REPORT SULL’ANALISI DI SOSTENIBILITA’ TASK 4 · 3.5.1 Rete Regionale di monitoraggio...

48
REPORT SULL’ANALISI DI SOSTENIBILITA’ TASK 4.1 Territorio e Area industriale della Provincia di Rovigo Redazione Verifica Approvazione luglio 2006

Transcript of REPORT SULL’ANALISI DI SOSTENIBILITA’ TASK 4 · 3.5.1 Rete Regionale di monitoraggio...

REPORT SULL’ANALISI DI

SOSTENIBILITA’

TASK 4.1

Territorio e Area industriale della

Provincia di Rovigo

Redazione Verifica Approvazione

luglio 2006

2

INDICE Premessa

1. Anagrafica-Territorio di Riferimento

2. La zona industriale di Polesine e Villamarzana

3. Uso del Suolo, Geologia, Idrogeologia, Natura-Territorio di Riferimento

3.1 Inquadramento fisico

3.2 Inquadramento antropico

3.2.1 Clima 3.2.2 Flora 3.2.3 Fauna 3.2.4 Aspetto demografico

3.3 Inquadramento storico e urbano

3.3.1 Comune di Villamarzana 3.3.2 Comune di Arqua Polesine

3.4 Inquadramento territoriale

3.4.1 Cenni di geologia generale 3.4.2 Sistema idrogeologico

3.5 Atmosfera 3.5.1 Rete Regionale di monitoraggio dell’aria 3.5.2 Monitoraggio mediante l’uso di licheni 3.5.3 Biomonitoraggio dell’SO2 tramite licheni 3.5.4 Biomonitoraggio dei metalli tramite l’uso di licheni 3.5.5 Monitoraggio Provinciale dell’aria

3.6 Ambiente idrico

3.6.1 Idrografia superficiale 3.6.2 Scolo Valdentro 3.6.3 Idrogeologia

3.7 Suolo e sottosuolo

3.7.1 Geomorfologia

3

3.8 Rumore

3.8.1 Comune di Villamarzana 3.8.2 Comune di Arqua Polesine

3.9 Aspetti socio economici

3.9.1 Forza lavoro e occupazione 3.9.2 Mercato del lavoro 3.9.3 Reddito 3.9.4 Caratteristiche dell’economia provinciale 3.9.5 Punti di forza e di debolezza dell’area

3.10 Paesaggioi

3.10.1 Vincoli paesaggistici

4. Area Industriale

4.1 Ambiente idrico

4.1.1 Scarichi idrici

4.2 Vegetazione, fauna ed ecosistemi.

4.3 Atmosfera

4.4 Rumore

4.5 Viabilità 4.6 Paesaggio

4.6.1 Vincoli paesaggistici

4

Premessa Il presente documento di Analisi di Sostenibilità è stato elaborato sulla base del “Protocollo raccolta dati” predisposto da CRF Cooperativa Ricerca Finalizzata srl nell’ambito del progetto Life SIAM. L’acquisizione dati, la predisposizione, l’elaborazione e la redazione del documento è stata curata dal Comitato Locale dell’area industriale di Rovigo costituito dalla Provincia di Rovigo, dall’Associazione Industriali della provincia di Rovigo, da I3-Iniziative Immobiliari Industriali, dai Comuni di Arquà Polesine e Villamarzana e da ENEA Sede di Venezia. Per ciascuno dei tematismi individuati dal modello di Area Industriale Sostenibile viene fornita un’analisi di prima approssimazione utilizzando testi descrittivi e, ove possibile, indicatori e matrici ambientali. Il tutto si concretizza in un quadro delle caratteristiche e delle criticità del territorio di riferimento e dell’area industriale utile per la definizione della Politica di Sostenibilità e per la redazione del Piano di Miglioramento. Il documento si articola in due sezioni che analizzano il sistema locale di riferimento e l’area industriale. Nella consapevolezza che i temi considerati dal progetto Life SIAM non trovano completa definizione all’interno del confine della sola area industriale ma si sviluppano in ambiti territoriali più ampi, il Comitato Locale ha considerato come sistema locale di riferimento il territorio dei due comuni interessati Arquà Polesine e Villamarzana.

5

1. Anagrafica - Territorio di Riferimento

"La terra dei Grandi Fiumi" è una superficie rettangolare che si estende tra l' Adige ed il Po. Rovigo è la città principale di quest'area e si trova in posizione centrale rispetto al mare Adriatico e il Nord Europa; negli anni è diventata una piattaforma geografica e logistica nel cuore dell'Europa e della regione mediterranea. Molte sono le aree industriali che gravitano attorno ad essa. Il Polesine è occupata da aree industriali per una superficie di 13.200.000 mq. La provincia di Rovigo ha forma rettangolare e si estende su di una superficie di 1.800 Kmq, con una popolazione di 250.000 abitanti. La viabilità è assai sviluppata. Nella direttrice da nord a sud scorre l'autostrada A 13 da Venezia a Bologna. Sull'asse est-ovest, lungo la superstrada Transpolesana, in meno di un'ora si raggiunge Verona (altra sede aeroportuale). La realizzazione della nuova Romea e il completamento della Transpolesana fino al mare consentiranno l'innesto di tutta la viabilità nel corridoio adriatico E45 - E55. Il territorio è attraversato in lunghezza anche dall'asta navigabile con collegamenti su Mantova, Cremona, Milano, Chioggia, Venezia, Trieste e le coste balcaniche e un punto di scambio all'Interporto di Rovigo.

6

Oggi l'industria di Rovigo è sviluppata in differenti settori merceologici. Citiamo solo alcune tra le aziende leader di settore: Cantieri Navali Vicentini, Bassano Grimeca, leader mondiale nella produzione di cerchioni per moto, Grandi Molini primo esportatore al mondo di farina di grano, Irsap nei condizionatori d'arredamento, Guerrato nell'impiantistica, Costruzioni Dondi nella realizzazione di reti per la distribuzione dell'acqua e del gas e non solo, Incold e Intrac nell'industria del freddo e delle scaffalature, Polielettonica nella produzione di attrezzature fotografiche, Riello motori elettrici e Zanussi elettromeccanica, Later, Wavin e Deriplast nel settore materie plastiche, Socotherm nella produzione di tubi per gasdotti, Cirs nella costruzione di impianti chimici, Zhermack, Dental Manifacturing e Esoform nel medicale. E' presente inoltre un tessuto di piccole e medie imprese artigiane nei settori metalmeccanico, legno, arredo, tessile e abbigliamento e della calzatura. La nuova area industriale si estende per circa 1.400.000 mq tra il comune di Villamarzana e quello di Arquà Polesine, proprio nelle immediate vicinanze del luogo in cui sorgerà il nuovo casello di Villamarzana, che collegherà la Transpolesana all'Autostrada A13. IL Comune di Arqua Polesine ha 2.896 abitanti e si estende su una superficie di 20,01 kmq. Il Comune di Villamarzana ha 1.226 abitanti residenti e si estende su una superficie di 14,07 kmq.

7

2. La zona industriale di Polesine e Villamarzana L’area è posta a nord-est del territorio di Villamarzana e a nord-ovest rispetto al territorio di Arquà Polesine, nella provincia di Rovigo. L’area è destinata all’insediamento di attività di tipo industriale, artigianale, aree per insediamenti di tipo turistici ricettivi e per il tempo libero, attrezzature comuni, fasce di rispetto stradale e fluviale ed infine zone a parcheggi. L’ubicazione di questa area industriale è ai margini dei due Comuni interessati e non interessa direttamente il nucleo abitativo centrale, nonostante questo l’insediamento presenta un’adeguata area di rispetto, circostante la sede dell’impianto, con destinazione prevalentemente paesaggistica avente la funzione di mitigare gli impatti diretti sul territorio.

L’area dell’intervento ha un estensione complessiva di 1.427.433 mq, di cui circa 56,6% destinata ad insediamenti di tipo industriale o artigianale, circa 3,5 % ad insediamenti turistico ricettivi e attrezzature comuni, circa 12,5% destinata a parcheggi e viabilità, e circa 27,4% ad area a verde, piste ciclabili, fascia di rispetto.

• SUPERFICIE TERRITORIALE: 1.427.433 mq • SUPERFICIE FONDIARIA: 808.137 mq • NUMERO LOTTI: 63 più due aree a Centro servizi per un totale di 20.856 mq e due aree ad

attrezzature comuni per un totale di 29.000 mq • STRADE: 92.097 mq • PARCHEGGI: 87.0018 mq • VERDE: 310.543 mq • FASCE DI RISPETTO: 79.782 mq

8

3. Uso del Suolo, Geologia, Idrogeologia, Natura. Territorio di Riferimento

3.1 Inquadramento fisico L’attuale territorio polesano è, dal punto di vista geologico, di formazione recente, frutto degli apporti alluvionali dell’Adige e del Po e dell’azione dell’uomo. Questi infatti ha fissato i caratteri principali del paesaggio attraverso lavori di bonifica e di arginatura dei maggiori corsi d’acqua. I caratteri comuni che generalmente si riscontrano sono: la scarsa altimetria, le pendenze limitatissime del terreno, l’abbondanza di acque regolate dai consorzi di bonifica con argini, canali artificiali, idrovore. Un complesso di segni lasciato dall’attività dei fiumi sono i paleoalvei, ovvero antichi alvei abbandonati, spesso utilizzati come percorsi stradali perché rilevati di 1-2 m sul piano di campagna. Questo rilievo è dovuto al fatto che i fiumi, esondando, depositano i sedimenti più grossolani in prossimità del loro corso mentre quelli più fini si disperdono nella pianura circostante. In particolare, a sud della zona in oggetto, si trova il paleoalveo denominato Pestrina, dove, come evidenziato nella relazione geologica, si registrano quote quasi sempre maggiori ai 5 m sul livello del mare. L’intervento è localizzato nella pianura Veneta nei Comuni di Villamarzana e Arquà Polesine a circa 8-9 km dalla città di Rovigo in direzione sud-ovest. Le coordinate geografiche dell’insediamento in argomento, espresse nel sistema nazionale Gauss-Boaga sono le seguenti: Latitudine chilometrica: tra 4.988.000 e 4.989.000 Longitudine chilometrica: tra 1.713.000 e 1.714.0 3.2 Inquadramento antropico 3.2.1 Clima Il Polesine presenta un inverno abbastanza rigido e sebbene si formi il ghiaccio sulle strade, lo stesso non succede sul fiume, tanto che il Po rimane navigabile per tutto l'anno. L'umidità nell'aria è elevata. Nei mesi di ottobre e marzo è frequente la presenza di nebbia sul Po, mentre scarse sono le precipitazioni. La stagione estiva è caratterizzata da temperature elevate e da aria afosa, con precipitazioni di tipo temporalesco 3.2.2 Flora

Per quanto riguarda la flora la zona in esame appartiene ad un territorio caratteristico della pianura padana: racchiuso tra fiumi e canali e solcato da collettori di bonifica, scoli e fossi.

9

Zone umide di acqua dolce Le valli sono delle oasi per le specie tipiche delle zone d'acqua dolce, esse sono circondate da salici e da pioppi. Presenza perenne è il canneto, si può trovare anche la comune canna di palude, la tifa e la lisca lacustre. Nella parte centrale delle valli ci sono le ninfee bianche e il nannufero, ninfea caratterizzata da fiori gialli, la genziana d'acqua, ha fiori campanulati e sfrangiati ai lati. La superficie dell'acqua ospita anche piccole piante come: il morso di rana, la lenticchia d'acqua e l'erba pesce che trasformano la superficie stessa in una distesa tappezzata di verde. Zone boschive Il territorio deltizio era originalmente ricoperto da ampi spazi boschivi. Oggi rimangono poche tracce, la più significative è il Gran Bosco della Mesola che al suo interno cela esemplari arborei di grandi dimensioni. Il leccio, simile alla quercia, il frassino, il pioppo bianco e l'olmo. Sulle dune più antiche ergono la farnia e il carpino bianco e ai loro piedi il biancospino, il cisto e il corniolo. Le pinete, tipiche della zona litorale, sono costituite dal pino domestico, dal leccio, dalla farnia e dal pioppo bianco.

3.2.3 Fauna

Uccelli Sono circa 200 le specie presenti sul territorio. Sulle lingue di sabbia si nidifica la beccaccia di mare, e durante il periodo primaverile il fraticello popola le spiagge polesane. Nelle lagune e nelle valli si può intravedere il gabbiano reale, il cavaliere d'Italia, la sterna, varie specie di anatre, la spatola, il mestolone, la marzaiola e il fischione. Le zone d'acqua dolce sono popolate invece dall'airone rosso, dal falco di palude, il cannareccione, l'usignolo di fiume e il porciglione. Vicino ai canneti sono presenti le folaghe e le gallinelle che costruiscono i loro nidi sull'acqua. Le pinete e i boschi sono un ambiente ospitale per il gufo, l'allocco, il mignattaio, l'airone cenerino e la nitticora. Mammiferi La maggior parte delle zone umide sono abitate dalla talpa comune e il toporagno acquatico. Le rive dei fiumi pullulano di un roditore un po’ invadente, la nutria, simile ad un ratto gigantesco infastidisce molti uccelli acquatici. Nelle zone boschive si possono notare i daini, la faina, il tasso, la volpe ed il coniglio e pochissimi esemplari di cervo che condividono il poco spazio con i numerosi daini. La presenza di questo animale spettacolare è molto preziosa, anche perché questi cervi sono gli ultimi esemplari autoctoni rimasti. Rettili e anfibi Nel Polesine si possono tranquillamente incontrare rane verdi, il rospo divoratore di vermi ed insetti e la raganella. Nelle zone boschive convivono la testuggine palustre e quella terrestre, oltre a molti esemplari di lucertole. Presenti alcune specie di serpenti come la biscia dal collare, non velenosa, riconoscibile da una

10

specie di collare a macchie bianco giallognole e nere, poi c'è il biacco, serpente aggressivo ma non velenoso, l'unico velenoso è il marasso che ha una macchia nera a forma do X sul capo. 3.2.4 Aspetto demografico Si fa riferimento ai dati espressi dalla Provincia di Rovigo, Ufficio Statistica, riferiti all’anno 2001; si tratta di un compendio di dati relativo alla struttura demografica e socio-economica della Provincia di Rovigo.

Comune 1951 1961 1971 1981 1991 2001 Arquà Polesine 4.515 3.671 3.267 3.082 2.909 2.913Villamarzana 2.529 1.733 1.436 1.279 1.197 1.210

Tabella 1 Popolazione residente

Comune Pop. totale Superf. Km2 Dens. ab./km2

Arquà Polesine 2.913 20,02 146Villamarzana 1.210 14,07 86

Tabella 2 Pop. residente, superficie territoriale e densità per comune al 1 gennaio 2001.

3.3 Inquadramento storico e urbano

Il territorio polesano è, dal punto di vista geologico, di formazione recente, frutto degli apporti alluvionali dell’Adige e del Po e dell’azione dell’uomo; questi infatti ha fissato i caratteri principali del paesaggio attraverso lavori di bonifica e di arginatura dei maggiori corsi d’acqua. Un complesso di segni lasciato dall’attività dei fiumi sono i paleoalvei, antichi alvei abbandonati, spesso utilizzati come percorsi stradali perché rilevati di 1-2 m sul piano di campagna. Questo rilievo è dovuto al fatto che i fiumi, esondando, depositano i sedimenti più grossolani in prossimità del loro corso mentre quelli più fini si disperdono nella piana circostante. Ben evidenti risultano lunghi tratti dei paleoalvei del Po, come quello sul quale corre la strada che da Castelmassa passa per Ceneselli, Trecente, Castelguglielmo, Fratta Polesine, Arquà Polesine e che diviene meno visibile nel tratto che lo portava al mare in prossimità di Adria, come meglio specificato nella parte che tratta la geologia e idrogeologia.

3.3.1 Comune di Villamarzana

Il territorio comunale di Villamarzana, che si estende su una superficie di circa 14 km2, comprende poco più di 1.200 abitanti ed è situato a circa 10 km a sud di Rovigo; confina con i comuni di Pincara, Fratta Polesine, Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine e Arquà Polesine.

11

Nel territorio è presente un centro abitato primario in corrispondenza del capoluogo e una piccola frazione, Gognano, situata in prossimità del confine con il comune di Fratta Polesine, lungo la S.S. 434 Transpolesana. La maggior parte degli insediamenti commerciali si trova nel capoluogo mentre le attività terziarie, a parte qualche eccezione, sono localizzate nella Z.A.I. posta a sud-ovest del centro abitato. Villamarzana è un antico centro risalente all’età romana. Fu possesso dei Benedettini di Pomposa in età medievale che diedero inizio all’opera di bonifica del territorio, proseguita poi dagli Estensi e dai Veneziani nel secolo XVI. Durante l’ultimo conflitto mondiale Villamarzana è stata teatro di una delle stragi più efferate compiute dai nazifascisti contro 44 partigiani della zona. Oltre al monumento ad essi dedicato, interessanti sono la Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Stefano Papa Martire (sec. XIX), alcune ville padronali e in loc. Gognano la Chiesa e la canonica risalenti al sec. XVII. La maggioranza degli insediamenti commerciali si trova nel capoluogo mentre le attività terziarie, a parte qualche eccezione, sono localizzate nella Z.A.I. posta a sud-ovest del centro abitato. La viabilità all’interno del territorio è garantita principalmente dalla S.S. 434 Transpolesana e dalle due strade provinciali n. 23 e n. 24, anche se il traffico maggiore è localizzato sull’autostrada A13 che attraversa da nord a sud l’intero territorio comunale.

3.3.2 Arquà Polesine

Arquà Polesine si distingue per il torrione del castello medievale e per il campanile che si elevano sopra il centro abitato. Il castello è l’unico superstite delle numerose rocche disseminate lungo il Canalbianco dal medioevo in poi. Passato più volte di proprietà nel corso dei secoli, l’intero complesso è stato acquistato dal Comune di Arquà che ha avviato i lavori di ristrutturazione portando alla luce pregevoli affreschi del seicento. L’odierno castello si riduce ad una robusta torre medievale merlata, suddivisa in tre piani, nonché in un corpo di fabbriche che da su un ampio cortile interno, dove si aprono tredici arcate settecentesche, le scuderie e un granaio. Meritevoli d’attenzione sono anche il Casino di Caccia estense (risalente al quattrocento) e il complesso settecentesco di Ca’Marchese in località Granze.

12

3.4 Inquadramento territoriale 3.4.1 Cenni di geologia generale I terreni e le forme più superficiali del territorio polesano sono legati alle vicende più recenti dei fiumi, scoli, canali e relative bonifiche. I corsi più importanti che hanno modellato il territorio dando anche assetti topo-altimetrici variabili sono: Po, Adige, Adigetto, Castagnaro, Malopera, Tartaro-Canal Bianco e i vari paleoalvei come la “Philistina” (antico percorso del Po). I caratteri comuni che si riscontrano sono: la scarsa altimetria, le pendenze limitatissime del terreno, l’abbondanza di acque regolate dai consorzi di bonifica con argini, canali artificiali, idrovore. La Provincia di Rovigo è stretta fra l’Adige ed i Po ed è condizionata da questi grandi fiumi i cui livelli di medie e massime piene sono sempre più elevati del piano campagna circostante, quasi parallelamente ad essi nella zona mediana è attraversata dal tartaro – Canal Bianco, Po di Levante. Da questi dipendevano gli scoli dei territori sia in destra che in sinistra, fino alla costruzione del Collettore Padano Polesano, canale che, solcando il territorio fra il Po e il Canal Bianco, riceve, attualmente, le acque delle bonifiche di destra del Canal Bianco. La zona di sinistra del Canal Bianco è solcata invece dal Naviglio Adigetto. Nella zona di studio il Canal Bianco è il corso principale che si collega con il Tartaro. Il Tartaro trae origine dai fontanili che sgorgano ai piedi dei terrazzamenti posti ad occidente di Verona e si scaricano in mare fruendo di un alveo medioevale del Po: il Po di Levante. 3.4.2 Sistema idrogeologico Il sistema idrogeologico della stretta fascia compresa tra il Po e l’Adige è legato alla natura dei sedimenti alluvionali di questi due fiumi ed ai loro rapporti di sedimentazione. Questa situazione determina un complesso di falde acquifere sovrapposte quasi tutte in pressione, all’interno di depositi permeabili prevalentemente sabbiosi, intercalati a livelli impermeabili la cui alimentazione è dovuta principalmente ai vicini corsi d’acqua pensili ma anche alle falde sovrastanti per la non continuità dei setti impermeabili separanti i vari acquiferi. L’andamento delle curve isofreatiche (Fig. 3) minime della provincia di Rovigo, appartenenti alla falda freatica più superficiale, evidenziano una variazione di permeabilità (e quindi litologica) fra la destra dell’Adige e la sinistra del Po. In particolare, l’alimentazione della falda da parte dell’Adige è considerevole e

13

questo spiega l’equidistanza ristretta delle isofreatiche mentre l’apporto idrico dovuto al Po è di minore importanza per la presenza di terreni fini.

Figura 1 Isofreatiche minime della Provincia di Rovigo.

* 1 = curve isofreatiche con quote positive riferite al livello marino; 2 = curve isofreatiche con quote negative; 3 = limiti di provincia; 4 = ubicazione dei pozzi.

3,5 Atmosfera

3.5.1 Rete regionale di monitoraggio dell’aria La Regione del Veneto, fin dal 1983, aderendo alla richiesta del Parlamento di partecipazione al programma di monitoraggio Europeo sulla qualità dell'aria e sugli inquinanti soggetti a trasporto transfrontaliero, ha provveduto a costituire i primi sistemi di monitoraggio dell’ambiente. La loro ubicazione, in prossimità delle grandi aree industriali e/o all’interno delle aree metropolitane, le rendevano idonee esclusivamente a quel particolare uso locale, non permettendo pertanto la determinazione della qualità media dell’aria al di fuori di tali aree. L'anno successivo alla realizzazione della prima stazione detta di “zero”, un ampliamento del programma iniziale ha permesso di installarne una seconda, in questo caso chiamata di "fondo", con parametri di monitoraggio ampliati rispetto a quelli di "zero" e ubicata in aree lontane da probabili ricadute locali, dovute alle aree industrializzate e/o urbane. Pochi mesi dopo l’entrata in funzione delle due stazioni iniziali (di "zero" e di "fondo"), la Regione, vista la necessità di ampliare la conoscenza sullo stato della qualità dell'aria in tutto il territorio regionale, si dotò di altre sette stazioni funzionanti con le stesse modalità di campionamento, di analisi e di ubicazione delle precedenti stazioni (metodiche europee dell'E.M.E.P. - Environmental Monitoring European Program).

*

14

Ubicazioni delle stazioni delle rete regionale In Fig. sono riportate le ubicazioni delle stazioni della rete regionale E.M.E.P. Come si può notare in provincia di Rovigo vi è la stazione N° 8 situata a Badia Polesine, circa 20 km in linea d’aria dall’area industriale.

Figura 2 Ubicazioni delle stazioni della rete regionale EMEP.

Le analisi condotte sia sui campioni di pioggia raccolti per tutto il periodo che va dal 1989 al 1995 e dal febbraio al dicembre 1998 che su quelli relativi alle polveri e ai gas hanno permesso di effettuare alcune importanti valutazioni sulle caratteristiche delle precipitazioni e sullo stato generale di qualità dell’aria nella provincia di Rovigo (Stazione n° 8 di Badia Polesine):

- nel periodo invernale i solfati prevalgono sui nitrati rispetto all'estate: i valori assoluti dei solfati, nitrati e ammonio risultano superiori a quelli misurati nelle altre stazioni. È stata confermata la correlazione inversa tra concentrazione ionica e volume di pioggia mentre si è osservata l'influenza dell'aerosol marino in tutte le stazioni. Di una certa importanza sarebbe l'influenza delle pratiche agricole e dell'allevamento del bestiame (presenza di ammonio).

- viene ipotizzata l'influenza del risollevamento del terreno caratterizzato da calcio, potassio e magnesio. Nel corso degli anni il carico ionico totale delle piogge è risultato complessivamente in diminuzione; infatti, dai risultati della regressione lineare esistente tra carico ionico dei singoli eventi piovosi e il tempo

15

in giorni, dal 1989 al 1995, risulta una diminuzione consistente (42 - 52 %) e statisticamente significativa.

- sono ampiamente rispettati i limiti di legge degli inquinanti atmosferici misurati: polveri, solfati e anidride solforosa in aria.

- per le polveri e per l'anidride solforosa si registra una diminuzione statisticamente significativa.

- per i solfati, le cui concentrazioni sono peraltro molto basse, si registra un aumento sempre significativo.

La valutazione sull'andamento del dati di inquinamento atmosferico in funzione del tempo è stata eseguita, come per le piogge, tramite il calcolo della regressione lineare tra i dati di concentrazione in µg/m3 dei singoli rilevamenti giornalieri e il tempo trascorso in giorni dal 1989 al 1995.

3.5.2 Monitoraggio regionale dell’inquinamento atmosferico mediante l’uso di licheni

L’utilizzo delle centraline di rilevamento, indispensabile nel caso di aree soggette costantemente ad alti tassi di inquinamento atmosferico, quali i grandi centri urbani, non può esaurire completamente il tipo di controlli che deve, necessariamente, essere esteso a tutto il territorio e questo per una serie di motivazioni: - limitazione spazio-temporale delle misure effettuate con le centraline, per ovvie

ragioni economiche; - difficoltà nell’utilizzo e nella sintesi dei dati raccolti a causa della scarsa

rappresentatività spaziale, nonostante l’accuratezza delle misurazioni; - impossibilità di stima degli effetti sinergici dei diversi inquinanti. Nella stima dell’inquinamento ha un ruolo importante la valutazione dell’influenza che numerose variabili hanno sull’ambiente. La valutazione del grado di inquinamento tramite bioindicatori riflette la situazione generale in modo più fedele di quella derivante da poche misure dirette di tipo puntiforme nel tempo e nello spazio. In altre parole, gli organismi vengono utilizzati quali “centraline permanenti” naturali. Il monitoraggio ambientale tramite bioindicatori possiede degli evidenti vantaggi rispetto a quello, di tipo diretto, effettuato tramite centraline. Il primo e più evidente è quello di riuscire a valutare lo stato globale di inquinamento alla cui concorrenza partecipano diversi agenti inquinanti (i cui effetti potrebbero essere o meno sinergici). Si ha inoltre la possibilità di redigere carte dell’inquinamento su aree relativamente vaste in tempi brevi e con costi decisamente inferiori. Per quanto riguarda, invece, il monitoraggio di casi acuti di inquinamento i bioindicatori spesso si rivelano inadatti dati i tempi di risposta relativamente lenti di molti organismi.

16

Inoltre è da tenere presente che diversi organismi sono più sensibili a certi tipi di inquinanti piuttosto che ad altri, e quindi la scelta dipende dal tipo di inquinante che si vuole rilevare. Tali considerazioni hanno indotto la Regione Veneto sin dalla fine degli anni ’80 a cercare di integrare la metodologia tradizionale di rilevamento con nuove tecniche, concordando a tal fine con l’Università di Trieste un programma pluriennale di biomonitoraggio mediante licheni. L’efficacia dei licheni nel monitoraggio di diversi inquinanti deriva da peculiarità fisiologiche ed ecologiche proprie di questi organismi. In definitiva, i licheni possono venire utilizzati per il biomonitoraggio secondo due strategie principali:

a) come bioindicatori, quando si studia la correlazione tra parametri floristici, vegetazionali, o morfo-fisiologici e concentrazioni di sostanze inquinanti nell’atmosfera.

b) come bioaccumulatori, quando si analizzano le concentrazioni di determinate sostanze nei talli lichenici, correlandole ai tassi medi di deposizione.

Il progetto, completato nel 1997, rappresenta uno dei più vasti e completi studi di biomonitoraggio basato sui licheni mai effettuato a livello mondiale.

3.5.3 Biomonitoraggio dell’SO2 tramite l’uso di licheni quali bioindicatori

L’indagine, conclusasi come prima fase nel 1990, è stata effettuata seguendo un metodo basato su un “Index of Athmospheric Purity” (I.A.P.), che tiene conto di parametri quali il numero, la frequenza e la tossitolleranza delle specie licheniche presenti nell’area considerata, il metodo utilizzato nel campionamento è quello proposto da Liebendoerfer e al. (1989), mentre come albero su cui effettuare il rilevamento è stato scelto il tiglio (Tilia sp.pl.). Il territorio della Regione Veneto è stato suddiviso in 7 categorie con diversa qualità dell’aria. Esse sono: Zona A (rosso): inquinamento medio-alto, valore dell’indice I.A.P. < 5 cui

corrispondono valori medi annui dei 98° percentile di SO2 superiori a 84 µg/m3, medie annue dei 50° percentile superiori a 18 µg/m3 e medie invernali superiori ai 27,7 µg/m3. Occupa il 6,8% del territorio regionale per una superficie pari a 1383 km2. Le estensioni maggiori sono localizzate nelle province di Rovigo, Padova e Venezia. Giova peraltro ricordare che i valori limite, previsti dal D.P.R. 203/88, sono per il 98° pari a 250 µg/m3, per la mediana 80 µg/m3 e per la mediana invernale 130 µg/m3.

Zona B (arancio scuro): inquinamento moderato; valore dell’indice I.A.P. compreso tra 6 e 10, cui corrispondono valori medi annui dei 98° percentile compresi tra 76 e 84 µg/m3, medie annue dei 50° percentile comprese tra

17

15,6 e 16,8 µg/m3 e medie invernali comprese tra 25,2 e 27,6 µg/m3. Occupa il 7,45 % del territorio regionale per una superficie complessiva di 1642 km2. Tende ad estendersi per una stretta fascia attorno alla zona A. Include i centri storici di Treviso e Vicenza.

Zona C (arancio chiaro): inquinamento piuttosto basso; valore dell’indice I.A.P.

compreso tra 11 e 20, cui corrispondono valori medi annui dei 98° percentile compresi tra 61 e 75 µg/m3, medie annue dei 50° percentile comprese tra 13,2 e 15,5 µg/m3 e medie invernali comprese tra 22,7 e 25,1 µg/m3. Occupa il 17,7 % del territorio regionale, pari a 3877 km2, con estensioni maggiori nelle Province di Venezia, Padova, Rovigo e Verona.

Zona D (giallo): inquinamento basso; valore dell’indice I.A.P. compreso tra 21 e

30, cui corrispondono valori medi dei 98° percentile compresi tra 46 e 60 µg/m3, medie annue dei 50° percentile comprese tra 11,7 e 13,1 µg/m3 e medie invernali comprese tra 17,7 e 22,6 µg/m3. Occupa il 23,38 % del territorio regionale (5150 km2), con estensioni maggiori nell’alta pianura veneta, esclusa la sua parte orientale.

Zona E (verde chiaro): inquinamento molto basso; valore dell’indice I.A.P.

compreso tra 31 e 50, cui corrispondono valori medi annui dei 98° percentile compresi tra 17 e 45 µg/m3, medie annue dei 50° percentile comprese tra 11,7 e 13,1 µg/m3 e medie invernali comprese tra 17,7 e 22,6 µg/m3. Occupa il 26,86 % del territorio regionale per complessivi 5917 km2, estendendosi maggiormente nella parte orientale della pianura veneta e nelle aree montana e collinare.

Zona F (verde scuro): inquinamento quasi trascurabile; valore dell’indice I.A.P.

compreso tra 51 e 70, cui corrispondono valori medi annui dei 98° percentile compresi tra 0,94 e 5,5 µg/m3, medie annue dei 50° percentile comprese tra 0,94 e 5,7 µg/m3 e medie invernali comprese tra 2,71 e 12,6 µg/m3. Occupa il16,62 % del territorio regionale, circa 3661 km2 prevalentemente in aree montuose.

Zona G (blu): inquinamento trascurabile, valore dell’indice I.A.P.>70, cui

corrispondono valori medi annui dei 98° percentile inferiori ai 5 µg/mc, medie annue dei 50° percentile inferiori a 0,94 µg/m3 e medie invernali. Occupa l’1,81% del territorio regionale (circa 396 km2) esclusivamente in aree montuose delle province di Belluno, Vicenza e Verona.

Nel periodo agosto - dicembre 1995 si è provveduto alla ripetizione dello studio di biomonitoraggio, utilizzando un numero inferiore di stazioni campionate (164 rispetto alle 662 originarie), al fine di valutare eventuali variazioni della qualità dell’aria su tutto il territorio regionale.

18

I risultati sono illustrati nella Carta degli indici di biodiversità lichenica regionale.

Figura 3 Carta degli indici di biodiversità lichenica del 1995

Pur rimanendo il pattern generale praticamente invariato, si assiste ad un generale miglioramento della qualità dell’aria, come è illustrato nella Carta delle differenze degli indici di biodiversità lichenica, in cui sono evidenziati in azzurro-blu gli aumenti di biodiversità lichenica in giallo-arancio i peggioramenti intercorsi nel quinquennio in esame, mentre le zone colorate in bianco possono essere considerate aree in cui non si sono registrate variazioni significative (variazione dell’indice entro l’intervallo –5/+ 5). La maggior parte della provincia veronese è caratterizzata da miglioramenti netti; fanno eccezione solo l’area urbana-industriale di Verona e la parte montana, per la quale si può supporre che godendo la stessa già nel 90 di una buona qualità dell’aria, sia stata la meno interessata ai fenomeni di miglioramento intervenuti nel quinquennio. La Figura mostra le differenze positive e negative dell’indice I.A.P. nel periodo 1989/90-1995: si osserva un deciso miglioramento degli indici I.A.P. nelle parti orientale e occidentale della Regione.

19

In particolare, tenendo conto che la maggior parte delle stazioni site nella provincia di Verona e nella parte settentrionale di Rovigo erano caratterizzate, nella campagna 1989/90 da valori molto bassi di I.A.P., il miglioramento in queste aree supera a volte del 100% i valori di cinque anni fa. La parte centrale della regione si caratterizza, invece, per valori di I.A.P. praticamente costanti. Le aree con peggioramento degli indici sono relativamente ristrette e ben localizzate. Esse interessano alcune porzioni della provincia di Treviso, tre stazioni in provincia di Venezia.

Figura 4 Carta delle differenze tra indici di biodiversità lichenica del 1989-90 e 1995 nella regione del Veneto.

(Non vengono evidenziate variazioni inferiori o superiori a 5).

I risultati confermano pienamente che nel quinquennio 1989/90-1995 le variazioni dei valori di biodiversità lichenica indicano un netto miglioramento della qualità dell’aria, particolarmente accentuato nelle parti occidentale e orientale della Regione. In particolare, questo miglioramento interessa anche una parte della provincia di Rovigo, una delle porzioni maggiormente a rischio inquinamento della Regione.

20

3.5.4 Biomonitoraggio dei metalli tramite l’uso di licheni quali bioaccumulatori

Lo studio di bioaccumulo è stato effettuato al fine di valutare l’esistenza di fenomeni diffusi di inquinamento da metalli pesanti nella Regione Veneto e, quindi, l’area esaminata copre l’intero territorio veneto. Va preliminarmente rimarcato, comunque, come l’inquinamento da metalli non sia confrontabile, in termini di tassi di dispersione e diffusione nell’ambiente, con quello dovuto all’anidride solforosa o ad altre sostanze emesse in fase gassosa, in quanto obbedisce a regole diverse. Le dinamiche di trasporto diffusivo sono sostanzialmente diverse. In genere la maggior parte dei metalli espulsi in atmosfera da processi di combustione è sotto forma di particolato: a seconda delle dimensioni di questo si avrà una maggiore o minore diffusione, un interessamento di aree più o meno estese. Il fatto, pertanto, che i metalli siano presenti nelle emissioni inquinanti in tale forma, comporta che i tassi di dispersione nell’ambiente, per tali sostanze, siano molto minori di quelli riscontrabili per i gas, derivanti o meno dai processi di combustione, il che comporta, assieme all’indubbio vantaggio di una migliore individuazione della possibile fonte inquinante, purtroppo la necessità di una densità di stazioni di monitoraggio molto elevata per un corretto, omogeneo e significativo campionamento del territorio in esame. Con 200 stazioni monitorate, pur riconoscendo che per una distribuzione ottimale sul territorio esse avrebbero dovuto essere circa il doppio, quello effettuato rappresenta lo studio di bioaccumulo più comprensivo mai effettuato in Italia. Come bioaccumulatore di metalli pesanti è stato scelto dagli estensori dello studio il lichene Xanthoria parietina, in quanto presente in misura più consistente di qualsiasi altra specie fogliosa e perché particolarmente idoneo ad essere trattato per effettuare le analisi chimiche necessarie. Relativamente all’inquinamento dai metalli indagati (Alluminio, Ferro, Arsenico, Bario, Cadmio, Cromo, Manganese, Mercurio, Nichel, Piombo, Rame, Vanadio e Zinco), per quanto concerne la provincia di Rovigo si possono fare le seguenti valutazioni: Alluminio. I valori rinvenuti nei talli lichenici vanno da un minimo di 182 ppm a un massimo di 1576, con una media di 681 ppm. Il valore massimo in Regione è tuttavia inferiore alla media dei valori massimi riscontrati in Italia, pur essendo molto più alto sia del valore minimo in Regione sia del valore di background calcolato per l’Italia, il che indica la presenza di una discreta contaminazione da alluminio in parti localizzate del territorio regionale. Ferro. Il background naturale nei talli lichenici è riportato in letteratura pari a circa 700 ppm. Il valore minimo riscontrato nell’area esaminata è di 136 ppm mentre quello massimo è di 1840 ppm (nella provincia di Treviso in verità si giunge a un limite massimo assoluto di 2272 ppm). Nel Veneto si sono trovati

21

valori superiori a 1000 ppm in numerose aree che si estendono dalla parte sud-occidentale della provincia di Treviso alla parte meridionale di quella di Rovigo. Arsenico. Nell’area monitorata, l’arsenico presenta un valore minimo di 0,1 ppm, un valore massimo di 3,73 ppm ed un valore medio di 0,98 ppm. Bario. In Veneto le concentrazioni rilevate di bario indicano una forte contaminazione da bario di origine antropica in parti molto localizzate della Regione, con la necessità quindi di individuare le fonti per gli interventi del caso. Cadmio. Le concentrazioni nei talli lichenici sono piuttosto costanti ed hanno valori che non superano generalmente 1 ppm. Cromo. Secondo alcuni autori, il background naturale dei talli lichenici dovrebbe aggirarsi intorno a 0,6 ppm. Nell’area in esame il cromo presenta un minimo di 0,42 ppm, un valore massimo di 10,2 ppm e un valore medio di 2,67 ppm. Concentrazioni molto elevate di cromo si riscontrano in una vasta porzione della provincia di Vicenza, ove si hanno chiari fenomeni di tipo diffusionale, nella parte costiera della provincia di Rovigo e in altre stazioni isolate diffuse nella pianura veneta. Manganese. Il valore di background stimato da Bargagli per i talli lichenici è di circa 30 ppm. Nell’area di studio il manganese presenta un valore minimo di 12 ppm, un valore massimo di 54 ppm ed un valore medio di 23,9 ppm. In Veneto il manganese supera la soglia dei 35 ppm in numerose località, concentrate soprattutto nell’alta pianura e in parti della provincia di Rovigo. Mercurio. I valori di background nei talli lichenici sono stimati pari a 0,15 ppm. In Veneto il mercurio presenta un valore minimo di 0,05 ppm, un valore medio di 0,15 ppm e un valore massimo di 0,43 ppm. Nichel. Nei licheni, Wohlbier & Lindner hanno rilevato concentrazioni da 1,4 a 1,6 ppm, mentre Bargagli stima un background naturale di circa 0,9 ppm. Nell’area in esame il nichel presenta un valore minimo di 0,28 ppm, un valore massimo di 6,2 ppm e una media di 2,07 ppm. Punte massime superiori ai 7,5 ppm sono state rilevate localizzate in alcune stazioni della provincia di Rovigo. Piombo. Il background naturale nei talli lichenici è stimato pari a circa 15 ppm. Nel Veneto, il piombo presenta un valore minimo di 0,8 ppm, un valore massimo di 14,4 ppm e un valore medio di 4,59 ppm. I massimi sono comunque ben al di sotto della media nazionale.

22

Rame. In letteratura viene riportato un background naturale nei talli lichenici di circa 10 ppm. In Veneto il rame presenta un valore minimo pari a 2,83 ppm, un valore medio di 10,67 ppm, mentre il valore massimo riscontrato è di 49 ppm. I dati non evidenziano concentrazioni di rame particolarmente forti e diffuse nell’ambito del territorio regionale. Vanadio. Nelle aree monitorate il vanadio mostra un valore minimo di 0,12 ppm, un valore medio di 1,36 ppm e un valore massimo di 5,82 ppm, valori molto simili a quelli riscontrati in altre località d’Italia. I valori massimi interessano il Delta del Po ed una località al confine nord occidentale della provincia di Rovigo. Zinco. Il background naturale nei talli lichenici è stato stimato pari a circa 50 ppm. Nell’area di studio lo zinco presenta un valore minimo di 14 ppm, un valore massimo di 164 ppm e un valore medio di 35,73 ppm. Le concentrazioni più elevate si riscontrano in vaste porzioni della provincia di Rovigo. 3.5.6 Monitoraggio provinciale dell’aria

Il controllo della qualità dell’aria nel territorio della regione Veneto viene effettuato da reti regionali, da reti provinciali e da reti comunali. A seguito della citata L.R. 32/96 la gestione delle reti sta passando all’ARPAV. Le stazioni di rilevamento della qualità dell’aria coprono in maniera abbastanza omogenea il territorio. Le aree a campitura colorata nella figura sotto indicano i comuni con centraline di rilevamento. Stazione di rilevamento provinciale dell’inquinamento atmosferico di Rovigo: Località BORSEA In Fig le aree colorate indicano i Comuni con centraline di rilevamento della qualità dell’aria della provincia di Rovigo. In particolare: 1.- Stazione di Castelnovo Bariano 2.- Stazione di Rovigo loc. Borsea 3.- Stazione di Rovigo centro 4.- Stazione di Porto Tolle 5.- Stazione di Adria 6.- Stazione di Occhiobello

23

Figura 5 Centraline di rilevamento della qualità dell’aria

In particolar modo la stazione di Rovigo loc. Borsea (Stazione RO-2) è quella che più interessa il presente studio in quanto risulta quella più vicina alla futura area industriale (si trova a circa 6 km in linea d’aria in direzione N-E rispetto all’area in oggetto). La stazione di Borsea (Via Grotto) è una stazione di fondo (background) ed è attiva dal mese di giugno del 2000. I dati tecnici relativi alla stazione di Borsea sono: STAZIONE BORSEA Codice s taz ione 502902 Indir izzo Via Grot to Comune Rovigo Codice Is tat 5029041 Rete nazionale no Classe B Tipo Stazione background Lat (N) 45° 02' 23' ' Long (E) 11° 47' 28' ' At (m) 3 Anno 1990 Carat ter is t iche PRG residenziale Tipo zona suburbana Densi tà popolazione t ra 4.000 e 7.000ab/m2 Tipo di s trada s trada ampia Intensi tà del traffico <2000 veicol i /g Livel lo amminis tra t ivo comunale

24

mentre i parametri chimici e meteo analizzati risultano essere i seguenti: Parametri chimici Parametri meteo SO2 (anidride solforosa) TEMP ( temperatura in °C) PTS (polveri totali volatili) UMR (umidità relativa in valore percentuale) O3 (ozono) PRESS (pressione atmosferica in mbar) NO 2 NO NOX (ossidi di azoto) D.V.(direzione del vento in gradi) CO (monossido di carbonio) V.V.(velocità del vento in m/sec) HC ( idrocarburi) SIGMA (sigma direzione del vento in gradi) NMHC(idrocarbur i non metanici) CH4 (metano)

Nella figura successiva è riportata l’ubicazione della Stazione RO 2 rispetto alla città di Rovigo, che dista in linea d’aria circa 7 km dalla futura area industriale.

Figura 6 Ubicazione della Stazione RO 2.

Vengono di seguito riassunte le medie annuali per l’anno 2000 relative ai seguenti parametri: SO2, NOx, NO, NO2, CO, O3, PTS, NMHC., CH4 mentre, per il 2001, vengono riportati i giorni nei quali si sono avuti i valori massimi orari nelle 24 ore per NO2, CO eO3, ed i giorni nei quali si sono avuti i massimi della media aritmetica dei valori orari giornalieri per SO2 e PTS. Le polveri PM10, nel corso dell'anno 2000, non venivano ancora monitorate e conseguentemente anche il benzoapirene che viene determinato sul PM10 stesso.

25

Anno 2000: medie annuali (fonte dati: Provincia di Rovigo).

SO2

(μg/m3) NOx

(μg/m3) NO

(μg/m3) NO2

(μg/m3) PTS

(μg/m3) CH4

(μg/m3) NMHC (μg/m3)

CO (μg/m3)

O3

(μg/m3) 8,999 25,39 16,61 20,33 12,49 446,5 203,2 0,418 47,37

Anno 2001: giorni nei quali si sono avuti i valori massimi orari nelle 24 h e i max

della media aritmetica dei valori orari giornalieri (fonte dati: ARPAV)

SO2 NO2 PTS CO O3

(μg/m3) data (μg/m3) data (μg/m3) data (mg/m3) data (μg/m3) data

18 14.7.01 82 22.12.01

130 158

20.12.0122.12.01

6.9

25.11.01

193 200 212 181 188 190 206 194

27.5.01 29.5.01 05.6.01 22.6.01 01.8.01 02.8.01 17.8.01 28.8.01

I dati rilevati a livello provinciale sono ampiamente al di sotto sia dei valori limite che dei valori guida di qualità dell'aria riportati nelle seguenti tabelle.

INQUINANTI PARAMETRI CONSIDERATI RIFERIMENTO LEGISLATIVO DI CONFRONTO

NO2 NO2 max. ora = valore massimo orario nelle 24 h

LIVELLO ATTENZIONE/ALLARME (200/400 µg/m3)

CO CO max. ora = valore massimo orario nelle 24 h

LIVELLO ATTENZIONE/ALLARME (15/30 mg/m3)

O3 O3 max. ora = valore massimo orario nelle 24 h

LIVELLO ATTENZIONE/ALLARME (180/360 µg/m3)

SO2 SO2 med. giorno = media aritmetica dei valori orari giornalieri

LIVELLO ATTENZIONE/ALLARME (125/250 µg/m3)

PTS PTS med. giorno = media aritmetica dei valori orari giornalieri

LIVELLO ATTENZIONE/ALLARME (150/300 µg/m3)

Tabella 3 Livelli di attenzione e di allarme*.

26

Normativa Valore di riferim.

U.M. Calcolo

40 – 60 µg/m3 Media delle 24 ore DPR 203/88 Valore guida 100 – 150 µg/m3 Media delle 24 ore

80 µg/m3 Mediana delle medie delle 24 ore

250 µg/m3 98° perc. delle medie delle 24 ore

DPR 203/88 Valore limite

130 µg/m3 Mediana delle medie delle 24 ore

DM 25.11.94 liv. attenz. 125 µg/m3 Media giornaliera

Biossido di zolfo (SO2)

DM 25.11.94 liv. allarme 250 µg/m3 Media giornaliera 40 - 60 µg/m3 Media delle 24 ore DPR 203/88

Valore guida 100 – 150 µg/m3 Media delle 24 ore 150 µg/m3 Media delle 24 ore DPCM 30/83

Valore limite 300 µg/m3 95° perc. delle medie delle 24 ore

DM 25.11.94 Liv. Attenzione 150 µg/m3 Media giornaliera

Polveri sospese (PTS)

DM 25.11.94 liv. allarme 300 µg/m3 Media giornaliera 40 mg/m3 Media di 1 ora DPCM 30/83

Valore limite 10 mg/m3 Media di 8 ore DM 25.11.94 liv. attenz. 15 mg/m3 Media oraria

Monossido di carbonio (CO)

DM 25.11.94 liv. allarme 30 mg/m3 Media oraria 50 µg/m3 50° perc. delle medie di 1 ora DPR 203/88

Valore guida 135 µg/m3 98° perc. delle medie di 1 ora

DPR 203/88 Valore limite

200 µg/m3 98° perc. delle medie di 1 ora

DM 25.11.94 Liv. Attenzione

200 µg/m3 Media oraria

Biossido di azoto (NO2)

DM 25.11.94 Liv. Allarme

400 µg/m3 Media oraria

DPCM 30/83 Valore limite 200 µg/m3 Media oraria

200 µg/m3 Media oraria DM 16/5/96 Liv. prot. vegetaz. 65 µg/m3 Media delle 24 ore DM 16/5/96 Liv. prot. salute. 110

µg/m3 Media di 8 ore

DM 25.11.94 Liv. Attenzione 180 µg/m3 Media oraria

Ozono (O3)

DM 25.11.94 Liv. Allarme 360 µg/m3 Media oraria

Idrocarburi tot. Escluso il metano (NMHC)

DPCM 30/83 Valore limite 200 µg/m3

Media di 3 ore in corrispondenza di superamenti di ozono

27

*Legenda:

- LIVELLI DI ATTENZIONE E DI ALLARME: le concentrazioni di inquinanti atmosferici che determinano lo stato di attenzione e di allarme. I livelli di attenzione e allarme sono stati definiti nel DM 15/04/94 per SO2, PTS, NO2, CO, O3.

- STATO DI ATTENZIONE: situazione di inquinamento atmosferico che, se persistente, determina il rischio che si raggiunga lo stato di allarme.

- STATO DI ALLARME: situazione di inquinamento atmosferico che può determinare una condizione di rischio ambientale e sanitario.

- Lo stato di attenzione e di allarme vengono raggiunti quando al termine del ciclo di monitoraggio giornaliero (24 h) si rileva il superamento, per uno o più inquinanti E PER PIÙ STAZIONI, dei rispettivi livelli di attenzione e di allarme.

- OBIETTIVI DI QUALITA': per quanto riguarda il benzene, il benzoapirene e i PM10, nel DM 25/11/94 sono stati stabiliti degli obiettivi di qualità, che individuano, per ciascun inquinante, il valore medio annuale di riferimento da raggiungere e rispettare a partire dal 1° gennaio 1999.

Tabella 4 Valori di riferimento previsti dalla normativa*.

3.6 Ambiente idrico L’area oggetto dell’intervento ricade totalmente sotto la competenza del Consorzio di bonifica Polesine Adige-Canalbianco. Il Consorzio ha sede in Rovigo e il suo comprensorio costituisce quella parte delle aree delle provincie di Rovigo e Venezia comprese rispettivamente tra il fiume Adige e il Canalbianco e il fiume Adige e il fiume Gorzone.

3.6.1 Idrografia superficiale

L’area oggetto di intervento confina per un tratto a est con lo scolo Valdentro (vincolato dalla legge n. 431/1985 – come risulta dall’Atlante dei vincoli paesaggistici). La parte interna dell’area è caratterizzata da una serie di canali artificiali utilizzati per l’irrigazione. Il principale corso d’acqua interessato è lo scolo Valdentro del quale abbiamo a disposizione le seguenti analisi:

3.6.2 Scolo Valdentro1

La stazione di campionamento da cui sono tratte la informazioni seguenti è localizzata a monte della località Grignano Polesine, all’altezza del ponte dell’Asino (poco a valle del tratto confinante con la zona industriale).

1 Da: ”Carta ittica della acque dolci interne” della Provincia di Rovigo – Assessorato alla pesca; 1999

28

I substrati sono composti da materiale a granulometria fina (80% di sabbia e 20% di limo), mentre la portata idrica presenta valori ridotti resi evidenti dalla quasi impercettibile velocità della corrente e dalla profondità dell’acqua. La vegetazione macrofitica acquatica di fondo e superficiale risulta assente come anche la vegetazione lungo le sponde. Nel periodo di morbida l’ambiente evidenzia sintomi di alterazione, il giudizio di qualità è infatti di III classe, vale a dire ambiente inquinato, con valore di I.B.E.2 pari a 6. QUALITÀ BIOLOGICA La comunità macrobentonitica si presenta discretamente organizzata, con 16 unità sistematiche rinvenute. È interessante segnalare dal punto di vista faunistico le presenza degli odonati Cercion e Erythromma, generi piuttosto rari che prediligono acque moderatamente correnti o ferme, ricche di vegetazione acquatica. Per quanto riguarda l’analisi trofico-funzionale si nota la preponderanza dei predatori a scapito delle altre componenti. Questo dato conferma quindi lo squilibrio strutturale nella popolazione e la sofferenza dell’ecosistema acquatico. Nel periodo di magra si assiste ad un ulteriore scadimento; le unità sistematiche infatti, diminuiscono a 11, l’indice biotico risulta a cavallo fra 6 e 5, corrispondente ad una classe di qualità intermedia fra la III, ambiente alterato, e la IV, tipica di ambienti molto inquinati.

CLASSE DI QUALITÀ

VALORE I.B.E.

GIUDIZIO DI QUALITÀ COLORE TEMATICO

I 10-11-12-13 Ambiente non inquinato o non alterato in modo sensibile

II 9-8 Ambiente leggermente inquinato

III 7-6 Ambiente inquinato

IV 5-4 Ambiente molto inquinato

V 0-1-2-3 Ambiente fortemente inquinato

Tabella 5 Criteri di conversione dei valori di I.B.E. in classi di qualità.

PERIODO U.S. I.B.E. C.Q. morbida 16 6 III magra 11 6-5 III IV

2 Definisce un metodo biologico di monitoraggio della qualità ambientale dei corsi d’acqua analizzando in dettaglio i macroinvertebrati

bentonitici presenti in un determinato tratto di fiume.

29

FAUNA Il campionamento è stato effettuato soltanto nella stagione estiva a causa della totale assenza di acqua nel periodo invernale. Sono state rinvenute otto specie, quattro delle quali alloctone. La biomassa e la densità della stazione sono basse rispetto alle altre zone della provincia. In termini di densità relativa l’alborella è la specie dominante mentre la carpa lo è in termini di biomassa. La popolazione di alborelle appare ben strutturata così come quella della carassio, mentre altre specie, spesso abbondanti, sono in questa zona scarse (pseudorasbora, scardola).

3.6.3 Idrogeologia

La carta idrogeologica mette in evidenza le linee isofreatiche ovvero di uguale livello della falda in riferimento al livello medio mare. Le isofreatiche sono state interpolate linearmente tenendo conto delle letture effettuate dal Consorzio di Bonifica Speciale per l’Irrigazione del Polesine da anni (si è considerato un periodo di osservazione di 18 mesi e più precisamente dal marzo ’80 all’agosto ’81). Sicuramente gli andamenti delle falde freatiche più superficiali, attualmente, sono cambiati e mutano in continuazione per la regimazione antropica degli scoli. La carta idrogeologica mette in evidenza l’andamento delle isofreatiche del mese di marzo ’80, per la fase di piena, e dell’ottobre ’80, per la fase di magra. Dall’analisi dei dati si desume che l’andamento delle acque sotterranee è regimato soprattutto dal paleoalveo denominato “Pestrina” e dal Canal Bianco. La “Pestrina” sembra infatti alimentare, mediante acque di subalveo, sia nei periodi di magra che di piena, la campagna circostante a nord e a est. Dall’andamento delle isofreatiche, infatti, si può notare che esiste un movimento delle acque sotterranee verso nord-ovest ovvero verso il Ponte dei Mazzetti, da una parte, e verso i Venti Campi dall’altra. Trattasi di località topograficamente basse che fungono da catini di raccolta e un tempo sempre acquitrinose sempre vallive. Indubbiamente se non esistesse una rete di bonifica valida dotata di canali di scolo e punti di sollevamento, a lungo andare queste aree sarebbero sommerse dalle acque. Questo fattore è messi in evidenza osservando i valori delle isofreatiche comparatamente alle quote del piano campagna. Si rammenta che i valori delle isofratiche corrispondono alle altezze della falda rispetto al livello medio del mare considerato come valore zero. La differenza tra la quota del piano campagna, pure riferita al livello medio mare e la quota delle isofratiche in un determinato punto determina la profondità delle acque sotterranee. Se il valore risulta negativo si ha una potenziale zona di accumulo e ristagno idrico. Per quanto riguarda l’influenza del Canal Bianco sull’andamento delle isofreatiche è difficile da determinarsi per la presenza del bacino artificiale denominato dei

30

“Bussari” ove si riscontra normalmente un salto idrometrico dovuto alle chiuse di regimazione. I dati idrometrici forniti dal Magistrato alle Acque, Nucleo Operativo di Rovigo, utilizzati per il completamento dell’idrovia Fissero – Tartaro – Canal Bianco – Po di Levante relativi al progetto del 1977 sono i seguenti:

quota massima piena (slmm) a monte 4,73

quota di magra (slmm) a valle 3,91

quota di navigazione opt. a monte 3,75

quota di navigazione opt. a valle 1,25

da ciò risulta, in relazione al piano campagna circostante, che, per invasi di massima piena, il corso d’acqua risulta sempre alimentante le zone circostanti, sia per le quote di monte che di valle anche se con carichi diversi. Al contrario, se il corso d’acqua è ben regimato su quote di navigazione ottimali (si ricorda che il bacino dei “Bussari” si trova interposto tra la conca di Baricetta a valle e di Canda a monte) si potrebbe verificare una debole alimentazione da parte del fiume per quanto riguarda la zona a monte e un drenaggio per la zona a valle. Le quota idrometriche riportate sono relative ad una portata (alla foce) variabile da 395,60 e 465,60 m3/s. Per i motivi sopra citati non vengono riportate le isofreatiche in prossimità del Canal Bianco ovvero nella zona a sud del centro abitato. Facendo riferimento però alle letture effettuate in pozzi a largo diametro nell’aprile ’82, si può, in genere, constatare che la profondità della falda (dal piano campagna) si aggira intorno ai due metri. Per il resto del territorio si notano situazioni di falda superficiale (1 m circa dal piano campagna) da Capobosco verso il ponte del Mazzetti alla Palazziona e in alcuni punti lungo la S.S. n° 16. Nelle rimanenti zone la profondità della falda è di norma superiore ai 2 m dal piano campagna. Nel territorio di Arquà Polesine e Villamarzana esistono altri scoli di bonifica che a volte interferiscono con l’andamento della falda freatica. Il Vespara e Il Borsea scorrono pressoché paralleli, da ovest verso est fra il Canal Bianco ed il centro abitato. A nord-ovest, ai limiti del confine comunale, si trovano il Valdentro e il Campagna Vecchia che scorrono in direzione nord-est. Trattasi di scoli di bonifica che vengono regimati dall’uomo in funzione della piovosità o siccità. Dalle osservazioni eseguite al pluviometro di Villamarzana (significativo per la zona) risulta che si ha un minimo di precipitazione annuale di 511 mm ed un massimo di 921 mm.

31

Viene rappresentata la situazione relativa alla permeabilità e ai drenaggi dei terreni superficiali. La distinzione è stata fatta tenendo conto delle caratteristiche fisiche dei sedimenti dedotte dalle analisi di laboratorio (granulometrie). Come già detto nell’area di studio esistono zone topograficamente depresse; una di queste che desta maggiore attenzione è la località denominata “il Lago” nel comune di Arquà Polesine. In questa area si raccolgono le acque meteoriche circostanti con formazione di acquitrini e stagni. 3.7 Suolo e sottosuolo 3.7.1Geomorfologia Nella carta geomorfologica vengono rappresentati i vari andamenti dei paleoalvei e vengono distinte le zone depresse da quelle topograficamente più alte. L’area, come si può notare è ricca di antichi alvei che si presentano quasi sempre più alti rispetto al piano campagna. Questa configurazione è da imputarsi al fatto che questi antichi corsi d’acqua erano dotati di una energia tale da poter terrazzare e quindi elevarsi da piano campagna. I sedimenti che in esse si trovano sono sempre tendenzialmente sabbiosi-limosi e quindi con discrete capacità portanti dal punto di vista geotecnico. I centri abitati di Arquà Polesine e di Villamarzana si trovano proprio nel mezzo del paleoalveo denominato “Pestrina o Philistina”, il quale, nel momento di maggiore attività, doveva avere una larghezza di 100-150 m nei rettifili e di 200-250 m nelle anse. La “Pestrina”, antico ramo del Po, attualmente completamente interrata, proviene da Fratta, attraversa il centro di Villamarzana e in prossimità del centro del paese di Arquà devia bruscamente verso Grignano (da cui i toponimi di Arquata e Girignano). Il suo antico argine destro orografico prendeva il nome di “Argine di Campagna Vecchia” le cui sembianze si possono notare nell’attuale via Arginone Cornè, ma soprattutto in località denominata “Montolla” dove si eleva di 2-3 m dal piano campagna circostante. Adiacente a questo antico corso si trovano alti topografici (5-6 m sul livello medio mare) dovuti alle esondazioni e divagazioni del corso nei tempi. Le frazioni di Cornè e Capobosco si trovano proprio nel centro del paleoalveo. Nell’area indagata esistono anche altri antichi corsi d’acqua ora parzialmente interrati, ma che un tempo dovevano avere una certa importanza fluviale e commerciale. Proprio a sud dei centri abitati di Arquà e Villamarzana troviamo infatti, quasi uniti, lo “Scolo Vespara o Brespara” e lo “Scolo Vecchio di Valdentro” chiamato anche “Garzaratti”. Attualmente rimane solamente un piccolo scolo a scopo irriguo e di bonifica. Un tempo però i due corsi scorrevano a poca distanza l’uno dall’altro; infatti, testimonianze di quanto detto, si trovano percorrendo la strada che da San marco

32

di Arquà porta alla S.S. 16 dove sulla destra si può notare una alto topografico prolungato che segue la via citata e sul quale sorgono numerose costruzioni vecchie e recenti. Il confine sud dei comuni di Villamarzana e Arquà è costituito dal Canal Bianco anticamente Tartaro; esso rappresenta la via d’acqua più importante della zona. Le divagazioni di questo corso sono ancora visibili in situ dopo le modifiche apportate negli anni ’50 e ’60 per renderlo navigabile. Nella parte nord-ovest del comune, proprio marcante il confine con il comune di Costa, si trova un altro antico alveo ancora efficiente e che un tempo doveva avere una certa importanza. Trattasi dello “Scolo Campagna Vecchia”. In linea di massima nei paleoalvei e nelle zone subito adiacenti si trovano terreni a matrice tendenzialmente sabbiosa-limosa con discrete buone capacità portanti, dal punto di vista geotecnico, e buon drenaggio. Le zone topograficamente più alte si trovano in corrispondenza dei paleoalvei e nelle aree limitrofe. In particolare nel paleoalveo denominato “Pestrina” si registrano valori quasi sempre maggiori ai 5m sul livello del mare. Anche nelle aree di ritiro o rettifica del Canal Bianco il piano campagna risulta sempre più alto, sia per terrazzamento del fiume sia per intervento antropico. Gli altri paleoelvei di norma si rivelano sensibilmente più alti del piano campagna medio. Le zone topograficamente più basse, ovvero con quote inferiori ai 3 m, sempre sul livello medio mare, si riscontrano in località comunemente denominata “il Lago” e in prossimità delle “Paladine” e le “Zoccole”. Trattasi di catini di raccolta delle acque meteoriche. Esistono poi altre zone, soprattutto nella parte nord-ovest del territorio dove il piano campagna raggiunge difficilmente i 3 m sul livello medio mare. Dal punto di vista altimetrico c’è da aggiungere che il territorio studiato è caratterizzato da una dorsale identificabile nell’antica “Pestrina” dove si riscontrano le quote più elevate, mentre le zone circostanti vanno via via degradando fino a raggiungere quote inferiori ai 3 m sul livello medio mare. 3.8 Rumore Secondo la legge quadro l’inquinamento acustico è l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare:

• fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane; • pericolo per la salute umana; • deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti,

dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.

In questa fase non si è ancora in grado di definire quali specifiche attività si svolgeranno sul territorio oggetto del progetto e quindi non si è in grado di

33

valutare nel dettaglio le variazioni di emissioni sonore rispetto alla situazione attuale. I limiti di emissione, i valori limite assoluti di immissione, i valori di attenzione e di qualità validi per l’ambiente esterno dipendono dalla classificazione acustica del territorio, che è di competenza dei comuni e che prevede l’istituzione di 6 zone, da quelle particolarmente protette (parchi, scuole, aree di interesse urbanistico) fino a quelle esclusivamente industriali, con livelli di rumore ammessi via via crescenti; il legislatore ha quindi individuato livelli differenziati di rumorosità ambientale in relazione alle diverse destinazioni d’uso del territorio; la classificazione acustica disciplina l’uso del territorio e vincola le modalità di sviluppo delle attività ivi svolte. Valori limite delle sorgenti sonore (DPCM 14/11/97)

Leq in dB(A) emissione immissione qualità attenzione Classi di destinazione d’uso del

territorio diurno nott. diurno nott. diurno nott. diurno nott. diurno orario

nott. orario

I Aree particolarmente protette

45 35 50 40 47 37 50 40 60 45

II Aree prevalentemente residenziali

50 40 55 45 52 42 55 45 65 50

III Aree di tipo misto 55 45 60 50 57 47 60 50 70 55 IV Aree di intensa attività

umana 60 50 65 55 62 52 65 55 75 60

V Aree prevalentemente industriali

65 55 70 60 67 57 70 60 80 65

VI Aree esclusivamente industriali

65 65 70 70 70 70 70 70 80 75

I due comuni interessati dall’area industriale sono in fase di approvazione del piano di zonizzazione acustica del territorio comunale, così come previsto dalla legge quadro del 26 ottobre 1995 n° 447 e successivi decreti attuativi e dalla legge della Regione Veneto del 10 maggio 1999 n° 21. Di entrambi si riportano i dati principali riportati sulle bozze delle relazioni di piano e sulle planimetrie allegate che interessano l’area di progetto. Da quanto risulta l’approvazione dei piani dovrebbe essere in fase terminale. La zonizzazione acustica, una volta approvata e adottata dall’amministrazione comunale, costituisce uno strumento urbanistico destinato ad avere una certa validità temporale; pertanto sono state recepite nella classificazione del territorio le proiezioni future previste dai piani urbanistici in itinere; l’elaborazione di futuri strumenti urbanistici dovrà tenere conto di tale zonizzazione acustica nella assegnazione delle destinazione d’uso del territorio.

34

3.8.1 Comune di Villamarzana

Per quanto riguarda il comune di Villamarzana si è in grado di analizzare la: “Relazione tecnica di classificazione acustica del territorio comunale di Villamarzana” – 2 luglio 2001 (versione provvisoria). In questa versione ancora preliminare della relazione di zonizzazione, le aree produttive situate ad est e a ovest (area di progetto) del territorio comunale sono state inserite in classe V. 3.8.2 Comune di Arquà Polesine Il criterio adottato nella stesura della zonizzazione del territorio del comune di Arquà Polesine, nel rispetto del decreto emanato dalla Regione Veneto, è di tipo semiquantitativo; la metodologia operativa per la classificazione del territorio passa attraverso tre fasi:

• identificazione delle zone soggette a classificazione diretta;

• identificazione delle zone soggette a classificazione indiretta (questa fase

prevede il calcolo di alcuni indici e parametri insediativi caratteristici del

territorio;

• correzione della classificazione di alcune zone in cui il confronto con la

realtà delle funzioni di fruizione del territorio manifesta palesi incongruenze

con i risultati ottenuti ai passi precedenti.

Il territorio del comune di Arquà Polesine interessato dal progetto è stato classificato in modo diretto; è chiamato zona 4D, zonizzazione D3 del P.R.G., definito zona produttiva di progetto e appartiene alla classe V della classificazione acustica.

3.9 Aspetti socio-economici3

La Provincia di Rovigo, è completamente pianeggiante e delimitata nei suoi confini dal fiume Adige a Nord e dal fiume Po a Sud. Si estende su circa 1.800 Kmq. e conta 245.000 abitanti circa. E’ suddivisa politicamente in 50 Comuni. La popolazione si divide in: Comune Capoluogo con 51.000 abitanti (20,8% della popolazione complessiva):

ROVIGO

3 I dati contenuti in questo paragrafo sono stati pubblicati dal: “Consorzio per lo sviluppo economico e sociale del Polesine”.

35

Comuni con > 10.000 abitanti (28,04% della popolazione complessiva):

ADRIA BADIA POLESINE LENDINARA

PORTO TOLLE PORTO VIRO

Comuni con > 5.000 abitanti (14,01% della popolazione complessiva):

ARIANO POLESINE OCCHIOBELLO ROSOLINA

TAGLIO DI PO VILLADOSE

Comuni con < 5.000 abitanti (37,15% della popolazione complessiva):

ARQUA’ POLESINE BAGNOLO DI PO BERGANTINO BOSARO CALTO CANARO CANDA CASTELGUGLIELMO CASTELMASSA CASTELNOVO BARIANO CENESELLI CEREGNANO CORBOLA COSTA DI ROVIGO CRESPINO FICAROLO FIESSO UMBERTIANO FRASSINELLE POL. FRATTA POLESINE GAIBA

GAVELLO GIACCIANO CON B. GUARDA VENETA LOREO LUSIA MELARA PAPOZZE PETTORAZZA G. PINCARA POLESELLA PONTECCHIO POLESINE SALARA S. BELLINO S. MARTINO DI VENEZZE STIENTA TRECENTA VILLAMARZANA VILLANOVA DEL GHEBBO VILLANOVA MARCHESANA

3.9.1 Forza lavoro e occupazione

Le forze di lavoro attive sono stimate in 106.000 unità, per cui il tasso di attività è pari al 43,6% un valore che esprime una propensione al lavoro in linea alla media veneta, (43,8%) e superiore a quella nazionale (40,1%). Gli occupati, in diminuzione nell’ultimo triennio, sono 96.000 circa, così ripartiti:

ROVIGO VENETO ITALIA (%) (%) (%) Agricoltura Industria Terziario TOTALE

12,5 40,6 46,9 100,0

5,9 40,4 53,7 100,0

7,5 32,4 60,1 100,0

3.9.2 Mercato del lavoro

E’ contrassegnato da una elevata mobilità in entrata e in uscita e da vaste aree di precarietà, con negativi riflessi per l’occupazione.

36

Lo stock medio degli iscritti al collocamento per l’anno 1996, infatti, ha raggiunto le 24.500 unità, su una popolazione attiva di 106.000 unità. La disoccupazione colpisce soprattutto i giovani e le donne.

3.9.3 Reddito

Valore aggiunto prodotto (composizione %)

ROVIGO VENETO ITALIA (%) (%) (%) Agricoltura Industria Servizi Settore pubblico TOTALE

6,6 37,3 43,7 12,4 100,0

3,7 37,2 48,6 10,5 100,0

3,4 32,7 50,0 13,9 100,0

Reddito disponibile pro-capite stime 1995 (migliaia di lire)

Quota consumi Quota risparmio Totale ROVIGO VENETO ITALIA

17.219 20.748 18.500

5.956 5.350 4.600

23.175 26.099 23.100

3.9.4 Caratteristiche dell’economia provinciale

E’ legata alle peculiarità del territorio ed è condizionata dalla collocazione geografica della provincia, posta al centro di una vasta area periferica e marginale rispetto alle direttrici di sviluppo del Nord Italia. L’economia polesana, infatti, si caratterizza per una ancora rilevante presenza dell’agricoltura e per un diffuso settore secondario, imperniato sulla piccola e piccolissima impresa. Notevole è il peso dell’artigianato, che raggruppa quasi 7000 imprese su poco più di 16.000 imprese attive manufatturiere e dei servizi iscritte alla Camera di Commercio. Prevalgono i comparti manifatturieri tradizionali: abbigliamento, legno e mobili, alimentari, costruzioni, ecc., accanto ai quali sono andati espandendosi rami più innovativi, come la meccanica, l’elettronica, ecc.. Accanto al terziario, incentrato sui servizi di primo livello, ma interessato da processi, seppur non accelerati, di crescita dei comparti avanzati, si segnalano anche i settori della pesca, dell’itticoltura e del turismo, che appaiono dotati di grande suscettività nella zona del Delta del Po, dove le risorse naturali e paesaggistiche possono alimentare un nuovo modello di sviluppo, agganciato al territorio e all’ambiente.

3.9.5 Punti di forza e di debolezza dell’area

Le caratteristiche strutturali dell’economia polesana - polisettorialità, diffusione dell’impresa minore, specializzazioni produttive in beni di consumo per il mercato

37

interno, ecc. - costituiscono i punti di forza ma anche di debolezza per il sistema produttivo locale. Prevalgono infatti, produzioni a più alta intensità di manodopera e a scarso contenuto tecnologico, cui si unisce una limitata propensione all’esportazione e una scarsa presenza sui mercati finali, operando la maggior parte delle aziende manifatturiere nell’ambito della subfornitura. Comunque le istituzioni locali di concerto con le Associazioni imprenditoriali, puntano da sempre a raggiungere un obiettivo comune: fornire i migliori strumenti per lo sviluppo ed il consolidamento nel territorio di imprese sane che abbiano interesse a operare stabilmente. A questo proposito nel 1963, su iniziativa dell’Amministrazione Provinciale di Rovigo è nato il Consorzio per lo Sviluppo Economico e Sociale del Polesine. Oggi è un Ente Pubblico Economico (Azienda Speciale) i cui Soci sono i 49 Comuni della provincia di Rovigo, l’Amministrazione Provinciale di Rovigo e la Camera di Commercio I.A.A. di Rovigo Infine l’obiettivo di fondo del Consorzio rimane quello di riuscire ad integrare sempre più il Polesine nel Veneto, restringendo la forbice che sino a qui ha divaricato il territorio rispetto al tasso di sviluppo del Veneto centrale. Il Consorzio per lo Sviluppo Economico e Sociale del Polesine è titolare del Patto Territoriale per la provincia di Rovigo; si considera questo strumento fortemente innovativo e capace di coagulare tutte le potenzialità di investimento presenti nel territorio, siamo ad evidenziare il valore sociale ed economico dell’inserimento definitivo nella nostra Provincia nei Patti territoriali provinciali.

3.10 Paesaggio

La campagna tra l’Adige e il Canal Bianco presenta un paesaggio caratteristico della bassa pianura padana con assenza di rilievi naturali. La regolarità del territorio è interrotta solamente da argini e canali Si tratta quindi di un territorio abbastanza omogeneo, quasi esclusivamente agricolo, interamente artificiale in quanto costruito dall’uomo in secoli di bonifica e pertanto povero di paesaggi naturalisticamente interessanti. Un cenno particolare merita il paesaggio agrario polesano, con la quasi assoluta presenza delle colture estensive di mais, bietole e quella più recente della soia. Tale paesaggio è stato suggestivamente definito “deserto cerealicolo”. Il bosco, tanto diffuso ovunque, anche a S. Martino al punto che diverse porzioni di territorio sono ancor oggi chiamati "bosco", era formato da piante di alto fusto come il frassino, l'olmo il rovere, il pioppo, la robinia ecc. che venivano regolarmente e periodicamente tagliate. Non mancavano quelli fruttiferi come il fico, il ciliegio, il pero o il noce apprezzato per l'alimentazione diretta del suo frutto. Oltre al frumento che lentamente avanzava sul miglio, tra i cereali, l'orzo, la segala e granoturco. non mancavano i cavoli, le fave, il radicchio, le carote e l'aglio.

38

Lo sviluppo economico della regione nell’ultimo ventennio ha comportato una profonda trasformazione dell’assetto territoriale ed un elevato consumo di suolo per i processi di urbanizzazione; mentre nel 1961 la superficie totale delle aziende agricole della regione ammontava ad ha 1.506.227, nel 1982 tale superficie si era ridotta ad ha 1.334.569, con una diminuzione di ha 171.658 pari a circa il 13% (con massimi di quasi il 16% a Belluno e Treviso e minimi del 3,5% a Rovigo). La struttura insediativa del territorio polesano si è potuta stabilizzare solo recentemente con il raggiungimento di una sufficiente sicurezza idraulica. Essa è caratterizzata da un sistema accentrato in nuclei di medio-piccola dimensione, ordinati secondo l'andamento della viabilità acquea. L'insediamento diffuso è quasi completamente assente e la densità abitativa si presenta più alta lungo i fiumi piuttosto che nei territori interni, mentre ampie zone della provincia sono disabitate. Rovigo e Adria rappresentano non solo i comuni di dimensione geografica maggiore, ma anche i centri con la più estesa superficie urbanizzata della provincia. Tali centri si collocano nei nodi di incrocio delle direttrici infrastrutturali nord-sud ed est-ovest. Nel corso degli anni 70/80 l'area polesana ha sviluppato una consistente dinamica evolutiva che l'ha portata complessivamente a ridurre le differenze rispetto il resto del Veneto; tale sviluppo non è avvenuto però sotto il segno della omologazione a modelli di struttura economica e produttiva delle altre aree del Veneto, ma piuttosto sotto quello della ricerca di un proprio originale equilibrio tra elementi di carattere tradizionale (l'agricoltura in primo luogo) ed elementi nuovi (l'industria e l'artigianato, ma anche il turismo e i servizi). L'area centrale di Rovigo, con punto di riferimento il capoluogo, e con una prima articolazione verso i centri di base più vicini di Villamarzana - Costa - Arquà Pol. - Bosaro - Pontecchio Polesine, all'interno dei quali proporre una loro rivitalizzazione e un potenziamento con funzioni di offerta di servizi decentrati. AREA CENTRALE URBANA DI ROVIGO Rovigo può essere il cuore di un sistema territoriale più vasto di quello polesano, cui contribuiscono non solo aree del basso padovano, ma anche parte delle provincie di Ferrara e di Mantova. Esso può essere riferito ad un sistema urbano di particolare complessità funzionale, morfologica e relazionale, con il quale concorre alla qualificazione e all'integrazione del territorio regionale nel contesto nazionale. A questo proposito non può essere scartata l'ipotesi che il vero decollo del Polesine sia da progettare sulla dimensione dell'area vasta, in un sistema di infrastrutture di prospettiva (corridoio centrale intermodale) quale elemento di possibile organizzazione di poli riallocativi di un sistema produttivo più ampio (Padania). Area vasta che può comprendere non solo l'intero sistema polesano, ma anche una parte del Ferrarese, della bassa padovana e veronese. Se questa è la dimensione di omogeneità interprovinciale della "grande area polesana", in questa dimensione Rovigo assume una funzione importante di area guida, non solo basata sulla centralità geografica, ma anche in relazione ai progetti di intervento nel campo delle infrastrutture di trasporto, quali l'idrovia

39

che, evidentemente, risultano essere al servizio di aree geografiche ben più ampie della sola Provincia. Inoltre è facile pensare che una serie di servizi attivati nell'area di Rovigo possano essere progettati in modo allargato alla dimensione dell'area vasta; in particolare è possibile fissare per il capoluogo un ruolo sia produttivo (portofluviale, interporto, aree industriali) che di formazione culturale (Università). Nel contesto di questa ipotesi suggestiva, assume rilevante importanza la necessità di definire un primo contorno progettuale dell'area centrale urbana di Rovigo, individuando le possibili articolazioni e proponendo la rivitalizzazione ed il potenziamento di alcuni centri della cintura urbana sud. All'interno di questa area centrale dovrà essere impostato un coordinamento delle politiche urbanistiche e di trasporto individuando inoltre una prima serie di centri urbani minori (Villamarzana, Arquà Polesine, Bosaro, Pontecchio Polesine e Costa) che potranno essere di supporto all'area centrale, con funzioni di offerta di servizi decentrati. 3.10.1 Vincoli paesaggistici Per quanto riguarda i vincoli paesaggistici si è fatto riferimento all’Atlante dei vincoli paesaggistici redatto dalla Provincia di Rovigo, nel quale sono catalogati gli ambiti vincolati ai sensi delle Leggi 29/06/1939 n. 1497 e 08/08/1985 n. 431 situati all’interno della Provincia di Rovigo. Le aree in prossimità dell’area industriale soggette a vincolo sono risultate: 1 Scolo Valdentro, sia nel tratto appartenente al Comune di Villamarzana che

nel tratto del Comune di Arquà Polesine. Tale scolo è stato incluso nell’elenco dei corsi d’acqua tutelati pubblicato sul B.U.R. della Regione Veneto nel 1994, supplemento al numero 70. Tale vincolo è conseguente alla legge n.431/1985: c) i fiumi, i torrenti ed i corsi d’acqua…….e le relative sponde o piede degli argini per una fascia di 150 m il vincolo anzidetto comprende sia le sponde che l’intero corso d’acqua, cosicché qualsiasi attività che incida sulle acque del fiume e sul loro regime idraulico dovrà essere sottoposta al rilascio dell’autorizzazione. Sono vincolati automaticamente tutti i fiumi e i torrenti, mentre per i corsi d’acqua – ivi compresi canali artificiali e urbani – il vincolo è subordinato alla loro inclusione in appositi elenchi da compilarsi ad opera della Regione.

2 nel Comune di Arquà Polesine è stata dichiarata area di notevole interesse pubblico il castello di Treves e aree contermine ai sensi della Legge n. 1497/39 con DGR n. 4627 del 09/12/98. Tale area, collocata al centro del Comune di Arquà Polesine, è comunque distante dall’area di intervento e non risulta coinvolta dall’intervento di progetto.

3.11 Mobilità

40

4. AREA INDUSTRIALE 4.1 Ambiente idrico Usi d’acqua – quali pozzi o derivazioni da corsi d’acqua superficiali artificiali e non – sarà oggetto di autorizzazione da parte degli Enti pubblici competenti.

4.1.1 Scarichi idrici

Linea acque bianche

Attualmente la zona risulta servita anche da tutta una serie di fossi che raccolgono e convogliano le acque meteoriche per buona parte nello scolo Valdentro che si immette nel Canal Bianco. L’urbanizzazione prevista va a modificare completamente questa regimazione idraulica che però grazie alla prevista realizzazione di un nuovo canale lungo il perimetro sud dell’area (Tav 18.1) ne ripristina le condizioni iniziali per le aree limitrofe. Tale canale si immette nel Valdentro in prossimità del sostegno Paradiso, a nord della stessa. In particolare per il nuovo ramo dello scolo Valdentro di prevedono sezioni trapezie di base pari a 1,5 m e con sponde di pendenza 2:3, principalmente risezionando fossi esistenti e su questo verranno poi scaricate la acque bianche meteoriche di tutta la zonizzazione. Si prevede sostanzialmente l’individuazione di tre bacini che vedono in ognuno la presenza di collettori principali in c.a. con diametro variabile, oltreché linee secondarie di allacciamento complete di pozzetti e caditoie stradali e nei singoli lotti; i pozzettoni stradali sono stati ubicati nella zona destinata a parcheggio e quindi ai margini della carreggiata stradale per evitare i ricorrenti dissesti che in questi contorni si verificano. Le acque bianche vengono riversate nel canale in tre punti diversi (vedi tav. 18.2 del progetto): S1, S2 ed S3. Per il calcolo della fognatura bianca, essendo il tempo di corrivazione dell’ordine dei minuti, sono stati utilizzati i valori forniti dagli scrosci e dalle precipitazioni di durata oraria che producono l’altezza di pioggia maggiore e, poiché il numero di osservazioni per tali valori non sono numerose, si è scelto di operare in condizioni di sicurezza scegliendo un tempo di ritorno Tr=50 anni ed una stima di portata massima di circa 7,5 m3/s.

Linea acque nere

Con l’avvio a regime della prima parte della lottizzazione (comprende tutti i lotti che si affacciano sulla viabilità principale), la rete fognaria per le acque nere sarà collegata con il vicino depuratore di Villamarzana, della potenzialità di 700 abitanti equivalenti, attualmente sottoutilizzato.

41

Successivamente, quando tutta l’area sarà a regime, l’impianto attuale di Villamarzana non sarà più sufficiente per le aumentate necessità per cui sarà realizzato – da parte della Società I3 – un ampliamento delle capacità di trattamento dell’attuale depuratore attraverso la realizzazione di una serie di batterie di depurazione di capacità da stabilirsi, in modo da raggiungere una capacità di trattamento sufficiente per l’intera area. La portata specifica di scarico di punta risulta essere pari a 0.80 l/s con una portata specifica media pari a 0.36 l/s.

Limite di accettabilità degli scarichi in pubblica fognatura

Probabilmente, oltre agli scarichi civili, verranno scaricati nella pubblica fognatura, previa depurazione, anche i reflui provenienti dai vari impianti che andranno a insediarsi sull’area; naturalmente ogni impianto dovrà preoccuparsi di scaricare nella fognatura pubblica reflui che rispettano i limiti di scarico come sotto riportato, eventualmente dotandosi di proprio impianto di depurazione. I limiti allo scarico in pubblica fognatura sono quelli riportati nella tab. 3 (di seguito riportata), dell’Allegato 5 al D.Lgs. 18 agosto 2000, n. 258 “Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole”. Valori limiti di emissione in fognatura (tab. 3, All. 5 al D.Lgs 152/99).

SOSTANZE u.m. Scarico in rete fognaria(*) PH 5,5-9,5 Temperatura °C (1) Colore non percettibile con diluizione 1:40 Odore non deve essere causa di molestie materiali grossolani assenti Solidi sospesi totali (2) mg/l ≤ 200 BOD5 (come O2) (2) mg/l ≤ 250 COD (come O2) (2) mg/l ≤ 500 Alluminio mg/l ≤ 2,0 Arsenico mg/l ≤ 0,5 Bario mg/l - Boro mg/l ≤ 4 Cadmio mg/l ≤ 0,02 Cromo totale mg/l ≤ 4 Cromo VI mg/l ≤ 0,20 Ferro mg/l ≤ 4 Manganese mg/l ≤ 4

42

Mercurio mg/l ≤ 0,005 Nichel mg/l ≤ 4 Piombo mg/l ≤ 0,3 Rame mg/l ≤ 0,4 Selenio mg/l ≤ 0,03 Stagno mg/l ≤ 10 Zinco mg/l ≤ 1,0 Cianuri totali (come CN) mg/l ≤ 1,0 Cloro attivo libero mg/l ≤ 0,3 Solfuri (come S) mg/l ≤ 2 Solfiti (come SO2) mg/l ≤ 2 Solfati (come SO3) (3) mg/l ≤ 1000 Cloruri (3) mg/l ≤ 1200 Fluoruri mg/l ≤ 12 Fosforo totale (come P) (2) mg/l ≤ 10 Azoto ammoniacale (come NH4) (2) mg /l ≤ 30 Azoto nitroso (come N) (2) mg/l ≤ 0,6 Azoto nitrico (come N) (2) mg /l ≤ 30 Grassi e olii animali/vegetali mg/l ≤ 40 Idrocarburi totali mg/l ≤ 10 Fenoli mg/l ≤ 1 Aldeidi mg/l ≤ 2 Solventi organici aromatici mg/l ≤ 0,4 Solventi organici azotati (4) mg/l ≤ 0,2 Tensioattivi totali mg/l ≤ 4 Pesticidi fosforati mg/l ≤ 0,10 Pesticidi totali (esclusi i fosforati) (5) tra cui: mg/l ≤ 0,05

- aldrin mg/l ≤ 0,01 - dieldrin mg/l ≤ 0,01 - endrin mg/l ≤ 0,002 - isodrin mg/l ≤ 0,002 Solventi clorurati (5) mg/l ≤ 2 Escherichia coli (6) UFC/100ml nota Saggio di tossicità acuta (7) il campione non è accettabile quando dopo 24 ore il

numero degli organismi immobili è uguale o maggiore del 80% del totale

(*) I limiti per lo scarico in pubblica fognatura indicati in tabella 3 sono obbligatori in assenza di limiti stabiliti dall’autorità d’ambito o in mancanza di un impianto finale di trattamento in grado di rispettare i limiti di emissione dello scarico finale. Limiti diversi stabiliti dall’ente gestore devono essere resi conformi a quanto indicato alla nota 2 della tabella 5 relativa a sostanze pericolose:

(2)Per quanto riguarda gli scarichi in fognatura, purché sia garantito che lo scarico finale della fognatura rispetti i limiti di tabella 3, o quelli stabiliti dalle Regioni ai sensi dell’articolo 28 comma 2,il gestore del servizio idrico integrato può adottare, ai sensi dell’articolo 33,per i parametri della tabella 5,ad eccezione di quelli indicati sotto i numeri 2,4,5,7,14,15,16 e 17,limiti di accettabilità i cui valori di concentrazione superano quello indicato in tabella 3.

43

1. Per i corsi d’acqua la variazione massima tra temperature medie di qualsiasi sezione del corso d’acqua a monte e a valle del punto di immissione non deve superare i 3°C. Su almeno metà di qualsiasi sezione a valle tale variazione non deve superare 1°C. Per i canali artificiali, il massimo valore medio della temperatura dell’acqua di qualsiasi sezione non deve superare i 35°C, la condizione suddetta è subordinata all’assenso del soggetto che gestisce il canale. 2. Per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue urbane valgono il limiti indicati in tabella 1 e, per le zone sensibili anche quelli di tabella 2. Per quanto riguarda gli scarichi di acque reflue industriali recapitanti in zone sensibili la concentrazione di fosforo totale e di azoto totale deve essere rispettivamente di 1 e 10 mg/l. 3. Tali limiti non valgono per lo scarico in mare, in tal senso le zone di foce sono equiparate alle acque marine costiere, purché almeno sulla metà di una qualsiasi sezione a valle dello scarico non vengano disturbate le naturali variazioni della concentrazione di solfati o di cloruri. 4. Sono inclusi in questo parametro PCB e PCT 5. Esclusi i composti come i pesticidi clorurati rientranti sotto i parametro 44, 45, 46,47 e 48. 6. All’atto dell’approvazione dell’impianto per il trattamento di acque reflue urbane, da parte dell’autorità competente andrà fissato il limite più opportuno in relazione alla situazione ambientale e igienico sanitaria del corpo idrico recettore e agli usi esistenti. Si consiglia un limite non superiore ai 5000 UFC/100mL Il saggio di tossicità è obbligatorio. Oltre al saggio su Daphnia magna, possono essere eseguiti saggi di tossicità acuta su Ceriodaphnia dubia, Selenastrum capricornutum, batteri bioluminescenti o organismi quali Artemia salina, per scarichi di acqua salata o altri organismi tra quelli che saranno indicati dall’ANPA in appositi documenti tecnici predisposti al fine dell’aggiornamento delle metodiche di campionamento ed analisi. In caso di esecuzione di più test di tossicità si consideri il risultato peggiore. Il risultato positivo della prova di tossicità non determina l’applicazione diretta delle sanzioni di cui al Titolo V, determina altresì l’obbligo di approfondimento delle indagini analitiche, la ricerca delle cause di tossicità e la loro rimozione.

4.2 Analisi degli impatti sulla vegetazione, fauna ed ecosistemi

L’incidenza sul sistema è rappresentato dalla tipologia e dall’entità degli insediamenti produttivi che si verranno a creare, per cui sarà richiesto – qualora necessario – lo Studio di Compatibilità Ambientale da parte di ciascun opificio. Va da sé che, trovandoci in un’area attrezzata per insediamenti produttivi, si può ipotizzare un’interazione con la componente ecosistemica bassa, salvo verificare possibili ricadute al suolo di inquinanti emessi da particolari attività produttivi.

4.3 Atmosfera

Non è possibile valutare a priori l’impatto derivante dall’insediamento di attività industriali ed artigianali non conoscendone a priori l’entità e la tipologia. Sarà cura di ciascun opificio valutare il proprio impatto ambientale.

4.4 Rumore

Secondo la legge quadro sull'inquinamento acustico è l'introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare:

▪ fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, ▪ pericolo per la salute umana, ▪ deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti,

dell'ambiente abitativo o dell'ambiente esterno tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi.

44

Le emissioni acustiche determinate dall’impianto in oggetto possono essere ricondotte alle seguenti cause: - attività “produttiva” degli insediamenti che comportano una emissione acustica

la cui intensità diminuisce man mano che ci si allontana dal sito (questo in funzione anche delle specifiche condizioni orografiche del territorio circostante, del tipo di terreno presente in zona, dalla velocità e direzione del vento);

- traffico veicolare indotto da e verso l’impianto, nelle varie fasi di vita dello stesso: costruzione, esercizio e dismissione.

Per quanto concerne le vibrazioni - che dipendono esclusivamente dalle caratteristiche fisiche del fenomeno e soprattutto dall’intensità vibratoria, dalla frequenza, dal punto e dalla direzione di applicazione, dalla durata e dalla vulnerabilità specifica degli organismi o delle opere che vengono ad essere investiti - nel ns. caso possono essere causate da: - operazioni di scavo in fase cantiere; - macchinari industriali; - traffico automezzi; e possono produrre danni agli edifici adiacenti attraverso la trasmissione degli impulsi lungo il terreno mentre risultano ininfluenti nei confronti della salute umana degli abitanti circostanti. Non è possibile valutare a priori l’impatto derivante dall’insediamento di attività industriali ed artigianali non conoscendone a priori l’entità e la tipologia. Sarà cura di ciascun opificio valutare il proprio impatto ambientale, tenendo conto del contributo dai numerosi veicoli che passano lungo la SS 434. Ad ogni modo bisogna ricordare che la zona sarà classificata di classe V per cui valgono i seguenti limiti: Valori limite delle sorgenti sonore (DPCM 14/11/97)

Leq in dB(A) emissione immissione qualità attenzione Classi di destinazione d’uso del

territorio diurno nott. diurno nott. diurno nott. diurno nott. diurno orario

nott. orario

V Aree prevalentemente industriali 65 55 70 60 67 57 70 60 80 65

45

4.5 Viabilità

Per quanto riguarda la viabilità all’interno del territorio del Comune di Villamarzana si può fare riferimento a delle analisi sul traffico realizzate durante la stesura del piano acustico del Comune. La viabilità all’interno del territorio è garantita principalmente dalla S.S. 434 “Transpolesana” e dalle due strade provinciali n. 23 e n. 24, anche se il traffico maggiore è localizzato sull’Autostrada A13 che attraversa da Nord a Sud l’intero territorio comunale. Al fine di poter disporre di informazioni indicative sulla consistenza del flusso veicolare si sono effettuati alcuni rilievi in orari generalmente diversi da quelli di punta; tali valori non vanno considerati di estrema precisione, in quanto sono stati ricavati su intevalli temporali molto brevi (5 minuti o 20 minuti) e non ripetuti. Le tabelle che seguono riassumono i valori rilevati nei giorni 18,19 e 26 giugno 2001. n. mis data ora via Automobili/h Mezzi

comm./h Mezzi

pesanti/h Equivalente

veicoli/h 1 19.06.01 11.34 XXV Aprile,1 - - - <60

2 19.06.01 11.22 Matteotti, 48 - - - <60

3 19.06.01 10.54 Stradone del dieci - - - <60

4 19.06.01 11.08 Matteotti, fronte ZAI 144 0 12 180

5 18.06.01 10.05 Matteotti, 29/A - - - <60

6 18.06.01 11.10 Pascoli,9 - - - <60 7 18.06.01 18.08 Stongarde, 2 60 12 0 84 8 18.06.01 17.34 Piave, 11 - - - <60 9 18.06.01 14.59 S. Pietro Martire, 76 48 0 12 84 10 18.06.01 14.49 Zoccole - - - <60

Tabella 6 Traffico stradale: rilievi da 5 minuti

46

n. mis data ora via Automobili/h Mezzi comm./h

Mezzi pesanti/h

Equivalente veicoli/h

1 19.06.01 10.16 Matteotti, 63 - - - <60

2 19.06.01 9.18 Matteotti, 47 - - - <60

3 18.06.01 17.48 Stongarde, 7 - - - <60

4 18.06.01 16.46 Bassa cimitero, 31 - - - <60

5 18.06.01 17.08 Stongarde, 25 - - - <60

6 18.06.01 16.26 Bassa cimitero, 11 12 9 0 30

7 18.06.01 16.02 Bassa cimitero, 3 60 9 3 87

8 19.06.01 9.41 Matteotti, 35 48 27 0 102

9 18.06.01 11.50 Roma, 2 141 6 3 162

10 18.06.01 15.35 S. Pietro Martire, 8 60 15 3 99

11 18.06.01 15.09 S. Pietro Martire, 7i - - - <60

12 18.06.01 10.45 Roma, 76 93 15 0 123

13 19.06.01 8.54 Chiesa, 4 - - - <60

14 18.06.01 12.11 A. Moro, 8 - - - <60

15 18.06.01 11.20 A. Manzoni, 1 90 12 0 114

-- 26.06.01 11.13 Autostrada A13 1296 222 678 3774 -- 26.06.01 11.41 S.S. Transpolesana 366 72 66 708

Tabella 7 Traffico stradale: rilievi da 20 minuti

Dalle tabelle emerge che: - a parte l’autostrada A13 non sono presenti vie di comunicazione caratterizzate

da traffico particolarmente intenso; - il traffico rilevato sulla superstrada 434 è mediamente elevato; - la percentuale di veicoli commerciali e pesanti che transitano sulla autostrada

e sulla superstrada è piuttosto considerevole, con valori compresi tra il 25 e il 40% dei veicoli totali;

- tutte le altre strade si possono considerare di lieve importanza, caratterizzate da traffico a livello locale.

Il traffico indotto dall’area industriale, che si può ipotizzare di un certo rilievo, si riverserà quasi totalmente sulle due strade a maggiore traffico: l’Autostrada e la Transpolesana; questo si può ottenere anche imponendo delle limitazioni, soprattutto al traffico pesante, sulle strade al livello locale. Nel periodo 1999-2000 l’Amministrazione Provinciale di Rovigo in collaborazione con il Dipartimento di Costruzione e Trasporti dell’Università di Padova e dell’AIEM di Rovigo ha effettuato un monitoraggio del traffico stradale: in particolare lungo la SS434 Transpolesana che è l’arteria che più ci interessa. Dall’indagine è emerso quanto segue:

47

SS 434 “TRANSPOLESANA” – Loc. Crocetta di Badia Pol. Direzione Rovigo ↔ Verona km 57+450

N° giorni campionamento

Media giornaliera mezzi leggeri

Media giornaliera mezzi medi

Media giornaliera mezzi pesanti

Media giornaliera TOTALE

14 8.343,29 1.151,07 1.855,86 11.343,79 dove con mezzi leggeri si intende la categoria di veicoli da 5 a 7,5 metri, mezzi medi la categoria di veicoli da 7,5 a 10 metri e con mezzi pesanti la categoria da 10 a oltre 18 metri. Quindi l’impatto della mobilità generata dalla zona industriale, dipenderà esclusivamente dall’entità e dalla tipologia degli insediamenti produttivi che saranno realizzati per cui – a priori – non è possibile stimare l’impatto ambientale. Come già anticipato l’ossatura su cui poggia tutta l’urbanizzazione risulta costituita da un viale principale innestato sui due svincoli della Transpolesana (S.P. 48 e S.P. 23) che tramite poi le arterie anulari secondarie interne genera un sistema vascolare attraverso cui viene razionalmente servita l’intera zona. Il viale principale risulta raccordato alla viabilità esterna grazie alle due rotatorie laterali. Comunque, se l’accesso all’area dei mezzi pesanti avvenisse tramite la SS434, l’impatto della viabilità sulle abitazioni limitrofe al PIP è da considerarsi, in via cautelativa, basso e comunque tale da non recare particolari disturbi alle abitazioni presenti in zona e non pregiudicare la qualità dell’aria. Va inoltre ricordato che, la zona a Nord del PIP confina, per tutta la sua lunghezza, con la SS434, strada ad alta intensità di traffico, per cui le abitazioni poste al di là di questa, non risentono minimamente dell’influenza del traffico dovuto alla realizzazione del PIP. 4.6 Paesaggio 4.6.1 Impatto visivo L'area in esame è pianeggiante ed è caratterizzata da una alternanza di aree urbanizzate e/o industriali ed aree ad indirizzo prettamente agricolo con seminativi avvicendati, vigneti e frutteti. In particolare, la nuova zona industriale si trova al di fuori dei centri dei Comuni di Villamarzana e di Arquà Polesine e non interessa nemmeno frazioni o centri abitati in comuni limitrofi. La pianura nella quale si inserisce l’area in oggetto è caratterizzata da una matrice a coltivo piuttosto eterogeneo: la connettività della campagna si è mantenuta grazie alla presenza di numerosi corridoi ecosistemici, per lo più in corrispondenza dei canali o dei corsi d'acqua presenti su tutto il territorio. Su questi elementi si può dire che l’inserimento dell’impianto in questa zona risulta certamente convincente ed accettabile anche perché non sono presenti in

48

zona elementi di rilievo ambientale - culturale che vengano ad essere direttamente coinvolti o subiscano effetti di carattere paesaggistico-percettivo dall’opera in analisi. Inoltre, non vi sono emergenze naturali o culturali da segnalare, né vi sono rilevati manufatti o complessi di fabbricati che sono sotto tutela monumentale o paesaggistica, o che ne siano meritevoli, né esistono ambiti sottoposti a tutela paesaggistica e segnalazioni di percorsi naturalistici o paesaggistici ricadenti all'interno dell'area in oggetto e nemmeno attigui. Non vi sono, nelle immediate vicinanze, vincoli ex legge 431/85. L’impatto visivo dell'area sarà mitigato da una piantumazione di alberi ad alto fusto su tutta l’area a sud dell’intervento Per quanto riguarda la scelta delle essenze da piantare si dovrà scegliere tra le seguenti specie autoctone: frassino, olmo, rovere, pioppo, robinia, come alberi ad alto fusto, nocciolo, biancospino, salice, robinia e sanguinella come arbusti.