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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012 SCENARIO 1 IL MERCATO Rispetto a quanto prospettato circa un anno fa, in fase di presentazione dell’idea, c’è da dire che nonostante il clima generale di crisi ed un’evidente e sostanziale diminuzione delle risorse economiche destinate alle politiche socio-sanitarie, gli enti pubblici appaiono oggi, contrariamente a quanto accade nel settore della spesa privata, interessati ad un impegno di risorse in progetti che abbiano un alto valore innovativo e contemporaneamente un’evidente ed indiscutibile efficacia in termini di riduzione della spesa pubblica oppure, in subordine, un beneficio immediato quale risposta a bisogni specifici di quelle fasce di popolazione che appaiono più deboli e che subiscono maggiormente gli effetti di una società focalizzata su altre priorità. La situazione che ci siamo trovati ad affrontare in questo ultimo anno è quella di pubbliche amministrazioni che, se da un lato mostrano affanno nel dare continuità a servizi esistenti e consolidati, da un altro canto sono diventate più attente ed interessate all’utilizzo di fondi economici alternativi che presuppongono necessariamente progetti innovativi. In sostanza quello ci viene chiesto oggi è un salto di qualità, che superi quello che per Lineaperta è stato il mercato di riferimento per oltre dieci anni, Telesoccorso per anziani, considerando che recentemente anche le caratteristiche dell’utenza stanno cambiando: molti anziani scelgono di rinunciare alla linea telefonica fissa in favore della rete cellulare, passano periodi, più o meno lunghi, fuori dal proprio contesto abitativo, sono costretti, anche loro malgrado, dato l’aumento della vita media e la correlata necessità di fare fronte alle necessità quotidiane, ad una vita più attiva e fuori dalle mura domestiche. Diverse sono state le richieste pervenute da più parti: da un lato ci è stato chiesto di fare di più nel campo della demotica e della sicurezza domestica di soggetti a rischio di isolamento, solitudine e non autosufficienza, da un altro ci è stato chiesto, invece, di superare il limite delle mura domestiche e portare il telesoccorso in strada al fine di garantire sì sicurezza ed assistenza, ma anche una maggiore capacità della fruizione della vita sociale. Da un altro ancora la richiesta si è rivolta a fasce di utenza specifiche e l’interesse intorno alle problematiche correlate alla malattia di Alzheimer è sempre maggiore: in un anno di crisi sono nati nella nostra regione centri diurni per malati di Alzheimer, Alzheimer bar, progetti di sostegno alle famiglie con malati di Alzheimer, ed anche a noi è stato chiesto di fare la nostra parte con progetti che potessero arricchire e valorizzare la proposta di assistenza che oggi si va componendo. La maggiore difficoltà che abbiamo incontrato, ma questo è già stato detto, è stata nel reperimento della tecnologia adeguata a fornire risposta alle istanze, tanto è vero che, nonostante le perplessità ed i mille dubbi sulla fattibilità e sull’efficacia, abbiamo accettato di avviare un solo progetto, in quanto sin da subito è stato chiaro, sia per noi, sia per l’ente proponente, sia per l’utenza ed i familiari coinvolti, il carattere esclusivamente di RISERVATO 1/33 14/11/12

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relazione per meeting del 16 novembre 2012

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

SCENARIO 1 IL MERCATO

Rispetto a quanto prospettato circa un anno fa, in fase di presentazione dell’idea, c’è da dire

che nonostante il clima generale di crisi ed un’evidente e sostanziale diminuzione delle risorse

economiche destinate alle politiche socio-sanitarie, gli enti pubblici appaiono oggi,

contrariamente a quanto accade nel settore della spesa privata, interessati ad un impegno di

risorse in progetti che abbiano un alto valore innovativo e contemporaneamente un’evidente ed

indiscutibile efficacia in termini di riduzione della spesa pubblica oppure, in subordine, un

beneficio immediato quale risposta a bisogni specifici di quelle fasce di popolazione che

appaiono più deboli e che subiscono maggiormente gli effetti di una società focalizzata su altre

priorità. La situazione che ci siamo trovati ad affrontare in questo ultimo anno è quella di

pubbliche amministrazioni che, se da un lato mostrano affanno nel dare continuità a servizi

esistenti e consolidati, da un altro canto sono diventate più attente ed interessate all’utilizzo di

fondi economici alternativi che presuppongono necessariamente progetti innovativi. In sostanza

quello ci viene chiesto oggi è un salto di qualità, che superi quello che per Lineaperta è stato il

mercato di riferimento per oltre dieci anni, Telesoccorso per anziani, considerando che

recentemente anche le caratteristiche dell’utenza stanno cambiando: molti anziani scelgono di

rinunciare alla linea telefonica fissa in favore della rete cellulare, passano periodi, più o meno

lunghi, fuori dal proprio contesto abitativo, sono costretti, anche loro malgrado, dato l’aumento

della vita media e la correlata necessità di fare fronte alle necessità quotidiane, ad una vita più

attiva e fuori dalle mura domestiche. Diverse sono state le richieste pervenute da più parti: da

un lato ci è stato chiesto di fare di più nel campo della demotica e della sicurezza domestica di

soggetti a rischio di isolamento, solitudine e non autosufficienza, da un altro ci è stato chiesto,

invece, di superare il limite delle mura domestiche e portare il telesoccorso in strada al fine di

garantire sì sicurezza ed assistenza, ma anche una maggiore capacità della fruizione della vita

sociale. Da un altro ancora la richiesta si è rivolta a fasce di utenza specifiche e l’interesse

intorno alle problematiche correlate alla malattia di Alzheimer è sempre maggiore: in un anno di

crisi sono nati nella nostra regione centri diurni per malati di Alzheimer, Alzheimer bar, progetti

di sostegno alle famiglie con malati di Alzheimer, ed anche a noi è stato chiesto di fare la nostra

parte con progetti che potessero arricchire e valorizzare la proposta di assistenza che oggi si va

componendo. La maggiore difficoltà che abbiamo incontrato, ma questo è già stato detto, è

stata nel reperimento della tecnologia adeguata a fornire risposta alle istanze, tanto è vero che,

nonostante le perplessità ed i mille dubbi sulla fattibilità e sull’efficacia, abbiamo accettato di

avviare un solo progetto, in quanto sin da subito è stato chiaro, sia per noi, sia per l’ente

proponente, sia per l’utenza ed i familiari coinvolti, il carattere esclusivamente di

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sperimentazione che il progetto stesso doveva assumere. È triste dire che pur avendo qualcosa

di già avviato, operatori formati, procedure e sistema informativo/gestionale, che per quanto

elementare ed insufficiente, è frutto di lavoro ed impegno, nel corso dei mesi successivi

abbiamo dovuto rifiutare richieste provenienti da altre pubbliche amministrazioni, nonché da

nostri partners operanti sul territorio nazionale. Contemporaneamente ci siamo trovati ad

avviare progetti di rilevanza assolutamente minore che non sono altro che surrogati o corollari

del telesoccorso tradizionale, e nel contempo, tralasciare o abbandonare idee che vedevano

come beneficiari altre tipologie di utenza, che necessiterebbero semplicemente di veder

concretizzato in una forma di monitoraggio o assistenza definita, idee generiche e/o fondi

finalizzati. In conclusione siamo convinti, come e più di ieri, che è auspicabile l’introduzione di

una tecnologia specifica, e di conseguenza di un servizio, che risponda alle esigenze di:

• Superamento della concezione e dei limiti del telesoccorso tradizionale;

• Assistenza e monitoraggio dei malati di Alzheimer;

• Monitoraggio di altre fasce deboli di popolazione (donne e bambini)

• Monitoraggio ed assistenza a soggetti impegnati in condizioni ed ambienti difficili o

estremi (esercito, lavoratori che si trovano in zone impervie o isolate, ecc.).

Una nota è d’obbligo. Nella definizione di questo scenario abbiamo focalizzato esclusivamente

l’aspetto “sociale”, tralasciando una possibile collocazione del sistema UBICARE in un campo

più strettamente sanitario. Questo essenzialmente per tre motivi. Il primo indubbiamente è

imposto dalla nostra formazione ed esperienza, ma soprattutto dalle caratteristiche dei nostri

clienti (comuni, consorzi di comuni, ambiti territoriali sociali, più raramente distretti socio-

sanitari). Il secondo scaturisce dalla considerazione della direzione in cui vanno le politiche

sanitarie della nostra regione in primis, ma anche dell’intero sistema nazionale: dal nostro

piccolo registriamo una tendenza al risparmio inteso non come ottimizzazione delle risorse, ma

come taglio lineare dei fondi non controbilanciato da politiche di innovazione finalizzate ad una

“spesa intelligente”. Come terzo aspetto vogliamo riportare un concetto già espresso un anno

fa. Ancora oggi vediamo pubblicare bandi di Telemedicina relativi a progetti completamente

avulsi dal sistema di erogazione delle cure e di prestazione dell’assistenza. È chiaro che ne

possono scaturire solo servizi dalla vita breve e dal respiro corto: la telemedicina diffusa, ovvero

quella che coinvolge anche il singolo cittadino e non solo presidi ospedalieri e strutture

pubbliche, resta nel nostro paese un miraggio.

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SCENARIO 2 L’UTENZA

La sperimentazione condotta ha interessato un numero molto esiguo di utenti: erano previsti

inizialmente 6 pazienti affetti da Alzheimer, residenti nel territorio dell’ambito territoriale sociale

ortonese (CH), individuati sulla base delle indicazioni fornite dall'Ambulatorio Psicogeriatrico

che afferisce al Distretto Sanitario ed al Centro di Salute Mentale del Comune di Ortona. Gli

incontri per la selezione si sono svolti alla presenza di una psicologa dell'Ambulatorio che ha

incontrato sia destinatari che parenti. Molto ragionevolmente la Dottoressa ha provveduto a

smorzare le aspettative soprattutto dei familiari ed ha puntato, al contrario, molto sull'aspetto

sperimentale del servizio, giungendo a selezionare 3 pazienti che per caratteristiche potessero

fornire indicazioni utili in linea con la componente sperimentale del servizio. In definitiva,

possiamo dire che i 3 pazienti, che sono quelli che abbiamo seguito più a lungo e con

continuità, da marzo ad oggi, rappresentano a pieno le 3 fasi in cui, per convenzione, si

suddivide la patologia. Inoltre essi forniscono ulteriori informazioni data la differenza del

contesto socio ambientale in cui normalmente vivono.

Il paziente “A”, di anni 79, vive un primo stadio della malattia, in quanto la sua patologia non è

conclamata ma in una fase embrionale, tanto è che l’equipe medica che lo ha in cura ha

dichiarato che i sintomi non sono ad oggi evidenti ma il decorso della patologia sembra certo (il

paziente presenta sporadici vuoti di memoria). Il paziente vive solo, senza supporto di familiari

prossimi, in un contesto abitativo pressoché isolato, conduce una vita particolarmente attiva, si

sposta abitualmente con la propria auto, ha interessi sia nella contrada del comune di Ortona

presso cui è residente, si nei comuni limitrofi, sia nel centro principale (Ortona) ove si reca

quotidianamente. A titolo d’esempio possiamo dire che durante l’estate si è recato con una

notevole frequenza al mare, pertanto la “zona di sicurezza” impostata risulta di una certa

ampiezza (nell’ordine di decine di chilometri). L’utente è stato ben felice di accogliere sia il

dispositivo che il servizio. È risultato particolarmente aperto al dialogo con le operatrici fino ad

arrivare a contatti giornalieri intrattenuti tramite la funzione di “fonia” di cui è dotato il dispositivo

che ha in uso. Oltre a ciò è apparso anche collaborativo nell’espletare le poche operazioni che

vengono richieste: mettere in carica il dispositivo, effettuare prove di spostamento, prestare

attenzione a portare il dispositivo sempre con sé. In conclusione si può dire che per un paziente

di questo tipo il servizio appare particolarmente adeguato, il grado di accettazione e

collaborazione è l’aspetto positivo che fa ben sperare che al momento del bisogno il device e di

conseguenza il servizio possano rispondere alle esigenze dell’utente, tanto è che il paziente è

l’unico utente per il quale sono state abilitate le funzioni sia di “help-button” per la richiesta di

aiuto, sia il pulsante di chiamata vocale al call center Lineaperta (per l’esplicazione delle

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funzioni disponibili sul device si rimanda al capitolo relativo alle sue caratteristiche).

Naturalmente per il paziente “A” l’aspetto del device e le funzioni impostate non hanno costituito

un fattore di criticità. L’utente ha familiarizzato a tal punto con il dispositivo che lo ritiene

indispensabile al pari del telefono cellulare che comunque possiede.

Il paziente “B”, di anni 77, si inserisce nel secondo stadio della malattia. In particolare soffre di

frequenti vuoti di memoria, facilità di astrazione dal contesto, e progressiva perdita di

autonomia. Il paziente vive con il coniuge in un quartiere centrale del comune di Ortona. È

costantemente assistito dal coniuge stesso in cui sono ravvisabili tutte le difficoltà ed il peso che

un familiare di persona affetta da malattia di Alzheimer deve sopportare. Il paziente “B” ha

evidentemente una storia fatta di benessere economico, cultura, interessi elevati (era un

quotato artista). La malattia lo ha portato all’inconsapevolezza del suo essere passato e ad un

abbandono alle cure costanti e premurose del coniuge. L’utente esce raramente di casa e

sempre accompagnato dal coniuge. Rispetto al dispositivo ed al servizio, è stato lo stesso

coniuge a decidere e gestire un po’ il tutto, scegliendo di eliminare la funzione di “fonia” pur

lasciando abilitato “l’help button”, ha stabilito una “zona di sicurezza” limitata ma che

consentisse gli spostamenti abituali all’interno del centro abitato (supermercato, centro città,

ecc.). Infine è sempre il coniuge a stabilire quando e se portare il dispositivo nelle occasioni di

allontanamento dall’abitazione e quando metterlo in carica, pur sollecitato dalle operatrici del

call center. Possiamo dire che il servizio è stato accettato con molto scetticismo, condito da

rassegnazione quasi che nulla possa giovare o essere di sollievo ad una situazione che ormai è

“così”. Per il paziente “B” il servizio non appare di grande utilità e giovamento, soprattutto data

la presenza di un familiare che non si sottrae mai al proprio ruolo di “care giver”

Il paziente “C”, di anni 85, si configura nel terzo stadio della malattia pur non avendo perso

integrità fisica e mobilità. Possiamo dire che vive in uno stato di perenne “assenza” e

scollamento dalla realtà pur continuando ad eseguire meccanicamente ed inconsapevolmente

attività che gli erano familiari anche se in momenti e luoghi non appropriati (durante la nevicata

del febbraio scorso è stato trovato dai familiari nella vigna di sua proprietà convinto che

dovesse vendemmiare), vive infatti in aperta campagna, in compagnia del coniuge e vicino alla

famiglia della figlia. È proprio questo contesto familiare a fornire tutta l’assistenza di cui

necessita, compresa una sorta di gara a mantenere ben carico il device, a farglielo indossare, a

collaborare con il personale del call center. Nonostante la presenza continua dei familiari,

l’utente gode di una discreta autonomia di movimento, soprattutto nella suddetta vigna e nelle

vicinanze dell’abitazione. Per questo motivo è stata scelta una “zona di sicurezza” molto limitata

(nell’arco di decine di metri) in cui rientrano davvero le zone per lui sicure ed escludendo le

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zone prossime che potrebbero costituire un pericolo soprattutto per la sua incapacità di

compiere percorsi e gesti abituali. Incapace di comprendere anche solo lo scopo del dispositivo

e del servizio, sono state disabilitate sia la funzione di “fonia” che quella di “help button”,

rendendo il dispositivo un oggetto “passivo” e limitando il servizio esclusivamente al solo scopo

del monitoraggio. Nel paziente è tale il rifiuto di tutto ciò che non gli è abituale che il device è

stato fatto passare come uno strumento di misurazione della pressione. Purtroppo non è raro

che date le caratteristiche del device questo venga dimenticato in casa, spesso è cura del

coniuge farglielo indossare quando esce. D’altra parte è capitato anche che, alzatosi di notte, si

sia allontanato senza prendere con sé il tracker. Il servizio è stato accolto dai familiari forse con

troppe aspettative, immaginavano quasi che il tracker fosse capace di creare una sorta di

“barriera” invisibile ed invalicabile che mantenesse il paziente in un contesto limitato e protetto.

Al contrario, per l’utente, il dispositivo ed il servizio risultano pressoché inesistenti, anche se

forse anche in questa tipologia di utenza, superato il gap dell’indossabilità un device può

mostrare la sua efficacia.

A prescindere dai diversi contesti ambientali, dalla dimensione delle “zone di sicurezza”

impostate, dalle abitudini di vita degli utenti, dalla collaborazione di utenti e familiari, le maggiori

criticità emerse in questi mesi di sperimentazione risultano essere:

• Durata limitata della carica della batteria (8-12 ore con rilevazione della posizione ogni

dieci minuti, d’altra parte necessario per chi ha impostate “zone di sicurezza” molto

ristrette), che ha imposto un costante ricorso al contatto con l’utente “A” e con i familiari

degli utenti “B” e “C”, producendo un’eccessiva invasività da parte dell’equipe del call

center.

• Affidabilità delle rilevazioni delle posizioni, non sempre accurate, spesso errate

soprattutto quando i devices si trovano in luoghi chiusi, e con addirittura interi periodi di

black-out soprattutto negli utenti residenti nelle posizioni più isolate. In particolare

abbiamo avuto quindici interi giorni di black-out (dal 15 al 30 di luglio) per il paziente “C”

dovuti, molto probabilmente, all’incapacità del dispositivo di “scaricare” le nuove posizioni

dei satelliti (AGPS)

• Disponibilità di credito sulla SIM utilizzata. Presumibilmente un dispositivo che deve

avere le funzioni e le caratteristiche richieste, deve rinunciare alla disponibilità di un

display (tipo cellulare) con conseguente difficoltà da parte dell’utente di controllare il

credito disponibile, tanto è che lineaperta, durante la sperimentazione, ha scelto di

fornire i devices completi di SIM e di monitorare i crediti mediante registrazione via web.

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Inoltre questa scelta ha comportato una sorta di salto nel buio, imponendo di selezionare

il profilo più adeguato in base alle esigenze presunte, ma senza avere elementi di

riferimento e definendo un prezzo di servizio abbastanza elevato, considerando margini

di sicurezza che potessero contenere anche i costi di gestione della SIM utilizzata. Tutte

queste componenti fanno pensare che in una gestione massiva e non limitata come la

sperimentazione, la SIM non possa essere a carico del gestore, né per quanto riguarda il

costo né per quanto riguarda il monitoraggio del credito e la scelta del piano tariffario.

Appare abbastanza naturale che l’evoluzione del Telesoccorso possa passare attraverso

l’adozione di dispositivi collegati alla rete mobile, soprattutto in considerazione della rapida

mutazione cui è soggetta anche la quotidianità degli anziani. Come detto sono sempre di più

quanti scelgono di fare a meno della linea telefonica tradizionale, quanti conducono una vita

sufficientemente attiva che li porta con frequenza fuori dalle mura domestiche, pur mantenendo

inalterata la necessità di protezione ed assistenza. Il problema che appare più rilevante oltre a

quanto già espresso per i malati di Alzheimer appare senza dubbio la differente presenza di

familiari o altre figure di caregivers. Chi ha bisogno del telesoccorso, in genere, è un individuo

solo, che abitualmente non vive in famiglia e non ha assistenti o badanti se non per qualche ora

al giorno: in definitiva è una persona che per caratteristiche si avvicina molto all’utente “A”, ma

non necessariamente, come questi, presenta caratteristiche di autosufficienza e spirito

collaborativo. Quindi determinate criticità nell’assistito di telesoccorso possono essere solo

ingigantite. Nello specifico, carica della batteria e gestione della SIM possono costituire

problemi reali ed urgenti. A titolo esemplificativo riportiamo dati ottenuti in anni di gestione del

servizio di telesoccorso: quasi tutti i nostri utenti dispongono di telefono cellulare, vuoi per loro

scelta, vuoi per volontà dei familiari che, proprio a causa della distanza ed assenza, cercano di

fornire tutti gli strumenti utili ad una richiesta di aiuto; purtroppo, con frequenza, abbiamo

riscontrato scarsa familiarità nella gestione dei cellulari, se scarichi non vengono messi in

carica, se manca il credito si aspetta l’intervento di un familiare: in sostanza, al momento del

bisogno, uno strumento utile di per sé, potrebbe risultare indisponibile. Altra considerazione va

fatta circa le funzioni: probabilmente uno standard di telesoccorso richiede caratteristiche

differenti rispetto all'assistito Alzheimer, il geofencing nella gran parte dei casi potrebbe essere

non necessario, mentre il parking, considerato al contrario, come “controllo esistenza in vita”

(ovvero valutazione del periodo d'immobilità del dispositivo) è un valore aggiunto considerevole,

così come la disponibilità di rilevazione di parametri biomedici o il controllo “anticaduta” . Anche

il discorso di indossabilità richiede un discorso a parte, che vale anche per altre categorie

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considerate di seguito: un approccio “aggressivo”, come un bracciale inamovibile, risulta

superfluo e controproducente, e verosimilmente la classica collanina o un aggancio alla cintura

appare più adeguato.

Per quanto concerne invece altre tipologie di utenza (donne, bambini, sportivi, lavoratori che

agiscono in condizioni estreme, ecc.), non vediamo la possibilità di un’applicazione in larga

scala del sistema, come target di riferimento o come scenario alternativo ai due precedenti, a

meno di progetti specifici, finanziamenti ad hoc o commesse dirette, che ne giustifichino

l’applicazione. Questo non perché sia una forzatura pensare l’applicazione in campi diversi, ma

perché innanzitutto non esiste un’esigenza diffusa, o forse il sentire l’esigenza non fa parte del

pensiero comune, anche perché nella popolazione attiva è ormai consolidata la concezione

dello smartphone, piuttosto che del tablet, come oggetto “tuttofare” ed, in quanto tale,

configurabile in base alle proprie necessita. Secondariamente perché esistono delle alternative

perfettamente adattabili ad esigenze specifiche (si pensi ai bambini o agli sportivi) a quanto si

vuole sviluppare.

Ciò non toglie che è capitato, nei mesi scorsi, di ipotizzare a fronte di specifiche richieste,

l’impiego di un personal tracker in contesti totalmente diversi dall’Alzheimer e probabilmente

senza neanche troppe forzature (rilevazione di presenze su luoghi di lavoro remoti e non

monitorabili, access point per dispositivi e applicazioni di telemedicina in assenza di linea

telefonica).

SCENARIO 3 IL GESTORE

Partendo dai mercati e tipologie di utenza considerati è possibile ipotizzare due diverse

categorie di gestori potenzialmente interessati al sistema UBICARE. La prima tipologia che

andiamo ad analizzare corrisponde pressoché alle caratteristiche possedute da Lineaperta,

ovvero un gestore di servizi di Teleassistenza, che disponga di una propria Centrale Operativa e

che voglia affiancare alla propria gamma di servizi un sistema di monitoraggio/assistenza quale

UBICARE. Il secondo tipo di gestore che possiamo ipotizzare non ha a che fare direttamente

con il mondo della Teleassistenza e non dispone quindi di una struttura adeguata a fornire

servizi tecnologicamente avanzati, ma opera pur sempre nell’ambito socio-sanitario (ad es.

servizi di assistenza domiciliare) e potrebbe trovarsi nella condizione di dover arricchire la

propria offerta o di poter presentare progetti specifici che richiedano l’impiego di tali tecnologie.

Il primo aspetto che va analizzato riguarda il device. Naturalmente ad entrambi occorre dare

innanzitutto un tracker dai costi contenuti in quanto è ipotizzabile un’applicazione massiva o su

nuovi mercati o su mercati già acquisiti (leggi telesoccorso). Per maggiore chiarezza diciamo

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che il costo di un terminale di telesoccorso di ultima generazione si aggira intorno ai 150 € (IVA

esclusa), costo che è facilmente ammortizzabile all’interno di un canone di servizio in linea con

le prezzi di mercato, se si considerano i cinque/sette anni di vita che un terminale garantisce, e

questo può considerarsi come prezzo di riferimento per un gestore della prima tipologia; mentre

per un gestore che non proviene dal mondo della teleassistenza il confronto con altri devices

presenti sul mercato il cui costo varia dai 160 ai 300€ (iva esclusa) potrebbe far propendere la

scelta verso altri dispositivi, magari meno performanti, ma dal costo più contenuto. Altra

condizione cui deve rispondere il device, è la semplicità di programmazione e di soluzione di

eventuali problemi tecnici, ovvero non deve richiedere un’alta professionalità, tenendo conto

che spesso il personale che si può trovare a dover gestire tali problematiche non dispone delle

giuste competenze. Ultima caratteristica, e forse più importante, è la flessibilità di funzione del

device, cioè le funzioni disponibili del dispositivo devono essere quanto più parametrizzabili,

lasciando la scelta al gestore di cosa configurare al fine di adattare il dispositivo anche a

mercati o a scenari non analizzati nel presente documento.

Il secondo aspetto riguarda invece il sistema informativo/gestionale. Al fine di analizzare al

meglio le caratteristiche riportiamo le caratteristiche di due sistemi da noi considerati al

momento di avviare la sperimentazione di cui abbiamo parlato in precedenza.

Il primo sistema prevede una soluzione “stand alone” che ha in sé tutte le funzionalità, seppur

limitate per la gestione completa ed il monitoraggio di un tracker. Ovviamente l’architettura di

sistema è esclusivamente orientata al tracker, ovvero non prevede la gestione di un’anagrafica

utente, con tutto ciò che questa si porta dietro: soccorritori, procedure, logistica, rete di rapporti,

ecc. Al contrario è possibile programmare, interrogare, monitorare, analizzare i dati storici del

device.

La criticità maggiore che abbiamo trovato è l’impossibilità di integrare tale sistema con quello in

uso presso la nostra struttura, anche se dobbiamo presupporre che tale limite possa

ripresentarsi in qualsiasi sistema venga progettato, in quanto non è ragionevole al fine di una

diffusione del sistema UBICARE legare il progetto ad una specifica architettura di sistema.

Seconda criticità riguarda l’analisi dei dati provenienti dal tracker. Il sistema nello specifico

presenta indistintamente tutte le informazioni, rilevazioni periodiche della posizione, rilevazione

batterie in carica o in scarica, superamento dei limiti del geofencing, ecc. senza evidenziare in

modo particolare le situazioni critiche. Questo impone agli operatori addetti al monitoraggio

un’attenzione a dir poco stressante a tutti i “messaggi” provenienti dai vari tracker e denuncia

l’impossibilità di gestire adeguatamente un numero consistente di utenti.

La seconda soluzione che ci è stata presentata è un'interfaccia organizzata via web con

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accesso ad un portale, ove è possibile gestire in toto (programmazione, interrogazione,

monitoraggio) il device una volta effettuata la registrazione dello stesso. Chiaramente,

nonostante l'evidente e consistente differenza dei due sistemi, anche questo presenta gli stessi

limiti del precedente (architettura orientata esclusivamente al tracker, assenza di valutazione

della priorità dei messaggi), con l'aggravante che è demandato all'operatore addetto al

monitoraggio l'interrogazione ed il monitoraggio dei dati inviati dal tracker che non giungono in

real time, ma vengono registrati nel database residente nel cloud del server centralizzato. Ci si

è di conseguenza posti il problema di come gestire in maniera appropriata le funzioni di

geofencing e richiesta soccorso, senza trovare una soluzione accettabile, tanto che alla fine la

scelta è caduta sul sistema proprietario.

In conclusione, abbiamo potuto rilevare, relativamente al sistema informativo/gestionale, una

sorta di scelta di convenienza dei produttori, che hanno progettato soluzioni piuttosto di

“comodo” da fornire a corredo del dispositivo proposto, questo perché se da un lato è evidente

che preso da solo un tracker risulta inutilizzabile, da un altro lo sviluppo di una soluzione

software potenziata richiede uno sforzo in termini di analisi, progettazione e sviluppo che un

produttore di hardware, soprattutto se bada al contenimento del costo del prodotto, non ritiene

di dover affrontare. Inoltre ci sono altre due considerazioni da fare. Primo, Lineaperta acquista

abitualmente terminali di telesoccorso dalla Urmet, la quale offre anche il sistema di gestione

(hardware e software) della Centrale di Teleassistenza: Tale sistema, nonostante gli sforzi

prodotti da Urmet nel corso degli anni per potenziare, arricchire ed in buona sostanza andare

incontro alle necessità dei gestori/clienti, risulta ad oggi inadeguato a soddisfare i bisogni dei

Call Center di medie/grandi dimensioni, tanto è vero che tutte le aziende specializzate nei

servizi di teleassistenza si sono orientate su soluzioni sviluppate ad hoc, da sofware house

specializzate, e solamente i più piccoli si sono adattati al sistema marcato Urmet. In definitiva, si

può dire che Urmet ha interesse a vendere i terminali, ma per fare ciò e soprattutto per

acquisire nuovi clienti deve fornire soluzioni “chiavi in mano”, che aiutano sì nell'avvio di una

attività, ma presto o tardi mostrano tutti i loro limiti.

Secondo, date le soluzioni proposte, viene da chiedersi: a chi si rivolge oggi il mercato dei

Personal Trackers? Probabilmente la risposta è: innanzitutto a privati che desiderano

monitorare gli spostamenti di un familiare ed in questo caso la soluzione via web può risultare

sufficiente, oppure ad aziende che hanno necessità di controllo su mezzi o personale. Chiaro è

che comunque il mercato non risponde affatto alle esigenze di chi voglia gestire su larga scala

devices/utenti.

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SCENARIO 4 SISTEMA ADOTTATO DA LINEAPERTA PER LA SPERIMENTAZIONE

Le difficoltà incontrate da Lineaperta per fornire un servizio qualitativamente valido ed al

contempo rilevante dal punto di vista di raccolta dati ed esperienza, non sono state poche. A

partire dalla scelta del dispositivo/sistema di monitoraggio. Infatti la Urmet, storico fornitore di

Lineaperta di terminali di Telesoccorso, ha proposto un device che ha in catalogo da più di un

anno, ma che all'atto pratico si è dimostrato essere privo di supporto sia dal punto di vista

sistemistico (assenza di un software di gestione) che da quello di esperienza e conoscenza da

parte del fornitore delle caratteristiche e funzionalità.

L'aspetto curioso è che guardandoci un po' attorno alla ricerca di più valide alternative, abbiamo

incontrato sempre lo stesso device, marcato di volta in volta diversamente, gestito da Sw più o

meno al livello proposto dalla Urmet (vicino allo zero!).

A questo punto abbiamo deciso di acquistare comunque i Tracker da Urmet, rinunciando a

qualunque forma di supporto da parte del fornitore, ed attivarci per una soluzione “casareccia”

più che casalinga.

La fortuna ha voluto che sia stato sufficiente aprire lo sportellino del vano di alloggiamento di

SIM e Batteria per scoprire il reale produttore: Teltonika Ltd., azienda Lituana. Sul sito del

produttore, senza grandi sforzi, abbiamo trovato SW di gestione e Quick Start Guide, che è

stato già molto più di quanto prospettato dai vari fornitori interpellati. Certo il SW si è dimostrato

assolutamente insufficiente e la guida molto superficiale, d'altra parte di Quick Start si tratta,

per cui abbiamo dovuto “attrezzarci” cercando soluzioni alternative:

1. la trasmissione dei dati da parte del Tracker è stata limitata al semplice SMS, di modo che

una classica Internet Key è sufficiente per ricezione e visualizzazione;

2. la gestione delle anagrafiche avviene sul Gestionale (WEB oriented) in uso presso il Call

Center Lineaperta;

3. la visualizzazione dei percorsi e delle posizioni viene effettuata su Google Maps;

4. per la Programmazione dei Devices viene utilizzato il SW scaricato dal sito di Teltonika.

La programmazione dei devices è stato l'ultimo e più difficoltoso scoglio affrontato, essendo

come detto la guida molto superficiale; su molte funzioni ci siamo dovuti affidare al buon senso

ed all'intuizione, su altre abbiamo sperimentato sul campo portando “a spasso” i Trackers, su

altre ancora abbiamo dovuto correggere il tiro in corso d'opera e non è escluso affatto che

alcune caratteristiche siano da noi state male interpretate, sottovalutate od omesse per difficoltà

di comprensione.

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

Specifiche del device

Specification

GPS Receiver uBlox 50-channels

Sensitivity Indoor GPS: -160 dBm

Internal Antenna Patch

GSM frequencies Dual-Band 900/1800 or 850/1900MHz

Vibro Yes

Keyboard 5keys

Keyboard lock Yes

Battery 1050mAh (Li-ion)

LED indicators 3

Weight 80g

Dimensions 92x44x18

Internal memory 1MB

Rec. operating temperature 0 up to 50C

General operating temperature -20 up to 60C

Data transferring

Supporting GPRS protocol TCP/IP or UDP

Real time NMEA (0183) via USB Yes

USB connector type Micro USB

Configuration

USB Yes

SMS Yes

Functions

SPY call Yes

Action On Call Yes

Low battery level alarm messages Yes

Voice call Yes

GSM modem emulation mode Yes

Man down Yes

Geofence zones Yes

circlestotal up to 50 zones

polygons

Support AGPS Yes

Alarm notification methods Voice call, SMS, GPRS, GPRS or SMS

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Roaming detection Yes

Incoming SMS notification Yes

Outgoing SMS notification Yes

SMS templates Yes

Configuration protection Yes

Authorized SMS p.n. list Yes (up to 10 phone numbers)

Incoming Call authorization p.n. list Yes (up to 10 phone numbers)

Device status identification via GPRS Yes

Data transferring by request Yes

Tracking by SMS Yes

Parking Yes

Caratteristiche della batteriaTransmissions per 24 hr. 1440 24 1 1440

Fixes per 24h 17280 480 24 1440

Duty cycle 100% 27% 10% 90%

Life Time (hr.) 4 96 250 >

Specifiche ElettricheParameter Min.(aver.) Norm. (aver.) Max. (aver.)

Supply voltage 4.5V DC 5V DC 5.5V DC

Current 2mA 60mA 100mA

Aspetto e caratteristiche esterne

Indicatori

Sonori

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• Accensione• Spegnimento• SMS in ingresso (Sì/No programmabile)• SMS in uscita (Sì/No programmabile)• Chiamata in ingresso (suoneria con volume programmabile)• Batteria in scarica (Sì/No programmabile – Ripetizione a cadenza programmabile)• Altoparlante (volume in conversazione di default programmabile)

Indicatori Visivi

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

Parametri rilevati dal device

ID: Identificativo assegnato al device (per noi corrisponde al codice utente)Version: Versione del firmwareIMEI: Identificativo Terminale MobileSim_id: ICC-ID (identificativo Sim)Op: Operatore TelefonicoLoc_Area: Identificativo Area di LoccalizzazioneCell_ID: Identificativo Cella RadioSig_Lvl: Livello segnale (con quale scala?? ad un segnale ottimo mi riporta 23!!)Bat_Status: Stato della batteria (in Carica/in Scarica)Bat_Lvl: Livello batteria (espresso in %)Bat_temp: Temperatura batteriaKeyID: ???? mi dà 0N00Curr_file: ???? progressivo file in memoria?? mi riporta 1Time: Data/ora assoluta (Greenwich)Time_local Data/ora localeTime_zone: Fuso orarioFix_Lat: Latitudine rilevataFix_Lon: Longitudine rilevaFix_Alt: Altitudine rilevataFix_Angle: Angolazione device (funzione anticaduta)Fix_Speed: Velocità di spostamentoFix_Sat: Numero Satelliti rilevatiHdop: Grado di accuratezza orizzontaleVdop: Grado di accuratezza verticalePdop: Grado di accuratezza in profonditàUp_time: Tempo trascorso dall'accensione (espresso in secondi)GEO: Nome assegnato alla zona di sicurezza/pericoloGEO_Cross: ????GEO_ID: ????GEO_Name: ????

Qualche parola su questi parametri. I valori che restituiscono sono stati da noi dedotti, sulla

base delle scarse conoscenze che abbiamo oppure documentandoci “alla buona” su internet o

ancora mediante prove sul campo, in quanto non vi è sul manuale alcuna indicazione sul

significato e sull'utilizzo. Il risultato a cui siamo giunti è che il device ricava alcuni valori da GPS

(latitudine, longitudine, altitudine, ecc.), altri da rete GSM o GPRS (identificativo Area,

identificativo Cella, Ora, ecc.), altri da se stesso (IMEI, Stato Batteria, Livello Batteria, ecc.), altri

ancora da quanto è stato impostato o registrato nella sua memoria (ID, Geo Zone, ecc.). Il

metodo utilizzato per ottenere tali parametri è la schedulazione, l'invio su evento o

l'interrogazione del dispositivo. Per schedulazione si intende programmare il tracker affinché

ogni tot minuti invii un messaggio preimpostato che può contenere uno o più parametri. Per

invio su evento si intende l'invio in automatico quando si verifica un determinato evento, come

l'attraversamento del limite della zona di sicurezza, la pressione dell'Help Button, il

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

superamento della soglia di scarica della batteria, ecc.; anche in questo caso il device invia un

messaggio preimpostato con uno più parametri. L'interrogazione del dispositivo invece

presuppone l'invio al Tracker di un input (nel nostro caso SMS) a cui il dispositivo risponde con

un SMS, sempre preimpostato e contenente uno o più parametri: ad esempio, abbiamo

programmato il tracker in modo che ad SMS con testo “FIX?” risponda “Posizione attuale:

latitudine, longitudine, ora, livello batteria”. Tutti gli SMS sia di Input che di Output sono

personalizzabili, il limite è dato esclusivamente dal numero massimo di caratteri per singolo

SMS.

Programmazione del tracker

Il tracker ha due metodi di programmazione: il primo in remoto tramite sms, metodo alquanto

macchinoso e senza garanzia di risultati, in quanto non si ha alcun feedback da parte del

dispositivo sui parametri impostati. Il secondo è tramite PC, collegando il device via USB. Di

seguito riportiamo la metodologia utilizzata per programmare il dispositivo dalla quale si evince

più di quanto possiamo dire.

In questa prima schermata, principalmente informativa, è possibile impostare l’ID del device, un

campo alfanumerico che per compatibilità con il sistema gestionale in uso presso la nostra

centrale operativa, noi abbiamo definito come codice a sei cifre numeriche.

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

In questa seconda schermata di cui vengono riportati per completezza due screenshot è

possibile:

• impostare ogni quanti secondi viene ricercata la posizione;

• impostare il time out della ricerca della posizione;

• specificare se si vuole o meno un messaggio periodico ed il testo che deve contenere;

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• specificare se deve essere abilitato l’AGPS, esclusivamente per scaricare la lista dei

satelliti disponibili ed ogni quanti giorni questa lista deve essere aggiornata;

• specificare se abilitare o meno un filtro e se questo deve essere “pedonale” o “stradale”

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Nella terza schermata di cui sono riportate le due possibili visualizzazioni è possibile impostare

le “zone di sicurezza” o le “zone di pericolo”. L’impostazione risulta particolarmente facilitata dal

supporto grafico delle mappe, anche se il software si appoggia a Microsoft Map Point che, per

diversi motivi, non risulta essere una scelta felice (costo ed aggiornamenti disponibili delle

mappe). È possibile configurare una zona disegnando un cerchio di cui viene definito centro e

raggio, oppure disegnando un poligono con un numero massimo di 10 vertici. Il numero

massimo di zone è di 50 per device. Inoltre è possibile definire il messaggio da inviare quando

di esce da una zona e quello da inviare quando vi si entra. Si possono anche schedulare giorni

ed orari di validità delle zone impostate.

In questa schermata è possibile definire la modalità di invio degli allarmi generati da:

1. pressione “help button”

2. funzione “uomo a terra”

3. funzione “parking”

L’allarme può essere di tipo vocale (come una normale chiamata), via GPRS (con collegamento

a server), via SMS (invio di messaggio opportunamente reimpostato), via GPRS ed in

subordine via SMS.

Altri parametri configurabili sono: durata in secondi dello stato di allarme, cadenza con la quale

viene rilevata la posizione durante lo stato di allarme, durata del preallarme, ovvero periodo

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entro il quale l’allarme può essere annullato.

La funzione di “parking”, ovvero stato di “fermo” del device e attivazione di un allarme se il

device risulta distante dalla posizione iniziale durante questa fase, è nata evidentemente per

veicoli, ma potrebbe essere interessante per l’utenza considerata, se non fosse che prevede

comunque un intervento da centrale operativa per l’impostazione dello stato di “fermo”. Allo

stesso modo, la funzione “uomo a terra” risulta superflua per un dispositivo per il quale non è

prevedibile in che modo verrà indossato (in tasca, alla cintura, verticale, orizzontale). Infatti

viene considerata esclusivamente una posizione iniziale, vista come naturale, ed eventuali

inclinazioni del tracker.

In questo TAB è possibile:

• abilitare o meno la chiamata vocale; impostare il numero che eventualmente deve essere

composto; impostare l’azione che deve svolgere su chiamata vocale entrante o durante

una conversazione;

• impostare quale funzione predefinita ha il pulsante di “interrompi chiamata”; impostare il

numero che eventualmente deve essere composto; impostare l’azione che deve svolgere

su chiamata vocale entrante o durante una conversazione;

• impostare la funzione predefinita del tasto “+”; impostare il numero che eventualmente

deve essere composto; impostare l’azione che deve svolgere su chiamata vocale

entrante o durante una conversazione;

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

• impostare la funzione predefinita del tasto “-”; impostare il numero che eventualmente

deve essere composto; impostare l’azione che deve svolgere su chiamata vocale

entrante o durante una conversazione;

• abilitare o meno il tasto “help button”; impostare la funzione predefinita; impostare il

numero che eventualmente deve essere composto; impostare l’azione che deve svolgere

su chiamata vocale entrante o durante una conversazione.

Per tutti e cinque i pulsanti è possibile definire se vengono o meno bloccati dal “key lock” posto

sul fianco del tracker.

Questa schermata permette di:

• abilitare o meno la rete GSM;

• abilitare o meno il monitoraggio silenzioso;

• abilitare o meno il conta-minuti (emette un beep ogni minuto di conversazione);

• definire azioni specifiche da compiere su chiamata;

• impostare o meno la risposta automatica al XXX squillo;

• inviare o meno un sms quando il device entra in roaming;

• impostare specifici SMS di interrogazione o comando; impostare gli SMS di risposta e le

eventuali azioni da compiere.

Quest’ultima funzione è quella che permette, ad esempio, l’interrogazione della posizione e

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l’impostazione della funzione “parking”.

In questa schermata è possibile: abilitare o meno la rete GPRS, definire la modalità di

connessione al server, indirizzo, porta e protocollo, creare l’APN, impostare frequenza, tipologia

e modalità di impacchettamento dei dati inviati.

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in questa schermata, di cui si riportano due screenshot, è possibile impostare vari parametri di

configurazione del comportamento del device:

• volume del ring;

• volume dello speaker;

• suoneria;

• notifica sonora della ricezione di un sms;

• notifica sonora dell’invio degli sms;

• abilitazione della funzione di “preallarme” e di “preparking” (ovvero notifica sonora

dell’avvenuta attivazione dello stato di allarme su pressione dell’help button o di uscita

dallo stato di “parking”;

• abilitazione dello stato di “parking”

• comportamento della vibrazione;

• abilitazione del controllo dello stato di carica della batteria con definizione della soglia di

sicurezza e relativi SMS informativi;

• impostazione del numero di telefono a cui inviare le notifiche abilitate.

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Qui è possibile gestire PIN e PUC, password di accesso alla programmazione/consultazione del

device, definire white list di numeri di telefono da cui accettare SMS o chiamate. Abbiamo

giudicato quest’ultima funzione, se usata con giudizio, lasciando ad esempio abilitati gli SMS da

parte dell’operatore telefonico, molto interessante, soprattutto per legare in modo indissolubile

ed inequivocabile il device ad un centro di monitoraggio.

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Nella schermata precedente è possibile visualizzare l’ora di sistema (basata su Greenwich),

impostare il fuso orario, impostare la gestione dell’ora legare (abbiamo recentemente verificato

che al passaggio all’ora legale non è corrisposto l’aggiornamento del device).

Qui è possibile impostare il comportamento del tracker quando collegato ad alimentazione

elettrica e il contenuto di un generico messaggio su indisponibilità del dato richiesto. Inoltre è

possibile da qui cancellare tutti i dati nella memoria del tracker (posizioni registrate) e

reimpostare i valori iniziali di fabbrica.

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In quest’ultima schermata viene mostrata la finestra pop up di salvataggio, ed è possibile

vedere come esista l’alternativa tra salvataggio dei parametri di programmazione direttamente

su device oppure su file. Quest’ultima opzione risulta particolarmente utile per impostare una

configurazione quanto più standardizzata dalla quale partire per la programmazione dei vari

devices.

Come si può vedere, dando un’occhiata al menu laterale del software di gestione, le altre

funzioni disponibili, a parte la funzione di monitoraggio che permette di visualizzare le posizioni

acquisite su Map Point, sono né più né meno quelle proposte da qualunque software fornito a

corredo delle Internet keys. Richiedendo il software un modem GSM per la ricezione degli SMS

provenienti dai device, abbiamo optato, come detto, per una soluzione semplificata, ovvero

ricezione su Internet key e monitoraggio su Google Maps.

SCENARIO 5 WISHLIST

1. Il Device

Concentrandoci principalmente sugli scenari del mercato e dell'utenza, abbiamo ipotizzato un

device “ideale”, che contenesse quanto c'è di buono sui sistemi già disponibili ed al contempo

rappresentasse un superamento dei limiti attuali. Analizzeremo di seguito una serie di

caratteristiche esponendo per ciascuna quale secondo noi è la soluzione ottimale.

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Aspetto

Come più volte detto l'aspetto del device non può assolutamente essere quello del tracker

proposto da urmet, sia in termini di dimensioni che in termini di indossabilità. L'UBICARE

dovrebbe essere un orologio con una peculiarità specifica, la “cassa” dovrebbe poter essere

rimossa dal “cinturino”. Questo per andare incontro a due esigenze specifiche: facilitare la

messa in carica e limitare l'invasività del dispositivo durante le ore di riposo o quando si resta

all'interno delle mura domestiche. Il cinturino infatti dovrebbe essere “intelligente”, ovvero

disporre di un metodo di comunicazione (es. bluetooth) con la cassa. Fintanto che cassa e

cinturino si vedono la situazione viene registrata dalla cassa come normale, nel momento in cui

la comunicazione dovesse interrompersi la cassa dovrebbe inviare un allarme immediato.

Naturalmente questa caratteristica amplifica il problema batteria, in quanto ambedue i

componenti devono essere alimentati, anche se il cinturino presumibilmente, quando scollegato

dalla cassa, funzionerebbe come un'auricolare in standby (700/800 ore?), quando connesso

alla cassa potrebbe essere addirittura spento. Evidentemente la rimozione della cassa non può

essere un'operazione semplice, ma dovrebbe avvenire attraverso azioni composte e volontarie,

senza comunque implicare l'utilizzo di due mani.

Altro aspetto, cui si è già accennato, riguarda la possibilità di indossare il device in modo

“alternativo” e con approccio meno invasivo (collana, aggancio alla cintura) onde far fronte alle

esigenze di un utenza differente. In tali casi, il cinturino dovrebbe sparire e le funzioni ad esso

legate essere disabilitate.

Connettività e memoria

Fondamentale è prevedere la presenza di una connessione USB che permetta sia la

programmazione in locale del device che l'interrogazione e il download dei dati presenti in

memoria.

A tal riguardo sarebbe opportuno dotare il dispositivo di una memoria “dinamica” in grado di

rimuovere in automatico i dati più vecchi per far posto alle nuove rilevazioni.

Batteria

Come detto e ribadito più volte, la durata della carica della batteria è la criticità maggiore

incontrata e comunque ipotizzabile anche in un dispositivo di nuova fattura. Su questo si dovrà

concentrare gran parte del lavoro di ricerca, al fine sia di limitare eccessivi carichi indotti da

operazioni o funzioni superflue, sia di implementare la durata. Un aspetto ci preme sottolineare;

se possibile sarebbe auspicabile uno strumento di carica “a calamaio”, adatto ad accogliere la

cassa. In ogni caso il collegamento della cassa ad una fonte di alimentazione dovrebbe

svolgere la funzione di accensione del device qualora questo fosse spento. Per quanto riguarda

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la carica della batteria del bracciale, dato che la funzione primaria di questo è assolta

solamente se si presuppone che non venga “mai” rimosso” dall'arto, andrebbe studiato un

metodo di ricarica che ne evitasse o limitasse al minimo la rimozione.

Funzione “Parking”

Affrontiamo subito il tema della funzione “parking” perchè lo riteniamo strettamente legato alla

metodologia di messa in carica del dispositivo. Il ”parking” con la combinazione della messa in

carica della cassa e braccialetto che funziona da spia, è di fatto garantito. Forse il problema che

ci si deve porre è un problema contrario. Il dispositivo dovrebbe allertarsi quando il “parking” (o

la semplice immobilità del device) supera un timeout preimpostato. In definitiva dovrebbe

funzionare come un controllo dell'esistenza in vita.

Ricerca e affidabilità della posizione

Nel corso dell'esperienza di questi ultimi mesi abbiamo rilevato i grandi limiti che il GPS

tradizionale presenta. Di conseguenza ci aspettiamo molto dalle soluzioni alternative a cui si è

accennato nella riunione di start up. A questo punto, se effettivamente esistono altre possibilità,

chiediamo una riflessione sulla necessità di ricorrere ad algoritmi che valutano l'affidabilità della

posizione rilevata (Hdop,Vdop, Pdop), anche perchè qualora si dovesse ricorrere a tali soluzioni

occorre tener presente che la leggibilità di un valore va assicurata ad un operatore di

teleassistenza, problematica che ci ha spinto a non ricorrere a tali potenzialità durante la

sperimentazione.

Protocolli di trasmissione

Il GSM da noi utilizzato in questi mesi si è dimostrato ampiamente insufficiente, ad esempio non

abbiamo mai potuto acquisire un percorso completo, ma solo singole posizioni. D'altra parte

non è percorribile la strada di un suo completo abbandono: pensiamo a quando abbiamo avuto

black-outs di rete GSM e riflettiamo anche sulla copertura di reti più capaci.

Pulsantiera

I tasti presenti sul tracker che abbiamo in uso sono decisamente troppi ed inutili, qualunque sia

il mercato di riferimento che si vuole ipotizzare. Pulsanti di chiamata, interruzione/rifiuto

chiamata, aumento e diminuzione volume sono decisamente superflui. Comunque anche il

tracker che abbiamo non è un telefono, non può diventarlo e non può essere usato come tale.

Un pulsante di “help button” può dimostrarsi sufficiente, e l'allarme dovrebbe essere attivato

solo da una sua pressione prolungata (2/3 secondi). Il blocco tasti dovrebbe avvenire da

software, ovvero preimpostato, e non direttamente sul device come è sul nostro.

Indicatori visivi e sonori

Gli indicatori visivi presenti sul tracker oggi in uso, si sono dimostrati tutti utili, soprattutto al fine

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di diagnosticare malfunzionamenti, quindi riteniamo la loro presenza un'esperienza da ripetere.

È interessante ipotizzare la presenza di un display, che, per quanto ridotto, possa mostrare il

livello della batteria (e non solo carica/scarica), il livello del segnale e la tipologia di rete

cellulare cui si è collegati (e non solo presente/non presente) e lo status del gps (stand-by,

ricerca, ricezione, ecc.). Se a questo display demandiamo anche la funzione di mostrare l'ora

ed eventualmente la data, probabilmente abbiamo fatto un passo avanti in termini di friendliness

e camouflage.

Per quanto riguarda quelli sonori, così come per la vibrazione, decisamente sul nostro device la

sola presenza ed in alcuni casi la ridondanza si è dimostrata inutile. Abbiamo reputato efficace

solo l'indicazione sonora della batteria in scarica.

Fonia

Il discorso fonia rappresenta un notevole dilemma. Se ci si riferisce esclusivamente alle

problematiche relative alla malattia di Alzheimer nella maggior parte dei casi la fonia risulta

superflua e nei restanti è una perdita accettabile. Ma quando si passa a valutare applicazioni

alternative e altri mercati di una certa rilevanza (es. telesoccorso), diventa un “must”. Quindi

dovendo ipotizzare una soluzione ottimale, riteniamo opportuna la sua presenza, naturalmente

con l'opzione di disattivazione, e conseguentemente dovrebbe essere presente anche

un'opzione per l'attivazione o meno della bidirezionalità, onde non lasciare inesplorata la

potenzialità di un monitoraggio silenzioso. Naturalmente nel device che stiamo definendo la

fonia dovrebbe essere attivata solo su ricezione di chiamata, in quanto all'help button è

demandata la funzione di attivare un allarme che generi dati indirizzati alla centrale di

monitoraggio, la quale a sua volta dovrebbe attivare una comunicazione vocale solo e se riceve

tali dati.

Funzione “uomo a terra”

La funzione “uomo a terra” potrebbe, in molti casi, risultare utile e determinante per far fronte a

reali emergenze, purchè sia determinata da un insieme di fattori: cambiamento improvviso di

posizione ed urto. La determinazione della sola posizione come è oggi nel nostro tracker non è

di alcun aiuto.

Geofencing

La definizione di una o più zone di geofencing è stata una delle funzioni più richieste e più

gradite dai familiari dei nostri utenti. Pur ritenendo noi più gestibile ed affidabile la definizione di

zone circolari, ci è stata imposta la creazione di poligoni che naturalmente hanno un grado di

approssimazione incomprensibile ai caregivers. Rispettare pedissequamente e con precisione i

limiti ipotizzati impone al device uno “sforzo” che va a tutto svantaggio della sua autonomia. In

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definitiva è una funzione irrinunciabile, ma per la quale andrebbero studiate delle soluzioni

gestionali capaci di ottenere un onorevole compromesso tra affidabilità e capacità di autonomia,

tenendo altresì conto del fatto che, verosimilmente, il dispositivo applicato ad altre categorie di

utenza (es. Telesoccorso) richiederebbe la disabilitazione della funzione.

Pre-alarm e gestione degli allarmi

Sulla funzione di pre-alarm, ovvero tempo intercorrente tra il verificarsi dell'evento e l'invio

effettivo dell'allarme, durante il quale l'allarme può essere annullato dall'utente, abbiamo

sempre nutrito grossi dubbi, essendo questa funzione presenti su tutti i terminali di

telesoccorso. Abbiamo sempre preferito avere falsi negativi piuttosto che falsi positivi. Per

quanto ci riguarda il pre-alarm potrebbe essere tranquillamente omesso, ma questo è il nostro

modo di pensare, volendo allargarsi a scenari diversi probabilmente andrebbe lasciato come

opzione.

L'allarme, comunque sia generato (pressione tasto, parking, uomo a terra, geocrossing)

dovrebbe mettere il device in uno stato di ricerca cadenzata (con possibilità di parametrizzare

ogni quanti secondi) della posizione, con conseguente invio. Questo perchè non è sufficiente

sapere dove il device era al momento dell'evento generante, ma occorre sapere dove è fino al

termine dell'emergenza. Infatti riteniamo che lo stato di cessato allarme dovrebbe essere

determinato dal centro di monitoraggio e ripristinato da questo sul device.

Altre funzioni

Di seguito riportiamo una serie di capacità e funzioni che abbiamo trovato interessanti sul

dispositivo che abbiamo utilizzato in questi mesi:

• possibilità di interrogazione del device per ottenere informazioni utili alla rilevazione della

posizione, dello stato della batteria, del livello del segnale di rete, del livello del segnale

GPS, ecc.;

• parametrizzazione della gestione della batteria: soglia di scarica, tipo di allarme da

inviare al centro, invio di una segnalazione quando viene messo in carica, ecc.;

• definizione di white list, soprattutto al fine di evitare che altri possano attivare anche solo

accidentalmente comunicazioni vocali o monitoraggio silenzioso;

• gestione di password per programmazione ed interrogazione;

• gestione di PIN e PUC;

• gestione della data e dell'ora (purchè funzionante).

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

Sensoristica

Come detto e discusso in fase di presentazione dell'idea progettuale, l'UBICARE dovrebbe

essere un primo passo nel mondo della telemedicina, di conseguenza non andrebbe tralasciata

la possibilità di sperimentare su di esso sensori utili alla rilevazione di parametri vitali, anche se

ci si rende conto che tutto questo caricare il dispositivo di funzionalità, può andare a discapito

sia di dimensioni che di autonomia. Di seguito riportiamo una lista dei parametri considerati

vitali dalla medicina ufficiale, con una considerazione sulla difficoltà di rilevazione di ciascuno:

• Ritmo cardiaco – probabilmente non rilevabile da un dispositivo collocato su un singolo

arto, anche in dispositivi miniaturizzati, indossati come bracciali, un elettrodo è letto sul

polso, il secondo dal dito dell'altra mano che poggia sul device: quindi presuppone la

collaborazione dell'assistito (!);

• Temperatura corporea – non dovrebbe presentare difficoltà;

• Pulsazioni - non dovrebbe presentare difficoltà;

• SpO2 – rilevata in genere in punta di dito o sul lobo dell'orecchio, non conosciamo se

misurazioni alternative (al polso nel nostro caso) possano avere il giusto grado di

attendibilità;

• Pressione arteriosa – impossibile da rilevare in mancanza di una fascia costrittiva.

2. Il Sistema informativo/gestionale

Interfaccia

Riteniamo la progettazione di un software web based fondamentale per sfruttare al massimo sia

la capacità di embedding di risorse già disponibili sul web (es. maps), sia l'opportunità che offre

tale architettura di integrazione con gestionali già in uso presso gli eventuali gestori.

Naturalmente l'interfaccia deve essere quanto più semplificata e ridotta alle funzioni essenziali.

Questo perché, per tornare sul discorso gestore, due sono gli scenari su cui ci si deve

concentrare: il primo riguarda piccoli gestori, se non addirittura privati, che hanno bisogno si un

software snello e semplice da apprendere ed utilizzare limitatamente alle funzionalità richieste

al device; il secondo prende in considerazione grandi gestori, dotati già di un proprio sistema

informativo sul quale si dovrà verticalizzare necessariamente l'UBICARE. In ambedue i casi

qualunque ridondanza può risultare un handicap.

Database

Facendo seguito a quanto appena detto anche la base dei dati deve essere sufficiente a gestire

anagrafiche ed informazioni provenienti dal device in modalità stand alone, cercando di evitare

la ricerca di una soluzione “finale” per un centro di teleassistenza: altrimenti il rischio è quello di

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

mettere in cantiere un prodotto “stile URMET!” che non può soddisfare le esigenze né dei

piccoli né dei medio-grandi. Dunque ipotizziamo un database che tenga conto di:

• anagrafica assistito

• configurazione assegnata al device

• procedure di intervento personalizzato

• anagrafica sintetica caregivers

• storico allarmi

• storico rilevazioni posizioni

• storico rilevazioni parametri medici

Programmazione del device

La programmazione del device deve essere possibile sia in locale (via USB) sia in remoto.

Probabilmente va organizzata tipo “wizard” che guidi l'operatore nella definizione dei vari

parametri. La grafica deve essere quanto più facilitante ed intuitiva, evitando di ricorrere a

linguaggi ed artifici eccessivamente tecnici. Naturalmente deve esistere una configurazione di

base che aiuti a comprendere meglio le funzionalità ed il target dei vari parametri. Deve essere

inoltre possibile creare una propria configurazione di base mentre le configurazioni

personalizzate devono confluire nelle singole schede utente.

Ricezione

La corretta gestione dei dati acquisiti dal device è la caratteristica che può fungere

maggiormente da discrimine rispetto ai software presenti sul mercato. UBICARE deve essere

dotato di algoritmi in grado di distinguere ad esempio tra rilevazioni periodiche e

attraversamento “zone di sicurezza”, ovvero tra “info” e “warning”. All'operatore devono essere

evidenziate solo le situazioni a rischio e non indistintamente tutto ciò che proviene dai device.

Anche nella gestione della batteria occorre prevedere la visualizzazione solo delle situazioni

borderline, ovvero batteria in scarica cui non segue invio di rilevazione automatica o messaggi

di messa in carica. In definitiva, semplificare il compito dell'operatore portando alla sua

attenzione solo ciò che deve necessariamente essere visto e valutato, è il plus che consente

anche una gestione massiva di utenza.

Allarmi

L'allarme, comunque sia generato (help button, cross fencing, uomo a terra, ecc.) deve essere

visualizzato in modo semplice, intuitivo ma al contempo comprensivo di tutte le informazioni utili

a valutare la situazione:

• Tipologia dell'allarme.

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

• Anagrafica sintetica.

• Mappa della posizione al momento dell'allarme che si aggiorna man mano con le nuove

posizioni (aggiunte e non sostituite) fino alla cessazione di stato di allarme.

• Conversione dei punti visualizzati sulla mappa in indirizzi.

• Se possibile, grado dell'affidabilità della rilevazione, visualizzato no in termini di

parametri, ma come scala cromatica o numerica (da 1 a 10).

• Parametri medici.

• Procedure personalizzate.

• Care givers.

• Storico rilevazioni precedenti.

Al termine della gestione dell'allarme, quando si può in definitiva dire che lo stato d'allarme è

cessato, deve essere facoltà dell'operatore inviare al device un comando da remoto che indichi

di tornare allo stato di normalità.

Monitoraggio

Il software, grazie allo storage di tutte le rilevazioni all'interno del database cui fa riferimento la

scheda utente, deve consentire qualunque forma di monitoraggio dei dati storici, sia singole

rilevazioni che blocchi filtrati, ad esempio per data ed ora, di rilevazioni relative tanto alle

posizioni quanto ad andamento della batteria, parametri medici, performance della rete

cellulare, numero dei satelliti, ecc.

Interrogazione

Anche l'interrogazione del device deve avvenire nella modalità più semplice possibile, limitando

la selezione alla tipologia di parametri che si vuole interrogare (stato device, posizione, rete,

ecc.) senza andarsi ad imbarcare nella personalizzazione di messaggi di richiesta e messaggi

di risposta, per quanto tale opportunità per un gestore “esperto” possa risultare interessante e

gratificante.

Utilities

Naturalmente il tutto dovrebbe essere completato da funzionalità che permettano l'elaborazione

e la stampa di statistiche quanto più libere e parametrizzabili (singolo utente, gruppi di utenti,

tipi allarmi, date ed ore di riferimento, ecc.). Oltre a ciò occorre prevedere anche funzioni di

gestione e manutenzione del database: compattazione, backup, ripristino, storicizzazione dei

dati, ecc. Infine si ritiene utile una funzione che permetta lo spegnimento del device da remoto.

3. Conclusioni

Evidentemente tutto quello che abbiamo descritto in questo scenario rappresenta una

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Relazione UbiCare – Ubiquitous Caregiver Novembre 2012

soluzione, più che onorevole, quasi ideale, rispetto a problematiche ipotizzate un anno fa ed

approfondite nel corso di questi mesi, ma in ogni caso, va accolto innanzitutto come pensiero di

“profani” secondo poi come puro suggerimento, che attende la prova di fattibilità dal campo

della sperimentazione.

Schema riassuntivo funzioni/destinatari

Alzheimer Telesoccorso Patologie croniche

Monitoraggio donne/bambini

Monitoraggio lavoro/sport

Gps

Geofencing

Tx dati

Fonia

Indossabilità invasiva

Display

Indicatori visivi/sonori

Help button

Prealarm

Sensori parametri vitali

Sensori posizione/movimento

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