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C.M.F. Cummiod-Montovert, Champlong, Bréan-Torrette e Ru Bréan ADDUZIONE DI ACQUA IRRIGUA A SERVIZIO DEI COMPRENSORI DEI CONSORZI DI MIGLIORAMENTO FONDIARIO CHAMPLONG, CUMIOD-MONTOVERT, BRÉAN-TORRETTE E RU BRÉAN Comuni di VILLENEUVE SAINT-NICOLAS IL TECNICO Charvensod, febbraio 2014 Dott. Geol. Michel LUBOZ RELAZIONE GEOLOGICA Commune de SAINT-PIERRE SARRE

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C.M.F. Cummiod-Montovert, Champlong,Bréan-Torrette e Ru Bréan

ADDUZIONE DI ACQUA IRRIGUA A SERVIZIO DEICOMPRENSORI DEI CONSORZI DI MIGLIORAMENTO

FONDIARIO CHAMPLONG, CUMIOD-MONTOVERT,BRÉAN-TORRETTE E RU BRÉAN

Comuni di

VILLENEUVE

SAINT-NICOLAS

IL TECNICOCharvensod, febbraio 2014Dott. Geol. Michel LUBOZ

RELAZIONEGEOLOGICA

Commune de

SAINT-PIERRE

SARRE

RELAZIONE GEOLOGICA

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INDICE

1 PREMESSA................................................................................................................................3

2 LOCALIZZAZIONE DELL’AREA DI INTERVENTO E DESCRIZIONE SINTETICA

DEGLI INTERVENTI IN PROGETTO .........................................................................................4

3 INQUADRAMENTO GEOMORFOLOGICO E GEOLOGICO.......................................13

3.1 SETTORE CMF CUMIOD-MONTOVERT, CMF BRÉAN-TORRETTE E CMF RU BRÉAN ..........13

3.2 SETTORE OPERA DI PRESA CHEVRÈRE ................................................................................23

3.3 CARATTERISTICHE GEOMORFOLOGICHE E GEOLOGICHE DELLE PRINCIPALI AREE DI

INTERVENTO....................................................................................................................................25

3.3.1 Vasca di accumulo “Évian”. .........................................................................................25

3.3.2 Vasca di accumulo “Babelon”. .....................................................................................28

3.3.3 Vasca di accumulo “Ru-Bréan”. ...................................................................................30

3.3.4 Tubazione di adduzione Pozzetto P8 – Vasca V2 “Évian”. ..........................................32

3.3.5 Tubazione di adduzione Pozzetto P8 – Vasca V1 “Babelon”. ......................................35

3.3.6 Tubazioni di adduzione Vasca V1 “Babelon” – Pozzetto P13. .....................................39

3.3.7 Tubazione di adduzione Pozzetto P13 – Vasca V3 “Ru Bréan”....................................41

3.3.8 Comprensorio CMF Cumiod-Montovert. ......................................................................44

3.3.9 Comprensorio CMF Bréan-Torretta e CMF Bréan.......................................................49

3.3.10 Lavorazioni tratto Opera di Presa “Chevrère” ........................................................53

3.4 CARATTERISTICHE IDROGEOLOGICHE .................................................................................58

4 CARATTERISTICHE GEOLOGICHE TECNICHE .........................................................60

4.1 CARATTERIZZAZIONE SISMICA ............................................................................................63

4.2 ANALISI DEI FRONTI DI SCAVO ............................................................................................64

4.3 MATERIALE DERIVANTE LO SCAVO .....................................................................................64

5 INDICAZIONI RELATIVE AGLI INTERVENTI..............................................................65

6 CONCLUSIONE......................................................................................................................70

RELAZIONE GEOLOGICA

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1 PremessaLa presente relazione si riferisce allo studio geologico eseguito sui terreni interessati dal

progetto definitivo per la realizzazione degli interventi per l’adduzione di acqua irrigua a servizio

dei comprensori dei Consorzi di Miglioramento Fondiario (acronimo CMF) di Champlong,

Cumiod-Montovert, Bréan-Torrette e Ru Bréan, nei comuni di Villeneuve, Saint-Nicolas, Saint-

Pierre, Sarre.

Il sito in esame è stato oggetto di una prima indagine per mezzo della quale sono state rilevate

le principali caratteristiche geologiche, geomorfologiche e idrogeologiche dell’area interessata dalla

realizzazione degli interventi previsti. Tali caratteristiche, desunte a seguito delle osservazioni

effettuate e delle informazioni raccolte nel corso dei sopralluoghi, unite alla consultazione degli

studi pregressi effettuati in zona, sono contenute nella relazione geologica del progetto preliminare,

redatta dallo scrivente nell’aprile del 2013, e vengono successivamente restituite in questo

elaborato. Il presente lavoro provvederà, inoltre, a fornire le indicazioni geologico-geotecniche per

le scelte costruttive e le indicazioni per garantire condizioni di stabilità del complesso opera-terreno.

La relazione è conforme a quanto prescritto dal D.M. 14/01/2008 “Norme tecniche per le

costruzioni” e alla Circolare 02/02/2009 n.617 C.S.LL.PP.

Dall’analisi della Cartografia Prescrittivi di Sintesi degli Ambiti Inedificabili ai sensi della

L.R. 11/98 e s.m.i dei Comuni di Villeneuve, Saint-Nicolas, Saint-Pierre, Sarre si evidenzia quanto

segue:

Art. 35 – “Individuazione dei terreni sedi di frane”. Le opere in progetto ricadono

parzialmente in aree ad elevata, media e a bassa pericolosità (F1 - F2 – F3).

Art. 36 – “Individuazione dei terreni a rischio di inondazione”. Le opere in progetto

ricadono marginalmente in Fascia A, Fascia B e Fascia C.

Art. 37 – “Individuazione dei terreni soggetti al rischio di valanghe o slavine”. Le

opere in progetto non ricadono in aree vincolate, ad eccezione degli interventi in

corrispondenza di Chevrère ricadenti in zone non oggetto di studio di dettaglio

(valanghive Va e Vb), con disciplina d’uso di area ad elevata pericolosità (V1).

Charvensod, febbario 2014 Il tecnico

Dott. Geol. Michel LUBOZ

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2 Localizzazione dell’area di intervento e descrizione sinteticadegli interventi in progetto

L’area di indagine, interessata dai principali interventi in oggetto, è situata sul versante in

sinistra idrografica della Dora Baltea e più precisamente si localizza nella fascia del fondovalle e

parte del pendio compresa tra le quote di 1000m s.l.m. e 660m s.l.m. dei comuni di Villeneuve,

Saint-Nicolas, Saint-Pierre e Sarre. Si evidenzia, inoltre, che solo gli interventi di manutenzione

dell’opera di presa e delle opere ausiliarie, per l’alimentazione della vasca di accumulo esistente

Champlong-Dessus (1.080m s.l.m.), si localizzano sulla destra idrografica della Dora Baltea, in

corrispondenza del Torrente Savara tra le quote di circa 1120m e di 1150m s.l.m..

Nel dettaglio, le varie tubazioni di adduzione di nuova esecuzione, che si dipartono dal nodo

denominato Pozzetto P8 verso le vasche di accumulo da realizzare, si sviluppano prevalentemente

sulla viabilità esistente e solo localmente su settori prativi e boschivi di versante.

La tubazione, dal Pozzetto P8 alla nuova vasca di accumulo “Évian” nel comune di Saint-

Nicolas, si sviluppa inizialmente sulla Strada Regionale n. 22 per circa 1,070 km sino all’incrocio

per l’abitato di Montovert, individuato alla quota di circa 815m s.l.m.. Successivamente percorre un

breve tratto della viabilità comunale e in seguito, in corrispondenza della stalla, si sviluppa a

mezzacosta il pendio sino in prossimità del Torrent Montovert, per una lunghezza complessiva di

circa 300m, per poi proseguire sulla sinistra idrografica, in corrispondenza dell’incisione torrentizia,

fino in prossimità del tornante della strada comunale per Rumiod, alla quota di circa 1000m s.l.m..

Il versante si presenta inizialmente ad acclività marcata, di circa 20°, caratterizzato da terreni incolti

con terrazzamenti a secco, e successivamente (a monte dell’intersezione con la SR22) a pendenze

più contenute, mediamente di 13°, costituite da prati da falcio. La tubazione continua

successivamente sulla strada poderale, attraversando il Torrent Montovert, e raggiunge la vasca di

Évian alla quota di 1001m s.l.m. circa. Dalla vasca di accumulo parte una successiva tubazione

verso i pozzetti per l’irrigazione del comprensorio del CMF Cumiod-Montovert e dello scarico che

alimenta la vasca esistente del C.M.F. Évian-Lyveroulaz. Nel dettaglio sino al pozzetto P1, la

tubazione si sviluppa inizialmente su strada poderale fino alla località Évian e successivamente su

strada comunale. Dal pozzetto P1, si diramano due tubazioni: quella verso il pozzetto P2, e il

successivo scarico nel torrente, discende il pendio lungo la SR22, mentre la condotta che collega i

pozzetti P3 e P4 si localizza sulla viabilità comunale di Saint-Nicolas per Lyveroulaz. La rete di

distribuzione irrigua si sviluppa successivamente principalmente sulla viabilità vicinale e comunale

e localmente su aree prative. Si evidenzia inoltre la realizzazione di un’opera di presa in

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corrispondenza del Torrent de Montovert alla quota di circa 1008m s.l.m. che alimenta la vasca di

accumulo “Évian”.

La tubazione, dal nodo P8 alla nuova vasca di accumulo “Babelon” nel comune di Saint-

Pierre, si sviluppa sino all’abitato di Breyes lungo la sponda in destra idrografica del Torrent

Verrogne, per poi proseguire in sinistra lungo la strada poderale sino alla quota di circa 870m s.l.m.

a monte della località di Verne. La tubazione successivamente risale il versante lungo la linea di

massima pendenza sino alla vasca di accumulo alla quota di circa 1003m s.l.m., attraversando, a

valle di questa, la viabilità comunale in tre punti. Il pendio in questione si presenta ad elevata

acclività, mediamente sui 30°, ricoperto parzialmente da copertura arborea ad alto fusto.

Dalla vasca di accumulo “Babelon” si dipartono tre tubazioni: una per consentire l’irrigazione

del comprensorio del CMF Bréan-Torrette, una seconda per l’alimentazione della vasca di

accumulo “CMF Ru Bréan” ed infine una tubazione di scarico che riversa le acque nel torrente

Verrogne alla quota di circa 870m s.l.m.. Mentre la condotta di scarico si localizza parallelamente

alla tubazione di adduzione della vasca “Babelon”, le altre tubazioni si sviluppano in

corrispondenza della strada comunale, che collega le frazioni alte della parte orientale del comune

di Saint-Pierre con il fondovalle, sino all’incirca del pozzetto P11, per una lunghezza di circa 1,730

km. Successivamente le condotte raggiungono il pozzetto P13, a quota 844m s.l.m., lungo la

viabilità comunale che giunge all’Istituto Clinico Valle d’Aosta, per circa 180m. In corrispondenza

del pozzetto P13 la tubazione di adduzione della Vasca “CMF Ru Bréan” risale il versante lungo

una pista poderale sino ad alimentare la nuova vasca di accumulo alla quota di 908m s.l.m., mentre

la tubazione di alimentazione dell’impianto del CMF Bréan-Torrette prosegue sino al nodo P14.

Il comprensorio del CMF Cumiod-Montovert, individuato nel comune di Villeneuve e oggetto

della realizzazione dell’impianto di irrigazione, si estende dalla quota di 960m s.l.m. sino al

fondovalle dove scorre la Dora Baltea, alla quota di 660m s.l.m.

Le superfici irrigabili si suddividono in una macro area, di circa 55 ettari, individuata tra

l’abitato di Montovert e Lyveroulaz, e due di minore estensione: la prima, localizzata sulla sinistra

idrografica del Torrent Montovert, con una superficie complessiva di circa 4 ettari, mentre la

seconda si estende in corrispondenza del fondovalle, sulla sinistra idrografica della Dora Baltea, tra

Champrotard e Trepont, su una superficie di circa 7,3 ettari.

Il comprensorio del CMF Bréan-Torrette, individuato nel comune di Saint-Pierre, comprende

la fascia di versante, individuta tra le quote di 925m s.l.m. e di 840-830m s.l.m., che si estende tra

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l’abitato di Praulin sino al confine con il comune di Sarre ed alimentato in progetto dai pozzetti P9,

P10, P11 e P13 e il settore del Mont-Torretta per una superficie totale di 75 ettari, mentre il

comprensorio del CMF Ru Bréan è localizzato nel comune di Sarre, attiguo a quello precedente, e si

sviluppa sul versante del Mont-Torrette a monte della frazione di Fachet e su parte del versante a

monte di Fochat per una superficie complessiva di circa 37 ettari.

Gli interventi in progetto riguardano, inoltre, la realizzazione di un tratto della viabilità rurale

nel CMF Cumiod-Montovert a valle dell’abitato di Cumiod per uno sviluppo planimetrico di circa

256m. Tale intervento è mirato a migliorare l’accesso ai fondi agricoli attraverso il collegamento

con l’attuale tratto di viabilità rurale che si sviluppa a partire dall’abitato di Montovert, attualmente

interrotto in corrispondenza dell’impluvio ad est di Cumiod.

Infine gli interventi in progetto prevedono la sistemazione e adeguamento dell’opera di presa

irrigua e delle opere ausiliarie ed accessorie in corrispondenza del Torrente Savara tra le quote di

circa 1120m e di 1150ms.l.m., nei comuni di Introd e Valsavarenche, al fine di migliorare la

funzionalità delle opere di captazione.

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Figura 1 – Localizzazione area di intervento (geonavigatore SCT – RAVDA) in Arancio comprensorio CMF Cumiod-Montovert, in Verde comprensorioCMF Bréan-Torrette, in Blu comprensorio CMF Bréan, in rosso superfici non oggetto di intervento

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Figura 2 – Localizzazione su Foto Aerea dell’area di intervento del comprensorio CMF Cumiod-Montovert

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Figura 3 – Localizzazione su Foto Aerea dell’area di intervento dei comprensori CMF Bréan-Torrette, e CMF Bréan,

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Le operazioni al fine della realizzazione delle opere in progetto non sono complesse in

quanto, in riferimento alla semplicità dell’intervento per la posa delle tubazioni e per l’esecuzione

delle vasche irrigue, si prevedono scavi di trincee a sezione obbligata, di profondità non superiore a

1,50m, per la sistemazione delle condotte, e sbancamenti in terra di altezza variabile per dar sede

alle strutture in cls e la messa in opera delle relative fondazioni. Inoltre, si provvederà alla

realizzazione di opere complementari per il ripristino delle situazioni ante opera quali la

ricostruzione di opere murarie, la riasfaltatura della viabilità, mentre sulle aree prative si

provvederà, successivamente il ritombamento, alla rifinitura di presemina e semina di coltre erbosa.

Per quanto riguarda i lavori di realizzazione del tratto di viabilità rurale a valle dell’abitato di

Cumiod, si prevede l’esecuzione di un tracciato di larghezza pari a 3 metri che comporta limitate

opere di sbancamento e riporto e che si adatterà il più possibile al profilo attuale del terreno. Nei

settori a maggiore pendenza si provvederà alla realizzazione di muri in pietra e malta di sottoscarpa

e controripa.

Per quanto riguarda l’adeguamento della presa irrigua si provvederà alla realizzazione di una

nuova briglia in cls armato in sostituzione dell’attuale massicciata, alla pulizia del fondo del

dissabbiatore con meccanizzazione delle paratoie, e interventi sui percorsi e sulla viabilità di

accesso mediante pulizia e taglio piante e bonifica dell’area interessata da smottamenti.

Per gli approfondimenti del caso si rimanda ai relativi elaborati del progetto definitivo.

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Figura 4 – Sezione tipo scavo trincea

Figura 5 – Sezione tipo vasca di irrigazione

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Figura 6 – Sezione tipo viabilità rurale

Figura 7 – Opera di presa sul Torrente Savara

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3 Inquadramento geomorfologico e geologico

3.1 Settore CMF Cumiod-Montovert, CMF Bréan-Torrette e CMF RuBréan

L’area di studio risente delle caratteristiche litologiche e strutturali del substrato roccioso che

favoriscono i differenti processi morfogenetici che si sono instaurati e che hanno determinato

l’attuale conformità del versante. In particolare, il versante in sinistra idrografica indagato della

valle principale della Dora Baltea, è inserito all’interno della grande unità tettonica del Complesso

Multifalda Ligure-Piemontese del Sistema Pennidico che è suddivisa in due unità: Unità di Zermatt-

Saas (inferiore) e Zona del Combin (superiore). Il versante indagato ricade nella Zona del Combin,

costituita da un sistema composito in facies scisti blu formato da unità ofiolitiche (prasiniti e

serpentiniti) e da potenti successioni di flysch cretacei (calcescisti). Nello specifico l’area di

indagine ricade nell’Unità Aouilletta (Progetto CARG) costituita principalmente da scisti più o

meno carbonatici e da subordinati marmi dolomitici, quarziti, micascisti, metabasiti, gabbri e

serpentiniti.

L’aspetto geomorfologico attuale, impostato su tale contesto geologico, è il risultato

dell’azione e della combinazione dei diversi processi morfogenetici che si sono succedutisi nel

tempo. In particolare, si evidenzia un paesaggio fortemente caratterizzato dall’azione della gravità e

delle acque superficiali sovraimposta alla precedente morfologia glaciale.

Figura 8 – Panoramica sul versante sinistro idrografico - comuni di Villeneuve – Saint-Nicolas – Saint-Pierre

Il primo agente morfogenetico che ha determinato la configurazione attuale del territorio è

rappresentato, dunque, dal ghiacciaio balteo che ha modellato la valle principale, durante le sue

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diverse fasi di avanzata e ritiro (pulsazioni glaciali) in concomitanza con il sollevamento tettonico.

Tra le forme erosive, si riconosce localmente il tipico profilo trasversale a “U”: con un tratto vallivo

caratterizzato da un fondovalle ampio e pianeggiante, in cui scorre la Dora Baltea, e da pareti

acclivi; in particolare si evidenzia sul versante in sinistra idrografica tra Villeneuve - Saint-Nicolas

e Sarre, i terrazzi glaciali di Vetan e di Grand-Sarriod – Persod – Rumiod, successivamente

coinvolti nella dinamica gravitativa, e di Homené e di Orléans. I depositi glaciali non presentano

morfologie specifiche, ma ricoprono con spessore variabile i versanti, tuttavia si distinguono

localmente massi erratici di maggiori dimensioni. Si evidenzia che in corrispondenza del fondovalle

balteo i depositi glaciali di allogamento risultano essere soprapposti da lembi di depositi di contatto

glaciale. Tra le forme legate all’azione del ghiaccio vallivo si evidenziano nel fondovalle i rilievi

isolati del Mont-Torrette e del Châtelet che rappresentano i dossi montonati (inselberg) con

substrato roccioso levigato e striato.

Figura 9 – Panoramica con evidenza delle particolarità morfologiche di origineglaciale: inselberg di Châtelet e Mont Torrette, terrazzi glaciali di Homené eOrléans

Sulle morfologie glaciali si sono sviluppati i successivi processi morfogenetici legati

principalmente all’azione della gravità e delle acque superficiali che ne hanno localmente cancellato

e mascherato l’impronta glaciale e determinato l’attuale assetto morfologico del paesaggio.

Il versante, compreso tra il Torrent de Verrogne e il Torrent Mallaley (all’interno del quale si

individua il comprensorio del CMF Cumiod-Montovert) e la porzione a monte di Fossaz (Saint-

Nicolas) e Cerellaz (Avise), è caratterizzato dall’azione di un importante movimento gravitativo

ChâteletMont-Torrette

Homené

Orléans

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denominato DGPV (Deformazione Gravitativi Profonda di Versante) che ha interessato il versante

su una superficie di circa 23 km². Tale fenomeno, definito come DGPV di Punta Leisser è uno dei

maggiori fenomeni gravitativi della Valle d’Aosta e presenta, tra l’abitato di Vetan e la Dora Baltea,

un settore maggiormente deformato e simile ad un cono di frana. Tale settore, dalle evidenze

morfologiche, risulta traslato verso il fondovalle contro la dorsale di Chatêl-Argent e ha determinato

un restingimento della valle principale, in particolare in corrispondenza del capoluogo di

Villeneuve. Tale fenomeno franoso a grande scala è connesso alle particolari condizioni

geostrutturali del substrato roccioso che costituisce il versante, a cui si associa un sistema di

lineamenti orientato all’incirca WNW-ESE (Sistema di Chaligne - Polino et alii, 2002), e

condizionato, in parte, dalla decompressione post-glaciale (azione glaciale sulle spalle non più in

atto). Inoltre la DGPV può essere legata a corrosione/dissoluzione profonda (Carraro, 1992) di

rocce carbonatiche. Le DGPV si esplicano attraverso un lento e complesso movimento per

dislocazione differenziale lungo fasce di minore resistenza, difficilmente localizzabili e disposte a

varia profondità, ed è evidenziato da caratteristiche geomorfologiche peculiari. Si riscontrano,

infatti, la presenza di sdoppiamenti di cresta in corrispondenza del crinale occidentale della Becca

France e di quello orientale della Pointe-Leysser e della Pointe-Aouilletta, di controtendenze

subparalleli al versante, di depressioni chiuse, trenchs e di gradini di scivolamento, come quello a

valle del settore Persod - Ravoise. Si riscontra inoltre, in base al grado di deformazione, un

substrato roccioso che si presenta da fratturato e allentato a scompaginato e che determina

instabilità localizzate e di varie dimensioni sul pendio. Tra i principali dissesti si evidenzia la

nicchia di frana ad est di Chantel, con parte del corpo di frana in corrispondenza di Bressan.

Sul versante in sinistra idrografica, a monte del settore di Mont-Torretta, si riscontra

un’ulteriore DGPV che si sviluppa a valle del Gros-Berrio sul pendio denominato Côte de Bellon.

Tale settore è rappresentato da una copertura quaternaria di origine glaciale rimaneggiata e

superficialmente caratterizzata superficialmente da un prodotto eluviale-alluviale-colluviale legata

ad un profondo stato di dissesto del versante.

Attualmente, tali fenomeni gravitativi, a scala di versante, hanno raggiunto un elevato rado

evolutivo e il loro stato di attività può essere definito come quiescente e nel complesso considerare

il fenomeno stabile. Si evidenzia che, in corrispondenza dei settori di pendio a maggiore acclività ed

energia potenziale della DGPV, si possono sviluppare dissesti idrogeologici che coinvolgono le

porzioni superficiali del versante, che risultano conformi all’assetto morfologico del territorio, tra i

quali i processi di dilavamento e soliflusso. Ulteriori fenomeni, che potenzialmente si possono

innescare in occasioni di eventi con abbondanti e prolungate precipitazioni, sono rappresentati da

fenomeni di fluidificazione e di mobilitazione dello strato di deposito più superficiale che si

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innescano conseguentemente alla saturazione della porzione più superficiale delle coperture

quaternarie da parte delle acque meteoriche e quelle ruscellanti che determinano un aumento del

peso di volume del materiale e della pressione interstiziale con conseguente potenziale perdita di

resistenza e l’insorgere dell’instabilità del deposito.

Figura 10 – Panoramica della DGPV di Punta Leysser

In seguito alle diverse fasi glaciali che si sono succedutesi nella valle principale, l’area

investigata ha rappresentato, inoltre, la porzione di territorio in cui si sono sviluppati i processi

legati alla dinamica delle acque superficiali incanalate, in particolare della Dora Baltea e del Torrent

de Verrogne e de Meod, oltre all’importante processo gravitazionale della DGPV di Punta Leysser.

All’azione erosiva del corso d’acqua principale della Dora Baltea, si riscontrano processi di

sedimentazione, inizialmente, di tipo fluvioglaciale e glaciolacustre e, in seguito, prettamente di tipo

alluvionale, che si sono impostate sui precedenti depositi di origine glaciale, determinando, in tal

modo, una copertura quaternaria complessiva del fondovalle, secondo bibliografia, di 100-200 metri

nel tratto tra Villeneuve e Gressan (prospezione sismica a rifrazione – Armando e Dal Piaz, 1970).

Cronologicamente, al ritiro del ghiacciaio vallivo, si è sviluppato un esteso lago tra

Villeneuve e Saint Vincent (piana di Aosta), generato dallo sbarramento prodotto da un importante

crollo roccioso (frana Mont Avic). Tale bacino ha instaurato le condizioni per la sedimentazione di

depositi fini limosi – argillosi stratificati, intervallati da livelli a granulometria maggiore, legata

all’avvicendamento di fenomeni deposizionali a diversa energia della Dora Baltea e dei suoi

tributari. Allo svuotamento del lago per erosione della soglia, si è instaura momentaneamente una

CumiodMontovert

Vetan

Punta Leysser Mont-Fallère

T. Montovert

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fase evolutiva tipicamente di pianura alluvionale, interrotta dalla formazione di un nuovo bacino

lacustre. Tale lago è delimitato da un ulteriore accumulo di frana creatosi in corrispondenza di Fenis

che ha avviato, di conseguenza, un nuovo stadio di sedimentazione di tipo lacustre con parziale

riempimento dell’invaso. In questa successione di eventi è rilevante segnalare l’importante

fenomeno gravitativo di Saint-Pierre originatosi nel bacino del Torrent de Verrogne-Meod che si è

evoluto verso valle in colata detritica lungo l’asta torrentizia, andando a colmare gran parte del

fondovalle principale. Come evidenziato in precedenza, si riscontra, sul versante a monte

dell’abitato di Saint-Pierre, una grande area di distacco (in prossimità di Chantel) che rappresenta

parte di un sistema più ampio di nicchie che si estende nella porzione orientale di Rossan

attualmente rimodellato dall’azione delle acque superficiali del bacino del Torrent de Méod.

Figura 11 – Panoramica sul bacino e la conoide del Torrent de Verrogne

Successivamente a questa fase evolutiva si sono instaurate condizioni legate principalmente

alla dinamica di tipo torrentizio-fluviale della Dora Baltea e dei corsi tributari tra i quali il Torrent

de Verrogne - Meod e che ha determinato l’assetto geomorfologico attuale del fondovalle, oltre

all’azione degli impluvi minori (Torrent de Montovert) e quelli privi di toponomastica, che si

evidenziano sui versanti a monte dei comprensori dei CMF in progetto.

La Dora Baltea, nel tratto d’asta investigato, è caratterizzata da un’energia medio-bassa

dovuta alla non eccessiva pendenza del suo alveo che determina principalmente processi di

trasporto e di erosione mentre la deposizione risulta essere un evento breve nella storia evolutiva

dell’area e coincidente con la fase di esaurimento degli eventi di piena. I fenomeni erosionali

Châtelet

Dora Baltea

T. VerrogneT. Meod

Chantel

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risultano evidenti in corrispondenza del terrazzo alluvionale dove sorge il castello di Sarriod de La

Tour, mentre quelli di sedimentazione sono osservabili nelle aree pianeggianti limitrofe all’asta

torrentizia. I processi di sedimentazione sono condizionati dalla diversa velocità della corrente

all’interno dell’alveo di piena e comunemente si genera una classazione del materiale depositato

non solo verticalmente, ma anche lateralmente rispetto alla direzione principale del flusso. Si

sottolinea, che allo stato attuale il tratto di corso d’acqua della Dora Baltea risulta avere una sezione

d’alveo adeguata per lo smaltimento delle portate di morbida e i fenomeni legati alla dinamica

all’asta fluviale, per normali eventi di piena, sono localizzati all’interno del suo alveo ordinario. Gli

eventi alluvionali eccezionali, con tempi di ritorno pari e superiori ai 100 anni, possono interessare

la superficie, del CMF Cumiod-Montovert, prossima all’asta del corso d’acqua, in quanto in tale

settore la sezione d’alveo della Dora Baltea non riesce a smaltire le portate della piena di

riferimento con conseguentemente tracimazione dalle rive e dagli argini ed esondazione sull’area.

Figura 12 – Panoramica tratto di asta della Dora Baltea in loc. Champrotard

Per quanto riguarda il reticolato idrografico del versante, nel suo complesso, può essere

considerato ad uno stadio piuttosto giovanile; infatti, i corsi d’acqua principali (Torrent de

Verrogne, Torrent de Meod e Torrent de Montovert), così come gli impluvi minori, risultano avere

un andamento per lo più rettilineo, orientato secondo la linea di massima pendenza. Mentre i

torrenti presentano portate ordinarie modeste e variabili stagionalmente in base agli apporti

meteorici e di fusione nivale, gli impluvi minori presenti sul versante sono caratterizzati da corsi

d’acqua effimeri che non hanno portata permanente e risultano attivabili episodicamente solo in

Champrotard Dora Baltea

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seguito ad eventi di precipitazioni particolarmente intensi e duraturi, in cui convergono e

confluiscono le acque del ruscellamento diffuso e di scioglimento nivale. Il trend evolutivo dei

processi legati alle acque superficiali dei corsi d’acqua risulta essere in netta prevalenza erosivo e di

trasporto, con eventi accidentali e brevi di sedimentazione, localizzate nei settori meno acclivi.

Infatti, le portate, generalmente modeste, risultano essere suscettibili ad incremento nel periodo del

disgelo o in occasione degli eventi meteorici ed implicano un’erosione concentrata lungo l’incisione

con conseguente trasporto di materiale sciolto, di norma molto ridotto in quantità, e limitato a

granulometrie medio-fine. Solo in occasioni di periodi prolungati di piogge intense, vi è un aumento

considerevole delle portate che possono determinare il manifestarsi di fenomeni di piena con i corsi

d’acqua che prendono in carico notevole materiale presente all’interno o in prossimità dell’alveo e

lo depositano durante la fase di esaurimento nei settori a moderata acclività e principalmente in

corrispondenza del fondovalle balteo.

In particolare si evidenzia che la dinamica torrentizia del Torrent de Verrogne ha determinato

nelle fasi di deposizione un accumulo al piede del versante che si caratterizza di un materiale

eterometrico che decresce da monte, dove si riscontrano generalmente i blocchi di dimensioni più

grossolane, verso i settori più distali dove i clasti hanno una pezzatura più fine e si espandono

formando il cono di deiezione. Tale fenomeno è determinato dalla diminuzione di velocità, e

dunque dell’energia di trasporto, che si manifesta a partire dall’apice del conoide dove è

riscontrabile un netto cambio di pendenza dell’asta torrentizia. Allo stato attuale si evidenzia che il

tratto di corso d’acqua, nel settore di indagine, risulta incassato all’interno dei depositi e

adeguatamente regimato e, ad eccezione di eventi alluvionali parossistici, i fenomeni legati alla

dinamica all’asta fluviale sono localizzati nel suo alveo ordinario.

Si evidenzia inoltre, osservando l’assetto morfologico del conoide, la presenza di una forma

residuale allungata (dosso di Bachod) che mostra l’evoluzione del Torrent de Verrogne, in

particolare l’azione erosiva del torrente che ha agito in epoche passate, a discapito di un livello de

posizionale, del corso d’acqua, più elevato.

RELAZIONE GEOLOGICA

20

Figura 13 – Panoramica del tratto di conoide medio-apicale del Torrent Verrogne

Figura 14 – Vista verso valle del Torrente Verrogne da Bosses

T. Verrogne

Apice Conoide

Dosso diBachod

RELAZIONE GEOLOGICA

21

Figura 15 – Vista verso valle del Torrente Verrogne da Rosière

Figura 16 – Vista verso monte del Torrente Verrogne da Vereytaz

Per quanto riguarda l’azione delle acque superficiali non incanalate, queste si manifestano,

soprattutto come azione erosiva, a carico dei depositi superficiali o dei litotipi con scarse

caratteristiche meccaniche. Questo fenomeno è rappresentato dal ruscellamento diffuso che si

sviluppa a saturazione del deposito superficiale, quando le acque meteoriche si concentrano nei

livelli superficiali e tendono a defluire superficialmente verso valle, inizialmente, in modo diffuso e

concentrandosi, in seguito, in piccoli solchi e incisioni.

RELAZIONE GEOLOGICA

22

Si evidenzia che, in corrispondenza dei settori a maggiore acclività, si possono instaurare

fenomeni legati alla combinazione e all’interazione dei processi connessi all’azione delle acque

superficiali non incanalate (fattore predisponente) e all’azione della gravità (fattore scatenante), che

possono destabilizzare porzioni di coperture o blocchi rocciosi presenti sul versante. Infatti, in

occasioni di eventi di abbondanti precipitazioni, a saturazione della porzione più superficiale delle

coperture quaternarie, le acque meteoriche e quelle ruscellanti possono provocare sia un aumento

del peso di volume del materiale che della pressione interstiziale, con conseguente potenziale

perdita di resistenza e determinare la formazione di fenomeni di mobilitazione dello strato di

deposito più superficiale. Inoltre i processi di dilavamento delle coperture quaternarie possono

determinare l’asportazione del materiale fine di sostegno con conseguente scalzamento e

mobilitazione dei blocchi che vengono a trovarsi in equilibrio instabile.

Infine si rileva, in corrispondenza di alcuni settori del pendio antropizzati e contraddistinti da

terrazzamenti agricoli abbandonati, fenomeni gravitativi, combinati con l’azione delle acque

superficiali, che determinano piccoli dissesti localizzati connessi al deterioramento dei muri di

sostegno a secco. A volte, tali dissesti sono associati anche all’azione pressante degli apparati

radicali delle piante e degli arbusti sull’opera di sostegno.

Figura 17 – Muretti a secco parzialmente crollati – foto nei pressi della vasca V2“Babelon”

RELAZIONE GEOLOGICA

23

3.2 Settore Opera di Presa - Chevrère

Gli interventi in corrispondenza del Torrente Savara, a monte dell’abitato di Chevrère, si

inseriscono all’interno della Sistema Pennidico medio del Gran San Bernardo e nel dettaglio

dell’Unità del Grand Nomenon. Il tratto investigato ricade nel basamento pre-triassico definito dal

Complesso del Grand Nomenon e costituito prevalentemente da micascisti a biotite e granato di

colore grigio chiaro con patine di alterazione rugginosa e da gneiss quarzosi massicci di colore

grigio scuro e con patine di alterazione grigio-biancastra tendente al giallo ocra.

Analogamente a quanto esposto precedentemente, anche in tale settore, il principale agente

morfogenetico che ha determinato la configurazione prevalente del settore investigato è

rappresentato dall’azione glaciale che ha modellato l’intera valle di Valsavarenche, a cui si è

successivamente sovrimposta l’azione della dinamica torrentizia e di quella gravitativa.

L’azione erosiva dell’apparato glaciale di tipo Himalayano di Valsavarenche ha determinato

da un lato un processo di erosione a carico del substrato di fondo e delle pareti che lo conteneva

lateralmente, con trasporto dei materiali che si accumulano sulla superficie glaciale e che si

localizzavano al di sotto della massa glaciale e dall’altro, durante le fasi di ritiro, un processo di

sedimentazione dei materiali trasportati. Anche in questo settore di studio, si distingue la forma

tipica della valle a “U” con fondovalle assai largo e pianeggiante, inciso successivamente dal T.

Savara, e da ripidi pendii. Sono, inoltre, riconoscibili nel profilo trasversale della vallata, una serie

di gradini o terrazzi glaciali, che evidenziano l’azione di approfondimento erosionale del ghiacciaio

avvenuta durante fasi glaciali di avanzata e ritiro.

Figura 18 – Panoramica tratto iniziale della Valsavarenche. Morfologia glaciale: esarazionedel ghiacciaio evidenziato dal profilo trasversale della valle.

Gradino glaciale

RELAZIONE GEOLOGICA

24

Per quanto riguarda la dinamica del Torrente Savara, come accennato precedentemente, si

evidenzia che il corso d’acqua, nel settore investigato, ha approfondito progressivamente il proprio

alveo incidendo il substrato roccioso. Infatti, il tratto del T. Savara a valle di Molère si

approfondisce progressivamente fino a defluire all’interno di una profonda incisione con pareti

molto ripide e talora strapiombanti in corrispondenza di Chevrère. Tale configurazione a forra si

presenta sino alla confluenza con la Dora Baltea.

Il tratto di Torrent Savara investigato è contraddististo da una conformazione dell’asta

torrentizia caratterizzata da tratti a rapida e step pool. I tratti a rapida sono generalmente marcati da

un profilo rettilineo con una forte scabrezza del talweg e da una distribuzione casuale dei blocchi

più grossi lungo l’alveo, mentre i tratti a step pool hanno un profilo longitudinale a gradinata

caratterizzato da salti e pozze. I salti (step) sono generalmente costituiti da allineamento trasversale

dei sedimenti più grossolani. Entrambe le situazioni sono caratterizzate prevalentemente da processi

erosivi e di trasporto che si possono instaurare con portate ordinarie e di morbida, mentre fenomeni

di sedimentazione si attivano in relazione agli eventi di piena in corrispondenza alla diminuzione

della velocità della corrente e dunque dell’energia di trasporto.

Figura 19 –Tratto del Torrente Savara a step and pool a monte dell’opera di presa.

Sui pendii che sovrastano l’area di indagine, localizzata in corrispondenza del T. Savara, si

riscontrano processi legati all’azione della gravità che agisce, in concomitanza con i processi di

alterazione fisico-chimica degli ammassi rocciosi, su un substrato con particolari caratteristiche

litologiche e geostrutturali e che determina depositi gravitativi che si distribuiscono alla base del

RELAZIONE GEOLOGICA

25

versante per distacco, caduta e accumulo di compartimenti o singoli frammenti di roccia. I depositi

di origine gravitativa sono costituiti da blocchi lapidei eterometrici a spigoli vivi, di granulometria

generalmente grossolana da decimetrica fino a metrica, in relazione alle condizioni di fratturazione

degli ammassi rocciosi, frammisti a scarsa matrice fine e caratterizzati generalmente da una

tessitura aperta e clast-supported. Tali depositi sono generalmente privi di struttura interna, anche se

si può osservare tuttavia una certa classazione granulometrica, con i blocchi di dimensione

maggiore che tendono a raggiungere il piede dell’accumulo, in quanto dotati di maggiore energia

potenziale, e quelli di dimensioni minori concentrati nella parte più sommitale dell’accumulo.

Infine si evidenziano nel settore investigato, contraddistinti da un pendio ad elevata acclività,

dissesti idrogeologici legati alla combinazione e all’interazione dei processi connessi all’azione

delle acque superficiali non incanalate e all’azione della gravità, analogamente a quanto esposto in

precedenza.

3.3 Caratteristiche geomorfologiche e geologiche delle principali areedi intervento

3.3.1 Vasca di accumulo V2 “Évian”.

Il settore, in cui si localizza l’area di imposta della vasca di accumulo V2, ricadente

all’interno della DGPV di Punta Leysser, è contraddistinto da un versante ad accentuata acclività,

mediamente sui 25°, sulla destra idrografica del Torrent de Montovert a monte dell’abitato di Évian.

L’opera insiste su un tratto del pendio che rappresenta parte del versante destro dell’impluvio del

torrente e che è costituito da una copertura quaternaria di origine glaciale coinvolta nella DGPV.

Tale deposito glaciale è rimaneggiato attualmente non solo dall’azione delle acque di ruscellamento

diffuso, ma anche dall’azione antropica, in quanto la superficie, caratterizzata da un soprassuolo

erboso, risulta destinata a prato-pascolo.

Nel dettaglio la vasca si posiziona in una zona marginale rispetto al corso d’acqua e quindi

non viene interessato dalla dinamica torrentizia che si sviluppa prevalentemente all’interno

dell’alveo ordinario, dove si localizza la nuova opera di presa. Attualmente il versante non presenta

evidenze di dissesti in atto.

Sul tratto di pendio a monte si possono instaurare fenomeni di ruscellamento diffuso che

possono destabilizzare i massi di maggiore dimensione presenti sul versante attraverso i processi di

dilavamento: infatti, l’asportazione del materiale fine delle coperture quaternarie può determinare lo

scalzamento e la mobilitazione dei blocchi che vengono a trovarsi in precario stato di equilibrio.

RELAZIONE GEOLOGICA

26

L’opera di presa risulta interferire con la dinamica del Torrent de Montovert e con i sedimenti

rimaneggiati dal corso d’acqua.

Figura 20 – Panoramica sull’area di intervento della vasca V2 “Évian”

Figura 21 – Versante su cui andranno ad insistere gli interventi per la realizzazionedella vasca V2 “Évian”

3.3.1.1 Substrato roccioso

Il substrato roccioso affiora in prossimità dell’area di intervento, in corrispondenza

dell’incisione torrentizia. A monte si individuano prevalentemente calcescisti carbonatici con

RELAZIONE GEOLOGICA

27

quarzo e mica bianca, mentre a valle affiorano metabasiti e prasiniti, costituite principalmente da

albite, clorite, anfiboli ed epidoto. Gli affioramenti rocciosi non interferiscono direttamente con gli

interventi di scavo per la messa in opera dell’opera ma coinvolgono prevalentemente la copertura

quaternaria.

3.3.1.2 Copertura quaternaria

I depositi superficiali, su cui insistono gli interventi in progetto, sono rappresentati da depositi

glaciali rimaneggiati dalle acque superficiali e dall’azione antropica.

Tale sedimento è costituito da un’associazione lapidea prevalentemente grossolana con clasti

subarrotondati di granulometria da centimetrica-decimetrica in abbondante matrice sabbio-limosa

che ricopre il substrato roccioso con spessori variabili.

I depositi precedentemente descritti si presentano in superficie rimaneggiati, non solo

dall’azione antropica, ma anche dai processi pedogenetici che hanno determinato alla formazione di

un suolo poco evoluto. Infatti, si riscontra in superficie un primo orizzonte caratterizzato da

un’associazione di sostanza organica umificata e frazione minerale che si presenta di colore bruno

scuro e che risulta intensamente alterata e rimescolata da radici e pedofauna. Sottostate si potrà

riscontrare un orizzonte poco potente interessato marginalmente dai processi pedogenetici che

rappresenta lo strato di passaggio ai depositi indisturbati.

Figura 22 – Deposito glaciale su taglio antropico in prossimità della area diintervento della vasca V2 “Évian”

RELAZIONE GEOLOGICA

28

L’opera di presa si localizza in corrispondenza di un sedimento torrentizio che si presenta

sciolto con clasti sub arrotondati e prodotti dall’azione del corso d’acqua. Infatti, il materiale in

corrispondenza dell’alveo ordinario è costituito da una frazione lapidea grossolana derivante la

deposizione di parte del materiale preso in carico dal flusso idrico delle portate di morbida o delle

portate prodotte in occasione di eventi meteorici importanti, trasportati per rotolamento o

strisciamento sul fondo e saltazione e deposti alla diminuzione dell’energia del corso d’acqua.

Figura 22 – Deposito torrentizio in corrispondenza dell’alveo ordinario del TorrentMontovert in corrispondenza della vasca V2 “Évian”

3.3.2 Vasca di accumulo V1 “Babelon”.

La vasca di Babelon si localizza a valle degli abitati di Torretta e Babelon, su un pendio a

marcata acclività, mediamente sui 32° – 35°, rappresentato da una coltre eluviale-alluviale-

colluviale. Tale deposito deriva dall’alterazione in posto della copertura quaternaria e dalla

rimobilitazione operata principalmente dalle acque ruscellanti e della gravità a spese degli originari

depositi, nello specifico del till glaciale.

Non si riscontrano nel settore particolari fenomeni gravitativi in atto, ad eccezione dei

processi conformi all’assetto morfologico dell’area e legati all’azione delle acque ruscellanti

superficiali, che possono destabilizzare la copertura quaternaria, con conseguente formazioni di

smottamenti superficiali localizzati, e che possono interferire con i muri a secco in precario strato

conservativo provocando parziali crolli dell’opera di sostegno.

RELAZIONE GEOLOGICA

29

Figura 24 – Panoramica sull’area di intervento della vasca V1 “Babelon”

Figura 25 – Vista da est del pendio su cui insisteranno gli interventi per larealizzazione della vasca V1 “Babelon”

3.3.2.1 Substrato roccioso

Il substrato roccioso non interferisce con le operazioni di scavo per la messa in opera della

vasca di accumulo, ma nei settori limitrofi si evidenziano prevalentemente calcescisti carbonatici

dell’unità Aouillette.

RELAZIONE GEOLOGICA

30

3.3.2.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è caratterizzata da un deposito non selezionato contenente frazione

ghiaiosa-sabbiosa, con clasti e ciottoli sub-angolosi in una matrice sabbiosa-limosa che si presenta

in superficie poco addensata. Tale deposito rappresenta la rielaborazione degli originari depositi

glaciali e rivestono il substrato e i sedimenti glaciali in posto con spessori variabili da qualche

centimetro al metro. I depositi glaciali sottostanti sono caratterizzati da un sedimento eterometrico

massivo, matrix supported a prevalente matrice sabbioso-limosa, addensati con abbondanti clasti e

trovanti sub angolosi.

I depositi precedentemente descritti si presentano, analogamente a quelli del settore di Évian,

rimaneggiati superficialmente, non solo dall’azione della gravità e delle acque superficiali, ma

anche dai processi pedogenetici.

3.3.3 Vasca di accumulo V3 “Ru-Bréan”.

Il settore, in cui si localizza la vasca di accumulo, è rappresentata da un pendio ad acclività

accentuata, di circa 30° mediamente, caratterizzata da una serie di terrazzamenti e contraddistinta da

un prodotto eluviale-alluviale-colluviale derivante l’alterazione in sito e la rielaborazione da parte

delle acque superficiali e della gravità degli originari depositi di origine glaciale. La vasca sarà

individuata a monte della pista sterrata di accesso ai fondi e all’opera di regimazione sul Torrent

Clusellaz e, in tale tratto di pendio, non si evidenziano particolari instabilità che possono

compromettere la realizzazione dell’intervento ad eccezione dei processi legati alle acque di

ruscellamento conformi all’assetto morfologico dell’area.

RELAZIONE GEOLOGICA

31

Figura 26 – Panoramica sull’area di intervento della vasca V3 “Ru Bréan”

Figura 27 – Vista verso monte del pendio su cui insisteranno gli interventi per larealizzazione della vasca V3 “Ru Bréan”

3.3.3.1 Substrato roccioso

Il substrato roccioso non interferisce con le operazioni di scavo per la messa in opera della

vasca di accumulo, ma nei settori limitrofi si evidenziano prevalentemente calcescisti carbonatici

particolarmente fratturati e allentati dell’Unità Aouilletta.

RELAZIONE GEOLOGICA

32

3.3.3.2 Copertura quaternaria

Analogamente ai depositi su cui insisterà la vasca di accumulo di Babelon, la copertura

quaternaria è caratterizzata da clasti e ciottoli sub-angolosi eterometrici di dimensione da

centimetrica a decimetrica in una matrice sabbiosa-limosa. Tali depositi di origine glaciale risultano

in superficie fortemente rimaneggiati dall’azione delle acque superficiali e costituiscono i sedimenti

eluviali-alluviali-colluviali di spessore limitato (da qualche decimetro al metro) caratterizzati da un

sedimento ghiaioso sabbioso con ciottoli e massi di trasporto glaciale in matrice sabbiosa-limosa

non addensata.

3.3.4 Tubazione di adduzione Pozzetto P8 – Vasca V2 “Évian”.

La tubazione si sviluppa a partire dal pozzetto denominato P8 lungo la strada regionale n.22

che risale a mezzacosta il pendio in destra idrografica del Torrent de Verrogne coinvolto dalla

DGPV di Punta Leysser. Gli interventi interesseranno prevalentemente depositi rimaneggiati

dall’azione antropica, per dar sede alla viabilità, e i sottostanti depositi indisturbati, rappresentati nel

primo tratto sino all’abitato di Vereytaz da depositi detritico-torrentizi connessi alla dinamica del

Torrent de Verrogne e dall’impluvio minore proveniente dalla zona di Champretavy e,

successivamente, nei settori a maggiore acclività, da depositi detritici di versante, legati alla

rimobilitazione e rielaborazione dei sedimenti glaciali, e, in corrispondenza del terrazzo di

Montovert, dai depositi glaciali in posto.

Successivamente la tubazione di adduzione abbandona la strada regionale e, dopo aver

percorso tratto della strada comunale per Montovert, risale il versante in diagonale sino in

prossimità dell’incisione del Torrent de Montovert, per poi proseguire affiancando lo stretto

impluvio fino alla quota di circa 995m s.l.m.. In tale tratto di versante gli interventi di posa della

tubazione interesseranno marginalmente il substrato roccioso e prevalentemente una copertura

quaternaria contraddistinta da un deposito glaciale coinvolto dalla dinamica gravitativa della DGPV

di Punta Leysser e rimaneggiato dai processi di degradazione meteorica e da quelli connessi alle

acque di ruscellamento diffuso e dall’azione antropica (che ha prodotto sul pendio la formazione di

terrazzamenti, parzialmente in cattivo stato di conservazione).

Possibili dissesti possono instaurarsi in corrispondenza dei terrazzamenti con l’instaurarsi di

locali franamenti legati al deterioramento dei muri di sostegno a secco o nei settori a maggiore

acclività per azione delle acque superficiali che determina sia un aumento del peso di volume del

materiale che della pressione interstiziale, con conseguente potenziale perdita di resistenza.

RELAZIONE GEOLOGICA

33

Figura 28 – Panoramica sull’area di intervento dal Pozzetto P8 alla vasca V2“Évian”

Figura 29 – Panoramica sul tratto della condotta sulla conoide e a mezza costa sul pendio

Pozzetto P8

VereytazT. Verrogne

Vasca V2“Èvian”

RELAZIONE GEOLOGICA

34

Figura 30 – Panoramica sul tratto della condotta in corrispondenza del Torrent deMontovert

3.3.4.1 Substrato roccioso

Gli interventi possono localmente interferire con il substrato roccioso dell’unità Aouillette

rappresentato nello specifico da calcescisti carbonatici con quarzo e mica bianca, nel settore in

corrispondenza dell’abitato di Montovert, mentre a monte da matabasiti e gneiss prasinitici,

costituite principalmente da albite ± ocellare, clorite, anfibolo attinolitico ed epitodo.

3.3.4.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è rappresentata principalmente da depositi detritico-torrentizi e da

depositi glaciali più o meno rimaneggiati dalle acque superficiali e dalla gravità e dall’azione

antropica.

I depositi detrito-torrentizi sono costituiti da ghiaie sabbiose clast-supported con clasti

eterometrici, grossolanamente stratificate che possono comprendere blocchi di varie dimensioni,

legati ad episodi di debris-flow. Il materiale eterometrico decresce da monte (dall’apice

dell’accumulo) e allontanandosi dall’asse principale dell’asta torrentizia, dove si riscontrano

generalmente blocchi di dimensioni più grossolane immersi in una matrice sabbiosa, verso il piede

del conoide e i settori più distali dal torrente, in cui prevalgono la frazione a pezzatura più fine:

sabbie e silt. Tale fenomeno è determinato dalla diminuzione di velocità del corso d’acqua, e

dunque dall’energia di trasporto, che si manifesta a partire dall’apice, distribuendo a ventaglio il

materiale trasportato. La sedimentazione è caratterizzata, oltre che da una classazione

T. Montovert

Montovert

Vasca V2“Èvian”

RELAZIONE GEOLOGICA

35

granulometrica da monte verso valle, anche da una distribuzione in base alle dimensioni dei clasti in

senso orizzontale rispetto al flusso principale della corrente torrentizia che in senso verticale, legata

ai diversi episodi di piena che si sono succeduti nel tempo.

I depositi di origine glaciale sono costituiti da un’associazione lapidea prevalentemente

grossolana con clasti subarrotondati di granulometria da centimetrica-decimetrica in abbondante

matrice sabbioso-limosa e caratterizzati da un grado di addensamento elevato ad esclusione della

porzione più corticale in quanto tale deposito si presenta in superficie rimaneggiato e rielaborato da

parte delle acque di ruscellamento. Si evidenzia inoltre che localmente i depositi glaciali possono

presentare lenti o livelli isolati di materiale prevalentemente limoso-argilloso e blocchi di

dimensione metrica.

3.3.5 Tubazione di adduzione Pozzetto P8 – Vasca V1 “Babelon”.

Dal pozzetto P8, la tubazione si sviluppa sul conoide Torrent Verrogne, a moderata acclività,

parallelamente al corso d’acqua, in corrispondenza dell’arginatura in destra idrografica sino

all’abitato di Breyes. In tale tratto la posa della condotta interesserà depositi di origine torrentizia

localmente rimaneggiati per la realizzazione della sistemazione idraulica. Successivamente il

tracciato prosegue in sinistra idrografica lunga una strada sterrata che affianca il torrente sino alla

quota di circa 870m s.l.m., a monte della frazione di Verne, in prossimità dell’opera di presa del

Consorzio Orsière-Muneresse. Da qui la tubazione risale il versante, lungo la linea di massima

pendenza, sino alla vasca di accumulo “Babelon” interessando un deposito eluviale-alluviale-

colluviale, derivante il rimaneggiamento dell’originario deposito glaciale, e il sottostante deposito

indisturbato.

In riferimento alla localizzazione della tubazione sul versante non si riscontrano dissesti in

atto e potenziali che possono compromettere la realizzazione di tale intervento se realizzato con gli

opportuni e consueti accorgimenti tecnici.

RELAZIONE GEOLOGICA

36

Figura 31 – Panoramica sull’area di intervento dal Pozzetto P8 alla vasca V1“Babelon”

Figura 32 – Panoramica del tratto della condotta sul conoide del Torrent Verrogne,in prossimità dell’asta torrentizia

Pozzetto P8

T. Verrogne

Vernes

Vasca V1“Babelon”

Pozzetto P8

Vernes

RELAZIONE GEOLOGICA

37

Figura 33 – Panoramica del tratto della condotta sul pendio tra Vernes e Babelon

3.3.5.1 Substrato roccioso

Gli interventi possono localmente interferire con il substrato roccioso dell’unità Aouillette

rappresentato nello specifico da calcescisti carbonatici con quarzo e mica bianca, con locali sottili

intercalazioni di scisti quarzoso-micacei quando le percentuali di mica bianca e quarzo sono più

abbondanti.

3.3.5.2 Copertura quaternaria

In riferimento alla localizzazione dell’intervento in progetto, la posa della tubazione interessa

inizialmente i depositi detritico-alluvionali del Torrent de Verrogne rielaborati e successivamente,

sul versante a monte dell’abitato di Verne, coperture quaternarie di origine glaciali profondamente

rimaneggiati.

I depositi del Torrent de Verrogne, in corrispondenza dell’asta, risultano rimaneggiati

dall’azione antropica non solo per l’attività agricola, ma, in particolare, per la messa in opera

dell’arginatura del corso d’acqua. Nello specifico in adiacenza all’arginatura il deposito è costituito

dall’originario materiale in posto riutilizzato durante la fase di riempimento a tergo del paramento.

Il sedimento interessato dalle operazioni scavo, in generale, è costituito da una matrice a

granulometria sabbiosa-limosa frammista a ciottoli sub-arrotondati di dimensioni centimetrico-

decimetrico.

La copertura quaternaria sul versante ad elevata acclività a monte di Verne è caratterizzata da

un deposito glaciale superficialmente rimaneggiato dalle acque superficiali e dalla gravità e

Vasca V1“Babelon”

Vernes

Babelon

RELAZIONE GEOLOGICA

38

costituito da un sedimento eterometrico massivo addensato caratterizzato da frazione ghiaiosa-

sabbiosa, con clasti sub-angolosi in una matrice sabbiosa-limosa. Superficialmente tale deposito si

presenta profondamente alterato (prodotto eluviale-alluviale-colluviale) e rimaneggiato non solo

dall’azione delle acque superficiali combinata con l’azione della gravità, e dai processi

pedogenetici, ma anche da fenomeni di reptazione e soliflusso.

Figura 34 – Tratto di versante a monte di Vernes

Figura 35 – Tratto di versante a valle di Babelon

RELAZIONE GEOLOGICA

39

3.3.6 Tubazioni di adduzione Vasca V1 “Babelon” – Pozzetto P13.

Il tratto di tubazione di adduzione, che alimenta la vasca di accumulo “CMF Ru Bréan” sino

al pozzetto P13, e la condotta principale, che collega i pozzetti P9, P10, P11 e P13, ripercorrono

inizialmente il tratto della tubazione che alimenta la vasca irrigua e successivamente si sviluppano

lungo la viabilità comunale che collega gli abitati principali del fondovalle di Saint-Pierre con le

frazioni sul versante in sinistra idrografica del Torrent de Verrogne, sino al bivio per l’Istituto

Clinico Valle d’Aosta e successivamente per un breve tratto lungo la strada per la clinica. Il

tracciato delle condotte, individuate al di sotto della sede stradale, si sviluppano a mezza costa sino

all’abitato di Bercher su di un pendio ad acclività accentuata contraddistinta da tre principali

impluvi, mentre il tratto successivo prosegue nel settore a pendenze più contenute che raccorda il

fondovalle con il versante rappresentante la spalla glaciale del ghiacciaio balteo.

Figura 36 – Panoramica sull’area di intervento dalla vasca V1 “Babelon” alPozzetto P13

Vasca V1“Babelon”

RELAZIONE GEOLOGICA

40

Figura 37 – Panoramica del tratto di versante di raccordo tra il fondovalle e ilversante ad elevata, su cui si evidenzia il tratto del tracciato della condotta

Figura 38 – Tratto medio terminale della tubazione di adduzione sino al PozzettoP13

3.3.6.1 Substrato roccioso

Gli interventi in progetto non interferiscono direttamente con il substrato roccioso che può

essere osservato nei settori limitrofi e rappresentato da calcescisti carbonatici con quarzo e mica

bianca dell’unità Aouillette.

Pozzetto P13

RELAZIONE GEOLOGICA

41

3.3.6.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è rappresentata principalmente da depositi glaciali rimaneggiati

superficialmente dall’azione antropica, per la realizzazione della sede stradale, nel primo tratto sino

a Bercher mentre nel tratto successivo interessa un deposito detritico-torrentizio.

Il deposito glaciale, come descritto precedentemente, sono costituiti da un’associazione

lapidea prevalentemente grossolana con clasti subangolosi di granulometria da centimetrica-

decimetrica in abbondante matrice sabbioso-limosa e caratterizzati da un grado di addensamento

medio-elevato che aumenta con la profondità. La porzione più superficiale di tale deposti risulta

particolarmente rimaneggiata dall’azione antropica per la realizzazione della sede stradale.

I depositi detritici-torrentizi sono legati al rimaneggiamento e trasporto dei depositi di

versante (depositi glaciali rimaneggiati) sottoforma di alluvioni torrentizi e colate detritiche che

vanno a colmare il fondovalle raccordandolo con il pendio ad elevata acclività e, allo sbocco dei

vari impluvi, formano conoidi coalescenti di varie dimensioni. Tale deposito è rappresentata da

sedimento prevalentemente a supporto di matrice con clasti eterometrici e blocchi subangolosi,

anche di grandi dimensioni, disposti in modo grossolanamente stratificati in una matrice limosa-

sabbiosa. Localmente possono essere presenti livelli con concentrazione di grossi blocchi

caratterizzati da una tessitura clast-supported.

3.3.7 Tubazione di adduzione Pozzetto P13 – Vasca V3 “Ru Bréan”.

Il tratto di tubazione di adduzione che alimenta la vasca di accumulo “CMF Ru Bréan”, in

corrispondenza del Pozzetto P13, risale il versante ad acclività crescente, lungo la viabilità rurale

sino alla quota di circa 895m s.l.m.. Il tratto di versante rappresenta il pendio di raccordo tra il

fondovalle e il fianco vallivo ed è costituito dalla sovrapposizione degli accumuli connessi ai

fenomeni detritici torrentizi che si sono sviluppati lungo gli impluvi che incidono il versante. La

tubazione prosegue successivamente a mezzacosta lungo la pista sterrata, sino alla vasca di carico

del “Ru Bréan”, su un pendio a marcata acclività rappresentato dal versante di origine glaciale

rimaneggiato dall’azione combinata della gravità e delle acque superficiali sia incanalate che

ruscellanti.

RELAZIONE GEOLOGICA

42

Figura 39 – Panoramica sull’area di intervento dal Pozzetto P13 alla vasca V3 “Ru Bréan”

Figura 40 – Vista da monte sulla viabilità rurale, che risale il versante a moderataacclività, su cui insisterà il primo tratto della tubazione di adduzione principale

Pozzetto P13

Vasca“Ru Bréan”

RELAZIONE GEOLOGICA

43

Figura 41 – Vista di un tratto della viabilità rurale a mezza costa su cui insisteràla tubazione di adduzione principale

3.3.7.1 Substrato roccioso

Gli interventi in progetto non interferiscono direttamente con il substrato roccioso che può

essere osservato nei settori limitrofi, sul versante a monte dell’area di intervento e rappresentato

prevalentemente da calcescisti carbonatici con quarzo e mica bianca dell’unità Aouillette e

subordinatamente da matabasiti e gneiss prasinitici.

3.3.7.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è rappresentata principalmente da un deposito detritico-torrentizio,

nel primo tratto, e da un prodotto eluviale-alluviale-colluviale, derivanti la rielaborazione da parte

delle acque superficiali e della gravità degli originari depositi di origine glaciale, e dai sottostanti

depositi glaciali indisturbati, nel tratto successivo sino alla vasca di carico. Tali depositi risultano

rimaneggiati dall’azione antropica per la realizzazione e la manutenzione della viabilità rurale.

Analogamente a quanto detto in precedenza, i depositi detritici-torrentizi sono legati al

rimaneggiamento e trasporto dei depositi di versante (depositi glaciali rimaneggiati) sottoforma di

alluvioni torrentizi e colate detritiche e sono costituiti da sedimento grossolano, costituito da clasti e

blocchi, anche di grandi dimensioni, prevalentemente spigolosi, disposti caoticamente e frammisti

ad una matrice limoso-sabbiosa in percentuale variabile.

La copertura quaternaria, che contraddistingue il versante a marcata acclività, è caratterizzata

da clasti e frammenti litici sub-angolosi eterometrici di dimensione da centimetrica a decimetrica in

una matrice sabbiosa-limosa, con locali massi di medie e grandi dimensioni. Tali depositi risultano

RELAZIONE GEOLOGICA

44

in superficie fortemente rimaneggiati dall’azione delle acque superficiali, oltre che da quella

antropica.

3.3.8 Comprensorio CMF Cumiod-Montovert.

Figura 41 – Panoramica sul CMF Cumiod-Montovert

Il comprensorio del CMF Cumiod-Montovert, su cui si svilupperanno le condotte secondarie

con relative camere di manovra e pozzetti per il futuro impianto di irrigazione automatizzato, si

estende dalla quota di 950m s.l.m. sino al fondovalle dove scorre la Dora Baltea e nel dettaglio è

suddiviso in tre aree. Il primo settore si estende, sulla destra idrografica della Torrent Montovert,

dalla strada regionale n.22 per Saint-Nicolas sino alla quota di circa 775m, in corrispondenza di un

netto cambio di pendenza. Tale tratto di pendio si presenta ad acclività contenuta compresa tra i 15-

20° e contraddistinto da terrazzamenti che ha favorito, attraverso il miglioramento della

coltivabilità, un adeguato sviluppo delle attività agricole, come evidenziato nel settore a monte

dell’abitato di Montovert. Infatti, in questa prima macroarea del CMF si evidenziano estesi settori

destinati alla coltivazione della vite, oltre che a prati per lo più adibiti a sfalcio, anche se si

riscontrano ancora ampi settori attualmente incolti che attraverso l’intervento in progetto possono

determinare un migliore e razionale sviluppo delle attività agricole. Il secondo settore si sviluppa

sulla sinistra idrografica del Torrent Montovert, sulla porzione di territorio che si estende dalla

quota di 875m a quella di 775m s.l.m. in corrispondenza del cambio di pendenza, analogamente al

precedente areale. Il pendio sottostante, a maggiore acclività e con elevata energia di rilievo,

RELAZIONE GEOLOGICA

45

presenta una morfologia a calanchi: tipiche forme di erosione prodotta per effetto di dilavamento

delle acque su depositi sciolti a prevalente componente limosa con scarsa copertura vegetale e

quindi soggette a ruscellamento e a degradazione meteorica.

Questi primi due settori si localizzano sul pendio interessato dalla DGPV di Punta Leisser e

contraddistinto da una copertura quaternaria di origine glaciale rimaneggiata che ricopre con

spessori variabili il substrato roccioso affiorante in corrispondenza delle incisioni torrentizie e non

interferenti con le opere in progetto.

Figura 42 – Panoramica sul I Settore del CMF Cumiod-Montovert

Figura 43 – Panoramica sul II Settore del CMF Cumiod-Montovert

Cumiod

Montovert

Évian

Gratillon

Lyveroullaz

RELAZIONE GEOLOGICA

46

Figura 44 – Panoramica sul Tratto di pendio in cui insisterà la strada consortile inprossimità di Cumiod

Il principale agente morfogenetico attualmente riscontrabile, oltre alla dinamica torrentizia del

T. Montovert individuata e confinata all’interno di una profonda incisione, è rappresentato

dall’azione delle acque superficiali di ruscellamento che rimaneggiano i depositi superficiali con

asportazione del materiale più fine. Il ruscellamento diffuso si sviluppa a saturazione del deposito

superficiale, quando le acque meteoriche si concentrano nei livelli superficiali e tendono a defluire

verso valle concentrandosi successivamente in piccoli solchi e incisioni. I materiali erosi e

trasportati delle acque di ruscellamento si depongono in aree semipianeggianti e alla base dei tratti

di pendio ad elevata acclività, come in corrispondenza dei tagli sui versanti prodotti dalla viabilità

rurale. Infine si evidenzia in corrispondenza dei settori a maggiore acclività processi legati alla

combinazione e interazione dei processi legati all’azione delle acque superficiali non incanalate

(fattore predisponente) e dell’azione della gravità (fattore scatenante). Infatti, in occasioni di eventi

di abbondanti precipitazioni, a saturazione della porzione più superficiale delle coperture

quaternarie, le acque meteoriche e quelle ruscellanti possono provocare sia un aumento del peso di

volume del materiale che della pressione interstiziale, con conseguente potenziale perdita di

resistenza e determinare la formazione di fenomeni di fluidificazione e di mobilitazione dello strato

di deposito più superficiale. Tale processo può verificarsi, inoltre, in corrispondenza di alcuni settori

del pendio contraddistinti da terrazzamenti agricoli abbandonati, connessi al deterioramento dei

muri di sostegno a secco.

Il terzo settore è individuato in corrispondenza del fondovalle nel tratto tra Champrotard e

Trepont e comprende la fascia altimetrica che parte dalla sponda sinistra della Dora Baltea sino

RELAZIONE GEOLOGICA

47

alla quota di circa 700m s.l.m., tratto di pendio di raccordo tra la Dora e il versante ad maggiore

acclività a monte. Tale settore è interessato non solo dai processi legati dalla dinamica della Dora

Baltea, ma anche quelli che si sviluppano sul tratto di pendio a monte in particolare delle acque

superficiali incanalate e ruscellanti combinate con l’azione della gravità, che rimobilitano il

materiale del versante e lo ridistribuiscono al piede del pendio.

Figura 45 –Panoramica sul III Settore del CMF Cumiod-Montovert

La Dora Baltea, nel tratto di asta investigato, è caratterizzata da un’energia medio-bassa

dovuta alla non eccessiva pendenza del suo alveo che determina principalmente processi di

trasporto e di erosione mentre la deposizione risulta essere un evento breve nella storia evolutiva

dell’area e coincidente con la fase di esaurimento degli eventi di piena. I fenomeni di

sedimentazione sono condizionati dalla diversa velocità della corrente all’interno dell’alveo di

piena, comunemente si genera una classazione del materiale depositato non solo verticalmente, ma

anche lateralmente rispetto alla direzione principale del flusso. Si sottolinea, come esposto in

precedenza, che allo stato attuale i fenomeni legati alla dinamica della Dora Baltea per portate di

morbida, o con tempi di ritorno ventennali, sono localizzati all’interno del suo alveo ordinario. Per

tempi di ritorno superiori a 100 anni e gli eventi alluvionali eccezionali interessano l’area in esame

in quanto in tale settore la sezione d’alveo della Dora non riesce a smaltire le portate della piena di

riferimento, determinando tracimazione e conseguentemente esondazione sia sinistra che in destra

idrografica.

Per quanto riguarda i fenomeni legati all’azione delle acque superficiali, che si esplicano sul

RELAZIONE GEOLOGICA

48

versante come acque incanalate all’interno di impluvi e come acque ruscellanti, si rimanda alle

argomentazioni precedentemente esposte nella presente relazione.

3.3.8.1 Substrato roccioso

Gli interventi in progetto non interferiscono direttamente con il substrato roccioso che può

essere osservato nei settori limitrofi, in particolare in corrispondenza delle incisioni torrentizie e nei

tratti di pendio a maggiore acclività. Gli affioramenti rocciosi sono rappresentati prevalentemente

da matabasiti e gneiss prasinitici dell’unità Aouillette costituite principalmente da albite, clorite,

anfibolo attinolitico ed epidoto, nel settore di monte. Nel settore a quota inferiore, in corrispondenza

del fondovalle balteo, si evidenziano alternanze di scisti fillonici (mica chiara e clorite) con

carbonato e percentuale variabile di quarzo e albite e che presentano un colore grigio plumbeo con

intercalazioni di marmi grigi più o meno micacei.

3.3.8.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria prevalente è rappresentata da depositi glaciali rimaneggiati,

caratterizzati superficialmente da una coltre eluviale-alluviale-colluviale, individuati nel settore a

monte e in prossimità degli abitati di Cumiod e Montovert, mentre nel settore in corrispondenza del

fondovalle balteo è rappresentato da un deposito alluvionale e da un prodotto eluviale-alluviale-

colluviale sul pendio.

Per quanto riguarda i depositi glaciali e quelli detritico-torrentizi si rimanda a quanto

precedentemente esposto, mentre i sedimentti eluviali-alluviali-colluviali sono il prodotto

dell’alterazione in sito e della rielaborazione di preesistenti depositi da parte delle acque superficiali

ruscellanti e della gravità, di fenomeni di reptazione e soliflusso e ricoprono con spessori limitati i

sedimenti indisturbati. Il processo di rimaneggiamento vede l’asportazione delle frazioni più fini

(limi, argille) dai livelli superficiali (lisciviazione), ed il loro trasporto ed accumulo verso le zone di

valle limitrofe. Tali coperture sono in genere costituite da materiale lapideo alterato, con matrice

sabbiosa-limosa in percentuale variabile.

I depositi riscontrati si presentano, inoltre, rimaneggiati dall’azione antropica e dai processi

pedogenetici che hanno determinato la formazione di un suolo poco evoluto. Infatti, si riscontra in

superficie un primo orizzonte caratterizzato da un’associazione di sostanza organica umificata e

frazione minerale che si presenta di colore bruno scuro e che risulta intensamente alterata e

rimescolata da radici e pedofauna. Sottostate tale strato, si potrà riscontrare un orizzonte interessato

marginalmente dai processi pedogenetici.

RELAZIONE GEOLOGICA

49

3.3.9 Comprensorio CMF Bréan-Torretta e CMF Bréan

Figura 46 – Panoramica sul CMF Bréan-Torrette

Figura 47 – Panoramica sul CMF Ru Bréan

I comprensori del CMF Bréan-Torretta e CMF Bréan, localizzati rispettivamente nei comuni

di Saint-Pierre e di Sarre, sono adiacenti e per tale motivo vengono descritti congiuntamente nel

presente capitolo.

Morfologicamente l’area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia glaciale

originatasi dall’azione delle pulsazioni glaciali del Ghiacciaio Balteo, a cui si sovrappone l’azione

combinata delle acque superficiali e della gravità. Tra le forme di esarazione dell’azione glaciale si

evidenzia l’imponente dosso montonato del Mont-Torrette nel settore meridionale e il pendio ad

elevata acclività della spalla glaciale a nord, delimitati dalla presenza di uno scaricatore glaciale

orientato approssimativamente W-E. Il dosso montonato rappresenta una dorsale allungata di forma

arrotondata disposta parallelamente al flusso della massa glaciale e presenta localmente un

RELAZIONE GEOLOGICA

50

substrato roccioso levigato con presenze di strie, solchi e scanalature, mentre lo scaricatore glaciale

costituisce il paleoalveo del torrente subglaciale.

Figura 48 – Vista su porzione del compresorio Bréan-Torrette con evidenza delinselberg di Mont-Torretta e dello scaricatore glaciale

Successivamente alla fase glaciale si sono sviluppati processi legati alle acque superficiali

(incanalate e ruscellanti) che, asportando le coperture quaternarie dal versante, le ridistribuiscono

alla base di questo determinando una fascia di raccordo tra il fondovalle e il pendio ad elevata

acclività di origine glaciale. Il principale processo che ha determinato tale settore è rappresentato

dalle colate detritico-torrentizie che si sviluppano in corrispondenza degli impluvi che solcano

lungo la linea di massima pendenza il versante e che determinano gli accumuli alla base del pendio.

Localmente tali sedimenti risultano incisi dagli stessi corsi d’acqua che attualmente si presentano

privi di portata permanente ed attivabili solo in occasione di eventi parossistici.

I processi morfogenetici attualmente riscontrabili sui comprensori in esame sono dovuti

prevalentemente all’azione delle acque superficiali non incanalate e localmente a fenomeni

gravitativi. Come riportato precedentemente, le acque ruscellanti possono instaurare condizioni che

determinano il verificarsi di fenomeni di fluidificazioni o scivolamento, che coinvolgono lo strato

più superficiale delle coperture quaternarie, e di rimobilitazione dei blocchi presenti sul versante,

oltre a determinare instabilità dei muri a secco in cattivo stato di conservazione. Questi processi

morfologici si sviluppa prevalentemente in corrispondenza dei settori a maggiore acclività del

pendio e si esplica attraverso smottamenti localizzati, generalmente di piccole dimensioni con

interessamento di volumetrie di copertura contenute.

Mont-Torrette

Scaricatoreglaciale

RELAZIONE GEOLOGICA

51

Figura 49 – Versante di raccordo con il fondovalle caratterizzato da depositidetritico-torrentizi

Inoltre si evidenzia che, in corrispondenza delle pareti rocciose che costituiscono il Mont-

Torrette, si possono innescare potenziali fenomeni di crollo. Infatti, alcuni affioramenti rocciosi si

presentano fratturati e allentati in relazione al loro assetto strutturale e conseguentemente a

fenomeni di criclastismo, legate all’azione gelo-disgelo (che produce forti pressioni nelle

discontinuità in cui penetra l’acqua), e termoclastismo, di espansione termica, modificando

parzialmente lo stato tensionale dell’ammasso roccioso. Questi fattori rappresentano gli agenti

predisponesti all’innesco di fenomeni legati all’azione della gravità che, nel settore oggetto di

indagine, si esplica generalmente come crolli di blocchi isolati o di piccole volumetrie.

Il settore investigato è caratterizzato, infine, da un’importate azione antropica che ha

determinato la configurazione attuale del settore investigato con la realizzazione di terrazzamenti al

fine di migliorare e rendere adeguatamente coltivabili il settore investigato. In particolare si

osservano ampie superfici utilizzate alla coltivazione della vite. Inoltre si evidenzia che alcuni

settori del Mont-Torrette sono contraddistinti da una morfologica derivante la coltivazione di cave

di calcescisti marmorei e dall’accumulo di depositi antropici.

RELAZIONE GEOLOGICA

52

Figura 50 – Vista sul Mont-Torrette con evidenzia delle balze rocciose soggette afenomeni di crollo

3.3.9.1 Substrato roccioso

Il substrato roccioso affiora diffusamente in corrispondenza del Mont Torrette ed è

rappresentato da prevalentemente calcescisti carbonatici dell’unità Aouillette con quarzo e mica

bianca con locali sottili intercalazioni di scisti quarzoso-micacei e subordinatamente da affioramenti

rocciosi rappresentati da matabasiti e gneiss prasinitici con albite più o meno ocellare, clorite,

anfibolo attinolitico ed epidoto.

3.3.9.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è rappresentata in corrispondenza del Mont-Torrette da depositi

glaciali che si presentano in superficie profondamente rimaneggiati e depositi antropici, mentre nel

settore di raccordo con il versante ad elevata acclività è rappresentato da un deposito detritico-

torrentizio e da un prodotto eluviale-alluviale-colluviale su sedimenti glaciali indisturbati.

I depositi glaciali sono caratterizzati un sedimento generalmente molto addensato costituito da

prevalente matrice fine sabbiosa-limosa con clasti spigolosi e smussati (matrix-supported) e

localmente si possono osservare massi erratici di grandi dimensioni. Tale sedimento presenta un

orizzonte superficiale a minore densità che risulta profondamente rimaneggiato dall’azione

antropica e dalle acque superficiali.

I sedimenti eluviale-alluviale-colluviale, legati all’alterazione e al rimaneggiamento e

trasporto dei depositi localizzati sui versanti per azione delle acque superficiali incanalate e

ruscellanti combinati con la gravità, determinano da un lato un deposito con clasti eterometrici e

RELAZIONE GEOLOGICA

53

blocchi spigolosi, anche di grandi dimensioni, disposti grossolanamente stratificati in una matrice

limosa-sabbiosa a percentuale variabile e localmente possono presentare livelli con concentrazione

di grossi blocchi con tessitura clast-supported, dall’altro è caratterizzato da un’associazione

sabbioso-ghiaiosa poco addensata, formata da clasti eterometrici e spigolosi in matrice sabbiosa

debolmente limosa.

I depositi antropici presentano un’associazione disomogenei di clasti di varia pezzatura

immersi in una matrice limoso-sabbiosa e presentano quindi caratteristiche geotecniche variabili sia

lateralmente che verticalmente, in base a come sono stati distribuiti e disposti per la realizzazione

del deposito, in particolare alla granulometria e al grado di addensamento.

3.3.10 Lavorazioni tratto Opera di Presa - Chevrère

Gli interventi lungo il tratto di strada di accesso al ponte canale si sviluppano a mezzacosta

sul versante in destra idrografica del Torrente Savara, a monte dell’abitato di Chevrère, su un

pendio caratterizzato da un prodotto eluviale-alluviale-colluviale legato alla rielaborazione dei

depositi glaciali e dei depositi detritici di falda. Il settore di versante indagato, modificato

dall’azione antropica per la realizzazione della pista di accesso, risulta interessato da processi

morfogenetici connessi principalmente all’azione delle acque superficiali e della gravità. Infatti, il

tratto di viabilità oggetto di intervento è stato interessato da alcuni smottamenti localizzati di

piccola entità legati prevalentemente all’azione delle acque superficiali e a quelle sotterranee.

Per realizzare la condotta di carico e la strada al ponte canale, si è trasformato localmente

l’originaria morfologia con la formazione di un piano orizzontale (la strada poderale) sul pendio

attraverso l’esecuzione di lavori di sbancamento e di riporto. Attualmente l’agente morfogenetico

principale e più diffuso è rappresentato dalle acque superficiali non incanalate che asporta la

frazione fine delle coperture quaternarie nei settori a maggiore pendenza, a monte della viabilità, e

la sedimenta nei settori a minor acclività, generalmente osservabili al margine di monte della pista

di accesso.

Dal sopralluogo eseguito, si riscontra, in corrispondenza dei settori del tracciato interessati dai

fenomeni gravitativi superficiali, la presenza di locali emergenze idriche. Tale tratto di pendio è

caratterizzato da livelli prevalentemente siltosi-limosi che determinano la venuta a giorno del flusso

idrico sotterraneo e che determinano un deposito sortumoso, con scarse caratteristiche geotecniche e

sensibile all’acqua, e zone di imbibizione, in corrispondenza del tracciato dove le acque emerse

drenano lentamente per infiltrazione. Infatti, i dissesti osservati risultano essere determinati dalla

combinazione di tale contesto idrogeologico con eventi di abbondanti precipitazioni. Si presuppone

RELAZIONE GEOLOGICA

54

che a saturazione della coltre di copertura quaternaria, le acque meteoriche e ruscellanti e

l’incremento della circolazione idrica sotterranea possano aver determinato un aumento del peso di

volume del materiale e della pressione interstiziale, con conseguente potenziale perdita di resistenza

e plasticizzazione del deposito, ed aver innescato fenomeni di fluidificazione e mobilitazione dello

strato di copertura più superficiale che si sono arrestati nel settore pianeggiante della pista di

accesso.

Figura 51 – Tratto della viabilità di accesso al ponte canale ostruito da accumulofranoso.

Figura 52 – Tratto della viabilità con evidenza di emergenza idrica e zona di ristagno.

RELAZIONE GEOLOGICA

55

Figura 53 – Porzione di versante caratterizzata da terreni sortumosi.

In tale settore si riscontrano inoltre incisioni sul versante che rappresentano rii privi di portata

permanente e riattivabili solo in occasione di eventi meteorici parossistici che possono determinare

la formazione di colate detritiche. Infatti, il materiale accumulato all’interno o in prossimità di tali

alvei viene rimobilizzato e può dar luogo, in caso di portata idrica considerevole, a correnti dense

con elevata capacità di trasporto solido. Con il diminuire della pendenza del versante, diminuisce la

velocità della corrente e conseguentemente anche la capacità di carico. Infatti, si evidenzia, in

corrispondenza di un impluvio, un contenuto accumulo di colata detritica come evidenziato dalle

figure successive.

RELAZIONE GEOLOGICA

56

Figura 54 – Accumulo di colata detritica sul tracciato della pista di accesso alponte canale.

Figura 55 – Tratto di incisione sul pendio a monte delal pista invaso da vegetazionee occupato da materiale potenzialmente rimobilitabile .

Il settore in corrispondenza dell’opera di presa Chevrère risulta connesso alla dinamica del

Torrent Savara e l’azione prevalentemente risulta di tipo erosiva e di trasporto e mobilitazione dei

clasti in alveo per rotolamento, strisciamento o saltazione. Questo trend erosionale è interrotto dagli

eventi che determinano un aumento della portata e dell’energia del corso d’acqua che comportano,

successivamente ad una prima fase di erosione e di trasporto, e uno stadio contraddistinto da

RELAZIONE GEOLOGICA

57

sedimentazione, per diminuzione della velocità della corrente e/o della pendenza delle aree

alluvionate o del fondo dell'alveo, dapprima del materiale più grossolano e, poi via-via, degli

elementi più fini.

Figura 56 – Tratto di alveo in corrispondenza dell’opera di presa .

3.3.10.1 Substrato roccioso

Il substrato roccioso non interferisce direttamente con le opere in progetto ma è osservabile

sulle pareti rocciose che sovrastano la valle e in corrispondenza dell’incisione del Torrente Savara

ed è rappresentato da micascisti a biotite e granato di colore grigio chiaro con patine di alterazione

rugginosa e da gneiss quarzosi massicci di colore grigio scuro.

3.3.10.2 Copertura quaternaria

La copertura quaternaria è rappresentata in corrispondenza della viabilità di accesso al ponte

canale da una copertura eluviale-alluviale-colluviale legata alla rielaborazione dei depositi glaciali

che ricoprono gli originari depositi indisturbati. Tale sedimento è costituita da clasti di trasporto

glaciale di dimensioni centimetriche-decimetriche immersi in una matrice sabbiosa-limosa non

addensata.

I depositi alluvionali che caratterizzano il settore dell’opera di presa Chevrère sono costituiti

da prevalente materiale grossolano arrotondato, con granulometria variabile dalla sabbie alle ghiaie

RELAZIONE GEOLOGICA

58

fino ai ciottoli di dimensioni decimetriche. Questo sedimento risulta superficialmente sciolto con un

sottostante basso grado di addensamento.

3.4 Caratteristiche idrogeologiche

Il tipo di drenaggio è condizionato dalle caratteristiche di permeabilità dei terreni e delle

rocce, in particolare, il substrato ha una permeabilità primaria pressoché nulla, ad eccezione di

quella secondaria, che è determinata dallo stato di fratturazione, mentre per quanto riguarda le

coperture quaternarie, queste risultano avere una permeabilità variabile in base alla composizione

granulometrica del deposito, a seconda della prevalenza del materiale grossolano o di matrice fine

limosa-argillosa. Per depositi detritici-torrentizi si può considerare un indice di permeabilità con

valori variabili tra i 10ˉ2 e 10ˉ4 cm/s, mentre per quanto riguarda i depositi glaciali hanno una

permeabilità variabile localmente in base alle caratteristiche tessiturali del sedimento ed

indicativamente si può assumere un indice di permeabilità da medio a localmente ridotto, in base al

contenuto di frazione fine, con valori compresi tra i 10ˉ4 e 10̄ 5 cm/s.

Per quanto riguarda le acque sotterranee, il quadro idrogeologico generale dell’area indagata è

caratterizzato da una zona di infiltrazione nei settori medio-alti dei versanti e da un’area di

potenziale risorgenze localizzate in corrispondenza delle aree a minore acclività, nei settori in cui si

riscontra una riduzione dello spessore della coltre detritica permeabile, con emergenza quindi di

livelli meno permeabili o del substrato roccioso sub affiorante, attraverso circuiti sotterranei

complessi. L’approvvigionamento idrico delle acque sotterranee è determinato essenzialmente dalla

lenta infiltrazione verticale delle acque meteoriche o di scioglimento nivale all’interno delle

coperture quaternarie, senza determinare una vera e propria falda, ma una circolazione idrica verso

il fondovalle che si individua all’interfaccia tra i sedimenti più grossolani e i livelli meno

permeabili. Tale circolazione risente notevolmente dell’andamento stagionale delle precipitazioni.

La potenzialità idrica di tale “acquifero” è dunque assai ridotta in considerazione, non solo alle

caratteristiche di permeabilità e di conducibilità, in particolare dei sedimenti di tipo glaciale, ma

risulta anche condizionato dalla configurazione morfologica locale del versante, nello specifico

dell’andamento delle superfici meno permeabili.

I versanti investigati, sulla sinistra idrografica della Dora Baltea e il tratto della

Valsavarenche, presentano una rete idrica superficiale caratterizzata principalmente da torrenti

(Torrent de Verrogne, Torrent de Montovert e il Torrent Savara) che presentano portate modeste

che aumentano stagionalmente nei periodi di fusione nivale o in occasione di eventi meteorici

RELAZIONE GEOLOGICA

59

intensi e da impluvi minori, con un andamento per lo più rettilineo, orientato secondo la linea di

massima pendenza, in cui convogliano le acque di ruscellamento superficiali e in cui si può

determinare lo sviluppo di corsi d’acqua che possono essere definiti effimeri o episodici.

Solo localmente gli interventi in progetto interferiscono con l’alveo di questi impluvi come

evidenziato dalle tavole di progetto.

Infine, i settori di versante investigati e oggetti di intervento risultano molto influenzati

dall’azione delle acque superficiali non incanalate che si manifestano come ruscellamento diffuso

sui pendii determinando erosione, con rielaborazione delle coperture, trasporto ed accumulo delle

particelle fini provenienti dai depositi superficiali, o flussi idrici concentrati in piccoli rigagnoli

dove le acque ruscellanti tendono a convogliarsi. Tale fenomeno si sviluppa in occasioni di forti e

abbondanti precipitazioni o allo scioglimento nivale primaverile, quando il processo di percolazione

non riesce ad assorbire le acque superficiali che generano una rapida saturazione del deposito e si

concentrano principalmente nei settori più corticali.

RELAZIONE GEOLOGICA

60

4 Caratteristiche geologiche tecnicheGli interventi in progetto interessano generalmente un’area molto limitata localizzata in

corrispondenza dell’area di imposta delle vasche di accumulo e delle camere di manovra e una

fascia ristretta non superiore al metro, per la messa in opera delle tubazioni principali e secondarie e

dei relativi pozzetti.

Per quanto riguarda i depositi di origine glaciale più o meno rimaneggiato, si ipotizza, in

mancanza di analisi dirette del sottosuolo e dalle osservazioni di superficie e dei tagli naturali, che il

sedimento è costituito da un’associazione lapidea prevalentemente grossolana con clasti poligenici

subangolosi di granulometria da centimetrica-decimetrica in abbondante matrice sabbiosa-limosa o

di sabbie fini debolmente liimose. Tali depositi, generalmente massivi e matrix-supported, risultano

nel complesso disomogenei, con possibili locali livelli clast-supported, e presentano quindi

caratteristiche geotecniche variabili sia lateralmente che verticalmente, in base alla tessitura, alla

granulometria, al grado di addensamento che può evidenziare uno strato più superficiale costituito

da terreno sciolto e rimaneggiato, da quello sottostante con addensamento maggiore.

I depositi di detritico-torrentizi del torrente Verrogne sono costituiti da una matrice a

granulometria sabbiosa-limosa con ghiaia grossolana inglobante ciottoli subarrotondati di

dimensioni centimetrico-decimetrico, con possibilità di presenza di livelli con netta prevalenza di

matrice fine. La dinamica deposizionale (alternanza di deposizione normale con sedimenti fini e

fenomeni di sovralluvionamento con deposizione di sedimenti a granulometria più grossolana) fa sì

che tali depositi risultano disomogenei e presentano caratteristiche geotecniche variabili sia

lateralmente che verticalmente, in base alla granulometria e al grado di addensamento. I settori più

distali dall’asta torrentizia e dall’apice del conoide risultano avere generalmente un’elevata

percentuale di sedimenti fini con diminuzione della frazione grossolana.

I depositi detritici-torrentizi legati al rimaneggiamento e trasporto sottoforma di colate

detritiche sono costituiti da un sedimento prevalentemente a supporto di matrice con clasti

eterometrici e blocchi spigolosi, anche di grandi dimensioni, disposti grossolanamente stratificati in

una matrice limosa-sabbiosa. Localmente possono essere presenti livelli con concentrazione di

clasti spigolosi di dimensioni decimetrici prevalenti e subordinatamente centimetrici e anche di

grossi blocchi caratterizzati da una tessitura clast-supported.

I depositi alluvionali della Dora Baltea sono costituiti da materiale medio grossolano, con

granulometria variabile dalle sabbie siltose a ghiaie sino a ciottoli di dimensioni anche

decimetriche, con livelli di materiale più fine limoso argilloso. Tali depositi presentano una

classazione granulometrica sia in senso verticale che in senso orizzontale rispetto all’asta

RELAZIONE GEOLOGICA

61

fluviale, in conseguenza ai diversi episodi deposizionali ed alla diversa velocità del flusso idrico

duranti i fenomeni di alluvionamento.

Per quanto concerne la pista di servizio, questa, di larghezza pari a 3m, ha uno sviluppo

planimetrico di circa 260m ed insiste su depositi di origine glaciale rimaneggiati. Al fine di

realizzare la pista, si provvederà alla riprofilatura del versante per dar sede al piano viario attraverso

operazioni di movimentazione terra e con la messa in opera di muri di sostegno di controripa e

sottoscarpa al fine di inserire adeguatamente l’intervento sul pendio.

Per quanto riguarda la caratterizzazione geotecnica dei terreni e delle rocce, si evidenzia che

gli interventi previsti interessano un’area relativamente ristretta e uno spessore generalmente

limitato di copertura quaternaria e i parametri sono stati stimati sulla base di esperienze precedenti

su materiali analoghi, come esposto al punto 6.2.2 del DM 14/01/2008 (“[…] nel caso di

costruzioni o di interventi di modesta rilevanza, che ricadono in zone ben conosciute dal punto di

vista geotecnica, la progettazione può essere basata sull’esperienza e sulle conoscenze

disponibili.”). In considerazione della natura estremamente eterogenea dei depositi interessati dagli

interventi in progetto, risulta difficile assegnare dei valori precisi ed univoci per la caratterizzazione

geotecnica e i parametri successivamente stimati sono da intendersi, seppur cautelativi, come

puramente indicativi, in mancanza di prove dirette sui materiali.

In riferimento alle tipologie di terreni interessati dalle opere in progetto si indicano

cautelativamente i seguenti parametri:

Unità 1: livello corticale costituito dal prodotto eluviale-alluviale-colluviale, derivante

l’alterazione e il rimaneggiamento delle coperture quaternarie, e rappresentato, per i depositi

detritici-torrentizi, da frammenti litici eterometrici decimentrici-centimetrici subarrotondati in

matrice sabbiosa-limosa in percentuale variabile e, per i depositi glaciali, da depositi ghiaioso-

sabbiosi, con ciottoli e massi di trasporto glaciale, in matrice sabbiosa o sabbiosa-limosa non

addensata:

spessore indicativo 0,1 – 0,5m

peso di volume 1,6 - 1,8 t/m³

grado di addensamento da molto sciolto a sciolto

angolo di attrito 27° - 30°

coesione a lungo termine assente

RELAZIONE GEOLOGICA

62

carico ammissibile 1,0 – 1,5 daN/cm

Unità 2: depositi glaciali indifferenziati, materiale massivo costituito da frammenti litici

eterometrici subspigolosi - subarrotondati in matrice sabbiosa-limosa in percentuale variabile:

peso di volume 1,9 - 2,1 t/m³

grado di addensamento medio - elevato

angolo di attrito 34° - 36°

coesione a lungo termine trascurabile (0-10 kPa)

carico ammissibile 1,8 – 2,0 daN/cm

Unità 3: depositi detritici-torrentizi del Torrent Verrogne, costituito da ghiaia grossolana

inglobante ciottoli subarrotondati di dimensioni centimetrico-decimetrico in matrice fine sabbiosa-

limosa:

peso di volume 1,7 - 2,0 t/m³

grado di addensamento da poco ad elevato

angolo di attrito 30° - 34°

coesione a lungo termine assente

carico ammissibile 1,8 – 2,0 daN/cm

Unità 4: depositi detritico-torrentizio prodotte dalle colate detritiche, costituito da materiale

medio grossolano, con granulometria variabile dalle sabbie siltose a ghiaie sino a ciottoli di

dimensioni decimetriche e con locali blocchi metrici:

peso di volume 1,8 - 2,0 t/m³

grado di addensamento da poco ad elevato

angolo di attrito 32° - 34°

coesione a lungo termine assente

carico ammissibile 1,8 – 2,0 daN/cm

Unità 5: depositi alluvionali della Dora Baltea e del Torrent Savara, costituiti da ghiaie

sabbiose con blocchi e clasti, eterometrici e stratificati, con tessitura clast supported:

peso di volume 1,8 – 1,9 t/m³

grado di addensamento sciolto (dep attuali) - medio (dep recenti)

angolo di attrito 30° - 35°

coesione a lungo termine assente

RELAZIONE GEOLOGICA

63

carico ammissibile 1,8 – 2,0 daN/cm

Unità 6: Substrato roccioso – calcescisti

peso di volume 2,5 - 2,7 t/m³

angolo di attrito 28° - 40°

resistenza a compressione monoassiale 40-80 MPa

carico ammissibile 2,5 – 3,0 daN/cm

Unità 6: Substrato roccioso – gneiss prasinitici

peso di volume 2,5 - 2,8 t/m³

angolo di attrito 35° - 50°

resistenza a compressione monoassiale 40-140 MPa

carico ammissibile 2,5 – 3,0 daN/cm

Si evidenzia che i depositi glaciali possono essere caratterizzati da fenomeni di ristagno

idrico, soprattutto in concomitanza della presenza di terreni fini limosi – sabbiosi e in tal caso la

coesione si annulla per saturazione dei depositi stessi. L’influenza della saturazione agisce anche

sull’angolo d’attrito che può raggiungere in questi casi anche valori prossimi a 30°. In termini

applicativi, soprattutto per la messa in opera delle nuove vasche di carico (Évian, Babelon, Ru

Bréan), si evidenzia che in tali terreni, il deposito glaciale possiede discrete caratteristiche di

capacità portante in relazione alle opere di fondazione, mentre in presenza di scavi per l’inserimento

delle opere, gli stessi hanno un comportamento dipendente da alcune condizioni al contorno quali

l’acclività degli scavi e delle scarpate, la presenza di ruscellamenti diffusi, lo stato di erosione

superficiale e la presenza di acqua d’infiltrazione e di scorrimento sottosuperficiale che possono

determinare problematiche legate alla stabilità dei versanti.

4.1 Caratterizzazione sismica

In riferimento al D.M. 14/01/2008, al fine di valutare l’azione sismica sulle vasche di

accumulo, si evidenzia che, in mancanza di una caratterizzazione geotecnica del terreno per i primi

30m di profondità, il terreno di fondazione può essere, ragionevolmente e cautelativamente,

ricondotto alla categoria A “Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi” e alla categoria E

“Terreni dei sottosuoli di tipo C o D per spessore non superiore a 20m”.

Infine si evidenzia che, per la definizione dei relativi valori di accelerazione massima al suolo

RELAZIONE GEOLOGICA

64

(ag), si dovrà fare riferimento ai dati forniti dall’I.N.G.V.

In riferimento alla tipologia di intervento, realizzazione di vasche per l’accumulo idrico, dalle

descrizioni morfologiche e geologiche precedenti e dalla caratterizzazione dei depositi interessati

dagli interventi, si ritiene necessario effettuare delle indagini sismiche in riferimento anche

all’impatto delle opere in progetto sul contesto geologico-geomorfologico.

4.2 Analisi dei fronti di scavo

In riferimento agli interventi di scavo per l’esecuzione dei nuovi corpi delle vasche di

accumulo, in particolare per realizzare il piano di fondazione e l’inserimento nel versante, si

riportano successivamente alcune indicazioni di carattere generale inerenti gli scavi e i fronti

temporanei e la loro stabilità.

Per quanto riguarda la fase di realizzazione delle vasche in progetto, in particolare gli scavi di

sbancamento all’interno delle coperture quaternarie, si evidenzia che tali interventi interesseranno

un sedimento incoerente e sebbene la coesione a lungo termine risulta essere pari a zero o

trascurabile, si consta generalmente la presenza di una coesione apparente sufficiente ad assicurare

la stabilità dei fronti di scavo temporanei anche di notevolmente acclività, purché di altezza limitata.

Si sottolinea che le variazioni delle caratteristiche del materiale interessato dallo scavo variano nel

tempo e dipendono da vari fattori tra cui umidità e temperatura, ecc. I cambiamenti delle condizioni

ambientali dello scavo (tra cui esposizione all’aria, insolazione del fronte, eventi meteorici, ecc)

possono determinare una diminuzione della coesione apparente e far insorgere condizioni di

instabilità del fronte di scavo.

Quindi gli scavi temporanei per la realizzazione degli interventi in progetto dovranno essere

richiusi nel più breve tempo possibile al fine di evitare prolungati tempi di apertura dello scavo con

conseguente variazione delle caratteristiche geotecniche a breve termine dei materiali interessati.

4.3 Materiale derivante lo scavo

Per quanto riguarda il materiale derivante dagli scavi si rimanda all’elaborato E “Relazione

bilancio produzione materiale di scavo e rifiuti”.

RELAZIONE GEOLOGICA

65

5 Indicazioni relative agli interventiIn base alle caratteristiche geologico-tecniche dei terreni esaminati (cfr. cap 3 e 4) e alla

morfologia del sito si stabiliscono, successivamente, alcune prescrizioni contenenti indicazioni di

carattere generale atte ad annullare o a mitigare i dissesti potenziali indotti dalla realizzazione degli

interventi in progetto, in particolare, quelli ricondotti alle operazioni di scavo e sbancamento e di

riporto per la messa in opera delle vasche, della rete di condotte di adduzione e distribuzione, con

relativi pozzetti, e per la realizzazione della pista “Cumiod”.

Si evidenzia che gli interventi per posa delle tubazioni e relativi pozzetti prevedono la

semplice esecuzione di operazioni di scavo e di ritombamento e solo localmente si dovrà

provvedere al ripristino di eventuali opere di sostegno, mentre più significativi risultano essere gli

scavi di sbancamento per la messa in opera delle vasche di carico (realizzazione delle fondazioni ed

inserimento sul versante) e la realizzazione della pista.

Preventivamente all’esecuzione degli interventi, si dovranno eseguire azioni puntuali

sul versante a monte delle aree di cantiere finalizzate ad una mitigazione del rischio,

in modo da migliorare le condizioni di sicurezza del settore a valle. Si dovrà

provvedere, in fase di realizzazione degli interventi, a una perlustrazione dell’area

oggetto di intervento e monte di questa al fine di evidenziare i blocchi pericolanti sul

pendio, che possono essere interessati da fenomeni gravitativi, e i tratti di muri a

secco in cattivo stato conservativo durate le fasi di lavorazione, mediante operazioni

di disgaggio e di smantellamento degli stessi.

I movimenti terra dovranno essere eseguiti a regola d’arte ed effettuati possibilmente

in periodi non immediatamente successivi ad intense e/o prolungate precipitazioni

piovose ed allo scioglimento delle nevi e dovranno essere eseguiti tenendo conto

delle caratteristiche geotecniche dei materiali;

Prima di eseguire le operazioni di scavo e sbancamento, occorrerà procedere al

decespugliamento e all’asportazione della coltre di terreno vegetale, la quale dovrà

essere accantonata e ridistribuita sull’area oggetto di intervento a fine lavori per

ripristinare l’area interessata dai movimenti terra.

Durante la realizzazione degli sbancamenti delle vasche di accumulo e delle opere di

sostegno, bisognerà disporre una fascia di rispetto al contorno dello scavo e

prevedere la realizzazione di una canaletta provvisoria, a monte dell’intervento, per

er l’intercettazione e l’allontanamento delle acque meteoriche al fine di evitare

RELAZIONE GEOLOGICA

66

fenomeni di ruscellamento superficiale incontrollato che, dirigendosi lungo le pareti

dei scavi temporanei, possono innescare processi di erosione e innescare potenziali

instabilità con franamento di parte del fronte.

Gli scavi e gli sbancamenti temporanei dovranno essere eseguiti a regola realizzando

scarpate provvisorie con inclinazioni non superiori ai 70°;

In caso di terreni che presentano caratteristiche dei materiali scadenti o in presenza di

venute d’acqua, effettuare gli scavi a campione ed eventualmente sostenere

temporaneamente il fronte di scavo con opere provvisionali di contenimento del

terreno (palancole e puntelli). Particolare attenzione dovrà essere posta al controllo

in prossimità del fronte di scavo, sulla particolare corticale, di eventuale formazione

di microfratturazioni da ritiro che evidenziano l’insorgere di potenziali instabilità e

che determinano la necessità di sostenere lo scavo con opere di contenimento;

Effettuare gli scavi in trincea per la posa delle tubazioni a campione e per lotti

funzionali di intervento.

Per sbancamenti superiori ai 3m di altezza (per la messa in opera delle vasche), si

dovrà realizzare lo scavo mediante gradonatura del fronte con scarpate provvisorie

non superiore ai 2m di altezza.

Nella fase di scavo sarà possibile incontrare localmente il substrato roccioso o

trovanti di grosse dimensioni prevedendo l’estrazione e/o la demolizione, mediante

mezzi meccanici o l’impiego di sostanze chimiche, fino a raggiungere la profondità

minima per la posa della tubazione tubi e la realizzazione del piano di sottofondo dei

manufatti (vasche di accumulo e pozzetti), evitando o limitando l’uso degli esplosivi;

Si dovrà porre attenzione e cura nella movimentazione dei blocchi detritici in modo

tale da non generare condizioni di instabilità sugli accumuli di detrito e disporli

adeguatamente evitando lo sviluppo di fenomeni di rotolamento e, in particolare nei

settori di versanti molto acclivi, si dovrà provvedere alla preparazione della

superficie di riporto con eventuale gradonatura della superficie naturale.

Il materiale di risulta dello scavo deve essere allontanato dal bordo del fronte

temporaneo ed escludere su questa fascia qualsiasi sovraccarico, così come

rimuovere eventuali fonti di vibrazioni nelle vicinanze dello scavo;

Nel caso in cui si debbano lasciare i fronti di scavo, per la realizzazione delle

vascche di accumulo, aperti per un periodo di tempo considerevole in condizioni

meteorologiche sfavorevoli (pioggia), le scarpate dovranno essere protette da teli

impermeabili.

RELAZIONE GEOLOGICA

67

Gli scavi e gli sbancamenti dovranno essere richiusi nel più breve tempo possibile al

fine di evitare prolungati tempi di apertura degli stessi, senza confinamento, con

conseguente variazione delle caratteristiche geotecniche a breve termine dei

materiali.

Il materiale di risulta, ottenuto dagli scavi, dovrà essere riutilizzato per la costruzione

dei riporti, delle opere accessorie e il modellamento dei settori limitrofi e dovrà

essere, quindi, vagliato in diverse classi granulometriche adeguate ai diversi usi.

Per lo scavo in trincea, impedire che le acque meteoriche o di infiltrazione scorrano

lungo i fronti innescando fenomeni di erosione e che si convogliano all’interno dello

scavo diventando il collettore preferenziale di parte del deflusso superficiale;

Per lo scavo in trincea, in caso di presenza di acqua, predisporre sul fondo dello

scavo uno strato di ghiaietto e, qualora le condizioni lo richiedano, una tubazione

drenante per favorire l’allontanamento delle acque.

La trincea dovrà essere riempita con terreno scelto sino ad un’altezza di 20-25 cm

sopra la tubazione (sabbia adeguatamente addensata) e successivamente con il

materiale di risulta opportunamente vagliato e selezionato e correttamente costipato

al fine di evitare assestamenti successivamente alla fase di rinterro.

Nel caso in cui la profondità di scavo sia minore di quella prevista, le tubazioni

dovranno essere protette mediante appositi manufatti, così come in corrispondenza di

incisioni ed impluvi o lungo la viabilità.

Per gli sbancamenti delle vasche e delle opere di sostegno, le acque sotterranee

eventualmente intercettate durante gli scavi dovranno essere drenate e allontanate

predisponendo opportuni drenaggi.

Il terreno di fondazione, su cui insisteranno le vasche di accumulo e i pozzetti,

nonché le opere di sostegno, dovrà avere caratteristiche adeguate ai carichi agenti, in

caso contrario approfondire ulteriormente lo scavo e/o costipare opportunamente il

terreno in modo da migliorarne le caratteristiche di portanza, così come il materiale

granulare di sottofondo (con pezzatura max 25mm), al fine di escludere un

cedimento del sistema “opera-terreno”;

Realizzare un setto drenante longitudinale e continuo a tergo delle murature

controterra di monte delle vasche, costituito da ghiaie e materiale lapideo di

pezzatura 15-25 mm, ben lavato, con eventuale tubazione drenante micro finestrata,

a livello della fondazione per l’allontanamento, delle eventuali acque intercettate al

fine di evitare eventuali sovrapressioni.

RELAZIONE GEOLOGICA

68

Disporre la stesura della guaina impermeabilizzante ed anti-radice, che dovrà essere

estesa sul retro delle murature contro terra.

Per quanto riguarda la messa in opera delle vasche di accumulo, le fondazioni

dovranno essere dimensionate, tenendo conto non solo del carico ammissibile del

terreno di fondazione, ma anche della pendenza del sito e dell’eccentricità dei carichi

agenti e perfezionate successivamente alla verifica della situazione stratigrafica

presente.

Realizzare un setto drenante, analogamente a quanto esposto precedentemente, a

tergo delle opere murarie con la realizzazione dei fori di smaltimento delle acque

(barabacani) con interasse di circa 2m.

La sistemazione esterna delle vasche e dei pozzetti, mediante la disposizione di

materiale di riporto per la copertura delle strutture cementizie e l’esecuzione dei

livellamenti per l’interramento di parte della struttura, dovrà prevedere la

distribuzione del materiale in strati omogenei e la successiva compattazione fino a

raggiungere un valore di addensamento adeguato in modo da ottenere un’adeguata

riprofilatura del versante il più similare possibile alle condizioni ante-opera;

Il tracciato della pista “Cumiod” avrà una pendenza contenuta e seguirà la

morfologia del versante. La realizzazione della pista sarà eseguita tramite la semplice

esecuzione di operazioni di scavo e di riporto con la messa in opera di sostegno di

controripa e/o sottoscarpa dove il profilo del pendio lo richiederà.

Per quanto riguarda la pista in progetto e gli interventi di adeguamento del tracciato

di accesso al canale ponte a monte di Chevrère, si consiglia di realizzare idonea

pendenza trasversale del piano viario e di apposite cunette per evacuare le acque

superficiali ruscellanti.

Le opere di sostegno in progetto, in particolare per dar sede alla viabilità a valle

dell’abitato di Cumiod, dovranno essere dimensionate in funzione della spinta

esercitata dal terreno retrostante e da ulteriori carichi temporanei.

Nei settori in cui si riscontra circolazione idrica sotterranea, in particolare in

corrispondenza del tratto di pista di accesso al ponte canale a monte di Chevrère

soggetto a smottamenti, si dovrà provvedere al drenaggio della zona in modo da

intercettare ed allontanare le acque mediante la messa in opera di trincee drenanti

(scavi riempiti da materiali ad alta permeabilità) e dreni tubolari costituiti da tubi

microfessurati.

RELAZIONE GEOLOGICA

69

Si ricorda che tutte le aree interessate dagli interventi, per la realizzazione delle opere in

progetto, dovranno essere oggetto di riqualificazione con ripristino delle originarie condizioni del

sito. Oltre a quanto già esposto in precedenza si evidenzia:

le aree soggette a movimenti terra dovranno infine inerbite il più rapidamente

possibile (eventualmente con idrosemina) per evitare il dilavamento da parte delle

acque meteoriche

la pendenza finali delle scarpate libere definitive, riprofilate adeguatamente tenendo

conto delle caratteristiche geotecniche del materiale, non dovrà avere inclinazione

superiore ai 35°. Nei settori a maggiore pendenza, si dovrà provvedere al rinforzo e

protezione della scarpata mediante l’utilizzo di geotessili e reti corticali.

Per quanto riguarda la stabilità dei pendii, in considerazione dell’assetto geomorfologico dei

siti interessati dalle opere in progetto, non si ritiene che gli interventi, se realizzati a regola d’arte e

con gli opportuni accorgimenti tecnici, possano causare alterazioni nello stato di equilibrio attuale,

in quanto non si andrà a modificare sostanzialmente la morfologia dei luoghi e a determinare

l’insorgere di potenziali dissesti.

RELAZIONE GEOLOGICA

70

6 Conclusione

Sulla base delle considerazioni geologiche e morfologiche basate sulle osservazioni dirette di

terreno ed esposte in questa relazione, fatte salve le indicazioni generali sopra riportate, si ritiene

che le opere in progetto sono compatibili con il quadro geomorfologico e nulla osta dal punto di

vista geologico, geomorfologico alla loro realizzazione.

Si rendono tuttavia necessarie idonee indagini, da concordare con il progettista durante le

successive fase progettuali, finalizzate ad approfondire alcuni aspetti geologici e in particolare a

definire gli spessori e la tessitura delle coperture e ad una precisa ed esaustiva valutazione delle

caratteristiche geotecniche dei terreni interessati dalle operazioni in progetto, in particolare delle

opere di fondazione delle vasche di accumulo.

La conoscenza di ulteriori aspetti sarà integrata nella successiva fase progettuale senza che,

allo stato attuale delle conoscenze, ci si debba aspettare elementi che potrebbero cambiare

radicalmente il quadro geologico e geotecnico descritto nel presente elaborato.

Charvensod, febbraio 2014

Il TecnicoDott. Geol. Michel Luboz