Relazione valutazione pini_piazza_verdi

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STUDIO GIFOR DI LUIGI SANI Via del Parione 1 - 50123 – Firenze Tel e Fax 055 292813 Email: [email protected] VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DI STABILITÀ DEI PINI DOMESTICI VEGETANTI IN PIAZZA GIUSEPPE VERDI A LA SPEZIA, MEDIANTE VALUTAZIONE VISIVA CON METODO VINA, ANALISI STRUMENTALI CON TOMOGRAFO SONICO ED ELETTRICO, PROVA DI TRAZIONE CONTROLLATA E ANALISI MODELLISTICA CON IL SOFTWARE OREBLA RELAZIONE TECNICA Committente: Comune di La Spezia Tecnico incaricato: Collaboratori: Dottore Forestale Luigi SANI Dottore Forestale Vincenzo BLOTTA Dottore Forestale Gianluca CAPECCHI Dottoressa Agronoma Luciana SERPE Firenze, luglio 2013

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Perizia stabilità pini Piazza Verdi

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STUDIO GIFOR DI LUIGI SANI

Via del Parione 1 - 50123 – Firenze Tel e Fax 055 292813

Email: [email protected]

VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DI STABILITÀ DEI PINI

DOMESTICI VEGETANTI IN PIAZZA GIUSEPPE VERDI A LA SPEZIA, MEDIANTE VALUTAZIONE VISIVA CON METODO VINA, ANALISI

STRUMENTALI CON TOMOGRAFO SONICO ED ELETTRICO, PROVA DI TRAZIONE CONTROLLATA E ANALISI MODELLISTICA

CON IL SOFTWARE OREBLA

RELAZIONE TECNICA

Committente:

Comune di La Spezia

Tecnico incaricato:

Collaboratori:

Dottore Forestale Luigi SANI Dottore Forestale Vincenzo BLOTTA Dottore Forestale Gianluca CAPECCHI Dottoressa Agronoma Luciana SERPE

Firenze, luglio 2013

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Valutazione delle condizioni di stabilità dei pini domestici vegetanti in piazza Verdi a La Spezia, mediante valutazione visiva con metodo Vina, analisi strumentali con tomografo sonico ed elettrico, prova di trazione controllata e analisi modellistica con il software Orebla

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VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI DI STABILITÀ DEI PINI DOMESTICI VEGETANTI IN PIAZZA GIUSEPPE VERDI A LA SPEZIA, MEDIANTE

VALUTAZIONE VISIVA CON METODO VINA, ANALISI STRUMENTALI CON TOMOGRAFO SONICO ED ELETTRICO, PROVA DI TRAZIONE

CONTROLLATA E ANALISI MODELLISTICA CON IL SOFTWARE OREBLA

RELAZIONE TECNICA

1 SCOPO DELL'INDAGINE Nel mese di luglio del corrente anno, l’Amministrazione comunale di La Spezia, nell’ambito degli interventi di riqualificazione di piazza Giuseppe Verdi, ritenendo necessario eseguire una valutazione delle condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità dei pini domestici vegetanti al centro della piazza, in modo tale da verificare l’opportunità o meno del loro abbattimento e le eventuali cure necessarie per la loro conservazione, incaricava il Dottore Forestale Luigi Sani di eseguire tali accertamenti mediante la predisposizione di una valutazione visiva con metodo Vina, integrata da analisi strumentali quali la tomografia sonica ed elettrica e la prova di trazione controllata. Tali rilievi diagnostici sono stati eseguiti nei giorni 7 ed 8 del mese di luglio 2013 e, con il seguente elaborato, si presentano i risultati conseguiti. Rilevatore: Dottore Forestale Luigi SANI, iscritto all’Albo dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Firenze con il n° 659, coadiuvato alla diagnostica dai Dottori Forestali Vincenzo BLOTTA e Gianluca CAPECCHI e dalla Dottoressa Agronoma Luciana SERPE. Qualifiche ed esperienza nel settore: questa relazione si basa sui rilievi effettuati di fronte all’albero. Le conclusioni raggiunte sono comunque il frutto della esperienza e della professionalità dell’estensore nel campo della Arboricoltura Ornamentale, così come indicate nella sintesi del curriculum qui riportata.

Luigi Sani, membro della Società Italiana di Arboricoltura e Consigliere nel periodo 2008-2013, membro dell’International Society of Arboriculture. Direttore della rivista Arbor. Certificato quale European Tree Technician e ISA Master Arborist, specializzato quale coordinatore per la sicurezza, come addetto ai sistemi di accesso e posizionamento mediante funi e per l’uso di piattaforme elevabili. Ha svolto incarichi di formazione in “Biomeccanica e valutazione di stabilità degli alberi” presso le Università di Firenze, Padova e Pisa, dove è stato nominato Cultore della Materia. Ha pubblicato oltre 40 titoli fra libri, articoli su riviste specializzate, articoli divulgativi, presentazioni a convegni e traduzioni. Docente in corsi di specializzazione professionale sul tema della Statica delle strutture arboree. Svolge attività professionale nel campo dell’Arboricoltura e specificamente della valutazione di stabilità e nella diagnostica strumentale degli alberi dal 2000.

2 TERMINI DI GARANZIA Questa relazione si basa sui rilievi visuali effettuati di fronte all’albero e sull’analisi biomeccanica desunta sulla base di tali informazioni. Le conclusioni raggiunte sono comunque il frutto della esperienza e della professionalità dell’estensore nell’analisi della situazione riscontrata al momento del sopralluogo e non tengono quindi conto dei possibili

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effetti derivanti da condizioni climatiche eccezionali, vandalismi o incidenti di varia natura (danni meccanici, inquinamento chimico, fuoco, ecc.). L’estensore non accetterà quindi alcuna contestazione derivante da questi fattori, né se i lavori prescritti non saranno realizzati nei tempi e modi indicati, da personale qualificato e nel rispetto delle buone pratiche in Arboricoltura. L’attendibilità di questa relazione si esaurisce naturalmente nel tempo, in relazione ai cambiamenti delle condizioni ambientali del sito di vegetazione, di potature o se vengono eseguiti lavori o interventi non specificati in relazione. In qualità di arboricoltore, il tecnico incaricato è specialista del settore ed utilizza le conoscenze ed esperienze professionali per esaminare gli alberi e prescrivere misure che ne favoriscano la bellezza, la salute e la sicurezza. Il Committente, proprietario o gestore dell’albero, può scegliere o meno di accettare queste prescrizioni o richiedere approfondimenti. Gli alberi, diversamente da manufatti antropici, sono strutture dinamiche e, nella loro gestione, possono essere applicabili tecniche colturali diverse, che comportano rischi diversi. Una ragionevole gestione del rischio deve avere tuttavia sempre l’obiettivo di conservare alberi che appaiono stabili al verificarsi di eventi meteorici non particolarmente intensi. Con la presente relazione i tecnici incaricati propongono un indirizzo di riferimento per le decisioni gestionali che deve assumere il proprietario/gestore dell’albero. Qualora la percezione del rischio del committente fosse diversa, è necessario riconsiderare gli interventi proposti in relazione a tale diversa impostazione. Sebbene un ragionevole sistema di gestione del rischio ha generalmente l’obiettivo di conservare alberi che appaiono stabili in presenza degli eventi meteorici che normalmente possono verificarsi nel luogo di vegetazione dell’albero, risulta tuttavia necessario precisare che tutti gli alberi conservano inevitabilmente una certa dose di propensione al cedimento (e quindi di pericolosità). In Arboricoltura non è infatti possibile individuare ogni e qualsiasi condizione che potrebbe portare un albero al cedimento totale o parziale. Gli alberi sono organismi viventi, che possono cadere in molti modi, alcuni dei quali non ancora pienamente compresi. Inoltre le condizioni degli alberi sono spesso nascoste da altri alberi, dal fogliame o da manufatti che impediscono l’osservazione e l’analisi. L’apparato radicale poi vegeta al di sotto del terreno e non è quindi osservabile se non in peculiari situazioni e con tecniche appropriate e complesse. Infine, occorre ancora precisare che gli alberi si sono evoluti in modo tale da favorire il cedimento di loro parti prima dell’intera struttura: rami e branche possono quindi essere sacrificate al posto dell’albero intero. Normalmente i cedimenti di branca si limitano alla rottura di rami di modeste dimensioni ed in periodi di condizioni climatiche molto negative. Tuttavia, come è ovvio in ogni sistema naturale, le eccezioni a questa regola sono possibili, per cui questo tipo di cedimenti sono molto difficili da prevedere. Anzi è noto che anche alberi o loro parti perfettamente sane, considerate sicure, possono cadere per eventi peculiari, o a causa di diversi fattori dipendenti da condizioni relative alla fisiologia del legno, ad aspetti dinamici od alla interazione fra radici e terreno. Nella gestione degli alberi l’obiettivo da perseguire è quindi quello di ridurre il rischio in quanto, sfortunatamente, non è mai possibile eliminare interamente il rischio derivante da un possibile cedimento, a meno che non si abbatta l’albero. Si rimarca quindi che non è possibile garantire che un albero sarà sano e strutturalmente sicuro in tutte le circostanze o per un dato periodo di tempo. Talora infatti gli alberi appaiono sani ma possono essere strutturalmente instabili. Al tempo stesso anche gli interventi colturali, come ogni medicina, non possono

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essere garantiti. Inoltre, riguardo agli interventi ed alle cure colturali prescritte queste possono essere condizionate da fatti, persone, vincoli territoriali o pareri formulati dall’Amministrazione. Il tecnico incaricato declina ogni responsabilità per l’eventuale mancata autorizzazione di interventi prescritti o per le conseguenze connesse. In sostanza gli alberi devono essere “gestiti”, ma non possono essere “condizionati” e per vivere in loro prossimità è necessario accettare un certo livello di rischio. Poiché la salute e la stabilità degli alberi si modificano nel tempo talora anche repentinamente, questi ultimi necessitano di un programma di monitoraggio minimo di tale rischio e ciò è specificato nella scheda di rilevamento la cui adesione è condizione essenziale per la verifica nel tempo delle condizioni di salute e di stabilità. 3 PIANO DI LAVORO Il lavoro commissionato si prefigge l’obiettivo di rispondere alle esigenze manifestate dalla committenza e quindi di valutare l’insieme delle condizioni vegetative e fitosanitarie degli alberi al fine di determinarne lo stato generale di salute e di stabilità, la presenza di patologie e le relazioni fra questi e l’ambiente in cui vivono, con particolare riferimento alla opportunità o meno della loro conservazione e alle possibili cure da somministrare, anche in relazione alla destinazione d’uso del sito in cui vegetano. In particolare il capitolo 4 chiarisce i principali aspetti relativi alla metodologia di indagine seguita, il capitolo 5 espone il quadro diagnostico relativo alle piante esaminate ed il capitolo 6 analizza e commenta i risultati alla luce degli obiettivi prefissati. 4 METODOLOGIA DI INDAGINE Per quanto concerne i criteri metodologici adottati nell’elaborazione del quadro conoscitivo, questi si fondano sulle più recenti acquisizioni scientifiche nel campo dell’Arboricoltura Ornamentale. La procedura seguita consiste in un’analisi visuale con il metodo della valutazione integrata, seguita dall’approfondimento strumentale e modellistico. 4.1 VALUTAZIONE INTEGRATA La metodologia di valutazione integrata dell’albero consiste in una valutazione visuale da terra di tutte le caratteristiche dell’albero importanti ai fini della determinazione delle condizioni di salute e stabilità. Il rilievo applica il protocollo PHC (Plant Health Care) che definisce una metodica attraverso la quale la valutazione delle condizioni di vegetazione di un esemplare arboreo e la definizione delle possibili cure, scaturiscono dallo studio delle interazioni fra il trattamento agronomico (fertilizzazioni, interventi fitosanitari, potature, scelta del sito d’impianto, ecc.), i condizionamenti esterni di carattere biotico (parassiti, patogeni, ecc.) ed abiotico (fattori fisici dell’ambiente) e le interferenze esercitate dall’uomo (inquinamento ambientale, urti accidentali, vandalismo, ecc.). Inoltre, specie in contesti urbani, l’insieme delle variabili sopra esposte possono condizionare non solo la salute della pianta, ma anche la sua stabilità (cioè il pericolo che l’albero o alcune sue parti possano rompersi e cadere). Si esegue quindi sempre anche una verifica di stabilità, finalizzata ad

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escludere un pericolo di caduta superiore a quello definibile come “naturale”, in particolare laddove un ipotetico cedimento può provocare danni a persone o cose. La metodologia seguita consiste nella descrizione accurata delle condizioni stazionali, delle caratteristiche dendrostrutturali, delle anomalie morfologiche e delle difettosità dell’albero, dei segni e sintomi derivanti da patologie di varia natura. Per fare questo si ricorre ad una metodica di lavoro dichiarata (SANI L., 2008 - Valutazione integrata dell'albero. Manuale ad uso pratico per il rilevamento delle condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità degli alberi in ambito urbano. Nicomp L.E. Firenze), ricorrendo ad una scheda indicante: � il codice identificativo dell’albero e del rilievo; � l’ubicazione della pianta ed il tipo di sito in cui essa vegeta; � la posizione sociale della pianta nel contesto della vegetazione circostante (se presente); � le caratteristiche dimensionali e cioè la circonferenza del fusto misurata a 1.30 m e

l’altezza totale; � l’età ontogenetica (utile per determinare l’eventuale tipo di potatura da eseguire); � le caratteristiche della stazione (cioè del luogo topografico in cui la pianta vive), con

riferimento ai conflitti che la pianta presenta con manufatti, i problemi legati alla natura del suolo, ecc.;

� le condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità delle varie parti della pianta (radici e colletto, fusto principale, castello, branche e ramificazione, chioma) indicando le principali problematiche visibili (presenza di carie, ferite non rimarginate, ecc.);

Nelle schede, la presenza del difetto è indicata con una X nella casella a fianco del nome (nella scheda speditiva) e con il nome del difetto (nella scheda approfondita), una presenza significativa del difetto è indicata con la sigla XF (nella scheda speditiva) e con il nome del difetto seguito dalla lettera maiuscola F (nella scheda approfondita), mentre una presenza del difetto molto forte è indicata con la sigla XMF (nella scheda speditiva) e con il nome del difetto seguito dalle lettere maiuscole MF (nella scheda approfondita), Su tali basi vengono quindi fornite alcune valutazioni di sintesi molto importanti al fine di determinare il giudizio finale e, quindi, le prescrizioni colturali. Si formulano infatti alcuni giudizi in merito a: � valore ornamentale del soggetto, giudicato euristicamente; � giudizio di “propensione al cedimento”: evidenzia il grado di pericolo associabile alle

condizioni di stabilità della pianta in relazione alle diverse forme di cedimento possibili (ribaltamento della zolla, rottura del tronco al colletto, rottura del tronco, cedimenti al castello, cedimento dei rami). La massima propensione al cedimento è attribuita ai soggetti che manifestano segni imminenti di cedimento strutturale o evidenti patologie; per i soggetti in condizioni di stabilità progressivamente migliori si attribuisce un valore di propensione molto probabile, probabile, possibile, e infine improbabile allorquando non si osservano segni o sintomi di problematiche in atto.

� Giudizio sulla “probabilità di colpire il bersaglio”: ci informa sulla possibilità che l’albero o una sua parte possa, cadendo, colpire un bersaglio. Si definisce quindi in relazione ai possibili bersagli presenti nell’area di potenziale caduta ed al loro tasso di occupazione. Tale probabilità può essere molto bassa, se il potenziale bersaglio occupa l’area di potenziale caduta occasionalmente (un veicolo lungo una strada rurale), oppure progressivamente bassa, media, alta o molto alta, se il bersaglio è sempre presente nell’area di potenziale caduta (un piccolo chiostro sotto un albero inclinato).

� Giudizio sulla possibile entità delle “conseguenze” del cedimento in relazione al bersaglio. Queste possono essere trascurabili, se il bersaglio non è importante (cartello

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stradale), quindi minime, significative, importanti o severe, nel caso il cedimento possa colpire delle persone non proteggibili.

� Giudizio di “rischio di instabilità”: è dato dal prodotto logico dei tre indici precedenti e denota così piante in condizioni di rischio estremo (che dovrebbero essere sicuramente eliminate perché si trovano in condizioni di elevata propensione al cedimento in quanto presentano difetti morfologici e strutturali importanti e possono provocare danni ingenti a persone o cose), elevato (laddove le condizioni di cui sopra si manifestano sempre in modo consistente ma sembrano non avere carattere di imminenza), moderato (per le cui piante è necessario adottare specifiche cure colturali ed un programma di monitoraggio), basso (per quei soggetti che denunciano lievi difetti o sono ubicati in zone meno problematiche) o trascurabile (per quei soggetti che non presentano difetti o anomalie significative ed il cui pericolo di caduta è pertanto limitato ad eventi non prevedibili o comunque avverrebbe in luoghi non pericolosi).

Infine, la scheda riporta le prescrizioni necessarie per la gestione e cioè: � tipo di intervento che si ritiene opportuno adottare; � sua urgenza; � eventuali approfondimenti di indagine (analisi particolari o in quota); � programma di monitoraggio cui la pianta dovrà essere sottoposta. 4.2 ANALISI STRUMENTALE L’esame visuale, per quanto approfondito, non sempre permette di acquisire un quadro valutativo completo ed esauriente delle condizioni di salute e di stabilità in cui si trova una pianta, in particolare laddove sono presenti difetti importanti. In tali casi l’individuazione e la stima dell’estensione di alcuni difetti strutturali interni può essere verificata, successivamente all’indagine visuale, mediante l’impiego di strumentazione specifica. Prova strumentale mediante Tomografo sonico L’analisi strumentale è stata eseguita ricorrendo ad un tomografo tipo Picus® a 8 sensori, particolarmente utile per determinare la presenza e l’estensione di eventuali carie e/o cavità all’interno del fusto. Lo strumento utilizzato determina la velocità con cui un onda sonora, generata alternativamente sui diversi sensori, si propaga all’interno del fusto. I dati relativi al tempo che impiegano gli impulsi generati su un sensore a raggiungere gli altri sensori sono quindi trasferiti ad un computer che elabora una immagine della sezione del fusto, evidenziando la presenza di alcuni difetti strutturali interni e quantificandone l’estensione. Infatti, poiché la velocità di propagazione del suono nei solidi (Vs, [m/s]) è data dalla relazione:

Vs = √ E / ρ in cui: ρ è la densità del mezzo [kg/m3] E è il modulo di Young [N/m2], tale velocità dipende dall’elasticità del legno (quindi dalla specie) e dalle sue condizioni di densità e umidità (modificate dalla presenza di processi degradativi come le carie). Tenuto conto che, con il verificarsi di processi come le carie, l’elasticità tende a ridursi prima e più rapidamente di quanto non faccia la densità del legno, ne segue che è possibile dedurre la presenza di fenomeni di degradazione del legno con il ridursi della velocità di propagazione

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dell’onda sonica. In sostanza, la propagazione del suono sarà tanto più lenta quanto più il legno è “meno solido”, cioè più alterato. In ogni caso, con questa metodologia non si perviene ad una stima compiuta della resistenza del legno quanto piuttosto della sua rigidità. Prova strumentale mediante tomografo elettrico Non tutti i difetti sono chiaramente individuabili mediante il tomografo sonico. In certe situazioni, quindi, le condizioni interne dei tessuti legnosi devono essere valutate anche ricorrendo ad un tomografo ad impedenza elettrica elettrico tipo Treetronic® a 24 sensori. Lo strumento misura, grazie ad un insieme di conduttori, le proprietà elettriche di una determinata sezione dell’albero, fornendo una rappresentazione planimetrica della distribuzione dei valori di resistività. Le proprietà elettriche fondamentali (resistività e conducibilità) sono influenzate da molti fattori, tra cui la concentrazione ionica e l’umidità del legno, che a loro volta variano in funzione della specie, della stagione, della temperatura e umidità ambientali, ecc. Poiché la conducibilità aumenta in presenza di carie del legno, in quanto si determina un rilascio di cationi e un incremento di umidità nei tessuti, per lo meno fino a quando non si provocano rotture in cui può entrare l’aria, il tomografo elettrico può, in particolare se utilizzato insieme al tomografo sonico, fornire indicazioni più accurate in merito alla presenza di tessuti alterati o di cavità all’interno di un albero. Prova di trazione controllata La prova di trazione controllata è una procedura di valutazione della stabilità degli alberi sviluppata in campo forestale da molto tempo per scopi diversi, introdotta in tempi relativamente recenti nell’ambito dell’Arboricoltura Ornamentale e finalizzata a determinare, con la minore approssimazione possibile, la potenzialità al ribaltamento della zolla radicale o la rottura del fusto determinando, al tempo stesso, la velocità critica del vento che potrebbe determinare tali accadimenti. La prova di trazione controllata (vedi schema allegato) consiste nel sottoporre l’albero ad una sollecitazione di trazione semistatica per mezzo di un tirfor, collegato ad un punto di ancoraggio fisso, e nel misurare la relazione che sussiste fra la forza esercitata e le sollecitazioni indotte sull’albero. Le sollecitazioni studiate sono l’inclinazione della zolla radicale, misurata mediante il posizionamento di inclinometri in prossimità del colletto, e l’allungamento delle fibre, misurato attraverso estensimetri posizionati ad una certa altezza lungo la superficie esterna del tronco. Al fine di non danneggiare la capacità di resistenza meccanica dell’albero, la sollecitazione esercitata sull’esemplare deve essere contenuta entro certi limiti prefissati, ma comunque in modo tale da poter determinare, sulla base del rapporto sforzo–deformazione misurato, il carico critico di rottura o sradicamento dell’albero. Una volta determinata la forza critica che implica la rottura del tronco o il ribaltamento della zolla radicale è possibile, mediante l’approntamento di un’analisi modellistica dell’albero, determinare la velocità critica massima per mezzo della formula comunemente utilizzata per la stima della forza del vento su un oggetto:

Mrib = Σi (Fwi * H i) dove:

Fwi = ½ * ρ * Cd * A i * v i2

in cui Mrib è il momento ribaltante critico, Hi è l’altezza lungo la chioma, Fw è la spinta del vento, ρ è la densità dell’aria, A è la superficie di esposizione della chioma e Cd è il coefficiente aerodinamico, che tiene conto della sollecitazione aeroelastica indotta dall’interazione fra albero e vento.

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Per quanto concerne il valore del fattore di sicurezza (e quindi anche il valore della velocità critica dalla quale esso viene desunto) ottenuto dalla prova di trazione controllata, è necessario precisare che esso è il frutto, oltreché di una relazione fra elasticità della struttura legnosa e rottura della stessa che non è perfettamente univoca, dell’applicazione con criterio deterministico di valori univoci alle variabili condizionanti. In realtà alcuni di tali valori (come la superficie di massima esposizione della chioma o l’altezza del baricentro della chioma) sono di relativamente facile determinazione mentre altri, (in particolare il coefficiente aerodinamico o il fattore di turbolenza) sono sostanzialmente inconoscibili. Nella pratica tali coefficienti sono quindi stimati sulla base dell’esperienza (cercando di mantenersi in condizioni di maggior sicurezza) e pertanto i risultati desunti dalla loro applicazione non devono essere considerati come un dato assolutamente preciso, ma piuttosto come una grandezza di riferimento delle più probabili condizioni in cui l’albero si trova. Analisi modellistica biomeccanica Le tecniche di analisi visuale sono finalizzate, con modalità diverse, a individuare la presenza e l’estensione di difetti strutturali o di patologie degenerative nel tessuto legnoso. Tali fenomeni determinano modificazioni nella forma e nelle proprietà meccaniche del legno che, in ultima analisi, provocano una riduzione della capacità del fusto o delle radici di controbilanciare le tensioni provocate dal peso stesso della pianta e, soprattutto, dalla spinta esercitata dal vento. Sebbene una valutazione analitica precisa delle sollecitazioni esercitate in casi concreti non sia possibile, sia a causa dell’anisotropia della struttura legnosa e della complessità strutturale dell’albero, sia a causa dell’altrettanto complessa interazione di questa con la dinamica del vento, l’analisi modellistica, permette una stima indicativa del fattore di sicurezza mediante il rapporto fra variabili significative dal punto di vista biomeccanico. Nel caso specifico si è utilizzato un software appositamente predisposto (SANI, 2009b) che, mediante calcoli finalizzati a determinare i reali carichi gravanti sull’albero e sulla zolla radicale, cerca di individuare la velocità del vento critica (o il carico aggiuntivo della neve) che potrebbe determinare il cedimento dell’albero. In particolare il fattore di sicurezza al ribaltamento (FSrib) è dato dal rapporto fra le forze ribaltanti (Frib) e quelle stabilizzanti (Fstab). Per un albero, le forze ribaltanti sono date dalla spinta del vento e dal peso della porzione di

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pianta che insiste esternamente all’area determinata dalla zolla radicale. Le forze stabilizzanti sono invece date dal peso della porzione di albero che insiste all’interno dell’area della zolla radicale, cui si aggiunge il peso della zolla stessa. In termini analitici avremo che:

FSrib = Fstab / Frib

Dove Fstab = (Ftr

+ + Fch+ + Fn

+ + Fz) / Arsw e

Frib = Fw + Ftr- + Fch

- + Fn-

in cui il simbolo + o – all’apice indica se la porzione di fusto ricade internamente o esternamente al punto esterno della zolla radicale, mentre il coefficiente Arsw [%] rappresenta la porzione della capacità di ancoraggio totale della zolla radicale che è assicurata dal peso della zolla stessa. Il fattore di sicurezza nei confronti della rottura del tronco alla base è invece dato dal rapporto fra il modulo di rottura e lo sforzo flettente dovuto alla spinta del vento, valutato per diverse velocità del vento sia in condizioni di tronco sano (0% di riduzione del momento di inerzia) che per sezioni basali danneggiate, dato da:

σ = Mw / W dove il momento flettente del vento è stimato con metodo cinematico. Infine, abbiamo provveduto a stimare il possibile peggioramento delle condizioni di stabilità nei confronti dello sprofondamento del terreno, ipotizzando la presenza di un carico critico dovuto ad un evento nevoso intenso, ricorrendo ad un modello geomeccanico del terreno e cioè secondo il metodo delle strisce di Prandtl. Stima del vento critico Differentemente dalla valutazione di stabilità visuale e strumentale classica, che individua sostanzialmente la presenza di difettosità o anomalie morfologiche più o meno direttamente connesse con la propensione al cedimento degli alberi, la prova di trazione controllata e l’analisi modellistica studiano l’albero nel suo complesso, cercando di individuare quali siano le condizioni critiche al contorno che possono determinarne il cedimento. In particolare, per la rilevanza che riveste nella determinazione dei cedimenti degli alberi, ci si focalizza sulla stima della velocità del vento critico (e talora del carico di neve), in modo tale da poter confrontare il dato ottenuto con la ventosità reale presente in zona. In sostanza, se l’analisi strumentale o il modello di riferimento individua una velocità critica che può facilmente verificarsi nel luogo dove l’albero vive, si consiglia l’abbattimento o la riduzione delle dimensioni del soggetto arboreo, mentre altrimenti l’eventuale cedimento è da ascriversi ad un evento eccezionale e fortuito e quindi non dovuto alla responsabilità del valutatore e del proprietario dell’albero. Risulterebbe quindi opportuno individuare quale sia la ventosità tipica della zona di vegetazione dell’albero esaminato. In mancanza di tali dati si fa riferimento al metodo di stima della velocità di progetto così come descritto nell’Eurocodice (Sani, 2009) e nell’annesso nazionale italiano. Nel caso specifico la procedura standardizzata nell’Eurocodice in versione italiana inserisce la Liguria nella categoria 7, attribuendo una velocità fondamentale di base di 28 m/s. Poiché ci troviamo inequivocabilmente nella classe A di rugosità del terreno, ciò determina che il sito in cui si trovano gli alberi è ascrivibile alla categoria IV. Tali attribuzioni comportano una velocità alla forzante ed una velocità di raffica molto elevate. Ciò è dovuto al fatto che il metodo determina l’entità delle sollecitazioni che devono essere “sopportate” senza danno da

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manufatti in costruzione. Si tratta quindi di una vera e propria velocità di progetto, da usarsi come riferimento per la “costruzione” o la “verifica” di manufatti. Occorre altresì sottolineare che tale velocità si basa, in sostanza, su una velocità di riferimento con una probabilità di eccedenza di 0,02, quindi con un tempo di ritorno di 50 anni. A questo proposito occorre segnalare che l’aspettativa di vita degli alberi oggetto di studio non può che essere inferiore, per cui sarebbe corretto abbassare il relativo coefficiente ottenendo una forzante inferiore. Un ulteriore elemento di analisi viene dallo studio della “ventosità” reale presente in zona. Sebbene non sia stato possibile, per ragioni di urgenza, acquisire informazioni e dati meteo di dettaglio relativi all’area, si è potuto rintracciare la tabella di seguito riprodotta, che illustra i dati di sintesi per la stazione di La Spezia, relativamente agli ultimi anni. Da essa si deduce che la media del vento massimo è pari a 33.9 km/h con direzione ESE ed il vento massimo è stato pari a 59.8 km/h con direzione SW. Come si evince questi valori sono di molto inferiori alla forzante critica.

Modalità di elaborazione ed analisi dei dati Le prove di trazione e l’analisi modellistica sono uno strumento di analisi complesso e articolato, di non facile lettura per i non addetti ai lavori. Al fine di rendere più facilmente comprensibile i grafici e le tabelle che forniscono i risultati delle prove effettuate, si danno qui alcune schematiche indicazioni sulle modalità di elaborazione e analisi del dato ottenuto.

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Per quanto riguarda la prova di trazione controllata, gli strumenti forniscono una serie di informazioni riprodotte in forma grafica. Nei grafici è rappresentato l’andamento della relazione forza applicata-inclinazione (a sinistra in alto) e forza applicata-allungamento (a sinistra in basso) in funzione del tempo, negli specifici punti di misura. Quindi, al centro, sono rappresentati l’andamento della forza applicata in funzione dell’inclinazione (per la zolla radicale) e dell’allungamento (per il tronco). Il grafico in alto a destra riporta l’andamento percentuale delle relazioni forza-deformazione della zolla, confrontandola con il momento ribaltante critico desunto dall’analisi del vento, effettuata secondo la metodologia Eurocodice per l’Italia. In pratica, con l’analisi del vento, si individua il momento ribaltante (e quindi la velocità del vento ricavabile aritmeticamente) associato alla velocità di riferimento individuata per l’area in esame e tenuto conto delle condizioni in cui si trova l’albero. Tale velocità è, sostanzialmente, la “velocità di progetto”, e cioè non tanto quella a cui avviene il cedimento, quanto quella che determina un momento ribaltante che deve essere tollerato, con sufficiente sicurezza, dalla struttura in esame. Il grafico in basso a destra riporta l’andamento percentuale delle relazioni forza-allungamento del tronco, confrontandola con il limite elastico presunto per la specie in esame. In questo modo si individua un fattore di sicurezza nei confronti del ribaltamento o della rottura. Quanto maggiore sarà il fattore di sicurezza, tanto maggiore sarà la fiducia nelle condizioni di stabilità dell’albero. Nella pratica, qualora il fattore di sicurezza sia desunto facendo riferimento al carico di rottura (o ad un suo surrogato), si considera come limite minimo di sicurezza un valore del fattore pari a 1,5 (linea verde). Ciò significa che allorquando il fattore di sicurezza scende al di sotto di 1,5, l’oggetto di studio non può più essere considerato “sicuro” nel senso che la sua propensione al cedimento è diventata significativa. Allorquando si usa una velocità di progetto, il margine di sicurezza è già implicito nel calcolo della forzante critica per cui è sufficiente che il fattore di sicurezza superi l’unità. Il grafico di riepilogo della prova di trazione controllata riporta i dati in modo diverso e permette quindi di analizzarli secondo un’angolazione diversa, che si riferisce ad un diverso metodo di calcolo. Si rappresenta la variazione del fattore di sicurezza al variare della velocità del vento sia per la rottura del tronco alla base (spezzata marrone), sia per il ribaltamento della zolla al variare della velocità del vento (spezzata blu) e tenendo conto dell’inclinazione dell’albero (spezzata viola). In questo caso si può verificare quale potrebbe essere la velocità critica teorica alla quale avviene il cedimento, in quanto sarà prossima a quella ove il fattore di sicurezza è pari a 1. Qui un certo margine di sicurezza, e cioè un fattore pari o superiore a 1,5 rispetto alla velocità massima riscontrata nel sito in esame, è evidentemente opportuno. La rappresentazione della prova termina con un breve commento ed un diagramma che illustra il posizionamento dei sensori e della linea di tiro. Tale posizionamento permette di evidenziare la presenza di sollecitazioni torsionali, o meglio una risposta asimmetrica dell’albero. Tale risposta può essere dovuta a cedimenti localizzati, come quando viene a mancare una parte dell’apparato radicale. L’analisi modellistica segue un approccio simile. Nel prospetto relativo, il grafico di sinistra in basso riporta la variazione del fattore di sicurezza nei confronti del ribaltamento della zolla al variare della velocità del vento per tre zolle radicali di dimensioni definite. Le zolle 1 e 2 si basano sulle dimensioni dell’albero (sono cioè funzione del diametro a petto d’uomo e dell’angolo di natural declivio del terreno); la zolla 3 può invece essere costruita manualmente e può presupporre una limitazione dovuta a scavi o altre anomalie. Nel caso specifico, in mancanza di accertate lesioni delle radici dovute a scavi significativi, la zolla 3 è intermedia fra la 1 e la 2. Anche in questo caso è possibile quindi, avendo in mente la velocità critica di riferimento indicata nell’analisi del vento, individuare la maggiore o minore

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propensione al cedimento dell’albero, confrontando tale velocità con quella in cui la curva relativa alla variazione del fattore di sicurezza interseca l’ordinata relativa all’unità per le dimensioni di zolla prescelta. In pratica si può stimare quale dovrebbe essere la zolla efficace minima per garantire la stabilità dell’albero. Il grafico di destra del prospetto è più complesso, in quanto le diverse curve rappresentano diverse velocità del vento. Nel caso l’albero sia perfettamente sano (non vi sia cioè carie o cavità del legno che riduce la forma della sezione basale esaminata), lungo l’asse delle ordinate è possibile desumere, per interpolazione fra le diverse curve di velocità, quale sia la velocità che presuppone la rottura (FS=1) o quale sia la velocità soglia (FS = 1,5), per poi confrontare tali valori con quello della velocità critica di riferimento. Nel caso l’albero sia affetto da carie o da degenerazione dei tessuti in misura tale da ridurre la sezione basale resistente (quella esaminata), conoscendo la percentuale di riduzione del momento di inerzia è possibile stimare il relativo fattore di sicurezza, sempre al variare della velocità del vento. Infine è possibile costruire anche il grafico relativo alla verifica allo sprofondamento della zolla con il metodo di Prandtl. Si ricorre a tale metodo quando vi è una certa probabilità del verificarsi di eventi nevosi critici, in specie e terreni soggetti a questa forma di cedimento. Elaborazione ed analisi dei dati mediante software Arbostat Al fine di conseguire una maggiore attendibilità nella formulazione del quadro diagnostico, i dati ottenuti con le diverse prove di trazione controllata effettuate sono stati elaborati anche ricorrendo al software Arbostat, di fabbricazione tedesca (Arbosafe) e riconosciuto ormai in tutto il mondo. I risultati conseguiti sono riportati in allegato, suddivisi per albero e sono classificati con il medesimo criterio seguito in Orebla. Come si può notare, i risultati sono sostanzialmente congruenti, salvo la normale approssimazione e la diversità nei criteri di calcolo e di scelta delle variabili esplicative fondamentali.

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5 QUADRO CONOSCITIVO 5.1 UBICAZIONE E ASPETTI TERRITORIALI Gli alberi oggetto di questo studio vegetano, in filare unico discontinuo, al centro della allungata piazza Giuseppe Verdi, nella città di La Spezia. La piazza è oggi soggetta ad un progetto di radicale ristrutturazione, con la previsione di interventi che certamente interessano la presenza e/o le condizioni di salute e stabilità degli alberi. Si tratta di dieci pini domestici (Pinus pinea L.), residuo di almeno dodici esemplari, il cui impianto originario è abbastanza antico, in quanto può esser fatto risalire, secondo la documentazione disponibile, intorno al 1939. Gli alberi avrebbero quindi una età cronologica prossima a 75 anni o poco più (a seconda del materiale utilizzato per la piantagione). Non si è ritenuto opportuno determinare con maggiore accuratezza l’età cronologica degli alberi mediante estrazione della cosiddetta “carota” di legno, in quanto l’età desunta sembra essere plausibile, stante le condizioni di modesta fertilità del luogo. Tale determinazione, comunque, non contribuisce alla delineazione del quadro diagnostico richiesto. 5.2 ANAMNESI Nelle pagine che seguono le diverse piante esaminate sono descritte associando a ciascuna di esse la relativa scheda di rilevamento delle condizioni di stabilità, le indagini strumentali e modellistiche e le indicazioni colturali più appropriate. Riguardo alla numerazione si è arbitrariamente attribuito il numero 1 al pino vegetante sul lato SW della piazza, per poi proseguire la numerazione fino al n° 10, scorrendo la piazza verso NE. La foto a lato riporta la posizione e la numerazione degli alberi.

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Marco
Evidenziato
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Pino n° 1 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è molto asimmetrico, con evidente legno di reazione, in fase di sprofondamento. Il sito di vegetazione è molto esposto. Il fusto è fortemente inclinato. La ramificazione è sinuosa. La chioma è molto fuori asse, a moderata vigoria. Presente un cavo statico sul fusto in strozzamento.

Cavo statico teso sul tronco al castello Lieve strozzatura del cavo in tensione

Colletto fortemente asimmetrico e inclinato Chioma sbilanciata

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Analisi strumentale Analisi: tomografia sonica ed elettrica ad un’altezza di circa 95 cm dal piano di calpestio.

Referto tomografia sonica: presenza di un’area abbastanza estesa a velocità di diffusione sonica alterata (1), in una matrice non perfettamente ottimale (2). Le condizioni di stabilità dell’esemplare sono non ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma complesso, con nucleo centrale presumibilmente duramificato (3), contornato da anello ad alta resistività (4) e da alburno ben conducibile (5) salvo alcuni settori sia a trazione che a compressione (6).

Commento: la prova di trazione, non è stata eseguita per la presenza di un cavo statico in tensione che altera il comportamento meccanico della pianta non permettendo una sicura interpretazione del dato strumentale ottenibile. L’analisi teorica modellistica evidenzia la mancanza di problematicità per quanto riguarda la potenzialità alla rottura del tronco ma una discreta criticità per la rottura della zolla, in presenza di zolle efficaci limitate (grafo di sinistra qui a fianco). Una analisi esplorativa del fattore di sicurezza nei confronti dello sprofondamento del terreno evidenzia una chiara criticità in

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presenza di condizioni pedoidrauliche negative (vedi grafo qui a destra). Tale valutazione conferma l’osservazione di un certo sprofondamento in atto su questo esemplare. La presenza del cavo statico ormai in tensione costituisce un ulteriore elemento di incertezza nel quadro diagnostico in quanto irrigidisce il sistema aumentandone la frequenza di oscillazione. Si è tenuto conto di ciò nell’analisi del vento, aumentando il fattore di prossimità e diminuendo l’effetto damping aerodinamico. Tenuto conto del “bersaglio” in caso di cedimento, dell’aspettativa di vita contenuta e dell’impossibilità di prevedere con sufficiente attendibilità il comportamento e l’evoluzione dei difetti riscontrati, accertato che un intervento di consolidamento, possibile solo mediante puntellamento, è in questo caso inopportuno, risulta consigliabile provvedere all’abbattimento dell’esemplare per ragioni di sicurezza pubblica.

CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero molto esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: discrete. Condizioni di stabilità: presenza di difetti significativi che evidenziano una riduzione sensibile del fattore di sicurezza. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita contenuta. Pericolosità: elevata per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevata in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente elevato. Terapia e cure colturali: abbattimento consigliato in via prioritaria.

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Pino n° 2 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è poco svasato, senza evidente legno di reazione. Il sito di vegetazione è esposto. Il fusto è cordonato e spiralato. La ramificazione è equilibrata. La chioma è espansa un po’ aperta con code di leone separate. Presente un cavo statico sul fusto in strozzamento.

Cavo strozzante sul fusto Chioma espansa con code di leone separate

Colletto con lieve piega su terreno compattato Fibratura spiralata sul tronco

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 10-20 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma ottimale: zona centrale ad elevata resistività (2), contornata da un alburno vigoroso ad elevata conducibilità (3). Zone minime di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia (4).

Commento: la prova di trazione, non è stata eseguita per la presenza di un cavo statico in tensione che altera il comportamento meccanico della pianta non permettendo una sicura interpretazione del dato strumentale ottenibile. L’analisi teorica modellistica evidenzia la mancanza di problematicità per quanto riguarda la potenzialità alla rottura del tronco (fattore di sicurezza intorno a 2) ma una moderata criticità per la rottura della zolla, in presenza di zolle efficaci limitate (grafo di sinistra qui a fianco) e per forzanti coerenti con la velocità di progetto. La presenza del cavo statico ormai in tensione costituisce un elemento di incertezza nel quadro diagnostico in quanto irrigidisce il sistema

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aumentandone la frequenza di oscillazione. Tuttavia qui il cavo ha avuto la funzione di sostegno del pino 1. Un quadro diagnostico più accurato sarebbe possibile eseguendo una prova di trazione controllata successivamente all’eliminazione del cavo statico. Tale valutazione è prescrittiva nei confronti della eventuale conservazione dell’esemplare che, altrimenti, deve essere abbattuto.

CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA

Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: discrete. Condizioni di stabilità: presenza di difetti modesti che non evidenziano una riduzione sensibile del fattore di sicurezza. Incognito il comportamento meccanico delle radici in seguito all’irrigidimento del tronco determinato dal cavo. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita contenuta. Pericolosità: media per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio. Terapia e cure colturali: l’albero dovrebbe essere considerato come un gruppo omogeneo con il vicino (n° 1) e seguirne quindi la medesima sorte, cioè l’abbattimento per ragioni di sicurezza. La conservazione dell’albero può essere perseguita solo eseguendo una prova di trazione controllata successivamente all’eliminazione del cavo. Opportuno in caso di conservazione anche un intervento di potatura di mantenimento e l’arieggiamento del suolo. Monitoraggio: in caso di conservazione analisi visiva e strumentale a cadenza annuale (per lo meno al primo ricontrollo).

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Pino n° 3 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è cilindrico, con modesto legno di reazione. Il sito di vegetazione è moderatamente esposto. Il fusto è lievemente inclinato. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone e inserzione orizzontale. La chioma è asimmetrica, con porzioni separate a discreta vigoria.

Colletto cilindrico e curvatura basale accentuata Chioma compatta su fusto lievemente inclinato

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone centrali a velocità di diffusione sonica ridotta (1), salvo aree localizzate (2) in superficie nel quadrante NW. Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono buone.

Referto tomografia elettrica: tomogramma ottimale: zona centrale ad elevata resistività (3), contornata da un alburno vigoroso ad elevata conducibilità (4). Zone modeste superficiali di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia (5).

Analisi del vento

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Prova di trazione 1

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Prova di trazione 2

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Commento: la prova di trazione, per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla, non ha evidenziato una situazione di criticità, confermando i risultati teorici ottenuti con l’analisi modellistica (grafo qui sopra a sinistra). Il fattore di sicurezza si colloca in un campo ottimale, cioè intorno a 1,5, secondo tutte le modalità di calcolo utilizzate. Occorre sottolineare che l’albero tende a sprofondare, ancorché lievemente per il momento, sul lato di compressione verso SW. In tale punto si ritiene che la resistenza meccanica dell’apparato radicale sia minore rispetto alla zona in tensione. Ciò appare evidentemente dovuto alla scadente capacità di tenuta del terreno che, per il pino, si sostanzia in un cedimento per sprofondamento, piuttosto che per ribaltamento. Poco significativa, come spesso accade per il pino, è l’analisi nei confronti della propensione alla rottura del tronco. Non avendo riscontrato difetti sul tronco si ritiene che il fattore di sicurezza di base desunto dall’analisi modellistica (vedi grafo a destra qui sopra) sia plausibile e quindi tale da non comportare elementi di pericolosità evidente. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: buone. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: medio-bassa per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevata in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-basso. Terapia e cure colturali: potatura di riordino colturale, arieggiamento e nutrizione del suolo. Monitoraggio: analisi visiva e strumentale ogni due-tre anni.

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Pino n° 4 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è cilindrico, con modesto legno di reazione. Il sito di vegetazione è moderatamente esposto. Il fusto è inclinato. La ramificazione è sinuosa e scomposta e inserzione spesso orizzontale. La chioma è densa ma con porzioni separate.

Colletto cilindrico e base del fusto inclinato Chioma densa ma scomposta lateralmente

Rami mal conformati, sinuosi e cadenti Castello vigoroso

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma ottimale: zona centrale ad elevata resistività (2), contornata da un alburno vigoroso ad elevata conducibilità (3). Zone minime di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia in superficie (4).

Analisi del vento

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Prova di trazione 1

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Commento: la prova di trazione, per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla, non ha evidenziato una situazione di criticità significativa, confermando i risultati teorici ottenuti con l’analisi modellistica (grafo qui sopra a sinistra). Il fattore di sicurezza ottenuto nella prova è di poco superiore a 1 con riferimento alla forzante desunta dalla velocità di progetto. Poco diversi sono i risultati ottenuti con il software Arbostat (vedi allegato). Il comportamento della zolla risulta poi ben bilanciato sul piano ortogonale alla inclinazione dell’albero. Buoni risultati si sono ottenuti anche nei confronti della propensione alla rottura del tronco. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: buone. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. I valori si posizionano comunque al limite della criticità. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: medio-bassa per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevata in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di discrete dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio. Terapia e cure colturali: potatura di riordino colturale, arieggiamento e nutrizione del suolo. Monitoraggio: analisi visiva e strumentale ogni due-tre anni. Abbattimento nel medio periodo.

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Pino n° 5 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è cilindrico, con una neoplasia basale. Il sito di vegetazione è moderatamente esposto. Il fusto è lievemente inclinato. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone e inserzione orizzontale. La chioma è asimmetrica, con una grande branca separata a moderata vigoria.

Base del fusto Veduta dell’albero e particolare della branca separata

Neoplasia basale Chioma moderatamente vigorosa

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma ottimale: zona centrale ad elevata resistività (2), contornata da un alburno vigoroso ad elevata conducibilità (3). Zone minime di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia i superficie (4).

Analisi del vento

(1) (2)

(3)

(3)

(4)

(4)

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Prova di trazione 1

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Commento: la prova di trazione, per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla, non ha evidenziato una situazione di chiara criticità in quanto il fattore di sicurezza risulta comunque essere superiore a 1,2. L’analisi modellistica (grafo qui a sinistra) evidenzia un potenziale pericolo di ribaltamento in caso di forti limitazioni delle dimensioni relative alla zolla efficace. Si osserva un trascurabile sprofondamento laterale della zolla, dovuto al momento torcente indotto dalla branca separata laterale. Nei confronti della propensione alla rottura del tronco, il dato ottenuto con la prova di trazione è coerente con quello desunto analiticamente. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: mediocri. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: media per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Medio-alta per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio. Terapia e cure colturali: potatura di riordino colturale, arieggiamento e nutrizione del suolo. Consigliabile il consolidamento dinamico della branca separata. Monitoraggio: analisi visiva e strumentale ogni due-tre anni.

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Pino n° 6 Le condizioni del sito di radicazione sono scadenti per la presenza di pavimentazione che ha alterato la zona del colletto. Il colletto è moderatamente svasato, con segni di degradazione. Il sito di vegetazione è esposto. Il fusto è lievemente inclinato. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone e inserzione orizzontale. La chioma è asimmetrica, con porzioni separate a moderata vigoria.

Colletto e base del tronco Chioma del pino

Carie superficiale al colletto Pavimentazione intorno al colletto

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali. Il fungo osservabile all’esterno non ha determinato una riduzione della velocità di diffusione sonica.

Referto tomografia elettrica: tomogramma evidenziante una zona centrale ad elevata conducibilità (2), quindi ben duramificata, contornata da un anello resistivo (3) e dall’alburno conducibile (4). Zone minime di riduzione della conducibilità (5).

Analisi del vento

(1) (2)

(3)

(3) (5)

(4)

(53)

(4)

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Prova di trazione 1

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Prova di trazione 2

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Commento: la prova di trazione, sia per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla che per la propensione alla rottura del tronco ha evidenziato una situazione appena sufficiente in quanto il fattore di sicurezza è, in entrambe le prove effettuate, intorno all’unità per valori della forzante basati sulla velocità di progetto. Si osserva che la prova strumentale ha fornito risultati un po’ peggiori rispetto a quelli desumibili dall’analisi modellistica e ciò a conferma dell’impressione che l’albero ha iniziato il suo processo di lento declino morfostrutturale. D’altra parte con il software Arbostat si sono ottenuti risultati maggiormente rassicuranti. Si osserva anche una lieve rotazione laterale, verso NW, in coerenza con il punto che sembra essere maggiormente sollecitato. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti a livello radicale per la pavimentazione presente in sollevamento. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero moderatamente esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: mediocri. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Presenti comunque alcuni elementi di criticità. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali discreti; aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: media per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-basso. Terapia e cure colturali: potatura di riordino colturale, arieggiamento e nutrizione del suolo. Monitoraggio: analisi visiva e strumentale ogni due-tre anni.

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Pino n° 7 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è cilindrico, con modesto legno di reazione. Il sito di vegetazione è esposto. Il fusto è biforcato in quota con inserzione non ottimale. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone e inserzione orizzontale, sensibilmente destrutturata. La chioma è in parte asimmetrica, con ampie porzioni separate.

Ramificazione molto scompaginata Biforcazione con inserzione stretta e sollecitata

Radici affioranti noduliformi Chioma trasparente con ramificazione anomala

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma buono: nocciolo centrale a maggiore conducibilità quindi a probabile lieve duramificazione (2), contornata da un anello resistivo (3) e dall’alburno vigoroso ad elevata conducibilità (4). Zone minime di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia fra i sensori (5).

Analisi del vento

(1) (2)

(5)

(3)

(4)

(5)

(3)

(4)

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Prova di trazione 1

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Prova di trazione 2

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Commento: la prova di trazione non ha evidenziato situazioni di criticità, confermando i risultati teorici ottenuti con l’analisi modellistica (grafo qui sopra a sinistra). Il fattore di sicurezza si colloca in un campo ottimale, secondo tutte le modalità di calcolo utilizzate. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: buone. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: medio-bassa per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-basso. Terapia e cure colturali: potatura di riordino colturale, arieggiamento e nutrizione del suolo. Monitoraggio: analisi visiva e strumentale ogni due-tre anni.

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Pino n° 8 Le condizioni del sito di radicazione sono mediocri per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo con vegetazione arbustiva conflittuale. Il colletto è cilindrico. Il sito di vegetazione è esposto. Il fusto è slanciato sinuoso. La ramificazione è aperta e destrutturata, con una branca deperiente. La chioma è asimmetrica, con porzioni separate a scadente vigoria.

Chioa aperta e poco vigorosa Colletto e base del fusto visti dall’alto

Branca deperiente per strozzamento Castello anomalo con inserzione scadente delle branche

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Lievi anomalie superficiali dovute a sollevamento localizzato della corteccia. Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto

legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali. Referto tomografia elettrica: tomogramma un po’ sbilanciato: zona interna non centrale ad elevata resistività (2), contornata da un alburno a media ed elevata conducibilità (3).

Analisi del vento

(1) (2)

(3)

(3)

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Prova di trazione 1

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Commento: la prova di trazione non ha evidenziato situazioni di criticità, confermando i risultati teorici ottenuti con l’analisi modellistica (grafi qui a sinistra). Il fattore di sicurezza si colloca in un campo ottimale. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti modesti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: mediocri. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate non hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali scadenti, aspettativa di vita contenuta. Pericolosità: medio-bassa per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Elevata per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-basso. Terapia e cure colturali: necessaria l’eliminazione della branca deperente originatasi per strozzamento. A causa di tale circostanza risulta consigliabile provvedere all’abbattimento di tutto l’albero in quanto l’assetto strutturale che ne deriverà non è idoneo per la conservazione.

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Pino n° 9 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è ovalizzato. Il sito di vegetazione è esposto. Il fusto è lievemente inclinato. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone e inserzione orizzontale. La chioma è asimmetrica, con porzioni separate a discreta vigoria.

Chioma poco vigorosa Colletto e base del fusto

Branca laterale separata e mal consolidata Veduta dell’albero

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma buono: nocciolo centrale a conducibilità lievemente maggiore quindi a probabile lieve duramificazione (2), contornata da un anello resistivo (3) e dall’alburno vigoroso ad elevata conducibilità (4). Zone minime di riduzione della conducibilità, probabilmente dovute a sollevamento della corteccia fra i sensori (5).

Analisi del vento

(1) (2)

(3)

(4)

(5)

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Prova di trazione 1

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Prova di trazione 2

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Commento: la prova di trazione, per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla, ha evidenziato una situazione al limite della criticità, confermando i risultati teorici ottenuti con l’analisi modellistica. Il fattore di sicurezza si colloca intorno all’unità per valori coerenti con la forzante critica. Si nota altresì una sensibile differenza fra i due sensori, con la situazione peggiore nella zona sottoposta a compressione durante la prova. Ciò sembra denotare un certo sprofondamento della zolla e quindi una situazione di potenziale criticità. Si osserva altresì anche una certa sollecitazione torsionale. Anche l’analisi nei confronti della propensione alla rottura del tronco non fornisce risultati soddisfacenti in quanto il fattore di sicurezza risulta critico anche nell’analisi modellistica. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: discrete. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una significativa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali mediocri ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: medio-alta per propensione alla rottura della zolla e media per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-alto. Terapia e cure colturali: abbattimento consigliato.

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Pino n° 10 Le condizioni del sito di radicazione sono discrete per il moderato riporto di terreno su un substrato poco profondo. Il colletto è pavimentato, con modesto legno di reazione. Il sito di vegetazione è moderatamente esposto. Il fusto è arcuato. La ramificazione è sinuosa con rami a coda di leone. La chioma è asimmetrica, con porzioni separate a discreta vigoria.

Branca separata di grandi dimensioni Chiomae ramificazione scompaginata

Colletto pavimentato Curvatura sensibile nel tronco

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Analisi strumentale: tomografia sonica ed elettrica con 8-16 sensori alla base dell’albero.

Referto tomografia sonica: non segni di zone a velocità di diffusione sonica ridotta (1). Il tomogramma non è compatibile con la presenza di degenerazione del tessuto legnoso. Le condizioni di stabilità relative alla sezione esaminata sono ottimali.

Referto tomografia elettrica: tomogramma un po’ alterato ma ancora evidenziante un nucleo centrale a maggiore resistività (2), contornato da un anello a minore resistività (3) e dall’alburno più conducibile (4). Zone superficiali a maggiore resistività, quindi in condizioni di lieve stress (5).

Analisi del vento

(1)

(2)

(3)

(4)

(4)

(5)

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Prova di trazione 1

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Commento: la prova di trazione, per quanto riguarda la propensione al ribaltamento della zolla, ha evidenziato una situazione di criticità. Il dato ottenuto è peggiore rispetto a quanto si ottiene con l’analisi modellistica. Il fattore di sicurezza si colloca in prossimità dell’unità, quindi in una situazione di potenziale pericolo per forzanti elevate. Tali risultati sono confermati anche con il software Arbostat. Meno problematica sembra essere la propensione alla rottura del tronco. CONSIDERAZIONI FINALI E DIAGNOSI COMPLESSIVA Condizioni vegetative (sito di radicazione): conflitti non rilevanti a livello radicale. Condizioni vegetative (sito di vegetazione): albero esposto, conflitti non rilevanti. Condizioni fitosanitarie: buone. Condizioni di stabilità: le analisi effettuate hanno evidenziato segni o sintomi correlabili con una certa propensione al cedimento. Vitalità ed aspettativa di vita: parametri vitali buoni ma aspettativa di vita un po’ contenuta. Pericolosità: medio-alta per propensione alla rottura della zolla e bassa per propensione alla rottura del tronco alla base. Media per propensione alla rottura dei rami. Fattore di contatto (vulnerabilità) del sito di potenziale caduta: elevato in quanto l’albero può cadere in una piazza intensamente fruita. Fattore di danno: elevato in quanto albero di notevoli dimensioni. Rischio (pericolosità x fattore di contatto x fattore di danno): complessivamente medio-alto. Terapia e cure colturali: abbattimento consigliato.

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6 QUADRO DIAGNOSTICO 6.1 IL MODELLO PINUS PINEA DI PIAZZA VERDI Tenuto conto dell’anamnesi effettuata, il quadro diagnostico che ne segue è relativamente articolato. Siamo infatti di fronte ad un’alberata i cui esemplari hanno caratteristiche di salute e di stabilità un pò difformi, anche se riconducibili ad un unico modello di sviluppo diacronico dell’alberata, tipico del pino domestico. Il pino domestico è infatti albero dal comportamento statico estremamente complesso e ciò è dovuto in primo luogo alla sua forma del tutto peculiare rispetto a quella degli altri alberi. I cedimenti di questa specie sono spesso imprevedibili, nel senso che si osserva sovente la caduta di alberi sani, privi di legno alterato ed in ottime condizioni vegetative e fitosanitarie. Anzi, capita frequentemente di osservare che sono proprio gli alberi o le branche apparentemente più vigorose ed espanse a cedere, mentre soggetti o rami anche deperienti non subiscono alcun danno. Inoltre, il pino domestico manifesta solo occasionalmente una degradazione spinta del tessuto legnoso, in misura tale da giustificarne l’abbattimento, mentre invece quasi sempre, anche per soggetti visibilmente debilitati, non si osservano processi di carie tali da inficiare le condizioni di salute e stabilità. Questo fenomeno è dovuto, tra l’altro, alla grande capacità di isolare tempestivamente le ferite con la produzione di abbondante resina. Risulta quindi particolarmente difficile, per questa specie, individuare segni o sintomi che abbiano una diretta relazione con la potenzialità al cedimento dell’albero come pure, in conseguenza, scegliere delle soluzioni colturali appropriate. La frequenza di cedimenti “asintomatici”, o meglio dovuti probabilmente a fenomeni che non siamo ancora in grado di interpretare, rende quindi complicato e incerto il processo valutativo e la diagnosi di stabilità. A parere di chi scrive, un frequente errore diagnostico si verifica quando l’analisi strumentale classica (con trapano densitometrico e/o mediante prova sonica) non evidenzia situazioni di degradazione spinta. Infatti, anche in questo caso, l’assenza di fenomeni degenerativi a carico dei tessuti legnosi non significa (vedi anche la foto qui a lato) l’assenza di elementi di pericolosità, soprattutto a causa della possibilità di “ribaltamento” della zolla, oggettivamente il caso più frequente di cedimento per questa conifera. In questa ottica, la decisione in merito alla conservazione o meno degli alberi vegetanti in piazza G. Verdi e/o delle cure colturali da somministrargli, non può dipendere solo dalle condizioni di “salute” e di stabilità strutturale di ogni soggetto arboreo, ma deve essere affrontata in relazione a criteri valutativi che tengano conto anche, congiuntamente, delle condizioni ambientali che condizionano l’attività vegetativa, da una parte, e delle modalità di fruizione e gestione urbanistica dell’area, con particolare riferimento alla vulnerabilità del sito di potenziale caduta, dall’altra. Aspetti ambientali Dal punto di vista ambientale la variabile che più influisce sulle condizioni di salute e di stabilità del pino domestico, nel caso in esame, riguarda le caratteristiche pedoidrauliche e del litotipo

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costitutivo dei terreni che supportano l’apparato radicale. Non c’è dubbio che l’alberata si trova a vegetare su un substrato limitato, in profondità ed in fertilità, dall’ingressione della falda marina salmastra. Ciò ha condizionato le dimensioni delle piante e ne limita il vigore vegetativo, in particolare con l’avanzare dell’età fisiologica. Fino ad oggi, la presenza di uno spazio lateralmente non troppo limitato per la vegetazione ipogea, ha permesso ai pini di vegetare sopportando i problemi di ipossia radicale. Occorre qui sottolineare che, per il futuro, il contenimento sia in ampiezza che in profondità dell’area a disposizione degli apparati radicali, come pure qualsiasi modificazione della zona intorno agli alberi, per una ampiezza pari almeno a 5 volte il diametro del tronco, può costituire un elemento tale da condizionare pesantemente le condizioni di salute e stabilità degli alberi, che mal si adattano, in particolare se prossimi alla senescenza, a radicali modificazioni dell’area considerabile come zolla efficace. Tali modificazioni, se necessarie nell’ambito di una riorganizzazione urbanistica della piazza, implicano, generalmente, l’opportunità di togliere preliminarmente gli alberi, al fine di evitare danni certi agli apparati radicali. Tali danni, infatti, possono manifestare il loro potenziale dannoso (cioè il cedimento dell’albero che li ha subiti) anche successivamente, dopo qualche anno dall’evento lesivo. Riguardo al possibile fenomeno di innalzamento della falda, occorre sottolineare che la profondità del terreno esplorabile gioca nel pino domestico un ruolo critico nel processo di cedimento per ribaltamento della zolla. Infatti, il pino domestico, peculiarmente, presenta un punto di fulcro che si posiziona praticamente al di sotto del tronco (vedi immagine a lato), dove si trova un fittone potente e profondo, associato ad un sistema radicale fascicolato diffuso. Nel caso in cui il fittone venga perduto, o non riesca ad approfondirsi sufficientemente, non sempre le radici fascicolate laterali riescono a compensare il carico, e la parte centrale del tronco tende a sprofondare, potendo poi provocare lo slittamento della zolla in fuori, specie se il terreno è allentato e con scarsa coesione. Tale fenomeno è maggiormente probabile nel caso in cui lo spazio laterale della zolla è contenuto da manufatti o pavimentazione inaccessibile alle radici. In questo contesto, i pini che manifestano segni anche modesti di sprofondamento (come il n° 1), evidenziati talora quasi solo dall’arricciamento della terra in prossimità del colletto, sono gli esemplari che segnalano una condizione di maggiore instabilità strutturale. Molto spesso ciò è dovuto prioritariamente alla perdita del fittone e alla incapacità di ricostituire una radice che possa svolgerne il ruolo strutturale, a causa di un substrato pesante, impenetrabile e ipossico, o salino. In tale situazione, una parte talora anche preponderante delle sollecitazioni, specie quelle torsionali così significative in questa conifera, vengono scaricate a terra mediante l’apparato radicale fascicolato, e cioè le radici laterali ed i pistoni verticali che si dipartono da esse. Molto spesso su tali radici, per ragioni non del tutto chiarite ma che riguardano con ogni probabilità sia la sollecitazione meccanica che la condizione asfittica in terreni pesanti, si formano i famosi noduli, o comunque le radici si sviluppano in superficie, ramificandosi e ingrossando ad una certa distanza dal tronco. Tali radici superficiali a nastro e noduliformi possono interessare anche una vasta superficie, e possono danneggiare non solo i manufatti in prossimità dell’albero, ma anche il manto stradale nella sua interezza, comportando periodici rifacimenti e tagli delle radici, in una spirale apparentemente senza fine, per lo meno fino a che l’albero non cade. Infatti, il taglio di questo sistema radicale, specie se in prossimità del colletto, condiziona negativamente la propensione al cedimento dell’albero, anche se non sempre in modo verificabile. Di assai minore

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importanza, in questi alberi, sembra essere la vicinanza dal mare e quindi l’effetto del sale aerodisperso, che viene evidentemente intercettato dalla vegetazione e dai manufatti che si frappongono fra i pini e la linea di costa. Anche riguardo all’azione del vento non sembra che questo abbia inciso in modo particolarmente significativo sull’assetto morfostrutturale degli alberi. Essi infatti non manifestano quelle modificazioni morfologiche connesse alla sua azione: la chioma appare di solito abbastanza ben conformata e l’inclinazione prevalente non corrisponde alla direzione dominante dei venti intensi. Età cronologica e età morfofisiologica Gli alberi sono organismi viventi e come tali soggetti ad un inesorabile processo di nascita, crescita, affermazione, senescenza e morte. La durata di questo ciclo di vita, e delle diverse fasi in cui esso si contraddistingue, è molto variabile. Essa dipende da caratteristiche genetiche della pianta, come pure dall’ambiente, sensu latu, in cui si trova a vegetare e dagli accadimenti che si verificano nel corso della sua vita (come ad esempio un uragano o una nevicata pesante). Risulta facilmente verificabile che, nell’ambiente urbano, la durata del ciclo di vita di una data specie è di molto inferiore a quella che si verifica in condizioni “naturali”, o meglio in un ambiente non alterato dalla presenza e dalle attività antropiche e quindi, in sostanza, meno ostile. È evidente infatti che l’ambiente urbano costituisce un habitat particolarmente difficile per qualsiasi pianta, che si trova a vegetare su terreni spesso sterili, compatti, mal drenati, poco fertili e con inquinanti o sostanze tossiche di vario genere. Anche il clima eolico è in città non molto invitante, a causa degli estremi termici più rilevanti e per la conduzione e concentrazione di inquinanti aerodispersi. La forzante eolica, poi, viene talora convogliata in “canyon” dove si amplificano i fenomeni di induzione aeroelastica e quindi la sollecitazione meccanica sugli alberi. Le errate pratiche colturali infine, oltre alle limitazioni imposte dalle esigenze antropiche più varie, contribuiscono spesso ulteriormente a condizionare l’aspettativa di vita degli alberi in città. In questo contesto, occorre poi tenere bene a mente che, con l’avanzare dell’età cronologica, gli alberi sono fisiologicamente soggetti ad un aumento delle condizioni generiche di pericolosità, a causa di un indebolimento strutturale dei tessuti, o per la presenza di patogeni o fenomeni degenerativi di varia natura. Anche sul piano fisiologico, l’età determina un passaggio da una fase source in cui gli alberi si caratterizzano come produttori di ossigeno, ad una fase sink, in cui l’attività metabolica di mantenimento è addirittura superiore a quella di produzione, e l’albero non è più in grado di fornire alcuni degli essenziali benefici che gli sono propri e meriterebbe quindi di essere sostituito. In tale contesto qual è la durata del ciclo di vita di una data alberata in un ambiente urbano, dove sussistono anche prioritari condizioni di rispetto della sicurezza e dell’efficienza? In un’ottica di gestione colturale orientata alla massimizzazione dei benefici ed alla minimizzazione dei costi di gestione, è possibile individuare un turno tecnico ottimale che si aggira fra i 60 e gli 80 anni, a seconda della specie in esame. Tale indicazione ha una evidente logica di applicazione lungo piazze e viali, o comunque in situazioni in cui gli alberi intersecano altre funzioni, e soprattutto in quelle situazioni in cui la loro eventuale caduta può costituire un elemento di grave pericolo. Nei parchi e nelle zone a fruizione estensiva tale limite non ha pregio, mentre anzi è ivi opportuno favorire la conservazione anche di grandi alberi senescenti, per il loro valore monumentale e quale arricchimento della biodiversità. Il turno tecnico suindicato è certamente applicabile anche al pino domestico che, nell’ambiente urbano, presenta un ciclo di vita sostanzialmente breve: in pratica in un arco di tempo che va dai 60 agli 80 anni, si manifestano sempre elementi di criticità strutturale che consigliano di provvedere al rinnovo dell’alberata, per lo meno per ragioni di sicurezza. A questo proposito occorre ricordare che, come per ogni essere vivente (ma, ad onor del vero, anche per una semplice macchina) non è possibile conoscere esattamente il momento in cui l’albero cadrà e ciò può avvenire anche senza segni premonitori, in alberi privi di difetti. Nel nostro caso, l’età accertata si colloca in

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prossimità del limite superiore del turno tecnico ottimale da applicarsi in aree ad intensa fruizione. Ciò comporta evidentemente unna progressiva sempre maggiore assunzione di responsabilità nei confronti dei possibili cedimenti e, in conseguenza, anche un aumento dei costi di gestione degli alberi. Vulnerabilità del sito di potenziale caduta I pini di via Verdi vegetano al centro di una piazza intensamente fruita dalla popolazione spezzina. Ciò determina una elevata vulnerabilità del sito di potenziale cedimento, in quanto si deve considerare come elevata la probabilità che, nel momento di una eventuale caduta dell’albero o di sue parti significative, l’area interessata potrà essere occupata da persone o cose (veicoli in particolare). In considerazione delle dimensioni di cosa può cadere, e dell’assenza di cose od oggetti che ostruiscono la caduta, i danni che si potrebbero registrare possono essere anche molto rilevanti. Una analisi quantitativa di tipo probabilistico, anche se molto schematica, è comunque possibile. In molte prove di trazione effettuate si è potuto constatare che il fattore di sicurezza si è attestato in prossimità del valore unitario (FS = 1 o poco più). In tal caso, risulta cioè che la forzante critica coincide con il carico di lavoro per la velocità di progetto, e quindi che la probabilità di accadimento dell’evento capace di determinare il cedimento ha un tempo di ritorno cinquantennale, quindi una probabilità di 0,02. D’altra parte, assumendo (credo plausibilmente e a favore della prudenza) che il sito di potenziale caduta presenta un tasso di occupazione da parte delle persone non inferiore a 5 secondi al minuto, considerata l’intera giornata, avremo che la probabilità di occupazione è dello 0,083. La probabilità congiunta che si verifichi un cedimento in presenza di una persona nell’area di potenziale caduta è quindi dello 0,0016, cioè fra l’1 e il 2 per mille. Tale probabilità è un po’ maggiore del limite di rischio accettabile assunto come riferimento in Gran Bretagna, che è pari a 1:10'000. Ciò fa ritenere che, a causa del sito particolarmente frequentato, gli alberi in tali situazioni si trovano in una condizione di rischio oggettivo di provocare danni a persone, per cui possono essere conservati solo assumendosi la responsabilità di comprendere in dettaglio le loro condizioni di pericolosità, e nella misura in cui essi sono in grado di fornire benefici funzionali ed ornamentali tali da controbilanciare il livello di rischio suindicato. Com’è ovvio, la probabilità di colpire un manufatto (un auto in sosta ad esempio) è ovviamente molto maggiore, ma qui i danni sono più contenuti, e l’impegno gestionale è evidentemente di minore responsabilità, in quanto non presenta risvolti penali. Sintesi dei risultati conseguiti con i rilievi Come spesso accade per il pino domestico, i rilievi tomografici, eseguiti sempre alla base degli alberi, non hanno evidenziato segni della presenza di carie o comunque di fenomeni degenerativi dei tessuti legnosi. Il pino si conferma specie che solo raramente subisce l’attacco di funghi agenti di carie. Se le tomografie soniche non hanno quindi mai evidenziato problematiche di rilievo, le tomografie elettriche hanno fornito un quadro assai più complesso. Praticamente in quasi tutti gli alberi si nota una zona centrale ad elevata resistività (colore rosso nei grafici presentati). Normalmente invece, nei pini in età avanzata, la zona centrale del fusto tende a duramificare, e ciò comporta di solito un aumento della conducibilità (colore blu) dovuto all’impregnazione dei tessuti legnosi. Qui a lato si mostra una tomografia elettrica tipica del pino in età

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avanzata in cui si nota effettivamente un nocciolo centrale ad alta conducibilità. La probabile mancata duramificazione potrebbe essere dovuta alle scadenti condizioni di fertilità del sito e soprattutto alla vicinanza della falda di ingressione marina che, pur non riuscendo ad uccidere le piante, certamente le pone in condizioni di grave stress eco fisiologico. Tuttavia, il pino presenta spesso dei difetti strutturali che possono portarlo al cedimento anche in assenza di segni o sintomi evidenti. Questi difetti strutturali sono in parte congeniti (fusti codominanti a inserzione stretta), o determinati da errate pratiche vivaistiche (radici strozzanti), o colturali (code di leone), ed in parte tendono a formarsi ed amplificarsi con l’avanzare dell’età. I problemi legati all’apparato radicale, peculiare forma di cedimento per questa specie, sono ancor più difficilmente identificabili. Alcune informazioni in merito alla tenuta della zolla radicale, anche se non perfettamente in grado di esplicitare tutte le problematiche possibili, possono essere ottenute ricorrendo alle prove di trazione controllata. Questa è la ragione per cui se ne è qui fatto largo uso. L’analisi della propensione al ribaltamento della zolla, ha permesso di discriminare un diverso livello di “tenuta” delle zolle radicali. Sebbene non si siano incontrate situazioni per le quali sussiste un immediato e pressante pericolo di cedimento, alcuni alberi hanno manifestato un fattore di sicurezza al limite del campo di criticità. Abbiamo cioè in tali casi ottenuto un fattore di sicurezza prossimo o di poco inferiore all’unità, per cui il cedimento sarebbe prevedibile al verificarsi di una forzante coerente con la velocità di progetto per il sito in esame. In tale situazione, soprattutto tenuto conto dell’elevato livello di vulnerabilità del sito di potenziale caduta dell’albero e della limitata aspettativa di vita dei pini nell’ambiente urbano, si ritiene consigliabile provvedere all’abbattimento in via precauzionale e solo per ragioni di sicurezza. Gli alberi per i quali si consiglia di applicare tale prescrizione sono il n° 9 e il n° 10. Ad essi si aggiunge certamente il n° 1 che, sebbene non si sia eseguita la prova di trazione, manifesta chiari segni di instabilità strutturale. Tutti gli altri alberi esaminati sembrano registrare una condizione di pericolosità inferiore rispetto a questa forma di cedimento. Per quanto riguarda gli altri pini i risultati sono abbastanza soddisfacenti ed il possibile cedimento deve essere considerato improbabile o dovuto a cause non prevedibili. Occorre sottolineare che un intervento di cura colturale finalizzato alla regolarizzazione delle chiome, alla nutrizione ed arieggiamento del terreno tende a migliorare, talora anche assai sensibilmente, le condizioni di stabilità. L’analisi della propensione alla rottura del tronco alla base non ha praticamente mai evidenziato chiare situazioni di pericolo come d’altra parte confermato con le tomografie soniche. Riguardo alla propensione al cedimento della ramificazione, questa non è stata oggetto di analisi strumentale, ma solo di considerazioni desumibili dall’analisi visuale svolta da terra, integrata da qualche osservazione che è stato possibile effettuare nel momento dell’accesso in pianta per il posizionamento del cavo di trazione. Tale procedura rientra nella prassi della valutazione di stabilità, dove i rilievi in quota sono eseguiti solo in situazioni particolari. In ogni caso l’analisi osservativa ha evidenziato quasi sempre un assetto strutturale della ramificazione non proprio ottimale: si osservano infatti quasi ovunque rami sinuosi o penduli, con inserzione orizzontale e ad elevato rapporto di rastremazione. Numerosi sono i rami ad elevato rapporto di rastremazione e le cosiddette “code di leone”, in cui il carico risulta essere fortemente sbilanciato verso l’esterno. Sono tutti segni collegabili ad una età morfologica prossima alla senescenza. Certamente è necessario eseguire un intervento di riordino colturale delle chiome e di eventuale consolidamento delle branche in condizioni strutturali peggiori. Il pino n° 8 manifesta invece un notevole problema su una grande branca che, a causa dello strozzamento dovuto ad un cavo dimenticato sul ramo, si trova in una condizione di grave deperimento. Per ragioni di sicurezza

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non è più possibile conservare tale branca che deve quindi essere tagliata. In conseguenza di tale intervento l’albero perderà gran parte della sua chioma ed assumerà una forma inappropriata per la sua conservazione. Per quanto non presenti ora elementi di instabilità significativi, è necessario provvedere al suo abbattimento per risolvere tale problematica in quanto non rimediabile con altre soluzioni. In sostanza si è evidenziato il seguente schema colturale:

- abbattimento degli alberi che si presentano in condizioni di maggiore criticità, così come risulta dai rilievi effettuati. Si tratta in particolare degli alberi n° 1, 9 e 10.

- Abbattimento dell’albero n° 8 in quanto la branca deperente da eliminare non permette di mantenere una chioma di sufficiente vigore.

- Conservazione degli alberi mediante realizzazione di un intervento generalizzato di riordino colturale integrato da un trattamento nutrizionale al terreno e dall’arieggiamento e ammendamento del terreno.

- Consolidamento dinamico delle branche separate che non è possibile eliminare swecondo quanto indicato nelle schede e quanto necessario in seguito all’intervento di potatura.

6.2 CONSIDERAZIONI ED APPROFONDIMENTI CONCLUSIVI Cure colturali al pino domestico I pini, nel corso della loro esistenza, devono essere sottoposti ad un programma di potatura mirato non ad evitare (ciò che è impossibile) ma a contenere l’insorgenza di problematiche strutturali che possono avere ripercussioni sulle loro condizioni di stabilità. Qui di seguito le tecniche colturali proposte relativamente al caso specifico sono descritte nelle loro caratteristiche e modalità applicative, in modo tale da fornire una sorta di orientamento che potrà essere utilizzato nel corso della gestione futura delle alberate. Si deve tuttavia precisare che le prescrizioni che seguono, pur cercando di illustrare con chiarezza obiettivi e modalità delle tecniche colturali proposte, non devono essere considerate esaustive a tale scopo; anzi, quanto più si adottano, nella gestione del verde, tecniche colturali complesse, tanto maggiore è la necessità che tali interventi siano eseguiti da personale altamente specializzato. L’intervento di potatura deve essere progettato in funzione delle esigenze di ogni singolo albero, tenendo conto delle condizioni morfostrutturali della chioma e quindi della fase ontogenetica in cui esso si trova, per applicarvi il corretto criterio di potatura così come specificato negli schemi a fianco e sotto. Interventi diversi da quelli qui prescritti, non sono corretti e possono determinare un peggioramento delle condizioni di stabilità degli alberi. Nella fase ontogenetica 7, che corrisponde alla fase adulta del ciclo di vita, il pino è caratterizzato dall’appiattimento della chioma che assume la sua tipica forma ad ombrello. Le ramificazioni superiori sono isotone e manifestano accrescimento limitato. L’accrescimento tende a trasferirsi nella zona intermedia dove si formano branche a ramificazione ipotona che possono diventare code di leone. Un ulteriore aspetto tipico di questa fase è il progressivo indebolimento delle branche inferiori, che tendono a separarsi dal nucleo centrale della chioma. In questa fase la potatura deve

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consistere in particolare nel taglio delle branche che tendono a separarsi dalla chioma centrale e soprattutto nel favorire il rientro o il mantenimento nel nucleo centrale delle branche inferiori e intermedia mediante reiterazione sugli epitoni. A ciò si aggiunge il taglio del secco laterale ed inferiore se presente. Assai meno importante è il taglio del secco interno alla chioma centrale, che anzi svolge un ruolo aerodinamico utile. La fase ontogenetica 8 corrisponde nel pino all’inizio dei processi di senescenza, che si sostanziano da una parte con la progressiva perdita di compattezza della chioma e, dall’altra, con il suo rinnovo. In questa fase si possono osservare naturalmente degli epitoni laterali che prendono il sopravvento reiterando verso il nucleo centrale, mentre diverse brache laterali inferiori tendono separarsi chiaramente, anche piegandosi verso il basso. L’accrescimento della parte sommitale è ormai assai ridotto e le ramificazioni isotone superiori tendono nel tempo a separarsi l’una dall’altra diminuendo la compattezza della chioma. In questa fase l’intervento di potatura non può che mirare solamente all’eliminazione delle situazioni di maggior pericolo, via via che si manifestano. La potatura assume quindi la natura di un intervento di tamponamento, senz’altro necessario se si vuole conservare gli alberi, ma che non può risolvere in modo certo ed efficace, se non momentaneamente, le criticità presenti. Tra le cure colturali aggiuntive da conferire ad un alberata come quella in esame vi è un intervento mirato, successivo alla potatura, di arieggiamento e ammendamento del terreno da eseguirsi possibilmente con l’uso del palo iniettore. Sarebbe anche opportuno fornire una nutrizione e apporto di ammendanti e attivatori biologici delle radici. Si tratta di interventi mirati a migliorare, per quanto possibile, le condizioni del terreno e quindi il sito di radicazione degli alberi. Giova ricordare infatti che anche la propensione al cedimento per ribaltamento della zolla è maggiore nel caso di alberi vegetanti su substrati pesanti ed asfittici. Un'altra tecnica colturale, essenziale per le branche inferiori a coda di leone che non è possibile o consigliabile eliminare con la potatura, è quella del loro consolidamento dinamico di sostegno mediante posa in opera di due cavi ad elevata elasticità, in modo tale da ridurre il pericolo di caduta a terra della branca nell’eventualità di un suo cedimento. Monitoraggio In caso di conservazione degli alberi è infine sempre necessario predisporre un idoneo programma di monitoraggio, da seguire al fine di controllare in modo efficace l’evoluzione nel tempo delle condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità. I tempi indicati nelle relative schede sono prescrittivi, per lo meno per il primo ricontrollo successivamente agli interventi di cura colturale. Una volta impostato il ricontrollo sarà possibile allungare i tempi di monitoraggio qualora non si manifesti una evoluzione delle difettosità tale da giustificare tempi di ricontrollo così contenuti. La cadenza del monitoraggio è tale che, nell’arco del periodo fra due rilievi, le condizioni vegetative, fitosanitarie e di stabilità dei soggetti possono modificarsi anche in modo sostanziale ed è quindi opportuno verificare l’evoluzione dei difetti strutturali evidenziati nella scheda oggi predisposta. In tale sede di verifica, il confronto fra la situazione della pianta in quel momento e le informazioni riportate nella scheda valutativa disponibile, permetterà di verificare l’eventuale peggioramento delle condizioni di propensione al cedimento consentendo di assumere le opportune misure colturali. In ogni caso, nell’intervallo fra due valutazioni, chi è deputato alla gestione dell’albero è opportuno che porga attenzione anche alle più piccole modificazioni della forma dei vari organi e delle condizioni del sito di vegetazione. In particolare sarà opportuno osservare cambiamenti nella inclinazione del tronco e delle branche, tagli radiali nel terreno in prossimità del colletto, sollevamento della zolla radicale, ingrossamenti di porzioni

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legnose (gibbosità o rigonfiamenti, ecc.), stroncature o abrasioni di vario genere, deperimento di tutta o parte della chioma mediante perdita o modificazione del colore delle foglie. Sulla possibilità del trapianto dei pini Talora, nell’ambito di interventi di ristrutturazione urbanistica, al fine di evitare l’abbattimento di alberi di significativo valore ornamentale, se ne propone il trapianto in altre aree non interessate dai lavori. Tale tecnica è realizzata, per alberi di dimensioni modeste, con delle trapiantatrici che prelevano la pianta, assieme al pane di terra, tramite vanghe che entrano nel terreno. Il tutto viene poi sollevato e messo a dimora in una buca scavata con la stessa macchina. Questo metodo ha il vantaggio di essere abbastanza veloce e a costi relativamente contenuti; di contro le macchine hanno una capacità di esecuzione tale da non consentire l’intervento su piante eccezionali. L’altra tecnica d’espianto, che permette di creare zolle molto grandi, si basa sul taglio della zolla radicale, in modo da consentire l’immissione, al di sotto della stessa zolla, di una piastra metallica agganciabile ad una autogrù per il sollevamento. L’albero viene così sollevato in piedi e messo a dimora nel nuovo sito di radicazione. Il processo avviene senza alcuna interferenza con la chioma ed il fusto. Questa tecnica permette lo spostamento anche di grandi alberi ma è evidentemente molto onerosa. La precondizione essenziale per poter essere realizzata è quindi da una parte la salute ottimale degli alberi da trapiantare, assieme alla loro capacità di sopportare efficacemente un intervento così invasivo. Sul piano del rapporto costi/benefici gli alberi devono poi essere in grado di vivere, nella nuova sistemazione abbastanza a lungo da giustificare il costo sostenuto. Tutte queste condizioni non sembrano essere verificate per i pini domestici oggetto di indagine che quindi non si prestano alla realizzazione di tale intervento. Sulla possibilità di eseguire lavori in prossimità dei pini Molto spesso le attività dell’uomo eseguite in prossimità degli alberi, siano esse la costruzione di un edificio o di un manufatto qualsiasi, la messa in esercizio di una infrastruttura sotterranea o aerea, l’approntamento di un asse viario, il rimodellamento morfologico di un sito o quant’altro, possono provocare il danneggiamento, talora irreparabile, dell’apparato radicale, del tronco e/o della chioma verde. Questi possibili danneggiamenti non sono dovuti solamente alla mancata o inadeguata previsione della natura dei conflitti fra l’opera compiuta e l’albero, ma anche e soprattutto, ai comportamenti ed alle azioni messe in atto nella fase di cantierizzazione dell’opera, qualora non si adottino le necessarie tecniche e modalità di difesa dei diversi organi da cui è costituita la pianta arborea (apparato radicale, fusto e chioma). Troppo spesso si osserva infatti come la volontà di conservare gli alberi presenti in un’area oggetto di lavori, per quanto espressa, non è seguita da azioni corrispondenti a loro difesa, con ciò provocando danni alle piante tali che, al termine dei lavori, queste si presentano così danneggiate o in condizioni di instabilità da essere opportuno abbatterle ai fini della sicurezza. In allegato si descrivono pertanto, in forma di capitolato, le principali azioni che devono essere assunte per la difesa e la tutela degli alberi nel corso dei lavori di scavo o costruzione eseguiti in loro prossimità.

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