseguiti nel 1994 (in verde), nel 1995 (in viola), nel 1996

(in giallo), nel 2000 (in fucsia), nel 2002 (in verde chiaro) e nel 2006 (in azzurro) (Cattani, Salvatori forthcoming)

La distribuzione dei siti del Bronzo si concentra prevalentemente in due aree principali: la

prima a circa 7 km. ad est del sito di Takhirbai e la seconda nell'area del sito di Auchin 1, a nord-est

dell’area insediata.

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Fig. 9. Aree di concentrazione dei siti del Bronzo: area di Takhirbai-tepe (cerchio rosa) ed area di Auchin-tepe

(cerchio blu)

Molto interessante la scoperta nella prima area di un sito di cultura Andronovo, con presenza

di ceramica Incised Coarse Ware (ICW) insieme con ceramica tornita del Bronzo finale (Final

Bronze Age-FBA).

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Fig. 10. Sito di cultura Andronovo N° 1468; nella foto visto da est, con le aree di lavorazione relative (NN° 1469-

1470)

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Il sito è composto da un'area principale (sito N° 1468) di 2167 m. quadrati con funzione

probabilmente abitativa, con presenza di un Elevated Depositional Area (EDA) nella zona nord-

orientale, caratterizzato da una maggiore concentrazione di frammenti ceramici, e da strutture

abitative nella parte sud-occidentale. Due insediamenti di minori dimensioni (siti NN° 1469, 1470),

rispettivamente di metri quadrati 159 e 268, sono posti a nord-ovest della prima area e costituiscono

probabilmente le relative aree di lavorazione, dalla presenza di numerosi scarti di fornace ed un

pestello in pietra rinvenuti nel sito N° 1470.

Muovendosi lungo lo stesso asse verso est, numerosi sono i siti caratterizzati prevalentemente

da ceramica tornita del Bronzo con presenza di ceramica ICW ai margini. Ad essi si susseguono siti

esclusivamente con ceramica tornita fino ad arrivare al sito N° 1476, un sito EDA con presenza di

fornaci notevolmente ben conservato, che riporta ceramica databile alla prima età del Ferro (Iron

Age 1-IA 1 = Yaz I), ovvero ceramica tornita con decorazione geometrica dipinta.

Fig. 11. Sito N° 1476 con una delle fornaci in primo piano

Considerando che la ricognizione ha coperto anche le aree immediatamente a nord e a sud di

quest’area e che non è stata rilevata la presenza di ulteriori siti, se non in forma di spot e potsherd

scatter, l’area in questione rappresenta nel delta un’interessante finestra sul complesso passaggio tra

il sistema insediativo dal Bronzo Finale alla prima età del Ferro.

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La ricognizione ha inoltre evidenziato a circa 16 km. a nord dei siti complessi databili alla

seconda-terza fase del Ferro (Iron Age 2-3-IA 2-3 = Yaz II-III), N° 211, 212, 213, una fitta

distribuzione di siti EDA databili allo stesso periodo, di dimensioni notevoli e composti da più aree

multifunzionali poste nei presi del mound centrale come zone di lavorazione con fornaci ed aree

abitative che si alternano a campi agricoli.

Fig. 12. Posizionamento dei siti EDA IA 3 con le zone di lavorazione

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L’area appare intensamente abitata durante una fase in cui la dinastia Achemenide ha già

evidentemente un controllo capillare del sistema di irrigazione, con la costruzione dei grandi dam,

gestito da un complesso sistema gerarchico di siti, la cui predominanza non dipende ormai più

pevalentemente dalla vicinanza ai canali di maggior apporto idrico. L’area lungo i palealvei NN° 2

e 5 appare quindi intensamente abitata durante il Ferro, testimoniato dalla presenza di numerosi

insediamenti multifunzionali e dalla distribuzione sud-nord delle fortezze IA 2-IA 3 (siti NN° 173,

174, 215, ecc.), poste lungo il lato orientale del delta a difesa delle estreme propaggini territoriali

della satrapia achemenide, come anche durante la fase finale del Bronzo come evidenziato dalla

“finestra” ad est del sito di Takhirbai e dall’area intorno al sito del Bronzo di Auchin dove sono

stati rilevati siti di sedentari LBA ed accampamenti di nomadi sempi-permanenti posti ai loro

margini.

Fig. 13. Linee di forteza a difesa della regione nord-orientale del delta

Il fenomeno del nomadismo in Asia Centrale ed in particolare nel Turkmenistan meridionale è

fondamentale per la comprensione della dinamica dei processi insediativi che hanno caratterizzato il

territorio del delta. La degradazione ambientale che avviene durante il passaggio dal Bronzo al

Ferro è contrastata con l'insediamento dei pastori nelle aree meno produttive, ovvero le fasce intra-

fluviali più lontane dai corsi d'acqua. Qualora fosse esistita la pianura alluvionale continua, i bracci

fluviali del delta comunque esistevano, creando una considerevole differenziazione nella gerarchia

dei siti in base alla prossimità dell'acqua, ancora fondamentale in questo periodo, alla consistenza

dei suoli ed alla configurazione topografica. L’area fu abitata fino ai periodi classici come

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testimoniato dall’imponente sito di Jakiper (III-IX d.C.) e dai numerosi EDA multifunzionali ad

esso relativi, che puntellano le aree abitative marginali del delta tra i siti del Bronzo di Gonur ed

Auchin.

Le immagini da piattaforma satellitare ed aerea sono state fondamentali per colmare lacune

ricognitive. Durante le ultime campagne la survey è stata impostata primieramente sulla

distribuzione dei grandi takyr lungo i maggiori paleoalvei, evidenziati dalle immagini da satellite a

media ed alta risoluzione, oltrechè sull’apertura di nuove strade che hanno facilitato l’accesso in

aree in passato irraggiungibili a causa della presenza delle sabbie.

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PARTE II. Sito N° 1211. Ottobre 2006. Rapporto preliminare

I siti NN° 1211-1219 furono scoperti nel settembre del 2000 (Cattani forthcoming a, b),

durante un transetto di ricognizione nei pressi del canale relativo al sito di Takhirbai. Gli

insediamenti si trovano 8 km. a nord-ovest della fortezza partico-sasanide di Garry-Kishman, in

area desertica recentemente sottoposta a sfruttamento agricolo. Il transetto ha attraversato una vasta

area caratterizzata dalla presenza di takyr e basse dune di sabbia che ostacolano la visibilità dei

suoli antichi ed i siti NN° 1211 e 1219 sono tra gli insediamenti del Bronzo più meridionali nel

delta del Murghab.

Il sito N° 1211 è di straordinaria importanza per la comprensione delle dinamiche culturali

durante le fasi finali dell’età del Bronzo, quando le popolazioni nomadi portatrici della ceramica

ICW sembrano interagire con le popolazioni sedentarie del delta del Murghab. Durante le campagne

di scavo 2001-2002 il sito è stata esplorato fino al suolo vergine, espondendo una vasta area con

strutture per l’immagazzinamento di derrate caratterizzata dalla presenza numerosa di ceramica

ICW a testimonianza della natura nomadica del sito. Lo scavo ha messo in luce numerosi vasi in

ceramica tornita, fatta a mano decorata ad incisione ed in argilla cotta. Tre dei vasi in ceramica

tornita contenevano grani carbonizzati appartenenti ad almeno tre tipi diversi di cereali (triticum,

hordeum ed un terzo non identificato) (Cattani forthcoming, a) ed il materiale ceramico risulta

bruciato, probabilmente a causa di un incendio. L’area sembra appartenere ad una struttura di

immagazzinamento e di trattamento delle granaglie e la presenza di una grande macina conferma

l’ipotesi che potesse essere una zona di lavorazione dei cereali, probabilmente esterna e correlata

all’abitazione vera e propria. I risultati della campagna 2006 favoriscono questa ipotesi, in quanto

sono state messe in luce strutture connesse alle attività di stoccaggio rendendo possibile individuare

le tecniche costruttive. L’osservazione di alcuni accampamenti moderni che ospitano locali

impegnati nelle attività stagionali di coltivazione e raccolta dei meloni, situati a poche centinaia di

metri dal sito N° 1211, permette di compiere confronti e valutazioni interessanti.

Dopo aver localizzato il sito N° 1211 (UTM 41N, 0427029, 4205612), celato dalla

vegetazione cresciuta nei quattro anni di interruzione dell’attività di scavo, sono stati individuati i

limiti relativi all’area indagata nella campagna 2002 ed è stato aperto un ulteriore saggio, a nord-est

del precedente, laddove la raccolta di superficie effettuata nel 2000 aveva evidenziato una densa

concentrazione di frammenti ceramici. L’area corrisponde probabilmente al limite settentrionale del

sito, dove il takyr lascia il posto alla duna di sabbia che si estende in direzione est, sebbene sia stata

registrata la presenza di numerose aree ad alta densità ceramica fino ai margini del sito N° 1219.

Quest’ultima osservazione induce ad ipotizzare un accampamento costituito da diverse abitazioni

dotate di strutture accessorie.

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Il saggio di scavo, di m. 5 x 5, è stato sudiviso nei quadrati C 11-15 e G 11-15 e l’area totale

di scavo raggiunge un’estensione di 80 m. quadrati .

Fig. 1. Planimetria dell’area di scavo 2006 con l’evidenza delle fosse di alloggiamento dei vasi e dei silos

In primo luogo si è operata una raccolta sistematica di superficie che ha interessato l’intera

area dell’insediamento, rimuovendo ogni frammento ceramico di dimensione maggiore ad 1 x 1

cm., e suddividendoli secondo le due tipologie che caratterizzano il sito [WM = wheel-made, HM =

hand-made (ICW)]. I frammenti diagnostici (orli, fondi, pareti decorate) sono stati siglati con la

sigla dell’anno di scavo, del numero di sito e del codice di quadrato.

Al di sotto del livello superficiale di sabbia, è emerso uno strato orizzontale di argilla sabbiosa

molto compatto e di colore marrone chiaro (US 1a), che copriva prevalentemente il settore

occidentale del saggio di scavo e corrispondeva al deposito alluvionale dello spessore di circa 7-8

cm. che ricopre le strutture dell’età del Bronzo. Lo strato conteneva alcuni frammenti ceramici, in

prevalenza torniti (WM), ed un discreto numero di frammenti di pareti di vasi in argilla appena

scottata molto probabilmente in posto. Si tratta di frammenti spessi da 1 a 3 cm., di colore rosa

chiaro con una superficie molto porosa. Alcuni di essi, rinvenuti nell’area di scavo indagata nel

2002, sono riferibili a contenitori in argilla cotta in posto, considerato il progressivo viraggio di

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colore rosso che li caratterizza. Ad un’attenta osservazione, i frammenti ritrovati nell’US 1a

corrispondono ad agglomerati di argilla con presenza di tracce di incannucciato: alcuni presentano

esclusivamente l’impronta rilasciata dall’elemento vegetale (variabile da 1 a 5 cm. di larghezza),

mentre altri presentano un foro passante, traccia della canna nella sua interezza. Tali agglomerati

sono probabilmente pertinenti a pareti in argilla atte a rinsaldare e sostenere una copertura di arbusti

o potrebbero costituire il materiale di rinforzo della struttura portante di strutture seminterrate di

piccole dimensioni per la conservazione delle derrate. Il rinvenimento della quasi totalità di questi

frammenti all’interno dello strato che copre il piano di frequentazione, confermerebbe l’ipotesi che

possa trattarsi di frammenti di intonaco pertinenti ad una o più parti della struttura in alzato. Di

rilievo il rinvenimento di un macinello in pietra, di forma quadrata e dello spessore di circa 4 cm.,

che riporta tracce di usura su una delle due superfici di utilizzo.

Nel settore orientale (quadrati C-G 14-15) il deposito che copriva il livello antropico subisce

un mutamento, ovvero si trattava di uno strato orizzontale di limo argilloso, comunque di carattere

alluvionale, molto compatto e di colore grigio chiaro (US 1b). Lo strato riportava uno spessore

maggiore del precedente (US 1a), di circa 15 cm., e si sfaldava in zolle di medie dimensioni.

Conteneva pochi frammenti di piccole dimensioni di ceramica fatta a mano con decorazione incisa,

riferibile alla produzione vascolare della cultura Andronovo (ICW), mentre non sono stati

riscontrati frammenti di pareti in argilla cotta. Si tratta probabilmente di un’area esterna a quella

dedicata alle attività di stoccaggio ed immagazzinamento. Entrambi gli strati USS 1a e 1b coprivano

l’US 2 ed in parte l’USS 3 e 4.

Fig. 2. Saggio di scavo. In evidenza l’esposizione dell’interfaccia dell’USS 2 e 1

Al di sotto del deposito alluvionale è stato possibile riconoscere un primo livello di

frequentazione antropica ad alta densità, ovvero un strato di limo in posizione orizzontale di matrice

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relativamente friabile e granulosa, ricco di materiale organico e di colore marrone chiaro, tendente

al grigio in alcune zone lenticolari più compatte (US 2). Lo spessore del deposito era variabile in

relazione alle aree soggette ad attività. Nei quadrati C-D 11 e C-D 12 raggiungeva i 7-8 cm. di

spessore, diminuendo gradatamente verso il settore orientale, mentre sembrava interrompersi nei

quadrati E 11-12-13-14 e D 15, E 15 e F15. Qui il deposito a consistenza granulosa lasciava il posto

ad uno strato a matrice argillosa compatta di colore grigio chiaro, che si estendeva in direzione est-

ovest e che sembrava il limite esteno dell’area interessata dalle attività di stoccaggio. L’unità

stratigrafica conteneva minuti e poco numerosi frammenti ceramici in posizione verticale (US 4).

In questo strato ad alto livello antropico (US 2) sono stati rinvenuti numerosi frammenti di

ceramica tornita, alcuni frammenti di pareti in argilla cotta ed un discreto numero, circoscritto al

settore occidentale, di frammenti ceramici del tipo ICW (Fig. 4). Si riferiscono a vasi collassati, il

più delle volte uno sull’altro, probabilmente a seguito di un incendio testimoniato dalle pareti

annerite di alcuni vasi e la presenza nello strato di alcuni livelli lenticolari di sabbia carboniosa, di

consistenza soffice e polverosa (US 3), riscontrati prevalentemente nei quadrati C 11, F 11 e D 12

(Fig. 3).

Fig. 3. Particolare dell’interfaccia dell’US 2 con le

prime concentrazioni di frammenti ceramici

Lo strato interessato dalla presenza antropica era tagliato da piccole depressioni, fosse di

alloggiamento dei vasi, due delle quali delle vere e proprie strutture di piccole dimensioni tipo silos

con pareti interne leggermente spanciate e margini compattati rivestiti d’argilla, atte a conservare i

contenitori per derrate.

Nei quadrati C 11 e 12 è stato individuato il limite di una fossa di forma ovoidale, con un

diametro maggiore di 55 cm., interpretata come una struttura seminterrata. La fossa presentava

pareti verticali rivestite di argilla compattata, in particolar modo nella parte superiore, ed è stato

raggiunto il fondo ad una profondità di 30 cm. (US 6). All’interno della fossa era alloggiato una

vaso fabbricato al tornio, in condizioni frammentarie, caratterizzato da un impasto rossiccio

Fig. 4. Particolare delle lenti carboniose riconosciute

tra le fosse e denominate US 3

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ricoperto dallo slip biancastro, peculiare della produzione Namazgha VI. L’argilla che rivestiva i

margini e le pareti superiori della fossa sembrava leggermente scottata, di un colore grigio scuro,

probabilmente per garantire maggiore stabilità ed impermeabilità alla struttura, utilizzata come

deposito per i contenitori. Il fondo della fossa-silos era riempito da uno strato di limo friabile, di

colore marrone chiaro, che presentava una discreta quantità di materiale organico (US 5).

Nell’area adiacente, in particolare nei quadrati C 11 e D 11, erano presenti altre due fosse

della profondità di 7-8 cm., con profilo concavo e diametro di circa 25 cm., al cui interno erano

presenti alcuni frammenti ceramici di contenitori alloggiati. Anche in questo caso era presente la

ceramica tornita, ma si trattava prevalentemente di frammenti di ceramica fatta a mano con

decorazione incisa. Il riempimento delle due fosse consisteva in un deposito di sabbia carboniosa

(USS 7-8), di consistenza soffice e polverosa. In una delle due fosse è stato rinvenuto un vaso

collassato, con l’orlo praticamente integro, appoggiato direttamente alla parete interna della

struttura.

La parte centrale del saggio di scavo presentava una zona caratterizzata dalla presenza di uno

strato non uniforme di argilla compatta e di colore rosso chiaro, probabilmente indurita dal fuoco.

L’unità stratigrafica presentava una forma ovale con diametro maggiore di 80 cm., al cui interno

sono stati riscontrati frammenti di ceramica fatta a mano con decorazione incisa (US 9). Al margine

occidentale di quest’area si distingueva una depressione relativamente profonda (12 cm.), rivelatasi

poi un’altra struttura tipo silos. Un vaso di ceramica ad impasto con decorazione incisa era adagiato

lungo il limite meridionale della fossa e conservava l’intero fondo e parte della parete inferiore del

corpo, mentre l’orlo e parte della spalla sono stati recuperati all’interno del silos. È probabile che il

vaso fosse alloggiato all’esterno della struttura al momento dell’abbandono e che successivamente

una parte sia finita all’interno della fossa. Questa ipotesi è avvalorata dal rinvenimento di centinaia

di semi carbonizzati, soggetti a campionatura, nello strato di riempimento e sul fondo del silos,

inizialmente sicuramente contenuti nel vaso. Di notevole interesse è il recupero, alla base della

fossa, di un frammento integro e di forma circolare di ceramica fabbricata al tornio, interpretabile

come un tappo per sigillare i contenitori che racchiudevano le granaglie. Anche questo silos

presenta le pareti leggermente spanciate ed i margini rinforzati da argilla compattata (US 11). Il

riempimento della fossa era costituito da limo friabile con presenza di esigue concrezioni argillose,

ma soprattutto da resti carboniosi e semi carbonizzati (US 10). Tali rinvenimenti inducono a credere

che anche questa zona, come quella scavata nel 20024, è stata probabilmente interessata da un

episodio di incendio, il che potrebbe spiegare la presenza di argilla consolidata dal fuoco di colore

rosso chiaro in prossimità della fossa.

Nella zona sud-orientale del saggio di scavo, precisamente nel quadrato D 14, le radici di una

4 Cfr. relazione Autunno 2002 di M. Cattani (n.p.)

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pianta avevano sollevato lievemente il deposito antropico, mettendo in evidenza i resti di un vaso in

ceramica fatta a mano con decorazione incisa. Si tratterebbe, anche in questo caso, di un vaso

alloggiato in una fossa, i cui limiti non erano riconoscibili.

Lungo il limite tra l’area antropizzata (US 2) e lo strato di argilla compattata (US 5), si

trovavano tre buche di palo di piccole dimensioni. La prima buca è stata identificata nel quadrato E

11 e presentava una forma ovoidale a sezione conica con un diametro maggiore di 10 cm. ed una

profondità di 14 cm. (US 13). Il riempimento della buca era costituito da sabbia a consistenza

soffice e polverosa di colore avana con presenza di inclusi argillosi di piccole dimensioni (US 12).

La seconda buca di palo è stata localizzata nel quadrato E 12, presentava una forma cilindrica ed un

fondo piatto con un diametro di 7 cm. ed una profondità di 12 cm. (US 15). Le pareti della buca

sembravano rinforzate in alcuni punti da piccole concrezioni di argilla scottata. Il riempimento era

Fig. 8. Frammenti ceramici dall’ US 2 Fig. 7. Particolare del vaso con decorazione

incisa sul limite della fossa-silos localizzata nel

quadrato D 13

Fig. 6. Particolare dell’area caratterizzata

dall’argilla compattata dal fuoco di colore

rossastro (US 9). Sul bordo della fossa si nota la presenza del fondo del vaso con decorazione incisa

Fig. 5. La fossa in C 11-12: nel riempimento

(US 5) emergono i primi frammenti del vaso

tornito.

Page 26: Report_2006_Turkmenistan

26

composto da limo friabile di colore grigio chiaro (US 14). La terza buca di palo, localizzata nel

quadrato D 13, era composta da due fosse comunicanti a forma di otto. La buca di maggiori

dimensioni presentava una forma quasi circolare a sezione conica, con un diametro di 10 cm. ed una

profondità di 13 cm., ed era collegata ad un’altra fossa di forma ovoidale, con un diametro

maggiore di 6 cm. ed una profondità di 10 cm. (US 17). Anche in questo caso il riempimento era

costituito da limo a consistenza polverosa di colore grigio chiaro (US 16). L’ubicazione delle buche

lungo il margine dell’US 5 sembrava seguire l’andamento del deposito antropico e potrebbero

essere state funzionali alla struttura portante o alla copertura eventuale dell’area di

immagazzinamento dei vasi, ipotizzata sulla base della presenza nello strato di agglomerati di

argilla con tracce di incannucciato.

L’area immediatamente a nord dell’US 5 (quadrati G 11-12-13) era caratterizzata dalla

presenza nel deposito di limo compatto in posizione orizzontale, ricco di materiale organico e resti

carboniosi, già individuato nell’area meridionale (US 2). Nel quadrato G 11, nello strato

superficiale del deposito, è stato rinvenuto un vaso in ceramica ad impasto non decorato con il

fondo completo ed alcuni frammenti di parete, mentre un grande contenitore molto frammentato in

ceramica tornita, caratteristico della produzione vascolare della fase Namazgha VI, è stato rinvenuto

alloggiato in una depressione poco profonda di circa 5 cm. localizzata nel quadrato G 12. Il

riempimento della fossa era composto da limo di colore grigio, leggermente più compatto rispetto a

quello presente nelle fosse rinvenute nell’area sud (US 18).

Un ulteriore vaso in ceramica al tornio molto frammentato è stato localizzato nel quadrato G

13, a pochi centimetri di distanza dal precedente, e non sembrava associarsi ad alcuna fossa di

alloggiamento. Una differenza sostanziale nella tipologia dell’orlo esclude la possibilità che si

trattasse dello stesso vaso, i cui frammenti erano distribuiti in maniera disomogenea sulla superficie

dello strato. Gli ultimi due recipienti sono caratterizzati da un impasto e da un processo di cottura

differenti rispetto ai precedenti. Infatti non presentano una frantumazione in scaglie, conservando

invece i frammenti piuttosto integri, ed anche l’impasto argilloso si presenta più omogeneo, privo

del caratteristico colore rossiccio e dello slip di colore bianco. Al di sotto del deposito interessato

dalle deposizioni dei vasi e dai tagli delle fosse, nonché dal suolo antropico più o meno ricco di

materiale organico, è stato riconosciuto uno strato di limo di colore grigio chiaro parzialmente

inclinato da nord a sud, molto compatto ed interpretabile come suolo vergine (US 19).

La matrice stratigrafica potrebbe essere esemplificata nelle seguenti fasi di pertinenza

archeologica: al di sopra del suolo vergine (US 19) le prime tracce di occupazione sono

rappresentate dalle buche di palo e dai tagli delle fosse-silos (US 6, 11, 13, 15, 17), a cui fa seguito

la deposizione dei contenitori coperta dal suolo antropico a matrice carboniosa ed organica (US 2).

Page 27: Report_2006_Turkmenistan

27

Le fosse e le buche sono riempite da materiale a matrice limosa o sabbiosa, contenente

talvolta resti carboniosi (US 5, 7, 8, 10). Alla fine del periodo di occupazione segue una fase di

abbandono caratterizzato da un deposito alluvionale (US 1) e processi erosivi della superficie.

In conclusione il saggio di scavo effettuato nella stagione 2006 nel sito N° 1211 conferma

l’ipotesi che si tratti di un’area di immagazzinamento di contenitori per derrate, riferibile ad un

accampamento semi-permanente di una comunità nomadica dedita alle attività agricole, stanziatasi

ai margini dei campi coltivati dagli agricoltori sedentari. La sequenza stratigrafica del sito N° 1211

è particolarmente significativa per l’identificazione delle ecozone occupate dalle genti nomadiche le

cui tracce archeologiche sono state prevalentemente ritrovate nelle zone ricoperte da sabbie. In

questo caso possiamo rilevare che dovevano esistere altre e non univoche situazioni in cui le

popolazioni nomadiche potevano risiedere sia nelle aree di sfruttamento agricolo che nelle aree

periferiche interessate dall’incipiente processo di desertificazione.

I risultati ottenuti nell’area indagata in questa stagione ha permesso di ipotizzare la presenza

di una struttura portante, a cui era verosimilmente correlata una copertura molto probabilmente

Fig. 12. Rinvenimento del tappo in ceramica sul

fondo della fossa contenente i semi carbonizzati Fig. 11. Fondo di un vaso in ceramica ad

impasto sulla testa del deposito antropico

Fig. 10. Alcuni frammenti riferibili al vaso

tornito in G 13 Fig. 9. Il vaso fabbricato al tornio localizzato nel

quadrato G 12

Page 28: Report_2006_Turkmenistan

28

vegetale, funzionale alle strutture di immagazzinamento, confermata dal rinvenimento di frammenti

di pareti in argilla con tracce di incannucciato e delle buche di palo ai margini della stessa area. La

struttura era pobabilmente costituita da arbusti rivestiti da argilla. Le buche di palo, di piccole

dimensioni, erano funzionali a questa costruzione e potrebbero essere interpretate come uno dei

limiti dell’area sfruttata dal gruppo per le attività di stoccaggio delle derrate. L’area interessata dalle

attività sembra appartenere ad una struttura appena seminterrata, impostata quindi in una

depressione di circa 15-20 cm. rispetto al blocco argilloso che fungerebbe da limite della stessa. Si

potrebbe trattare di una struttura accessoria, esterna e limitrofa all’abitazione vera e propria,

destinata alla lavorazione e all’immagazzinamento delle derrate alimentari. All’interno di quest’area

la presenza di due silos, dotati di una parete leggermente spanciata, e di un abbondante numero di

semi, fa propendere per questa interpretazione, confortata anche dall’assenza di strutture del genere

nell’unità abitativa indagata nella stagione 2002.

A questo proposito l’osservazione di alcuni accampamenti stagionali di baluchi turkmeni,

impegnati nella raccolta dei cocomeri nel delta del Murghab, ha fornito spunti di un certo interesse

per un confronto etno-archeologico. In particolare si è potuta verificare la presenza di strutture tipo

silos, realizzate scavando una fossa molto spanciata nel deposito terroso di circa 50 cm. di

profondità. All’interno erano conservate alcune bottiglie di plastica contenenti cereali e nel fondo

altri contenitori in una borsa di cotone. Queste strutture, utilizzate come deposito per i cereali, erano

localizzate in un’area adiacente all’abitazione e coperte da pochi arbusti.

In un altro campo di baluchi, non più abitato, una costruzione accessoria a ridosso

dell’abitazione seminterrata presentava una struttura portante costituita da rami e/o tronchi di piante

arboree, rivestite da argilla appena scottata, probabilmente solo indurita dall’esposizione al sole. Il

sedimento argilloso, reperibile in tutta l’area, era disteso su ambo i lati della struttura vegetale con

funzione di legante. La costruzione era adibita ad ospitare attività esterne alla casa seminterrata.

Fig. 14. Buca di palo nel quadrato D 13 in corso

di scavo

Fig. 13. Buca di palo nel quadrato D 12 in

corso di scavo

Page 29: Report_2006_Turkmenistan

29

Anche l’accampamento visitato e descritto da M. Cattani nella stagione 2005 risultava disabitato.

La struttura abitativa seminterrata era collassata ed era evidente lo scasso, che arrivava ad una

profondità di 1,50 m., eseguito nello strato sabbioso e di limo argilloso per alloggiare l’abitazione.

Erano riconoscibili l’accesso, costituito da uno stretto passaggio, le pareti verticali ed il piano

interno orizzontale sgombro da strutture sottoscavate o in rilievo. La copertura, costruita con

ramaglie di saksaul intrecciate, paglia e canne e coperta da uno spesso strato di limo e sabbia,

giaceva sullo strato pavimentale dell’abitazione.

L’abbandono della casa ha offerto l’opportunità di osservare le tecniche di costruzione e di

confrontarle con quelle adottate per la casa seminterrata scavata nel 2002. Il rinvenimento di

numerosi agglomerati d’argilla con tracce di elementi vegetali nell’area indagata durante la

campagna 2006, suggerisce la presenza di una struttura molto simile a quella rinvenuta

nell’accampamento dei baluchi per quanto concerne le tecniche costruttive.

La struttura in rami e/o tronchi di piante arboree rivestita di argilla rappresenta uno schema

ricorrente tra le tecniche edilizie delle culture preistoriche e protostoriche, anche in ambito

mediterraneo. D’altra parte nelle comunità preistoriche la lavorazione dell’argilla non era

esclusivamente finalizzata alla realizzazione di vasi in ceramica, ma anche di altri tipi di manufatti

con diverse funzioni. Sedimenti argillosi erano ampiamente utilizzati, anche se sottoposti ad un

processo di lavorazione meno fine, come materiale da costruzione per le abitazioni: le pareti delle

capanne erano infatti costituite da pali ricavati da rami e tronchi, nonché da fusti di graminacee

(canne) legate o intrecciate, frequentemente ricoperte da un impasto argilloso con funzione di

isolamento e di legante.

Una delle classi di materiali archeologici più attestata negli insediamenti, soprattutto neolitici,

dell’Italia meridionale è costituita dagli intonaci di capanna. Le capanne indagate nei villaggi

neolitici di Ripa Tetta (Lucera, FG) (Tozzi 1988) e Balsignano (Modugno, BA) (Laviano et al.

Fig. 16. Fossa localizzata nel quadrato D 11 in

corso di scavo

Fig. 15. Fossa-silos localizzata nel quadrato D

13 dopo lo scavo

Page 30: Report_2006_Turkmenistan

30

1999; Fiorentino, Muntoni 2002), crollate a seguito di un incendio, erano coperte in più punti da

uno spesso strato di argilla intonacata, pertinente ad una o più parti della struttura in alzato. Come

per i materiali rinvenuti nel sito N° 1211, la quasi totalità degli agglomerati d’argilla ha evidenziato

la presenza di impronte di vari elementi vegetali (pali di diverso diametro, canne, travi piatte,

cordami, ecc.) tra loro variamente incrociati, che presumibilmente costituivano la struttura portante

delle pareti della capanna. Sulla struttura lignea era stato applicato, solo sul lato esterno o su

entrambi i lati, l’impasto argilloso con funzione di legante. In caso di incendio delle capanne, i

materiali argillosi subivano un processo di cottura accidentale, conservando le impronte incrociate

degli elementi deperibili sull’argilla (Tasca 1998).

Le impronte degli elementi vegetali sugli agglomerati di argilla, reperiti in numero elevato

soprattutto nello strato che sigillava il piano di frequentazione vero e proprio, potrebbero essersi

conservate anche nel sito N° 1211 in seguito ad un episodio di incendio, peraltro già prospettato

dopo lo scavo del 2002. Alcuni agglomerati conservano tracce di combustione e pareti annerite.

L’impasto argilloso sembra essere stato applicato su entrambi i lati, come risulta dal recupero di più

Fig. 17. Area occidentale del saggio stratigrafico in corso di scavo con in evidenza i limiti di alcune fosse

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di un frammento con il foro passante rilasciato dall’elemento vegetale. Inoltre alcuni agglomerati di

argilla presentano una superficie lisciata, che corrisponderebbe al lato esterno della parete, sebbene

siano attestate strutture di questo tipo con entrambe le superfici lisciate. Considerando la diversità di

spessore, variabile tra la superficie lisciata ed incannucciata da 1 a 5 cm., è possibile ipotizzare uno

spessore totale della parete di cm. 10 circa.

L’analisi della letteratura su questa particolare categoria di resti archeologici ha evidenziato

che gli approcci metodologici, quando non semplicemente circoscritti alla sola attestazione dei resti

o allo studio delle impronte vegetali in prospettiva archeobotanica, sono stati mirati in genere alla

descrizione morfologica, con riferimento dell’andamento delle impronte. Più limitati sono invece

gli studi volti alla ricostruzione della trama o dell’elevato delle strutture (Cazzella, Moscoloni 1984;

Tozzi, Tasca 1989; Tasca 1998) così come, più in generale, allo studio delle dinamiche di crollo

(McIntosh 1974; 1977; Bankoff, Winter 1979). Le numerose informazioni contenute in questi

materiali richiederebbe un approccio rivolto all’analisi degli intonaci, sia in funzione del

riconoscimento delle specie vegetali utilizzate sia dell’analisi delle dinamiche di abbandono e crollo

della struttura, nonché per la ricostruzione delle tecniche edilizie.

Non molto specifici sono invece i dati etnografici (Larco 1982; Guidoni 1984) o storici

(Bradford 1966) relativi alle tecniche di costruzione di strutture di questo tipo. Tali abitazioni sono

ampiamente attestate sia nelle zone calde afro-asiatiche sia nelle zone artiche molto fredde, dove

costruzioni con pareti continue terrose garantiscono un efficiente isolamento termico. L’aridità di

questi ambienti infatti assicura una maggiore durata delle strutture terrose, soggette a

deterioramento sotto l’azione delle piogge, e l’utilizzo di materiali da costruzione misti (terra,

legno, sassi) sembra rispondere alle difficoltà di reperimento di materiale arboreo in zone aride e

semi-aride o molto fredde, prive di estese coperture forestali.

Fig. 19. Frammento di intonaco in corso di

scavo

Fig. 18. Frammento di intonaco di capanna che

rivestiva una possibile struttura in elementi

vegetali

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Figg. 20-25. Frammenti di intonaco con diverse impronte di elementi vegetali

Page 33: Report_2006_Turkmenistan

33

Fig. 35. Il silos parzialmente coperto e delimitato

dai cespugli

Fig. 34. Particolare del silos scavato

nell’accampamento di baluchi con le bottiglie

contenenti cereali

Figg. 26-33. Frammenti con impronte, anche incrociate, di elementi vegetali

Page 34: Report_2006_Turkmenistan

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Fig. 40. Framenti di ceramica Incised Coarse Ware

Fig. 38. Panoramica dell’abitazione

seminterrata abbandonata dai baluchi

Fig. 36. Particolare della struttura osservata nell’accampamento di baluchi. In evidenza

l’argilla che riveste la parte inferiore di una

struttura in rami e tronchi

Fig. 37. Particolare della struttura rivestita di

argilla

Fig. 39. Particolare dell’abitazione. In evidenza le pareti verticali e la copertura vegetale

crollata all’interno

Page 35: Report_2006_Turkmenistan

35

Fig. 41. Esempio di casa seminterrata moderna nel delta del Murghab

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36

PARTE III. Evoluzione geomorfologica del delta interno del Murghab: relazione

missione Turkmenistan 2006

Introduzione

Lo scopo principale dello studio è stato quello di approfondire la conoscenza geomorfologica

e stratigrafica del delta interno (terminal fan) (Kelly, Olsen 1993) del fiume Murghab, al fine di

ricostruire l’evoluzione paleoambientale e paleoidrografica e correlarla ai cicli di insediamento

umano che si sono succeduti a partire dall’Olocene medio.

In questa relazione vengono presentati i risultati preliminari, derivanti dall’analisi delle

immagini telerilevate e del modello di elevazione digitale (DEM – Digital Elevation Model) e dai

rilevamenti di campagna. Ulteriori approfondimenti saranno possibili sulla base delle datazioni al

radiocarbonio e dello studio di aspetti micropedologici che potranno essere effettuati.

L’analisi del modello digitale SRTM (Shuttle Radar Topographic Mission)

Lo studio del microrilievo è fondamentale per comprendere l’assetto geomorfologico di

un’area di pianura alluvionale a basso gradiente qual è il delta del Murghab. A tale scopo è stato

utilizzato il primo DEM creato dalla NASA con i dati raccolti nella missione SRTM nell’anno

2000. L’SRTM ha una risoluzione geometrica a terra di circa 90 m. (equivalente a 3 archi di

secondo, ossia 1/1200 di grado di latitudine o longitudine); l’intervallo altimetrico minimo è pari ad

1 m.; l’accuratezza assoluta nella quota è, nella nostra area, inferiore a 5 m. Da quest’analisi

preliminare sono state ricavate molte informazioni utili per il riconoscimento degli elementi

morfologici attuali e relitti del delta del Murghab. Per ottimizzare il DEM ai fini dello studio, sono

stati effettuati dei filtraggi low pass con maschera del kernel di 9x9 pixel, giungendo così a ridurre

il rumore di fondo presente. La pendenza media del delta è 1,93‰ con un valore più frequente dello

1,16‰ e una deviazione standard di 1,57‰.

Dall’analisi del DEM sono state individuate le seguenti morfologie: dossi fluviali, incisioni

fluviali, terrazzi. Sono inoltre riconoscibili le zone dove dominano i processi eolici. La dimensione

delle morfologie individuabili è in funzione della risoluzione geometrica del DEM: quindi l’ordine

di grandezza minimo degli oggetti mappati è di diverse centinaia di metri. I dossi si distinguono

debolmente dalla pianura circostante, infatti la differenza di quota è minima, generalmente inferiore

a 2 m. Il gradiente è molto debole ma è comunque in parte percepibile in campagna come mostrato

dalle due foto successive.

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Foto 0 Dosso

Fig. 1. I pentagoni rossi sono i punti dove sono state scattate le due precedenti foto; in giallo i dossi

su Fcc B316 Aster

Le notevoli dimensioni dei dossi, unitamente al mascheramento da parte della vegetazione

(principalmente colture quali cotone, ortaggi, pomodori e cocomeri), degli argini e di manufatti vari

(strade, case, ecc.), rende difficoltoso il loro riconoscimento sul terreno.

Foto 1 Piana modale

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Fig. 2. Visione generale prospettica da sud del delta del Murghab

Fig. 3. Particolare del delta allo sbocco della valle visto da nord

I dossi maggiori raggiungono un’ampiezza di alcuni chilometri ed un’estensione di alcune

decine di chilometri. Questi dossi si sono depositati, almeno per la parte sommitale, probabilmente

nel periodo post-medievale (dal XVII d.C. in poi) e la loro pendenza è ancora oggi sfruttata per

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trasportare l’acqua nelle parti più distali del delta. Vi sono dossi “relitti”, ovvero non più attivi.

Molti altri sono ancora percorsi dall’idrografia attuale, anche se i deflussi sono controllati dalle

ingenti opere idrauliche impostate dai sovietici tuttora in uso.

Sono stati individuati due lineamenti tettonici che tagliano il delta nella parte mediana con

andamento sud-ovest-nord-est.. Il maggiore ha un estensione di circa 67 km. e taglia tutto il delta.

Il minore, lungo circa 48 km., ha un andamento simile e converge verso il primo con un debole

angolo di inclinazione; sembra interrompersi a circa una decina di chilometri da Merv. Si dovrà

verificare ulteriormente la fondatezza di queste lineazioni dato che sono parallele o sub-parallele

allo striping del “rumore” del DEM.

Nel DEM è evidente un’incisione situata nella parte sommitale del fan, seguita dall’attuale

corso del Murghab, che misura mediamente dai 5 ai 10 m. rispetto al piano di campagna circostante.

Può essere spiegata come la risposta del sistema fluviale a un cambio nel regime delle portate

solide/liquide, dovuto a ragioni antropiche e/o naturali. Quest’incisione, che si localizza nella parte

apicale, è responsabile della disattivazione del lobo orientale del delta. Il DEM è stato di ausilio per

il riconoscimento dei settori occupati dalle sabbie, che vanno a sovrapporsi alle porzioni più esterne

del fan.

L’analisi delle immagini da satellite

Al fine di individuare i diversi elementi geomorfologici e geoarcheologici sono state

analizzate immagini riprese da diverse piattaforme satellitari. Le prime immagini disponibili sono le

foto cosmiche acquisite dalla piattaforma Corona KH-4 nel settembre/ottobre 1972. La loro

risoluzione geometrica è di circa 15 m. comparabile a quella dei dati satellitari del sensore VNIR

(visibile near infrared) provenienti dalla piattaforma Terra-ASTER e alla banda pancromatica 8 del

Landsat 7. Sono state inoltre utilizzate due immagini Landsat 7 ETM+, acquisite in data 08-07-2000

e 11-07-2001, con risoluzione 30 m. per le bande multispettrali e 15 m. per la pancromatica. Sono

state analizzate anche tre scene ASTER, acquisite in data 22-06-2000, 08-07-2000 e 25-06-2001,

con tre bande VNIR (visible and near infrared) a 15 m. di risoluzione e sei bande SWIR (short

wave infrared) a 30 m.; le bande TIR (thermal infrared) non sono state ancora prese in

considerazione a causa della loro scarsa risoluzione geometrica (90 m.).

I dati telerilevati, oltre a costituire un valido strumento di analisi mediante apposite

elaborazioni, sono stati utilizzati come base cartografica, essendo dotati di una risoluzione maggiore

della cartografia a scala 1:100.000 attualmente disponibile. L’analisi delle immagini da satellite è

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40

stata eseguita con l’ausilio del software ENVI 4.2 e l’output ottenuto è stato poi gestito in ambiente

GIS utilizzando la suite Arcgis 9.0.

Fig. 4. Landsat 7, FCC B742

I dati stratigrafici

Per ricostruire la complessa dinamica sedimentaria del delta del Murghab è fondamentale

poter disporre del maggior numero possibile di dati stratigrafici. Durante la survey si è quindi

effettuata una ricognizione del territorio per cercare sezioni stratigrafiche esposte. Queste “finestre

stratigrafiche” possono essere presenti in corrispondenza di ripe di erosione fluviale oppure lungo

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canali artificiali. Le sezioni più ampie sono situate lungo la scarpata principale del Murghab, nella

porzione apicale del fan. Sezioni più limitate sono state rinvenute in posizioni diverse, in

corrispondenza di canali irrigui. Lo scavo archeologico effettuato nel corso della missione 2006 nel

sito N° 1211 ha fornito ulteriori indicazioni relative alla stratigrafia alluvionale.

Fig. 5. In rosso le sezioni descritte; la linea nera rappresenta tutti i percorsi della survey 2006

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Descrizione delle sezioni

1. Sezione di Sultan-Bent (Lat. 37.17769N, Lon. 62.46824E): sezione esposta da est lungo l'incisione del fiume Murghab a valle della diga di Sultan-Bent (Figg. 6-7): 0-60 cm.: sabbia limosa massiva, presenza di radici attuali, screziature rugginose dovute a radici, limite inferiore diffuso a: 60-120 cm.: sabbia più limosa cementata da sali, screziature rugginose, limite inferiore diffuso a: 120-200 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, limite inferiore graduale a: 200-... cm.: livello sabbioso-limoso massivo. 2. Sezione di Iolotan (Lat. 37.33463N, LON. 62.35223E): parete esposta verso ovest, incisione prodotta da un'ansa del Murghab 3 km. a nord di Iolotan (Figg. 8-9): 0-450 cm.: livelli di limi sabbiosi massivi cementati, limite inferiore graduale a: 450-470 cm.: livello limoso con aggregati poliedrici poco sviluppati, colore 10 YR 7/2, limite inferiore chiaro a: 470-490 cm.: come sopra ma con aggregati debolmente più sviluppati, colore 10 YR 7/3, limite inferiore chiaro a: 490-510 cm.: aggregati poliedrici 2-3 cm. ben sviluppati di argilla-limosa, colore 10 YR 6/3, 6/4 limite inferiore abrupto a: 510-540 cm.: aggregati poliedrici 4-6 cm. ben sviluppati di argilla-limosa, colore 10 YR 5/2, 5/3 con screziature nero-blu, verso il basso il colore si arrossa, presenza di inclusi più scuri probabilmente per materia organica (campionato), presenza di radici fini attuali, limite inferiore abrupto a: 540-543 cm.: livello di limo massivo, colore 10 YR 6/2, limite inferiore chiaro a: 543-... cm.: sabbie medio-fini massive, colore 10 YR 6/4.

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3. Sezione di Iolotan, dosso (Lat. 37.38363N, LON. 62.34455E): sezione esposta verso nord prodotta da un canale attualmente attivo; sulla sponda opposta di tale canale è situato un tepe (Figg. 10-11): 0-90 cm.: limo sabbioso massivo, ossa probabilmente di uccello campionate, limite inferiore abrupto a: 90-95 cm.: livello limoso-argilloso con lamine subparellele scarsamente distinguibili, limite inferiore abrupto a: 95-130 cm.: limo-sabbioso massivo con laminazioni scarsamente distinguibili alla base, limite inferiore abrupto a: 130-200 cm.: sabbie medio-fini limose massive, limite inferiore abrupto a: 200-210 cm.: livello limoso debolmente argilloso massivo, limite inferiore abrupto a: 210-215 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, limite inferiore netto a: 215-240 cm.: limo debolmente argilloso massivo, colore 10 YR 4/4 con screziature rugginose date da noduli 5 YR 3/6, limite inferiore netto a: 240-250 cm.: livello limoso-argilloso, colore 10 YR 4/3, livello archeologico con presenza di frammenti di ceramica tardo-antica, limite inferiore netto a: 250-... cm: limo-argilloso massivo con maggiore compattazione da carico verso il basso, colore 10 YR 5/4 con screziature rugginose. 4. Sezione di Talkhatan-Baba (LAT. 37.36542N, LON. 62.30346E): sezione esposta ad est nei pressi dell’abitato di Talkatan-Baba, creata dall'incisione del Murghab (Figg. 12-13); a poco più di 1 m. di profondità si trovano frammenti di ceramica al tornio con continuità laterale per almeno 10 m., il profilo osservato potrebbe rappresentare un canale di età tardo-antica largo 1-2 m tagliato perpendicolarmente: 0-125 cm.: livello limoso bioturbato con rari frammenti di ceramica, limite inferiore graduale molto irregolare a: 125-145 cm.: livello limoso discontinuo con lamine irregolari, limite inferiore chiaro irregolare a: 145-190 cm.: livello argilloso-limoso a struttura poliedrica con aggregati di 1-2 cm. molto compatti, colore 10 YR 7/3 con screziature più rugginose, presenza di frammenti di ceramica e di gusci di gasteropodi, limite inferiore chiaro irregolare a:

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190-200 cm.: livello limoso-franco finemente laminato, apparentemente senza continuità laterale (riempimento di canale?), colore 10 YR 8/8, limite inferiore irregolare netto a: 200-225 cm..: livello limoso-argilloso a struttura poliedrica 1-2 cm., colore 7,5 YR 7/4 con screziature più rugginose, limite inferiore irregolare netto a: 225-226 cm.: sottile livello limoso, limite inferiore irregolare abrupto a: 226-250 cm.: livello limoso-argilloso a struttura poliedrica ben sviluppata con aggregati compatti di 4-5 cm., colore 10 YR 7/2 con patine nerastre sulla superficie degli aggregati e screziature (frustoli?) nerastri all'interno, limite inferiore abrupto a: 250-260 cm.: livello sabbioso-limoso massivo, colore 10 YR 8/8 con intercalazioni più chiare, limite inferiore diffuso a: 260-295 cm.: livello di limo sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 295-300 cm.: livello limoso-argilloso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore abrupto a: 300-320 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 320-350 cm.: livello limoso-argilloso con struttura poliedrica debolmente sviluppata, colore 10 YR 5/4, 4/4 con screziature più scure, limite inferiore chiaro a: 350-375 cm.: livello limoso-sabbioso massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore chiaro a: 375-380 cm.: livello limoso-argilloso massivo, colore 10 YR 5/4, limite inferiore chiaro a: 380-410 cm.: livello limoso-franco massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore netto a: 410-430 cm.: livello argilloso-limoso massivo, colore 10 YR 5/4, 4/4

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limite inferiore netto a: 430-460 cm.: livello limoso-franco massivo, colore 10 YR 6/4, limite inferiore netto a: 460-465 cm.: livello argilloso-limoso massivo, colore 10 YR 5/4 limite inferiore netto a: 465-... cm.: livello limoso massivo, colore 10 YR 6/4. 5. Sezione di un canale artificiale (LAT. 37.69037N, LON. 62.00705E): sezione esposta, per erosione naturale, di un canale artificiale alimentato dal Murghab (Figg. 14-15): 0-330 cm.: sabbia limosa moderatamente cementata prevalentemente massiva ma tendente a struttura poliedrica, colore 10 YR 7/3, 6/3, include vasi in posto, pietre orizzontali ed alcuni frammenti di ceramica di probabile età sasanide, limite inferiore graduale a: 330-360 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 7/3, 6/3, limite inferiore abrupto a: 360-363 cm.: argilla limosa con lamine millimetriche suborizzontali blandamente ondulate, colore delle lamine da 10 YR 7/3 a 10 YR 5/4, limite inferiore abrupto a: 363-380 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 6/4 con screziature più rugginose, limite inferiore abrupto a: 380-395 cm.: argilla limosa con lamine millimetriche suborizzontali blandamente ondulate, colore delle lamine da 10 YR 7/3 a 10 YR 5/4 con screziature rugginose, limite inferiore abrupto a: 395-430 cm.: sabbia fine debolmente limosa massiva, colore 10 YR 7/3, 6/3, limite inferiore abrupto a: 430-...(440) cm.: limo argilloso massivo con in sommità un livello di 1 cm. più argilloso. 6a. Prima trincea del sito N° 1211 (LAT. 37.99525N, LON. 62.16840E): Trincea già scavata in anni precedenti e riaperta nel 2006 (Fig. 16); la sommità del canale è riempita da orizzonti antropici ora scarsamente visibili, quindi non descritti; di seguito è riportata la descrizione dei livelli attualmente ben visibili: 1 (nel canale): livello con struttura poliedrica 1-2 cm. ben sviluppata, tessitura limoso-argillosa, colore 10 YR 7/4 con glosse più grigie che si sviluppano dall'orizzonte superiore, limite inferiore chiaro a:

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2: livello massivo costituito da sabbia fine debolmente limosa; alla base sono presenti sottili lamine irregolari di materiale più fine e grigiastro, presenza di pedorelitti, colore 10 YR 7/3 con screziature più grigie ed altre più rugginose, presenza di aree irregolare con frequenti clasti/concrezioni, limite inferiore chiaro a: 3 e 4: livelli massivi limoso-franchi nella parte superiore passano gradualmente a sabbia fine debolmente limosa verso il basso, colore 2,5 Y 6/2, con rare e minute screziature rugginose, nella parte superiore passa a 10 YR 7/3 verso il basso, presenza di gusci millimetrici di gasteropodi, al limite superiore di 3 è presente un livello submillimetrico biancastro dovuto probabilmente alla presenza di sali e di gusci di gasteropodi, colore più scuro verso il limite superiore di 4 per presenza di materia organica, presenza di ceramica alla base, limite netto a: 5: due livelli argilloso-limosi, separati da un'intercalazione più sabbiosa di 2-3 cm., con struttura poliedrica ben sviluppata ad aggregati di 1-3 cm. molto compatti, colore 10 YR 6/3, 6/4 con screziature rugginose, limite laterale netto a 9 e inferiore netto a 10, 6: livello limoso-franco a struttura poliedrica disturbato da bioturbazioni e riempimenti di radici, colore 2,5 Y 6/2, limite inferiore chiaro a: 7: livello limoso-argilloso massivo, colore 2,5 Y 7/2 con screziature 2,5 Y 7/4, limite inferiore netto a: 8: livello argilloso-limoso a struttura poliedrica ben sviluppata con aggregati di 2-3 cm. molto compatti, colore come 7, limite inferiore netto irregolare a: 9: livello di sabbie fini con alla base laminazioni oblique scarsamente visibili, colore 10 YR 6/4 con glosse più grigie che si sviluppano dall'orizzonte superiore, limite inferiore netto a: 10: livello limoso-sabbioso massivo colore 10 YR 7/3. 6b. Seconda trincea del sito N° 1211: Quest’anno è stata scavata un’altra trincea 10 m. più a nord rispetto alla precedente. In essa è visibile la metà occidentale del canale con la relativa sponda (Figg. 17-18): 1: livello di sabbia medio-fine limosa con struttura lamellare che ricopre sia il riempimento di canale che la sponda, limite inferiore netto, riempimento del canale: 2: livello argilloso-limoso con struttura da granulare a poliedrica, moderatamente cementato,

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con evidenze antropiche, limite inferiore netto, 3: livello di sabbia fine friabile massiva o con rare laminazioni presso il limite inferiore, colore 10 YR 7/3, rari pedorelitti, concrezioni saline submillimetriche e gusci di gasteropodi, riempimento secondario dei vuoti maggiori (da radici o tane) con frequenti clasti/concrezioni millimetriche, limite inferiore abrupto con 4 segnato da un livello millimetrico di limo sabbioso, 4: livello di sabbia limosa poco cementata, colore 10 YR 7/3, con screziature giallastre ed altre rugginose, limite inferiore abrupto, 5: alternanza di livelli irregolari discontinui sabbiosi (5a, 5c) e limoso-sabbiosi (5b, 5d, 5e), prevalentemente massivo, in 5c laminazioni suborizzontali debolmente ondulate, in 5b, 5e e base di 5a struttura poliedrica debolmente sviluppata, colore 2,5 Y 6/2 dove più limoso, 10 YR 7/3 dove sabbioso, presenza di gusci di gasteropodi, sul lato opposto della trincea è ben visibile presso il limite superiore un livello di spessore millimetrico biancastro per la presenza di gusci di gasteropodi e sali (campionato per analisi micromorfologica), presso il limite inferiore sono presenti aree scure per presenza di materia organica (campionate per datazione al radiocarbonio), limite laterale chiaro con 6, inferiore abrupto con 7 e 8, livelli precedenti al canale: 6: livello di sabbia fine massiva friabile con un livello irregolare discontinuo (6a) più limoso e cementato, colore 10 YR 6/4 (6a più tendente al grigio), limite inferiore abrupto, irregolare a scala centimetrica, 7: livello limoso-argilloso massivo compatto, colore 2,5 Y 7/2, limite inferiore chiaro, 8: livello argilloso-limoso compatto con struttura da lamellare a poliedrica con aggregati di 2-3 cm., colore 2,5 Y 7/2 con screziature grigio-verdi, sul lato opposto della trincea viene tagliato dal canale, limite inferiore netto, 9: livello limoso-sabbioso massivo debolmente cementato, colore 10 YR 6/3, limite inferiore chiaro irregolare con glosse centimetriche, 10: sabbia fine friabile, massiva o con laminazioni scarsamente visibili, colore 10 YR 6/4.

7. Sezione nel deserto (LAT. 38.13404N, LON. 62.22217E): sponda esposta di recente per erosione di un canale artificiale; sezione esposta ad est (Figg. 19-20): 0-144 cm.: livelli di sabbia medio-fine con laminazioni incrociata ed ondulata da ripple, friabile limite inferiore chiaro a:

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144-155 cm.: livello fortemente cementato: probabilmente l'acqua percolante nei livelli soprastanti si ferma a questo livello più impermeabile e riprecipitano i sali, a causa della cementazione la tessitura non è valutabile, limite inferiore graduale a: 155-175 cm.: livello a struttura lamellare millimetrica ben sviluppata, tessitura limoso-argillosa con argilla 15-20%, sabbia <5% colore di fondo 10 YR 7/4 con screziature 5 YR 4/8, 4/6 ad andamento prevalentemente suborizzontale, occasionalmente verticale, concrezioni saline submillimetriche, limite inferiore graduale a: 175-184 cm.: come sopra tranne: lamelle più grossolane, tessitura limoso-argillosa con argilla 30%, sabbia <5%, colore 10 YR 7/6 con screziature 10 YR 7/1 millimetriche prevalentemente verticali (radici?), limite inferiore chiaro a: 184-195 cm.: livello a struttura poliedrica angolosa centimetrica ben sviluppata, tessitura argilloso-limosa, colore 2,5 Y 6/4 con screziature 5 YR 5/8 e 10 YR 7/1, concrezioni saline anche di 1 cm, limite inferiore abrupto a: 195-203 cm.: come sopra tranne: colore 10 YR 7/4, concrezioni assenti, limite inferiore abrupto suborizzontale a: 203-... cm. livello massivo tessitura sabbiosa fine - limosa, colore 2,5 Y 7/2 con screziature 10 YR 6/8 presenti due livelli di 2-3 cm. simili al livello superiore, a 205 cm. carbone campionato. 8. Sezione di Togolok (LAT. 38.11214N, LON. 61.99435E): probabile sponda di paleocanale presso il sito di Togolok (Figg. 21-22) 0-25 cm.: sabbia fine debolmente limosa, sciolta con debole cementazione nella parte superiore,

noduli submillimetrici salini con abbondanza fino al 15%, colore 10 YR 6/3, limite inferiore netto irregolare a:

25-30 cm.: argilla limosa, struttura lamellare,

colore 10 YR 4/3, 4/4, tracce di radici, limite inferiore abrupto lineare a:

30-50 cm.: limo argilloso-franco massivo,

colore 10 YR 7/3 con lamine millimetriche suborizzontali 10 YR 4/3 nella parte inferiore, limite inferiore abrupto lineare a:

50-52 cm.: limo argilloso,

colore 10 YR 4/3, concrezioni saline submilimetriche, limite inferiore abrupto lineare a:

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52-… cm.: sabbia fine limosa massiva, colore 10 YR 6/3

Fig. 6. Sezione N°1 di Sultan-Bent

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Fig. 7. Sezione N° 1 di Sultan-Bent

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Fig. 8. Sezione N°2 di Iolotan

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Fig. 9. Sezione N°2 di Iolotan

Fig. 10. Sezione N° 3 di Iolotan, dosso

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Fig. 11. Sezione N° 3 di Iolotan, dosso

Fig. 12. Sezione N° 4 di Talkhatan-Baba

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Fig. 13. Sezione N° 4 di Talkhatan-Baba

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Fig. 14. Sezione N° 5 (sponda canale irriguo)

Fig. 15. Sezione N° 5 sezione del canale, foto d’ambiente

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W E

Fig. 16. Sezione N° 6a, prima trincea nel sito N° 1211

Fig. 17. Sezione N° 6b, seconda trincea nel sito N° 1211

0 m

1 m

2 m

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Fig. 18. Sezione N° 6b, seconda trincea nel sito N° 1211

Fig. 19. Sezione N° 7, deserto

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Fig. 20. Sezione N° 7, deserto

Fig. 21. Sezione N° 8, Togolok

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Fig. 2. Sezione N° 8, Togolok

Le datazioni al C14

Sono stati raccolti in sezione alcuni campioni organici, adatti ad essere radiodatati per

ottenere delle indicazioni cronostratigrafiche relative alle serie sedimentarie descritte durante la

survey.

Sezione N° 7: è stato campionato un carbone alla base del suolo sepolto (al top dell’orizzonte C

composto da limi fluviali massivi e sabbie fini bianchi) a circa 2,05 m. di profondità dal piano di

campagna. La datazione fornirà la cronologia di questi sedimenti di piana di esondazione,

consentendo un’eventuale correlazione con i depositi fluviali di piana sottostante del canale del sito

N° 1211.

Sezione N° 6B (nuova trincea nel sito di cultura Andronovo): campionati resti carboniosi,

probabilmente di origine vegetale, prelevati alla base laterale del paleocanale. Dovrebbe datare

l’inizio del riempimento del canale.

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Sezione N° 2: campione organico di resti vegetali prelevato nella parte argillosa del paleosuolo a

circa 4,5 m. dalla sponda in erosione recente del Murghab. Permetterebbe di stabilire un’età

massima del suolo

Sezione N° 5, resti di ossi all’interno di una giara. Circa 1,5-2 m. di profondita permeterebbe di

attribuire in maniera puntuale la frequentazione. Sezione situta nella parte media del fan (circa alla

latitudine di Merv)

Campionamento per analisi micropedologica

Nella sezione 6b è sato raccolto un campione per lo studio micropedologico, a 70 cm. di

profondità dal piano di campagna, al limite degli strati 4 e 5, in depositi di riempimento del canale.

Esso comprende un sottile livello biancastro interpretato nel corso dei precedenti scavi come un

livello con cenere. Nelle osservazioni di quest’anno il colore bianco è stato attribuito alla presenza

di abbondanti gusci di gasteropodi ed è stata ipotizzata la presenza di sali in seguito ad un

temporaneo prosciugamento del canale.

Per chiarire la natura di tale livello è necessaria l’osservazione micromorfologica in grado di

mostrare l’eventuale presenza di cenere o di evidenze di prosciugamento come sali o strutture di

essiccazione.

Interpretazioni preliminari dei dati stratigrafici

Le sezioni descritte durante la survey 2006 vanno ad integrare le osservazioni del 1995

(Cremaschi 1998) e le precedenti interpretazioni geomorfologiche (Marcolongo, Mozzi 1998).

Ulteriori avanzamenti dello stato delle conoscenze sono attesi sulla base dei risultati delle datazioni

al radiocarbonio (sezioni 3, 5, 6b, 7) e dell’analisi micromorfologica (trincea 6b).

Sulla base dei nuovi dati di campagna, è interessante notare la presenza di livelli

prevalentemente argillosi ad aggregazione poliedrica interpretabili come paleosuoli (sezioni 3, 4, 6,

7). Essi si sviluppano sempre su sedimenti di piana alluvionale e testimoniano fasi

geomorfologicamente stabili, ovvero senza fenomeni diffusi d’erosione o d’aggradazione, in

condizioni climatiche umide o sub-umide. Senza le datazioni al radiocarbonio non è possibile

stabilire se tali livelli siano correlabili, e quindi rappresentano un’unica fase contemporanea su tutto

il conoide, oppure se siano scollegati tra loro e dovuti a fasi diverse.

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Grazie anche ai dati del 1995, è ipotizzabile che nella parte distale del conoide i paleosuoli

siano indicativi di una relativa fase di stabilità databile all’Età del Bronzo o precedente; un’età

massima potrà essere data dal materiale organico campionato nella sezione 7 circa 20 cm. al di sotto

del suolo. Tra le Età del Bronzo e del Ferro inizia l’aridificazione nella parte distale con

conseguente regressione dell’area di esondazione ed ingresso delle sabbie eoliche ben visibili nella

sezione 7.

Nelle sezioni 6a e 6b il paleosuolo risulta ricoperto da un livello di sabbia fine probabilmente

fluviale che testimonierebbe un’alluvione posteriore alla formazione del paleosuolo, ma comunque

precedente al Bronzo finale. Antecedente o parzialmente contemporaneo al sito di cultura

Andronovo è anche il canale. La presenza di carboni e di un possibile frammento alterato di

ceramica in corrispondenza del taglio del canale indicherebbe un’origine artificiale o un

rimaneggiamento di un canale già esistente. Tuttavia occorre attendere le datazioni al radiocarbonio

per una collocazione temporale precisa. I primi livelli di riempimento sono attribuibili ad acqua

corrente con periodiche variazioni di portata solida, dopo di che il canale si svuota

momentaneamente, come indicato dal sottile livello biancastro5. Successivamente, dopo il ritorno

dell’acqua, il canale si colma di sedimenti e si disattiva definitivamente; la granulometria

relativamente grossa dei sedimenti finali e la presenza di pedorelitti indicano una fase di erosione

dei suoli circostanti durante il riempimento del canale. Tale riempimento definitivo può essere

avvenuto prima dell’insediamento N° 1211 o durante l’attività del sito; sicuramente la presenza

umana è perdurata dopo il definitivo interramento tanto da interessare l’area prima occupata dal

canale.

Nella parte mediana del conoide la sezione 5 testimonia una differente evoluzione ambientale:

la zona era ancora interessata da alluvioni dopo il periodo partico-sasanide (190-550 d.C.)6. Inoltre

non si nota alcun ingresso di sabbia eolica. In zona apicale (sezioni 1, 2, 3, 4) le esondazioni

avvengono fin oltre il periodo islamico, dopo di che comincia la fase erosiva che perdura tuttora.

Considerazioni sull’evoluzione geomorfologica del delta

Sulla base degli studi precedenti, sembra che dal tardo Bronzo la parte distale del fan non sia

più stata in fase di aggradazione, mentre qualche decina di chilometri più a monte le ultime

alluvioni possono essere attribuite all’Età del Ferro (Cremaschi 1998). Tra il Bronzo ed il Ferro

avviene l’ingresso delle sabbie eoliche presenti nella parte distale del conoide.

5 Per comprendere meglio questa fase il punto è stato campionato per l’analisi micromorfologica. 6 Per una datazione più precisa è necessario attendere la data al radiocarbonio ricavabile da ossa e denti ritrovati in sezione.

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Dai dati raccolti nel corso di questa missione, appare che nella parte mediana del fan, a circa

70 km. dall’apice, l’aggradazione continua fino almeno al periodo partico-sasanide (sezione 5). Più

a monte, a circa 20 km. dall’apice, le ultime esondazioni lungo l’asse del dosso (sezione 3)

ricoprono livelli islamici. Ciò indicherebbe che i dossi fluviali delle parti apicali e mediane sono,

almeno in parte, attribuibili agli ultimi due millenni.

La porzione di delta investigata non è attualmente soggetta a sedimentazione da parte del

Murghab. Ciò è riconducibile allo sviluppo dell’incisione entro cui scorre attualmente il fiume.

Infatti, essendosi abbassato il livello idrometrico rispetto alla piana circostante per erosione del letto

fluviale, sono venuti a mancare gli afflussi nei rami laterali, che si sono disattivati. L’attuale

deflusso superficiale è dovuto a opere irrigue. L’incisione potrebbe essere di età tardo-antica e/o

moderna. Tale erosione può essersi accentuata a seguito della costruzione di dighe, ma è un

fenomeno generalizzato poiché la stessa situazione incisa è visibile nelle immagini da satelle nei

conoidi del Tejen e dell’Amu-darya. Occorre quindi considerare la possibilità che vi siano cause più

generali come cambiamenti climatici, con conseguente variazione del rapporto tra portate liquide e

solide, o movimenti tettonici con variazione del livello di base e spostamento verso valle del punto

di equilibrio tra erosione ed aggradazione.

D’altra parte, vi è la possibilità che la capacità di costruire sbarramenti lungo il Murghab, atti

a creare dei bacini idrici per alimentare artificialmente i rami del delta, risalga già all’età antica

(Lyapin 1996). In tal caso, le esondazioni localizzate lungo i dossi fluviali che ricoprono i livelli

medievali potrebbero essere dovuti a deflussi artificiali e non alla naturale dispersione delle acque

nel delta. Ciò porterebbe a retrodatare il momento di incassamento dell’alveo del Murghab.

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PARTE IV. Conclusioni e prospettive future per la continuazione del progetto

Sulla base dei risultati raggiunti e delle collaborazioni ottenute durante la campagna 2006, si

desidera articolare il programma di ricerche archeologiche per l'anno 2007 in tre punti con un unico

scopo, ovvero la comprensione delle ragioni per cui il tentativo di urbanizzazione avviato nel Medio

Bronzo fallisce per riuscire con successo con la fondazione della città di Merv, il cui primo nucleo

appartenente alla seconda fase del Ferro (Yaz II-Iron Age 2-900-550 a.C.) è costituito dalla

cittadella di Erk-kala. Tale ambiziosa ricerca è nata quasi come una naturale conseguenza della

recente collaborazione tra partner europei ed extra-europei che lavorano nel delta del Murghab e

nelle regioni limitrofe al Turkmenistan.

Studio geomorfologico e stratigrafico del delta interno del fiume Murghab per la

ricostruzione dell’evoluzione paleoambientale e paleoidrografica in correlazione ai cicli di

insediamento umano a partire dall’Olocene medio

L’intenzione è quella di sviluppare i risultati preliminari ottenuti durante la campagna 2006,

integrandoli con i numerosi dati topografici, geologici, geormofologici, idrografici, finora di

accesso vietato, che verranno resi disponibili dal National Institute of Deserts, Flora and Fauna of

the Ministry of Nature Protection of Turkmenistan di Ashgabat. Tale studio già prevede la

collaborazione con il Dipartimento di Geografia dell’Università di Padova ed a partire dal prossimo

anno con il Department of Geography di Durham (UK). Per l’avanzamento della ricerca sono

necessari un maggior numero di transetti per collegare tra loro tutti i paleoalvei a diverse latitudini,

partendo dal nucleo di Iolotan a sud per arrivare al fronte settentrionale dei takhir verso il piano

deposizionale dell'Unguz.

Una prima esplorazione consisterebbe nell’esecuzione di un lungo transetto a ridosso del

fronte nord partendo dal caravanserraglio islamico di Sheikh-Mansur, all'estremo nord-ovest del

piano di scorrimento, fino agli estremi lembi settentrionali del paleoalveo del sito del Bronzo di

Auchin, in modo da confermare il grado di continuità del popolamento della prima e media età del

Bronzo nell'estrema sezione settentrionale dei takhir del deposito alluvionale del Murghab. La tesi

di una piana alluvionale e quindi abitativa continua (Cremaschi 1998: 15-25) resta probabilmente

sostanzialmente confermata anche se, man mano che si procede verso gli estremi settentrionali del

ventaglio, le intersezioni a bassa redditività dovrebbero aumentare fino a ritrovare i lembi estremi

dei corsi d'acqua separati dal deserto. Naturalmente l’attività sul campo sarà integrata da un’analisi

dettagliata delle immagini da piattaforma aerea e satellitare (CORONA, Aster, Landsat, SRTM,

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ecc.), dallo studio di carte topografiche storiche e militari e dalle analisi al radiocarbonio e dallo

studio di aspetti micropedologici che potranno essere effettuati.

Analisi del fenomeno “Andronovo” come trait d’union tra l’“insuccesso” dell’urbanizzazione

del Bronzo ed il successivo “trionfo” del Ferro. Scavo del sito N° 1211 e transetti mirati

attraverso il territorio del delta

L’osservazione del reticolo fluviale sulle immagini SRTM ed i transetti est-ovest effettuati a

partire dal 1993 trasversalmente, per osservare il territorio tra i siti principali, confermano la

continuità del popolamento nel Bronzo per la presenza di consistenti resti insediativi nelle fasce

intermedie tra i letti fluviali. Non è in discussione l'ipotesi di continuità di popolamento rurale su

terreni ancora fertili tra i paleoalvei, ma che queste strisce intermedie possano essere omogenee dal

punto di vista della redditività agraria. Aree di minore produttività ci sono sempre state laddove

minore o eccessivo è il ristagno idrico.

La questione principale è di stabilire una relazione tra il calo di redditività dei suoli e

l'inserimento degli abitati Andronovo, che sappiamo da tempo vanno a porsi nelle aree intermedie

marginali tra i paleoalvei punteggiati dai villaggi, mediante l’indagine stratigrafica del sito N° 1211,

già iniziata nel 2000-01 e continuata nel 2006, e l’esecuzione di transetti mirati trasversalmente

all’area del delta. Il progetto prevede anche la partecipazione di T.J. Wilkinson, esperto di

archeologia del territorio dell’Università di Durham.

Il fenomeno urbano del Ferro e le ragioni dello spostamento della popolazione da Yaz-tepe a

Merv. Scavo della cittadella pre-Achemenide di Erk-kala ed analisi del territorio circostante

Gli ottimi risultati raggiunti durante la campagna 2006 in collaborazione con la missione

inglese impegnata a Merv nell’ambito del progetto “Ancient Merv Project”, sotto la direzione di

T.D. Williams dell’Institute of Archaeology della University College of London (UCL), hanno

portato alla decisione di avviare per l’anno 2007 lo scavo dell’insediamento di Erk-kala, ovvero

primo nucleo della città di Merv risalente alla seconda fase del Ferro. Per la campagna 2007 si

intende realizzare il rilievo topografico di dettaglio del sito, mediante GPS cinematico con dettaglio

centimetrico e tecniche di laser scanning. Inoltre il progetto prevede anche l’esplorazione radiale

del sistema di canalizzazioni e di fossati intorno alla cittadella mediante metodologie Georadar,

G.P.R. (Ground Penetrating Radar). Verrà inoltre eseguita la pulizia delle sezioni della trincea

scavata da Z.I. Usmanova (1963: 20-94) lungo il perimetro occidentale delle mura difensive ed una

nuova trincea attraverso il tepe centrale, che ospita il principale centro politico-amministrativo

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dell’insediamento, fino alla sua parte mediana. Lo scopo principale è il recupero di una sequenza

stratigrafica per comprendere, grazie anche ad una puntuale osservazione delle sezioni esposte

dall’Usmanova, la successione delle fasi abitative della cittadella e l’esatto periodo in cui la

fondazione è avvenuta.

Inoltre tale ricerca permetterebbe anche di comprendere le ragioni alla base dello spostamento

del potere politico-amministrativo dal principale centro di Yaz-tepe ad un centro abitativo “minore”

come quello di Erk-kala, nato probabilmente come fortezza difensiva a protezione del sistema idrico

meridionale. In questo periodo l’intervento dell’uomo “snatura” il sistema idrico naturale mediante

l’erezione di dighe (Lyapin 1996: 13-21), controllate in seguito dal sistema centralizzato

dell’impero achemenide.

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APPENDICE I. Lista del materiale archeologico dalla campagna 2006 depositato

presso il National Historical Park “Ancient Merv” sotto la supervisione del

“Ministry of Culture and TV & Radio Broadcasting of Turkmenistan”

M2006 Site No. 1211-Inventory of deposited material

Site No. No. of boxes Stratigraphical Unit (US) Square No.

1211 1 SURFACE

1211 1 US 1; US 2

C12-C15-D12-D13-D15-C15-G11-F11

D12-E12--E15--F13-F15-G11-G12-

G13-G15

1211 US 5 D14

1211 1 US 9 D11

1211 US 13 D13

1211 TRENCH 02

1211 AG AREA

Inventory of material collected during Takhirbai

and Togolok areas survey recognition

Site No. Campaign Note

1406 M06

1416 M06

1419 M06

1427 M06

1428 M06

1431 M06

1433 M06

1438 M06

1441 M06

1445 M06

1455 M06

1457 M06

1458 M06

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1459 M06

1460 M06

1461 M06

1462 M06

1464 M06

1468 M06

1469 M06

1470 M06

1471 M06

1472 M06

1473 M06

1474 M06

1476 M06

1477 M06

1478 M06

1479 M06

1481 M06

1482 M06

1484 M06

1485 M06

1490 M06

1491 M06

1493 M06

1500 M06

1508 M06

1511 M06

1514 M06

1515 M06

1516 M06

1518 M06

1519 M06

1520 M06

TOTAL: 6 BOXES