relazione

21
Ci sarà una volta un paese dove i ruderi non saranno ruderi, nei campi crescerà grano, frutta e verdura i sentieri cresceranno come radici a nutrire nuove relazioni i sentieri cresceranno come radici a nutrire nuove relazioni Tutto iniziò con un terremoto così forte, tanto da invertire il corso del tempo de-crescita * = crescita locale = riequilibrio della distribuzione di ricchezza * Latouche Relazione di Progetto

description

relazione progetto

Transcript of relazione

Page 1: relazione

Ci sarà una volta un paese dove i ruderi non saranno ruderi,

nei campi crescerà grano, frutta e verdura

i sentieri cresceranno come radici a nutrire nuove relazionii sentieri cresceranno come radici a nutrire nuove relazioni

Tutto iniziò con un terremoto così forte, tanto da invertire il corso del tempo

de-crescita * = crescita locale

= riequilibrio della distribuzione di ricchezza

* Latouche

Relazione di Progetto

Page 2: relazione

2

Ci sarà un paese in cui i ruderi non saranno ruderi, nei campi crescerà frutta semi ortaggi

e cresceranno, le strade saranno

vive di persone e bambini, il sole, il fiume e il vento daranno la nuova energia agli abitanti e alle loro attività,

il suono dei campanelli porterà nuove idee.i sentieri come radici a nutrire nuove relazioni.

Profumi!Colore!

Arte!Collaborazione!

Tutto iniziò con un terremoto cosìforte, tanto da

invertire il tempo.

le rovine Ri-crescono sopra la testa di nuovi abitanti e artigianiSpariscono macchine e macchie dal centro della città

Page 3: relazione

3

1. Introduzione

Non caleremo dall’alto la perfetta soluzione a tutti i problemi ma con l’innocenza d’infanti sussurreremo scenari nuovi, cercheremo il confronto per trovare poi la forma migliore di realizzarli.

Sognamo un’architettura di base - come la medicina di base - a contatto con le persone, diffusa e partecipata!

Ci metteremo al lavoro per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità partendo dalla piccola scala per allar-garci conseguentemente fino a raggiungere la scala territoriale.

Solo facendo il lavoro delle formiche, sfruttando l’intelligenza collettiva, invece che delegando tutto all’estro di un progettista, sarà possibile costruire una nuova Auletta, fatta di case e strade ma soprattutto di nuovo tessuto sociale.

Il confronto vive nelle pagine di questa relazione, scritta a 8 mani e 4 teste dure e impenetrabili!

Page 4: relazione

4

Sommario1. Introduzione 3

2. Il corso del tempo invertito 6

2.1. dal tempo fermato del post-sisma al tempo capovolto della ri-crescita 6

3. ri / Auletta 7

3.1. Auletta slow city 7

3.2. Decrescita come progetto locale decrescita globale = crescita locale 8

3.3. Iniziative locali di decrescita 8

4. Sistema di Gestione 9

5. Sostenibilità 10

5.1. Sociale 10

5.2. Economica 11

5.3. Ambientale 11

6. scala micro_parco a ruderi Ri-PaR 12

7. scala cittadina_Auletta Ri-Centri 14

8. scala territoriale_percorsi e piste +BC 16

9. un progetto coinvolgente 18

9.1. il ruolo dei professionisti 18

9.2. Il professionista riflessivo 19

Page 5: relazione

5

Page 6: relazione

6

2. Il corso del tempo invertito

‘tutto iniziò con un terremoto così

forte tanto da

invertire il tempo’

le lancette che girano al contrario diventano un pretesto, un filo conduttore che accomuna tutti gli interventi architettonici e le iniziative culturali, che impone delle scadenze credibili e certe ad un processo di crescita sociale e di rinnovamento della cittadina, che genera eventi artistici ed evocazioni con un ritmo incalzante e nuovo.

2.1. dal tempo fermato del post-sisma al tempo capovolto della ri-crescitaNei luoghi del cataclisma l’assenza di tempo riempie i vuoti delle case abbandonate. L’assenza di tempo solletica le malinconie e il silenzio contemplativo. L’assenza di tempo blocca gli animi e le iniziative.

Un diverso corso del tempo, invece, conserva ed esalta la memoria, cuce passato e futuro in maniera indis-solubile, attira nuove forze ed idee, attiva connessioni nuove e insperate.

Auletta rinasce dal terremoto, con il terremoto, gli edifici consolidati tornano a vivere di energie e persone, le strade tornano percorribili. Le tracce ed il monito lasciati dal sisma costituiscono lo scenario della nascita di una comunità attiva.

La memoria diventa utopia del futuro e faro del presente, diventa esempio e sfida, diventa un copione da riempire: progresso, sostenibilità ambientale e sociale

Le mutazioni importanti del passato - l’abbandono delle campagne, l’aumento del consumo energetico, la meccanizzazione della produzione e la motorizzazione - divengono obiettivi futuri da raggiungere - la ri-popolazione, il risparmio energetico, la produzione locale e la mobilità sostenibile. -

Gli eventi significativi del XX secolo - i fatti storici, le correnti artistiche e le scoperte scientifiche - divengono iniziative culturali nel XXI secolo - rievocazioni storiche, eventi artistici, momenti di divulgazione . -

Page 7: relazione

7

3. ri / Auletta

il progetto della decrescita è dunque un’utopia, cioè una fonte di speranza e un sogno. Non si rifugia nell’irreale: esplora le possibilità oggettive della sua realizzazione; è un’utopia concreta. Senza l’ipotesi di un altro mondo possibile non c’è politica ma soltanto la gestione amministrativa degli uomini e delle cose. La decrescita dunque è il progetto di costruzione, nel nord come nel sud, di società conviviali autonome ed econome: vuole ridare alla politica tutta la sua dignità.

3.1. Auletta slow cityUna città dove camminare non sia un lusso, dove lo spazio per esprimere la propria creatività sia a portata di mano, dove il tempo sia da vivere appieno e non sia un tiranno.

Una città intrecciata con la campagna dove i rapporti tra produttori e consumatori siano diretti.

Un’utopia concreta realizzabile seguendo la formula delle R:

Rivalutare.

Riconcettualizzare.

Ristrutturare.

Ridistribuire.

Rilocalizzare. inteso come produrre in massima parte a livello locale i prodotti necessari a soddisfare i bisogni della popolazione, in imprese locali finanziate dal risparmio collettivo raccolto localmente. La politica, l’economia, la cultura devono ritrovare un ancoraggio territoriale

Ridurre. Ritrovare le dimensioni di vita che sono state rimosse: il tempo per fare il proprio dovere di citta-dino, il piacere della produzione libera, artistica e artigianale, la sensazione del tempo ritrovato per il gioco, la contemplazione, la meditazione, la conversazione..

Riutilizzare/Riciclare.

Page 8: relazione

8

3.2. Decrescita come progetto localedecrescita globale = crescita locale

pensare globalmente, agire localmente.

Il locale è l’universale con frontiere, limiti, traduttori. La decrescita è la ritessitura organica del locale, il locale non è un microcosmo chiuso, ma il nodo in una rete di relazioni trasversali virtuose e solidali.

Il programma di rilocalizzazione tende a conservare e sviluppare l’attività di base di ciascuna regione come agricoltura e orticoltura: un’agricoltura estensiva a campo aperto in aziende miste. Un’orticoltura anch’essa estensiva, con attività di conservazione ed essiccazione dei prodotti. Incentivare accordi per i panieri di prodotti freschi con i coltivatori locali collaborando alla raccolta tessendo legami più stretti tra i coltivatori e i consumatori.

Applicarsi per un’autonomia energetica locale: energie rinnovabili ossia ogni regione del mondo possiede un potenziale naturale per sviluppare una o più filiere di energia rinnovabile.

3.3. Iniziative locali di decrescita

BedZED ( Beddington Zero Energy Development). Rifiuto OGM ( toscana, alta austria, polonia). Il comune di Mouans-Sartoux: promozione trasporti pubblici..più spazi pedonali e piste ciclabili e meno per le automo-bili, più negozi di quartiere meno supermercati, più palazzine meno torri. Moltiplicazione delle municipaliz-zazioni dei beni pubblici..per evitare la periferizzazione del comune, trent’anni fa considerata inevitabile, e ha restituito un senso alla vita locale, di cui il festival annuale del libro è un eccellente simbolo.

Page 9: relazione

9

4. Sistema di Gestione

Il modello di gestione scelto e studiato prevede una partecipazione attiva della popolazione per la RI-costru-zione di un bene collettivo qual’è la città.

Incentiveremo l’architettura spontanea e coordinata inserita in un progetto generale elaborato collettiva-mente, i cui intenti sono condivisi. Daremo spazio per far esprimere al meglio l’ingegno umano capace di recuperare materiale povero o di scarto e farlo diventare ricco tramite il lavoro manuale con lo scopo ultimo di assolvere ai bisogni e progetti comunitari. Questi anche i principi della conservazione attiva del patri-monio comune.

In molte regioni del mondo l’architettura spontanea si manifesta nella realizzazione di strutture ad uso comunitario, come possono essere le scuole, le strade, gli edifici religiosi. Recuperando l’amore per il bene comune sarà possibile generare una nuova Auletta, non più abbandonata e vuota ma curata, custodita e vissuta!

Affidamento delle stanze e degli orti a privati cittadini per una gestione familiare simile a Bed&Breakfast

Le famiglie di Auletta “adottano” una stanza o un orto e partecipano dei guadagni derivanti dalla ricettività.

Comodato d’uso agevolato di botteghe per artigiani. Invenzione del museo attivo dell’artigianato.

Gli artigiani ottengono spazi dove produrre e vendere i prodotti, ospitano nelle loro botteghe le sale del Museo dell’artigianato e si occupano della creazione di nuove stanze e della manutenzione ordinaria delle strutture ricettive.

Gestione della ricettività da parte di imprenditori con vincoli di collaborazione con il pubblico.

Gli imprenditori privati investono nella gestione del parco a ruderi collaborando con scuole ( alberghiera, linguistica di sant’Arsenio..) e istituzioni e partecipano ai guadagni derivanti dalla ricettività.

Comodato d’uso del terreno a giovani agricoltori.

Gli agricoltori possono contare sulla vendita diretta all’interno della casa dell’agricoltura ( filiera corta). Magazzini comuni attrezzi agricoli+fab lab creativo.

Page 10: relazione

10

5. Sostenibilità

La proposta d’intervento punta ad una triplice sostenibilità: Sociale, Economica e Ambientale. Punta a generare le condizioni per instaurare nuovi rapporti tra i gestori che permettano un ritorno positivo per tutte le parti. Alleggerendo ll contributo pubblico e incentivando l’iniziativa privata vincolata al pubblico. Ciò genera nuove dinamiche sociali e economiche. Il sistema di bandi e di assegnazione suggerito permette una maggiore distribuzione dei benefici proventi dalla valorizzazione del Parco a Ruderi.

Non ultimo, proponiamo di generare una comunità modello, di ridirezionare la produzione energetica verso fonti reperibili in loco come la forza del Tanagro, i venti ricorrenti o l’alta insolazione. Anche questo inter-vento avrà ripercussioni economiche e sociali non indifferenti.

5.1. Sociale

l’impatto di un finanziamento per il recupero di un centro come quello di Auletta deve incidere quanto più possibile sull’intero tessuto sociale esistente e muovere nuove logiche. Deve essere il battito d’ali che genera il ciclone.

La ricchezza generata da una rivalutazione degli edifici deve tradursi in una rivalutazione sociale e scate-nare nuove energie, attirare nuovi attori. Crediamo che l’impostazione del lavoro intrapreso dagli attori già presenti sul territorio vada nella giusta direzione.

La nostra proposta è di rendere il più possibile esplicito il coinvolgimento della popolazione e quanto più diffuso e capillare il processo d’inclusione.

Perciò crediamo sia opportuno pubblicare nuovi bandi e concorsi per rendere manifesta la possibilità che chiunque ha di intervenire, di prendere parte, nel suo piccolo, al progetto.

La partecipazione della cittadinanza, di forze esterne, dei vincitori ai bandi permette di generare una nuova Auletta di tutti e di re-istituire il senso del bene pubblico - di tutti -

Page 11: relazione

11

5.2. Economica

Gli interventi proposti nell’area a ruderi sono progettati con materiali leggeri, economici e riutilizzabili. Ciò, insieme al coinvolgimento della popolazione, permette di rendere incisivo e esteso l’intervento, oltre che di lasciare spazio progettuale alle nuove soggettività nascenti.

Se possibile, parte dei finanziamenti destinati all’area ristretta dei ruderi potrebbero servire per costituire il primo e fondamentale ponte tra città e parco storico.

Proponiamo altri interventi a scale differenti che possono essere realizzati con finanziamenti pubblici o privati - es: bando cultura Unione Europea 2012, casse di risparmio, fondazioni -

Per la gestione delle attività di ricettività previste dal progetto proponiamo l’intervento di finanziatori e attori privati che possano integrarsi con il pubblico investendo risorse economiche, materiali e tempo in cambio di un equo profitto.

Il coinvolgimento di scuole, cittadini e famiglie permette di allargare il numero dei beneficiari della riquali-ficazione.

5.3. Ambientale

L’assenza di nuove volumetrie e la leggerezza degli interventi architettonici permette una completa revers-ibilità degli interventi nonché il veloce adeguamento degli interventi alle nuove necessità che nasceranno durante la rinascita di Auletta.

Il suggerimento di utilizzare materiali di recupero presenti nelle vicinanze - tramite forme di partenariato con imprese locali o la dismissione di strutture esistenti - punta a dare nuova vita a risorse già presenti nel territorio ma sottoutilizzate e a ridurre l’impatto economico e ambientale dell’intervento.

Inoltre, perché non cercare di incentivare, nel lungo periodo, l’utilizzo di energie rinnovabili?

Esistono in loco fonti energetiche utilizzabili per la produzione di elettricità o di energia meccanica: il fiume Tanagro, l’alta insolazione, la presenza di vento...

Page 12: relazione

12

6. scala micro_parco a ruderi Ri-PaR

LE ROVINE LE MACERIE

In un futuro congelato nella pienezza di un fossile come una pietra girata e rigirata nelle mani di un bambino, vogliamo lasciare la possibilità di scavare e scoprire una scatola a tesori, piena di biglie, foto ingiallite dal tempo, pietre preziose per il loro valore di aver vissuto una vita sentimentale.

Creare una scatola esterna al rudere distrugge il processo di sviluppo, mentre utilizzare il rudere come confine esterno, matrice, madre accogliente di possibilità generatrici organiche per una scoperta partecipata.

Scoperta generata da energie cinetiche, il movimento del terremoto, la scossa propulsiva la digestione e la voglia di creare possibilità e non un complesso cimiteriale.

La pietra canta e si evolve nei molteplici sguardi ricevuti e negli sguardi che potrà ricevere, sguardi tesi ad uno sviluppo del’ri-inventarsi, consapevoli di una crescita sostenibile.

Il nostro camminare nel PARCO A RUDERI sarà un passo nel passato per un presente che generi un futuro

LINEA DEL TEMPO

Ieri le case del casco storico sono piene di vita, famiglie, artigiani, contadini. Vivono in spazi ristretti e colle-gati tra loro; sotto i luoghi del lavoro, i magazzini, i fienili, sopra camere, cucine. La loro vita si riversa nelle strade e nei vicoli, normalità della vita condivisa.

Oggi i ruderi emanano la loro poesia, contengono i ricordi. Si riempiono a poco a poco di erbacce e piante rampicanti. Le pietre cadono, le pareti si sgretolano. Le strade buie restano fredde con poca vita in attesa.

Domani le strade del nuovo Parco a Ruderi sono popolate da nuovi artigiani, che vedono la loro attività estese non solo ai loro locali ma anche al resto della città, nuovi artisti o creativi o studenti, invitati ad Auletta per esposizioni, biennali, workshop. I ruderi conservano la memoria, in maniera tattile, visiva, olfattiva, ma si riempiono di creatività derivante dalle sapienze locali e da nuovi impulsi immigrati. Rivivono le macerie grazie all’innesto di nuovi materiali, grazie all’innesto di nuovi sogni.

ANALISI PaR

La parte di Auletta maggiormente colpita dal sisma del 1980 è il luogo del parco a ruderi. La sua morfologia la contraddistingue dal resto della cittadina. Arroccata, incuneata, a picco, tortuosa e segreta, sgretolata e buia. Peculiarità che sono i suoi punti di forza verso la rinascita futura.

I ruderi presenti, già restaurati e conservati in maniera sapiente e non invasiva, sono diversi tra loro. Quelli

Page 13: relazione

13

da noi presi in considerazione comprendono: ruderi senza copertura con ancora travi, carta da parati..; hortus conclusus ovvero le quattro mura che un tempo ospitavano vite di famiglia ora rinnovate e ricoperte da vegetazione spontanea o casi di alberi veri e propri che si son sentiti a loro agio ed han deciso di buttare radici; ruderi coperti e già restaurati.

Da non tralasciare l’importanza dei vuoti qui nelle vesti di strade e passaggi, scale e piani. La distinzione sta nella scala di grandezza e nella diversa percentuale di pendenza.

INTENTI PROGETTUALI

La nostra progettualità si dirige verso la creazione di una maggiore permeabilità dell’intera area del PaR migliorandone l’accessibilità e percorrenza. Trattare i ruderi esclusi dal progetto PaR, tralasciati o non ancora destinati, dar loro nuova vita portando tre nuovi concept: Ostello diffuso, per la creazione di stanze per un turismo giovane e per gli ospiti dei workshop, biennali, esposizioni; trasformare l’idea di museo in bottega museo in cui gli artigiani possano avere uno spazio per loro rimanendo in contatto con le nuove creatività attratte; trasformare i ruderi impraticabili perché infestati da piante e strutturalmente instabili, in giardini segreti che aprono il loro sguardo verso il paesaggio.

Il modo di intervento da noi scelto si vede inscritto nella light architetture, ossia un’architettura capace di cambiare lo spazio senza modificarne i significati e le intenzioni fisiche e meta-fisiche.

Leggero è uguale ad assenza di cemento e presenza di strutture montabili e smontabili, in materiale leggero quale il legno con giunzioni in legno stesso e ferro.

Ruderi a cielo aperto. Innesto di chiusure leggere in legno che permettono la convivenza di storia e nuove attività. Queste si inseriscono dentro il rudere consolidato e vogliono ricalcare l’orma della volumetria interna, oggi esplosa. Lasciano il contatto visivo e tattile con la struttura del rudere ma danno una nuova veste alla vita nel suo interno. Questi gli spazi adatti ad ospitare atelier, workshop, esposizioni.

Hortus conclusus. Posizionamento di camminamenti all’interno del rudere al posto della terra diretta per percorsi di visita protetti. Cura dei giardini-orti segreti all’interno- il territorio entra-

Percorsi sopraelevati leggeri. Sono percorsi leggeri in quota che indicano il percorso di visita e permettono di superare i dislivelli e di entrare negli edifici recuperati fruendo il museo diffuso. Sono esterni ed interni ai ruderi.

POSTILLE-di non poco conto

Il processo di RI-nascita e di costruzione dell’Auletta del futuro è pensato per essere un percorso e non un progetto puntuale. Vuole essere un’evoluzione e un laboratorio di idee sempre nuove: saranno gli artigiani locali, i partecipanti ai workshop, gli artisti a mantenere in atto la fase di Re-invenzione di Auletta ossia creazione a doc di laboratori che permettano di imparare tessendo le nuove mura di Auletta.

Nella gestione degli eventi all’interno dei nuovi spazi è interessante pensare alla collaborazione con profes-sionisti che già hanno esperienze in questo senso ( artisti, architetti, artigiani..).

Page 14: relazione

14

7. scala cittadina_Auletta Ri-Centri

Auletta, terra tra due fiumi, situata in cima al colle. La sua morfologia è chiara: un casco storico a oriente ed uno sviluppo lineare lungo la via principale che la taglia da nord a sud; qualche edificio sparso frutto di un’edilizia non controllata del dopo sisma. Ha subito diversi terremoti tra cui l’ultimo del 1980 che gli ha fatto conoscere la vita temporanea e nomade dell’imprecisato, indefinito, insicuro.

LINEA DEL TEMPO

Negli anni precedenti al terremoto le strade di Auletta sono vissute, abitate come “ abitare è sentirsi ovunque a casa propria”; artigiani, donne che lavano i panni, sedie fuori dagli usci. Le case più inerpicate ancora hanno un soffio di vita in questi anni, i magazzini a pian terreno e le abitazioni al piano superiore.

Oggi le strade buie del centro lungo il dirupo sono vuote e fredde, mentre le strade maggiori sono percorse da auto e camionette, ancora qualcuno passeggia e prende il suo tempo per guardare il paesaggio. Manca lo spazio per la contemplazione, per l’interazione tra chi vive lo spazio e lo spazio stesso, tra le persone e i ruderi, tra i ruderi ed il paesaggio. Manca una volontà forte di rinascita nel senso di crescita e sviluppo e diramazione del peculiare verso il globale.

Domani Auletta è collegata al territorio e al parco a ruderi. Nuovi percorsi spingeranno curiosi e locali ad esplorare il PaR, nuove piste entreranno nel cuore di Auletta, molte bici e campanelli sosteranno in città, passeranno, ritorneranno. Sembreranno fuori luogo le auto.

ANALISI

Dalla morfologia alle debolezze.

Il casco storico del PaR è caratterizzato da vie strette e tortuose con difficoltà d’accesso da parte del resto della città. La strada principale, via Roma, è carrabile e pecca di perpendicolari verso il PaR e verso il terri-torio.

Il materiale tipico delle pavimentazioni di Auletta è la pietra, piatta e resistente, di cui sono costituite quasi tutte le strade e vicoli del PaR e delle piazze centrali. In alcuni punti però si trovano in uno stato di cattiva conservazione.

Page 15: relazione

15

PROGETTO

Dalla morfologia alla forza.

Unire il territorio con Auletta ed Auletta con il PaR.

A livello territoriale il percorso ciclo-pedonale attraverserà la città da nord a sud in via XXV aprile-Roma per poi proseguire verso Pertosa. Questo porta alla proposta di un decentramento del flusso automobilistico in via provinciale e la creazione di un parcheggio in posizione strategica per permettere l’accesso esclusivo per i pedoni e le biciclette nel centro storico.

Per superare le barriere d’accesso al parco a ruderi sono pensate delle strutture leggere rigenerabili che creano percorsi rialzati. Progetto di conservazione delle pavimentazioni storiche ed affiancamento di nuovi percorsi e passaggi da realizzare in collaborazione con gli artigiani del PaR e con i partecipanti a workshop, esposizioni…

Per introdurre il concetto di riappropriazione dei terreni per l’agricoltura e per spingere all’integrazione fisica e lavorativa tra campagna e cittadina, si è pensato di riempire i vuoti della città con orti urbani che siano uno specchietto di quello che la campagna offre: grano, carciofo bianco, vigne, ciliegi.

Far si che queste isole di campagna siano anche la porta per la realizzazione di una casa dell’agricoltura, per uno scambio diretto produttore-consumatore e la promozione della filiera corta di Auletta; la creazione di magazzini comuni per gli attrezzi e Fab Lab comunitari.

Page 16: relazione

16

8. scala territoriale_percorsi e piste +BC

Auletta si trova immersa in un territorio ricco e variegato con molti piani di lettura per una notevole etero-geneità.

E’ mosso da colline ed è attraversato da corsi d’acqua, è scavato da grotte ed è coperto da una vegetazione che va dai terreni boschivi a quelli agricoli. Vi si trovano disseminati elementi preziosi che conservano la storia di questa terra e tessono legami tra presente e passato; i siti archeologici di Elea e Paestum importante patrimonio regionale, non da meno la certosa di Padula e le grotte dell’Angelo. Tutto contornato e racchiuso dal parco naturale del Cilento e Vallo di Diano con le cime dei monti Alburni che si aprono sulle valli ed i monti costieri che creano oasi di alta naturalità.

E’ un territorio vivente che nel corso dei secoli ha dovuto far fronte a fenomeni che hanno lasciato tracce indelebili: i numerosi terremoti e non meno grave l’incuria di chi questi luoghi li vive.

Un territorio ricco si, ma sparpagliato, che fa fatica a mettere in comunicazione tutte le sue parti. La sua accessibilità è garantita esclusivamente dal trasporto su ruota tramite l’autostrada Salerno-Reggio Calabria e le strade statali che lo percorrono. Le linee ferroviarie attivate due secoli fa sono ormai abbandonate total-mente o in parte lasciando percorsi tronchi e luoghi non raggiungibili ; le stazioni ed i caselli ferroviari sono in rovina, vissuti da piante infestanti e rampicanti.

Per far RI-nascere Auletta e per farle instaurare un dialogo fruttuoso con il suo territorio è necessario iniziare a tessere una nuova rete di comunicazione che allarghi le possibilità di fruizione.

Considerato il valore delle risorse di questi territori, si comprende come l’obiettivo generale del progetto non riguardi solo il recupero ambientale ma una sottile e più complessa operazione di ricostruzione di quegli invisibili legami fra paesaggi, manufatti, reperti e storia che possa stimolare una più ampia rigenerazione di risorse non più utilizzate. Il progetto a scala territoriale muove quindi dall’intenzione di integrare architet-tura, storia e paesaggio in un unico intervento mirato al recupero di un ex percorso di viaggio su rotaie, il riutilizzo di strade di campagna marginali e di strade statali secondarie per la costituzione di una diversa concezione di viaggio-spostamento ossia di nuovi percorsi e percorrenze ciclabili e pedonali.

IL TRACCIATO_linea

L’idea è quella di congiungere l’entroterra con il mare attraverso un sistema di piste ciclo-pedonali che spingano a spostamenti e viaggi all’interno della regione, quindi idealmente dal punto di partenza si

Page 17: relazione

17

potrebbe arrivare fino a Sapri. A livello progettule l’idea è stata sviluppata ed analizzata fino a Sant’Arsenio.

Il punto di partenza è la stazione attiva più prossima ad Auletta ossia Buccino San Gregorio Magno. Da qui il percorso viene disegnato sulla vecchia linea ferroviaria Siciniano-Lagonero in disuso dal 1987, sul lato di strade statali secondarie e su strade di campagna marginali. L’intero tracciato è pensato per la creazione di un itinerario accessibile a tutti e che colleghi vari punti di interesse. Un itinerario che permetta l’arrivo di un turismo alla ricerca delle particolarità locali ed allo stesso tempo permetta ai locali di sfruttare al meglio il proprio territorio. Così ci saranno passaggi in prossimità delle grotte dell’Angelo a Pertosa, attraversamento del fiume Bianco e della campagna agricola circostante, di piccoli boschi e dei comuni di Auletta, Polla, Sant’Arsenio.

Quando entra ad Auletta genera nuove percorrenze in legno riciclato ( ex ferrovia), legami tra il comune ed il parco a ruderi, crea aree pedonali, si fa dissuasore del traffico e portatore di un nuovo turismo a cui interessa il viaggio piuttosto che la visita take-away. Il passaggio a sant’Arsenio crea un legame importante in quanto collega fisicamente gli istituti scolastici qui presenti con la città stessa ed i comuni vicini dando il la alla possibilità di un nuovo modo di pensare gli spostamenti quotidiani.

Materialmente le piste saranno costruite in legno- possibilmente riciclato- quando toccano i centri citta-dini in asfalto colorato quando passano al lato delle statali ed in sterrato compatto quando passano tra le campagne.

INTERVENTI_punto

Il progetto mira ad incentivare quella che viene definita decrescita globale=crescita locale attraverso la promozione di un turismo ciclabile e pedonale che permetta una fruizione lenta ed approfondita del terri-torio.

Verranno così posizionate tre stazioni di nolo bici e rispettive ciclofficine nei punti strategici della stazione di Buccino, in modo da poter arrivare in treno-prendere una bici e partire-, ad Auletta, fornendo la città di un parcheggio per lasciare l’auto e ripartire in bici, e a Pertosa a lato delle grotte, punto di passaggio della pista.

Lungo le piste sono concepiti momenti di sosta-bivacco e ristoro realizzabili in due maniere: 1. strutture leggere comprendenti tettoie-frangisole, sedute e tavoli. 2. restauro delle stazioni in rovina, dei caselli ferroviari.

La forza di questo percorso progettuale viaggia nei contenuti di una riqualificazione affezionata all’idea di sostenibilità ambientale, diretta a promuovere inserti del patrimonio culturale campano spesso dimenticati per inserirli nell’ambito di un itinerario dal fascino alternativo.

Page 18: relazione

18

9. un progetto coinvolgente

Non caleremo dall’alto la perfetta soluzione a tutti i problemi ma semplicemente sussurreremo scenari nuovi e cercheremo il confronto per trovare poi la forma migliore di realizzarli. Sognamo un’architettura di base - come la medicina di base - a contatto con le persone, diffusa e partecipata!

Ci metteremo al lavoro per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità partendo dalla piccola scala per allargarci conseguentemente fino a raggiungere la scala territoriale. Facendo il lavoro delle formiche, sfruttando l’intelligenza collettiva, invece che delegando tutto all’estro di un progettista esterno, sarà possibile costruire una nuova Auletta, fatta di case e strade ma soprattutto di nuovo tessuto sociale.

Il progresso di un lavoro così svolto è più lento e più faticoso, meno di immagine ma molto più umano.

9.1. il ruolo dei professionisti

Come progettisti abbiamo il dovere, non solo di conoscere materiali e tecnologie, storia e arte, ma soprat-tutto di conoscere l’Umanità e di sapersi relazionare con le persone. Un’architettura senza persone non è architettura, è sterile costruzione.

‘L’architettura è troppo importante per essere lasciata agli architetti’ diceva De Carlo; crediamo che la figura del progettista sia importante quanto quella dei cittadini. L’esperienza professionale accumulata dai profes-sionisti deve affiancarsi in maniera paritaria all’esperienza pratica degli interessati per sintetizzarsi, poi, in una risposta progettuale ogni volta diversa. Ciò genera ricchezza.

Quindi tutte le nostre competenze architettonico-artistico-antropologico e gestionali sono e saranno presenti quando opportuno e necessario.

Page 19: relazione

19

9.2. Il professionista riflessivo

Come dice Schön nell’omonimo libro: ‘Nella variegata topografia della pratica professionale vi è un terreno stabile, a livello elevato, ove i professionisti possono fare un uso efficace di teorie e tecniche fondate sulla ricerca, e vi è una pianura paludosa ove le situazioni sono ‘grovigli’ fuorvianti che non si prestano a soluzioni tecniche. La difficoltà sta nella circostanza che i problemi di livello elevato, per quanto grande sia il loro interesse tecnico, sono spesso relativamente poco importanti per i clienti o per la più vasta società, mentre nella palude vi sono i problemi di maggiore interesse umano. Il professionista starà in cima, sul terreno stabile, ove potrà operare in modo rigoroso, secondo il modo in cui intende il rigore, ma ove sarà costretto ad affrontare problemi di rilevanza sociale relativamente scarsa? o scenderà nella palude, ove potrà occuparsi di problemi più importanti e stimolanti se sarà disposto a rinunciare al rigore tecnico?’

(Abbiamo deciso di mettere gli stivali!)

Il riconoscimento di questa diversa natura del ruolo professionale, per certi versi molto più umano e contrad-dittorio, porta alla necessità di una ridefinizione della sua posizione nei confronti della società.

Il professionista non può più nascondere le proprie scelte dietro costrutti teorici razionali e deve accettare quindi di mettersi in discussione con i diversi attori del processo progettuale.

Page 20: relazione

20

E’ l’umore di chi guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli.

Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia.

Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell’altro, però della Zemrude d’in su senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude dìin giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi

tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a pié dei  muri.

Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato.

Il caso inverso non è escluso, ma è più raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto le cantine, alle fondamenta, ai pozzi.

Le Città Invisibili - Italo Calvino

Page 21: relazione

RiCo/Auletta - Davide Cicolani - 2012