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AUTORITA' DI BACINO DELLA REGIONE PUGLIA PROVINCIA DI AVELLINO COMUNE DI MONTEVERDE PIANO URBANISTICO COMUNALE AREE A DESTINAZIONE COMMERCIALE (D3.4) E AREE A DESTINAZIONE TURISTICA (F4) RELAZIONE IDROLOGICA ED IDRAULICA TITOLO: REDATTO DESCRIZIONE EM./REV. DATA VERIFICATO 1 MAG 2013 0 relazione A.A A.A APPROVATO A.A ELABORATO DA: PROPONENTE: STUDIO DI COMPATIBILITA' IDROLOGICA ED IDRAULICA Ai sensi del Titolo II delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico (PAI) Dott. Ing. A. ANTEZZA Via Amendola 10 70126 BARI Mail: [email protected] Ordine degli Ingegneri della Provincia di Matera n. 756 ALL: SCALA: DATA: MAG 2013 COMUNE DI MONTEVERDE Via Fontana 33 830 49 Monteverde (AV) Mail: [email protected]

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A U T O R I T A ' D I B A C I N O D E L L A R E G I O N E P U G L I APROVINCIA DI AVELLINO

COMUNE DI MONTEVERDE

PIANO URBANISTICO COMUNALEAREE A DESTINAZIONE COMMERCIALE (D3.4) E AREE A DESTINAZIONE TURISTICA (F4)

RELAZIONE IDROLOGICA ED IDRAULICA

TITOLO:

REDATTO DESCRIZIONEEM./REV. DATA VERIFICATO

1

MAG 20130 relazioneA.A A.A

APPROVATO

A.A

ELABORATO DA:PROPONENTE:

STUDIO DI COMPATIBILITA' IDROLOGICA ED IDRAULICAAi sensi del Titolo II delle Norme Tecniche di Attuazione del

Piano di Bacino Stralcio Assetto Idrogeologico (PAI)

Dott. Ing. A. ANTEZZAVia Amendola 1070126 BARIMail: [email protected] degli Ingegneri della Provincia di Matera n. 756

ALL:

SCALA:

DATA:

MAG 2013

COMUNE DI MONTEVERDEVia Fontana 33830 49 Monteverde (AV)Mail: [email protected]

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INDICE

1. Premessa ................................................................................................................ 22. Caratteristiche del bacino idrografico................................................................ 53. Inquadramento geologico e geomorfologico del bacino di studio.................... 94. Uso del suolo........................................................................................................ 125. Studio idrologico dei bacini ............................................................................... 145.1 Analisi regionale delle piogge in nel territorio AdB Puglia ........................ 155.2 Curve di possibilità climatica......................................................................... 205.3 Valutazione delle portate di piena................................................................. 26

5.3.1 Metodo Razionale.....................................................................................275.3.2 Metodo del Curve Number......................................................................325.3.3 Considerazioni finali sulle portate di piena ...........................................37

6. Modellazione idraulica....................................................................................... 386.1 Scabrezza di Manning......................................................................................... 386.2 Condizioni al contorno e condizioni iniziali ................................................. 396.3 Sezioni di calcolo e profilo longitudinale ...................................................... 396.4 Sezioni degli attraversamenti......................................................................... 41

6.4.1 Interferenze lungo l’Affluente 1 ...............................................................416.4.2 Interferenze lungo l’Affluente 2..............................................................43

7. Risultati delle simulazioni.................................................................................. 458. Conclusioni .......................................................................................................... 659. Allegati ................................................................................................................. 66

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1. Premessa

La presente relazione riporta i risultati dello Studio di Compatibilità Idrologica ed

Idraulica redatto nell’ambito del Piano Urbanistico Comunale (PUC) del Comune di Monteverde,

in provincia di Avellino, il cui Preliminare, unitamente al Rapporto Preliminare Ambientale e allo

Studio per la Valutazione di Incidenza, è stato approvato con delibera di G.M. n. 45 del 08/08/2012.

In particolare, nei nuovi elaborati urbanistici approvati con il Preliminare di PUC, lungo la

sponda del Fiume Ofanto, in località Fasce, sono state inserite aree a destinazione Commerciale

(D3.4) e aree a destinazione Turistica (F4) per cui, in ottemperanza a quanto disposto dalle N.T.A.

del PAI, approvato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino della Puglia con deliberazione

n. 39 del 30/11/2005, si rende necessario procedere ad ampliare lo studio di compatibilità idrologico

- idraulico, già effettuato per l’area PIP, inserendo in esso anche le due nuove aree a destinazione

commerciale e turistica, come richiesto dall’Autorità di Bacino della Puglia (AdB) con nota del

29/06/2011 (prot. n.0007474).

Infatti, con nota prot. 1123 del 26/01/2009 l’AdB Puglia, visto il parere positivo espresso dal

Comitato Tecnico nella seduta del 20/01/2009, ha rilasciato parere di compatibilità al PAI vigente

per il Piano di Insediamenti Produttivi in località Fasce di Monteverde.

Il presente Studio è relativo, quindi, alle due aree con una nuova destinazione d’uso: una

zona con ambito di trasformazione per attività produttive commerciali (D3.4) e una zona per

attrezzature turistiche (F4); queste due zone sono state previste nella parte a valle rispetto al centro

urbano in località Fasce, in un’area circoscritta, ad andamento pianeggiante e in prossimità del

lungo fiume Ofanto, al di fuori comunque delle aree inondabili duecentennali approvate dall’AdB

Puglia con la nota prot. 1123 del 26/01/2009.

Dalla sovrapposizione delle aree oggetto di modifica con la cartografia IGM in scala 1:25.000,

si è potuto evincere che le stesse sono soggette alle prescrizioni di cui agli artt. 6 e 10 delle Norme

Tecniche di Attuazione del PAI, pertanto è stato redatto il presente Studio per due aste fluviali,

situate a meno di 150 m dalle nuove zone di PUC, che si immettono nel fiume Ofanto dopo aver

attraversato la piana di località Fasce.

Lo Studio, conformemente al dettato normativo delle NTA del PAI, è finalizzato alla

determinazione delle aree inondabili degli alvei interferenti con le aree in esame, per eventi di piena

con tempo di ritorno pari a 200 anni. Esso si riferisce ai bacini idrografici aventi sezioni di chiusura

molto prossime alle aree in esame (in corrispondenza degli innesti degli alvei direttamente nel

fiume Ofanto, come si evince dalle successive immagini).

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Si precisa che l’area di studio non è soggetta a vincolo per pericolosità idraulica, come si

può desumere dalla cartografia del Piano di Bacino stralcio Assetto Idrogeologico (PAI),

approvato dalla stessa AdB.

Tuttavia, come si può evincere dallo stralcio planimetrico di seguito riportato (cfr. figura

seguente), l’area a destinazione turistica (F4) è attraversata da un reticolo idrografico (linea

blu denominata nel presente Studio Affluente 1) presente sulla cartografia IGM in scala

1:25.000, mentre l’area a destinazione commerciale D3.4 si trova ad una distanza

planimetrica dall’asse di un corso d’acqua inferiore a 150 m (denominato Affluente 2).

Figura 1- Inquadramento su carta IGM 1:25.000 dell’area di studio

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Da ora in avanti il corso d’acqua che interessa l’area F4 verrà indicato con il numero 1

(Affluente 1) e così anche il bacino idrografico ad esso relativo, mentre con il numero 2 (Affluente

2) si indicherà il corso d’acqua più a valle e il suo bacino.

Propedeuticamente alla redazione del presente documento, lo scrivente ha effettuato un

accurato sopralluogo sul sito di interesse, e ha potuto utilizzare un accurato rilievo delle

dimensioni delle sezioni dei corsi d’acqua e dei relativi attraversamenti esistenti (strade

asfaltate e non).

Lo studio di compatibilità idrologica e idraulica è stato organizzato secondo i seguenti punti:

analisi e descrizione delle caratteristiche geomorfologiche dei bacini idrografici relativi

alle aree di studio;

studio idrologico dei bacini di interesse, previa caratterizzazione del regime climatico delle

aree;

studio idraulico delle aste fluviali di interesse e determinazione dei livelli idrici e delle aree

inondabili al variare del tempo di ritorno;

analisi e valutazione della compatibilità idraulica delle aree oggetto di autorizzazione.

Per lo studio delle portate di piena sono stati reperiti i dati di pioggia della stazione

pluviometrica di Rocchetta Sant’Antonio Scalo, stazione più vicina all’area di interesse, e per

la simulazione delle piene è stato utilizzato un software che opera in moto permanente (HEC-

RAS 3.1.3).

La cartografia disponibile dell’area di interesse è la IGM in scala 1:25.000 e

l’aerofogrammetrico in scala 1:5.000. Inoltre, i dati di base sono stati verificati anche con

elaborazioni cartografiche prodotte mediante un Sistema Informativo Territoriale in

ambiente GIS, coadiuvato da elaborazioni in ambiente CAD, sulla base di cartografie tecniche

e tematiche georeferenziate.

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2. Caratteristiche del bacino idrografico

Entrambe le aree in esame ricadono all’interno del bacino idrografico dell’Ofanto, di cui è

già stata fatta un’analisi della dinamica fluviale nel tratto di insediamento in sinistra idraulica

dell’area PIP-industriale dall’Ing. Maurizio Picariello (Studio di Compatibilità Idrologica Idraulica

approvato dall’AdB Puglia con nota prot. 1123 del 26/01/2009).

Questo studio ha escluso l’assoggettamento a rischio idraulico dell’area, in quanto, dalle

simulazioni delle dinamiche fluviali dell’Ofanto, è emerso che i tiranti idrici per una portata

bicentenaria (Q200) sono compresi tra 231,81 e 235,45 m s.l.m. e quest’ultimo è solo il massimo

valore raggiunto nella sezione più a monte del tratto studiato, quasi in corrispondenza dell’Area F4.

Pertanto, rispetto alle quote delle nuove aree a destinazione commerciale e turistica riportate sullo

stralcio dell’aerofotogrammetria, risulta esserci un franco di sicurezza rispetto ai massimi livelli

idrici del fiume Ofanto per Q200.

Questo ampliamento dello studio idrologico-idraulico è teso a studiare il comportamento di

due affluenti del Fiume Ofanto che, come desunto sulla carta IGM, interessano attivamente le nuove

zone individuate nel PUC.

In particolare, i bacini idrografici di interesse sono:

Bacino dell’affluente 1, tributario di sinistra idrografica del F. Ofanto, ubicato nel

Comune di Monteverde (AV) e inquadrato all’interno del foglio 434 della cartografia

IGM; il bacino si estende per 2,31 km2, con sezione di chiusura in corrispondenza

dell’innesto con il fiume Ofanto ed è compreso tra le quote 653,20 e 231,93 m s.l.m.

(cfr. figure seguenti); l’alveo del bacino è poco ramificato e poco profondo e,

soprattutto nella parte finale, si nota l’intervento antropico, sia per la sua linearità che

per il suo carattere pensile, con una lunghezza dell’asta principale di 3,72 km;

Bacino dell’affluente 2, ubicato al confine tra il Comune di Monteverde (AV) e il

Comune di Lacedonia (AV), e inquadrato all’interno del foglio 434 della cartografia

IGM; il bacino si estende per 4,34 km2, con sezione di chiusura in corrispondenza

dell’innesto con il fiume Ofanto subito a valle del ponte che permette alla S.S.

Ofantina l’attraversamento dell’Ofanto, ed è compreso tra le quote 682 e 221 m

s.l.m. (cfr. figure seguenti); l’alveo del bacino risulta abbastanza lineare e poco

profondo, con lunghezza dell’asta principale di 4,31 km.

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Figura 2 – Inqudramento dei bacini idrografici su carta CTR 1:5.000

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Figura 3 – Inquadramento dei bacini idrografici su carta PUC “Zonizzazione e destinazioni d’uso”.

I parametri geomorfologici caratteristici dei bacini idrografici sono indicati nelle tabelle

seguenti:

Bacino idrografico Affluente 1Lungh. dell'asta princ. [km] 3,72

H massima del bacino [m] 653,20

H media del bacino [m] 442,57

H minima del bacino [m] 231,93

H monte dell'asta princ. [m] 580,00

H media dell'asta princ [m] 405,97

Superficie del Bacino [km2] 2,31

Pendenza media del bacino [%] 11,32

Pendenza media dell'asta principale [m/m] 0,09Tabella 1 - Parametri geomorfologici del bacino idrografico 1

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Bacino idrografico Affluente 2Lungh. dell'asta princ. [km] 4,31

H massima del bacino [m] 682,00

H media del bacino [m] 451,50

H minima del bacino [m] 221,00

H monte dell'asta princ. [m] 580,00

H media dell'asta princ [m] 400,50

Superficie del Bacino [km2] 4,34

Pendenza media del bacino [%] 10,70

Pendenza media dell'asta principale [m/m] 0,08Tabella 2 - Parametri geomorfologici del bacino idrografico 2

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3. Inquadramento geologico e geomorfologico del bacino di studio

Il Comune di Monteverde è situato nel settore orientale della Regione Campania, in sinistra

idrografica del fiume Ofanto, su un’area complessiva di 39,23 km2. Il territorio si estende in parte in

corrispondenza dei rilievi collinari Monteverde – Castello – Serro della Croce, Monte della Pila, I

Monticelli di Masseria Freda e Colle Buonaventura, in parte lungo le relative pendici e in parte

nella piana alluvionale del fiume Ofanto e dei suoi affluenti.

L’area oggetto di studio risulta individuabile nelle seguenti cartografie dell’IGM in scala

1:50.000:

- Foglio 451 Tavoletta Melfi I N.E.;

- Foglio 434 Tavoletta Monteverde II S.E.

L’evoluzione geomorfologica del territorio in studio è condizionata dall’estrema variabilità

dei materiali litologici, dalle condizioni strutturali e dalla permeabilità dei terreni: ai termini

prevalentemente lapidei, tipo i membri conglomeratici e arenitici, più resistenti all’erosione, sono

associati versanti a notevole acclività e/o scarpate a forte pendenza, nonché fenomeni di crolli e

scorrimenti localizzati, anche in corrispondenza delle litologie meno competenti, come le coperture

detritico eluviali. Mentre alla formazione prevalentemente argillosa, argilloso-marnosa, più

facilmente erodibile, sono associate pendenze meno pronunciate, nonché forme blande e svasate

interrotte da impluvi più o meno incisi con franosità lenta.

Così i depositi argillosi, argilloso-limosi, le marne e i detriti, di origine eluviale e/o

colluviale hanno modellato pendii dolci a leggere ed ampie ondulazioni, con riempimento delle

parti depresse, fino a raggiungere uno spessore di 12 – 15 m nelle zone a quota inferiore. Queste

pendici presentano pendenze mediamente inferiori ai 10° - 13°, ma alcuni tratti raggiungono anche i

30° (ove è in atto una notevole attività erosiva da parte delle incisioni torrentizie). In definitiva

l’evoluzione geomorfologica prevalente è di tipo erosionale, gravitativa e torrentizia.

L’area oggetto di studio è situata a margine di due depressioni di origine tettonica (Fiume

Ofanto e Torrente Osento) e, di conseguenza, nel territorio comunale esiste una complessa

eterogeneità di terreni affioranti, frutto di una evoluzione geologica che si è protratta per milioni di

anni e che tuttora persiste. I tre complessi litologici (sedimentario, eluviale e/o colluviale,

alluvionale) sono gli elementi caratterizzanti di questi tre paleo ambienti: in linea di massima lungo

i dossi collinari, nella zona prossima ai crinali principali e in profondità al di sotto degli altri

complessi, affiora il complesso sedimentario che costituisce il bed-rock; nei settori di “accumulo”

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dei versanti affiora il complesso di origine eluviale e/o colluviale; nelle restanti parti, in

corrispondenza del fondovalle, il complesso alluvionale.

Le unità più antiche sono rappresentate dalla litofacies argillosa affiorante alla base della

successione arenitica dei dossi collinari. Sono costituite da argille, argille-siltose con intercalazioni

sabbiose, talvolta con livelli decimetrici di argille sabbiose e sabbie di colore grigio-azzurro e/o

plumbeo. In superficie la coltre, degradata e destrutturata, presenta il caratteristico colore verde

giallastro. Dette argille costituiscono il substrato dei terreni e e sono a contatto diretto con la facies

lapidea, essendo parte dello stesso deposito sedimentario.

Il complesso alluvionale ricopre il fondovalle nei pressi del Fiume Ofanto in cui lo spessore

attraversato delle alluvioni è di 6 – 8 m.

L’intero territorio comunale è solcato da una serie di incisioni a carattere spiccatamente

torrentizio e sono praticamente prive di deflusso superficiale nel corso delle stagioni non piovose.

Essi esercitano comunque una notevole azione erosiva con conseguenti richiami spondali:

l’evacuazione rapida dei detriti di frana comporta un’esaltazione dei vari movimenti franosi. La

composizione argillosa di gran parte del sottosuolo e la frequenza dei passaggi laterali e verticali da

terreni impermeabili a terreni di media o bassa permeabilità, determinano un notevole ostacolo alla

circolazione delle acque sotterranee. Questo stato impedisce il formarsi di acquiferi regolari di

capacità elevata di interesse regionale. La maggior parte delle acque pluviali che precipitano

nell’area di studio è smaltita per ruscellamento superficiale attraverso una rete idrografica

caratterizzata da una serie di valloni, rii e torrenti aventi regime torrentizio, che confluiscono

nell’Ofanto. Di tutte le acque che precipitano una discreta percentuale è assorbita dalla coltre

alterata e fratturata dei terreni flyschoidi e delle piastre calcaree ed areniti che, dando luogo a delle

riserve d’acqua.

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Area D3.4

Area F4

Figura 4 – Stralcio della carta geologica d’Italia 1:100.000 (F. 175)

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4. Uso del suolo

Dall’analisi dell’uso del suolo del territorio, si evince che entrambe le aree dei bacini di

interesse sono prevalentemente utilizzate per scopi agricoli e in bassissima percentuale anche per il

pascolo. Sono, inoltre, interessate anche dalla presenza di zone boscate, con presenza di latifoglie,

cespuglieti e arbusteti (cfr. Errore. L'origine riferimento non è stata trovata.5).

In particolare dalla carta dell’uso del suolo il terreno dei bacini di studio risulta così

suddiviso:

BACINO AFFLUENTE 1uso del suolo S (mq) pi

seminativi in aree non irrigue 1896341 0.82

boschi di latifoglie (zone boscate) 222270 0.10

cespuglieti e arbusteti (zone boscate) 56506 0.02

aree di pascolo naturale (prati stabili non irrigui) 133164 0.06

2308281 1.00

BACINO AFFLUENTE 2uso del suolo S (mq) pi

seminativi in aree non irrigue 3589480 0.83

boschi di latifoglie (zone boscate) 624405 0.14

aree di pascolo naturale (prati stabili non irrigui) 126071 0.03

4339956 1.00

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Figura 5 – Carta dell’uso del suolo per il bacino idrografico 1.

Figura 6 – Carta dell’uso del suolo per il bacino idrografico 2.

Bacino idrograficodel torrente Orata

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5. Studio idrologico dei bacini

Lo studio idrologico dei due bacini è stato condotto determinando le curve di possibilità

climatica, come desunte dalle misure di precipitazione massime orarie riportate negli Annali

Idrologici relative alla stazione pluviografica di Rocchetta Sant’Antonio Scalo (FG), stazione

pluviometrica più vicina all’area d’intervento.

In particolare, la valutazione di dette curve è stata condotta sia seguendo le procedure

individuate dal Gruppo Nazionale Difesa della Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del Consiglio

Nazionale delle Ricerche nell’ambito degli studi per l’Analisi regionale dei massimi annuali delle

precipitazioni in Puglia centro-meridionale (a cura del Dipartimento di Ingegneria delle Acque del

Politecnico di Bari, 2001), sia verificando l’adattabilità alla serie campionaria alle distribuzioni di

probabilità dei valori estremi (Gumbel).

La procedura adoperata e i risultati dei calcoli effettuati sono ampiamente descritti nei

paragrafi successivi.

Si è omessa la descrizione dell’applicazione ai dati di precipitazione massima oraria delle

analisi statistiche convenzionali (adattabilità delle serie campionarie a distribuzioni di probabilità),

in quanto la procedura è ormai consolidata e nota nella pratica tecnica.

Per quanto concerne, invece, la valutazione dei deflussi naturali nelle sezioni di interesse si è

fatto ricorso all’analisi comparata dei risultati derivati dall’applicazione di alcune relazioni, a base

geomorfologica, atte a definire il tempo di corrivazione del bacino.

In particolare, si sono utilizzati i risultati rinvenienti dall’applicazione delle relazioni fornite

da Giandotti (1934), Kirpich (1940), Chow (1962), Pezzoli (1970), Watt & Chow (1985) e da Ferro

(2002), sulle cui peculiarità e limiti di applicabilità si illustrerà dettagliatamente nel seguito.

Va, infine, evidenziato che i valori dei tempi di ritorno (TR) utilizzati per la definizione delle

curve di possibilità climatica e, di conseguenza, per la stima degli eventi di piena sono quelli che il

PAI Puglia definisce per la valutazione delle aree ad alta, media e bassa probabilità di inondazione.

In particolare, essi sono per le aree a:

Bassa Probabilità di Inondazione (BP) TR = 500 anni.

Media Probabilità di Inondazione (MP) TR = 200 anni.

Alta Probabilità di Inondazione (AP) TR = 30 anni.

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5.1 Analisi regionale delle piogge in nel territorio AdB Puglia

Si premette che l’area di studio, seppure ricadente in provincia di Avellino, è compresa nei

limiti territoriali dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia, pertanto è stata oggetto di studio

nell’ambito dell’analisi regionale delle piogge condotto per la regione Puglia.

L’approccio più moderno per lo studio degli eventi estremi in idrologia viene condotto con

un insieme di procedure atte a trasferire l’informazione idrologica e nota come “analisi regionale”.

Alla base di un modello di regionalizzazione vi è la preventiva individuazione del

meccanismo fisico-stocastico, che spiega la distribuzione della variabile idrologica di interesse nello

spazio e nel dominio di frequenza statistica.

La scelta del tipo di modello richiede la conoscenza di alcuni aspetti fondamentali legati alle

risorse dedicabili allo studio, alla qualità dell’informazione disponibile e alla precisione richiesta dai

risultati. Pertanto, la struttura del modello richiede la costruzione del risolutore numerico e

un’attenta identificazione dei parametri di taratura.

Numerosi studi sono stati condotti in Inghilterra, negli Stati Uniti ed in Italia su questi

modelli a più parametri, noti in letteratura con gli acronimi GEV (Jenkinson,1955), Wakeby

(Hougthon 1978) e TCEV (Rossi e Versace,1982; Rossi et al. 1984).

Quest’ultima sigla deriva dall’espressione inglese Two Component Extreme Value, che

rappresenta la distribuzione di probabilità corrispondente ad un certo evento estremo, sia che

provenga dalla distribuzione statistica di eventi ordinari sia che provenga da quella degli eventi

straordinari. A tal fine occorre sottolineare che la principale fonte di incertezza deriva proprio dagli

eventi estremamente intensi che hanno caratteristiche di rarità in ogni sito e aleatorietà per quel che

riguarda il sito ove potranno verificarsi nel futuro. Ciò implica che, se in un punto eventi

straordinari di un certo tipo non si siano verificati storicamente, questo non è garanzia di sicurezza

sulla loro non occorrenza nel futuro.

L’identificazione dei parametri della distribuzione TCEV consente di costruire un modello

regionale con struttura gerarchica, che utilizza tre differenti livelli di scala spaziale per la stima dei

parametri del modello probabilistico utilizzato, in modo da ottimizzare l’informazione ricavabile dai

dati disponibili e dal numero di stazioni della rete di misura.

In seguito, dopo una breve indicazione circa i dati disponibili per lo studio, si procede a

fornire i risultati delle varie fasi della procedura di regionalizzazione del territorio di studio del

metodo VAPI, nel quale ricadono i bacini oggetto di studio.

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I dati pluviometrici utilizzati sono quelli pubblicati sugli annali idrologici del compartimento

di Bari del S.I.I, le cui stazioni formano la rete di misura delle precipitazioni su tutto il territorio di

competenza con un’elevata densità territoriale.

Le osservazioni pluviometriche, utilizzate per la regionalizzazione, interessano il periodo dal

1940 al 2005 in tutte le stazioni di studio, con almeno quindici anni di misure, dei massimi annuali

delle precipitazioni giornaliere ed orarie. Le serie sono variabili da un minimo di 19 ad un massimo

di 47 dati per un numero totale di stazioni pari a 66, tutte appartenenti alla Puglia centro-

meridionale.

Per i massimi annuali delle precipitazioni giornaliere, è stato adottato un modello di

regionalizzazione basato sull’uso della distribuzione di probabilità TCEV (legge di distribuzione di

probabilità del Valore Estremo a Doppia Componente), che rappresenta la distribuzione del

massimo valore conseguito, in un dato intervallo temporale, da una variabile casuale distribuita

secondo la miscela di due leggi esponenziali, nell’ipotesi che il numero di occorrenze di questa

variabile segua la legge di Poisson. Il modello proposto ammette che le due componenti, quella

straordinaria e ordinaria, appartengano a popolazioni diverse, anche se è ammessa la loro

interferenza attraverso un processo poissoniano.

L’identificazione dei parametri della distribuzione TCEV ha consentito di costruire un

modello regionale con struttura gerarchica, basata su tre livelli di regionalizzazione, grazie a cui è

possibile individuare regioni in cui risulta costante il coefficiente di asimmetria, quindi risultano

costanti i due parametri * e * ad esso legati (primo livello di regionalizzazione), e sottoregioni di

queste, più limitate, in cui sia costante anche il coefficiente di variazione, e quindi il parametro 1

che da esso dipende (secondo livello di regionalizzazione). Il terzo livello è poi finalizzato alla

ricerca di eventuali relazioni esistenti, all’interno di più piccole aree, tra il parametro di posizione

della distribuzione di probabilità e le caratteristiche morfologiche. In particolare si nota che,

all’interno di dette aree, i valori medi dei massimi annuali delle precipitazioni di diversa durata sono

o costanti o strettamente correlati alla quota del sito di rilevamento.

La preventiva suddivisione dell’area di studio in zone e sottozone omogenee è stata

effettuata in base all’analisi delle massime precipitazioni giornaliere, di cui si dispone del maggior

numero di informazioni. La procedura prevede che si ricerchino zone pluviometriche omogenee,

entro le quali possano ritenersi costanti i valori dei parametri * e *. Questi parametri non

possono essere stimati da un numero ristretto di serie di dati, per cui l’analisi parte dalla possibilità

di considerare le 66 stazioni come appartenenti ad un’unica zona al primo livello. I risultati ottenuti

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dall’analisi del I° livello e II° livello di regionalizzazione sono stati ricavati con riferimento ad

un’ipotesi di invarianza dei parametri * e *.

L’analisi del primo livello suggerisce la presenza di un’unica zona omogenea comprensiva

di tutte le stazioni della regione.

Analogamente alla procedura operata al primo livello di regionalizzazione, la successiva

verifica dell’ipotesi di un’unica zona omogenea è stata effettuata attraverso il confronto delle

distribuzioni di frequenza cumulata dei valori osservati del coefficiente di variazione CV e di quelli

generati, ottenendo un ottimo risultato che convalida ulteriormente l’ipotesi di intera regione

omogenea con un valore costante di 1. Alla luce di tali risultati, è stato possibile assumere

realistica l’ipotesi di un’unica zona omogenea al primo e al secondo livello di regionalizzazione.

Nel riquadro a seguire (cfr. Tabella 3) si riportano i valori numerici dei parametri di

interesse per lo studio.

* * 1

Puglia settentrionale

(compresa l’area di studio

fuori regione)

2.351 0.7721 44.629

Tabella 3 - Parametri d’interesse.

La distribuzione regionale della probabilità cumulata del massimo annuale di precipitazione

di assegnata durata Xd,TR viene espressa in funzione di una quantità KTR, detta fattore probabilistico

di crescita, funzione del periodo di ritorno TR e indipendente dalla durata.

Tale fattore è, in generale, funzione del tempo di ritorno TR ed è definito dal rapporto

seguente:

)( ,

,

RTd

TdT X

XK

essendo Xd,TR il massimo annuale di precipitazione per assegnata durata e tempo di ritorno.

La curva di distribuzione di probabilità di tale rapporto ha caratteristiche regionali in quanto

è unica nell’ambito della regione nella quale sono costanti i parametri della distribuzione di

probabilità della Xd,TR. Pertanto, fissati i parametri di forma e di scala della distribuzione di

probabilità cumulata, all’interno della zona pluviometrica omogenea previamente identificata, è

possibile esprimere la relazione tra il tempo di ritorno TR ed il fattore di crescita KTR, potendo

ritenere trascurabile la variabilità del fattore di crescita con la durata. Infatti, calcolando, nelle

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stazioni disponibili, le medie pesate dei coefficienti di asimmetria e dei coefficienti di variazione

alle diverse durate, si osserva una variabilità inferiore a quella campionaria.

L’indipendenza dalla durata di KTR autorizza ad estendere anche alle piogge orarie, i risultati

ottenuti con riferimento alle piogge giornaliere ai primi due livelli di regionalizzazione.

Sulla scorta dei valori regionali dei parametri *, * e 1, è possibile calcolare la curva di

crescita per la Puglia centro – meridionale, anche se tale fattore può essere calcolata in funzione di

TR attraverso una approssimazione asintotica della curva di crescita, che ha la seguente forma:

RTR TbaK ln

in cui i parametri a e b sono esprimibili in funzione dei valori regionali di *, * e 1.

Per la Puglia settentrionale, l’espressione della curva di crescita approssimata attraverso la

relazione precedente è, quindi, la seguente:

RT TK ln415.05648.0 (1)

Per la Puglia centro-meridionale, l’espressione della curva di crescita approssimata

attraverso la relazione precedente è, invece, la seguente:

RT TK ln5166.01599.0 (2)

anche se va rimarcato come l’utilizzo di questa approssimazione comporta una sottostima del

fattore di crescita, con valori superiori al 10% per T<50 anni e superiori al 5% per T<100 anni.

Nel terzo livello di analisi regionale viene analizzata la variabilità spaziale del parametro di

posizione (media, moda, mediana) delle serie storiche in relazione a fattori locali. Nell’analisi delle

piogge orarie, in analogia ai risultati classici della statistica idrologica, per ogni sito è possibile

legare il valore medio (Xt) dei massimi annuali della precipitazione media di diversa durata alle

durate stesse, attraverso la relazione:

nd adX

essendo a ed n due parametri variabili da sito a sito. Ad essa si dà il nome di curva di probabilità

pluviometrica.

Per l’intera regione pugliese si hanno le seguenti zone omogenee di 3° livello:

- nell’area della Puglia settentrionale, il VAPI Puglia fornisce l’individuazione di 4 aree

omogenee dal punto di vista del legame fra altezza di precipitazione giornaliera (Xg) e quota.

Ognuna di esse è caratterizzata da una correlazione lineare con elevati valori dell’indice di

determinazione tra i valori (Xg) e le quote sul mare h (cfr. Tabella 4):

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ZONA 1-3 μ(h,t)= at(ch+D+lnα-lna)/ln24

ZONA 2-4 μ(h,t)=atn

Tabella 4 - Correlazione tra μ (Xg) e la durata di precipitazione.

in cui C e D sono parametri che dipendono dall’area omogenea;

- nell’area centro-meridionale della Puglia, il VAPI fornisce l’individuazione di una analoga

dipendenza della precipitazione giornaliera dalla quota sul livello medio mare per le 66 stazioni

pluviometriche esaminate nella regione.

Il territorio è suddivisibile in due sottozone omogenee individuate dal Nord-Barese - Murgia

Centrale e dalla Penisola Salentina, contrassegnate rispettivamente come zona 5 e zona 6, in

continuità con quanto visto in Puglia Settentrionale (cfr. Errore. L'origine riferimento non è stata

trovata.7).

Figura 7 – Regione Puglia: zone omogenee al 3° livello

Alla luce di quanto fin qui esposto, la relazione che lega l’altezza media di precipitazione alla

durata ed alla quota del sito, per le due aree in esame, è generalizzata nella forma:

24ln/lnln aDhCd daX (3)

in cui a è il valor medio, pesato sugli anni di funzionamento, dei valori di (Xd) relativi alle serie

ricadenti in ciascuna zona omogenea e = xg/x

24è il rapporto fra le medie delle piogge giornaliere e

quelle di durata 24 ore per serie storiche di pari numerosità.

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Per la Puglia il valore del coefficiente è risultato praticamente costante sull’intera regione

e pari a 0.89; C e D rappresentano invece i coefficienti della regressione lineare fra il valor medio

dei massimi annuali delle piogge giornaliere e la quota sul livello del mare. Per le zone individuate,

i valori dei parametri sono riportati nel riquadro a seguire (cfr. Tabella 5).

Zona a C D N

1 0,89 28,66 0,00503 3,959 -

2 0,89 22,23 - - 0,247

3 0,89 25,325 0,000531 3,811 -

4 0,89 24,7 - - 0,256

5 0,89 28,2 0,0002 4,0837 -

6 0,89 33,7 0,0022 4,1223 -Tabella 5 - Coefficienti del 3° livello di regionalizzazione.

Quindi, per ottenere l’altezza di precipitazione della zona di interesse si deve moltiplicare il fattore

di crescita (KT) per la precipitazione media:

)( dT XKh (4)

5.2 Curve di possibilità climatica

Lo studio idrologico condotto ha, quindi, consentito la determinazione delle curve di

possibilità climatiche a diversi tempi di ritorno (30, 200 e 500 anni) in corrispondenza delle sezioni

di chiusura dei bacini oggetto del presente studio.

Per la determinazione delle curve di possibilità climatiche con il metodo di Gumbel si fa

riferimento alla stazione pluviometrica di Rocchetta Sant’Antonio Scalo (FG).

Di seguito, si riporta la tabella relativa alla serie di eventi pluviometrici (cfr. Tabella 6) della

stazione utili alla determinazione delle curva di possibilità climatica:

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Stazionedi:

ROCCHETTA SANT'ANTONIO SCALO

annidurate [ore]

1 3 6 12 24

1947 53.8 62.2 63.0 63.2 63.21950 35.0 46.0 46.2 46.2 46.21952 9.4 16.6 23.4 25.2 29.61956 20.4 50.2 62.8 80.6 101.21957 20.0 30.0 54.0 59.8 73.41958 17.0 17.0 22.6 28.0 36.01959 25.4 28.0 30.6 43.8 54.81960 17.2 20.4 34.4 37.0 37.61961 29.6 54.2 62.4 67.8 77.21962 36.0 60.8 62.2 62.2 64.01963 19.2 23.6 26.0 37.4 50.01964 28.6 29.6 31.6 37.6 40.21965 16.4 23.0 23.6 23.8 38.81967 33.6 38.2 40.6 40.6 40.61970 34.4 35.0 35.0 35.0 46.81971 12.6 18.6 32.0 47.0 76.41972 24.0 27.0 26.0 38.6 53.61974 >> 42.0 42.2 42.4 43.61975 14.4 27.4 40.8 49.0 50.61976 22.4 33.6 33.6 36.8 54.21977 35.6 51.0 60.0 60.4 60.61978 21.4 22.6 22.8 25.2 25.41980 19.8 20.0 22.9 24.6 32.21981 12.8 17.8 21.0 22.0 22.01982 39.6 40.4 40.4 40.4 40.41987 19.2 27.8 47.0 54.8 56.81988 >> 44.6 66.8 72.4 86.21989 45.2 50.0 50.0 50.2 66.81990 24.6 33.4 >> >> >>1991 37.0 43.2 43.2 43.2 63.41992 29.2 29.2 33.8 67.4 81.81993 32.2 36.6 37.0 42.0 53.21994 23.4 27.0 28.8 28.8 43.81995 17.0 21.2 26.6 26.6 26.61996 12.8 24.0 31.4 >> 48.81997 35.0 54.2 56.2 56.6 60.81998 18.2 29.0 42.0 63.4 70.41999 15.8 20.8 28.0 40.2 56.42000 26.0 32.2 38.0 46.6 49.22001 17.2 19.0 22.8 36.2 41.02002 22.6 27.4 28.6 28.8 38.22003 36.8 37.4 37.4 49.4 80.22004 56.6 58.6 58.6 63.2 87.42005 19.2 25.0 29.8 30.4 42.8

Tabella 6 - Serie degli eventi pluviometrici – stazione di Rocchetta Sant’Antonio Scalo.

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L’area d’intervento si trova nella zona della provincia di Avellino, nella Regione Campania,

nei pressi con il confine con la Puglia centro-occidentale e, in particolare, nella zona 4 (cfr. Figura

8). Quindi per la determinazione delle curve di possibilità climatica si è applicata la relazione (4) e

utilizzando i valori della tabella 3 relativi alla zona 4.

Figura 8 - Zona del VAPI in cui ricade l’area di studio.

L’elaborazione dei dati pluviometrici, ha condotto alla determinazione delle curve di

possibilità climatica per i differenti tempi di ritorno; si riportano di seguito i dati caratterizzanti tali

curve:

Con un tempo di ritorno Tr = 30 anni l’equazione della curva di possibilità climatica

(utilizzando la distribuzione di Gumbel) è la seguente:

193.0367.49 th Con un tempo di ritorno Tr = 30 anni l’equazione della curva di possibilità climatica

(utilizzando il metodo VAPI ) è la seguente:

Bacini idrografici diinteresse

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256.0815.48 th Con un tempo di ritorno Tr = 200 anni l’equazione della curva di possibilità

climatica (utilizzando la distribuzione di Gumbel) è la seguente:

183.0344.65 th Con un tempo di ritorno Tr = 200 anni l’equazione della curva di possibilità

climatica (utilizzando il metodo VAPI ) è la seguente:

256.0261.68 th Con un tempo di ritorno Tr = 500 anni l’equazione della curva di possibilità

climatica (utilizzando la distribuzione di Gumbel) è la seguente:

180.0016.73 th Con un tempo di ritorno Tr = 500 anni l’equazione della curva di possibilità

climatica (utilizzando il metodo VAPI ) è la seguente:

256.0653.77 th

Si riportano di seguito delle tabelle riassuntive relative alle altezze di pioggia ricavate

utilizzando la metodologia VAPI (considerando la zona 4) e quella della distribuzione probabilistica

di Gumbel (cfr. tabelle seguenti):

Tr: 30 anni – Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

Distribuzioniprobabilistiche

DURATE

1 h 3 h 6 h 12 h 24 h

GUMBEL 49.709 61.732 68.423 77.377 93.801

VAPI 48.815 64.668 77.225 92.219 110.124Tabella 7 - Tr = 30 anni - altezze di pioggia (mm) – stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

Tr: 200 anni – Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

Distribuzioniprobabilistiche

DURATE

1 h 3 h 6 h 12 h 24 h

GUMBEL 65.940 80.928 88.630 99.669 121.054

VAPI 68.261 90.431 107.989 128.956 153.995Tabella 8 - Tr = 200 anni - altezze di pioggia (mm) – stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

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Tr: 500 anni – Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

Distribuzioniprobabilistiche

DURATE

1 h 3 h 6 h 12 h 24 h

GUMBEL 73.733 90.145 98.332 110.372 134.140

VAPI 77.653 102.874 122.848 146.700 175.184Tabella 9 - Tr = 500 anni – altezze di pioggia (mm) – stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo

Il confronto tra le due metodologie adottate ha evidenziato come le altezze di pioggia

derivate utilizzando la metodologia VAPI siano risultate, al variare del tempo di ritorno,

sempre maggiori di quelle derivate dall’utilizzo della distribuzione probabilistica di Gumbel.

A seguito di ciò, si è considerata la curva di possibilità climatica derivata dall’applicazione del

metodo VAPI che ha fornito i valori più elevati delle altezze di pioggia.

Nelle figure seguenti si riportano le curve di possibilità climatiche ricavate in

corrispondenza dei diversi tempi di ritorno adottati, per i bacini in analisi. Tali curve sono quelle

utilizzate successivamente per la valutazione delle portate di piena in corrispondenza delle sezioni

di chiusura di tali bacini.

Figura 9 - Curve possibilità climatica -Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo – Gumbel e VAPI (Tr=30 anni).

Tr=30 anni Gumbely = 49,367 x0,193

Tr=30 anni VAPIy = 48,815 x0.256

0

20

40

60

80

100

120

0 10 20 30

h pi

oggi

a (m

m)

t (ore)

Curva di possibilità climaticaTr = 30 anni

Gumbel

VAPI

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Figura 10 - Curve possibilità climatica - Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo; Gumbel e VAPI (Tr=200

anni).

Figura 11 - Curve possibilità climatica -Stazione di Rocchetta S. Antonio Scalo – Gumbel e VAPI (Tr = 500

anni).

Tr=200 anni VAPIy = 68,261 x0.256

Tr=200 anni Gumbely = 65,344x0.183

020406080

100120140160180

0 5 10 15 20 25 30

h pi

oggi

a (m

m)

t (ore)

Curva di possibilità climaticaTr = 200 anni

Gumbel

VAPI

Tr=500 anni Gumbely = 73,016 x0.180

Tr=500 anni VAPIy = 77,653 x0.256

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

0 5 10 15 20 25 30

h pi

oggi

a (m

m)

t (ore)

Curva di possibilità climaticaTr = 500 anni

Gumbel

VAPI

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5.3 Valutazione delle portate di piena

La stima delle portate di piena, con assegnato tempo di ritorno, necessita l’utilizzo di

metodologie differenti a seconda che, per il caso in studio, sia sufficiente conoscere il colmo

dell’idrogramma di piena oppure sia necessario individuare l’intero idrogramma.

In entrambi i casi, il problema può essere risolto in maniera diretta, cioè elaborando le

misure di portata disponibili per il bacino in esame, oppure, in maniera indiretta, facendo ricorso o

ad equazioni che consentono di ottenere la sola portata al colmo (formula razionale) o a

trasformazioni afflussi-deflussi che individuano l’idrogramma di piena corrispondente ad un evento

meteorico di data durata ed assegnato tempo di ritorno, e quindi consentono di valutare il volume

d’acqua complessivamente coinvolto nell’evento.

I metodi indiretti sono generalmente classificati come empirici e analitici. Mentre quelli

empirici prescindono dall’esame che i diversi fattori morfologici e climatici hanno sulla formazione

di deflussi di piena, i metodi analitici individuano tutte quelle relazioni che hanno fondamento

fisico e che si fondano sull’impostazione, talvolta necessariamente semplificata, di un bilancio

idrologico relativo all’evento di piena, tenendo conto della precipitazione a cui è imputabile

l’evento stesso.

Nello specifico si è fatto riferimento a metodi analitici di tipo semplificato, in grado di

definire, su base geomorfologica, un parametro chiave nel processo di generazione dei deflussi di

piena, quale il tempo di corrivazione del bacino (tc).

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5.3.1 Metodo Razionale

Per la determinazione della massima piena temibile è stato utilizzato il metodo razionale,

che rappresenta un metodo indiretto basato sulle seguenti tre ipotesi fondamentali:

1. la pioggia critica ha durata pari al tempo di corrivazione;

2. la precipitazione si suppone di intensità costante per tutta la durata dell’evento;

3. il tempo di ritorno della portata è pari a quello della pioggia critica.

La portata di piena, in funzione del tempo di ritorno, è pari ha:

Q = portata di piena [m3/sec]

c = coefficiente di deflusso

h = pioggia netta [mm]

A = area del bacino [km2]

tc = tempo di corrivazione [ore]

k = 0.2777 (fattore che tiene conto della non uniformità delle unità di misura).

Il valore di h rappresenta l’altezza di precipitazione che cade in un dato sito in un tempo

uguale al tempo di corrivazione tc: infatti se la durata della precipitazione è inferiore al tempo tc

solo una parte del bacino A contribuirà alla formazione della portata, che risulterà pertanto di

minore entità. Viceversa se la durata dell’evento è maggiore, l’intensità della pioggia sarà minore e

quindi meno intenso il colmo di piena.

Il tempo di corrivazione, che è un parametro chiave quando si fa riferimento a metodi

analitici di tipo semplificato, è definito come il tempo impiegato dalla particella d’acqua

idraulicamente più lontana a percorrere l’intero bacino fino alla sezione di chiusura.

Il tempo di corrivazione di un bacino è generalmente definito come il tempo necessario alla

goccia di pioggia caduta nel punto idraulicamente più lontano del bacino per raggiungere la sezione

di chiusura dello stesso.

Una relazione frequentemente utilizzata per il calcolo di tale grandezza è quella proposta da

Giandotti (1934), valida per bacini idrografici aventi superficie (A) variabile tra 170 e 70000 km2,

che si esplicita nella seguente relazione:

ct

kAhcQ

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m

cH

LAt

8.0

5.14 (6)

nella quale tc è espresso in ore, A in km2 mentre L, la lunghezza dell’asta principale del corso

d’acqua a partire dallo spartiacque, è espressa in km e Hm, altitudine media del bacino, riferita alla

sezione di chiusura, in metri sul livello del mare. In questo caso si stanno studiando due bacini con

superfici molto piccole, quindi questa relazione viene subito scartata.

Pezzoli (1970), analizzando il comportamento di alcuni bacini piemontesi, ha proposto,

invece, una diversa espressione del tempo di corrivazione che ha la seguente forma:

a

ci

Lt 055.0 (7)

nella quale tc è espresso in ore e L in km. Il parametro ia rappresenta la pendenza media (m/m)

dell’asta principale.

Una struttura analitica molto simile ha la formula proposta da Chow (1962), ottenuta

analizzando i dati di 20 piccoli bacini americani:

64.0

0116.0

a

ci

Lt (8)

in cui tc è espresso in ore ed L in m.

Tale relazione è stata leggermente modificata da Watt e Chow nel 1985, per effetto dei

risultati rivenienti da una campagna di indagine condotta su 44 bacini americani e canadesi, aventi

area compresa tra 0.01 e 5840 km2, nella seguente formulazione:

79.0

00326.0

a

ci

Lt (9)

Kirpich, infine, utilizzando i dati sperimentali di sei bacini americani, nel 1940, aveva

proposto una correlazione grafica tra il tempo di corrivazione e il rapportoai

L . Tale grafico,

successivamente integrato dal contributo di altri dati sperimentali, ha condotto alla formulazione

della seguente equazione, comunemente nota con il nome di equazione di Kirpich.

77.0

00325.0

a

ci

Lt (10)

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Il complesso dei valori determinabili con le succitate equazioni (Pezzoli, Chow, Watt &

Chow, Kirpich) può essere ben rappresentato da un’unica espressione (Ferro, Sistemazione dei

Bacini Idrografici, MCGraw Hill, 2002), che integra tutti i contributi sperimentali derivanti dalle

esperienze condotte, ed ha la seguente equazione, nel seguito denominata P-C-W-K:

8.0

02221.0

a

ci

Lt (11)

nella quale tc è espresso in minuti e L in metri.

Applicando le relazioni succitate, con riferimento parametri geomorfologici dei bacini di

interesse (cfr. Tabella 1 e 2), si sono ottenuti i seguenti risultati:

BACINO P-C-W-K(h)

Giandotti(h)

Pezzoli(h)

Kirpich(h)

Chow(h)

Watt-Chow(h)

AFFLUENTE 1 0.687 1.004 0.670 0.455 4.777 5.505

AFFLUENTE 2 0.808 1.218 0.821 0.532 5.442 6.466

Tabella 10 – Valori del tempo di corrivazione (tc) dei bacini idrografici con le diverse relazioni presenti inletteratura.

Considerando che i due bacini sono di dimensioni ridotte e molto simili tra loro, per la

determinazione dei valori di calcolo sono stati mediati solamente i valori più verosimili e

omogenei, come indicato di seguito:

BACINO P-C-W-K(h)

Pezzoli(h)

Kirpich(h)

MEDIA(h)

AFFLUENTE 1 0.687 0.670 0.455 0.604

AFFLUENTE 2 0.808 0.821 0.532 0.720

Pertanto, il valore assunto per il tempo di corrivazione è:

Affluente 1 0.604 ore

Affluente 2 0.720 ore

Per ciò che concerne il coefficiente di deflusso , esso è stato ricavato effettuando una

media pesata dei valori stimati per le differenti sub-aree isoparametriche caratterizzate da un

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determinato valore di tipo di terreno, dal punto di vista della geologia e dell’uso del suolo, sulla

base dei valori consigliati in letteratura; i pesi sono stati calcolati in funzione delle sotto aree

sull’area totale del bacino individuato.

Tra le numerose indicazioni esistenti nella letteratura tecnico-scientifica per la valutazione

del coefficiente di deflusso, sono stati utilizzati i valori indicati dal Manuale di Ingegneria Civile

riportati nella tabella seguente:

Tipo di terreno Coltivato Pascolo Bosco

Molto permeabile: sabbia o ghiaia 0.20 0.15 0.30

Permeabile: limo 0.40 0.35 0.30

Poco permeabile: argilla o substrato roccioso 0.50 0.45 0.40

Tabella 11 - Valori del coefficiente di deflusso suggeriti dal Manuale di Ingegneria Civile.

Tipologia urbanistica Φ

Costruzioni dense 0.80

Costruzioni Spaziate 0.60

Aree con ampi cortili e giardini 0.50

Zone a villini sparsi 0.30-0.40

Giardini, prati e zone non edificabili né destinate a strade 0.20

Parchi e boschi 0.05-0.10

Tabella 12 - Valori del coefficiente di deflusso consigliati nella letteratura tecnica tedesca.

Effettuando una media pesata per il bacino di interesse, è stato ottenuto un coefficiente di

deflusso pari a:

Affluente 1 0.309

Affluente 2 0.312

I coefficienti risultano essere molto simili proprio perché le caratteristiche geologiche e di

uso del suolo dei due bacini idrografici sono quasi equivalenti. Applicando i valori trovati nella

formula razionale sono stati ottenuti i seguenti valori per le portate di piena:

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BACINO AFFLUENTE 1

Tr a n tc [h] h [mm] ic [mm] Q [m3/s]

30 anni 49.367 0.193 0.604 44.797 74.167 14.695200 anni 65.344 0.183 0.604 59.581 98.644 19.544500 anni 73.016 0.180 0.604 66.682 110.400 21.873

BACINO AFFLUENTE 2

Tr a n tc [h] h [mm] ic [mm] Q [m3/s]

30 anni 49.367 0.193 0.720 46.339 64.360 24.208200 anni 65.344 0.183 0.720 61.529 85.457 32.143500 anni 73.016 0.180 0.720 68.824 95.589 35.954

Tabella 13 – Valori delle portate di piena con il metodo razionale dei Bacini idrografici di interesse.

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5.3.2 Metodo del Curve Number

Una metodologia per la stima delle precipitazioni efficaci che trova ampia applicazione è

quella proposta dal Soil Conservation Service (1972). Il metodo, detto Metodo Curve Number

(“Soil Conservation Service Runoff Curve Number (CN) method”, detto comunemente Curve

Number), si basa sulla assunzione che il volume specifico (altezza) di pioggia netta (efficace) Pnet

risulta legato al volume specifico (altezza) di pioggia lorda P (pioggia effettiva) caduta nel

medesimo intervallo temporale dalla relazione:

nella quale S è il massimo volume specifico di acqua che il terreno può trattenere in

condizione di saturazione ed Ia è la cosiddetta perdita iniziale, vale a dire quel valore limite di

altezza di pioggia che il terreno può trattenere nella fase iniziale del fenomeno senza che si abbia

creazione di deflusso; il parametro S corrisponde al volume idrico trattenuto dal terreno e dalla

vegetazione, e quindi sottratto al deflusso superficiale dopo l’istante in cui si ha P > Ia; fino

all’istante in cui non si ha P > Ia il deflusso superficiale è da ritenersi praticamente assente.

In realtà con l’introduzione della perdita iniziale Ia si vuole tenere conto anche di quel

complesso di fenomeni, quali l’intercettazione da parte della vegetazione e l’accumulo nelle

depressioni superficiali del terreno, che ritardano il verificarsi del deflusso superficiale. In

mancanza di adeguate osservazioni utili, per la stima di Ia si può fare ricorso alla seguente

relazione:

Ia = 0,2 S

che risulta verificata in buona approssimazione.

La valutazione del valore di S può invece essere ricondotta a quella dell’indice CN (Curve

Number), cui esso risulta legato dalla relazione:

S0 è un fattore di scala pari a 254 se la pioggia viene espressa in mm.

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L’indice CN è un numero adimensionale, compreso fra 0 e 100, funzione della permeabilità

della litologia superficiale, dell’uso del suolo e del grado di saturazione del terreno prima

dell’evento meteorico.

Il Soil Conservation Service (SCS), sulla base della capacità di assorbimento del terreno

nudo a seguito di prolungato adacquamento, ha classificato i vari tipi di suolo in quattro gruppi (A,

B, C, D):

GRUPPO A: Suoli aventi scarsa permeabilità di deflusso; capacità di infiltrazione in

condizioni di saturazione molto elevata.

GRUPPO B: Suoli aventi moderata potenzialità di deflusso; elevate capacità di infiltrazione

anche in condizioni di saturazione.

GRUPPO C: Suoli aventi potenzialità di deflusso moderatamente alta; scarsa capacità di

infiltrazione e saturazione.

GRUPPO D: Potenzialità di deflusso molto elevata; scarsissima capacità di infiltrazione e

saturazione.

Per tali gruppi si riportano i valori del parametro CN corrispondenti a diverse tipologie di

utilizzo del suolo.

Tabella 14 - Valori del CN in funzione delle caratteristiche idrologiche dei suoli e di copertura vegetale

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Tabella 15 - Definizione delle condizioni di umidità antecedenti l’evento (AMC).

I valori del CN riportati nella tabella precedente si riferiscono ad una condizione di umidità

del suolo all’inizio dell’evento meteorico di tipo standard, precisamente quella intermedia indicata

come AMC II (Antecedent Moisture Condition II).

Per condizioni iniziali differenti, vengono utilizzate delle relazioni di trasformazione del

valore CN (II), relativo a AMC I, CN (I), ed in quello relativo a AMC III, CN (III).

Nella fattispecie, considerata l’entità degli interventi e l’importanza degli stessi, si è

preferito, a vantaggio di sicurezza, adottare un valore di Curve Number pari al CN(III), in

quanto trattasi di aree non urbanizzate.

Nel caso in esame, quindi, sono stati sovrapposti i bacini idrografici sulla carta di uso del

suolo e sulla carta geologica e ricavate le superfici specifiche in base alla qualità colturale e tipo di

suolo.

Per ogni bacino il valore del CN è stato stimato effettuando una media pesata dei valori

corrispondenti alle differenti sub-aree isoparametriche caratterizzate da un determinato valore di

uso del suolo e di tipo di suolo; i pesi sono stati calcolati in funzione delle aree delle singole

parcelle sull’area totale del bacino individuato.

Per quanto riguarda la tipologia di terreno, è stato utilizzato, a vantaggio di sicurezza, il

GRUPPO C (Suoli aventi alta potenzialità di deflusso; scarsa capacità di infiltrazione e

saturazione).

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Dalla media pesata in funzione della superficie sono stati ricavati, per ogni bacino, i valori

relativi al CN, riportati nella tabella seguente:

CNII CNIII

Bacino Affluente 1 77.48 88.89

Bacino Affluente 2 77.65 88.99Tabella 16 - Valori del CN dei bacini idrografici di interesse.

Tale procedimento ha reso possibile la stima dei due parametri S ed Ia a partire dalle

caratteristiche litologiche e di uso del suolo del bacino e quindi la valutazione della pioggia netta.

Altro “tempo caratteristico” di un bacino è il “tempo di ritardo” tL (lag time), generalmente

definito come la distanza temporale tra il baricentro dell’idrogramma di piena superficiale, depurato

cioè delle portate di base che sarebbero defluite nel corso d’acqua anche in assenza dell’evento di

piena, e il baricentro del pluvigramma netto.

Il Soil Conservation Service (SCS) americano ha dedotto, empiricamente, che il rapporto

tL/tC è pari a 0.6 (rapporto tra tempo di ritardo e tempo di corrivazione).

Per la stima del tempo di ritardo del bacino, nel caso in esame, si è utilizzata la formula di

Mockus:

in cui s è la pendenza del bacino espressa in %, L la lunghezza dell’asta principale

prolungata fino alla displuviale espressa in Km.

Per il calcolo della portata al colmo Qp (m3/s) si considera un idrogramma approssimato di

forma triangolare che ha una fase crescente di durata ta (tempo di accumulo) e una fase di

esaurimento di durata te (tempo di esaurimento) e il cui volume, espresso in m3, ha la seguente

espressione:

avendo indicato con tb la durata dell’evento di piena.

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Poiché è stato stabilito sperimentalmente che nella fase crescente dell’idrogramma defluisce

un volume idrico che è pari al 37.5% del volume totale V di deflusso, ne consegue che la durata

della fase crescente è pari a 0,375 volte la durata dell’evento di piena tb e pertanto:

Utilizzando le formule di cui sopra, esprimendo il volume di deflusso V in mm, il tempo ta

in ore, l’area A del bacino in Km2, si ottiene:

La determinazione di ta, nell’ipotesi di precipitazione di intensità costante di durata tp e

indicando con tL il tempo di ritardo, come prima calcolato, si effettua con la seguente relazione:

ta = 0,5 tp+tL

È stato scelto come evento che massimizza il calcolo della portata di piena un tempo di

pioggia pari al tempo di corrivazione del bacino, utilizzando come “tc” i risultati ottenuti in base al

calcolo effettuato al paragrafo precedente.

I risultati ottenuti sono riportati nella seguente tabella:

BACINO AFFLUENTE 1

TR P [mm] Pnet TL [h] V [mm] ta [h] Qp [m3/s]

30 anni 42.904 19.561 0.513 19.561 0.815 11.518200 anni 59.995 33.698 0.513 33.698 0.815 19.842500 anni 68.251 40.912 0.513 40.912 0.815 24.090

BACINO AFFLUENTE 2

TR P [mm] Pnet TL [h] V [mm] ta [h] Qp [m3/s]

30 anni 44.877 21.268 0.591 21.268 0.951 20.188200 anni 62.755 36.277 0.591 36.277 0.951 34.433500 anni 71.390 43.906 0.591 43.906 0.951 41.675

Tabella 17 – Valori delle portate di piena con il metodo del Curve Number per i bacini idrografici di interesse.

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5.3.3 Considerazioni finali sulle portate di piena

Dal confronto tra le due metodologie adottate si evince come le portate derivate

utilizzando la metodologia del Curve Number (CN) risultano, per tempi di ritorno di 200 e

500 anni, sempre maggiori di quelle derivate dall’utilizzo del metodo del Metodo Razionale.

Per un tempo di ritorno di 30 anni la portata maggiore è quella ottenuta con il Metodo

Razionale. A seguito di ciò sono stati utilizzati, per il bacino idrografico di interesse, valori

delle portate di piena derivate dall’applicazione del metodo del Curve Number (CN) che ha

fornito i valori più elevati, per il tempo di ritorno di maggiore interesse (200 anni).

Pertanto, i valori delle portate di piena, al variare del tempo di ritorno (30, 200 e 500 anni),

utilizzati nelle verifiche in moto permanente sono riassunti nella tabella seguente:

BACINO AFFLUENTE 1

Tr Q(m3/sec)

30 anni 11.518

200 anni 19.842

500 anni 24.090

Tabella 18 - Valori di portata di piena BACINO AFFLUENTE 1.

BACINO AFFLUENTE 2

Tr Q(m3/sec)

30 anni 20.188

200 anni 34.433

500 anni 41.675

Tabella 19 - Valori di portata di piena BACINO AFFLUENTE 2.

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6. Modellazione idraulica

Il tracciamento dei profili di corrente è stato condotto utilizzando il codice di calcolo HEC-

RAS versione 3.1.3, sviluppato dall’Hydrologic Engineering Center dell'U.S. Army Corps of

Engineers.

HEC-RAS è l’abbreviazione di Hydrologic Engineering Center’s River Analysis System.

Questo software consente la simulazione di flussi idrici, nell’ipotesi di monodimensionalità della

corrente, sia in moto permanente che in moto vario.

Il sistema comprende una interfaccia grafica, componenti separate per le analisi idrauliche

dei due diversi tipi di moto, possibilità di analisi e memorizzazione dati, possibilità di esportazione

e graficizzazione dei risultati.

Elemento chiave è che entrambi i tipi di simulazione citati usano una comune

rappresentazione geometrica dei dati (l’alveo e le sue caratteristiche fisiche, geometriche ed

idrauliche) e una comune routine di calcolo geometrico ed idraulico preliminare.

HEC-RAS è progettato per effettuare calcoli idraulici monodimensionali per una rete

completa di canali naturali ed artificiali.

Nel caso di moto permanente, il software è in grado di modellare profili di correnti lente,

veloci ed anche miste quando richiesto o ritenuto opportuno automaticamente dal programma.

Il calcolo è stato svolto in condizioni di moto permanente utilizzando valori delle portate di

piena, riportati in precedenza, corrispondenti a tempi di ritorno pari a 30, 200 e 500 anni, come

richiesto dall’Autorità di Bacino della Puglia per l’identificazione delle aree caratterizzate

rispettivamente da alta (AP), media (MP) e bassa (BP) pericolosità idraulica.

6.1 Scabrezza di Manning

Le simulazioni sono state condotte utilizzando un valore del coefficiente di scabrezza n

secondo Manning pari a 0.030 sulle sponde dell’alveo e per il letto dell’alveo. Il valore adottato

è consigliato per alvei con presenza di vegetazione ed è cautelativo ai fini delle determinazioni

idrauliche conseguenti.

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6.2 Condizioni al contorno e condizioni iniziali

Le condizioni al contorno si distinguono in condizioni al contorno di tipo esterno e

condizioni al contorno di tipo interno, ove per condizioni esterne si intendono le altezze idriche da

assegnare nella sezione di calcolo posta a valle e in tutte le sezioni iniziali poste a monte del reticolo

idrografico, mentre per condizioni interne sono intese quelle relative alle sezioni di confluenza di

due o più rami dello stesso reticolo.

Per le sezioni di monte dei tratti studiati si è fissata l’altezza di moto uniforme, mentre

per la sezione di valle si è fissato il livello idrico che si ha nel fiume Ofanto con una piena bi-

centenaria, ricavato dal precedente studio di compatibilità idraulica.

6.3Sezioni di calcolo e profilo longitudinale

La realizzazione dei modelli degli affluenti in esame è stata effettuata avendo come base

cartografica l’aerofotogrammetrico in scala 1:5.000, sul quale sono state inserite le sezioni dei corsi

d’acqua, inserite nel calcolo, rilevate direttamente da topografo in loco.

Sulla base delle informazioni plano altimetriche disponibili sono stato ricavati due diversi

modelli geometrici, come base di input per il software HEC-RAS, costituiti da un alveo, formato da

diverse sezioni (numerate progressivamente da monte verso valle), che si sviluppa su una lunghezza

di circa 1.000 metri per l’Affluente 1 (cfr. Figura 12) e circa 950 m per l’Affluente 2 (cfr. Figura

13). Tutte le sezioni sono poste a distanza variabile a seconda del diverso assetto morfologico

dell’alveo (cfr seguente e anche l’allegato All. 3–Planimetria con individuazione delle aree

inondabili duecentennali).

Definito il modello geometrico dello stato di fatto, si è provveduto ad effettuare l’ipotesi di

calcolo.

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Figura 12 – Planimetria con individuazione delle sezioni trasversali nell’Affluente 1.

Figura 13 – Planimetria con individuazione delle sezioni trasversali nell’Affluente 2.

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6.4 Sezioni degli attraversamenti

In entrambi i corsi d’acqua studiati, poco prima dell’immissione nel Fiume Ofanto, è

presente un attraversamento: un tombino circolare lungo il percorso dell’Affluente 1 e un ponte con

spalle in calcestruzzo lungo il percorso dell’Affluente 2, che consentono l’attraversamento dei corsi

d’acqua da parte delle strade esistenti.

Tali interferenze, di seguito indicate, sono state rilevate ed inserite nel modello geometrico

allo scopo di studiare eventuali fenomeni di rigurgito.

6.4.1 Interferenze lungo l’Affluente 1L’unica interferenza lungo l’Affluente 1 è un tombino circolare in calcestruzzo dal diametro

di 1 m, situato nel tratto di valle del corso d’acqua, circa 80 m più a monte della sua immissione nel

Fiume Ofanto.

Figura 14 – Planimetria dell’attraversamento sull’Affluente 1.

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Figura 15 – Sez. 2.5 Tombino circolare (lato monte).

Per questo attraversamento si è stimato, in base a dati di letteratura, un coefficiente di

Manning pari a 0,011, nelle ipotesi che il tombino sia un “Canale sotterraneo dritto e senza detriti”

(cfr. Tabella 20) e per le perdite di imbocco si è assunto un coefficiente pari 0,2 per l’entrata e pari a

1 per l’uscita (cfr. Tabella 21).

Tabella 20 - Valori del coefficiente di Manning (Manning Table for Culvert – Hec-Ras 3.1.3).

Tabella 21 - Valori del coefficiente di imbocco (Culvert Entrance loss Coefficients Table– Hec-Ras 3.1.3).

Figura 16 – Sez. 2 Tombino circolare (lato valle).

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6.4.2 Interferenze lungo l’Affluente 2Lungo l’Affluente 2, invece, è presente un ponte con le spalle ad esso perpendicolari

attraverso le quali il corso d’acqua è costretto ad affluire. E’ situato nel tratto di valle, circa 250 m

più a monte dell’immissione nel Fiume Ofanto.

Figura 17 – Planimetria degli attraversamenti Affluente 2.

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Figura 18 – Sez. 4 Ponte (lato monte).

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7. Risultati delle simulazioni

Nel seguito, si riportano e si commentano i risultati dello studio idraulico, effettuato in

condizioni di moto permanente, in riferimento alle due aste modellate.

Si precisa che è stata effettuata prima la simulazione delle condizioni degli alvei nello

STATO DI FATTO e, nel caso di verifica non soddisfatta, sono stati previsti degli interventi di

sistemazione dell’alveo e delle infrastrutture, e rifatta la simulazione nelle condizioni di

STATO DI PROGETTO, come si avrà modo di specificare in seguito.

In particolare, sono riportati i risultati delle simulazioni effettuate, in condizioni di moto

permanente in corrispondenza di portate di piena caratterizzate dal tempo di ritorno di 200 anni.

Tali verifiche hanno consentito, grazie all’ausilio del software HEC-RAS, di definire le

caratteristiche proprie del deflusso e, in particolare, il massimo livello idrico raggiunto in ogni

sezione, oltre che la pendenza della linea dell’energia, la velocità media della corrente, la larghezza

del pelo libero, il numero di Froude della corrente, ecc..

Tutte queste informazioni sono indicate sotto forma numerica nelle tabelle riassuntive

seguenti, nelle quali, al variare del tempo di ritorno e per ognuna delle sezioni, sono riportati i dati

relativi ai principali parametri idraulici desunti dal calcolo al passaggio dell’onda di piena.

Le sigle riportate sono relative a:

a) Q total = Portata totale espressa in m3/s;

b) Min Ch El = Quote del fondo dell’alveo;c) W.S. Elev = Quota del pelo libero;

d) Crit W.S. = Quota critica del pelo libero;

e) E.G. Elev = Quota della linea dell’energia;f) E.G. Slope = Pendenza della linea dell’energia;g) Vel Chnl = Velocità media della corrente nell’alveo;h) Flow area = Area totale della sezione liquida effettiva;

i) Top Width= Larghezza superficiale della sezione liquida;

j) Froude = Numero di Froude dell’alveo.

I risultati ottenuti sono riportati nelle tabelle seguenti (cfr. tabelle seguenti).

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STATO DI FATTO

1) AFFLUENTE 1

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 47 di 66

Tabella 22 - Parametri idraulici del calcolo in moto permanente (Tr = 200 anni) AFFLUENTE 1 (stato di fatto)

Il calcolo è stato condotto considerando tutte le sezioni individuate (cfr. All. 3

Planimetria con individuazione delle aree inondabili duecentennali ).

Si specifica che le sezioni sono numerate in modo decrescente da monte verso valle, mentre

le distanze progressive in modo crescente da valle verso monte.

Nelle figure seguenti (cfr. figure seguenti) sono riportati la planimetria con le sezioni

trasversali, il profilo longitudinale al passaggio dell’onda di piena due centennale e le viste

prospettiche d’insieme dell’alveo.

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 48 di 66

Figura 19 – Planimetria con indicazione delle sezioni AFFLUENTE 1 (stato di fatto).

TRATTO1

6261

60

59.5

59 57 56 54 52 50 48 46 44 42 40 38 36 34 32 3029 27 25 23 21 19 17 15 13 11 98765

4.8*4.6*

4.4*4.2*

43.75*

3.5*3.25* 3 2.5 2 1

TR ATTO

1

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 49 di 66

Figura 20 - Profilo longitudinale di moto permanente dell’AFFLUENTE 1 (stato di fatto).(è rappresentato graficamente il livello idrico corrispondente alla piena con Tr= 200 anni)

0 200 400 600 800 1000230

240

250

260

270

280

Main Channel Distance (m)

Ele

vatio

n (

m)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Left Levee

Right Levee

2 3 4 5 7 9 11

13

15

17

19

21

23

25

27

29

31

33

35

37

39

41

43

45

47

49

51

53

55

57

59

59.

5

60

61

62

TRATTO1 TRATTO1

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Figura 21 - Vista prospettica d’insieme con aree inondabili (portata bicentenaria) AFFLUENTE 1 (stato di fatto).

62

61

60

59.5

5956

5248

4440

3734

3129

2117

1411

85

4.8*4.6*

4.4*4.2*

4

3.75*

3.5*

3.25*

3

1

Legend

WS Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

Ground

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Osservando gli output di HEC-RAS si nota subito che il corso d’acqua studiato non è

sufficiente a contenere la portata di piena bi-centenaria, che esonda già dalla sezione 59, fino

alle sezioni che si trovano più a valle e raggiungere le sponde dell’Ofanto.

Come si evince, infatti, dalla vista prospettica di seguito riportata (cfr. Figura 22), estrapolata

da HEC_RAS nello scenario di “stato di fatto”, l’affluente 1 esonda in diversi punti, a partire dalla

sezione 59 verso valle, con evidente interessamento dell’area in esame.

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Figura 22 – Vista prospettica d’insieme con aree inondabili estese (portata bicentenaria) AFFLUENTE 1 (stato di fatto).

62

61

60

59.559.4166*

59.3333*

59.25*

59.1666*

59.0833* 5956.*

53

47

41

35

29

26.*

2317

118

5

4

3

1

Legend

WS Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

Ground

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STATO DI PROGETTO

A valle dei risultati ottenuti nello scenario dello “stato di fatto”, sono stati progettati e

verificati interventi di sistemazione dell’alveo nel tratto di interesse, provvedendo alla realizzazione

innanzitutto di un ampliamento della sezione dell’alveo, che comporta una riduzione della velocità e

quindi delle perdite di carico ed un conseguente abbassamento del livello idrico, e, nell’ambito

dell’adeguamento delle infrastrutture viarie nel PUC, la sostituzione del tombino circolare con un

tombino scatolare di maggiori dimensioni.

In particolare, allo scopo di risolvere le criticità riscontrate nel corso dello Studio, sono stati

previsti i seguenti interventi migliorativi (cfr. allegati grafici):

allargamento della sezione di deflusso dell’alveo, intervenendo a partire dalla sezione 59,

per la quale si prevede un allargamento di 5 metri in entrambe le sponde, con scarpata 3/2,

con una riduzione graduale dell’ampliamento fino all’attraversamento con la strada esistente

ed imbocco nell’opera di attraversamento;

sostituzione del tombino circolare in calcestruzzo di diametro pari ad 1 m con un tombino

scatolare in calcestruzzo di dimensioni pari a 4,5 m di base e 2 m di altezza;

rivestimento della sezione del canale, sia la base che le sponde, con pietrame da cava

rivestito con talee di arbusti autoctoni ad elevato indice di attecchimento, in maniera da

scongiurare problemi di erosione durante gli eventi di piena eccezionali;

realizzazione di un’opera di imbocco al tombino scatolare di nuova realizzazione consistente

nella risagomatura delle sponde rivestite in pietrame in maniera da modificare gradualmente

la sezione dalla forma trapezoidale a quella rettangolare, evitando eventuali problemi di

sovraspinte e sifonamenti del rilevato stradale;

realizzazione di un’opera di sbocco mediante un rinforzo al piede in uscita dal tombino, da

ricavarsi con massi di cava, in maniera da evitare problemi di scalzamento per effetto

dell’erosione dovuta alla corrente.

Nelle figure seguenti sono indicati alcuni degli interventi migliorativi.

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STATO DI FATTO STATO DI PROGETTO

Figura 23 – Sez. 59 prima e dopo l’ampliamento.

Figura 24 – Nuovo attraversamento scatolare in sostituzione del tombino circolare.

Di seguito si riportano i risultati ottenuti da HEC-RAS apportando al modello tutte le

modifica sopra citate.

0 10 20 30 40 50 60242.5

243.0

243.5

244.0

244.5

245.0

245.5

RS = 59 59

Station (m)

Ele

vatio

n (m

)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

.03 .03 .03

0 10 20 30 40 50 60242.5

243.0

243.5

244.0

244.5

245.0

RS = 59 59

Station (m)

Ele

vatio

n (m

)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

.035 .035 .035

0 10 20 30 40 50 60 70 80233.0

233.5

234.0

234.5

235.0

235.5

236.0

236.5

RS = 2.5 Culv

Station (m)

Elevat

ion (m

)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

.035 .025 .035

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Tabella 23 – Parametri idraulici con sezioni allargate e tombino scatolare, AFFLUENTE 1 (stato di progetto).

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Figura 25 – Planimetria utilizzata nell’ultima simulazione con indicazione delle sezioni, AFFLUENTE 1 (stato di progetto).

TRATTO1

6261

60

59.5

5953

4741

35

2923

17

118

5

43.91666*

3.75*3.58333*

3.41666*3.16666* 2.5 2

1

TRA T TO1

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 57 di 66

Figura 26 – Profilo longitudinale di moto permanente dell’AFFLUENTE 1 (stato di progetto).

0 200 400 600 800 1000230

240

250

260

270

280

Main Channel Distance (m)

Ele

vatio

n (

m)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Left Levee

Right Levee

2 3 4 5 8 11

17

23

29

35

41

47

53

59

59.

5

60

61

62

TRATTO1 TRATTO1

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Figura 27 – Vista prospettica d’insieme del corso d’acqua sistemato con portata bicentenaria, AFFLUENTE 1 (stato di progetto).

62

61

60

59.5

59

53

47

41

35

2917

118

43.83333*

3.66666*3.5*

3.33333*3.16666*3

1

Legend

WS Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

Ground

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 59 di 66

Per quanto riguarda l’affluente 2, la simulazione ha condotto a risultati compatibili

con il PAI già nella condizione attuale, come mostrato in seguito, pertanto non sono stati

previsti interventi migliorativi.

2) AFFLUENTE 2

Tabella 24 - Parametri idraulici relativi al calcolo in moto permanente (Tr = 200 anni) AFFLUENTE 2.

Il calcolo è stato condotto considerando tutte le sezioni individuate (cfr. All. 3

Planimetria con individuazione delle aree inondabili duecentennali) e per ottenere un risultato più

verosimile si è deciso di far interpolare automaticamente altre sezioni, tra quelle rilevate.

Si specifica che le sezioni sono numerate in modo decrescente da monte verso valle, mentre

le distanze progressive in modo crescente da valle verso monte.

Nelle figure seguenti (cfr. figure seguenti) sono riportati la planimetria con le sezioni

trasversali, il profilo longitudinale al passaggio dell’onda di piena duecentennale e le viste

prospettiche d’insieme dell’alveo.

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 60 di 66

Figura 28 – Planimetria con indicazione delle sezioni AFFLUENTE 2.

TRATTO211

10.75*10.5*

10.25*10

9.875*

9.75*

9.625*9.375* 9.25* 9.125*

9 8.9* 8.7* 8.6* 8.5* 8.4* 8.3*

8.1*8 7.85714* 7.71428*

7.57142*7.42857*

7.28571* 76.85714*

6.71428*

6.57142*

6.42857*

6.28571*

6.14285*

5.8*

5.6*

5.4*

5.2*

5

4.875*

4.75*

4.625*

4.54

3 2.5 2.4375*2.375*

2.3125*

2.25*

2.1875*

2.125*

2.0625*

21.9*

1.8*

1.7*

1.6*

1.5*

1.4*

1.3*1.2* 1.1*

1

TRATTO2

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 61 di 66

Figura 29 – Profilo longitudinale di moto permanente dell’AFFLUENTE 2(è rappresentato graficamente il livello idrico corrispondente alla piena con Tr = 200 anni)

0 200 400 600 800 1000220

230

240

250

260

270

Main Channel Distance (m)

Ele

vatio

n (

m)

Legend

EG Tr=200 y

WS Tr=200 y

Crit Tr=200 y

Ground

Left Levee

Right Levee

TRATTO2 TRATTO2

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 62 di 66

Figura 30 – Vista prospettica d’insieme con aree inondabili (portata due centennale) AFFLUENTE 2

1110.75*

10.5*10.25*

109.875*

9.75*

9.5*9.375*

9.25*9.125*

98.9*

8.7*8.6*

8.5*

8.3*

8.1*8

7.85714*

7.71428*

7.57142*

7.42857*7.28571*

7.14285*7

6.85714*

6.71428*6.57142*

6.42857*6.28571*

6.14285*6

5.8*5.6*

5.4*5.2*

5

4.75*

4.5

3

2.4375*2.375*

2.25*2.1875*

2.125*2.0625*

21.9*

1.8*1.6*1.4*

1.2*

1

Legend

WS Tr=200 y

Ground

Levee

Bank Sta

Ground

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 63 di 66

L’analisi dei profili di inviluppo dei livelli idrici ottenuti, in corrispondenza delle portate di

piena relative al tempo di ritorno di 200 anni, nonché i dati riportati nelle tabelle precedenti,

permettono di operare alcune considerazioni in merito alle caratteristiche idrauliche del reticolo

idrografico oggetto del presente studio.

La determinazione dei livelli idrici nelle varie sezioni, e con le varie portate, ha permesso di

definire le aree inondabili, al variare del tempo di ritorno (cfr. All. 3 - Planimetria con

individuazione delle aree inondabili duecentennali), tracciate considerando la larghezza del pelo

libero in ogni sezione rilevata, con le differenti portate (sono stati impiegati i valori dei top width

forniti dal software, ossia le larghezze dei livelli idrici in corrispodenza del pelo libero).

Come si può evincere dai risultati ottenuti, l’area a destinazione commerciale (D3.4) non

viene interessata in alcun modo dal regime di deflusso dell’Affluente 2, pertanto risulta essere

compatibile con le finalità e prescrizioni delle NTA del PAI.

Di seguito si riporta la planimetria con indicazione delle aree inondabili duecentennali per

entrambi i corsi d’acqua, tenendo conto della sistemazione dell’Affluente 1, il che garantisce la

realizzazione di attività turistiche all’interno dell’area designata in condizioni di sicurezza idraulica.

Ovviamente, nella zona di competenza del corso d’acqua, sarà prevista un’interruzione della zona

destinata ad attrezzature turistiche ed una delimitazione fisica rispetto alle sponde del canale

risistemato.

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Figura 31 – Planimetria con indicazione delle aree inondabili due centennali.

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Relazione idrologica ed idraulica Pagina 65 di 66

8. Conclusioni

Dall’analisi dei risultati condotti con il presente Studio, con il quale sono stati determinati i

profili in moto permanente al variare del tempo di ritorno, si è potuto evincere che la zona con

ambito di trasformazione per attività produttive commerciali, denominata Zona D3.4, è

completamente esterna alle aree inondabili bicentenarie calcolate per l’Affluente 2 ed in

condizioni di sicurezza idraulica.

Lo stato di fatto dell’Affluente 1, invece, non permette la realizzazione di un’area turistica

nella Zona F4 individuata dal Comune di Monteverde nel Piano Urbanistico Comunale. E’ stata,

quindi, prevista una sistemazione fluviale ed una serie di interventi migliorativi, con ampliamento

delle sezioni disponibili e sostituzione del tombino circolare con uno scatolare di maggiori

dimensioni, che permettono il contenimento della piena bicentenaria all’interno dell’alveo.

In questo modo, l’area a destinazione turistica (F4) è completamente esterna alle aree

inondabili bicentenarie relative all’Affluente 1, ed in condizioni di sicurezza idraulica.

Si conclude che le aree di studio con destinazione D3.4 e F4, individuate nell’ambito del

PUC del Comune di Monteverde, risultano essere compatibili con le finalità e le prescrizioni

del Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità di Bacino della Regione Puglia.

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9. Allegati

Elaborati grafici

All. 1 – Corografia;

All. 2 – Inquadramento su aerofotogrammetrico;

All. 3 –Planimetria con individuazione delle aree inondabili duecentennali;

All. 4 – Particolari costruttivi degli interventi migliorativi di sistemazione dell’alveo

All.5 –Quaderno delle sezioni.

All.6 –Documentazione fotografica dello stato dei luoghi.