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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione descrittiva RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA Questa parte della Relazione ha lo scopo di fornire una descrizione tecnica di progetto per la realizzazione di un impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso la conversione fotovoltaica. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 4.04 MWp da installare in loc.Lavandone, nel comune di Collesalvetti (LI). Il terreno è individuato dalle seguenti particelle del Catasto Terreni del comune di Collesalvetti (LI): Particella 2 (in parte) del foglio di mappa n° 3 per una superficie totale catastale di 13.84.60 ha, di cui ha 10.00.00 disponibile in base alla cessione del diritto di superficie. L’impianto sarà collegato in media tensione 15 kV. Nella Relazione sono raccolte le linee guida generali della progettazione ed in particolare i dati di progetto e le soluzioni generali di realizzazione dell’impianto. L’applicazione della tecnologia fotovoltaica consente: la produzione di energia elettrica senza emissione di alcuna sostanza inquinante; il risparmio di combustibile fossile; nessun inquinamento atmosferico disponibilità di energia anche in località disagiate o lontane dalle grandi dorsali elettriche;

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione descrittiva 

 

RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA 

Questa  parte  della  Relazione  ha  lo  scopo  di  fornire  una  descrizione  tecnica  di  progetto  per  la realizzazione  di  un  impianto  di  generazione  elettrica  con  utilizzo  della  fonte  rinnovabile  solare attraverso la conversione fotovoltaica. 

Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 4.04 MWp da installare in loc.Lavandone, nel comune di Collesalvetti (LI). 

Il terreno è individuato dalle seguenti particelle del Catasto Terreni del comune di Collesalvetti (LI): 

• Particella 2 (in parte) del foglio di mappa n° 3 per una superficie totale catastale di 13.84.60 ha, di cui ha 10.00.00 disponibile in base alla cessione del diritto di superficie.  

L’impianto sarà collegato in media tensione 15 kV. 

Nella  Relazione  sono  raccolte  le  linee  guida  generali  della  progettazione  ed  in  particolare  i  dati  di progetto e le soluzioni generali di realizzazione dell’impianto. 

L’applicazione della tecnologia fotovoltaica consente: 

la produzione di energia elettrica senza emissione di alcuna sostanza inquinante;  il risparmio di combustibile fossile;  nessun inquinamento atmosferico  disponibilità di energia anche in località disagiate o lontane dalle grandi dorsali elettriche; 

 

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IDENTIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI IMPIANTO 

L’impianto sarà disposto a terra su una superficie di circa 10 ettari di terreno; la valutazione esatta degli ingombri sarà stabilita in sede esecutiva, vista anche la relativa disponibilità di superficie. 

La  struttura  sarà  fissata a  terra  tramite pali e  “viti”  tipo Krinner,  su apposita  struttura di  sostegno;  i moduli sono disposti in verticale in configurazione bifilare. 

Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato attraverso quadri di bassa tensione in corrente continua (detti quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici. Dai vari quadri di campo si passa agli inverter , dove la corrente passerà da continua ad alternata. Infine dagli  inverter ai locali di trasformazione BT/MT, dove,  mediante trasformatori da 500 kVA, la tensione viene elevata da 270V a 15.000V (15kV). L’energia così trasformata sarà quindi convogliata mediante cavidotto sotterraneo a 15 kV sino al  punto di consegna. 

Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate alle sollecitazioni dovute al montaggio degli impianti interni e corrispondentemente alle seguenti tipologie: 

a) cabina  bassa  in  box  prefabbricato  con  caratteristiche  strutturali  equivalenti  a  quelle  delle prescrizioni ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori alle specifiche della DK5640; 

b) in  box  prefabbricato:  tale  locale  deve  avere  almeno  le  caratteristiche  ENEL  DG2091  e dimensioni non inferiori alle specifiche DK5640. 

 

DATI DI PROGETTO 

Caratteristiche impianto fotovoltaico 

Tipologia moduli:   silicio policristallino Potenza installata: 4.04 MWp Nuovo Impianto/Trasformazione/Ampliamento:  nuovo impianto. 

Caratteristiche Fisiche Impianto 

Numero moduli da 305 Wp (Suntech STP 305): 13.248 Inclinazione moduli: 32° Orientamento moduli: sud Tipologia tecnologica moduli: silicio policristallino Tipologia locali controllo, conversione e consegna: locale tecnico prefabbricato amovibile Ventilazione locale/i tecnico/i: naturale e forzata; Climatizzazione: non prevista Cablaggi: Cavi in canale interrato o cunicolo interrato Posizionamento gruppo di conversione BT/MT: all’interno locale tecnico Posizionamento Quadri CC: all’interno locale tecnico Posizionamento cabina Trafo: all’interno locale tecnico Posizionamento cabina controllo e consegna MT: all’interno locale tecnico dedicato; Posizionamento contatori: all’interno locale tecnico; 

Caratteristiche elettriche dell’impianto 

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Tipo collegamento: nuova utenza; Misura dell’Energia: a carico del soggetto responsabile; Normativa specifica riferimento: CEI 0‐6; CEI 11‐1; CEI 11‐17; ENEL DK5640 ed.I°  Potenza nominale massima del generatore (in corrente continua) : 4.040,640 KW;  Caratteristiche sito di installazione Posizionamento  Indirizzo: loc.Lavandone Comune: Collesalvetti (LI) Provincia: Livorno Latitudine: 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95” Est Altezza s.l.m.: 2.00  mt slm circa.  Caratteristiche fisiche del sito di installazione Tipo di terreno:  area agricola in aperta campagna, in prossimità della SS.67/bis; Proprietà del terreno: privata; Presenza polvere: NO; l’area è mantenuta a prato sempreverde; Presenza liquidi: SI (pioggia); Esposizione ad altri liquidi: NO (per precauzioni derivanti dalla quota di installazione); Esposizione spruzzi: SI (se dovuta a pioggia battente); Getti d’acqua: NO (se non di lavaggio); Condensa: SI (per cause meteo, eventualmente) Presenza corpi estranei: NO; Disponibilità acqua per cantierizzazione: SI Disponibilità FEM: NO Disponibilità acqua potabile: SI, ove occorra; Disponibilità locali ricovero materiali: SI Strutture preesistenti nell’area di intervento: NO. Disponibilità connessione MT Enel: SI, cabina in fregio all’area. Raggiungibilità  del  sito:  a  microscala,  strada  vicinale  da  Collesalvetti,  in  destra  idrografica  dello Scolmatore d’Arno. SGC Firenze‐Pisa‐Livorno, Uscita Collesalvetti, 4 km. 

Caratteristiche normative del sito 

Destinazione d’uso: agricolo Licenza richiesta: AUTORIZZAZIONE UNICA (D.Lgs.387/2003) 

      NORMATIVA DI RIFERIMENTO 

La principali normative e  leggi di riferimento per  la progettazione di un  impianto  fotovoltaico sono  le seguenti: 

1. DM.19.2.2007 del Ministero per lo Sviluppo Economico; 2. Norma CEI/IEC per la parte elettrica convenzionale; 3. Conformità la marchio CE per i componenti dell’impianto; 4. Norme CEI/IEC e/o JRC/ESTI per i moduli fotovoltaici; 5. Norme UNI/ISO per la parte meccanica/strutturale; 6. Legge n°123/2007 per l’infortunistica sui luoghi di lavoro; 7. Regolamento attuazione Decreto 22.1.2008 n° 3721 per la sicurezza elettrica; 8. Normativa  in  materia  di  unificazione  per  le  società  elettriche  (ENEL  ed  altre)  per  le 

interfacce con la rete elettrica; 9. Norma CEI 0‐6;  10. Norma CEI 11‐1; 

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11. Norma CEI 11‐17; 12. Norma CEI 11‐32; 13. Norma CEI 11‐46; 14. Norma CEI 11‐47; 15. Norma CEI 103‐6; 16. Norma CEI EN 50086 2‐4; 17. Documento DK 5640 “Criteri di allaccio di  impianti attivi e passivi alla  rete elettrica MT di 

Enel Distribuzione spa”; 18. DM.14.9.2005 “Testo Unico per le Costruzioni”. 

   INFORMAZIONI GENERALI SULL’ IMPIANTO FOTOVOLTAICO Il presente progetto è relativo alla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica tramite conversione fotovoltaica, avente una potenza di picco di circa 1.51 MWp.  Dati relativi al posizionamento del generatore Installazione: a terra; Indirizzo: loc.Lavandone, Comune di Collesalvetti (LI) Angolo di azimut del generatore (costante): SUD; Angolo di tilt del generatore: 32° Fattore di albedo: prato sempreverde calpestabile (tipo trifoglio), coeff. 0.2 Area catastale interessata: 100.000 mq circa Superficie occupata dai moduli (in proiezione verticale a terra): 46.600 mq 

La  tensione  a  valle  dell’inverter  sarà  innalzata  tramite  trasformatore  BT/MT  le  cui  caratteristiche principali sono le seguenti: 

Trasformatore 15000/270V AC 500 kVA Modello MT15000/270V AC 500 KVAPotenza  500 kVA Primario  15000 V AC Secondario  270 V AC Livello di isolamento 24 kVPerdite a vuoto  720 WPerdite a carico  5550 W Dimensioni  Lungh. x Largh. x Altezza 1750x1070x1920 mm Peso  1950 kg Frequenza nominale 50 HzCampo regolazione tensione maggiore +2/‐2 x 2,5% Simbolo di collegamento Dyn  11Temperatura max ambiente  +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C  6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento   < 1.000 m slm   Trasformatore 15000/270V AC 250 kVA Modello MT15000/270V AC 250 KVAPotenza  250 kVA Primario  15000 V AC 

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Secondario  270 V AC Livello di isolamento 24 kVPerdite a vuoto  670 WPerdite a carico  3300 W Dimensioni  Lu x La x Alt  1290x760x1340 mm Peso  1050 kg Frequenza nominale 50 HzCampo regolazione tensione maggiore +2/‐2 x 2,5% Simbolo di collegamento Dyn  11Temperatura max ambiente  +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C  6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento   < 1.000 m slm  

E’ previsto inoltre un trasformatore per i carichi degli ausiliari: 

Trasformatore 15000/400V AC 100 kVA Modello MT15000/400V AC 100 KVAPotenza  500 kVA Primario  15000 V AC Secondario  400 V AC Livello di isolamento primaria e secondaria F/FClasse ambientale  E2Classe climatica  C2Comportamento al fuoco  F1Impedenza di corto circuito a 75°C  5%Frequenza nominale 50 HzTemperatura max ambiente  +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C  6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento   < 1.000 m slm  

 Descrizione dell’impianto  L’impianto  fotovoltaico  sarà  costituito da 13.248 moduli,  raggruppati  in 16  sub‐campi,  ciascuno supportato  da  1  inverter;  ognuno  dei  16  inverter  è  alimentato  da  13.248/16  =  828  moduli, raggruppati in stringhe da 12 moduli. Complessivamente: 828 x 16 sub campi = 13.248  moduli x 305 Wp = 4.0464 MWp  Perdite di corrente per temperatura maggiore di 20°C: 8,9 % circa Perdite per effetto angolare di riflessione: 2.7% circa Altre perdite (cavi, inverter…): 14%; TOTALE stimato perdite d’impianto: 23% circa    

 

 

 

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  TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE

Coordinate geografiche: 43°37'07,04"N - 10°24'54,95"E Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti

Potenza generatore FTV: 4,040 MWp

Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud

Perdite sistema: 14,00% circa

PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA

Mese Produz. Produz. Incidenza Differenz

a

mensile giornaliera sul totale su mese

prec.

(kWh) (kWh)

Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29% 0,00%

Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05% 14,48%

Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19% 35,33%

Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66% 5,66%

Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11% 28,36%

Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19% 0,68%

Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78% 5,34%

Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89% -7,62%

Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92% -8,91%

Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86% -20,77%

Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89% -37,79%

Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18% -14,58%

Totale 5.579.256,16 100,00%

Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die

Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16  

 

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Collesalvetti - Sole e Luna

Sabato 6 Marzo Il sole sorge alle 06:41 e tramonta alle 18:15. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentaquattro minuti

La Luna sorge alle 00:27 con azimuth 123° e tramonta alle 09:31 con azimuth 236°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 61%. Età della Luna: 20,51 giorni

Domani Domenica 7 Marzo

Il sole sorge alle 06:40 e tramonta alle 18:6. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentasei minuti

La Luna sorge alle 01:31 con azimuth 126° e tramonta alle 10:17 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 54%. Età della Luna: 21,57 giorni

Dopodomani Lunedì 8 Marzo

Il sole sorge alle 06:38 e tramonta alle 18:18. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e quaranta minuti

La Luna sorge alle 02:26 con azimuth 126° e tramonta alle 11:10 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 48%. Età della Luna: 22,48

giorni

Dati Geografici di Riferimento

Latitudine 43°37’07,04”” Nord, Longitudine 10°24’54,95” Est, Altezza 2 m.s.l.m., GMT+1 (Ora Solare), Zenith del sole Ufficiale (90°50')

Durata Media del giorno solare per Collesalvetti

Gennaio: nove ore e trentuno minuti Luglio: quindici ore e undici minuti

Febbraio: dieci ore e trentotto minuti Agosto: quattordici ore e quattro minuti

Marzo: dodici ore e tre minuti Settembre: dodici ore e trentotto minuti

Aprile: tredici ore e trentadue minuti Ottobre: undici ore e dieci minuti

Maggio: quattordici ore e quarantanove minuti Novembre: nove ore e cinquantuno minuti

Giugno: quindici ore e trenta minuti Dicembre: nove ore e dieci minuti

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SPECIFICHE TECNICHE DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO 

Il generatore fotovoltaico si comporrà di moduli del tipo Sun Power 305 o similari, ciascuno con potenza di targhetta di 305 Wp, con vita utile stimata “oltre 25 anni” senza degrado significativo delle prestazioni. 

Le altre caratteristiche del generatore fotovoltaico sono le seguenti 

Numero moduli  13.248Potenza nominale 1 modulo  305 WpCelle  Silicio policristallino ad alta efficienza CARATTERISTICHE MODULI Tensione circuito aperto Voc  64,2 VCorrente di corto circuito Isc  5,96 ATensione Vmp  54,7 VCorrente Imp  5,58 AGrado di efficienza  18,7%Dimensioni modulo BxH x spessore (in mm) 992 x 1482 x 35 

La potenza complessiva sarà, conseguentemente, P = 13.248  x 305 =  circa  4.04 MWp. 

Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà così configurato: 

Numero stringhe  69 Numero moduli per stringa  12    Numero moduli per sub‐campo: 12x69 =                        828 moduli Numero sub campi 16 Numero totale moduli: 828 x 6 =  13.248 Numero inverter   16 

I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento rientrano nel range di applicazione ammesso per l’inverter. Per ragioni di implementazione di impianto, si prevede di suddividere il campo in sub campi per ciascuno dei 6 inverter presenti, assegnando a ciascuno 69 stringhe da 12 moduli per complessivi 828 moduli per complessivi  828 x 305 Wp = 250.000 Wp = 0.252 MWp ciascuno.  Avendosi 6 sub campi (ovvero 6 inverter) avremo 0.252 MWp x 16 = circa 4.04 MWp. I moduli saranno forniti di diodi by‐pass.  Ogni stringa di moduli sarà munita da diodo di blocco per isolare ogni stringa dalle altre in caso di incidenti o guasti. La  linea  elettrica  proveniente  dai  moduli  fotovoltaici  sarà  messa  a  terra  mediante  appositi  scaricatori  di sovratensione  con  indicazione  ottica  di  fuori  servizio,  al  fine  di  garantire  la  protezione  dalle  scariche  di  origine atmosferica. 

 

 

 

 

 

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GRUPPO DI CONVERSIONE 

Il gruppo di conversione è composta dal convertitore statico (INVERTER). Il  convertitore  CC/CA  utilizzato  è  idoneo  al  trasferimento  della  potenza  prodotta  dal  campo fotovoltaico  alla  rete  di  distribuzione,  in  conformità  ai  requisiti  normativi  tecnici  e  di  sicurezza applicabili. I valori della tensione e della corrente  in  ingresso di questa apparecchiatura sono compatibili con quelli addotti dal sub campo fotovoltaico collegato, mentre i valori di tensione e frequenza di uscita sono compatibili con quelli della rete alla quale viene collegato l’impianto. Le caratteristiche del gruppo di conversione sono: • Inverter  a  commutazione  forzata  con  tecnica  PWM  (pulse‐with‐modulation)  senza  clock  e/o 

riferimenti interni di tensione o corrente; • Ingresso lato CC da generatore FTV gestibile con poli non connessi a terra, ovvero sistema IT; • Rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF, conformità CEI 110‐1, 

110‐6 e 110‐8.  • Le caratteristiche dell’Inverter:  

- Potenza FV max : 250 kWp = 0.25 MWp - Range di tensione MPPT (Ucc): 450‐820 V - Corrente max di ingresso: 591 A - Tensione CC max: 880 V - Grado di rendimento: 97% - Peso 1.070 kg 

 

GRUPPO QUADRI ELETTRICI  

Quadro lato ingresso in corrente continua Si prevede di  installare un quadro a monte di ogni convertitore per  la misurazione ed  il controllo dei dati  in uscita dal generatore fotovoltaico.  Quadro di parallelo lato corrente alternata Si prevede di installare un quadro di parallelo in corrente alternata all’interno di una cassetta posta a valle dei convertitori  statici, per  la misurazione  il  collegamento ed  il  controllo delle grandezze  in uscita dagli  inveter. All’interno di tale quadro sarà inserito il contatore dell’energia FTV prodotta. 

SISTEMA DI CONTROLLO E MONITORAGGIO 

Il  sistema  di  controllo  e monitoraggio  dell’impianto  permette  per mezzo  di  un  computer  ed  un software dedicato di  interrogare ed  interagire  in ogni  istante con  l’impianto al fine di verificare  la funzionalità degli  inverter  installati con  la possibilità di visionare  in tempo reale  le varie grandezze (tensione, corrente, potenza ecc.). 

E’ inoltre gestibile un database con i dati dei giorni passati fin dall’attivazione dell’impianto.  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione descrittiva 

 

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TERMINOLOGIA 

Si  riportano  di  seguito  le  definizioni  di  alcuni  termini  ricorrenti  nel  campo  dell'installazione  di  generatori fotovoltaici  a  costituire  sistemi  elettrici  di  generazione  di  potenza  destinati  ad  essere  connessi  alla  rete elettrica. 

Angolo di azimut: angolo esistente tra la normale al piano di captazione solare (modulo fotovoltaico) e il piano del meridiano  terrestre  che interseca  il  piano  di captazione in  un  punto  centrale. L'angolo  è positivo  per  orientamenti verso Est, negativo per orientamenti verso Ovest. 

Angolo  di  inclinazione:  angolo  formato  dal  modulo  fotovoltaico  con  l'orizzontale  (piano  tangente  alla  superficie  terrestre  in quel punto).  L'angolo è positivo per  inclinazioni  rivolte verso  l'equatore, negativo per inclinazioni rivolte verso il polo. 

Blocco  o  sottocampo  o  subcampo  fotovoltaico:  una  o  più  stringhe  fotovoltaiche  associate  e  distinte  in  base  a determinate  caratteristiche,  così  come  può  essere  l'occupazione  geometrica  del  suolo,  oppure  le  cui  stringhe  sono interconnesse elettricamente per dare la potenza nominale al sistema di condizionamento della potenza (PCS). 

Campo fotovoltaico: l'insieme di tutti i blocchi o sottocampi che costituiscono l’impianto  fotovoltaico. 

Cella  fotovoltaica:  dispositivo    base  allo    stato  solido  che  converte  la  radiazione  solare    direttamente    in elettricità a corrente continua. 

Condizioni  Standard:   condizioni  in  cui  l'irraggiamento   della   radiazione   solare   è  pari  a  1000   W/m2,   con distribuzione dello spettro solare di riferimento di AM=1,5 e  temperatura delle celle di 25°C. 

Convertitore  statico  c.c./c.a.:  apparecchiatura  che  rende  possibile  la  conversione  ed  il  trasferimento  della potenza da una rete in corrente continua alla rete in corrente alternata. E’ denominato pure invertitore statico (inverter). 

Impianto    fotovoltaico  connesso   alla  rete:    sistema   di produzione dell'energia   elettrica  costituito   da un insieme  di componenti ed apparecchiature destinate a convertire l'energia contenuta nella radiazione solare in energia elettrica da   consegnare   alla   rete   di   distribuzione    in   corrente   alternata   monofase   o    trifase.    I  componenti  fondamentali dell'impianto sono: 

• il generatore fotovoltaico vero e proprio, costituito dal campo fotovoltaico; • il Sistema di Condizionamento della Potenza (PCS). 

Modulo  fotovoltaico:  insieme  di  celle  fotovoltaiche,  connesse  elettricamente  e  sigillate  meccanicamente  dal  costruttore  in  un'unica  struttura  (tipo  piatto  piano),  o  ricevitore  ed  ottica  (tipo  a  concentrazione). Costituisce l'unità minima singolarmente maneggiabile e rimpiazzabile. 

Potenza di picco: è  la potenza espressa  in Wp  (watt di picco), erogata nel punto di massima potenza nelle condizioni standard dal componente o sottosistema fotovoltaico. 

Quadro di campo: o anche di parallelo stringhe, è un quadro elettrico in cui sono convogliate le terminazioni di più  stringhe   per    il    loro    collegamento    in   parallelo.    In    esso    vengono    installati    anche   dispositivi   di  sezionamento  e protezione. 

Quadro  di  consegna:  o  anche  d'interfaccia  è  un  quadro  elettrico  in  cui  viene  effettuato  il  collegamento elettrico del gruppo  di  conversione  statica  in  parallelo  alla  rete  elettrica  in  bassa  tensione.  Esso  contiene  apparecchiature  per sezionamento, interruzione, protezione e misura. 

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Rete   pubblica    in   bassa    tensione    (BT):    rete   di   distribuzione   dedicata   alla   distribuzione   pubblica    in  corrente alternata, di tipo monofase o trifase, con tensione nominale da oltre 50 V fino a 1000 V. 

 

 

Sistema di Condizionamento della Potenza  (PCS): è  costituito da un  componente principale,  il  convertitore statico  c.c./c.a.  (inverter),  e  da  un  insieme  di  apparecchiature  di  comando, misura,  controllo  e  protezione affinchè  l'energia venga trasferita alla rete con  i necessari requisiti di qualità ed  in condizioni di sicurezza sia per gli impianti che per le persone. 

Società Elettrica: soggetto titolare della gestione ed esercizio della rete BT di distribuzione dell'energia elettrica agli utenti. 

Stringa: un insieme di moduli connessi elettricamente in serie per raggiungere la tensione di utilizzo idonea per il sistema di condizionamento della potenza (PCS). I moduli a costituire la stringa possono far parte di diverse schiere. 

Utente:  persona  fisica  o  giuridica  che  usufruisce  del  servizio  di  fornitura  dell'energia  elettrica.   

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impiantistica

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 RELAZIONE IMPIANTISTICA  Oggetto   1 Descrizione delle opere 2 Definizioni  3 Riferimenti normativi e legislativi  4 Misure di protezione adottate  5 Misure di protezione impianti MT e BT  

5.1 Criteri di scelta e taratura delle protezioni MT 5.2 Dimensionamento in relazione alle tensioni e livelli di isolamento  5.3 Dimensionamento in relazione alle correnti  5.4 Misure di protezione contro le sovracorrenti  5.5 Protezione contro le correnti di sovraccarico 5.6 Protezione contro le correnti di corto circuito  5.7 Protezione contro i contatti diretti  5.8 Protezione contro i contatti indiretti  5.9 Sezionamento dei circuiti  5.10 Interblocchi di sicurezza  5.11 Prescrizioni meccaniche  5.12 Condizioni climatiche ed ambientali  5.13 Fossa di raccolta olio trasformatore  

6 Misure di protezione impianti BT  6.1 Misure di protezione contro le sovracorrenti  6.2 Protezione Contro le Correnti di Sovraccarico  6.3 Protezione contro le correnti di corto circuito  6.4 Protezione contro i contatti diretti  6.5 Protezione da contatti indiretti  6.6 Protezione contro gli effetti termici 

7 Sezionamento 8 Qualità dei materiali  9 Descrizione generale dell’impianto di distribuzione elettrica  

9.1 Cabina di Campo BT/MT  9.2 Cabina di Ricezione MT  9.3 Cabina di Consegna MT  

10 Illuminazione ordinaria  11 Impianto illuminazione di sicurezza  12 Tubazioni  13 Cavi elettrici  14 Connessioni e derivazioni  15 Impianto di terra  16 Protezione dalle scariche atmosferiche  

16.1 Norme tecniche di riferimento  

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OGGETTO Lo scopo del presente documento è definire tecnicamente  l’impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso conversione fotovoltaica. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto  fotovoltaico della potenza nominale di 4.04 MWp da  installarsi  sui  terreni  siti nel  territorio del comune di Lamporecchio (PT) in località Lavandone.  La denominazione dell’impianto sarà “Centrale FTV Lavandone”. L’energia elettrica prodotta  sarà  immessa nella  rete di  trasmissione nazionale RTN  con allaccio  in Media Tensione tramite collegamento in antenna sulla linea esistente all’interno dell’area interessata.  Il Soggetto Responsabile, così come definito, ex art. 2, comma 1, lettera g, del DM 28 luglio 2005 e s.m.i., è la "Impretecna srl" che dispone delle autorizzazioni all’utilizzo dell’area su cui sorgerà l’impianto in oggetto. 1 DESCRIZIONE DELLE OPERE E’ prevista la realizzazione delle seguenti opere:  1.  Impianto  di  produzione  di  energia  elettrica  fa  fonte  solare  –  fotovoltaica  (le  cui  caratteristiche  sono dettagliatamente descritte nell’elaborato tecnico dedicato); 2. Trasformazione dell’energia elettrica BT/MT (cabine elettriche di campo complete di apparecchiature di protezione, sezionamento e controllo); 3. Impianto di connessione alla rete MT di distribuzione nazionale; 4. Distribuzione elettrica BT (all’interno del campo fotovoltaico); 5. Distribuzione elettrica MT a 15 kV; 6. Impianto elettrico al servizio delle cabine elettriche di campo, di trasformazione e di connessione; 7. Impianto di alimentazione utenze in continuità assoluta; 8. Impianti di servizio: illuminazione ordinaria locali tecnici; 9. Impianti di servizio: illuminazione di sicurezza locali tecnici, realizzato con lampade autoalimentate; 10.  Impianti  di  servizio:  impianto  di  allarme  (antintrusione  ed  antincendio)  e  videosorveglianza (videocamere, dei pali di sostegno e delle condutture ad essi relativi); 11. Impianto di terra; 12. Esecuzione delle opere di murarie varie nelle cabine elettriche; 13. Scavi, interri e ripristini per la posa delle condutture e dei dispersori di terra (nel campo fotovoltaico e nelle cabine). 2 DEFINIZIONI Nella presente relazione verranno utilizzati  i termini e  le definizioni riportate nell’art. 2 del D.M. 28 Luglio 2005  e  s.m.i.,  “Criteri  per  l’incentivazione  della  produzione  di  energia  elettrica  mediante  conversione fotovoltaica della fonte solare”, nonché della vigente normativa CEI (con particolare riferimento alle norme CEI  11‐20  “impianti  di  produzione  di  energia  elettrica  e  gruppi  di  continuità  collegati  alle  reti  di  I  e  II categoria”,  ed  CEI  82‐25  guida  alla  realizzazione  di  sistemi  di  generazione  fotovoltaica  collegati  alle  reti elettriche di media e Bassa tensione). 3 RIFERIMENTI NORMATIVI E LEGISLATIVI Gli impianti elettrici dovranno essere realizzati nel rispetto delle disposizioni seguenti:  − D.P.R. 27.04.1955 n. 547 e successive modificazioni; − D.P.R. 07.01.1956 n. 164 e successive modificazioni; − D.P.R. 19.03.1956 n. 303 e successive modificazioni; − Legge 07.12.1984 n. 818 e successive modificazioni; − Legge 01.03.1990 n. 186; − Legge 18.10.1977 n. 791; − Legge 05.03.1990 n. 46 e successive integrazioni (sostituita dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.P.R. 06.12.1991 n. 447(sostituito dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.L. 19.09.1994 n. 626 e successive modificazioni; − e quanto altro possa comunque interessare.  Si  richiamano  le  prescrizioni  degli  Enti  Locali  preposti  ai  controlli: USL,  ISPESL, Vigili  del  Fuoco, Aziende distributrici elettriche, del gas, etc. 

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Si sottolinea che dovranno essere osservate altresì le norme: CEI ,UNI e le tabelle CEI UNEL. Relativamente alle  norme  CEI  dovranno  essere  rispettate  quelle  in  vigore  all’atto  esecutivo  dei  lavori  con  particolare riferimento, a titolo esemplificativo, e non esaustivo, alle Norme di seguito elencate.  − ENEL DK 5310; − CEI 11‐1 Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata; − CEI 11‐4 Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne; − CEI 11‐15 Esecuzione di lavori sotto tensione; − CEI 11‐17 Impianti di produzione,trasmissione e distribuzione di energia elettrica – linee in cavo; − CEI 11‐20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II       categoria; − CEI 11‐25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifasi a corrente alternata; − CEI EN60865‐1 Calcolo degli effetti delle correnti di cortocircuito; − CEI 11‐28 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti radiali a B.T.; − CEI 11‐35 Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente; − CEI 11‐37 Guida all’esecuzione degli impianti di terra negli stabilimenti industriali per sistemi di I ,II e III      categoria; − CEI 17‐1 Interruttori a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI  17‐4(CEI  EN60129)  Sezionatori  e  sezionatori  di  terra  a  corrente  alternata  a  tensione  superiore  a 1000V; − CEI 17‐6(CEI EN60298) Apparecchiature prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1kV a 52kV; − CEI 17‐9/1(CEI EN60265‐1) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni da 1kV a 52kV;. − CEI 17‐9/2(CEI  EN60265‐2)  Interruttori di manovra  ed  interruttori di manovra‐sezionatori per  tensioni uguali o superiori a 52kV; − CEI 17‐21 (CEI EN60694) Apparecchiatura di manovra e di comando ad alta tensione‐Prescrizioni comuni; − CEI 17‐46  (CEI EN60420)  Interruttori di manovra ed  interruttori‐sezionatori con  fusibili ad alta tensione per corrente alternata; − CEI 17‐68  (CEI EN50187) Apparecchiatura di manovra con  involucro metallico con  isolamento a gas per tensioni da 1kV a 52kV; − IEC 99‐4 Scaricatori di sovratensione per sistemi di II e III categoria; − CEI 64‐8 Impianti elettrici utilizzatori di B.T.‐Parti 1…7.; − CEI  17‐13/1  (CEI  EN60439‐1)  Apparecchiature  assiemate  di  protezione  e manovra  per  B.T.  ‐  Quadri elettrici AS ed ANS; − CEI 20‐13 Cavi isolati in gomma EPR con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐14 Cavi isolati in PVC con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐21 Calcolo della portata dei cavi elettrici; − CEI 20‐22 Prove dei cavi non propaganti l’incendio; − CEI 20‐33 Giunzioni e terminazioni per cavi di energia con tensione fino a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐37 Cavi elettrici‐prove sui gas emessi durante la combustione; − CEI UNEL 35024/1 Portate di corrente  in regime permanente per posa  in aria di cavi B.T. ad  isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI UNEL 35024/1EC Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI 23‐28 Tubi per installazioni elettriche/tubi metallici; − CEI 23‐39(CEI EN50086‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/prescrizioni generali; − CEI 23‐54(CEI EN50086‐2‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi rigidi; − CEI 23‐55(CEI EN50086‐2‐2) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi pieghevoli; − CEI 23‐56(CEI EN50086‐2‐3) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi flessibili; − CEI 23‐29 Cavidotti in materiale plastico; − CEI 23‐19 Sistemi di canali isolanti portacavi ad uso battiscopa; − CEI 23‐32 Sistemi di canali isolanti portacavi e portapparecchi per utilizzo a soffitto o parete; − CEI 23‐31 Sistemi di canali metallici portacavi ed accessori; − CEI 23‐20/23‐21/23‐30/23‐35/23‐41 Dispositivi di connessione e morsetti; − CEI 23‐48(1998) Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Cassette; − CEI 23‐49 Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Quadri elettrici; 

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− CEI 23‐51 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 23‐51V1 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 17‐44 (CEI EN60947‐1) Apparecchiature per B.T. ‐ Regole generali; − CEI 17‐5 (CEI EN60947‐2) Interruttori automatici per B.T.; − CEI EN60947‐2 (Appendice B) Dispositivi differenziali indipendenti con toroide separato; − CEI 17‐11 (CEI EN60947‐3) Interruttori di manovra e sezionatori con o senza fusibili per B.T.; − CEI 17‐50 (CEI EN60947‐4‐1) Contattori ed avviatori elettromeccanici per B.T.; − CEI 17‐45 (CEI EN60947‐5‐1) Dispositivi per circuiti di comando e manovra in B.T.; − CEI 17‐47 (CEI EN60947‐6‐1) Apparecchiature di commutazione automatica in B.T.; − CEI 17‐48 (CEI EN60947‐7‐1) Morsettiere per conduttori in B.T.; − CEI 17‐41 (CEI EN61095) Contattori elettromeccanici per usi domestici o similari; − CEI 41‐1 Relè ausiliari elettromeccanici; − CEI 23‐3 (CEI EN60898) Interruttori automatici per usi domestici e similari; − CEI 23‐12 (CEI EN60309‐1/2) Prese a spina per usi industriali; − CEI 23‐5 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐50 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐16 Prese a spina di tipo complementare per usi domestici e similari; − CEI 23‐9 (CEI EN60669‐1) Apparecchi di comando non automatici per usi domestici e similari; − CEI EN60669‐2‐1/2 Relè passo/passo modulari; − CEI 23‐42 (CEI EN61008‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐43  (CEI EN61008‐2‐1)  Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐18 (CEI EN61009‐2‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐44  (CEI EN61009‐1)  Interruttori differenziali con  sganciatori di  sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI EN61036 Contatori elettrici statici di energia attiva per corrente alternata; − CEI EN61010‐1 Strumenti di misura digitali; − CEI EN60414/CEI EN60051 Strumenti di misura analogici; − CEI 66‐5/85‐3/85‐4/85‐5/85‐7 Strumenti di misura; − CEI 38‐1 (CEI EN60044‐1) Trasformatori di corrente per misura; − CEI 38‐2 Trasformatori di tensione per misura; − EN 60730‐1/2 Termostati modulari; − EN 61000‐3‐2 Interruttori crepuscolari modulari; − CEI EN60730‐1/2 Interruttori orari modulari; − CEI 81‐10 Protezione delle strutture contro i fulmini; − CEI 37‐1 Limitatori di sovratensione a resistori non lineari con spinterometri; − CEI 37‐2 Limitatori di sovratensione ad ossido di metallo senza spinterometri; − IEC 60840 Cavi AT per posa interrata. 4 MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE Gli impianti in oggetto saranno realizzati al fine di assicurare: − la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli ed i danni derivanti dal loro utilizzo nelle condizioni che possono ragionevolmente essere previste; − il loro corretto funzionamento per l’uso previsto.  Per raggiungere tali obiettivi saranno adottate le seguenti misure di protezione. 5 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI MT E AT 5.1 CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI MT  Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310.  5.2 PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI MT Gli  impianti  ed  i  componenti  elettrici  devono  essere  in  grado  di  resistere  alle  sollecitazioni  elettriche, meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito. 

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 5.3 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli  impianti  ed  i  componenti  elettrici  devono  essere  in  grado  di  sopportare  le  loro  tensioni massime assegnate a  frequenza  industriale,  così  come  le  sovratensioni a  frequenza  industriale,  le  sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare  il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli  impianti devono essere realizzati per la frequenza nominale del sistema. Il livello di isolamento deve essere scelto in conformità alla tensione massima Um stabilita per il componente elettrico e nel rispetto delle minime distanze di isolamento stabilite dalla normativa. La  tensione  nominale  è  la  tensione  assegnata  dal  costruttore  all’apparecchiatura;  essa  è  indicata  con  il simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è  il valore più elevato della tensione che si presenta  in un  istante e  in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni  individua  il “livello di  isolamento dell’apparecchiatura”  (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della  tensione nominale,  la norma  (CEI 11‐1 art.4.3.1  tab.4.1 e norma CEI 17‐21  tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno.  5.4 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La  corrente  (termica)  nominale  Ir  è  il  valore  efficace  della  corrente  che  l’apparecchiatura  è  in  grado  di condurre continuamente, nelle condizioni di impiego prescritte (CEI 17‐21 art.4.4.1). La corrente nominale di breve durata  Ik  è  il  valore  efficace della  corrente di  cortocircuito  che  l’apparecchiatura  è  in  grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di cortocircuito tk è  in genere 1 secondo  (CEI 17‐21 art.4.7).  In ogni caso  la durata tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc.  5.5 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La  protezione  dei  componenti  dagli  effetti  dannosi  causati  dalle  sovracorrenti  è  garantita  da  dispositivi automatici  in  grado di  interrompere  le  correnti di  sovraccarico  fino  al  cortocircuito.  I dispositivi previsti sono: ‐  interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐  interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐  interruttori  automatici  di MT  a  norme  CEI  17‐1  azionati  dall’intervento  di  protezioni  elettroniche  ed elettromeccaniche dirette.  5.6 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni sistema deve essere realizzato in modo che le correnti in condizioni di esercizio normale non superino le  correnti nominali delle  apparecchiature o  le  correnti  ammissibili dei  componenti.  Si deve  tener  conto anche di  condizioni  ambientali  sfavorevoli,  come una  temperatura più elevata di quella  specificata nelle norme corrispondenti.  5.7 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli  impianti  devono  essere  realizzati  in modo  da  sopportare  in  sicurezza  le  sollecitazioni meccaniche  e termiche derivanti da  correnti di  cortocircuito.  Il quadro prefabbricato MT,  in particolare, è  consigliabile prevederlo del tipo “a prova d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104.  Nei quadri a prova d’arco interno i gas caldi in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante 

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condotti di scarico,  in zone non occupate da persone, mentre  la struttura  resiste alle sollecitazioni e alla sovrapressione prodotta dall’arco.  5.8 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli  impianti devono essere costruiti  in modo da evitare  il contatto non  intenzionale con parti attive od  il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive,  quelle  con  il  solo  isolamento  funzionale,  e  le  parti  che  possono  essere  considerate  a  potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6). La distanza di vincolo rappresenta la distanza minima tra la parte in tensione e la superficie sulla quale un operatore al lavoro può stare in posizione eretta, con entrambi i piedi appoggiati. Le  parti  attive  poste  ad  una  distanza  dalla  suddetta  superficie  inferiore  alla  distanza  di  vincolo  devono essere protette  con pareti o barriere metalliche  con  grado di protezione  almeno  IP1XB  (il dito di prova penetra  all’interno  dell’involucro ma  non  raggiunge  le  parti  attive).Le  pareti  e  le  barriere  di  protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale  a  quella  di  guardia  dg.  Tale  distanza  può  essere  ridotta  alla  distanza minima  d’isolamento  se  la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro i contatti diretti su indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti  isolati ma  senza  schermo metallico  collegato  a  terra,  ad  esempio  le  terminazioni  del  cavo, relativamente  alla  parte  priva  di  schermo,  e  gli  avvolgimenti  in  MT  isolati  in  resina  o  nastrati  dei trasformatori a secco. E’  opportuno  che  gli  isolatori  siano  posizionati  ad  interdistanza massima  di  120  cm,  affinché  la  sbarra sopporti gli sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1).  5.9 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti  indiretti deve essere attuata mediante  la messa a  terra delle masse metalliche dell’impianto ed il coordinamento della resistenza di terra con il valore delle correnti di guasto MT (norma CEI 11‐1 fig.9.1).  Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere  in grado di sopportare, da un punto di vista termico,  le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La norma CEI  11‐1  (fig.9.1)  stabilisce  il  valore della  tensione di  contatto  ammissibile Utp  in  relazione  al tempo di intervento delle protezioni tf. Un  impianto di terra è ritenuto  idoneo se  la tensione di contatto non supera  la Utp e  la tensione di passo non supera 3Utp. Se  la  tensione  totale di  terra UE=Re  x  If  è U≤E Utp  l’impianto di  terra  garantisce  senz’altro  la  sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei  confronti  di  un  guasto monofase  a  terra,  oltre  alla  protezione  omopolare  51N  occorre  anche  una protezione  direzionale  di  terra  67N  (DK5600  art.6.2.2)  se  nell’impianto  si  verifica  una  delle  condizioni seguenti: 

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- linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva < 500m.  Il  dispersore  deve  avere  le  caratteristiche  indicate  nell’allegato  A  alla  norma  CEI  11‐1  e  deve  essere realizzato  con  materiali  e  dimensioni  tali  da  resistere  alle  sollecitazioni  sopra  menzionate.  Il dimensionamento dei  conduttori di  terra  lato MT deve essere effettuato  in base alla  corrente di doppio guasto a terra  lato MT verificando  la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove  I è  la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei  conduttori di protezione PE  lato BT o  si effettua  rispettando  la  condizione della norma  CEI  64‐8  con  sezione  del  conduttore  pari  alla metà  della  sezione  di  fase  oppure  verificando  la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo.  Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate.  5.10 SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali  l’impianto completo o parti di esso possano essere sezionati in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere  realizzata  in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito.  5.11 INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili.  Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’  consigliato  l’interblocco di accesso al box del  trasformatore e, nel  caso di  trasformatori  in parallelo,  il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT.  5.12 PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione.  5.12 CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione.  5.13 FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per  i  trasformatori MT,  è  prevista  la  realizzazione  di  una  vasca  di  contenimento  posta  al  di  sotto  del trasformatore.  6 MISURE DITEZIONE IMPIANTI BT  6.1 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La  protezione  dei  conduttori  dagli  effetti  dannosi  causati  dalle  sovracorrenti  è  garantita  da  dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5; 

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- interruttori  automatici  scatolati  provvisti  di  sganciatori  di  sovracorrente  del  tipo magnetotermico  per taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori  automatici modulari  provvisti  di  sganciatori  di  sovracorrente  del  tipo magnetotermico  per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori modulari  combinati  con  fusibili gL  (CEI 32‐1) per  la protezione dei  circuiti  voltmetrici e dei circuiti di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di  intervento “C”  (Imagnetica = 5÷10 x  Inominale) per  i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di intervento “D” (Imagnetica = 10÷15 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti primari di trasformatori; - curva di  intervento  “B”  (imagnetica = 3÷5 x  Inominale) per  i dispositivi  con  sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per  interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A.  6.2 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3, fusibili a norme CEI 32‐1, risulta assicurata  la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8:  IB  ≤  In  ≤  Iz  If  ≤ 1.45 •  Iz, dove:  IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata in regime permanente della conduttura (sez. 523 CEI 64‐8), In = corrente nominale del dispositivo di protezione, If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni effettive. La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.  6.3 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il potere di  interruzione dei dispositivi  scelti è  superiore  alla  corrente di  corto  circuito presunta nei  vari punti di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti in modo tale da assicurare la condizione: I² ∙t ≤ K² S² dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K  =  115  per  i  conduttori  in  rame  isolati  in  PVC  pari  a  135  per  i  conduttori  in  rame  isolati  con  gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica I²∙t indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione.  I  dispositivi  di  protezione  previsti  sono  in  grado  di  assolvere  sia  la  protezione  da  sovraccarico  sia  la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta.  La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.    

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6.4 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La  protezione  dai  contatti  diretti  à  garantita  dalle  misure  richieste  nella  norma  CEI  64‐8  sez.  412,  e precisamente: ‐  isolamento delle parti attive proporzionato alla  tensione di esercizio del sistema e  tale da  resistere alle influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di  interruttori blocco porta che permettano  l’apertura della porta dopo aver disattivato  le parti elettriche e la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa.  Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli involucri devono essere saldamente fissati, resistenti alle sollecitazioni previste e se metallici garantire le distanze d’isolamento.  I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐  utilizzo  di  conduttori  con  isolamento Uo/U  =  450/750V  per  posa  in  canalizzazioni  isolanti  o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐  utilizzo  di morsetti  isolati  con  Vi  =  500V  e  grado  di  protezione  IP20  in  quadri  elettrici  e  cassette  di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di  cassette metalliche per derivazione  con  coperchio a vite  ,grado minimo di protezione  IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40.  6.5 PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro  i contatti  indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per  i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto;  Sistema TN‐S Nei  sistemi TN‐S  tutte  le masse dell’impianto  saranno  collegate al punto di messa a  terra del  sistema di alimentazione in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le  caratteristiche  dei  dispositivi  di  protezione  sono  tali  che,  in  caso  di  guasto  l’interruzione  automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:  

Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme  (nel caso di  interruttore differenziale  la è  la corrente differenziale nominale  Idn)  in  funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec.  Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione. 

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Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di  terra  tutte  le masse metalliche degli utilizzatori e  tutte  le masse attualmente non identificabili ma comunque da collegare a terra in quanto soggette ad andare, a causa di un guasto, sottotensione (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il  fissaggio del conduttore di  terra alle  suddette masse metalliche,  sarà  realizzato a mezzo di collari  fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica in modo tale da impedirne l’allentamento. Le  giunzioni  tra  i  vari  elementi  di  protezione,  se  necessarie,  saranno  realizzate  con  idonei morsetti  (ad esempio  morsetti  a  mantello)  o  con  saldatura  forte  in  alluminotermica  e  saranno  ridotte  al  minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per  ragioni di  selettività  si possono utilizzare dispositivi di protezione  a  corrente differenziale del  tipo  S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1) in serie con dispositivi differenziali istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I differenziali a  ritardo  regolabile  sono utilizzabili  sui  circuiti di distribuzione principale ed  in presenza di personale  addestrato  (non  sono  ammessi  negli  impianti  per  uso  domestico  e  similare).  In  ogni  caso  il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s.  6.6 PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI I componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I  pericoli  che  derivano  dalla  propagazione  di  un  eventuale  incendio  devono  essere  limitati mediante  la realizzazione  di  barriere  tagliafiamma  REI  120  sulle  condutture  che  attraversano  solai  o  pareti  di delimitazione dei compartimenti antincendio. Le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano non devono raggiungere temperature tali che possano  causare ustioni  alle persone oppure  essere protette  in modo da  evitare  il  contatto  accidentale come indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli  involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire  la dissipazione del calore prodotto al  fine di  limitare  le temperature al  livello ammesso per  il buon  funzionamento.  In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli  apparecchi  utilizzatori  che  producono  acqua  calda  o  vapore  devono  essere  protetti  contro  i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul lato Alta Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi  interruttori utilizzati per  il comando e  la protezione delle  linee.  In particolare, sul  lato utente della Cabina  di  Trasformazione  e  Consegna,  abbiamo  un  interruttore  tripolare  132  kV  in  corrispondenza  di ciascun trasformatore, mentre sulla sbarre 132 kV abbiamo il sezionatore tripolare verticale e l’interruttore tripolare. Sul  lato Media Tensione,  l’impianto sarà sezionabile  in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti  dagli  stessi  interruttori  utilizzati  per  il  comando  e  la  protezione  delle  linee  (Cabina  Raccolta Energia, ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per  il  sezionamento  dell’impianto  di  distribuzione  in  BT  potranno  essere  impiegati  tutti  i  dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli interruttori generali BT di Cabina  (posti  a  valle  dell’uscita  secondaria  dei  trasformatori)  per  arrivare  infine  a  tutti  gli  interruttori generali di quadro o agli interruttori divisionali per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze.  Sul  lato cc  l’impianto sarà sezionabile  in più punti mediante dispositivi omnipolari,  installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Arnacciotori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a  regola  d’arte  secondo  la  Normativa  tecnica  e  la  Legislazione  vigente.  Tutti  i  materiali/componenti 

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rientranti  nel  campo  di  applicazione  delle  Direttive  73/23/CEE  (“Bassa  Tensione”)  e  89/336/CEE (“Compatibilità  Elettromagnetica”)  e  successive  modifiche/aggiornamenti  saranno  conformi  ai  requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti i materiali/componenti presenteranno caratteristiche idonee alle condizioni ambientali e lavorative dei luoghi in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA Il  generatore  fotovoltaico  sarà  composto  da  13.248  moduli  fotovoltaici  da  305 Wp,  per  una  potenza nominale complessiva totale di 4.04 MWp.  I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai  quadri  di  sottocampo,  si  perverrà  agli  inverter  CC/AC  alloggiati  entro  la  cabina  di  campo,  che permetteranno la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV in uscita dalle cabine di campo confluirà in un'unica cabina di ricezione in cui sarà realizzato il quadro di parallelo MT a 15 kV.  Atteso che per  la descrizione del generatore  fotovoltaico e dell’inverter  (ivi compreso  il  trasformatore) si rimanda alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione:  1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT;  9.1 CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono installati un numero di inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul lato in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili. I dispositivi sono montati in contenitori protetti e ventilati in poliestere classe II a norme CEI 17‐13/1. E’  inoltre prevista  l’installazione di un trasformatore BT/MT  (270V / 15 kV), a doppia presa sul  lato BT,  in modo  da  garantire  il  collegamento  diretto  delle  uscite  di  ciascun  inverter  con  il  relativo  lato  BT  del trasformatore.  I  trasformatori  BT/MT  avranno  potenza  nominale  di  500  kVA.  In  pratica,  ogni  inverter  è collegato ad un trasformatore da 500 kVA. Ogni trasformatore sarà dotato di rifasamento a vuoto lato BT a compensazione della corrente magnetizzante primaria. La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore  portafusibili  ed  è montata  in  un  contenitore  protetto  e  ventilato  a  norme  CEI  1713/1.  Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV in tubazioni di pvc pesante. In  ogni  cabina  è  prevista  l’installazione di  un  trasformatore  ausiliario  per  l’alimentazione  del  quadro  BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per  la  protezione  delle  linee MT  in  arrivo  ed  in  partenza  dalle  cabine  di  campo  è  previsto  l’utilizzo  di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente.  9.2 CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT a 15 kV sarà di tipo prefabbricato realizzato come da schema di progetto a norma CEI 17‐6 completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione ordinaria  artificiale dei  vari  ambienti  e  l’illuminazione perimetrale  esterna  sarà  realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi  che  verranno  impiegati per  l’illuminazione ordinaria dell’edificio  vengono qui di  seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione  di  sicurezza  sarà  garantita  da  apparecchi  autoalimentati.  L’impianto  di  sicurezza  sarà indipendente  da  qualsiasi  altro  impianto  elettrico  dell'edificio.  I  dispositivi  di  protezione  contro  le sovracorrenti  saranno  installati  in modo da evitare  che una  sovracorrente  in un  circuito  comprometta  il 

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corretto  funzionamento  degli  altri  circuiti  di  sicurezza.  Tutti  i  corpi  illuminanti  impiegati  presenteranno grado  di  protezione  IP65  e  saranno  realizzati  in materiale  isolante  in  esecuzione  a  doppio  isolamento. L’autonomia minima di funzionamento dell’impianto di illuminazione di sicurezza dovrà essere di un’ora. 12 TUBAZIONI La  posa  dei  cavi  elettrici  costituenti  gli  impianti  in  oggetto  è  stata  prevista  in  canalizzazioni  distinte  o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali.  Le caratteristiche dimensionali ed  i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto.  Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi: −  tubo  flessibile  in PVC autoestinguente, serie pesante, con Marchio di Qualità, conforme alle Norme EN 50086,  con  colorazione  differenziata  in  base  all’impiego,  posato  entro  cavedio/parete  prefabbricata  o incassato a parete/pavimento −  tubo  flessibile corrugato a doppia parete  in polietilene alta densità, o  tubo rigido  in PVC serie pesante, conforme  alle  norme  EN50086  per  posa  interrata  450N;  caratteristiche  dello  scavo  e  la  profondità  di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto.  Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi  in esso contenuti,  in ogni caso non  inferiore a 16 mm.  I cavi avranno  la possibilità di essere infilati  e  sfilati  dalle  tubazioni  con  facilità;  nei  punti  di  derivazione  dove  risulti  problematico  l'infilaggio, saranno  installate scatole di derivazione,  in metallo o  in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli  impianti  saranno  impiegate  le  seguenti  tipologie di  cavi  in  funzione  delle  condizioni  di  posa:  cavo multipolare/unipolare  in  rame  isolato  in gomma etilenpropilenica qualità G7  sotto guaina di PVC, avente caratteristiche  di  non  propagazione  dell’incendio,  conforme  alle Norme  CEI  20‐22  II  e  20‐13,  da  posare prevalentemente in tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. − cavo MT, per posa direttamente interrata con conduttore con corda rotonda compatta (tamponata) in fili di rame o alluminio, isolante in XPLE, doppio strato semiconduttore, schermo in nastro di allumino, guaina esterna  polietilene/AIRBAG/polietilene,  da  posare  ad  una  profondità  di  almeno  1,50  m  in  trincea  di larghezza pari ad almeno 0,8 m.   La  scelta delle  sezioni dei  cavi è  stata effettuata  in base  alla  loro portata nominale  (calcolata  in base  ai criteri di unificazione e di dimensionamento  riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di  intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme  CEI  64‐8.  La  portata  delle  condutture  sarà  commisurata  alla  potenza  totale  che  si  prevede  di installare.  Nei  circuiti  trifase  i  conduttori  di  neutro  potranno  avere  sezione  inferiore  a  quella  dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato   ed  il  conduttore  di  neutro  sia  protetto  per  un  cortocircuito  in  fondo  alla  linea;  in  tutti  gli  altri  casi  al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase. La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s); 

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− K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme.  La sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata  facendo  riferimento alla seguente tabella:  in  questo  caso  non  è  in  generale  necessaria  la  verifica  attraverso  l'applicazione  della  formula precedente. Se dall'applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata, sarà adottata la sezione unificata  immediatamente superiore al valore calcolato. Quando un unico conduttore di protezione deve servire  più  circuiti  utilizzatori,  la  tabella  si  applica  con  riferimento  al  conduttore  di  fase  di  sezione  più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non).  I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. In caso contrario, la sezione del conduttore di protezione sarà determinata in modo da avere conduttanza equivalente. Se  i conduttori di protezione non  fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di  fase  la  loro  sezione non  sarà  inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve  servire più  circuiti utilizzatori  sarà dimensionato  in  relazione  alla  sezione del  conduttore di  fase di sezione  più  elevata.  I  cavi  unipolari  e  le  anime  dei  cavi multipolari  saranno  contraddistinti mediante  le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali).  La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa di innesco o di propagazione d'incendio: saranno usati cavi, tubi protettivi e  canali  aventi  caratteristiche  di  non  propagazione  della  fiamma  nelle  condizioni  di  posa.  Tutti  i  cavi appartenenti  ad  uno  stesso  circuito  seguiranno  lo  stesso  percorso  e  saranno  quindi  infilati  nella  stessa canalizzazione,  cavi  di  circuiti  a  tensioni  diverse  saranno  inseriti  in  tubazioni  separate  e  faranno  capo  a scatole  di  derivazione  distinte;  qualora  facessero  capo  alle  stesse  scatole,  queste  avranno  diaframmi divisori. I  cavi  che  seguono  lo  stesso  percorso  ed  in  special modo  quelli  posati  nelle  stesse  tubazioni,verranno chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità.  Il collegamento dei cavi in partenza dai quadri e le derivazioni degli stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione saranno effettuate  mediante  appositi  morsetti.  I  cavi  non  trasmetteranno  nessuna  sollecitazione  meccanica  ai morsetti delle cassette, delle scatole, delle prese a spina, degli  interruttori e degli apparecchi utilizzatori. I terminali dei cavi da  inserire nei morsetti e nelle apparecchiature  in genere, saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati.  I cavi saranno sempre protetti contro  la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte  le  derivazioni  e  le  giunzioni  dei  cavi  saranno  effettuate  entro  apposite  cassette  di  derivazione  di caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette  da  incasso  in  materiale  isolante  autoestinguente  (resistente  fino  650°  alla  prova  a  filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette da esterno  in pressofusione di alluminio, con Marchio di Qualità,  in esecuzione  IP55, posate  in vista a parete/soffitto. 

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Tutte  le  cassette  disporranno  di  coperchio  rimovibile  soltanto mediante  l’uso  di  attrezzo.  Per  tutte  le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato.  I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I  pozzetti  saranno  installati  in  corrispondenza  di  ogni  punto  di  deviazione  delle  tubazioni  rispetto all’andamento rettilineo,  in ogni punto di  incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra  (di valore  inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda  in rame nudo da 50 mmq  interrata  a  circa  0,5  m  di  profondità  integrata  da  picchetti  infissi  nel  terreno  entro  pozzetti ispezionabili. Fanno  parte  integrante  del  sistema  di  dispersione  le  reti  in  acciaio  annegate  nel  pavimento  del  locale trasformazione  elettrica  per  rendere  detto  locale  equipotenziale.  Per  la  cabina  di  trasformazione  e consegna e per  la cabina di connessione saranno realizzate maglie di  terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di  rame nuda  interrata della  sezione di almeno 50 mmq.  Saranno direttamente  collegati a questa maglia  i  sostegni metallici  delle  apparecchiature  AT.  Il  locale  trasformazione  sarà  dotata  di  un  proprio collettore  di  terra  principale,  costituito  da  una  barratura  in  rame  fissata  a  parete,  a  cui  faranno  capo  i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT.  Dal nodo di  terra posto  in  corrispondenza del Quadro Generale BT di Cabina  saranno poi derivati  tutti  i conduttori di protezione ed equipotenziali destinati al collegamento dei quadri di distribuzione e quindi di tutte le masse estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti  i  conduttori  di  protezione  ed  equipotenziali  presenti  nell’impianto  saranno  identificati  con  guaina isolante di  colore  giallo‐verde  e  saranno  in parte  contenuti  all’interno dei  cavi multipolari  impiegati per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto.  Il presente paragrafo ha per oggetto  la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed  indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4) e  la definizione delle misure di protezione appropriate da adottare relativamente alle strutture che compongono il generatore fotovoltaico, ed al manufatto “cabina di campo”.  La procedura di calcolo utilizzata è quella individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1.  16.1 NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO ‐ Norma CEI 81‐1 terza edizione: "Protezione delle strutture contro i fulmini"; ‐ Norma CEI 81‐1; V1: “Variante alla norma CEI 81‐1”; ‐ Norma CEI 81‐3  terza  edizione:  "Valori medi del numero di  fulmini  a  terra per  anno  e per  chilometro quadrato dei comuni d'Italia, in ordine alfabetico ‐Elenco dei comuni"; ‐ Norma CEI EN 62305 ‐1 “Protezione contro i fulmini. Principi generali” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐2 “Protezione contro i fulmini. Valutazione del rischio” ‐ Norma CEI EN 62305  ‐3  “Protezione  contro  i  fulmini. Danno materiale delle  strutture e pericolo per  le persone” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐4 “Protezione contro i fulmini. Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture”  

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1. Per  le  strutture  in oggetto non è prevista  la presenza di persone  in numero elevato o per un elevato periodo di tempo a meno di 5 m dalla struttura stessa; 2. Le strutture in oggetto hanno caratteristiche tipiche indicate nell’articolo G.2 ovvero: − Struttura di tipo C: “strutture metalliche all’aperto (superficie del terreno circostante vegetale e persone abitualmente presenti all’esterno o in prossimità” per quanto riguarda gli inseguitori solari (punto G.2.3). − Struttura di tipo B: “immobili per uso ufficio” per quanto riguarda  il manufatto “trasformazione” (punto G.2.2). 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione sui campi elettromagnetici 

 

 

                   

  

RELAZIONE E LIMITI DI ESPOSIZIONE  

A CAMPI ELETTROMAGNETICI     A.1. PREMESSA  A.2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO  A.3. CONCLUSIONI      

                                    

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PPRREEMMEESSSSAA    

Nell'ambito delle  analisi dei  rischi  significativi per  la  salute  riconducibili  alla  conduzione del parco  fotovoltaico  in  comune  di  Collesalvetti,  località  Lavandone,    è    stato    condotto    il  presente    studio    per    valutare  l'eventuale  introduzione/modifica  nell'area  oggetto  di intervento di campi elettromagnetici; tale valutazione viene svolta sulla base delle norme, ove applicabili, e delle linee guida emanate dagli enti preposti.    NORMATIVE DI RIFERIMENTO  L'Unione  Europea  ha  spostato  al  30  aprile  2012  la  data  ultima  per  il  recepimento  della  direttiva  2004/40/CE, inizialmente prevista per il 30 aprile 2008.  In  considerazione di  ciò,  il D.Lgs 81/08  (testo unico  sulla  sicurezza  sul  lavoro) prevede nelle disposizioni finali (art. 306) che le norme relative ai limiti di esposizione entrino in vigore alla stessa data (titolo VIII, Capo IV).   Lo  stesso  decreto  impone  al  datore  di  lavoro  di  valutare  i  rischi  dovuti  ai  campi elettromagnetici e tale obbligo è già in vigore poiché previsto dagli articoli 17, 28 ed 181.  In   particolare    l'art. 181,    comma   1,   prevede   espressamente    che    il   datore   di    lavoro  “debba    valutare    tutti    i    rischi  derivanti  da    esposizione  agli  agenti  fisici    in   modo    da identificare  ed  adottare    le  opportune misure  di  prevenzione  e  protezione  con  particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi”.   Si precisa che tra gli agenti fisici sono compresi i campi elettromagnetici.  Successivamente  alla  pubblicazione  della  direttiva  2004/40/CE  relativa  alla  protezione  dei  lavoratori  dai  campi elettromagnetici,  la  commissione  Europea  ha  conferito  al  CENELEC  il  mandato    di    predisporre    le    norme    tecniche  necessarie  all'applicazione  della  direttiva (misure, calcoli, ecc..).   Le    suddette    norme    sono    ancore    in    numero    limitato,   ma    recentemente    è    stata  pubblicata    la    norma    EN50499  “Procedure    per    la    valutazione    dell'esposizione    dei  lavoratori  ai  campi  elettromagnetici”,  che  riporta  due  tabelle,  una dove sono riportate le attrezzature e le attività le cui emissioni elettromagnetiche rispettano i limiti di esposizione e la seconda  dove  sono  riportati  gli  impianti  e le  attività  che  richiedono  approfondimenti  in  relazione  ai  rischi  dovuti  ai campi elettromagnetici.   Come noto, la legge 36/01 ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8/7/03) hanno individuato per la popolazione limiti di esposizione al campo magnetico nelle “aree di gioco per l'infanzia, negli ambienti abitativi, negli ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere”.   Con particolare riferimento agli elettrodotti il DM 29/05/08 stabilisce la procedura da adottare per determinare le fasce di rispetto dagli stessi costituiti da linee aeree o interrate.  Tale procedura non si applica a:   

- Linee a frequenza diversa da quella di rete (50Hz); - Linee di classe 0 secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee telefoniche); - Linee  di  prima  classe  secondo  il  decreto  interministeriale  21/3/88  (linee  con  tensioni 

<1000V); - Linee in media tensione in cavo cordato ad elica (interrate o aeree). 

 

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      In via preliminare occorre precisare che, se  la fascia di rispetto rimane all'interno dell'area di pertinenza dell'azienda (nel caso in oggetto all'interno della recinzione), il  DPCM 8/7/03 non si applica,  essendo  espressamente  finalizzato  alla  tutela  della  popolazione  e  non  dei  soggetti esposti al campo magnetico per ragioni professionali. 

 I    limiti    di    esposizione    ai    campi    elettromagnetici    e    le    procedure    di    calcolo,  eventualmente   da   considerare   nella valutazione   del   rischio,     sono   riportati   nelle    linee  guida    emanate    nel    1998    dalla    Commissione    Internazionale    per    la  Protezione  delle Radiazioni Non ionizzanti (ICNIRP) di cui di seguito si riporta   l'estratto.   

DEFINIZIONI ED UNITÀ DI MISURA 

Campo elettrico E: si definisce campo elettrico una quantità vettoriale che, in ogni punto di una data regione di spazio, rappresenta il rapporto fra la forza esercitata su una carica elettrica di prova q ed il valore della carica medesima.  L'unità di misura del campo elettrico nel sistema S.I. è il volt/metro (V/m) 

Campo magnetico H: si definisce campo magnetico una quantità vettoriale‐assiale definita in ogni punto di una data regione di spazio in modo tale che il suo rotore sia eguale alla densità di corrente elettrica totale, compresa la corrente di spostamento.  L'unità di misura del campo magnetico nel sistema S.I. è l'ampere/metro (A/m) 

Densità di potenza elettromagnetica S: è la potenza elettromagnetica che fluisce attraverso l'unità di superficie, normale alla direzione di propagazione. Nella regione di campo lontano S è legata al valore efficace del campo elettrico Eeff ed al valore efficace del campo magnetico Heff dalle relazioni 

con  

l'impedenza dello spazio libero 

L'unità di misura della densità di potenza elettromagnetica nel sistema S.I. è il watt/metro‐quadro (W/m2). 

Frequenza f: numero di cicli o periodi nell'unità di tempo.  L'unità di misura della frequenza nel sistema S.I. è l'hertz (Hz); sono di uso frequente i multipli kilohertz (1 kHz = 103 Hz); megahertz (1 MHz = 106 Hz); gigahertz (1 GHz = 109 Hz) 

Media sull'intervallo temporale (t1, t2): per una grandezza p(t) variabile nel tempo è data dalla espressione: 

 

Valore efficace: di una grandezza periodica a(t) si definisce valore efficace l'espressione 

  

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Onda  piana:  è  una  distribuzione  di  campo  elettromagnetico  propagativo,  in  cui  on  ogni  punto  i vettori  campo  elettrico  e  campo  magnetico  sono  perpendicolari  fra  loro  e  giacciono  su  piani perpendicolari alla direzione di propagazione. 

Regione di campo lontano: regione di spazio, sufficientemente lontano dalla sorgente, nella quale il campo elettromagnetico ha una distribuzione con  le caratteristiche dell'onda piana. L'estensione di questa regione dipende dalle dimensioni massime lineari D dell'elemento radiante e dalla lunghezza d'onda  l del campo emesso. Si assume che la regione di campo  lontano inizia ad una distanza dalla sorgente maggiore della quantità r eguale alla maggiore fra le quantità l e D2/l. 

Obiettivi di qualità: sono valori di campo elettromagnetico da conseguire nel breve, medio e  lungo periodo, usando tecnologie e metodiche di risanamento disponibili, al  fine di realizzare obiettivi di tutela. 

               La  riduzione  dei  contributi  dei  campi  elettromagnetici  generati  da  diverse  sorgenti,  che concorrono in un dato punto al superamento dei limiti di esposizione di cui allo art. 3 e dei valori di cui all'art. 4, comma 2, deve essere eseguito nel modo seguente: indicando con Ei il campo elettrico della  sorgente  i‐esima,  con  Li  il  corrispondente  limite  desunto  dalla  tab.  1,  con  Di  la  densità  di potenza della  sorgente e DLi  il  corrispondente  limite desunto dalla  tab. 1,  si  calcolano  i  contributi normalizzati che le varie sorgenti producono nel punto in considerazione nel modo seguente: 

           (1)  Ci=Ei2/Li

2  oppure, per frequenze f > 3 MHz, Ci=Di/DLi 

     Se la somma 

(2)  

supera il valore 1 i limiti di esposizione non sono soddisfatti ed i vari segnali Ei vanno pertanto ridotti in modo che risulti C <= 0,8 ai fini di maggior tutela della popolazione. 

             In via preliminare si individuano con Ri quei contributi Ci che singolarmente superano il valore 0,8: a ciascuno dei corrispondenti segnali Ei deve essere applicato un coefficiente di riduzione bi che soddisfa la relazione biRi = 0,8 

     Se la somma 

 

supera il valore 0,8 i vari segnali Ei devono essere ridotti in modo che risulti C<=0,8. 

     Dall'insieme  dei  contributi  da  normalizzare  devono  essere  esclusi  i  segnali  che  danno  un contributo inferiore a 1/100 indicati convenzionalmente con l'espressione: 

 

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     Quindi la (2) puo’ essere riscritta: 

       se  si ha:  

 

essendo a il coefficiente di riduzione ed E'j, E'n i nuovi valori, ridotti a conformità, dei campi elettrici. 

  

LIMITI DI ESPOSIZIONE 

  DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003  

Fissazione dei  limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per  la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz. 

  

Tabella 1 Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensità di campo magnetico H (A/m) 

Densità di potenza D (W/m2) 

Limiti di esposizione 

0,1 < f ≤ 3 MHz 

3 < f ≤ 3000 MHz 

3 < f ≤ 300 GHz 

60 

20 

40 

0,2 

0,05 

0,01 

  

‐ 

  

Tabella 2 Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensità di campo magnetico H (A/m) 

Densità di potenza D (W/m2) 

Valori di attenzione 

0,1 MHz < f ≤ 300 GHz  6  0,016 

  

0,10 (3 MHz‐300GHz) 

 

Tabella 3 Intensità di campo elettrico E 

(V/m) Intensità di campo magnetico 

H (A/m) Densità di potenza D (W/m2)

Obiettivi di qualità 

0,1 MHz < f ≤ 300 GHz 

  

  

0,016 

  

0,10 (3 MHz‐300GHz) 

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DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003  

Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti. 

Limiti di esposizione e valori di attenzione 

Nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti, non deve essere superato il limite di esposizione di 100 μT per l'induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci.  

A  titolo di misura di cautela per  la protezione da possibili effetti a  lungo  termine, eventualmente connessi con  l'esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di 10 mT, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.  

Obiettivi di qualità 

 Nella  progettazione  di  nuovi  elettrodotti  in  corrispondenza  di  aree  gioco  per  l'infanzia,  di  ambienti  abitativi,  di  ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree  di  cui  sopra  in  prossimità  di  linee  ed  installazioni  elettriche  già  presenti  nel  territorio,  ai  fini  della  progressiva minimizzazione dell'esposizione ai  campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla  frequenza di 50 Hz, e' fissato l'obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell'induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio. 

IRPA ‐ INIRC 1998 

livelli di riferimento per la esposizione occupazionale a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)  

 Frequenza  Valore efficace del campo elettrico 

(V/m) 

Valore efficace del campo magnetico 

(A/m) 

Induzione magnetica 

(µT) 

Densità di potenza dell’onda piana equivalente 

(W/m2) 

Fino ad 1 Hz  ‐  1.63x105  2 x105  ‐ 

1¸8 Hz  20000  1.63x105/f  2 x105 /f2  ‐ 

8¸25 Hz  20000  2x104/f  2 x104/f  ‐ 

0.025¸0.82 KHz  500/f  20/f  25/f  ‐ 

0.82¸65 KHz  610  24.4  30.7  ‐ 

0.065¸1 MHz  610  1.6/f  2.0/f  ‐ 

1¸10 MHz  610/f  1.6/f  2.0/f  ‐ 

10¸400 MHz  61  0.16  0.2  10 

400¸2000 MHz  3 f1/2  0.008 f1/2  0.01 f1/2  f/40  

2¸300 GHz  137  0.36  0.45  50 

Note: 

   f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1 

Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi 

intervallo di 6 minuti. 

 

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IRPA ‐ INIRC 1998 

Livelli di riferimento per la esposizione del pubblico a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)  

 Frequenza  Valore efficace del campo elettrico 

(V/m) 

Valore efficace del campo magnetico 

(A/m) 

Induzione magnetica 

(µT) 

Densità di potenza dell’onda piana equivalente 

(W/m2) 

Fino ad 1 Hz  ‐  3.2x104  4 x104  ‐ 

1¸8 Hz  10000  3.2x104/f  4 x104 /f2  ‐ 

8¸25 Hz  10000  4000/f  5000/f  ‐ 

0.025¸0.8 KHz  250/f  4/f  5/f  ‐ 

0.8¸3 KHz  250/f  5  6.25    

3¸150 KHz  87  5  6.25  ‐ 

0.15¸1 MHz  87  0.73/f  0.92/f  ‐ 

1¸10 MHz  87/f1/2  0.73/f  0.92/f  ‐ 

10¸400 MHz  28  0.073  0.092  2 

400¸2000 MHz  1.375 f1/2  0.0037 f1/2  0.0046 f1/2  f/200  

2¸300 GHz  61  0.16  0.20  10 

 Note: 

f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1 

Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi 

intervallo di 6 minuti. 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Decreto Legislativo 19 novembre 2007, n.257 

Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).  

(GU n. 9 del 11‐1‐2008) 

 

A. VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE  Per specificare i valori limite di esposizione relativi ai campi elettromagnetici, a seconda della frequenza, sono utilizzate le seguenti grandezze fisiche: * sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente relativamente ai campi variabili nel tempo fino a 1 Hz, al fine di prevenire effetti sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso centrale; * fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente, in modo da prevenire effetti sulle funzioni del sistema nervoso; * fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti valori limite di esposizione per il SAR, in modo da prevenire stress termico sul corpo intero ed eccessivo riscaldamento localizzato dei tessuti. Nell'intervallo di frequenza compreso fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite di esposizione previsti si riferiscono sia alla densita' di corrente che al SAR; * fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di potenza al fine di prevenire l'eccessivo riscaldamento dei tessuti della superficie del corpo o in prossimita' della stessa.   

Tabella 1 Valori limite di esposizione (art. 49‐quindecies, comma 1).  Tutte le condizioni devono essere rispettate.   

Intervallo di frequenza 

Densità di corrente 

per corpo e tronco 

J (mA/m2) (rms)

SAR mediatosul corpo intero (W/kg) 

SAR localizzato(corpo e tronco) (W/kg) 

SAR localizzato 

(arti) (W/kg) 

Densità di potenza (W/m2) 

Fino a 1 Hz  40  /  /  /  / 1 ‐ 4 Hz  40/f  /  /  /  / 

4 ‐ 1000 Hz  10  /  /  /  / 1000 Hz ‐ 100 kHz  f/100  /  /  /  / 100 kHz ‐ 10 Mhz  f/100  0,4  10  20  / 10 MHz ‐ 10 GHz  /  0,4  10  20  / 10 ‐ 300 GHz  /  /  /  /  50 

                    

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B. VALORI DI AZIONE  

I valori di azione di cui alla tabella 2 sono ottenuti a partire dai valori limite di esposizione secondo le basi razionali utilizzate dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti 

(ICNIRP) nelle sue linee guida sulla limitazione dell'esposizione alle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP 7/99).  

Tabella 2 Valori di azione ( art‐ 49‐quindecies, comma 2) 

 [valori efficaci (rms) imperturbati] 

  

Intervallo di frequenza 

Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensitàdi campo magneticoH (A/m) 

Induzione magnetica B(mT) 

Densità di potenza 

di onda piana Seq (W/m2) 

Corrente di contatto (W/m2) le (mA) 

Corrente indotta 

attraverso gli arti 

IL (mA) 0 ‐ 1 Hz  /  1,63 x 105 2 x 105 / 1,0  / 

1 ‐ 8 Hz  20000 1,63 x 105/f2 

2 x 105/f2  /  1,0  / 

8 ‐ 25 Hz  20000  2 x 104/f 2,5 x 104/f / 1,0  / 0,025 ‐ 0,82 kHz  500/f  20/f 25/f / 1,0  / 0,82 kHz ‐ 2,5 kHz  610  24,4 30,7 / 1,0    2,5  ‐ 65 kHz  610  24,4 30,7 / 0,4f  / 65 ‐ 100 kHz  610  1600/f 2000/f / 0,4/f  / 0,1 ‐ 1 MHz  610  1,6/f 2/f / 0,4/f  / 1 ‐ 10 MHz  610/f  1,6/f 2/f / 40  / 10 ‐ 110 MHz  61  0,16 0,2 10 40  100 110 ‐ 400 MHz  61  0,16 0,2 10 /  / 400 ‐ 2000 MHz  3f1/2  0,008f1/2 0,01f1/2 f/40 /  / 2 ‐ 300 GHz  137  0,36 0,45 50 /  / 

 Note: 1. f e' la frequenza espressa nelle unita' indicate nella colonna relativa all'intervallo di frequenza.  2. Per le frequenze comprese fra 100 kHz e 10 GHz, S «eq», E, H, B e I «L» devono essere calcolati come medie su un qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano 10 GHz, S «eq», E, H          

                          

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 CONCLUSIONI   Considerando che l'area oggetto di intervento non ricade tra quelle elencate nel DPCM 8/7/03 detto decreto attuativo non risulta applicabile.  Le  apparecchiature  asservite  all'impianto  fotovoltaico  sono  fornite  di  marchiatura  CE  e  dunque  conformi  alle direttive europee 2004/108/EC. EMC directive.  Dette  apparecchiature  non  rientrano  espressamente  nella  già  citata  tabella  facente  parte  della   norma   EN50499 “Procedure   per    la   valutazione   dell'esposizione   dei    lavoratori   ai  campi  elettromagnetici”  riportante  gli  impianti  e  le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici  Per quanto concerne  la valutazione dei  rischi dovuti ai campi elettromagnetici dalle  indagini condotte in diversi stati della  comunità  europea   su  impianti  fotovoltaici  già  realizzati  ed  in   esercizio,   si   deduce   che    i   valori   di    intensità   di  induzione magnetica e di  intensità di campo elettrico non superano i limiti di esposizione fissati per la popolazione e neanche i limiti di esposizione per i lavoratori raccomandati.  In via cautelativa è stata comunque effettuata la valutazione del rischio secondo le linee guida ICNIRP, menzionate precedentemente, dalla quale è emerso che la parte in corrente continua emette  campi elettromagnetici  statici almeno due ordini di grandezza più deboli del  campo magnetico terrestre; non è quindi pensabile una loro influenza negativa sull'essere umano.   

         

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°

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 Scopo del progetto.  Questa  Relazione  ha  lo  scopo  di  presentare  la  proposta  progettuale,  descrivendone  per  sommi  capi  i contenuti, valutarne le caratteristiche e individuare ed identificare le relazioni fra progetto ed ambiente ed in particolare gli impatti, le alternative al progetto, il programma e gli studi posti a base dello stesso. Questa  Relazione  ha  carattere  piu’  generale  e  “descrittivo”:  i  temi  di maggior  approfondimento  sono contenuti nella altre parti (II° e III°) del presente Studio Ambientale a cui si rimanda chi desidera maggiori dettagli per la valutazioni di aspetti peculiari.  La Relazione si articola seguendo lo schema dei “Quaderni di Valutazione di Impatto Ambientale – L.R.79/98 – Norme Tecniche di Attuazione”.  Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico a pannelli fissi, che interesserà complessivamente circa 46.000 mq, in modo da attivare una potenza complessiva di 4.04 MWp di picco. L’impianto  è  elettricamente  suddiviso  in 16  sub‐campi da  circa  0.252 MWp, per  ragioni di  sicurezza del funzionamento; a sua volta ogni sub‐campo è suddiviso tramite controller a livello di stringa. L’area     d’intervento     ricade     nel     Foglio n°3   della     mappa     catastale     del     Comune     di Collesalvetti interessando  specificamente  parte  della  particella  n°2,    località  Lavandone,    nei  pressi  della  stazione  di pompaggio ASA, dove è presente anche una cabina MT. Tutta l’ area è proprietà privata (sig. Fernando Natalini); il proprietario ha ceduto il diritto di proprietà alla scrivente nel settembre 2010.  La porzione di territorio coinvolta risulta relativamente defilata dalla vista sia rispetto alla viabilità principale (SS.67/bis),  sia  rispetto  alle  poche  case  sparse  ivi  esistenti;  dalla  parte  sud  è  “coperta”  dall’imponente arginatura  destra  dello  Scolmatore  d’Arno.  Proprio  localmente  esiste  un  attraversamento  in  cemento armato con tubo a cavallotto, realizzato attorno al 1960. 

Lo scolmatore dell'Arno è un canale scolmatore del fiume Arno che parte a valle di Pontedera e termina nei pressi del Calambrone, al confine tra i comuni di Livorno e di Pisa. 

Dopo  l'inondazione del 1949, nel 1954 fu decisa  la costruzione dello scolmatore dell'Arno per un costo di oltre 10 miliardi di lire del tempo. L'opera non era ancora completa per l'alluvione del 1966. 

Lo Scolmatore avrebbe dovuto avere una portata di 1.400 metri cubi al secondo, ma tale portata non fu mai raggiunta e attualmente, visto  il totale abbandono  in cui è stato  lasciato ed  il conseguente  interramento, non può far defluire più di 400 metri cubi al secondo.  

Nel canale confluiscono alcuni corsi d'acqua dell'entroterra pisano e livornese, come il torrente Tora (nelle vicinanze di Mortaiolo),  il Fosso Reale e nell'ultimo tratto, poco prima di sfociare nel Mar Ligure,  il Canale dei Navicelli. 

Da   un   punto   di    vista   morfologico,    come    facilmente    rilevabile   dall’estratto   della   Carta    Tecnica Regionale la  conformazione  dell’area  di  interesse  consiste  di  una  zona di pianure. Considerando  l’aspetto  geologico,    si    può    rilevare    che    nella    zona    in    esame    affiorano    depositi  alluvionali  con aspetto e consistenza di un limo argilloso, spesso torboso (vedi Relazione specialistica, in [R].  Di  seguito  è  proposta  una  descrizione  delle  risorse  ambientali  e  paesaggistiche,  presenti  sulle  superfici interessate  dall’intervento  programmato  dell’istallazione  dell’impianto,  conforme  a  quanto  previsto  dal Regolamento attuativo della  legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1, di cui al DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, art. 9, comma 6, lett.  f).   

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 Descrizione del contesto di inserimento  Contesto  ravvicinato.  Il  contesto  geografico  ravvicinato,  di  tipo prettamente “di bonifica” con case rade e sparse. Un tempo la zona  era  paludosa  ed  impraticabile:  con  intenso  lavoro,  che  ab  origine,  risale  ai  Medici,  l’uomo  ha trasformato l’area in terreno agrario: la quota modestissima (attorno ad 1 mt slm ed anche meno) la rende frequente  sede  di  inondazioni  e  ristagni  (tant’è  che nel  PAI  dell’Arno,  l’area  è  classificata  a  pericolosità idraulica alta. La zona è compresa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, che in tal punto scorrono a circa 600 metri, in parallelo, ma poco piu’ a valle, all’altezza dell’Oasi del Biscottino, si avvicinano a poco piu’ di 150 metri; il torrente Tora confluisce nello scolmatore a circa 500 metri più a valle della zona in esame. Il manufatto del tubo‐ponte, lungo circa 165 metri, valica lo scolmatore esattamente in corrispondenza del terreno in studio.  

  Contesto intermedio. Vi sono insediamenti abitativi eretti nelle vicinanze ma non sulle proprietà immediatamente confinanti, dell’ordine di case sparse e piccole artigianali. In particolare, le distanze relative minime, misurate in orizzontale, sono di mt.200, oltre la Fossa Nuova. Vi è invece un’abitazione – talvolta non utilizzata – nelle immediate vicinanze dell’impianto, accanto alla stazione pozzi ASA.  Le viabilità locale (parallela allo scolmatore) si trova a sud dell’area; l’attraversamento dello scolmatore avviene per  i  veicoli a  circa 1.450 mt a monte dell’area descritta, attraverso un ponte  sul  canale, un cavalcavia relitto sulla SGC Firenze‐Pisa‐Livorno e altri manufatti su via Mortaiolo e via del Grano, fino a collegarsi alla viabilità ordinaria in loc.Mortaiolo e da lì alla SGC uscita Vicarello (Collesalvetti).  Da ogni  insediamento abitativo si ha una percezione visiva dell’area variabile solamente  in ragione del diverso orientamento. A questo  livello può essere  ragionevole considerare  le modificazioni all’assetto percettivo  scenico  e  panoramico  che  saranno  introdotte  dalla  costituenda  opera,  potendo  tuttavia escludere quelle inerenti all’assetto insediativo storico.  Contesto vasto. La  portata  dell’intervento  proposto  è  tale  da  non  ulteriormente  vulnerare  la morfologia  fortemente antropizzata dei  luoghi, passata dalla  tradizionale e naturale attitudine agricola a sostegno e  trama di impianti residenziali e artigianali, sparsi e casuali. Le aree di maggior pregio  non sono minimamente interessate dall’impianto.   Descrizione e natura dell’ intervento  Il  progetto  proposto  all’attenzione  consiste  nella  realizzazione  di  un  parco  fotovoltaico  in  un’area agricola del territorio del Comune di Collesalvetti avente per obiettivo quello della trasformazione della radiazione  dei  raggi  solari  in  energia  elettrica  che,  una  volta  prodotta,  sarà  immessa  nella  rete  di pubblica utilità. Detta  trasformazione  si  attuerà  tramite  l’impiego  di  un  certo  numero  di  moduli  FTV  alloggiati  su apposite strutture fisse, in carpenteria metallica, ancorate al terreno. La  posa  in  opera  delle  strutture  non  prevederà  lavori  edili  preliminari,  né  tantomeno  presupporrà un’alterazione  permanente  del  suolo  in  funzione  del  loro  ancoraggio,  offrendo  garanzia  sulla  piena reversibilità  delle  condizioni  del  terreno  sottostante  all’epoca  dello  smantellamento  del  parco fotovoltaico.  La  consegna  alla  rete  pubblica  dell’energia  prodotta  sarà  resa  possibile  attraverso  un  cavidotto interrato che, partendo dal manufatto contenente i locali di consegna raggiungerà il luogo di consegna 

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ad Enel Distribuzione spa, previsto in loco, in prossimità della stazione pozzi ASA.     Manutenzione post intervento  E’ noto che l’installazione dei pannelli FTV provoca una variazione locale del microclima, rispetto ad un filare di viti, ad esempio, in quanto tutte le superfici metalliche o vetrate esposte al sole non schermato tendono a raggiungere (d’estate)  una temperatura di circa 70°C.   Per  inciso,  è  esperienza  comune  che    in  un  autoveicolo  lasciato  parcheggiato  al  sole  diventa problematico il solo contatto tattile con le parti metalliche esterne.  Nel  caso  specifico  del  veicolo  fermo  dopo  un  lungo  periodo  d’uso,  essendovi  state  trasformazioni energetiche con produzioni di grandi quantità di calore residuo, è nella letteratura il caso di incendio di erba secca posta nelle vicinanze del catalizzatore posto al disotto del veicolo, scarsamente areato e che raggiunge con facilità i 350‐400°C.  Non è certo questo il caso dei pannelli, che creano una variazione limitata al valore indicato piu’ sopra e che  godono  di  ampia  ventilazione:  tuttavia  si  ritiene  opportuno  effettuare  la  semina  di  un  prato sempreverde con sviluppo orizzontale e senza fienagione, tipo ad esempio il lolium perenne o trifolium pratense, mantenuto  non piu’ alto di 10 cm; queste particolari essenze, autoctone in media collina dai 600 m  slm  in  su,    non  hanno  fioritura  estiva  e  quindi  nei mesi  caldi  riduce  fortemente  l’effetto  di rifrazione del calore verso il terreno, perché, com’è noto dall’analisi spettroscopica, la lunghezza d’onda del verde  tende ad assorbire  la  radiazione  senza  riverbero; questo  tipo di piante “grasse”  limitano  lo sviluppo verticale a pochi centimetri e poi si ramificano orizzontalmente (tipo “effetto gramigna”), non hanno fienagione alcuna, resistono al calpestio ed alla aridità; se vive, non sono di fatto suscettibili ad incendiarsi se non con un combustibile d’innesco. La presenza delle tavole di pannelli a 70°C non crea danni al prato sottostante perché con  la normale circolazione atmosferica,  la  temperatura al  suolo  (ad una distanza minima di 0.70‐0.80 mt dal bordo inferiore della tavola) non risente del corpo “caldo” sovrastante in termini di trasmissione del calore in un mezzo pochissimo denso come l’aria e per di piu’ in continuo movimento.  

Il fenomeno dello scambio termico fra metallo (in realtà metallo/vetro) e l’aeriforme che lo circonda, (supposto immobile ed a 30°C, favor rei) è in massima parte dovuto all’irraggiamento del calore dal metallo all’aria, nel caso che qui interessa; il fenomeno è regolato dalle equazioni differenziali di Fourier, che si riportano in forma ridotta: λ (δ2T/δx2 + δ2T/δy2+δ2T/δz2) = c ρ (δT/δτ) con a= λ/ c ρ, dimensionalmente [L2/T] e detta diffusività termica. In forma esplicita e per non complicare l’aspetto analitico della trattazione, Fourier afferma che la trasmissione del calore per irraggiamento è proporzionale al coefficiente ρ (che per l’aria a 30°C vale 0.02461 W/m°C) ed inversamente proporzionale alla distanza di misurazione. Nel caso di fonte di irraggiamento costituita da una parete piana a facce parallele, di spessore piccolo rispetto “all’infinito” e come tale fisicamente misurabile, di temperatura superficiale nota e costante nel tempo (situazione a regime), l’equazione di sopra si semplifica per essere d2T/dx2=0, dT/dx= C1, da cui integrando una volta, T = C1x + C2 e per x = 0, T = C1 * 0 + C2 = T1; per x = s (con s = altezza dal suolo), T = C1*ρs+C2 = T2; risulta C2=T1 e C1 = (T2-T1)/ρs. Quindi, se T1>T2 (nel caso T1 = 70°C e T2= 30°C); infine T = -(T1-T2)x/ρs+T1; questo rappresenta un andamento lineare descrescente da 70° a 30°; dall’equazione di sopra, poniamo T = 30°C e calcoliamo a quale distanza “x” dal corpo scaldante posto a 70°C, tale temperatura si ripristina: Tx = -(T1-T2)x/ρs+T1 con s = spessore tavola pannello, circa 12 cm;

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posto Tx = 30°C, s = 12 cm, Tx = 30° ad una distanza x = 0.12/0.024x30 = 0.17 mt = 17 cm Avendosi il bordo inferiore del pannello ad almeno 70 cm da terra, quanto sopra indica che già a 17 cm da tale bordo la temperatura dell’aria è tornata a 30°C.

  Si esclude, quindi, a livello del suolo, il cosiddetto “effetto parcheggio al sole”. A maggior  ragione non vi è  interazione con  le piante poste al perimetro ed oltre  l’area destinata alla centrale, neppure con quelle poste a mitigazione dell’impatto visivo, in quanto la prima fila di tavole si trova ad una distanza pari almeno alla piu’ alta delle piante adiacenti, per evitare ombreggiamenti. Non  è  previsto  alcun  impiego  di  sostanze  chimiche  diserbanti  per  il  controllo  della  crescita  della vegetazione. Queste  note  si  uniformano  alle  istruzioni  rilasciate,  fra  le  altre,  dalla  Regione  Sardegna  (punto  6.6) nell’ambito delle Linee Guida per l’inserimento di impianti FTV in area agricola. Per  la periodica pulizia dei moduli  fotovoltaici non si  intende  impiegare alcuna quantità d'acqua né di solventi  o  detergenti,  dal  momento  che  la  configurazione  inclinata  dell'installazione  permette  una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche.  Va notato che potrebbe sussistere un effetto di concentrazione dello scolo di pioggia che, raccolta dalle tavole  dei  pannelli,  si  concentra  sul  terreno  lungo  il  bordo  inferiore  con  potenziale  creazione  di ruscellamento ed erosione di canaletti.  

Una valutazione del fenomeno erosivo, assegnata la precipitazione meteo nelle sei ore di punta (dal pluviometro di Empoli, nel decennio 1994-2004, la serie di max afflusso su sei ore è di 24 mm/mq, corrispondente a 24 lt/mq. La posa in opera di tavole di moduli FTV intercetta gli afflussi e li concentra lungo il bordo inferiore delle tavole stesse, di lunghezza variabile da 12 mod x0.99 mt/mod = 11.88 mt a 36 mod x 0.99mt/mod = 35.64 mt; la “falda” delle tavole è uguale qualsiasi sia la lunghezza di base e pari a 4 moduli (1.50 mt/mod) e quindi circa 6.00 mt di falda; ne segue che lungo il bordo inferiore del modulo affluiscono Q = 24 lt/mq x 6.00 = 144 lt/ml, distribuiti nelle 6 ore di max pioggia invece di 24 litri soltanto. Per semplicità si considera tutta la pioggia concentrata nel centro di simmetria della stesa di 0.99x6.00 mt di moduli: in tal caso la velocità con cui la massa d’acqua Q = 144 lt, arriva a terra, (essendo h1 = altezza del bordo tavola da terra; h2 = altezza del centro simmetria verticale della tavola = L/2 sinα = 6.00/2 sin35° = 1.72 mt, per cui la massa d’acqua di 24 lt scivola a terra da (0.70+1.72) = 2.42 mt e v = √2gh = 7.31 m/sec. Il fenomeno della diffusione a terra delle particelle liquide si descrive con difficoltà a mezzo di equazioni differenziali funzione di T (tempo di deflusso) che tengono conto delle caratteristiche peculiari di adsorbimento del terreno (capacità di filtrazione funzione della granulometrica) e del contenuto w% naturale d’acqua; il fenomeno diventa praticamente irrisolvibile per via analitica quanto si trova uno strato erboso intrecciato fittamente come è un prato di graminacee (cyonodon dactilon) che forma un tappeto inestricabile per 4-6 cm di altezza. Dalle linee guida della Regione Toscana (Collana Fiumi e Territorio), edito nel 2000, parlando degli effetti di ritenuta delle piante prative sui pendii naturali ed arginali, si riporta una formulazione semiempirica di Wu e Greenway (1987 circa) in merito all’aumento di resistenza al taglio dei terreni dovuto alla presenza di radici (e quindi, nel caso dello studio, alla riduzione del rischio dilavamento dei pendii con i < 30%, che ben si adatta al caso del FTV in studio); l’incremento vale: ∆S = TR (AR/A) *[sinθ + cosθ tang φ] Dove TR = resistenza media al taglio delle radici del tappeto vegetale; AR/A è la frazione di terreno ricoperta da tappeto erboso; θ l’angolo di deformazione nella zona di taglio e φ l’angolo di attrito interno del terreno (saturo); da evidenze sperimentali, riportate in Greenway (1987), TR = 1-3 Mpa; θ = 30-40° e φ = 26° (in questo caso); si ha: ∆S = 1.00 x 0.75 (0.50+0.87x0.49) = 0.69 pari al 69% di incremento interamente dovuto alla presenza delle graminacee.

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In valore assoluto se il terreno ha un indice di Cu = 0.50 kg/cm (si ricorda che è la coesione in condizioni non drenate ad opporsi al dilavamento), considerato che la particella d’acqua ha velocità nulla un istante dopo l’urto con il suolo, l’incremento di resistenza allo scorrimento delle particelle viene aumentato di quasi il 70%, raggiungendo valori di 0.85 kg/cmq. La presenza delle radici aumenta la resistenza al taglio del terreno essenzialmente andando ad aumentare la coesione efficace e, indirettamente, il termine di resistenza legato alla suzione per la capacità traspirativa dell’apparato radicale stesso. Si ritiene, infine, che applicando la teoria di Mohr-Coulomb dei cerchi di resistenza, si realizzi una resistenza virtuale (= ottenuta con apparato radicale estraneo) di circa 1.67 kg/cmq; tale valore, in sé ininfluente, è indice di una “densità” apparente che fa ritenere escluso il rischio di dilavamenti.  

   PIANO DI PREVENZIONE E GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DILAVANTI (ai sensi della Legge Regionale 31 maggio 2006, n. 20 e Regolamento di attuazione DPGRT 8.09.2008 n. 46/R art. 40 – comma 11).  Oggetto della presente relazione è la tutela della acque dall’inquinamento. In  questo  caso  si  tratta  delle  sole  acque  meteoriche  provenienti  dal  cantiere,  che  per  tipologia  di provenienza sono definite all’art. 2 punto 1) lettere d) ed f) quali acque meteoriche dilavanti (AMD), nella fattispecie di  tipo non contaminato  (AMDNC); dette acque sono disciplinate ai sensi del Regolamento di attuazione di tale Legge dagli artt. 37‐38‐39‐40 Titolo V.  

Attività svolte L’area di cantiere sul quale verrà realizzato un impianto solare fotovoltaico ha una superficie di 46.000 mq circa quindi, essendo ben superiore al minimo dei 5000 mq. di cui al Regolamento 8.09.08 n. 46/R – art. 40 comma 11, è necessaria la predisposizione di specifico Piano di prevenzione. Le attività che si svolgeranno durante l’esecuzione dei lavori consisteranno essenzialmente in piccoli scavi per l’installazione dei piedi delle strutture di sostegno dei pannelli (diametro 8 cm x 20 cm di profondità), n. 4  per ogni struttura per complessive 1250 strutture, circa.  Durante  i  lavori non  saranno presenti  in  cantiere  sostanze  solide  sospese  in qualche modo dilavabili né asportabili e, dunque, che non creano inquinamenti di contatto con le acque meteoriche. Per le strutture di fondazione della cabina di trasformazione (che non comportano scavi in quanto si tratta di  un manufatto  in  calcestruzzo  prefabbricato  semmplicemente  appoggiato  sul  terreno,  perfettamente messo in piano e destinato ad accogliere il box) si rimanda alle tavole di Progetto.  

Principali caratteristiche delle superfici scolanti La sezione tipo del terreno è così costituita: terreno naturale a scheletro limoso sp. min. 200 cm circa.  Tale spessore è sufficiente per garantire la permeabilità dello stesso sia ai primi 5 cm. di acqua meteorica, sia ai successivi 5 cm.; la presenza di scoline e fosse di scolo all’interno dell’area permette – anche in fase di cantiere – il regolare deflusso delle acque meteoriche.  Potenziale caratterizzazione delle diverse tipologie di AMD Non  sono  previsti  accantonamenti  delle  limitatissime  terre  provenienti  dagli  scavi,  che  verranno immediatamente  riutilizzate  per  colmare  le  depressioni  esistenti  all’interno  dell’area  di  cantiere,  previa compattazione, pertanto in uscita dall’area si ha solo acqua meteorica non contaminata.  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°

Volume annuale presunto di acque di prima pioggia Non  esistono  acque di prima pioggia da  trattenere  e  trattare,  in quanto non  si  svolgono  attività di  cui all’allegato 1 del D. Lgs. 59/2005 ed alla TAB. 5 della L. R.20/2006.  Volume annuale presunto di ulteriori aliquote AMD successive alle AMPP da raccogliere ed allontanare. Il volume annuale presunto delle AMD da allontanare è di circa : 46.000  x  750mm  x  0,10=  3.450 mc,  considerando  che  il  terreno  interessato  è  un  prato  con  substrato discretamente  permeabile  e  che  verrà  seminato  con  Lolium  (prato  stabile  sempreverde  formante  un “feltro” vegetale che  regima naturalmente  le acque meteo) o “erba medica” e che comunque  la  rete di scolo  esistente  e  di  progetto,  non  subirà modifiche,  né  durante  i  lavori  di  installazione  dell’impianto fotovoltaico né successivamente all’installazione ed anzi verrà perfettamente e accuratamente mantenuta per evitare ristagni.   Modalità di raccolta ed allontanamento delle acque meteoriche (AMD). Attualmente  l’area d’intervento è  servita da  fossi  campestri di  scolo e  scoline  che  convogliano  le acque verso  il  la Fossa Nuova. Questa rete di scolo verrà recuperata e regolarmente mantenuta  in  fase di post cantiere e gestione ordinaria dell’impianto, senza in alcun modo alterarne profili e pendenze, in modo da realizzare un “naturale” deflusso delle acque e garantire la permanenza dell’attuale grado di permeabilità. 

E’ previsto il ripristino dell’impianto idrovoro, ora realizzato con pompa attuata da trattrice agricola, in modo da mantenere entro i limiti di sicurezza la quota di ristagno.  A  livello di  impianto,  trattandosi di un’area  in  lievissimo pendio,  il  ricettore  finale delle acque meteo resta il fosse posto alla base dell’area con scorrimento appena percettibile nord‐sud, come adesso.   Descrizione dell’impatto ambientale  Esiste, come detto, un’ apposita Relazione Coordinata, alla quale si rimanda. In generale, dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può essere quella  di  definirlo  quale  trasformazione  diretta,  reversibile,  a medio  termine,  priva  di modificazioni permanenti dell'assetto    fondiario,   agricolo   e    colturale,    con   un   elevato   grado   di    compatibilità  paesaggistica  e soprattutto  con  i  rilevanti  pregi  di  non  consumare  risorse  non  rinnovabili  e  allo  stesso    tempo    di  generare  energia  da  fonti  rinnovabili,  senza  alcuna  emissione  in  atmosfera  e  in quantità importanti, secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda. In    termini    tecnici   ambientali   è   possibile    riferirsi   propriamente   a   una   moderata    “Intrusione”, escludendo  per  l’intervento  l’attributo  di  “Deconnotazione”  in  quanto  nessun  elemento  costitutivo verrà alterato. Di    seguito    si   procederà   ad   un’analisi   delle   variazioni    sull’ambiente   esistente   che    l’intervento comporterà,  evidenziando  gli  aspetti  positivi  e  le  eventuali  criticità  apportate.  L’analisi  si  articola secondo    le   canoniche   e   principali   componenti   che   contribuiscono   alla   caratterizzazione   di   un ambiente.  Atmosfera.   Sicuramente  la  realizzazione  dell’impianto  non  introdurrà  alcun  effetto  negativo  di inquinamento  atmosferico,  né  diretto  né  indiretto.   Viceversa,    può    senza    dubbio    essere    esaltata    in  positivo  la  sua  funzionalità  ecologica  per  il comprensorio,  dal momento  che  apporterà  un modesto ma  non  trascurabile  contributo  a  ridurre  le emissioni di CO2    (circa 130  tonnellate ogni anno), nonché di altre  sostanze  inquinanti quali ossidi di azoto,  ossidi  di  zolfo  e  polveri,  e  ad  evitare  il  consumo  annuo  di  circa  218,5  tonnellate  di  petrolio equivalente (TEP), a fronte della cospicua produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in 

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grado di garantire.  Acque.  L’intervento non modificherà la funzionalità idraulica dell’area di intervento, né altererà in alcun modo il suo equilibrio  idrogeologico, dal momento che non sarà effettuata alcuna modifica al sottosuolo che possa contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso.  Inoltre  l’impianto  non  costituirà  alcun  ostacolo  al  decorso  naturale  delle  precipitazioni meteoriche, nell’impluvio naturale formato dalla valletta.   Suolo.   L’opera  proposta  non  implica  alcuna  trasformazione  permanente  del  suolo  destinato  ad ospitare l’installazione, dal momento  che non  è prevista  la  realizzazione di  alcuna nuova  “opera  edile” ne’  si prevede di far uso di “impianti tecnologici” stabili e statici.  Le  strutture  di  supporto  dei  moduli  FV  saranno  ancorate  a  terra  tramite  viti  di  fondamento  (di dimensioni  contenute)  di  facile  installazione  ed    eventualmente    rimovibili    con    altrettanta    facilità  senza  lasciare  traccia  di  alterazioni  della conformazione  e  costituzione  del  suolo  di  appoggio.   Dalla Carta Geologica Regionale  si  rileva  infatti  che nella  zona  in esame affiorano depositi alluvionali caratteristici delle aree contermini al Padule, con aspetto e consistenza di un limo‐argilloso, in grado di assicurare una portanza superiore ai limiti richiesti dai carichi costitutivi l’impianto.   Sottosuolo.   L’impatto    sul    sottosuolo    risulterà    estremamente    contenuto    e    limitato    in    superficie,  essendo  caratterizzato  esclusivamente  dall’opera  di  interramento  dei  cavidotti  elettrico  di modesta  sezione  necessario    al    trasporto    dell’energia    dagli    inseguitori    fino    alla    più    vicina    cabina  elettrica  di trasformazione.   Energia.  La  produzione  di  importanti  quantitativi  di  energia  tramite  esclusivo  utilizzo  della  fonte  rinnovabile “solare” è l’essenza del progetto stesso.  La produzione energetica per il sito in esame è di circa 5.500.000 kilowattora producibili ogni anno  sono l’equivalente dei   consumi  di  circa  900   famiglie,  quindi  di  oltre  3.000 persone.   Le   ovvie    ricadute positive   da   un   punto   di    vista   energetico   per    tutto    il    comprensorio    sono  talmente  evidenti  da  non richiedere   ulteriore   descrizione.    Tutto questo può essere realizzato, infine, come segnalato in precedenza, senza necessità di modificare la destinazione d’uso del terreno agricolo candidato ad ospitare l’installazione.  Vegetazione, flora, fauna.  La  zona  interessata  dall’intervento  non  presenta  allo  stato  attuale  alcuna  alberatura  di  pregio,  né residuo di vegetazione ad alto fusto.  Non  si  corre alcun  rischio quindi di  impoverire  l’attuale   patrimonio    vegetativo   dal   momento    che  perfino  l’arredo   vegetale   minuto   risulterà preservato.   L’intera area   costituente  il parco conserverà  infatti  le attuali caratteristiche di terreno potenzialmente seminativo; potrà diventarlo nuovamente e senza alcuna modifica all’atto della rimessa in pristino post gestione dell’impianto. Nessuna  variazione  apprezzabile  verrà  introdotta  sul  fronte  della  biodiversità  e  del  benessere  della fauna  selvatica,  peraltro  scarsa  o  del  tutto  assente,  non  risultando  in  alcun modo  aumentati  né  il pericolo né gli ostacoli.   Rumore  e  vibrazioni.  Il  processo  di  trasformazione  dell’energia  da  parte  dei  convertitori  elettrici implicherà solo un leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal manufatto. E’ da  escludere definitivamente  che  l’opera  ingeneri, nella  sua  funzionalità, delle  forme di  vibrazioni di 

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intensità rilevabile già a brevissime distanze.   Salute pubblica. Dal punto di vista della salute pubblica,  le  ricadute su  tutto  il comprensorio saranno positive o neutre, per    tutta  la  serie di  fattori già   messa  in evidenza nei precedenti paragrafi e   qui riassunta nel seguente elenco:  

• riduzione delle emissioni di CO2 (circa 530 tonnellate ogni anno); • riduzione  delle  emissioni  di  altre  sostanze  inquinanti  prodotte  dalla  generazione  elettrica 

tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri: • risparmio annuo di circa 218 tonnellate di petrolio equivalente; • conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo; • assenza  di  qualsiasi  forma  di  inquinamento  idrico  (impatto  zero  sulle  falde  acquifere  e  sul 

deflusso delle acque meteoriche); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti interrati);   

Paesaggio.  La  completa  assenza  di  vincoli  di  qualsiasi  natura  insistenti  sul  territorio  che  ospiterà l’installazione   contribuisce    immediatamente   alla   percezione   che    la   sua   realizzazione   non   potrà immettere rischi di deturpazione ambientale.   Dal  momento  che l’installazione da realizzare non andrà a modificare la “sky‐line” della valle, l’impatto visivo  dell’opera  sul  paesaggio  si  limiterà  esclusivamente  al  bacino  della  vallata,  su  quello  che  in precedenza è stato già definito e caratterizzato come “contesto intermedio”. Gli abitanti dei  insediamenti abitativi, peraltro  lontani, saranno  interessati dalle variazioni   dell’assetto  percettivo  scenico  e  panoramico,  ciascun  insediamento  con  differente  e specifico grado in ragione del diverso orientamento.   Viabilità. L’installazione non potrà  in alcun modo costituire ostacolo viario per tutta  la durata del suo funzionamento né della  sua  costruzione.  In  fase  realizzativa è possibile accedere all’area da  via della Casaccia, fino al piazzale antistante la discarica inattiva e da lì, tramite una strada carrabile, raggiungere la zona di intervento.  Rifiuti. Semplicemente, l’opera proposta non ne produrrà per tutta la durata del suo funzionamento.  I residui della manutenzione annuale (spezzoni di filo elettrico e minuteria) vengono allontanati dal personale addetto alla manutenzione.  Compatibilità elettromagnetica.  In merito alla  compatibilità elettromagnetica dell’intervento  si  faccia riferimento alla Relazione compatibilità elettromagnetica.   SUL POSTO.  L’effettuazione  di  un  sopralluogo  di  natura  esplorativa  ha  evidenziato  gli  aspetti  già descritti  in successione. La  prima  considerazione  sulla  scelta  del  territorio  adatto  ad  ospitare  un  impianto  dalle  dimensioni cospicue quale quello in oggetto è che l’area interessata risulta defilata dalla vista rispetto alla viabilità locale e che gran schermo è formato dall’argine destro dello scolmatore.    

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 La  morfologia  del  terreno  si  presta  molto  bene  ad  ospitare  una  installazione  fotovoltaica  della tipologia fissa.  L’area  è  praticamente  in  piano;  i moduli  saranno  orientati  a  sud,  quindi  con  il  “retro”  parallelo  alla viabilità principale e quindi cioè poco visibili. Non    sono    stati    riscontrati    elementi    quali    rilievi    o    conformazioni    costituenti    fonte    di ombreggiamento. Anche  le  caratteristiche  litotecniche  del  terreno  volgono  in  favore  della  realizzazione  dell’opera,  in quanto affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo,come da evidenza della mappa   geologica   della   zona,   non   costituisce impedimento  nel  garantire  una  portanza  superiore  a  0.30‐0.50  kg/cm,  requisito  minimo  richiesto  per  la sopportazione dei carichi previsti dall’impianto. Combinando tutto quanto descritto con  l’opportuna esposizione e  il buon soleggiamento  il sito risulta quindi essere idoneo alla realizzazione dell’opera. L’estensione  della  superficie  interessata  è  inoltre  più  che  sufficiente  per  la  posa  dei moduli  FTV  nel numero previsto,  l’opera  interessando complessivamente un’estensione di  terreno di circa 1.10 ettari per ogni MWp installati.  La  viabilità  esistente  consente  il  transito  agevole  dei  mezzi  di  trasporto  senza  dover  prevedere interventi migliorativi e/o di consolidamento.   Installazione fotovoltaica  L’opera da  realizzare è un  vero e proprio parco  fotovoltaico,  che prevede  l’installazione di n. 13.248 moduli FTV da 305 Wp ciascuno. Da  un  punto  di  vista  logistico  le  strutture  saranno  collocate  in  file  parallele  distanziate  in modo  da evitare le ombre relative tra file successive.   Strutture metalliche Le  strutture  dsostegno  saranno  realizzate  in  acciaio  zincato  (od  alternativamente  in  alluminio), progettate  e dimensionate per  resistere  alla  trazione  ed  alla  torsione meccanica  indotte dagli  agenti atmosferici,  in  totale  rispetto  delle  norme  vigenti  in materia  di  carichi  vento  e  neve  su  strutture  in carpenteria metallica. L'  altezza massima  raggiunta  sarà  di  2.90  con  un'altezza minima  dal  piano  di  campagna  del  filo  dei moduli fotovoltaici del filo dei moduli installati di 1.00 m. La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla Relazione tecnica strutturale .  Basamento. Le  strutture sopra  descritte  saranno  ancorate  al  terreno  mediante  delle  apposite fondazioni a vite alle quali sono fissate mediante flange predisposte. Le viti permettono una rapida e sicura  installazione  nel  rispetto  dei  valori  di  tenuta  del  terreno,  in  particolare  alla  trazione,  senza occupare superficie per plinti o basamenti in cemento, garantendo un facile e totale ripristino dello stato dei luoghi in caso di dismissione dell'impianto a fine vita.  La profondità di infissione delle viti dipenderà dalla resistenza puntuale del terreno, misurata attraverso apposite  prove  penetrometriche  e  di  estrazione  mediante  dinamometro.  In  generale  verranno impiegate viti di lunghezza compresa tra 1500 e 1600 mm.   Convertitore  cc/ca  All'interno    dell'apposito    locale    saranno    installati    n°  16    inverter    ai    quali    saranno  collegate  le cassette di parallelo che raggruppano le stringhe di  moduli fotovoltaici .   

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Cabina di consegna. Nelle Tavole  facenti parte del corredo documentativo, evidenzia in dettaglio la  posizione  della  cabina  elettrica,  ubicata  in  prossimità  della stazione pozzi ASA, in posizione atta a minimizzare gli interventi per la connessione alla linea elettrica di MT, come previsto anche dalla specifica tecnica ENEL allegata.   Collegamento impianto – cabina ENEL di trasformazione Le tavole grafiche , facente parte del corredo documentativo, illustrano anche  il percorso del cavidotto interrato conduce dalla costruenda cabina di consegna alla esistente cabina ENEL di trasformazione.  Il percorso dell’elettrodotto a partire dalla cabina di consegna, è limitato per estensione ed è classificabile quale  mitigazione  di  impatto  ambientale.  La  prevista  schermatura  del  cavo  interrato  sarà  tale  da garantire la protezione prevista dalle norme contro gli effetti dei CEM.  Fasi e tempi di realizzazione La  realizzazione  dell’impianto  è  prevista  entro  135  giorni  dal  rilascio  dell’Autorizzazione  provinciale competente.    

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 RELAZIONE IMPIANTISTICA  Oggetto   1 Descrizione delle opere 2 Definizioni  3 Riferimenti normativi e legislativi  4 Misure di protezione adottate  5 Misure di protezione impianti MT e BT  

5.1 Criteri di scelta e taratura delle protezioni MT 5.2 Dimensionamento in relazione alle tensioni e livelli di isolamento  5.3 Dimensionamento in relazione alle correnti  5.4 Misure di protezione contro le sovracorrenti  5.5 Protezione contro le correnti di sovraccarico 5.6 Protezione contro le correnti di corto circuito  5.7 Protezione contro i contatti diretti  5.8 Protezione contro i contatti indiretti  5.9 Sezionamento dei circuiti  5.10 Interblocchi di sicurezza  5.11 Prescrizioni meccaniche  5.12 Condizioni climatiche ed ambientali  5.13 Fossa di raccolta olio trasformatore  

6 Misure di protezione impianti BT  6.1 Misure di protezione contro le sovracorrenti  6.2 Protezione Contro le Correnti di Sovraccarico  6.3 Protezione contro le correnti di corto circuito  6.4 Protezione contro i contatti diretti  6.5 Protezione da contatti indiretti  6.6 Protezione contro gli effetti termici 

7 Sezionamento 8 Qualità dei materiali  9 Descrizione generale dell’impianto di distribuzione elettrica  

9.1 Cabina di Campo BT/MT  9.2 Cabina di Ricezione MT  9.3 Cabina di Consegna MT  

10 Illuminazione ordinaria  11 Impianto illuminazione di sicurezza  12 Tubazioni  13 Cavi elettrici  14 Connessioni e derivazioni  15 Impianto di terra  16 Protezione dalle scariche atmosferiche  

16.1 Norme tecniche di riferimento  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impiantistica

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OGGETTO Lo  scopo del presente documento è definire tecnicamente  l’impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso conversione fotovoltaica. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto  fotovoltaico della potenza nominale di 4.04 MWp da  installarsi  sui  terreni  siti nel  territorio del comune di Lamporecchio (PT) in località Lavandone.  La denominazione dell’impianto sarà “Centrale FTV Lavandone”. L’energia elettrica prodotta  sarà  immessa nella  rete di  trasmissione nazionale RTN con allaccio  in Media Tensione tramite collegamento in antenna sulla linea esistente all’interno dell’area interessata.  Il Soggetto Responsabile, così come definito, ex art. 2, comma 1, lettera g, del DM 28 luglio 2005 e s.m.i., è la "Impretecna srl" che dispone delle autorizzazioni all’utilizzo dell’area su cui sorgerà l’impianto in oggetto. 1 DESCRIZIONE DELLE OPERE E’ prevista la realizzazione delle seguenti opere:  1.  Impianto di  produzione di  energia  elettrica  fa  fonte  solare  –  fotovoltaica  (le  cui  caratteristiche  sono dettagliatamente descritte nell’elaborato tecnico dedicato); 2. Trasformazione dell’energia elettrica BT/MT (cabine elettriche di campo complete di apparecchiature di protezione, sezionamento e controllo); 3. Impianto di connessione alla rete MT di distribuzione nazionale; 4. Distribuzione elettrica BT (all’interno del campo fotovoltaico); 5. Distribuzione elettrica MT a 15 kV; 6. Impianto elettrico al servizio delle cabine elettriche di campo, di trasformazione e di connessione; 7. Impianto di alimentazione utenze in continuità assoluta; 8. Impianti di servizio: illuminazione ordinaria locali tecnici; 9. Impianti di servizio: illuminazione di sicurezza locali tecnici, realizzato con lampade autoalimentate; 10.  Impianti  di  servizio:  impianto  di  allarme  (antintrusione  ed  antincendio)  e  videosorveglianza (videocamere, dei pali di sostegno e delle condutture ad essi relativi); 11. Impianto di terra; 12. Esecuzione delle opere di murarie varie nelle cabine elettriche; 13. Scavi,  interri e ripristini per  la posa delle condutture e dei dispersori di terra (nel campo fotovoltaico e nelle cabine). 2 DEFINIZIONI Nella presente relazione verranno utilizzati i termini e le definizioni riportate nell’art. 2 del D.M. 28 Luglio 2005  e  s.m.i.,  “Criteri  per  l’incentivazione  della  produzione  di  energia  elettrica  mediante  conversione fotovoltaica della fonte solare”, nonché della vigente normativa CEI (con particolare riferimento alle norme CEI  11‐20  “impianti  di  produzione  di  energia  elettrica  e  gruppi  di  continuità  collegati  alle  reti  di  I  e  II categoria”,  ed  CEI  82‐25  guida alla  realizzazione  di  sistemi  di  generazione  fotovoltaica  collegati  alle  reti elettriche di media e Bassa tensione). 3 RIFERIMENTI NORMATIVI E LEGISLATIVI Gli impianti elettrici dovranno essere realizzati nel rispetto delle disposizioni seguenti:  − D.P.R. 27.04.1955 n. 547 e successive modificazioni; − D.P.R. 07.01.1956 n. 164 e successive modificazioni; − D.P.R. 19.03.1956 n. 303 e successive modificazioni; − Legge 07.12.1984 n. 818 e successive modificazioni; − Legge 01.03.1990 n. 186; − Legge 18.10.1977 n. 791; − Legge 05.03.1990 n. 46 e successive integrazioni (sostituita dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.P.R. 06.12.1991 n. 447(sostituito dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.L. 19.09.1994 n. 626 e successive modificazioni; − e quanto altro possa comunque interessare.  Si  richiamano  le  prescrizioni degli Enti  Locali  preposti ai  controlli: USL,  ISPESL,  Vigili  del  Fuoco, Aziende distributrici elettriche, del gas, etc. 

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Si sottolinea che dovranno essere osservate altresì le norme: CEI ,UNI e le tabelle CEI UNEL. Relativamente alle  norme  CEI  dovranno  essere  rispettate  quelle  in  vigore  all’atto  esecutivo  dei  lavori  con  particolare riferimento, a titolo esemplificativo, e non esaustivo, alle Norme di seguito elencate.  − ENEL DK 5310; − CEI 11‐1 Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata; − CEI 11‐4 Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne; − CEI 11‐15 Esecuzione di lavori sotto tensione; − CEI 11‐17 Impianti di produzione,trasmissione e distribuzione di energia elettrica – linee in cavo; − CEI 11‐20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II       categoria; − CEI 11‐25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifasi a corrente alternata; − CEI EN60865‐1 Calcolo degli effetti delle correnti di cortocircuito; − CEI 11‐28 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti radiali a B.T.; − CEI 11‐35 Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente; − CEI 11‐37 Guida all’esecuzione degli impianti di terra negli stabilimenti industriali per sistemi di I ,II e III      categoria; − CEI 17‐1 Interruttori a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI  17‐4(CEI  EN60129)  Sezionatori  e  sezionatori  di  terra  a  corrente  alternata  a  tensione  superiore  a 1000V; − CEI 17‐6(CEI EN60298) Apparecchiature prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1kV a 52kV; − CEI 17‐9/1(CEI EN60265‐1) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni da 1kV a 52kV;. − CEI  17‐9/2(CEI  EN60265‐2)  Interruttori  di manovra  ed  interruttori  di manovra‐sezionatori per  tensioni uguali o superiori a 52kV; − CEI 17‐21 (CEI EN60694) Apparecchiatura di manovra e di comando ad alta tensione‐Prescrizioni comuni; − CEI 17‐46  (CEI EN60420)  Interruttori di manovra ed  interruttori‐sezionatori con  fusibili ad alta  tensione per corrente alternata; − CEI 17‐68 (CEI EN50187) Apparecchiatura di manovra con  involucro metallico con  isolamento a gas per tensioni da 1kV a 52kV; − IEC 99‐4 Scaricatori di sovratensione per sistemi di II e III categoria; − CEI 64‐8 Impianti elettrici utilizzatori di B.T.‐Parti 1…7.; − CEI  17‐13/1  (CEI  EN60439‐1)  Apparecchiature  assiemate  di  protezione  e manovra  per  B.T.  ‐  Quadri elettrici AS ed ANS; − CEI 20‐13 Cavi isolati in gomma EPR con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐14 Cavi isolati in PVC con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐21 Calcolo della portata dei cavi elettrici; − CEI 20‐22 Prove dei cavi non propaganti l’incendio; − CEI 20‐33 Giunzioni e terminazioni per cavi di energia con tensione fino a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐37 Cavi elettrici‐prove sui gas emessi durante la combustione; − CEI UNEL 35024/1 Portate di corrente  in regime permanente per posa  in aria di cavi B.T. ad  isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI UNEL 35024/1EC Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI 23‐28 Tubi per installazioni elettriche/tubi metallici; − CEI 23‐39(CEI EN50086‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/prescrizioni generali; − CEI 23‐54(CEI EN50086‐2‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi rigidi; − CEI 23‐55(CEI EN50086‐2‐2) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi pieghevoli; − CEI 23‐56(CEI EN50086‐2‐3) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi flessibili; − CEI 23‐29 Cavidotti in materiale plastico; − CEI 23‐19 Sistemi di canali isolanti portacavi ad uso battiscopa; − CEI 23‐32 Sistemi di canali isolanti portacavi e portapparecchi per utilizzo a soffitto o parete; − CEI 23‐31 Sistemi di canali metallici portacavi ed accessori; − CEI 23‐20/23‐21/23‐30/23‐35/23‐41 Dispositivi di connessione e morsetti; − CEI 23‐48(1998) Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Cassette; − CEI 23‐49 Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Quadri elettrici; 

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− CEI 23‐51 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 23‐51V1 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 17‐44 (CEI EN60947‐1) Apparecchiature per B.T. ‐ Regole generali; − CEI 17‐5 (CEI EN60947‐2) Interruttori automatici per B.T.; − CEI EN60947‐2 (Appendice B) Dispositivi differenziali indipendenti con toroide separato; − CEI 17‐11 (CEI EN60947‐3) Interruttori di manovra e sezionatori con o senza fusibili per B.T.; − CEI 17‐50 (CEI EN60947‐4‐1) Contattori ed avviatori elettromeccanici per B.T.; − CEI 17‐45 (CEI EN60947‐5‐1) Dispositivi per circuiti di comando e manovra in B.T.; − CEI 17‐47 (CEI EN60947‐6‐1) Apparecchiature di commutazione automatica in B.T.; − CEI 17‐48 (CEI EN60947‐7‐1) Morsettiere per conduttori in B.T.; − CEI 17‐41 (CEI EN61095) Contattori elettromeccanici per usi domestici o similari; − CEI 41‐1 Relè ausiliari elettromeccanici; − CEI 23‐3 (CEI EN60898) Interruttori automatici per usi domestici e similari; − CEI 23‐12 (CEI EN60309‐1/2) Prese a spina per usi industriali; − CEI 23‐5 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐50 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐16 Prese a spina di tipo complementare per usi domestici e similari; − CEI 23‐9 (CEI EN60669‐1) Apparecchi di comando non automatici per usi domestici e similari; − CEI EN60669‐2‐1/2 Relè passo/passo modulari; − CEI 23‐42 (CEI EN61008‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐43  (CEI EN61008‐2‐1)  Interruttori differenziali  senza  sganciatori di  sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐18 (CEI EN61009‐2‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐44  (CEI EN61009‐1)  Interruttori differenziali con  sganciatori di sovracorrente  incorporati per usi domestici e similari; − CEI EN61036 Contatori elettrici statici di energia attiva per corrente alternata; − CEI EN61010‐1 Strumenti di misura digitali; − CEI EN60414/CEI EN60051 Strumenti di misura analogici; − CEI 66‐5/85‐3/85‐4/85‐5/85‐7 Strumenti di misura; − CEI 38‐1 (CEI EN60044‐1) Trasformatori di corrente per misura; − CEI 38‐2 Trasformatori di tensione per misura; − EN 60730‐1/2 Termostati modulari; − EN 61000‐3‐2 Interruttori crepuscolari modulari; − CEI EN60730‐1/2 Interruttori orari modulari; − CEI 81‐10 Protezione delle strutture contro i fulmini; − CEI 37‐1 Limitatori di sovratensione a resistori non lineari con spinterometri; − CEI 37‐2 Limitatori di sovratensione ad ossido di metallo senza spinterometri; − IEC 60840 Cavi AT per posa interrata. 4 MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE Gli impianti in oggetto saranno realizzati al fine di assicurare: − la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli ed i danni derivanti dal loro utilizzo nelle condizioni che possono ragionevolmente essere previste; − il loro corretto funzionamento per l’uso previsto.  Per raggiungere tali obiettivi saranno adottate le seguenti misure di protezione. 5 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI MT E AT 5.1 CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI MT  Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310.  5.2 PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI MT Gli  impianti  ed  i  componenti  elettrici  devono  essere  in  grado  di  resistere  alle  sollecitazioni  elettriche, meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito. 

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 5.3 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli  impianti  ed  i  componenti  elettrici  devono  essere  in  grado  di  sopportare  le  loro  tensioni massime assegnate a  frequenza  industriale, così come  le  sovratensioni a  frequenza  industriale,  le  sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare  il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli impianti devono essere realizzati per la frequenza nominale del sistema. Il livello di isolamento deve essere scelto in conformità alla tensione massima Um stabilita per il componente elettrico e nel rispetto delle minime distanze di isolamento stabilite dalla normativa. La  tensione nominale  è  la  tensione assegnata  dal  costruttore  all’apparecchiatura;  essa  è  indicata  con  il simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è  il valore più elevato della tensione che si presenta in un  istante e  in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni  individua  il “livello di  isolamento dell’apparecchiatura” (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della  tensione nominale,  la norma  (CEI 11‐1 art.4.3.1  tab.4.1 e norma CEI 17‐21  tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno.  5.4 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La  corrente  (termica)  nominale  Ir  è  il  valore  efficace  della  corrente  che  l’apparecchiatura  è  in  grado di condurre continuamente, nelle condizioni di impiego prescritte (CEI 17‐21 art.4.4.1). La corrente nominale di breve durata  Ik  è  il  valore  efficace della  corrente  di  cortocircuito  che  l’apparecchiatura  è  in  grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di cortocircuito tk è  in genere 1 secondo (CEI 17‐21 art.4.7). In ogni caso  la durata tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc.  5.5 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La  protezione  dei  componenti  dagli  effetti  dannosi  causati  dalle  sovracorrenti  è  garantita  da  dispositivi automatici  in  grado  di  interrompere  le  correnti  di  sovraccarico  fino  al  cortocircuito.  I dispositivi previsti sono: ‐  interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐  interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐  interruttori  automatici  di MT  a  norme  CEI  17‐1  azionati  dall’intervento  di  protezioni  elettroniche  ed elettromeccaniche dirette.  5.6 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni sistema deve essere realizzato in modo che le correnti in condizioni di esercizio normale non superino le correnti nominali delle apparecchiature o  le correnti ammissibili dei componenti. Si deve  tener conto anche di condizioni ambientali  sfavorevoli, come una  temperatura più elevata di quella  specificata nelle norme corrispondenti.  5.7 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli  impianti  devono  essere  realizzati  in modo  da  sopportare  in  sicurezza  le  sollecitazioni meccaniche  e termiche derivanti da correnti di cortocircuito.  Il quadro prefabbricato MT,  in particolare, è consigliabile prevederlo del tipo “a prova d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104.  Nei quadri a prova d’arco interno i gas caldi in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante 

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condotti di  scarico,  in  zone non occupate da persone, mentre  la  struttura  resiste alle  sollecitazioni e alla sovrapressione prodotta dall’arco.  5.8 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli  impianti devono essere costruiti  in modo da evitare  il contatto non  intenzionale con parti attive od  il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive, quelle  con  il  solo  isolamento  funzionale,  e  le  parti  che  possono  essere  considerate  a  potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6). La distanza di vincolo rappresenta  la distanza minima tra la parte  in tensione e la superficie sulla quale un operatore al  lavoro può stare  in posizione eretta, con entrambi  i piedi appoggiati. Le  parti attive  poste  ad  una  distanza  dalla  suddetta  superficie  inferiore  alla distanza  di  vincolo devono essere  protette  con  pareti  o  barriere metalliche  con  grado di protezione  almeno  IP1XB  (il  dito  di  prova penetra  all’interno dell’involucro ma non  raggiunge  le  parti  attive).Le  pareti  e  le  barriere di protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale a  quella di  guardia  dg.  Tale  distanza  può  essere  ridotta alla  distanza minima d’isolamento  se  la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro i contatti diretti su indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti  isolati ma  senza  schermo metallico  collegato a  terra, ad  esempio  le  terminazioni  del  cavo, relativamente  alla  parte  priva  di  schermo,  e  gli  avvolgimenti  in  MT  isolati  in  resina  o  nastrati  dei trasformatori a secco. E’  opportuno  che  gli  isolatori  siano  posizionati  ad  interdistanza massima  di  120  cm,  affinché  la  sbarra sopporti gli sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1).  5.9 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti  indiretti deve essere attuata mediante  la messa a  terra delle masse metalliche dell’impianto ed  il coordinamento della resistenza di terra con  il valore delle correnti di guasto MT (norma CEI 11‐1 fig.9.1).  Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere  in grado di sopportare, da un punto di vista termico,  le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La  norma  CEI  11‐1  (fig.9.1)  stabilisce  il  valore della  tensione di  contatto  ammissibile Utp  in  relazione al tempo di intervento delle protezioni tf. Un  impianto di terra è ritenuto  idoneo se  la tensione di contatto non supera la Utp e la tensione di passo non supera 3Utp. Se  la  tensione  totale  di  terra UE=Re  x  If  è U≤E Utp  l’impianto di  terra  garantisce  senz’altro  la  sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei  confronti  di  un  guasto monofase  a  terra,  oltre  alla  protezione  omopolare  51N  occorre  anche  una protezione  direzionale  di  terra  67N  (DK5600  art.6.2.2)  se  nell’impianto  si  verifica  una  delle  condizioni seguenti: 

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- linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva < 500m.  Il  dispersore  deve  avere  le  caratteristiche  indicate  nell’allegato  A  alla  norma  CEI  11‐1  e  deve  essere realizzato  con  materiali  e  dimensioni  tali  da  resistere  alle  sollecitazioni  sopra  menzionate.  Il dimensionamento dei conduttori di  terra  lato MT deve essere effettuato  in base alla corrente di doppio guasto a terra  lato MT verificando  la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove I è  la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei conduttori di protezione PE  lato BT o  si effettua  rispettando  la condizione della norma  CEI  64‐8  con  sezione  del  conduttore  pari  alla metà  della  sezione  di  fase  oppure  verificando  la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo.  Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate.  5.10 SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali  l’impianto completo o parti di esso possano essere sezionati in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere  sezionata dalle altre parti del  sistema, deve essere  realizzata  in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito.  5.11 INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili.  Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’ consigliato  l’interblocco di accesso al box del  trasformatore e, nel caso di  trasformatori  in parallelo,  il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT.  5.12 PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione.  5.12 CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione.  5.13 FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per  i  trasformatori MT,  è  prevista  la  realizzazione  di  una  vasca  di  contenimento  posta  al  di  sotto  del trasformatore.  6 MISURE DITEZIONE IMPIANTI BT  6.1 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La  protezione  dei  conduttori  dagli  effetti  dannosi  causati  dalle  sovracorrenti  è  garantita  da  dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5; 

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- interruttori  automatici  scatolati  provvisti  di  sganciatori  di  sovracorrente  del  tipo magnetotermico  per taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori  automatici modulari provvisti di  sganciatori  di  sovracorrente  del  tipo magnetotermico  per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori modulari combinati con  fusibili gL  (CEI 32‐1) per  la protezione dei circuiti voltmetrici e dei circuiti di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di  intervento “C” (Imagnetica = 5÷10 x Inominale) per  i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di  intervento “D” (Imagnetica = 10÷15 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti primari di trasformatori; - curva di  intervento “B”  (imagnetica = 3÷5 x  Inominale) per  i dispositivi con  sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per  interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A.  6.2 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3, fusibili a norme CEI 32‐1, risulta assicurata  la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8:  IB  ≤  In  ≤  Iz  If  ≤ 1.45 •  Iz, dove:  IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata  in regime permanente della conduttura (sez. 523 CEI 64‐8), In = corrente nominale del dispositivo di protezione, If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni effettive. La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.  6.3 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il potere di  interruzione dei dispositivi  scelti è  superiore alla corrente di corto circuito presunta nei vari punti di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti in modo tale da assicurare la condizione: I² ∙t ≤ K² S² dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K  =  115  per  i  conduttori  in  rame  isolati  in  PVC  pari  a  135  per  i  conduttori  in  rame  isolati  con  gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica I²∙t indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione.  I  dispositivi  di  protezione  previsti  sono  in  grado  di  assolvere  sia  la  protezione  da  sovraccarico  sia  la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta.  La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.    

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6.4 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La  protezione  dai  contatti  diretti  à  garantita  dalle  misure  richieste  nella  norma  CEI  64‐8  sez.  412,  e precisamente: ‐  isolamento delle parti attive proporzionato alla tensione di esercizio del  sistema e  tale da  resistere alle influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di  interruttori blocco porta che permettano  l’apertura della porta dopo aver disattivato  le parti elettriche e la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa.  Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli involucri devono essere saldamente fissati, resistenti alle sollecitazioni previste e se metallici garantire le distanze d’isolamento.  I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐  utilizzo  di  conduttori  con  isolamento Uo/U  =  450/750V  per posa  in  canalizzazioni  isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐  utilizzo  di morsetti  isolati  con  Vi  =  500V  e  grado  di  protezione  IP20  in  quadri  elettrici  e  cassette  di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di cassette metalliche per derivazione con coperchio a vite  ,grado minimo di protezione  IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40.  6.5 PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro i contatti  indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per  i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto;  Sistema TN‐S Nei  sistemi TN‐S  tutte  le masse dell’impianto  saranno collegate al punto di messa a terra del  sistema di alimentazione in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le  caratteristiche dei dispositivi  di  protezione  sono  tali  che,  in  caso di  guasto  l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:  

Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme  (nel caso di  interruttore differenziale  la è  la corrente differenziale nominale  Idn)  in  funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec.  Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione. 

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Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di  terra  tutte  le masse metalliche degli utilizzatori e  tutte  le masse attualmente non  identificabili ma comunque da collegare a terra  in quanto soggette ad andare, a causa di un guasto, sottotensione (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il  fissaggio del conduttore di terra alle  suddette masse metalliche,  sarà  realizzato a mezzo di collari  fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica  in modo tale da impedirne l’allentamento. Le  giunzioni  tra  i  vari  elementi  di protezione,  se necessarie,  saranno  realizzate  con  idonei morsetti  (ad esempio  morsetti  a  mantello)  o  con  saldatura  forte  in  alluminotermica  e  saranno  ridotte  al  minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per  ragioni di  selettività  si  possono  utilizzare dispositivi di protezione  a  corrente  differenziale  del  tipo  S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1)  in serie con dispositivi differenziali  istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I differenziali a  ritardo  regolabile  sono utilizzabili  sui circuiti di distribuzione principale ed  in presenza di personale  addestrato  (non  sono  ammessi  negli  impianti  per  uso  domestico  e  similare).  In  ogni  caso  il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s.  6.6 PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI I componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I  pericoli  che  derivano  dalla  propagazione  di  un  eventuale  incendio  devono  essere  limitati mediante  la realizzazione  di  barriere  tagliafiamma  REI  120  sulle  condutture  che  attraversano  solai  o  pareti  di delimitazione dei compartimenti antincendio. Le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano non devono raggiungere temperature tali che possano  causare ustioni alle persone oppure  essere protette  in modo  da  evitare  il  contatto  accidentale come indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire  la dissipazione del calore prodotto al fine di  limitare  le temperature al  livello ammesso per  il buon funzionamento. In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli  apparecchi  utilizzatori  che  producono  acqua  calda  o  vapore  devono  essere  protetti  contro  i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul lato Alta Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi  interruttori utilizzati per  il comando e  la protezione delle  linee.  In particolare, sul  lato utente della Cabina  di  Trasformazione  e  Consegna,  abbiamo  un  interruttore  tripolare  132  kV  in  corrispondenza  di ciascun trasformatore, mentre sulla sbarre 132 kV abbiamo il sezionatore tripolare verticale e l’interruttore tripolare. Sul  lato Media Tensione,  l’impianto sarà sezionabile  in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti  dagli  stessi  interruttori  utilizzati  per  il  comando  e  la  protezione  delle  linee  (Cabina  Raccolta Energia, ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per  il  sezionamento  dell’impianto  di  distribuzione  in  BT  potranno  essere  impiegati  tutti  i  dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli  interruttori generali BT di Cabina  (posti  a  valle  dell’uscita  secondaria  dei  trasformatori)  per  arrivare  infine  a  tutti  gli  interruttori generali di quadro o agli interruttori divisionali per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze.  Sul  lato cc  l’impianto sarà sezionabile  in più punti mediante dispositivi omnipolari,  installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Arnacciotori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a  regola  d’arte  secondo  la  Normativa  tecnica  e  la  Legislazione  vigente.  Tutti  i  materiali/componenti 

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rientranti  nel  campo  di  applicazione  delle  Direttive  73/23/CEE  (“Bassa  Tensione”)  e  89/336/CEE (“Compatibilità  Elettromagnetica”)  e  successive  modifiche/aggiornamenti  saranno  conformi  ai  requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti i materiali/componenti presenteranno caratteristiche idonee alle condizioni ambientali e lavorative dei luoghi in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA Il  generatore  fotovoltaico  sarà  composto  da  13.248  moduli  fotovoltaici  da  305  Wp,  per  una  potenza nominale complessiva totale di 4.04 MWp.  I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai  quadri  di  sottocampo,  si  perverrà  agli  inverter  CC/AC  alloggiati  entro  la  cabina  di  campo,  che permetteranno la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV in uscita dalle cabine di campo confluirà in un'unica cabina di ricezione in cui sarà realizzato il quadro di parallelo MT a 15 kV.  Atteso che per  la descrizione del generatore  fotovoltaico e dell’inverter  (ivi compreso  il  trasformatore)  si rimanda alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione:  1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT;  9.1 CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene  inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono installati un numero di inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul lato in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili. I dispositivi sono montati in contenitori protetti e ventilati in poliestere classe II a norme CEI 17‐13/1. E’  inoltre prevista  l’installazione di un trasformatore BT/MT (270V / 15 kV), a doppia presa sul  lato BT,  in modo  da  garantire  il  collegamento  diretto  delle  uscite  di  ciascun  inverter  con  il  relativo  lato  BT  del trasformatore.  I  trasformatori  BT/MT avranno potenza  nominale di  500  kVA.  In pratica,  ogni  inverter  è collegato ad un trasformatore da 500 kVA. Ogni trasformatore sarà dotato di rifasamento a vuoto lato BT a compensazione della corrente magnetizzante primaria. La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore  portafusibili  ed  è montata  in  un  contenitore  protetto  e  ventilato  a  norme  CEI  1713/1.  Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV in tubazioni di pvc pesante. In  ogni  cabina  è prevista  l’installazione di  un  trasformatore  ausiliario per  l’alimentazione  del quadro  BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per  la  protezione delle  linee MT  in  arrivo  ed  in  partenza  dalle  cabine  di  campo  è  previsto  l’utilizzo  di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente.  9.2 CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT a 15 kV sarà di tipo prefabbricato  realizzato come da  schema di progetto a norma CEI 17‐6 completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione  ordinaria artificiale  dei  vari ambienti e  l’illuminazione perimetrale  esterna  sarà  realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi che verranno  impiegati per  l’illuminazione ordinaria dell’edificio vengono qui di  seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione  di  sicurezza  sarà  garantita  da  apparecchi  autoalimentati.  L’impianto  di  sicurezza  sarà indipendente  da  qualsiasi  altro  impianto  elettrico  dell'edificio.  I  dispositivi  di  protezione  contro  le sovracorrenti  saranno  installati  in modo da evitare che una  sovracorrente  in un circuito comprometta  il 

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corretto  funzionamento  degli  altri  circuiti  di  sicurezza.  Tutti  i  corpi  illuminanti  impiegati  presenteranno grado  di  protezione  IP65  e  saranno  realizzati  in materiale  isolante  in  esecuzione  a  doppio  isolamento. L’autonomia minima di funzionamento dell’impianto di illuminazione di sicurezza dovrà essere di un’ora. 12 TUBAZIONI La  posa  dei  cavi  elettrici  costituenti  gli  impianti  in  oggetto  è  stata  prevista  in  canalizzazioni  distinte  o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali.  Le caratteristiche dimensionali ed  i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto.  Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi: −  tubo  flessibile  in PVC autoestinguente, serie pesante, con Marchio di Qualità, conforme alle Norme EN 50086,  con  colorazione  differenziata  in  base  all’impiego,  posato  entro  cavedio/parete  prefabbricata  o incassato a parete/pavimento −  tubo  flessibile corrugato a doppia parete  in polietilene alta densità, o  tubo  rigido  in PVC  serie pesante, conforme  alle  norme  EN50086  per  posa  interrata  450N;  caratteristiche  dello  scavo  e  la  profondità  di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto.  Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi  in esso contenuti,  in ogni caso non  inferiore a 16 mm. I cavi avranno  la possibilità di essere infilati  e  sfilati dalle  tubazioni  con  facilità;  nei punti di derivazione dove  risulti  problematico  l'infilaggio, saranno  installate scatole di derivazione,  in metallo o  in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli  impianti  saranno  impiegate  le  seguenti  tipologie  di  cavi  in  funzione delle  condizioni di posa:  cavo multipolare/unipolare  in  rame  isolato  in gomma etilenpropilenica qualità G7 sotto guaina di PVC, avente caratteristiche  di non  propagazione dell’incendio,  conforme alle Norme  CEI  20‐22  II  e  20‐13,  da  posare prevalentemente in tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. − cavo MT, per posa direttamente interrata con conduttore con corda rotonda compatta (tamponata) in fili di rame o alluminio,  isolante  in XPLE, doppio strato semiconduttore, schermo  in nastro di allumino, guaina esterna  polietilene/AIRBAG/polietilene,  da  posare  ad  una  profondità  di  almeno  1,50  m  in  trincea  di larghezza pari ad almeno 0,8 m.   La  scelta delle  sezioni dei cavi è  stata effettuata  in base alla  loro portata nominale  (calcolata  in base ai criteri di unificazione e di dimensionamento  riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme  CEI  64‐8.  La  portata  delle  condutture  sarà  commisurata  alla  potenza  totale  che  si  prevede  di installare.  Nei  circuiti  trifase  i  conduttori  di  neutro  potranno  avere  sezione  inferiore  a  quella  dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato   ed  il  conduttore  di  neutro  sia  protetto  per  un  cortocircuito  in  fondo  alla  linea;  in  tutti  gli  altri  casi  al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase. La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s); 

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− K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme.  La  sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata  facendo  riferimento alla  seguente tabella:  in  questo  caso  non  è  in  generale  necessaria  la  verifica  attraverso  l'applicazione  della  formula precedente. Se dall'applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata, sarà adottata la sezione unificata  immediatamente  superiore al valore calcolato. Quando un unico conduttore di protezione deve servire  più  circuiti  utilizzatori,  la  tabella  si  applica  con  riferimento  al  conduttore  di  fase  di  sezione  più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non).  I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. In caso contrario,  la sezione del conduttore di protezione sarà determinata  in modo da avere conduttanza equivalente. Se  i conduttori di protezione non fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di  fase  la  loro  sezione non  sarà  inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve  servire più  circuiti  utilizzatori  sarà dimensionato  in  relazione alla  sezione del  conduttore  di  fase di sezione  più  elevata.  I  cavi  unipolari  e  le  anime dei  cavi multipolari  saranno  contraddistinti mediante  le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali).  La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa di innesco o di propagazione d'incendio: saranno usati cavi, tubi protettivi e  canali  aventi  caratteristiche  di  non  propagazione  della  fiamma  nelle  condizioni  di  posa.  Tutti  i  cavi appartenenti  ad  uno  stesso  circuito  seguiranno  lo  stesso  percorso  e  saranno quindi  infilati nella  stessa canalizzazione,  cavi  di  circuiti  a  tensioni  diverse  saranno  inseriti  in  tubazioni  separate  e  faranno  capo  a scatole  di  derivazione  distinte;  qualora  facessero  capo  alle  stesse  scatole,  queste  avranno  diaframmi divisori. I  cavi  che  seguono  lo  stesso  percorso  ed  in  special modo  quelli  posati  nelle  stesse  tubazioni,verranno chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità.  Il collegamento dei cavi  in partenza dai quadri e le derivazioni degli stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione saranno effettuate  mediante  appositi  morsetti.  I  cavi  non  trasmetteranno  nessuna  sollecitazione meccanica  ai morsetti delle cassette, delle scatole, delle prese a spina, degli  interruttori e degli apparecchi utilizzatori. I terminali dei cavi da  inserire nei morsetti e nelle apparecchiature  in genere,  saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati. I cavi saranno sempre protetti contro  la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte  le  derivazioni  e  le  giunzioni  dei  cavi  saranno  effettuate  entro  apposite  cassette  di  derivazione di caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette  da  incasso  in  materiale  isolante  autoestinguente  (resistente  fino  650°  alla  prova  a  filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette da esterno  in pressofusione di alluminio, con Marchio di Qualità, in esecuzione IP55, posate in vista a parete/soffitto. 

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Tutte  le  cassette  disporranno  di  coperchio  rimovibile  soltanto mediante  l’uso  di  attrezzo.  Per  tutte  le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato.  I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I  pozzetti  saranno  installati  in  corrispondenza  di  ogni  punto  di  deviazione  delle  tubazioni  rispetto all’andamento rettilineo,  in ogni punto di incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra (di valore  inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda  in rame nudo da 50 mmq  interrata  a  circa  0,5  m  di  profondità  integrata  da  picchetti  infissi  nel  terreno  entro  pozzetti ispezionabili. Fanno  parte  integrante  del  sistema  di  dispersione  le  reti  in  acciaio  annegate  nel  pavimento  del  locale trasformazione  elettrica  per  rendere  detto  locale  equipotenziale.  Per  la  cabina  di  trasformazione  e consegna e per  la cabina di connessione  saranno  realizzate maglie di  terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di  rame nuda  interrata della  sezione di almeno 50 mmq. Saranno direttamente collegati a questa maglia  i  sostegni metallici  delle  apparecchiature  AT.  Il  locale  trasformazione  sarà  dotata  di  un  proprio collettore di  terra  principale,  costituito da una  barratura  in  rame  fissata  a parete,  a  cui  faranno  capo  i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT.  Dal nodo di  terra posto  in corrispondenza del Quadro Generale BT di Cabina  saranno poi derivati  tutti  i conduttori di protezione ed equipotenziali destinati al collegamento dei quadri di distribuzione e quindi di tutte le masse estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti  i  conduttori  di  protezione  ed  equipotenziali  presenti  nell’impianto  saranno  identificati  con  guaina isolante di  colore  giallo‐verde  e  saranno  in  parte  contenuti  all’interno  dei  cavi multipolari  impiegati  per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare  il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto.  Il presente paragrafo ha per oggetto  la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed  indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4) e  la definizione delle misure di protezione appropriate da adottare relativamente alle strutture che compongono il generatore fotovoltaico, ed al manufatto “cabina di campo”.  La procedura di calcolo utilizzata è quella individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1.  16.1 NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO ‐ Norma CEI 81‐1 terza edizione: "Protezione delle strutture contro i fulmini"; ‐ Norma CEI 81‐1; V1: “Variante alla norma CEI 81‐1”; ‐ Norma  CEI  81‐3  terza  edizione:  "Valori medi del  numero  di  fulmini a  terra per anno  e  per  chilometro quadrato dei comuni d'Italia, in ordine alfabetico ‐Elenco dei comuni"; ‐ Norma CEI EN 62305 ‐1 “Protezione contro i fulmini. Principi generali” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐2 “Protezione contro i fulmini. Valutazione del rischio” ‐ Norma CEI EN 62305  ‐3 “Protezione contro  i  fulmini. Danno materiale delle  strutture e pericolo per  le persone” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐4 “Protezione contro i fulmini. Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture”  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impiantistica

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1. Per  le  strutture  in oggetto non è prevista  la presenza di persone  in numero elevato o per un elevato periodo di tempo a meno di 5 m dalla struttura stessa; 2. Le strutture in oggetto hanno caratteristiche tipiche indicate nell’articolo G.2 ovvero: − Struttura di tipo C: “strutture metalliche all’aperto (superficie del terreno circostante vegetale e persone abitualmente presenti all’esterno o in prossimità” per quanto riguarda gli inseguitori solari (punto G.2.3). − Struttura di tipo B: “immobili per uso ufficio” per quanto riguarda il manufatto “trasformazione” (punto G.2.2). 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione sui campi elettromagnetici 

 

 

                   

  

RELAZIONE E LIMITI DI ESPOSIZIONE  

A CAMPI ELETTROMAGNETICI     A.1. PREMESSA  A.2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO  A.3. CONCLUSIONI      

                                    

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PPRREEMMEESSSSAA     

Nell'ambito delle  analisi dei  rischi  significativi per  la  salute  riconducibili  alla  conduzione  del parco  fotovoltaico  in  comune  di  Collesalvetti,  località  Lavandone,    è    stato    condotto    il  presente    studio    per    valutare  l'eventuale  introduzione/modifica  nell'area  oggetto  di intervento di campi elettromagnetici; tale valutazione viene svolta sulla base delle norme, ove applicabili, e delle linee guida emanate dagli enti preposti.    NORMATIVE DI RIFERIMENTO  L'Unione  Europea  ha  spostato  al  30  aprile  2012  la  data  ultima  per  il  recepimento  della  direttiva  2004/40/CE, inizialmente prevista per il 30 aprile 2008.  In considerazione di ciò,  il D.Lgs 81/08  (testo unico  sulla sicurezza  sul  lavoro) prevede nelle disposizioni finali (art. 306) che le norme relative ai  limiti di esposizione entrino in vigore alla stessa data (titolo VIII, Capo IV).   Lo  stesso  decreto  impone  al  datore  di  lavoro  di  valutare  i  rischi  dovuti  ai  campi elettromagnetici e tale obbligo è già in vigore poiché previsto dagli articoli 17, 28 ed 181.  In   particolare    l'art. 181,   comma   1,   prevede   espressamente   che    il   datore   di    lavoro  “debba    valutare    tutti    i    rischi  derivanti da    esposizione  agli  agenti  fisici    in   modo    da identificare  ed  adottare    le  opportune misure  di prevenzione  e  protezione  con  particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi”.   Si precisa che tra gli agenti fisici sono compresi i campi elettromagnetici.  Successivamente  alla  pubblicazione  della  direttiva  2004/40/CE  relativa  alla  protezione  dei  lavoratori  dai  campi elettromagnetici,  la  commissione  Europea  ha  conferito  al  CENELEC  il  mandato    di    predisporre    le    norme    tecniche  necessarie  all'applicazione  della  direttiva (misure, calcoli, ecc..).   Le    suddette    norme    sono    ancore    in    numero    limitato,   ma    recentemente    è    stata  pubblicata    la    norma    EN50499  “Procedure    per    la    valutazione    dell'esposizione    dei  lavoratori  ai  campi  elettromagnetici”,  che  riporta  due  tabelle,  una dove sono riportate le attrezzature e  le attività le cui emissioni elettromagnetiche rispettano  i  limiti di esposizione e la seconda  dove  sono   riportati   gli   impianti   e  le   attività  che  richiedono  approfondimenti  in  relazione  ai  rischi  dovuti  ai campi elettromagnetici.   Come noto, la legge 36/01 ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8/7/03) hanno individuato per la popolazione limiti di esposizione al campo magnetico nelle “aree di gioco per l'infanzia, negli ambienti abitativi, negli ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere”.   Con particolare riferimento agli elettrodotti il DM 29/05/08 stabilisce la procedura da adottare per determinare le fasce di rispetto dagli stessi costituiti da linee aeree o interrate.  Tale procedura non si applica a:   

- Linee a frequenza diversa da quella di rete (50Hz); - Linee di classe 0 secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee telefoniche); - Linee  di  prima  classe  secondo  il decreto  interministeriale  21/3/88  (linee  con  tensioni 

<1000V); - Linee in media tensione in cavo cordato ad elica (interrate o aeree). 

 

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      In via preliminare occorre precisare che, se  la fascia di rispetto rimane all'interno dell'area di pertinenza dell'azienda (nel caso in oggetto all'interno della recinzione), il  DPCM 8/7/03 non si applica,  essendo  espressamente  finalizzato  alla  tutela della popolazione  e non  dei  soggetti esposti al campo magnetico per ragioni professionali. 

 I    limiti    di    esposizione    ai    campi    elettromagnetici    e    le    procedure    di    calcolo,  eventualmente   da   considerare   nella valutazione   del   rischio,     sono   riportati   nelle    linee  guida    emanate    nel    1998    dalla    Commissione    Internazionale    per    la  Protezione  delle Radiazioni Non ionizzanti (ICNIRP) di cui di seguito si riporta   l'estratto.   

DEFINIZIONI ED UNITÀ DI MISURA 

Campo elettrico E: si definisce campo elettrico una quantità vettoriale che, in ogni punto di una data regione di spazio, rappresenta il rapporto fra la forza esercitata su una carica elettrica di prova q ed il valore della carica medesima.  L'unità di misura del campo elettrico nel sistema S.I. è il volt/metro (V/m) 

Campo magnetico H: si definisce campo magnetico una quantità vettoriale‐assiale definita in ogni punto di una data regione di spazio in modo tale che il suo rotore sia eguale alla densità di corrente elettrica totale, compresa la corrente di spostamento.  L'unità di misura del campo magnetico nel sistema S.I. è l'ampere/metro (A/m) 

Densità di potenza elettromagnetica S: è la potenza elettromagnetica che fluisce attraverso l'unità di superficie, normale alla direzione di propagazione. Nella regione di campo lontano S è legata al valore efficace del campo elettrico Eeff ed al valore efficace del campo magnetico Heff dalle relazioni 

con  

l'impedenza dello spazio libero 

L'unità di misura della densità di potenza elettromagnetica nel sistema S.I. è il watt/metro‐quadro (W/m2). 

Frequenza f: numero di cicli o periodi nell'unità di tempo.  L'unità di misura della frequenza nel sistema S.I. è l'hertz (Hz); sono di uso frequente i multipli kilohertz (1 kHz = 103 Hz); megahertz (1 MHz = 106 Hz); gigahertz (1 GHz = 109 Hz) 

Media sull'intervallo temporale (t1, t2): per una grandezza p(t) variabile nel tempo è data dalla espressione: 

 

Valore efficace: di una grandezza periodica a(t) si definisce valore efficace l'espressione 

  

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Onda  piana:  è  una  distribuzione  di  campo  elettromagnetico  propagativo,  in  cui  on  ogni  punto  i vettori  campo  elettrico  e  campo  magnetico  sono  perpendicolari  fra  loro  e  giacciono  su  piani perpendicolari alla direzione di propagazione. 

Regione di campo  lontano: regione di spazio, sufficientemente  lontano dalla sorgente, nella quale  il campo elettromagnetico ha una distribuzione con  le caratteristiche dell'onda piana. L'estensione di questa regione dipende dalle dimensioni massime lineari D dell'elemento radiante e dalla lunghezza d'onda  l del campo emesso. Si assume che  la regione di campo lontano inizia ad una distanza dalla sorgente maggiore della quantità r eguale alla maggiore fra le quantità l e D2/l. 

Obiettivi di qualità: sono valori di campo elettromagnetico da conseguire nel breve, medio e  lungo periodo, usando  tecnologie e metodiche di  risanamento disponibili, al  fine di  realizzare obiettivi di tutela. 

               La  riduzione  dei  contributi  dei  campi  elettromagnetici  generati  da  diverse  sorgenti,  che concorrono in un dato punto al superamento dei limiti di esposizione di cui allo art. 3 e dei valori di cui all'art. 4, comma 2, deve essere eseguito nel modo seguente: indicando con Ei il campo elettrico della  sorgente  i‐esima,  con  Li  il  corrispondente  limite  desunto  dalla  tab.  1,  con  Di  la  densità  di potenza della  sorgente e DLi  il corrispondente  limite desunto dalla  tab. 1,  si calcolano  i contributi normalizzati che le varie sorgenti producono nel punto in considerazione nel modo seguente: 

           (1)  Ci=Ei2/Li

2  oppure, per frequenze f > 3 MHz,  Ci=Di/DLi 

     Se la somma 

(2)  

supera il valore 1 i limiti di esposizione non sono soddisfatti ed i vari segnali Ei vanno pertanto ridotti in modo che risulti C <= 0,8 ai fini di maggior tutela della popolazione. 

             In via preliminare si individuano con Ri quei contributi Ci che singolarmente superano il valore 0,8: a ciascuno dei corrispondenti segnali Ei deve essere applicato un coefficiente di riduzione bi che soddisfa la relazione biRi = 0,8 

     Se la somma 

 

supera il valore 0,8 i vari segnali Ei devono essere ridotti in modo che risulti C<=0,8. 

     Dall'insieme  dei  contributi  da  normalizzare  devono  essere  esclusi  i  segnali  che  danno  un contributo inferiore a 1/100 indicati convenzionalmente con l'espressione: 

 

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     Quindi la (2) puo’ essere riscritta: 

 

       se  

si ha:  

 

 

essendo a il coefficiente di riduzione ed E'j, E'n i nuovi valori, ridotti a conformità, dei campi elettrici. 

  

LIMITI DI ESPOSIZIONE 

  DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003  

Fissazione dei  limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per  la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz. 

  

Tabella 1 Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensità di campo magnetico H (A/m) 

Densità di potenza D (W/m2) 

Limiti di esposizione 

0,1 < f ≤ 3 MHz 

3 < f ≤ 3000 MHz 

3 < f ≤ 300 GHz 

  

60 

20 

40 

  

0,2 

0,05 

0,01 

  

‐ 

  

Tabella 2 Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensità di campo magnetico H (A/m) 

Densità di potenza D (W/m2) 

Valori di attenzione 

0,1 MHz < f ≤ 300 GHz 

  

  

0,016 

  

0,10 (3 MHz‐300GHz) 

 

Tabella 3 Intensità di campo elettrico E 

(V/m)  Intensità di campo magnetico 

H (A/m)  Densità di potenza D (W/m2)  

Obiettivi di qualità 

0,1 MHz < f ≤ 300 GHz 

  

  

0,016 

  

0,10 (3 MHz‐300GHz)  

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DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003  

Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti. 

Limiti di esposizione e valori di attenzione 

Nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti, non deve essere superato  il limite di esposizione di 100 μT per l'induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci.  

A  titolo di misura di  cautela per  la protezione da possibili effetti a  lungo  termine, eventualmente  connessi con  l'esposizione  ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di 10 mT, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.  

Obiettivi di qualità 

 Nella progettazione di  nuovi  elettrodotti  in  corrispondenza  di  aree  gioco per  l'infanzia, di  ambienti  abitativi, di  ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree  di  cui  sopra  in  prossimità  di  linee  ed  installazioni  elettriche  già  presenti  nel  territorio,  ai  fini  della  progressiva minimizzazione dell'esposizione  ai  campi elettrici e magnetici  generati dagli elettrodotti operanti  alla  frequenza di 50 Hz, e' fissato l'obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell'induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio. 

IRPA ‐ INIRC 1998 

livelli di riferimento per la esposizione occupazionale a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)  

 Frequenza  Valore efficace del campo elettrico 

(V/m)  

Valore efficace del campo magnetico 

(A/m)  

Induzione magnetica 

(µT) 

Densità di potenza dell’onda piana equivalente 

(W/m2)  

Fino ad 1 Hz  ‐  1.63x105  2 x105  ‐ 

1¸8 Hz  20000  1.63x105/f   2 x105 /f2  ‐ 

8¸25 Hz  20000  2x104/f  2 x104/f  ‐ 

0.025¸0.82 KHz  500/f  20/f  25/f  ‐ 

0.82¸65 KHz  610  24.4  30.7  ‐ 

0.065¸1 MHz  610  1.6/f  2.0/f  ‐ 

1¸10 MHz  610/f  1.6/f  2.0/f  ‐ 

10¸400 MHz  61  0.16  0.2  10 

400¸2000 MHz  3 f1/2  0.008 f1/2  0.01 f1/2  f/40  

2¸300 GHz  137  0.36  0.45  50 

Note: 

   f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1 

Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi 

intervallo di 6 minuti. 

 

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IRPA ‐ INIRC 1998 

Livelli di riferimento per la esposizione del pubblico a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)  

 Frequenza  Valore efficace del campo elettrico 

(V/m) 

Valore efficace del campo magnetico 

(A/m) 

Induzione magnetica 

(µT) 

Densità di potenza dell’onda piana equivalente 

(W/m2) 

Fino ad 1 Hz  ‐  3.2x104  4 x104  ‐ 

1¸8 Hz  10000  3.2x104/f  4 x104 /f2  ‐ 

8¸25 Hz  10000  4000/f  5000/f  ‐ 

0.025¸0.8 KHz  250/f  4/f  5/f  ‐ 

0.8¸3 KHz  250/f  5  6.25    

3¸150 KHz  87  5  6.25  ‐ 

0.15¸1 MHz  87  0.73/f  0.92/f  ‐ 

1¸10 MHz  87/f1/2  0.73/f  0.92/f  ‐ 

10¸400 MHz  28  0.073  0.092  2 

400¸2000 MHz  1.375 f1/2  0.0037 f1/2  0.0046 f1/2  f/200  

2¸300 GHz  61  0.16  0.20  10 

 Note: 

f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1 

Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi 

intervallo di 6 minuti. 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Decreto Legislativo 19 novembre 2007, n.257 

Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).  

(GU n. 9 del 11‐1‐2008) 

 

A. VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE  Per specificare i valori limite di esposizione relativi ai campi elettromagnetici, a seconda della frequenza, sono utilizzate le seguenti grandezze fisiche: * sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente relativamente ai campi variabili nel tempo fino a 1 Hz, al fine di prevenire effetti sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso centrale; * fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente, in modo da prevenire effetti sulle funzioni del sistema nervoso; * fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti valori limite di esposizione per il SAR, in modo da prevenire stress termico sul corpo intero ed eccessivo riscaldamento localizzato dei tessuti. Nell'intervallo di frequenza compreso fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite di esposizione previsti si riferiscono sia alla densita' di corrente che al SAR; * fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di potenza al fine di prevenire l'eccessivo riscaldamento dei tessuti della superficie del corpo o in prossimita' della stessa.   

Tabella 1 Valori limite di esposizione (art. 49‐quindecies, comma 1).  Tutte le condizioni devono essere rispettate.   

Intervallo di frequenza  

Densità di corrente 

per corpo e tronco 

J (mA/m2) (rms) 

SAR mediato  sul corpo intero (W/kg) 

SAR localizzato (corpo e tronco) (W/kg) 

SAR localizzato 

(arti) (W/kg) 

Densità di potenza (W/m2) 

Fino a 1 Hz  40  /  /  /  / 1 ‐ 4 Hz  40/f  /  /  /  / 

4 ‐ 1000 Hz  10  /  /  /  / 1000 Hz ‐ 100 kHz  f/100  /  /  /  / 100 kHz ‐ 10 Mhz  f/100  0,4  10  20  / 10 MHz ‐ 10 GHz  /  0,4  10  20  / 10 ‐ 300 GHz  /  /  /  /  50 

                    

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B. VALORI DI AZIONE  

I valori di azione di cui alla tabella 2 sono ottenuti a partire dai valori limite di esposizione secondo le basi razionali utilizzate dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti 

(ICNIRP) nelle sue linee guida sulla limitazione dell'esposizione alle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP 7/99).  

Tabella 2 Valori di azione ( art‐ 49‐quindecies, comma 2) 

 [valori efficaci (rms) imperturbati] 

  

Intervallo di frequenza  

Intensità di campo elettrico E (V/m) 

Intensità di campo magneticoH (A/m)  

Induzione magnetica B(mT) 

Densità di potenza  

di onda piana Seq (W/m2)  

Corrente di contatto (W/m2)  le (mA) 

Corrente indotta 

attraverso gli arti 

IL (mA)  0 ‐ 1 Hz  /  1,63 x 105  2 x 105  /  1,0  / 

1 ‐ 8 Hz  20000 1,63 x 105/f2 

2 x 105/f2  /  1,0  / 

8 ‐ 25 Hz  20000  2 x 104/f  2,5 x 104/f  /  1,0  / 0,025 ‐ 0,82 kHz  500/f  20/f  25/f  /  1,0  / 0,82 kHz ‐ 2,5 kHz  610  24,4  30,7  /  1,0    2,5  ‐ 65 kHz  610  24,4  30,7  /  0,4f  / 65 ‐ 100 kHz  610  1600/f   2000/f   /  0,4/f  / 0,1 ‐ 1 MHz  610  1,6/f  2/f  /  0,4/f  / 1 ‐ 10 MHz  610/f  1,6/f  2/f  /  40  / 10 ‐ 110 MHz  61  0,16  0,2  10  40  100 110 ‐ 400 MHz  61  0,16  0,2  10  /  / 400 ‐ 2000 MHz  3f1/2  0,008f1/2  0,01f1/2  f/40  /  / 2 ‐ 300 GHz  137  0,36  0,45  50  /  / 

 Note: 1. f e' la frequenza espressa nelle unita' indicate nella colonna relativa all'intervallo di frequenza.   2. Per le frequenze comprese fra 100 kHz e 10 GHz, S «eq», E, H, B e I «L» devono essere calcolati come medie su un qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano 10 GHz, S «eq», E, H          

                          

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 CONCLUSIONI   Considerando che l'area oggetto di intervento non ricade tra quelle elencate nel DPCM 8/7/03 detto decreto attuativo non risulta applicabile.  Le   apparecchiature   asservite   all'impianto  fotovoltaico   sono   fornite  di   marchiatura   CE   e  dunque  conformi  alle direttive europee 2004/108/EC. EMC directive.  Dette  apparecchiature  non  rientrano  espressamente  nella  già  citata  tabella  facente  parte  della   norma   EN50499 “Procedure   per    la   valutazione   dell'esposizione   dei    lavoratori   ai  campi  elettromagnetici”  riportante  gli  impianti  e  le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici  Per quanto concerne  la valutazione dei  rischi dovuti ai campi elettromagnetici dalle  indagini condotte  in diversi stati della  comunità  europea    su    impianti  fotovoltaici  già   realizzati  ed  in   esercizio,   si   deduce   che    i   valori   di    intensità   di  induzione magnetica e di  intensità di campo elettrico non superano i limiti di esposizione fissati per la popolazione e neanche i limiti di esposizione per i lavoratori raccomandati.  In via cautelativa è stata comunque effettuata la valutazione del rischio secondo le linee guida ICNIRP, menzionate precedentemente, dalla quale è emerso che la parte in corrente continua emette campi elettromagnetici  statici almeno due ordini di grandezza più deboli del campo magnetico terrestre; non è quindi pensabile una loro influenza negativa sull'essere umano.   

         

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1

1. Premessa 1.1 Generalità e motivazione dell’opera 1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera

2. Quadro di riferimento programmatico 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale

2.1.1 Normativa comunitaria 2.1.2 Normativa nazionale 2.1.3 Normativa regionale

2.2 Normativa di riferimento impianti alimentati da energia 2.2.1 Normativa comunitaria 2.2.2 Normativa nazionale 2.2.3 Normativa regionale

2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto 2.4 Strumenti di programmazione

2.4.1 Programmazione comunitaria 2.4.2 Programmazione nazionale 2.4.3 Programmazione

2.5 Strumenti di pianificazione territoriale 2.5.1 Rete Natura 2000 2.5.2 Aree protette 2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT) 2.5.4 Piano paesaggistico

2.5.5 Piano Territoriale di Coordinamento della Prov. di Livorno (PTC) 2.5.6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) 2.5.7. Pianificazione locale

2.6. Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione 2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale 2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale

2.7. Conclusioni

3. Quadro di riferimento progettuale

3.1 Natura e fini del progetto 3.2 Descrizione del progetto

3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti 3.3 Tempi realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento

3.4 Descrizione della tecnica prescelta 3.5. Descrizione della natura e dei metodi di produzione 3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di

sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni

3.7 Descrizione delle caratteristiche di accesso

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3.8 Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito

3.9 Definizione del rischio di incidenti 3.10 Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto 3.11 Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale 3.12 Cantierizzazione 3.13 Piano di dismissione e ripristino 3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali

4. Quadro di riferimento ambientale

4.1 Atmosfera e clima 4.1.1 La qualità dell’aria 4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria 4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione

4.2 Ambiente Idrico 4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico 4.2.2 Qualità delle acque 4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione

4.3 Suolo e sottosuolo 4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico 4.3.3 Cenni di geotecnica 4.3.4 Sismicità 4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione

4.4 Fauna, flora ed ecosistemi 4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente 4.4.2 Fauna: stato della componente 4.4.3 Ecosistemi: stato della componente 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.4.5 Misure di mitigazione e compensazione

4.5 Rumore e vibrazioni 4.5.1 Stato della componente 4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione

4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.6.1 Stato della componente

4.6.2 Impatti potenziali 4.6.3 Mitigazioni

4.7 Assetto demografico e igienico-sanitario

4.7.1 Stato della componente 4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione

4.8 Paesaggio

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3

4.8.1 Stato della componente 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.8.3 Misure di mitigazione

                                                           

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  1. PREMESSA 

Il presente studio è inerente il progetto di un impianto di conversione dell’energia solare in energia elettrica per mezzo della  

tecnologia fotovoltaica della potenza nominale di 4.04 MWp da realizzarsi nel   Comune di Collesalvetti  (LI),  nella zona detta  

“Lavandone”. 

La società Impretecna srl intende sviluppare il progetto di tale impianto su terreni di cui ha la disponibilità.   

La  realizzazione dell’opera di progetto   si    inserisce    nel   processo   di   progressivo    incremento    dello   sfruttamento    delle  

energie  alternative,  al  fine  di migliorare  la  produttività  e  l’offerta,  operando  nel  contempo  un miglioramento  in  termini  di 

impatto sull’ambiente.  

Il presente studio è stato pertanto articolato nei seguenti punti:  

• quadro di  riferimento programmatico, nel quale, oltre a riportare le principali leggi relative alla normativa di impatto 

ambientale  e  alla  realizzazione  di  impianti  fotovoltaici,  a  livello comunitario,  nazionale  e  regionale,  si  è  valutata  la 

coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di programmazione vigenti; 

• quadro  di  riferimento  progettuale ,  nel  quale  sono  stati  descritti  l’impianto,  le  opere accessorie, gli aspetti 

tecnico/progettuali e le azioni di progetto; 

• quadro  di  riferimento ambientale,  in cui è stato definito  lo stato dell’ambiente attraverso  le analisi     delle     diverse  

componenti,  e   sono   stati  individuati   i   possibili  impatti  che  la realizzazione dell’impianto fotovoltaico di progetto 

potrebbe  avere  su  ciascuna  componente  ambientale  nelle  fasi  progettuali  di  cantierizzazione,  di  esercizio  e  di 

dismissione.    1.1  Generalità e motivazione dell’opera 

  

Una fonte di energia è rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con quello  necessario  per  la   

sua    rigenerazione.    Il   D.    Lgs.    387/2003    “   Attuazione    della   Direttiva  2001/77/CE  relativa  alla  promozione  dell’energia 

elettrica prodotta  da  fonti energetiche  rinnovabili nel mercato  interno  dell’elettricità ”, definisce all’art. 2,  lettera a)  le  fonti 

energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili: 

 

 “  le  fonti  energetiche  rinnovabili  non  fossili  (eolica,  solare,  solare  termodinamica,    geotermica,  del  moto  ondoso, 

mareomotrice,   idraulica,   biomasse,   gas   di   discarica,   gas   residuati   dai   processi   di depurazione e biogas)”.  

 

L’energia geotermica – a  rigore – non sarebbe da  includere nelle fonti  totalmente  rinnovabili:  lo diventa  (o quasi) con  la post‐

iniezione di acqua di recupero da condensazione nella massa calda sotterranea, a circa 2.000‐2.500 mt di profondità. 

A  differenza  dei  combustibili  fossili  e  nucleari,  le  fonti  rinnovabili  possono  essere  considerate virtualmente inesauribili.  

L’utilizzo  di  tali  fonti  rappresenta  uno  strumento  fondamentale  per  i  paesi  industrializzati  nel  raggiungere  gli  obiettivi  di 

utilizzazione sostenibile delle risorse. 

Riduzione  delle  emissioni  di  gas  serra,  riduzione  dell’inquinamento  atmosferico.   

Oltre  ciò  è  da  considerare  positivamente    la    diversificazione    del  mercato  energetico    e  la   maggiore  sicurezza  di 

approvvigionamento   dell’energia.    

Le   energie   rinnovabili   rappresentano   altresì   una   concreta opportunità  di  sviluppo  sostenibile  e  di  accesso  al  l’energia 

in  aree  remote  per  i  paesi  in  via  di sviluppo. 

Per  promuovere  la  diffusione  dell’utilizzo  di  tali  fonti,  l’Unione  Europea  ha  fissato  l’obiettivo  di  una  produzione  di  energia  

elettrica da fonti  rinnovabili pari al 22% del consumo  totale, da  raggiungere entro l’anno 2020. 

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Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso all’Unione Europea il proprio Energy Position Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi riportati in tabella 1. 

Tabella 1 – Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020

2005 2020

FONTE POTENZA (MW) (ENERGIA TWH) POTENZA (MW) (ENERGIA TWH)

IDROELETTRICO 17.325 36 20.200 43.15

EOLICO 1.718 2,35 12.000 22,60

SOLARE FTV 34 0.04 9.500 13.20

GEOTERMICO 711 5.32 1.300 9.73

BIOMASSE, BIOGAS 1.201 6.16 2.415 14.50

ONDE E MAREE 0 0.00 800 1.00

TOTALE 20.989 49.87 46.215 104.15

ENERGIA PRIMARIA 4.29 8.96 SOSTITUITA (MTEP)

In  particolare,  per  le  centrali  fotovoltaiche,  considerando  i  vincoli  naturali  e  la  disponibilità  di territorio equivalente a 10 kmq di terreno, viene stimata una possibile allocazione di 1000 MWp.  

 

La Regione Toscana nel PIER (Piano Integrato Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la riduzione del 20% delle emissioni 

di CO2 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990), e l’aumento del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di 

fonti di energia rinnovabili. 

Tra le diverse fonti di energia rinnovabile, la tecnologia fotovoltaica presenta alcuni vantaggi: 

indipendenza del luogo  di installazione rispetto  alla fonte di  energia: seppur in misura variabile, sulla superficie terrestre 

l'irraggiamento solare arriva ovunque;  la  fonte eolica e quella  idroelettrica sono  invece  limitate a porzioni specifiche del 

territorio, ove  tali  risorse si concentrano  in misura  idonea ad essere sfruttate, mentre  la  biomassa va coltivata  in situ o  

comunque trasportata; 

è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di errore, indipendentemente dalla 

variabilità di richiesta; 

non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…)  

l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase produttiva dei supporti: la costruzione 

dei moduli  richiede  l'uso  di  tecnologie  convenzionali  poco  inquinanti.    L'esercizio    delle    centrali    comporta      quasi  

esclusivamente     occupazione   di superficie. La  fase di dismissione  (dopo 25‐30 anni di esercizio) non presenta particolari 

problemi;  

i  benefici  ambientali  ottenibili  dall’adozione  di  sistemi  FV  sono  proporzionali  alla  quantità  di  energia  prodotta, 

supponendo che questa vada a sostituire energia altrimenti  fornita da  fonti convenzionali: ogni kWh  prodotto con 

fonte  fotovoltaica  consente  di    evitare    l'emissione  nell'atmosfera      di      0,53      kg      di      CO2      (gas      responsabile   

dell’effetto   serra, prodotto con la tradizionale  produzione   termoelettrica  che,  in  Italia,  rappresenta  l’80%  circa  

della generazione elettrica nazionale).  

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  1.2  Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera 

  L’area in esame è ubicata nel Comune di Collesalvetti, in località “Lavandone”.   Come si vede dalla documentazione fotografica riportata  il sito di ubicazione delle opere   in progetto si trova  al di fuori  di ogni nucleo urbano.   La scelta dell’area di ubicazione delle opere è stata determinata da un insieme di fattori.   La società Impretecna srl ha la disponibilità del terreno avendo opzionato la superficie dalla proprietà.  

• Il sito non è gravato da vincoli, come si vedrà in dettaglio nelle pagine seguenti.  

 

L’ubicazione  in  una  zona  già  dotata  delle  necessarie  infrastrutture,  legate  alla  presenza  della  rete  elettrica,  rende  il  sito 

facilmente accessibile sin dalla fase di cantierizzazione.  

Nelle tavole è evidenziata la rete stradale dell’ambito di riferimento locale del sito di ubicazione delle opere in progetto. 

Nel seguito sono riportati i principali dati necessari alla localizzazione dell’area di intervento sulla cartografia ufficiale. 

Riferimenti catastali:

Catasto Terreni del Comune di Collesalvetti (Livorno): foglio di mappa n° 3, particelle n° 2.

Proprietà: sig.Natalini Fernando.

Riferimenti geografici: zona baricentrica, 43°37’07,04” Nord; 10°24’54,95” Est.

Coordinate Gauss/Boaga: non determinate.

Altitudine: circa 2 mt slmm.

Albedo: 0.2

Superficie area lorda: circa 100.000 mq

Inclinazione media: 0.1°

Linea di pendenza: sud-nord (da scolmatore f.Arno a Fossa Nuova) Per quanto riguarda l’inquadramento dell’opera nel territorio risulta quanto segue:  

dal    punto    di    vista    urbanistico,    secondo    il    vigente    PRGC    del    Comune    di    Collesalvetti,    la  destinazione urbanistica dell’area di realizzazione dell’impianto è la seguente: AGRICOLO con prescrizioni.  

 

Altro:  

  dal  punto  di  vista  paesistico,  il  terreno  che  ospiterà  l’impianto  fotovoltaico,  ricade  nell’  AMBITO  N°12    “Area 

Livornese”,  comprendente  in  comuni  di  Collesalvetti,  Crespina,  Fauglia,  Livorno,  Lorenzana,  Orciano  Pisano, Rosignano Marittimo, nelle province di Livorno e Pisa, secondo la classificazione regionale PIT vigente.  Le caratteristiche salienti di quest’ambito sono riportate nel riquadro.  

    La città di Livorno non ha avuto la possibilità di formarsi un contado, perché di origine recentissima, rispetto agli standard italiani. Fino all’inizio dell’Ottocento ha avuto scarsi contatti col territorio circostante e con lo stato di cui faceva parte, e molti con l’oltremare, perché era una base del commercio di deposito nel Mediterraneo, controllato dagli inglesi e dagli olandesi Inoltre, non ha avuto un vero territorio provinciale fino al 1925, quando al suo territorio comunale e all’Isola d’Elba venne aggiunta la Maremma pisana. Nonostante i quasi 80 anni trascorsi dall’annessione di una parte del territorio pisano, i legami con l’entroterra immediato sono rimasti deboli. Comunque, essendo stata fin verso gli anni ’90 del ‘900 la seconda città della Toscana (poi sorpassata da Prato) Livorno ha intessuto qualche legame coi territori circostanti, che data la configurazione della provincia (una sottile striscia lungo il Tirreno) sono in buona parte pisani.

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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CENNI DI OROGRAFIAE DI IDROGRAFIA La parte centrale dell’area è costituita dalle colline livornesi (fra il mare e il corso del torrente Tora), e – in destra del Tora, - le colline pisane fino al torrente Crèspina. I due torrenti versano nel fosso Reale, che unito al Fosso d’Arno sbocca in mare immediatamente a nord della città di Livorno. Il comune di Orciano è sul displuvio fra i bacini dei due torrenti Tora e Isola, che scorrono verso nord, e il torrente Fine, che scorre verso sud. CENNI RELATIVI ALLO SVILUPPO ECONOMICO Livorno ha avuto un precoce sviluppo commerciale, e, fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, industrialee finnaziario. Nel 1929 vi venne istituita, in parte annettendo una striscia di territorio di Collesalvetti che arrivava fino al mare, la zona “portuale – industriale” che non ha avuto sorte migliore delle altre zone industriali nate nel periodo fra le due guerre mondiali (Venezia, Bolzano, Apuania). Degli altri comuni, Collesalvetti è coinvolto nello sviluppo industriale a partire dall’istituzione del porto industriale, mentre gli altri sono rimasti rurali fino a tempi recenti. Nel territorio comunale di Livorno esiste un piccolo complesso di foreste demaniali: Quercianella - S. Alò, Calafuria, Limone – Valle Benedetta - Parrana S. Martino, (che ha una piccola espansione nel comune di Collesalvetti). VIE DI COMUNICAZIONE Livorno venne collegata a Pisa per strada ferrata nel 1844, a Firenze nel 1848. La strada litoranea (Aurelia) era stata ricostruita fra il 1828 e il 1841. Il proseguimento verso Roma della ferrovia venne realizzato, in un primo tempo, per le valli del Tora e del Fine, cioè dietro le colline di Livorno; e di conseguenza quando venne costruito il tronco Pisa-Collesalvetti, Livorno rimase tagliata fuori dal percorso verso Roma, fino alla realizzazione del tratto costiero Livorno-Vada nel 1910. La ferrovia tirrenica arrivò a Grosseto nel 1864, a Roma nel 1867. Genova venne collegata nel 1874. Negli anni ’30 del Novecento l’Ente Attività Toscane (EAT) promosse la costruzione della autostrada Firenze-mare, preferendo il percorso ”turistico” (Firenze-Montecatini-Viareggio) a quello commerciale, Firenze-Livorno per il Valdarno. Negli anni ’70-’80 è stata realizzata la superstrada Firenze-Livorno (e Pisa); nel 1971 venne terminata l’autostrada Genova-Livorno, in seguito prolungata fino a Rosignano. 

 

dal punto di vista ambientale, l’area non è inserita in Sic, Zps, Sir e Aree Protette; 

dal punto di vista vincolistico, sull’area di intervento non sono presenti vincoli ex art. 142 del  Codice  dei  beni  culturali   e  

del  paesaggio   né  è   gravata da  vincolo idrogeologico. (vedi tavole coordinate PTC provinciale). 

 Il sito di ubicazione delle opere in progetto è stato scelto in quanto la società Impretecna srl ne ha la disponibilità, è posto  in una zona  di  recente bonifica, di  pianura  interclusa  fra  lo scolmatore d’Arno e  la  Fossa Nuova, qust’ultima classificata come opera idraulica di 3° ctg. e gestita dal Consorzio di Bonifica Fiumi e fossi di Pisa.   Scheda Consorzio di B. Fiumi & Fossi: 

FID = 6 NOME = FOSSA NUOVA DX SCOLMATORE LUNGHEZZA = 20.054,529 CODICE = 13_001 ID_CAT_ = si COMPETENZA = si CLASSIFICA = Idr. - III cat. FOGLIO = 273140 NOTE = D.D. 24/10/2001 n. 5958 - n. 22 (Collesalvetti) DEFLUSSO = naturale   

La possibilità di  accesso durante  la  fase  di   cantiere è in genere buona, così come la  possibilità  di  allacciamento  degli   impianti  alla    rete   di distribuzione/trasmissione   dell’energia   elettrica   generata  in corrispondenza della stazione pozzi ASA,    in   modo   da  minimizzare  gli  impatti derivanti dalla realizzazione di  ove linee di interconnessione e di impianti di trasformazione. A circa 450 mt a monte della zona in esame vi è la confluenza fra il Fosso (o Scolo)  del Faldo e la Fossa nuova (confluenza da 3° a 2° ordine, immissione idrografica sinistra); la scheda del Fosso del Faldo è la seguente: 

FID = 9 NOME = FALDO (SCOLO DEL) LUNGHEZZA = 1.500,774 CODICE = 13_011 ID_CAT_ = in parte COMPETENZA = si CLASSIFICA = Bon_c FOGLIO = 273140 NOTE = DEFLUSSO = naturale

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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                               Fossa Nuova           Scolmatore d’Arno                 Fiume Tora                                Scolo del Faldo   

Linee di flusso (in tratteggio il reticolo idraulico superficiale)  

Linee di flusso correnti in regime permanente reticolo principale               

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2.  QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO   

In  questo  capitolo  è   riportata  la  normativa  di   riferimento  per  le  opere  in  progetto  a  livello comunitario, nazionale e 

regionale, commentata nei confronti dell’area che interessa la realizzazione di questo impianto.   Il capitolo è articolato nei seguenti paragrafi: 

 •  normativa di riferimento in materia di impatto ambientale; 

•  normativa di riferimento in materia di impianti da energia rinnovabile; 

•  normativa di riferimento delle opere connesse al progetto; 

•  strumenti di programmazione in materia di impianti da energia rinnovabile; 

•  stato  della  pianificazione  territoriale  vigente  a  livello  nazionale,  regionale,  provinciale  e locale; 

•  valutazione   della   coerenza   del   progetto   con   gli   strumenti   di   programmazione   e   di pianificazione vigenti.     2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale 

 

Di  seguito  viene  riportata  la  normativa  vigente   a  livello  comunitario,  nazionale  e  regionale  in materia  di  impatto 

ambientale,  in  una  sequenza  che  offre  il  quadro  evolutivo  degli  strumenti  di legge.  2.1.1 Normativa comunitaria 

 Direttiva   n.85/337/CEE   “   Direttiva   del   Consiglio   concernente   la    va lutazione   dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati” 

 

E’  la  prima  direttiva  Europea  in materia  di VIA  e  introduce  la  valutazione  di  impatto  ambientale  di determinati  progetti 

pubblici  e  privati  elencati  negli  allegati alla Direttiva  stessa al  fine  di  valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui 

seguenti fattori:  

1. L’uomo, la fauna e la flora; 2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio; 3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e  2; 4.  I beni materiali ed il patrimonio culturale. 

 

In  particolare  il  punto  3   dell’Allegato  II  riguarda  l’industria  energetica  e  fa  riferimento  agli   “ impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda.” 

 Direttiva 96/61/CE 

 

Modifica    la  Direttiva  85/337/CEE  e    introduce    il   concetto  di  prevenzione   e    riduzione    integrata  dell’inquinamento 

proveniente  da  attività   industria  li   al  fine  di  conseguire   un  livello  adeguato   di  protezione    dell’ambiente    nel    suo  

complesso;  inoltre  introduce  l’AIA  (Autorizzazione  Integrata Ambientale).  

La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili".   Direttiva n.97/11/CE 

 

Costituisce  una  revisione  critica  della  Direttiva  85/337/CE  in  base  all’esperienza  di  applicazione delle procedure di VIA in 

Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore allegato relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi.  

Introduce  le  fasi di “screening” e “scoping” e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi membri devono recepire.   Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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Prevede  la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi  in materia ambientale,  e  modifica   le 

direttive  85/337/CEE  e  96/61/CE  relativamente  alla  partecipazione  del pubblico  e  all’accesso  alla  giustizia.   

Contribuisce  all’attuazione  degli  obblighi  derivanti  dalla convenzione di Århus del 25 giugno 1998, tra i cui obiettivi vi è il 

desiderio di garantire il diritto di partecipazione del pubblico alle attività decisionali in materia ambientale.  2.1.2 Normativa  nazionale  Legge n. 439/1986 

  

Recepisce  la  normativa  comunitaria  istituendo  il  Ministero  dell’Ambiente  e  fornisce  le  prime indicazioni sulla procedura 

di VIA.  D.P.C.M. 1988 

 

Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988,  individua  le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il  

D.P.C.M.  del  27  dicembre  1988  definisce  la  procedura  VIA,  la  modalità  di  presentazione  della domanda   di   pronuncia  

sulla  compatibilità  ambientale  di  un  progetto  e  le  norme   tecniche  di redazione degli studi di impatto ambientale. 

 Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.) 

 

Definisce  tre  livelli  di  progettazione  caratterizzati  da  diverso  approfondimento  tecnico  (progetto preliminare,  definitivo  

esecutivo).   

Relativamente   agli   aspetti   ambientali  viene   stabilito   che  sia assoggettato alla procedura di VIA  il progetto definitivo di 

un’opera pubblica.   D.P.R. del 12 aprile 1996 

 

E’  un  atto  di  indirizzo  e  coordinamento  nel  quale  vengono  date  disposizioni  in materia  di VIA  come  stabilito  dalla  legge 

146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme tecniche per l’applicazione della procedura di 

impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato II alla Direttiva 85/337/CEE.   

In  particolare  nell’Allegato  A  del  suddetto  Decreto  è  riportato  l’elenco delle   opere   soggette   a   valutazione   di  impatto  

ambientale.   

Nell’Allegato   B   del   Decreto  è  invece  riportato    l’elenco    delle    opere    che    sono    assoggettate    alla    procedura    di  

valutazione   d’impatto ambientale solo nel caso  in cui  ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette (in 

caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno l’assoggettabilità a procedura di VIA).  

Gli impianti fotovoltaici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 2, lettera c).   L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione D.Lgs n. 190/2002 

 

Individua  una  procedura  di  VIA  speciale,    con  una  apposita  Commissione  dedicata,  che  regola  la  progettazione, 

l’approvazione dei progetti e  la  realizzazione delle  infrastrutture strategiche, descritte nell’elenco della delibera CIPE del 21 

dicembre 2001.  CIPE n.57/2002 

 

Dà disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per  lo sviluppo sostenibile 2000‐2010. Afferma la  necessità  di  rendere 

più  efficace  l’applicazione   della  VIA  (ad  esempio  tramite  l’istituzione  di Osservatori  ambientali,  e  il  monitoraggio  dei 

problemi ambientali  in  fase della  realizzazione delle opere).  Afferma  altresì  che  la  VIA  debba  essere  integrata  con  Piani  e 

Programmi   che  nella  loro  formulazione    abbiano    già    assunto    i    criteri    di    sostenibilità    ambientale,    tramite    la  

Valutazione Ambientale Strategica (VAS). 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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   D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale), modificato con D.Lgs.128/2010 

 

Norma  valutazione  di  impatto  ambientale,  difesa  del  suolo  e  tutela  delle  acque,  gestione  dei  rifiuti,  riduzione 

dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior  

parte   dei   precedenti   provvedimenti   di   settore.   La   parte   seconda,   titolo   III,   successivamente modificata   dal   D.   Lgs   

4/2008,     disciplina     la     Valutazione     Ambientale     Strategica     (VAS),     la Valutazione     dell’Impatto   Ambientale    (VIA)     e   

l’Autorizzazione    Integrata    Ambientale    (AIA),  coordinandole    tra    loro.    Il    processo    di    VIA    si    conclude    con    il  

provvedimento    di    valutazione  dell’impatto  ambientale  emesso  dall’Autorità  Competente,  obbligatorio,  vincolante  e 

sostitutivo  di ogni  altro  provvedimento  in materia ambientale  e  di  patrimonio  culturale. Gli  impianti  fotovoltaici rientrano 

nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 2, lettera c). 

Rimane  la  condizione  di  assoggettabilità  alla  procedura  di  VIA  nel  caso  in  cui  le  opere  ricadano anche  parzialmente 

all’interno di aree naturali protette e si aggiunge  la discrezionalità per  l’Autorità competente  di  richiedere  ugualmente  lo 

svolgimento  della  procedura  di  valutazione  di  impatto  ambientale,  sulla  base  di  elementi  indicati  nell’Allegato  IV  alla 

parte seconda del Decreto, anche se le opere non ricadono in aree naturali protette.   2.1.3 Normativa regionale 

 L.R. 68/95 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale 

  

Disciplina   la  valutazione  di  impatto  ambientale,   anticipando  il  compito  affidato  al  Governo   in merito all’attuazione 

della Direttiva 85/337/CEE durante gli anni nei quali si stava ancora definendo la normativa nazionale. La  legge  individua  le 

categorie  di  progetti  e  le  relative soglie  dimensionali, da assoggettare  in fase transitoria a procedura di VIA di competenza 

regionale.  L.R. n. 79/1998 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale. 

 

Attribuisce  la  competenza  in  materia  di  VIA  alle  Province,  ai  Comuni  e  agli  Enti  Parco  regionali,  oltre  che  alla  stessa 

Regione  in  relazione alle  tipologie progettuali. Introduce  la procedura di verifica o   screening   attraverso   la  quale  l’autorità 

competente  decide  s   e  sottoporre  o  meno  il  progetto  a procedura  di  VIA.  Introduce  altresì  la  procedura  per  la  fase 

preliminare o scoping per  identificare attraverso una consultazione  tra proponente ed autorità competente gli strumenti e 

le  informazioni che devono far parte dello studio di impatto ambientale, in relazione alle caratteristiche del progetto. Articola  

la   procedura   di   valutazione   di    impatto    ambientale   e    individua    la    figura    del    garante dell’informazione  e  quanto 

contenuto  nell’art.  15  (Inchiesta  pubblica  e  contraddittorio),  relativo  all’  informazione   dei   cittadini.    Indica    la  procedura  

unica    integrata    che    viene    svolta    da    parte    delle  autorità   competenti  nei  casi  in    cui,  il    progetto  necessiti  di  

autorizzazioni  e  pareri  di  differenti amministrazioni  pubbliche,  oltre  alla  pronuncia  di  VIA.  La  procedura  unica  integrata  

e’  attuata attraverso l’indizione di una conferenza di servizi.  D.G.R. n. 87/2009 ‐ Indirizzi transitori applicativi in materia di VAS e di VIA 

 

Con   l’entrata   in   vigore  il   13.02.2008   del   D.  Lgs.  4/2008  le  regioni  devono  adeguare  il  proprio  ordinamento  alle 

disposizioni  del  decreto  statale,  entro  dodici  mesi  dalla  sua  entrata  in  vigore.  La Regione  Toscana  ha  nel  frattempo 

emanato  la  circolare  Indirizzi  transitori  applicativi  nelle more dell'approvazione  della  legge  regionale  in  materia  di  VAS  

e  di  VIA,  che  regola  attualmente  il procedimento di VIA. Relativamente alla VIA, per  le opere che  ricadono negli allegati 

alla  legge 

regionale   n.79/1998   si   continua   ad   applicare,    in   quanto   compatibile,    l’articolo   7   della    legge  regionale  n.79/1998 

“Autorità  competente  ”, mentre  per  le  opere  non  rinvenibili  o  non  esattamente corrispondenti  a  quanto   indicato  negli  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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allegati  alla  L.R.  n.79/1998,  come  nel  caso  degli  impianti fotovoltaici, la competenza per questa fase transitoria è assunta 

dalla Regione. 

 

L.R.n°10 del 12 febbraio 2010 – Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), valutazione impatti ambientale  

(VIA), e di valutazione di incidenza.  

Dal 18  febbraio 2010 è  in  vigore  il Testo coordinato della Legge Regionale 12  febbraio 2010  n. 10  ‐ Norme  in materia di 

valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza (pubblicato 

sul B.U.R.T. Parte Prima n. 9 del 17 febbraio 2010) 

Assieme alla L.R.n°11/12.2.2010, di  rettifica, contiene  le  linee  guida per  le procedure valutative di competenza  regionale, 

provinciale e comunale; nella fattispecie del FTV sancisce la competenza provinciale alla verifica di assoggettabilita’ VIA per 

impianti da 1 a 10 MWp fotovoltaica installata.  

 

 

 

2.2  Normativa di riferimento in materia di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili  

 

In questo paragrafo viene offerto un quadro dell’evoluzione  in materia di energie  rinnovabili,  la cui incentivazione  è  ormai 

considerata  uno  degli  strumenti  essenziali  per  diversificare  il  mercato  in termini   di   offerta   e,   contemporaneamente,   

diminuire   le   problematiche  ambientali   legate   alla soddisfazione del fabbisogno energetico.  2.2.1   Normativa comunitaria 

  Direttiva 96/92/CE 

 

Stabilisce  norme  comuni  per  la  generazione,  la  trasmissione  e  la  distribuzione  dell’energia  elettrica. Definisce  le  norme 

organizzative e di  funzionamento del settore,  l’accesso al mercato,  i criteri e  le procedure  da  applicarsi  nei  bandi  di  gara  e 

nel  rilascio  delle   autorizzazioni  nonché  della  gestione  delle  reti. La  premessa  di questa  direttiva  fa  riferimento alle  fonti 

rinnovabili.  Direttiva europea 2001/77/CE 

 

Stabilisce  che  gli  Stati  membri  devono  individuare  gli  obiettivi  di  incremento  della  quota  dei consumi  interni  lordi da 

soddisfare  con  l’utilizzo  delle  fonti  rinnovabili,  imponendo  di  raggiungere entro  l’anno 2010 una percentuale di energia da 

fonti  rinnovabili  pari al  12%  del  bilancio  energetico complessivo  e  al  22%  dei   consumi   elettrici  totali  dei  Paesi  UE. 

All’Italia  viene  assegnato  un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%.  Direttiva 2001/77/CE 

 

Fissa  un  obiettivo  da  conseguire  lasciando  al  singolo  Stato  la  scelta  dei   mezzi  e  delle   modalità attuative: ogni Paese 

membro  resta  libero  di  definire  i  propri  obiettivi  di  consumi  elettrici  da  FER e di   adottare    le   misure    di   sostegno   più  

consone  alla  situazione  sociale,  ambientale  e  normativa presente all’interno del proprio sistema.  Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003 

 

Istituisce un sistema comunitario per  lo scambio di quote di emissioni di gas denominato Emission Trading System  (ETS), al 

fine  di  ridurre  le  emissioni  di  CO2.  Tale  sistema consente  di  rispondere agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso 

l’acquisto dei diritti di emissione. 

 

  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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2.2.2   Normativa nazionale  Legge n. 10/1991 

 

Demanda     alle     Regioni     una     serie     di     compiti      (emanazione     di     norme     attuative,     attività     di programmazione, 

concessione  ed  erogazione  di   contributi,  informazione  e  formazione,   diagnosi energetica,  partecipazione  e consorzi e 

società per  realizzare  interventi) e definisce  le  linee guida per  il mercato dell’energia,  in conformità a quanto previsto dalle 

direttive Europee.  In accordo con  la politica  energetica  della Comunità  Europea  s  i  stabilisce  l'uso  razionale  dell'energia,  il 

contenimento dei  consumi  di  energia  nella  produzione  e  nell'utilizzo  di  manufatti,  l'utilizzazione  delle  fonti rinnovabili 

di  energia,  la  riduzione  dei  consumi  specifici  di  energia  nei  processi  produttivi.  Definisce  le  fonti  rinnovabili  di  energia  o 

assimilate.  D. Lgs. 79/99  ‐ Attuazione della direttiva 96/92/CE  recante norme  comuni per  il  mercato  interno 

dell’energia elettrica (decreto Bersani)  

Definisce  le  linee  generali   del   riassetto  del  settore  elettrico  in  Italia,  introducendo  importanti innovazioni  in  diversi 

settori, comprese  le  fonti  rinnovabili:  dal  2001  i produttori  o  distributori  di energia elettrica hanno  l’obbligo di  immettere 

nel sistema  elettrico  nazionale  una  quota  di  energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o 

ripotenziati.  Decreto Ministeriale 79/99  ‐ Direttive per   l’attuazione delle norme  in  materia di energia elettrica 

da  fonti  rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n. 79, del 16 

marzo 1999  

Introduce  i  Certificati  Verdi  (CV),  la  nuova  struttura  di  incentivazione  delle  fonti  rinnovabili  dopo  la  liberalizzazione  del 

settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani.  Delibera CIPE 126/99 

 

Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, individuando 

gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.  Protocollo di Torino 

 

E’ un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e  della Tutela del Territorio, dal Ministero delle Attività  Produttive, 

dal Ministero  per  i Beni  e  le Attività  Culturali  e  dalla  Conferenza  delle Regioni.  Le  Regioni  si  impegnano  a  predisporre  

entro    il    2002    i    rispettivi   piani    energetico    ‐ ambientali  che  privilegino  le  fonti  rinnovabili  e  la  razionalizzazione  della 

produzione elettrica e dei  

consumi energetici.  D.L. n. 387/2003 

 Concerne  l’attuazione  della  direttiva  2001/77/CE.   E’  finalizzato  a  promuovere  un  maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili.  Descrive le opere per  la realizzazione degli  impianti alimentati da fonti  rinnovabili, come di pubblica utilità, indifferibili  ed urgenti.  Prevede che    la costruzione e  l’esercizio  delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione  unica,  rilasciata dalla regione  o    altro  soggetto    istituzionale  delegato  dalla  regione,  nel  rispetto  delle  normative  vigenti  in materia  di  tutela  dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico‐artistico. 

       

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2.2.3 Normativa regionale  LR 39/2005 (Disposizioni in materia di energia) 

 

Disciplina  le  diverse  tematiche  energetiche,  riformulando  i  poteri  della  Regione  e  definendo  gli obiettivi da perseguire, 

quali  la  compatibilità  tra  energia  e  sviluppo  sostenibile,  la  razionalizzazione  della  produzione   e  degli  usi  energetici,  la 

promozione  delle  fonti  rinnovabili,  la  prevenzione   e  riduzione    dell’inquinamento    luminoso.    Individua    il    sistema  

principale  regionale  in  materia  di energia nella redazione del Piano di Indirizzo (PIER).  

Impianti fotovoltaici (produzione di energia elettrica) 

La  realizzazione  di  impianti  fotovoltaici  è  semplificata  al  massimo  dalla  legislazione  vigente:  è  infatti  sufficiente  una comunicazione scritta al Comune per installare determinati impianti di potenza nominale fino a 5 kW  (cosiddetta “attività 

libera” ai sensi dell’art. 17 LR 39/2005), e per  realizzare  impianti “integrati” o “aderenti” per  tutto  lo sviluppo del  tetto, indipendentemente  dalla  potenza  (“attività  libera”  ai  sensi  dell’art.  17  LR.  39/2005  e  del  Dlgs  115/2008).   

Tipo di impianto Tipologia di autorizzazione Procedure da seguire

Integrati o aderenti per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza

Attività libera (art. 17 LR 39/2005 e Dlgs 115/2008)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza nominale fino a 5 kW se realizzati secondo le condizioni fissate dal Pier (2)

Attività libera (art. 17 LR 39/2005)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Regione ed Enti locali, realizzati tenuto conto

delle condizioni fissate dal Pier (2)

Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Aziende Sanitarie, realizzati con l’assenso del

Comune (2)

Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)

Richiesta preventiva assenso al Comune

Potenza nominale fino a 20 kW (*) DIA (art. 16 LR 39/2005)

Presentazione della DIA, ai sensi della LR 39/2005 e della LR

1/2005, al Comune

Potenza nominale superiore a 200 kW fino a 1 MW

Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) senza VIA

(art. 27 L. 99/2009) Istanza alla Provincia

Potenza superiore a 1 MW Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) con verifica

di Via

Per l’autorizzazione istanza alla Provincia

(*) modificato dalla Corte Cost. Sentenza Corte costituzionale 313/2010. Con Sentenza 313 del 2010 depositata in data 11/11/2010, in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale: a) dell’art. 10, comma 2, della legge della Regione Toscana 23 novembre 2009 n. 71 (Modifiche alla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 39 –

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Disposizioni in materia di energia), nella parte in cui, sostituendo il comma 3 dell’art. 16, della legge della Regione Toscana 24 febbraio 2005, n. 39 (Disposizioni in materia di energia), ha inserito i numeri 1 e 2 della lettera f.

“3.…… sono soggetti alla DIA i seguenti interventi, qualora non costituiscano attività libera ai sensi dell'articolo 17: f) la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. 387/2003 , quando la capacità di generazione sia inferiore alle seguenti soglie di potenza:  

1) per gli impianti eolici, 100 chilowatt;  2) per gli impianti solari fotovoltaici, 200 chilowatt;   

OMISSIS”  

   2.3   Normativa di riferimento sulle opere di progetto 

 Per la normativa di riferimento sulle opere in progetto si rimanda alla relazione ambientali di dettaglio allegate al progetto. 

   2.4 Strumenti di programmazione 

 

Gli  strumenti  programmatici  relazionabili  al  progetto  sono  quelli  relativi  ai  piani  e  programmi relativi alla produzione di 

energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera.  2.4.1 Programmazione comunitaria 

 Libro Bianco della Commissione Europea ‐ Energia per il futuro: le fonti di energia rinnovabili, del 20 novembre 1996 

 

Ha  lo  scopo  di  realizzare  un  piano  d’azione  sulle  Fonti  di  Energia  Rinnovabili  (FER).   

Secondo  quanto  riportato  in  questo  documento,  le  FER  disponibili  in  Europa  fino  al  1996  sono  sfruttate  in maniera 

insufficiente.  Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997 

 

Il  Protocollo  di  Kyoto,  in  vigore  dal  16  febbraio  2005,  è  un  documento  internazionale  che  affronta  il  problema  dei 

cambiamenti climatici. Lo scopo primario è la riduzione di emissione di gas inquinanti e gas serra in atmosfera.  

Gli  stati  firmatari,  tra  i  quali  l’Italia,  si  impegnano  a  ridurre  le  emissioni  di    gas  serra  al  fine  di  promuovere  lo  sviluppo 

sostenibile. Nell’Allegato B è riportata la quantificazione degli  impegni  di  limitazione  o  riduzione  delle  emissioni.  Gli  Stati 

membri  dell’Unione  Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8%  tra  il 2008 e  il 

2012. 

 2.4.2 Programmazione nazionale 

 Piano Energetico Nazionale del 1988 

  

E’  stato  uno  dei  primi  strumenti  governativi  a  sostegno  delle  fonti  rinnovabili:  comincia  a  delinearsi  una    nuova    politica  

energetica,  caratterizzata  da  una  maggiore  attenzione  verso  l'ambiente.  Gli obiettivi primari presi  in considerazione sono 

riconducibili  principalmente  al  risparmio  energetico,  alla  protezione  dell’ambiente    e  della  salute  dell’uomo  e  

all’incentivazione  dello  sviluppo  delle risorse nazionali. 

 

Delibera  CIPE  n.  137/98  ‐  Linee  guid a   per  le  politiche  e  misure  nazionali  di  riduzione  delle emissioni di gas serra   

Assegna  alla  produzione  di  energia  da  FER  un  contributo  di  circa  il  20%  per  il  conseguimento  degli  obiettivi  nazionali  di 

riduzione  delle  emissioni  di  gas  serra,  ai  fini  del  rispetto  degli  impegni  assunti con  il  Protocollo  di  Kyoto.  Stabilisce  che 

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l’Italia  deve  ridurre  le  proprie  emissioni  annue  di  circa 100 Mt di CO2  equivalenti  tra  il 2008 e  il 2012, con  interventi sul 

fronte  dell’offerta  (aumento  di  efficienza  del  parco  termoelettrico,  produzione  di   energia  da  fonti  rinnovabili),  sul 

fronte  della domanda  di  energia  (riduzione  dei  consumi  nel  settore  dei  trasporti  e  nei  settori  industriale, abitativo e 

terziario) e su quello degli usi non energetici riportati in Tabella 3. 

Tabella 3 – Obiettivi di riduzione di CO 2

Azioni Mt C O2 Mt C O2 Mt C O2 2002 2006 2008- 2012

A ume nto di efficienza del parco elettrico -4/5 -10/12 -20/23

Riduzione dei cons umi ener getici nel settore dei -4/6 -9/11 -18/21 trasporti

Pr oduzione di energia da fonti rinnovabili -4/5 -7/9 -18/20 Riduzione dei cons umi ener getici nei settori - -12/14 -24/29 industriale/abitativo/terziario

Riduzione delle emissioni nei settori non ener getici -2 -7/9 -15/19

Assor bimento delle emissioni di C O2 dalle foreste - - -(0,7)

TO TA LE -20/25 -45/55 -95/112

(Fonte: deliber azione CI PE 19 N ovem bre 1998)

2.4.3 Programmazione regionale 

 Programma regionale di sviluppo 2006‐2010 

 

E’  un  documento  di  indirizzo  programmatico  degli  interventi  prioritari  nell’arco  della  legislatura. Dà indicazioni progettuali 

da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale. 

Individua  quattro  Programmi  strategici  che  fanno  riferimento  alla  competitività  del  sistema  integrato  regionale  e  del 

territorio,   alla   cittadinanza,   lavoro,  coesione,  cultura   e  qualità   della   vita,  alla  sostenibilità ambientale  dello  sviluppo, 

alla  Governance,    conoscenza,  partecipazione,  sicurezza,  intese  come  metodo  con  il  quale  portare  avanti  le  scelte 

strategiche individuate. 

Le  priorità  operative  sono  definite  nei  Progetti  Integrati  Regionali  (PIR).  In  riferimento  al  settore energetico,  il  PIR  3.2  ‐ 

Sostenibilità  e  competitività  del  sistema  energetico  ‐  si  pone  l’obiettivo  di sviluppo  delle  fonti  rinnovabili,  e  dell’efficienza 

energetica,  garantendo anche maggior autonomia energetica  e  riduzione  dei  costi,  come  fattori  di  sviluppo  collegati  ai  

processi  di  innovazione tecnologica.  PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale) 

  

Con  il  Piano  di  Indirizzo  Energetico  Regionale  approvato  dal  Consiglio  regionale  l’08/07/2008,  la  Toscana  intende 

sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico  regionale, garantendo  la corrispondenza  tra  energia  prodotta,  il 

suo  uso  razionale  e   la   capacità  di   carico  del   territorio   e  dell’ambiente.  Tre  sono  gli  obiettivi  generali:  sostenibilità, 

sicurezza ed efficienza energetica. Nella tabella   seguente   si    riportano   gli   obiettivi   specifici   perseguiti   dal   PIER   e   le   

azioni   con   cui raggiungerli. 

 

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 PARCHI ED AREE PROTETTE Parchi e Valori naturalistici ‐ Obiettivi di qualità ‐ Azioni Emergenze ecosistemiche fluviali, con boschi e vaste aree umide. 

 Il territorio della Regione Toscana è interessato da tre Parchi Nazionali:  

1. Parco Foreste Casentinesi (AR,FI) 2. Arcipelago Toscano (LI,GR) 3. Appennino Tosco‐Emiliano (MS,LU); 

 da tre Parchi Regionali:  

1. Parco della Maremma (GR) 2. Parco Migliarino‐Massaciuccoli (PI,LU) 3. Parco delle Alpi Apuane (MS,LU); 

 da Parchi Provinciali (qui in parte):  

1. Parco di Montioni (GR) 2. Parco di Montioni livornese (LI) 3. Parco dei Monti Livornesi; 

 da numerose Riserve Provinciali (qui in parte):  

a) Oasi della Contessa (LI) b) Palude degli Orti‐Bottagone (LI) c) Foresta di Berignone (PI) d) Lago di Santa Luce (PI) e) …. 

 da numerose aree ANPIL (vedi www.parchinaturali.toscana.it/anpil.html), di cui solo per Livorno e Pisa:  

a) Fiume Cecina, b) Macchia Magona c) S.Silvestro d) Baratti e) Sterpaia f) Montioni g) Parrana S.Martino h) Colognole i) Montenero  j) Torrente Chioma k) Foresta di Valle Benedetta  l) Parco del Chioma 

e, in Pisa: a) Bosco di Tanali b) Stazione Relitta di Pino Laricio c) Monte Castellare d) Valle delle Fonti e) Giardino  f) Fiume Cecina  g) Serra Bassa h) Valle del Lato. 

       

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  L’area del Lavandone di Collesalvetti:  

non è inclusa nei Parchi Nazionali; 

non è inclusa nei Parchi Regionali; 

non è inclusa e neppure confina con il Parco dei Monti Livornesi, di cui si riporta una breve scheda: 

 PARCO DEI MONTI LIVORNESI  

Tipologia: Parco Naturale Regionale; istituito con L.R. 19 febbraio 1999, n. 936 e D.C.P. 31 luglio 2000, n. 163.  Regione: Toscana Province: Livorno  

Il Parco Naturale dei Monti Livornesi interessa le alture poste a sud‐est della città di Livorno; l'area protetta occupa una superficie di 1.329 ettari nei Comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, in Provincia di Livorno.  

Parco Naturale Monti Livornesi  

Descrizione  

I Monti Livornesi si formarono durante il Miocene medio (20‐15 milioni di anni fa). Cisti, ginestre ed ornielli caratterizzano le zone meno boscate; il versante sul mare presenta splendide pinete mentre nelle valli interne e nel versante ad est si trovano boschi con lecci, cerri, olmi, castagni e noccioli. La presenza di acqua permette lo sviluppo di boschi ripariali di pioppi, salici e frassini. Buona la presenza di fauna: tra i mammiferi,  il cinghiale, la donnola, la volpe, la faina e la martora, tra gli uccelli, il gufo,  il  barbagianni,  l'allocco  e  alcune  specie  interessanti  come  la  magnanina,  il  codirossone,  la  sterpazzolina.  Sui Monti Livornesi si trovano tracce della presenza dell'uomo in età Paleolitica e nel periodo etrusco.  

  

non è inclusa nella Riserva Provinciale “Oasi della Contessa Suese – Biscottino. 

 La Riserva Provinciale “Oasi della Contessa”, è stata istituita con delibera del Consiglio Provinciale n. 86 del 28.04.2004. In  tale ambito sono consentiti gli  interventi previsti  dal Regolamento della Riserva adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 11.03.2005 (pubblicato sul B.U.R.T. n. 11 del 15.03.2005) ed in attesa di approvazione definitiva.  Con Delibera del Consiglio Regionale n. 6 del 21.01.2004 la Regione Toscana, in attuazione della L.R. 56/2000, ha istituito e perimetrato il S.I.R. (S.I.C., e Z.P.S.) n. 47, denominato “Padule di Suese e Biscottino”, comprendente anche l’ambito già interessato dalla Riserva di cui sopra. Si tratta di zone umide destinate al mantenimento dell’ecosistema umido, alla salvaguardia dell’ambiente naturale, della  flora e della fauna presenti., sulle quali si estende il vincolo paesistico ai sensi dell’art. 142, comma 1. lett. i) del D. L.gs. 22.01.2004 n. 42. 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone  restano consentiti gli  interventi di manutenzione e  ripristino e di messa  in sicurezza  idraulica mediante  tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è,  inoltre ammessa  la  realizzazione di  interventi  finalizzati alla valorizzazione dell’area per  fini  naturalistici  ed  alla  realizzazione  di  opere  strettamente  necessarie  alla  fruizione  didattico‐scientifica,  quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con  le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona  risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei  luoghi  tendente alla  riduzione della valenza  faunistica e  l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione.    DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale.  1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B.  tale  ambito  ricomprende  anche  la  Riserva  Provinciale  detta  “Oasi  della  Contessa”  (vedi  NTA  del  RU  Comune  di Collesalvetti, art.70)  Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si  tratta  di  un  Sito  in  parte  compreso  nel  sistema  delle  aree  protette  provinciali  (Riserva  provinciale)  con  zone  umide residuali,  che  costituiscono  rari  elementi  di  naturalità  in  un  contesto  territoriale  fortemente  antropizzato  (zona  umida  interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle  formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua,  il Sito ospita  rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca.  Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore  interesse,  in  gran  parte  legati  ai  canneti,  sono  scomparsi  negli  ultimi  anni  a  Suese,  mentre  permangono  a Biscottino  (che  ospita  un  importante  sito  di  nidificazione  di  airone  rosso Ardea  purpurea).  Presenza  di  alcune  specie  di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.    

  Oasi della Contessa  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°

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 Scopo del progetto.  Questa  Relazione  ha  lo  scopo  di  presentare  la  proposta  progettuale,  descrivendone  per  sommi  capi  i contenuti, valutarne le caratteristiche e individuare ed identificare le relazioni fra progetto ed ambiente ed in particolare gli impatti, le alternative al progetto, il programma e gli studi posti a base dello stesso. Questa  Relazione  ha  carattere  piu’  generale  e  “descrittivo”:  i  temi  di maggior  approfondimento  sono contenuti nella altre parti (II° e III°) del presente Studio Ambientale a cui si rimanda chi desidera maggiori dettagli per la valutazioni di aspetti peculiari.  La Relazione si articola seguendo lo schema dei “Quaderni di Valutazione di Impatto Ambientale – L.R.79/98 – Norme Tecniche di Attuazione”.  Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico a pannelli fissi, che interesserà complessivamente circa 46.000 mq, in modo da attivare una potenza complessiva di 4.04 MWp di picco. L’impianto  è  elettricamente  suddiviso  in  16  sub‐campi da  circa  0.252 MWp,  per  ragioni  di  sicurezza  del funzionamento; a sua volta ogni sub‐campo è suddiviso tramite controller a livello di stringa. L’area     d’intervento     ricade     nel     Foglio n°3   della     mappa     catastale     del     Comune     di Collesalvetti interessando  specificamente parte  della particella  n°2,    località  Lavandone,    nei  pressi della  stazione  di pompaggio ASA, dove è presente anche una cabina MT. Tutta  l’ area è proprietà privata (sig. Fernando Natalini); il proprietario ha ceduto  il diritto di proprietà alla scrivente nel settembre 2010.  La porzione di territorio coinvolta risulta relativamente defilata dalla vista sia rispetto alla viabilità principale (SS.67/bis),  sia  rispetto  alle  poche  case  sparse  ivi  esistenti;  dalla  parte  sud  è  “coperta”  dall’imponente arginatura  destra  dello  Scolmatore  d’Arno.  Proprio  localmente  esiste  un  attraversamento  in  cemento armato con tubo a cavallotto, realizzato attorno al 1960. 

Lo scolmatore dell'Arno è un canale scolmatore del fiume Arno che parte a valle di Pontedera e termina nei pressi del Calambrone, al confine tra i comuni di Livorno e di Pisa. 

Dopo  l'inondazione del 1949, nel 1954 fu decisa  la costruzione dello scolmatore dell'Arno per un costo di oltre 10 miliardi di lire del tempo. L'opera non era ancora completa per l'alluvione del 1966. 

Lo Scolmatore avrebbe dovuto avere una portata di 1.400 metri cubi al secondo, ma tale portata non fu mai raggiunta e attualmente, visto  il  totale abbandono  in cui è  stato  lasciato ed  il conseguente  interramento, non può far defluire più di 400 metri cubi al secondo.  

Nel canale confluiscono alcuni corsi d'acqua dell'entroterra pisano e livornese, come  il torrente Tora (nelle vicinanze di Mortaiolo),  il Fosso Reale e nell'ultimo tratto, poco prima di sfociare nel Mar Ligure, il Canale dei Navicelli. 

Da    un    punto    di    vista   morfologico,    come    facilmente    rilevabile   dall’estratto    della   Carta    Tecnica Regionale la  conformazione  dell’area  di  interesse  consiste  di  una  zona di pianure. Considerando  l’aspetto  geologico,    si    può    rilevare    che    nella    zona    in    esame    affiorano    depositi  alluvionali  con aspetto e consistenza di un limo argilloso, spesso torboso (vedi Relazione specialistica, in [R].  Di  seguito  è  proposta  una  descrizione  delle  risorse  ambientali  e  paesaggistiche, presenti  sulle  superfici interessate  dall’intervento  programmato  dell’istallazione  dell’impianto,  conforme  a  quanto  previsto  dal Regolamento attuativo della  legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1, di cui al DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, art. 9, comma 6, lett.  f).   

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 Descrizione del contesto di inserimento  Contesto  ravvicinato.  Il  contesto  geografico  ravvicinato,  di  tipo prettamente “di bonifica” con case rade e sparse. Un tempo la zona  era  paludosa  ed  impraticabile:  con  intenso  lavoro,  che  ab  origine,  risale  ai  Medici,  l’uomo  ha trasformato l’area in terreno agrario: la quota modestissima (attorno ad 1 mt slm ed anche meno) la rende frequente  sede di  inondazioni  e  ristagni  (tant’è  che nel  PAI  dell’Arno,  l’area  è  classificata  a pericolosità idraulica alta. La zona è compresa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, che in tal punto scorrono a circa 600 metri, in parallelo, ma poco piu’ a valle, all’altezza dell’Oasi del Biscottino, si avvicinano a poco piu’ di 150 metri; il torrente Tora confluisce nello scolmatore a circa 500 metri più a valle della zona in esame. Il manufatto del tubo‐ponte, lungo circa 165 metri, valica lo scolmatore esattamente in corrispondenza del terreno in studio.  

  Contesto intermedio. Vi sono insediamenti abitativi eretti nelle vicinanze ma non sulle proprietà immediatamente confinanti, dell’ordine di case sparse e piccole artigianali. In particolare, le distanze relative minime, misurate in orizzontale, sono di mt.200, oltre la Fossa Nuova. Vi è invece un’abitazione – talvolta non utilizzata – nelle immediate vicinanze dell’impianto, accanto alla stazione pozzi ASA.  Le viabilità locale (parallela allo scolmatore) si trova a sud dell’area; l’attraversamento dello scolmatore avviene per  i veicoli a circa 1.450 mt a monte dell’area descritta, attraverso un ponte  sul canale, un cavalcavia relitto sulla SGC Firenze‐Pisa‐Livorno e altri manufatti su via Mortaiolo e via del Grano, fino a collegarsi alla viabilità ordinaria in loc.Mortaiolo e da lì alla SGC uscita Vicarello (Collesalvetti).  Da ogni  insediamento abitativo si ha una percezione visiva dell’area variabile solamente  in ragione del diverso orientamento. A questo  livello può essere  ragionevole considerare  le modificazioni all’assetto percettivo  scenico  e  panoramico  che  saranno  introdotte  dalla  costituenda  opera,  potendo  tuttavia escludere quelle inerenti all’assetto insediativo storico.  Contesto vasto. La  portata dell’intervento proposto  è  tale  da  non ulteriormente  vulnerare  la morfologia  fortemente antropizzata dei  luoghi, passata dalla  tradizionale e naturale attitudine agricola a  sostegno e  trama di impianti residenziali e artigianali, sparsi e casuali. Le aree di maggior pregio  non sono minimamente interessate dall’impianto.   Descrizione e natura dell’ intervento  Il  progetto  proposto  all’attenzione  consiste  nella  realizzazione  di  un  parco  fotovoltaico  in  un’area agricola del territorio del Comune di Collesalvetti avente per obiettivo quello della trasformazione della radiazione  dei  raggi  solari  in  energia  elettrica  che,  una  volta  prodotta,  sarà  immessa  nella  rete  di pubblica utilità. Detta  trasformazione  si  attuerà  tramite  l’impiego  di  un  certo  numero  di  moduli  FTV  alloggiati  su apposite strutture fisse, in carpenteria metallica, ancorate al terreno. La  posa  in  opera  delle  strutture  non  prevederà  lavori  edili  preliminari,  né  tantomeno  presupporrà un’alterazione  permanente  del  suolo  in  funzione  del  loro  ancoraggio,  offrendo  garanzia  sulla  piena reversibilità  delle  condizioni  del  terreno  sottostante  all’epoca  dello  smantellamento  del  parco fotovoltaico.  La   consegna  alla   rete   pubblica   dell’energia   prodotta   sarà  resa   possibile  attraverso  un   cavidotto interrato che, partendo dal manufatto contenente  i locali di consegna raggiungerà  il  luogo di consegna 

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ad Enel Distribuzione spa, previsto in loco, in prossimità della stazione pozzi ASA.     Manutenzione post intervento  E’ noto che  l’installazione dei pannelli FTV provoca una variazione locale del microclima, rispetto ad un filare di viti, ad esempio, in quanto tutte le superfici metalliche o vetrate esposte al sole non schermato tendono a raggiungere (d’estate)  una temperatura di circa 70°C.   Per  inciso,  è  esperienza  comune  che    in  un  autoveicolo  lasciato  parcheggiato  al  sole  diventa problematico il solo contatto tattile con le parti metalliche esterne.  Nel  caso  specifico  del  veicolo  fermo  dopo  un  lungo  periodo  d’uso,  essendovi  state  trasformazioni energetiche con produzioni di grandi quantità di calore residuo, è nella letteratura il caso di incendio di erba secca posta nelle vicinanze del catalizzatore posto al disotto del veicolo, scarsamente areato e che raggiunge con facilità i 350‐400°C.  Non è certo questo il caso dei pannelli, che creano una variazione limitata al valore indicato piu’ sopra e che  godono  di  ampia  ventilazione:  tuttavia  si  ritiene  opportuno  effettuare  la  semina  di  un  prato sempreverde con sviluppo orizzontale e senza fienagione, tipo ad esempio  il  lolium perenne o trifolium pratense, mantenuto  non piu’ alto di 10 cm; queste particolari essenze, autoctone  in media collina dai 600 m  slm  in  su,    non  hanno  fioritura  estiva  e  quindi  nei mesi  caldi  riduce  fortemente  l’effetto  di rifrazione del calore verso il terreno, perché, com’è noto dall’analisi spettroscopica, la lunghezza d’onda del verde  tende ad assorbire  la  radiazione  senza  riverbero; questo tipo di piante “grasse”  limitano  lo sviluppo verticale a pochi centimetri e poi si ramificano orizzontalmente (tipo “effetto gramigna”), non hanno  fienagione alcuna, resistono al calpestio ed alla aridità; se vive, non sono di fatto suscettibili ad incendiarsi se non con un combustibile d’innesco. La presenza delle tavole di pannelli a 70°C non crea danni al prato sottostante perché con  la normale circolazione atmosferica,  la  temperatura al  suolo  (ad una distanza minima di 0.70‐0.80 mt dal bordo inferiore della tavola) non risente del corpo “caldo” sovrastante  in termini di trasmissione del calore  in un mezzo pochissimo denso come l’aria e per di piu’ in continuo movimento.  

Il fenomeno dello scambio termico fra metallo (in realtà metallo/vetro) e l’aeriforme che lo circonda, (supposto immobile ed a 30°C, favor rei) è in massima parte dovuto all’irraggiamento del calore dal metallo all’aria, nel caso che qui interessa; il fenomeno è regolato dalle equazioni differenziali di Fourier, che si riportano in forma ridotta: λ (δ2T/δx2 + δ2T/δy2+δ2T/δz2) = c ρ (δT/δτ) con a= λ/ c ρ, dimensionalmente [L2/T] e detta diffusività termica. In forma esplicita e per non complicare l’aspetto analitico della trattazione, Fourier afferma che la trasmissione del calore per irraggiamento è proporzionale al coefficiente ρ (che per l’aria a 30°C vale 0.02461 W/m°C) ed inversamente proporzionale alla distanza di misurazione. Nel caso di fonte di irraggiamento costituita da una parete piana a facce parallele, di spessore piccolo rispetto “all’infinito” e come tale fisicamente misurabile, di temperatura superficiale nota e costante nel tempo (situazione a regime), l’equazione di sopra si semplifica per essere d2T/dx2=0, dT/dx= C1, da cui integrando una volta, T = C1x + C2 e per x = 0, T = C1 * 0 + C2 = T1; per x = s (con s = altezza dal suolo), T = C1*ρs+C2 = T2; risulta C2=T1 e C1 = (T2-T1)/ρs. Quindi, se T1>T2 (nel caso T1 = 70°C e T2= 30°C); infine T = -(T1-T2)x/ρs+T1; questo rappresenta un andamento lineare descrescente da 70° a 30°; dall’equazione di sopra, poniamo T = 30°C e calcoliamo a quale distanza “x” dal corpo scaldante posto a 70°C, tale temperatura si ripristina: Tx = -(T1-T2)x/ρs+T1 con s = spessore tavola pannello, circa 12 cm;

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°

posto Tx = 30°C, s = 12 cm, Tx = 30° ad una distanza x = 0.12/0.024x30 = 0.17 mt = 17 cm Avendosi il bordo inferiore del pannello ad almeno 70 cm da terra, quanto sopra indica che già a 17 cm da tale bordo la temperatura dell’aria è tornata a 30°C.

  Si esclude, quindi, a livello del suolo, il cosiddetto “effetto parcheggio al sole”. A maggior  ragione non vi è  interazione con  le piante poste al perimetro ed oltre  l’area destinata alla centrale, neppure con quelle poste a mitigazione dell’impatto visivo, in quanto la prima fila di tavole si trova ad una distanza pari almeno alla piu’ alta delle piante adiacenti, per evitare ombreggiamenti. Non  è  previsto  alcun  impiego  di  sostanze  chimiche  diserbanti  per  il  controllo  della  crescita  della vegetazione. Queste  note  si  uniformano  alle  istruzioni  rilasciate,  fra  le  altre,  dalla  Regione  Sardegna  (punto  6.6) nell’ambito delle Linee Guida per l’inserimento di impianti FTV in area agricola. Per  la periodica pulizia dei moduli  fotovoltaici non  si  intende  impiegare alcuna quantità d'acqua né di solventi  o  detergenti,  dal  momento  che  la  configurazione  inclinata  dell'installazione  permette  una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche.  Va notato che potrebbe sussistere un effetto di concentrazione dello scolo di pioggia che, raccolta dalle tavole  dei  pannelli,  si  concentra  sul  terreno  lungo  il  bordo  inferiore  con  potenziale  creazione  di ruscellamento ed erosione di canaletti.  

Una valutazione del fenomeno erosivo, assegnata la precipitazione meteo nelle sei ore di punta (dal pluviometro di Empoli, nel decennio 1994-2004, la serie di max afflusso su sei ore è di 24 mm/mq, corrispondente a 24 lt/mq. La posa in opera di tavole di moduli FTV intercetta gli afflussi e li concentra lungo il bordo inferiore delle tavole stesse, di lunghezza variabile da 12 mod x0.99 mt/mod = 11.88 mt a 36 mod x 0.99mt/mod = 35.64 mt; la “falda” delle tavole è uguale qualsiasi sia la lunghezza di base e pari a 4 moduli (1.50 mt/mod) e quindi circa 6.00 mt di falda; ne segue che lungo il bordo inferiore del modulo affluiscono Q = 24 lt/mq x 6.00 = 144 lt/ml, distribuiti nelle 6 ore di max pioggia invece di 24 litri soltanto. Per semplicità si considera tutta la pioggia concentrata nel centro di simmetria della stesa di 0.99x6.00 mt di moduli: in tal caso la velocità con cui la massa d’acqua Q = 144 lt, arriva a terra, (essendo h1 = altezza del bordo tavola da terra; h2 = altezza del centro simmetria verticale della tavola = L/2 sinα = 6.00/2 sin35° = 1.72 mt, per cui la massa d’acqua di 24 lt scivola a terra da (0.70+1.72) = 2.42 mt e v = √2gh = 7.31 m/sec. Il fenomeno della diffusione a terra delle particelle liquide si descrive con difficoltà a mezzo di equazioni differenziali funzione di T (tempo di deflusso) che tengono conto delle caratteristiche peculiari di adsorbimento del terreno (capacità di filtrazione funzione della granulometrica) e del contenuto w% naturale d’acqua; il fenomeno diventa praticamente irrisolvibile per via analitica quanto si trova uno strato erboso intrecciato fittamente come è un prato di graminacee (cyonodon dactilon) che forma un tappeto inestricabile per 4-6 cm di altezza. Dalle linee guida della Regione Toscana (Collana Fiumi e Territorio), edito nel 2000, parlando degli effetti di ritenuta delle piante prative sui pendii naturali ed arginali, si riporta una formulazione semiempirica di Wu e Greenway (1987 circa) in merito all’aumento di resistenza al taglio dei terreni dovuto alla presenza di radici (e quindi, nel caso dello studio, alla riduzione del rischio dilavamento dei pendii con i < 30%, che ben si adatta al caso del FTV in studio); l’incremento vale: ∆S = TR (AR/A) *[sinθ + cosθ tang φ] Dove TR = resistenza media al taglio delle radici del tappeto vegetale; AR/A è la frazione di terreno ricoperta da tappeto erboso; θ l’angolo di deformazione nella zona di taglio e φ l’angolo di attrito interno del terreno (saturo); da evidenze sperimentali, riportate in Greenway (1987), TR = 1-3 Mpa; θ = 30-40° e φ = 26° (in questo caso); si ha: ∆S = 1.00 x 0.75 (0.50+0.87x0.49) = 0.69 pari al 69% di incremento interamente dovuto alla presenza delle graminacee.

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In valore assoluto se il terreno ha un indice di Cu = 0.50 kg/cm (si ricorda che è la coesione in condizioni non drenate ad opporsi al dilavamento), considerato che la particella d’acqua ha velocità nulla un istante dopo l’urto con il suolo, l’incremento di resistenza allo scorrimento delle particelle viene aumentato di quasi il 70%, raggiungendo valori di 0.85 kg/cmq. La presenza delle radici aumenta la resistenza al taglio del terreno essenzialmente andando ad aumentare la coesione efficace e, indirettamente, il termine di resistenza legato alla suzione per la capacità traspirativa dell’apparato radicale stesso. Si ritiene, infine, che applicando la teoria di Mohr-Coulomb dei cerchi di resistenza, si realizzi una resistenza virtuale (= ottenuta con apparato radicale estraneo) di circa 1.67 kg/cmq; tale valore, in sé ininfluente, è indice di una “densità” apparente che fa ritenere escluso il rischio di dilavamenti.  

   PIANO DI PREVENZIONE E GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DILAVANTI (ai  sensi della Legge Regionale 31 maggio 2006, n. 20 e Regolamento di attuazione DPGRT 8.09.2008 n. 46/R art. 40 – comma 11).  Oggetto della presente relazione è la tutela della acque dall’inquinamento. In  questo  caso  si  tratta  delle  sole  acque  meteoriche  provenienti  dal  cantiere,  che  per  tipologia  di provenienza sono definite all’art. 2 punto 1) lettere d) ed f) quali acque meteoriche dilavanti (AMD), nella fattispecie di tipo non contaminato  (AMDNC); dette acque  sono disciplinate ai  sensi del Regolamento di attuazione di tale Legge dagli artt. 37‐38‐39‐40 Titolo V.  

Attività svolte L’area di cantiere sul quale verrà realizzato un impianto solare fotovoltaico ha una superficie di 46.000 mq 

circa quindi, essendo ben superiore al minimo dei 5000 mq. di cui al Regolamento 8.09.08 n. 46/R – art. 40 comma 11, è necessaria la predisposizione di specifico Piano di prevenzione. Le attività che si svolgeranno durante  l’esecuzione dei  lavori consisteranno essenzialmente  in piccoli scavi per l’installazione dei piedi delle strutture di sostegno dei pannelli (diametro 8 cm x 20 cm di profondità), n. 4  per ogni struttura per complessive 1250 strutture, circa.  Durante  i  lavori non  saranno presenti  in cantiere  sostanze  solide  sospese  in qualche modo dilavabili né asportabili e, dunque, che non creano inquinamenti di contatto con le acque meteoriche. Per le strutture di fondazione della cabina di trasformazione (che non comportano scavi in quanto si tratta di  un manufatto  in  calcestruzzo  prefabbricato  semmplicemente  appoggiato  sul  terreno,  perfettamente messo in piano e destinato ad accogliere il box) si rimanda alle tavole di Progetto.  

Principali caratteristiche delle superfici scolanti La sezione tipo del terreno è così costituita: terreno naturale a scheletro limoso sp. min. 200 cm circa.  

Tale spessore è sufficiente per garantire la permeabilità dello stesso sia ai primi 5 cm. di acqua meteorica, sia ai successivi 5 cm.; la presenza di scoline e fosse di scolo all’interno dell’area permette – anche in fase di cantiere – il regolare deflusso delle acque meteoriche.  Potenziale caratterizzazione delle diverse tipologie di AMD Non  sono  previsti  accantonamenti  delle  limitatissime  terre  provenienti  dagli  scavi,  che  verranno immediatamente  riutilizzate per  colmare  le  depressioni  esistenti  all’interno dell’area  di  cantiere,  previa compattazione, pertanto in uscita dall’area si ha solo acqua meteorica non contaminata.  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°

Volume annuale presunto di acque di prima pioggia Non  esistono  acque di prima pioggia  da  trattenere  e  trattare,  in  quanto  non  si  svolgono attività di  cui all’allegato 1 del D. Lgs. 59/2005 ed alla TAB. 5 della L. R.20/2006.  

Volume annuale presunto di ulteriori aliquote AMD successive alle AMPP da raccogliere ed allontanare. Il volume annuale presunto delle AMD da allontanare è di circa : 46.000  x  750mm  x  0,10=  3.450 mc,  considerando  che  il  terreno  interessato  è  un  prato  con  substrato discretamente  permeabile  e  che  verrà  seminato  con  Lolium  (prato  stabile  sempreverde  formante  un “feltro” vegetale che  regima naturalmente  le acque meteo) o “erba medica” e che comunque  la rete di scolo  esistente  e  di  progetto,  non  subirà modifiche,  né  durante  i  lavori  di  installazione  dell’impianto fotovoltaico né successivamente all’installazione ed anzi verrà perfettamente e accuratamente mantenuta per evitare ristagni.   Modalità di raccolta ed allontanamento delle acque meteoriche (AMD). Attualmente  l’area d’intervento è  servita da  fossi campestri di  scolo e  scoline che convogliano  le acque verso  il  la Fossa Nuova. Questa  rete di  scolo verrà  recuperata e  regolarmente mantenuta  in  fase di post 

cantiere e gestione ordinaria dell’impianto, senza in alcun modo alterarne profili e pendenze, in modo da realizzare un “naturale” deflusso delle acque e garantire la permanenza dell’attuale grado di permeabilità. 

E’ previsto il ripristino dell’impianto  idrovoro, ora realizzato con pompa attuata da trattrice agricola,  in modo da mantenere entro i limiti di sicurezza la quota di ristagno.  A  livello di  impianto,  trattandosi di un’area  in  lievissimo pendio,  il  ricettore  finale delle acque meteo resta il fosse posto alla base dell’area con scorrimento appena percettibile nord‐sud, come adesso.   Descrizione dell’impatto ambientale  Esiste, come detto, un’ apposita Relazione Coordinata, alla quale si rimanda. In generale, dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può essere quella  di  definirlo  quale  trasformazione  diretta,  reversibile,  a medio  termine,  priva  di modificazioni permanenti dell'assetto    fondiario,   agricolo   e   colturale,   con   un   elevato   grado   di   compatibilità  paesaggistica  e soprattutto   con   i   rilevanti  pregi   di  non   consumare   risorse   non  rinnovabili  e  allo  stesso    tempo    di  generare  energia  da  fonti  rinnovabili,  senza  alcuna  emissione  in  atmosfera  e  in quantità importanti, secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda. In    termini    tecnici   ambientali   è   possibile    riferirsi   propriamente   a   una   moderata   “Intrusione”, escludendo  per  l’intervento  l’attributo  di  “Deconnotazione”  in  quanto  nessun  elemento  costitutivo verrà alterato. Di    seguito   si   procederà   ad   un’analisi   delle   variazioni    sull’ambiente   esistente   che    l’intervento comporterà,  evidenziando  gli  aspetti  positivi  e  le  eventuali  criticità  apportate.  L’analisi  si  articola secondo    le   canoniche   e   principali   componenti   che   contribuiscono   alla   caratterizzazione   di   un ambiente.  Atmosfera.   Sicuramente   la   realizzazione   dell’impianto   non   introdurrà   alcun  effetto   negativo  di  inquinamento  atmosferico,  né  diretto  né  indiretto.   Viceversa,    può    senza    dubbio    essere    esaltata    in  positivo  la  sua  funzionalità  ecologica  per  il comprensorio,  dal momento  che  apporterà  un modesto ma  non  trascurabile  contributo a  ridurre  le emissioni di CO2    (circa 130  tonnellate ogni anno), nonché di altre  sostanze  inquinanti quali ossidi di azoto,  ossidi  di  zolfo  e  polveri,  e  ad  evitare  il  consumo  annuo  di  circa  218,5  tonnellate  di  petrolio equivalente (TEP), a fronte della cospicua produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in 

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grado di garantire.  Acque.  L’intervento non modificherà la funzionalità idraulica dell’area di intervento, né altererà in alcun modo il suo equilibrio idrogeologico, dal momento che non sarà effettuata alcuna modifica al sottosuolo che possa contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso.  Inoltre  l’impianto  non  costituirà  alcun  ostacolo  al  decorso  naturale  delle  precipitazioni meteoriche, nell’impluvio naturale formato dalla valletta.   Suolo.   L’opera  proposta  non  implica  alcuna  trasformazione  permanente  del  suolo  destinato  ad ospitare l’installazione, dal momento  che non  è  prevista  la  realizzazione  di  alcuna nuova  “opera  edile” ne’  si prevede di far uso di “impianti tecnologici” stabili e statici.  Le  strutture  di  supporto  dei  moduli  FV  saranno  ancorate  a  terra  tramite  viti  di  fondamento  (di dimensioni  contenute)  di  facile  installazione  ed    eventualmente    rimovibili    con   altrettanta    facilità  senza  lasciare  traccia  di  alterazioni  della conformazione  e  costituzione  del  suolo  di  appoggio.   Dalla Carta Geologica Regionale  si  rileva  infatti che nella  zona  in esame affiorano depositi alluvionali caratteristici delle aree contermini al Padule, con aspetto e consistenza di un limo‐argilloso,  in grado di assicurare una portanza superiore ai limiti richiesti dai carichi costitutivi l’impianto.   Sottosuolo.   L’impatto    sul    sottosuolo    risulterà    estremamente    contenuto    e    limitato    in    superficie,  essendo  caratterizzato  esclusivamente  dall’opera  di  interramento  dei  cavidotti  elettrico  di modesta  sezione  necessario    al    trasporto    dell’energia    dagli    inseguitori    fino    alla    più    vicina    cabina  elettrica  di trasformazione.   Energia.  La  produzione  di  importanti  quantitativi  di  energia  tramite  esclusivo  utilizzo  della  fonte  rinnovabile “solare” è l’essenza del progetto stesso.  La produzione energetica per il sito in esame è di circa 5.500.000 kilowattora producibili ogni anno  sono l’equivalente dei   consumi  di  circa  900   famiglie,  quindi  di  oltre  3.000 persone.   Le   ovvie    ricadute positive   da   un   punto   di   vista   energetico   per    tutto    il   comprensorio    sono  talmente  evidenti  da  non richiedere   ulteriore   descrizione.    Tutto questo può essere realizzato, infine, come segnalato in precedenza, senza necessità di modificare la destinazione d’uso del terreno agricolo candidato ad ospitare l’installazione.  Vegetazione, flora, fauna.  La  zona  interessata  dall’intervento  non  presenta  allo  stato  attuale  alcuna  alberatura  di  pregio,  né residuo di vegetazione ad alto fusto.  Non  si corre alcun  rischio quindi di  impoverire  l’attuale   patrimonio   vegetativo   dal   momento   che  perfino  l’arredo   vegetale   minuto   risulterà preservato.   L’intera area   costituente  il parco conserverà  infatti le attuali caratteristiche di terreno potenzialmente seminativo; potrà diventarlo nuovamente e senza alcuna modifica all’atto della rimessa  in pristino post gestione dell’impianto. Nessuna  variazione  apprezzabile  verrà  introdotta  sul  fronte  della  biodiversità  e  del  benessere  della fauna  selvatica,  peraltro  scarsa  o  del  tutto  assente,  non  risultando  in  alcun modo  aumentati  né  il pericolo né gli ostacoli.   Rumore  e  vibrazioni.  Il  processo  di  trasformazione  dell’energia  da  parte  dei  convertitori  elettrici implicherà solo un  leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal manufatto. E’ da  escludere  definitivamente  che  l’opera  ingeneri,  nella  sua  funzionalità, delle  forme  di  vibrazioni  di 

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intensità rilevabile già a brevissime distanze.   Salute pubblica. Dal punto di vista della  salute pubblica,  le  ricadute  su  tutto  il comprensorio  saranno positive o neutre, per    tutta  la  serie di  fattori già   messa  in evidenza nei precedenti paragrafi e   qui riassunta nel seguente elenco:  

• riduzione delle emissioni di CO2 (circa 530 tonnellate ogni anno); • riduzione  delle  emissioni  di  altre  sostanze  inquinanti  prodotte  dalla  generazione  elettrica 

tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri: • risparmio annuo di circa 218 tonnellate di petrolio equivalente; • conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo; • assenza  di  qualsiasi  forma  di  inquinamento  idrico  (impatto  zero  sulle  falde  acquifere  e  sul 

deflusso delle acque meteoriche); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti interrati);   

Paesaggio.  La  completa  assenza  di  vincoli  di  qualsiasi  natura  insistenti  sul  territorio  che  ospiterà l’installazione   contribuisce    immediatamente   alla   percezione   che    la    sua    realizzazione   non   potrà immettere rischi di deturpazione ambientale.   Dal  momento  che l’installazione da realizzare non andrà a modificare la “sky‐line” della valle, l’impatto visivo  dell’opera  sul  paesaggio  si  limiterà  esclusivamente  al  bacino  della  vallata,  su  quello  che  in precedenza è stato già definito e caratterizzato come “contesto intermedio”. Gli abitanti dei  insediamenti abitativi, peraltro  lontani, saranno  interessati dalle variazioni   dell’assetto  percettivo  scenico  e  panoramico,  ciascun  insediamento  con  differente  e specifico grado in ragione del diverso orientamento.   Viabilità. L’installazione non potrà  in alcun modo costituire ostacolo viario per  tutta  la durata del suo funzionamento né della  sua costruzione.  In  fase  realizzativa è possibile accedere all’area da via della Casaccia, fino al piazzale antistante la discarica inattiva e da lì, tramite una strada carrabile, raggiungere la zona di intervento.  Rifiuti. Semplicemente, l’opera proposta non ne produrrà per tutta la durata del suo funzionamento.  I residui della manutenzione annuale (spezzoni di filo elettrico e minuteria) vengono allontanati dal personale addetto alla manutenzione.  Compatibilità elettromagnetica.  In merito alla compatibilità elettromagnetica dell’intervento  si  faccia riferimento alla Relazione compatibilità elettromagnetica.   SUL POSTO.  L’effettuazione   di   un   sopralluogo  di   natura  esplorativa   ha  evidenziato   gli   aspetti   già descritti   in successione. La  prima  considerazione  sulla  scelta  del  territorio  adatto  ad  ospitare  un  impianto  dalle  dimensioni cospicue quale quello in oggetto è che  l’area  interessata risulta defilata dalla vista rispetto alla viabilità locale e che gran schermo è formato dall’argine destro dello scolmatore.    

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 La   morfologia   del  terreno  si   presta   molto   bene  ad   ospitare   una    installazione   fotovoltaica  della tipologia fissa.  L’area  è  praticamente  in  piano;  i moduli  saranno orientati  a  sud,  quindi  con  il  “retro”  parallelo  alla viabilità principale e quindi cioè poco visibili. Non    sono    stati    riscontrati    elementi    quali    rilievi    o    conformazioni    costituenti    fonte    di ombreggiamento. Anche  le  caratteristiche  litotecniche  del  terreno  volgono  in  favore  della  realizzazione  dell’opera,  in quanto affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo,come da evidenza della mappa   geologica   della   zona,   non   costituisce impedimento  nel  garantire  una  portanza  superiore  a  0.30‐0.50  kg/cm,  requisito  minimo  richiesto  per  la sopportazione dei carichi previsti dall’impianto. Combinando tutto quanto descritto con  l’opportuna esposizione e  il buon soleggiamento  il sito risulta quindi essere idoneo alla realizzazione dell’opera. L’estensione della  superficie  interessata  è  inoltre  più  che  sufficiente per  la  posa dei moduli  FTV  nel numero previsto,  l’opera  interessando complessivamente un’estensione di  terreno di circa 1.10 ettari per ogni MWp installati.  La   viabilità  esistente  consente   il  transito   agevole   dei  mezzi   di   trasporto   senza   dover   prevedere interventi migliorativi e/o di consolidamento.   Installazione fotovoltaica  L’opera da  realizzare è un vero e proprio parco  fotovoltaico, che prevede  l’installazione di n. 13.248 moduli FTV da 305 Wp ciascuno. Da  un  punto  di  vista  logistico  le  strutture  saranno  collocate  in  file  parallele distanziate  in modo  da evitare le ombre relative tra file successive.   Strutture metalliche Le  strutture  dsostegno  saranno  realizzate  in  acciaio  zincato  (od  alternativamente  in  alluminio), progettate  e  dimensionate per  resistere  alla  trazione  ed  alla  torsione meccanica  indotte dagli agenti atmosferici,  in  totale  rispetto delle  norme  vigenti  in materia  di  carichi  vento  e  neve  su  strutture  in carpenteria metallica. L'  altezza massima  raggiunta  sarà  di  2.90  con  un'altezza minima  dal  piano  di  campagna  del  filo  dei moduli fotovoltaici del filo dei moduli installati di 1.00 m. La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla Relazione tecnica strutturale .  Basamento. Le  strutture sopra  descritte  saranno  ancorate  al  terreno  mediante  delle  apposite fondazioni a vite alle quali sono fissate mediante flange predisposte. Le viti permettono una rapida e sicura  installazione  nel  rispetto  dei  valori  di  tenuta  del  terreno,  in  particolare  alla  trazione,  senza occupare superficie per plinti o basamenti  in cemento, garantendo un facile e totale ripristino dello stato dei luoghi  in caso di dismissione dell'impianto a fine vita.  La profondità di infissione delle viti dipenderà dalla resistenza puntuale del terreno, misurata attraverso apposite  prove  penetrometriche  e  di  estrazione  mediante  dinamometro.  In  generale  verranno impiegate viti di lunghezza compresa tra 1500 e 1600 mm.   Convertitore  cc/ca  All'interno    dell'apposito    locale    saranno    installati   n°  16    inverter    ai   quali    saranno  collegate  le cassette di parallelo che raggruppano le stringhe di  moduli fotovoltaici .   

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Cabina di consegna. Nelle Tavole  facenti parte del corredo documentativo, evidenzia in dettaglio la  posizione  della  cabina  elettrica,   ubicata    in  prossimità   della stazione pozzi ASA, in posizione atta a minimizzare gli  interventi per la connessione alla linea elettrica di MT, come previsto anche dalla specifica tecnica ENEL allegata.   Collegamento impianto – cabina ENEL di trasformazione Le tavole grafiche , facente parte del corredo documentativo, illustrano anche  il percorso del cavidotto interrato conduce dalla costruenda cabina di consegna alla esistente cabina ENEL di trasformazione. Il percorso dell’elettrodotto a partire dalla cabina di consegna, è limitato per estensione ed è classificabile quale  mitigazione  di  impatto  ambientale.  La  prevista  schermatura  del  cavo  interrato  sarà  tale  da garantire la protezione prevista dalle norme contro gli effetti dei CEM.  Fasi e tempi di realizzazione La  realizzazione  dell’impianto  è  prevista  entro  135  giorni  dal  rilascio  dell’Autorizzazione  provinciale competente.    

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1. Premessa 1.1 Generalità e motivazione dell’opera 1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera

2. Quadro di riferimento programmatico 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale

2.1.1 Normativa comunitaria 2.1.2 Normativa nazionale 2.1.3 Normativa regionale

2.2 Normativa di riferimento impianti alimentati da energia 2.2.1 Normativa comunitaria 2.2.2 Normativa nazionale 2.2.3 Normativa regionale

2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto 2.4 Strumenti di programmazione

2.4.1 Programmazione comunitaria 2.4.2 Programmazione nazionale 2.4.3 Programmazione

2.5 Strumenti di pianificazione territoriale 2.5.1 Rete Natura 2000 2.5.2 Aree protette 2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT) 2.5.4 Piano paesaggistico

2.5.5 Piano Territoriale di Coordinamento della Prov. di Livorno (PTC) 2.5.6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) 2.5.7. Pianificazione locale

2.6. Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione 2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale 2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale

2.7. Conclusioni

3. Quadro di riferimento progettuale

3.1 Natura e fini del progetto 3.2 Descrizione del progetto

3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti 3.3 Tempi realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento

3.4 Descrizione della tecnica prescelta 3.5. Descrizione della natura e dei metodi di produzione 3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di

sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni

3.7 Descrizione delle caratteristiche di accesso

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3.8 Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito

3.9 Definizione del rischio di incidenti 3.10 Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto 3.11 Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale 3.12 Cantierizzazione 3.13 Piano di dismissione e ripristino 3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali

4. Quadro di riferimento ambientale

4.1 Atmosfera e clima 4.1.1 La qualità dell’aria 4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria 4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione

4.2 Ambiente Idrico 4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico 4.2.2 Qualità delle acque 4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione

4.3 Suolo e sottosuolo 4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico 4.3.3 Cenni di geotecnica 4.3.4 Sismicità 4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione

4.4 Fauna, flora ed ecosistemi 4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente 4.4.2 Fauna: stato della componente 4.4.3 Ecosistemi: stato della componente 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.4.5 Misure di mitigazione e compensazione

4.5 Rumore e vibrazioni 4.5.1 Stato della componente 4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione

4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.6.1 Stato della componente

4.6.2 Impatti potenziali 4.6.3 Mitigazioni

4.7 Assetto demografico e igienico-sanitario

4.7.1 Stato della componente 4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione

4.8 Paesaggio

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4.8.1 Stato della componente 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.8.3 Misure di mitigazione

                                                           

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  1. PREMESSA 

Il presente studio è inerente il progetto di un impianto di conversione dell’energia solare in energia elettrica per mezzo della  

tecnologia fotovoltaica della potenza nominale di 4.04 MWp da realizzarsi nel   Comune di Collesalvetti  (LI),  nella zona detta  

“Lavandone”. 

La società Impretecna srl intende sviluppare il progetto di tale impianto su terreni di cui ha la disponibilità.   

La  realizzazione dell’opera di progetto   si    inserisce    nel   processo   di   progressivo    incremento    dello   sfruttamento    delle  

energie  alternative,  al  fine  di migliorare  la  produttività  e  l’offerta,  operando  nel  contempo  un miglioramento  in  termini  di 

impatto sull’ambiente.  

Il presente studio è stato pertanto articolato nei seguenti punti:  

• quadro di  riferimento programmatico, nel quale, oltre a riportare le principali leggi relative alla normativa di impatto 

ambientale  e  alla  realizzazione  di  impianti  fotovoltaici,  a  livello comunitario,  nazionale  e  regionale,  si  è  valutata  la 

coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di programmazione vigenti; 

• quadro  di  riferimento  progettuale ,  nel  quale  sono  stati  descritti  l’impianto,  le  opere accessorie, gli aspetti 

tecnico/progettuali e le azioni di progetto; 

• quadro  di  riferimento ambientale,  in cui è stato definito  lo stato dell’ambiente attraverso  le analisi     delle     diverse  

componenti,  e   sono   stati  individuati   i   possibili  impatti  che  la realizzazione dell’impianto fotovoltaico di progetto 

potrebbe  avere  su  ciascuna  componente  ambientale  nelle  fasi  progettuali  di  cantierizzazione,  di  esercizio  e  di 

dismissione.    1.1  Generalità e motivazione dell’opera 

  

Una fonte di energia è rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con quello  necessario  per  la   

sua    rigenerazione.    Il   D.    Lgs.    387/2003    “   Attuazione    della   Direttiva  2001/77/CE  relativa  alla  promozione  dell’energia 

elettrica prodotta  da  fonti energetiche  rinnovabili nel mercato  interno  dell’elettricità ”, definisce all’art. 2,  lettera a)  le  fonti 

energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili: 

 

 “  le  fonti  energetiche  rinnovabili  non  fossili  (eolica,  solare,  solare  termodinamica,    geotermica,  del  moto  ondoso, 

mareomotrice,   idraulica,   biomasse,   gas   di   discarica,   gas   residuati   dai   processi   di depurazione e biogas)”.  

 

L’energia geotermica – a  rigore – non sarebbe da  includere nelle fonti  totalmente  rinnovabili:  lo diventa  (o quasi) con  la post‐

iniezione di acqua di recupero da condensazione nella massa calda sotterranea, a circa 2.000‐2.500 mt di profondità. 

A  differenza  dei  combustibili  fossili  e  nucleari,  le  fonti  rinnovabili  possono  essere  considerate virtualmente inesauribili.  

L’utilizzo  di  tali  fonti  rappresenta  uno  strumento  fondamentale  per  i  paesi  industrializzati  nel  raggiungere  gli  obiettivi  di 

utilizzazione sostenibile delle risorse. 

Riduzione  delle  emissioni  di  gas  serra,  riduzione  dell’inquinamento  atmosferico.   

Oltre  ciò  è  da  considerare  positivamente    la    diversificazione    del  mercato  energetico    e  la   maggiore  sicurezza  di 

approvvigionamento   dell’energia.    

Le   energie   rinnovabili   rappresentano   altresì   una   concreta opportunità  di  sviluppo  sostenibile  e  di  accesso  al  l’energia 

in  aree  remote  per  i  paesi  in  via  di sviluppo. 

Per  promuovere  la  diffusione  dell’utilizzo  di  tali  fonti,  l’Unione  Europea  ha  fissato  l’obiettivo  di  una  produzione  di  energia  

elettrica da fonti  rinnovabili pari al 22% del consumo  totale, da  raggiungere entro l’anno 2020. 

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Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso all’Unione Europea il proprio Energy Position Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi riportati in tabella 1. 

Tabella 1 – Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020

2005 2020

FONTE POTENZA (MW) (ENERGIA TWH) POTENZA (MW) (ENERGIA TWH)

IDROELETTRICO 17.325 36 20.200 43.15

EOLICO 1.718 2,35 12.000 22,60

SOLARE FTV 34 0.04 9.500 13.20

GEOTERMICO 711 5.32 1.300 9.73

BIOMASSE, BIOGAS 1.201 6.16 2.415 14.50

ONDE E MAREE 0 0.00 800 1.00

TOTALE 20.989 49.87 46.215 104.15

ENERGIA PRIMARIA 4.29 8.96 SOSTITUITA (MTEP)

In  particolare,  per  le  centrali  fotovoltaiche,  considerando  i  vincoli  naturali  e  la  disponibilità  di territorio equivalente a 10 kmq di terreno, viene stimata una possibile allocazione di 1000 MWp.  

 

La Regione Toscana nel PIER (Piano Integrato Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la riduzione del 20% delle emissioni 

di CO2 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990), e l’aumento del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di 

fonti di energia rinnovabili. 

Tra le diverse fonti di energia rinnovabile, la tecnologia fotovoltaica presenta alcuni vantaggi: 

indipendenza del luogo  di installazione rispetto  alla fonte di  energia: seppur in misura variabile, sulla superficie terrestre 

l'irraggiamento solare arriva ovunque;  la  fonte eolica e quella  idroelettrica sono  invece  limitate a porzioni specifiche del 

territorio, ove  tali  risorse si concentrano  in misura  idonea ad essere sfruttate, mentre  la  biomassa va coltivata  in situ o  

comunque trasportata; 

è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di errore, indipendentemente dalla 

variabilità di richiesta; 

non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…)  

l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase produttiva dei supporti: la costruzione 

dei moduli  richiede  l'uso  di  tecnologie  convenzionali  poco  inquinanti.    L'esercizio    delle    centrali    comporta      quasi  

esclusivamente     occupazione   di superficie. La  fase di dismissione  (dopo 25‐30 anni di esercizio) non presenta particolari 

problemi;  

i  benefici  ambientali  ottenibili  dall’adozione  di  sistemi  FV  sono  proporzionali  alla  quantità  di  energia  prodotta, 

supponendo che questa vada a sostituire energia altrimenti  fornita da  fonti convenzionali: ogni kWh  prodotto con 

fonte  fotovoltaica  consente  di    evitare    l'emissione  nell'atmosfera      di      0,53      kg      di      CO2      (gas      responsabile   

dell’effetto   serra, prodotto con la tradizionale  produzione   termoelettrica  che,  in  Italia,  rappresenta  l’80%  circa  

della generazione elettrica nazionale).  

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  1.2  Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera 

  L’area in esame è ubicata nel Comune di Collesalvetti, in località “Lavandone”.   Come si vede dalla documentazione fotografica riportata  il sito di ubicazione delle opere   in progetto si trova  al di fuori  di ogni nucleo urbano.   La scelta dell’area di ubicazione delle opere è stata determinata da un insieme di fattori.   La società Impretecna srl ha la disponibilità del terreno avendo opzionato la superficie dalla proprietà.  

• Il sito non è gravato da vincoli, come si vedrà in dettaglio nelle pagine seguenti.  

 

L’ubicazione  in  una  zona  già  dotata  delle  necessarie  infrastrutture,  legate  alla  presenza  della  rete  elettrica,  rende  il  sito 

facilmente accessibile sin dalla fase di cantierizzazione.  

Nelle tavole è evidenziata la rete stradale dell’ambito di riferimento locale del sito di ubicazione delle opere in progetto. 

Nel seguito sono riportati i principali dati necessari alla localizzazione dell’area di intervento sulla cartografia ufficiale. 

Riferimenti catastali:

Catasto Terreni del Comune di Collesalvetti (Livorno): foglio di mappa n° 3, particelle n° 2.

Proprietà: sig.Natalini Fernando.

Riferimenti geografici: zona baricentrica, 43°37’07,04” Nord; 10°24’54,95” Est.

Coordinate Gauss/Boaga: non determinate.

Altitudine: circa 2 mt slmm.

Albedo: 0.2

Superficie area lorda: circa 100.000 mq

Inclinazione media: 0.1°

Linea di pendenza: sud-nord (da scolmatore f.Arno a Fossa Nuova) Per quanto riguarda l’inquadramento dell’opera nel territorio risulta quanto segue:  

dal    punto    di    vista    urbanistico,    secondo    il    vigente    PRGC    del    Comune    di    Collesalvetti,    la  destinazione urbanistica dell’area di realizzazione dell’impianto è la seguente: AGRICOLO con prescrizioni.  

 

Altro:  

  dal  punto  di  vista  paesistico,  il  terreno  che  ospiterà  l’impianto  fotovoltaico,  ricade  nell’  AMBITO  N°12    “Area 

Livornese”,  comprendente  in  comuni  di  Collesalvetti,  Crespina,  Fauglia,  Livorno,  Lorenzana,  Orciano  Pisano, Rosignano Marittimo, nelle province di Livorno e Pisa, secondo la classificazione regionale PIT vigente.  Le caratteristiche salienti di quest’ambito sono riportate nel riquadro.  

    La città di Livorno non ha avuto la possibilità di formarsi un contado, perché di origine recentissima, rispetto agli standard italiani. Fino all’inizio dell’Ottocento ha avuto scarsi contatti col territorio circostante e con lo stato di cui faceva parte, e molti con l’oltremare, perché era una base del commercio di deposito nel Mediterraneo, controllato dagli inglesi e dagli olandesi Inoltre, non ha avuto un vero territorio provinciale fino al 1925, quando al suo territorio comunale e all’Isola d’Elba venne aggiunta la Maremma pisana. Nonostante i quasi 80 anni trascorsi dall’annessione di una parte del territorio pisano, i legami con l’entroterra immediato sono rimasti deboli. Comunque, essendo stata fin verso gli anni ’90 del ‘900 la seconda città della Toscana (poi sorpassata da Prato) Livorno ha intessuto qualche legame coi territori circostanti, che data la configurazione della provincia (una sottile striscia lungo il Tirreno) sono in buona parte pisani.

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CENNI DI OROGRAFIAE DI IDROGRAFIA La parte centrale dell’area è costituita dalle colline livornesi (fra il mare e il corso del torrente Tora), e – in destra del Tora, - le colline pisane fino al torrente Crèspina. I due torrenti versano nel fosso Reale, che unito al Fosso d’Arno sbocca in mare immediatamente a nord della città di Livorno. Il comune di Orciano è sul displuvio fra i bacini dei due torrenti Tora e Isola, che scorrono verso nord, e il torrente Fine, che scorre verso sud. CENNI RELATIVI ALLO SVILUPPO ECONOMICO Livorno ha avuto un precoce sviluppo commerciale, e, fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, industrialee finnaziario. Nel 1929 vi venne istituita, in parte annettendo una striscia di territorio di Collesalvetti che arrivava fino al mare, la zona “portuale – industriale” che non ha avuto sorte migliore delle altre zone industriali nate nel periodo fra le due guerre mondiali (Venezia, Bolzano, Apuania). Degli altri comuni, Collesalvetti è coinvolto nello sviluppo industriale a partire dall’istituzione del porto industriale, mentre gli altri sono rimasti rurali fino a tempi recenti. Nel territorio comunale di Livorno esiste un piccolo complesso di foreste demaniali: Quercianella - S. Alò, Calafuria, Limone – Valle Benedetta - Parrana S. Martino, (che ha una piccola espansione nel comune di Collesalvetti). VIE DI COMUNICAZIONE Livorno venne collegata a Pisa per strada ferrata nel 1844, a Firenze nel 1848. La strada litoranea (Aurelia) era stata ricostruita fra il 1828 e il 1841. Il proseguimento verso Roma della ferrovia venne realizzato, in un primo tempo, per le valli del Tora e del Fine, cioè dietro le colline di Livorno; e di conseguenza quando venne costruito il tronco Pisa-Collesalvetti, Livorno rimase tagliata fuori dal percorso verso Roma, fino alla realizzazione del tratto costiero Livorno-Vada nel 1910. La ferrovia tirrenica arrivò a Grosseto nel 1864, a Roma nel 1867. Genova venne collegata nel 1874. Negli anni ’30 del Novecento l’Ente Attività Toscane (EAT) promosse la costruzione della autostrada Firenze-mare, preferendo il percorso ”turistico” (Firenze-Montecatini-Viareggio) a quello commerciale, Firenze-Livorno per il Valdarno. Negli anni ’70-’80 è stata realizzata la superstrada Firenze-Livorno (e Pisa); nel 1971 venne terminata l’autostrada Genova-Livorno, in seguito prolungata fino a Rosignano. 

 

dal punto di vista ambientale, l’area non è inserita in Sic, Zps, Sir e Aree Protette; 

dal punto di vista vincolistico, sull’area di intervento non sono presenti vincoli ex art. 142 del  Codice  dei  beni  culturali   e  

del  paesaggio   né  è   gravata da  vincolo idrogeologico. (vedi tavole coordinate PTC provinciale). 

 Il sito di ubicazione delle opere in progetto è stato scelto in quanto la società Impretecna srl ne ha la disponibilità, è posto  in una zona  di  recente bonifica, di  pianura  interclusa  fra  lo scolmatore d’Arno e  la  Fossa Nuova, qust’ultima classificata come opera idraulica di 3° ctg. e gestita dal Consorzio di Bonifica Fiumi e fossi di Pisa.   Scheda Consorzio di B. Fiumi & Fossi: 

FID = 6 NOME = FOSSA NUOVA DX SCOLMATORE LUNGHEZZA = 20.054,529 CODICE = 13_001 ID_CAT_ = si COMPETENZA = si CLASSIFICA = Idr. - III cat. FOGLIO = 273140 NOTE = D.D. 24/10/2001 n. 5958 - n. 22 (Collesalvetti) DEFLUSSO = naturale   

La possibilità di  accesso durante  la  fase  di   cantiere è in genere buona, così come la  possibilità  di  allacciamento  degli   impianti  alla    rete   di distribuzione/trasmissione   dell’energia   elettrica   generata  in corrispondenza della stazione pozzi ASA,    in   modo   da  minimizzare  gli  impatti derivanti dalla realizzazione di  ove linee di interconnessione e di impianti di trasformazione. A circa 450 mt a monte della zona in esame vi è la confluenza fra il Fosso (o Scolo)  del Faldo e la Fossa nuova (confluenza da 3° a 2° ordine, immissione idrografica sinistra); la scheda del Fosso del Faldo è la seguente: 

FID = 9 NOME = FALDO (SCOLO DEL) LUNGHEZZA = 1.500,774 CODICE = 13_011 ID_CAT_ = in parte COMPETENZA = si CLASSIFICA = Bon_c FOGLIO = 273140 NOTE = DEFLUSSO = naturale

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9

  

  

                               Fossa Nuova           Scolmatore d’Arno                 Fiume Tora                                Scolo del Faldo   

Linee di flusso (in tratteggio il reticolo idraulico superficiale)  

Linee di flusso correnti in regime permanente reticolo principale               

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2.  QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO   

In  questo  capitolo  è   riportata  la  normativa  di   riferimento  per  le  opere  in  progetto  a  livello comunitario, nazionale e 

regionale, commentata nei confronti dell’area che interessa la realizzazione di questo impianto.   Il capitolo è articolato nei seguenti paragrafi: 

 •  normativa di riferimento in materia di impatto ambientale; 

•  normativa di riferimento in materia di impianti da energia rinnovabile; 

•  normativa di riferimento delle opere connesse al progetto; 

•  strumenti di programmazione in materia di impianti da energia rinnovabile; 

•  stato  della  pianificazione  territoriale  vigente  a  livello  nazionale,  regionale,  provinciale  e locale; 

•  valutazione   della   coerenza   del   progetto   con   gli   strumenti   di   programmazione   e   di pianificazione vigenti.     2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale 

 

Di  seguito  viene  riportata  la  normativa  vigente   a  livello  comunitario,  nazionale  e  regionale  in materia  di  impatto 

ambientale,  in  una  sequenza  che  offre  il  quadro  evolutivo  degli  strumenti  di legge.  2.1.1 Normativa comunitaria 

 Direttiva   n.85/337/CEE   “   Direttiva   del   Consiglio   concernente   la    va lutazione   dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati” 

 

E’  la  prima  direttiva  Europea  in materia  di VIA  e  introduce  la  valutazione  di  impatto  ambientale  di determinati  progetti 

pubblici  e  privati  elencati  negli  allegati alla Direttiva  stessa al  fine  di  valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui 

seguenti fattori:  

1. L’uomo, la fauna e la flora; 2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio; 3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e  2; 4.  I beni materiali ed il patrimonio culturale. 

 

In  particolare  il  punto  3   dell’Allegato  II  riguarda  l’industria  energetica  e  fa  riferimento  agli   “ impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda.” 

 Direttiva 96/61/CE 

 

Modifica    la  Direttiva  85/337/CEE  e    introduce    il   concetto  di  prevenzione   e    riduzione    integrata  dell’inquinamento 

proveniente  da  attività   industria  li   al  fine  di  conseguire   un  livello  adeguato   di  protezione    dell’ambiente    nel    suo  

complesso;  inoltre  introduce  l’AIA  (Autorizzazione  Integrata Ambientale).  

La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili".   Direttiva n.97/11/CE 

 

Costituisce  una  revisione  critica  della  Direttiva  85/337/CE  in  base  all’esperienza  di  applicazione delle procedure di VIA in 

Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore allegato relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi.  

Introduce  le  fasi di “screening” e “scoping” e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi membri devono recepire.   Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003 

 

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Prevede  la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi  in materia ambientale,  e  modifica   le 

direttive  85/337/CEE  e  96/61/CE  relativamente  alla  partecipazione  del pubblico  e  all’accesso  alla  giustizia.   

Contribuisce  all’attuazione  degli  obblighi  derivanti  dalla convenzione di Århus del 25 giugno 1998, tra i cui obiettivi vi è il 

desiderio di garantire il diritto di partecipazione del pubblico alle attività decisionali in materia ambientale.  2.1.2 Normativa  nazionale  Legge n. 439/1986 

  

Recepisce  la  normativa  comunitaria  istituendo  il  Ministero  dell’Ambiente  e  fornisce  le  prime indicazioni sulla procedura 

di VIA.  D.P.C.M. 1988 

 

Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988,  individua  le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il  

D.P.C.M.  del  27  dicembre  1988  definisce  la  procedura  VIA,  la  modalità  di  presentazione  della domanda   di   pronuncia  

sulla  compatibilità  ambientale  di  un  progetto  e  le  norme   tecniche  di redazione degli studi di impatto ambientale. 

 Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.) 

 

Definisce  tre  livelli  di  progettazione  caratterizzati  da  diverso  approfondimento  tecnico  (progetto preliminare,  definitivo  

esecutivo).   

Relativamente   agli   aspetti   ambientali  viene   stabilito   che  sia assoggettato alla procedura di VIA  il progetto definitivo di 

un’opera pubblica.   D.P.R. del 12 aprile 1996 

 

E’  un  atto  di  indirizzo  e  coordinamento  nel  quale  vengono  date  disposizioni  in materia  di VIA  come  stabilito  dalla  legge 

146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme tecniche per l’applicazione della procedura di 

impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato II alla Direttiva 85/337/CEE.   

In  particolare  nell’Allegato  A  del  suddetto  Decreto  è  riportato  l’elenco delle   opere   soggette   a   valutazione   di  impatto  

ambientale.   

Nell’Allegato   B   del   Decreto  è  invece  riportato    l’elenco    delle    opere    che    sono    assoggettate    alla    procedura    di  

valutazione   d’impatto ambientale solo nel caso  in cui  ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette (in 

caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno l’assoggettabilità a procedura di VIA).  

Gli impianti fotovoltaici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 2, lettera c).   L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione D.Lgs n. 190/2002 

 

Individua  una  procedura  di  VIA  speciale,    con  una  apposita  Commissione  dedicata,  che  regola  la  progettazione, 

l’approvazione dei progetti e  la  realizzazione delle  infrastrutture strategiche, descritte nell’elenco della delibera CIPE del 21 

dicembre 2001.  CIPE n.57/2002 

 

Dà disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per  lo sviluppo sostenibile 2000‐2010. Afferma la  necessità  di  rendere 

più  efficace  l’applicazione   della  VIA  (ad  esempio  tramite  l’istituzione  di Osservatori  ambientali,  e  il  monitoraggio  dei 

problemi ambientali  in  fase della  realizzazione delle opere).  Afferma  altresì  che  la  VIA  debba  essere  integrata  con  Piani  e 

Programmi   che  nella  loro  formulazione    abbiano    già    assunto    i    criteri    di    sostenibilità    ambientale,    tramite    la  

Valutazione Ambientale Strategica (VAS). 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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   D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale), modificato con D.Lgs.128/2010 

 

Norma  valutazione  di  impatto  ambientale,  difesa  del  suolo  e  tutela  delle  acque,  gestione  dei  rifiuti,  riduzione 

dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior  

parte   dei   precedenti   provvedimenti   di   settore.   La   parte   seconda,   titolo   III,   successivamente modificata   dal   D.   Lgs   

4/2008,     disciplina     la     Valutazione     Ambientale     Strategica     (VAS),     la Valutazione     dell’Impatto   Ambientale    (VIA)     e   

l’Autorizzazione    Integrata    Ambientale    (AIA),  coordinandole    tra    loro.    Il    processo    di    VIA    si    conclude    con    il  

provvedimento    di    valutazione  dell’impatto  ambientale  emesso  dall’Autorità  Competente,  obbligatorio,  vincolante  e 

sostitutivo  di ogni  altro  provvedimento  in materia ambientale  e  di  patrimonio  culturale. Gli  impianti  fotovoltaici rientrano 

nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 2, lettera c). 

Rimane  la  condizione  di  assoggettabilità  alla  procedura  di  VIA  nel  caso  in  cui  le  opere  ricadano anche  parzialmente 

all’interno di aree naturali protette e si aggiunge  la discrezionalità per  l’Autorità competente  di  richiedere  ugualmente  lo 

svolgimento  della  procedura  di  valutazione  di  impatto  ambientale,  sulla  base  di  elementi  indicati  nell’Allegato  IV  alla 

parte seconda del Decreto, anche se le opere non ricadono in aree naturali protette.   2.1.3 Normativa regionale 

 L.R. 68/95 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale 

  

Disciplina   la  valutazione  di  impatto  ambientale,   anticipando  il  compito  affidato  al  Governo   in merito all’attuazione 

della Direttiva 85/337/CEE durante gli anni nei quali si stava ancora definendo la normativa nazionale. La  legge  individua  le 

categorie  di  progetti  e  le  relative soglie  dimensionali, da assoggettare  in fase transitoria a procedura di VIA di competenza 

regionale.  L.R. n. 79/1998 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale. 

 

Attribuisce  la  competenza  in  materia  di  VIA  alle  Province,  ai  Comuni  e  agli  Enti  Parco  regionali,  oltre  che  alla  stessa 

Regione  in  relazione alle  tipologie progettuali. Introduce  la procedura di verifica o   screening   attraverso   la  quale  l’autorità 

competente  decide  s   e  sottoporre  o  meno  il  progetto  a procedura  di  VIA.  Introduce  altresì  la  procedura  per  la  fase 

preliminare o scoping per  identificare attraverso una consultazione  tra proponente ed autorità competente gli strumenti e 

le  informazioni che devono far parte dello studio di impatto ambientale, in relazione alle caratteristiche del progetto. Articola  

la   procedura   di   valutazione   di    impatto    ambientale   e    individua    la    figura    del    garante dell’informazione  e  quanto 

contenuto  nell’art.  15  (Inchiesta  pubblica  e  contraddittorio),  relativo  all’  informazione   dei   cittadini.    Indica    la  procedura  

unica    integrata    che    viene    svolta    da    parte    delle  autorità   competenti  nei  casi  in    cui,  il    progetto  necessiti  di  

autorizzazioni  e  pareri  di  differenti amministrazioni  pubbliche,  oltre  alla  pronuncia  di  VIA.  La  procedura  unica  integrata  

e’  attuata attraverso l’indizione di una conferenza di servizi.  D.G.R. n. 87/2009 ‐ Indirizzi transitori applicativi in materia di VAS e di VIA 

 

Con   l’entrata   in   vigore  il   13.02.2008   del   D.  Lgs.  4/2008  le  regioni  devono  adeguare  il  proprio  ordinamento  alle 

disposizioni  del  decreto  statale,  entro  dodici  mesi  dalla  sua  entrata  in  vigore.  La Regione  Toscana  ha  nel  frattempo 

emanato  la  circolare  Indirizzi  transitori  applicativi  nelle more dell'approvazione  della  legge  regionale  in  materia  di  VAS  

e  di  VIA,  che  regola  attualmente  il procedimento di VIA. Relativamente alla VIA, per  le opere che  ricadono negli allegati 

alla  legge 

regionale   n.79/1998   si   continua   ad   applicare,    in   quanto   compatibile,    l’articolo   7   della    legge  regionale  n.79/1998 

“Autorità  competente  ”, mentre  per  le  opere  non  rinvenibili  o  non  esattamente corrispondenti  a  quanto   indicato  negli  

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allegati  alla  L.R.  n.79/1998,  come  nel  caso  degli  impianti fotovoltaici, la competenza per questa fase transitoria è assunta 

dalla Regione. 

 

L.R.n°10 del 12 febbraio 2010 – Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), valutazione impatti ambientale  

(VIA), e di valutazione di incidenza.  

Dal 18  febbraio 2010 è  in  vigore  il Testo coordinato della Legge Regionale 12  febbraio 2010  n. 10  ‐ Norme  in materia di 

valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza (pubblicato 

sul B.U.R.T. Parte Prima n. 9 del 17 febbraio 2010) 

Assieme alla L.R.n°11/12.2.2010, di  rettifica, contiene  le  linee  guida per  le procedure valutative di competenza  regionale, 

provinciale e comunale; nella fattispecie del FTV sancisce la competenza provinciale alla verifica di assoggettabilita’ VIA per 

impianti da 1 a 10 MWp fotovoltaica installata.  

 

 

 

2.2  Normativa di riferimento in materia di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili  

 

In questo paragrafo viene offerto un quadro dell’evoluzione  in materia di energie  rinnovabili,  la cui incentivazione  è  ormai 

considerata  uno  degli  strumenti  essenziali  per  diversificare  il  mercato  in termini   di   offerta   e,   contemporaneamente,   

diminuire   le   problematiche  ambientali   legate   alla soddisfazione del fabbisogno energetico.  2.2.1   Normativa comunitaria 

  Direttiva 96/92/CE 

 

Stabilisce  norme  comuni  per  la  generazione,  la  trasmissione  e  la  distribuzione  dell’energia  elettrica. Definisce  le  norme 

organizzative e di  funzionamento del settore,  l’accesso al mercato,  i criteri e  le procedure  da  applicarsi  nei  bandi  di  gara  e 

nel  rilascio  delle   autorizzazioni  nonché  della  gestione  delle  reti. La  premessa  di questa  direttiva  fa  riferimento alle  fonti 

rinnovabili.  Direttiva europea 2001/77/CE 

 

Stabilisce  che  gli  Stati  membri  devono  individuare  gli  obiettivi  di  incremento  della  quota  dei consumi  interni  lordi da 

soddisfare  con  l’utilizzo  delle  fonti  rinnovabili,  imponendo  di  raggiungere entro  l’anno 2010 una percentuale di energia da 

fonti  rinnovabili  pari al  12%  del  bilancio  energetico complessivo  e  al  22%  dei   consumi   elettrici  totali  dei  Paesi  UE. 

All’Italia  viene  assegnato  un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%.  Direttiva 2001/77/CE 

 

Fissa  un  obiettivo  da  conseguire  lasciando  al  singolo  Stato  la  scelta  dei   mezzi  e  delle   modalità attuative: ogni Paese 

membro  resta  libero  di  definire  i  propri  obiettivi  di  consumi  elettrici  da  FER e di   adottare    le   misure    di   sostegno   più  

consone  alla  situazione  sociale,  ambientale  e  normativa presente all’interno del proprio sistema.  Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003 

 

Istituisce un sistema comunitario per  lo scambio di quote di emissioni di gas denominato Emission Trading System  (ETS), al 

fine  di  ridurre  le  emissioni  di  CO2.  Tale  sistema consente  di  rispondere agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso 

l’acquisto dei diritti di emissione. 

 

  

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2.2.2   Normativa nazionale  Legge n. 10/1991 

 

Demanda     alle     Regioni     una     serie     di     compiti      (emanazione     di     norme     attuative,     attività     di programmazione, 

concessione  ed  erogazione  di   contributi,  informazione  e  formazione,   diagnosi energetica,  partecipazione  e consorzi e 

società per  realizzare  interventi) e definisce  le  linee guida per  il mercato dell’energia,  in conformità a quanto previsto dalle 

direttive Europee.  In accordo con  la politica  energetica  della Comunità  Europea  s  i  stabilisce  l'uso  razionale  dell'energia,  il 

contenimento dei  consumi  di  energia  nella  produzione  e  nell'utilizzo  di  manufatti,  l'utilizzazione  delle  fonti rinnovabili 

di  energia,  la  riduzione  dei  consumi  specifici  di  energia  nei  processi  produttivi.  Definisce  le  fonti  rinnovabili  di  energia  o 

assimilate.  D. Lgs. 79/99  ‐ Attuazione della direttiva 96/92/CE  recante norme  comuni per  il  mercato  interno 

dell’energia elettrica (decreto Bersani)  

Definisce  le  linee  generali   del   riassetto  del  settore  elettrico  in  Italia,  introducendo  importanti innovazioni  in  diversi 

settori, comprese  le  fonti  rinnovabili:  dal  2001  i produttori  o  distributori  di energia elettrica hanno  l’obbligo di  immettere 

nel sistema  elettrico  nazionale  una  quota  di  energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o 

ripotenziati.  Decreto Ministeriale 79/99  ‐ Direttive per   l’attuazione delle norme  in  materia di energia elettrica 

da  fonti  rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n. 79, del 16 

marzo 1999  

Introduce  i  Certificati  Verdi  (CV),  la  nuova  struttura  di  incentivazione  delle  fonti  rinnovabili  dopo  la  liberalizzazione  del 

settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani.  Delibera CIPE 126/99 

 

Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, individuando 

gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.  Protocollo di Torino 

 

E’ un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e  della Tutela del Territorio, dal Ministero delle Attività  Produttive, 

dal Ministero  per  i Beni  e  le Attività  Culturali  e  dalla  Conferenza  delle Regioni.  Le  Regioni  si  impegnano  a  predisporre  

entro    il    2002    i    rispettivi   piani    energetico    ‐ ambientali  che  privilegino  le  fonti  rinnovabili  e  la  razionalizzazione  della 

produzione elettrica e dei  

consumi energetici.  D.L. n. 387/2003 

 Concerne  l’attuazione  della  direttiva  2001/77/CE.   E’  finalizzato  a  promuovere  un  maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili.  Descrive le opere per  la realizzazione degli  impianti alimentati da fonti  rinnovabili, come di pubblica utilità, indifferibili  ed urgenti.  Prevede che    la costruzione e  l’esercizio  delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione  unica,  rilasciata dalla regione  o    altro  soggetto    istituzionale  delegato  dalla  regione,  nel  rispetto  delle  normative  vigenti  in materia  di  tutela  dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico‐artistico. 

       

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2.2.3 Normativa regionale  LR 39/2005 (Disposizioni in materia di energia) 

 

Disciplina  le  diverse  tematiche  energetiche,  riformulando  i  poteri  della  Regione  e  definendo  gli obiettivi da perseguire, 

quali  la  compatibilità  tra  energia  e  sviluppo  sostenibile,  la  razionalizzazione  della  produzione   e  degli  usi  energetici,  la 

promozione  delle  fonti  rinnovabili,  la  prevenzione   e  riduzione    dell’inquinamento    luminoso.    Individua    il    sistema  

principale  regionale  in  materia  di energia nella redazione del Piano di Indirizzo (PIER).  

Impianti fotovoltaici (produzione di energia elettrica) 

La  realizzazione  di  impianti  fotovoltaici  è  semplificata  al  massimo  dalla  legislazione  vigente:  è  infatti  sufficiente  una comunicazione scritta al Comune per installare determinati impianti di potenza nominale fino a 5 kW  (cosiddetta “attività 

libera” ai sensi dell’art. 17 LR 39/2005), e per  realizzare  impianti “integrati” o “aderenti” per  tutto  lo sviluppo del  tetto, indipendentemente  dalla  potenza  (“attività  libera”  ai  sensi  dell’art.  17  LR.  39/2005  e  del  Dlgs  115/2008).   

Tipo di impianto Tipologia di autorizzazione Procedure da seguire

Integrati o aderenti per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza

Attività libera (art. 17 LR 39/2005 e Dlgs 115/2008)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza nominale fino a 5 kW se realizzati secondo le condizioni fissate dal Pier (2)

Attività libera (art. 17 LR 39/2005)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Regione ed Enti locali, realizzati tenuto conto

delle condizioni fissate dal Pier (2)

Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)

Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima

dell’inizio dei lavori

Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Aziende Sanitarie, realizzati con l’assenso del

Comune (2)

Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)

Richiesta preventiva assenso al Comune

Potenza nominale fino a 20 kW (*) DIA (art. 16 LR 39/2005)

Presentazione della DIA, ai sensi della LR 39/2005 e della LR

1/2005, al Comune

Potenza nominale superiore a 200 kW fino a 1 MW

Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) senza VIA

(art. 27 L. 99/2009) Istanza alla Provincia

Potenza superiore a 1 MW Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) con verifica

di Via

Per l’autorizzazione istanza alla Provincia

(*) modificato dalla Corte Cost. Sentenza Corte costituzionale 313/2010. Con Sentenza 313 del 2010 depositata in data 11/11/2010, in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale: a) dell’art. 10, comma 2, della legge della Regione Toscana 23 novembre 2009 n. 71 (Modifiche alla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 39 –

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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Disposizioni in materia di energia), nella parte in cui, sostituendo il comma 3 dell’art. 16, della legge della Regione Toscana 24 febbraio 2005, n. 39 (Disposizioni in materia di energia), ha inserito i numeri 1 e 2 della lettera f.

“3.…… sono soggetti alla DIA i seguenti interventi, qualora non costituiscano attività libera ai sensi dell'articolo 17: f) la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. 387/2003 , quando la capacità di generazione sia inferiore alle seguenti soglie di potenza:  

1) per gli impianti eolici, 100 chilowatt;  2) per gli impianti solari fotovoltaici, 200 chilowatt;   

OMISSIS”  

   2.3   Normativa di riferimento sulle opere di progetto 

 Per la normativa di riferimento sulle opere in progetto si rimanda alla relazione ambientali di dettaglio allegate al progetto. 

   2.4 Strumenti di programmazione 

 

Gli  strumenti  programmatici  relazionabili  al  progetto  sono  quelli  relativi  ai  piani  e  programmi relativi alla produzione di 

energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera.  2.4.1 Programmazione comunitaria 

 Libro Bianco della Commissione Europea ‐ Energia per il futuro: le fonti di energia rinnovabili, del 20 novembre 1996 

 

Ha  lo  scopo  di  realizzare  un  piano  d’azione  sulle  Fonti  di  Energia  Rinnovabili  (FER).   

Secondo  quanto  riportato  in  questo  documento,  le  FER  disponibili  in  Europa  fino  al  1996  sono  sfruttate  in maniera 

insufficiente.  Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997 

 

Il  Protocollo  di  Kyoto,  in  vigore  dal  16  febbraio  2005,  è  un  documento  internazionale  che  affronta  il  problema  dei 

cambiamenti climatici. Lo scopo primario è la riduzione di emissione di gas inquinanti e gas serra in atmosfera.  

Gli  stati  firmatari,  tra  i  quali  l’Italia,  si  impegnano  a  ridurre  le  emissioni  di    gas  serra  al  fine  di  promuovere  lo  sviluppo 

sostenibile. Nell’Allegato B è riportata la quantificazione degli  impegni  di  limitazione  o  riduzione  delle  emissioni.  Gli  Stati 

membri  dell’Unione  Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8%  tra  il 2008 e  il 

2012. 

 2.4.2 Programmazione nazionale 

 Piano Energetico Nazionale del 1988 

  

E’  stato  uno  dei  primi  strumenti  governativi  a  sostegno  delle  fonti  rinnovabili:  comincia  a  delinearsi  una    nuova    politica  

energetica,  caratterizzata  da  una  maggiore  attenzione  verso  l'ambiente.  Gli obiettivi primari presi  in considerazione sono 

riconducibili  principalmente  al  risparmio  energetico,  alla  protezione  dell’ambiente    e  della  salute  dell’uomo  e  

all’incentivazione  dello  sviluppo  delle risorse nazionali. 

 

Delibera  CIPE  n.  137/98  ‐  Linee  guid a   per  le  politiche  e  misure  nazionali  di  riduzione  delle emissioni di gas serra   

Assegna  alla  produzione  di  energia  da  FER  un  contributo  di  circa  il  20%  per  il  conseguimento  degli  obiettivi  nazionali  di 

riduzione  delle  emissioni  di  gas  serra,  ai  fini  del  rispetto  degli  impegni  assunti con  il  Protocollo  di  Kyoto.  Stabilisce  che 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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l’Italia  deve  ridurre  le  proprie  emissioni  annue  di  circa 100 Mt di CO2  equivalenti  tra  il 2008 e  il 2012, con  interventi sul 

fronte  dell’offerta  (aumento  di  efficienza  del  parco  termoelettrico,  produzione  di   energia  da  fonti  rinnovabili),  sul 

fronte  della domanda  di  energia  (riduzione  dei  consumi  nel  settore  dei  trasporti  e  nei  settori  industriale, abitativo e 

terziario) e su quello degli usi non energetici riportati in Tabella 3. 

Tabella 3 – Obiettivi di riduzione di CO 2

Azioni Mt C O2 Mt C O2 Mt C O2 2002 2006 2008- 2012

A ume nto di efficienza del parco elettrico -4/5 -10/12 -20/23

Riduzione dei cons umi ener getici nel settore dei -4/6 -9/11 -18/21 trasporti

Pr oduzione di energia da fonti rinnovabili -4/5 -7/9 -18/20 Riduzione dei cons umi ener getici nei settori - -12/14 -24/29 industriale/abitativo/terziario

Riduzione delle emissioni nei settori non ener getici -2 -7/9 -15/19

Assor bimento delle emissioni di C O2 dalle foreste - - -(0,7)

TO TA LE -20/25 -45/55 -95/112

(Fonte: deliber azione CI PE 19 N ovem bre 1998)

2.4.3 Programmazione regionale 

 Programma regionale di sviluppo 2006‐2010 

 

E’  un  documento  di  indirizzo  programmatico  degli  interventi  prioritari  nell’arco  della  legislatura. Dà indicazioni progettuali 

da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale. 

Individua  quattro  Programmi  strategici  che  fanno  riferimento  alla  competitività  del  sistema  integrato  regionale  e  del 

territorio,   alla   cittadinanza,   lavoro,  coesione,  cultura   e  qualità   della   vita,  alla  sostenibilità ambientale  dello  sviluppo, 

alla  Governance,    conoscenza,  partecipazione,  sicurezza,  intese  come  metodo  con  il  quale  portare  avanti  le  scelte 

strategiche individuate. 

Le  priorità  operative  sono  definite  nei  Progetti  Integrati  Regionali  (PIR).  In  riferimento  al  settore energetico,  il  PIR  3.2  ‐ 

Sostenibilità  e  competitività  del  sistema  energetico  ‐  si  pone  l’obiettivo  di sviluppo  delle  fonti  rinnovabili,  e  dell’efficienza 

energetica,  garantendo anche maggior autonomia energetica  e  riduzione  dei  costi,  come  fattori  di  sviluppo  collegati  ai  

processi  di  innovazione tecnologica.  PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale) 

  

Con  il  Piano  di  Indirizzo  Energetico  Regionale  approvato  dal  Consiglio  regionale  l’08/07/2008,  la  Toscana  intende 

sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico  regionale, garantendo  la corrispondenza  tra  energia  prodotta,  il 

suo  uso  razionale  e   la   capacità  di   carico  del   territorio   e  dell’ambiente.  Tre  sono  gli  obiettivi  generali:  sostenibilità, 

sicurezza ed efficienza energetica. Nella tabella   seguente   si    riportano   gli   obiettivi   specifici   perseguiti   dal   PIER   e   le   

azioni   con   cui raggiungerli. 

 

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 PARCHI ED AREE PROTETTE Parchi e Valori naturalistici ‐ Obiettivi di qualità ‐ Azioni Emergenze ecosistemiche fluviali, con boschi e vaste aree umide. 

 Il territorio della Regione Toscana è interessato da tre Parchi Nazionali:  

1. Parco Foreste Casentinesi (AR,FI) 2. Arcipelago Toscano (LI,GR) 3. Appennino Tosco‐Emiliano (MS,LU); 

 da tre Parchi Regionali:  

1. Parco della Maremma (GR) 2. Parco Migliarino‐Massaciuccoli (PI,LU) 3. Parco delle Alpi Apuane (MS,LU); 

 da Parchi Provinciali (qui in parte):  

1. Parco di Montioni (GR) 2. Parco di Montioni livornese (LI) 3. Parco dei Monti Livornesi; 

 da numerose Riserve Provinciali (qui in parte):  

a) Oasi della Contessa (LI) b) Palude degli Orti‐Bottagone (LI) c) Foresta di Berignone (PI) d) Lago di Santa Luce (PI) e) …. 

 da numerose aree ANPIL (vedi www.parchinaturali.toscana.it/anpil.html), di cui solo per Livorno e Pisa:  

a) Fiume Cecina, b) Macchia Magona c) S.Silvestro d) Baratti e) Sterpaia f) Montioni g) Parrana S.Martino h) Colognole i) Montenero  j) Torrente Chioma k) Foresta di Valle Benedetta  l) Parco del Chioma 

e, in Pisa: a) Bosco di Tanali b) Stazione Relitta di Pino Laricio c) Monte Castellare d) Valle delle Fonti e) Giardino  f) Fiume Cecina  g) Serra Bassa h) Valle del Lato. 

       

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  L’area del Lavandone di Collesalvetti:  

non è inclusa nei Parchi Nazionali; 

non è inclusa nei Parchi Regionali; 

non è inclusa e neppure confina con il Parco dei Monti Livornesi, di cui si riporta una breve scheda: 

 PARCO DEI MONTI LIVORNESI  

Tipologia: Parco Naturale Regionale; istituito con L.R. 19 febbraio 1999, n. 936 e D.C.P. 31 luglio 2000, n. 163.  Regione: Toscana Province: Livorno  

Il Parco Naturale dei Monti Livornesi interessa le alture poste a sud‐est della città di Livorno; l'area protetta occupa una superficie di 1.329 ettari nei Comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, in Provincia di Livorno.  

Parco Naturale Monti Livornesi  

Descrizione  

I Monti Livornesi si formarono durante il Miocene medio (20‐15 milioni di anni fa). Cisti, ginestre ed ornielli caratterizzano le zone meno boscate; il versante sul mare presenta splendide pinete mentre nelle valli interne e nel versante ad est si trovano boschi con lecci, cerri, olmi, castagni e noccioli. La presenza di acqua permette lo sviluppo di boschi ripariali di pioppi, salici e frassini. Buona la presenza di fauna: tra i mammiferi,  il cinghiale, la donnola, la volpe, la faina e la martora, tra gli uccelli, il gufo,  il  barbagianni,  l'allocco  e  alcune  specie  interessanti  come  la  magnanina,  il  codirossone,  la  sterpazzolina.  Sui Monti Livornesi si trovano tracce della presenza dell'uomo in età Paleolitica e nel periodo etrusco.  

  

non è inclusa nella Riserva Provinciale “Oasi della Contessa Suese – Biscottino. 

 La Riserva Provinciale “Oasi della Contessa”, è stata istituita con delibera del Consiglio Provinciale n. 86 del 28.04.2004. In  tale ambito sono consentiti gli  interventi previsti  dal Regolamento della Riserva adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 11.03.2005 (pubblicato sul B.U.R.T. n. 11 del 15.03.2005) ed in attesa di approvazione definitiva.  Con Delibera del Consiglio Regionale n. 6 del 21.01.2004 la Regione Toscana, in attuazione della L.R. 56/2000, ha istituito e perimetrato il S.I.R. (S.I.C., e Z.P.S.) n. 47, denominato “Padule di Suese e Biscottino”, comprendente anche l’ambito già interessato dalla Riserva di cui sopra. Si tratta di zone umide destinate al mantenimento dell’ecosistema umido, alla salvaguardia dell’ambiente naturale, della  flora e della fauna presenti., sulle quali si estende il vincolo paesistico ai sensi dell’art. 142, comma 1. lett. i) del D. L.gs. 22.01.2004 n. 42. 

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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone  restano consentiti gli  interventi di manutenzione e  ripristino e di messa  in sicurezza  idraulica mediante  tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è,  inoltre ammessa  la  realizzazione di  interventi  finalizzati alla valorizzazione dell’area per  fini  naturalistici  ed  alla  realizzazione  di  opere  strettamente  necessarie  alla  fruizione  didattico‐scientifica,  quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con  le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona  risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei  luoghi  tendente alla  riduzione della valenza  faunistica e  l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione.    DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale.  1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B.  tale  ambito  ricomprende  anche  la  Riserva  Provinciale  detta  “Oasi  della  Contessa”  (vedi  NTA  del  RU  Comune  di Collesalvetti, art.70)  Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si  tratta  di  un  Sito  in  parte  compreso  nel  sistema  delle  aree  protette  provinciali  (Riserva  provinciale)  con  zone  umide residuali,  che  costituiscono  rari  elementi  di  naturalità  in  un  contesto  territoriale  fortemente  antropizzato  (zona  umida  interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle  formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua,  il Sito ospita  rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca.  Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore  interesse,  in  gran  parte  legati  ai  canneti,  sono  scomparsi  negli  ultimi  anni  a  Suese,  mentre  permangono  a Biscottino  (che  ospita  un  importante  sito  di  nidificazione  di  airone  rosso Ardea  purpurea).  Presenza  di  alcune  specie  di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.    

  Oasi della Contessa  

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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone  restano consentiti gli  interventi di manutenzione e  ripristino e di messa  in sicurezza  idraulica mediante  tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è,  inoltre ammessa  la  realizzazione di  interventi  finalizzati alla valorizzazione dell’area per  fini  naturalistici  ed  alla  realizzazione  di  opere  strettamente  necessarie  alla  fruizione  didattico‐scientifica,  quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con  le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona  risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei  luoghi  tendente alla  riduzione della valenza  faunistica e  l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione.    DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale.  1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B.  tale  ambito  ricomprende  anche  la  Riserva  Provinciale  detta  “Oasi  della  Contessa”  (vedi  NTA  del  RU  Comune  di Collesalvetti, art.70)  Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si  tratta  di  un  Sito  in  parte  compreso  nel  sistema  delle  aree  protette  provinciali  (Riserva  provinciale)  con  zone  umide residuali,  che  costituiscono  rari  elementi  di  naturalità  in  un  contesto  territoriale  fortemente  antropizzato  (zona  umida  interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle  formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua,  il Sito ospita  rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca.  Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore  interesse,  in  gran  parte  legati  ai  canneti,  sono  scomparsi  negli  ultimi  anni  a  Suese,  mentre  permangono  a Biscottino  (che  ospita  un  importante  sito  di  nidificazione  di  airone  rosso Ardea  purpurea).  Presenza  di  alcune  specie  di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.    

  Oasi della Contessa  

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 Gli  strumenti  considerati  sono  quelli    attualmente  vigenti  relazionabili    alle    opere  in    progetto,  a  livello  nazionale, regionale e comunale. L’analisi e gli indirizzi desunti da tali strumenti assolvono a una duplice funzione: 

 •  consentono di verificare l’esistenza di eventuali vincoli che gravano sul sito di ubicazione delle opere in 

progetto; •  offrono una preziosa indicazione in relazione alla capacità di carico dell’ambito territoriale di riferimento 

dell’area sede delle opere.   

Gli  strumenti  relazionabili  all’impianto  fotovoltaico  in  esame  e  analizzati  nell’ambito  di  questo studio comprendono:   

• gli elenchi di siti relativi alla Rete Natura 2000; • gli elenchi delle Aree protette; • il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana); • il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno); • gli strumenti di pianificazione del Comune di Collesalvetti. 

 2.5.1 Rete Natura 2000 

  

            E’ la rete ecologica europea coordinata e coerente di Zone Speciali di Conservazione presenti nel territorio dell’Unione.  

Le  ZSC  comprendono  le  Zone  di  Protezione  Speciale  (ZPS)  classificate  dagli  Stati     membri      a    norma      della    direttiva  

79/409/CEE.    I   Siti   di    Importanza   Comunitaria    (SIC) contribuiscono    in   modo   significativo   alla   coerenza   della    rete  

ecologica.   

Rete  Natura  2000  è disciplinata dalla  Direttiva Comunitaria HABITAT 92/43/CEE  la quale stabilisce, fra l’altro,  che qualsiasi 

piano  o  progetto  che  possa  avere  incidenze  sui  Siti Natura  2000  sia  sottoposto  ad  opportuna Valutazione  delle  possibili 

Incidenze rispetto agli obiettivi di conservazione del sito.  

La Direttiva è stata  recepita dallo Stato  italiano con  il D.P.R. n. 357/2007;  le Regioni hanno designato  le Zone di Protezione 

Speciale e hanno proposto come Siti di Importanza Comunitaria i siti individuati nel loro territorio sulla scorta degli Allegati A 

e B dello stesso D.P.R. 

La  L.R.  56/2000,  Norme  per  la  conservazione  e  la  tutela  degli  habitat  naturali  e  seminaturali,  della  flora  e  della  fauna 

selvatiche   –   Modifiche al  la L.R. 7/1998   –   Modifiche alla L.R. 49/1995   ,  riconosce e  tutela  la biodiversità,  individua nell’ 

Allegato D i Siti di Importanza Regionale (SIR), le specie animali protette (Allegato B), le specie animali soggette a limitazione 

del prelievo (Allegato B1), le specie vegetali protette (Allegato C) e le specie vegetali soggette a limitazione della raccolta 

(Allegato  C1).   

I  SIR  elencati  nell’Allegato  D   comprendono  i   siti  classificabili  di   importanza comunitaria (pSIC), le Zone di Protezione 

Speciale (ZPS), i Siti di Interesse Nazionale (SIN).  

Le  Province  hanno  il  compito  di  tutelare,  studiare, monitorare  e  gestire  i  Siti  di  Importanza Regionale  che  ricadono  nel 

proprio territorio. 

La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’ <Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale>, 

individuati ai sensi  delle  direttive 92/43/CE e 79/409/CE” D.M. del 3 aprile  2000  (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta 

Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif. ed integrazioni. 

Il sito in  esame non  è collocato  in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di  essi.  

Si escludono effetti di sorta a carico della Rete Natura 2000.  2.5.2  Aree protette 

 

La classificazione delle aree naturali protette è stata definita dalla legge 394/91, che ha  istituito l'Elenco ufficiale delle aree 

protette, periodicamente aggiornato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. La Regione Toscana, che già nel 1977 aveva  approva to  la  L.R. n. 46/1977  Costituzione di un sistema di parchi  regionali e delle  riserve  naturali,  con  la  L.R.  n.  29/1997  Norme  in materia  di  aree      naturali  protette  regionali,  si  è  dotata  di  uno strumento normativo che recepisce i contenuti della legge.394/1991.  

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Le aree protette risultano essere così classificate:  

•  parchi nazionali;  •  parchi regionali; •  riserve naturali statali e regionali; •  zone umide; •  aree marine protette; •  altre aree protette (aree che non rientrano nelle precedenti classificazioni). 

 L’area presenta una prevalenza di formazioni forestali a dominanza di cerro.  Sono rilevanti da un punto di vista storico‐ naturalistico  i  castagneti  relittuali.   Negli  impluvi  e  nelle  isolate  stazioni  umide  sono  localizzate formazioni ripariali a dominanza di olmo campestre, carpino bianco, frassino meridionale, pioppo tremolo  e  salici.  Vaste  superfici  sono  coperte  da  macchie,  arbusteti  e  garighe.   Tali  cenosi rappresentano  l’habitat  per  numerose  specie  di  uccelli  e  mammiferi  e  sono  utilizzate  per  il foraggiamento da rapaci nidificanti nei boschi; rappresentano inoltre gli habitat più ricchi di specie floristiche,   anche  rare,   quali  numerose  orchidee.   Le    poche     aree    agricole    tradizionali    sono  rappresentate  da  oliveti,  seminativi  e  piccoli  appezzamenti  a  vigneto.  Sono segnalate diverse specie floristiche rare o di particolare interesse biogeografico.  Tra  gli  invertebrati merita  segnalare    il  lepidottero  Coenonympha  elbana,  una  farfalla  endemica  della  Toscana,  e  il cervo volante Lucanus cervus, una specie ritenuta minacciata a livello  continentale. L’erpetofauna comprende fino ad oggi 8 anfibi e 14 rettili.  Notevole il popolamento avifaunistico, che comprende rapaci diurni rari e localizzati in Toscana come, rapaci notturni poco comuni quali assiolo  Otus  scops  e  gufo  comune  Asio  otus  e   passeriformi  legati  agli  ambienti  prativi   quali calandro Anthus campestris e tottavilla Lullula  arborea,  due specie in via  di rarefazione in tutta Europa. Le macchie  e  gli  arbusteti  sono  frequentate  da  specie  di  valore  conservazionistico  quali magagnino  Sylvia  undata,  averla piccola Lanius collirio e averla capirossa Lanius senator.  Il popolamento di mammiferi è ancora in corso di studio, ma comprende segnalazioni di importanti presenze come il gatto selvatico Felis sylvestris e martora Martes‐martes.  Anche nel contesto di quest’area protetta i processi  di  ricolonizzazione  arbustiva   ed   arborea  delle  ex   aree  agricole  e  delle    aree    aperte  costituiscono  un  potenziale  elemento  di  criticità  per  la  perdita  di  habitat  secondari  di  interesse vegetazionale  e floristico, per la riduzione di biodiversità nell’area protetta e per la perdita di preziosi habitat per la fauna.  Il  rischio  di  incendi  estivi  costituisce  un  forte  elemento  di  criticità,  recentemente  aumentato  dall’incremento  del  carico turistico. 

  2.5.3  Piano di Indirizzo Territoriale 2005‐2010 (PIT) 

              Il Piano di Indirizzo Territoriale 2005‐2010 della Regione Toscana è stato approvato dal Consiglio regionale il 24  luglio 2007 con delibera n. 72.  Obiettivo principale del PIT è la valorizzazione delle risorse naturali del paesaggio e  degli  insediamenti rurali, finalizzata ad uno sviluppo sostenibile diffuso.  Gli elaborati che costituiscono il PIT sono il Documento di Piano, la Disciplina di Piano e il Quadro Conoscitivo. Il Documento  di  Piano  contiene  l’agenda  per  l’applicazione  dello  statuto  del  territorio  toscano,  e  i meta    obiettivi    che  consistono    nell’integrare    e    qualificare    la    Toscana    come    città    policentrica,  sviluppare  e  consolidare    la  presenza  industriale in Toscana, conservare il  valore del patrimonio territoriale della Toscana. La Disciplina di piano qualifica il PIT come strumento di pianificazione territoriale, lo statuto del territorio  toscano  mediante  l’individuazione  dei  metaobiettivi  e  degli  obiettivi  conseguenti,  in coerenza con il Documento di piano, contempla come sua  parte  integrante  la  disciplina  dei  paesaggi  che  assumerà  valore  di  piano  paesaggistico  ai  sensi  del  Codice  dei  beni culturali e del paesaggio, una volta concluso il procedimento recante l’intesa con le competenti autorità statali. Il Quadro conoscitivo  fornisce  le conoscenze del contesto del  territorio entro cui prendono  forma  le azioni e  i progetti del Piano. E’ articolato  in quadri analitici  di  riferimento, che  forniscono  la  lettura delle dinamiche e  dei  fenomeni  regionali,  la ricognizione degli aspetti settoriali dell’amministrazione pubblica, l’identificazione d ei territori che caratterizzano   lo spazio regionale,  ai fini del Piano paesaggistico. Il Quadro è completato dagli allegati.  La terza parte del Quadro “Territori e paesaggi della Toscana” forma un atlante ricognitivo  composto da 38 schede relative ad  altrettanti  macro‐ ambiti.  L’area sede delle opere in progetto ricade nell’ambito 12 “Area Livornese”.  

 

 2.5.4  Piano paesaggistico 

 

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Costituisce   l’implementazione  del   PIT  per  la  disciplina paesaggistica, ai sensi dell’art.143 del D. Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e  dell’art. 33 della L.R. 33/2005  (Norme per  il governo  del  territorio).  Indica  i  tipi  di azioni possibili all’interno di un determinato sistema territoriale.  Si basa sui principi  della Convenzione europea del  paesaggio sottoscritta da 26 Paesi a Firenze nel 2000:  il  paesaggio è un bene dinamico, relazionato all’azione dell’uomo. 

Il Piano è costituito dai seguenti elaborati:   

•  Elaborato 1. Modifiche al documento di piano;  

•  Elaborato  2. Modifiche  alla  disciplina  di  piano    e  relativi  allegati    (schede  dei  paesaggi  e  individuazione    degli  obiettivi  di  qualità,  schede  d  ei  paesaggi  e  individuazione  degli obiettivi di qualità” ai sensi dell'articolo 143, comma  1,  lettera  b),  del  Codice;  cartografie  recanti  l’individuazione,  delimitazione  e  rappresentazione  in  scala idonea degli  immobili e delle  aree dichiarate di notevole  interesse pubblico, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera  b),  del  Codice;  la  ricognizione  progressiva  e  la  conseguente  rappresentazione  in  scala  idonea  delle aree tutelate per legge ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera c), del Codice; l’individuazione, all'interno delle aree già dichiarate di notevole interesse pubblico, delle aree gravemente compromesse o degradate, ai sensi di quanto previsto all'articolo 143, comma 4, lettera b), del Codice); 

 •  Elaborato  3.  Documentazione  ad  integrazione   del  quadro  conoscitivo   (Rapporto  di valutazione del gennaio  

2009 sul potenziale eolico dei territori della Regione Toscana, estratto dal rapporto finale del  progetto “WIND‐GIS ”,  recante  le  risultanze dello studio espletato  in materia dal Consorzio LaMMa  ‐ Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica  ambientale    per    lo    sviluppo    sostenibile;    Atlante    ricognitivo    delle    risorse    archeologiche comprensivo  della cartografia  relativa  e  dei  criteri  per  il  riconoscimento  dei  valori  con riferimento  alle  zone  di  interesse  archeologico,  prodotto  in  base  agli  studi  ed  alle elaborazioni della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, da approvare con apposito provvedimento della Giunta  regionale  d’intesa  con  i  competenti  uffici  periferici  del Ministero  per  i  beni  e  le  attività  culturali; Rappresentazione cartografica dei trentotto ambiti   di  paesaggio  in   cui   si   articola  il   territorio   toscano,  con  evidenziati    i    territori comunali    ricadenti    in   ciascun   ambito;   Sezione   1    delle   “     schede   dei    paesaggi   e individuazione  degli  obiettivi  di  qualità   ”  che  ha  ad  oggetto  il  “  Riconoscimento  dei caratteri strutturali”; Sezione  2  delle  “  schede  dei  paesaggi  e  individuazione  degli  obiettivi  di    qualità    ”    che    ha   ad   oggetto    il   “  Riconoscimento  dei  valori”  naturalistici,  storico‐ culturali ed estetico‐percettivi dei paesaggi).  

  

2.5.5  Dal PTC della Provincia di Livorno  CORRELAZIONE CON IL P.I.T. provinciale.  Al fine di inquadrare l’inserimento dell’intervento all’interno del Piano di Intervento Territoriale provinciale, si riporta  un commento relazionato fra l’intervento FTV di Lavandone  e le previsioni di Piano. 

 L’individuazione  dei  valori  e  delle  invarianti  strutturali  e  funzionali  del  paesaggio  e  dei  caratteri  prestazionali  peculiari all’interno  di  ogni  Sistema  di  paesaggio,  conduce  all’indicazione  di  linee  di  indirizzo  strategico,  con  la  specificazione  di elementi utili alla formulazione della strategia di piano e alla definizione della normativa secondo alcuni principi di base: 

– in relazione a precetti statutari per l’integrità paesaggistica del territorio con criteri ed indirizzi di piano per la salvaguardia  delle risorse essenziali: 

ARIA ‐ limitazione dell’inquinamento in atmosfera, dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento elettromagnetico, utilizzo  di barriere acustiche artificiali e vegetate, oltre ad interventi di mitigazione dell’impatto visuale;  

ACQUA ‐ salvaguardia degli acquiferi e dei sistemi idrici superficiali, riduzione del cuneo salino, ottimizzazione del ciclo delle acque; potenziamento e  riqualificazione degli  invasi artificiali esistenti,  riutilizzo delle acque di depurazione, sviluppo delle reti duali, ottimizzazione degli interventi tra la difesa idraulica e il riutilizzo della risorsa; 

SUOLO  ‐  tutela e difesa dall’erosione costiera,  riqualificazione del sistema dunale, difesa dai dissesti e  frane,  recupero dei suoli  inquinati e compromessi,  riqualificazione ambientale  delle piane alluvionali; valorizzazione ed uso dei giacimenti per attività estrattiva, fruizione dei beni di interesse geomineralogico, ottimizzazione del ciclo dei rifiuti; 

ECOSISTEMI ‐ protezione dei siti di interesse comunitario e regionale, delle aree di rilevante pregio ambientale e dei biotopi, salvaguardia delle pinete e delle zone umide costiere, realizzazione di dissuasori marini; valorizzazione e miglioramento della  

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gestione forestale, dei castagneti, e degli oliveti; gestione integrata del sistema dei parchi e delle riserve, azioni per favorire il ripopolamento ittico, miglioramento della gestione faunistico venatoria. 

– in relazione a precetti strategici per la valorizzazione territoriale del paesaggio con l’individuazione di obbiettivi strategici per la valorizzazione ed il potenziamento delle risorse paesaggistiche: 

RETI  ED  INFRASTRUTTURE  ‐  valorizzare  il  ruolo  dei  nodi  principali  delle  reti  dei  servizi  dell’area  provinciale;  gestire  le trasformazioni  infrastrutturali  nel  paesaggio  in  funzione  del  mantenimento  e  del  potenziamento  delle  qualità  scenico percettive e delle funzioni ecosistemiche; 

CONSUMO  DI  SUOLO  ‐  innalzare  la  qualità  abitativa  indirizzando  la  pianificazione  comunale  verso  interventi  di riorganizzazione funzionale e morfologica degli aggregati urbani che garantiscano il contenimento del consumo di suolo ed il controllo degli inquinamenti;  

ENERGIA  ‐ promuovere azioni  nei  principi  della sostenibilità,  della competitività e dell’innovazione, secondo  un approccio territoriale integrato delle politiche settoriali, dove il piano possa costituire scenario utile all’utilizzo delle risorse finanziarie europee; verificare  l’  idoneità della   localizzazione  impianti di produzione biomasse e biocarburanti, mini‐eolico aziendale, geotermia; 

PRODUZIONE AGROALIMENTARE  ‐ sostenere  lo sviluppo e  la  diversificazione economica, promovendo  l’integrazione delle filiere produttive industriali e artigianali, del turismo e dell’agricoltura verso trasformazioni territoriali sostenibili a supporto  di modelli di sviluppo socioeconomici integrati ecomplementari, basati sulle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche non distruttive ‐ filiere agro alimentari peculiari anche con recupero di antiche colture; 

AREE D’INTERESSE NATURALISTICO ‐ valorizzare gli ambiti naturalistici garantendone il mantenimento e l’uso a fini didattici, ricreativi,  turistici,  con  particolare  attenzione  alle  aree  contigue  e  al  rafforzamento  dei  corridoi  biotici  per  garantire continuità ecologica e paesaggistica; 

IDENTITA’  CULTURALE  DEI  LUOGHI  ‐  rafforzare  le  identità  culturali  e  ambientali,  delle  offerte  e  dei  servizi  potenziando  l’attrattiva urbana anche nei  borghi minori collinari così da sviluppare concorrenzialità  imprenditoriale e  territoriale e  fare cerniera con l’offerta delle qualità paesistiche, ambientali e turistiche; 

IDENTITA’ DEL PAESAGGIO RURALE ‐ consolidare i caratteri identitari del paesaggio insediativo rurale, incentivandone gli usi economicamente produttivi unitamente alla permanenza degli elementi paesaggistico‐ambientali ‐ spazi aperti di pertinenza  dei  nuclei  rurali,  siepi  interpoderali  e  grandi  alberature,  colture  promiscue  ed  impianti  di  vite maritata,  conservazione  di manufatti minori, etc.; 

RIQUALIFICAZIONE DELLA COSTA ‐ valorizzare gli ambiti naturalistici e peculiari,  riqualificare  i servizi e  le strutture  ricettive del turismo balneare, della nautica e dei centri urbani della costa; 

OSSERVATORIO  DEL  PAESAGGIO  ‐  costituzione  dell’Osservatorio  al  fine  di  esercitare  il monitoraggio  dell'efficacia  dello statuto del piano e di mantenerne aggiornato il quadro conoscitivo. 

 

Strategie paesaggistiche di governo del territorio 

Gli elaborati cartografici di  riferimento della disciplina strategica di  piano  riguardano  le politiche provinciali  di governo del territorio sostenibili, in relazione alla concezione patrimoniale espressa dalle regole statutarie e in particolare interessano le: 

1. Relazioni tra paesaggi protetti; 2. Relazioni tra paesaggi costieri e entroterra; 3. Relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali.   

STRATEGIA 1. ‐ Relazioni tra paesaggi protetti. 

Lo  scenario  strategico  del  sistema  di  relazione  dei  paesaggi  protetti  è  finalizzato  a  sviluppare  una  effettiva  articolazione sistemica delle aree protette continentali della Provincia e tessere relazioni di complementarietà con quelle insulari del Parco Nazionale  dell’Arcipelago  Toscano.  Le aree  protette  sono  intese come  sistema  integrato  di  diversificazione  dell’offerta  di fruizione dei valori naturali e culturali emergenti del paesaggio, in stretta integrazione con gli altri assi tematici strategici. 

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Sono prioritarie per la composizione di questa strategia l’individuazione delle relazioni e le possibili integrazioni tra i paesaggi protetti,  attraverso  la  formazione  di  una  rete  turistico‐ricreativa  a  livello  provinciale  fondata  sul  sistema  delle  greenway, strumento  di  forte  integrazione  tra  i  sistemi  di  paesaggio  che  permette  la  connessione  ecosistemica  e  la  possibilità  di collegamento privilegiato per una attenta percezione del territorio provinciale nel suo complesso di analogie e diversità. 

Lo schema della Strategia 1 (si veda Tav. Strategie paesaggistiche di governo del territorio) mette in evidenza le connessioni tra le aree protette di diversa natura presenti sul territorio provinciale e ai margini del territorio stesso, con l’obiettivo di dare vita ad un sistema unico ed interconnesso, dove le singole areeprotette non siano isole all’interno del sistema paesaggio, ma  parte integrante e relazionate allo stesso.  

Le connessioni hanno un carattere prevalentemente paesaggistico‐funzionale, utile per garantire una migliore fruizione delle aree protette che, messe a sistema, possono aumentare  la portanza  turistica diventando una efficace  risorsa alternativa al turismo balneare. Questo tipo di connessioni può trovare espressione e realizzazione in un sistema di greenway, favorendo, quando opportuno, la connettività ecologica tra le aree con particolare valenza naturalistica ed integrando le potenzialità di fruizione consapevole dei caratteri paesaggistici dei luoghi. 

Attraverso  l’evidenziazione  dei  punti  di  criticità,  che  si  verificano  frequentemente  dove  le  connessioni  trovano  barriere fisiche quali grandi infrastrutture di trasporto o insediamenti, vengono individuati i punti di massima opportunità progettuale utile alla ricucitura delle cesure presenti sul territorio livornese.  

Componenti della strategia: 

‐ Paesaggi protetti dell’entroterra e della costa ‐ Paesaggi protetti dell’Arcipelago ‐ Aree di interesse naturalistico ‐ Aree protette esterne ai confini provinciali ‐ Fasce di rispetto fluviale ‐ Direttrice di connessione longitudinale: Strada‐parco Vecchia Aurelia  ‐ Connessioni tra paesaggi protetti dell’entroterra e della costa ‐ Connessioni con i paesaggi protetti dell’Arcipelago  ‐ Nodi per la ricomposizione delle connessioni ‐ Sistemi di paesaggi protetti  

1) Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli ‐ ANPIL Padule della Contessa ‐ SIR Padule di Suese e Biscottino ‐Parco  Provinciale  dei  Monti  Livornesi  ‐  ANPIL  Parrana  San  Giusto/Sorgenti  di  Colognole/Torrente  Chioma/Parco  del Chioma/Foresta Valle Benedetta/Foresta di Montenero ‐ SIR/Riserva Naturale Statale di Calafuria ‐ SIR Monte Pelato. 

2) SIR Monte Pelato ‐ Parco dei Monti Livornesi ‐ ANPIL Lago di Santa Luce. 

3) ZPS/Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Cecina ‐ ANPIL Fiume Cecina ‐ ANPIL Giardino Belora Fiume Cecina. 

4)  SIR/Riserva  Naturale  Biogenetica  Tomboli  di  Cecina  ‐  SIR  Padule  di  Bolgheri  ‐  SIR  Boschi  di  Bolgheri‐Bibbona  e Castiglioncello ‐ ANPIL Macchia della Magona ‐ Riserva Naturale Biogenetica Bibbona ‐ Riserva Naturale Biogenetica Caselli ‐Riserva Foresta di Monterufoli‐Caselli. 

5) ANPIL Baratti/Populonia  ‐ SIR Promontorio di Piombino e Monte Massoncello  ‐ Parco costiero di Rimigliano  ‐ ANPIL San Silvestro ‐ SIR Monte Calvi di Campiglia ‐ Parco Forestale di Poggio Neri. 

6) ANPIL Baratti/Populonia  ‐ SIR Promontorio di Piombino e Monte Massoncello  ‐ SIC/Riserva Naturale Provinciale Padule Orti‐Bottagone  ‐  ANPIL  La  Sterpaia  ‐  ANPIL  Montioni  ‐  Riserva  Naturale  di  Popolamento  Animale  Marsiliana  –  Parco Interprovinciale di Montioni ‐ SIR Le Bandite di Follonica. 

7) Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano (Isole di Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa e Montecristo).  

 

STRATEGIA 2. ‐  Relazioni tra paesaggi costieri e entroterra. 

Lo  scenario  strategico  per  la  valorizzazione  delle  relazioni  trasversali  costa‐entroterra  e  contemporaneamente  per  la  valorizzazione  delle  diversità  paesaggistiche  della  costa  è  volto  a  contrastare  l’omologazione,  delle modalità  di  fruizione turistico‐ricreativa  di  quest’ultima  e  prevenire  in modo  attivo  le  conseguenze  di  omologazione  paesaggistica  altrimenti 

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sottoposte al solo condizionamento strutturale dovuto ai caratteri intrinseci di conformazione del paesaggio. Sono prioritarie per la composizione di questa strategia le integrazioni di finalità e modalità nei confronti degli altri due assi sui cui si incentra  la definizione della strategia di  piano  in particolare quello  relativo alla valorizzazione del sistema di  relazione dei paesaggi protetti,  alcuni  dei  quali  più  importanti  sono  costieri,  attraverso  anche  la  costituzione  di  una  rete  turisticoricreativa  di greenway che trovano nelle aree costiere vari e importati elementi di suscettibilità di valorizzazione.  

Lo schema della Strategia 2  (si veda Tav. Strategie paesaggistiche di  governo del  territorio) mette  in evidenza  il  tessuto di relazioni trasversali est‐ovest che collega le strutture paesaggistiche della linea costiera con quelle dell’entroterra, tessuto di relazioni  consolidate,  dotate  di  una  propria  identità  morfologica  e  spesso  basate  sulle  strutture  culturali  storiche  del paesaggio.  Tale  identità  diventa  sempre  più  fragile  in  quanto  adessa  si  sovrappongono  i  caratteri  di  trasformazione territoriale indotta da uno sviluppo organizzato secondo la diversa direttrice prevalente nord‐sud. Le connessioni individuate hanno  prettamente  il  carattere  della  continuità  paesaggistica  e  della  conservazione  dell’integrità  delle  strutture paesaggistiche.  

Attraverso l’evidenziazione dei punti di criticità, che si verificano dove lo sviluppo lungo l’asse longitudinale ha creato cesure nelle strutture paesaggistiche, vengono individuati i punti di massima opportunità progettuale utile alla ricomposizione della continuità paesaggistica tra costa ed entroterra. 

Componenti della strategia: 

‐ Connessioni paesaggistiche storiche tra sistema costiero e tessuto agricolo dell’entroterra ‐ Connessioni paesaggistiche tra costa sabbiosa e paesaggio agrario ‐ Connessioni paesaggistiche tra costa rocciosa e versanti boscati ‐ Sistemi paesaggistici dei nuclei urbani costieri maggiori ‐ Direttrice di connessione longitudinale: Strada‐parco Vecchia Aurelia  ‐ Nodi strategici per la ricomposizione delle connessioni  

STRATEGIA 3. ‐ Relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali. 

Lo scenario strategico per la valorizzazione delle relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali e per il riconoscimento delle peculiari diversità paesaggistiche è volto a contrastare  l’omologazione dei caratteri del paesaggio, determinata soprattutto dalle  trasformazioni per opere di urbanizzazione del  territorio aperto e che spesso comporta fenomeni di  frammentazione del paesaggio rurale e perdita dei caratteri identificativi consolidati. 

Sono prioritarie per la composizione di questa strategia le integrazioni di finalità e modalità nei confronti degli altri due assi sui cui si incentra la definizione della strategia di piano in particolare quello relativo alla riconnessione delle relazioni peculiari tra  paesaggio  costiero  e  entroterra,  che  trova  nel  riconoscimento  dei  caratteri  storicizzati  del  sistema  “insediamento‐paesaggio rurale” importati elementi utili ad indirizzare  le trasformazioni urbanistiche e la caratterizzazione dei margini dei centri abitati. 

Lo  schema  della  Strategia  3  (si  veda  Tav.  Strategie  paesaggistiche  di  governo  del  territorio)  evidenzia  le  relazioni  tra  gli insediamenti e  i paesaggi  rurali estendendo ed ampliando concetti e valori già esplicitati nelle  invarianti paesaggistiche  (in particolare le invarianti 4, 5 e 6)  

Se,  infatti, nelle  invarianti sono state evidenziate  le  relazioni  tra  i singoli  insediamenti ed  il  relativo contesto, nel disegno  strategico  si  evidenzia  come  queste  relazioni  siano  responsabili  di  sistemi  di  corrispondenze  più  estesi.  I microsistemi costituiti dagli insediamenti e dai loro contesti rappresentano valori statutari che, considerati in una ottica più ampia, danno  vita a sistemi maggiori, di respiro strategico, come i sistemi costituiti dai borghi pedecollinari e dai relativi paesaggi agrari di pertinenza,  che  in  entrano  in  relazione  anche  con  i  sistemi  dei  paesaggi  di  pianura  in  relazione  alle  infrastrutture  ed  ai paesaggi costieri.  

Si  vengono  così  a  caratterizzare  tre  grandi  sistemi  nella  sequenza  “paesaggio  planiziale”  (della  bonifica  o  delle  argille) /“sistema dei borghi pedecollinari e dei relativi contesti agroforestali” / “paesaggi forestali dei versanti”. 

All’interno  della  sequenza  paesaggistica  si  esplicitano  relazioni  differenti  nei  singoli  sistemi,  di  potenzialità  funzionale  o percettiva, ma  con  forte  valore  identitario  di  caratterizzazione  paesaggistica  da  cui  attivare  politiche  strategiche  utili  ad indirizzare le trasformazioni del territorio. 

 

 

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Componenti della strategia: 

‐ Paesaggi forestali dell’alta collina ‐ Sistemi di paesaggi agrari di collina con insediamento aggregato (connessioni‐polarità insediative) ‐ Paesaggi agrari planiziali di bonifica ‐ Paesaggi agrari dei terreni argillosi ‐ Paesaggi urbani dei nuclei costieri maggiori ‐ Relazioni tra sistemi collinari e sistemi di pianura  ‐ Sistemi complessi di relazioni tra insediamenti e paesaggio rurale  

1) Paesaggio argilloso del fondovalle, sistema dei borghi pedecollinari del versante orientale dei Monti Livornesi, paesaggio  forestale dei Monti Livornesi. 

2) Pianura di Bolgheri – sistema degli insediamenti pedecollinari di Bibbona e Castagneto Carducci, paesaggio forestale delle Magona.  3) Val  di  Cornia,  sistema  degli  insediamenti  pedecollinari  di  Campiglia  e  Suvereto, Rio  Torto  –  paesaggio  forestale  delle Colline Metallifere e di Montioni.   4) paesaggio urbano di Livorno – paesaggio del versante occidentale dei Monti Livonesi.   5) paesaggio urbano di Piombino – paesaggio forestale del promontorio di Piombino   

 

 

 

(…) 

La trasformazione dei paesaggi agrari per produzioni energetiche 

La  regolamentazione per  la  trasformazione dei paesaggi agrari  interessati da produzioni energetiche di  tipo ecosostenibile (biomassa, eolico, fotovoltaico) e dalle esigenze di trasporto e mobilità, aprono alla potenziale creazione di nuovi paesaggi.  

Nel  paesaggio  provinciale  è  possibile  individuare  all’interno  del mosaico  paesaggistico  contemporaneo  alcune  aree  con maggiore propensione alla  trasformazione, alcune sono cambiate molto  rapidamente per  la prossimità dei principali centri urbani  (Livorno,  Piombino)  e  per  la  presenza  delle  grandi  infrastrutture,  altre  costituiscono  una  struttura  più  duratura  e consistente  (Monti  Livornesi,  pianura  di  Bolgheri,  vecchia  Aurelia,  centri minori  come  Bibbona  e  Castagneto,  etc.)  che garantisce la sopravvivenza di livelli minimi di stabilità o di qualità, ad esempio residui di vegetazione igrofila lungo le linee di impluvio, siepi o filari di delimitazione di strade minori e/o terreni coltivati, muri e terrazzamenti, permanenza relazionale tra  costa ed entroterra. 

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La  permanenza  di  questi  elementi  di  naturalità  e/o  di  antica  organizzazione  del  paesaggio,  costituisce  un  patrimonio  importante per il territorio da salvaguardare quali elementi caratterizzanti del paesaggio rurale.  

Indubbiamente i paesaggi rurali sono coinvolti da questo nuovo rapporto fra territorio, viabilità ed energia sostenibile, il PTC  intende porre l’attenzione alla necessità di armonizzare gli aspetti ambientali e sociali con le esigenze di ammodernamento e sviluppo delle  reti di comunicazione civili e commerciali, tenendo conto anche delle questioni legate all’elettromagnetismo, alla salvaguardia ecologica e agli aspetti di percezione del paesaggio.  

Lo sviluppo di  infrastrutture e  tecnologie per  la produzione energetica di nuova generazione attiva da un  lato  l’emergenza  ambientale  e  l’attenzione  verso  richieste  sociali  di  scenari  conservativi,  dall’altro  le  stesse  problematiche  ambientali sembrano spingere verso nuovi scenari di  innovazione  tecnologica ecosostenibile  (conflitto con  traffico pesante, necessità  energetiche, competitività di mercato).  

I conflitti più  immediati,  di diretta percezione  riguardano  le  grandi  infrastrutture,  i parchi eolici,  l’installazione  di  impianti fotovoltaici  negli  insediamenti  storici  e  storicizzati, mentre  scarsa  attenzione  è  stata  posta  finora  al  cambiamento  del paesaggio ordinario, per esempio con l’introduzione delle colture a biomassa o per la produzione di biodiesel.  

La necessità di rispondere in termini di efficienza ed efficacia alle richieste energetiche e di adeguamento infrastrutturale alle nuove esigenze, impone l’attivazione di politiche di sviluppo e trasformazione del territorio aperto che trova nei progetti di paesaggio  lo  strumento  utile  per  il  riconoscimento  di  alcuni  elementi  (o  alcuni  sistemi  di  elementi)  strategici  in  grado  di garantire una nuova qualità e nuovi significati 

tanto  al  paesaggio  tecnologico,  quanto  al  paesaggio  tradizionale,  risorsa  fondamentale  nella  qualità  della  vita  quotidiana  tanto degli abitanti quanto dei fruitori. 

Il  progetto  di  paesaggio  rappresenta  lo  strumento  più  idoneo  per  lo  sviluppo  di  una  progettazione  funzionale  ad  una  programmazione energetica,  tecnologica ed  infrastrutturale coordinata che sviluppato  in una  logica di passaggio di scale  ‐ dalla  complessità  regionale  e  provinciale  fino  alle  realtà  territoriale  dei  singoli  Comuni  permette  la  valutazione  e l’approfondimento necessari per avviare progetti ecocompatibili limitando contrasti e dissonanze.  

Il progetto di paesaggio affronta la scala della complessità del paesaggio secondo il principio generale per il quale il tutto è più della somma delle parti e ricerca equilibri strutturali e funzionali nello spazio e nel tempo rispondenti alle finalità generali e specifiche che vengono poste:  il paesaggio è conservato o  trasformato da un  insieme di azioni o di assenze di azioni che costituiscono esiti della attuazione di scelte che di fatto sono progetti di paesaggio, nelle loro parti espressamente progettate da  uno  o  più  punti  di  vista  disciplinari,  come  nel  loro  insieme  posto  in  atto  nel  territorio,  ridisegnando  significati  e connessioni  funzionali/emozionali  con  il  paesaggio  circostante,  attivando  progetti  in  grado  di  riattivare  paesaggi  in abbandono  (incolti,  cave,  aree  turistiche  obsolete)  e  di  ricostituire  relazioni  anche  in  termini  funzionali,  offrendo  nuove interpretazioni e nuovi tasselli per il potenziamento del mosaico paesaggistico e culturale, seguendo un criterio di massima  trasparenza e di massima informazione coinvolgendo la popolazione nel percorso decisionale e delle scelte strategiche.  

La Provincia, attraverso  il PTC nel quale  individua  i sistemi e sub‐sistemi  di paesaggio con specificazione degli elementi di caratterizzazione  paesaggistica  e  gli  elementi  di  valore  naturalistico,  culturale  e  percettivo,  promuove  e  coordina  accordi intercomunali  per  lo  sviluppo  di  progetti  di  paesaggio  utili  allo  sviluppo  sostenibile  di  progetti  per  il  potenziamento  infrastrutturale e l’istallazione di tecnologie di produzione energetica ecocompatibile. 

  

Complessivamente,  l’area  di  Lavandone  non  è  ricompresa  in  alcuno  dei  punti  “sensibili”  così denominati dal PIT e dagli strumenti regionali sovraordinati. 

           

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2.5.6  Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI)   L’area del Lavandone è classificata  in P.I.4, pericolosità  idraulica “molto elevata” con  rinvio alla cartografia 1:25.000  (vedi pagina seguente); nella cartografia indicata, la zona non è censita diversamente.  L’intervento è fattibile, ai sensi dell’art.6 delle norme di Piano, riportato integralmente nella presente relazione in corpo 9, in quanto non viene realizzata alcuna nuova edificazione, visto che le strutture dei pannelli sono semplici sostegni tubolari del diametro di cm 8.  Inoltre, secondo la definizione di cui all’art.12 del D.Lgs.387/2003, le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti  rinnovabili,  nonché  le  opere  connesse  e  le  infrastrutture  indispensabili  alla  costruzione  ed  all’esercizio  degli  stessi impianti,  autorizzati  ai  sensi  del  comma  3  dell’art.12  corrente,  sono  di  pubblica  utilità  ed  indifferibili  ed  urgenti, autorizzabili ai sensi della lettera d) del citato articolo 6 del PAI. 

 

 

 

Stralcio n. 90 mod. con Dec. 63 del 15/06/05, Dec. 43 del 05/06/07, Dec. 42 del 25/06/08 Piano di Bacino del fiume Arno ‐ Piano Stralcio Autorità di Bacino del Fiume Arno Assetto Idrogeologico Cartografia prodotta in giugno 2008 

Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica ‐ livello di sintesi P.I.4 P.I.3 P.I.2 P.I.1 R Pericolosità 1:10.000 Limite AdB  

 

 Principale  compito  dell’Autorità  di  Bacino  è,  in  base  alla  legge  183/89,  la  redazione  del  Piano  di Bacino, strumento di pianificazione notevolmente complesso, che viene di norma strutturato attraverso Piani Stralcio  relativi  a  settori  territoriali  e/o  funzionali  negli  ambiti  attinenti  alla  difesa  del  suolo  e  alla  tutela  delle  risorse  idriche  e dell’ambiente.  

I piani di bacino costituiscono lo strumento finalizzato a garantire il mantenimento e/o il ripristino di condizioni di equilibrio  “naturale” e conseguentemente a definire le “condizioni di “sicurezza” per la collettività che sul Bacino insiste.  Si tratta cioè di uno strumento attraverso il quale rendere controllabili gli effetti di trasformazione indotti sui cicli naturali da  cause  antropiche  e/o  naturali  e  quindi  di  rendere  possibile  l’individuazione  di  azioni  e  strumenti  di  prevenzione  e mitigazione degli effetti  negativi.   I  contenuti  del  piano  consistono  nella  specificità  tematica  riferita  al  bacino idrografico, assolutamente indipendente dai limiti amministrativi.  

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Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) per il bacino Toscana‐Costa è stato approvato con D.C.R. 11/2005. Il PAI, attraverso le sue disposizioni, persegue l’obiettivo generale di assicurare l’incolumità della popolazione  nel  territorio   di  competenza  e  garantire  livelli  di  sicurezza  adeguati  rispetto  ai fenomeni di dissesto idraulico e geomorfologico in atto o potenziali.  Più  in  particolare,  il Piano,  nel  rispetto delle  finalità generali  indicate all’a  rt. 17 della  legge 18 maggio 1989  n. 183 per  il piano di bacino, ed in attuazione  delle disposizioni  della L.R.  5/95 e  del  Piano di indirizzo territoriale,  si pone i seguenti obiettivi: 

 •    la  sistemazione,  la  conservazione  e  il  recupero  del  suolo  nei  bacini  idrografici,  con        interventi  idrogeologici, 

idraulici, idraulico‐forestali, idraulico‐agrari, silvo‐pastorali, di forestazione, di bonifica, di consolidamento e messa in sicurezza; 

•  la difesa e il consolidamento dei versanti e delle aree instabili nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i fenomeni franosi e altri fenomeni di dissesto; 

•  la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua; •  la moderazione  delle  piene,  anche  mediante  serbatoi  d’invaso,  vasche  di  laminazione,  casse    di  espansione, 

scaricatori,  scolmatori,  diversivi  o  altro,  per  la  difesa  dalle  inondazioni  e dagli allagamenti; •  la  riduzione  del  rischio  idrogeologico,  il  riequilibrio  del  territorio  ed  il  suo  utilizzo  nel rispetto del suo stato, 

della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d'uso; •  la  riduzione  del  rischio  idraulico  ed  il  raggiungimento  di  livelli  di  rischio  socialmente accettabili. 

 

Gli interventi strutturali del piano riguardano le seguenti funzioni prioritarie: 

•  sistemazione idraulico forestali e di versante dei sottobacini collinari e montani; 

•  aumento della ricarica naturale falde sotterranee; 

•  aumento del trasporto solido anche in riferimento al riequilibrio delle linee di riva; 

•  salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete; 

•  riequilibrio della linea di riva, da svilupparsi per unità fisiografica.    Estratto dal Piano di Bacino del Fiume Arno (omissis)

Art. 5 – Elaborati del PAI.

In relazione alle condizioni idrauliche e idrogeologiche, alla tutela dell’ambiente ed alla prevenzione di presumibili effetti dannosi prodotti da interventi antropici, così come risultanti dallo stato delle conoscenze, sono soggette alle norme del presente capo le aree individuate nelle cartografie di seguito specificate:

a) “Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica - Livello di sintesi in scala 1:25.000”.

Nella cartografia la pericolosità è così graduata:

• pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4), così come definita nel Piano Straordinario approvato con deliberadel Comitato Istituzional n. 137/1999;

• pericolosità idraulica elevata (P.I.3), corrispondente alla classe B.I. così come definita nel Piano Straordinario di cui sopra;

• pericolosità idraulica media (P.I.2) relativa alle aree inondate durante l’evento del 1966 come da “Carta guida delle aree inondate” di cui al Piano di bacino, stralcio relativo alla riduzione del “Rischio Idraulico”;

• pericolosità idraulica moderata (P.I.1): rappresentata dall’inviluppo delle alluvioni storiche sulla base di criteri geologici e morfologici.

b) “Perimetrazione delle aree a pericolosità idraulica - Livello di dettaglio in scala 1:10.000”.

Nella cartografia la pericolosità è così graduata:

• pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni e con battente h ≥ 30 cm;

• pericolosità idraulica elevata (P.I.3) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni con battente h < 30 cm e aree inondabili da un evento con tempo di ritorno 30 < TR ≤ 100 anni e con battente h ≥ 30 cm;

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• pericolosità idraulica media (P.I.2) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 30 <TR ≤100 anni e con battente h < 30 cm e aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 100 <TR ≤ 200 anni ;

• pericolosità idraulica moderata (P.I.1) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni.

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Art. 6 – Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4).

Nelle aree P.I.4, per le finalità di cui al presente PAI, sono consentiti:

a) interventi di sistemazione idraulica approvati dall’autorità idraulica competente, previo parere favorevole dell’Autorità di Bacino sulla compatibilità degli interventi stessi con il PAI;

b) interventi di adeguamento e ristrutturazione della viabilità e della rete dei servizi pubblici e privati esistenti, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale;

c) interventi necessari per la manutenzione di opere pubbliche o di interesse pubblico;

d) interventi di ampliamento e di ristrutturazione delle opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali, nonché la realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali e non delocalizzabili, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale, non concorrano ad incrementare il carico urbanistico, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e risultino coerenti con gli interventi di protezione civile. Per tali interventi è necessario acquisire il preventivo parere favorevole dell’Autorità di Bacino;

e) interventi sugli edifici esistenti, finalizzati a ridurne la vulnerabilità e a migliorare la tutela della pubblica incolumità;

f) interventi di demolizione senza ricostruzione, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia;

g) adeguamenti necessari alla messa a norma delle strutture, degli edifici e degli impianti relativamente a quanto previsto in materia igienico - sanitaria, sismica, di sicurezza ed igiene sul lavoro, di superamento delle barriere architettoniche nonché gli interventi di riparazione di edifici danneggiati da eventi bellici e sismici;

h) ampliamenti volumetrici degli edifici esistenti esclusivamente finalizzati alla realizzazione di servizi igienici o ad adeguamenti igienico-sanitari, volumi tecnici, autorimesse pertinenziali, rialzamento del sottotetto al fine di renderlo abitabile o funzionale per gli edifici produttivi senza che si costituiscano nuove unità immobiliari, nonché manufatti che non siano qualificabili quali volumi edilizi, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;

i) interventi di ristrutturazione edilizia, così come definiti alla lettera d) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia, che non comportino aumento della superficie coperta. Qualora gli interventi comportino aumento di carico urbanistico, gli stessi sono ammessi, purché realizzati in condizioni di sicurezza idraulica. La verifica dell’esistenza di tali condizioni dovrà essere accertata dall’autorità preposta al rilascio del provvedimento autorizzativo;

j) realizzazione, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità, di recinzioni, pertinenze, manufatti precari, interventi di sistemazione ambientale senza la creazione di volumetrie e/o superfici impermeabili, annessi agricoli purchè indispensabili alla conduzione del fondo e con destinazione agricola vincolata;

k) nuovi interventi e interventi di ristrutturazione urbanistica, a condizione che venga garantita la preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica per eventi con tempo di ritorno di 200 anni, sulla base di studi idrologici ed idraulici, previo parere favorevole dell’autorità idraulica competente e dell’Autorità di Bacino sulla coerenza degli interventi di messa in sicurezza anche per ciò che concerne le aree adiacenti. In caso di contestualità, nei provvedimenti autorizzativi ovvero in atti unilaterali d’obbligo, ovvero in appositi accordi laddove le Amministrazioni competenti lo ritengano necessario, dovranno essere indicate le prescrizioni necessarie (procedure di adempimento, tempi, modalità, ecc.) per la realizzazione degli interventi nonché le condizioni che possano pregiudicare l’abitabilità o l’agibilità. Nelle more del completamento delle opere di mitigazione, dovrà essere comunque garantito il non aggravio della pericolosità in altre aree.

Salvo che non siano possibili localizzazioni alternative, i nuovi strumenti di governo del territorio non dovranno prevedere interventi di nuova edificazione nelle aree P.I.4.

     

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  2.5.7  Pianificazione locale   Il comune di Collesalvetti è dotato di Piano strutturale approvato efficace dalla data di pubblicazione sul BURT. Il comune è altresì dotato di Regolamento urbanistico, anch’esso debitamente efficace. Il comune di Collesalvetti ha regolamentato (vedi apposito Regolamento, approvato con Delibera C.C. n°56 del 30.4.2010) la  realizzazione degli impianti FTV a terra in funzione della localizzazione, suddividendo il  territorio in varie aree, con diversa  dotazione. L’area  del  Lavandone  ricade  in  area  “A”,  nelle  quali  l’installazione  di  pannelli  FTV  a  terra,  per  ogni  singola  proprietà,  è ammessa nella misura in cui (vedi Art.7):  S = superficie netta impianto FTV = 9.500 +0.3(Ad – 50.000)                                                                                                 [mq] Per cui, disponendo di opzione per DDS di 10 ha (unico proprietario), pari a 100.000 mq, la superficie realizzabile risulta: S = 9.500 + 0.30 x  (100.000‐50.000) =  9.500 + 15.000 = 24.500 mq che corrispondono a 46.600 mq  lordi,  incluso spazi a  verde, recinzioni, piste in terra interne all’impianto ecc.   La pianificazione urbanistica di cui ai precedenti punti è stata redatta secondo i disposti della Legge Regionale Toscana 16 gennaio 1995, n. 5 per quanto concerne il Piano Strutturale e secondo i disposti della Legge Regionale 3 gennaio 2005 n.1 in riferimento al Regolamento Urbanistico.  Il nuovo strumento urbanistico ha disegnato  il possibile sviluppo di Collesalvetti, prima strategico con  il Piano strutturale, successivamente operativo, con il Regolamento urbanistico.  Rapporti con il PIT.  Come già detto la Regione Toscana ha recentemente approvato il Piano di Indirizzo Territoriale  (delibera C.R. n. 72 del 24 luglio 2007). L’art. 48 comma 6 della L.R. 1/05, stabilisce che “gli strumenti della pianificazione territoriale dei comuni e delle province e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al piano di indirizzo territoriale".  Il  comma  4  lett.  d)  dello  stesso  art.  48  stabilisce  altresì  che  il  PIT  preveda  "le misure  di  salvaguardia  immediatamente efficaci, pena di  nullità, di qualsiasi atto con esse contrastante, sino all'adeguamento degli strumenti  della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio di comuni e province allo statuto del territorio" previsto dallo stesso PIT. 

 Rapporti con il piano paesaggistico  La Regione sta predisponendo  il piano paesaggistico per quanto disciplinato all’art.143 del decreto  legislativo 22 gennaio  2004, n.42 come modificato dal decreto legislativo 157 del 24 marzo 2006.  Con  deliberazione  della  Giunta  Regionale  di  avvio  del  procedimento  n.  947  del  17  novembre  2008,  è  stato  avviata  la procedura di implementazione del PIT in relazione alla disciplina paesaggistica.  In particolare nella prima proposta di implementazione del PIT, recentemente presentata in alcune conferenze pubbliche. Sarebbe  quindi auspicabile  poter adeguare  gli strumenti  in  fase di variazione anche al piano  paesaggistico per evitare di dover successivamente provvedere al loro adeguamento.  Al momento la regione ha approvato come allegato del PIT schede tecniche riguardanti ambiti omogenei.   Il Comune di Collesalvetti  fa parte dell’Ambito 12 – Area Livornese,  la scheda di cui si dovrà comunque  tener conto nella stesura delle varianti è costituita dalle seguenti sezioni:   Sezione 1:  Descrizione dei caratteri strutturali Sezione 2:  Riconoscimento dei valori Sezione 3:  Funzionamenti,dinamiche, obiettivi di qualità azioni prioritarie  Sezione 4:  Beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art.136 del D.Lgs. 22/01/2004 n.142  

 2.6  Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione 

 Gli strumenti programmatici  relazionabili   al  progetto sono quelli  relativi   ai  piani e programmi  relativi alla produzione di energia e alla  riduzione delle emissioni  in atmosfera. Per ciò che concerne gli strumenti a  livello comunitario,  il progetto è coerente  con  la Direttiva  europea  2001/77/CE,  per  la  quale  gli  Stati membri  devono  soddisfare  con  l’utilizzo  delle  fonti 

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rinnovabili  entro  il  2010  una  percentuale  dei  consumi  energetici  interni  pari  al  12%  del  bilancio  energetico  complessivo (all’Italia viene assegnato un obiettivo  indicativo di copertura del consumo  lordo al 2010 del 25%). Le opere sono altresì coerenti con il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005, col quale gli Stati firmatari si  impegnano a  ridurre  le emissioni  di gas serra: gli Stati membri dell’Unione Europea devono  ridurre collettivamente  le  loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012. Per ciò  che concerne gli strumenti programmatici a livello nazionale, le opere  in progetto sono coerenti con la Delibera CIPE 137/98,  che  assegna  alla  produzione  di  energia  da  FER  un  contributo  pari  a  circa  il  20%  del  totale,  con  la Delibera  CIPE 126/99, con cui si individuano gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile. 

   2.6.1  Coerenza con la programmazione regionale 

  Per  ciò  che  concerne  gli  strumenti  programmatici  a  livello  regionale,  le  opere  in  progetto  sono relazionabili  con  il  Programma  regionale  di  sviluppo  2006‐2010  e  con  il  Piano  di  indirizzo energetico regionale (PIER). Il  Programma   regionale   di   sviluppo  dà  indicazioni      progettuali      da      inserire      nella      nuova programmazione settoriale pluriennale. Le priorità operative sono definite  nei Progetti Integrati Regionali  (PIR).  Il  PIR  3.2  ‐  Sostenibilità  e  competitività  del  sistema  energetico  ‐  si  pone l’obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Le opere in progetto sono in linea con gli obiettivi programmatici. Il PIER ha come obiettivo  la  riduzione dei gas serra e  l’incremento delle’energia prodotta mediante  l’impiego di FER. Fra  le azioni considerate per il raggiungimento degli obiettivi figura lo sviluppo del fotovoltaico, unitamente allo sviluppo delle altre FER. In relazione alla riduzione del gas serra, l’obiettivo che la Regione Toscana è quello di conseguire una riduzione del 6,5% delle emissioni del 1990 per il 2012 e pari al 20% delle emissioni del 1990 per il 2020. Considerando che nel 1990 le emissioni di gas serra sono state pari  a 36.200,905 tonnellate, l’obiettivo è quello di ridurre le missioni di 7,2 milioni di tonnellate nel 2020 e di 2,3 milioni di tonnellate nel  2012. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica attraverso impianti alimentati da FER,  essa  dovrebbe  raggiungere,  nel  2020,  il  livello  del  39%  del  fabbisogno  stimato.  In  particolare  per  quanto  riguarda l’energia fotovoltaica l’obiettivo è quello di raggiungere nel 2016 150 MW.  

Tabella di sintesi   

Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER (MW)  1,3   

Potenza aggiuntiva prevista (MW)  150  

Potenza complessiva prevista (MW)  151,3  

Producibilità prevista (Gwh)   200    2.6.2  Coerenza con la programmazione provinciale  Per  quanto  attiene  le  previsoni  della  programmazione  provinciale,  essa  attinge  a  obbiettivi  ben  delimitati  in  materia  di salvaguardia ambientale e di conservazioni delle tipicità in termini di paesaggio. Le  aree  da  privilegiare  per  l’impianto  di  centrali  a  terra  sono  quelle  senza  alcuna  caratterizzazione  paesaggistica,  storica, tipologica, ambientale e colturale: quest’ultima valenza è quella piu’  recentemente valutata e che sarà parte delle  linee guida della programmazione per  i prossimi anni. La salvaguarda delle  tipicità agricole, sia  in termini di “scenari”  (si pensi ai paesaggi agrari delle Crete Senesi e della Val d’Orcia) sia  in  termini di produzione di prodotti DOP, DOCG ecc., sarà preminente anche rispetto alle necessità energetiche del futuro. Nella fattispecie, siamo alla presenza di un’area da sempre coltivata a fieno/erba medica o anche incolta, posta quasi al livello del mare  e con  una matrice  argillosa  dotata  di  una  spiccata  acidità,  incompatibile  con ogni  coltura anche ortaggicola  di  sia  pur minimo pregio. Va da sé che in tali aree è storicamente assente ogni forma di olivicoltura e spesso, in quanto non conveniente, anche ogni forma di viticoltura. Tradizionalmente le colture a rotazione sono costituite dai pomodori, che certo non sono una coltura specializzata o, in queste zone, a denominazione protetta.   

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Complessivamente,  l’area  di  Lavandone  non  è  ricompresa  in  alcuno  dei  punti  “sensibili”  così 

denominati dal PTC e dagli strumenti di governo del territorio a livello provinciale che precludono la realizzazione dell’impianto FTV a terra. 

   

 2.7  Conclusioni 

  

Dall’analisi    precedentemente    esposta    si    evince    che    l’opera    non    presenta    conflittualità    con    gli  strumenti  di 

pianificazione e programmazione vigenti risultando compatibile e coerente con i vincoli e  le norme  insistenti sul  territorio.   

Nella  tabe l la   qui sotto  è  riportato  il  riepilogo  degli  strumenti  di  piano considerati; nella  tabella successiva è  riportato  il 

regime vincolistico che insiste sull’area sede delle opere in progetto.        

Riepilogo strumenti di pianificazione territoriale vigenti   

Strumento di piano  Previsioni di piano  Coerenza/contrasto del progetto  

Rete Natura 2000  Nessun sito Natura 2000  Il progetto non ha incidenza su relazionabile  all’area di progetto  alcun sito 

Aree protette  Nessuna area protetta relazionabile  Il progetto non ha incidenza su all’area di progetto   alcun sito 

PIT ‐ Toscana   Non vi sono previsioni inerenti   Il progetto è coerente con lo 

l’area di progetto  strumento di pianificazione 

Piano paesistico Toscana   Non vi sono previsioni inerenti   Il progetto è coerente con lo l’area di progetto   strumento di pianificazione 

PTC – Livorno                                                    Non vi sono previsioni inerenti   Il progetto è coerente con lo  

l’area di progetto  strumento di pianificazione 

PAI  ‐  Bacino   idrografico   reg.   Le opere non sono in contrasto con   Il progetto è coerente con lo 

le prescrizioni/previsioni di piano   strumento di pianificazione 

PS + RU comunale  Le opere non sono in contrasto con   Il progetto è coerente con lo 

le prescrizioni/previsioni di piano   strumento di pianificazione.  

      

Riepilogo regime vincolistico   

Vincolo idrogeologico  NO   

Vincolo ex art. 142 Codice del paesaggio   NO       

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3.  QUADRO  DI  RIFERIMENTO PROGETTUALE 

 

 

In questo capitolo si forniscono le informazioni relative al progetto dell’impianto fotovoltaico, in relazione a: 

•  natura e fini del progetto; 

•  dimensioni del progetto; 

•  tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento; 

•  piani preliminari, diagrammi e mappe progettuali; •  descrizione   della   tecnica   prescelta,   con   riferimento   alle   migliori   tecniche   disponibili a costi non eccessivi; 

•   descrizione della natura e dei metodi di produzione o altri tipi di attività relativi alla fase di esercizio del 

progetto; 

•  dati  relativi  alla  produzione  di  rifiuti,  di  emissioni  atmosferiche,  di  scarichi  idrici,  di sversamenti  al  suolo,   di  

sottoprodotti,  di  emissioni   termiche,  di   rumori,  vibrazioni  e radiazioni; 

•  descrizione delle caratteristiche di accesso; 

•  dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito; 

•  definizione del rischio di incidenti; 

•  descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto; 

•  descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale.   

3.1  Natura e fini del progetto  

Le  opere  in  progetto  si  inseriscono  in  un  quadro  normativo  e  programmatico  che  vede  la  volontà  delle  Autorità 

preposte  al  governo  del  territorio  di  incentivare  l’uso  delle  energie  alternative.  

Rispetto alle fonti energetiche tradizionali, l’impiego di impianti fotovoltaici consente due vantaggi fondamentali:  

•  utilizza una fonte   virtualmente inesauribile; 

•  non   ha   impatti   significativi   sull’ambiente   con   cui   interagisce   se   non   in   termini   di occupazione di suolo e di impatto visivo; 

•  la realizzazione dell’impianto comporta limitati movimenti di terra e comporta una limitata produzione di rifiuti; •  esaurito il ciclo di vita, la dismissione dell’impianto consente il ripristino dei luoghi. 

 

Come    si    legge    nella    relazione    tecnica    del    progetto,    la    produzione    di    energia    elettrica    per  conversione   

fotovoltaica   dell’energia   solare   non   causa    immissione   di   sostanze    inquinanti nell’atmosfera;   inoltre  ogni  kWh 

prodotto  con  fonte  fotovoltaica  consente  di  evitare  l'emissione nell'atmosfera  di      0,53  k  di CO2    (gas  responsabile 

dell’effetto  serra,  prodotto   con   la tradizionale  produzione  termoelettrica  che,  in  Italia,  rappresenta   l’80%   circa  della 

generazione elettrica   nazionale).    

Il   fine   è   quindi   quello   di   unire   alla   produzione   di   energia   elettrica dell’impianto già operativo, una produzione più 

sostenibile in termini di economia ambientale.     3.2 Descrizione del progetto 

 L’impianto sarà disposto a terra e occuperà una superficie in pianta di circa 2,20 ettari.  

 

La potenza nominale dell’ impianto è di 4.04 MWp. 

 

impianto  fotovoltaico  sarà  costituito  da  13.248 moduli da 305 Wp.   

La  tipologia  dei  moduli  è  a  silicio cristallino.   

I moduli  fotovoltaici  saranno  disposti  in  verticale  in  configurazione  bifilare,  raggruppati  in  69  stringhe  composte  da  16 

moduli  ciascuna  per ciascun  inverter presente.   

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Le  stringhe saranno montate  su  strutture  di  supporto  che  saranno  fissate  a  terra  tramite  palo  infisso  nel  terreno senza 

l’ausilio di cemento, e saranno fisse.  

Si prevede di suddividere elettricamente ciascun impianto  in 16 campi  da  circa 0.252  MWp  ciascuno  con  caratteristiche  

elettriche  identiche.   

Il   parallelo  tra  le stringhe  sarà  realizzato  tramite  quadri  di  bassa  tensione  in  corrente  continua  (denominati  quadri  di 

campo)  posizionati  sulle  strutture  di  sostegno  dei  moduli  fotovoltaici.   

Dal  quadro  di  campo  si perverrà  al  locale  inverter  dove  la  corrente  passerà  da  continua  ad  alternata.  Infine  nel  locale 

di trasformazione BT/MT mediante  trasformatori da 500 kVA,  la  tensione subirà una el evazione da 270V  a  15 kV.   

L’energia  elettrica  così  trasformata  sarà  quindi  convogliata,  mediante  cavidotto interrato a 15 kV alla cabina di consegna. 

Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate alle  sollecitazioni  dovute  al  montaggio  degli   impianti   interni  

corrispondentemente  alle  seguenti tipologie:  

•  cabina  bassa  in  box  prefabbricato o  costruita  in  loco con  caratteristiche  strutturali  almeno equivalenti a quelle 

delle prescrizioni ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori a quelle riportate nella DK5640; 

•  in  edificio  civile:  tale  locale  deve  avere  caratteristiche  strutturali  almeno  equivalenti  a  quelli  delle    prescrizioni  

ENEL   DG2091   e   dimensioni  non   inferiori   a   quelle   riportate   nella DK5640.  

Caratteristiche fisiche dell’impianto   

Numero moduli FV  13.248  

Inclinazione moduli FV  32°  

Orientamento moduli FV  Sud   

Tipologia tecnologica moduli   silicio cristallino   

Tipologia locali di controllo, conversione e consegna   Locale tecnico prefabbricato  

Ventilazione locale tecnico  Naturale e forzata   

Cablaggi   Cavi interrati   

Posizionamento gruppo di conversione   All ’interno del  locale tecnico  

Posizionamento quadri CC   All ’interno del  locale tecnico  

Posizionamento cabina Trafo  All ’interno del  locale  tecnico  

Posizionamento cabina controllo e consegna MT   All ’interno del  locale tecnico  

Posizionamento contatori   All ’interno del  locale tecnico   Per la valutazione della risorsa solare disponibile si rimanda alla relazione tecnica di progetto. 

 

La stima della produzione elettrica annuale è di circa  5.500.000  kWh.   3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti 

 Generatore fotovoltaico 

 Il  generatore  fotovoltaico  si  comporrà  di moduli  del  tipo “Sun Power  305 Wp”,  o  similari, con  una vita   utile   stimata   di   

oltre   25   anni   senza   degrado   significativo   delle   prestazioni.   Le   altre caratteristiche del generatore fotovoltaico sono 

riportate qui sotto.          

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           Caratteristiche del generatore fotovoltaico 

 Numero moduli   13.248 

 Potenza nominale  305 Wp  

 Celle  Silicio cristallino ad alta efficienza  

                                                   CARATTERISTICHE DEI MODULI 

 Tensione  circuito aperto VOC  64,2 V  

 Corrente di corto circuito  ISC  5,96 A  

 Tensione  VMP  54,7 V  

 Corrente IMP  5,58 A  

 Grado di efficienza   18,7%  

 Dimensioni   1559 mm x 1046 mm  

  

La  potenza complessiva  di  ciascuno  dei  due  campi  da  raggiungere  sarà  di  13.248  x  305 Wp  =  4.04 MWp.  Pertanto  il 

singolo sottocampo fotovoltaico sarà configurato:   

Tabella 15 – Configurazione sottocampo  

Numero stringhe   69  

Numero moduli   12x69  =  828  

Tensione  VMP  a 25 °C  54,7 V x 12 = 656,4 V  

Corrente IMP  a 25 °C   5,58 A x 69 = 385,02   

I  valori  di  tensione   alle  varie  temperature  di  funzionamento  (minima,  massima  e  d’esercizio) rientrano  nel  range  di 

accettabilità  ammesso  dall’inverter.  I moduli  saranno  forniti  di  diodi  di  by‐ pass.  Ogni  stringa  di moduli  sarà munita  di 

diodo  d  i  blocco  per  isolare  ogni  stringa  dalle  altre  in  caso  di  accidentali ombreggiamenti,  guasti  etc. La  linea  elettrica 

proveniente dai moduli  fotovoltaici sarà   messa   a  terra  mediante   appositi   caricatori  di  sovratensione  con  indicazione 

ottica  di  fuori servizio, al fine di garantire la protezione delle scariche di origine atmosferica.   Gruppo di conversione CC/CA (INVERTER)  Il  gruppo  di  conversione  è  composto  dal  convertitore  statico  (Inverter).   

Il  convertitore  c.c./c.a. utilizzato è idoneo al trasferimento della potenza dal campo fotovoltaico alla rete del distributore, in 

conformità  ai  requisiti  normativi  tecnici  e  di  sicurezza  applicabili.  I  valori  della  tensione  e  della corrente  di  ingresso  di 

questa   apparecchiatura  sono  compatibili  con  quelli   del  rispettivo  campo fotovoltaico, mentre  i  valori  della  tensione  e 

della  frequenza  in  uscita  sono  compatibili  con  quelli  della    rete      alla    quale    viene    connesso    l’impianto    Le   

caratteristiche   principali   del   gruppo   di conversione sono:  

•  inverter a commutazione  forzata con  tecnica PWM  (pulse‐width modulation), senza clock e/o  riferimenti  interni  

di  tensione  o  di  corrente,  assimilabile  a  "sistema  non  idoneo  a sostenere la tensione e frequenza nel campo 

normale",  in  conformità  a  quanto  prescritto  per  i  sistemi  di  produzione  dalla  norma  CEI  11‐20  e  dotato  di 

funzione MPPT  (inseguimento della massima potenza); 

•  ingresso  lato CC da generatore  fotovoltaico gestibile con poli non connessi a  terra, ovvero con sistema IT; 

•  rispondenza  alle  norme  generali  su  EMC  e  limitazione  delle  emissioni  RF:  conformità norme CEI 110‐1, CEI 

110‐6, CEI 110‐8; 

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•  protezioni  per  la  sconnessione  dalla  rete  per  valori  fuori  soglia  di  tensione  e  frequenza  della  rete  e  per 

sovracorrente  di  guasto  in  conformità  alle  prescrizioni  delle  norme  CEI  11‐20  ed  a  quelle  specificate  dal 

distributore  elettrico  locale. Reset automatico  delle  protezioni  per predisposizione ad avviamento automatico; 

•  conformità marchio CE; 

•  grado di protezione adeguato all'ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65); 

•  dichiarazione  di  conformità  del  prodotto  alle  normative  tecniche  applicabili,  rilasciato  dal  costruttore,  con 

riferimento  a  prove  di  tipo  effettuate  sul  componente  presso  un  organismo  di  certificazione  abilitato  e 

riconosciuto; 

•  campo di tensione di ingresso adeguato alla tensione di uscita del generatore FV; 

•  efficienza massima ≥ 90 % al 70% della potenza nominale.  Quadro di parallelo lato corrente alternata Si prevede di  installare un quadro di parallelo in alternata all’interno di  in una cassetta posta a valle dei  convertitori  statici 

per  la  misurazione,  il  collegamento  e  il  controllo  delle  grandezze  in  uscita dagli inverter. All’interno di  tale quadro, sarà 

inserito il contatore dell’energia prodotta.   Sistema di controllo e monitoraggio (SCM) Il  sistema  di  controllo  e  monitoraggio  del  sistema,  permette  per  mezzo  di  un  computer  ed  un software dedicato, di 

interrogare  in ogni  istante  l’impianto al fine di verificare  la funzionalità degli inverter  installati con  la possibilità di visionare 

le indicazioni tecniche (tensione, corrente, potenza etc..) di ciascun inverter.   

E’ possibile  inoltre  leggere nella memoria eventi del convertitore  tutte  le grandezze elettriche dei giorni passati.   Impianto di illuminazione Il  progetto  prevede  un  impianto  di  illuminazione  realizzato mediante  proiettori  del  tipo  col  corpo  in alluminio,  a  tenuta 

stagna,  grado  di  protezione  IP65,  dotati  di  lampade  al  sodio  a  bassa  pressione. Altri  corpi  illuminanti  saranno  posti  in 

prossimità delle cabine e dei locali tecnici.  

L’alimentazione  avverrà  tramite  impianto  elettrico  autonomo,  passante  in  canaline  ove  previsto,  dotato  di  interruttori 

magnetotermici differenziali, le parti metalliche ed elettriche saranno collegate ad un idoneo sistema di messa a  terra  e  tutti 

gli  impianti  saranno  realizzati  in Conformità alle Normative C.E.I..  

I  corpi  illuminanti, opportunamente distanziati dalle parti  in  tensione ed  in posizione  tale da non ostacolare  la  circolazione 

dei  mezzi,  dovranno  garantire,  in  prossimità  delle  apparecchiature  di  manovra  dei  sez  ionatori,  un  valore medio  di 

illuminamento sufficiente all’opportuno utilizzo.   Sistema di monitoraggio L’impianto sarà dotato di un sistema di controllo remoto per supervisione di impianti multipli, cioè ubicati in posizioni 

diverse o comunque per la gestione a distanza di impianti non presidiati.  

• Telecontrollo  

Telemisura (configurabile dall’utente) 

Configurazione/comandi da remoto  

• Data‐Logger  

Invio dati via FTP 

Invio dati via e‐mail (configurabile dall’utente)  

• TeleMonitoraggio allarmistica:  

Invio e‐mail in caso di evento (configurabile dall’utente)  

Invio sms di in caso di evento (configurabile dall’utente)  

• TeleAssistenza:  

Diagnostica da remoto 

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Invio e‐mail in caso di assenza di comunicazione (configurabile dall’utente)  

• Supervisione Stringhe:  

Misura e antifurto tramite quadri stringa 

Invio e‐mail in caso di evento (configurabile dall’utente)  Il sistema di supervisione permette la gestione di eventuali periferiche aggiuntive come tabellone luminoso, monitor di 

visualizzazione, sensori ausiliari, sensori ambientali.   Sarà  predisposto  anche  un  sistema  di  controllo  locale  in   grado  di  consentire  tramite  un  PC 

centrale il monitoraggio di tutti i dati di impianto:  

•  Tensione di sistema 

•  Corrente di sistema 

•  Dati di produzione    Cavi e cavidotti  Le linee di cablaggio dei pannelli saranno alloggiate in cavidotti così come i cavi, che dai quadri di campo in corrente continua, 

arriveranno agli inverter alloggiati nelle cabine di campo.  

Da ciascuna delle cabine di   campo partiranno  le  linee di   media  tensione  (15 kV) ad anello che si attesteranno nel quadro  

generale  nella cabina di smistamento. Tali  linee saranno  posate  in cavidotti  interrati con protezione meccanica secondo  le 

specifiche  CEI  211‐6  e  nel  rispetto  del DPCM  8.7.2003  (emissione  percepibile  <  3  μT)  e  quindi  a  profondità  superiori  ad  1 

metro.   Caratteristiche dei cavi I  circuiti  saranno  realizzati  con cavi,  del  tipo  "non  propagante  l’incendio ",  provvisti  di  conduttori  in  rame  ed  aventi  le 

caratteristiche riportate di seguito.   Linee per bassa tensione 

 •  conformità alle norme CEI 20‐13, CEI 20‐22, CEI 20‐ 37 e CEI 20‐38 

•  tipo multipolare e unipolare 

•  tensione nominale: 0,6/l kV 

•  isolamento in gomma di qualità G7 

•  guaina esterna in materiale termoplastico di qualità R 

•  sigla FG7(O)R ‐ 0,6/1 kV   Caratteristiche delle tubazioni interrate e criteri di posa.  

  Per le condutture si utilizzeranno cavidotti in materiale isolante ed autoestinguente, del tipo pesante 

(secondo CEI 23‐46).  

Per  le  tubazioni  da  interrare  va  segnalato  che,  prima  del  rinterro,  le  tubazioni  dovranno  essere  ricoperte da  un  getto  di 

calcestruzzo magro dello spessore approssimativo di 10 cm,  in modo  da  proteggere  adeguatamente  le  tubazioni  dai mezzi 

manuali  di  scavo.  Si  eseguirà,  quindi,  il  rinterro  che  dovrà  essere  fortemente  compresso  per  evitare  futuri  cedimenti. Nel 

rinterro,  a  30  cm  sopra  le  tubazioni,  sarà  posato  un  nastro monitore.  Sul  percorso  delle  tubazioni  saranno  previsti  dei 

pozzetti d’ispezione.   Per ogni ulteriore dettaglio si rimanda alla relazione di progetto esecutivo. 

    

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3.3  Tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento  I  tempi  di  realizzazione  dell’impianto  sono  quantificabili  in  circa 4 mesi consecutivi,  il  tempo  di  vita attiva dell’impianto è 

stimabile in 20 anni, il tempo di smantellamento è di circa 40 giorni.   3.4  Descrizione della tecnica prescelta  

L’effetto  fotovoltaico  consiste  nella  conversione  dell’energia  solare  in  energia  elettrica.   

Questo processo è  reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori, come  il silicio. 

L’elemento   alla   base   della    tecnologia    fotovoltaica   è    la   cella,   è   costituita   da   un   materiale semiconduttore,  il 

silicio,  di  spessore  estremamente  ridotto  (0.3 mm),  che  viene  trattato mediante operazione  di  drogaggio:  il  silicio  viene  

trattato  con  atomi  di  fosforo  e  boro  al  fine  di  ottenere correnti  elettriche  stabili  all’interno  della  cella.   

Per  la  realizzazione  dei  contatti  elettrici metallici, allo   strato   di   silicio   vengono   applicati   mediante   sistema   serigrafico  

dei   contatti   in   argento  o alluminio,  che  sono  costituiti  da  una  superficie  continua  sul  fronte  posteriore  e  una  griglia  sul 

lato anteriore  della  cella.   

La  loro  funzione  è  quella  di  captare  il  maggior  flusso  elettrico  possibile  e convogliarlo  all’esterno.   

Il  rivestimento  antiriflettente  è  costituito  dalla  deposizione  di  uno  strato  sottile  di  ossido  di  titanio per minimizzare  la 

componente di radiazione solare riflessa. 

Il  parametro  più  importante  della  cella  è  il  suo  rendimento  η,  ovvero  il  rapporto  tra  la  massima potenza  Pmax  [Wp] 

che  si  ottiene  dalla  cella  e  la  potenza  totale  della  radiazione  incidente  sulla superficie  frontale. Il  livello del  rendimento 

diminuisce  all’aumentare  della  temperatura  delle  celle,  poiché  la  temperatura  ostacola  il  passaggiodegli  elettroni  nel 

semiconduttore.  

η= Pcella /Pmax 

 

Attualmente sul mercato le celle fotovoltaiche hanno diverse dimensioni a seconda della loro tipologia. 

 

Celle  a  silicio monocristallino:  hanno  un  grado  di maggior  purezza  del materiale  e  garantiscono  le migliori prestazioni  in 

termini di efficienza avendo il rendimento più alto pari al 15%.  

Si presentano di  colore  blu  scurissimo  uniforme  e  hanno  forma circolare o ottagonale,  di  dimensione  dagli  8  ai  12 cm di 

diametro e 0.2 ‐ 0.3 mm di spessore. 

Celle  a  silicio  policristallino:  hanno  una  purezza  minore,  condizione   che  comporta  una  minor efficienza ossia  il  loro 

rendimento si aggira tra l’11 e il 14%.  

Si  presentano  di  un  colore  blu  intenso  cangiante  dovuto  alla  loro  struttura  policristallina.  Hanno  forma  quadrata  o 

ottagonale e di spessore analogo al precedente tipo. 

Silicio  amorfo:  si  tratta  della  deposizione  di  uno  strato  sottilissimo  di  silicio  cristallino  (1‐2 micron)  su  superfici  di  altro  

materiale,  ad  esempio  vetri  o  supporti  plastici.  In  questo  caso  è  improprio parlare  di  celle,  in  quanto  possono  essere 

ricoperte  superfici  anche  consistenti   in  modo  continuo.  L’efficienza  di  questa  tecnologia  è  sensibilmente  più  bassa, 

nell’ordine  del  5‐ 6.8% ed è soggetta a un  decadimento  consistente  (‐30%)  delle  proprie  prestazioni  nel  primo  mese  di 

vita  che  impone quindi    un   sovradimensionamento   della   superficie    installata,    in   modo    da    consentire    in    fase   di 

esercizio la produzione di energia  

Un generatore fotovoltaico si compone di:  

•  Cella  fotovoltaica:  elemento  base  del  generatore    fotovoltaico,  è  costituita  da  materiale  semiconduttore 

opportunamente trattato mediante “dr ogaggio”, che converte la radiazione solare in elettricità. 

•  Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche collegate tra loro in serie o in parallelo, così da ottenere valori 

di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi. 

•   Pannello fotovoltaico: insieme di più moduli, collegati in serie o in parallelo, in una struttura rigida. 

•  Stringa:  insieme di moduli o pannelli collegati elettricamente  in serie  fra  loro per ottenere la tensione di lavoro del campo fotovoltaico. 

•  Generatore  fotovoltaico:  generatore  elettrico  costituito  da  uno  o  più moduli,  pannelli,  o stringhe 

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fotovoltaiche. 

 

I moduli fotovoltaici sono costituiti da diversi strati sovrapposti:  

1.      lastra di vetro  temprato di spessore variabile che ha una duplice  funzione: di assicurare una buona  trasmittanza 

termica  (> 90%) ed una  resistenza meccanica, considerato  il  fatto che le celle fotovoltaiche sono molto fragili e si 

rompono facilmente; 

2.   primo  foglio sigillante  trasparente  in EVA  (acetato vinile etilenico) che ha  la  funzione di garantire la tenuta agli 

agenti esterni ed un buon isolamento dielettrico; 

3.   celle fotovoltaiche; 

4.   secondo foglio sigillante in EVA per l’isolamento posteriore; 

5.   Chiusura  posteriore  che  può  essere  sia  in  vetro  con  la  funzione  di  favorire  lo  scambio termico e consentire una 

parziale  trasparenza  del modulo,  o  in  Polivinil‐fluoruro  (PVF)  noto  commercialmente  come  tedlar®  che  viene 

impiega to in fogli nell’assemblaggio dei moduli fotovoltaici per le sue particolari caratteristiche anti‐umidità. 

 

Il  sandwich  è  posto  in  forno  di  laminazione  in  cui,  tramite  riscaldamento  a  circa  150°,  si  realizza  la  sigillatura      dei 

componenti,    l’EVA    diviene    trasparente    e    si    eliminano    dall’interno    della stratificazione  l’aria  e  il  vapore contenuti 

tra gli  interstizi  in modo da evitare possibili processi di corrosione. 

Realizzato   il   laminato   il   modulo   è   completato  da   cornici   di  alluminio,   anche   se   le   recenti realizzazioni propendono 

per soluzioni prive di cornice, che sono più leggere e preferite  in campo architettonico. 

Nella parte posteriore del modulo fotovoltaico è collegata la scatola di giunzione per i collegamenti elettrici necessari per 

l’installazione. 

Per   la   realizzazione   del   presente   progetto,   è   stata   scelta   la   tecnologia   con   celle   di   silicio monocristallino. I criteri 

che hanno guidato la scelta sono:  

•  caratteristiche   intrinseche  del  monocristallino,  che  assicura   la  maggiore  efficienza  di conversione, rispetto 

alle altre tecnologie; 

•  dati  storici  degli  impianti  simili  che  nel mondo  sono  in  funzione  già  da  anni,  che  registrano  un  alto  grado  di 

affidabilità  nel  tempo  dei  pannelli  e  una maggiore  stabilità  del  tasso  di decadimento naturale delle prestazioni 

nel tempo rispetto alle altre tecnologie. 

 

Per minimizzare  l’occupazione  di  terreno  a  parità  d  i  potenza  installata  è  stato  scelto  uno  dei  più efficienti pannelli sul 

mercato.  

Il SunPower 305 o 315 (piu’ recente), con una vita utile stimata di oltre 25 anni, presenta le seguenti caratteristiche:   

  

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In  questo  modo  si  avrà  un  alta  producibilità  di  energia  elettrica  con  il  minimo  spazio  occupato  a  terra.  Inoltre  la 

degradazione annuale garantita di questi pannelli è molto bassa, questo comporta che dopo 10 anni l’efficienza sarà 17,79% 

(molto più alta di moduli fotovoltaici di altre marche). 

I pannelli  fotovoltaici saranno posizionati a sud con un’inclinazione di circa 30° per massimizzare la captazione dell’energia 

solare e quindi la producibilità dell’intero impianto fotovoltaico. 

E’ stato scelto uno degli  inverter con più alto  rendimento sul mercato, questo permetterà di  ridurre al massimo le perdite 

durante la trasformazione della tensione da continua ad alternata. 

Gli  inverter  e  le  cabine  di media  tensione  saranno  collocati  all’interno  dell’impianto  fotovoltaico per ridurre le lunghezze 

dei cavi tra il campo stesso e le cabine, così saranno ridotte anche le perdite nei cavi. 

Sarà    installato   un   sistema   di   gestione,   controllo   e   monitoraggio   da    remoto   dell’intero   parco  fotovoltaico,   con  

visualizzazione  in  tempo  reale  di  diversi  parametri:  la  corrente  e  la  potenza immesse  in  rete,  l’energia  prodotta  e  altre 

grandezze  di  lavoro  del  parco  fotovoltaico.  In  questo modo si ridurranno al minimo le inefficienze dell’impianto.   3.5  Descrizione della natura e dei metodi di produzione  

Il  processo  produttivo  dei  pannelli  solari  comporta  l’utilizzazione  di  sostanze  tossiche  o  esplosive  che  richiedono  la 

presenza  di  sistemi  di  sicurezza  e  attrezzature  adeguate  per  tutelare  la  salute  dei  lavoratori.  In  caso  di  guati  l’impatto 

sull’ambiente  può  essere  forte,  ma  comunque  circoscritto  a  livello    locale:    l’inquinamento    prodotto    in    caso    di   

malfunzionamento   della   produzione   incide soprattutto sul sito  in cui è  localizzata  la produzione.  

A seconda della  tipologia di pannello solare fotovoltaico  si  avranno  differenti  rischi.   

La  produzione  del  pannello  solare  cristallino  implica  la  lavorazione di sostanze chimiche come  il  triclorosilano,  il  fosforo 

ossicloridrico e l’acido cloridrico.  

Nella produzione del pannello amorfo troviamo il silano, la fosfina e il diborano.  

Nella produzione dei CIS spicca il seleniuro di idrogeno e in quella dei cloruro di cadmio, elemento di elevata tossicità e forte 

impatto  sulla  salute.  In  conclusione,  l’impatto  ambientale  della  produzione  dei  pannelli  solari  fotovoltaici  è  assimilabile  a 

quello di una qualsiasi produzione industriale.  Un pannello ha una durata di circa 25 anni: al  termine  del ciclo di vita si  trasforma  in un  rifiuto speciale  da  trattare.   

Essendo  composto  da  numerosi  elementi,  la  separazione  e  il  recupero  dei metalli non è un processo facile.  

La  vendita  su  scala  dei  pannelli  solari  FTV  è  aumentata  solo  negli ultimi  anni;   è  probabile   che  negli   anni   a  venire   le 

attività  di  riciclaggio  dei  moduli  ricevano investimenti dalle stesse case produttrici per  recuperare e  rigenerare una parte 

dei metalli necessari per le nuove produzioni.  

 

 

 

3.6   Dati   relativi   alla   produzione   di   rifiuti,   di   emissioni   atmosferiche,  di   scarichi   idrici,   di sversamenti   al   suolo,    di   

sottoprodotti,   di   emissioni   termiche,   di   rumori,   vibrazioni   e radiazioni  Produzione  di  rifiuti   ‐   I  rifiuti  prodotti  dalla  realizzazione  del   progetto  derivano  essenzialmente  dalla  fase  di  cantiere. 

Procedendo  all’attribuzione  preliminare  dei  singoli  codici  CER,  che  sarà  resa  definitiva  solo  in  fase  di  lavori  iniziati,  si 

possono descrivere  i  rifiuti prodotti come appartenenti alle seguenti categorie (in rosso evidenziati i rifiuti speciali pericolosi).                   

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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Categorie rifiuti prodotti  

codice  CER   descrizione  del  rifiuto   

CER 150101  imballaggi di carta e cartone   

CER 150102  imballaggi in plastica   

CER 150103  imballaggi in legno   

CER 150104  imballaggi metallici   

CER 150105  imballaggi in materiali compositi   

CER 150106  imballaggi in materiali misti   

CER 150110*  imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze 

 CER 150203  assorbenti, materiali filtranti , stracci e indumenti  

protettivi, diversi da quelli di  cui alla voce 150202  

 CER 160210*  apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi  

contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 160209 

 CER 160304  rifiuti inorganici , diversi da quelli di cui alla voce 

160303  

CER 160306  rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305  

CER 160604  batterie alcaline (tranne  160603)  

CER 160601*  batterie al  piombo   

CER 160605  altre batterie e accumulatori   

CER 160799  rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale) 

 CER 161002  soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla  

voce 161001

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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CER 161104  altri  rivestimenti e material i refrattar i provenienti dalle lavorazioni metallurgiche, diversi da 

quelli di cui alla voce 161103  

CER 161106  rivestimenti e  materiali refrattari provenienti da  lavorazioni non metallurgiche, diversi da quelli di cui alla voce 161105 

 CER 170107  miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e 

ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106 

 CER 170202  vetro  

 CER 170203  plastica  

 CER 170302  miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 

170301  

CER 170407  metalli misti   

CER 170411  cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410  

CER 170504  terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503  

CER 170604  materiali  isolanti diversi da quelli di cui alle voci  170601 e 170603  

 CER 170903*  altri  rifiuti dell'attività di costruzione  e demolizione 

(compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose 

 

 

Le   quantità   totali   prodotte   si   prevedono   esigue.   In   ogni   caso,   nell’area   di   cantiere   saranno organizzati  gli  stoccaggi 

in  modo  da  gestire  i  rifiuti  separatamente  per  tipologia  e  pericolosità,  in  contenitori  adeguati   alle   caratteristiche  del  

rifiuto.   

I  rifiuti  destinati  al  recupero  saranno  stoccati  separatamente  da  quelli  destinati  allo  smaltimento.  Tutte  le  tipologie  di 

rifiuto  prodotte  in  cantiere saranno   consegnate   a   ditte   esterne,   regolarmente   autorizzate   alle   successive   operazioni   

di trattamento (smaltimento e/o recupero) ai sensi della vigente normativa di settore. 

Per  quanto  riguarda  il  particolare  codice  CER  170504,  riconducibile  alle  terre  e  rocce  provenienti  dallo  scavo  per  il 

livellamento  del’area,  si  prevede  di  riutilizzarne  la maggior  parte  per  i  rinterri previsti.   

Coerentemente con quanto disposto dall’art. 186  del correttivo al Codice Ambientale  (D. Lgs. 4/08), il riutilizzo in loco di tale 

quantitativo di terre (per rinterri, riempimenti, rimodellazioni) viene effettuato nel rispetto di alcune condizioni:  

• l’impiego diretto delle terre scavate deve essere  preventivamente definito; 

• la  certezza  del’integrale  utilizzo  delle  terre  scavate  deve  sussistere  sin  dalla  fase  di produzione;  

• non  deve  sussistere  la  necessità  di  trattamento  preventivo o  di  trasformazione  preliminare delle  terre  scavate  

ai  fini  del  soddisfacimento  dei  requisiti  merceologici  e  di  qualità ambientale   idonei   a   garantire   che   il   

loro   impiego   ad   impatti   qualitativamente   e quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed 

autorizzati per il sito dove sono desinate ad essere utilizzate; 

• deve essere garantito un elevato livello di tutela ambientale; 

• le terre non devono provenire da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica; 

• le  loro  caratteristiche  chimiche  e  chimico‐fisiche   siano  tali  che  il  loro  impiego  nel  sito  prescelto    non  

determini  rischi   per  la  salute  e  per  la  qualità  delle  matrici  ambientali interessate   ed   avvenga  nel   rispetto   

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CER 160605  altre batterie e accumulatori   

CER 160799  rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)  

CER 170107  miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle i cui alla voce 170106 

 CER 170202  vetro 

 CER 170203  plastica  

  

CER 170302  miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301  

CER 170407  metalli misti   

CER 170411  cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410  

CER 170604  materiali  isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603  

CER 170903*  altri  rifiuti dell'attività di costruzione  e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose 

   Le ditte a cui saranno conferiti i materiali saranno tutte regolarmente autorizzate per le lavorazioni e le operazioni di gestione 

necessarie.   3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali  

Durante  la  fase di cantiere,  le  lavorazioni previste per  la realizzazione dell’impianto sono le seguenti:  

•  Rilevazioni topografiche 

•  Movimentazione di terra 

•  Montaggio di strutture metalliche in acciaio e lega leggera 

•  Posa in opera di pannelli fotovoltaici 

•  Realizzazione di cavidotti e pozzetti 

•  Connessioni elettriche 

•  Realizzazione di edifici in CLS prefabbricato e muratura 

•  Realizzazione di cabine elettriche 

•  Realizzazioni di strade bianche e asfaltate 

•  Sistemazione delle aree a verde 

 

Pertanto le professionalità richieste saranno principalmente:  

•  Operai edili (muratori, carpentieri, addetti a macchine movimento terra) 

•  Topografi 

•  Elettricisti generici e specializzati 

•  Coordinatori 

•  Progettisti 

•  Personale di sorveglianza 

•  Operai agricoli 

Le  operazioni  di montaggio  dell’impianto  sono  previste  durare  per  circa  un  anno  solare,  pertanto  si  prevede  l’impiego  di 

personale  generico  e  specializzato  di ca.  20  uomini  per  il  suddetto  periodo. Durante    il     periodo    di     normale     esercizio   

dell’impianto    verranno    utilizzate   maestranze    per    la  manutenzione,  la  gestione/supervisione  dell’impianto,  nonché 

ovviamente per  la sorveglianza dello stesso.   

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Alcune  di  queste  figure  professionali  saranno  impiegate    in  modo   continuativo,   come  ad  esempio    il    personale    di  

gestione/supervisione  tecnica  e  di  sorveglianza.   

Altre    figure   verranno  impiegate   occasionalmente   a   chiamata   al   momento   del   bisogno, ovvero quando   si   presenta    la 

necessità di manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto. 

La  tipologia  di  figure professionali  richieste  in  questa  fase  sono, oltre ai  tecnici della supervisione dell’impianto    e   

al    personale    di    sorveglianza,    elettricisti,    operai    edili,    artigiani    e    operai agricoli/giardinieri  per  la  manutenzione  del 

terreno  di  pertinenza  dell’impianto  (taglio  dell’erba, sistemazione delle aree a verde etc.).  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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4.  STUDIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI 

   Il presente Studio valuta gli impatti della realizzazione dell’impianto sui seguenti recettori:  4.1    Atmosfera e clima 4.2    Ambiente idrico  4.3    Suolo e sottosuolo 4.4    Flora, fauna ed ecosistemi 4.5    Rumore e vibrazioni 4.6    Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.7    Assetto demografico 4.8    Paesaggio  Si precisa che, per quanto attiene la valutazione, sono riportate in altra parte di questo Progetto, brevi note di calcolo relative a:  1. variazione del microclima connesso con la temperatura superficiale dei pannelli si veda questa Relasione SIT, parte I°, 

pagina 3;  2. per le problematiche connesse con l’erosione da  pioggia, sulle tavole formanti le stringhe FTV, vedasi la Relazione SIR, 

parte I°, pagina 5;  3. per le problematiche connesse il rispetto dell’obbiettivo di qualità in tema di emissioni e.m. ( E < 3μT), vedasi il fascicolo 

R, Relazione e.m., pagina 5; 4. per quanto attiene il rispetto delle emissioni dai cavidotti in MT, si veda la RSS pagina 21.  

Per ciascuno di questo punti, viene esplicitata  la  fase di cantierizzazione  (dismissione) e di esercizio, con gli opportuni presidi 

precauzionali. 

Nel  presente  quadro  di  riferimento  sono  state  raccolte  tutte  le  informazioni  disponibili  sullo  stato  delle  componenti 

ambientali dell’ambito territoriale interessato dalla realizzazione dell’opera e sono stati   analizzati   gli   eventuali   impatti   che   

la   realizzazione   dell’impianto   fotovoltaico   potrebbe comportare su di esse.  

Le componenti ambientali analizzate nel presente studio sono:  

•  Atmosfera e clima; 

•  Ambiente idrico; 

•  Suolo e sottosuolo; 

•  Flora, fauna ed ecosistemi; 

•  Rumore e vibrazioni; 

•  Radiazioni ionizzanti e non; 

•  Assetto demografico e igienico‐sanitario 

•  Paesaggio. 

  4.1  Atmosfera e clima  

La stazione meteorologica, gestita dal servizio  idrologico  regionale  facente capo al Compartimento di  Livorno  nel  comune  di 

Livorno,  in  base  alla  media  trentennale   di  riferimento  (1961‐1990),  definisce  le seguenti statistiche:  la  temperatura media 

del mese più freddo (gennaio) si attesta ai +2,7 °C; quella del mese più caldo (agosto) è di +24,9° C.  

Le precipitazioni medie annue si attestano  a  quasi  750 mm, mediamente  distribuiti  in  80  giorni  di  pioggia,  con minimo  in 

estate  e picco massimo in autunno per l'accumulo e  in  inverno per  il numero di giorni piovosi.  

 

Il clima del Comune di Collesalvetti si caratterizza per un clima temperato‐continentale e non  tipicamente mediterraneo, con 

fasi di relativa aridità estiva  (luglio‐agosto)  e  fasi  fredde  in  gennaio –  febbraio  (con  frequenti  episodi  di  gelo e neve).   

La radiazione solare è massima in giugno – luglio.  

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La   maggior parte  dei Comuni della  Provincia di   Livorno presenta un valore di  radiazione solare globale uniforme con una  media annuale, su superficie orizzontale, intorno ai 1.250 kWh/m2.  

L’energia generata annualmente da un impianto fotovoltaico da 1 kWp con inclinazione ottimale dei moduli per la provincia di 

Livorno è compresa tra 1.150 e 1.250 kWh/KWp, come si rileva in Figura alla pagina seguente. 

     

   4.1.1  La qualità dell'aria  Pe r   inquinamento  atmosferico  si  intende  "ogni  modificazione  della  normale  composizione  o  stato  fisico    dell'aria   atmosferica,   dovuta   alla   presenza   nella   stessa   di   sostanze   in   quantità   e  con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni  ambientali  e  di  salubrità  dell'aria,  da  costituire  pericolo  ovvero  pregiudizio  diretto  e  indiretto  per  la  salute dell'uomo, da compromettere  le attività ricreative e gli altri us  i  legittimi dell'ambiente, da alterare  le  risorse biologiche e gli ecosistemi e i beni materiali pubblici privati". 

 I  limiti massimi  di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione  relativi ad  inquinanti  dell’aria nell’ambiente esterno 

sono riportati nel D.P.R. 203/88 e nel D.M. del 25/11/1994.  Il  D.P.R.  203/88  definisce  la  qualità  dell’aria  in  relazione  alle  concentrazioni  di  biossido  di  zolfo  e  biossido    di    azoto,  

introducendo  il  concetto  di  valore  guida,  inteso  come  limite  ottimale  di riferimento a cui tendere per la individuazione di 

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zone di particolare tutela ambientale.  Il D.M. del 25/11/1994  riporta i  livelli di  attenzione ed  i livelli  di allarme per  i contaminanti atmosferici nelle aree urbane e  

nelle zone  individuate dalle Regioni  ai sensi dell’art.9 del DM 

20/05/91, recante i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell’aria.  La qualità dell'aria in Toscana è controllata tramite un sistema di monitoraggio regionale composto  

da reti provinciali pubbliche  e da reti private. Le reti  provinciali sono  costituite  da stazioni  che rilevano sia le concentrazioni 

degli  inquinanti  chimici  in  atmosfera  sia  i  parametri meteorologici.  I  dati  riportati  sono  tratti  dal Rapporto Annuale  sulla 

qualità dell’aria ‐ Provincia di Livorno – Anno 2008 redatto dall’ARPAT e consultato sul sito www.arpat.toscana.it.  

 

Per ciò che concerne la Provincia di Livorno, i dati relativi al 2008 presentano situazioni di criticità per le polveri  (PM10 ), per il 

biossido di azoto (NO2 ) e per l’ozono.  

Il livello di qualità può essere invece considerato buono relativamente a monossido di carbonio (CO), Benzene (C6H6 ) e biossido 

di zolfo (SO2 ).  

Negli ultimi anni la concentrazione di fondo notturna di NO2 , che è indicativa dello stato ambientale su larga scala, in più di una  

centralina è risultata in lieve aumento.    4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria E’  stata  effettuata  un’indagine  dall’ARPAT  di  biomonitoraggio  della  qualità  dell’aria  tramite  licheni  epifiti,    considerati    i   

migliori   bioindicatori.   

L’indice   di   qualità   ambientale   sul   quale   vengono costruite   le  mappe   fornisce   in  maniera   sintetica   la  misura   della  

biodiversità    lichenica    di    un  determinato  territorio:  ad  un  valore  basso  dell’indice  corrispondono  generalmente  aree 

inquinate,  ad un  valore  alto  corrispondono  invece  aree  pulite  dal  punto  di  vista  atmosferico  e  relativamente   a quegli 

inquinanti  cui  i  licheni  sono  sensibili  (principalmente  gas  fitotossici,  quali  ossidi  zolfo  e  di azoto, ma anche  idrocarburi e 

metalli pesanti). 

L’indice è articolato in 6 classi di qualità dell’aria, sulla base dei valori di  IAP ricavati.  

Sulla  base  delle  diverse  campagne   condotte   è  stato  possibile  ricavare    la   mappa   complessiva    della  qualità dell’aria 

rilevata, riportata nella figura successiva. 

In  conclusione,  la  presenza  di  grossi  insediamenti  industriali  a  L ivo rno ,   Ro s ignano ,   Pontedera ,   Comprenso rio  

Cuo io ,   causano  un  peggioramento  della  qualità  dell'aria   anche  a  una  certa  distanza  dagli  insediamenti  produttivi, 

seguendo  la  direzione  dei  venti  dominanti;    altre   cause    che  ostacolano  lo  sviluppo  delle  specie  licheniche  vanno 

ricercate  nel  traffico  veicolare,  nel  riscaldamento  domestico  e  nell'incremento dell'aridità ambientale.   4.1.3  Valutazione degli impatti ambientali attesi Le  opere  in  progetto  non  prevedono  l’utilizzo  di  impianti  di  combustione  e/o  riscaldamento  né attività  comportanti 

variazioni  termiche,  immissioni  di  vapore  acqueo  ed  altri  rilasci  che  possano modificare  in  tutto  o  in  parte  il  microclima 

locale.   

Si  evidenzia  che  comunque  tutti  gli  eventuali impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi. 

Gli  unici  impatti  attesi  sono  dovuti  essenzialmente  a  emissioni  in  atmosfera  di  polveri  ed  emissioni di  inquinanti  dovute a 

traffico veicolare solo durante la fase di cantiere e di dismissione.   Fase di cantiere e di dismissione 

  Impatti dovuti al traffico veicolare 

 I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono: 

 • emissione  di  sostanze  nocive:  l’emissione  di  sostanze  quali NOX,  PM,  CO,  SO2  durante  la  fase   di    cantiere    e   di   

dismissione   non   saranno   in   quantità  e   per   un   tempo   tale   da compromettere  la  qualità  dell’aria.  La velocità  

degli    autoveicoli    all’interno    dell’area    è  limitata    e    quindi    l’emissione    rimane    anch’essa    circoscritta  

sostanzialmente   all’area   in esame.   L’intervento   perciò   non   determinerà   direttamente   alterazioni   permanenti   

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nella componente nelle aree di pertinenza del cantiere.  

• incremento  del  traffico  veicolare:  il  traffico,  convogliato  in  un’unica  direttrice,  sarà  di bassa entità sia dal punto 

di vista temporale dato che interesserà la sola fase di cantiere e di dismissione  (impatto  reversibile), sia dal punto 

di  vista  quantitativo  dato  che  il  numero  di veicoli/ora  è  limitato,  sia  dal  punto  di  vista  della  complessità 

grazie  alle  caratteristiche geomorfologiche e ubicazionali (ottima accessibilità) dell’area di intervento. 

 Emissione di polveri in atmosfera 

 Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alla fase di scavo ed alle attività di movimentazione e trasporto effettuate dalle macchine in fase di cantiere e di dismissione. Le emissioni di polveri possono essere non compatibili con la presenza di ricettori sensibili: secondo le indicazioni fornite da ARPAT nel documento che segue, si ritiene che nella fattispecie i ricettori sensibili debbano essere individuati negli edifici per civile abitazione (vedi Linee-Guida, pagina 10/13 Appendice B, 3°capoverso). Nella fattispecie, sono stati valutati 5 edifici che si trovano ad una distanza variabile da 157,80 (recettore B) e 216,37 m8 (recettore E). Vi sono altri edifici piu’ vicini: si tratta di capannoni di ricovero macchine movimento terra e simili (adiacenze discarica), opifici vari. A ben vedere i recettori A,B,C si trovano in posizione molto piu’ elevata dell’area di intervento, su una bassa collina; in mancanza di dati ufficiali per una valutazione globale della ventosità ed in mancanza di una indicazione sul periodo di esecuzione dei lavori, si considera favor rei la situazione peggiore, ossia di eseguire i lavori con terreno arido in assenza di precipitazioni. L’area del terreno a forma trapezia regolare: la parte prossima alla strada di accesso, lato stazione ASA è quella dove si trovano rare sterpaglie; complessivamente quest’area misura 46.600 mq, incluso le parti perimetrali per una fascia di almeno 10 mt.  

• A,1 = area soggetta a livellamento con asportazione parti vegetali, con trattice agricola ed erpice = mq 46.600 • Recettore  sensibile  piu’  vicino  all’impianto: Recettore B;  edificio monofamiliare  per  civile  abitazione;  distanza  dal 

punto piu’ vicino dall’area A1 = da 20 mt a 200 mt 

 

Allo scopo di valutare preventivamente l’entità delle emissioni di polveri durante i lavori di costruzione dell’impianto, si sono assunti quali linee-guida i risultati dello studio redatto da ARPAT e Provincia di Firenze, concretizzatosi negli Allegati alla DGP 213/09 e tratti dal sito dell’Agenzia. Lo studio trae origine dal documento US-EPA AP-42 e tratta esaurientemente delle emissioni pulverulente in atmosfera durante la manipolazione di materiali di tali caratteristiche, giungendo a quantificarne la misura e dettarne le opportune precauzioni e i limiti di soglia. Occorre preliminarmente definire come si ipotizza la cantierizzazione dell’impianto, dal punto di vista del movimento terra. L’area è attualmente parte incolta e parte occupata da una vecchia vigna abbandonata (A1). L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo) è posta a 157.80 mt. ed è il recettore B, posto nella zona pozzi, ma non sempre abitato, sul lato sinistro della strada, lato mare. L’area è pressochè orizzontale, quindi non vi è necessità di sbancamenti per orientare il sito. Partendo dalla situazione attuale, si tratta di “modellare” parte dell’area, specificamente la A1, seguendone le forme, poiché sono i pannelli che seguono le ondulazioni, viste le caratteristiche costruttive a “vite” dei supporti, senza blocchi o fondazioni in cemento. Pertanto, ai fini delle Linee Guida Arpat-Prov.FI, vi è un modellamento che comporta uno scotico di spessore inferiore a 10 cm di profondità, (in talune zone già spianate, anche nullo) Il materiale in eccesso (terra limosa, erbacce, arbusti) viene avviato, previa caratterizzazione, a discarica autorizzata. Vi è infine il transito di mezzi medio-leggeri per i 110 mt di strada sterrata che consente l’accesso all’area costeggiando i campi; saranno utilizzati mezzi medio-leggeri perché la strada è stretta (1 corsia di circa 3.00 mt) e non consente con prudenza il transito di mezzi a piu’ di due assi. Nel seguito, si riporta la valutazione del fenomeno polveri alla luce delle Linee-Guida di cui sopra. L’attività di livellamento è effettuata con ruspa ruotata con pala dritta di potenza di circa 80-100 kW, in modo da evitare lavori “grossolani” e limitare i rumori: sono diffuse, oggi, ruspe o pale meccaniche (tipo Komatsu o simili) che hanno bassissime emissioni di CO2, NOX e particolati perché dotate di cambio elettroidraulico Voight che consente di mantenere il motore, diesel 4 tempi, a regime costante pur variando il carico richiesto in termini di coppia, in quanto detto cinematismo funziona come variatore continuo di potenza; in questo modo si evitano i sovraccarichi e le “riprese” del diesel che sono causa delle note emissioni di fumo nero per momentaneo errato rapporto stechiometrico dovuto a difetto d’aria. Si stima che questo semplice accorgimento consenta una riduzione di emissioni di circa il 20-25% in funzione della temperatura (e quindi densità) dell’aria atmosferica. Nella fase di livellamento, che avviene per strisce nel senso della lunghezza dell’area , il mezzo compie spostamenti in salita e discesa per tratti lunghi al massimo di circa 130 ml; per ogni passata la ruspa rimuove solo la parte del terreno che forma creste o zolle, lasciando accuratamente inalterato il ricco sistema di fossi e scoline che scaricano nel recettore dal quale, con impianto idrovoro, si scarica nella Fossa Nuova. L’area che viene trattata ha forma grosso modo rettangolare di circa 260x180 metri; la pendenza deve essere accuratamente realizzata sul lato lungo,

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nella componente nelle aree di pertinenza del cantiere.  

• incremento  del  traffico  veicolare:  il  traffico,  convogliato  in  un’unica  direttrice,  sarà  di bassa entità sia dal punto 

di vista temporale dato che interesserà la sola fase di cantiere e di dismissione  (impatto  reversibile), sia dal punto 

di  vista  quantitativo  dato  che  il  numero  di veicoli/ora  è  limitato,  sia  dal  punto  di  vista  della  complessità 

grazie  alle  caratteristiche geomorfologiche e ubicazionali (ottima accessibilità) dell’area di intervento. 

 Emissione di polveri in atmosfera 

 Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alla fase di scavo ed alle attività di movimentazione e trasporto effettuate dalle macchine in fase di cantiere e di dismissione. Le emissioni di polveri possono essere non compatibili con la presenza di ricettori sensibili: secondo le indicazioni fornite da ARPAT nel documento che segue, si ritiene che nella fattispecie i ricettori sensibili debbano essere individuati negli edifici per civile abitazione (vedi Linee-Guida, pagina 10/13 Appendice B, 3°capoverso). Nella fattispecie, sono stati valutati 5 edifici che si trovano ad una distanza variabile da 157,80 (recettore B) e 216,37 m8 (recettore E). Vi sono altri edifici piu’ vicini: si tratta di capannoni di ricovero macchine movimento terra e simili (adiacenze discarica), opifici vari. A ben vedere i recettori A,B,C si trovano in posizione molto piu’ elevata dell’area di intervento, su una bassa collina; in mancanza di dati ufficiali per una valutazione globale della ventosità ed in mancanza di una indicazione sul periodo di esecuzione dei lavori, si considera favor rei la situazione peggiore, ossia di eseguire i lavori con terreno arido in assenza di precipitazioni. L’area del terreno a forma trapezia regolare: la parte prossima alla strada di accesso, lato stazione ASA è quella dove si trovano rare sterpaglie; complessivamente quest’area misura 46.600 mq, incluso le parti perimetrali per una fascia di almeno 10 mt.  

• A,1 = area soggetta a livellamento con asportazione parti vegetali, con trattice agricola ed erpice = mq 46.600 • Recettore  sensibile  piu’  vicino  all’impianto: Recettore B;  edificio monofamiliare  per  civile  abitazione;  distanza  dal 

punto piu’ vicino dall’area A1 = da 20 mt a 200 mt 

 

Allo scopo di valutare preventivamente l’entità delle emissioni di polveri durante i lavori di costruzione dell’impianto, si sono assunti quali linee-guida i risultati dello studio redatto da ARPAT e Provincia di Firenze, concretizzatosi negli Allegati alla DGP 213/09 e tratti dal sito dell’Agenzia. Lo studio trae origine dal documento US-EPA AP-42 e tratta esaurientemente delle emissioni pulverulente in atmosfera durante la manipolazione di materiali di tali caratteristiche, giungendo a quantificarne la misura e dettarne le opportune precauzioni e i limiti di soglia. Occorre preliminarmente definire come si ipotizza la cantierizzazione dell’impianto, dal punto di vista del movimento terra. L’area è attualmente parte incolta e parte occupata da una vecchia vigna abbandonata (A1). L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo) è posta a 157.80 mt. ed è il recettore B, posto nella zona pozzi, ma non sempre abitato, sul lato sinistro della strada, lato mare. L’area è pressochè orizzontale, quindi non vi è necessità di sbancamenti per orientare il sito. Partendo dalla situazione attuale, si tratta di “modellare” parte dell’area, specificamente la A1, seguendone le forme, poiché sono i pannelli che seguono le ondulazioni, viste le caratteristiche costruttive a “vite” dei supporti, senza blocchi o fondazioni in cemento. Pertanto, ai fini delle Linee Guida Arpat-Prov.FI, vi è un modellamento che comporta uno scotico di spessore inferiore a 10 cm di profondità, (in talune zone già spianate, anche nullo) Il materiale in eccesso (terra limosa, erbacce, arbusti) viene avviato, previa caratterizzazione, a discarica autorizzata. Vi è infine il transito di mezzi medio-leggeri per i 110 mt di strada sterrata che consente l’accesso all’area costeggiando i campi; saranno utilizzati mezzi medio-leggeri perché la strada è stretta (1 corsia di circa 3.00 mt) e non consente con prudenza il transito di mezzi a piu’ di due assi. Nel seguito, si riporta la valutazione del fenomeno polveri alla luce delle Linee-Guida di cui sopra. L’attività di livellamento è effettuata con ruspa ruotata con pala dritta di potenza di circa 80-100 kW, in modo da evitare lavori “grossolani” e limitare i rumori: sono diffuse, oggi, ruspe o pale meccaniche (tipo Komatsu o simili) che hanno bassissime emissioni di CO2, NOX e particolati perché dotate di cambio elettroidraulico Voight che consente di mantenere il motore, diesel 4 tempi, a regime costante pur variando il carico richiesto in termini di coppia, in quanto detto cinematismo funziona come variatore continuo di potenza; in questo modo si evitano i sovraccarichi e le “riprese” del diesel che sono causa delle note emissioni di fumo nero per momentaneo errato rapporto stechiometrico dovuto a difetto d’aria. Si stima che questo semplice accorgimento consenta una riduzione di emissioni di circa il 20-25% in funzione della temperatura (e quindi densità) dell’aria atmosferica. Nella fase di livellamento, che avviene per strisce nel senso della lunghezza dell’area , il mezzo compie spostamenti in salita e discesa per tratti lunghi al massimo di circa 130 ml; per ogni passata la ruspa rimuove solo la parte del terreno che forma creste o zolle, lasciando accuratamente inalterato il ricco sistema di fossi e scoline che scaricano nel recettore dal quale, con impianto idrovoro, si scarica nella Fossa Nuova. L’area che viene trattata ha forma grosso modo rettangolare di circa 260x180 metri; la pendenza deve essere accuratamente realizzata sul lato lungo,

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quindi il mezzo compie passate sulla lunghezza di 260 mt; con benna da scotico da 3.00 mt, il mezzo deve compiere 180/3 = circa 60 passate per modellare l’intera superficie: occorre ancora tener presente che il mezzo non asporta il terreno ma solo le sterpaglie. Il numero delle “passate” ossia delle strisce necessarie consente di ultimare il lavoro in 5 giorni di 8 ore lavorative: infatti, fissata in 260 mt la lunghezza di ciascuna delle 60 strisce, mt 260x60 = mt 15.600 mt (percorso totale teorico); tale percorso comporta una velocità teorica media di 15.60/40 = 0.39 km/ora. Il volume del materiale movimentato e suscettibile di produrre polveri è prudenzialmente calcolato per una profondità costante di 5 cm, e quindi pari a A1 x 0.05 = 46.600 mq x 0.05 = 2.400 mc, con una produzione oraria di 491/16 = 58 mc/h. Questa è la grandezza che interessa, utilizzando per tale operazione il fattore di emissione delle operazioni di scotico previsto in 13.2.3 Heavy Construction Operation, pari a 5.70 kg/km di PTS. Ipotizzando, al pari delle Linee Guida, una frazione di PM10 pari al 60% del PTS, il fattore di emissione di PM10 è 5.70 x 0.60 = 3.42 kg/km. L’emissione oraria sarà funzione della velocità di spostamento del mezzo e quindi sarà: 3.42 kg/km x 0.39 km/h = 0.75 kg/ora = 1.330 g/h. Nello stesso tempo, un semplice trattore agricolo traina un rullo non vibrante per la compattazione dell’area A2, senza emissioni pulverulente perché NON vi è alcun movimento del terreno. Complessivamente: 1.330 g/h Per il calcolo dell’emissione di particolato dovuto al transito di mezzi su non asfaltate, si utilizza la seguente formula: (vedi pagina 25/48 Linee Guida) EFi (Kg/Km) = ki (s/12)a,i * (W/3)b,i [kg/km] Con in ipotesi: i (e relativi coefficienti) = PM10; s = contenuto in limo del suolo medio, 16%; W = peso medio veicolo = 20 Mg (ovvero 20 x 1000 kg). NB: per l’angustia dei luoghi e per non rischiare danneggiamenti alla viabilità minore, si prevede di utilizzare veicoli da cantiere a 2 assi (con riduzione, tra l’altro, delle soglie di inquinamento e rumore) tipo IVECO Trakker Active Day E5 mod. AD-N190T36W, con MTT di 20.000 kg, tara di 7.660 kg in ordine di marcia e, quindi, portata utile di 16 t.

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EFPM10= 0.423 x (16/12)0.9 x (20/3)0.45 = 1.29 kg/km.

Scotico superficiale: 1.330 g/h TOTALE: 1.330 g/h Data la breve durata delle operazioni di cantiere si ritiene trascurabile il calcolo del parametro E,EXT in quanto il risultato sarebbe non significativo data la differenza di piovosità tra le stagioni invernali ed estive. Tale valore di emissione oraria deve essere confrontato con i dati di soglia riportati in tabella nelle Linee-Guida: la Tabella 13 (vedi pag.34/48) da una proposta di classificazione che, per una durata del cantiere di 2 giorni (<< di 100, ultima colonna di tabella) e per recettori posti a > 150 mt, consente una emissione max di 2044 g/h; in tal caso il coefficiente di sicurezza, se ha senso parlare di coefficienti di sicurezza in un fenomeno puramente statistico, è pari a η = 2044/848 = 2.41 che riteniamo accettabile. Parimenti, la tabella 19 (vedi pagina 37/48) dà un valore di soglia di 1022 g/h, (>848 g/h) per cantieri di durata inferiore a 100 giorni e distanza dai ricettori > 150 mt, per i quali non è prevista alcuna azione. Sistemi di mitigazione, abbattimento e controllo.

Per quanto riguarda i sistemi di abbattimento di controllo e di abbattimento delle polveri e dagli agenti inquinanti saranno comunque previste idonee misure di contrasto e prevenzione. Verranno infatti utilizzati mezzi di trasporto meccanicamente conformi ai vigenti standard in termini di emissioni, opportunamente mantenuti e utilizzati secondo le norma prescritte di portata massima e di utilizzo. Verrà inoltre previsto un limite max di velocità pari a 5 km/h sia per i mezzi pesanti che per eventuali autovetture di cantiere. In altre ipotizzando un coefficiente M = strada bagnata/strada asciutta in base all’ andamento della seguente tabella fornita si arriva a valutare attorno al 75% il coefficiente C idoneo:

Secondo il protocollo sopraindicato verrà trattata, come da prassi, la superficie non asfaltata con idonee bagnature periodiche della superficie nel rispetto della tabella prevista sotto ( tabella 9- Transito di mezzi su strade non asfaltate ( AP-42 13.2.2): La formula proposta da Cowherd ed altri ( 1998):

C(%) = 100- (0.8 P t,rh τ)/ I

C = Coefficiente di abbattimento ( %) (75%) P= Potenziale medio di evaporazione giornaliera (mm/h = lt/h) = 0.34 mm/h trh= Traffico medio orario (h-1) = 0.5 I= qualità media del trattamento applicato (l/m2) τ= Intervallo di Tempo che intercorre tra le applicazioni ( h=5) trova l’efficienza dell’abbattimento in funzione dei litri/mq applicati; si procede ricavando I:

I = (0.8 P T,rh τ)/100-75 = (0.8 P T,rh τ)/25 Si trova: I = (0.8 x 0.34 x 0.5 x 5)/25 = 0.03 lt/h, inferiore al valore stabilito empiricamente con la tabella che segue (vedi tabella 9, Linee Guida Arpat):

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Si ritiene opportuno adottare cautelativamente lo standard minimo è del 75%, stimando per eccesso. Dalla tabella si estrapola il valore pratico, ad esempio, di innaffiature su tutta l’area compiute ogni 5 ore con 0.20 litri/mq di acqua per tutta la durata delle operazioni causa di emissione pulverulenta. Da un punto di vista analitico: la formula proposta da Cowherd ed altri ( 1998):

C(%) = 100- (0.8 P t,rh τ)/ I

C = Coefficiente di abbattimento (75%) P= Potenziale medio di evaporazione giornaliera (mm/h = lt/h) = 0.34 mm/h trh= Traffico medio orario (h-1) = 0.5 I= qualità media del trattamento applicato (l/m2) τ= Intervallo di Tempo che intercorre tra le applicazioni ( h=5) trova l’efficienza dell’abbattimento in funzione dei litri/mq applicati; si procede ricavando I (lt/mq):

I = (0.8 P T,rh τ)/100-75 = (0.8 P T,rh τ)/25 Si trova:

I = ( 0.8 x 0.34 x 0.5 x 5)/25 = 0.03 lt/h, inferiore al valore stabilito empiricamente con la tabella che segue (vedi tabella 9, Linee Guida Arpat): L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo-area) è posta a oltre 157 mt. (ricettore sens.B) La produzione di polveri avviene per max 2 giorni consecutivi nella misura di 848 g/ora

Efficienza abbattimento

Quantità media

del trattamento

applicato I (l/m )

50%

60%

75%

80%

90%

0.1 5 4 2 2 1

0.2 9 8 5 4 2

0.3 14 11 7 5 3

0.4 18 15 9 7 4

0.5 23 18 11 9 5

1 46 37 23 18 9

2 92 74 46 37 18

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Prescrizione vincolante: si prescrive di procedere con l’innaffiamento in ragione di almeno 0.2 litri/mq ogni 5 ore dell’intera area di manovra e della strada di accesso.

*** 

 Fase di esercizio 

 Impatti dovuti al traffico veicolare 

 Durante  la  fase  di  esercizio  l’impatto  sulla  componente  aria  causato  dal  traffico  veicolare  deriverà  unicamente      dalla   

movimentazione    all’interno    del    campo fotovoltaico dei mezzi per la manutenzione e per la sorveglianza.  Tale impatto sarà 

pertanto assolutamente trascurabile.  

 

Inquinamento luminoso.  Per  inquinamento  luminoso si  intende qualunque alterazione della quantità naturale di  luce presente di  notte  nell'ambiente 

esterno  e  dovuta ad  immissione  di  luce  di  cui  l'uomo abbia  responsabilità.  

L'effetto più eclatante dell'inquinamento luminoso, ma non certo l'unico, è  l'aumento della brillanza e  la  conseguente  perdita 

di  visibilità  del  cielo  notturno,  elemento  che  si  ripercuote  negativamente  sulle  necessità  operative   di  quegli  enti   che 

svolgono  lavoro  di  ricerca  e  divulgazione  nel  campo dell'Astronomia.    

Nella   letteratura   scientifica   è   possibile   individuare   numerosi   effetti   di   tipo ambientale,  riguardanti  soprattutto  il  regno  

animale  e  quello  vegetale,  legati  all’inquinamento luminoso, in quanto possibile fonte di alterazione dell’equilibrio tra giorno 

e notte. 

Nel  caso  del  progetto  in  esame,  gli  impatti,  sia  pur  di  modesta  entità,  potrebbero  essere  determinati  dagli  impianti  di 

illuminazione del campo, cioè dalle  lampade, che posizionate  lungo  il perimetro consentono  la  vigilanza  del  campo  durante 

la  fase  di  esercizio.   

Sono  da  ritenersi  ininfluenti  i fenomeni di abbagliamento dovuti ai pannelli fotovoltaici, vista la loro tipologia e inclinazione. 

Il fotovoltaico consente  inoltre  la  riduzione  di emissioni  in atmosfera delle sostanze che hanno effetto inquinante e di quelle 

che contribuiscono all’effetto serra.   

     Emissioni evitate in atmosfera  

EMISSIONI EVITATE IN ATMOSFERA  CO2  SO2  NOX  POLVERI  

Emissioni specifiche in atmosfera (g/kWh)  496  0,93  0,58  0,029  

Emissioni evitate in 1 anno (kg)  5.007.260  9.388,61  5.855,26  292,76   

Emissioni evitate in 20 anni (kg)  100.145.200  187.772,2  117.105,2  5.855,2  

Fonte: Rapporto ambientale ENEL 2006  

 

L’impatto  positivo  sulle  caratteristiche  di  produzione  dell’energia  elettrica  nonché  sulla  qualità dell’aria e del clima risulta 

evidente.   4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione  

Le misure di mitigazione proposte sono le seguenti: • per   ridurre   le   emissioni   dovute   alla   viabilità   su   gomma   dei   mezzi   di   cantiere   si utilizzeranno mezzi 

rientranti nella normativa sugli scarichi  prevista dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV); 

• per  il  massimo  contenimento  o,  eventualmente,  abbattimento  delle  polveri,  dovute  alle  fasi  di  scavo  e  al 

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passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno: 

 

1. coperture dei mezzi adibiti al  trasporto dei materiali polverulenti sia  in carico che a vuoto mediante teloni; 

2. nelle aree dei cantieri  fissi, una piazzola destinata al  lavaggio delle  ruote dei mezzi  in uscita dall’area di cantiere 

(nel caso che la pioggia crei fango) 

3. costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e dei primi tratti di viabilità pubblica in 

uscita da dette aree; 

4. costante  manutenzione  dei  mezzi  in  opera,  con  particolare  riguardo  alla  regolazione  della  combustione  dei 

motori  per  minimizzare  le  emissioni  di  inquinanti  allo  scarico  (controllo  periodico  gas  di  scarico a  norma  di 

legge); 

5. per  l’inquinamento  luminoso,  al  fine  di agire  nel massimo  rispetto  dell’ambiente  circostante  e  di  contenere  i  

consumi  energetici,  l’impianto  di  illuminazione  notturna  sarà  realizzato  facendo  riferimento  ad  opportuni 

criteri  progettuali,  tali  da  indirizzare  il  flusso  luminoso verso terra, evitando dispersioni verso l’ alto; al  fine  di 

ottimizzare  la  radiazione  solare  incidente  i  moduli  verranno  orientati  a  Sud  con  un’inclinazione  di   34°,   in  

modo  da  consentire  la  massima  raccolta  di  energia  nell’arco dell’anno unitamente ad una ridotta superficie di 

esposizione al vento.   4.2   Ambiente Idrico 

 Stato della componente L’analisi  della  situazione  dell’ambiente  idrico  è  finalizzata  alla  descrizione  dei  caratteri  principali  dei  corsi  idrici  superficiali  e 

profondi presenti in ambito locale.  

Di seguito sono stati descritti gli aspetti più salienti di  idrologia superficiale e sotterranea dell’area d’intervento,  la permeabilità 

dei  terreni,  i caratteri  della  falda  sotterranea  e  le  possibili  forme  di  inquinamento,  nonché  gli  impatti  ambientali connessi con 

le opere di progetto.   4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico L’area di progetto ricade nel bacino idrografico della Fossa Nuova. 

La mancanza  di  qualsiasi  variazione  di  permeabilità  dei  suoli  fa  ritenere  sicuramente  ininfluente  la  presenza  dell’impianto  

nell’area del bacino.  

  4.2.2 Qualità delle acque Per  ciò  che  concerne  la  qualità  delle  acque,  si  fa  riferimento  ai  dati ARPAT, che danno la misura dello stato ecologico dei corsi 

d’acqua (classe SECA): si  tratta di un  indice sintetico che descrive  lo stato dei corsi d’acqua considerando sia  fattori chimici,  sia 

fattori biologici.   

Per la valutazione della qualità delle acque sotterranee, il D.Lgs 152/1999 prevede un indice che ne definisce  lo stato quantitativo 

(livello di sfruttamento  e alterazione) e un  indice  di  qualità chimica. L'indice   di   qualità   chimica   considera   7   parametri   di   

base:     conducibilità     elettrica,     cloruri, manganese,  ferro,  nitrati,  solfati,  ione  ammonio,  oltre  ad  altri  inquinanti  organici  e 

inorganici.  In base alle concentrazioni delle diverse sostanze sono definite cinque classi di qualità:  

•  classe 1 (elevata) con impatto antropico nullo o trascurabile e con pregiata qualità idrochimica; 

•  classe 2 (buona) con impatto antropico ridotto e buona qualità; 

•  classe 3 (sufficiente) con impatto antropico significativo e con qualità buona ma con alcuni segni di compromissione; 

•  classe  4  (scadente)  con  impatto  antropico  rilevante  e  con  caratteristiche  idrochimiche scadenti, 

•  classe  0  con  basso  impatto  antropico  ma  con  caratteristiche  idrochimiche  naturali  al  di sopra dei valori della 

classe 3. 

    

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4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi Le  opere  in  progetto  non  rappresentano  una  possibile  fonte  di  alterazione  chimica  o  fisica  per l’idrografia superficiale e 

sotterranea. La fase di cantiere, la fase di esercizio e quella di dismissione non  sono  lesive  per  la  componente  ambientale,  in 

quanto  non  comportano  alcuna  modifica  e/o alterazione dell’attuale grado di rischio idraulico.  

Vanno  tuttavia  considerati,  l’utilizzo  della  risorsa  idrica  nelle  fasi  lavorative,  la  gestione  della  risorsa  idrica  in  rapporto 

all’esercizio  dell’opera,  le possibili fonti di inquinamento.   Fase di cantiere Nella  fase di  realizzazione delle opere  in progetto  l’impatto sulla componente è  legato al consumo  della  risorsa, che verrà 

utilizzata per il lavaggio dei mezzi, per la bagnatura dei piazzali e delle terre oggetto di modellazione.  

Tali acque sono da prevedersi in quantità significative seppur per un periodo di tempo limitato determinando  eventualmente  

impatti   puntuali; una    lieve   diffusione   potrebbe essere  determinata solo se si verificassero eventi   meteorici di una certa 

rilevanza. Per ciò  che concerne  il deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli  impluvi naturali. Per ciò che 

concerne  le  acque  sanitarie  relative  alla  presenza  del  personale,  queste  verranno  eliminate  dalle  strutture  di  raccolta  e 

smaltimento di cantiere.  

 Fase di esercizio 

 In  questa  fase  di  vita  dell’opera,  l’impatto  è  legato  al  dilavamento  operato  dalle  acque  meteoriche. Non    sussistono   

condizioni   per  cui   possano   prevedersi   impatti   significativi   sulla   componente dell’ambiente idrico. 

 

Fase di lavaggio per manutenzione 

 

Verrà approvvigionata acqua industriale con cisterna autocarrata da 3.000 litri.  Fase di dismissione 

 Gli  eventuali  impatti  dovuti  alla  fase  di  dismissione  sono  assimilabili  a  quelli  attesi  in  fase  di cantierizzazione, seppure 

in minor misura. 

 4.2.4  Misure di mitigazione e compensazione 

Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:  

•  si  provvederà  all’approvvigionamento  idrico  utilizzando  fonti  meno  pregiate,  riducendo  al  minimo  il  ricorso 

all’acqua potabile; 

•  si eviteranno sprechi e utilizzi scorretti della risorsa, anche sensibilizzando il personale; 

•  le    acque    sanitarie  (WC)  relative    alla    presenza    del    personale    di   cantiere        e        di        gestione 

dell’impianto  saranno  eliminate  dalle  strutture  di  raccolta  e  smaltimento,  nel  pieno  rispetto  delle  normative 

vigenti.  I  reflui di attività di cantiere dovranno essere gestiti come  rifiuto conferendoli ad aziende autorizzate; 

•  allo  scopo  di  limitare  il  deflusso  delle acque meteoriche  sulle  aree  di  progetto,  sarà  evitata  la    realizzazione   di   

superfici   impermeabili   per  ciò   che   concerne   la   viabilità   interna all’impianto ed i prati tra i filari di pannelli.   4.3 Suolo e sottosuolo 

 

L’analisi  della  componente    è  finalizzata  alla    descrizione    della    storia    geologica   con    particolare  riguardo  agli  aspetti 

geolitologici, morfologici, pedologici dell’area d’intervento e  in relazione agli impatti   conseguenti  alla      realizzazione   

delle opere   di   progetto.    

Di    seguito    si   riporta    la caratterizzazione  dei  terreni  interessati  dalla  realizzazione  dell’impianto  fotovoltaico  dal  punto 

di vista geologico, idrogeologico, geomorfologico e sismico estrapolata dalla  relazione specialistica.     

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4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico  

La  morfologia  locale  è  basso‐collinare, piuttosto acclive, delimitata da valloni e crinali  ed  è  posta all’estremità sud orientale 

del padule di Fucecchio, a C centinaia di metri da questo. 

Il   quadro   geolitologico   locale   si   inserisce   nel   contesto   della   Toscana   Centrale, caratterizzato  dalla  presenza  di  Unità   

Neogeniche   Toscane   impostate   su   un   sistema   tettonico complesso,  in cui  le Unità Liguri e Subliguri sormontano  la Falda  

Toscana.  4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico  

Dal punto di vista  idrografico il settore  in esame  ricade nel bacino idrografico del Fosso di Gerbomaggio, all’estremità superiore 

del bacino, prossimo alla linea di cresta.  L’area  vasta  è  caratterizzata  da  una  serie  di  colline e crinali in gran parte antropizzate 

oppure adibite a vigneto e spesso incolte. 

 4.3.3  Cenni di geotecnica  I  terreni  affioranti  nell’area  di  sedime  dell’impianto  fotovoltaico  sono  rappresentati  da  formazioni  di  limo‐argillose.  In 

superficie si ha una copertura antropizzata di coltivo agrario di spessore di circa 0,5‐0,7 metri.   4.3.4  Sismicità   Secondo quanto  indicato dal D.G.R. Toscana n. 431 del 19 Giugno 2006  il  territorio del Comune di Collesalvetti è  classificato in   Zona   sismica   3   cui   corrisponde   un’accelerazione   orizzontale   massima  convenzionale  (ag)  su  suolo  di  categoria  A 

(formazioni litoidi fini ) uguale a 0.05 g, dove ag è riferito alla probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni.  

 4.3.5  Valutazione degli impatti ambientali attesi  

Non   sono   attesi   impatti   rilevanti   a   carico   della   componente,   in   quanto   le   caratteristiche geomorfologiche e plano‐

altimetriche del terreno non verranno alterate.   Fase di cantiere In  fase  di  cantiere  gli  impatti  sono  connessi  essenzialmente  all’occupazione  di  suolo:  si  tratta  di  un  impatto    temporaneo,  

legato    allo    svolgimento    delle    necessarie    lavorazioni.    Saranno    comunque  adottate  misure  di  razionalizzazione  e 

contenimento dell’occupazione di suolo. 

 

Fase di esercizio  In  fase  di  esercizio,  gli  effetti  potenziali  in  termini  di  consumo  di  suolo  non  risultano  significativi. Per   quanto   riguarda   i  

rischi  associati  alla  contaminazione  del  suolo  e  del  sottosuolo,  l’impianto  

fotovoltaico  produce  energia   in  maniera  statica:  non  vi  è  alcun   rischio  di  sversamento  o  di produzione di materiali di 

risulta.  Fase di dismissione dell’impianto  

Gli   impatti   sul   suolo  e  sul   sottosuolo   in   seguito   alla   dismissione   dell’impianto   riguardano   la sistemazione delle aree 

interessate dagli interventi e del sito. La rimozione delle cabine elettriche ed eventualmente della recinzione sarà effettuata d a 

ditte specializzate, come pure lo smaltimento delle varie apparecchiature e del materiale di risulta degli impianti.   4.3.6  Misure di mitigazione e compensazione 

 

Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:  

•  limitazione  degli  scavi  alla  sola posa in opera di cavidotti adottando opportune misure volte alla razionalizzazione 

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ed al contenimento della superficie dei cantieri, con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei 

materiali; innaffiatura (vedi sopra), lavaggio ruote veicoli se condizioni meteo piovose; 

•  manutenzione delle opere costituenti l’impianto; 

 4.4 Fauna, flora ed ecosistemi 

 Per  un’analisi  più  approfondita  della  componente  fauna,  flora  ed  ecosistemi  si  rimanda  alla  lettura  del  documento 

specialistico i cui contenuti sono stati utilizzati per la descrizione e valutazione degli impatti nelle varie fasi operative dell’opera 

in progetto.   4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente  L’area   in  esame   si   colloca   in   un   ambito   di   pertinenza   di   un   ambito   impiantistico   esistente, risultando pertanto, di 

fatto,  già  parzialmente  esterna  alle  aree  con  colture  agricole  da  reddito,  ma  semplicemente  colture  estensive  da  

alimentazione animale (fieno e d erba medica). 

A  livello  di  area  vasta  sono  dominanti  gli  usi  agricoli  a  seminativo  semplice.   

Formazioni a Salix sp.pl., Populus sp pl.  si rilevano lungo le fasce fluviali.  

Relativamente  scarso  lo  sviluppo  di  siepi   ed  altre   strutture  ecologiche   campestri;  presenti  alcune  alberature  sparse 

prevalentemente riferibili a specie della macchia e del bosco originario. 

Le  formazioni  alberate  descritte,  si  collocano  per  la  parte  preponderante  in  ambiti  n o n   direttamente  interessate 

dal progetto  in esame.    4.4.2 Fauna: stato della componente  

L’area di progetto presenta soprassuoli fortemente antropizzati: localmente non pare esistere una fauna selvatica significativa, 

salvo forse qualche gatto domestico inselvatichito o – forse – qualche lepre nei recessi piu’ lontani dalle case. 

E’ da escludere la presenza dei grandi mammiferi europei.  L’area inoltre è disposta intorno alle esistenti strutture.  

I  soprassuoli    alberati  sono  prevalentemente    costituiti  da  specie    alloctone,  non  includendo  elementi  e/o  formazioni 

autoctone di significativa importanza. L’area di progetto presenta pertanto consistenti elementi detrattivi che ne diminuiscono 

in maniera significativa il potenziale ruolo di ambito di rilevanza faunistica. 

Il progetto in esame, per le sue caratteristiche strutturali e gestionali non verrà a definire condizioni molto diverse dallo stato 

attuale.   

Ci  si  attende  pertanto  il mantenimento  delle  attuali condizioni  dei soprassuoli,  dominati  da  prati  stabili  falciati,  sui  quali  si 

manterrà l’attuale popolamento a lucertole (abbondante il Genere Podarcis) ed una più scarsa presenza di colubridi. 

Per   ciò   che   concerne   l’avifauna,   l’area   in   esame   presenta   pertanto   un   popolamento   ornitico giudicato   di   qualità   

scarsa,   più   che   altro  dominato   da   taxa   generalisti,  capaci  di   un’elevata adattabilità agli ambienti artificiali e fortemente 

esposti a forzanti di origine antropica.  

Di  fatto  le  attività  di progetto previste non potranno mutare  in maniera significativa  l’attuale condizione del popolamento 

ornitico presente nell’area e nelle aree circostanti. Per ciò che concerne  i mammiferi, nell’area agricola circostante all’area  di 

progetto sono presenti, come detto, praticamente solo riccio (Erinaceus europaeus);  (forse) volpe (Vulpes volpe); (forse) tasso 

(Meles meles),  gatto  presumibilmente  domestico  (Felis  catus).    Quanto  detto  circa    la  scarsità  di    elementi  ecologici 

attrattivi  all’interno  dell’area  in  esame  vale anche per  la Classe dei mammiferi.   

La  qualità  scarsa  dei  soprassuoli  e  l’assenza  di  corpi  d’acqua  non    definisce    condizioni    ambientali    particolarmente  

appetibili.  Nell’area  non  sono  stati  individuati  possibili  elementi  attrattivi  o  ambiti  di  rifugio  di  importanza  significativa 

utilizzabili da chirotteri. Il progetto non introduce nuovi elementi di frammentazione territoriale.    4.4.3 Ecosistemi: stato della componente  

La rete ecologica dell’area circostante si caratterizza un’estesa dominanza di superfici a seminativo estensivo.  

Il reticolo  idrografico  campestre  si  presenta  intatto.   

Si  conservano, nella zona del Biscottino limitate ma importanti strutture ecologiche, ovvero siepi, boschetti ed alberi  isolati.  

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Tali  strutture  assumono  un  ruolo  particolarmente    interessante  laddove  sono    costituite  da  specie  proprie  delle 

formazioni  arboree  –  arbustive  autoctone.   

 

Tali   strutture  ecologiche  di  maggior   pregio  non   si localizzano    nell’area    di    progetto,    ove    i    soprassuoli    hanno    un 

interesse   ridotto   essendo prevalentemente  dominati  da  piantagioni  di  specie  estranee  al  comprensorio. 

Il  progetto  in  esame  non  introduce  condizioni  di   alterazione,  frammentazione  o  riduzione  della  struttura  della  rete 

ecologica locale.   

Non  si  introducono  elementi  territoriali  che  possano  interferire  con  la  rete  delle  connessioni  tra  gli  ambienti  a maggiore 

naturalità.  

Per  quanto  riguarda  il  sistema  agrario  del  contesto  locale,  si  rileva  come  il  paesaggio  agrario, pur   non   assumendo   (come   

anche    in    precedenza    accennato)    connotazione    particolarmente  rispondente  ai  requisiti  necessari  ad  ospitare  della 

fauna  selvatica,  sia   di  mammiferi  che  di uccelli,   si   presenta   caratterizzato   da    terreni    coltivati   con   una   scarsissima 

diversificazione  di situazioni,  solo  raramente  è  possibile  individuare  limitate  aree  boscate  in  ambiti non coltivabili,  vuoi  per 

le  caratteristiche  agro‐pedologiche  dei  terreni,  vuoi  per  la  presenza  di  residenze,  non sempre  rurali,  dove  la vegetazione 

arborea è artificiale e non autoctona. 

Va  però  precisato  che  analizzando  nel  dettaglio  un  agro‐ecosistema,  il  suo  livello  di  naturalità  è  caratterizzato  anche  da 

elementi aggiuntivi che nel complesso ne descrivono la complessità. Tra questi elementi aggiuntivi i più importanti sono: 

 

a.  siepi e loro complessità strutturale entro 2 km 

b.  densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,00 km; 

 

Facendo riferimento ai suddetti parametri si può affermare che nel caso oggetto di studio è stata rilevata la seguente 

situazione: 

 

a) Siepi e loro complessità strutturale (esterne all’area in esame) 

 

L’indagine   diretta   condotta   sull’area   che   sarà   interessata   dall’intervento   in   progetto   ha evidenziato   bassa   presenza  

di   vegetazione   permanente.    Lo   sfruttamento   agricolo   a    cui    il  territorio  è  stato  sottoposto  nel  corso  del  tempo  ha 

fortemente  ridotto  le  formazioni  arboree  e arbustive.  Sostanzialmente  non  esistono  siepi  essendo  in  gran  parte  venuta 

anche  meno  la funzione  di  delimitazione  delle  proprietà;  si  trovano  talora   ai  lati  di  infrastrutture  viarie  o  di  tratti  di 

confine  di  proprietà  o  quali  elementi  di  arredo  per  aie  ed  abitazioni.  La  complessità strutturale è peraltro assente.  

Se    si    prende    in    considerazione    la    vegetazione    arbustiva,    le    strutture  complesse  e  plurispecifiche  sono  quelle  che 

costituiscono  habitat  ideali,  sia  per  la  varietà  delle  risorse  trofiche  che  possono  offrire,  sia  per  la  possibilità  di  rifugio  e 

nidificazione che possono costituire.    L’area  in  esame  per  quanto  attiene  alla  presenza  di  specie  arboree  ed  arbustive 

risulta assolutamente priva di situazioni e strutture favorevoli; ciò attesta la povertà dell’area dal punto di vista biologico e da 

ciò  principalmente  ne  deriva  un  giudizio  del  tutto  insufficiente  per  un  habitat  idoneo  alla  vita  della  potenziale  fauna 

selvatica.  Solo  lungo  le  fosse  di  scolo  delle acque meteoriche si ritrovano piccoli e rari  tratti vegetati. 

 

b) Densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,0  Km 

 

Nell’immediato circondario non sono presenti aree a bosco.  

 

Rete Natura 2000  ‐ La  lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con  l’”Elenco dei siti di  importanza comunitaria  e  delle  zone 

di  protezione  speciale,  individuati  ai  sensi  delle  direttive  92/43/CE  e 

79/409/CE” D.M.  del  3 aprile  2000  (pubblicato  nel  Suppl. Ord.  alla Gazzetta Ufficiale  95  del  22 aprile  2000)  e  succ. modif. 

ed  integr.  Il sito  in esame non è collocato  in Siti Natura 2000  (SIC o ZPS) o in prossimità di essi  IBA  ‐  L’area  risulta  esterna  e  posta  ad  elevata  distanza  rispetto  alle  aree  I.B.A.  (Important Birds Areas) individuate dal BirdLife International e Lipu Italia. Non sono attese interferenze a carico di aree IBA. 

 Aree Naturali  Protette  ‐  Il  sito  in  esame  non  è  collocato  all’interno  o  in  prossimità  del  confine  di Aree Naturali  Protette  di 

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cui all’Elenco Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e  istituite ai sensi della L. 394/91.  Rispetto  al  Parco  interprovinciale  di Montioni  (Codice  AP1010)  il  sito  in  esame  si  colloca  circa  5 km   a   Nord‐Ovest.   Non  

sono   attese    interazioni   apprezzabili    tra   il   sistema   delle   Aree   Naturali Protette, di cui al vigente Elenco Ufficiale del del 

Ministero dell’Ambiente T.T.M.  4.4.4  Valutazione degli impatti ambientali attesi  

Gli    impatti    potenziali    eventualmente    prodotti    dal    Progetto    in    esame    presentano    un    carattere  particolarmente 

contenuto,  non  determinando  apprezzabili  effetti  diretti,  di  carattere  secondario  o  a  distanza  su  componenti  naturali  di 

particolare pregio. 

Gli    effetti    potenziali    riguarderanno    pertanto    un’occupazione    reversibile    del    suolo    peraltro    già  caratterizzato  da 

condizioni  di  separazione  ecologica  con  la  rete  ecologica  locale,  in  quanto  già ricompreso in un’area con destinazione di 

tipo industriale. 

Gli eventuali effetti potenziali legati all’inquinamento di luminoso, non potranno determinare effetti apprezzabili  in  quanto  si 

tratta di un’area già adiacente ad aree dotate di  impianti di  illuminazione esterna.    

Ciononostante    si    forniscono    nel    paragrafo  mitigazioni    specifiche    indicazioni    per    l’adeguato  contenimento 

dell’inquinamento luminoso. 

La realizzazione dell’impianto non comporterà effetti sulle formazioni afferibili a soprassuoli boschivi naturali. 

Dal punto di vista agricolo – produttivo il progetto comporta la rimozione di circa 150 piante di vite relitta ed improduttiva. 

L’area    di    progetto    ricade    in    una    zona   a    destinazione    esclusivamente    agricola:    le    pratiche agricole    normalmente  

eseguite   hanno   prodotto    la   completa   eliminazione   della   vegetazione spontanea arbustiva,  anche  in  forma  di  siepi,  ed 

ancor  più  di macchie  di  vegetazione  spontanea, annullando  la possibilità di  riscontrarvi habitat di  un certo  interesse per  la 

fauna selvatica. 

 

L’agro‐ecosistema,  eccezionalmente  semplificato,  n o n   conserva  spazio  vitale  all’istaurarsi  d i   prati  pascolo,  incolti, 

dove potrebbe trovare albergo la fauna selvatica 

Per  l’abbondanza  della  fase  liquida,  sono  invece  ben  frequenti  piccoli  uccelli  anatiformi  e  trampolieri.  Piu’  rari  i  grossi 

palmipedi. 

Sotto   l’aspetto   delle   connessioni   ecologiche,   attualmente   non   si   rinviene   nessun   tipo   di collegamento   al   suolo   che   

potrebbe   essere   compromesso   dai   lavori   di   realizzazione dell’impianto fotovoltaico in progetto. 

Tuttavia gli  impianti di  illuminazione esterni comportano un potenziale effetto di disturbo non 

solo   per   le   attività   di  osservazione   notturne   del   cielo,   ma   anche   per   interferenza  con   i popolamenti  faunistici,  con 

particolare  riferimento  ad  alcuni  taxa  di  invertebrati  notturni  (ad esempio le falene).  4.4.5 Misure di mitigazione 

 Si suggerisce di  procedere alla creazione  di  una cortina di arbusti  di  tamerix nella  parte  nord e est dell’area,  impiantando  

essenze  di  almeno  3 metri  di  altezza  ad  interasse  di  circa  3.00 metri,  oltre  ad  una  siepe  alta almeno  1 metro  di  oleandri 

all’interno della rete di recinzione sui medesimi lati.   Contenimento dell’inquinamento luminoso Si  raccomanda  l’impiego  di  lampade  al  vapore  di  sodio  a  bassa  pressione  e  l’utilizzo  esclusivo  di ottiche schermate, con 

proiezione dell’effetto luminoso verso terra. 

Ad integrazione delle norme di limitazione dell’inquinamento luminoso, le lampade da utilizzare nel progetto   illuminotecnico,  

potranno    essere,    ovunque    sia    possibile,    al    vapore    di    sodio    a    bassa pressione. Tali  lampade, oltre ad assicurare  un 

ridotto consumo energetico, presentano una  luce con banda di emissione  limitata alle  frequenze più  lunghe,  lasciando quasi 

completamente  libera  la  parte  dello  spettro  corrispondente    all’ultravioletto.  Ciò   consente  di  limitare  gli  effetti  di 

interferenza  a carico degli invertebrati notturni che presentano comportamenti di “fototassia”. 

Verrà inoltre evitato l’utilizzo di fari o altre strutture che comportino una illuminazione al di fuori dell’area di intervento.    

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4.5  Rumore e vibrazioni 

 

L’analisi del clima acustico consente di determinare se vi siano situazioni di criticità  relative allo stato della componente 

antecedente la realizzazione delle opere in progetto. 

Si veda anche l’apposita Relazione specialistica allegata al presente progetto.  4.5.1 Stato della componente  

I riferimenti normativi per la componente ambientale del clima acustico sono costituiti da: Legge 26 ottobre 1995, n° 447:  

 

Legge quadro sull’inquinamento acustico ; •   D.P.C.M. 14 novembre 1997: Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore; 

•   D.P.C.M. 5 dicembre 1997: Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici; 

•   Decreto   Ministero   dell’Ambiente   16   marzo   1998:  Tecniche      di              rilevamento      e  di 

misurazione dell’inquinamento acustico; 

•     Legge  Regionale  Toscana  1  dicembre  1998  n°  89:  Norme  in  materia  d’inquinamento acustico; 

•   Deliberazione  Giunta  Regionale  Toscana  13  luglio  1999  n°  788:  Definizione  dei  criteri  per  la  redazione  della 

documentazione  d’impatto  acustico  e  della  relazione  previsionale  di clima acustico ai sensi dell’art. 12 comma 2 e  

3 della Legge Regionale n° 89/98 ; 

•  Deliberazione  Consiglio  Regionale  Toscana  22  febbraio  2000  n°  77: Definizione  dei  criteri e  degli  indirizzi  della 

pianificazione  degli  enti  locali  ai  sensi  dell’art.  2  della  L.  R.  n° 

89/98: “Norme in materia d’inquinamento acustico ”. 

 

Con riferimento a quanto stabilito dalla vigente normativa, in mancanza di specifica  normativa, vale la previsione a  livello  

regionale:    

Classe I  LAeq,d  = 50 dB(A)  LAeq,n   =  40 dB(A 

Classe II  LAeq,d  =  55 dB(A)  LAeq,n  =  45  dB(A) 

Classe III  LAeq,d   = 60 dB(A)  LAeq,n  =  50  dB(A) 

Classe IV  LAeq,d   = 65 dB(A)  LAeq,n  =  55  dB(A) 

Classe V  LAeq,d  =  70 dB(A)  LAeq,n  =  60  dB(A) 

Classe VI  LAeq,d  =  70 dB(A)  LAeq,n =    70 dB(A   Il D.P.C.M. 14/11/1997 ha specificato  le caratteristiche delle varie classi acustiche come  riportato nella Tabella che segue 

                   

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       Classi acustiche D.P.C.M. 14/11/1997  

 CLASSE  I –  aree particolarmente protette:  rientrano  in  questa  classe  le  aree nelle quali  la quiete  rappresenta un elemento  di base 

per  la  loro  utilizzazione:  aree  ospedaliere,  scolastiche, aree  destinate   al  riposo   ed  allo  svago,  aree  residenziali  rurali,  aree   di 

particolare  interesse urbanistico, parchi pubblici.  

CLASSE  II  –  aree  destinate  ad  uso  prevalentemente  residenziale:  rientrano  in  questa  classe  le    aree  urbane  interessate 

prevalentemente  da   traffico  veicolare   locale,  con   bassa  densità  di popolazione,   con   limitata  presenza  di  attività  commerciali  e  

assenza  di  attività  industriali ed artigianali.  

CLASSE  III   –    aree  di  tipo  misto:  rientrano  in  questa  classe  le  aree  urbane  interessate  da  traffico  veicolare  locale  o  di 

attraversamento  ,  con media densità di popolazione,  con presenza di  attività  commerciali,   uffici  con   limitata  presenza  di  attività 

artigianali  e  con  assenza  di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.  

CLASSE  IV  –  aree  di  intensa  attività  umana:  rientrano  in  questa  classe  le  aree  urbane interessate da intenso traffico veicolare 

con  alta densità di popolazione,  con elevata presenza di attività  commerciali  e  uffici,  con  presenza  di  attività  artigianali;  le  aree  in 

prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie;  le aree portuali con  limitata presenza di piccole industrie.  

CLASSE V – aree prevalentemente  industriali: rientrano  in questa classe  le aree interessate di insediamenti industriali e con scarsità di 

abitazioni.  

CLASSE   VI   –   aree   esclusivamente   industriali:   rientrano   in   questa   classe   le   aree esclusivamente interessate da attività 

industriali e prove di insediamenti abitativi.   L’area sede delle opere in progetto è classificata come segue: area  CLASSE III. 

   4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi  Gli   effetti   più   rilevanti   derivanti   dalla   realizzazione   dell’impianto   fotovoltaico   sono   quelli sull’uomo,  sia  per  quanto 

riguarda  il personale  addetto  all’impianto,  sia  per gli abitanti  delle zone circostanti.  Tali  effetti  di  carattere  temporaneo  e  

comunque  reversibili  e   mitigabili  potrebbero riguardare   esclusivamente   la   sfera   del   disturbo.   Si   evidenzia   che   tali   

emissioni   sono   poco significative e non genereranno alcun tipo di disturbo.   Fase di cantiere e di dismissione 

 Gli    impatti    su    questa    componente    ambientale    sono    principalmente    dovuti alla    fase    di cantierizzazione  dell’opera  

in   esame   ed   alla   sua   dismissione.  Si    tratta   di    impatti   reversibili   e mitigabili. Le attività che potrebbero costituire una  

possibile fonte di inquinamento acustico sono:  

•  realizzazione delle opere di scavo; 

•  flusso di mezzi adibiti al trasporto dei materiali;   

La produzione di rumore e vibrazioni in queste fasi risulteranno piuttosto modeste, non essendo prevista la realizzazione 

di opere civili di particolare impegno.   Fase di esercizio 

 Il  processo  produttivo  dell’impianto  fotovoltaico  è  essenzialmente  statico,  senza  alcun  organo meccanico in movimento.  

Pertanto  l’esercizio dell’opera  in oggetto, viste  le sue caratteristiche e  la tipologia   di   attività   che   sarà   condotta   durante   

tale    fase,   sarà   caratterizzato   da   un    livello   di  inquinamento  sonoro  praticamente  nullo  e  non  genererà  alcun  tipo  di 

disturbo  acustico,  nel  pieno rispetto delle caratteristiche sonore e dei limiti dettati dalla normativa vigente per le zone I.  

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 4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione  In generale, si può affermare che il  rumore emesso dalla  realizzazione e dalla dismissione dell’opera non   è   particolarmente  

percettibile  dalle  abitazioni.  Saranno  in  ogni  caso  adottate  le  seguenti mitigazioni:  

•  utilizzo  di  macchine  e  attrezzature  da  cantiere  rispondenti  alla  Direttiva  2000/14/CE  e sottoposte a costante 

manutenzione; 

•  organizzazione degli orari di accesso al cantiere da parte dei mezzi di  trasporto, al fine di evitare la 

concentrazione degli stessi nelle ore di punta; 

•  sviluppo di un programma dei  lavori che eviti situazioni di utilizzo contemporaneo di più macchinari ad alta 

emissione di rumore in aree limitrofe.   4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 

 La  radiazione  è  la  propagazione  di  energia  attraverso  lo  spazio,  o  un  qualsiasi mezzo materiale, sotto forma di onde e di 

energia cinetica propria di alcune particelle. Le  radiazioni, propagandosi nel vuoto, non mutano  le proprie caratteristiche. Se 

invece incontrano un mezzo materiale trasferiscono parte o tutta l’energia al mezzo stesso. Le radiazioni si distinguono in:  

•     radiazioni ionizzanti, ovvero particelle sospese e onde elettromagnetiche capaci di penetrare nella materia. Possono 

quindi  far  saltare  da  un  atomo  all’altro  gli  elettroni  che  incontrano  nel  loro  percorso.  Gli  atomi,  urtati  dalle 

radiazioni, si caricano elettricamente,  ionizzandosi. La  ionizzazione  negli  organismi   viventi  può  essere  causa  di 

alterazioni   che   portano  alla morte  delle  cellule,  o  alla  loro  radicale  trasformazione.  Sono  prodotte  da  nuclidi 

radioattivi, da   particelle   provenienti   dal   cosmo   (raggi   cosmici)   e   da   speciali   apparecchiature elettroniche 

(raggi X); 

 

•  radiazioni  non  ionizzanti,  ovvero  onde  elettromagnetiche  che  non  possiedono  l’energia  sufficiente  per 

rimuovere un elettrone dell’atomo con cui interagiscono e creare una coppia ionica.  

 4.6.1 Stato della componente  

La vigente normativa in materia di radiazioni è costituita da:  

•  D.M.  Ambiente  n.  381/1988,  Regolamento  che  reca  norme  per  la  determinazione  dei  tetti  di  radiofrequenza 

compatibili con la salute umana, fissa i valori limite di esposizione ai campi elettromagnetici  connessi      al 

funzionamento   e  all’esercizio      dei      sistemi      fissi      delle  telecomunicazioni    e  radio  visivi  operanti 

nell’intervallo  di  frequenza  compresa  tra  i  100 kHz e 300 GHz.  In corrispondenza di edifici adibiti a  permanenze 

non  inferiori a quattro ore  non  devono  essere  superati  i  seguenti  valori,  indipendentemente  dalla  frequenza, 

mediati  su  un’area  equivalente  alla  sezione  verticale  del  corpo  umano  e  su  un  qualsiasi intervallo di sei minuti: 

6 V/m per il campo elettrico e 0,016 per il campo magnetico. 

•  D.P.C.M.  del  23  aprile  1992,  relativo  ai  limiti massimi  di  esposizione  ai  campi  elettrici  e magnetici  generati  alla 

frequenza    industriale  nominale    (50  Hz)  negli  ambienti  abitativi   e  nell’ambiente   esterno  fissa  i  limiti  di  

esposizione  per  la  protezione  da  effetti  accertati  a breve  termine.  Prevede  inoltre  le  distanze  di  sicurezza  dagli 

elettrodotti  per  garantire  il rispetto dei limiti di esposizione.            

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gli utenti della zona.  Per    i    campi    a    bassa    frequenza    si   misura    l’intensità    del    campo    elettrico    (V/m)    e    l’induzione magnetica  (T), 

generalmente  in milionesimi  di  Tesla  (μT). 

In materia  di prevenzione dai  rischi di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici,  il  riferimento legislativo è 

costituito  dalla  legge  quadro  36/2001  –  Legge  quadro  sulla  protezione  dalle  esposizioni  a  campi  elettrici,  magnetici  ed 

elettromagnetici  –  ricorre  a  differenti  strumenti  di  prevenzione  e  di  controllo,  intervenendo  sulle  sorgenti  dei  campi 

elettromagnetici,  al  fine  di  ridurre  l’esposizione della  popolazione.   

Oggetto  della  normativa  sono  gli  impianti   e  le   apparecchiature  per  usi  civili, militari e delle  forze di polizia, che possano 

comportare l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 e 300 GHz.  

La legge introduce i valori di attenzione, così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine.   In particolare sono definiti: 

 

•  limite  di  esposizione:  valore  di  campo  elettrico,  magnetico,  elettromagnetico  (considerato  come  valore  di 

immissione), da considerarsi limite inderogabile a tutela della salute umana da effetti acuti da esposizione; 

•  valore  di  attenzione:  valore  di  campo  elettrico,  magnetico,  elettromagnetico  definito  a  fine  cautelativo  per  la 

protezione  della  popolazione  da  effetti  cronici  dei  campi  elettromagnetici  nel  caso  di  abitazioni,  scuole  e 

permanenze prolungate; 

•  obiettivi  di  qualità,  volti  a  prefigurare  i  progressivi  e  graduali  miglioramenti  della  qualità  ambientale,  in  una  

prospettiva temporale di lunga durata.  

Si suddividono in: 

•  criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivi per l’utilizzo delle BAT; 

•  valori   di   campo   elettrico,   magnetico,   elettromagnetico,   definiti   dallo   Stato,   per   il raggiungimento di una  

progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi. 

 

Il  D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, decreto attuativo  della  legge quadro 36/2001, fissa i  limiti di esposizione, i valori di attenzione 

e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete 

(50 Hz) generati dagli elettrodotti. 

In  generale,  il  sistema  di  protezione  dagli  effetti  delle  esposizioni  agli  inquinamenti  ambientali distingue tra:  

•  effetti acuti o di breve periodo, basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono, con 

margini cautelativi, la non insorgenza degli effetti stessi; 

•  effetti  cronici  o  di  lungo  periodo,  privi  di  soglia  e  di  natura  probabilistica:  all’aumentare  dell’esposizione  

aumenta    la   probabilità   del   danno;   si    fissano   dei    livelli   operativi   di  riferimento per prevenire o  limitare  il 

possibile danno complessivo.  

I   valori   di   attenzione   e   gli   obiettivi   di   qualità   costituiscono   riferimenti   operativi   per   il conseguimento di obiettivi 

di  tutela da possibili  effetti  di  lungo periodo  nell’applicazione del principio cautelativo. In attesa dei decreti attuativi della 

36/2001,  il  riferimento normativo per  le  basse e    le  bassissime  frequenze è   costituito dal   D.P.C.M. del 23/04/1992 e dal 

D.P.C.M. del 28/09/1995. 

 

           

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 Tabella 27 ‐ Limiti normativi 

 NORMATIVA  LIMITI PREVISTI  CAMPO B (µT)  C AMPO E (kV/m) 

 D.P.C.M. 08/07/2003  LIMITE DI ESPOSIZIONE  100  5 

 VALORE DI ATTENZIONE  10  ‐ 

 (24 ORE DI ESPOSIZIONE) 

 OBIETTIVO DI QUALITÀ  3  ‐ 

 (PROGETT. NUOVI ELETTRODOTTI) 

 D.P.C.M. 23/04/92  LIMITE  DI  ESPOSIZIONE  100  5 

INTERA GIORNATA  

LIMITE  DI  ESPOSIZIONE  1000  10 PER POCHE ORE 

 1999/512/CE  LIVELLI DI RIFERIMENTO  100  5 

 

I  sistemi  elettrici  di  potenza  (costituiti  da  centrali,  stazioni  e  linee  elettriche)  costituiscono particolari  sorgenti  di   campi  

elettromagnetici   che,    in   dipendenza   della    loro    frequenza   di  funzionamento  (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF 

(Extremely Low Frequency). I sistemi di potenza sono costituiti da sottosistemi a differenti tensioni di esercizio:  

•  altissima tensione AAT (da 220 a 380 kV); 

•  alta tensione AT (da 30 a 150 kV); 

•  media tensione MT (da 1 a 30 kV); 

•  bassa tensione BT (400 V).  Attualmente  il  sistema  elettrico  nazionale  è  gestito  per  la  maggioranza  dall’ENEL  e,  in   minor misura,  dalle Aziende 

Elettriche Municipalizzate e dalle Ferrovie dello Stato. Nelle Tabelle che  seguono vengono  riportati  i   valori  indicativi  dei 

campi  elettrico  e  magnetico  esistenti  al  di  sotto  degli elettrodotti.   

             Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT 

(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)  

TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA  CAMPO ELETTRICO AL SUOLO 

(kV)  IN  (V/m) (valori massimi)  

380  5.000 – 6.000  

220  2.000 – 2.500  

130‐150  1000 ‐ 1.500  

20  100 ‐ 300  

            Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT 

(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)  

TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA  INDUZIONE MAGNETICA (kV)  (µT) (valori massimi) 

 380 (1500 A)  16‐21  

 220 (550 A)  7 

 110 (300 A)  5 

 15 (110 A)  0,3  

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La quasi  totalità della distribuzione  di energia  in  Italia è ottenuta con  linee aeree.  

Per  analizzare  i  campi  generati  dai  diversi  elettrodotti  è  possibile  analizzare  il  campo  elettrico  e  quello  magnetico 

separatamente.   

Il  campo    elettrico  prodotto  da  un  sistema  polifase  di  conduttori  posti  entro  uno  spazio  imperturbato  si  può  

esprimere con un vettore di  intensità E che  ruota  in un piano  trasversale rispetto  ai  conduttori,  descrivendo  un’ellisse;  è 

presente  non  appena  la  linea  si mette  in  tensione, indipendentemente dal  fatto che essa  trasporti o meno potenza.  

Il  campo  magnetico  H  è  un  vettore  ortogonale  al  campo  elettrico,  associato  alla  corrente  (e  quindi  alla  potenza) 

trasportata.  

Nel caso di un  sistema polifase  in corrente  alternata,  il  vettore campo magnetico  nasce  dalla composizione  dei contributi  

di  tutte  le  correnti  circolanti  nei  conduttori  e  ruota  in  un  piano  trasversale  rispetto  ai conduttori, descrivendo un’ellisse.   

L’utilizzo  di  terne   multiple   è  una  soluzione   che   si  ottiene  dallo  sdoppiamento  dei  conduttori, ottenendo   da   una   

singola   terna   due   terne   antisimmetriche,   con   una   riduzione   fino   al   90% dell’induzione magnetica. 

Nelle  figure  che  seguono  sono  illustrati  gli  andamenti  del  campo  elettrico  e  del  campo magnetico al  suolo  in  funzione 

della  distanza  dall’asse  di  una  linea  elettrica  aerea  ad  alta  tensione.  I  valori  sono    rapidamente    decrescenti  

all’aumentare   dalla   distanza   dall’asse  della   linea.   Sono   altresì decrescenti in senso longitudinale, cioè lungo la linea, dal 

punto più basso della catenaria.                         

         Andamento campo magnetico  

 4.6.2 Impatti potenziali  Il  progetto  proposto  consta  nella  realizzazione  di  un  impianto  per  la  produzione  di  energia  elettrica  tramite  lo 

sfruttamento  del  sole;  l’impianto  è  costituito  dai  seguenti  elementi  principali  che,  avendo parti  in  tensione, possono dar 

luogo all’emissione di onde elettromagnetiche:  

• cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di macchina alla cabina di impianto (cavi a 15 kV); 

•  cavidotti  interrati  per  il collegamento  della  cabina  di  impianto  con  la cabina  di consegna 

(cavi a 15 kV).  

Cabina di  impianto: alla cabina di  impianto,  realizzata  in prefabbricato sandwich, vengono   convogliati  tutti  i cavi provenienti 

dal parallelo delle stringhe. La cabina di impianto è poi collegata alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato.  Cabine di campo e di consegna: nelle cabine la tensione viene innalzata fino a 15 kV.  

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La  cabina  di  impianto  ospita  il  modulo  MT  con  le  celle  MT  (ricezione  linea,  interfaccia  e  contatori)  ed  il  quadro  BT  di  

alimentazione dei   servizi ausiliari di cabina, nonché  il sistema   computerizzato   di gestione  dell’impianto. Le cabine a media 

tensione (cabina di impianto) sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che 

dall’intensità di corrente di esercizio – dagli   specifici  componenti    (sezionatori   di   sbarra,    interruttori,    trasformatori,   etc.)  

presenti  nella cabina  stessa.  I  valori  più  elevati  del  campo  elettrico  sono  attribuibili  al  funzionamento  dei sezionatori  di  

sbarra    (1.2‐5.0kV/m),    mentre    il    valore    più    elevato    di    induzione    magnetica    è  registrabile  in  corrispondenza  dei 

trasformatori (6.0‐15.0 µT). 

Tali valori sono compatibili con la presenza non costante di personale specializzato ed inferiori alla soglia max del DPCM8/2003 

(100 μT).  

Le cabine in media tensione, quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti 

normativi vigenti.  

Diverso discorso per i cavidotti.  Cavi interrati:  la rete di connessione tra le varie apparecchiature  dell’impianto  è interamente interrata e consta in: cavi in MT  

(15 kV) per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna, con le seguenti caratteristiche: 

 

Cavo  in media    tensione UNIFLEX  unipolare  flessibile  con  conduttore  in  rame  rosso  a  corda  compatta,  con  guaina  LSHO, 

conforme norma CEI 20‐35, 20‐22III cat.C – IEC 60332‐3C, EN 50625, isolamento in HEPR qualità G7;  

Tensione nominale 12/20 kV 

Tensione max esercizio 24 kV 

Prova tensione max 42 kV 

Temperatura min/max esercizio ‐10/105 °C 

Temperatura di CC 250 °C 

 

 Le    linee    interrate    sono    costituite    da    terne    trifase    con    varie    geometrie,    sistemate    in  apposito  alloggiamento  

sotterraneo;   ciò   consente di   avere campi elettrici assai    ridotti,   grazie alla possibilità di   avvicinare    i cavi   ed all’effetto 

schermante del terreno.  

Le frequenze   elettromagnetiche   sono   estremamente   basse   (50 Hz)   e   quindi,   di   per   sé, assolutamente innocue. Il  

limite    temporale    dell’eventuale    impatto    è    dato    dalla    vita    utile  dell’impianto,  pari  a  20  anni.  L’impatto  è  del  tutto 

reversibile.  Fase di cantiere e di dismissione 

 Le  attività  previste  in  fase  di  cantiere  e  di  dismissione  non  genereranno  impatto  riguardo  sia  le radiazioni ionizzanti, sia 

quelle non ionizzanti.   Fase di esercizio 

 Ai  fini  dell’esposizione  umana  alle  radiazioni  non  ionizzanti,  considerando  le caratteristiche  fisiche coinvolte  in  un  impianto 

fotovoltaico,  i campi elettrici e magnetici son da valutarsi separatamente perché disaccoppiati.  

L’impianto di progetto è ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di popolazione superiore alle quattro ore 

giornaliere  o  non  considerati  come  zone  sensibili  ai sensi  dell’art.  4,  comma  1  del  D.P.C.M.  8  luglio  2003  e  in  ogni  caso 

situato a distanza  tale dagli eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici.  

Alla  cabina  di  connessione  e  consegna  convergono  al  più  3  terne  da  15  kV,  il  valore  del  campo  elettrico  ad  un metro di 

distanza, nel caso di  linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e  l’induzione magnetica 0,73 µT. Considerando   che  i   cavi  sono  

interrati    ed  i  punti  sensibili  hanno    distanza  nettamente  superiore  ad  un  metro,  questo  valore  dunque  si  ridurrà 

ulteriormente. 

Nel seguito è  riportato  il calcolo analitico del campo magnetico generato da 4  terne di cavi posti  in cavidotto  interrato, alla 

profondità di almeno mt 1.20 dal piano campagna. 

 

 

 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.  

 4.6.3 Mitigazioni  Scelte progettuali che mitigano e di  fatto annullano l’impatto prodotto dai campi elettromagnetici dovuti a linee elettriche 

in tensione sono:  

•  utilizzo  di  linee  elettriche MT  (a  15  kV)  interrate  a  profondità media  di mt  1.50  per  la  distribuzione  elettrica 

all’interno del parco fotovoltaico; 

•  disposizione  dei  cavi  MT  in  forma  intrecciata,  che  assicura  una  riduzione  del  campo magnetico complessivo 

oltre che una riduzione dei disturbi elettromagnetici ad eventuali cavi telefonici e di trasmissione dati installati 

nelle vicinanze; 

•  notevole  distanza  da altri  elettrodotti  e   da  edifici  abitati  o  stabilmente occupati.  La corrente viene distribuita alternata e non diretta: la corrente alternata riduce le perdite a parità di tensione,  perché  queste  

sono  proporzionali  al  quadrato  della  corrente.   

Una  corrente  alternata, dissipa  meno  potenza  di  una  corrente  continua:  la  potenza  dissipata  per  effetto  termico  (effetto 

Joule) è data dall’espressione:  W=R i(t)2 

 Mentre per la corrente continua (DC) la corrente vale sempre: 

 i(t)=I0 

  per la corrente alternata (AC) il valore della corrente varia nel tempo: 

 i(t)=I0*sen(wt) 

  4.7 Assetto demografico e igienico‐sanitario 

 

L’analisi della componente consente di verificare se sussistano situazioni critiche  antecedenti la realizzazione dell’intervento, 

che possano in qualche modo essere aggravate dalla realizzazione delle opere. L’impianto di progetto non ha caratteristiche 

tali da influenzare in modo significativo l’assetto demografico né gli aspetti igienico – sanitari attuali.   4.7.1 Stato della componente  La popolazione residente nel Comune di Collesalvetti è di circa 15.871 abitanti al Censimento ISTAT 2001.  

Come  altre  aree,  ha  conosciuto  un  trend  stazionario  fino  agli  anni  ‘70  del  secolo  scorso,  per  poi  conoscere  un  forte 

incremento, dovuto probabilmente alla delocalizzazione abitativa degli addetti all’industria.   

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La  tendenza  sembrerebbe  essersi  di  nuovo  invertita  nel  triennio  2001  –  2004,  con  un  incremento  percentuale  della  

popolazione pari all’1,6%, al di sotto della media regionale (+2,5), ma al di sopra della media provinciale (+1,1%). 

Il  saldo  naturale  negli  ultimi  tredici  anni  (dicembre  1991  –  agosto  2004)  è  sempre  stato  negativo;  il saldo  migratorio   è 

sempre  stato  positivo,  ma  non  in  misura  tale  da  far  risultare  un  saldo  totale positivo.  Per ciò che concerne gli indicatori demografici si evidenzia quanto segue: 

 •  l’indice di vecchiaia della Provincia di Livorno registrato nel 2001 è pari 24,8 (1991: 20,4) 

•  l’indice di ricambio generazionale nel 2001 è pari a 244,9 (nel 1991 era pari a 194,5); 

•  l’indice di ricambio congiunturale nel 2001 è pari a 191,5 (nel 1991 era pari a 101,7); 

•  l’età media passa da 44,4 nel 1991 a 47,3 nel 2004. 

 

Relativamente    allo  stato  di  qualità  dell’ambiente  in  relazione    al    benessere  ed  alla  salute  della  comunità  umana 

presente,  non  si  evidenziano  situazioni  particolarmente  significative  dal  punto  di vista  sanitario.  Gli  aspetti  di  maggiore 

interesse,  ai  fini  della  valutazione  di  impatto  ambientale,  riguardano  possibili  cause  di  mortalità  o  di  malattie  per 

popolazioni o  individui esposti agli effetti dell'intervento, gli effetti comprendono  le componenti psicologiche e sociali.  

Relativamente  a  tale componente,  in  generale  la  Provincia  di  Livorno,  compreso  il  comune  di  Collesalvetti, non presenta  

particolari criticità.   4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 

  Fase di cantiere e di dismissione Nella  fase  di  cantierizzazione  e  di  dismissione,  gli  unici  impatti  negativi  potrebbero  riguardare  la  salute  dei  lavoratori 

soggetti  alle  emissioni  di  polveri  dovuti  agli  scavi  e  alla  movimentazione  dei mezzi  di  cantiere,  alle  emissioni  sonore  e 

vibrazioni prodotte dagli stessi mezzi durante le attività, la cui valutazione sarà eseguita ai sensi del Testo Unico D. Lgs. 81/08.  Fase di esercizio In  fase  di  esercizio  non  si  rilevano  possibili  impatti  negativi  nell’interazione  opera‐uomo.  L’opera non  comporterà  livelli  che 

possano  costituire  causa  di  rischio  per  la  salute   degli   individui  né  nel  corso  della  sua  realizzazione  né  in  quello  della 

gestione. L’opera, per la sue caratteristiche, non può generare incidenti rilevanti.   4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione Oltre  alle  mitigazioni  già  riportate  per  le  componenti  Atmosfera,  Rumore  e  Vibrazioni,  i  lavoratori,  durante  le  fasi  di 

realizzazione delle opere, saranno dotati di Dispositivi di Protezione  Individuali 

(D.P.I.) atti a migliorare le loro condizioni di lavoro (D.Lgs 81/08).    4.8  Paesaggio 

 

Il  paesaggio  designa  una  determinata  parte  di  territorio,   così  come  è  percepita  dai  fruitori,   il  cui  carattere    deriva   

dall'azione   di   fattori   naturali   e   antropici   e   dalle   loro   interrelazioni.    

Esso   è rappresentato dagli aspetti del mondo  fisico percepibili sensorialmente, arricchito dai valori che su di esso proiettano 

i vari soggetti che lo osservano. 

Il  paesaggio  si  distingue  in  paesaggio  naturale,  ossia  dove  non  è  presente  l'intervento  umano,  e  in paesaggio  artificiale,  del 

quale  un  chiaro  esempio   sono  le  città.  Il  paesaggio  più  diffuso  presenta elementi naturali e artificiali  insieme, ed è detto 

paesaggio di dispersione.       

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 Il paesaggio urbano è tradizionalmente caratterizzato da alcuni elementi fondamentali, quali:  

•  grandi elementi caratterizzanti; •  grandi nodi; 

•  confini e margini.  

 

Il   paesaggio   agricolo   è   il   risultato   di   come   l'uomo modella   il  paesaggio  naturale  a  proprio beneficio. Gli elementi 

caratterizzanti del paesaggio agrario sono:  

1.  morfologia del suolo; 

2. assetto del territorio, strutturale e infrastrutturale; 

3. sistemazioni idrauliche e agrarie, ampiezza visiva; 

4. coltivazioni e vegetazione. 

 

  4.8.1 Stato della componente         

     All’interno  della  componente  del  paesaggio  si  è  definito  l’insieme  degli  aspetti  relativi  sia  ai  valori  paesaggistici    del   

territorio,   sia   al   patrimonio   culturale,   comprendendo   in   esso   gli   elementi archeologici e storico‐testimoniali. 

   L’indagine condotta nel presente studio è articolata secondo i seguenti livelli di analisi:  

•  l’indicazione  degli  aspetti  insediativi  e  delle  configurazioni  morfologiche  e  percettive dell’ambito  preso  come  

riferimento   per    l’analisi   ambientale,   volte   a   definire    i    rapporti visuali  tra  l’area dell’intervento e gli elementi 

naturali e antropici al contorno; 

•  l’inquadramento  storico‐topografico  dell’ambito  citato,  utile  in  generale  per  la 

definizione di una valenza archeologica dell’area di studio.    I caratteri strutturali ordinari del paesaggio sono così individuati: 

 •  geomorfologia: l’ambito presenta vaste pianure per alcuni chilometri, nell’intorno. 

•  vegetazione: co l ture  estens ive.   

•  idrografia artificiale: canali fiancheggiati da fasce di vegetazione o da colture; fossi minori con vegetazione ripariale 

sullo sfondo, ad ovest, verso Coltano; 

•  infrastrutture: varie strade ex provinciali e statali; diffusa viabilità locale;    4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi  L’inserimento   di   nuove   opere   o   la   modificazione   di   opere   esistenti   inducono   riflessi   sulle componenti  del  paesaggio.  

La  loro  valutazione  richiede  la  verifica  degli  impatti  visuali,  delle mutazioni  dell’aspetto  fisico  e  percettivo  delle  immagini  

e   delle   forme   del   paesaggio  e   di   ogni possibile    fonte   di    inquinamento   visivo   nonché   di    quegli   effetti   capaci   di  

modificare  tutte  le componenti naturali ed antropiche, i loro rapporti e le loro forme consolidate di vita.  

La percezione del   paesaggio   dipende   da   molteplici   fattori,   come   la   profondità,   l’ampiezza    

della     veduta,  l’illuminazione,  l’esposizione,  la  posizione  dell’osservatore,   etc...,  elementi   che   contribuiscono  in maniera  

differente   alla   comprensione   degli   elementi   del   paesaggio.   La   qualità   visiva   di   un paesaggio  dipende  dall’integrità, 

dalla  rarità  dell’ambiente  fisico   e  biologico,  dall’espressività   e  leggibilità  dei  valori  storici  e  figurativi,  e  dall’armonia  che 

lega  l’uso  alla  forma  del  suolo.  Occorre  quindi  tutelare  le  qualità  visive  del  paesaggio  e  dell’immagine  attraverso  la 

conservazione  delle vedute e dei panorami.  Fase di cantiere e di dismissione 

 Durante la fase di cantiere e di dismissione, il quadro paesaggistico potrà essere compromesso dalla occupazione  di  spazi  per 

materiali   ed  attrezzature,  dal  movimento  delle  macchine  operatrici,  dai  lavori   di   scavo   e    riempimento   successivo,   

dalle    operazioni     costruttive   e    da    fenomeni    di  inquinamento  localizzati   già  in  parte  precedentemente   analizzati  

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(emissione  di  polveri  e  rumori, etc…)  Tali  compromissioni  di  qualità  paesaggistica  sono  comunque  reversibili  e  contingenti 

alle attività di realizzazione delle opere.  Fase di esercizio 

 Nel  caso  di  impianti  fotovoltaici,  costituiti  da  strutture  che  non  si  sviluppano  essenzialmente  in altezza, si rileva una bassa 

interazione con il paesaggio, soprattutto nella sua componente visuale.  4.8.3 Misure di mitigazione  L’impatto   visivo    è   un    problema   di    percezione    ed    integrazione   complessiva   del    paesaggio;    è comunque    possibile   

ridurre   al   minimo   gli   impatti   visivi,   scegliendo   opportune   soluzioni   di schermatura.  Tale impianto potrà essere integrato 

dalle piante eventualmente trapiantate. 

Verranno disposte siepi di alloro o oleandro per mitigare la percezione della recinzione.    

6. CONCLUSIONI 

 

In  relazione  al  Quadro  di  riferimento  programmatico,  per  ciò  che  concerne  gli  strumenti  di programmazione considerati 

nell’ambito del presente studio, le opere in progetto sono coerenti con gli  obiettivi  degli  strumenti  analizzati.   

Per  ciò  che  concerne  gli  strumenti  di  pianificazione  del territorio lo studio ha rilevato quanto segue: 

 

•  Il  sito  in  esame  non  è  collocato  all’interno  o  in  prossimità  di Aree Naturali  Protette  di  cui all’Elenco Ufficiale del 

Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91.  

•  le opere  in progetto non sono  in contrasto con le previsioni e/o gli obiettivi degli strumenti regionali  (PIT  e  Piano 

paesaggistico  a  integrazione  del  PIT);  l’area  sede  delle  opere  in progetto  ricade  nell’Ambito  Paesistico  12 Area 

Livornese;   

•  le opere in progetto non sono in contrasto con il vigente PRGC del Comune di Collesalvetti.  

 

per ciò che concerne il regime vincolistico, lo studio ha rilevato quanto segue: 

 

l’area  non  è  gravata  da  vincolo  paesistico  ex  dell’art.  142  del  Codice  dei  beni culturali e del paesaggio;  

l’area non è gravata da vincolo idrogeologico.  In   relazione   al   Quadro  di   riferimento   ambientale,   non   si   sono   rilevate   componenti   il   cui   stato attuale  possa  essere 

significativamente  influenzato  dalla  realizzazione  delle  opere  in  progetto.  Per  ciò che concerne  le componenti ambientali 

considerate, lo studio ha rilevato quanto segue. 

 

Atmosfera:  il  clima  del  Comune  di  Collesalvetti  si  caratterizza  per  un  clima  tempera to‐cont inentale ,   in   quanto  

abbastanza  lo ntano  da l  mare:  è  abbastanza  f requente  i l gelo  ne i  mesi  di  genna io‐febbra io.   

La  radiazione  solare  è massima  in  Giugno–Luglio.   

Le  campagne  provinciali  di monitoraggio degli inquinanti non hanno evidenziato dati di particolare rilevanza: le criticità sono in 

linea con quelle rilevabili su tutto il territorio nazionale. 

 

Ambiente  idrico:  il  settore  in  esame  ricade  nel  bacino  idrografico  del  Fosso di Gerbomaggio   nella sua parte alta, che scorre 

tuttavia a notevole distanza dell’area di progetto.  

Il sito si sviluppa in corrispondenza di dolci ondulature collinari, parzialmente coltivate. 

 

Suolo e sottosuolo: L’area di sito è  in una zona con quote a tto rno  ad 1  mt  s.l.m..  

 

Vegetazione:  l’area  di  progetto  è  costituita  da  superfici  ex  agricole  poste  in  leggero   pendio   o   in  piano,  coltivate    a   

seminativo, vigneto, oliveto, talvolta incolte.    

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°

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Fauna:  l’area  di  progetto  non  è  tra  le  possibili  aree  sorgente  per  la  biodiversità  faunistica.   

Le  utilizzazioni   delle   superfici   di   progetto   sono   già   fortemente   condizionate   sia   dalla   situazione   di  alterazione  dei 

soprassuoli.   

Ecosistemi:  l’area  di  progetto  ricade  in  una  zona  a  destinazione  esclusivamente  m i s t a :  le  pratiche    agricole   

normalmente   eseguite   hanno   prodotto   la   completa   eliminazione   della vegetazione   spontanea   arbustiva,   anche   in   

forma   di   siepi,   ed   ancor   più   di   macchie   di vegetazione spontanea, annullando la possibilità di riscontrarvi habitat di un 

certo interesse per la fauna selvatica. 

 

Rumore  e  vibrazioni:  l’area  di  progetto  ricade  in  parte  in  Classe  I I I,  in  base  a  quanto  previsto  dai parametri di riferimento 

regionale e locale. 

 

Radiazioni  ionizzanti  e  non  ionizzanti:  la  fonte  di  campi  magnetici  a  bassa  frequenza  è  costituita dalle  linee  aeree  per  la  

distribuzione  dell’energia.   

 

Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite  lo sfruttamento del 

sole;  l’impianto  è  costituito  da  elementi  che,  avendo  parti    in  tensione,    possono    dar    luogo    all’emissione    di    onde  

elettromagnetiche,   ovvero   cavidotti    interrati, cabina    di    impianto,   cabina    di   campo   e    di   consegna.     Alla   cabina    di  

impianto,    realizzata    in  prefabbricato,  vengono  convogliati  tutti  i  cavi  provenienti  dal  parallelo  delle  stringhe.  La  cabina  di 

impianto è poi collegata alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato. Nelle cabine di campo e di consegna, la tensione 

viene innalzata fino a 15 kV. La cabina di impianto ospita il modulo MT  con le celle MT  (ricezione  linea, interfaccia e  contatori) 

ed    il quadro BT  di alimentazione     dei    servizi     ausiliari     di    cabina,     nonché     il    sistema    computerizzato     di    gestione 

dell’impianto.  Le  cabine  ad  alta  tensione  (cabina  di  impianto)  sono  caratterizzate  da  valori  di  campo  elettrico  ed  induzione 

magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio – dagli  specifici componenti (sezionatori di sbarra, 

interruttori,  trasformatori,  etc.)  presenti  nella  cabina  stessa.  I  valori  più  elevati  del  campo  elettrico  sono  attribuibili  al 

funzionamento dei sezionatori di sbarra  (1.2‐5.0kV/ma),  mentre  il  valore  più  elevato  di  induzione  magnetica  è  registrabile  

in corrispondenza  dei  trasformatori  (6.0‐15.0  µT1).   

Le  cabine  ad  alta  tensione,  quindi,  sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e  di campo elettrico inferiori ai limiti 

normativi vigenti.  La rete di  connessione tra le varie  apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in 

MT (15 kV)per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le linee    interrate  sono  costituite    da  terne  

trifase   con  varie  geometrie,    sistemate  in   apposito alloggiamento sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai 

ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare  i cavi  ed  all’effetto schermante del terreno. L’interramento necessario per ottenere 

il valore  massimo di campo  elettrico e di induzione magnetica rilevati sopra la linea è di circa 1.20 mt  (0,3 kV/m e 3 µT). Alla  

cabina di connessione e consegna convergono al più 3 terne da 15 kV, il valore del campo elettrico ad un metro di distanza, nel 

caso di linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e l’induzione magnetica 0,73 µT. Va inoltre considerato che i cavi sono interrati ed i 

punti sensibili hanno distanza nettamente superiore ad un metro, questo valore dunque si ridurrà ulteriormente. 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/III° 

 

                                                         

APPENDICE N°1 

 

NORME DI RIFERIMENTO       

Indice: 

 

NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE   Il nuovo “Piano di Indirizzo Energetico Regionale” (PIER).   Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente.  Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale    ALLEGATO:  SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007                                            

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

  NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE  La produzione di  energia dalla  fonte  solare  fotovoltaica  è  incentivata dallo  Stato,  in base  al Decreto Ministeriale  19  febbraio  2007,  pubblicato  sulla  Gazzetta  Ufficiale  della  Repubblica  Italiana,  Serie generale n. 45 del 23  febbraio 2007  ‐(c.d. “nuovo Conto Energia”), che definisce anche, per quanto di competenza dello Stato, le procedure autorizzative.   Per quanto attiene alle procedure autorizzative ,  in particolare, è previsto quanto segue:  ai  sensi dell’art. 5  comma 7 del D.M. 19  febbraio 2007:  “…per  la  costruzione e  l’esercizio di  impianti  fotovoltaici  per  i  quali  non  è  necessaria  alcuna  autorizzazione,  come  risultante  dalla legislazione  nazionale  o  regionale  vigente  in  relazione  alle  caratteristiche  e  alla  ubicazione dell’impianto,  non  si   dà    luogo   al   procedimento   unico   di    cui   all’art. 12,    comma 4,   del   …   decreto  legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ed è sufficiente per gli stessi impianti la dichiarazione di inizio attività.   Qualora    sia    necessaria    l’acquisizione    di    un    solo    provvedimento    autorizzativo    comunque denominato, l’acquisizione del predetto provvedimento sostituisce il procedimento unico di cui all’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.387…”  Se,  quindi,  il  sito  individuato  per  l’installazione  dell’impianto  fotovoltaico  non  richiedesse  alcuna autorizzazione, in base al DM 19 febbraio 2007, sarebbe sufficiente la presentazione della DIA.  Ai  sensi dell’art. 5  comma 9 del D.M. 19  febbraio 2007:  “Ai  sensi dell’art. 12,  comma 7, del decreto legislativo  29 dicembre 2003,  n. 387,  anche  gli  impianti  fotovoltaici  possono  essere  realizzati  in  aree classificate  agricole  dai  vigenti  piani  urbanistici  senza  la  necessità  di  effettuare  la  variazione  di destinazione d’uso dei siti di ubicazione dei medesimi impianti fotovoltaic “”.  

Ne consegue che, anche   nel caso  in cui  il terreno candidato a ospitare  l’impianto fotovoltaico sia destinato  ad  attività  agricole,  non  si   rende  necessario   modificare    in   alcun  modo    lo  strumento urbanistico comunale. 

  Tuttavia,    lo   stesso   comma   7   dell'articolo   5   del   Decreto   Ministeriale   19    febbraio   2007,   sopra ricordato,   fa   correttamente   riferimento   anche   alla    legislazione   regionale,   trattandosi   di   materia concorrente  tra  Stato  e  Regioni.  A  questo  punto  entra  in  gioco  la  Legge  Regionale  39/2005,  che  al comma 1 dell'articolo 13 prevede di assoggettare gli impianti di produzione di energia  elettrica  da  fonti  rinnovabili  all'  autorizzazione  unica,  in  applicazione  dell'articolo  12  del  Decreto Legislativo 29 dicembre   2003   n.   387,   prescrizione   applicabile   all'impianto   proposto    in   quanto    la  sua  potenza nominale non consente di ricadere entro i limiti della "Attività libera" (articolo 17 della L.R. 39/2005) o della semplice DIA (articolo 16 della L.R. 39/2005). L' autorizzazione unica è definita all'articolo 10 della L.R. 39/2005, ed è  rilasciata a conclusione di un "procedimento   unificato"    (quindi    conferenza   dei    servizi,   ecc),    secondo    le   procedure    stabilite all'articolo 11 della stessa L.R. 39/2005. La  competenza  in  ordine  al  rilascio  della  autorizzazione  unica  per  gli  impianti  di  produzione  di energia elettrica dalla fonte solare fotovoltaica è in capo alla Provincia  di Pistoia), ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera b), della stessa L.R. 39/2005.         

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

    E’  molto  importante  segnalare  che  l’attivazione  del  suddetto  “procedimento  unificato”  è  in  realtà subordinata  –  per  impianti  con  potenza  installata  >  di  1,00  MWp  ‐  all’acquisizione  del  parere  di “compatibilità ambientale” da parte della Regione Toscana: si tratta della prima fase, detta “Verifica di Impatto Ambientale”, esperita ai sensi della L.R. n. 79/1998,  di  cui  è  responsabile  la Provincia (vedi L.R.10‐11/2010),    la    quale    a    conclusione    di    questa    prima    fase    del    procedimento  rilascerà  la “certificazione  di  compatibilità  ambientale”,  ai  sensi  del  D.Lgs.  n.  152/2006  e    ss.mm.ii.    (D.Lgs.    n. 4/2008),  nonché  dell’Art. 11  della  stessa  L.R. n. 79/1998,  salvo  l’eventuale decisione  di  richiesta  di  VIA  –  Valutazione  di  Impatto  Ambientale  –,  il  quale  procedimento includerebbe e supererebbe tutti i successivi.   IL NUOVO PIANO INDIRIZZO ENERGETICO REGIONALE (PIER)  

Una    importante   e   recente   novità   che,   a    livello   non   direttamente   normativo   ma   pianificatorio, ridefinisce gli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili sul territorio della Regione Toscana è il PIER – Piano di Indirizzo Energetico Regionale, definitivamente approvato dal Consiglio Regionale il giorno 8 luglio 2008. Il PIER indica una strada percorribile alla Toscana non soltanto “no nuke” e “no carbon”, ma anche “no oil”, grazie agli obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, e ai relativi strumenti per conseguirli anno per anno. Stralcio:  (…) 3.3.2 Energia fotovoltaica Lo stato di attuazione del PER 2000. Partendo da una situazione di assenza di impianti fotovoltaici, il PER contiene la previsione di 6 MW al 2010. I dati ufficiali forniti da Terna risentono della particolarità degli impianti fotovoltaici, che possono esser anche di piccolissima taglia. Essi infatti indicano, al 31.12.2005, un solo impianto in Toscana, per una potenza installata di 0,1 MW. In realtà il quadro in Toscana vede al 2004 già una potenza incentivata di 1,3 MW. Al termine della primavera del 2008 risultano installati in Toscana 8 MW, misura che registra un vero e proprio boom di installazioni Disciplina della materia e disposizioni attuative Inquadramento normativo Gli impianti fotovoltaici sono soggetti ad autorizzazione unica di cui al DLgs 387/2003, rilasciata dalla Provincia a norma dell’articolo 3 comma 2 lettera b) della LR 39/2005. La LR 39/2005 già promuove la riduzione degli oneri amministrativi per le piccole realizzazioni. A tal scopo si inserisce nella normativa urbanistica stabilendo che, laddove non soggetti ad autorizzazioni ambientali-paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità, e comunque realizzati secondo le indicazioni del PIER e dei suoi provvedimenti attuativi: Ø gli impianti fotovoltaici di potenza fra 3 e 10 kW sono soggetti a DIA; Ø gli impianti fotovoltaici fino a 3 kW sono considerati attività libera. Su tale quadro si è inserita la L. 24/12/2007 n. 244 che, come misura di semplificazione, individua la DIA per gli impianti sotto la soglia di potenza di 20 kW. A seguito dell’entrata in vigore della Legge Finanziaria 2008: a) L’autorizzazione unica non si applica agli impianti di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricompresi alla successiva lettera b). L’installazione di tale tipo di impianti è consentita, nel rispetto della L 244/2007, con la presentazione di una DIA al Comune di competenza. Alla DIA si applicano le norme di cui alla L.R. 1/2005. La relazione di cui all’art. 84 della LR 1/2005 assevererà la conformità dell’intervento anche al PIER e ai suoi provvedimenti attuativi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”.

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Qualora sia necessario acquisire autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse, come abitualmente avviene per le DIA edilizie, dovranno essere acquisite e allegate alla stessa, “salvo che il comune provveda direttamente” (art. 84 della LR 1/2005 “norme per il governo del territoriob) La sottoposizione a Autorizzazione Unica o alla DIA di cui alla L 244/2007, non riguarda quelle fattispecie di dimensione talmente ridotta che già la normativa attuale esonera da tali adempimenti burocratici. Permane quindi, per gli impianti individuati dal presente Piano in applicazione dell’articolo 17 della LR 39/2005 (fino a 3 KW), l’assenza di obbligo di titoli abilitativi energetici ed edilizi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”. Va infine ricordato che, in applicazione della disciplina statale per alcuni impianti fotovoltaici possono essere necessarie le relative procedura di “verifica di assoggettabilità” e procedura di V.I.A. Tali procedure, laddove necessarie, vengono svolte dalla struttura operativa regionale per la VIA. Per quel che concerne tale aspetto, si ricorda il DM 19.2.2007, inerente la misura di incentivazione del fotovoltaico denominata “Conto Energia”, che contiene anche indicazioni sugli adempimenti di VIA per gli impianti fotovoltaici. Disposizioni attuative Dalla data di entrata in vigore del PIER, tenuto conto delle indicazioni dettate dal “conto energia” di cui al DM 19.02.2007 e tenuto conto della L. 244/2007, ai fini della operatività delle disposizioni di cui agli articoli 16 e 17 della LR 39/2005, vale quanto sotto riportato. a) E’ consentita, previa presentazione di una comunicazione scritta al Comune competente, la libera installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati o con moduli ubicati al suolo (secondo le definizioni del DM 19.2.2007), laddove l’impianto abbia potenza nominale uguale o inferiore a 3 chilowatt e comunque non sia necessaria l’acquisizione di autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità. I Comuni, con gli atti di cui all’art. 52 della LR 1/2005 e i regolamenti edilizi, potranno individuare per la stessa taglia di potenza: Ø ulteriori tipologie di impianti fotovoltaici che, in rapporto alle specificità del territorio, siano liberamente installabili; Ø ulteriori condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. b) E’ consentita, in applicazione della L 244/2007, l’installazione, tramite la presentazione di una DIA al Comune competente, di impianti fotovoltaici di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricopresi nelle tipologie di cui al precedente capoverso. Il Comune potrà individuare, nei propri strumenti ex articolo 52 LR 1/2005 e nei propri regolamenti edilizi, condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. Eventuali modifiche o correzioni ai sopra delineati “inquadramento normativo” e “disposizioni attuative”, dettate da aggiornamenti normativi o tecnici, potranno essere successivamente apportate mediante l’approvazione di specifici provvedimenti attuativi. Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazionicomuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1. Previsioni Gli obiettivi del Conto Energia nascono come stimolo massimo per un settore che è ancora enormemente distante da quei numeri. A giugno 2007, tali obiettivi sono: obiettivo indicativo: 3.000 MW al 2016 – potenza incentivabile: 1.200 MW più ulteriori impianti finiti entro 14 mesi dal raggiungimento di tale tetto. E’, quindi, coperta dal sistema di incentivazione una potenza, stimabile, inferiore a 1.500 MW. Raggiungere l’obiettivo indicativo del Conto Energia richiederebbe, per la Toscana, 150 MW al 2016. Tale obiettivo può essere ragionevolmente assunto. Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER – Mw 1,3 Potenza aggiuntiva prevista – Mw 150 Potenza complessiva prevista – Mw 151,3 Producibilità prevista – Gwh (circa)* 200 Strumenti, incentivi ed azioni Incentivi La disciplina normativa del cosiddetto Conto Energia consente la possibilità di cumulare i finanziamenti pubblici fino al venti per cento del costo di realizzazione dell’impianto. I benefici che la Regione eroga per favorire la diffusione in Toscana del fotovoltaico, pertanto, restano, in ogni caso, contenuti entro tale limite percentuale. Strumenti ed azioni 1) La Regione Toscana promuoverà un Accordo Volontario con le categorie degli installatori di tale tipo di impianti, nonché con gli ordini professionali interessati, le associazioni di rappresentanza degli enti locali (ANCI, URPT e UNCEM), le associazioni imprenditoriali ed altri enti ed associazioni il cui coinvolgimento risulterà opportuno, al fine di accelerare lo sviluppo della installazione di impianti fotovoltaici in Toscana. Attraverso tale Accordo sarà possibile stimolare la formazione professionale degli installatori; assicurare la migliore informazione ai cittadini per quanto riguarda innovazione tecnologia e costi; favorire la riduzione ed armonizzazione dei costi complessivi di impianto e messa in esercizio, su tutto il territorio toscano;

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2) La Regione Toscana promuoverà, anche impiegando gli strumenti di cui al precedente paragrafo 3.1.3: a) nei confronti degli enti pubblici titolari di immobili nel territorio regionale, la massima diffusione della installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati; b) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati presso le strutture della media e grande distribuzione commerciale; c) la diffusione di impianti fotovoltaici presso i distretti industriali; nelle aree degli impianti di trattamento dei rifiuti; nelle aree degli impianti di trattamento delle acque; nei porti; negli interporti; ecc; d) la diffusione di impianti fotovoltaici presso insediamenti residenziali e produttivi nelle aree rurali, anche in sinergia con le linee di programmazione del PSR e tenendo conto delle indicazioni di cui alla precedente sezione “incentivi”. e) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati negli insediamenti residenziali urbani” f) la concessione di contributi in conto capitale per la rimozione delle coperture in amianto o eternit, da edifici industriali, artigianali, commerciali ed agricoli, purché connessa alla installazione di coperture solari fotovoltaiche e/o termiche su almeno il 60% della superfice occupata dalla preesistente copertura. 3) La Regione Toscana, in collaborazione con le università della Toscana e con i centri di ricerca, promuoverà attività di ricerca applicata rivolta a favorire l’innovazione tecnologica per ottenere una maggiore efficienza degli impianti ed una conseguente riduzione dei costi. (…)  Come  si  vede,  gli obiettivi  all’anno 2020,  che per una  trasformazione energetica di questa portata  è ormai  molto  prossimo,  sono  talmente  ambiziosi  da  superare  abbondantemente  gli  stessi  obiettivi Europei, a partire dalla  previsione  dell’energia  solare  fotovoltaica  a  700  MW,  contro  i  meno  di  10 MW  attuali,  la medesima previsione per l’energia eolica, di cui 300 MW offshore, sul mare, così come ai 300 MW geotermici,  100  dei  quali  da  ottenersi  per  mezzo  di  risorse  “marginali”  rispetto  a  quelle  sfruttate  finora,  e  all’impulso  per  l’impiego  sostenibile  delle  biomasse  a  uso  energetico  soltanto  da filiere corte, cioè da risorse regionali. Tra  gli  strumenti  individuati  per  conseguire  gli  obiettivi,  da  segnalare  la  semplificazione  delle  norme autorizzative,  in  linea con  le disposizioni  legislative e regolamentari nazionali prodotte dal precedente Governo  e  anche  oltre  per  particolari  applicazioni,  per  esempio  per  l’energia  solare  in  agricoltura, l’impegno ad aggiornare piani e regolamenti Comunali per  l’inserimento delle fonti rinnovabili e per  la nuova  edilizia  energeticamente  efficiente,  oltre  che  sostegno  finanziario  per  le  aree  produttive  e  i distretti artigianali e per le applicazioni più innovative. L’obiettivo  complessivo più  ambizioso,  ricordato nella  “Introduzione” al PIER, punta  alla  copertura di almeno  il 50% del  fabbisogno di energia elettrica per mezzo di  fonti  rinnovabili, mentre  la  sola  fonte fotovoltaica  dovrà  soddisfare  almeno  il  5%  del  fabbisogno  complessivo  e  costituire  il  10% della produzione da fonti rinnovabili.  Molto interessante, a questo ultimo proposito, è il seguente passaggio dell’Introduzione a PIER: “può essere ipotizzata una previsione di settecento megawatt di potenza per il fotovoltaico che, gode di  interessanti stimoli sul  fronte della  ricerca e dell’innovazione  tecnologica sia sui materiali  impiegati, sia sulla performance degli impianti in termini di efficienza. I vantaggi, per il fotovoltaico, riguardano non solo  la possibilità di  installazione  sui  tetti delle abitazioni, ma  soprattutto  sugli  immobili delle attività economiche in generale e nelle aree interessate da progetti di ripristino ambientale, bonifica o messa in sicurezza, così come nelle aree agricole dove possono essersperimentate forme di integrazione con le attività agricole e dell’allevamento.” 

            

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 Di   particolare   rilievo   anche    il   seguente   passaggio,   tratto   dal   par.   1.4.   “Il   quadro   normativo   e programmatico regionale”, sezione “Semplificazione amministrativa e pianificazione”:  “La  normativa  nazionale,  innovata  dalla  L.  244/2007,  Legge  Finanziaria  2008,  e  quella regionale,   da   adeguare   alle   novità   della   ricordata   Finanziaria,   contengono   elementi   di semplificazione  rivolti  a  favorire  la  realizzazione  di  impianti  alimentati  da  fonti  energetiche rinnovabili,  tra  tutti  l’articolo  12  del  Dlgs  387/2003,  il  quale,  in  particolare,  prevede  che l’autorizzazione  all’impianto  abbia  valore  di  variante  agli  strumenti  urbanistici  e  che  tali impianti   possano   essere   ubicati   anche   in   zone   classificate   agricole   dai   vigenti   piani territoriali; è tuttavia necessario assicurare l’armonizzazione di tali opportunità con le esigenze proprie  della  gestione  del  territorio,  per  garantire,  come  continua  il  comma  7  dello  stesso articolo,  la  valorizzazione  delle  tradizione  agroalimentari,  la  tutela  delle  biodiversità,  del patrimonio culturale e del paesaggio rurale. Per  fare questo  è necessario  che gli  strumenti di pianificazione  e gli atti di governo del  territorio dei Comuni sappiano anticipare e gestire, in armonia con la LR 1/2005, con il PIT, e con i PTC provinciali,  in  un    contesto    condiviso    con    i    livelli    di    programmazione    su    scala    provinciale    e  regionale,    in  osservanza   del   procedimento   unificato   previsto   dalla   LR   1/2005,    le   opportunità derivanti dallo sviluppo della produzione di energia attraverso  l’impiego di rinnovabili,  in un quadro di sostenibilità economica, ambientale e territoriale attenta alla tutela del territorio e del paesaggio. Il  sistema  delle  regole,  delle  procedure  e  dei  tempi  che  governano  l’installazione  di  impianti  per  la  produzione  di  energia  alimentati  da  rinnovabili,  in  particolare  la  realizzazione  di  parchi eolici,  di  centrali    fotovoltaiche,    di    centrali    idroelettriche,    di    centrali    a    biomasse    e    di    centrali geotermoelettriche, deve, pertanto essere parte di un più generale “governo” del territorio, in grado di assicurare  una  valutazione  strategica  (ai  sensi  della  Direttiva  2001/42/CE)  circa  la  capacità      del   territorio   di   accogliere   l’impianto,   avvalendosi   anche   delle   procedure   di valutazione integrata di cui all’articolo 11 e seguenti della LR 1/2005.”  Infine, appare molto pertinente alla materia oggetto della presente Relazione il seguente passaggio della sezione 3.3.2. “Energia fotovoltaica”, capoverso “Disposizioni attuative”:   “Per  consentire  la  installazione  di  impianti  che  occupano  grandi  quantità  di  suolo  anche  in  aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle  indicazioni  fornite   dal  PIT,  è  ritenuta  necessaria  la  specifica  indicazione,  da  parte  del  comune  o  dei comuni interessati, di  ambiti  nel  proprio  strumento  urbanistico  (Regolamento  Urbanistico  in  conformità  col  Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1.”  Complessivamente,  il  PIER  traccia  un  percorso  volto  al  concreto  conseguimento  di  obiettivi  tanto ambiziosi  quanto  necessari  alla  sostenibilità  stessa  dell’economia  e  del  benessere  collettivo  della Toscana  e  della  sua  comunità,  e  nello  stesso  spirito  di  concretezza  individua  nei  territori  destinati all’agricoltura e all’allevamento, nel  rispetto delle  specificità produttive, della biodiversità e dei pregi paesaggistici,  una  delle  sedi  naturali  in  cui  collocare  le  installazioni  fotovoltaiche,  ferma  restando  la ricerca del massimo grado di integrazione con le attività preesistenti e tipiche e con l’ambiente locale.  Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente. 

 

Ai  fini  della  conformità  degli  interventi  di  installazione  di  sistemi  di  produzione  energetica  da  fonti rinnovabili  con le  disposizioni urbanistiche  e  regolamentari  comunali,  è  rilevante  la  Sentenza del T.A.R. dell'Umbria, n. 518 del 15 giugno 2007, riprodotta anche nell’Allegato A alla presente nota.  

 

 

 

 

 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 

Secondo il commento del sito professionale www.legislazionetecnica.it : 

  “Il TAR Umbria ha affrontato la questione relativa alla possibilità di installare parchi fotovoltaici in zona agricola come ammesso dall’art. 12 del Dlgs. n. 387/2003 di attuazione della Direttiva 2001/77/CE,  in particolare  in mancanza    di  una  specifica  espressa    previsione  localizzativa  da  parte  degli  strumenti urbanistici.  Nel  caso  di  specie,  un  Comune  (Spoleto)  aveva  negato  la  compatibilità  urbanistica  di  un  parco  FTV destinato ad essere realizzato  in zona agricola sul presupposto che  il PRG non avesse  individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio comunale. Il  TAR  ha  censurato  tale  ricostruzione,  affermando  comunque  che  i  Comuni  possono  certamente prevedere,   nell’esercizio   della   propria   discrezionalità    in   materia   di   governo   del   territorio,   aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 7, del Dlgs n. 387/2003 sottintende tale potere, laddove prevede che «Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare  riferimento  alla  valorizzazione  delle  tradizioni  agroalimentari  locali,  alla  tutela  della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale». Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio secondo il TAR che, in base alla  predetta   disposizione, detti    impianti   possano   essere    localizzati,    senza   distinzione    (almeno,   per quanto    riguarda    la   valutazione   di   compatibilità   urbanistica)    in    tutte    le   zone   agricole.   E   che, conseguentemente,    la   mancanza   di   una    specifica   espressa   previsione    localizzativa   non   possa determinare l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola."  Per quanto  riguarda  il progetto di  riferimento del presente documento, può  essere utile  evidenziare quanto segue: Quanto  riportato  in merito  a  impianti  eolici  è  valido,  in  diritto,  anche  per  gli  impianti  fotovoltaici, rientrando  nelle    stesse  disposizioni  di  legge  (in  particolare  della  L.  10/1991  e  del  Dlgs.  387/2003). Rispetto  alle  "salvaguardie" menzionate  nel  Dlgs.  387/2003,  cioè  "sostegno  nel  settore  agricolo,  .... valorizzazione  delle  tradizioni  agroalimentari  locali,  ...  tutela  della  biodiversità,  ...  del  patrimonio culturale   e   del   paesaggio   rurale",   è    infine   ragionevole   attribuire   agli    impianti    fotovoltaici   un impatto minore rispetto agli impianti eolici.  Nel  caso  in  cui  gli  strumenti  urbanistici  del  Comune  non  prevedano  espressamente  aree  vocate  e/o riservate  per  la  localizzazione  di  impianti  fotovoltaici,  la  sentenza  sopra  illustrata  potrebbe  essere sufficiente a dissipare i dubbi di legittimità rispetto agli stessi strumenti urbanistici.   Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale  In  quanto  previsto  in  materia  autorizzativa  dalla  L.R.  n. 39/2005,  il  soggetto  sovraordinato  cui  il Comune si riferirà sarà la Provincia di Pistoia.  Ai fini della espressione di un parere di conformità eventualmente positivo, facendo seguito a tutto quanto illustrato, si evidenziano i seguenti elementi. Una opzione  è  considerare  che  l’intervento proposto non  comporta  la  realizzazione di nuove  “opere edili”  ne’  di  “impianti  tecnologici”  stabili,  essendo  ciascun  “inseguitore  solare”  assimilabile  a  una struttura prefabbricata, solamente appoggiata e non ancorata a terra, installabile e rimovibile in tempi molto limitati; se fosse adottata una interpretazione di questo tipo, non sarebbe necessario modificare in alcun modo il Regolamento Urbanistico ovvero il Regolamento Edilizio. Un’altra opzione consiste nel prendere atto della sentenza del TAR dell’Umbria n. 518 del 15 giugno 2007, e in base ad essa concedere direttamente la “compatibilità urbanistica”.     

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

   Tuttavia, (richiamato poi nello stesso D.M. 19 febbraio 2007 che definisce il quadro di incentivazione alla fonte fotovoltaica):   “Gli  impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1,  lettere b) e c),     possono   essere   ubicati   anche   in   zone   classificate   agricole   dai   vigenti   piani urbanistici.   Nell'ubicazione   si     dovrà     tenere     conto     delle     disposizioni      in     materia     di sostegno   nel   settore   agricolo,   con  particolare    riferimento    alla    valorizzazione    delle  tradizioni  agroalimentari  locali,    alla  tutela  della biodiversità,  così  come del patrimonio culturale  e  del  paesaggio  rurale  di  cui  alla  legge  5  marzo  2001,  n.  57,  articoli  7  e  8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.”     

ALLEGATO A  –  SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007   

REPUBBLICA ITALIANA  

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO 

Il Tribunale Amministrativo Regionale dell'Umbria ha pronunciato la seguente   

Sent. n. 518 

Depositata il 15 Giugno 2007   

SENTENZA 

 

sul ricorso n. 16/2007, proposto dalla GAMESA ENERGIA  ITALIA S.P.A., con sede  in Roma,  in persona del direttore generale 

rappresentante  legale  pro‐tempore  Carmelo  Scalone,  rappresentata  e  difesa  dall’avv.  Luigi  Pianesi  e  con  lui  elettivamente 

domiciliata in Perugia presso lo studio dell’avv. Carlo Calvieri, alla Via Bartolo 37/43; 

contro 

‐  il  Comune  di  XXXXXX,  in  persona  del  Sindaco  pro‐tempore,  rappresentato  e  difeso  dall’avv. Massimo Marcucci,  anche 

domiciliatario in Perugia, alla Via Bartolo n. 10; 

‐  il  dirigente  dello  Sportello  Unico  Impresa  e  Cittadino  del  Comune  di  Spoleto,  arch. Antonella  Quondam  Girolamo,  il  

dirigente   della   Direzione   Pianificazione   Urbanistica   del Comune di Spoleto, arch. Giuliano Maria Mastroforti, non costituiti  in 

giudizio; 

‐ C. G.e M.F. M, non costituiti in giudizio; 

per l’annullamento 

‐ del certificato di compatibilità urbanistica rilasciato dallo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto in data 9 

novembre 2006 e comunicato alla società ricorrente con nota prot. 55612 in data 13 novembre 2006; 

‐ del parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, comunicato con fax in data 18 

dicembre 2006; 

‐ di tutti gli atti presupposti, connessi e conseguenti; Visto il ricorso con i relativi allegati; 

Visti gli atti tutti della causa; 

Data per letta alla pubblica udienza del 16 marzo 2007 la relazione del dott. Pierfrancesco Ungari, uditi i difensori delle parti 

come da verbale; 

Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue: 

FATTO   E   DIRITTO 

1. La società ricorrente ha elaborato un progetto per la realizzazione nell’area del Monte Acetella, in territorio del Comune di 

Spoleto, di un parco FTV composto da 27 aerogeneratori. 

L’area,  classificata  urbanisticamente  zona  agricola  (spazio  rurale),  è  individuata  quale  “sito  eolipotenziale”  ai  fini 

dell’installazione di  impianti eolici dal Piano Energetico Regionale adottato dalla Regione Umbria con deliberazione consiliare n. 

402 in data 21 luglio 2004. 

 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 

Dovendo    sottoporre    il   progetto   alla    valutazione   di  impatto ambientale, ai    sensi   dell’articolo 3,  comma 1, della  l.r. 

11/1998, la società ricorrente ha chiesto al Comune il rilascio della dichiarazione di compatibilità urbanistica prevista dall’articolo 

5, comma 2, lettera e), della l.r. 11/1998. 

Lo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto ha rilasciato in data 9 novembre 

2006 un atto nel quale si certifica che  l’area  in questione non  risulta urbanisticamente compatibile con  la   realizzazione   di   un  

impianto  FTV,  in  quanto  il  P.R.G.  vigente  ed  il  P.R.G.  (Parte  strutturale) adottato  con  deliberazione  consiliare  n.  107/2003  

“non  hanno  individuato  aree  idonee  per  la realizzazione di parchi eolici nel territorio del Comune …”.  

L’atto  richiama  il  parere  della  Direzione  Pianificazione  Urbanistica  prot.  33839/06  in  data  7 novembre 2006, nel quale 

si sottolinea che pochi mesi è stata respinta dal Consiglio comunale una osservazione della ricorrente al P.R.G. adottato, volta ad 

ottenere una destinazione urbanistica  che preveda    l’installazione   nell’area,   e    che   quindi   a    tal    fine    sarebbe   necessario  

attivare  una  variante urbanistica. 

2. La società ricorrente impugna il certificato, poiché preclude una positiva valutazione di impatto ambientale sul progetto. 

Sostiene  che  non  vi  è  affatto  la  necessità  che  i  piani  urbanistici  prevedano  aree  idonee  alla realizzazione di impianti 

eolici,  essendo  la  compatibilità  di  tali  impianti  con  alcune  destinazioni  di  zona  già  prevista  dalla  legge.    Infatti,  per  espressa  

previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 

387/2003, “gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c) 

(vale a dire gli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra cui rientrano sicuramente i campi  eolici)  possono  essere  

ubicati  anche  in  zone  classificate  agricole  dai  vigenti  strumenti urbanistici”. 

Pertanto, la certificazione impugnata si pone in contrasto con il d.lgs. 387/2003, oltre che con la Direttiva 2001/77/CE di cui 

costituisce  attuazione  e  che  si  propone  di  “ridurre  gli  ostacoli  normativi  e  di    altro    tipo    all’aumento    della    produzione    di  

elettricità  da  fonti  energetiche  rinnovabili”  e  di 

“razionalizzare e accelerare le procedure all’opportuno livello amministrativo” (articoli 3 e 6), nella prospettiva dell’adempimento 

degli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. 

Altro  profilo  di  contrasto  è  riscontrabile  nei  confronti  del  P.E.R.,  che  individua  l’area  in  questione  come  sito  idoneo 

all’installazione di  impianti eolici, e delle stesse disposizioni urbanistiche  (articoli 61 e 71 delle N.T.A. del P.R.G.) che proprio  in 

zona agricola ammettono la realizzazione di impiantistica di iniziativa pubblica e/o privata, sotto forma anche di impianti a rete, sia 

interrati che aerei. 

3. Il Comune di Spoleto si è costituito in giudizio e controdeduce puntualmente. 

4. Il ricorso è fondato e dev’essere accolto, per le ragioni appresso indicate. 

 

4.1. La difesa del Comune sostiene che il ricorso sarebbe inammissibile in quanto andrebbe a censurare l’adozione del P.R.G. 

–  Parte  strutturale,  nonché  il  provvedimento  (deliberazione  consiliare  n.  51  in  data  15  giugno  2005)  con  cui  è  stata  respinta 

l’osservazione presentata dalla ricorrente per ottenere una destinazione urbanistica dell’area coerente con il proprio progetto, e 

rispetto ai quali si è determinata acquiescenza (o inoppugnabilità). 

Appare  evidente  che  nell’impugnazione  in  questione  le  vicende  del  procedimento  urbanistico entrano marginalmente, 

quali connotazioni di contorno, posto che si controverte della legittimità di un’accertamento negativo condotto in applicazione dei 

piani urbanistici vigenti e senza metterne in discussione la validità. 

La reiezione dell’osservazione presentata dalla ricorrente (peraltro, in data 9 ottobre 2003, vale a dire prima dell’entrata in 

vigore del d.lgs. 387/2003) non può perciò assumere  rilevanza –  se non per  confermare      l’esistenza     di     un     orientamento   

politico‐amministrativo   pregiudizialmente   contrario all’installazione. 

4.2.  Nel  merito,  l’utilizzazione  delle  fonti  di  energia  rinnovabile  è  considerata  di  pubblico interesse e di pubblica utilità, 

e le opere relative sono dichiarate indifferibili ed urgenti (articoli 1, comma 4, della legge 1991, 12, comma 1, del d.lgs. 387/2003); 

anche  in considerazione del fatto che  la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso  la ricerca,  la promozione,  lo 

sviluppo e  la maggior   utilizzazione  di   fonti   energetiche   rinnovabili   e   di   tecnologie   avanzate   e   compatibili   con  l’ambiente  

costituisce  un  impegno  internazionale  assunto  dall’Italia  con  la  sottoscrizione  del Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997 

(ratificata con legge 120/2002). 

Espressione evidente di tale favor legislativo per le fonti rinnovabili è la previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 387/2003, 

sulla possibilità di installare gli impianti anche in zona agricola. Peraltro, detta possibilità non è senza limiti.  

Come   sottolinea   anche   la   società   ricorrente,   i   Comuni   possono   certamente   prevedere, nell’esercizio della propria 

discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 

7, invocato dalla ricorrente, sottintende tale potere, laddove prevede che  “Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni 

in materia di   sostegno   nel   settore   agricolo,   con   particolare   riferimento   alla   valorizzazione   delle   tradizioni agroalimentari  

locali,  alla  tutela  della  biodiversità,  così  come  del  patrimonio  culturale  e  del paesaggio rurale…”. 

Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio che, in base alla predetta disposizione, detti impianti 

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possano essere  localizzati, senza distinzione  (almeno, per quanto  riguarda  la valutazione di compatibilità urbanistica)  in tutte  le 

zone agricole. 

 

E    che,    conseguentemente,    la   mancanza   di   una    specifica   espressa   previsione    localizzativa   non possa determinare 

l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola. 

La difesa del Comune non eccepisce l’esistenza di alcuna previsione comunale di tal segno. 

Si limita a sostenere che l’impianto, per le sue caratteristiche tecniche e dimensionali, potrebbe essere  realizzato  soltanto  

in    zona   D    (destinazione   a   pubblici    servizi),    in   quanto    riconducibile   alla  tipologia degli  impianti  industriali destinati alla 

produzione di energia di cui al d.P.R. 12 aprile 1968, allegato B, n. 2,  lettera e), aggiunta dal D.P.C.M. 3 settembre 1999. Ma è 

evidente  che una  simile  corrispondenza  tipologica potrebbe  farsi valere,  in  senso  limitativo, qualora non vi  fosse  la previsione 

dell’articolo 12, comma 7, citato. Tale disposizione costituisce una sorta di interpretazione autentica volta a chiarire positivamente 

la  questione  della  compatibilità  degli  impianti  eolici  con  la  destinazione  agricola    dei    terreni,    a    scapito    dell’opzione  

interpretativa    alternativa    precedentemente    prospettata,  consistente    nel    ritenere    necessaria    per    l’installazione    la  

destinazione  industriale  del  sito  (cfr.  TAR Campania, Napoli, I, 10 gennaio 2005, n. 44). 

Inoltre, sottolinea che  la zona  interessata presenta  interessanti valenze naturalistiche ed agricole, che  la rendono del tutto 

incompatibile con un’installazione così impattante come quella del parco FTV. 

Al riguardo, il Collegio rileva che non risultano vincoli tali da precludere a priori l’installazione; in ogni caso, la compatibilità 

dell’installazione con la tutela dei valori ambientali e culturali del territorio 

(l’area, posta sulla dorsale dei Monti Acetella, Acquasalce, Rascino e Cupiano, confina con  la zona boschiva sottoposta a vincolo 

paesaggistico) dovrà essere valutata nell’ambito della v.i.a. 

5. All’accoglimento del ricorso segue l’annullamento del provvedimento impugnato. 

Sussistono tuttavia giustificati motivi per disporre la integrale compensazione tra le parti delle spese di giudizio. 

P.Q.M. 

Il  Tribunale  Amministrativo  dell'Umbria,  definitivamente  pronunciando  sul  ricorso  in  epigrafe,  lo  accoglie  e,  per  l’effetto, 

annulla il provvedimento impugnato.     

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/III° 

 

                                                         

APPENDICE N°1 

 

NORME DI RIFERIMENTO       

Indice: 

 

NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE   Il nuovo “Piano di Indirizzo Energetico Regionale” (PIER).   Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente.  Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale    ALLEGATO:  SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007                                            

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

  NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE  La  produzione di  energia  dalla  fonte  solare  fotovoltaica è  incentivata dallo  Stato,  in  base al Decreto Ministeriale  19  febbraio  2007,  pubblicato  sulla  Gazzetta  Ufficiale  della  Repubblica  Italiana,  Serie generale n. 45 del 23  febbraio 2007  ‐(c.d. “nuovo Conto Energia”), che definisce anche, per quanto di competenza dello Stato, le procedure autorizzative.   Per quanto attiene alle procedure autorizzative ,  in particolare, è previsto quanto segue:  ai  sensi dell’art. 5 comma 7 del D.M.  19  febbraio 2007:  “…per  la costruzione e  l’esercizio di  impianti  fotovoltaici   per   i   quali   non   è   necessaria  alcuna   autorizzazione,   come   risultante   dalla  legislazione  nazionale  o   regionale  vigente  in  relazione  alle  caratteristiche  e  alla  ubicazione dell’impianto,  non  si   dà    luogo   al    procedimento   unico    di   cui   all’art. 12,    comma 4,   del   …   decreto  legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ed è sufficiente per gli stessi impianti la dichiarazione di inizio attività.   Qualora    sia    necessaria    l’acquisizione    di    un    solo    provvedimento    autorizzativo    comunque denominato, l’acquisizione del predetto provvedimento sostituisce il procedimento unico di cui all’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.387…”  Se,  quindi,  il  sito  individuato  per  l’installazione  dell’impianto  fotovoltaico  non  richiedesse  alcuna autorizzazione, in base al DM 19 febbraio 2007, sarebbe sufficiente la presentazione della DIA.  Ai  sensi dell’art.  5  comma  9 del D.M.  19  febbraio  2007:  “Ai  sensi  dell’art.  12,  comma  7,  del  decreto legislativo  29  dicembre  2003,  n.  387,  anche  gli  impianti  fotovoltaici  possono  essere  realizzati  in  aree classificate  agricole  dai   vigenti   piani  urbanistici   senza    la  necessità  di   effettuare   la   variazione   di destinazione d’uso dei siti di ubicazione dei medesimi impianti fotovoltaic “”.  

Ne consegue che, anche   nel caso  in cui  il terreno candidato a ospitare  l’impianto fotovoltaico sia destinato   ad   attività   agricole,   non   si   rende   necessario   modificare   in   alcun   modo    lo  strumento urbanistico comunale. 

  Tuttavia,    lo   stesso   comma   7   dell'articolo   5   del   Decreto   Ministeriale   19    febbraio   2007,    sopra ricordato,   fa   correttamente   riferimento   anche   alla    legislazione   regionale,   trattandosi   di   materia concorrente  tra  Stato  e  Regioni.  A  questo  punto  entra  in  gioco  la  Legge  Regionale  39/2005,  che  al comma 1 dell'articolo 13 prevede di assoggettare gli impianti di produzione di energia  elettrica  da  fonti  rinnovabili  all'  autorizzazione  unica,  in  applicazione  dell'articolo  12  del  Decreto Legislativo 29 dicembre   2003   n.   387,   prescrizione   applicabile   all'impianto   proposto   in   quanto    la  sua  potenza nominale non consente di ricadere entro i limiti della "Attività libera" (articolo 17 della L.R. 39/2005) o della semplice DIA (articolo 16 della L.R. 39/2005). L' autorizzazione unica è definita all'articolo 10 della L.R. 39/2005, ed è  rilasciata a conclusione di un "procedimento   unificato"    (quindi   conferenza   dei    servizi,   ecc),    secondo    le   procedure    stabilite all'articolo 11 della stessa L.R. 39/2005. La   competenza   in   ordine   al  rilascio   della   autorizzazione   unica   per  gli   impianti  di   produzione  di energia elettrica dalla fonte solare fotovoltaica è in capo alla Provincia  di Pistoia), ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera b), della stessa L.R. 39/2005.     

    

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

    E’  molto  importante  segnalare  che  l’attivazione  del  suddetto  “procedimento  unificato”  è  in  realtà subordinata  –  per  impianti  con  potenza  installata  >  di  1,00  MWp  ‐  all’acquisizione  del  parere  di “compatibilità ambientale” da parte della Regione Toscana: si tratta della prima fase, detta “Verifica di Impatto Ambientale”, esperita ai sensi della L.R. n. 79/1998,   di   cui   è  responsabile   la Provincia (vedi L.R.10‐11/2010),    la    quale   a    conclusione   di   questa   prima    fase   del   procedimento  rilascerà  la “certificazione  di  compatibilità  ambientale”,  ai  sensi  del D.Lgs.  n.  152/2006  e    ss.mm.ii.    (D.Lgs.    n. 4/2008),  nonché  dell’Art. 11  della  stessa  L.R. n. 79/1998,  salvo  l’eventuale decisione  di  richiesta  di  VIA  –  Valutazione  di  Impatto  Ambientale  –,  il  quale  procedimento includerebbe e supererebbe tutti i successivi.   IL NUOVO PIANO INDIRIZZO ENERGETICO REGIONALE (PIER)  

Una    importante   e   recente   novità   che,   a    livello   non   direttamente   normativo   ma   pianificatorio, ridefinisce gli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili sul territorio della Regione Toscana è il PIER – Piano di Indirizzo Energetico Regionale, definitivamente approvato dal Consiglio Regionale il giorno 8 luglio 2008. Il PIER  indica una strada percorribile alla Toscana non soltanto “no nuke” e “no carbon”, ma anche “no oil”, grazie agli obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, e ai relativi strumenti per conseguirli anno per anno. Stralcio:  (…) 3.3.2 Energia fotovoltaica Lo stato di attuazione del PER 2000. Partendo da una situazione di assenza di impianti fotovoltaici, il PER contiene la previsione di 6 MW al 2010. I dati ufficiali forniti da Terna risentono della particolarità degli impianti fotovoltaici, che possono esser anche di piccolissima taglia. Essi infatti indicano, al 31.12.2005, un solo impianto in Toscana, per una potenza installata di 0,1 MW. In realtà il quadro in Toscana vede al 2004 già una potenza incentivata di 1,3 MW. Al termine della primavera del 2008 risultano installati in Toscana 8 MW, misura che registra un vero e proprio boom di installazioni Disciplina della materia e disposizioni attuative Inquadramento normativo Gli impianti fotovoltaici sono soggetti ad autorizzazione unica di cui al DLgs 387/2003, rilasciata dalla Provincia a norma dell’articolo 3 comma 2 lettera b) della LR 39/2005. La LR 39/2005 già promuove la riduzione degli oneri amministrativi per le piccole realizzazioni. A tal scopo si inserisce nella normativa urbanistica stabilendo che, laddove non soggetti ad autorizzazioni ambientali-paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità, e comunque realizzati secondo le indicazioni del PIER e dei suoi provvedimenti attuativi: Ø gli impianti fotovoltaici di potenza fra 3 e 10 kW sono soggetti a DIA; Ø gli impianti fotovoltaici fino a 3 kW sono considerati attività libera. Su tale quadro si è inserita la L. 24/12/2007 n. 244 che, come misura di semplificazione, individua la DIA per gli impianti sotto la soglia di potenza di 20 kW. A seguito dell’entrata in vigore della Legge Finanziaria 2008: a) L’autorizzazione unica non si applica agli impianti di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricompresi alla successiva lettera b). L’installazione di tale tipo di impianti è consentita, nel rispetto della L 244/2007, con la presentazione di una DIA al Comune di competenza. Alla DIA si applicano le norme di cui alla L.R. 1/2005. La relazione di cui all’art. 84 della LR 1/2005 assevererà la conformità dell’intervento anche al PIER e ai suoi provvedimenti attuativi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”.

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Qualora sia necessario acquisire autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse, come abitualmente avviene per le DIA edilizie, dovranno essere acquisite e allegate alla stessa, “salvo che il comune provveda direttamente” (art. 84 della LR 1/2005 “norme per il governo del territoriob) La sottoposizione a Autorizzazione Unica o alla DIA di cui alla L 244/2007, non riguarda quelle fattispecie di dimensione talmente ridotta che già la normativa attuale esonera da tali adempimenti burocratici. Permane quindi, per gli impianti individuati dal presente Piano in applicazione dell’articolo 17 della LR 39/2005 (fino a 3 KW), l’assenza di obbligo di titoli abilitativi energetici ed edilizi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”. Va infine ricordato che, in applicazione della disciplina statale per alcuni impianti fotovoltaici possono essere necessarie le relative procedura di “verifica di assoggettabilità” e procedura di V.I.A. Tali procedure, laddove necessarie, vengono svolte dalla struttura operativa regionale per la VIA. Per quel che concerne tale aspetto, si ricorda il DM 19.2.2007, inerente la misura di incentivazione del fotovoltaico denominata “Conto Energia”, che contiene anche indicazioni sugli adempimenti di VIA per gli impianti fotovoltaici. Disposizioni attuative Dalla data di entrata in vigore del PIER, tenuto conto delle indicazioni dettate dal “conto energia” di cui al DM 19.02.2007 e tenuto conto della L. 244/2007, ai fini della operatività delle disposizioni di cui agli articoli 16 e 17 della LR 39/2005, vale quanto sotto riportato. a) E’ consentita, previa presentazione di una comunicazione scritta al Comune competente, la libera installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati o con moduli ubicati al suolo (secondo le definizioni del DM 19.2.2007), laddove l’impianto abbia potenza nominale uguale o inferiore a 3 chilowatt e comunque non sia necessaria l’acquisizione di autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità. I Comuni, con gli atti di cui all’art. 52 della LR 1/2005 e i regolamenti edilizi, potranno individuare per la stessa taglia di potenza: Ø ulteriori tipologie di impianti fotovoltaici che, in rapporto alle specificità del territorio, siano liberamente installabili; Ø ulteriori condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. b) E’ consentita, in applicazione della L 244/2007, l’installazione, tramite la presentazione di una DIA al Comune competente, di impianti fotovoltaici di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricopresi nelle tipologie di cui al precedente capoverso. Il Comune potrà individuare, nei propri strumenti ex articolo 52 LR 1/2005 e nei propri regolamenti edilizi, condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. Eventuali modifiche o correzioni ai sopra delineati “inquadramento normativo” e “disposizioni attuative”, dettate da aggiornamenti normativi o tecnici, potranno essere successivamente apportate mediante l’approvazione di specifici provvedimenti attuativi. Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazionicomuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1. Previsioni Gli obiettivi del Conto Energia nascono come stimolo massimo per un settore che è ancora enormemente distante da quei numeri. A giugno 2007, tali obiettivi sono: obiettivo indicativo: 3.000 MW al 2016 – potenza incentivabile: 1.200 MW più ulteriori impianti finiti entro 14 mesi dal raggiungimento di tale tetto. E’, quindi, coperta dal sistema di incentivazione una potenza, stimabile, inferiore a 1.500 MW. Raggiungere l’obiettivo indicativo del Conto Energia richiederebbe, per la Toscana, 150 MW al 2016. Tale obiettivo può essere ragionevolmente assunto. Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER – Mw 1,3 Potenza aggiuntiva prevista – Mw 150 Potenza complessiva prevista – Mw 151,3 Producibilità prevista – Gwh (circa)* 200 Strumenti, incentivi ed azioni Incentivi La disciplina normativa del cosiddetto Conto Energia consente la possibilità di cumulare i finanziamenti pubblici fino al venti per cento del costo di realizzazione dell’impianto. I benefici che la Regione eroga per favorire la diffusione in Toscana del fotovoltaico, pertanto, restano, in ogni caso, contenuti entro tale limite percentuale. Strumenti ed azioni 1) La Regione Toscana promuoverà un Accordo Volontario con le categorie degli installatori di tale tipo di impianti, nonché con gli ordini professionali interessati, le associazioni di rappresentanza degli enti locali (ANCI, URPT e UNCEM), le associazioni imprenditoriali ed altri enti ed associazioni il cui coinvolgimento risulterà opportuno, al fine di accelerare lo sviluppo della installazione di impianti fotovoltaici in Toscana. Attraverso tale Accordo sarà possibile stimolare la formazione professionale degli installatori; assicurare la migliore informazione ai cittadini per quanto riguarda innovazione tecnologia e costi; favorire la riduzione ed armonizzazione dei costi complessivi di impianto e messa in esercizio, su tutto il territorio toscano;

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2) La Regione Toscana promuoverà, anche impiegando gli strumenti di cui al precedente paragrafo 3.1.3: a) nei confronti degli enti pubblici titolari di immobili nel territorio regionale, la massima diffusione della installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati; b) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati presso le strutture della media e grande distribuzione commerciale; c) la diffusione di impianti fotovoltaici presso i distretti industriali; nelle aree degli impianti di trattamento dei rifiuti; nelle aree degli impianti di trattamento delle acque; nei porti; negli interporti; ecc; d) la diffusione di impianti fotovoltaici presso insediamenti residenziali e produttivi nelle aree rurali, anche in sinergia con le linee di programmazione del PSR e tenendo conto delle indicazioni di cui alla precedente sezione “incentivi”. e) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati negli insediamenti residenziali urbani” f) la concessione di contributi in conto capitale per la rimozione delle coperture in amianto o eternit, da edifici industriali, artigianali, commerciali ed agricoli, purché connessa alla installazione di coperture solari fotovoltaiche e/o termiche su almeno il 60% della superfice occupata dalla preesistente copertura. 3) La Regione Toscana, in collaborazione con le università della Toscana e con i centri di ricerca, promuoverà attività di ricerca applicata rivolta a favorire l’innovazione tecnologica per ottenere una maggiore efficienza degli impianti ed una conseguente riduzione dei costi. (…)  Come  si  vede,  gli obiettivi  all’anno  2020,  che  per  una  trasformazione  energetica  di questa  portata è ormai  molto  prossimo,  sono  talmente  ambiziosi  da  superare  abbondantemente  gli  stessi  obiettivi Europei, a partire dalla  previsione  dell’energia  solare  fotovoltaica  a  700  MW,  contro  i  meno  di  10 MW  attuali,  la medesima previsione per l’energia eolica, di cui 300 MW offshore, sul mare, così come ai 300 MW geotermici,  100  dei  quali  da  ottenersi  per  mezzo  di  risorse  “marginali”  rispetto  a  quelle  sfruttate  finora,  e  all’impulso  per  l’impiego  sostenibile  delle  biomasse  a  uso  energetico  soltanto  da filiere corte, cioè da risorse regionali. Tra  gli  strumenti  individuati per  conseguire  gli obiettivi, da  segnalare  la  semplificazione  delle norme autorizzative,  in  linea con  le disposizioni  legislative e  regolamentari nazionali prodotte dal precedente Governo  e  anche  oltre  per  particolari  applicazioni,  per  esempio  per  l’energia  solare  in  agricoltura, l’impegno ad aggiornare piani e regolamenti Comunali per  l’inserimento delle fonti rinnovabili e per  la nuova  edilizia  energeticamente  efficiente,  oltre  che  sostegno  finanziario  per  le  aree  produttive  e  i distretti artigianali e per le applicazioni più innovative. L’obiettivo complessivo più ambizioso,  ricordato nella “Introduzione” al PIER, punta alla copertura di almeno  il 50% del  fabbisogno di energia elettrica per mezzo di  fonti  rinnovabili, mentre  la  sola  fonte fotovoltaica  dovrà  soddisfare  almeno    il   5%  del   fabbisogno  complessivo   e   costituire   il   10% della produzione da fonti rinnovabili.  Molto interessante, a questo ultimo proposito, è il seguente passaggio dell’Introduzione a PIER: “può essere ipotizzata una previsione di settecento megawatt di potenza per il fotovoltaico che, gode di  interessanti  stimoli  sul  fronte della  ricerca e dell’innovazione  tecnologica  sia  sui materiali  impiegati, sia sulla performance degli impianti in termini di efficienza. I vantaggi, per il fotovoltaico, riguardano non solo  la possibilità di  installazione  sui  tetti delle abitazioni, ma  soprattutto  sugli  immobili delle attività economiche in generale e nelle aree interessate da progetti di ripristino ambientale, bonifica o messa in sicurezza, così come nelle aree agricole dove possono essersperimentate forme di  integrazione con  le attività agricole e dell’allevamento.” 

            

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 Di   particolare   rilievo   anche   il   seguente   passaggio,   tratto   dal   par.   1.4.   “Il   quadro   normativo   e programmatico regionale”, sezione “Semplificazione amministrativa e pianificazione”:  “La   normativa   nazionale,  innovata  dalla  L.  244/2007,   Legge   Finanziaria   2008,   e  quella regionale,   da     adeguare     alle     novità     della    ricordata     Finanziaria,    contengono     elementi    di semplificazione  rivolti   a   favorire   la   realizzazione  di   impianti  alimentati   da   fonti  energetiche rinnovabili,  tra   tutti  l’articolo  12  del  Dlgs  387/2003,   il  quale,  in   particolare,  prevede  che l’autorizzazione  all’impianto  abbia  valore  di   variante   agli   strumenti   urbanistici   e  che  tali  impianti    possano    essere    ubicati   anche   in   zone   classificate   agricole   dai   vigenti   piani territoriali; è tuttavia necessario assicurare l’armonizzazione di tali opportunità con le esigenze proprie  della  gestione  del  territorio,  per  garantire,  come  continua   il  comma  7  dello  stesso articolo,  la   valorizzazione  delle  tradizione  agroalimentari,  la  tutela  delle  biodiversità,  del patrimonio culturale e del paesaggio rurale. Per  fare  questo è  necessario  che  gli  strumenti  di  pianificazione  e  gli  atti  di  governo  del  territorio  dei Comuni sappiano anticipare e gestire, in armonia con la LR 1/2005, con il PIT, e con i PTC provinciali,  in  un    contesto    condiviso    con    i    livelli    di    programmazione    su    scala    provinciale    e  regionale,    in  osservanza   del   procedimento   unificato   previsto   dalla   LR   1/2005,    le   opportunità derivanti dallo sviluppo della produzione di energia attraverso  l’impiego di rinnovabili,  in un quadro di sostenibilità economica, ambientale e territoriale attenta alla tutela del territorio e del paesaggio. Il  sistema  delle  regole,  delle  procedure  e  dei  tempi  che  governano  l’installazione  di  impianti  per  la  produzione   di   energia  alimentati   da  rinnovabili,    in   particolare   la   realizzazione  di  parchi eolici,   di  centrali    fotovoltaiche,    di    centrali    idroelettriche,    di    centrali    a    biomasse    e    di    centrali geotermoelettriche, deve, pertanto essere parte di un più generale “governo” del territorio, in grado di assicurare  una  valutazione  strategica  (ai  sensi  della  Direttiva  2001/42/CE)  circa  la  capacità      del   territorio   di   accogliere   l’impianto,   avvalendosi   anche   delle   procedure   di valutazione integrata di cui all’articolo 11 e seguenti della LR 1/2005.”  Infine, appare molto pertinente alla materia oggetto della presente Relazione il seguente passaggio della sezione 3.3.2. “Energia fotovoltaica”, capoverso “Disposizioni attuative”:   “Per  consentire  la  installazione  di  impianti  che  occupano  grandi  quantità  di  suolo  anche  in  aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e  delle  indicazioni fornite   dal  PIT,  è  ritenuta  necessaria  la  specifica  indicazione,  da  parte  del  comune  o  dei comuni interessati, di  ambiti  nel  proprio  strumento  urbanistico  (Regolamento  Urbanistico  in  conformità  col  Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1.”  Complessivamente,  il  PIER  traccia  un  percorso  volto  al  concreto  conseguimento  di  obiettivi  tanto ambiziosi  quanto  necessari  alla  sostenibilità  stessa  dell’economia  e  del  benessere  collettivo  della Toscana  e  della  sua  comunità,  e  nello  stesso  spirito  di  concretezza  individua  nei  territori  destinati all’agricoltura e all’allevamento, nel  rispetto delle  specificità produttive, della biodiversità e dei pregi paesaggistici,  una delle  sedi  naturali  in  cui  collocare  le  installazioni  fotovoltaiche,  ferma  restando  la ricerca del massimo grado di integrazione con le attività preesistenti e tipiche e con l’ambiente locale.  Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente.  

Ai  fini  della  conformità  degli  interventi  di  installazione  di  sistemi  di  produzione  energetica  da  fonti rinnovabili   con  le   disposizioni urbanistiche   e   regolamentari   comunali,   è   rilevante    la   Sentenza del T.A.R. dell'Umbria, n. 518 del 15 giugno 2007, riprodotta anche nell’Allegato A alla presente nota.   

 

 

 

  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 

Secondo il commento del sito professionale www.legislazionetecnica.it : 

  “Il TAR Umbria ha affrontato la questione relativa alla possibilità di installare parchi fotovoltaici in zona agricola come ammesso dall’art. 12 del Dlgs. n. 387/2003 di attuazione della Direttiva 2001/77/CE,  in particolare  in mancanza    di  una  specifica  espressa    previsione  localizzativa  da parte  degli  strumenti urbanistici.  Nel  caso  di  specie,  un  Comune  (Spoleto)  aveva  negato  la  compatibilità urbanistica  di  un parco  FTV destinato ad essere realizzato  in zona agricola sul presupposto che  il PRG non avesse  individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio comunale. Il  TAR  ha  censurato  tale  ricostruzione,  affermando  comunque  che  i  Comuni  possono  certamente prevedere,   nell’esercizio   della   propria   discrezionalità    in   materia   di   governo   del   territorio,   aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 7, del Dlgs n. 387/2003 sottintende tale potere, laddove prevede che «Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni  in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare  riferimento  alla  valorizzazione  delle  tradizioni  agroalimentari  locali,  alla  tutela  della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale». Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio secondo il TAR che, in base alla  predetta   disposizione, detti    impianti   possano   essere    localizzati,    senza   distinzione    (almeno,   per quanto    riguarda    la   valutazione   di   compatibilità   urbanistica)    in   tutte    le    zone   agricole.   E   che, conseguentemente,    la   mancanza   di   una    specifica   espressa   previsione    localizzativa   non   possa determinare l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola."  Per  quanto  riguarda  il  progetto  di  riferimento  del presente documento, può  essere  utile  evidenziare quanto segue: Quanto  riportato  in merito  a  impianti  eolici  è  valido,  in  diritto,  anche  per  gli  impianti  fotovoltaici, rientrando  nelle    stesse  disposizioni  di  legge  (in  particolare  della  L.  10/1991  e  del Dlgs.  387/2003). Rispetto  alle  "salvaguardie" menzionate  nel  Dlgs.  387/2003,  cioè  "sostegno  nel  settore  agricolo,  .... valorizzazione  delle  tradizioni  agroalimentari  locali,  ...  tutela  della  biodiversità,  ...  del  patrimonio culturale   e   del   paesaggio   rurale",   è    infine   ragionevole   attribuire   agli    impianti    fotovoltaici   un impatto minore rispetto agli impianti eolici.  Nel  caso  in  cui  gli  strumenti  urbanistici del Comune non  prevedano  espressamente aree  vocate  e/o riservate  per  la  localizzazione  di  impianti  fotovoltaici,  la  sentenza  sopra  illustrata  potrebbe  essere sufficiente a dissipare i dubbi di legittimità rispetto agli stessi strumenti urbanistici.   Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale  In  quanto  previsto  in  materia  autorizzativa  dalla  L.R.  n. 39/2005,  il  soggetto  sovraordinato  cui  il Comune si riferirà sarà la Provincia di Pistoia.  Ai fini della espressione di un parere di conformità eventualmente positivo, facendo seguito a tutto quanto illustrato, si evidenziano i seguenti elementi. Una  opzione  è  considerare  che  l’intervento  proposto non  comporta  la  realizzazione di  nuove  “opere edili”  ne’  di  “impianti  tecnologici”  stabili,  essendo  ciascun  “inseguitore  solare”  assimilabile  a  una struttura prefabbricata, solamente appoggiata e non ancorata a terra,  installabile e rimovibile in tempi molto  limitati; se fosse adottata una interpretazione di questo tipo, non sarebbe necessario modificare in alcun modo il Regolamento Urbanistico ovvero il Regolamento Edilizio. Un’altra opzione consiste nel prendere atto della sentenza del TAR dell’Umbria n. 518 del 15 giugno 2007, e in base ad essa concedere direttamente la “compatibilità urbanistica”.     

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   Tuttavia, (richiamato poi nello stesso D.M. 19 febbraio 2007 che definisce il quadro di incentivazione alla fonte fotovoltaica):   “Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1,  lettere b) e c),     possono   essere   ubicati   anche   in   zone   classificate   agricole   dai   vigenti   piani urbanistici.   Nell'ubicazione   si     dovrà     tenere     conto     delle     disposizioni      in     materia     di sostegno   nel   settore   agricolo,   con  particolare    riferimento    alla    valorizzazione    delle  tradizioni  agroalimentari  locali,    alla  tutela  della biodiversità,   così   come del patrimonio culturale   e  del   paesaggio   rurale  di  cui   alla   legge   5  marzo  2001,  n.  57,  articoli  7  e  8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.”     

ALLEGATO A  –  SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007   

REPUBBLICA ITALIANA  

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO 

Il Tribunale Amministrativo Regionale dell'Umbria ha pronunciato la seguente   

Sent. n. 518 

Depositata il 15 Giugno 2007   

SENTENZA 

 

sul ricorso n. 16/2007, proposto dalla GAMESA ENERGIA  ITALIA  S.P.A., con sede  in Roma,  in persona del direttore generale 

rappresentante  legale  pro‐tempore  Carmelo  Scalone,  rappresentata  e  difesa  dall’avv.  Luigi  Pianesi  e  con  lui  elettivamente 

domiciliata in Perugia presso lo studio dell’avv. Carlo Calvieri, alla Via Bartolo 37/43; 

contro 

‐  il  Comune  di  XXXXXX,  in  persona  del  Sindaco  pro‐tempore,  rappresentato  e  difeso  dall’avv. Massimo Marcucci,  anche 

domiciliatario in Perugia, alla Via Bartolo n. 10; 

‐  il  dirigente  dello  Sportello  Unico  Impresa  e  Cittadino  del  Comune  di  Spoleto,  arch. Antonella  Quondam  Girolamo,  il  

dirigente   della   Direzione   Pianificazione   Urbanistica   del Comune di Spoleto, arch. Giuliano Maria Mastroforti, non costituiti  in 

giudizio; 

‐ C. G.e M.F. M, non costituiti in giudizio; 

per l’annullamento 

‐ del certificato di compatibilità urbanistica rilasciato dallo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto in data 9 

novembre 2006 e comunicato alla società ricorrente con nota prot. 55612 in data 13 novembre 2006; 

‐ del parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, comunicato con fax in data 18 

dicembre 2006; 

‐ di tutti gli atti presupposti, connessi e conseguenti; Visto il ricorso con i relativi allegati; 

Visti gli atti tutti della causa; 

Data per  letta alla pubblica udienza del 16 marzo 2007  la relazione del dott. Pierfrancesco Ungari, uditi  i difensori delle parti 

come da verbale; 

Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue: 

FATTO   E   DIRITTO 

1. La società ricorrente ha elaborato un progetto per la realizzazione nell’area del Monte Acetella, in territorio del Comune di 

Spoleto, di un parco FTV composto da 27 aerogeneratori. 

L’area,  classificata  urbanisticamente  zona  agricola  (spazio  rurale),  è  individuata  quale  “sito  eolipotenziale”  ai  fini 

dell’installazione di  impianti eolici dal Piano Energetico Regionale adottato dalla Regione Umbria con deliberazione consiliare n. 

402 in data 21 luglio 2004. 

 

 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa 

 

 

Dovendo    sottoporre    il   progetto    alla    valutazione   di  impatto  ambientale,  ai    sensi   dell’articolo 3,  comma 1, della  l.r. 

11/1998, la società ricorrente ha chiesto al Comune il rilascio della dichiarazione di compatibilità urbanistica prevista dall’articolo 

5, comma 2, lettera e), della l.r. 11/1998. 

Lo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto ha rilasciato in data 9 novembre 

2006 un atto nel quale si certifica che  l’area  in questione non  risulta urbanisticamente compatibile con  la    realizzazione   di   un  

impianto  FTV,  in  quanto  il  P.R.G.  vigente  ed  il  P.R.G.  (Parte  strutturale) adottato  con  deliberazione  consiliare  n.  107/2003  

“non  hanno  individuato  aree  idonee  per  la realizzazione di parchi eolici nel territorio del Comune …”.  

L’atto  richiama  il  parere  della  Direzione  Pianificazione  Urbanistica  prot.  33839/06  in  data  7 novembre 2006, nel quale 

si sottolinea che pochi mesi è stata respinta dal Consiglio comunale una osservazione della ricorrente al P.R.G. adottato, volta ad 

ottenere una destinazione urbanistica  che preveda    l’installazione   nell’area,   e   che   quindi    a    tal    fine   sarebbe   necessario  

attivare  una  variante urbanistica. 

2. La società ricorrente impugna il certificato, poiché preclude una positiva valutazione di impatto ambientale sul progetto. 

Sostiene  che  non  vi  è  affatto  la  necessità  che  i  piani  urbanistici  prevedano  aree  idonee  alla realizzazione di impianti 

eolici,  essendo  la  compatibilità  di  tali  impianti  con  alcune  destinazioni  di  zona  già  prevista  dalla  legge.    Infatti,  per  espressa  

previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 

387/2003, “gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c) 

(vale a dire gli  impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra cui rientrano sicuramente  i campi   eolici)   possono   essere  

ubicati  anche  in  zone  classificate  agricole  dai  vigenti  strumenti urbanistici”. 

Pertanto, la certificazione impugnata si pone in contrasto con il d.lgs. 387/2003, oltre che con la Direttiva 2001/77/CE di cui 

costituisce  attuazione e  che  si propone  di  “ridurre  gli ostacoli normativi  e di   altro    tipo   all’aumento   della    produzione   di  

elettricità  da  fonti  energetiche  rinnovabili”  e  di 

“razionalizzare e accelerare le procedure all’opportuno livello amministrativo”  (articoli 3 e 6), nella prospettiva dell’adempimento 

degli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto. 

Altro  profilo  di  contrasto  è  riscontrabile  nei  confronti  del  P.E.R.,  che  individua  l’area  in  questione  come  sito  idoneo 

all’installazione di  impianti eolici, e delle stesse disposizioni urbanistiche (articoli 61 e 71 delle N.T.A. del P.R.G.) che proprio  in 

zona agricola ammettono la realizzazione di impiantistica di iniziativa pubblica e/o privata, sotto forma anche di impianti a rete, sia 

interrati che aerei. 

3. Il Comune di Spoleto si è costituito in giudizio e controdeduce puntualmente. 

4. Il ricorso è fondato e dev’essere accolto, per le ragioni appresso indicate. 

 

4.1. La difesa del Comune sostiene che il ricorso sarebbe inammissibile in quanto andrebbe a censurare l’adozione del P.R.G. 

– Parte  strutturale, nonché  il provvedimento  (deliberazione  consiliare n. 51  in  data 15  giugno 2005)  con  cui è  stata  respinta 

l’osservazione presentata dalla ricorrente per ottenere una destinazione urbanistica dell’area coerente con  il proprio progetto, e 

rispetto ai quali si è determinata acquiescenza (o inoppugnabilità). 

Appare  evidente  che  nell’impugnazione  in  questione  le  vicende  del  procedimento  urbanistico entrano marginalmente, 

quali connotazioni di contorno, posto che si controverte della legittimità di un’accertamento negativo condotto in applicazione dei 

piani urbanistici vigenti e senza metterne in discussione la validità. 

La reiezione dell’osservazione presentata dalla ricorrente (peraltro,  in data 9 ottobre 2003, vale a dire prima dell’entrata  in 

vigore del d.lgs. 387/2003) non può perciò  assumere  rilevanza –  se non per  confermare      l’esistenza     di     un     orientamento   

politico‐amministrativo   pregiudizialmente   contrario all’installazione. 

4.2.  Nel  merito,  l’utilizzazione  delle  fonti  di  energia  rinnovabile  è  considerata  di  pubblico interesse e di pubblica utilità, 

e le opere relative sono dichiarate indifferibili ed urgenti (articoli 1, comma 4, della legge 1991, 12, comma 1, del d.lgs. 387/2003); 

anche  in considerazione del fatto che  la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso  la ricerca,  la promozione,  lo 

sviluppo e  la maggior   utilizzazione   di   fonti   energetiche   rinnovabili   e   di   tecnologie   avanzate   e   compatibili   con  l’ambiente  

costituisce  un  impegno   internazionale  assunto  dall’Italia  con  la  sottoscrizione   del Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997 

(ratificata con legge 120/2002). 

Espressione evidente di tale favor legislativo per le fonti rinnovabili è la previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 387/2003, 

sulla possibilità di installare gli impianti anche in zona agricola. Peraltro, detta possibilità non è senza limiti.  

Come   sottolinea   anche   la   società   ricorrente,   i   Comuni   possono   certamente   prevedere, nell’esercizio della propria 

discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 

7, invocato dalla ricorrente, sottintende tale potere, laddove prevede che  “Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni 

in materia di   sostegno   nel   settore   agricolo,   con   particolare   riferimento   alla   valorizzazione   delle   tradizioni agroalimentari  

locali,  alla  tutela  della  biodiversità,  così  come  del  patrimonio  culturale  e  del paesaggio rurale…”. 

Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio che, in base alla predetta disposizione, detti impianti 

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possano essere  localizzati, senza distinzione (almeno, per quanto  riguarda  la valutazione di compatibilità urbanistica)  in tutte  le 

zone agricole. 

 

E    che,    conseguentemente,    la   mancanza   di   una   specifica   espressa   previsione    localizzativa   non possa determinare 

l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola. 

La difesa del Comune non eccepisce l’esistenza di alcuna previsione comunale di tal segno. 

Si  limita a sostenere che  l’impianto, per  le sue caratteristiche tecniche e dimensionali, potrebbe essere  realizzato   soltanto  

in    zona   D    (destinazione    a   pubblici   servizi),    in   quanto    riconducibile    alla  tipologia degli  impianti  industriali destinati alla 

produzione di energia di cui al d.P.R. 12 aprile 1968, allegato B, n. 2,  lettera e), aggiunta dal D.P.C.M. 3 settembre 1999. Ma è 

evidente  che una  simile  corrispondenza  tipologica potrebbe  farsi  valere,  in senso  limitativo, qualora non  vi  fosse  la previsione 

dell’articolo 12, comma 7, citato. Tale disposizione costituisce una sorta di interpretazione autentica volta a chiarire positivamente 

la  questione  della  compatibilità  degli  impianti  eolici  con  la  destinazione  agricola    dei    terreni,    a    scapito    dell’opzione  

interpretativa    alternativa    precedentemente    prospettata,  consistente    nel    ritenere    necessaria    per    l’installazione    la  

destinazione  industriale  del  sito  (cfr.  TAR Campania, Napoli, I, 10 gennaio 2005, n. 44). 

Inoltre, sottolinea che  la zona  interessata presenta  interessanti valenze naturalistiche ed agricole, che  la rendono del tutto 

incompatibile con un’installazione così impattante come quella del parco FTV. 

Al riguardo,  il Collegio rileva che non risultano vincoli tali da precludere a priori  l’installazione;  in ogni caso,  la compatibilità 

dell’installazione con la tutela dei valori ambientali e culturali del territorio 

(l’area, posta sulla dorsale dei Monti Acetella, Acquasalce, Rascino e Cupiano, confina con  la zona boschiva sottoposta a vincolo 

paesaggistico) dovrà essere valutata nell’ambito della v.i.a. 

5. All’accoglimento del ricorso segue l’annullamento del provvedimento impugnato. 

Sussistono tuttavia giustificati motivi per disporre la integrale compensazione tra le parti delle spese di giudizio. 

P.Q.M. 

Il  Tribunale  Amministrativo  dell'Umbria,  definitivamente  pronunciando  sul  ricorso  in  epigrafe,  lo  accoglie  e,  per  l’effetto, 

annulla il provvedimento impugnato.     

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RELAZIONE TECNICA STRUTTURALE

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INDICE 1  RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA    1.1  GENERALITÀ    1.2  STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI    1.3  FONDAZIONI A VITE KRINNER   2  ANALISI DEI CARICHI    2.1  VENTO    2.2  NEVE    2.3  CARICHI PERMANENTI – AZIONI SISMICHE   2.4  COMBINAZIONE DEI CARICHI   3  SOLLECITAZIONI E VERIFICHE   4  VERIFICA DELLE STRUTTURE    4.1  MATERIALI    4.2  STRUTTURE IN ELEVAZIONE    4.3  STRUTTURE DI FONDAZIONE  

                              

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1 - RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA 1.1 GENERALITÀ La presente relazione tecnica analizza le strutture di sostegno e di fondazione di un impianto

fotovoltaico in progetto, ubicato nel Comune di Collesalvetti (LI)

L’impianto sarà realizzato con moduli il silicio cristallino di potenza nominale 305 Wp,

dimensioni 1.482 mm x 992 mm, disposti su strutture di sostegno (“tavole”) ancorate nel terreno.

La tavola di dimensioni massime ospiterà una superficie fotovoltaica di 18.00 m X 4.03 m (48

moduli divisi su 4 file orizzontali), orientata a Sud ed inclinata di 35°. La potenza complessiva

dell’impianto è di circa 4.04 MWp di targa per circa 46.600 mq di ingombro lordo.

L’area residuale viene mantenuta a “verde”.

Compito del progetto strutturale è quello di ottimizzare a livello tecnico ed economico i

seguenti fattori:

• Oneri di manodopera per il montaggio: la struttura dovrà presentare caratteristiche di

ripetitività, semplicità e rapidità di installazione;

• Razionalizzazione dei materiali impiegati: il progetto, nel rispetto della normativa

vigente, dovrà massimizzare il rendimento strutturale dei vari elementi, ricercando una

combinazione ottimale di schemi geometrici, sezioni e caratteristiche di resistenza;

• Adattabilità della struttura: il terreno di fondazione dell’impianto fotovoltaico in progetto

potrebbe presentare variabilità nelle caratteristiche morfologiche e geotecniche del suolo

superficiale. Per ridurre gli oneri di manodopera, è opportuno mantenere per quanto

possibile inalterata la tipologia delle strutture in elevazione e di fondazione, garantendo al

contempo la necessaria “flessibilità” dello schema adottato, al fine di ottemperare alle

verifiche di resistenza nelle varie condizioni.

Alla luce dei menzionati obbiettivi tecnico-economici da perseguire, vengono di seguito esaminate le

caratteristiche del sistema Krinner, brevetto internazionale di origine tedesca idoneo per il

sostegno e la fondazione di strutture leggere ancorate nel terreno superficiale, che ha trovato un

largo e ormai collaudato impiego nelle realizzazione di centrali fotovoltaiche a terra.

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Il sistema Krinner è distinto in due parti, di seguito esaminate:

• Struttura in elevazione, che realizza il supporto dei moduli fotovoltaici;

• Struttura di fondazione, realizzata mediante la rapida infissione nel terreno di particolari

viti di acciaio di idonee dimensioni e resistenza. 1.2 STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI

Le parte in elevazione del brevetto Krinner (“tavola”) è costituito da una serie di telai verticali a

struttura reticolare disposti ad un determinato interasse, che sostengono gli arcarecci orizzontali

sui quali vengono adagiati e fissati i moduli fotovoltaici. Sia i telai che gli arcarecci sono realizzati

interamente con profili tubolari in acciaio zincato Fe 360 (De=60 mm, Sp.= 3.6 mm), collegati con

particolari giunti “a collare” e “a bicchiere” a montaggio rapido, in grado di realizzare un vincolo

di cerniera. La sede cilindrica del collare o del bicchiere ospita al suo interno il profilo tubolare, la

giunzione viene resa solidale con un’operazione simile alla crimpatura, tramite il serraggio di

grani filettati che effettuano uno schiacciamento meccanico irreversibile sul mantello del profilo

tubolare.

Infine, il modulo fotovoltaico viene fissato agli arcarecci con le apposite staffe tipo pipe clip.

Telaio reticolare verticale Giunti a collare e a bicchiere, incernierati

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Grano filettato per crimpatura Fissaggio del modulo PV con pipe clip

Le caratteristiche salienti del sistema sono:

1) Facilità e rapidità di installazione, grazie:

• all’impiego di un profilo unico per tutta la struttura;

• alla semplicità delle interconnessioni;

• al limitato ricorso a minuteria metallica e bulloneria.

2) Flessibilità nel progetto della configurazione strutturale, opportunamente modificabile

secondo le esigenze (carichi vento e neve in determinati ubicazioni geografiche, condizioni

geotecniche non uniformi del suolo superficiale, etc..), potendo variare:

• l’interasse fra i telai verticali;

• lo schema reticolare del telaio;

• lo spessore dei profili tubolari, mantenendo il diametro esterno di 60 mm;

• le caratteristiche di resistenza dell’acciaio (da Fe 360 sino a Fe 510 se necessario) Il

tutto, mantenendo inalterata la metodologia di installazione.

Queste peculiarità rendono il brevetto particolarmente idoneo alla realizzazione di centrali

fotovoltaiche a terra in qualsiasi luogo e condizione, soprattutto quelle di estese dimensioni, dove la

razionalizzazione delle strutture di sostegno rappresenta una voce di spesa percentualmente

rilevante.

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1.3 FONDAZIONI A VITE KRINNER Le seconda parte del brevetto Krinner riguarda le strutture di fondazione, realizzate mediante

infissione per rotazione di viti in acciaio zincato di diametro e lunghezza variabile (fino a L=3 m).

Dal punto di vista dell’ingegneria geotecnica, la tecnologia in esame apporta elementi innovativi,

presentando le seguenti caratteristiche:

• il sistema di infissione sfrutta i pregi e la rapidità dei pali trivellati, mentre il

comportamento geotecnico è riconducibile ai vantaggi di consolidamento del terreno

ottenibili con i pali dislocanti (fino ad oggi eseguiti solo con la tecnica della infissione per

battitura);

• la fondazione Krinner ha natura reversibile, può essere perfettamente rimossa, circostanza

apprezzata dagli enti locali nella valutazione di centrali fotovoltaiche ubicate in zone a

vincolo ambientale e paesaggistico;

• è indistintamente applicabile in terreni coesivi e granulari, spaziando dalle argille

organiche tenere alle sabbie-ghiaie di elevata densità relativa Dr; solo nei terreni rocciosi

può essere necessario ricorrere ad un preforo;

• sviluppa un‘elevata resistenza alle sollecitazioni di compressione, ma è soprattutto durante le

azioni di sfilamento e trazione che manifesta risultati eccellenti, in relazione alla

modesta lunghezza e profondità di infissione. Infatti, la superficie laterale filettata induce

lo sviluppo del cinematismo di rottura nella massa interna del terreno, destando la

massima resistenza che il suolo in sito può offrire grazie ai meccanismi di attrito e

coesione: in altre parole, le caratteristiche geotecniche del terreno del luogo di progetto

vengono valorizzate e sfruttate al massimo grado;

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• dal punto di vista esecutivo, l’infissione della vite concentra in una fase unica le

operazioni di scavo, armatura e getto di calcestruzzo tipiche dei tiranti realizzati con micropali;

Moduli in silicio policristallino

• nelle centrali fotovoltaiche a terra, le verifiche geotecniche più gravose riguardano le

sollecitazioni di trazione e sfilamento, spesso rese problematiche a causa delle particolari

caratteristiche del suolo di fondazione. Infatti, lo strato di terreno superficiale è soggetto

alla degradazione provocata dai fenomeni atmosferici e dalle attività antropiche di

modellamento (quali i riporti, scavi, aratura etc..). La possibilità di scegliere la lunghezza

della vite di fondazione (fino a 3 m) permette di superare agevolmente qualunque

problema di resistenza geotecnica che il terreno, specialmente in un’area estesa, può

presentare. Le disomogeneità morfologiche superficiali vengono semplicemente

“regolarizzate” agendo sulla giunzione telescopica fra la vite Krinner ed il montante del

telaio di sostegno dei moduli; anche forti pendenze del terreno possono essere riassorbite

grazie alle cerniere presenti nella struttura del telaio verticale reticolare.

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Sistema Krinner in presenza di irregolarità del terreno: l’adattamento della struttura è ottenuto grazie alla giunzione telescopica

vite-montante

• grazie alla “flessibilità” della fondazione a vite Krinner, la struttura in elevazione a sua

volta può essere configurata e commisurata secondo le esigenze, per esempio

aumentando la distanza fra i telai verticali (l’incremento delle sollecitazioni di sfilamento

può essere compensato con l’infissione di viti di lunghezza maggiore);

• piuttosto inusuale nell’ingegneria geotecnica, è in questo caso semplice effettuare le prove

di sfilamento, in grado di fornire un dato certo sulla resistenza a trazione che il terreno in

sito può destare. In fase di realizzazione, è dunque possibile caratterizzare direttamente il

terreno mediante un campo prove mirato, con un’efficacia e precisione superiore ai classici

sondaggi geotecnici o prove penetrometriche. Infatti, la prova di sfilamento rappresenta il

collaudo ante operam della fondazione, in base al quale è possibile dimensionare le

fondazioni con un elevato grado di certezza strutturale, senza dover ricorrere a fattori di

sicurezza F=2.5-3 tipici della meccanica delle terre.

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Elaborazione grafica della curva di rottura nella prova di estrazione

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2 - ANALISI DEI CARICHI

L’analisi dei carichi e le verifiche strutturali sono stati effettuati in base al D.M. 14/01/2008, le

nuove NTC in vigore dal 1° luglio 2009. 2.1 VENTO

• Impianto Fotovoltaico in zona 3 Toscana, Collesalvetti (adiac.) a 4 km

• a0= 500 m, vb,0= 27 m/s in funzione della zona di riferimento

• as<=a0 altitudine del sito (Lavandone, idrovora): 0.85-1.15 mt slm

• vb = vb,0= 27 m/s per as<=a0 velocità di riferimento

• qb =

2 v b 1.6

= 456 N/mq ≅ 45.6 kg/m2 pressione cinetica di riferimento

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Categoria di esposizione del sito (vedi Tab.3.3.II, DM.14.9.2005 e succ.agg.): Categoria II: K,r = 0.19 Z,o = 0.05 m Z,min = 4,00 m

• Classe di rugosità D aree prive di ostacoli

• Categoria di esposizione II dalla combinazione delle precedenti

• kr = 0.19 z0 = 0.05 zmin = 4 m in funzione della categoria di esposizione

• z = 4.00 m circa altezza massima della “tavola”

• ce = ce (zmin) = 2.1 coefficiente di esposizione per z < zmin

• ct = 1 coefficiente di topografia

• cd = 1 coefficiente dinamico

• cp = 0.8 coefficiente di forma

• p = qb · ce · cd· cp ≅ 77 kg /m2 Pressione del vento sulla tavola

In assenza di prove in galleria del vento, il coefficiente di forma è stato valutato sulla scorta delle

indicazioni dettate dal DM 14-09-2005 al paragrafo 3.3.7.1.

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La centrale fotovoltaica, dal punto di vista delle azioni del vento, è riconducibile al caso di

“coperture multiple di edifici”, visto che le tavole ospitanti i pannelli rappresentano una serie di

elementi identici e contigui (alla stregua delle coperture a sheed). In merito, il decreto stabilisce

che la prima superficie investita direttamente dal vento debba superare le classiche verifiche

prescritte per una qualunque copertura; per le altre superfici “interne” alla centrale

fotovoltaica, meno esposte al vento, ragionevolmente è prevista una riduzione della sollecitazione

del 25%.

In prima istanza ed in via cautelativa, nonostante l’inclinazione della prima tavola fotovoltaica

sopravvento sia intorno a 30°, si assume per il coefficiente di forma un valore pari a 0.8.

2.2 NEVE

La zona risulta inserita in Zona II , quindi con q, sk = 215 kg/mq, per a,s < 200 mt di quota

• Impianto Fotovoltaico in zona II Toscana, Collesalvetti (PT)

• as= 1 m.s.l.m. altitudine del sito

• copertura a una falda = 30° inclinazione della tavola fotovoltaica

• µ1 = 0,80 coefficienti di forma della copertura

• CE = 0.9 coefficiente di esposizione

• Ct= 1 coefficiente termico (cautelativo per fotovoltaico)

• qsk = 2.15 kN/m2 = (215 kg/mq) valore di riferimento del carico al suolo (as<=200 m)

• qs = µi·qsk· CE· Ct =0.80 x 215 x 0.9 x 0.60 = 0.50 kN/m2≅ 92 kg/m2 Carico neve sulla tavola

Il valore assunto per il carico neve è cautelativo, in quanto l’inclinazione di 30° riferita ad una superficie vetrata liscia impedisce la formazione di depositi di elevato spessore, causa scivolamento. Inoltre, essendo le superfici fotovoltaiche a terra di semplice accesso, si prescrive a carico del Titolare dell’impianto l’onere di una pronta rimozione dei depositi nevosi.

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2.3 CARICHI PERMANENTI e SISMICI I carichi permanenti in gioco sono il peso proprio della struttura di sostegno ed il peso dei moduli fotovoltaici, che complessivamente ammontano a 20 kg/m2. I carichi sismici in gioco sono trascurabili vista la leggerezza complessiva della struttura e l’altezza totale ridotta. Peraltro, la struttura possiede un sistema di controventi in grado di contrapporsi ad entrambe le direzioni principali di provenienza del sisma.

2.4 COMBINAZIONE DEI CARICHI Le nuove NTC indicano per la verifica allo SLU (Stato Limite Ultimo) la seguente formula di

combinazione dei carichi:

dove:

• G1: peso proprio elementi strutturali; • G2: peso proprio elementi non strutturali; • P: pretensione e precompressione; • Qkj: azione variabile caratteristica (frattile 95% della popolazione dei massimi); • Qk1: azione variabile dominante; • Qk2,3,..: azioni variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante; • γG1: coefficiente parziale del peso proprio degli elementi strutturali; • γG2: coefficiente parziale del peso proprio degli elementi non strutturali; • γQi: coefficiente parziale delle azioni variabili; • ψ0j: coefficiente di combinazione (valore raro della durata della intensità di Qkj).

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Un carico si definisce “favorevole” se la sua presenza nella combinazione contribuisce alla verifica

dell’equilibrio.

I moduli fotovoltaici risultano carichi permanenti non strutturali compiutamente definiti, pertanto

sono stati inglobati nei carichi permanenti (20 kg/m2 complessivi).

Impiegando l’Approccio n° 2, si definiscono le combinazioni vettoriali di carico previste per la

verifica della struttura in oggetto:

C1) 1.3xGPermanenti + 1.5xQNeve dominante + 1.5x0.6xQVento Frontale

C2) 1.3xGPermanenti + 1.5xQVento Frontale Dominante + 1.5x0.5xQNeve

C3) 1.0xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante

C4) 0.90xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante (EQU)

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3 - SOLLECITAZIONI E VERIFICHE DI RESISTENZA

Prima di mostrare i risultati dei calcoli (sollecitazioni massime sugli elementi e verifiche di

sezione), si espongono le principali osservazioni inerenti la intuizione del comportamento

strutturale del sistema e le procedure di verifica di resistenza che verranno adottate:

• L’elemento tubolare orizzontale è sollecitato sostanzialmente a flessione biassiale. La verifica

di sezione viene effettuata mediante Metodo Plastico (P), supponendo il completo snervamento

della sezione, che oppone una resistenza ultima proporzionale al valore Wpl (Modulo di

Resistenza Plastico). La sezione è del tipo compatto, classe 1¸ in grado di sviluppare una

cerniera plastica. • Tutti gli altri elementi si comportano come aste reticolari, essendo soggette solo a sforzi di

trazione e compressione. La verifica di sezione viene effettuata mediante Metodo Elastico (E),

sino al raggiungimento della condizione di snervamento da parte della fibra più sollecitata. La

verifica di instabilità al carico di punta rappresenta l’ostacolo più difficile da superare. I

coefficienti moltiplicativi dello sforzo di compressione sono stati dedotti dalle Norme CNR

10111/85.

Si riporta infine, per chiarezza, una sintesi dei metodi di calcolo richiesti dalle nuove NTC per

strutture metalliche come quelle in oggetto. La verifica di resistenza risulta superata se:

Rd

Ed

dove:

• Rd: resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della resistenza dei materiali e ai valori nominali delle grandezze geometriche interessate;

• Ed: valore di progetto dell’effetto delle azioni, valutato in base alle formule delle combinazioni dei carichi.

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Il calcolo di Rd dipende dunque anche dai valori di progetto della resistenza dei materiali:

dove:

• fd: resistenza di progetto dei materiale; • fk: resistenza caratteristica del materiale; • γM: coefficiente parziale per la resistenza dei materiali (1.05 per acciaio da carpenteria).

Le peculiari sollecitazioni che sperimentano gli elementi strutturali oggetto della relazione, comportano l’effettuazione di tre tipi di verifiche strutturali:

a) FLESSIONE RETTA con Metodo Plastico (P)

MEd Mc,

Rd

dove:

• MEd: momento flettente generato dalle azioni di progetto; • Mc,Rd: momento resistente ultimo della sezione, pari a Wpl·fyk/γM, con Wpl modulo di

resistenza plastico e fyk tensione caratteristica di snervamento.

b) ASTA COMPRESSA o TESA con Metodo Elastico (E):

σEd fyk/M

dove: • σEd: tensione normale elastica generata dalle azioni di progetto, già eventualmente

maggiorata con il coefficiente di instabilità ω per le aste compresse. 4 - VERIFICA DELLE STRUTTURE

Dalla analisi qualitativa dei fenomeni strutturali che interessano l’impianto fotovoltaico in oggetto, emerge che le sollecitazioni di carico destate dalla neve sono in intensità più gravose di quelle riconducibili al vento. I carichi sismici e l’azione tangente del vento determinano sollecitazioni poco significative: in via cautelativa è possibile prevedere l’installazione di controventi per irrigidire longitudinalmente la tavola fotovoltaica.

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Controventi a tirante d’acciaio

I profili tubolari orizzontali (arcarecci) ai quali sono fissati i moduli fotovoltaici e quelli obliqui dove sono a loro volta collegati gli arcarecci, sono sollecitati prevalentemente a flessione; tutti gli altri si comportano come aste reticolari, soggette a sforzo normale di compressione o trazione. Non è necessario condurre verifiche di deformabilità sugli elementi strutturali, in quanto tutti i moduli fotovoltaici sono distanziati fra loro con un giunto di 2 cm. I cedimenti in fondazione possono essere esclusi, in quanto la verifica più gravosa sulle viti Krinner riguarda l’azione di sfilamento dovuta al vento (dove non interviene la resistenza alla punta).

4.1 MATERIALI

La struttura Krinner in elevazione è costituita da profili tubolari con le seguenti caratteristiche:

• Diametro esterno D= 60 mm • Spessore Sp.= 3.6 mm • Diametro interno d= 52.8 mm • Area=6.37 cm2 • Momento di inerzia I z=25.4 cm4 • Raggio di inerzia ρz=1.99 cm • Modulo di resistenza W z=8.5 cm3 • Modulo di resistenza plastico W pl=18.8 cm3 • Acciaio FE 360 • Tensione di snervamento fyk=2350 kg/cm2 • Resistenza di progetto del materiale fd=2238 kg/cm2

La resistenza strutturale dei giunti a collare e a bicchiere, delle cerniere, delle saldature, delle viti di fondazione Krinner, dei grani filettati e delle pipe clips è certificata da prove di laboratorio effettuate dal fornitore della struttura.

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione statica strutture sostegno a terra 

4.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE

Arcareccio

I moduli fotovoltaici sono fissati su una coppia di profili tubolari, i quali risultano sollecitati a flessione dai pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è di trave continua su più appoggi, la verifica di calcolo riguarda la combinazione più gravosa (C2):

• Luce L= 4.20 m • Carico = Combinaz. 2 = 1.30 x 20 kg/mq + 1.50 x 77 kg/mq + 0.50 x 1.5 x 50 = 180 kg/m2

• Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m • Carico ripartito p= 180 kg/mq x0.50 ml = 90 kg/ml • Momento flettente Mmax ( 1/10 pL2)=160 kgm • Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3

• Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl = 851 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2

Giunto tubolare telescopico fra gli arcarecci

Gli arcarecci sono collegati fra loro mediante un elemento di giunzione tubolare telescopico, di diametro compatibile con il diametro esterno dell’arcareccio. Per garantire la continuità nella resistenza, il giunto deve essere in acciaio FE 360, diametro interno 60 mm e spessore > 3 mm.

Sbalzo orizzontale I moduli fotovoltaici di estremità sono fissati su una coppia di profili tubolari, che rappresenta lo sbalzo terminale della trave continua prima menzionata, i quali risultano sollecitati a flessione dai pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è la mensola.

• Luce L= 0.70 m • Carico = 180 kg/m2

• Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m • Carico ripartito p= 180x0.50=90 kg/m • Momento flettente Mmax ( 1/2 pL2)= 22 kgm • Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3

• Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl =117 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2

Aste reticolari

Le aste reticolari del telaio, vincolate con una cerniera perfetta, sono soggette solamente a sforzi normale di compressione e trazione. Per quanto riguarda la verifica alla combinazione di carico più gravosa (C2), tutte le aste sono soggette a sforzi di compressione. Le maggiori sollecitazioni sono sui puntoni centrali n1-n3 e n4-n6, in virtù della loro inclinazione rispetto alla direzione delle forze nodali e della maggior area di carico (in via cautelativa, la forza nodale è stata calcolata come se si trasmettessero i carichi di una tripla di arcarecci):

ASTA n1-n3 (compressione)

• Luce L= 2.08 m • Carico nodale F= 365 kg x 3 = 1100 kg • Inclinazione= 89° • Sforzo normale Nmax = 1100 /sen(89°) = 1100 kg • Area di resistenza Az=6.37 cm2

• Lunghezza libera di inflessione L0=L

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• Snellezza λ= L0/ρz =208/1.99=105 • ω(λ)=1.71 • Tensione di esercizio σ= 1.71 x 1100 / 6.37 = ω x (Nmax/Az)= 295 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2

ASTA n4-n6 (compressione)

• Luce L= 1.56 m • Carico nodale F= 1100 kg • Inclinazione= 20° • Sforzo normale Nmax =969/sen(20°)=3216 kg • Area di resistenza A z =6.37 cm2

• Lunghezza libera di inflessione L0=L • Snellezza λ= L0/ρz =156/1.99=79 • ω(λ)=1.30 • Tensione di esercizio σ=ω x (Nmax/Az)=656 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2

Quando il vento spira in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica, le sollecitazioni di compressione generate sulle aste sono inferiori oppure di trazione, quindi senza problemi di instabilità al carico di punta. Nelle condizioni di vento a tergo, il peso proprio dei moduli va sottratto alla pressione del vento.

4.3 STRUTTURE DI FONDAZIONE Per la verifica delle viti Krinner di fondazione, si procederà con il calcolo delle massime sollecitazioni di sfilamento, le quali verranno confrontate con valori di prove di estrazione eseguite su vari suoli. La sollecitazione di estrazione massima in fondazione è causata dall’azione del vento quando spira in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica (combinazione di carico C4, che verrà applicata trascurando in via cautelativa l’effetto stabilizzante del peso proprio della struttura). Considerando la superficie di moduli che compete ad un singolo telaio (4.03x4.20=17 m2 ), la pressione del vento genera una forza F=1.5x17x77= 1963 kg, applicata nel baricentro, la quale produce un Momento ribaltante pari alla componente orizzontale della forza (si considera vento da tergo, per valutare l’effetto “vela”) moltiplicato il baricentro del pannello. A favore della sicurezza si considera l’intera forza di 1963 kg moltiplicata 3.00 + 0.65 + 1.95/2 = 4.63 mt, ossia un Mr = 1963 x 4.63 = 9078 kgm per campata di 4.20 mt di pannello; tale momento genera una forza di trazione a sfilamento di 9078/3.30 mt (interasse appoggi) = 2751 kg. Quindi sull’asta n1-n2 la massima sollecitazione di sfilamento, pari a: 2751 kg Tale valore deve essere verificato con i valori di resistenza rilevati durante le prove di estrazione e, comunque, compatibile con i carichi di rottura che le viti Krinner 1800 mostrano nelle prove di estrazione effettuate in terreni similari. Per le viti anteriori, soggette a deboli sollecitazioni di sfilamento, è prevista l’installazione di una vite Krinner 1800.

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione idrogeologica e idraulica

  1. PREMESSA  In via propedeutica alla realizzazione di un impianto ftv a terra, nell’intorno della località “Lavandone”, nel comune di Collesalvetti (LI), è stata eseguita un'indagine di caratterizzazione geotecnica e idraulica a supporto del progetto preliminare, nel mese di ottobre 2010.  Scopo  dell'indagine  è  la  verifica  –  dati  alla  mano  ‐  dei  caratteri  litostratigrafici  geomorfologici  ed idrogeologici  del  sito,  nonchè  la  valutazione  dei  parametri  geomeccanici  in  prospettiva  sismica  dei terreni di sedime dell’impianto nei luoghi interessati dal progetto.  Lo studio comprende un  rilevamento  idro‐geo‐morfologico di dettaglio ed una campagna geognostica mediante  l’esecuzione di due  sondaggi di penetrometria dinamica, eseguiti dallo  Studio Geochemical Energy and Consulting srl di Prato con la supervisone dello scrivente.  Le modalità seguite e i risultati ottenuti sono descritti nella presente relazione.  

 

2 – DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA VASTA E DEL SITO  

Il  sito  è  ubicato  nella  pianura  costiera  della  bonifica  pisana,  nella  zona  di  bonifica  che  ha  come epicentro  l’antica tenuta mediacea di Coltano ed  in prossimità a numerosi corsi d’acqua formanti  il reticolo idraulico superficiale, fra Cascina e Collesalvetti. 

E’ posto a circa 12 chilometri dalla costa e a circa 1 metro sul livello del mare. 

La quota dell’area è superiore al livello medio dei corsi d’acqua piu’ prossimi di pochi di centimetri. 

La  quota  è  spesso  inferiore  alla  quota  di  rigurgito marino  all’interno  dei  canali  di  bonifica,  che pertanto risultano c.d. “pensili”. 

L'intorno dell’area è interessato da un sistema di canali artificiali dei quali il principale è il Canale del padule di Bientina e – piu’ in prospettiva – dalla Fossa Nuova. 

Siamo  al margine  orientale di  una  antica  zona umida‐palustre  limitrofa  all’Arno,  che  è  stata  resa abitabile con secoli di lavoro di bonifica. 

I terreni sono pianeggianti e la quota media del piano di campagna originario è di circa due metri  al disopra del livello medio del mare ed in genere non supera la quota di 1.95‐2.05 m s.l.m.. 

Le  aree  adiacenti  risultano  parimenti  pianeggianti  e  con  lievissima  cadente  verso  ovest,  di  pochi centimetri al  chilometro, per  lo più adibite a  seminativo o  interessate dall’affioramento di acqua, drenate da una fitta rete di canalette che tributano alla Fossa Nuiova ed agli altri corsi d’acqua. 

La particolare situazione idrologica, idrogeologica e morfologica della zona in esame non determina tuttavia  la presenza di affioramento di acque sotterranee, che si trovano a molti metri di profondità. 

L’area è mantenuta emersa dall’azione di un sistema di idrovore realizzato nei primi decenni del 

presente secolo con l’istituzione del Consorzio di Bonifica. 

Il deflusso delle acque è dal  lago verso  il mare, determinato e regolato da un sistema di cateratte realizzate dal ‘700. 

 

 

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3 – INDAGINI GEOLOGICHE‐IDROGEOLOGICHE 

 

3.1 – INDAGINI ESISTENTI 

L’area,  in relazione ai progetti disponibili presso  il comune di Cascina ed  il Genio Civile di Pisa, per iniziative  di  pianificazione  territoriale  è  stata  interessata  da  diverse  indagini,  che  confermano sostanzialmente  la uniformita ad area vasta dei  sedimenti  lacustri e  fluviali, per diverse decine di metri,  fino ad un banco di argilla e conglomerati pliocenica, caratteristico di gran parte del bacino costiero della Toscana centro‐settentrionale, posto a oltre 60‐70 metri di profondità. 

 

4 ‐ CARATTERI GEOLOGICI 

L’area  in esame  interessa  il margine  interno di un ampio bacino di colmata, con asse parallelo alla linea di costa, costituito da limi sabbiosi, limi e torbe ben classate.  

Localmente  la presenza di  torbe è  invasiva, ma non  in questa zona: si  ricordano personalmente  le difficoltà di realizzazione dell’autostrada Sestri Levante‐Rosignano, nel tratto di Coltano interamente in viadotto per la estrema compressibilità delle torbe (*) che resero necessaria l’esecuzione dei pali‐pozzo di fondazione previa asportazione con réfouler di molti metri di strato torboso.   Dato che il processo di fossilizzazione non è ancora completato, da un punto di vista commerciale le torbe non sono più  incluse  tra  i carboni  fossili. Solo sotto certe condizioni  la  torba si  trasforma  in carbone di lignite nel corso di milioni di anni.)  

Piu’  verso  est  i  limi  aumentano di  tenore  argilloso  e  sono  coperte dalla  coltre di  terreni  vegetali coltivati da secoli. 

Localmente, invece, i bacinitorbosi palustri deposti nella laguna interna, originatasi nel Quaternario, tra  il  rilievo  collinare  e  le  dune  costiere  rendono  la  zona  inutilizzabile  per  qualsiasi  costruzione superficiale (Coltano ed oltre, piu’ verso mare) 

L’attuale  situazione morfologica  della  pianura  cascinese meridionale  è  il  risultato  del  progressivo abbassamento del substrato roccioso (Catena Apuana e Monti Pisani)  in conseguenza di movimenti che si sono protratti fino al Quaternario lungo le faglie dirette distensive con direzione appenninica. 

 

 

 

 

 

‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐ 

(*) (La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d'acqua che, a causa dell'acidità dell'ambiente, non possono decomporsi interamente. Essa può includere molti altri tipi di materiale organico, come cadaveri di insetti ed altri animali. La torba si accumula in suoli più o meno saturi d'acqua e in assenza di ossigeno. Rappresenta lo stadio iniziale della formazione del carbone: la sua carbonizzazione si è arrestata in seguito a grandi sconvolgimenti avvenuti tra la fine dell'era terziaria e l'inizio della quaternaria, che hanno riportato i resti vegetali ancora in gran parte ricchi di idrogeno e ossigeno a contatto con l'aria.

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La struttura a horst e graben che si è creata ha condizionato  la deposizione dei sedimenti marini e continentali. 

Il substrato dell’area vasta è costituito da depositi, attuali e recenti (Quaternario), di sabbie argillo‐limose ed in subordine di limi organici e torbe, risultato dell’alternanza di fasi di deposizione lacustre, come l’attuale, e, oltre Coltano, marina. 

I  limi  sabbiosi e argillosi  in  strati  sedimentari alternati, da medio‐fini a  fini,  raggiungono profondit superiori a 30 m dal p.c. passano gradualmente a  limi ed argille  limose con  tracce di sabbia  fine e torba. 

A profondità superiori sono presenti argille grigio‐azzurre con lenti di torba e livelli di ghiaie e sabbie fino a circa 70 m di profondità dove vi sono conglomerati e sabbie di un diverso ciclo trasgressivo. 

Per le profondità di interesse, procedendo dall’alto verso il basso, sotto il terreno agrario, si 

hanno: 

‐  limi  argillosi  e  torbe  superiori ed  argille  torbose, di  spessore  crescente da 1‐2 m,  in  varie  zone, senza affioramenti, fino alla profondità di circa 10 m;  

‐  torbe  e  argille  torbose  inferiori,  presenti  da  circa  25  a  60 m  di  profondità  dal  p.c.  nella  parte centrale del bacino, da circa 13 a 70 m di profondità dal p.c. nella parte orientale. 

 

4.2 ‐ CARATTERI LITOSTRATIGRAFICI DEL SITO 

I caratteri  litostratigrafici del sottosuolo e dei materiali di riporto (limi argillosi e sabbie argillose, è stata definita da  illustri  studiosi,  integrando  i  risultati delle  indagini  eseguite nelle  varie  campagn geognostiche e i dati esistenti in letteratura, giungendo alla definizione di quattro distinti litotipi. 

 

La descrizione schematica della litostratigrafia è la seguente. 

‐  Il  substrato,  fino  ad  una  profondità  di  circa  30  m  dal  p.c.,  è  costituito  da  sabbie  medio‐fini, localmente più o meno limose. ‐  Da tale profondità si passa gradualmente a limi e quindi ad argille, sempre più o meno sabbiosi. ‐  Intorno ai 40 m di profondità dal p.c. si rilevano, almeno localmente, livelletti torbosi. ‐  In affioramento sono presenti materiali con scarse caratteristiche meccaniche costituiti da riporti,  e terreni che localmente presentano talvolta componente organica (coltivo vegetale).  

 

CONDIZIONI PIEZOMETRICHE, DINAMICA DELLA FALDA 

Nel corso delle varie  indagini vennero anche  installati piezometri a  "tubo aperto" per verificare  la presenza e monitorare  l'escursione:  il  livello della  isofreatica non è mai piu’ elevato di 25 metri di profondità e si trova – con tutta probabilità – a giacere su un livelletto di argilla impermeabile. 

 

CUNEO SALINO 

Non è nota la presenza di infiltrazioni di acqua marina a oltre 12 km dalla linea di costa. 

 

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LITOTIPI INDIVIDUATI E LORO PARAMETRI FISICO‐MECCANICI 

LITOTIPO A 

Corrisponde ai materiali di varia natura presenti in superficie. 

E’  stato  rilevato nell’area preposta  ad  accogliere  la  centrale  FTV  ed  è  costituito prevalentemente sabbie limose e limi sabbiosi, talvolta con livelli torbosi e suolo. 

Localmente sono presenti materiali eterogenei ed eterometrici di riporto, costituiti da rifiuti misti a 

Inerti. Lo spessore del litotipo è stato rilevato da 1÷3 m a 3÷5 m . 

E’  stato  ricostruito  lo  spessore  del  livello  superficiale  di  caratteristiche  fisico‐meccaniche  più scadenti, costituito da livelli scarsamente addensati e contenenti parte di sostanza organica (coltivo, per circa 70 cm di spessore). 

Granulometria. 

dalle analisi granulometriche eseguite su alcuni campioni, il litotipo corrisponde ad un limo argilloso; i  livelli  superficiali  presentano,  almeno  localmente,  una  maggiore  presenza  delle  frazioni  limo‐argillose e organiche. 

Peso di volume. 

mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stima un valore del peso di volume  naturale  γ  crescente  con  la  profondità  da  1.6  a  1.8  t/mc.  addensamento/consistenza mediante  correlazione  con  i  valori  NSPT  (A.G.I.,  1977),  si  valuta  uno  stato  di addensamento/consistenza crescente con la profondità, comunque sciolto/privo di consistenza‐poco consistente. 

Resistenza al taglio – tensioni totali (per i livelli superficiali scadenti). 

Mediante correlazione con i valori delle penetrometrie statiche, si stimano valori della coesione non 

drenata  Cu  crescenti  con  la  profondità  generalmente  da  0.3  a  1  kg/cmq.  resistenza  al  taglio  – tensioni efficaci mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 20° a >30°. 

Compressibilità. 

Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori 

del modulo E  (modulo di Young o di  compressibilità,  in prima approssimazione  coincidente  con  il modulo  edometrico)  crescenti  con  la  profondità  da  20  a  40  kg/cmq.  coefficiente  di  permeabilità mediante prove con permeametro si stimano valori del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 

10‐6 ÷ 10‐7 m/sec. 

Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici (il primo valore è relativo al suddetto livello superficiale piuttosto modesto): 

‐ peso di volume γ = 1.6÷1.8 t/mc ‐ granulometria limo sabbioso con sostanze organiche ÷sabbia fine debolmente limosa ‐ addensamento/consistenza sciolto/privo di consistenza:  consistenza medio bassa; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.3 – 0.7 ÷ 0.8 – 1.0 kg/cmq (valori minimi rilevati) ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 20°÷>30° ‐ compressibilità E = 20 ÷ 40 kg/cmq. ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐6 ÷10‐7 m/sec 

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LITOTIPO B 

Corrisponde  ai  depositi  naturali  a  composizione  prevalentemente  sabbiosa  che  costituiscono  il substrato naturale del sito e dell’area vasta. 

Rilevato in corrispondenza di tutte le verticali indagate, sottostante ai precedenti litotipi. Lo spessore massimo di tale livello risulta dell’ordine di 30‐40 m. E’ costituito da sabbie medio‐fini, localmente grossolane, pulite o con presenza di limo. E’ stato interessato da prove penetrometriche e dal prelievo di campioni.  

Presenta valori di NSPT crescenti con la profondità, indicativamente NSPT ≈ 10‐30 fino a circa 15 m dal p.c., per passare a NSPT >30. 

Granulometria. 

dalla analisi granulometrica eseguita  su  circa n. 20  campioni,  il  litotipo  corrisponde ad una  sabbia argillosa ad argilla limosa (debolmente limosa). 

Peso di volume. 

mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stimano valori crescenti con la profondità del peso di volume naturale γ da 1.8 a 2.1 t/mc. 

Addensamento 

mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento crescente 

con la profondità da moderatamente addensato a addensato‐molto addensato. 

Resistenza al taglio – tensioni efficaci 

mediante correlazione con  i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 27° ÷ 35° a >35°. 

Compressibilità 

Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E  (modulo di Young o di  compressibilità,  in prima approssimazione  coincidente  con  il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 50÷100 a > 150 kg/cmq. 

Coefficiente di permeabilità 

dalla  elaborazione  dei  dati  della  prova  di  pompaggio  eseguita  ad  hoc,  risulta  un  valore  del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐4 m/sec; 

Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici: 

‐ peso di volume γ = 1.8‐2.1 t/mc con la profondità; ‐ granulometria sabbia medio‐fine da pulita a debolmente limosa; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10‐4 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza  moderatamente  addensato  a  addensato‐molto  addensato  con  la 

profondità; ‐ resistenza  al  taglio‐tensioni  totali  cu  =  0.4  kg/cmq  (per  i  livelli  con  importante  frazione 

limoargillosa); ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = da 27÷35° a >35° con la profondità; 

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‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità; ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐4 m/sec  

LITOTIPO C 

Corrisponde ai depositi naturali a composizione limo‐argillosa sottostanti al LITOTIPO B. 

E’ stato rilevato fino alla massima profondità indagata, pari a 55 m.  

E’ costituito da limo e argilla con presenza di sabbia; sono presenti livelletti torbosi. 

E’ stato  interessato da campagne di prelievi per  lavori autostradali ed  infrastrutturali di area vasta (Guasticce)  prelievo  di  campioni  granulometria‐indici  di  Atterberg  dalla  analisi  granulometrica eseguita  su  circa n. 10  campioni,  il  litotipo  corrisponde ad un  limo da poco a molto argilloso  con sabbia; dalla determinazione degli indici di Atterberg, il litotipo corrisponde ad una argilla inorganica di media plasticità. 

Peso di volume. 

Dalle determinazioni di laboratorio si valutano valori medi del peso di volume naturale γ = 1.95 t/mc. 

Consistenza. 

Dalle determinazioni di laboratorio si valuta una consistenza plastica‐solido plastica. 

Resistenza al taglio – tensioni efficaci 

Dalla prova di taglio diretto si sono ricavati valori dell’angolo di attrito pari a 21° e della coesione pari a 0.3 kg/cmq; mediante correlazione con i valori dell’indice di plasticità, nell’ipotesi c’=0, si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ pari mediamente a 30°. 

Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici (n.b.: la descrizione dei parametri fisico‐meccanici che segue è relativa al litotipo nel suo complesso e pertanto non tiene conto dei livelletti torbosi presenti): 

‐ peso di volume γ = 1.95 t/mc con la profondità; ‐ classificazione argilla inorganica di media plasticità; ‐ granulometria: limo da poco a molto argilloso con sabbia; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10E‐04 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza  moderatamente  addensato  a  addensato‐molto  addensato  con  la 

profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.2÷0.4 kg/cmq; ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 21°; c’ = 0.3 kg/cmq φ’ = 30°; c’ = 0.0 kg/cmq; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità  

IMPLICAZIONI GEOTECNICHE DELLE OPERE IN PROGETTO 

Il progetto prevede modestissime opere a terra, costituite da semplice tubi in ferro di 8 cm infissi nei primi due metri di  terreno;  i pannelli  solari pesano 27 kg/mq e, avendo quattro pali ogni 8 metri quadri di  tavola,  il carico sul tubo è di 54 kg oltre al peso proprio; del  tutto  inifluente  in quanto è sufficiente attingere anche ad un debolissimo effetto di attrito terra/tubo per garantire la stabilità e la portanza. 

 

 

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CEDIMENTI TOTALI E DIFFERENZIALI DEL TERRENO DI FONDAZIONE 

Si  sono  stimati  i  cedimenti  assoluti  a  tempo  infinito  indotti  dal  rilevato  di messa  in  sicurezza  in progetto sui terreni di fondazione: l’ordine di grandezza è di circa 1 cm; la distorsione massima, k,a, è inferiore ad 1/200 D, posta D la distanza tra due punti di misura. 

  4.3. GEOLITOLOGIA  Il quadro geo‐litologico locale si inserisce nel contesto della Toscana Centrale e Costiera, caratterizzato dalla presenza di Unità Neogeniche Toscane impostate su un sistema tettonico complesso, in cui le Unità Liguri e Subliguri sormontano la Falda Toscana.  [I dati che seguono sono tratti dalla Carta Geologica Regionale, per gentile concessione, 22.1.2010].  In questo quadro  si ha  la presenza di  formazioni  sedimentarie appartenenti al ciclo deposizionale del Padule di Fucecchio  (vedi Carta Geologica Regionale,  scala 1:50.000),  in prossimità e copertura delle pendici dei rilievi di pre‐collinari del Monte Albano.  Nel  quadro  regionale  d’insieme  si  distingue  nella  parte  settentrionale  lo  sviluppo  delle  formazioni appartenenti al Dominio Toscano Giurassico (Unità tettonica della Falda Toscana) cui si sovrappongono i termini del Dominio Ligure di età dell’Eocene‐Cretacico.  In particolare  i rilievi settentrionali rappresentano  l’emergenza di  litotipi appartenenti al Gruppo delle Brecce del Montealbano – CGA – e trattasi di conglomerati e brecce monomittiche, clasto‐sostenute con clasti variabili da sub angolosi a sub arrotondati,   specificatamente come calcari marnosi rossastri con peliti siltose e plaghe selcifere.  L’età è dell’Eocene inferiore.                           

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5. IDROGEOLOGIA  Le formazioni geologiche, che costituiscono la successione stratigrafica più superficiale, possono essere raggruppate in differenti “Complessi idrogeologici” così distribuiti dall’alto verso il basso:  

• Complesso  idrogeologico delle alluvioni; formato da sedimenti alluvionali eterometrici (argille, limi, sabbie, ghiaie) caratterizzato da permeabilità primaria da molto bassa a media, nei  livelli più permeabili si sviluppano circolazioni idriche talora in pressione; 

• Complesso  idrogeologico della  Formazione di Monte Morello;  costituito prevalentemente da peliti e calcari‐marnosi, per natura costituisce il locale aquiclude. 

 Nel sito si sviluppa una circolazione  idrica sotterranea nei depositi alluvionali; essa presenta un  livello piezometrico medio posto a poca profondità dal p.c. con escursione che è  funzione del  locale  regime pluviometrico.  In  sintesi  la  zona  in  esame  si  pone  nell’intorno  del  Padule  di  Fucecchio;  prevale  in generale una media‐alta permeabilità dei terreni sedimentari  limo argillosi, a granulometria non molto fine, nonostante la frazione limosa. Non vi sono acquiferi emergenti in loco. La linea di deflusso è orientata verso sud‐nord con un bassissimo gradiente idraulico.    6. INDAGINE GEOGNOSTICA  Al fine di verificare la successione stratigrafica locale e di evidenziare i  caratteri geomeccanici dei terreni affioranti, sono stati eseguiti 2 sondaggi di penetro metrica statica.   L'attrezzatura utilizzata è costituita da un penetrometro statico leggero (SPL), costituito da un maglio di 30 kg e volata di 0,20 metri, punta conica di 10 cm2 ed apice di 60°.  Gli  istogrammi mostrano  il numero dei colpi "N" necessario per  l'approfondimento della punta conica nel terreno. Dal  loro  esame  generale  si  evidenzia  la  presenza  di  un  primo  terreno  in  minor  addensamento riconducibile  alla  copertura  pedogenizzata,  con  uno  spessore  di  circa  0,5‐0,7  metri.  Sottostante  a questo, si ritrova la formazione limoso‐sabbiosa in facies mediamente addensata (SPD 1) che prosegue fino a – 1,5 metri di profondità con un N = 55 colpi/10 cm.  Al di sotto si osserva un incremento dell’addensamento con oltre 30‐40 colpi/10m cm che corrisponde alla facies di maggiore addensamento. Nel SPL 2 la facies di maggiore addensamento è subito presente sotto la copertura pedogenizzata.   7. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI  La  caratterizzazione  geomeccanica  è  stata  ottenuta  attraverso  la  correlazione  dei  sondaggi penetrometrici eseguiti.  I  terreni  affioranti nell’area di  sedime dell’impianto  fotovoltaico  sono  rappresentati da  formazioni di sabbie limose. In superficie si ha una copertura pedogenizzata di spessore di circa 0,5‐0,7 metri. Si elencano di seguito i parametri geomeccanici delle facies litologiche rilevate.  Limi sabbiosi e sabbie argillose in facies mediamente addensata (prof. da – 0,5 a – 1,5 metri dal p. di c.) C = 0 ��= 32° ��= 1,8 kg/cm³  Limi sabbiosi in facies addensata (profondità oltre – 1,5 metri dal p. di c.) C = 0 kg/cm; φ= 35°; γ = 1,8 kg/cm³    

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6. STUDIO DI REGIMAZIONE IDRAULICA    

     

      

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 8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Sulla base dei dati acquisiti si possono evidenziare le seguenti considerazioni conclusive.  

• Le aree  in esame, sono poste  in una zona con una morfologia collinare costituita da  litologie sedimentarie limoso‐sabbiose 

• con una copertura antropizzata che ha uno spessore inferiore al mezzo metro. • Le aree sono poste al di fuori di possibili allagamenti essendo in area collinare. • La falda acquifera è posta alla profondità di oltre  i 25 mt. • La formazione sedimentaria è costituita da due facies con addensamento maggiore dopo i ‐1,5 

metri di profondità dal piano di campagna. • La copertura pedogenizzata non è adeguata a sopportare carichi di una fondazione per  la sua 

inaffidabilità geotecnica, ma è talmente ridotta da venir superata con facilità da qualsiasi forma di ancoraggio delle strutture portanti 

• La  facies  limoso‐sabbiosa/argillosa mediamente  addensata è di buona  affidabilità  geotecnica per  i  possibili  cedimenti  che  potrebbero  avere  un  decorso  temporale  non  prettamente immediato. 

• La  facies  addensata,  dopo  il  metro  di  profondità,  è  caratterizzata  da  una  piu’  che  buona affidabilità geotecnica.  

 Si  possono  quindi  opportunamente  adottare  fondazioni  di  tipo  indiretto  mediante  pali  metallici “avvitati” tipo krinner o spitzenberger.  Al fine del progetto in esame per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico si conferma la fattibilità e l’idoneità del sito.    

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  1 ‐ PREMESSA La presente Relazione geotecnica è una delle “relazioni specialistiche” redatte a completamento del Progetto per la centrale fotovoltaica “Arnaccio 1”, posta in comune di Cascina (PI). Per le parti non trattare si rimanda alla relazione tecnica di progetto della quale la presente relazione costituisce l’approfondimento specifico del tema geotecnico. Le tavole, gli allegati e tutti i dati ai quali si fa riferimento, sono quelli contenuti negli altri elaborati o allegati costituenti il Progetto di Autorizzazione  

 2 – DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA VASTA E DEL SITO  Il  sito è ubicato nella pianura  costiera della bonifica pisana, nella  zona  retrostante  l’antica  tenuta mediacea  di  Coltano  ed  in  prossimità  a  numerosi  corsi  d’acqua  formanti  il  reticolo  idraulico superficiale, fra Cascina e Collesalvetti. E’ posto a circa 13.500 metri dalla costa e a circa 2 metri sul livello del mare. La quota dell’area è  superiore  al  livello medio dei  corsi d’acqua piu’ prossimi di  alcune decine di centimetri. L'intorno dell’area è interessato da un sistema di canali artificiali dei quali il principale è il Canale del padule di Bientina e – piu’ in prospettiva – dalla Fossa Nuova. Siamo  al margine  orientale di  una  antica  zona umida‐palustre  limitrofa  all’Arno,  che  è  stata  resa abitabile con secoli di lavoro di bonifica. I terreni sono pianeggianti e la quota media del piano di campagna originario è di circa due metri  al disopra del livello medio del mare ed in genere non supera la quota di 1.95‐2.05 m s.l.m.. Le  aree  adiacenti  risultano  parimenti  pianeggianti  e  con  lievissima  cadente  verso  ovest,  di  pochi centimetri al  chilometro, per  lo più adibite a  seminativo o  interessate dall’affioramento di acqua, drenate da una fitta rete di canalette che tributano alla Fossa Nuiova ed agli altri corsi d’acqua.  La particolare situazione idrologica, idrogeologica e morfologica della zona in esame non determina tuttavia  la presenza di affioramento di acque sotterranee, che si trovano a molti metri di profondità. L’area è mantenuta emersa dall’azione di un sistema di idrovore realizzato nei primi decenni del presente secolo con l’istituzione del Consorzio di Bonifica. Il deflusso delle acque è dal  lago verso  il mare, determinato e regolato da un sistema di cateratte realizzate dal ‘700.   3 – INDAGINI GEOLOGICHE‐IDROGEOLOGICHE  3.1 – INDAGINI ESISTENTI L’area,  in relazione ai progetti disponibili presso  il comune di Cascina ed  il Genio Civile di Pisa, per iniziative  di  pianificazione  territoriale  è  stata  interessata  da  diverse  indagini,  che  confermano sostanzialmente  la uniformita ad area vasta dei  sedimenti  lacustri e  fluviali, per diverse decine di metri,  fino ad un banco di argilla e conglomerati pliocenica, caratteristico di gran parte del bacino costiero della Toscana centro‐settentrionale, posto a oltre 60‐70 metri di profondità.  4 ‐ CARATTERI GEOLOGICI L’area  in esame  interessa  il margine  interno di un ampio bacino di colmata, con asse parallelo alla linea di costa, costituito da limi sabbiosi, limi e torbe ben classate.  

Localmente  la presenza di  torbe è  invasiva, ma non  in questa zona: si  ricordano personalmente  le difficoltà di realizzazione dell’autostrada Sestri Levante‐Rosignano, nel tratto di Coltano interamente in  viadotto  per  la  estrema  compressibilità  delle  torbe  (La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d'acqua che, a causa dell'acidità dell'ambiente, non possono decomporsi interamente. Essa può includere molti altri tipi di materiale organico, come cadaveri di insetti ed altri animali. La torba si accumula in suoli più o meno saturi d'acqua e in assenza di ossigeno. Rappresenta lo stadio iniziale della formazione del carbone: la sua carbonizzazione si è arrestata in seguito a grandi sconvolgimenti avvenuti tra la fine dell'era terziaria e l'inizio della quaternaria, che hanno riportato i resti vegetali ancora in gran parte ricchi di idrogeno e ossigeno a contatto con l'aria.

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Dato che il processo di fossilizzazione non è ancora completato, da un punto di vista commerciale le torbe non sono più incluse tra i carboni fossili. Solo sotto certe condizioni la torba si trasforma in carbone di lignite nel corso di milioni di anni.) che resero necessaria  l’esecuzione dei pali‐pozzo di  fondazione previa asportazione con réfouler di molti metri di strato torboso.  Piu’  verso  est  i  limi  aumentano di  tenore  argilloso  e  sono  coperte dalla  coltre di  terreni  vegetali coltivati da secoli. Localmente, invece, i bacinitorbosi palustri deposti nella laguna interna, originatasi nel Quaternario, tra  il  rilievo  collinare  e  le  dune  costiere  rendono  la  zona  inutilizzabile  per  qualsiasi  costruzione superficiale (Coltano ed oltre, piu’ verso mare) L’attuale  situazione morfologica  della  pianura  cascinese meridionale  è  il  risultato  del  progressivo abbassamento del substrato roccioso (Catena Apuana e Monti Pisani)  in conseguenza di movimenti che si sono protratti fino al Quaternario lungo le faglie dirette distensive con direzione appenninica.  La struttura ad horst e graben che si è creata ha condizionato la deposizione dei sedimenti marini e continentali. Il substrato dell’area vasta è costituito da depositi, attuali e recenti (Quaternario), di sabbie argillo‐limose ed in subordine di limi organici e torbe, risultato dell’alternanza di fasi di deposizione lacustre, come l’attuale, e, oltre Coltano, marina. I  limi  sabbiosi e argillosi  in  strati  sedimentari alternati, da medio‐fini a  fini,  raggiungono profondit superiori a 30 m dal p.c. passano gradualmente a  limi ed argille  limose con  tracce di sabbia  fine e torba. A profondità superiori sono presenti argille grigio‐azzurre con lenti di torba e livelli di ghiaie e sabbie fino a circa 70 m di profondità dove vi sono conglomerati e sabbie di un diverso ciclo trasgressivo.  Per le profondità di interesse, procedendo dall’alto verso il basso, sotto il terreno agrario, si hanno: ‐  limi  argillosi  e  torbe  superiori ed  argille  torbose, di  spessore  crescente da 1‐2 m,  in  varie  zone, senza affioramenti, fino alla profondità di circa 10 m;  ‐  torbe  e  argille  torbose  inferiori,  presenti  da  circa  25  a  60 m  di  profondità  dal  p.c.  nella  parte centrale del bacino, da circa 13 a 70 m di profondità dal p.c. nella parte orientale.  4.2 ‐ CARATTERI LITOSTRATIGRAFICI DEL SITO I caratteri  litostratigrafici del sottosuolo e dei materiali di riporto (limi argillosi e sabbie argillose, è stata definita da  illustri  studiosi,  integrando  i  risultati delle  indagini  eseguite nelle  varie  campagn geognostiche e i dati esistenti in letteratura, giungendo alla definizione di quattro distinti litotipi.  La descrizione schematica della litostratigrafia è la seguente. ‐  Il  substrato,  fino  ad  una  profondità  di  circa  30  m  dal  p.c.,  è  costituito  da  sabbie  medio‐fini, localmente più o meno limose. ‐  Da tale profondità si passa gradualmente a limi e quindi ad argille, sempre più o meno sabbiosi. ‐  Intorno ai 40 m di profondità dal p.c. si rilevano, almeno localmente, livelletti torbosi. ‐  In affioramento sono presenti materiali con scarse caratteristiche meccaniche costituiti da riporti,  e terreni che localmente presentano talvolta componente organica (coltivo vegetale).   CONDIZIONI PIEZOMETRICHE, DINAMICA DELLA FALDA Nel corso delle varie  indagini vennero anche  installati piezometri a  "tubo aperto" per verificare  la presenza e monitorare  l'escursione:  il  livello della  isofreatica non è mai piu’ elevato di 25 metri di profondità e si trova – con tutta probabilità – a giacere su un livelletto di argilla impermeabile.  CUNEO SALINO Non è nota la presenza di infiltrazioni di acqua marina a oltre 13 km dalla linea di costa.     

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 LITOTIPI INDIVIDUATI E LORO PARAMETRI FISICO‐MECCANICI  LITOTIPO A Corrisponde ai materiali di varia natura presenti in superficie. E’  stato  rilevato nell’area preposta  ad  accogliere  la  centrale  FTV  ed  è  costituito prevalentemente sabbie limose e limi sabbiosi, talvolta con livelli torbosi e suolo. Localmente sono presenti materiali eterogenei ed eterometrici di riporto, costituiti da rifiuti misti a Inerti. Lo spessore del litotipo è stato rilevato da 1÷3 m a 3÷5 m . E’  stato  ricostruito  lo  spessore  del  livello  superficiale  di  caratteristiche  fisico‐meccaniche  più scadenti, costituito da livelli scarsamente addensati e contenenti parte di sostanza organica (coltivo, per circa 70 cm di spessore).  Granulometria. dalle analisi granulometriche eseguite su alcuni campioni, il litotipo corrisponde ad un limo argilloso; i  livelli  superficiali  presentano,  almeno  localmente,  una  maggiore  presenza  delle  frazioni  limo‐argillose e organiche.  Peso di volume. mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stima un valore del peso di volume  naturale  γ  crescente  con  la  profondità  da  1.6  a  1.8  t/mc.  addensamento/consistenza mediante  correlazione  con  i  valori  NSPT  (A.G.I.,  1977),  si  valuta  uno  stato  di addensamento/consistenza crescente con la profondità, comunque sciolto/privo di consistenza‐poco consistente.  Resistenza al taglio – tensioni totali (per i livelli superficiali scadenti). Mediante correlazione con i valori delle penetrometrie statiche, si stimano valori della coesione non drenata  Cu  crescenti  con  la  profondità  generalmente  da  0.3  a  1  kg/cmq.  resistenza  al  taglio  – tensioni efficaci mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 20° a >30°.  Compressibilità. Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E  (modulo di Young o di  compressibilità,  in prima approssimazione  coincidente  con  il modulo  edometrico)  crescenti  con  la  profondità  da  20  a  40  kg/cmq.  coefficiente  di  permeabilità mediante prove con permeametro si stimano valori del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐6 ÷ 10‐7 m/sec. Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici (il primo valore è relativo al suddetto livello superficiale piuttosto modesto): ‐ peso di volume γ = 1.6÷1.8 t/mc ‐ granulometria limo sabbioso con sostanze organiche ÷sabbia fine debolmente limosa ‐ addensamento/consistenza sciolto/privo di consistenza:  consistenza medio bassa; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.3 – 0.7 ÷ 0.8 – 1.0 kg/cmq (valori minimi rilevati) ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 20°÷>30° ‐ compressibilità E = 20 ÷ 40 kg/cmq. ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐6 ÷10‐7 m/sec   LITOTIPO B Corrisponde  ai  depositi  naturali  a  composizione  prevalentemente  sabbiosa  che  costituiscono  il substrato naturale del sito e dell’area vasta. Rilevato in corrispondenza di tutte le verticali indagate, sottostante ai precedenti litotipi. Lo spessore massimo di tale livello risulta dell’ordine di 30‐40 m. E’ costituito da sabbie medio‐fini, localmente grossolane, pulite o con presenza di limo. E’ stato interessato da prove penetrometriche e dal prelievo di campioni.   

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Presenta valori di NSPT crescenti con la profondità, indicativamente NSPT ≈ 10‐30 fino a circa 15 m dal p.c., per passare a NSPT >30.  Granulometria. dalla analisi granulometrica eseguita  su  circa n. 20  campioni,  il  litotipo  corrisponde ad una  sabbia argillosa ad argilla limosa (debolmente limosa).  Peso di volume. mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stimano valori crescenti con la profondità del peso di volume naturale γ da 1.8 a 2.1 t/mc.  Addensamento mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento crescente con la profondità da moderatamente addensato a addensato‐molto addensato.  Resistenza al taglio – tensioni efficaci mediante correlazione con  i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 27° ÷ 35° a >35°.  Compressibilità mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E  (modulo di Young o di  compressibilità,  in prima approssimazione  coincidente  con  il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 50÷100 a > 150 kg/cmq.  Coefficiente di permeabilità dalla  elaborazione  dei  dati  della  prova  di  pompaggio  eseguita  ad  hoc,  risulta  un  valore  del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐4 m/sec;  Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici: ‐ peso di volume γ = 1.8‐2.1 t/mc con la profondità; ‐ granulometria sabbia medio‐fine da pulita a debolmente limosa; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10‐4 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza  moderatamente  addensato  a  addensato‐molto  addensato  con  la 

profondità; ‐ resistenza  al  taglio‐tensioni  totali  cu  =  0.4  kg/cmq  (per  i  livelli  con  importante  frazione 

limoargillosa); ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = da 27÷35° a >35° con la profondità; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità; ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐4 m/sec  LITOTIPO C Corrisponde ai depositi naturali a composizione limo‐argillosa sottostanti al LITOTIPO B. E’ stato rilevato fino alla massima profondità indagata, pari a 55 m.  E’ costituito da limo e argilla con presenza di sabbia; sono presenti livelletti torbosi. E’ stato  interessato da campagne di prelievi per  lavori autostradali ed  infrastrutturali di area vasta (Guasticce)  prelievo  di  campioni  granulometria‐indici  di  Atterberg  dalla  analisi  granulometrica eseguita  su  circa n. 10  campioni,  il  litotipo  corrisponde ad un  limo da poco a molto argilloso  con sabbia; dalla determinazione degli indici di Atterberg, il litotipo corrisponde ad una argilla inorganica di media plasticità.  Peso di volume. dalle determinazioni di laboratorio si valutano valori medi del peso di volume naturale γ pari a 1.95 t/mc.     

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 Consistenza. Dalle determinazioni di laboratorio si valuta una consistenza plastica‐solido plastica. resistenza al taglio – tensioni efficaci Dalla prova di taglio diretto si sono ricavati valori dell’angolo di attrito pari a 21° e della coesione pari a 0.3 kg/cmq; mediante correlazione con i valori dell’indice di plasticità, nell’ipotesi c’=0, si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ pari mediamente a 30°.  Sulla  base  dei  dati  rilevati  dalle  indagini,  si  stimano  i  seguenti  valori  dei  principali  parametri fisicomeccanici (n.b.: la descrizione dei parametri fisico‐meccanici che segue è relativa al litotipo nel suo complesso e pertanto non tiene conto dei livelletti torbosi presenti):  ‐ peso di volume γ = 1.95 t/mc con la profondità; ‐ classificazione argilla inorganica di media plasticità; ‐ granulometria: limo da poco a molto argilloso con sabbia; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10E‐04 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza  moderatamente  addensato  a  addensato‐molto  addensato  con  la 

profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.2÷0.4 kg/cmq; ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 21°; c’ = 0.3 kg/cmq φ’ = 30°; c’ = 0.0 kg/cmq; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità  IMPLICAZIONI GEOTECNICHE DELLE OPERE IN PROGETTO Il progetto prevede modestissime opere a terra, costituite da semplice tubi in ferro di 8 cm infissi nei primi due metri di  terreno;  i pannelli  solari pesano 27 kg/mq e, avendo quattro pali ogni 8 metri quadri di  tavola,  il carico sul tubo è di 54 kg oltre al peso proprio; del  tutto  inifluente  in quanto è sufficiente attingere anche ad un debolissimo effetto di attrito terra/tubo per garantire la stabilità e la portanza.  CEDIMENTI TOTALI E DIFFERENZIALI DEL TERRENO DI FONDAZIONE Si  sono  stimati  i  cedimenti  assoluti  a  tempo  infinito  indotti  dal  rilevato  di messa  in  sicurezza  in progetto sui terreni di fondazione: l’ordine di grandezza è di circa 1 cm; la distorsione massima, k,a, è inferiore ad 1/200 D, posta D la distanza tra due punti di misura. 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Abbagliamento visivo

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Relazione Abbagliamento Visivo INDICE 1 PREMESSA   2 ANALISI DEL FEMOMENO  2.2 Moto apparente del sole  2.2 Rivestimento anti‐riflettente  2.3 Densitá ottica dell'aria  2.4 Strutture aeroportuali alimentate dal sole  3 CONCLUSIONE   1 PREMESSA******   

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 Con abbagliamento visivo si intende la compromissione temporanea della capacità visiva dell’osservatore a seguito dell’improvvisa esposizione diretta ad una  intensa sorgente  luminosa. L’irraggiamento globale è  la somma  dell’irraggiamento  diretto  e  di  quello  diffuso,  ossia  l'irraggiamento  che  non  giunge  al  punto  di osservazione  seguendo  un  percorso  geometricamente  diretto  a  partire  dal  sole,  ma  che  viene precedentemente riflesso o scomposto.  Per argomentare il fenomeno dell’abbagliamento generato da moduli fotovoltaici nelle ore diurne occorre considerare  diversi  aspetti  legati  alla  loro  tecnologia,  struttura  e  orientazione,  nonché  al  movimento apparente  del  disco  solare  nella  volta  celeste  e  alle  leggi  fisiche  che  regolano  la  diffusione  della  luce nell’atmosfera.  2 ANALISI DEL FEMOMENO 2.2 MOTO APPARENTE DEL SOLE  Come  è  ben  noto,  in  conseguenza  della  rotazione  del  globo  terrestre  attorno  al  proprio  asse  e  del contemporaneo moto di  rivoluzione attorno al sole, nell’arco della giornata  il disco solare sorge ad est e tramonta ad ovest (ciò  in realtà è  letteralmente vero solo nei giorni degli equinozi). In questo movimento apparente  il  disco  solare  raggiunge  il  punto  più  alto  nel  cielo  al  mezzogiorno  locale  e  descrive  un semicerchio  inclinato  verso  la  linea  dell’orizzonte  tanto più  in  direzione  sud  quanto più  ci  si  avvicina  al solstizio d’inverno (21 Dicembre) e tanto più in direzione nord quanto più ci si avvicina al solstizio d’estate (21 Giugno). 

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Figura sopra:  

                                     

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         Movimento apparente del disco solare per un osservatore situato ad una latitudine nord attorno ai 45°. Per tutte le località situate tra il Tropico del Cancro e il Polo Nord Geografico il disco solare non raggiunge mai lo zenit. 

    

   Figura 2: Angolo di osservazione ad altezza d'uomo.   In considerazione quindi dell’altezza dal suolo dei moduli  fotovoltaici compresa  tra 1 e 2,74 m e del  loro angolo di inclinazione verso sud pari a 34° rispetto al piano orizzontale, il verificarsi e l’entità di fenomeni di riflessione  ad altezza d’uomo della  radiazione  luminosa  incidente  alla  latitudine  a  cui è posto  l’impianto fotovoltaico  in  esame  sarebbero  teoricamente  ciclici  in  quanto  legati  al  momento  della  giornata,  alla stagione  nonché  alle  condizioni  meteorologiche.  In  ogni  caso,  inoltre,  la  radiazione  riflessa  viene ridirezionata  verso  l’alto  con un  angolo  rispetto  al piano orizzontale  tale da non  colpire né  le  abitazioni circostanti le quali constano di non più di tre piani, né, tantomeno, un eventuale osservatore posizionato ad altezza del suolo nelle immediate vicinanze della recinzione perimetrale dell'impianto.  Un taleconsiderazione è valida tanto per  i moduli  fissi quanto per quelli dotati di sistemi di  inseguimento (tracker).     

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 2.2 RIVESTIMENTO ANTI‐RIFLETTENTE Le perdite per riflessione rappresentano un importante fattore nel determinare l’efficienza di un modulo fotovoltaico e ad oggi  la  tecnologia  fotovoltaica ha  individuato  soluzioni  in grado di minimizzare un  tale fenomeno.   Con  l’espressione  “perdite di  riflesso”  si  intende  l'irraggiamento  che  viene  riflesso dalla  superficie di un collettore o di un pannello oppure dalla superficie di una cella solare e che quindi non può più contribuire alla produzione di calore e/o di corrente elettrica. Strutturalmente il componente di un modulo fotovoltaico a carico del quale è principalmente imputabile un tale fenomeno è il rivestimento anteriore del modulo e delle celle solari. L’insieme delle celle solari costituenti i moduli fotovoltaici di ultima generazione è protetto frontalmente da un  vetro  temprato  anti‐riflettente  ad  alta  trasmittanza  il quale da alla  superficie del modulo un  aspetto opaco che non ha nulla a che vedere con quello di comuni superfici finestrate (vedi figura in basso). Al  fine di minimizare  la quantità di radiazioni  luminose riflesse,  inoltre,  le singole celle  in silicio cristallino sono  coperte  esteriormente da un  rivestimento  trasparente  antiriflesso  grazie  al quale penetra più  luce nella cella, altrimenti la sola superficie in silicio rifletterebbe circa il 30% della luce solare.      

     2.3 DENSITÁ OTTICA DELL'ARIA Le  stesse  molecole  componenti  l’aria  al  pari  degli  oggetti  danno  luogo  a  fenomeni  di  assorbimento, riflessione  e  scomposizione  delle  radiazioni  luminose  su  di  esse  incidenti,  pertanto  la  minoritaria percentuale di  luce  solare  che  viene  riflessa dalla  superficie del modulo  fotovoltaico,  grazie  alla densità ottica dell’aria è comunque destinata nel corto raggio ad essere ridirezionata, scomposta, ma soprattutto convertita in energia termica.  2.4 STRUTTURE AEROPORTUALI ALIMENTATE DAL SOLE Ad oggi numerosi sono in Italia gli aeroporti che si stanno munendo o che hanno già da tempo sperimentato con successo estesi impianti fotovoltaici per soddisfare il loro fabbisogno energetico (es. Pisa S.Giusto e Pisa G.Galilei; Bari Palese: Aeroporto Karol Wojtyla; Roma: Aeroporto  Leonardo da Vinci; Bolzano:  aeroporto Dolomiti ecc...). Indipendentemente dalle scelte progettuali, risulta del tutto accettabile l'entità del riflesso 

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generato  dalla  presenza  dei  moduli  fotovoltaici  installati  a  terra  o  integrati  al  di  sopra  di  padiglioni aeroportuali.   CONCLUSIONE In mancanza di una normativa specifica che regoli una tale problematica, nonché alla luce di quanto esposto e delle positive esperienze di un numero crescente di aeroporti  italiani, si può pertanto concludere che  il fenomeno dell'abbagliamento visivo dovuto a moduli  fotovoltaici nelle ore diurne a scapito dell’abitato e della viabilità prossimale è da ritenersi ininfluente nel computo degli impatti conseguenti un tale intervento non rappresentando una fonte di disturbo. Ciò nonostante, un’efficace e tempestiva strategia comunicativa risulta fondamentale al fine di ottenere un consenso pubblico sempre più ampio nei confronti di una semplice, silenziosa e di basso impatto tecnologia energetica com’è quella fotovoltaica.  

     

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Progetto di ripristino

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Progetto di Ripristino  PREMESSA  PROGETTO DI RIPRISTINO  

PREMESSA La presente  relazione  fa parte della documentazione  redatta per  l'ottenimento dell'Autorizzazione Unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone (Collesalvetti, LI). L'impianto verrà  installato a terra su struttura  infissa e prevede  la totale cessione dell'energia secondo  le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME).  Proponente è la società Impretecna S.r.l. il cui scopo sociale ha, tra l’altro, per oggetto la progettazione di strutture ed impianti e che dispone dell’opzione sul diritto di superficie. L'intervento è  illustrato negli elaborati progettuali, allegati a  tale  relazione;  tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Unica. Il  progetto  esaminato  va  necessariamente  sottoposto  a  procedura  di  verifica,  in  quanto,  per  tipologia, rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra:  "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda" PROGETTO DI RIPRISTINO La vita attesa dell'impianto (intesa quale periodo di tempo in cui l'ammontare di energia elettrica prodotta è significativamente superiore ai costi di gestione dell'impianto) è di circa 25 anni. AI termine di detto periodo è previsto  lo smantellamento delle strutture ed  il ripristino del sito che potrà essere recuperato alla preesistente destinazione agricola. Pertanto  tutti  i  componenti  dell'impianto  e  gli  associati  lavori  di  realizzazione  sono  stati  previsti  per  il raggiungimento di questo obiettivo. La  prima  operazione  consiste  nella  rimozione  della  recinzione  e  nella  sistemazione  del  terreno  smosso durante l’operazione (con particolare riferimento all’estrazione dei pali). Il piano prevede lo smontaggio dei pannelli e il loro avvio alla filiera del riciclo/recupero. Analogamente, tutti i cablaggi interrati verranno rimossi dalle loro trincee e avviati al recupero dei metalli e delle plastiche. 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Progetto di ripristino

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Il terreno sopra le trincee rimosse verrà ridistribuito in situ, eventualmente compattato. Le  infrastrutture  elettriche  ausiliarie  (inverter,  trasformatori,  quadri)  saranno  consegnate  a  ditte specializzate nel  ripristino e  riparazione, e saranno successivamente  riutilizzate  in altri siti o  immesse nel mercato dei componenti usati. Alla fine delle operazioni di smantellamento, il sito verrà lasciato allo stato naturale e sarà spontaneamente rinverdito in poco tempo. Date le caratteristiche del progetto, non resterà sul sito alcun tipo di struttura al termine della dismissione, né in superficie né nel sottosuolo. Per quanto attiene ai prefabbricati alloggianti le cabine elettriche, si procederà alla rimozione dei basamenti in  ed allo smaltimento dei rifiuti presso discariche autorizzate per lo smaltimento di inerti.      

    Le cabine verranno smontate ed a loro volta trasportate a discarica.  Per quanto attiene al  ripristino del  terreno non  'sarà necessario procedere a demolizioni di  fondazioni  in quanto le strutture sono direttamente infisse nel terreno e pertanto facilmente rimovibili. In dettaglio, per quanto riguarda lo smaltimento delle apparecchiature montate sulle strutture fuori terra si procederà come segue con l'obiettivo di riciclare pressoché totalmente i materiali impiegati:  • Smontaggio dei moduli mantenendone la integrità e predisposizione per il trasporto; • Smontaggio delle strutture di supporto moduli  (in alluminio) e conferimento ad aziende di recupero del  metallo; • Smontaggio  delle  strutture  verticali  conficcate  nel  terreno  (in  acciaio  zincato)  e  conferimento  aziende direcupero metallo; • Smontaggio dei cavi e conferimento ad azienda recupero rame; Invio dei moduli ad idonea piattaforma predisposta dal costruttore di moduli FV che effettuerà le seguenti operazioni di recupero: • Recupero cornice di alluminio • Recupero vetro 

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Progetto di ripristino

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• Recupero integrale della cella di silicio o recupero del solo wafer conferimento a discarica delle modeste quantità di polimero di rivestimento della cella. Durante  le operazioni di smantellamento e ripristino del sito,  i materiali saranno prevalentemente ritirati  portati  direttamente  fuori  sito  per  le  successive  operazioni  di  recupero/riciclo  o  di  smaltimento  presso impianti terzi. I quantitativi di materiali solidi che, per ragioni logistiche o contingenti, dovessero permanere sul sito, per periodi  comunque  limitati,  saranno  stoccati  in aree  separate e ben  identificate e delimitate, prevedendo una adeguata sistemazione del terreno a seconda del materiale e delle sue caratteristiche. Procedendo alla attribuzione preliminare dei singoli codici CER dei rifiuti autoprodotti dalla dismissione del progetto,  si  possono  descrivere  come  appartenenti  alle  seguenti  categorie  (in  rosso  evidenziati  i  rifiuti speciali pericolosi):     Codice CER  ‐ Descrizione del rifiuto  CER 150110 imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze CER 150203 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 150202 CER 160210 apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 160209 CER 160304 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 160303 CER 160306 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305 CER 160604 batterie alcaline (tranne 160603) CER 160601 batterie al piombo CER 160605 altre batterie e accumulatori CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale) CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106 CER 170202 vetro CER 170203 plastica CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 CER 170407 metalli misti CER 170411 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410 CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603 CER 170903 altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose  Le ditte a  cui  saranno  conferiti  i materiali  saranno  tutte  regolarmente autorizzate per  le  lavorazioni e  le operazioni di gestione necessarie. Si può valutare  in prima approssimazione che  il prezzo di vendita del materiale  ferroso  recuperato e del vetro, derivante dallo smontaggio dell’impianto possa remunerare almeno le spese.  Il  progetto  ha  altresì  analizzati  i  possibili  costi  legati  allo  smaltimento  dei  pannelli,  di  cui  se  ne  rende evidenza nel paragrafo. Allo stato attuale non esiste una procedura standard che preveda come smantellare un  impianto PV alla fine della sua vita. La direttiva europea WEEE  (2002/95/CE)  (WasteofElectric and Electronic Equipment), nota  in  Italia  come RAEE  (rifiuti  di  apparecchiature  elettriche  ed  elettroniche),  prevede  che  le  industrie  di  componenti elettronici siano obbligate a occuparsi dello smaltimento dei  loro prodotti; tra queste  industrie vi è anche quella del fotovoltaico.  Il  recepimento  della  direttiva  da  parte  dell’Italia  è  avvenuto  con  il  d.lgs.  25/07/2005  n.  15.  Tuttavia, nell’elenco  definito  “esemplificativo  e  non  esaustivo”  dei  prodotti  da  considerare  RAEE,  non  sono menzionati i pannelli PV.     Ciò può lasciare spazio a dubbi ed interpretazioni soggettive della legge.  Costo raccolta e smaltimento: 0,3 €/ Kg  (Indicativo da ALFAREC)  Costi Gestione: 0,03 €/ Kg                          (10% costi smaltimento) 

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Costi Smantellamento 60 €/kW                (Ipotizzati pari a 1/ 3 dei costi di installazione) Costi Trasporti: 23,65 €/ kW                    (Ipotizzati pari ai costi di trasporto per l'installazione, +10%                                                                          dovuto a  certificazione mezzi smaltimento)  Complessivamente: circa 84 euro/KW installato, ossia circa 336.000 euro. 

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Descrizione della tecnica prescelta  1 PREMESSA  2 DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA  1 PREMESSA La presente relazione fa parte della documentazione redatta per l'ottenimento dell'autorizzazione unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone nel comune di Collesalvetti (LI) L'impianto verrà  installato a terra su struttura  infissa e prevede  la totale cessione dell'energia secondo  le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). L'intervento è  illustrato negli elaborati progettuali, allegati a  tale  relazione;  tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio dell’  Autorizzazione Unica. Il  progetto  esaminato  va  necessariamente  sottoposto  a  procedura  di  verifica,  in  quanto,  per  potenza  e tipologia rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra:  "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda P > 1.00 MWp”  

***  L’effetto fotovoltaico consiste nella conversione dell’energia solare  in energia elettrica. Questo processo è reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori come il silicio. L’elemento  che  sta  alla  base  della  tecnologia  fotovoltaica  è  la  cella  che  è  costituita  da  un  materiale semiconduttore,  il  silicio,  di  spessore  estremamente  ridotto  (0.3  mm),  che  viene  trattato  mediante operazione di “drogaggio” che consiste nel trattare il silicio con atomi di fosforo e boro al fine di ottenere correnti elettriche stabili all’interno della cella. Per  la realizzazione dei contatti elettrici metallici, allo strato di silicio vengono applicati mediante sistema serigrafico  dei  contatti  in  argento  o  alluminio  che  sono  costituiti  da  una  superficie  continua  sul  fronte posteriore ed una griglia sul lato anteriore della cella. La loro funzione è quella di captare il maggior flusso elettrico possibile e convogliarlo all’esterno. Il  rivestimento  antiriflettente  è  costituito  dalla  deposizione  di  uno  strato  sottile  di  ossido  di  titanio  per minimizzare la componente di radiazione solare riflessa. Il parametro più  importante della cella è  il suo  rendimento η che  rappresenta  il  rapporto  tra  la massima potenza Pmax [Wp] che si ottiene dalla cella e  la potenza totale della radiazione  incidente sulla superficie frontale. Il  livello  del  rendimento  diminuisce  all’aumentare  della  temperatura  delle  celle,  poiché  la  temperatura ostacola il passaggio degli elettroni nel semiconduttore.  

η= Pcella/Pmax  Attualmente sul mercato le celle fotovoltaiche hanno diverse dimensioni a seconda della loro tipologia.  Celle a silicio monocristallino: hanno un  grado di maggior purezza del materiale  e  garantiscono  le migliori prestazioni in termini di efficienza avendo il rendimento più alto pari al 15%. Si presentano di colore blu scurissimo uniforme e hanno forma circolare o ottagonale, di dimensione dagli 8 ai 12 cm di diametro e 0.2 ‐ 0.3 mm di spessore. Celle a silicio policristallino: hanno una purezza minore, condizione che comporta una minor efficienza ossia il  loro rendimento si aggira tra  l’11 e  il 14%. Si presentano di un colore blu  intenso cangiante dovuto alla loro struttura policristallina.  Hanno forma quadrata o ottagonale e di spessore analogo al precedente tipo.  Silicio amorfo: si  tratta della deposizione di uno  strato  sottilissimo di  silicio  cristallino  (1‐2 micron)  su superfici di altro materiale, ad esempio vetri o supporti plastici. In questo caso è improprio parlare di celle, in quanto possono essere ricoperte superfici anche consistenti in modo continuo.    

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 L’efficienza  di  questa  tecnologia  è  sensibilmente  più  bassa,nell’ordine  del  5‐  6.8%  ed  è  soggetta  a  un decadimento  consistente  (‐30%)  delle  proprie  prestazioni  nel  primo mese  di  vita  che  impone  quindi  un sovradimensionamento della superficie installata, in modo da consentire in fase di esercizio la produzione di energia. 

  Un generatore fotovoltaico si compone di: ‐ Cella fotovoltaica: elemento base del generatore fotovoltaico, è costituita da materiale semiconduttore opportunamente trattato mediante “drogaggio”, che converte la radiazione solare in elettricità. ‐ Modulo  fotovoltaico:  insieme  di  celle  fotovoltaiche  collegate  tra  loro  in  serie  o  in  parallelo,  così  da ottenere valori di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi.  ‐  Pannello fotovoltaico: insieme di più moduli, collegati in serie o in parallelo, in una struttura rigida. ‐ Stringa:  insieme di moduli o pannelli collegati elettricamente  in serie fra  loro per ottenere  la tensione di lavoro del campo fotovoltaico. ‐  Generatore  fotovoltaico:  generatore  elettrico  costituito  da  uno  o  più  moduli,  pannelli,  o  stringhe fotovoltaiche. 

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   I moduli fotovoltaici sono costituiti da diversi strati sovrapposti:  1.  lastra  di  vetro  temprato  di  spessore  variabile  che  ha  una  duplice  funzione:  di  assicurare  una  buona trasmittanza  termica  (> 90%) ed una  resistenza meccanica,  considerato  il  fatto  che  le  celle  fotovoltaiche sono molto fragili e si rompono facilmente; 2.  primo  foglio  sigillante  trasparente  in  EVA  (acetato  vinile  etilenico)  che  ha  la  funzione  di  garantire  la tenuta agli agenti esterni ed un buon isolamento dielettrico; 3. celle fotovoltaiche; 4. secondo foglio sigillante in EVA per l’isolamento posteriore; 5. chiusura posteriore che può essere sia in vetro con la funzione di favorire lo scambio termico e consentire una parziale trasparenza del modulo, o  in Polivinilfluoruro (PVF) noto commercialmente come tedlar® che viene impiegato in fogli nell’assemblaggio dei moduli fotovoltaici per le sue particolari caratteristiche anti‐umidità. 

 

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Il sandwich è posto in forno di laminazione in cui, tramite riscaldamento a circa 150°, si realizza la sigillatura dei componenti,  l’EVA diviene trasparente e si eliminano dall’interno della stratificazione  l’aria e  il vapore contenuti tra gli interstizi in modo da evitare possibili processi di corrosione. Realizzato  il  laminato  il modulo  è  completato  da  cornici  di  alluminio,  anche  se  le  recenti  realizzazioni propendono per soluzioni prive di cornice, che sono più leggere e preferite in campo architettonico. Nella parte posteriore del modulo fotovoltaico è collegata la scatola di giunzione per i collegamenti elettrici necessari per l’installazione.  

   Per la realizzazione del presente progetto, è stata scelta la tecnologia con celle di silicio cristallino. I  criteri  che hanno guidato  la  scelta  sono: caratteristiche  intrinseche del  silicio  cristallino,  che assicura  la maggiore efficienza di conversione, rispetto alle altre tecnologie.  Dati storici degli impianti simili che nel mondo sono in funzione già da anni, che registrano un alto grado di affidabilità  nel  tempo  dei  pannelli  e  una  maggiore  stabilità  del  tasso  di  decadimento  naturale  delle prestazioni nel tempo rispetto alle altre tecnologie. Per minimizzare  l’occupazione di  terreno a parità di potenza  installata è  stato proposto una  tipologia di pannelli ad alta efficienza.           

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   Il SunPower 305 o similare, con una vita utile stimata di oltre 25 anni, presenta le seguenti caratteristiche:  

• Potenza nominale 305 Wp • Range applicazione: 0% / + 5% • Celle: Silicio cristallino alta efficienza • Tensione circuito aperto VOC 64,2 V • Corrente di corto circuito ISC 5,96 A • Tensione VMP 54,7 V Corrente IMP 5,58 A • Massimo sistema di voltaggio: 1000 V • Dimensioni: BxH = 999 x 1559 mm (0.99 x 1.55 mt) 

  In questo modo si avrà un alta producibilità di energia elettrica con il minimo spazio occupato a terra. Inoltre  la degradazione annuale garantita di questi pannelli è molto bassa, questo comporta che dopo 10 anni l’efficienza sarà 17,79% (molto più alta di moduli fotovoltaici di altre marche). I  pannelli  fotovoltaici  saranno  posizionati  a  sud  con  un’inclinazione  di  circa  30°  per  massimizzare  la captazione dell’energia solare e quindi la producibilità dell’intero impianto fotovoltaico.  E’  stato  scelto  uno  degli  inverter  con  più  alto  rendimento  sul mercato,  questo  permetterà  di  ridurre  al massimo le perdite durante la trasformazione della corrente da continua ad alternata.  Gli inverter e le cabine di media tensione saranno collocati all’interno dell’impianto fotovoltaico per ridurre le lunghezze dei cavi tra il campo stesso e le cabine, così saranno ridotte anche le perdite nei cavi. Sarà  installato un sistema di gestione, controllo e monitoraggio da  remoto dell’intero parco  fotovoltaico, con visualizzazione in tempo reale di diversi parametri: la corrente e la potenza immesse in rete, l’energia prodotta e altre grandezze di lavoro del parco fotovoltaico. In questo modo si ridurranno al minimo le inefficienze dell’impianto.

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Analisi delle ricadute socio‐occupazionali   1 PREMESSA   2 ANALISI DELLE RICADUTE SOCIO‐OCCUPAZIONALI 2.1 Fase di installazione dell’impianto  2.2 Fase di esercizio dell’impianto  1 PREMESSA La presente  relazione  fa parte della documentazione  redatta per  l'ottenimento dell'Autorizzazione Unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone (Collesalvetti(LI) L'impianto verrà  installato a terra su struttura  infissa e prevede  la totale cessione dell'energia secondo  le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). L'intervento è  illustrato negli elaborati progettuali, allegati a  tale  relazione;  tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio della  Autorizzazione Unica.  Il progetto  esaminato  va’ necessariamente  sottoposto  a procedura di  verifica,  in quanto, per potenza  e tipologia, rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra:  "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda,P> 1.00 MWp” 2 ANALISI DELLE RICADUTE SOCIO-OCCUPAZIONALI Gli  effetti  per quanto  riguarda  l’ambito  socio‐economico  sono  positivi,  pur  se non molto  significativi,  in considerazione  del  fatto  che  saranno  valorizzate  maestranze  e  imprese  locali  per  appalti  nelle  zone interessate  dal  progetto,  tanto  nella  fase  di  costruzione  quanto  nelle  operazioni  di  gestione  e manutenzione.  2.1 FASE DI INSTALLAZIONE DELL’IMPIANTO  Le lavorazioni che si prevedono per la realizzazione dell’impianto sono le seguenti:  • Rilevazioni topografiche • Erpicatura (lavoro agricolo)  della terra con frantumazione delle zolle; • Profilatura e perfetta regimazione di fosse e scoline (reticolo idraulico superficiale); • Montaggio di strutture metalliche in acciaio e lega leggera • Posa in opera di pannelli fotovoltaici • Realizzazione di cavidotti e pozzetti; • Connessioni elettriche; • Posizionamento di boxes  prefabbricati;  • Realizzazione di cabine elettriche; • Sistemazione delle aree a verde  Pertanto le professionalità richieste saranno principalmente:  • Operai edili (carpentieri, addetti a macchine agricole e movimento terra) • Topografi • Elettricisti generici e specializzati • Coordinatori • Progettisti • Personale di sorveglianza • Operai agricoli  Le  operazioni  di  montaggio  dell’impianto  sono  previste  durare  per  circa  4  mesi,  pertanto  si  prevede l’impiego di personale generico e specializzato di ca. 20 uomini per il suddetto periodo.   

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  2.2 FASE DI ESERCIZIO DELL’IMPIANTO  Successivamente, durante il periodo di normale esercizio dell’impianto, verranno utilizzate maestranze per la  manutenzione,  la  gestione/supervisione  dell’impianto,  nonché  ovviamente  per  la  sorveglianza  dello stesso. Alcune  di  queste  figure  professionali  saranno  impiegate  in  modo  continuativo,  come  ad  esempio  il personale di gestione/supervisione tecnica e di sorveglianza. Altre  figure  verranno  impiegate occasionalmente a  chiamata al momento del bisogno, ovvero quando  si presenta la necessità di manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto. La  tipologia  di  figure  professionali  richieste  in  questa  fase  sono,  oltre  ai  tecnici  della  supervision dell’impianto e al personale di sorveglianza, elettricisti, operai edili, artigiani e operai agricoli/giardinieri per la manutenzione del terreno di pertinenza dell’impianto  (taglio dell’erba, sistemazione delle aree a verde ecc.)  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Bilancio energetico

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 RELAZIONE. BILANCIO ENERGETICO DELL’IMPIANTO  

Sistema collegato alla rete: parametri di simulazione  

Progetto: Impretecna  

 Ubicazione impianto: comune di Collesalvetti (LI), località “Lavandone”.  Caratteristiche sito di installazione Posizionamento  Paese: Italia Indirizzo: loc.Lavandone Comune: Collesalvetti (LI)  Provincia: Pistoia Latitudine: 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95” Est Altezza s.l.m.: 1 mt slm circa (l’area è posta fra le quote +0.8 mt e + 1.05 mt, con gradiente sud‐> nord  Fuso Orario: TU+1 Valori Albedo mensili: 20 Dati Meteo: Pisa, Meteonorm SYN file 

 Variante Simulazione: _SPWR250_FIXDBR3.00_SMA250SC‐HE Data inizio simulazione: 29/11/2010  Parametri di simulazione  Orientamento collettori solari: 32° Azimut: 0° Shed: distanza 5.58 mt; larghezza del collettore 3.12 mt;  alto: 1.20; basso: 3.00. Gamma: 30°,24; Fattore occupazione 61.13%  Orizzonte: libero Ombre vicine: no  Caratteristiche del campo: 13.248 pannelli SunPower o similari da 305 Wp;  Fattore di perdita complessiva campo: 14,1% Inverter: Sunny Central 250HE o similare.  Bisogni dell’utilizzatore: illimitato. 

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TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE

Coordinate geografiche: 43°37' N - 10°24' E Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti

Potenza generatore FTV: 4,040 MWp

Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud

Perdite sistema: 14,10% circa

PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA

Mese Produz. Produz. Incidenza Differenza

mensile giornaliera sul totale su mese

prec.

(kWh) (kWh)

Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29% 0,00%

Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05% 14,48%

Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19% 35,33%

Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66% 5,66%

Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11% 28,36%

Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19% 0,68%

Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78% 5,34%

Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89% -7,62%

Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92% -8,91%

Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86% -20,77%

Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89% -37,79%

Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18% -14,58%

Totale 5.579.256,16 100,00%

Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die

Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16  

 

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INDICERELAZIONE     RELAZIONE TECNICA SPECIALISTICA DI SINTESI     Inquadramento opera.   

                 Fossa Nuova (OO.II. 3°ctg. – Consorzio Bonifica Fiumi e Fossi (Pisa)                                                                                                                                                       Scolmatore d’Arno                

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  LOCALITA’ LAVANDONE,  FRAZIONE DI COLLESALVETTI, PROV. DI LIVORNO    Relazione tecnica. Descrizione  dell’impianto  da  autorizzare  e  delle  eventuali  opere  connesse  ed  infrastrutture  indispensabili  alla costruzione ed all’esercizio dello stesso.  Il  sito  scelto  per  la  realizzazione  dell’impianto  si  trova  nel  Comune  di  Collesalvetti  (LI):  in  coordinate geografiche è posizionato: Latitudine: 43°37’07,04”” Nord Longitudine: 10,24’54,95” Est con altitudine sul livello del mare di circa 1 mt.  L’area di progetto è situata in località Lavandone il terreno è delimitato a Nord dalla Fossa Nuova, a sud dalla viabilità poderale in fregio all’argine destro dello Scolmatore d’Arno, ad ovest dalla stessa proprietà agraria e ad est da altra proprietà.  Il sito è censito presso il nuovo catasto terreni del comune di Collesalvetti  al foglio n°3 particella 2  per una superficie di 13.84.60 catastali. La centrale  fotovoltaica e  tutte  le opere accessorie previste  saranno  realizzate dal Committente nella piena osservanza delle disposizioni e/o normative tecniche e legislative vigenti in materia. La struttura sarà fissata a terra tramite palo e sarà fissa.  I moduli fotovoltaici sono disposti inclinati in configurazione bifilare.  

I pannelli saranno posti accostati  in senso trasversale  in 2 file per mantenere  l’altezza dell’impianto ad una  distanza  accettabile.  Il  piano  dei  moduli  sarà  inclinato  rispetto  all’orizzontale  di  32°,  che  è l’inclinazione ottimale per l’Italia e la zona prescelta.  L’orientamento azimutale sarà 0° rispetto al Sud. La distanza tra le file di pannelli sarà di 3,60 metri con lo scopo di evitare l’ombreggiamento dei pannelli.  L'impianto fotovoltaico è composto da 13.248 pannelli per una potenza totale previsto di 4.040 kW di picco. La centrale è suddivisa in 16 sottocampi da 0,252 MWp.  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione spec. di sintesi

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Configurazione del generatore fotovoltaico:  

• I pannelli saranno in silicio cristallino con potenza di picco di 305Wp per modulo. • La  connessione del  campo ad ogni  inverter avverrà a mezzo di n. 4  cabine  raccogli  stringhe, 

ognuno dei quali sarà destinato al collegamento di 69 stringhe (tavole) da 12 moduli ciascuna: 69x12 = 828 moduli; avendo 16 sottocampi da 828 moduli ciascuno, 16 x 828 = 13.248 moduli; n°13.248 x 305 Wp = 4.040.640 Wp = 4.04 MWp.  

• Il gruppo di conversione di corrente CC/CA sarà composto da n° 16 inverter in parallelo per ogni trasformatore che avrà una potenza nominale di 500 kW.  

• Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato tramite quadri di bassa tensione in corrente continua (denominati quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici. Dal quadro  di  campo  si  perverrà  al  locale  inverter  dove  la  corrente  passerà  da  continua  ad alternata.  Infine  nel  locale  di  trasformazione  BT/MT mediante  trasformatori  da  500  kVA,  la tensione subirà una elevazione da 270V a 15kV. 

 L’energia elettrica  così  trasformata  sarà quindi convogliata, mediante cavidotto  interrato a 15 kV alla cabina di consegna. Il progetto si inserisce nel quadro degli interventi finalizzati alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e  al  risparmio energetico. Dalla  realizzazione del progetto deriveranno di benefici di  tipo energetico, ambientale e socio‐economico, così brevemente riassunti:  − miglioramento della situazione ambientale; − abbattimento delle emissioni inquinanti e risparmio di combustibili fossili; − bassi costi di esercizio e manutenzione; − nessun inquinamento acustico; − miglioramento dell’efficienza economica attraverso  il contenimento dei costi energetici, per  il tempo di vita dell’impianto, stimato in 25/30 anni; − possibilità di sviluppo di impiego nel settore degli installatori e manutentori a scala locale.    DATI DI PROGETTO Caratteristiche Impianto Fotovoltaico Tipologia moduli : Silicio Cristallino Potenza : 4.04MWp Nuovo impianto / trasformazione / ampliamento : Nuovo Impianto Committente: Impretecna srl  Caratteristiche Fisiche Impianto Numero moduli FTV : 13.248 Inclinazione moduli FV : 32° Orientamento moduli FV : Sud Tipologia tecnologica moduli : Silicio Monocristallino Tipologia locali di controllo, conversione e consegna : Locale tecnico prefabbricato Ventilazione locale tecnico : Naturale e forzata Cablaggi : Cavi in canale o cunicoli o interrati Posizionamento Gruppo di conversione : All'interno del locale tecnico Posizionamento Quadri CC : All'interno del locale tecnico Posizionamento Cabina Trafo : All'interno del locale tecnico Posizionamento Cabina Controllo e Consegna MT : All'interno del locale tecnico Posizionamento contatori : All'interno del locale tecnico  Caratteristiche Elettriche Impianto Tipo Collegamento : Nuova Utenza Misura dell'energia : A carico del soggetto responsabile Normativa di riferimento : CEI 0‐16 , CEI 11‐1, CEI 11‐17, ENEL DK 5640 Ed. I Potenza nominale massima del generatore (MWp in CC) : 0.99 MWp  Caratteristiche Sito di Installazione Indirizzo : via poderale di Lavandone Località : Lavandone Comune : Collesalvetti Provincia : Livorno 

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Latitudine : 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95”” Est Altezza s.l.m : 1,00 s.l.m. circa 

 Caratteristiche Fisiche Sito Tipo di terreno : Il terreno ricade in zona pianeggiante. Presenza polvere : Si (da terreno) Presenza liquidi : Si (acqua) Esposizione alla pioggia : Si Esposizione agli spruzzi : Si Getti d’acqua : No Formazione di condensa : Si Presenza corpi estranei : No Raggiungibilità del sito : S.S. 206 Disponibilità forza motrice : Si Disponibilità acqua per il cantiere : Si Disponibilità acqua potabile : Si Locali ricovero materiali da cantiere : Si Strutture preesistenti : Si  

 Caratteristiche normative sito Destinazione d’uso : Il terreno secondo le prescrizioni del vigente P.R.G. è classificato come: Area agricola. Su tale area non insistono né il vincolo Paesaggistico (D.Lgs 42/04) né il vincolo Idrogeologico (R.D.L. 3267/23).  Non è ricompreso nelle aree con funzione di protezione paesaggistica ambientale di cui alle NTA vigenti.   Dati relativi al posizionamento del generatore FV Posizionamento del generatore FV: Infisso a terra Angolo di azimut del generatore FV: Sud Angolo di tilt del generatore FV: 32° Fattore di albero: Prato rasato Area catastale interessata: 6.00.00 ha circa Superficie occupata dai moduli (in pianta):  4.60.00 ha circa;  All’interno delle cabine di campo saranno presenti gli inverter e i trasformatori BT/MT.  Nelle varie cabine di campo, verranno installati: 

• Sezionatore con fusibile lato MT per protezione trasformatore • Sezionatori di linea collegati all’anello di MT • Sezione di protezione lato utente in MT del trasformatore • Trasformatori della potenza di 500 kVA •  

 Dati relativi al committente Committente: Impretecna Indirizzo: Via C.Menotti, 50 – 50049 Sovigliana (Vinci) – Firenze. Recapito telefonico: +39.0571.901397 Codice Fiscale ‐ Partita cf. e partita iva 02111520975, iscritta al Registro delle imprese di Prato al numero 70547/00.  Di seguito il dettaglio dei trasformatori:  Modello MT15000/270/270Vac ‐ 500 kVA Potenza 500,00 kVA Primario 15000 Vac Secondario 270 Vac Livello isolamento 24 kV Perdite a vuoto 720 W Perdite a carico 5550 W Dimensioni (Lu x La x H) 1750x1070x1920 mm Peso 1950 Kg Frequenza nominale 50 Hz Campo regolazione tensione maggiore +2 / ‐2x 2,5 % Simbolo di collegamento Dyn 11 Temperatura ambiente max. 40°C Impedenza di corto circuito a 75° 6 % 

 

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All’interno della cabina di campo per  l’alimentazione dei carichi ausiliari è previsto un piccolo trasformatore necessario alla  loro alimentazione.   Di seguito il dettaglio:  Modello 15000/400Vac 100kVA Potenza 100,00 kVA Primario 15000 Vac Secondario 400 Vac Frequenza nominale 50 Hz Simbolo di collegamento Dyn 11 Classe ambientale E2 Classe climatica C2 Comportamento al fuoco F1 Classe isolamento primaria e secondaria F/F Temperatura ambiente max. 40°C Impedenza di corto circuito a 75° 5% 

 RADIAZIONE SOLAR‐10 E ANALISI DELLE OMBRE Il sito scelto per  la realizzazione dell’impianto si trova nel Comune di Collesalvetti (LI)  in coordinate geografiche è posizionato ad una Latitudine di 43°37’07,04” N  e Longitudine 10°24’54,95” E con altitudine sul livello del mare di circa 1.00 mt. Il piano dei moduli  sarà  inclinato  rispetto all’orizzontale di 32°,  che è  l’inclinazione ottimale per  l’Italia e  la  zona prescelta. L’orientamento azimutale sarà 0° rispetto al Sud.  La distanza tra le file di pannelli sarà di 3,6 metri con lo scopo di evitare l’ombreggiamento dei pannelli. Di  seguito  le  stime di producibilità dell’impianto. La valutazione della  risorsa solare disponibile è  stata effettuata prendendo come riferimento la località che dispone dei dati storici di radiazione solare. I dati di  irraggiamento e  la producibilità sul sito sono stati  ricavati mediante  il sistema PVGIS, applicativo web di estimazione fotovoltaica raggiungibile all’indirizzo http://sunbird.jrc.it. L’inclinazione e  l’orientamento dei moduli sono stati scelti per ottimizzare  la radiazione solare  incidente:  i moduli verranno orientati a Sud con un’inclinazione di 32°, in modo da consentire la massima raccolta di energia nell’arco dell’anno unitamente ad una ridotta superficie di esposizione al vento. Per la producibilità dell’impianto si sono utilizzate le seguenti stime:  a) Inclinazione dei moduli: 32°; b) Orientamento (azimut) dei moduli: 0.00° c) Stima delle perdite causato dalla temperatura: 8.4 % (valore generico per aree senza dati per la temperatura o per 

moduli FV con una dipendenza sulla temperatura sconosciuta) d) Perdite stimate causate dall'effetto angolare di riflessione: 2.9 % e)Altre perdite (cavi, inverter, etc.): 14.1 % f) Totale delle perdite di sistema FV: 25.4 %  Di seguito è riportata la stima di producibilità dell’impianto: 3 SPECIFICHE TECNICHE DEI COMPONENTI GENERATORE FOTOVOLTAICO I moduli fotovoltaici scelti sono della ditta “SunPower 305Wp” o similari, sono composti da celle in silicio cristallino con una vita utile stimata di oltre 25 anni senza degrado significativo delle prestazioni.  Le caratteristiche del generatore fotovoltaico sono: Potenza nominale 305 Wp Range applicazione: 0% / + 5% Celle: Silicio cristallino alta efficienza Tensione circuito aperto VOC 64,2 V Corrente di corto circuito ISC 5,96 A Tensione VMP 54,7 V Corrente IMP 5,58 A Massimo sistema di voltaggio: 1000 V Dimensioni: 1559 mm x 1046 mm  I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento (minima, massima e d’esercizio) rientrano nel range di accettabilità ammesso dall’inverter. Ogni serie di moduli è munita di diodo di blocco per  isolare ogni stringa dalle altre in caso di accidentali ombreggiamenti, guasti etc. La  linea  elettrica  proveniente  dai  moduli  fotovoltaici  sarà  messa  a  terra  mediante  appositi  scaricatori  di sovratensione  con  indicazione  ottica  di  fuori  servizio,  al  fine  di  garantire  la  protezione  dalle  scariche  di  origine atmosferica. La potenza complessiva da raggiungere sarà di 13.248 x 305 Wp = 4.04 MWp.  Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà così configurato: 

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Numero di stringhe 69 x 16 = 1.104 Numero di moduli per stringa 12 Tensione VMP a 25°C:  54,7 V x 12= 656,40 V Corrente IMP a 25°C:  5,58 A x 69 = 385.02 A  GRUPPO DI CONVERSIONE ‐ INVERTER Il gruppo di conversione sarà composto dai convertitori statici (Inverter) della ditta SMA ‐ Sunny Central ‐ SC250HE o similare. Il singolo convertitore c.c./c.a. sarà conforme ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza applicabili. I valori della  tensione e della corrente di  ingresso di questa apparecchiatura saranno compatibili con quelli del rispettivo campo  fotovoltaico, mentre  i valori della  tensione e della  frequenza  in uscita saranno compatibili con quelli della rete  alla  quale  sarà  connesso  l’impianto  Le  caratteristiche  principali  di  ciascun  gruppo  di  conversione  sono  le seguenti:  Valori di ingresso Potenza FV max. (consigliata) PFV 285 kWp Range di tensione CC, MPPT UCC 450 ‐ 860 V Tensione CC max. UCC, max 880 V Corrente CC max. ICC, max 2 x 591 A Ingressi CC / Punto di collegamento 8 / fusibile CC Le caratteristiche di erogazione dell'inverter nel campo di variazione delle condizioni di alimentazione precedentemente descritte saranno:  Valori di uscita Potenza CA nominale PCA 250 kW Tensione di funzionamento rete +/‐ 10% UCA 270V Corrente CA nominale ICA, nom 535A Campo di lavoro frequenza di rete fCA 50 Hz ‐ 60 Hz Ripple di tensione, tensione FV USS < 3 % Fattore di distorsione della corrente di rete KIAC ≥ 0.99 % con potenza nominale  Caratteristiche fisiche Dimensioni e peso Larghezza / Altezza / Profondità [mm] L/A/P 1200 + 1200 / 2120 / 850 mm Peso ca. 1070 kg Emissione sonora max: 55 dB(A) Il  singolo  inverter  sarà  corredato  di  opportuna  certificazione  rilasciata  dal  produttore.  A  valle  di  ogni  coppia  di inverter, all’interno del medesimo manufatto, avremo un  trasformatore elevatore con uscita  in media  tensione a 15.000V.  DISPOSITIVI DI PROTEZIONE SUL COLLEGAMENTO ALLA RETE ELETTRICA  La protezione del sistema di generazione fotovoltaica nei confronti sia della rete autoproduttore che della rete di distribuzione pubblica è realizzata  in conformità a quanto previsto dalla norma CEI 11‐20 con riferimento anche a quanto contenuto nei documenti di unificazione ENEL DK 5740 e DK 5600. Eventuali modifiche all’architettura finale del sistema di connessione, protezione e regolazione saranno concordate con il gestore di rete come richiesto nella Delibera 188/05 dell’Autorità dell’energia elettrica ed il gas.  L’impianto risulta equipaggiato con un sistema di protezione che si articola su tre livelli:  dispositivo del generatore;  dispositivo di interfaccia;  dispositivo generale.  Ciascun inverter è protetto in uscita da un interruttore automatico con sganciatore di apertura collegato al pannello DV601 del dispositivo di interfaccia in modo da agire di rincalzo al dispositivo di interfaccia stesso. L’inverter è anche dotato di dispositivi contro le sovratensioni generate in condizioni anomale lato c.a.; Dispositivo del generatore.  Il dispositivo di  interfaccia  (DI) gestisce  la disconnessione automatica dell’impianto di generazione in caso di mancanza di tensione sulla rete di distribuzione. Questo fenomeno, detto funzionamento in isola, deve essere assolutamente evitato, soprattutto perché può tradursi in condizioni di pericolo per il personale addetto alla ricerca e alla riparazione dei guasti.  Il DI è costituito da un  interruttore  in BT con bobina di sgancio a mancanza  di  tensione.  A  protezione  della  rete  di  distribuzione  pubblica,  come  richiesto  dalla  ENEL  DK  5740,  è presente  il dispositivo di  interfaccia della Thytronic del tipo SSG (o equivalente), che assicura protezioni 50‐51‐67‐50N‐51N‐59N‐67N, conforme alla specifica ENEL DK5600; Dispositivo di interfaccia. Il dispositivo generale (DG) ha la funzione di salvaguardare il funzionamento della rete nei confronti  di  guasti  nel  sistema  di  generazione  elettrica.  Il  dispositivo  generale  può  essere  costituito  da  un interruttore  in esecuzione estraibile con sganciatore di apertura oppure interruttore con sganciatore di apertura e sezionatore da installare sul lato rete ENEL dell'interruttore.  

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OPERE CIVILI  CAVIDOTTI I cavidotti saranno del tipo corrugato con doppia parete  liscia  internamente  in polietilene alta densità (PEAD) con dimensioni specificate nelle tavole allegate alla presente e dovranno costituire un cavidotto per il passaggio di cavi tra manufatti; dovranno contenere il filo guida in rame isolato per un eventuale reinfilaggio dei cavi, filo che rimarrà anche dopo la posa dei conduttori di alimentazione. La posa delle linee in cavo in cavidotto è classificata come posa tipo 61 nella norma CEI 64‐8; Caratteristiche: ‐ Temperatura di posa: ‐30/+60°C ‐ Resistenza allo schiacciamento: ≥450N ‐ Resistenza dielettrica: > 800kV/cm ‐ Resistenza d’isolamento: >100MOhm  RETE ELETTRICA DI TRASMISSIONE BT CC E CA Il trasporto dell’energia generata dai pannelli fotovoltaici agli inverter avverrà per mezzo di cavi tipo FG7(O)R posati all’interno di passerelle metalliche posizionate sotto ai pannelli o all’interno dei cavidotti sopracitati. In prossimità di alcune zone di connessione dei circuiti saranno posizionati dei cabinet  (misure circa 80 x 50 cm) raccogli stringhe con la funzione di raggruppare le linee CC di entrambi i potenziali uscenti dalle scatole di collegamento dei pannelli (generatore FV). Mediante  i cabinet sarà possibile collegare  la potenza del generatore FV all'inverter  impiegando cavi di ampia sezione e limitando così le dispersioni, garantendo la protezione sicura delle scatole di collegamento del  generatore  e  dell'ingresso  CC  dell’inverter.  Il  collegamento  tra  gli  inverter  ed  i  trasformatori,  in  corrente alternata, avrà  invece  la minima  lunghezza possibile, necessaria solo al  trasporto di energia dal  locale  inverter al locale trasformazione all’interno della cabina di campo. Le stringhe saranno costituite dalla serie di singoli moduli fotovoltaici e singolarmente sezionabili, provviste di diodo di blocco e di protezioni contro  le sovratensioni. Dovrà essere inoltre prevista la separazione galvanica tra la parte in corrente continua dell’impianto e la rete.  RETE DI MT La rete di MT di tutto  il campo fotovoltaico sarà formata da 3 anelli che collegano  le 2 o 3 cabine. Ogni cabina di trasformazione sarà collegata con entra‐esci a mezzo di sezionatori sotto carico.  I terminali di ogni anello saranno riuniti  all’interno  di  un  quadro  di  ricezione  dove  si  troveranno  nuovamente  sezionatori  sotto  carico  ed  un interruttore di protezione avente anche la funzione di PG nei confronti dell’Ente Distributore.  CAVI ELETTRICI E DI CABLAGGIO Il cablaggio delle apparecchiature elettroniche sarà realizzato con conduttori  in rame schermati o  in fibra ottica. Il trasporto di energia avverrà a mezzo di cavi con isolamento in EPR e guaina in PVC tipo FG7R (cavi flessibili per posa fissa)  in modo  da  contenere  la  caduta  di  potenziale  entro  il  2%  come  da  Guida  Tecnica  CEI  82‐24  .  Per  non compromettere  la  sicurezza di  chi opera  sull’impianto durante  la  verifica o  l’adeguamento o  la manutenzione,  i conduttori avranno la seguente colorazione: ‐ Conduttori di protezione: giallo‐verde (obbligatorio) ‐ Conduttore di neutro: blu chiaro (obbligatorio) ‐ Conduttore di fase: grigio / marrone ‐ Conduttore per circuiti in C.C.: chiaramente siglato con indicazione del positivo con “+” e del negativo con “–“ In caso di utilizzo di sistema di messa a terra tipo TN‐C il conduttore PEN avente funzione congiunta di neutro e di protezione potrà essere giallo verde con fascetta blu chiaro o blu chiaro con fascetta giallo verde.  COLLEGAMENTI ALLA CABINA ELETTRICA Per quanto riguarda le realizzazione della cabina elettrica in MT di ricezione dell’energia dell’ente erogatore, dovrà essere concordata con l’ente distributore di energia elettrica, inoltre sono stati concordati i criteri di allacciamento e di  predisposizione  della  cabina,  e  l’adeguamento  a  valle  di  essa  per  la  ricezione  dell’energia  prodotta  e  la  sua misurazione mediante un contatore con visualizzazione della quantità di energia ceduta alla rete elettrica esterna. Ciò vale altresì per la cabina di MT che riceverà a valle tutta l’energia prodotta. Per i dettagli fare riferimento a "Impianto di rete e impianto di utenza". Inizialmente,  in  parte  dello  spazio  disponibile  per  l’installazione  del  campo  fotovoltaico,  saranno  realizzate  aree provvisorie di cantiere per lo stoccaggio dei pannelli, del materiale elettrico, dei manufatti in carpenteria metallica e per RECINZIONE, PARCHEGGI, AREE DI CANTIERE, ZONE DI TRANSITO. L’area del  lotto sarà completamente  recintata utilizzando  rete a maglia  in PRFV, sorretta da pali  in PRFV  infissi a terra per un altezza massima di circa 2,5 m; per impedire la visuale dall’esterno si procederà alla realizzazione di una siepe con piante di tipo alloro o tipiche della zona. In corrispondenza degli ingressi generali dell'impianto, saranno realizzati dei cancelli, scorrevoli e/o ad ante, pannellati pieni.     

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La  sistemazione  della  viabilità  interna  (percorsi  di  passaggio  tra  le  strutture)  sarà  realizzata  in  terra  compattata permeabile.  Le  strade  sono  state  dimensionate  per  consentire  il  passaggio  di mezzi  idonei  ad  effettuare  la manutenzione dell’impianto.  SISTEMA DI CONTROLLO E MONITORAGGIO (SCM) Il sistema di controllo dell’impianto avverrà tramite due tipologie di controllo: controllo locale e controllo remoto. a. Controllo locale: monitoraggi tramite PC centrale, posto in prossimità dell’impianto, tramite software apposito in grado di monitorare e controllare gli inverter e le altre sezioni di impianto b.  Controllo  remoto:  gestione  a  distanza  dell’impianto  tramite  modem  GPRS  con  scheda  di  rete  Data‐Logger montata  a  bordo  degli  inverter  Il  controllo  in  remoto  avviene  da  centrale  (servizio  assistenza)  con  il medesimo software del controllo locale. Le grandezze controllate dal sistema sono: ‐ Potenze dell’inverter; ‐ Tensione di campo dell’ inverter; ‐ Corrente di campo dell’ inverter; ‐ Radiazioni solari; ‐ Temperatura ambiente; ‐ Velocità del vento; ‐ Letture dell’energia attiva e reattiva prodotte.  La connessione tra gli inverter e il PC avviene tramite un box acquisizione (convertitore USB/RS485 MODBUS). Sullo stesso  BUS  si  inserisce  la  scheda  di  acquisizione  ambientale  per  la  misura  della  temperatura  ambientale, l’irraggiamento e la velocità del vento.    SICUREZZA DELL'IMPIANTO  PROTEZIONE DA CORTI CIRCUITI SUL LATO C.C. DELL’IMPIANTO Gli impianti FV sono realizzati attraverso il collegamento in serie/parallelo di un determinato numero di moduli FV, a loro volta realizzati attraverso il collegamento in serie/parallelo di celle FV inglobate e sigillate in un unico pannello d’insieme. Pertanto gli  impianti  FTV di qualsiasi dimensione  conservano  le  caratteristiche elettriche della  singola cella, semplicemente a livelli di tensione e correnti superiore, a seconda del numero di celle connesse in serie (per ottenere  tensioni maggiori)  oppure  in  parallelo  (per  ottenere  correnti maggiori).  Negli  impianti  fotovoltaici  la corrente di  corto  circuito dell’impianto non può  superare  la  somma delle  correnti di  corto  circuito delle  singole stringhe. Le tensioni continue sono particolarmente dannose per  la salute. Il contatto accidentale con una tensione di oltre 400 V  in c.c., che è  la tensione tipica delle stringhe, può avere conseguenze  letali. Per ridurre  il rischio di contatti pericolosi  il  campo  fotovoltaico  lato  corrente  continua è assimilabile ad un  sistema  IT  cioè  flottante da  terra.  La separazione  galvanica  tra  il  lato  corrente  continua  e  il  lato  corrente  alternata  è  garantito  dalla  presenza  del trasformatore BT/MT. In tal modo, perché un contatto accidentale sia realmente pericoloso occorre che si entri in contatto  contemporaneamente  con  entrambe  le  polarità  del  campo.  Il  contatto  accidentale  con  una  sola  delle polarità  non  ha  praticamente  conseguenze,  a meno  che  una  delle  polarità  del  campo  non  sia  casualmente  a contatto  con  la massa.  Per  prevenire  tale  eventualità  gli  inverter  sono muniti  di  un  opportuno  dispositivo  di rivelazione degli squilibri verso massa, che ne provoca l’immediato spegnimento e l’emissione di una segnalazione di allarme.  PROTEZIONE DA CONTATTI ACCIDENTALI LATO C.C. ‐ PROTEZIONE DALLE FULMINAZIONI Un campo fotovoltaico correttamente collegato a massa, non altera in alcun modo l’indice ceraunico della località di montaggio, e quindi la probabilità di essere colpito da un fulmine. I moduli fotovoltaici sono in alto grado insensibili alle  sovratensioni  atmosferiche,  che  invece  possono  risultare  pericolose  per  le  apparecchiature  elettroniche  di condizionamento della potenza. Per ridurre i danni dovuti ad eventuali sovratensioni i quadri di parallelo sottocampi sono muniti di varistori su entrambe le polarità dei cavi d’uscita. I varistori, per prevenire eventuali incendi, saranno segregati  in  appositi  scomparti  antideflagranti.  In  caso di  sovratensioni  i  varistori  collegano una od entrambe  le polarità dei cavi a massa e provocano l’immediato spegnimento degli inverter e l’emissione di un segnale d’allarme.  SICUREZZE SUL LATO C.A. DELL’IMPIANTO La  limitazione delle  correnti del  campo  fotovoltaico  comporta  analoga  limitazione  anche nelle  correnti  in uscita dagli inverter. Corti circuiti sul lato alternata dell’impianto sono tuttavia pericolosi perché possono provocare ritorni da  rete  di  intensità  non  limitata.  L’interruttore MT  di  tipo  SF6  è  equipaggiato  con  una  protezione  generale  di massima corrente e una protezione contro i guasti a terra.   

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PREVENZIONE FUNZIONAMENTO IN ISOLA In accordo a quanto prescritto dalla normativa  italiana sarà previsto,  incorporato nell’inverter, un dispositivo per prevenire il funzionamento in isola dell’impianto, come già descritto precedentemente.  IMPIANTO DI MESSA A TERRA All’interno del campo fotovoltaico sarà realizzata una rete di terra costituita da dispersori in acciaio zincato del tipo per  posa  nel  terreno  e  da  un  conduttore  di  terra  in  rame  (da  35 mm2).  A  tale  rete  saranno  collegate  tutte  le strutture metalliche  di  supporto  dei moduli  e  la  recinzione.  L’impianto  di  terra  sarà  rispondente  alle  normative vigenti, in particolare alla Norma CEI 11‐1 “Impianti elettrici con tensione superiore a 1 kV in corrente alternata” ed alla Guida CEI 11‐37 “Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti industriali per sistemi di I, II e III categoria”. L’impianto di terra sarà dimensionato sulla base della corrente di guasto a terra sulla rete MT di alimentazione e del tempo di eliminazione del guasto a terra da parte delle protezioni ENEL. Prima della messa in servizio dell’impianto, saranno effettuate le verifiche dell’impianto di terra previste dal DPR 22 ottobre 2001 n. 462. 4 INDICAZIONE DELLA PRODUTTIVITA' STIMATA E DELLE EMISSIONI DI CO ANTINCENDIO, SORVEGLIANZA ED ILLUMINAZIONE Per quanto riguarda l’antincendio, considerato che nell’area individuata non vi sono attualmente attività   soggette a controllo VVF,   si specifica che  l’attività di costruzione ed esercizio dell’impianto  fotovoltaico non è soggetta al controllo preventivo dei Vigili del Fuoco,  in quanto non  rientra né nel D.P.R. 689/59   né nell’allegato al D.M. del 16/02/82. Per cui saranno previste le normali procedure antincendio previste dalle normative di sicurezza sul lavoro vigenti (D. Lgs. 626/94 e 81/08):  in particolare  i  locali tecnici saranno muniti di estintori ad anidride carbonica e a polvere. Il sistema di illuminazione del perimetro del lotto sarà collegato al sistema di anti‐intrusione, collegato con gli organi di sicurezza  locali e/o con agenzie private di vigilanza, e nel sarà separato  in 3 sottosistemi  totalmente indipendenti,  in modo tale che, qualsiasi allarme  intervenga nella recinzione perimetrale, provocherà  l’accensione della sola porzione di luci interessata. 2 L’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico ed immessa in rete (circa 8.964.332 kWh all’anno) consentirà di  evitare  emissioni  di  CO2  per  circa  700  t/anno,  che  in  considerazione  della  vita media  dell’impianto,  possono essere stimate, su un periodo di 20 anni, in circa 17.500 tonnellate di CO2 non emesse. EVITATE  

Ministero dell'interno - Nota 26 marzo 2010, n. 5158

Ministero dell'interno Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile

Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica Area prevenzione incendi

Oggetto: Guida per l'installazione degli impianti fotovoltaici.

In allegato si trasmette la guida per l'installazione degli impianti fotovoltaici nelle attività soggette al controllo dei Vigili del fuoco, redatte da un apposito gruppo di lavoro, costituito da esperti del settore elettrico ed approvate recentemente dal C.C.T.S.

Si segnala che la mera installazione di un impianto fotovoltaico, ove non modifichi il rischio incendio, non richiede la presentazione di un nuovo parere di conformità. In caso di modifica, valutata con aumento del rischio incendio ovvero di modifica delle misure di prevenzione e/o protezione dovrà essere effettuato l'aggiornamento della valutazione del rischio, prevista dal D.M. 4 maggio 1998, con la conseguente presentazione di un nuovo parere di conformità ai sensi del D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37.

Il Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco

Vice Capo Dipartimento vicario Gambardella

         

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 CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI   Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310.  PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI AT/MT Gli  impianti  ed  i  componenti  elettrici  devono  essere  in  grado  di  resistere  alle  sollecitazioni  elettriche,  meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito.  DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di sopportare le loro tensioni massime assegnate a frequenza industriale, così come le sovratensioni a frequenza industriale, le sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare  il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli  impianti devono essere realizzati  per  la  frequenza  nominale  del  sistema.  Il  livello  di  isolamento  deve  essere  scelto  in  conformità  alla  tensione massima  Um  stabilita  per  il  componente  elettrico  e  nel  rispetto  delle  minime  distanze  di  isolamento  stabilite  dalla normativa. La  tensione nominale è  la  tensione assegnata dal costruttore all’apparecchiatura; essa è  indicata con  il  simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è  il valore più elevato della tensione che si presenta  in un  istante e  in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni individua il “livello di  isolamento dell’apparecchiatura” (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della tensione nominale, la norma (CEI 11‐1 art.4.3.1 tab.4.1 e norma CEI 17‐21 tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno.  DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La  corrente  (termica)  nominale  Ir  è  il  valore  efficace  della  corrente  che  l’apparecchiatura  è  in  grado  di  condurre continuamente, nelle  condizioni di  impiego prescritte  (CEI 17‐21 art.4.4.1).  La  corrente nominale di breve durata  Ik è  il valore efficace della corrente di cortocircuito che l’apparecchiatura è in grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di  cortocircuito  tk  è  in  genere  1  secondo  (CEI  17‐21  art.4.7).  In ogni  caso  la durata  tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc.  MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La protezione dei componenti dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: ‐ interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐  interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche ed elettromeccaniche dirette. ‐ interruttori di manovra sezionatori AT a norme CEI 17‐1/17‐4 ‐  interruttori  AT  con  protezione  di massima  corrente  tripolare  a  due  soglie,  una  di  sovraccarico,  una  di  cortocircuito, entrambe a tempo indipendente definito e protezione di minima e massima tensione.  PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni  sistema deve essere  realizzato  in modo  che  le  correnti  in  condizioni di esercizio normale non  superino  le  correnti nominali delle apparecchiature o le correnti ammissibili dei componenti. Si deve tener conto anche di condizioni ambientali sfavorevoli, come una temperatura più elevata di quella specificata nelle norme corrispondenti.  PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli impianti devono essere realizzati in modo da sopportare in sicurezza le sollecitazioni meccaniche e termiche derivanti da correnti  di  cortocircuito.  Il  quadro  prefabbricato MT,  in  particolare,  è  consigliabile  prevederlo  del  tipo  “a  prova  d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104.  

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione spec. di sintesi

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Nei quadri a prova d’arco  interno  i gas caldi  in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante condotti di scarico,  in  zone  non  occupate  da  persone, mentre  la  struttura  resiste  alle  sollecitazioni  e  alla  sovrapressione  prodotta dall’arco.  PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli impianti devono essere costruiti in modo da evitare il contatto non intenzionale con parti attive od il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive, quelle con il solo isolamento funzionale, e le parti che possono essere considerate a potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6).  La  distanza  di  vincolo  rappresenta  la  distanza minima  tra  la  parte  in  tensione  e  la  superficie  sulla  quale  un operatore al lavoro può stare in posizione eretta, con entrambi i piedi appoggiati. Le parti attive poste ad una distanza dalla suddetta superficie  inferiore alla distanza di vincolo devono essere protette con pareti o barriere metalliche con grado di protezione almeno IP1XB (il dito di prova penetra all’interno dell’involucro ma non raggiunge le parti attive).Le pareti e le barriere di protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale a quella di guardia dg. Tale distanza può essere ridotta alla distanza minima d’isolamento se  la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro  i contatti diretti su  indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti isolati ma senza schermo metallico collegato a terra, ad esempio le terminazioni del cavo, relativamente alla parte priva di schermo, e gli avvolgimenti in MT isolati in resina o nastrati dei trasformatori a secco. E’ opportuno  che gli  isolatori  siano posizionati ad  interdistanza massima di 120  cm, affinché  la  sbarra  sopporti gli  sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1).    PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti indiretti deve essere attuata mediante la messa a terra delle masse metalliche dell’impianto ed il coordinamento della resistenza di terra con il valore delle correnti di guasto AT/MT(norma CEI 11‐1 fig.9.1).  Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere in grado di sopportare, da un punto di vista termico, le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete AT/MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete AT/MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete AT/MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La norma CEI 11‐1 (fig.9.1) stabilisce il valore della tensione di contatto ammissibile Utp in relazione al tempo di intervento delle protezioni tf. Un impianto di terra è ritenuto idoneo se la tensione di contatto non supera la Utp e la tensione di passo non supera 3Utp. Se la tensione totale di terra UE=Re x If è U≤E Utp l’impianto di terra garantisce senz’altro la sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei confronti di un guasto monofase a terra, oltre alla protezione omopolare 51N occorre anche una protezione direzionale di terra 67N (DK5600 art.6.2.2) se nell’impianto si verifica una delle condizioni seguenti: - linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva ≥ 500m.  Il dispersore deve avere le caratteristiche indicate nell’allegato A alla norma CEI 11‐1 e deve essere realizzato con materiali e dimensioni tali da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. Il dimensionamento dei conduttori di terra lato MT deve essere effettuato in base alla corrente di doppio guasto a terra lato MT verificando la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove I è la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei conduttori di protezione PE lato BT o si effettua rispettando la condizione della norma CEI 64‐8 con sezione del conduttore pari alla metà della sezione di fase oppure verificando la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo.  

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Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate.  SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono  essere  previsti  dispositivi  per mezzo  dei  quali  l’impianto  completo  o  parti  di  esso  possano  essere  sezionati  in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere realizzata in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito.  INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili.  Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’ consigliato  l’interblocco di accesso al box del trasformatore e, nel caso di trasformatori  in parallelo,  il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT.  PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione.   CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione.  FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per  i trasformatori MT/AT, è prevista  la realizzazione di una vasca di contenimento posta al di sotto del trasformatore. La fossa  di  raccolta  dell’olio  si  rende  necessaria  per  impedire  che  l’olio  inquini  l’ambiente  circostante  e,  se  infiammato, propaghi l’incendio come richiesto dalla norma CEI 11‐1 art.7.7.1.2. 6 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI BT MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La protezione dei conduttori dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici  scatolati provvisti di  sganciatori di  sovracorrente del  tipo magnetotermico per  taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici modulari provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori  modulari  combinati  con  fusibili  gL  (CEI  32‐1)  per  la  protezione  dei  circuiti  voltmetrici  e  dei  circuiti  di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di intervento “C” (Imagnetica = 5÷10 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di  intervento  “D”  (Imagnetica = 10÷15  x  Inominale) per  i dispositivi  con  sganciatori magnetotermici utilizzati  su circuiti primari di trasformatori; - curva di intervento “B” (imagnetica = 3÷5 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A.  PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3,  fusibili a norme CEI 32‐1,  risulta assicurata  la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8: IB ≤ In ≤ Iz If ≤ 1.45 • Iz, dove: IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata in  regime  permanente  della  conduttura  (sez.  523  CEI  64‐8),  In  =  corrente  nominale  del  dispositivo  di  protezione,  If  = corrente  che assicura  l’effettivo  funzionamento del dispositivo di protezione entro  il  tempo  convenzionale  in  condizioni effettive. 

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La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.  PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il  potere  di  interruzione  dei  dispositivi  scelti  è  superiore  alla  corrente  di  corto  circuito  presunta  nei  vari  punti  di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed  i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti  in modo tale da assicurare  la condizione: I² ∙t ≤ K² S² , dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K = 115 per i conduttori in rame isolati in PVC pari a 135 per i conduttori in rame isolati con gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso  la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica  I²∙t  indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione.  I dispositivi di protezione previsti  sono  in grado di assolvere  sia  la protezione da  sovraccarico  sia  la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta.  La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.  PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione dai contatti diretti à garantita dalle misure richieste nella norma CEI 64‐8 sez. 412, e precisamente: ‐  isolamento  delle  parti  attive  proporzionato  alla  tensione  di  esercizio  del  sistema  e  tale  da  resistere  alle  influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di  interruttori blocco porta  che permettano  l’apertura della porta dopo aver disattivato  le parti elettriche e  la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa.  Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli  involucri devono essere  saldamente  fissati,  resistenti alle  sollecitazioni previste e  se metallici garantire  le distanze d’isolamento.  I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in canalizzazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐ utilizzo di morsetti isolati con Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici e cassette di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di cassette metalliche per derivazione con coperchio a vite ,grado minimo di protezione IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40.  PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro  i contatti  indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per  i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto; 

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Sistema TN‐S Nei sistemi TN‐S tutte  le masse dell’impianto saranno collegate al punto di messa a terra del sistema di alimentazione  in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le caratteristiche dei dispositivi di protezione sono tali che,  in caso di guasto  l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:  

Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme (nel caso di interruttore differenziale la è la corrente differenziale nominale Idn) in funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec.  Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione.  Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di terra tutte le masse metalliche degli utilizzatori e tutte le masse attualmente non identificabili ma  comunque da  collegare  a  terra  in quanto  soggette  ad  andare,  a  causa di un  guasto,  sottotensione  (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il fissaggio del conduttore di terra alle suddette masse metalliche, sarà realizzato a mezzo di collari fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica in modo tale da impedirne l’allentamento. Le giunzioni tra i vari elementi di protezione, se necessarie, saranno realizzate con idonei morsetti (ad esempio morsetti a mantello) o con saldatura forte in alluminotermica e saranno ridotte al minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per ragioni di selettività si possono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differenziale del tipo S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1) in serie con dispositivi differenziali istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I  differenziali  a  ritardo  regolabile  sono  utilizzabili  sui  circuiti  di  distribuzione  principale  ed  in  presenza  di  personale addestrato (non sono ammessi negli  impianti per uso domestico e similare).  In ogni caso  il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s.  PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI  I componenti elettrici non devono costituire pericolo di  innesco o di propagazione di  incendio per  i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I  pericoli  che  derivano  dalla  propagazione  di  un  eventuale  incendio  devono  essere  limitati mediante  la  realizzazione  di barriere  tagliafiamma  REI  120  sulle  condutture  che  attraversano  solai  o  pareti  di  delimitazione  dei  compartimenti antincendio. Le  parti  accessibili  dei  componenti  elettrici  a  portata  di mano  non  devono  raggiungere  temperature  tali  che  possano causare ustioni alle persone oppure essere protette  in modo da evitare  il contatto accidentale come  indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire la dissipazione del calore prodotto al fine di limitare le temperature al livello ammesso per il buon funzionamento. In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli apparecchi utilizzatori che producono acqua calda o vapore devono essere protetti contro i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul  lato Media  Tensione,  l’impianto  sarà  sezionabile  in  più  punti mediante  dispositivi  omnipolari  costituiti  dagli  stessi interruttori utilizzati per  il comando e  la protezione delle  linee  (Cabina Raccolta Energia,  ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per il sezionamento dell’impianto di distribuzione in BT potranno essere impiegati tutti i dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli interruttori generali BT di Cabina (posti a valle dell’uscita secondaria dei  trasformatori)  per  arrivare  infine  a  tutti  gli  interruttori  generali  di  quadro  o  agli  interruttori  divisionali  per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze.  Sul lato cc l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari, installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Fornitori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a regola d’arte secondo la Normativa tecnica e la Legislazione vigente. Tutti i materiali/componenti rientranti nel campo di applicazione delle Direttive 73/23/CEE 

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(“Bassa  Tensione”)  e  89/336/CEE  (“Compatibilità  Elettromagnetica”)  e  successive  modifiche/aggiornamenti  saranno conformi ai requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti  i materiali/componenti presenteranno caratteristiche  idonee alle condizioni ambientali e  lavorative dei  luoghi  in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai  quadri  di  sottocampo,  si  perverrà  agli  inverter  CC/AC  alloggiati  entro  la  cabina  di  campo,  che  permetteranno  la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV  in uscita dalle cabine di campo confluirà  in un'unica cabina di ricezione  in cui sarà realizzato  il quadro di parallelo MT a 15 kV.  Atteso  che  per  la  descrizione  del  generatore  fotovoltaico  e  dell’inverter  (ivi  compreso  il  trasformatore)  si  rimanda  alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione: 1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT;  CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono  installati un numero di  inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul  lato  in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili.  I dispositivi sono montati  in contenitori protetti e ventilati  in poliestere classe  II a norme CEI 17‐13/1. E’ inoltre prevista l’installazione di un trasformatore BT/MT (270V / 15 kV), a doppia presa sul lato BT, in modo da garantire il  collegamento  diretto  delle  uscite  di  ciascun  inverter  con  il  relativo  lato  BT  del  trasformatore.  I  trasformatori  BT/MT avranno  potenza  nominale  di  500  kVA.  In  pratica,  ogni  inverter  è  collegato  ad  un  trasformatore  da  500  kVA.  Ogni trasformatore  sarà  dotato  di  rifasamento  a  vuoto  lato  BT  a  compensazione  della  corrente magnetizzante  primaria.  La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore portafusibili ed è montata in un contenitore protetto e ventilato a norme CEI 1713/1. Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV  in tubazioni di pvc pesante. In ogni cabina è prevista  l’installazione di un  trasformatore ausiliario per  l’alimentazione del quadro BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per  la protezione delle  linee MT  in arrivo ed  in partenza dalle cabine di campo è previsto  l’utilizzo di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente.  CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT  a  15  kV  sarà di  tipo prefabbricato  realizzato  come da  schema di progetto  a norma CEI  17‐6  completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione ordinaria artificiale dei vari ambienti e l’illuminazione perimetrale esterna sarà realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi che verranno impiegati per l’illuminazione ordinaria dell’edificio vengono qui di seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione  di  sicurezza  sarà  garantita  da  apparecchi  autoalimentati.  L’impianto  di  sicurezza  sarà  indipendente  da qualsiasi altro impianto elettrico dell'edificio. I dispositivi di protezione contro le sovracorrenti saranno installati in modo da evitare che una sovracorrente  in un circuito comprometta  il corretto funzionamento degli altri circuiti di sicurezza. Tutti  i corpi illuminanti impiegati presenteranno grado di protezione IP65 e saranno realizzati in materiale isolante in esecuzione a doppio  isolamento.  L’autonomia minima  di  funzionamento  dell’impianto  di  illuminazione  di  sicurezza  dovrà  essere  di un’ora. 12 TUBAZIONI La posa dei cavi elettrici costituenti gli impianti  in oggetto è stata prevista in canalizzazioni distinte o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali. Le caratteristiche dimensionali ed i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto.  Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi: 

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−  tubo  flessibile  in  PVC  autoestinguente,  serie  pesante,  con Marchio  di Qualità,  conforme  alle  Norme  EN  50086,  con colorazione differenziata in base all’impiego, posato entro cavedio/parete prefabbricata o incassato a parete/pavimento −  tubo  flessibile  corrugato a doppia parete  in polietilene alta densità, o  tubo  rigido  in PVC  serie pesante,  conforme alle norme EN50086 per posa interrata 450N; caratteristiche dello scavo e la profondità di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto.  Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi in esso contenuti, in ogni caso non inferiore a 16 mm. I cavi avranno la possibilità di essere infilati e sfilati dalle tubazioni con facilità; nei punti di derivazione dove risulti problematico l'infilaggio, saranno installate scatole di derivazione, in metallo o in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli  impianti  saranno  impiegate  le  seguenti  tipologie  di  cavi  in  funzione  delle  condizioni  di  posa:  cavo multipolare/unipolare in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7 sotto guaina di PVC, avente caratteristiche di non  propagazione  dell’incendio,  conforme  alle  Norme  CEI  20‐22  II  e  20‐13,  da  posare  prevalentemente  in  tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. −  cavo MT,  per  posa direttamente  interrata  con  conduttore  con  corda  rotonda  compatta  (tamponata)  in  fili  di  rame  o alluminio,  isolante  in  XPLE,  doppio  strato  semiconduttore,  schermo  in  nastro  di  allumino,  guaina  esterna polietilene/AIRBAG/polietilene, da posare ad una profondità di almeno 1,50 m in trincea di larghezza pari ad almeno 0,8 m.   La scelta delle sezioni dei cavi è stata effettuata in base alla loro portata nominale (calcolata in base ai criteri di unificazione e di dimensionamento riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al  limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme CEI 64‐8. La portata delle condutture sarà commisurata alla potenza  totale  che  si prevede di  installare. Nei  circuiti  trifase  i  conduttori di neutro potranno  avere  sezione  inferiore  a quella dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato  ed il conduttore di neutro sia protetto per un cortocircuito in fondo alla linea; in tutti gli altri casi al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase.  La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s); − K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme.  La sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata facendo riferimento alla seguente tabella: in questo caso non è  in generale necessaria  la verifica attraverso  l'applicazione della  formula precedente. Se dall'applicazione della tabella  risultasse  una  sezione  non  unificata,  sarà  adottata  la  sezione  unificata  immediatamente  superiore  al  valore calcolato.  Quando  un  unico  conduttore  di  protezione  deve  servire  più  circuiti  utilizzatori,  la  tabella  si  applica  con riferimento al conduttore di fase di sezione più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non).  I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase.  In  caso  contrario,  la  sezione  del  conduttore  di  protezione  sarà  determinata  in  modo  da  avere  conduttanza equivalente. Se i conduttori di protezione non fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di fase la loro sezione non sarà inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori sarà dimensionato in relazione alla sezione del conduttore di fase di sezione più elevata. I cavi unipolari e le anime dei cavi multipolari saranno contraddistinti mediante le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali).  

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La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa  di  innesco  o  di  propagazione  d'incendio:  saranno  usati  cavi,  tubi  protettivi  e  canali  aventi  caratteristiche  di  non propagazione della  fiamma nelle condizioni di posa. Tutti  i cavi appartenenti ad uno stesso circuito seguiranno  lo stesso percorso e saranno quindi  infilati nella stessa canalizzazione, cavi di circuiti a tensioni diverse saranno  inseriti  in tubazioni separate  e  faranno  capo  a  scatole  di  derivazione  distinte;  qualora  facessero  capo  alle  stesse  scatole,  queste  avranno diaframmi divisori. I  cavi  che  seguono  lo  stesso  percorso  ed  in  special  modo  quelli  posati  nelle  stesse  tubazioni,verranno  chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità. Il collegamento dei cavi in partenza dai quadri e le derivazioni degli  stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione  saranno effettuate mediante appositi morsetti.  I cavi non  trasmetteranno nessuna  sollecitazione meccanica ai morsetti delle  cassette, delle  scatole, delle prese a  spina, degli interruttori e degli apparecchi utilizzatori.  I  terminali dei cavi da  inserire nei morsetti e nelle apparecchiature  in genere, saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati. I cavi saranno sempre protetti contro la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte  le  derivazioni  e  le  giunzioni  dei  cavi  saranno  effettuate  entro  apposite  cassette  di  derivazione  di  caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette da incasso in materiale isolante autoestinguente (resistente fino 650° alla prova a filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette  da  esterno  in  pressofusione  di  alluminio,  con  Marchio  di  Qualità,  in  esecuzione  IP55,  posate  in  vista  a parete/soffitto. Tutte le cassette disporranno di coperchio rimovibile soltanto mediante l’uso di attrezzo. Per tutte le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato.  I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I pozzetti saranno installati in corrispondenza di ogni punto di deviazione delle tubazioni rispetto all’andamento rettilineo, in ogni punto di incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra (di valore inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda in rame nudo da 50 mmq interrata a circa 0,5 m di profondità integrata da picchetti infissi nel terreno entro pozzetti ispezionabili. Fanno  parte  integrante  del  sistema  di  dispersione  le  reti  in  acciaio  annegate  nel  pavimento  del  locale  trasformazione elettrica per rendere detto locale equipotenziale. Per la cabina di trasformazione e consegna e per la cabina di connessione saranno realizzate maglie di terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di rame nuda  interrata della sezione di almeno 50 mmq. Saranno direttamente collegati a questa maglia i sostegni metallici delle apparecchiature AT. Il locale trasformazione sarà dotata di un proprio collettore di terra principale, costituito da una barratura  in rame fissata a parete, a cui faranno capo i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT.  Dal  nodo  di  terra  posto  in  corrispondenza  del Quadro Generale  BT  di  Cabina  saranno  poi  derivati  tutti  i  conduttori  di protezione  ed  equipotenziali  destinati  al  collegamento  dei  quadri  di  distribuzione  e  quindi  di  tutte  le masse  estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti  i conduttori di protezione ed equipotenziali presenti nell’impianto saranno  identificati con guaina  isolante di colore giallo‐verde e saranno in parte contenuti all’interno dei cavi multipolari impiegati per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto. Tali valori vengono Forniti all’ENEL dal GRTN sede territoriale competente. Ai sensi dell’articolo 2 del DPR 22 ottobre 2001 n. 462, prima dell’entrata  in servizio dell’impianto, sarà effettuata da parte di un tecnico abilitato la verifica dell’impianto di terra. Il presente paragrafo ha per oggetto la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4)  e  la  definizione  delle misure  di  protezione  appropriate  da  adottare  relativamente  alle  strutture  che  compongono  il 

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generatore  fotovoltaico,  ed  al  manufatto  “cabina  di  campo”.  La  procedura  di  calcolo  utilizzata  è  quella  individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1.   IMPATTO ELETTROMAGNETICO E I  campi  elettrici  e  quelli  magnetici  sono  grandezze  fisiche  differenti,  che  però  interagiscono  tra  lorodipendono  l’uno dall’altro al punto di essere considerati manifestazioni duali di un unico fenomeno fisico: il campo elettromagnetico.   Il campo magnetico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di corrente elettrica o di massa magnetica, la cui unità di misura è l’Ampère [A/m].  Il campo elettrico può essere definito come una perturbazione di una certa  regione  spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di carica elettrica, la cui unità di misura è il Volt [V/m].  Il campo magnetico è difficilmente schermabile e diminuisce soltanto allontanandosi dalla linea che lo emette.  Il campo elettrico è invece facilmente schermabile da parte di materiali quali legno o metalli, ma anche alberi o edifici. Questi campi si concatenano tra loro per determinare nello spazio la propagazione di un campo chiamato elettromagnetico (CEM). Le caratteristiche fondamentali che distinguono i campi elettromagnetici e ne determina le proprietà sono la frequenza [Hz] e la lunghezza d’onda [m], che esprimono tra l’altro il contenuto energetico del campo stesso. Col termine inquinamento elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti (NIR) e la materia. I campi NIR a bassa  frequenza sono generati dalle  linee di  trasporto e distribuzione dell’energia elettrica a alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere. Con  riferimento  specifico  alle  linee  di  vettoriamento  dell’energia  elettrica  dai  produttori  agli  utilizzatori,  si  possono distinguere diversi tipi di elettrodotto, in base alla tensione di alimentazione:  a) Linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (220‐380 kV): collegano le centrali di produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di trasporto a quello delle reti di distribuzione (ambito superregionale); b) Linee elettriche di distribuzione o linee di subtrasmissione ad alta tensione (30‐150 kV): partono dalle stazioni elettriche primarie ed alimentano le grandi utenze o le cabine primarie da cui originano le linee d distribuzione a media tensione; c)  Linee  elettriche  di  distribuzione  a media  tensione  (1‐30  kV):  partono  dalle  cabine  primarie  ed  alimentano  le  cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari; d) Linee elettriche di distribuzione a bassa tensione (220 – 400 V): partono dalle cabine secondarie   alimentano gli utenti della zona. I  sistemi  elettrici  di  potenza  (costituiti  da  centrali,stazioni  e  linee  elettriche)  costituiscono  particolar  sorgenti  di  campi elettromagnetici  che  in  dipendenza  della  loro  frequenza  di  funzionamento  (50 Hz)  vengono  definiti  come  sorgenti  ELF (Extremely Low Frequency). Per i campi a bassa frequenza (elettrodotti, apparecchi elettrici) si misura l’intensità del campo elettrico [V/m] e l’induzione magnetica ([T] tesla, ma generalmente in millesimi di Tesla, mT, e milionesimi di Tesla, μT). In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti ambientali distingue tra: • effetti acuti (o di breve periodo), basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza di tali effetti; • effetti cronici (o di  lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione aumenta non l’entità ma  la probabilità del danno), per cui  si  fissano  livelli operativi di  riferimento per prevenire o  limitare  il possibile danno complessivo.  In Italia  la normativa  in materia di  inquinamento elettromagnetico, e nello specifico campo delle radiazioni‐non‐ionizzanti quali gli ELF, è molto frammentaria.  La L. n. 36 del 22/02/01, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, ricorre  a differenti  strumenti di prevenzione e  controllo,  intervenendo  sulle  sorgenti dei  campi elettromagnetici,  con  lo scopo di ridurre ai livelli più restrittivi le loro produzioni e quindi diminuendo l’esposizione della popolazione. Oggetto  della  normativa  sono  infatti  gli  impianti  e  le  apparecchiature  per  usi  civili, militari  e  delle  forze  di  polizia,  che possano comportare  l’esposizione dei  lavoratori e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. L’aspetto innovativo della legge quadro italiana riguarda l’introduzione dei “valori di attenzione” così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine sulla popolazione; nella L. 36/01 sono, infatti, definiti:  • Limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico (considerato come valore di immissione), da considerarsi come limiti inderogabili a tutela della salute umana da effetti acuti di esposizione; • Valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definiti a fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate; 

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• Obiettivi di qualità: volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della qualità ambientale, in una prospettiva temporale di durata.  Si suddividono in:  ‐ criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni ed incentivi per l’utilizzo delle BAT; ‐  valori  di  campo  elettrico, magnetico,  elettromagnetico,  definiti  dallo  Stato,  per  il  raggiungimento  di  una  progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi.  Il DPCM del 8  luglio 2003  (Fissazione dei  limiti di esposizione, dei  valori di  attenzione e degli obiettivi di qualità per  la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla  frequenza di  rete di 50 Hz generati dagli elettrodotti)  in  tema di campi elettromagnetici a basse e bassissime  frequenze stabilisce  i seguenti valori da applicarsi  in ambienti abitati e in luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere: Normativa       

  Limiti  Intensità Campo Elettrico (KV/m) 

Induzione magnetica μT 

  Limite esposizione   5  100 DPCM 8.7.2003  Valore attenzione (24 ore)  ‐  10   Obbiettivo qualità (nuovi imp.)  ‐  3 

 L’approssimazione quasi‐statica permette di analizzare i due campi, elettrico e magnetico, in modo separato. Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno spazio imperturbato, è esprimibile con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori descrivendo un’ellisse.   Esso  è  sempre  presente  appena  la  linea  si mette  in  tensione  indipendentemente  dal  fatto  che  essa  trasporti  o meno potenza. Il  campo magnetico  H  è  un  vettore  ortogonale  al  campo  elettrico,  ed  è  associato  alla  corrente  (quindi  alla  potenza) trasportata. Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla composizione dei contributi di tutte  le  correnti  circolanti  nei  conduttori  e,  come  per  il  campo  elettrico,  ruota  su  un  piano  trasversale  descrivendo un’ellisse.  I fattori che  influenzano  il campo magnetico, prodotto da un cavo  interrato, sono: distanza tra  le fasi, profondità di posa, geometria di posa e le correnti indotte dal campo magnetico stesso nelle guaine metalliche.  Sostanzialmente ci sono tre modi diversi per posare un cavo interrato; • posa piana: i tre cavi sono disposti in una linea orizzontale; • a trifoglio: sono disposti uno vicino all’altro a 120°; • a separazione di fasi: con l’ausilio di cinque cavi, la terra al centro e gli altri quattro messi in modo che  ogni coppia di fasi abbia nel mezzo il cavo di terra.  Oltre  alla  disposizione  si  può  introdurre  anche  uno  schermo  più  o meno  aperto  che  abbassa  ulteriormente  il  campo magnetico in superficie. Una  indagine condotta a  livello europeo  sulla percezione  sociale dei pericoli ambientali mostra  i  campi elettromagnetici come il fattore che ha maggiormente registrato un aumento di preoccupazione tra i cittadini.  La pubblicazione del Decreto Ministeriale 29 maggio 2008 per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti, attuativo del DPCM 8 luglio 2003, ha fornito gli strumenti per valutare in maniera univoca le ricadute sul territorio dovute all'inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza.  La componente di maggior interesse sanitario è il campo magnetico, per i possibili effetti cronici.  A  livello  internazionale  i  limiti  di  esposizione  sono  stati  definiti  in  base  agli  effetti  accertati  di  tipo  acuto.  È  su  questo principio che è stato ricavato il limite di esposizione per i campi magnetici a 50 Hz (frequenza di rete) di 100 μT, adottato nella normativa nazionale come limite di esposizione assoluto. Il  legislatore  italiano ha adottato una politica cautelativa per  tutelare  la popolazione da eventuali effetti cronici dovuti a esposizioni di lunga durata all'interno di aree tutelate (aree di gioco per l'infanzia, ambienti abitativi e scolastici, luoghi con permanenza superiore a 4 ore giornaliere), prevedendo una doppia regolamentazione: soglie di esposizione per  luoghi da tutelare e fasce di rispetto, corridoi di sicurezza in grado di assicurare il rispetto di tali limiti. 

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 Le soglie si suddividono a loro volta in due: ‐  valore di attenzione pari a 10 μT nel caso di luoghi tutelati gi à esistenti nei pressi di elettrodotti ; ‐ obiettivo di qualità pari a 3μTnel  caso di nuove  installazioni di elettrodotti  in  corrispondenza delle medesime aree o, viceversa, in caso di nuovi insediamenti da tutelare in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio. La  legge quadro 36/2001 definisce  fasce di rispetto  le aree all'interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, oppure un uso che comporti una permanenza superiore alle 4 ore (negozi, uffici,...). Il DM  del  2008  ha meglio  specificato  tale  definizione,  precisando  che  per  fasce  di  rispetto  si  deva  intendere  lo  spazio circostante un elettrodotto che comprende tutti  i punti, al di sopra e al di sotto del  livello del suolo, caratterizzati da una induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all'obiettivo di qualità pari a 3 μT. Per  determinare  le  fasce  di  rispetto  si  deve  impiegare  la  portata  in  corrente,  grandezza  che  non  è  costante  in  quanto dipende dalla richiesta di energia elettrica e pertanto anche il campo magnetico può variare nel tempo. La determinazione operativa della fasce di rispetto è piuttosto complessa, e va effettuata per ogni campata della linea. Richiede una notevole mole di dati, oltre a sofisticati software di simulazione. Il DM del 2008 ha pertanto previsto un regime semplificato e ampiamente cautelativo che prevede il calcolo della Distanza di Prima Approssimazione (DPA), definita per  le  linee come  la distanza,  in pianta sul  livello del suolo, dalla proiezione del centro  linea che garantisce che ogni punto  la cui proiezione al  suolo disti più della DPA si  trovi all'esterno delle  fasce di rispetto. Per  le  cabine  secondarie è  la distanza,  in pianta  sul  livello del  suolo, da  tutte  le pareti della  cabina  stessa  che garantisce i requisiti di legge per l'esposizione.  A differenza della fascia di rispetto, espressa come un volume, la DPA viene definita come una distanza, in modo tale che garantisca  sempre  l'ottemperanza  dei  limiti  derivanti  dalla  fascia  di  rispetto. Questo  comporta  un  vincolo  su maggiori porzioni di territorio ma permette di valutare più rapidamente l'esistenza di punti di conflitto fra elettrodotto ed edifici.  Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento del  sole;  l’impianto  è  costituito  dai  seguenti  elementi  principali  che,  avendo  parti  in  tensione,  possono  dar  luogo all’emissione di onde elettromagnetiche: 1) Cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di campo alla cabina di raccolta (cavi a 15 kV); 2) Cavidotti interrati per il collegamento della cabina di raccolta con la cabina di consegna (cavi a 15 kV).  Le cabine in Media Tensione sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio – dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2‐5.0 kV/m), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è registrabile in corrispondenza dei trasformatori (6.0‐15.0 μT).  Le cabine in Media Tensione , quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti normativi vigenti. L’impianto genera campi elettromagnetici per la presenza di collegamenti elettrici; la scelta di utilizzare cavi schermati e di realizzare  linee elettriche  interrate, associata alla  localizzazione dei tracciati  interni al perimetro dell’impianto, anche con riferimento alla linea MT tra le cabine di trasformazione e la cabina di raccolta , tu e distan  da luoghi ove si può prevedere la presenza prolungata di persone, porta ad escludere impatti sulla salute della popolazione.  La  rete di  connessione  tra  le  varie apparecchiature dell’impianto è  interamente  interrata e  consta  in:  cavi  in MT per  la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le  linee  interrate sono costituite da  terne  trifase con cavo interrato  cordato  ad  elica,  sistemate  in  apposito  alloggiamento  sotterraneo;  ciò  consente  di  avere  campi  elettrici  assai ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante del terreno. Per quanto  riguarda  l’impianto  fotovoltaico,  lo  stesso non  si configura come  luogo dove  si prevede  la permanenza delle persone per periodi superiori alle 4 ore giornaliere.  Nel  caso delle apparecchiature elettriche,  la  scelta effettuata garantisce  inoltre  la  loro  certificazione di  rispondenza alle norme CEI rela ve alla compa bilità ele romagne ca. Per quanto riguarda il cavidotto MT di collegamento alla sotto stazione elettrica M/TAT di consegna alla rete, in tale sede ci si  limita  ad  evidenziare  che  il  tracciato  segue  ,  per  tutto  lo  sviluppo  ,  la  viabilità  esistente  e  che  in  linea  generale  ,  la soluzione  interrata,  consente  di  escludere  possibili  ricadute  con  riferimento  alla  vicinanza  ad  abitazioni  o  luoghi  di permanenza prolungata delle persone. 2 FASCE DI RISPETTO Per  “fasce  di  rispetto”  si  intendono  quelle  definite  dalla  Legge  22  febbraio  2001  n°  36,  all’interno  delle  quali  non  è consentita  alcuna  destinazione  di  edifici  ad  uso  residenziale,  scolastico,  sanitario,  ovvero  un  uso  che  comporti  una permanenza superiore a 4 ore, da determinare in conformità alla metodologia di cui al D.P.C.M. 08/07/2003. Tale DPCM prevede (art. 6 comma 2) che l’APAT, sentite le ARPA, definisca la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto con l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. 

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Con Decreto  29 maggio  2008  (pubblicato  in G.U.  n.  156  del  05/07/2008  –  Supplemento Ordinario  n.  160)  il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato  la metodologia di calcolo per  la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti. In riferimento al Decreto Ministeriale Ambiente in Supplemento ordinario GU n 160 del 5 luglio 2008 su fasce di rispetto per gli elettrodotti, la distanza di prima approssimazione (Dpa) e quindi la fascia di rispetto dell’impianto di rete e dell’impianto utente per la connessione (stazioni elettriche), ricade all’interno dell’area di pertinenza degli impianti.  La distanza (Dpa) e quindi la fascia di rispetto è pari a circa 6 m e quindi rientra nella (Dpa) degli impianti. Il calcolo delle DPA per  la cabina MT/BT di trasformazione è stato preso dal documento ENEL; per quanto riguarda tutti  i cavi, interrati in cavo cordato ad elica, si fa riferimento al par. 3.2 del dm 29/05/2008, per il quale dette linee sono escluse dal calcolo delle DPA.  Per quanto riguarda  la cabina di consegna MT, che non contiene trasformatori MT/bt,  la DPA è da considerarsi compresa all'interno della cabina stessa.3 CONCLUSIONI In  tema  di  protezione  della  popolazione  delle  esposizioni  ai  campi  elettrici  e magnetici  generati  da  reti  e manufatti  in tensione, gli interventi edilizi sono disciplinati dal DPCM 8 luglio 2003 s.m.i. e dal DM 29 maggio 2008 s.m.i.. un tale quadro normativo  non  trova  però  applicazione  ai  fini  della  realizzazione  di  un  campo  fotovoltaico  ,  non  solo  perché  i  limiti  di esposizione  fissati dal  suddetto DPCM non  si  applicano  a  lavoratori  esposti per  ragioni professionali, ma  soprattutto  in quanto  l'intervento  in  esame  non  consta  di  fabbricati  adibiti  ad  abitazione  o  ad  altra  attività  che  comporti  tempi  di permanenza superiori a quattro ore giornaliere consecutive di persone e/o animali. In particolare, lungo il tracciato del cavidotto interrato a 15 kV (profondità 1,5 metri), così come in prossimità anche delle cabine, nell'attuale assetto del territorio preso a base del progetto non sono presenti costruzioni di tipo abitativo o di altro genere  in  cui  si  prevede  una  permanenza  superiore  alle  4  ore  giornaliere  consecutive.  In merito,  infine,  all'eventuale presenza di personale entro  l'area di progetto, questa è prevista  solo  in  sede di  interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di durata non superiore a 3 ore consecutive giornaliere.  Pertanto si può concludere che: ‐ per quanto riguarda le DPA dalle cabine di trasformazione MT/bt che contengono trasformatori, essendo queste inferiori a 2 m,  risultano  sempre  ricomprese  all'interno  delle  recinzioni  dell'impianto,  e  dunque  non  interessano  luoghi  adibiti  a permanenze di persone e/o animali superiori a 4 ore giornaliere consecutive. ‐ per quanto riguarda le linee MT, essendo tutte in cavo interrato cordato ad elica, non è necessario il calcolo delle DPA. Si riporta la verifica della emissione di un cavidotto interrato.  

Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.        

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 BILANCIO ENERGETICO DELL’IMPIANTO  

Sistema collegato alla rete: parametri di simulazione  

Progetto: Lavandone 

 Ubicazione impianto: comune di Collesalvetti (Lavandone)  Paese: Italia Longitudine: 43°37’07.04” Nord Latitudine: 10°24’54,95” Est Altitudine: circa 1 metro slmm. Fuso Orario: TU+1 Valori Albedo mensili: 20 Dati Meteo: Pisa, Meteonorm SYN file  Variante Simulazione: _SPWR250_FIXDBR3.00_SMA250SC‐HE Data inizio simulazione: 29/09/2010  Parametri di simulazione  Orientamento collettori solari: 32° Azimut: 0° Shed: distanza 5.58 mt; larghezza del collettore 3.12 mt;  alto: 1.20; basso: 3.00. Gamma: 30°,24; Fattore occupazione 61.13%  Orizzonte: libero Ombre vicine: no  Caratteristiche del campo: 13.248 pannelli SunPower o similari da 305 Wp;  Fattore di perdita complessiva campo: 14,1% Inverter: Sunny Central 250HE o similare.  Bisogni dell’utilizzatore: illimitato. 

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TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE

Coordinate geografiche: 43°37' N - 10°24' E

Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti

Potenza generatore FTV: 4,040 MWp

Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud

Perdite sistema: 14,10% circa

PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA

Mese Produz. Produz. Incidenza

mensile giornaliera sul totale

(kWh) (kWh)

Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29%

Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05%

Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19%

Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66%

Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11%

Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19%

Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78%

Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89%

Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92%

Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86%

Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89%

Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18%

Totale 5.579.256,16 100,00%

Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die

Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16  

 

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INDICE RELAZIONE TECNICA OPERE CIVILI   1 ‐  Premessa  

1.2 Ubicazione e Tipizzazione Urbanistica  1.3 Descrizione dell’impianto  

 2 ‐  DESCRIZIONE DELLE OPERE ‐ IMPIANTO FOTOVOLTAICO   2.1 Strade di servizio e accesso  

2.2 Scavi  2.3 Svellimento piantumazione agricola esistente  2.4 Recinzione  2.5 Opere civili cabina elettrica  2.5.1 Cabine prefabbricate  2.5.2 Componenti relativi alla struttura  

 3 ‐ ACCESSI ALL'IMPANTO FOTOVOLTAICO  

3.1 Ubicazione ed accessi                                         

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1 RELAZIONE DESCRITTIVA OPERE CIVILI 1 ‐ PREMESSA                              Lo  scopo  del  presente  documento  è  definire  tecnicamente  le  opere  e  i  manufatti  connessi all’impianto  fotovoltaico  in  progetto,  di  potenza  nominale  pari  a  4.04MW,  da  realizzarsi  nel  Comune  di Collesalvetti, località Lavandone.  1.2 UBICAZIONE E TIPIZZAZIONE URBANISTICA L´impianto è previsto sull’area comprendente le particelle:  • foglio n°3 Comune di Collesalvetti, particella 2 in parte.   La legge 10/91 art. 1 comma 4 e il D.Lgs 387/03 art. 12 comma 7 stabiliscono che : ‐  la produzione di energia da fonti rinnovabili è considerata di interesse pubblico e di pubblica utilità; ‐  le  opere  correlate  alla  produzione  di  energia  da  fonti  rinnovabili  sono  equiparate  a  quelle  dichiarate urgenti e indifferibili ai fini della applicazione delle leggi sulle opere pubbliche, anche se non conseguite da soggetti istituzionalmente competenti; ‐ gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’art. 2 del Dlgs 387/03 lettera b) e c) possono essere ubicati anche in zona classificata agricola dai vigenti piani urbanistici.  1.3 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO Il campo fotovoltaico sarà composto da 13.248 moduli fotovoltaici da 305 Wp.   Ogni cabina contiene, alloggiati negli appositi vani, gli inverter, un quadro BT e un trasformatore BT/MT. L’energia  elettrica  proveniente  dal  generatore  fotovoltaico  subirà  la  trasformazione  da  continua  ad alternata.  Il terreno secondo le prescrizioni del vigente P.R.G. è classificato come: Area agricole.  Su  tale  area  non  insistono  né  il  vincolo  Paesaggistico  (D.Lgs  42/04)  né  il  vincolo  Idrogeologico  (R.D.L. 3267/23).  Non è ricompreso nelle aree con funzione di protezione paesaggistica ambientale di cui  alle NTA vigenti.   DCRIZIONE DELLE OPERE ‐ IMPIANTO FOTOVOLTAICO 2.1 STRADE DI SERVIZIO E ACCESSO La  strada  di  accesso  esistente,  direttamente  dalla  strada  provinciale  per  Lamporecchio,  la  discarica  e  la strada  comunale  di Mortirolo  e  via  dello  Scolmatore,  permette  un  facile  accesso  dei  mezzi  al  sito  di installazione. Le stradine di servizio sono in terra compattata drenata.  2.2 SCAVI Per la messa in opera delle fondazioni delle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici saranno effettuate viti Krinner. Gli scavi a sezione ristretta, necessari per  la posa dei cavi elettrici avranno ampiezza massima di 1.     m e profondità massima di 1.80 m.  La larghezza dello scavo potrà variare in relazione al numero di linee elettriche (terne di cavi) che dovranno essere  posati.  Gli  scavi,  effettuati  con  mezzi  meccanici,  saranno  realizzati  evitando  scoscendimenti, franamenti, ed  in modo tale che  le acque scorrenti alla superficie del terreno non abbiano a riversarsi nei cavi.  I  materiali  rinvenenti  dagli  scavi  a  sezione  ristretta,  realizzati  per  la  posa  dei  cavi,  saranno momentaneamente  depositate  in  prossimità  degli  scavi  stessi  o  in  altri  siti  individuati  nel  cantiere. Successivamente lo stesso materiale sarà riutilizzato per il rinterro. I materiali rinvenuti per la realizzazione delle fondazioni, potranno essere utilizzati per l’appianamento dell’area di installazione.  Trattandosi di scavi poco profondi, in terreni naturali lontani da strade, sarà possibile evitare la realizzazione delle armature, qualora la natura del terreno sia sufficientemente compatta.    

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 2.3 SVELLIMENTO PIANTUMAZIONE AGRICOLA ESISTENTE Non è prevista alcuna eliminazione di strato di vegetazione e conseguente spianamento del terreno.   2.4 RECINZIONE Come  riportato  negli  elaborati  tecnici  di  progetto,  l’area  di  installazione  del  campo  fotovoltaico  sarà delimitata da una recinzione a rete in PRFV. La rete sarà fissata a una struttura di supporto sempre in PRFV a pali con base in ferro. La distanza di  suddetta  recinzione da  strade e  confini di proprietà è  stata determinata nel  rispetto delle disposizioni del codice della strada e dello strumento urbanistico vigente nei comuni interessati.  L’altezza della rete è di 2.20 mt. circa; la rete è sollevata da terra di 15 cm per consentire il libero transito di piccoli animali selvatici.  2.5 OPERE CIVILI CABINA ELETTRICA  2.5.1 CABINE PREFABBRICATE Le cabine elettriche di tipo prefabbricato saranno trasportate su camion in un unico blocco già assemblate e scaricate  nel  punto  scelto  per  l’installazione  in  corrispondenza  dei  basamenti  in  calcestruzzo, preventivamente realizzati. Le cabine potranno già essere dotate di apparecchiature elettromeccaniche, cablate  ed  assemblate  in  fabbrica.  La  cabina prefabbricata  è  realizzata  con pannelli  sandwich  coibentati REI120 e RE90. L’ armatura  interana, unita mediante  saldatura,  realizza una maglia equipotenziale di  terra omogenea  su tutta  la  struttura della cabina elettrica  (gabbia di Faraday), che  successivamente collegata all’impianto di terra  protegge  le  apparecchiature  interne da  sovratensioni  atmosferiche  e  limita  a  valori  trascurabili  gli effetti delle tensioni di passo e contatto.  2.5.2 COMPONENTI RELATIVI ALLA STRUTTURA  Pareti Le pareti verticali, realizzano una struttura con superficie interna liscia senza nervature, contenenti le sedi di posizionamento e fissaggio dei relativi infissi di ingresso e griglie di aereazione per il vano trasformatore.  Copertura La  struttura di  copertura,  realizzata  in pannello  in  vibrocemento è dimensionata  in modo da  sopportare sovraccarichi accidentali fino a 400 kg./mq. Il collegamento di unione tra la struttura scatolare monolitica ed la  soletta  di  copertura,  oltre  a  particolari  sedi  di  incastro,  è  garantito  da  adeguata bulloneria  in  acciaio sbullonabile solo dall'interno della cabina.  Pavimenti Il pavimento, monoblocco con le pareti è realizzato da una soletta piana resistente alle infiltrazioni d’acqua, ed è dimensionato per sostenere  il carico trasmesso dalle apparecchiature elettromeccaniche,  fissate allo stesso, a mezzo di appositi inserti metallici filettati e risponde alle seguenti caratteristiche: ‐ carico permanente, uniformemente distribuito di 500 Kg/mq ‐ carico mobile, tale da poter posizionare ovunque un carico di 3000 kg localizzati, comunque distribuito su quattro appoggi situati ai vertici di un quadrato di di lato 1 m.  Lo stesso è provvisto di appositi cavedi per il passaggio dei cavi MT e BT in entrata ed in uscita dalla cabina stessa. Nessuna  limitazione è data per quanto riguarda  la  loro dimensione, disposizione, destinazione dei  locali e posizionamento dei serramenti.  Fondazione Il basamento delle cabine potrà essere realizzato in loco, mediante uno scavo di profondità massima di 30 cm,  con  riempimento  in misto arido 4/7 e  strato di  collegamento  superiore;  la  struttura di  fondazione è costituita da una piastra  in cemento armato prefabbricata  fuori opera e posata  sull’area destinata  senza ancoraggio se non il proprio peso.  

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Marciapiedi I marciapiedi saranno realizzati in pietrisco su geotessuto.    Infissi Le normali  condizioni di  funzionamento delle apparecchiature  installate,  sono garantite da un  sistema di ventilazione naturale ottenuto con griglie di areazione. A corredo della cabina vengono  installati adeguati infissi in vetroresina per il vano ENEL e Misure (Omologazione ENEL DS 919 ‐ DS 988 ‐ DS 927 ): Portoncino in vetroresina a due ante mm. 1600x2.150 Portoncino  in vetroresina ad una anta mm. 600x2.150 Tutti gli altri infissi (ad eccezione per particolari richieste), sono realizzati in lamiera.  Impermeabilizzazione delle cabine Le  cabine  presentano  una  notevole  resistenza  agli  agenti  atmosferici,  in  quanto  vengono  trattate  con speciali intonaci plastici ed impermeabilizzanti, che immunizzano la struttura dalla formazione di cavillature e  infiltrazioni.  Le  pareti  interne,  vengono  finite  con  tinteggiatura  al  quarzo  di  colore  bianco.  Le  pareti esterne, tinteggiate con pittura al quarzo/gomma ad effetto bucciato, presentano un’ottima resistenza agli agenti atmosferici, anche in ambiente marino, montano, industriale o altamente inquinato.  Il colore standard è definito nella scala RAL ‐ F2. ‐ pareti interne: RAL 9010 bianco ‐ pareti esterne: RAL 1011 beige‐marrone, RAL 7032 grigio siliceo, RAL 1014 avorio, RAL 6025 verde felce ‐ copertura: RAL 7001 grigio argento  Il tetto sarà impermeabilizzato con guaina Bituminosa, saldata al tetto e verniciata con pittura bituminosa di colore alluminio.  La  ventilazione  naturale  all'interno  dei  box  avviene  tramite  finestre  di  aerazione  che  consentono l'eliminazione dei fenomeni di condensa.   Smaltimento acque piovane Lo  smaltimento  delle  acque  piovane  sarà  realizzato  a  mezzo  di  pluviali  a  vista  di  materiale  plastico. L’imbocco dei pluviali dovrà essere sigillato con guaina bituminosa o con “ messicani” in gomma per evitare qualsiasi infiltrazione d’acqua e compreso griglie parafoglie in acciaio zincato plastificato.  Climatizzazione Per la climatizzazione della cabina elettrica si utilizzeranno, ove necessario, climatizzatori elettrici.  ACCESSI ALL'IMPANTO FOTOVOLTAICO  3.1 ‐ UBICAZIONE ED ACCESSI ll  nuovo  impianto  fotovoltaico  sarà  ubicato  nel  comune  di  Collesalvetti  (LI),  località  Lavandone  in  area totalemente pianeggiante.  La zona è raggiungibile dalla Strada di Grande comunicazione Firenze‐Pisa‐Livorno, uscita Vicarello e poi per la viabilità ordinaria Vicarello‐Mortirolo‐Lavandone.  

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 RELAZIONE TECNICA VEGETAZIONALE 

 COMPONENTI VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI   1. Vegetazione e Flora  

 1.1 Distribuzione dei soprassuoli nell’area vasta  1.2 Soprassuoli dell’area di progetto  

 2. Fauna  

2.1 Erpetofauna  2.2 Uccelli  2.3 Mammiferi  2.4 Il prelievo venatorio  

 3 Ecosistemi  

3.1 Clima  3.2 Rete ecologica 3.3 Rete Natura 2000  3.4 IBA 3.5 Aree Naturali Protette 3.6 Capacità d’uso del suolo  

 4.Impatti potenziali   5.Mitigazioni  

5.1 Conservazione della vegetazione esistente  5.2 Opere di ripristino  5.3 Gestione della vegetazione  5.4 Contenimento degli effetti sulla fauna  5.5 Valorizzazione delle biomasse  

 6 Osservazioni conclusive                         

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  COMPONENTI VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI  1. Vegetazione e Flora 1.1 Distribuzione dei soprassuoli nell’area vasta L’area in esame si colloca in un ambito di recente bonifica (risalente agli anni Trenta del secolo scorso), quindi in una pertinenza agraria caratterizzata da colture estensive e seminative, in parte pastorale.  A livello di area vasta sono dominanti gli usi agricoli a seminativo semplice. Si rileva, in appezzamenti più localizzati, colture tradizionali ad olivo (Olea europaea), talvolta distribuiti nel  lambito di colture miste (seminativi arborati).  All’interno  dell’area  in  esame  non  vi  sono  alberature  e  l’intera  area  era  destinata  a  coltura  per  la produzione di fieno.  Sono rilevabili, nell’intorno di qualche chilometro, le formazioni boschive naturali e autoctone costituite da  boschi  di  latifoglie mediterranee,  con  strato  arboreo  dominante  a Quercus  sp.pl.,  concentrate  o disperse, specie verso la zona –piu’ a nord/ovest ‐  della tenuta di Coltano. Rare formazioni a Salix sp.pl., Populus sp pl. si rilevano lungo le fasce fluviali.    

   La copertura dominante è costituita da seminativi. Presenti alcuni rari nuclei di macchia boscata di tipo autoctono posta  all’esterno della Proprietà  in esame,  in prossimità di  case  sparse;  canneti  spontanei lungo i corsi d’acqua. Relativamente scarso lo sviluppo di siepi ed alberature campestri.   

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    1.2 Soprassuoli dell’area di progetto L’area in esame è costituita da superfici agricole poste in piano, precedentemente coltivate a seminativo e prato stabile, sporadicamente arborato, solo di rado ad olivo.   L’attuale situazione di gestione è a prato stabile periodicamente falciato, con lavorazione del suolo. Nell’area non sono quindi riconoscibili alberature da impianto di alcun tipo.  Si  ritiene pertanto  che  la  sottrazione dell’area per  l’utilizzo ad  impianto non  costituisca un effetto di rilievo a carico dei soprassuoli vegetazioni dell’area.  

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    2. Fauna L’area  di  progetto  presenta  soprassuoli  raramente  trasformati  in  regime  sodivo,  viceversa  con coltivazione estensiva a fieno, con sfalci annuali eseguiti per contenere l’accrescimento delle erbacee.   L’area di progetto, per  la  sua  stessa  connotazione di  assenza di  flora  arbustiva ed  arborea, presenta pertanto elementi detrattivi che ne diminuiscono in maniera significativa il potenziale ruolo di ambito di rilevanza faunistica.                      

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  Ad  area  vasta,  nella  descrizione  il  popolamento  faunistico  dell’area  in  esame  e  del  comprensorio circostante, viene descritto per gruppi differenziati: Erpetofauna, Ornitofauna e Mammalofauna.  2.1 Erpetofauna Nell’area  vasta  gli  ambiti  idonei  alla  riproduzione di  anfibi  sono  costituiti prevalentemente da bacini lacustri artificiali, costituiti da ex cave di argille e bacini per l’irrigazione.   

 Impianti di caccia ai palmipedi (abbandonati) (Grecciano) 

 In prossimità dei corsi d’acqua,  si rileva un’area idonea alla riproduzione di specie anfibie.     

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In base alle condizioni dei siti potenziali, si ritiene che  il popolamento ad anfibi nell’area possa essere composto da tre specie di Anuri: rospo comune, Bufo bufo; rospo smeraldino, Bufo viridis e rane verdi (presumibilmente  Rana  bergeri/Rana  klepton  hispanica)(Tabella).  Non  si  può  escludere  l’eventuale presenza di specie del genere Triturus e la raganella (Hyla intermedia).  Per  quanto  concerne  i  rettili  l’area  presenta  un’idoneità  potenziale  scarsa,  per  la  costante  presenza antropica e delle via di comunicazione, molto trafficate e rumorose: non potendo comunque escludere eventuali ulteriori presenze lungo i corsi d’acqua, ovvero in ambiti prettamente molto esterni all’area di progetto. Le  specie  segnalate  costituiscono,  sulla  base  delle  osservazioni  eseguite,  una  descrizione  del popolamento minimo atteso, non tanto nell’area di progetto quanto nelle aree ad essa prossime ma non vicine. Il progetto  in esame, per  le  sue  caratteristiche  strutturali e gestionali non  verrà a definire  condizioni molto diverse dallo  stato  attuale. Ci  si  attende pertanto  il mantenimento delle  attuali  condizioni dei soprassuoli,  dominati  da  prati  stabili  falciati,  sui  quali  si manterrà  l’attuale  popolamento  a  lucertole (abbondante il Genere Podarcis) ed una più scarsa presenza di colubridi.   Considerato,  invece,  nella  finalità  di  conservazione  dell'avifauna  autoctona,  l'utilizzazione  delle  aree all’interno  della  proprietà  in  esame  non  comporta  alcuna modificazione,  in  quanto  non  vi  sono  le condizioni oggettive per lo sviluppo di una avifauna stanziale; poco diverso il discorso per la migratoria, stante  le vastissime aree disponibili ben più protette e “riservate” all’offesa dei rumori del  traffico ed alla costante presenza umana.  In quest’ottica e come valutazione di massima, sono state selezionate le seguenti specie:  1.  specie  ritenute  presenti  anche  stagionalmente  nell’area  di  progetto  ed  ambiti  adiacenti  e  incluse nell'Allegato I della Direttiva 91/241/CEE; 2.  specie  ritenute  nidificanti  nell’area  di  progetto  ed  ambiti  adiacenti  con  status  di  conservazione sfavorevole a livello europeo (categorie 1,2 e 3 ‐ BirdLife International, Tucker e Heath, 1994); 3. specie di interesse gestionale.  Specie Interferenza potenziale  Ardeidae: specie nidificanti, svernanti e di passo – ma non si localizzano nidificazione nell’area in esame. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Ardeidae Airone cenerino (Ardea cinerea).   Anatidae:  specie a prevalente  fenologia migratoria e/o  svernante. Presenti esemplari di passo e/o  in fase  di  alimentazione  –  non  nota  la  composizione  del  popolamento  –  presumibile  la  presenza dell’alzavola nei corsi d’acqua e nei numerosi siti allagati. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Anatidae.  Accipitridae:  specie  nidificanti,  svernanti  e  di  passo  –  non  si  localizzano  nidificazione  nell’area  di progetto, non probabile nidificazione di poiana in aree limitrofe. Possibile presenza di esemplari di passo e/o in fase di alimentazione – eventuale presenza temporanea di esemplari di albanella (Genere Circus) in migrazione. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Accipitridae, anche in relazione alla presenza di numerosi ostacoli aerei costituiti dalle linee elettriche aeree presenti.   Poiana (Buteo buteo) sporadicamente nidificante nella aree piu’ remote. Assente nell’area.  Falconidae: specie nidificanti, svernanti e di passo – non si localizzano nidificazione nell’area di progetto, probabile nidificazione di gheppio in aree limitrofe. Presenti  esemplari  di  passo  e/o  in  fase  di  alimentazione  –  non  osservato ma  ritenuta  probabile  la presenza del gheppio Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Falconidae, anche in relazione alla presenza di numerosi ostacoli aerei costituiti dalle linee elettriche aeree.  

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Gheppio (Falco tinnunculus) ‐ sporadicamente nidificante nelle aree piu’ remote. Assente nell’area.  Phasianidae:  specie  nidificanti,  svernanti  e  di  passo  –  non  si  localizzano  nidificazione  nell’area  di progetto.  Columbidae: specie nidificanti e/o a  fenologia migratoria – non si  localizzano nidificazione nell’area di progetto, probabile nidificazione di tortora in aree limitrofe.  Strigidae: specie stanziali, nidificanti e/o a fenologi migratoria – non si localizzano nidificazione di civetta nell’area di progetto, probabile nidificazione di assiolo, civetta e barbagianni in aree limitrofe.  Alaudidae: presenza dell’allodola Prevista un’interferenza di carattere non significativo. L’attuale  gestione  basata  su  sfalci  ricorrenti  impedisce  il mantenimento  di  un  ricco  popolamento  di passeriformi terricoli.  Allodola (Alauda arvensis) – non nidificante, migratoria.  Hirundinidae: presenza della rondine, ma  non si attendono interferenze con il progetto in esame.  2.3 Mammiferi Nell’area  agricola non prossima  all’area di progetto  sono presenti  riccio  (Erinaceus  europaeus);  forse nutria, nei corsi d’acqua (Myocastor coypus). La qualità scarsa dei soprassuoli non definisce condizioni ambientali particolarmente appetibili. Le aree aperte possono essere utilizzate  come aree di  caccia per  ricci,  volpi o gatti domestici  ‐  tutte specie  in  grado  di  sotto  passare  a  scavalcare  le  recinzioni  perimetrali  –  ma  l’area  non  presenta comunque caratteristiche particolarmente  idonee come aree di rifugio stabile, anche per specie molto adattabili. Nell’area  non  sono  stati  individuati  possibili  elementi  attrattivi  o  ambiti  di  rifugio  di  importanza significativa utilizzabili da chirotteri. Il  progetto  non  introduce  nuovi  elementi  di  frammentazione  territoriale.  Il  progetto  viene  realizzato all’interno  di  aree  già  delimitate  e  recintate.  Le  utilizzazioni  delle  superfici  di  progetto  sono  già fortemente condizionate sia dalla situazione di alterazione dei soprassuoli, sia dal disturbo ambientale esistente.  2.4 Il prelievo venatorio L’area  è  già  esclusa  da  qualsiasi  utilizzazione  venatoria. Non  sono  attese  interferenze  a  carico  delle attuali condizioni di gestione delle risorse venatorie dell’area.  3 Ecosistemi  3.1 Clima La  stazione meteorologica, gestita dal  servizio  idrologico  regionale  facente  capo al Compartimento di Livorno nel comune di Collesalvetti, in base alla media trentennale di riferimento (1961‐1990), definisce le seguenti statistiche: la temperatura media del mese più freddo (gennaio) si attesta ai +8,7 °C; quella del mese più caldo (agosto) è di +26,9° C.  Le  precipitazioni medie  annue  si  attestano  a  quasi  750 mm, mediamente  distribuiti  in  80  giorni  di pioggia, con minimo in estate e picco massimo in autunno per l'accumulo e in inverno per il numero di giorni piovosi.  Mesi Stagioni Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut T. max.media (°C) 13,0 14,0 16,5 19,8 24,0 28,1 31,3 31,3 28,0 23,0 17,6 14,5 13,8 20,1 30,2 22,9 21,8  T. min.media (°C) 4,4 4,7 6,4 9,0 12,0 15,7 18,3 18,5 16,5 12,9 9,2 6,2 5,1 9,1 17,5 12,9 11,2  

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Precipitazioni (mm) 73,7 65,0 63,4 64,6 49,7 35,6 19,5 37,7 60,4 106,2 98,0 75,1 213,8 177,7 92,8 264,6 748,9  Giorni di pioggia (≥ 1mm) 9 8 8 8 6 5 2 4 5 7 9 9 26 22 11 21 80  Il clima del Comune di Collesalvetti  si caratterizza per un clima  tipicamente mediterraneo, con  fasi di acuta aridità estiva (luglio agosto) e fasi fredde in gennaio – febbraio (con possibili episodi di gelo).  La radiazione solare è massima in giugno – luglio.  Le  temperature  estive  indicano  la  necessità  di  provvedere  ad  irrigazioni  per  il mantenimento  delle piante di nuova messa a dimora indicate nelle mitigazioni.  Le  irrigazioni dovranno essere  intense nella prima estate successiva alla piantagione e continuare  fino alla completa radicazione.   3.2 Rete ecologica  L’area  di  progetto, per  le  sue  caratteristiche  di  inclusione  in un  ambito  di  tipo  agricolo  estensivo,  si colloca di fatto all’esterno della rete ecologica territoriale. La rete ecologica dell’area circostante si caratterizza un’estesa dominanza di superfici a seminativo, che hanno sostituito, nel secolo passato, più estese formazioni a pascolo e di bosco (macchia) mediterraneo e, piu’ intensamente, palude.  Il  reticolo  idrografico  campestre  si  presenta  ben  definito  e  curato  e  solo  in  parte  trasformato  e modificato negli ultimi anni.  Non  nell’area, ma  in  prossimità  si  conservano  solo  scarse  e  limitate  e  poco  importanti,  “strutture ecologiche”, ovvero siepi, boschetti ed alberi isolati.   Tali  strutture  ecologiche di maggior pregio non  si  localizzano nell’area di progetto, ove  i  soprassuoli hanno  un  interesse  ridotto  essendo  prevalentemente  dominati  da  piantagioni  di  specie  estranee  al comprensorio. Di importanza non trascurabile, a livello di rete ecologica locale, la presenza di bacini artificiali e la vicina asta fluviale. Il progetto in esame non si pone in relazione con i corpi idrici citati.  3.3 Rete Natura 2000 La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’”Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione  speciale,  individuati ai  sensi delle direttive 92/43/CE e 79/409/CE” D.M. del 3 aprile 2000 (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif. ed integr..  Il sito in esame non è collocato in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di essi.  Si escludono effetti di sorta a carico della Rete Natura 2000.   3.4 IBA L’area  risulta  esterna  e  posta  ad  elevata  distanza  rispetto  alle  aree  I.B.A.  (Important  Birds  Areas) individuate dal BirdLife International e Lipu Italia. Non sono attese interferenze a carico di aree IBA.  3.5 Aree Naturali Protette Il sito  in esame non è collocato all’interno o  in prossimità del confine di Aree Naturali Protette di cui all’Elenco Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91. Rispetto alle SIR (SIC e ZPS) le piu’ prossime sono la Riserva Provinciale del Biscottino e la Riserva “Pdule della Contessa”. Entrambe sono contestualizzate dalla previsione di PRG del Comune di Collesalvetti (LI) con un’unica area omogena:  l’area  in esame, posta  in comune di Cascina,  si  trova a  circa 1 km a est   della piu’ vicina zona protetta (Biscottino) Non  sono  attese  interazioni  apprezzabili  tra  il  sistema  delle Aree Naturali  Protette,  di  cui  al  vigente Elenco Ufficiale del del Ministero dell’Ambiente T.T.M.     

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3.6 Capacità d’uso del suolo La Land Capability Classification (Klingebiel, Montgomery, U.S.D.A. 1961) viene utilizzata per classificare il territorio per ampi sistemi agro‐pastorali e non  in base a specifiche pratiche colturali. La valutazione viene effettuata sulla base delle caratteristiche dei suoli stessi. Le classi sono 8 e vengono distinte  in due gruppi  in base al numero e alla severità delle  limitazioni:  le prime 4 comprendono i suoli idonei alle coltivazioni (suoli arabili) mentre dalla quinta alla settima classe sono raggruppati  i suoli non  idonei all’attività agricola ma ove è possibile praticare  la selvicoltura e  la pastorizia.  I suoli della VIII classe possono essere destinati a soli  fini ricreativi e conservativi. Ciascuna classe può  riunire una o più sottoclassi  in  funzione del  tipo di  limitazione d'uso presentata  (erosione, eccesso idrico, limitazioni climatiche, limitazioni nella zona di radicamento). Le sottoclassi sono indicate da  sigle che  seguono  il numero della classe.  Le  superfici artificiali non  sono comprese  in alcuna delle suddette classi poiché non riconvertibili a usi agricoli.   Le classi di capacità d'uso raggruppano sottoclassi che possiedono lo stesso grado di limitazione o rischio. Sono designate con numeri romani dall'I all'VIII in base al numero ed alla severità delle limitazioni e sono definite come segue:

Suoli arabili • Classe I: suoli senza o con poche limitazioni all'utilizzazione agricola. Non richiedono particolari pratiche di conservazione e consentono un'ampia scelta tra le colture diffuse nell'ambiente. • Classe II: suoli con moderate limitazioni, che riducono la scelta colturale o che richiedono alcune pratiche di conservazione, quali un'efficiente rete di affossature e di drenaggi. • Classe III: suoli con notevoli limitazioni, che riducono la scelta colturale o che richiedono un'accurata e continua manutenzione delle sistemazioni idrauliche agrarie e forestali. • Classe IV: suoli con limitazioni molto forti all'utilizzazione agricola. Consentono solo una limitata possibilità di scelta.

Suoli non arabili • Classe V: suoli che presentano limitazioni ineliminabili non dovute a fenomeni di erosione e che ne riducono il loro uso alla forestazione, alla produzione di foraggi, al pascolo o al mantenimento dell'ambiente naturale (ad esempio, suoli molto pietrosi, suoli delle aree golenali). • Classe VI: suoli con limitazioni permanenti tali da restringere l'uso alla produzione forestale, al pascolo o alla produzione di foraggi. • Classe VII: suoli con limitazioni permanenti tali da richiedere pratiche di conservazione anche per l'utilizzazione forestale o per il pascolo. • Classe VIII: suoli inadatti a qualsiasi tipo di utilizzazione agricola e forestale. Da destinare esclusivamente a riserve naturali o ad usi ricreativi, prevedendo gli interventi necessari a conservare il suolo e a favorire la vegetazione (figura 2.2).

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             Nell’area di progetto viene individuata la seguente classe: 

∙  1  (suoli  senza  o  con modestissime  limitazioni  o  pericoli  di  erosione, molto  profondi,  quasi  sempre livellati,  facilmente  lavorabili;  possibile  un'ampia  scelta  delle  colture).  in  aree  prossimali  al  reticolo idrografico. La classificazione non rende conto del fatto che l’area è già di fatto sottratta al corrente uso agro‐silvo‐pastorale,  trattandosi  quindi  di  ambito  a  tutti  gli  effetti  improduttivo,  nel  quale  le  potenzialità produttive  non  sono  e  non  potranno  essere  rese  realizzate,  in  quanto  pertinenza  di  area  di  tipo industriale di fatto già asservita a funzioni diverse da quelle agricole.  4.Impatti potenziali Gli  impatti  potenziali  eventualmente  prodotti  dal  Progetto  in  esame  presentano  un  carattere particolarmente  contenuto, non determinando apprezzabili effetti diretti, di  carattere  secondario o a distanza su componenti naturali di particolare pregio. Gli  effetti  potenziali  riguarderanno  pertanto  un’occupazione  reversibile  del  suolo  peraltro  già caratterizzato  da  condizioni  di  separazione  ecologica  con  la  rete  ecologica  locale,  in  quanto  già ricompreso in un’area con destinazione di tipo industriale. Gli  eventuali  effetti  potenziali  legati  all’inquinamento  di  luminoso,  non  potranno  determinare  effetti apprezzabili in quanto si tratta di un’area prossima ad aree dotate di impianti di illuminazione esterna.   Ciononostante  si  forniscono  nel  §  mitigazioni  specifiche  indicazioni  per  l’adeguato  contenimento dell’inquinamento luminoso.  Sottrazione di vegetazione. La  realizzazione dell’impianto non  comporterà  effetti  sulle  formazioni  afferibili  a  soprassuoli boschivi naturali.     

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Inquinamento luminoso. Gli impianti di illuminazione esterni comportano un potenziale effetto di disturbo non solo per le attività di  osservazione  notturne  del  cielo,  ma  anche  per  interferenza  con  i  popolamenti  faunistici,  con particolare riferimento ad alcuni taxa di invertebrati notturni (ad esempio le falene). 

 5. Mitigazioni  5.1 Conservazione della vegetazione esistente Non vi è vegetazione autoctona da mantenere: l’area è e sarà coltivata a prato stabile cin essenze senza fienagione per eliminare il pericolo di innesco di incendio. Ove presenti, si manterranno i bassi arbusti di confine laddove non interferiscano con l’irraggiamento solare.  5.2 Opere di ripristino Ripristino del cotico erboso negli interfilari La  superficie  di  progetto  verrà  mantenuta  a  prato,  eseguendo,  ove  necessario,  risemine  di  specie erbacee, tramite  la tecnica della semina a spaglio,  in ragione di 50 g di semente per mq. Si suggerisce l’impiego di miscuglio complessi, con specie caratterizzate da una elevata capacità di tolleranza verso le fasi xeriche estive. Quinte verdi schermanti sul perimetro esterno della proprietà Sui margini dell’impianto  fotovoltaico,  si potrà provvedere, alla piantagione di un  filare di olivo  (Olea europaea).  Le piante saranno messe a dimora in ragione di una pianta ogni cinque metri lineari, ad una distanza di circa 2 m dalla recinzione. Si riporta di seguito  la scheda tecnica di capitolato come riferimento per  le opere di piantagione della  siepe perimetrale  schermante.  L’articolazione del  capitolato  è  tratta dalle indicazioni  contenute nel  capitolato per opere ambientali  redatto dal Ministero dell’Ambiente T.T.M. (2006). La manutenzione post  impianto verrà eseguita secondo necessità per assicurare  l’attecchimento delle piante.  PIANTAGIONE FILARE PERIMTRALE ARBOREO AD OLIVO Codice Capitolato di riferimento  Alberi Linee  Guida  per  Capitolati  Speciali  per  Ingegneria  Naturalistica  –  Ministero  dell’Ambiente  T.T.M.  ‐ Edizione 2006 Aree interessate dall’intervento Perimetro dell’impianto Descrizione Arbusti Fornitura e piantagione di arbusti autoctoni del comprensorio a radice nuda, in zolla, in contenitore o in fitocella. Periodo La piantagione viene eseguita di preferenza  in autunno,  in alternativa  in periodo primaverile. Non si eseguono piantagioni nel pieno periodo invernale e in estate. Sesto di impianto A sesto di impianto lineare: una pianta ogni 5 m Specie arbustive utilizzate Piantagione di Olea europaea (olivo) 100,0 % 

 Dimensione piante in fornitura Arbusti: altezza minima compresa tra 0,50 e 1,50 m Le piante verranno potate all’altezza idonea per evitare interferenze con l’irraggiamento dell’impianto.  5.3 Gestione della vegetazione Gestione interfilari Per  il contenimento della vegetazione erbacea tra  le file di pannelli si raccomanda di preferire  l’uso di mezzi meccanici piuttosto che chimici.   

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5.4 Contenimento degli effetti sulla fauna Contenimento dell’inquinamento luminoso Si raccomanda l’impiego di lampade al vapore di sodio a bassa pressione e l’utilizzo esclusivo di ottiche schermate, che non comportino l’illuminazione oltre la linea dell’orizzonte. Ad  integrazione  delle  norme  di  limitazione  dell’inquinamento  luminoso,  le  lampade  da  utilizzare  nel progetto  illuminotecnico, potranno essere, ovunque sia possibile, al vapore di sodio a bassa pressione. Tali  lampade, oltre  ad  assicurare  un  ridotto  consumo  energetico, presentano una  luce  con  banda  di emissione  limitata  alle  frequenze  più  lunghe,  lasciando  quasi  completamente  libera  la  parte  dello spettro corrispondente all’ultravioletto. Ciò consente di  limitare gli effetti di  interferenza a carico degli invertebrati notturni che presentano comportamenti di “fototassia”. Verrà  inoltre  evitato  l’utilizzo  di  fari  o  altre  strutture  che  comportino  una  illuminazione  al  di  fuori dell’area di intervento.    

 

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Caterina Meoni Architetto

LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO DI POTENZA DI 4,04 MWp NEL COMUNE DI COLLESALVETTI (LI). Committente: IMPRETECNA srl, via C.Menotti, 50 – 50059 Vinci (FI) Ubicazione: Collesalvetti, loc.Lavandone, prov.di Livorno

VALUTAZIONE IMPATTO ACUSTICO

Il tecnico: dott.arch. Caterina Meoni Tecnico competente in Acustica Ambientale ai sensi dell’art.2 - L. n°447/95

9 novembre 2010

dott.arch.Caterina Meoni E-mail: [email protected] – Albo Architetti di Pistoia n° 647

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SOMMARIO 1. Premessa

2. Riferimenti normativi

3. Oggetto della valutazione

4. Descrizione dell’area

5. Classificazione acustica del territorio

6. Descrizione delle sorgenti sonore

7. Strumentazione impiegata per le misurazioni

8. Tipicizzazione delle sorgente sonora

9. Risultati delle misurazioni

10. Analisi dei risultati

Conclusioni.

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Premessa. La sottoscritta dott.arch.Caterina Meoni, Tecnico competente in materia di acustica

ambientale ai sensi dell’art.2 della Legge 477/95, secondo quanto deliberato dalla Regione

Toscana con Determina Dirigenziale n°1947 del 24.11.2006, è stata incaricata di redigere la

presente Relazione finalizzata alla valutazione preventiva di impatto acustico in merito alla

realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra in comune di Collesalvetti (provincia di

Livorno), località “Idrovora di Lavandone”.

Il progetto prevede la realizzazione di un impianto della potenzialità di 4,04 MW circa; tale

impianto ricade in area agricola seminativa, verrà recintato con rete metallica e siepi di

mitigazione ambientale di tamerici. I moduli fotovoltaici sono appoggiati a strutture in

alluminio o ferro e le apparecchiature elettriche saranno alloggiate in cabine prefabbricate in

pannelli compositi tipo sandwich con rivestimenti antincendio, disposte in posizione protetta

rispetto alle acque di ristagno.

L’accesso all’area avviene dalla strada d Mortirolo, da Vicarello, e poi attraverso strade

bianche che corrono parallele all’argine destro del Canale Scolmatore.

Nell’area non sono presenti edifici abitati stabilmente; in prossimità del fabbricato di

captazione di proprietà dell’Azienda Servizi Ambientali (ASA) di Livorno, dove è ubicata anche

la cabina Enel da 15 kV, vi è un edificio che a seconda dei periodi viene abitato da persone

(vi erano nell’area giocattoli per bambini e due cani); durante i sopraluoghi non si è vista

però nessuna persona. In mancanza di indicazioni, si riterrà l’edificio abitato.

Riferimenti normativi.

Si fa riferimento alla seguente normativa:

• Legge 26 ottobre 1995 n° 447 (Legge Quadro sul’inquinamento acustico);

• DPCM 14.11.1997 (Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore);

• DPCM 5.12.1997 (Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici);

• Decreto Min.Ambiente del 16.03.1998 (Norme tecniche per rilevamento e

misurazione dell’inquinamento acustico);

• Legge Regione Toscana n° 89 del 1.12.1998 (Norme in materia di inquinamento

acustico);

• Delibera GRT n°788 del 13.7.1999;

• TULPS, approvato con RD. N° 773/18.6.1931.

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Oggetto della valutazione

L’impianto destinato alla produzione di energia elettrica tramite l’effetto fotovoltaico, si trova

in area agricola pianeggiante, con alcuni insediamenti apparentemente artigianali

(capannoni) posti in direzione di Stagno, a diverse centinaia di metri; alcuni capannoni

potrebbero essere anche utilizzati per usi agricoli, ma essendo chiusi, non ne è certa la

destinazione.

Come è oramai noto dalle varie esperienze di progettazione di impianti fotovoltaici a terra o

sui tetti, le uniche fonti di rumore sono dovute agli inverter, peraltro chiusi per evideni motivi

di sicurezza, dentro box omologati ENEL; inoltre è ovvio che il funzionamento dell’impianto è

esclusivamente diurno.

Descrizione dell’area di intervento

L’area di intervento è posta nella striscia di terra fra lo Scolmatore e il Canale Fossa Nuova,

in una vasta area pianeggiante, caratteristica dei luoghi.

D = > 150 mt Edificio civile

Cabina MT esistente cabina inverter cabina trasform.

Localizzazione

Secondo il Piano di Classificazione Acustica comunale, approvato dal Consiglio Comunale con

Delibera n°53 dell’ 8 giugno 2006, la zona del “Lavandone” ricade in classe III°, con limiti (in

dB(A) diurni e notturni di 60 dB(A) e 50 dB(A), rispettivamente.

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Piu’ specificamente, la soglia standard di emissione sonora (vedi pagina 2 del PCA

comunale), intesa con Valore Limite di Emissione è, per la fascia oraria 06:00-22:00, Leq =

55 dB(A), mentre per la fascia oraria 22:00-06:00, il valore scende a 45 dB(A).

Il valore limite assoluto di emissione per le stesse fasce orarie salgono rispettivamente a 60 e

50 dB(A). Il differenziale residuo è pari a 5 dB(A) e 3 dB(A) nelle stesse fasce temporali.

Le disposizioni di cui sopra non si applicano se il rumore max misurato a finestre aperte è

inferiore a 50 dB(A) e 40 dB(A) nel periodo diurno e notturno rispettivamente e se il rumore

ambientale a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) e 25 dB(A) rispettivamente.

Edificio civile Individuazione dei recettori. Non sono presenti localmente e nel raggio di alcuni chilometri ospedali, case di cura, cliniche. L’unico edificio per civile abitazione – come detto prima non sappiamo se continuativamente abitato – è quello indicato dalla freccetta bianca nella foto sopra. Esso misura circa 150 metri dal luogo ove sono previste le cabine inverter. Si precisa che l’ubicazione esatta delle cabine inverter sarà oggetto della definizione della STMG, al momento non fornita, in quanto richiesta per una definizione piu’ avanzata del dettaglio progettuale. Fin da ora, la scrivente è tenuta ad aggiornare il presente studio al grado di definizione richiesto e ad apportare le modifiche e prescrizioni che scaturiranno alla Conferenza di Servizi di approvazione della richiesta di Autorizzazione, successivamente all’esito dello screening di pre-VIA.

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Tale modus operandi appare razionalmente in linea con le istruzioni regionali tese a non appesantire senza motivo il procedimento di rilascio di Autorizzazione Unica alla costruzione ed esercizio degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, correlata con la prassi Enel Distribuzione di fornire STMG con livello di approfondimento progettuale almeno pari al “definitivo di cui al D.Lgs.16/06 e smi. Strumentazione utilizzata La scrivente ha utilizzato un analizzatore sonoro Larson & Davis mod.824, fonometro di precisione classe 1, CEI ed ANSI, numero di serie 1688, fornito da un professionista della provincia di Pisa, in quanto altro indisponibile perché non tarato. La calibrazione risulta effettuata in data 6.6.2009 a Biassono (MI) presso il centro SIT.

I rilievi, forniti dalla Committenza ed effettuati in data antecedente si ritengono del tutto validi per i livelli di rumori di fondo caratteristici di un’area totalmente “vuota”. Cio’ nonostante è stato deciso di eseguire nuovi rilievi (4.11.2010) che peraltro confermano i dati già forniti. La posizione del locale trasformatori (d1), presunta a livello di progetto, dista 10 metri dal punto di rilievo sonoro (in questo caso il punto esatto è impraticabile per il fango e per il fossato colmo d’acqua, ma è ovvio che la distanza cosi’ ridotta, in assenza di alcuna fonte o disturbo compresa in questi dieci metri, non inficia minimamente il risultato. La distanza del locale inverter (d2), invece, è sostanzialmente coincidente con il punto di misura (ne è separata da un fossetto di circa 2 metri). Descrizione delle sorgenti sonore Le sorgenti sonore emesse dall’impianto, peraltro solo durante le ore diurne, sono riconducibili alle cabine di trasformazione in funzione di giorno:

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- inverter CC/CA all’interno delle cabine dedicate; - trafo BT/MT, alloggiato al’interno di cabine dedicate. La casa produttrice gli inverter (la SMA), non ha documenti (quanto meno non li ha prodotti a richiesta) che attestino l’emissione sonora: solo nella scheda commerciale, per il modello Sunny Central 250 SC o HE viene indicato un valore di rumorosità a macchina attiva di 50 dB(A). Altri modelli di inverter riportano in letteratura dati oscillanti fra 45 e 60 dB(A)

Per quanto riguarda i trasformatori, l’emissione è simile o inferiore e si attesta attorno ai 40-45 dB(A) - (Catalogo commerciale SMA e similari) I valori indicati sono ovviamente quelli rilevabili a macchina “nuda” senza contenitori o cabine di alloggio. Tipicizzazione della sorgente sonora. Le sorgenti sonore sono rappresentate dagli inverter: 16 inverter ed 1 trasformatore BT/MT. Unità inverter Pressione sonora: < 60 dB(A) Unità trasformatore Pressione sonora: < 58 dB(A) Gruppo A 16 macchine inverter CC/CA 50 Hz LPA(A) tot. = 10 log[10 log Lp/10 +…10log Lp16/10] = 10 log [16 x 10 log 60/10] = 72,7 dB(A) Gruppo B 1 macchina trafo BT/MT 380-400 V -> 15 kV LPA(A) tot = 58 dB(A)

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Locale alloggio macchinari. Ipotesi di localizzazione a 10 metri dal recettore sensibile (strada poderale parallela allo Scolmatore (Canale)) N.B.: l’edificio civile di cui alla ricostruzione fotografica è posto ad oltre 150 mt, quindi prendiamo la soluzione piu’ cautelativa. Il locale dove saranno alloggiati i macchinari nonché tutte le apparecchiature elettroniche di controllo è realizzato con pannelli sandwich coibentati, dello spessore di 15 cm, con densità di 2.200 kg/mc, con griglie di areazione di 0,32 mq ciascuna, per complessivi n°6 x 0,32 = 2 mq circa. Il potere fonoisolante delle cabine è dato da: M’ = 2200 x 0,15 = 330 kg/mq ∆ = 28,4 log 330 = 52,3 dB(A) Considerando le aperture di areazione con potere di isolamento nullo, si ha: Dne,w,situ = -10 log(S,apertura/10) – 10 log (ne) = -10 log(0,32/10) – 10log(6) = 7 dB(A)

Per cui si ha: R’w = 10 log[(S,parete/S,facciata)x10 – (Rw/10) + (A,o/S,facciata)x (10-Dn,e,w/10)] – 2 dB(A) = 6 dB(A) Quindi il rumore emesso dagli inverter di giorno vale:

Rumore inverter giorno: R = 72,7 – 6 = 56,7 dB(A) Di notte, l’impianto è inattivo e il rumore è nullo.

Rumore trasformatore giorno: R’ = 58 – 6 = 52 dB(A) Cabina trasformatore a 52 dB(A) a 10 metri dal confine: d1 = 10 mt Lp A-d1(A) = Lp A(A) – 20 log d1 = 52 – 20 log10 = 32 dB(A) Cabina inverter da 56,7 dB(A) a 10 metri al confine: Lp = 56,7 – 20 log 10 = 36,7 dB(A) Risultati delle misurazioni effettuate Le misurazioni sono state effettuate il giorno sabato 23 ottobre 2010, giorno prefestivo, per evitare eccessive ricoperture sonore dalla vicina SGC FI-PI-LI. E’ stata misurata solo la temperatura (16-17°C), il vento debole, cielo coperto con piogge leggere intermittenti. Le misurazioni si sono svolte nelle pause delle piogge che hanno caratterizzato il periodo. 1) Tempo di osservazione: T,o = 1 ora (dalle 13,30 alle 14,30 traffico minimo in superstrada); 2) Tempo di riferimento PCA comunale: diurno (6:00-22:00); 3) Meteo locale: nuvoloso senza pioggiacon pioggia debole intermittente.

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Il microfono del fonometro integratore è stato posizionato su supporto in legno (treppiedi di un antico livello ottico) a circa 1,50 metri dal terreno misurato sotto al fonometro in verticale. Il fonometro stesso è stato posizionato nel bagagliaio di una autovettura e collegato con l’alimentatore elettrico con apposito cavetto. L’alimentazione a batteria consente – naturalmente – di mantenere spento il motore dell’auto. La stessa era posta in modo da non frapporsi tra il microfono e la zona di misura; stessa precauzione per il grande rilevato dell’argine del Canale. Si nota, infine, che in corrispondenza della zona di misura si trova il tubo-ponte (in c.a.) del sistema acquedottistico pubblico. E’ stato verificato che l’alimentazione idrica non provoca alcuna emissione sonora percepibile.

In altre parole, al momento della misurazione, sull’intero sito non vi era alcuna fonte particolare di emissione sonora, neppure mezzi operatrici agricole.

Durante le misure il microfono era provvisto di cuffietta antivento in spugna. Le rilevazioni, effettuate conformemente alle indicazioni dl DM 16.3.98, hanno dato i seguenti valori di fondo: A) Posizione Microfono 1. Inizio stradetta campestre lato scolmatore. Ora 13,30. Durata 10 min. L,eq, residuo = 35 dB(A) B) Posizione Microfono 2. Fine strada campestre, prossimità manufatto in cemento per bacino idrovora. Ora 14,20. Durata 10 min. L,eq,residuo = 45 dB(A) (maggior vicinanza superstrada?) Analisi dei risultati Si ricorda che l’impianto fotovoltaico avrà funzionamento solo diurno. Le aperture dei box sono state considerate con potere fonoassorbente nullo, favor rei. Livello di emissione Per entrambi i punti di rilievo sarà confrontato con il valore di emissione diurno della classe III (55 dB(A)). 1. LpA-1(A): 32,0 dB(A) = L,eq (A) emissione 1 2. LpA-1(A): 36,7 dB(A) = L,eq (A) emissione 2 Entrambi i valori sono inferiori alla soglia di 55 dB(A) prevista nel Piano comunale. VERIFICATO Livello assoluto di emissione Per ottenere il livello di pressione sonora di immissione da confrontare con i limiti di legge, si esegue la somma energetica fra L,eq(A) emissione al recettore ed il livello di pressione sonora residuo determinato con le misure in sito: essendo il recettore piu’ sensibile a circa 150 metri dalla posizione presunta delle cabine (se varierà, verrà aggiornata la presente relazione adottando nel caso misure compensative di maggior isolamento dei box) verifichiamo al livello in corrispondenza del recettore medesimo. L,eq(A)emissione = 10 log[10 L,emiss/10 + 10 L,res – 1/10] 1. L,eq(A)emissione = 10 log[10 32/10 + 1035/10] = 36,7 < 60 VERIFICATO

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2. L,eq(A)emissione = 10 log[10 36,7/10 + 1045/10] = 54,6 < 60 VERIFICATO

Limiti differenziali Si nota che il contributo delle sorgenti sonore non è determinante ad incrementare il livello di pressione sonora del rumore residuo e quindi non è necessario andare a verificare i livelli differenziali all’interno dell’unità abitativa individuata come unico recettore. Conclusioni In virtu’ di quanto esaminato, in considerazione del fatto che saranno realizzate appropriate strutture di contenimento dei locali tecnici, è possibile affermare che i livelli assoluti a cui i recettori oggetto della verifica saranno esposti risultano entro i limiti del vigente regolamento e della vigente normativa. L’indagine è stata svolta, a favore della “sicurezza”, con i seguenti presupposti: a) Le cabine trafo ed inverter sono collocate oltre la viabilità poderale/consortile parallela al Canale

scolmatore, a circa 10 metri dal ciglio lato campagna del fosso di guardia della strada stessa, quindi a ben piu’ di 150 mt dalla casa (abitata?) che si trova vicino al campo pozzi A.S.A..

b) La consegna avviene tramite cavidotto interrato, collegandosi direttamente alla linea a MT che tagli diagonalmente l’area, quindi la cabina (armadio) di consegna verrà posta dove indicato dall’ENEL nello STMG, ma comunque in prossimità della viabilità. Tra l’altro la cabina di consegna è ovviamente solo un Quadro Elettrico che non emette disturbi sonori, quindi non è vincolante la sua posizione, se non dal punto di vista elettromagnetico. Collocare tale quadro vicino alle cabine e quindi lontano dalla casa risolve alla radice il problema.

c) Non è stata eseguita una valutazione dello stato di fondo in corrispondenza della casa perché vi è in taluni momenti il rumore di ripresa delle pompe A.S.A. e quindi non si è ritenuto corretto alzare la soglia del rumore di fondo per una sorgente temporanea e comunque sulla quale non vi è modo di intervenire con mitigazioni di alcun tipo.

d) Allo stesso modo, si è evitato di compiere misurazioni durante le ore di traffico intenso della S.G.C. (che nel punto piu’ vicino è a meno di 200 metri dall’area ed a circa 380 mt dalla casa), ritenendo che, anche in questo modo, “lo stato del grigio” sarebbe stato artificiosamente modificato a sfavore delle condizioni ambientali, alzandone la soglia.

Complessivamente, pertanto, visti livelli di emissione sonora degli impianti in progetto, si ritiene l’intervento fattibile nell’ottica del contenimento delle emissioni rumorose. La precisazione fondamentale è che questo studio andrà integrato in sede di “prove di funzionamento”, per verificare le ipotesi assunte e, se non confermate, predisporre le opportune integrazioni, specie per quanto riguarda le coibentazioni fonoisolanti dei locali-macchine,

Allegati; copia delibera di Autorizzazione

(Tecnico competente in Acustica Ambientale ai sensi dell’art.2 - L. n°447/95) Dott.Arch. Caterina Meoni

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impatti e.m.

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Relazione Impatto Elettromagnetico INDIC E 1.‐  CAMPI ELETTROMAGNETICI  2.‐  FASCE DI RISPETTO  3.‐  CONCLUSIONI   

1 CAMPI ELETTROMAGNETICI I  campi  elettrici  e  quelli  magnetici  sono  grandezze  fisiche  differenti,  che  però  interagiscono  tra lorodipendono  l’uno dall’altro  al punto di  essere  considerati manifestazioni duali di un unico  fenomeno fisico: il campo elettromagnetico.   Il campo magnetico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di corrente elettrica o di massa magnetica,  la cui unità di misura è l’Ampère [A/m].  Il campo elettrico può essere definito come una perturbazione di una certa  regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di carica elettrica, la cui unità di misura è il Volt [V/m].  Il  campo magnetico  è  difficilmente  schermabile  e  diminuisce  soltanto  allontanandosi  dalla  linea  che  lo emette.  Il  campo elettrico è  invece  facilmente  schermabile da parte di materiali quali  legno o metalli, ma anche alberi o edifici. Questi campi si concatenano tra  loro per determinare nello spazio  la propagazione di un campo chiamato elettromagnetico (CEM). Le caratteristiche fondamentali che distinguono i campi elettromagnetici e ne determina le proprietà sono la  frequenza  [Hz] e  la  lunghezza d’onda  [m], che esprimono  tra  l’altro  il contenuto energetico del campo stesso. Col termine inquinamento elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti (NIR) e la materia. I campi NIR a bassa frequenza sono generati dalle linee di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica a alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere. Con riferimento specifico alle  linee di vettoriamento dell’energia elettrica dai produttori agli utilizzatori, si possono distinguere diversi tipi di elettrodotto, in base alla tensione di alimentazione:  a) Linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (220‐380 kV): collegano  le centrali di produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di trasporto a quello delle reti di distribuzione (ambito superregionale); b) Linee elettriche di distribuzione o  linee di subtrasmissione ad alta  tensione  (30‐150 kV): partono dalle stazioni elettriche primarie ed alimentano  le grandi utenze o  le cabine primarie da cui originano  le  linee d distribuzione a media tensione; c) Linee elettriche di distribuzione a media tensione (1‐30 kV): partono dalle cabine primarie ed alimentano le cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari; d)  Linee  elettriche  di  distribuzione  a  bassa  tensione  (220  –  400  V):  partono  dalle  cabine  secondarie  alimentano gli utenti della zona. I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali,stazioni e linee elettriche) costituiscono particolar sorgenti di campi elettromagnetici che in dipendenza della loro frequenza di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF (Extremely Low Frequency). Per  i  campi a bassa  frequenza  (elettrodotti, apparecchi elettrici)  si misura  l’intensità del  campo elettrico [V/m] e l’induzione magnetica ([T] tesla, ma generalmente in millesimi di Tesla, mT, e milionesimi di Tesla, μT).       

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 In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti ambientali distingue tra: •  effetti  acuti  (o  di  breve  periodo),  basati  su  una  soglia,  per  cui  si  fissano  limiti  di  esposizione  che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza di tali effetti; • effetti cronici (o di lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione aumenta  non  l’entità ma  la  probabilità  del  danno),  per  cui  si  fissano  livelli  operativi  di  riferimento  per prevenire o limitare il possibile danno complessivo.  In Italia la normativa in materia di inquinamento elettromagnetico, e nello specifico campo delle radiazioni‐non‐ionizzanti quali gli ELF, è molto frammentaria.  La L. n. 36 del 22/02/01, “Legge quadro  sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, ricorre a differenti strumenti di prevenzione e controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi elettromagnetici, con lo scopo di ridurre ai livelli più restrittivi le loro produzioni e quindi diminuendo l’esposizione della popolazione. Oggetto della normativa sono  infatti gli  impianti e  le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l’esposizione dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. L’aspetto  innovativo della  legge quadro  italiana  riguarda  l’introduzione dei  “valori di attenzione”  così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine sulla popolazione; nella L. 36/01 sono, infatti, definiti:  • Limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico (considerato come valore di immissione),  da  considerarsi  come  limiti  inderogabili  a  tutela  della  salute  umana  da  effetti  acuti  di esposizione; • Valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definiti a fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate; • Obiettivi di qualità: volti a prefigurare  i progressivi e graduali miglioramenti della qualità ambientale,  in una prospettiva temporale di durata.  Si suddividono in: ‐ criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni ed incentivi per l’utilizzo delle BAT; ‐ valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per  il raggiungimento di una progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi. Il DPCM del 8  luglio 2003  (Fissazione dei  limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per  la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete di 50 Hz generati dagli elettrodotti) in tema di campi elettromagnetici a basse e bassissime frequenze stabilisce  i seguenti valori da applicarsi  in ambienti abitati e  in  luoghi adibiti a permanenze non  inferiori a quattro ore giornaliere: Normativa     

  Limiti Intensità Campo Elettrico (KV/m) 

Induzione magnetica μT 

  Limite esposizione  5 100 DPCM 8.7.2003  Valore attenzione (24 ore) ‐ 10   Obbiettivo qualità (nuovi imp.) ‐ 3 

 L’approssimazione  quasi‐statica  permette  di  analizzare  i  due  campi,  elettrico  e  magnetico,  in  modo separato. Il  campo  elettrico prodotto da un  sistema polifase di  conduttori posti entro uno  spazio  imperturbato,  è esprimibile con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori descrivendo un’ellisse.    

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Esso è sempre presente appena la linea si mette in tensione indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza. Il campo magnetico H è un vettore ortogonale al campo elettrico, ed è associato alla corrente (quindi alla potenza) trasportata. Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla composizione dei contributi di tutte le correnti circolanti nei conduttori e, come per il campo elettrico, ruota su un piano trasversale descrivendo un’ellisse.  I  fattori  che  influenzano  il  campo magnetico,  prodotto  da  un  cavo  interrato,  sono:  distanza  tra  le  fasi, profondità  di  posa,  geometria  di  posa  e  le  correnti  indotte  dal  campo magnetico  stesso  nelle  guaine metalliche.  Sostanzialmente ci sono tre modi diversi per posare un cavo interrato; • posa piana: i tre cavi sono disposti in una linea orizzontale; • a trifoglio: sono disposti uno vicino all’altro a 120°; • a separazione di fasi: con  l’ausilio di cinque cavi,  la terra al centro e gli altri quattro messi  in modo che  ogni coppia di fasi abbia nel mezzo il cavo di terra.  Oltre alla disposizione si può introdurre anche uno schermo più o meno aperto che abbassa ulteriormente il campo magnetico in superficie. Una  indagine  condotta  a  livello  europeo  sulla  percezione  sociale  dei  pericoli  ambientali mostra  i  campi elettromagnetici  come  il  fattore  che  ha maggiormente  registrato  un  aumento  di  preoccupazione  tra  i cittadini.  La pubblicazione del Decreto Ministeriale 29 maggio 2008 per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti, attuativo del DPCM 8 luglio 2003, ha fornito gli strumenti per valutare in maniera univoca le ricadute sul territorio dovute all'inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza.  La componente di maggior interesse sanitario è il campo magnetico, per i possibili effetti cronici.  A livello internazionale i limiti di esposizione sono stati definiti in base agli effetti accertati di tipo acuto. È su questo principio che è stato ricavato il limite di esposizione per i campi magnetici a 50 Hz (frequenza di rete) di 100 μT, adottato nella normativa nazionale come limite di esposizione assoluto. Il  legislatore  italiano ha adottato una politica  cautelativa per  tutelare  la popolazione da eventuali effetti cronici dovuti a esposizioni di lunga durata all'interno di aree tutelate (aree di gioco per l'infanzia, ambienti abitativi  e  scolastici,  luoghi  con  permanenza  superiore  a  4  ore  giornaliere),  prevedendo  una  doppia regolamentazione:  soglie di esposizione per  luoghi da  tutelare e  fasce di  rispetto, corridoi di  sicurezza  in grado di assicurare il rispetto di tali limiti.  Le soglie si suddividono a loro volta in due: ‐  valore di attenzione pari a 10 μT nel caso di luoghi tutelati gi à esistenti nei pressi di elettrodotti ; ‐  obiettivo  di  qualità  pari  a  μT3  nel  caso  di  nuove  installazioni  di  elettrodotti  in  corrispondenza  delle medesime aree o, viceversa, in caso di nuovi insediamenti da tutelare in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio. La  legge quadro 36/2001 definisce  fasce di rispetto  le aree all'interno delle quali non è consentita alcuna destinazione  di  edifici  ad  uso  residenziale,  scolastico,  sanitario,  oppure  un  uso  che  comporti  una permanenza superiore alle 4 ore (negozi, uffici,...). Il DM del 2008 ha meglio specificato tale definizione, precisando che per fasce di rispetto si deva intendere lo  spazio  circostante un elettrodotto  che  comprende  tutti  i punti, al di  sopra e al di  sotto del  livello del suolo, caratterizzati da una induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all'obiettivo di qualità pari a 3 μT. Per determinare le fasce di rispetto si deve impiegare la portata in corrente, grandezza che non è costante in quanto dipende dalla richiesta di energia elettrica e pertanto anche il campo magnetico può variare nel tempo. La determinazione operativa della fasce di rispetto è piuttosto complessa, e va effettuata per ogni campata della linea.    

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impatti e.m.

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 Richiede una notevole mole di dati, oltre a sofisticati software di simulazione. Il DM del 2008 ha pertanto previsto un regime semplificato e ampiamente cautelativo che prevede il calcolo della Distanza di Prima Approssimazione (DPA), definita per le linee come la distanza, in pianta sul livello del suolo, dalla proiezione del  centro  linea  che garantisce  che ogni punto  la  cui proiezione al  suolo disti più della DPA si trovi all'esterno delle fasce di rispetto. Per le cabine secondarie è la distanza, in pianta sul livello del suolo, da tutte le pareti della cabina stessa che garantisce i requisiti di legge per l'esposizione.  A differenza della fascia di rispetto, espressa come un volume, la DPA viene definita come una distanza, in modo  tale  che  garantisca  sempre  l'ottemperanza  dei  limiti  derivanti  dalla  fascia  di  rispetto.  Questo comporta un vincolo su maggiori porzioni di territorio ma permette di valutare più rapidamente l'esistenza di punti di conflitto fra elettrodotto ed edifici.  Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo  sfruttamento  del  sole;  l’impianto  è  costituito  dai  seguenti  elementi  principali  che,  avendo  parti  in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde elettromagnetiche: 1) Cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di campo alla cabina di raccolta (cavi a 15 kV); 2) Cavidotti interrati per il collegamento della cabina di raccolta con la cabina di consegna (cavi a 15 kV).  Le cabine  in Media Tensione sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed  induzione magnetica che dipendono  –  oltre  che  dall’intensità  di  corrente  di  esercizio  –  dagli  specifici  componenti  (sezionatori  di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2‐5.0 kV/m),  mentre  il  valore  più  elevato  di  induzione  magnetica  è  registrabile  in  corrispondenza  dei trasformatori (6.0‐15.0 μT).  Le  cabine  in Media  Tensione  ,  quindi,  sono  caratterizzate  da  valori  di  induzione magnetica  e  di  campo elettrico inferiori ai limiti normativi vigenti. L’impianto genera campi elettromagnetici per la presenza di collegamenti elettrici; la scelta di utilizzare cavi schermati  e  di  realizzare  linee  elettriche  interrate,  associata  alla  localizzazione  dei  tracciati  interni  al perimetro dell’impianto, anche con riferimento alla  linea MT tra  le cabine di trasformazione e  la cabina di raccolta  ,  tutte  distanti  da  luoghi  ove  si  può  prevedere  la  presenza  prolungata  di  persone,  porta  ad escludere impatti sulla salute della popolazione.  La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in MT per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le linee interrate sono costituite da terne  trifase  con  cavo  interrato  cordato  ad  elica,  sistemate  in  apposito  alloggiamento  sotterraneo;  ciò consente  di  avere  campi  elettrici  assai  ridotti,  grazie  alla  possibilità  di  avvicinare  i  cavi  ed  all’effetto schermante del terreno. Per  quanto  riguarda  l’impianto  fotovoltaico,  lo  stesso  non  si  configura  come  luogo  dove  si  prevede  la permanenza delle persone per periodi superiori alle 4 ore giornaliere.  Nel  caso  delle  apparecchiature  elettriche,  la  scelta  effettuata  garantisce  inoltre  la  loro  certificazione  di rispondenza alle norme CEI rela ve alla compa bilità elettromagnetica. Per quanto  riguarda  il cavidotto MT di collegamento alla  sotto  stazione elettrica M/TAT di consegna alla rete, in tale sede ci si limita ad evidenziare che il tracciato segue , per tu o lo sviluppo , la viabilità esistente e che in linea generale , la soluzione interrata, consente di escludere possibili ricadute con riferimento alla vicinanza ad abitazioni o luoghi di permanenza prolungata delle persone. 2 FASCE DI RISPETTO Per “fasce di rispetto” si intendono quelle definite dalla Legge 22 febbraio 2001 n° 36, all’interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, ovvero un uso che comporti  una  permanenza  superiore  a  4  ore,  da  determinare  in  conformità  alla metodologia  di  cui  al D.P.C.M. 08/07/2003. Tale DPCM prevede (art. 6 comma 2) che l’APAT, sentite le ARPA, definisca la metodologia di calcolo per la determinazione delle  fasce di  rispetto  con  l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.   

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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impatti e.m.

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Con Decreto 29 maggio 2008 (pubblicato in G.U. n. 156 del 05/07/2008 – Supplemento Ordinario n. 160) il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti. In  riferimento al Decreto Ministeriale Ambiente  in Supplemento ordinario GU n 160 del 5  luglio 2008  su fasce di rispetto per gli elettrodotti, la distanza di prima approssimazione (Dpa) e quindi la fascia di rispetto dell’impianto  di  rete  e  dell’impianto  utente  per  la  connessione  (stazioni  elettriche),  ricade  all’interno dell’area di pertinenza degli impianti.  La distanza (Dpa) e quindi la fascia di rispetto è pari a circa 6 m e quindi rientra nella (Dpa) degli impianti. Il calcolo delle DPA per  la cabina MT/BT di trasformazione è stato preso dal documento ENEL; per quanto riguarda tutti i cavi, interrati in cavo cordato ad elica, si fa riferimento al par. 3.2 del dm 29/05/2008, per il quale dette linee sono escluse dal calcolo delle DPA.  Per  quanto  riguarda  la  cabina  di  consegna  MT,  che  non  contiene  trasformatori  MT/bt,  la  DPA  è  da considerarsi compresa all'interno della cabina stessa.3 CONCLUSIONI In  tema di protezione della popolazione delle esposizioni ai campi elettrici e magnetici generati da  reti e manufatti  in  tensione,  gli  interventi  edilizi  sono  disciplinati  dal DPCM  8  luglio  2003  s.m.i.  e  dal DM  29 maggio 2008 s.m.i.. un tale quadro normativo non trova però applicazione ai fini della realizzazione di un campo  fotovoltaico  , non solo perché  i  limiti di esposizione  fissati dal suddetto DPCM non si applicano a lavoratori esposti per  ragioni professionali, ma soprattutto  in quanto  l'intervento  in esame non consta di fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporti tempi di permanenza superiori a quattro ore giornaliere consecutive di persone e/o animali. In  particolare,  lungo  il  tracciato  del  cavidotto  interrato  a  15  kV  (profondità  1,5  metri),  così  come  in prossimità anche delle cabine, nell'attuale assetto del territorio preso a base del progetto non sono presenti costruzioni  di  tipo  abitativo  o  di  altro  genere  in  cui  si  prevede  una  permanenza  superiore  alle  4  ore giornaliere  consecutive.  In merito,  infine,  all'eventuale  presenza  di  personale  entro  l'area  di  progetto, questa  è  prevista  solo  in  sede  di  interventi  di  manutenzione  ordinaria  e  straordinaria  di  durata  non superiore a 3 ore consecutive giornaliere.  Pertanto si può concludere che: ‐ per quanto riguarda le DPA dalle cabine di trasformazione MT/bt che contengono trasformatori, essendo queste inferiori a 2 m, risultano sempre ricomprese all'interno delle recinzioni dell'impianto, e dunque non interessano luoghi adibiti a permanenze di persone e/o animali superiori a 4 ore giornaliere consecutive. ‐ per quanto  riguarda  le  linee MT,  essendo  tutte  in  cavo  interrato  cordato  ad  elica, non  è necessario  il calcolo delle DPA. Si riporta la verifica analitica della emissione di un cavidotto interrato da 15.000 Volt.  

Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.

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ID IMPIANTO FTV - COLLESALVETTI (LI) Durata Inizio Fine Preparazione

1 COSTRUZIONE IMPIANTO (giorni) 1432 Opere preliminari 73 Rilievi e quote 74 Realizzazione recinzioni preliminari 205 Predisposizione fornitura acqua ed energia 76 Direzione approntamento cantiere 77 Delimitazione area cantiere e segnaletica 10

8 Opere civili 159 Opere di sistemazione terreno 20

10 Realizzazione viabilità interna di cantiere 1511 Predisposizione area di impianto cabine BT/MT 2012 Tracciamento e posa in opera telai per moduli FTV 30

13 Opere elettromeccaniche 914 Montaggio sovrastrutture metalliche 4515 Montaggio moduli fotovoltaici 4516 Posa cavidotti MT e pozzetti di ispezione 2017 Posa cavi MT/Terminazioni cavi 2018 Posa cavi BT in CC e AC 2019 Realizzazione piani di posa box e cabine 2020 Realizzazione ambienti per gruppi di conversione e cabina 2021 Cablaggio stringhe 2022 Installazione inverter 2023 Collegamento QCC-INV-QCA-DC-Inverter 2024 Installazione trasformatore 2025 Installazione Quadri di MT 20

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26 Lavori di collegamento 1527 Collegamento corrente alternata 1528 Monitoraggio e sorveglianza 1529 Montaggio sistema di monitoraggio 1530 Montaggio sistema di videosorveglianza 15

31 Collaudi/Commissioning 532 Collaudo cablaggi 533 Collaudo quadri 534 Collaudo inverter 535 Collaudo sistema di montaggio 536 Fine lavori 537 Comunicazione di fine lavori 5

N i i àID Nome attività DURATA INIZIO FINE

1 FUNZIONAMENTO IMPIANTO 5220 gg. 2011 2036

ID Nome attività DURATA INIZIO FINE

1 SMANTELLAMENTO IMPIANTO 40 giorni 01/04/2036 10/05/2036

2 Dismissione dei pannelli al silicio 20 giorni 01/04/2036 21/04/2036

3 Dismissione telai in alluminio 15 giorni 22/04/2036 07/05/2036

4 Demolizione di cordoli e altre strutture fisse 15 giorni 15/04/2036 24/04/2036

5 Demolizione di cavidotti e altre opere interrate 10 giorni 20/04/2036 29/04/2036

6 Dismissione impianti elettrici e cabine 5 giorni 04/05/2036 10/05/2036

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Settimana 1 Settimana 2 Settimana 3 Settimana 4 Settimana 5 Settimana 6 Settimana 7 Settimana 8

Rilievo e quoteRealizzazione recinzioni preliminariPredisposizione fornitura acqua ed energiaDirezione approntamento cantiereDelimitazione area cantiere e segnaletica

Opere di sistemazione terrenoRealizzazione viabilità interna di cantiere

Predisposizione area di impianto cabine BT/MTTracciamento e posa in opera telai per moduli FTV

Montaggio sovrastrutture metallicheMontaggio moduli fotovoltaici

Posa cavidotti MT e pozzetti di ispezionePosa cavi MT/Terminazioni caviPosa cavi BT in CC e AC

Realizzazione piani di posa box e cabineRealizzazione ambienti per gruppi di conversione e cabinaCablaggio stringheInstallazione inverterCollegamento QCC-INV-QCA-DC-Inverter

Installazione trasformatoreInstallazione Quadri di MT

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Lavori di collegamentoCollegamento corrente alternata

FINE LAVORIMontaggio sistema di monitoraggioMontaggio sistema di videosorveglianza

Collaudo cablaggiCollaudo quadriCollaudo inverterCollaudo sistema di montaggio

Comunicazione di fine lavori

Settimana 1 Settimana 2 Settimana 3 Settimana 4 Settimana 5 Settimana 6 Settimana 7 Settimana 8

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Settimana 9 Settimana 10 Settimana 11

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