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MILANO EXPO’ 2015 - CONFERENZA MONDIALE DELLE DONNE 20 ANNI DOPO PECHINO
REPORT LABORATORIO “ALLENARE LA LEADERSHIP FEMMINILE”
Contributo di SELENA ITALY APS per scrivere insieme la Carta delle Donne del Mondo
A vent’anni dalla storica conferenza di Pechino, nel corso della quale fu varata la "Piattaforma" che
ha radicalmente mutato in tutto il mondo l'ottica e l'approccio alle politiche di genere
introducendo con forza i principi di "empowerment" e "mainstreaming", la gestione da parte
dell’Associazione Selena Italy APS del Laboratorio “Allenare la leadership femminile” nell’ambito
della Conferenza mondiale delle donne 20 anni dopo Pechino, ha rappresentato un’occasione per
confrontarsi con un nutrito numero di donne provenienti da territori ed esperienze lavorative e di
vita diversificate, su un tema tanto inflazionato quanto poco realmente studiato e conosciuto
anche dalle stesse donne.
Se con mainstreaming a Pechino si sanciva l’obbligo per i governi dell'affermazione del punto di
vista del genere femminile nella gestione della vita pubblica, con empowerment si indicava di
favorire le donne nell'acquisizione di responsabilità attraverso la partecipazione ai processi
decisionali. Sul versante del pensiero femminile i due termini hanno assunto la connotazione di
strategie d’indirizzo inerenti la consapevolezza di disporre di un pensiero proprio su se stesse e sul
mondo e la possibilità di attribuirsi e di attribuire autorità e potere. Fare networking, creare cioè
reti di relazioni fra donne era sembrato lo strumento più efficace per favorire l’affermazione del
mainstreaming e dell’empowerment al fine di posizionarsi al centro della vita lavorativa, politica ed
istituzionale.
Focalizzando la ricerca sull’assunzione della leadership e sulla modalità di gestione della stessa,
l’obiettivo del nostro Laboratorio era quello di verificare quali e quanti traguardi siano stati
raggiunti negli ultimi vent’anni in ordine agli indirizzi strategici del pensiero delle donne.
Nel 2009 in Alice in business land, M. Cristina Bombelli attingendo alla sua esperienza di
accademica e di consulente organizzativa sosteneva che anche nel nostro paese i tempi erano
maturi perché le donne accedessero al potere e che le donne avevano le carte in regola per
affrontare i due temi fondamentali connessi alla differenza di genere: la gestione del potere e la
proposta di un nuovo modello di leadership. La realizzazione di questi obiettivi avrebbe però
richiesto loro il dover fare i conti con alcuni comportamenti inerenti i processi e i percorsi di
SELENA ITALY Associazione di Promozione Sociale per l’Imprenditoria Femminile
Corso Benedetto Croce 27/C, 10135 Torino - Codice fiscale 97781040015
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autoesclusione, la difficoltà a mettersi in relazione con le organizzazioni, la fatica e la paura di
dichiararsi disposte a volere e a gestire il potere.
L’attività di Laboratorio, preceduta da un performance teatrale finalizzata ad avviare la riflessione
sul tema attraverso la messa in scena della vita di 10 donne leader appartenenti ad 8 Paesi
presenti all’Expo, ha restituito un ricco patrimonio di riflessioni, traducibili nell’ambito dell’attività
di composizione della Carta delle Donne del Mondo, in possibili indicazioni di strategie e di azioni
d’intervento.
Nei tre gruppi di lavoro, cui hanno partecipato 4O donne di età medio alta con posizioni
lavorative di responsabilità nei settori pubblico e privato, il confronto è avvenuto attorno a tre
temi: il concetto di leadership femminile, i punti di forza e di criticità nell’assumere e nell’agire il
ruolo, le proposte per affermare un modello di leadership rispondente ai principi del
mainstreaming e dell’ empowerment al fine di favorire, come qualcuna ha significativamente
sintetizzato, l’assunzione della leadership stando “comoda” nel mio sentirmi donna, ossia con il
mio linguaggio, il mio stile, la mia etica.
Ciò che è emerso in modo netto dai gruppi è che i valori femminili rispetto al concetto di
leadership e di gestione del potere sono diversi da quelli maschili. Il concetto di leadership in
quanto potere in sé non è un valore femminile. Per tutte, la leadership è la possibilità di decidere
per cambiare, è lo sviluppo di un progetto, l’affermazione di un obiettivo per raggiungere un
risultato concreto. Rispetto al modello di potere a somma zero caratterizzante la cultura di genere
maschile, le donne sentono di riconoscersi in un modello di leadership e di potere generativo in
grado di valorizzare maggiormente le differenze tra donna e uomo, sfruttandole a vantaggio delle
organizzazioni del lavoro, del benessere personale e della società in generale.
Le difficoltà incontrate nei gruppi, nell’elaborare con chiarezza anche semantica questi concetti,
hanno generato nelle partecipanti la consapevolezza che per parlare di leadership femminile,
oggi, dopo un ventennio attraversato da crisi politiche ed economiche di dimensioni globali, è
necessario restituire chiarezza al pensiero della differenza e ai principi di gender, mainstreaming
ed empowerment sanciti con forza nella Piattaforma di Pechino 95 come patrimonio comune delle
donne nel mondo.
Nelle generazioni adulte come nelle giovani, hanno dichiarato le partecipanti, si riscontra un
bisogno di “esistenza femminile” ma sembra si sia perso l’orizzonte, la mission di quel pensiero che
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nei anni ’70 e ’80 era riuscito a unificare le generazioni femminili e aveva avviato un confronto
dialettico fra i generi. Oggi le donne hanno acquisito cittadinanza, ma non sempre di genere. C’è
confusione tra parità dei diritti e omologazione dei comportamenti e dei valori. A parere dei
gruppi, nel nostro paese, solo una élite di giovani donne, sostenute da modelli familiari innovativi,
hanno favorito del cambiamento culturale prodotto dal pensiero della differenza, in particolare,
rispetto alla gestione del potere e della leadership.
È necessario conoscersi, acquisire consapevolezza di sé, appropriarsi delle proprie caratteristiche
di genere, delle nostre e di quelle degli altri, e liberarsi degli stereotipi sessisti che ancora sono
dentro di noi donne. Rispettare la propria differenza e le differenze altrui è la chiave per quella
convivenza pacifica e rispettosa che costituiva la mission della Conferenza di Pechino.
L’egualitarismo in cui sembra essersi arenato e in parte posizionato il pensiero e le politiche di
parità nel nostro Paese – inseguendo i diritti paritari maschili e rifiutando l’idea che la donna
disponga di una natura differente, specifica e che sia portatrice di valori nuovi rispetto alla cultura
maschile - chiude le donne in una trappola di “ finta libertà”.
Una situazione, quella attuale, confusa e difensiva che ha portato in particolare le giovani
generazioni ad appiattirsi su una posizione di parità pacificata e di invisibilità delle discriminazioni
ancora insite nei sistemi organizzativi sia lavorativi sia sociali. Nel lavoro e nelle organizzazioni vige
un subtesto di genere che assegna agli uomini e al maschile un ‘vantaggio competitivo’ e richiede,
specie alle donne, una specifica competenza: gestire la propria identità di genere all’interno di un
mondo professionale declinato – quasi sempre – al maschile.
Che fare, si sono chieste le donne del Laboratorio, per riallacciarci ai principi sanciti a Pechino che
sono dentro di noi, ma non hanno trovato un format comune di espressione e di azione? Fare
formazione è stata la risposta comune. Formazione, in tutti i luoghi della politica e delle
organizzazioni. Formazione per:
- favorire in donne e uomini una maggiore consapevolezza dei modelli culturali esistenti e
del proprio modo di leggere e interpretare le differenze di genere
- favorire il riconoscimento e la valorizzazione del ‘femminile’ all’interno di una cultura che
assume la maschilità come standard
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