Relazione 2012 Aitec

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AITEC Associazione Italiana Tecnico Economica Cemento RELAZIONE ANNUALE 2012

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Relazione annuale Aitec

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AITECAssociazione Italiana Tecnico Economica Cemento

RELAZIONE ANNUALE 2012

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QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO

Il contesto internazionale

L’economia italiana

Le costruzioni in Italia (a cura di ANCE)

La riqualificazione nuovo motore di sviluppo

PRODUZIONE E MERCATO

La produzione e i consumi di cemento nel mondo

La produzione e i consumi di cemento in ambito europeo

La produzione e i consumi di cemento in Italia

L’interscambio con l’estero

La ripartizione della produzione per caratteristiche tecniche e composizione

Le destinazioni del cemento

La struttura del settore

Il trasporto del cemento

L’industria del calcestruzzo preconfezionato (a cura di ATECAP)

AMBIENTE ED ENERGIA

Il sistema dell’Emissions Trading

Il recupero dei rifiuti

I consumi energetici

Tendenze di prezzo sui mercati energetici europei (a cura di GME)

ATTIVITÀ PROMOZIONALE E DIVULGATIVA

Le Forme del Cemento: Sostenibilità

Ecomondo e Legambiente

TABELLE STATISTICHEAIT

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INDICE

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QUADRO ECONOMICODI RIFERIMENTO

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Il contesto internazionale

Nel corso del 2012 l’economia mondiale ha mostrato un ulteriore lieve rallentamento rispetto all’anno precedente, con il PIL che, secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), è cresciuto del 3,2% (+4,0% nel 2011) e il commercio che si è incrementato del 2,5% (+6,0% nel 2011). Si conferma la maggior capacità dei paesi emergenti e di più recente industrializzazione di reagire alla crisi globale, con tassi di crescita nettamente superiori a quelli dei paesi avanzati. I Paesi BRIC, infatti, hanno fatto segnare una crescita complessiva del 5,1%, mentre le economie mature si sono arrestate all’1,2%. Gli Stati Uniti sono cresciuti del 2,2%, in miglioramento rispetto al 2011 (+1,8%), grazie a una politica monetaria accomodante che ha consentito una ripresa del mercato immobiliare e di quello azionario. Il Giappone ha fatto rilevare un PIL in crescita del 2,0%, sulla spinta della ricostruzione post-sisma del 2011, sebbe-ne la ripresa economica sia andata progressivamente affievolendosi nel corso dell’an-no spingendo il Governo all’adozione di un piano economico in grado di traghettare l’economia nipponica al di fuori della fase deflazionistica ormai più che decennale. Nel Regno Unito si è ulteriormente arrestata la ripresa che aveva interessato il paese nel corso del 2010, con il PIL che è rimasto sostanzialmente invariato (+0,2%).

Nell’area dell’euro permane una generale debolezza dell’attività economica, acuitasi nel corso dell’anno, che si è tradotta in una contrazione del PIL su base annua pari allo 0,6%. Tale dinamica ha risentito della debolezza della domanda interna all’area dell’euro oltre che delle tensioni finanziarie che hanno colpito alcuni paesi tra i quali l’Italia. Nella seconda metà dell’anno si è registrato un sensibile miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari, grazie agli effetti dell’annuncio delle Outright Mo-netary Transactions da parte della BCE e all’accordo raggiunto in sede di Consiglio dei ministri economici e finanziari dei paesi dell’Unione europea in merito all’istituzione di un meccanismo unico di vigilanza bancaria, volto a impedire il circolo vizioso tra debito sovrano e condizioni del sistema bancario. Tuttavia, la recente crisi di Cipro rappresenta un monito circa la sensibilità dei mercati al tema del debito sovrano dei paesi dell’euro zona.

All’interno dell’area dell’euro l’economia ha registrato dinamiche fortemente diffe-renziate: la Germania è stato l’unico paese a raggiungere un risultato positivo con il PIL che ha registrato un incremento dello 0,9%; la Francia ha mostrato un’economia stazionaria (0,0%); la Spagna e l’Italia sono nuovamente cadute in recessione (rispet-tivamente -1,4% e -2,4%), dopo la moderata crescita del 2011. Un discorso a parte meritano le economie periferiche, Grecia e Portogallo, che a causa dell’ulteriore irrigi-dimento delle politiche di austerità hanno visto aggravare la propria situazione econo-mica, registrando un crollo del PIL rispettivamente pari al 6,4% e al 3,2%.

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QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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Le economie emergenti si dimostrano ancora un traino per l’economia globale, seb-bene mostrino tassi di crescita eterogenei. La Cina si conferma essere l’economia più dinamica in assoluto, con una crescita del 7,8% che beneficia della robusta domanda interna e della ripresa di quella estera. India e Russia continuano la propria espansione, crescendo rispettivamente a tassi del 4,0% e 3,4%, mentre in Brasile l’espansione del prodotto, pur rafforzandosi grazie al contributo dei consumi privati, è limitata allo 0,9%.

Le previsioni sull’economia globale per il 2013 sono state riviste più volte al ribasso, come conseguenza del peggioramento registratosi in particolare nella seconda metà del 2012. Le previsioni formulate in aprile dal FMI vedono una moderata crescita a livello globale con un aumento del PIL pari al 3,2% e del commercio pari al 3,5%. Le economie emergenti dovrebbero registrare una lieve accelerazione del PIL rispetto al 2012, con un incremento complessivo pari al 5,3%. La Cina dovrebbe tornare nuova-mente a espandersi a ritmi significativi (+7,8%), seguita dall’India (+5,7%); la Russia e il Brasile dovrebbero registrare un ulteriore incremento della dinamica economica, rispettivamente pari al 4,3% e al 4,0%.

Le economie mature dovrebbero, invece, attestarsi ai livelli del 2012 con un incremento complessivo del PIL pari all’1,2%, confidando soprattutto in un favorevole andamen-to dell’economia nel corso della seconda parte dell’anno. Negli Stati Uniti la crescita dovrebbe attestarsi all’1,9%, nel Giappone all’1,6% e nel Regno Unito allo 0,7%. Per i paesi dell’area dell’euro ci si attende, viceversa, una fase di ristagno, con un’ulteriore riduzione del PIL pari allo 0,3%. Solo la Germania, infatti, dovrebbe registrare un se-gno appena positivo (+0,6%), mentre la Francia dovrebbe cadere in territorio negativo (-0,1%), con le economie di Spagna e Italia che dovrebbero proseguire la fase di con-trazione (rispettivamente -1,6% e -1,5%).

In sintesi, le prospettive dell’economia mondiale saranno fortemente influenzate dall’andamento delle economie dei paesi emergenti, le quali costituiscono un impor-tante volano di crescita per l’economia globale. Viceversa permangono significative incertezze sulle economie avanzate che, da una parte, devono scontare gli effetti del risanamento fiscale statunitense che prevede tagli alla spesa e maggiori imposte per ridurre il deficit di bilancio, dall’altra sono in attesa di verificare se sia possibile con-solidare la fiducia negli effetti salvifici del ruolo della BCE, mirabilmente sintetizzato dall’espressione “whatever it takes”. La crisi bancaria di Cipro indica, comunque, come non sia ancora possibile “abbassare la guardia”.

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L’economia italiana

L’economia italiana nel 2012 ha purtroppo proseguito nel percorso recessivo che aveva iniziato a delinearsi già nella seconda metà del 2011. I mercati finanziari hanno, tuttavia, evidenziato una riduzione del rischio paese associato all’Italia, dando luogo nell’ultima parte dell’anno alla riduzione del differenziale di rendimento tra i titoli del debito pub-blico italiano e gli omologhi titoli tedeschi. Purtroppo non si è assistito a una traslazione di effetti analoghi sul sistema creditizio italiano, e il differenziale nel costo del finanzia-mento bancario tra le aziende italiane e quelle di altre economie europee più stabili si è mantenuto su valori elevati pari a circa 1,5 punti percentuali. Al contempo la difficile congiuntura nazionale ha accresciuto il livello delle insolvenze, inducendo nel sistema creditizio un atteggiamento estremamente prudente nella concessione del credito agli operatori economici. L’inasprimento delle condizioni di accesso al credito, unitamente agli effetti delle misure fiscali correttive varate nel corso del 2011, hanno quindi eserci-tato un significativo effetto depressivo sulla domanda interna.

Coerentemente con tale scenario l’economia italiana ha mostrato nel 2012 una contra-zione pari al 2,4%; in particolare ha influito negativamente la dinamica della domanda interna che ha sottratto al PIL ben 4,8 punti percentuali. La domanda estera netta ha invece prodotto un contributo positivo sul PIL, pari a 3 punti percentuali, ma non sufficiente a compensare l’effetto depressivo generato dalla domanda interna. In par-ticolare, nel contesto di un’economia fiaccata dalla lunga crisi, si è assistito alla tenuta delle esportazioni che sono cresciute del 2,3%, mentre sono fortemente diminuite le importazioni (-7,7%). L’andamento delle scorte, infine, ha sottratto altri 0,6 punti per-centuali alla dinamica del PIL.

Gli investimenti fissi lordi hanno fatto segnare nel 2012 una contrazione pari all’8,0%, proseguendo nel trend negativo in atto ormai dal 2007 interrottosi solo parzialmente nel 2010. Su tale fondamentale aggregato economico pesano, evidentemente, le in-certe prospettive della domanda interna, i bassi livelli di impiego della capacità pro-duttiva e le sfavorevoli condizioni per l’erogazione del credito. In particolare si è assi-stito a una significativa riduzione degli investimenti sia nel comparto dei macchinari e delle attrezzature (-9,9%) sia in quello delle costruzioni (-6,2%). Il settore produttivo maggiormente colpito dalla recessione è stato, infatti, quello delle costruzioni che a differenza di altri settori non ha potuto usufruire dell’impulso positivo proveniente dalla domanda estera (vedi paragrafo successivo a cura di ANCE).

La spesa delle famiglie residenti si è significativamente contratta nel corso del 2012 (-4,3%). A pesare su tale dinamica vi è stata l’erosione del reddito disponibile reale (-4,8%), che prosegue ormai ininterrottamente dal 2008, e l’aumento del tasso di di-soccupazione attestatosi al 10,7% in aumento di oltre due punti percentuali rispetto al 2011. Le ore lavorate per occupato in imprese con almeno dieci dipendenti sono

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diminuite dell’1,9% nell’anno, ed è contemporaneamente aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni.

Sul fronte dei prezzi l’inflazione si è attestata al 2,6%, in diminuzione rispetto al 2011 (3,3%) dopo aver assorbito l’effetto dell’aumento delle imposte indirette. Sul livello dei prezzi ha inciso, evidentemente, la debolezza della domanda interna e il rallenta-mento delle pressioni provenienti dai beni energetici.

Le previsioni economiche per il 2013 risulteranno condizionate dal contesto macroe-conomico globale e dall’evoluzione della crisi nell’area dell’euro. Secondo le previsioni del FMI il PIL dovrebbe contrarsi dell’1,5%, una stima lievemente peggiorativa rispetto a quella formulata nel Documento di Economia e Finanza ad aprile secondo la quale la contrazione dovrebbe arrestarsi all’1,3%. Nel complesso il primo semestre del 2013 dovrebbe risultare ancora in calo, anche per un effetto di “trascinamento” dal 2012, mentre nella seconda metà dell’anno dovrebbe avviarsi una timida ripresa che dovreb-be auspicabilmente consolidarsi nel 2014.

A pesare su tale dinamica dovrebbe essere, ancora una volta, la debolezza della do-manda interna associata al clima di forte incertezza e al permanere delle tensioni sul mercato del lavoro. La domanda interna dovrebbe risultare ancora in contrazione, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe purtroppo ulteriormente incrementarsi per iniziare a ridimensionarsi a partire dal 2014. Gli investimenti fissi lordi sono attesi in ulteriore contrazione, sebbene su livelli inferiori al 2012, con una contrazione cumu-lata nel triennio 2011-2013 che dovrebbe assestarsi intorno al 15%.

Andranno, infine, valutati gli effetti sull’economia legati al pagamento parziale dei debiti della Pubblica Amministrazione, che comporterà l’immissione nel sistema eco-nomico di un flusso di liquidità pari a 40 miliardi di euro. In base alle stime del Ministe-ro dell’Economia e delle Finanze ciò dovrebbe dare luogo ad una rapida ripresa del PIL già nella seconda metà dell’anno, consolidando i propri effetti nel 2014 e nel 2015.

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QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

Le costruzioni in Italia(a cura di ANCE)

Il settore delle costruzioni sta vivendo dal 2008 una fase di profonda crisi. Nel corso del 2012, il settore ha vissuto un forte peggioramento della situazione di crisi in atto ormai da diversi anni. Tutti gli indicatori settoriali disponibili danno evidenza della gravità del-la situazione del mercato con intensità di caduta simili a quelle registrate nel 2009 e cioè nella fase iniziale della crisi.

Gli investimenti in costruzioni registrano nel 2012 una flessione del 7,6% in termini reali rispetto all’anno precedente.

Per il 2013 è previsto un ulteriore calo, pari a -3,8%. In sei anni, dal 2008 al 2013, il set-tore delle costruzioni avrà perso circa il 30% degli investimenti, collocandosi sui livelli di attività più bassi degli ultimi quaranta anni. La caduta dei livelli produttivi coinvolge tutti i comparti: la produzione di nuove abitazioni nei sei anni perde il -54,2%; l’edi-lizia non residenziale privata -31,6% e le opere pubbliche -42,9%. Solo il comparto

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Elaborazione Ance su dati Istat(°) Stima Ance - (*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà

nel 2012 flessioni d’intensità paragonabile

all’inizio della crisi

2007 2008 2009 2010° 2011° 2012°

INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI*Var.% in quantità rispetto all’anno precedente

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INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI(*) - n.i. 1970=100

(*) Investimenti in costruzioni a prezzi costanti al netto dei costi per trasferimento di proprietà(°) Stima Ance Elaborazione Ance su dati Istat

INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI (*)

2012(°)Milioni di

euro

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2008 2012(°)

2008 2013

(°)

Costruzioni 130.679 -2,4% -8,6% -6,6% -5,3% -7,6% -3,8% -27,1% -29,9%

abitazioni 69.577 -0,4% -8,1% -5,1% -2,9% -6,3% -2,7% -21,0% -23,1%

- nuove (°) 24.757 -3,7% -18,7% -12,4% -7,5% -17,0% -13,0% -47,3% -54,2%

- manutenzione straordinaria(°) 44.820 3,5% 3,1% 1,1% 0,5% 0,8% 3,0% 9,3% 12,6%

non residenziali 61.102 -4,4% -9,1% -8,1% -7,9% -9,1% -5,1% -33,2% -36,6%

- private (°) 36.281 -2,2% -10,7% -5,4% -6,0% -8,0% -4,2% -28,6% -31,6%

- pubbliche (°) 24.821 -7,2% -7,0% -11,5% -10,5% -10,6% -6,5% -38,9% -42,9%

(*) Investimenti in costruzioni al netto dei costi per trasferimento di proprietà(°) Stime AnceElaborazione Ance su dati Istat

della riqualificazione degli immobili residenziali mostra una tenuta dei livelli produtti-vi (+12,6%), grazie anche all’effetto di stimolo degli incentivi fiscali.

La crisi settoriale sta fortemente minando i livelli occupazionali con effetti pesantissi-mi: le costruzioni hanno perso, dall’inizio della crisi 360.000 posti di lavoro che salgono a 550.000 considerando anche i settori collegati. Il ricorso alla Cassa Integrazione Gua-dagni da parte delle imprese di costruzioni risulta molto elevato: tra il 2008 e il 2012 le ore autorizzate nel settore sono più che triplicate, passando da circa 40 milioni di ore a 140 milioni.

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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Il difficile contesto settoriale non manca di manifestare i suoi effetti anche sulla tenuta del tessuto imprenditoriale. L’aumento dei fallimenti nelle costruzioni è proseguito an-che nel 2012 (+3,1% su base annua), portando il numero totale di procedure aperte in un singolo anno a livelli massimi. Secondo i dati di Cerved Group, in quattro anni (2009-2012), sono 10.381 le imprese di costruzioni entrate in procedura fallimentare.

Anche la fase negativa del mercato immobiliare residenziale peggiora ulteriormente nel corso del 2012, mostrando una riduzione del 25,8% nel confronto con il 2011, attestan-dosi su circa 444 mila transazioni. In sei anni, dal 2007 al 2012 il numero di unità abitative compravendute si è ridotto del 48,9%, riportandosi ai livelli di metà anni ottanta.

Molteplici sono i fattori che ostacolano la ripresa del mercato abitativo. La domanda immobiliare rimane debole per l’estrema incertezza che scoraggia e fa rinviare le deci-sioni di investimento delle famiglie, per le difficili prospettive del mercato del lavoro e per la flessione del reddito disponibile delle famiglie. Inoltre, in questo contesto di forte difficoltà la stretta del credito ha raggiunto livelli insostenibili. Il blocco del circuito fi-nanziario a medio-lungo termine rende estremamente difficile alle famiglie l’accesso ai mutui per l’acquisto della casa. Secondo i dati di Banca d’Italia, il flusso di nuovi mutui erogati per l’acquisto di abitazioni da parte delle famiglie in Italia è diminuito del 54,9% dal 2007 al 2012. Un ulteriore fattore che penalizza il mercato immobiliare è l’ulteriore inasprimento del carico fiscale derivante dall’IMU.

La crisi del mercato immobiliare residenziale, in atto ormai da sei anni, non si è riflessa allo stesso modo sui prezzi delle abitazioni, che hanno registrato flessioni più contenute rispetto a quelle rilevate dalle compravendite.

‘00 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 ‘07 ‘08 ‘09 ‘10 ‘11 ‘12

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IL MERCATO IMMOBILIARE IN ITALIACompravendita e prezzi delle abitazioni (n.i. 2005=100)

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Valori a prezzi correnti Valori a prezzi costanti Numero di compravendite

Fonte: Banca d’Italia, dati trimestrali destagionalizzati

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Questa dinamica trova conferma anche nel grafico di Banca d’Italia, che esclude in Italia, come evidenziato anche dall’Ance già cinque anni fa, l’esistenza di una bolla immobi-liare nel settore residenziale, contrariamente a quanto è avvenuto e sta avvenendo in altri paesi europei e non. Un’analisi di lungo periodo sull’andamento dei prezzi delle abitazioni di Nomisma, riferiti alle 13 aree urbane1, mostra che dal 2008 al 2012 i prezzi medi delle abitazioni hanno subìto una riduzione del 12,3% in termini nominali (-19,4% in termini reali).

In questa direzione va anche il nuovo indice Istat dei prezzi delle abitazioni (disponibile a partire dal primo trimestre 2010) che, evidenzia nel periodo compreso tra il primo trime-stre 2010 ed il quarto trimestre 2012, una flessione del 3,6%, sintesi di un aumento del 5,3% dell’indice dei prezzi delle nuove abitazioni e di una flessione del 7,5% delle abita-zioni esistenti. L’incremento dei prezzi delle nuove abitazioni, caratterizzate da standard qualitativi più elevati, conferma le recenti evoluzioni del mercato immobiliare, sempre più orientato a premiare la qualità del costruito, con grande attenzione, da parte della domanda, per gli aspetti legati all’efficienza energetica (abitazioni in classe A e B).

In questo difficile contesto permane una domanda abitativa elevata, sostenuta anche dalla crescita della popolazione e soprattutto delle famiglie. La popolazione, soprat-tutto negli ultimi anni, ha infatti continuato a crescere: tra il 2004 e il 2010 si rileva un aumento complessivo del 3,7%. Il ritmo di crescita delle famiglie è ancora più sostenuto: da 23.310.604 nel 2004 a 25.175.793 nel 2010 (+8%). In questi sei anni le famiglie sono aumentate mediamente di circa 328.000 unità l’anno, con un incremento medio annuo pari all’1,3%.

A fronte del forte aumento del numero delle famiglie si è assistito ad una progressiva riduzione della produzione di nuove abitazioni. Nel periodo compreso tra il 2004 ed il 2010, risultano messe in cantiere, mediamente ogni anno, 243 mila abitazioni. Dal con-fronto tra abitazioni messe in cantiere e nuove famiglie, risulta pertanto un fabbisogno potenziale nel periodo considerato di circa 596 mila abitazioni.

Anche dai risultati della ricerca del Censis “Atlante della domanda immobiliare”, emer-ge che nel 2012 le famiglie che hanno manifestato un’intenzione ad acquistare casa sono 907 mila; considerando che il 53,5% è riuscito a realizzare l’acquisto, ne deriva che permane una domanda non soddisfatta di dimensioni rilevanti, stimabile in 422 mila famiglie.

Al già citato razionamento del credito alle famiglie si aggiunge anche quello alle im-prese che insieme ai ritardati pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Ammi-nistrazione rende lo scenario ancora più grave. In base ai dati della Banca d’Italia, nel

1Le 13 aree urbane sono: Roma, Milano, Torino, Genova, Padova, Napoli, Bari, Bologna, Firenze, Venezia, Catania, Palermo e Cagliari.

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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periodo 2007-2012, i mutui per investimenti in abitazioni sono diminuiti del 44,8% e nel non residenziale del 61,7%.

Il problema dei ritardati pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese che hanno eseguito lavori pubblici, inoltre, continua ad assume dimensioni sempre più pre-occupanti. La dimensione finanziaria del fenomeno è in costante crescita ed ha raggiun-to ormai 19 miliardi di euro. Il decreto-legge sui pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione, varato dal Governo ad inizio aprile, rappresenta un primo passo verso il pagamento di questi debiti ma consentirà di estinguerne solo una parte, stimata in circa 7 miliardi di euro.

La crisi che ha colpito il settore delle opere pubbliche è il risultato di una politica eco-nomica che negli ultimi anni è stata improntata esclusivamente al taglio della spesa in conto capitale con pesanti ricadute sull’attività di costruzione. Dal 1990 al 2012 la spesa in conto capitale, prevista nel Bilancio dello Stato, è diminuita del 51% di cui quella destinata a nuove infrastrutture ha subìto una riduzione del 70%. Di contro la spesa corrente nello stesso periodo è aumentata del 28%.

Anche le manovre correttive varate negli ultimi anni dai Governi per affrontare la cri-si confermano tale evidenza. Dal 2008 al 2013, l’analisi sul Bilancio dello Stato segna, infatti, una riduzione del 38% delle risorse per nuove infrastrutture, a fronte di una contrazione molto più contenuta delle spese correnti al netto degli interessi. Sotto que-sto profilo, appare però apprezzabile l’inversione di tendenza attuata dalla Legge di stabilità per il 2013 che ha registrato un importante incremento di risorse per nuove infrastrutture (+19,8% rispetto al 2012).

Tuttavia, tale iniezione di risorse (+2,4 miliardi di euro) non è sufficiente a recuperare i livelli di stanziamento perduti e, soprattutto, rischia di essere in buona parte compen-sata dall’ulteriore irrigidimento del Patto di stabilità interno previsto dalla stessa Legge (1,6 miliardi di euro).

Gli enti locali, infatti, per rispettare il Patto di stabilità interno, continuano ad agire qua-si esclusivamente sulla spesa in conto capitale, posticipando l’avvio di nuovi investimenti e bloccando i pagamenti alle imprese, a fronte di lavori regolarmente eseguiti ed in presenza di risorse disponibili in cassa. Nel periodo 2004-2010, a fronte di un obiettivo di riduzione di spesa del 6%, i comuni hanno già ridotto del 32% le spese in conto capitale, e aumentato del 5% le spese correnti.

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QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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La riqualificazione nuovo motore di sviluppo

Il mercato delle costruzioni, che in tutto il mondo rappresenta, da sempre, la princi-pale leva per riattivare le dinamiche produttive e occupazionali nel breve termine, è quello che ha maggiormente pagato il costo della crisi economico-finanziaria.

Eppure le costruzioni possono continuare a svolgere un ruolo determinante per rimette-re in moto il Paese anche in risposta alle tendenze socio-economiche e demografiche.

I dati del Censimento decennale dell’Istat permettono di cogliere l’evoluzione del rap-porto delle famiglie italiane con le rispettive abitazioni. Emerge come negli ultimi dieci anni il numero di famiglie in Italia sia cresciuto di quasi il doppio rispetto alle abitazioni, portando il rapporto tra queste e le famiglie sotto la soglia di 1,2. I single, gli anziani e gli immigrati hanno determinato una crescita dei nuclei familiari di circa 3 milioni di unità. Questa naturale domanda di nuove abitazioni si è riversata sul pa-trimonio esistente causando la crescita delle quotazioni immobiliari e le percentuali di occupazione delle abitazioni costruite. Infatti, a dispetto della comune percezione, se si analizzano i dati Eurostat relativi alla disponibilità di sufficiente spazio nell’abitazio-ne - uno degli aspetti fondamentali in sede di valutazione delle condizioni abitative - si nota come il c.d. “tasso di sovraffollamento” relativo all’Italia sia il più alto d’Europa.Nelle zone ad alta densità abitativa l’Italia ha circa il 30% della popolazione in condi-zioni di sovraffollamento.

Dunque, le dinamiche demografiche, l’immigrazione e lo spostamento da zone a bassa intensità abitativa verso i grandi centri lavorativi hanno prodotto più domanda di abi-tazioni di quanto il mercato delle costruzioni sia riuscito ad offrire negli anni di elevata attività. Solo la Grecia è in condizioni peggiori della nostra ma, in 8 anni, ha saputo mitigare di quasi 10 punti percentuali il proprio indice medio di sovraffollamento.

La funzione dell’edilizia quale volano per il rilancio sarebbe ancora più apprezzabile qualora fosse centrata su una seria politica di riqualificazione urbana, ispirata all’effi-cienza energetica e alla messa in sicurezza del territorio contro il rischio sismico e il dis-sesto idrogeologico. Una grande trasformazione e rigenerazione delle periferie delle nostre città, rispettosa dell’ambiente e del paesaggio, incentrata su una riconversione produttiva e architettonica che segni l’inizio di una nuova modernità.

Si consideri poi il livello di sicurezza antisismica in relazione alla vetustà dei manufatti italiani. In Italia il 60% degli edifici è stato costruito antecedentemente all’entrata in vigore della prima normativa antisismica, quindi prima del 1974. Il confronto con gli al-tri paesi europei risulta particolarmente penalizzante. Quello italiano infatti è il patri-monio abitativo più vetusto dell’intero continente con la sola eccezione dell’Austria.

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

Fonte: Eurostat

POPOLAZIONE IN CONDIZIONI DI SOVRAFFOLLAMENTO (%)(aree densamente popolate)

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Grecia

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Portogallo

Svezia

Francia

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Germania

UK

Spagna

Belgio

ITALIAITALIA

Page 18: Relazione 2012 Aitec

Pericolosità potenziale

Bassa Medio-bassa Moderata Alta Molto alta Stati non ESPON

La classe di pericolo si basa sul valore medio della accelerazione di picco (PGA) / accelerazione di gravità (%) in una zona NUTS 3.

Fonte: Espon Database

POTENZIALE PERICOLOSITÀ SISMICA IN EUROPA

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

18 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Page 19: Relazione 2012 Aitec

Se alla vetustà del parco abitativo si affianca il dato relativo alla sismicità del territorio italiano, si comprende come questo necessiti di una rinnovata politica di ammoderna-mento e di rinnovo. Solo Grecia, Bulgaria e Romania hanno registrano un’esposizione sismica superiore alla nostra presentando però un patrimonio edificato più recente di quello italiano. La messa in sicurezza delle costruzioni residenziali presenti in zone con elevato rischio sismico edificate prima del 1974 significherebbe agire su circa 1,5 milio-ni di edifici con attività di recupero e, dove preferibile, con demolizioni e ricostruzioni.

18AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITECIt

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Fonte: Eurostat, Census 2001

Ante 1919 dal ‘19 al ‘45 dal ‘45 al ‘60 dal ‘60 al ‘70 dal ’71 all’80 dall’81 al ‘90 dal ‘91 ad oggi

EDIFICI PER ANNO DI COSTRUZIONE (%)

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Secondo nostre stime, solo questo intervento garantirebbe circa 10 anni di piena oc-cupazione per il mondo delle costruzioni rendendo possibile, considerando l’indotto dei materiali, il riassorbimento dei 600 mila addetti della filiera che hanno perso il lavoro in questi anni di crisi. La riconversione delle aree industriali dismesse rappresen-ta un’altra grande occasione di sperimentazione architettonica: esse occupano circa il 3% del territorio nazionale, equivalente ad una superficie di 9.000 km2 (dati ISTAT).

Anche la riabilitazione energetica degli edifici appare ormai non più rinviabile. Per loro natura, gli interventi migliorativi dell’efficienza energetica presentano costi am-mortizzabili solo se l’intervento avviene nel contesto di una più generale iniziativa di ristrutturazione dell’edificio. Ogni anno in Italia solo una minima parte del patrimonio immobiliare è interessato da importanti interventi di riqualificazione energetica. L’in-tero patrimonio edilizio per uso civile (residenziale e terziario) ha consumato nel 2011 circa 47 milioni di TEP (tonnellate equivalenti di petrolio). Di questi, il solo settore resi-denziale ne ha assorbiti quasi 29 a causa dell’anzianità delle costruzioni, delle mancate manutenzioni e del tipo di materiali impiegati.

È dunque indispensabile attivare politiche di riqualificazione e di recupero del patri-monio edilizio che, oltre a prevedere una qualche forma di “cabina di regia” a livello nazionale, dovrebbero contemplare, tra le altre cose, agevolazioni fiscali e semplifi-cazioni amministrative per il cambio di destinazione d’uso. Gli interventi potrebbero concentrarsi sulle aree industriali dismesse e sui quartieri residenziali – per lo più sorti negli anni del “miracolo economico” – caratterizzati da una scarsa qualità architetto-nica e inadeguati rispetto alle attuali normative sismiche, idrogeologiche e di rispar-mio energetico. Il passaggio dalla demolizione alla ricostruzione dovrebbe prevedere forme di reimpiego degli scarti provenienti dalla demolizione, la cui “produzione” ha superato quella dei rifiuti solidi urbani. Ad esempio, nel caso di opere in calcestruzzo armato è possibile ricavare aggregati per i nuovi conglomerati cementizi, limitando in tal modo sia il consumo di materie prime che il ricorso alle discariche.

Ovunque, in Europa, sono state attivate da tempo politiche di profonda trasforma-zione urbana con l’obiettivo di rendere le città “smart” dal punto di vista energeti-co-ambientale. La Francia, ad esempio, che nel 2005 ha vissuto sulla propria pelle la rivolta delle Banlieues, ha emanato una legge nazionale quadro e istituito un’agen-zia di riferimento, l’Anru, deputata alla riqualificazione urbana del paese, grazie alla quale molti dei quartieri periferici costruiti nel secondo dopoguerra sono stati demoliti per far posto a nuove realizzazioni. A Barcellona migliaia di alloggi abusivi sono stati ammodernati promuovendo, all’interno di aree industriali dismesse, la costruzione di nuova edilizia residenziale agevolata e la realizzazione di alberghi e appartamenti per locazione a breve termine, ad uso aziendale. A Berlino la Wasserstadt, agenzia alla quale era stato affidato l’incarico di coordinare alcuni progetti di rigenerazione della parte est della città, si trova oggi coinvolta in numerosi altri cantieri sia a Berlino che

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

20 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Page 21: Relazione 2012 Aitec

nel resto della Germania. In Italia si può guardare a quanto si è fatto e si sta facendo a Milano e a Torino per la riqualificazione di alcune aree degradate o dismesse con diverse soluzioni interessanti sotto il profilo ambientale e tecnologico.

Un programma nazionale di riqualificazione urbana comporterebbe per l’Italia un ri-lancio dell’economia in grado di attivare, secondo gli esperti di settore, un moltipli-catore di espansione degli investimenti e dell’occupazione di circa tre volte superiore alle risorse utilizzate permettendo un risparmio complessivo nel lungo termine delle risorse energetiche nel pieno rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale.

21AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

QUADRO ECONOMICO DI RIFERIMENTO AITEC

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PRODUZIONE EMERCATO

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Page 25: Relazione 2012 Aitec

La produzione e i consumi di cemento nel mondo

L’inizio del nuovo millennio non ha portato soltanto la crisi delle economie avanzate, ma ha visto anche l’affacciarsi di nuove economie emergenti che hanno spostato gli equilibri consolidati offrendo, al contempo, nuovi mercati da esplorare e nuovi con-sumi da soddisfare. L’Asia, in particolare, si è proposta quale area economica di riferi-mento, con lo sviluppo talora impetuoso che ha interessato paesi quali la Cina, l’India e la Corea del Sud. Nel 2012 in Asia, a fronte di una crescita economica pari al 5,3%, è stato registrato un incremento della produzione di cemento pari al 5,9%, raggiun-gendo un livello di circa 2,8 miliardi di tonnellate. Quello asiatico rappresenta ormai il primo mercato mondiale per il cemento: nel 2012 è stato consumato in Asia circa il 74% del cemento prodotto nel mondo; in particolare, la Cina rappresenta il paese con il maggior consumo, con volumi pari a circa 2,2 miliardi di tonnellate. L’economia cinese è stata, infatti, certamente quella a maggior crescita nell’ultimo decennio. In tale paese si è assistito a una forte espansione del settore residenziale, trainato dal fenomeno demografico e dall’espansione della classe media. Il timore per il breve-medio periodo è che si possa assistere all’esplosione di una bolla immobiliare, sebbene vi sia ancora una significativa domanda di abitazioni a fini non speculativi che, insieme alle politiche governative di limitazione all’acquisto di seconde case, dovrebbe con-sentire di contenere l’espansione delle quotazioni immobiliari. In India il settore delle costruzioni è stato trainato principalmente dal settore non residenziale. In termini di consumi di cemento nel 2012 il paese ha raggiunto complessivamente i 242 milioni di tonnellate. L’accelerazione dello sviluppo economico, accompagnato dalla crescita della classe media indiana, ha favorito l’accesso all’acquisto di immobili da parte della popolazione. Considerata la dinamica demografica, si stima che vi sarà una domanda di nuove abitazioni pari a circa 10 milioni l’anno fino al 2030.

Il Brasile è stato nell’ultimo decennio una delle aree economiche in cui il settore edili-zio ha conosciuto il maggiore sviluppo: nel periodo 2003-2012 i consumi di cemento si sono incrementati del 106% passando da circa 34 a 69 milioni di tonnellate. L’aspetta-tiva per i prossimi anni è di un’ulteriore forte crescita; la dinamica demografica e lo svi-luppo economico faranno, infatti, crescere la domanda di nuove abitazioni nel settore residenziale. Al contempo, i grandi eventi in programma tra il 2014 e il 2016 (Mondiali di calcio e Olimpiadi) favoriranno l’aumento della spesa in infrastrutture, con lo svilup-po economico indotto che trainerà anche il settore non residenziale. Anche la Russia ha registrato nell’ultimo decennio un significativo incremento dei consumi di cemento (+64%) raggiungendo nel 2012 circa 64 milioni di tonnellate. Nei prossimi anni il paese beneficerà della crescita di investimenti in infrastrutture conseguenti all’organizzazio-ne di grandi eventi internazionali; le Olimpiadi invernali di Sochi 2014 e i Mondiali di calcio del 2018, infatti, costituiranno un traino importantissimo per il comparto delle infrastrutture. Il calo demografico in atto, viceversa, dovrebbe limitare l’espansione del comparto residenziale, sebbene occorrerà valutare adeguatamente l’impatto di

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

25AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Page 26: Relazione 2012 Aitec

potenziali progetti di edilizia pubblica che potrebbero stimolare l’edilizia residenziale di tipologia economica.

L’Africa ha vissuto negli ultimi dieci anni uno sviluppo significativo nel settore delle co-struzioni con i consumi di cemento che si sono più che raddoppiati (+116% nel periodo 2003-2012). Nei prossimi anni potrebbe costituire una nuova importante area di svilup-po per il settore edilizio. Con un’ampia disponibilità di risorse economiche e una popo-lazione in costante crescita non è difficile immaginare una significativa accelerazione degli investimenti infrastrutturali e un incremento della domanda di edilizia residen-ziale, se saranno fugati i dubbi legati alle tensioni geo-politiche locali. Le incertezze sono ancora tante, ma il potenziale di sviluppo potrebbe essere veramente rilevante anche per i paesi europei del bacino del Mediterraneo, con l’Italia che per collocazione storica e geografica potrebbe trovarsi a recitare un ruolo davvero importante.

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BRASILE RUSSIA CINA INDIA

Cemento Cemento Cemento Cemento

PIL PIL PIL PIL

PIL E CONSUMI DI CEMENTO NEI PAESI BRIC (VAR.%)

PIL

Fonte: The Global Cement Report, FMI

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

26 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Page 27: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

27AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

La produzione e i consumi di cementoin ambito europeo

L’attenuazione della fase negativa dei consumi di cemento che si era registrata in am-bito europeo nel corso del 2011 ha lasciato nuovamente il posto a una forte contrazio-ne del mercato. Nel 2012, infatti, la domanda complessiva di cemento nell’area UE 27 ha subìto un significativo decremento pari al 18,8%, raggiungendo un livello di circa 154 milioni di tonnellate. Nei paesi Cembureau la contrazione è stata meno marcata, sebbene ancora su valori importanti (-13,3%), con consumi ad un livello di circa 215 milioni di tonnellate.

Anche la produzione di cemento ha registrato un forte decremento pari al 19,2% nell’area UE 27, attestandosi a circa 156 milioni di tonnellate, e al 14,0% nei paesi Cem-bureau, ad un livello di circa 226 milioni di tonnellate.

A livello di singolo paese la produzione di cemento ha continuato nel 2012 ad essere condizionata dalla crisi economica e finanziaria, con un calo generalizzato da parte di tutti i paesi produttori. Anche la Germania, la Francia e la Polonia, che avevano regi-strato degli incrementi di produzione nel 2011, sono passati in territorio negativo. La Germania, con un livello di produzione pari a circa 32 milioni di tonnellate, mantiene il ruolo di primo produttore nell’area UE 27 che aveva raggiunto nel 2011 superando l’Italia. La Francia, pur registrando un decremento pari al 7,3% rispetto all’anno pre-cedente, con 18 milioni di tonnellate è il terzo paese produttore nell’area UE 27. La Spagna che deteneva la terza posizione nel 2011, infatti, continua a patire gli effetti della crisi e subisce un ulteriore drastico calo della produzione che si assesta a meno di 16 milioni di tonnellate, ossia meno di un terzo rispetto al picco di 54 milioni di ton-nellate raggiunto nel 2007.

Nell’ambito dei paesi Cembureau la Turchia si conferma il paese con il maggior livello di produzione, pari a circa 64 milioni di tonnellate. La crescita della produzione na-zionale che appariva impetuosa nel 2010 (+16,2% rispetto all’anno precedente) si è tuttavia assestata, con un tasso di incremento pari allo 0,7% nel 2012, che fa seguito al modesto incremento (+1,1%) conseguito nel 2011.

Page 28: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

28 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

PRODUZIONE DI CEMENTO IN EUROPA − ANNI 2011-2012 CEMENT PRODUCTION IN EUROPE − YEARS 2011-2012

000 tonnellate / 000 tonnes

Produzione / Production Variazioni% / Change %

2012 2011 2012 / 2011

Germania / Germany 32.338 33.540 -3,6%

Italia / Italy 26.244 33.120 -20,8%

Francia / France 18.018 19.443 -7,3%

Spagna / Spain 15.830 22.178 -28,6%

Polonia / Poland 15.627 18.639 -16,2%

Regno Unito / UK 7.932 8.529 -7,0%

Altri UE / Other EU 40.331 58.060 -30,5%

Totale paesi UE 27 / Total EU 27 countries 156.320 193.509 -19,2%

Turchia / Turkey 63.879 63.405 0,7%

Svizzera / Switzerland 4.400 4.580 -3,9%

Altri paesi / Other countries 1.657 1.683 -1,5%

Totale Paesi Cembureau / Total Cembureau countries 226.256 263.177 -14,0%

Fonte: Cembureau ed elaborazioni AITEC / Source: Cembureau and AITEC estimates

RIPARTIZIONE GEOGRAFICA DELLA PRODUZIONE EUROPEA − ANNI 2005-2012 GEOGRAPHICAL DISTRIBUTION OF EUROPEAN PRODUCTION − YEARS 2005-2012

000 tonnellate / 000 tonnes

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Paesi UE 27EU 27 Countries 253.776 271.036 277.260 258.919 207.658 197.076 193.509 156.320

di cui Italiaof which Italy 46.411 47.875 47.542 43.030 36.317 34.408 33.120 26.244

Altri Paesi CembureauOther Cembureau Countries

49.859 53.224 55.215 57.265 61.986 70.169 69.668 69.936

Totale PaesiTotal Countries 303.635 324.260 332.475 316.184 269.644 267.245 263.177 226.256

Fonte: Cembureau ed elaborazioni AITEC / Source: Cembureau and AITEC estimates

Page 29: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

29AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

La produzione e i consumi di cemento in Italia

Nel 2012 la produzione di cemento in Italia si è ridotta drasticamente con un calo pari al 20,8%, attestandosi a 26,2 milioni di tonnellate. L’Italia conferma comunque il proprio ruolo di secondo paese produttore di cemento nell’area UE 27, alle spalle della Germania.

A livello territoriale le aree più colpite sono state il Centro e il Sud che hanno re-gistrato un decremento della produzione rispettivamente pari a 28,8% e 22,3%; il Nord e le Isole hanno subìto cali minori pur evidenziando anch’esse decrementi signi-ficativi (rispettivamente -18,3% e -12,2%).

I consumi di cemento hanno manifestato una forte contrazione dei volumi, eviden-ziando un decremento complessivo pari al 22,1% rispetto al 2011. La domanda di cemento ha così raggiunto il livello di 25,6 milioni di tonnellate perdendo, rispetto al massimo raggiunto nel 2006, circa il 45% dei volumi complessivi. Il settore del cemen-to ha, dunque, subìto uno shock strutturale, assistendo in sei anni a un dimezzamen-to del proprio mercato, come diretta conseguenza della situazione di grave crisi del settore delle costruzioni. In particolare, i fattori che hanno influenzato il calo sono stati lo stallo degli investimenti in infrastrutture pubbliche e la forte contrazione nel settore dell’edilizia residenziale di nuova costruzione.

Secondo le stime dell’Ufficio Studi AITEC nel 2012 il calo dei consumi appare diffuso a livello territoriale, sebbene con intensità differenziate: il Nord Ovest, il Nord Est e le Isole hanno proseguito il proprio trend negativo già in atto da qualche anno (intorno al -20%), mentre il Centro e il Sud hanno subìto, in maniera più forte, le conseguenze della crisi strutturale che attanaglia il settore delle costruzioni (rispettivamente -29% e -23%). Tale scenario sta determinando delle modifiche strutturali di mercato, ac-centuando il disallineamento tra domanda e fonti produttive e distributive con tassi di utilizzo degli impianti talvolta sub-ottimali.

A fronte del basso livello dei consumi interni di cemento rilevati nel 2012 anche la produzione di clinker si è contratta significativamente, raggiungendo il livello di 19,2 milioni di tonnellate (-20,2% rispetto al 2011). Prosegue, inoltre, il trend di decre-mento nel rapporto tra consumi di clinker e produzione di cemento, il cui valore si attesta intorno al 75%. Tale andamento conferma l’impegno delle aziende produt-trici di cemento nel produrre tipologie di cemento che, a parità di resa, richiedano un minore impiego di clinker, consentendo di compiere significativi progressi verso il rispetto degli impegni di riduzione di emissioni di CO2.

Le prospettive per il 2013 permangono critiche, con l’attesa di un ulteriore forte calo dei consumi di cemento intorno al 20-25%. Una conferma alle aspettative di un ul-

Page 30: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

30 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

teriore anno di difficoltà proviene dai primi dati disponibili sui consumi di cemento nel primo trimestre 2013, che evidenziano un calo pari al 22,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tale dinamica si inserisce in un quadro macroeconomi-co nazionale che vede un ulteriore decremento del PIL e le cui prospettive di ripresa sono affidate al 2014. A pesare sulle prospettive del settore vi sono anche le difficoltà di carattere finanziario legate al restringimento dei criteri di erogazione del credito da parte del sistema bancario e le difficoltà nel riuscire a incassare regolarmente i crediti commerciali delle imprese. Da questo punto di vista lo sblocco di una quota dei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione è di fondamentale impor-tanza, sebbene non potrà certamente risultare determinante per risollevare le sorti di un sistema economico duramente fiaccato da cinque anni di crisi.

PRODUZIONE DI CEMENTO DAL 2002 AL 2012CEMENT PRODUCTION FROM 2002 THROUGH 2012

PRODUZIONE MENSILE DI CEMENTO 2011 E 2012MONTHLY CEMENT PRODUCTION 2011 - 2012

Milioni di tonnellate / Millions of tonnes

Anno 2012 / Year 2012Anno 2011 / Year 2011

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Page 31: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

31AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

PRODUZIONE DI CEMENTO PER REGIONE E PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA − ANNI 2011-2012CEMENT PRODUCTION BY REGION AND MACRO-AREA − YEARS 2011-2012

tonnellate / tonnes

2012 2011Variazioni % / Change %

2012 / 2011

Piemonte 2.009.771 2.467.472 -18,5

Liguria 94.261 164.728 -42,8

Lombardia 4.712.082 5.716.981 -17,6

Veneto 2.891.750 3.354.998 -13,8

Friuli-Venezia Giulia 931.361 1.159.135 -19,7

Trentino-Alto Adige 281.279 289.423 -2,8

Emilia-Romagna 1.832.592 2.459.560 -25,5

Nord / North 12.753.096 15.612.297 -18,3

Toscana 1.105.151 1.662.577 -33,5

Umbria e Marche 2.025.360 2.695.066 -24,8

Lazio 1.478.882 2.118.768 -30,2

Centro / Centre 4.609.393 6.476.411 -28,8

Abruzzo e molise 1.104.501 1.565.442 -29,4

Campania 1.276.218 1.656.727 -23,0

Puglia 1.862.652 2.159.857 -13,8

Calabria 850.928 1.119.507 -24,0

Basilicata 980.214 1.312.843 -25,3

Sud / South 6.074.513 7.814.376 -22,3

Sardegna 662.351 687.462 -3,7

Sicilia 2.144.749 2.529.293 -15,2

Isole / Islands 2.807.100 3.216.755 -12,7

Totale / Total 26.244.102 33.119.839 -20,8

Fonte: Elaborazioni AITEC su dati Ministero Sviluppo Economico e ISTATSource: AITEC estimates on Ministry for Economical Development and ISTAT data

Page 32: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

32 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

PRODUZIONE DI CEMENTO PER ABITANTE (*) − ANNI 2011-2012CEMENT PRODUCTION PER INHABITANT (*) − YEARS 2011-2012

kg

2012 2011 Variazioni % Change %2012/2011

Nord / North 468 561 -16,5

Centro / Centre 397 540 -26,6

Sud / South 435 551 -21,0

Isole / Islands 423 478 -11,5

Media / Average 442 545 -19,0

(*) Rapporto produzione - popolazione / Production - population ratio

GIACENZE, CONSUMI E CONSEGNE INTERNE − ANNI 2011-2012STOCKS, CONSUMPTION AND DELIVERIES − YEARS 2011-2012

tonnellate / tonnes

Giacenze / Stocks Variazioni % Change % 2012 / 2011

Consumi interni

Domesticconsumption

Variazioni %Change %2012 / 2011

Consegneinterne

Domesticdeliveries

Variazioni%Change %2012 / 2011

CementoCement

ClinkerClinker

CementoCement

ClinkerClinker

CementoCement

CementoCement

2012 1.175.647 2.821.805 25.564.791 24.459.473

5,1 16,1 -22,1 -22,6

2011 1.118.084 2.430.007 32.833.732 31.588.441

PRODUZIONE MENSILE DI CEMENTO − ANNI 2011-2012CEMENT MONTHLY PRODUCTION − YEARS 2011-2012

tonnellate / tonnes

2012 2011

Gennaio / January 1.762.838 2.299.751 -23,3

Febbraio / February 1.510.313 2.504.945 -39,7

Marzo / March 2.695.006 2.882.483 -6,5

Aprile / April 2.201.806 3.160.874 -30,3

Maggio / May 2.558.464 3.344.141 -23,5

Giugno / June 2.709.077 2.979.796 -9,1

Luglio / July 2.641.138 3.188.825 -17,2

Agosto / August 1.608.915 1.920.679 -16,2

Settembre / September 2.303.790 2.862.215 -19,5

Ottobre / October 2.529.835 3.076.793 -17,8

Novembre / November 2.061.105 2.647.099 -22,1

Dicembre / December 1.661.815 2.252.238 -26,2

Totale / Total 26.244.102 33.119.839 -20,8

Page 33: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

33AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

L’interscambio con l’estero

La dinamica dei saldi relativi all’interscambio con l’estero di cemento e clinker mo-stra come l’Italia nel 2012 abbia mantenuto la propria posizione di importatore netto. Il saldo commerciale con l’estero si è, tuttavia, considerevolmente ridotto rispetto all’anno precedente approssimandosi al pareggio; l’effetto è dovuto alla contrazione dei volumi importati (-12,2%) a fronte di un lieve incremento delle esportazioni (+8,8%). Tale dinamica risente certamente del restringimento della do-manda interna.

Il saldo dell’interscambio commerciale di cemento ha registrato nel 2012 un signi-ficativo peggioramento (-82,4%) rispetto all’anno precedente, con un deficit pari a circa 0,6 milioni di tonnellate. Per il clinker si conferma anche nel 2012 lo squilibrio nei flussi con l’estero con esportazioni quasi nulle e importazioni più sostenute (0,7 milioni di tonnellate), in linea con il 2011 ma su livelli ormai più che dimezzati ri-spetto agli anni precedenti. Le importazioni di cemento provengono in maniera pre-ponderante da Turchia, Croazia, Grecia e Francia che, insieme a Spagna e Albania, rappresentano l’86% del totale del flusso di importazioni. Per quanto riguarda il clinker i principali paesi di importazione dell’Italia sono stati la Turchia e la Croazia con volumi sostanzialmente analoghi, seguiti a breve distanza dalla Slovenia. Nell’ulti-mo biennio si è assistito a un sostanziale mutamento nella geografia dei paesi di approvvigionamento di clinker da parte dell’Italia: la Turchia ha infatti ridotto il proprio peso dal 75% al 28%, mentre la Croazia e la Slovenia hanno incrementato la propria quota complessiva dal 28% al 52%.

È rilevante osservare la presenza della Croazia, nel 2012, tra i principali paesi di im-portazione da parte dell’Italia sia per quanto riguarda il cemento sia per il clinker. I flussi di importazione da tale paese hanno ormai pressoché eguagliato quelli prove-nienti dalla Turchia, favoriti dalla vicinanza geografica alle coste italiane.

La presenza di importanti infrastrutture portuali, in grado di accogliere navi mer-cantili di notevole portata, si conferma essere determinante per attrarre i flussi di importazione del cemento. I porti maggiormente attivi nel 2012 sono stati quelli di Venezia, Reggio Calabria, Chioggia e Ortona.

Il ridimensionamento del mercato nazionale ha spinto le aziende cementiere a in-tensificare i flussi di esportazione. Nel 2012, infatti, le esportazioni di cemento han-no rappresentato il 6,8% sul totale della produzione nazionale, in sensibile aumen-to rispetto al 2011 (+9,0%). Dall’analisi territoriale emerge la significativa ripresa delle esportazioni dal Sud (+20,4%) e dalle Isole (+18,9%), mentre il Nord e il Centro evidenziano una contrazione (rispettivamente -4,2% e 10,7%). Anche nel 2012 la

Page 34: Relazione 2012 Aitec

28 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

34

Francia mantiene la propria posizione di principale destinazione delle esportazioni italiane di cemento, assorbendo il 19,6% del totale dei flussi. La naturale destina-zione dei flussi di esportazione dall’Italia è ancora una volta il bacino del Mediter-raneo; ciò è confermato principalmente dalle esportazioni verso Albania e Malta che assorbono rispettivamente il 13,9% e il 13,4%. Altre destinazioni rilevanti sono, inoltre, Svizzera, Spagna e Slovenia che, sommati ai paesi precedentemente citati, assorbono circa il 77% dei flussi di export italiani.

ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI DI CEMENTO E CLINKER − ANNI 2002-2012CEMENT AND CLINKER EXPORTS AND IMPORTS − YEARS 2002-2012

000 tonnellate / 000 tonnes

Esportazioni / Exports Importazioni / Imports

CementoCement

ClinkerClinker

TotaleTotal

% di produzioneesportata

% of exported production

CementoCement

ClinkerClinker

TotaleTotal

% di produzioneimportata

% of imported production

2002 2.274 83 2.357 5,7 2.101 1.777 3.878 9,4

2003 2.178 55 2.233 5,1 2.202 2.323 4.525 10,4

2004 1.999 7 2.006 4,6 2.276 2.720 4.996 10,8

2005 2.426 7 2.433 5,2 2.167 2.829 4.996 10,8

2006 2.637 61 2.698 5,6 1.749 2.872 4.621 9,7

2007 2.640 143 2.783 5,9 1.449 2.827 4.276 9,0

2008 2.536 38 2.574 6,0 1.259 2.096 3.355 7,8

2009 1.950 5 1.955 5,4 1.742 1.495 3.237 8,9

2010 2.102 53 2.155 6,3 1.438 798 2.236 6,5

2011 1.585 45 1.630 4,9 1.244 844 2.088 6,3

2012 1.727 47 1.774 6,8 1.105 729 1.834 7,0

Page 35: Relazione 2012 Aitec

29

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

35AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

5

4

3

2

1

0

ANDAMENTO DELLE IMPORTAZIONI NAZIONALI DI CEMENTO E CLINKER DAL 2002 AL 2012DOMESTIC CEMENT AND CLINKER IMPORTS FROM 2002 THROUGH 2012

ANDAMENTO DEL SALDO COMMERCIALE CON L’ESTERO DI CEMENTO E CLINKER DAL 2002 AL 2012CEMENT AND CLINKER EXTERNAL TRADE FROM 2002 THROUGH 2012

Migliaia di tonnellateThousands of tonnes

Milioni di tonnellateMillions of tonnes

ANDAMENTO DELLE ESPORTAZIONI NAZIONALI DI CEMENTO E CLINKER DAL 2002 AL 2012DOMESTIC CEMENT AND CLINKER EXPORTS FROM 2002 THROUGH 2012

Milioni di tonnellateMillions of tonnes

6

5

4

3

2

1

0

3.000

2.000

1.000

0

-1.000

-2.000

-3.0002002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Page 36: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

36 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

IMPORTAZIONI DI CEMENTO PER REGIONE − ANNO 2012 CEMENT IMPORTS BY REGION − YEAR 2012

tonnellate / tonnes

ImportazioniImports

ProduzioneProduction

% della produzione% of production

Piemonte 54.804 2.009.771 2,7

Liguria 151.053 94.261 160,3

Lombardia 157.007 4.712.082 3,3

Veneto 229.973 2.891.750 8,0

Friuli-Venezia Giulia 139.177 931.361 14,9

Trentino-Alto Adige 38.639 281.279 13,7

Emilia-Romagna 50.591 1.832.592 2,8

Nord / North 821.244 12.753.096 6,4

Toscana 15.162 1.105.151 1,4

Umbria e Marche 3.645 2.025.360 0,2

Lazio 68.173 1.478.882 4,6

Centro / Centre 86.980 4.609.393 1,9

Abruzzo e molise 111.770 1.104.501 10,1

Campania 6.406 1.276.218 0,5

Puglia 8.055 1.862.652 0,4

Calabria 0 850.928 0,0

Basilicata 0 980.214 0,0

Sud / South 126.231 6.074.513 2,1

Sardegna 0 662.351 0,0

Sicilia 70.864 2.144.749 3,3

Isole / Islands 70.864 2.807.100 2,5

Totale / Total 1.105.318 26.244.102 4,2

Fonte: Cembureau ed Eurostat / Source: Cembureau and Eurostat

Page 37: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

37AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

La ripartizione della produzioneper caratteristiche tecniche e composizione

Nel 2012 la ripartizione qualitativa della produzione di cemento non registra signifi-cativi mutamenti delle proporzioni tra le diverse tipologie. In particolare, il cemento maggiormente prodotto in Italia risulta essere ancora il Portland di miscela (CEM II), che pesa circa il 71,5% della produzione nazionale, in leggero decremento rispetto al 2011. All’interno di tale categoria il Portland composito al calcare costituisce il 68,0% della produzione. Il cemento pozzolanico (CEM IV) si conferma essere la se-conda tipologia di cemento maggiormente prodotta in Italia, con una quota sulla produzione nazionale che si decrementa lievemente rispetto al 2011, assestandosi al 13,1%. Il Portland (CEM I) e il cemento d’altoforno (CEM III) incrementano nel 2012 la propria incidenza sulla produzione nazionale passando rispettivamente dall’8,8% al 9,5% e dal 3,9% al 4,9%. Il cemento composito (CEM V) mantiene, invece, invariata la propria quota allo 0,9%.

L’analisi della distribuzione della produzione di cemento per classi di resistenza con-ferma, anche per il 2012, la crescente prevalenza dei cementi ad alta e ad altissima resistenza (classi 42,5 e 52,5) rispetto alle altre tipologie di cemento (classe 32,5), con un peso in crescita rispetto al 2011 pari al 57,2% della produzione nazionale (52,6% nel 2011). A livello territoriale è ormai evidente la preferenza per i cementi a elevate prestazioni, in ragione delle ottime performance che riescono a offrire in termini meccanici e di rapidità di esecuzione delle opere in cantiere.

RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI PRODOTTO − ANNI 2002-2012 DISTRIBUTION BY TYPE − YEARS 2002-2012

%

CEM I CEM II CEM III CEM IV CEM V

2002 8,98 76,83 3,11 10,45 0,63

2003 8,51 76,98 3,26 10,58 0,67

2004 8,54 76,95 3,49 10,17 0,85

2005 7,03 76,75 3,42 12,18 0,62

2006 6,53 75,50 5,32 11,83 0,82

2007 6,91 76,11 4,28 11,72 0,98

2008 7,81 74,99 4,62 11,50 1,08

2009 7,89 73,10 4,31 13,33 1,37

2010 9,87 72,03 3,46 13,56 1,08

2011 8,82 72,36 3,89 13,99 0,94

2012 9,50 71,53 4,91 13,13 0,94

Page 38: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

38 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

RIPARTIZIONE PER TIPOLOGIA DI CEMENTO − ANNO 2012DISTRIBUTION BY CEMENT TYPE − YEAR 2012

TipoType

tonnellatetonnes

%

I 2.493.921 9,50

II/A-S 164.070 0,63

II/B-S 337.920 1,29

II/B-P 98.055 0,37

II/A-L; II/A-LL 12.513.238 47,68

II/B-L; II/B-LL 5.343.932 20,36

II/A-M 58.914 0,22

II/B-M 255.297 0,97

III/A 1.281.307 4,88

III/B 6.933 0,03

IV/A 1.808.385 6,89

IV/B 1.636.713 6,24

V/A; VB 245.416 0,94

Totale / Total 26.244.102 100,00

DISTRIBUZIONE DELLA PRODUZIONE DI CEMENTO PER CLASSI DI RESISTENZA − ANNI 2003-2012 CEMENT PRODUCTION DISTRIBUTION BY STRENGTH CLASS − YEARS 2003-2012

%

2003 2006 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

32,5 53,9 52,8 52,4 52,0 51,0 51,3 47,7 44,0 47,4 42,8

42,5 e 52,5 46,1 47,2 47,6 48,0 49,0 48,7 52,3 56,0 52,6 57,2

DISTRIBUZIONE PER CLASSI DI RESISTENZA NELLE RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE − ANNO 2012 DISTRIBUTION BY STRENGTH CLASS IN MACRO-AREAS − YEAR 2012

32,5tonnellate

tonnes

% 42,5 e 52,5tonnellate

tonnes

%

Nord / North 5.823.037 45,7 6.930.059 54,3

Centro / Centre 1.664.951 36,1 2.944.442 63,9

Sud / South 2.478.595 40,8 3.595.918 59,2

Isole / Islands 1.254.023 44,7 1.553.077 55,3

Totale / Total 11.220.606 42,8 15.023.496 57,2

Page 39: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

39AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Le destinazioni del cemento

La distribuzione per canale di destinazione della produzione in uscita dalle cemente-rie mostra nel 2012 una sostanziale stabilità rispetto a quanto già rilevato negli anni precedenti, con l’eccezione dei canali della rivendita e delle imprese di costruzione che mostrano un maggiore indebolimento. Il settore del calcestruzzo preconfezionato con-tinua a rappresentare il comparto di maggiore rilevanza, assorbendo il 48,9% della pro-duzione nazionale di cemento, in calo rispetto al 2011. Le rivendite di materiali edili e le imprese di costruzioni sono i settori che risentono maggiormente della crisi: la quota di assorbimento della produzione passa, tra il 2011 e il 2012, rispettivamente dal 24,6% al 23,6% e dal 6,1% al 5,8%. Tale dinamica conferma lo stato di difficoltà che permane nei comparti delle opere pubbliche e dell’edilizia di nuova costruzione. Anche il canale dei premiscelatori evidenzia un calo, assorbendo il 3,9% della produzione nazionale di cemento. La contrazione della domanda da parte del mercato interno ha spinto le azien-de cementiere a sfruttare le opportunità offerte dai mercati esteri. Nel 2012, infatti, i flussi di esportazione pesano il 6,6% sul totale della produzione nazionale di cemento, in significativo aumento rispetto al 2011 (9,0%).

I clienti diretti del cemento rappresentano, nella maggioranza dei casi, una destinazio-ne intermedia tra l’azienda cementiera e il mondo delle costruzioni. Per approfondire la conoscenza delle destinazioni finali del cemento AITEC svolge, già da diversi anni, un’analisi statistica per comparto, i cui risultati possono essere così espressi:

DESTINAZIONI INTERMEDIE DEL CEMENTO − ANNO 2012INTERMEDIATE CEMENT DESTINATIONS − YEAR 2012

tonnellate / tonnes %

Centrali di betonaggio / Ready-mixed 12.842.009 48,9

Rivenditori / Retail sales 6.197.775 23,6

Prefabbricatori / Pre-cast 2.792.679 10,6

Imprese di costruzione / Construction firms 1.520.632 5,8

Esportazione / Export 1.727.066 6,6

Premiscelatori / Premixing 1.035.098 3,9

Altre destinazioni / Other destinations 128.843 0,5

Page 40: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

40 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

DESTINAZIONI INTERMEDIE DEL CEMENTO − ANNI 2002-2012 INTERMEDIATE CEMENT DESTINATIONS − YEARS 2002-2012

%

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Centrali di betonaggioReady-mixed 47,0 48,7 48,8 48,6 48,3 48,5 48,5 48,5 49,0 49,2 48,9

RivenditoriRetail sales 21,4 20,3 22,8 23,2 23,0 21,6 21,4 23,7 22,7 24,6 23,6

PrefabbricatoriPre-cast 13,1 12,5 11,9 11,2 11,0 11,0 12,2 11,5 10,9 10,3 10,6

Imprese di costruzioneConstruction firms 8,7 8,8 7,1 7,0 7,3 8,1 6,9 6,1 6,7 6,1 5,8

EsportazioneExport 5,5 5,0 4,5 5,2 5,6 5,6 5,9 5,4 6,1 4,8 6,6

PremiscelatoriPremixing 3,1 3,9 3,9 3,7 3,7 4,1 4,4 4,1 3,7 4,1 3,9

Altre destinazioniOther destinations 1,2 0,8 1,0 1,1 1,1 1,1 0,7 0,7 0,9 0,9 0,5

Nell’ambito di tale analisi si calcolano i coefficienti tecnico-economici e fisici per misura-re l’impiego di cemento nelle costruzioni.

Nel particolare contesto congiunturale che sta attraversando il settore, AITEC ha inoltre avviato un monitoraggio per misurare il posizionamento relativo del cemento rispetto ad altri materiali da costruzione e individuare l’evoluzione delle tecnologie di costruzione.

Page 41: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

41AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

La struttura del settore

L’assetto produttivo dell’industria cementiera italiana non ha subìto grossi muta-menti nel 2012, nonostante il forte ridimensionamento del mercato. Il confronto con il 2011 evidenzia la chiusura definitiva di un centro di macinazione e il passaggio di un impianto da ciclo completo a centro di macinazione.

Il ridimensionamento del mercato ha, tuttavia, reso necessario un diverso utilizzo della struttura produttiva del settore che ha condotto, nel corso del 2012, alla rial-locazione di parte della produzione dagli impianti di grande dimensione (oltre 600 mila tonnellate) verso quelli di medio-piccola dimensione (tra 100 e 300 mila tonnel-late), ciò allo scopo di ottimizzare l’utilizzo della capacità produttiva che tali impianti sono in grado di offrire.

La struttura produttiva si caratterizza per alcune peculiari caratteristiche:

RIPARTIZIONE DELLA PRODUZIONE TRA LE MAGGIORI AZIENDE − ANNO 2012MAJOR FIRMS PRODUCTION PERCENTAGES − YEAR 2012

%

Italcementi (1 azienda e 19 unità / 1 firm and 19 plants) 24,2%

Buzzi Unicem (1 azienda e 13 unità / 1 firm and 13 plants) 16,3%

Colacem (1 azienda e 8 unità / 1 firm and 8 plants) 13,6%

Cementir (1 azienda e 4 unità / 1 firm and 4 plants) 7,7%

Sacci (1 azienda e 5 unità / 1 firm and 5 plants) 5,8%

Cementi Rossi (1 azienda e 3 unità / 1 firm and 3 plants) 5,3%

Holcim (1 azienda e 2 unità / 1 firm and 2 plants) 5,1%

Cementerie Aldo Barbetti (1 azienda e 2 unità / 1 firm and 2 plants) 3,5%

Cementizillo (1 azienda e 2 unità / 1 firm and 2 plants) 2,5%

Cal.me (1 azienda e 3 unità / 1 firm and 3 plants) 2,2%

Cementeria di Monselice (1 azienda e 1 unità / 1 firm and 1 plant) 1,8%

Cementi Moccia (1 azienda e 1 unità / 1 firm and 1 plant) 1,0%

Altre aziende / Other firms (16 aziende e 17 unità / 16 firms and 17 plants) 11,0

Totale / Total (28 aziende e 80 unità / 28 firms and 80 plants) 100,0

Page 42: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

42 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Nel 2012 si rilevano 28 aziende operanti nel settore. Tale dato è invariato da diver-si anni e rappresenta un valore particolarmente elevato che conferma la peculiarità dell’Italia rispetto ad altri paesi europei, nei quali i processi di fusione e acquisizione hanno determinato un minore numero di operatori.

Il settore cementiero italiano si caratterizza, inoltre, per l’ampia eterogeneità degli operatori, potendo contare sulla contemporanea presenza di gruppi multinazionali e di aziende di medie e piccole dimensioni, operanti a livello nazionale o anche soltanto a livello locale. Le dodici maggiori aziende coprono l’89% della produzione nazionale di cemento, mentre le altre, anche se di piccola dimensione, viste le peculiarità del bu-siness, hanno anch’esse una presenza significativa nel proprio ambito territoriale.

Per quanto riguarda la localizzazione degli impianti sul territorio nazionale, essi ri-sultano dislocati per il 46% circa nel Nord, per il 16% nel Centro, per il 27% nel Sud e per l’11% nelle Isole; si assicura in tal modo una presenza capillare di impianti a breve distanza dai luoghi di consumo del prodotto.

RIPARTIZIONE DELLE CEMENTERIE PER CLASSI PRODUTTIVE − ANNO 2012PRODUCTION BY PLANT’S SIZE − YEAR 2012

NumeroNumber

tonnellate tonnes

%

Fino a 100.000 tonn. / Up to 100,000 tons 9 504.714 1,9%

da 100.001 a 300.000 tonn. / from 100,001 to 300,000 tons 37 6.662.472 25,4%

da 300.001 a 600.000 tonn. / from 300,001 to 600.000 tons 19 8.521.514 32,5%

oltre 600.000 tonn. / over 600.000 tons 15 10.555.402 40,2%

Totale / Total 80 26.244.102 100,0%

Page 43: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

43AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DELLE UNITA’ PRODUTTIVE − ANNO 2012 TERRITORIAL DISTRIBUTION OF PLANTS − YEAR 2012

Ciclo completo / Full cycle Sola macinazione / Grinding only Totale / Total

Piemonte 3 4 7

Liguria 0 1 1

Lombardia 7 0 7

Veneto 6 3 9

Friuli-Venezia Giulia 3 1 4

Trentino-Alto Adige 2 1 3

Emilia-Romagna 2 4 6

Nord / North 23 14 37

Toscana 3 2 5

Marche 1 0 1

Umbria 3 0 3

Lazio 2 1 3

Centro / Centre 9 3 12

Abruzzo 3 0 3

Molise 2 0 2

Campania 4 1 5

Puglia 3 2 5

Calabria 3 1 4

Basilicata 2 1 3

Sud / South 17 5 22

Sardegna 2 1 3

Sicilia 5 1 6

Isole / Islands 7 2 9

Totale / Total 56 24 80

Page 44: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATOAITEC

44 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

RIPARTIZIONE PER MODALITÀ DI CONSEGNA − ANNI 2002-2012DELIVERY DISTRIBUTION BY TYPE − YEARS 2002-2012

%

2002 2003 2006 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Insaccato / Sacked 21,7 21,0 22,1 21,9 20,5 20,9 21,6 23,1 21,8 21,5 21,3

Sfuso / Bulk 78,3 79,0 77,9 78,1 79,5 79,1 78,4 76,9 78,2 78,5 78,7

AZIENDE E UNITA’ PRODUTTIVE − ANNI 2011-2012 COMPANIES AND PLANTS − YEARS 2011-2012

2012 2011

Aziende / Companies 28 28

Unità produttive / Plants 80 81

di cui a ciclo completo / of which, full-cycle 56 57

di cui officine di macinazione / of which, grinding plants 24 24

RIPARTIZIONE DELLA PRODUZIONE PER CLASSI AZIENDALI − ANNO 2012PRODUCTION BY COMPANY’S SIZE − YEAR 2012

NumeroNumber

%Produzione Production

Inferiori a 500.000 tonnellateLess than 500,000 tonnes 18 13,8

Da 500.000 a 3.000.000 tonnellateFrom 500,000 to 3,000,000 tonnes 7 32,1

Oltre 3.000.000 di tonnellateOver 3,000,000 tonnes 3 54,1

Totale / Total 28 100,0

RIPARTIZIONE PER MODALITÀ DI CONSEGNA − ANNO 2012DELIVERY DISTRIBUTION BY TYPE − YEAR 2012

tonnellate / tonnes %

Insaccato / Sacked 5.579.967 21,3%

Sfuso / Bulk 20.664.135 78,7%

Page 45: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE E MERCATO AITEC

45AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Il trasporto del cemento

L’analisi delle modalità di distribuzione relative al trasporto di cemento mostra l’as-sestamento della percentuale di cemento consegnato sfuso sul 78,7% del totale, un valore consolidato ormai da diversi anni. Le consegne in sacco infatti sono legate al mercato intermedio delle rivendite e all’esportazione verso paesi determinati che non hanno una struttura di gestione automatizzata.

Le movimentazioni di prodotto via mare, rilevate attraverso un’indagine commissio-nata da AITEC, ammontano nel 2012 a circa 140 mila tonnellate (al netto dei flussi di importazione), secondo una direttrice principalmente dal Sud e dalle Isole verso il Nord Italia.

Per quanto riguarda le imprese di autotrasporto del comparto del cemento apparte-nenti ad un settore già in difficoltà da alcuni anni, occorre rilevare che nel corso del 2012 hanno scontato un calo consistente dei volumi che ha evidenziato:

struttura;

merceologici.

Tale quadro ha inasprito ulteriormente, durante l’anno, la tensione nell’autotraspor-to con il conseguente continuo proclama di agitazioni e blocchi della circolazione.

Nel corso del 2012 e nella prima parte del 2013 si è raggiunto con le principali as-sociazioni vettoriali una sostanziale convergenza sul testo di un protocollo per la gestione dell’autotrasporto di cemento; il testo definitivo dovrebbe essere firmato nel corso del 2013. Il testo condiviso esalta i requisiti di qualificazione etica e impren-ditoriale delle imprese logistiche ed è corredato da uno strumento informativo di semplificazione amministrativa in grado di ridurre la burocrazia improduttiva legata alla stipula dei contratti.

Per il settore cementiero l’autotrasporto rappresenta un elemento di fondamentale importanza, il cui costo raggiunge una percentuale rilevante del valore del prodotto consegnato (fino al 25-30%). Per questo motivo le aziende del settore sono alla ricerca di partner logistici che offrano un servizio di qualità e affidabilità nel pieno rispetto del quadro normativo.

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L’INDUSTRIADEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

a cura di ATECAP Associazione Tecnico Economica Calcestruzzo Preconfezionato

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

49

2007 2008 2009 2010 2011 2012

L’industria del calcestruzzo preconfezionato

1. Premessa di scenario

In questa sezione si fornisce una fotografia dell’industria del calcestruzzo preconfezio-nato e del suo mercato con l’obiettivo di contribuire all’analisi dei processi in atto con elementi e informazioni che integrano le indicazioni sull’andamento dell’industria del cemento e riferiti al più generale scenario delle costruzioni.

L’onda lunga della recessione, originata dalla crisi finanziaria che si è manifestata a parti-re dal secondo semestre 2007, continua a produrre i suoi effetti su gran parte del sistema produttivo europeo, risultando di particolare intensità per le economie più deboli, peri-feriche, anche a causa dell’eccessivo peso del debito sovrano sul prodotto interno lordo e, di conseguenza, dell’impossibilità di porre in essere politiche espansive.

La congiuntura negativa ha interessato anche la nostra economia coinvolgendo tutti i comparti produttivi e in modo particolare il settore delle costruzioni che sta vivendo la crisi più grave dal dopoguerra ad oggi.

Allo stesso modo del settore delle costruzioni, così il mercato del calcestruzzo precon-fezionato risente pesantemente delle dinamiche economiche che hanno caratterizzato l’Europa negli ultimi anni.

Dal grafico emerge come nell’ambito della più generale crisi delle costruzioni e di quello specifico dei prodotti a base cementizia il settore del calcestruzzo preconfezionato è sicuramente quello che resiste di più dimostrando non solo la vitalità della propria indu-stria ma soprattutto la validità del prodotto.

100

95

90

85

80

75

70

65

60

55

50

Nu

mer

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007=

100

PIL, INVESTIMENTI IN COSTRUZIONI, PRODUZIONE NELLE COSTRUZIONI, DI CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO E DI CEMENTO NELL’AREA DELL’EURO

Pil Investimenti in costruzioni Cemento Produzione nelle costruzioni Calcestruzzo

Fonte: Eurostat

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2. Caratteristiche del settore

Volendo connotare il settore utilizzando un piccolo modello di analisi SWOT, ovvero va-lorizzazione dei punti di forza, contenimento dei punti di debolezza alla luce del quadro di opportunità e rischi provenienti dall’esterno, emerge quanto segue.

In particolare valenza del prodotto perché il calcestruzzo è il materiale da costruzione leader che non solo consente di soddisfare i requisiti di resistenza meccanica, ma anche quelli di estetica, diffusione di luce e isolamento termico e acustico e di sostenibilità.

Affidabilità e sostenibilità perché il calcestruzzo evoca solidità, sicurezza, resistenza e stabilità e le sue caratteristiche oggettive valutate all’interno dell’intero ciclo di vita lo rendono vantaggioso in termini di sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Localismo e territorialità perché il calcestruzzo è un materiale da costruzione di prove-nienza e di produzione locale e questo aspetto contribuisce a rafforzare il legame di una struttura con il territorio e con la natura che la circonda generando vantaggi non solo per la sostenibilità della costruzione ma anche per la crescita economica e il benessere delle comunità locali ove risiedono gli impianti di produzione.

Struttura produttiva sovradimensionata perché i driver principali dell’industria del calce-struzzo sono le opere pubbliche e le nuove costruzioni di edilizia privata, settori questi entrambi colpiti duramente dalla crisi in atto con il risultato di un dimezzamento della produzione e una sovrabbondanza di impianti di produzione che, in un settore il cui output non può essere stoccato in magazzino, restano inattivi.

Concorrenza sleale perché rispetto della legalità e qualificazione degli operatori devo-no rappresentare le basi di un confronto concorrenziale leale mentre troppo spesso nel mercato si assiste invece a comportamenti e pratiche illecite che danneggiano le imprese serie e corrette.

Poco diffusa cultura del calcestruzzo perché nonostante l’affidabilità del prodotto i pro-duttori di calcestruzzo sono associati a un mercato in cui operano operatori scorretti e il calcestruzzo, pur essendo il materiale leader alla base della gran parte degli edifici e delle infrastrutture del Paese, non è conosciuto per tutte le sue potenzialità strutturali, estetiche, architettoniche e sostenibilità.

Sebbene il calcestruzzo sia considerato una sorta di commodity, in realtà il mercato

AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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PUNTI DI FORZA

• valenza del prodotto• affidabilità e sostenibilità• localismo e territorialità

MINACCE

• variabile prezzo

PUNTI DEBOLI

• struttura produttiva sovradimensionata• concorrenza sleale• poco diffusa cultura del calcestruzzo

OPPORTUNITÀ

• nuove applicazioni• impiego di materiali riutilizzabili

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 51

premia le imprese dinamiche che investono nella ricerca e sviluppo di nuove miscele di calcestruzzo, con particolare attenzione all’impiego di materiali riutilizzabili, rispon-dendo così ad una domanda sempre più attenta ai livelli qualitativi imposti dalla nuova edilizia e al rispetto dell’ambiente.

In un mercato, come quello del calcestruzzo preconfezionato, caratterizzato da consumi in costante calo, la variabile prezzo sta assumendo sempre maggiore importanza, so-prattutto per i calcestruzzi ordinari, sino a portare i players più agguerriti, generalmente piccoli preconfezionatori, a compiere trattative commerciali a livelli di prezzi al limite del sottocosto.

3. Struttura produttiva

Il settore si caratterizza per la presenza di una struttura produttiva di aziende che fanno della produzione di calcestruzzo preconfezionato il loro core business pari a 1.075 imprese operanti sul territorio italiano con un calo del 21,76% registrato negli ultimi cinque anni.

Gli impianti sono diminuiti nel quinquennio di circa il 21%, mentre la media degli im-pianti per azienda è sostanzialmente rimasta invariata, ovvero pari a 2.

NUMERO IMPRESE MERCATO ITALIANO

2008 2009 2010 2011 2012

Numero imprese mercato italiano 1.374 1.338 1.275 1.195 1.075

Numero impianti mercato italiano 2.792 2.696 2.698 2.470 2.200

Media impianti 2,0 2,0 2,1 2,1 2,0

Produzione ('000 mc) 66.242 56.275 53.269 51.985 40.274

Produzione media per impianto (mc) 23,7 20,9 19,7 21,0 18,3

Fonte: elaborazioni Atecap su dati ISTAT

Si è dunque concluso il processo di crescita dimensionale media iniziato nel passato e spinto da un ciclo di espansione produttiva che comportò una sensibile trasformazione in termini di composizione nell’ambito della struttura dell’offerta tra le tre fasce dimen-sionali delle piccole imprese monoimpianto, delle medie (da 2 a 10 impianti) e delle grandi, con uno slittamento quantitativo verso le classi maggiori.

NUMERO IMPRESE MERCATO ITALIANO

Fonte: elaborazioni Atecap su dati ISTAT

1400

1300

1200

1100

10002008 2009 2010 2011 2012

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 52

L’arrestarsi di tale processo è piuttosto il risultato della crisi produttiva e del ridimen-sionamento del mercato. La crisi in atto, che non accenna a placarsi, ha colpito i driver fondamentali dell’industria del calcestruzzo, ovvero gli investimenti in opere pubbliche e, per quanto concerne il comparto del mercato privato, le nuove costruzioni abitative.

In un settore il cui prodotto non può essere stoccato in magazzino ciò si traduce inevita-bilmente nel tenere inattivi gli impianti di produzione e dunque chiuderli.

Si registra comunque anche una situazione paradossale che consiste nel fatto che a farne le spese sono gli operatori seri e leali. Per questo l’Atecap è fortemente impegnata per stimolare tutti i possibili meccanismi naturali del mercato al fine di espellere da esso gli operatori improvvisati e le infiltrazioni malavitose, di rifiutare la facile concorrenza fon-data sul mero abbattimento dei costi e troppo spesso sul mancato rispetto delle norme.

In altri termini la crisi deve rappresentare una opportunità a vantaggio delle imprese più solide e più flessibili ed innovative sotto il profilo della produzione, che tendono ad emergere consolidando la loro posizione di mercato.

Tornando ai dati riferiti alla struttura produttiva, tuttavia le aziende monoimpianto continuano a costituire l’ossatura quantitativa dell’industria nazionale del calcestruzzo preconfezionato.

Resta comunque attuale, seppur spinto da altre dinamiche, il processo iniziato prima della crisi che vede la riduzione dei monoimpianto, la crescita rilevante della fascia media delle aziende e un ulteriore processo di concentrazione verso l’alto a favore delle imprese mag-giori che consolidano il loro ruolo di aziende a dimensione pluriregionale e nazionale.

Va comunque sottolineato che il settore del preconfezionato, ultimo anello dell’articolato ciclo produttivo del calcestruzzo, coagula i diversi attori che operano nella filiera, ovvero produttori di cemento, produttori di aggregati, produttori dell’acciaio per il calcestruzzo armato, applicatori di calcestruzzo, imprese per la realizzazione e la gestione degli impian-ti e delle macchine, produttori di additivi, fornitori di tecnologie, costruttori di macchine edili, società di ricerca, istituti di certificazione e valutazione tecnologica, ecc..

NUMERO IMPIANTI MERCATO ITALIANO

Fonte: elaborazioni Atecap su dati ISTAT

2850

2750

2650

2550

2450

2350

2250

21502008 2009 2010 2011 2012

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 53

4. Produzione di calcestruzzo preconfezionato

Il 2012 è stato l’anno nero dell’industria del calcestruzzo preconfezionato che ha visto i volumi della produzione ridursi di più di un quinto rispetto all’anno precedente.

Per il sesto anno consecutivo l’industria del calcestruzzo preconfezionato segna numeri negativi: il 2012 si chiude con un -22,5% rispetto al 2011, perdita che si somma al trend negativo degli anni precedenti.

PRODUZIONE CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

2008 2009 2010 2011 2012

Italia settentrionale 31,81 26,33 25,41 24,60 19,73

Italia centrale 12,94 11,23 10,30 10,27 7,30

Italia meridionale 15,32 13,57 12,54 12,52 9,48

Italia insulare 6,17 5,14 5,02 4,59 3,77

Totale 66,24 56,27 53,26 51,98 40,27

Valori in milioni di metri cubo / Fonte: elaborazioni Atecap su dati MISE

Una crisi senza precedenti, in 6 anni, dal 2006 al 2012, la produzione di calcestruzzo pre-confezionato ha registrato un -45,2%.

La perdita maggiore si registra comunque nel centro Italia con un mercato sostanzial-mente dimezzato rispetto al 2006 (-49,84%).

ANDAMENTO PRODUZIONE CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO 2008-2012

Valori in milioni di metri cuboFonte: elaborazioni Atecap su dati MISE

2008 2009 2010 2011 2012

33

28

23

19

13

8

3

Italia settentrionale Italia centrale Italia meridionale Italia insulare

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 54

-28,90%

-19,82%

-24,27%

-18%

-43,56%

-37,99%

-38,13%

-38,98%

2012 rispetto al 2011 2012 rispetto al 2008

Gen

nai

o 2

012

Feb

bra

io 2

012

Mar

zo 2

012

Ap

rile

201

2

Mag

gio

201

2

Giu

gn

o 2

012

Lug

lio 2

012

Ag

ost

o 2

012

Sett

emb

re 2

012

Ott

ob

re 2

012

No

vem

bre

201

2

Dic

emb

re 2

012

2,50

2,00

1,50

1,0

0,50

0

Italia settentrionale Italia centrale Italia meridionale Italia insulare

ANDAMENTO PRODUZIONE CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO 2012 SU BASE MENSILE

Valori in milioni di metri cuboFonte: elaborazioni Atecap su dati MISE

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 55

VARIAZIONE PERCENTUALE ANNO 2012 SU ANNO 2011 BASE MENSILE PER MACROAREE

(I° semestre 2011/2012)

ItaliaGen 2012 Gen 2011

Feb 2012 Feb 2011

Mar 2012Mar 2011

Apr 2012Apr 2011

Mag 2012Mag 2011

Giu 2012Giu 2011

settentrionale -16,72% -41,57% -8,58% -32,21% -22,96% -12,05%

centrale -25,08% -48,32% -13,08% -37,27% -31,75% -21,31%

meridionale -35,54% -40,69% -11,75% -28,56% -22,33% -14,06%

insulare -32,27% -16,79% -16,94% -17,44% -25,98% -2,77%

(II° semestre 2011/2012)

ItaliaLug 2012Lug 2011

Ago 2012Ago 2011

Set 2012Set 2011

Ott 2012Ott 2011

Nov 2012Nov 2011

Dic 2012Dic 2011

settentrionale -9,24% -15,05% -25,85% -6,39% -19,51% -29,63%

centrale -20,33% -23,32% -33,85% -21,01% -36,16% -38,25%

meridionale -20,15% -26,55% -27,05% -12,55% -24,48% -34,07%

insulare -11,96% -15,82% -24,62% -16,48% -17,21% -15,02%

Fonte: elaborazioni Atecap su dati MISE

E le previsioni per il 2013, purtroppo, non fanno certo ben sperare: i driver dell’industria del calcestruzzo, ovvero gli investimenti in opere pubbliche e nel mercato privato per le nuove costruzioni, sono ancora inattivi; nel comparto delle opere pubbliche la contra-zione della spesa pubblica continua ad essere fortemente consequenziale ai vincoli di bilancio; nel settore del mercato privato resta in atto un rallentamento nell’avvio delle opere, per la difficoltà di ottenere credito da parte delle imprese e delle famiglie.

Le previsioni sull’andamento della produzione di calcestruzzo preconfezionato, elabo-rate sulla base di stime Aitec della produzione di cemento, segna nel 2013 una flessione del 24,44% rispetto al 2012.

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 56

5. Andamento dell’occupazione

La crisi settoriale sta fortemente minando i livelli occupazionali con effetti pesantissimi: le costruzioni hanno perso, dall’inizio della crisi 360.000 posti di lavoro che salgono a 550.000 considerano anche i settori collegati.

Drammatica la perdita dei posti di lavoro, secondo i dati diffusi dall’Istat relativi al 2012: il numero di occupati nelle costruzioni si è ridotto del 5% su base annua.Complessivamente dall’inizio della crisi alla fine dello scorso anno la perdita occupazio-nale ha raggiunto il 16,1%.

A livello territoriale la contrazione dell’occupazione ha coinvolto tutte le macroaree ma in modo particolare le regioni meridionali.

Nel comparto dell’industria del calcestruzzo preconfezionato negli ultimi cinque anni si è registrata una diminuzione dell’occupazione pari al 20,33%.

LAVORATORI AFFERENTI AL SETTORE DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

2008 2009 2010 2011 2012

Occupati nel settore 20.321 19.566 18.186 17.222 16.189

Fonte: elaborazioni Atecap su dati ISTAT

OCCUPATI NEL SETTORE

Fonte: elaborazioni Atecap su dati ISTAT

20500

20000

19500

19000

18500

18000

17500

17000

16500

160002008 2009 2010 2011 2012

L’INDUSTRIA DEL CALCESTRUZZO PRECONFEZIONATO

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AMBIENTE ED ENERGIA

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Il sistema dell’Emissions Trading

Con il 2012 si è concluso il secondo periodo dell’Emissions Trading Scheme (ETS), il sistema di scambio di quote di emissione di gas serra, istituito dall’Unione europea nel 2003.

A partire dal periodo 2013-2020 entra in vigore un nuovo sistema, definito con la revisio-ne messa a punto nel 2009, della direttiva 2003/87/CE. Per il cosiddetto terzo periodo ETS sono previsti un sistema centralizzato di assegnazione delle quote e il ricorso a meccani-smi onerosi di distribuzione dei titoli emissivi, con l’eccezione di parziali assegnazioni a titolo gratuito per le emissioni industriali; tali assegnazioni gratuite sono definite a livel-lo europeo sulla base di un benchmark settoriale e variano in funzione dell’esposizione del settore al rischio di delocalizzazione delle emissioni per effetto della competizione internazionale (il cosiddetto carbon leakage).

Come noto il settore del cemento è stato incluso, con la Decisione della Commissione del 24 dicembre 2009, nell’elenco dei settori e dei sottosettori ritenuti esposti a un rischio elevato di carbon leakage, in ragione dell’elevata incidenza dei costi della CO2 sui costi di produzione e le aziende cementiere hanno così acquisito il diritto all’alloca-zione gratuita delle proprie quote. Tuttavia già nel 2014 ci sarà la prima revisione della lista dei settori esposti al rischio di rilocalizzazione delle emissioni.

Il settore è stato fortemente impegnato, nel corso del 2012, nell’acceso dibattito, tut-tora in corso, sul futuro dell’ETS, nell’ambito del quale è stato spesso chiamato a por-tare il proprio contributo, direttamente o attraverso le proprie rappresentanze nelle diverse sedi, quali Confindustria e Cembureau.

Il forte ribasso dei prezzi della CO2 sul mercato, dovuto alla congiuntura economica estremamente negativa di questi anni e al conseguente calo dei livelli produttivi, ha infat-ti indotto la Commissione europea e tutte le parti interessate ad interrogarsi sull’attuale ruolo e sull’effettiva efficacia del sistema ETS e a riflettere su possibili misure per il suo rafforzamento, sia a breve sia a lungo termine.

In questo contesto la Commissione europea ha presentato a luglio una Proposta di Deci-sione che prevede un intervento sul sistema Emissions Trading al fine di ridurre, tempo-raneamente, l’ammontare delle quote di CO2 da mettere all’asta nel corso del III periodo e rilanciare così il prezzo delle quote sul mercato. Inoltre nel rapporto “The state of the European carbon market in 2012”, pubblicato a novembre, sono descritti sei possibili in-terventi strutturali per il rafforzamento del sistema ETS.

Il settore del cemento italiano, pur avendo sempre sostenuto il ruolo dell’ETS come stru-mento della politica climatica europea, è consapevole della situazione estremamente cri-tica che ha messo in pericolo la credibilità stessa del sistema.

61AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECAMBIENTE ED ENERGIA

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È fondamentale ripristinare il ruolo centrale del sistema ETS come strumento in grado di promuovere la riduzione dei gas serra in modo economicamente efficace, senza tuttavia che vengano al contempo introdotti nuovi elementi di incertezza nel quadro normativo di riferimento, appena definito. La principale conseguenza sarebbe quella di scoraggiare ulteriormente gli investimenti da parte delle imprese, che già si trovano ad operare in un contesto particolarmente difficile.

In questa ottica il settore del cemento italiano auspica che venga intrapresa una pro-fonda riflessione sulla futura politica industriale, energetica e climatica dell’Unione europea, nella consapevolezza che la coerenza tra queste politiche sia cruciale per garantire la competitività dell’industria italiana ed europea, così come è stato sotto-lineato in più occasioni da diverse associazioni industriali, nazionali ed europee. Tale riflessione non potrà in ogni caso prescindere dagli sviluppi del dibattito internaziona-le, la cui ultima importante tappa è stata la Conferenza ONU sui cambiamenti climatici che si è svolta a Doha nel dicembre 2012. Come per le edizioni precedenti, purtroppo, i negoziati internazionali sul clima si sono rivelati difficoltosi ed ancora una volta il risul-tato raggiunto dalla conferenza dell’UNFCCC è stato sostanzialmente deludente. Tra i risultati positivi va registrata la decisione dei governi di lavorare “rapidamente” verso un accordo universale sui cambiamenti climatici che coinvolga tutti i paesi a partire dal 2020, da adottare entro il 2015. Tuttavia il vertice non è riuscito a superare gli ostacoli negoziali che bloccano la ratifica del nuovo accordo globale; sono infatti davvero po-chi i paesi che hanno confermato la disponibilità a prendere accordi vincolanti, mentre oltre l’80% dei paesi partecipanti si è rifiutato di farlo (tra questi Canada, Russia, Cina, Brasile, India). Intanto il protocollo di Kyoto è stato esteso fino al 2020 ma, come noto, si tratta di un accordo che vede tra i firmatari soltanto alcuni paesi (tra cui l’Unione europea) che, insieme, rappresentano solo il 15% delle emissioni globali. La situazione resta dunque preoccupante per gli operatori europei che ancora una volta vedono rimandata la definizione di un accordo globale con requisiti e caratteristiche tali da garantire realmente la creazione dell’atteso level playing field.

62 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITEC AMBIENTE ED ENERGIA

Page 63: Relazione 2012 Aitec

Il recupero dei rifiuti

Il recupero di energia da flussi selezionati di rifiuti è ormai da anni uno dei temi più dibattuti a livello nazionale ed europeo per i risvolti ambientali, sociali ed economici ad esso connessi. Come previsto dalla gerarchia del ciclo integrato dei rifiuti, il recupero di materia ed energia, a valle di tutte le valorizzazioni più nobili (prevenzione, riciclo, ecc.) consente di minimizzare il ricorso alle discariche, ridurre le emissioni di CO2 e generare potenziali risparmi economici per le imprese, per le pubbliche amministrazioni e per i cittadini.

In particolare per il settore del cemento, da sempre chiamato a sostenere costi elevati per l’approvvigionamento dei combustibili necessari al proprio processo produttivo, la possibilità di sostituire parzialmente quelli convenzionali con alcune tipologie di rifiuti rappresenta una concreta opportunità di ottenere una serie di benefici, primo fra tutti quello di salvaguardare risorse non rinnovabili e contenere gli impatti emissivi dei propri impianti, nonché contribuire in modo efficace alla gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti.

Tale pratica supportata da direttive comunitarie è ampiamente diffusa in tutta Europa ma in Italia incontra ancora oggi delle resistenze dovute al mancato consenso sociale e alla complessità delle procedure autorizzative: in Italia le tempistiche per il rilascio della necessarie autorizzazioni arrivano a sfiorare i sei anni, contro i 12 -14 mesi ad esempio di Francia e Germania.

Sul fronte normativo, va segnalata la pubblicazione del DM 14 Febbraio 2013 che, appli-cando la Direttiva quadro europea sui rifiuti, fissa i criteri per la cessazione della quali-fica di rifiuto per alcune specifiche tipologie di combustibili solidi secondari derivati dal trattamento dei rifiuti non pericolosi (i cosiddetti CSS End of Waste).

Il Decreto è il risultato di un lavoro di circa due anni che ha visto il coinvolgimento ope-rativo da parte del Ministro dell’Ambiente, di tutte le principali associazioni nazionali di settore (produttori e utilizzatori di CSS), delle principali associazioni ambientaliste, delle istituzioni centrali competenti (quali il MISE) e degli organismi tecnici nazionali (CTI Co-mitato Termotecnico Italiano - ente federato dell’UNI) e non ultimo della Commissione europea.

Nel mese di agosto 2012 lo schema di decreto è stato notificato alla Commissione euro-pea e reso pubblico per sette mesi sui siti web delle istituzioni comunitarie. Al termine della consultazione pubblica il parere favorevole della Commisione europea ha permes-so la definitiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. L’impianto normativo, che costituisce una novità assoluta nel panorama nazionale e comunitario, prevede l’imposizione di limiti di emissione più stringenti rispetto al normale funzionamento a combustibili fos-sili per le centrali termoelettriche e le cementerie che utilizzeranno il CSS End of waste,

63AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECAMBIENTE ED ENERGIA

Page 64: Relazione 2012 Aitec

oltre a prescrivere un rigoroso sistema di certificazioni e controlli di qualità sui CSS che verranno etichettati come combustibili.

Durante l’iter del decreto, il Ministero dell’ambiente e AITEC hanno intrapreso azioni fina-lizzate alla corretta informazione dell’opinione pubblica (stampa, media nazionali, internet, social network) circa i contenuti delle norme e i potenziali benefici ambientali, sociali ed eco-nomici che possono derivare da una loro corretta implementazione sul territorio nazionale, afflitto in alcune aree dal perdurare dell’emergenza rifiuti.

64 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITEC AMBIENTE ED ENERGIA

RECUPERO ENERGETICO RIFIUTI − ANNO 2012ALTERNATIVE FUELS − YEAR 2012

tonnellate / tonnes

CSS - Combustibili Solidi Secondari (Rifiuti non pericolosi) / SRF - Solid Recovered Fuel (Not hazardous waste)

CDR / RDF (*) 172.001

Plastiche, gomme / Rubber, plastics 39.591

Pneumatici usati / Used tyres 32.855

Fanghi da depurazione acque reflue urbane / Sludges from municipal wastewater treatment plants 15.615

Car Fluff / Car Fluff 58

Combustibili liquidi (rifiuti pericolosi) / Liquid fuels (hazardous waste)

Oli usati, emulsioni oleose / Waste oils 10.814

Solventi non clorurati / No chlorinated solvents 6.342

Altro / Other 10.000

Scarti di origine animale / Animal meal

Solventi non clorurati / No chlorinated solvents 18.109

Totale / Total 305.385

Sostituzione calorica media (%) / Average thermal substitution rate (%) 10,6%

(*) CDR: Combustibile Da Rifiuti / RDF: Refuse Derived Fuel

Dati relativi al 93% della produzione di cemento delle aziende associate AITEC.

Page 65: Relazione 2012 Aitec

RECUPERO DI MATERIA DA RIFIUTI E MATERIE PRIME DI SOSTITUZIONEALTERNATIVE RAW MATERIALS

tonnellate / tonnes

2012

Recupero di materia da rifiuti non pericolosi / Material recovery from not hazardous waste 989.416

Materie prime di sostituzione non classificate rifiuti / Alternative raw materials (by products) 1.315.130

Totale / Total 2.304.546

Sostituzione materie prime naturali (%) / Average substitution rate (%) 6,3%

Dati relativi al 93% della produzione di cemento delle aziende associate AITEC.

RECUPERO DI MATERIA DA RIFIUTI − ANNO 2012ALTERNATIVE RAW MATERIALS CLASSIFIED AS WASTE − YEAR 2012

Tipologia di rifiuto / Waste category tonnellate / tonnes

2012

Rifiuti provenienti da industria siderurgica/ Waste from steel Industry 180.160

Rifiuti da lavorazione della pietra / Waste from quarries 94.926

Rifiuti di refrattari, rifiuti di refrattari da forni per processi ad alta temperatura / Refractories waste 4.553

Fanghi e polveri da segagione e lavorazione pietre e marmi / Waste from marble excavation and treatment 8.859

Fanghi da lavorazione pietre / Waste from rock excavation and treatment 2.525

Fanghi da trattamento acque di processo industriali / Industrial wastewater treatment plant sludges 19.320

Ceneri dalla combustione di carbone e biomasse / Carbon and biomass plants ashes 461.515

Gessi chimici desolforazione fumi / Desulfurization chemical gypsum 212.446

Altro / Other waste 5.112

Totale / Total 989.417

Dati relativi al 93% della produzione di cemento delle aziende associate AITEC.

65AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECAMBIENTE ED ENERGIA

Page 66: Relazione 2012 Aitec

66 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITEC AMBIENTE ED ENERGIA

CONSUMI ENERGETICI − ANNO 2012 ENERGY CONSUMPTION − YEAR 2012

Variazioni %Change %2012 / 2011

Energia elettrica / Electrical power kWh 3.092.116.103 -17,3

Metano / Natural gas m3 24.999.982 -14,3

Carbone / Coal tonnellate/tonnes 1.929.603 -23,3

Olio combustibile denso / Heavy fuel oil tonnellate/tonnes 55.443 -24,2

Combustibili non convenzionali / Alternative fuels tonnellate/tonnes 305.385 -3,1

I consumi energetici

Il 2012 è stato caratterizzato da un ulteriore lieve aumento del costo dell’energia per l’industria cementiera italiana. Il costo del pet-coke importato ha mostrato, dopo il forte aumento registrato nel 2011, un leggero decremento nel corso del 2012 con un costo medio all’importazione pari a circa 81 euro/tonnellata.

Il beneficio derivante dal decremento del costo del petcoke nel 2012, legato alla ca-duta della domanda internazionale, è stato bilanciato dal forte aumento del costo dell’energia elettrica registrato nello stesso periodo. Tale incremento è stato trainato dalla continua crescita degli oneri generali del sistema elettrico che hanno raggiun-to livelli insostenibili per l’industria cementiera. A riguardo si segnala l’avvenuto recepimento, ad inizio 2013, della Direttiva UE riguardante la rimodulazione degli oneri generali sulla base del peso dei costi energetici specifici delle singole aziende. Il Governo italiano ha concluso l’iter normativo e messo a punto i regolamenti di attua-zione. Alla data di stesura della presente Relazione è in corso di definizione, presso l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, il nuovo impianto di contribuzione. Si tratta di una misura che favorisce una maggiore equità nella ripartizione degli oneri tra i diversi operatori (circa 12 miliardi di euro all’anno).Anche nel 2012 il fabbisogno di energia termica nel processo di cottura delle materie prime è stato soddisfatto in misura preponderante mediante l’utilizzo di combustibili solidi quali il carbone (sia fossile che pet-coke) che soddisfa circa il 90% del fabbiso-gno energetico dell’intera industria.

I consumi di energia elettrica rilevati nel 2012 sono risultati in calo di circa il 17,3% rispetto al 2011, attestandosi su valori vicini ai 3,1 Gwh. L’efficienza degli impianti produttivi italiani indica un fabbisogno medio intorno ai 120 kWh per tonnellata di cemento prodotto, un valore confrontabile con quello registrato nel 2011.

Page 67: Relazione 2012 Aitec

CONSUMI DI COMBUSTIBILI − ANNI 2001-2012FUEL CONSUMPTION − YEARS 2001-2012

%

Carbone / Coal O.c.d. / HFO Metano / Natural gas Altri / Other

2001 91,4 4,9 1,6 2,1

2002 88,7 4,6 1,3 5,4

2003 86,9 5,2 2,2 5,7

2004 86,2 4,9 1,7 7,2

2005 87,4 4,8 1,4 6,4

2006 89,1 4,0 1,1 5,8

2007 89,2 3,5 1,4 5,9

2008 88,8 3,9 1,3 6,0

2009 87,7 3,7 1,2 7,4

2010 87,2 3,5 1,2 8,1

2011 87,5 3,0 1,2 8,3

2012 85,2 2,9 1,3 10,6

66AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECAMBIENTE ED ENERGIA

Page 68: Relazione 2012 Aitec
Page 69: Relazione 2012 Aitec

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

a cura del GMEGestore Mercati Energetici

Page 70: Relazione 2012 Aitec
Page 71: Relazione 2012 Aitec

AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

15

1. I mercati dei combustibili

In un contesto dominato da una profonda e persistente debolezza delle economie eu-ropee, nel 2012 le quotazioni continentali dei combustibili si sono caratterizzate per andamenti eterogenei solo in parte in linea con le dinamiche prevalentemente rialziste osservate nel corso dell’ultimo biennio.

In effetti, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi europei del greggio e dei suoi derivati attorno ai rispettivi massimi storici, il 2012 ha registrato, da un lato, un forte calo del carbone, dall’altro, un deciso rafforzamento del trend crescente del gas naturale, molto intenso soprattutto nel trimestre finale dell’anno

In particolare, in relazione al petrolio, dopo un biennio di repentini aumenti le quota-zioni si sono mantenute sui valori del 2011 in Europa e sui principali mercati interna-zionali, disattendendo le ipotesi ribassiste e confermando, in tal senso, il disaccoppia-mento tra il riferimento statunitense e quello continentale. Quest’ultimo si è attestato attorno a 112 $/bbl, mostrando nei dodici mesi un andamento oscillante che ha por-tato i prezzi a toccare il loro massimo annuo di 125 $/bbl a marzo, prima di una ripida diminuzione verso 95 $/bbl di giugno e di una successiva ripresa culminata ad agosto, quando il greggio è salito a 113 $/bbl, valore attorno al quale si è poi stabilizzato nell’ultimo quadrimestre. Profondamente differente appare, d’altro canto, l’andamen-to della commodity tenendo conto degli effetti prodotti dal tasso di cambio $/€: il forte deprezzamento subito dalla moneta europea nei confronti del dollaro (1,29 €/$; -7,6%) ha spinto infatti le quotazioni del Brent verso un +8,7% tendenziale, annullan-do di fatto il divario dai più consistenti incrementi registrati sui listini del gas. In chiave futura, le aspettative manifestate dai mercati nel 2012 per l’anno successivo si sono mantenute moderatamente ribassiste e progressivamente in diminuzione sui 106 $/bbl, valutazione con cui è andato in consegna il prodotto annuale baseload relativo al 2013 (Tab.1, Graf.1, Graf.2).

Tabella 1: Greggio e combustibili, quotazioni annuali spot e a termine. Media aritmetica

FUEL UdM 2012Var.

2012-2011 (%)Ultimo

prezzo futureCalendario 2013*

TASSO DI CAMBIO $/€ - 1,29 -7,6% 1,31 1,33

BRENT $/bbl 111,7 +0,4% 105,40 105,5

FOB €/bbl 86,8 +8,7% 80,42 79,5

OLIO COMBUSTIBILE $/MT 671,8 +4,6% 635,75 616,5

1% FOB ARA Barge €/MT 522,4 +13,2% 485,08 464,6

GASOLIO $/MT 950,5 +2,2% 904,59 907,3

0,1% FOB ARA Barge €/MT 739,1 +10,6% 690,21 638,8

CARBONE $/MT 92,5 +23,9% 114,55 99,0

API2 CIF ARA €/MT 71,9 +17,6% 87,40 76,6

* le quotazioni Calendar 2013 si riferiscono ai dati disponibili a fine dicembre 2012

71

Page 72: Relazione 2012 Aitec

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

16 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

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120

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2,4

2,20

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1,8

1,6

1,4

1,2

$/b

bl

$/€

2012 2013

72

Dinamiche analoghe a quelle del Brent si sono registrate, come consuetudine, sui pro-dotti di raffinazione del petrolio, il cui prezzo ha raggiunto 950 $/MT per il gasolio e 671 $/MT per l’olio combustibile, con variazioni annue lievemente superiori a quelle espresse dalla commodity di riferimento (rispettivamente +2,2% e +4,6%). L’osserva-zione delle dinamiche infra-annuali seguite dai due combustibili ha evidenziato una più intensa fase di rialzi per l’olio combustibile tra agosto e ottobre, eccezionalmente in controtendenza rispetto al debole segnale ribassista mostrato dal greggio continen-tale nel medesimo periodo (Tab.1, Graf.3, Graf.4).

Grafico 1: Greggio e tasso di cambio, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

Brent WTI Iranian Light Tasso $/€ (asse dx)

120

100

80

60

40

20

$/b

bl

$/€

2008 2009 2010 2011 2012

2,2

2,0

1,8

1,6

1,4

1,2

Grafico 2: Greggio e tasso di cambio, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

Brent WTI Iranian Light Tasso $/€ (asse dx)

Page 73: Relazione 2012 Aitec

AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 17

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

73

Grafico 3: Prodotti petroliferi, andamento annuale dei prezzi spot. Media aritmetica

Brent (asse sx) Gasolio (asse dx) Olio combustibile (asse dx)

120

100

80

60

40

20

$/b

bl

$/M

T

2008 2009 2010 2011 2012

1.200

1.000

800

600

400

200

Grafico 4: Greggio e tasso di cambio, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

Brent (asse sx) Gasolio (asse dx) Olio combustibile (asse dx)

D’altro canto, a differenza di quanto osservato negli anni precedenti, il carbone ha ma-nifestato nel 2012 un’evoluzione del prezzo opposta a quella degli altri combustibili, invertendo drasticamente su tutti i mercati internazionali il trend biennale di crescita. In Europa la quotazione dell’API2 è scesa a 92,5 $/MT, valore nettamente inferiore alle aspettative di mercato e superiore negli ultimi cinque anni solo a quello del 2009, espri-mendo una flessione tendenziale che, in media pari al 23,9%, ha oscillato nei mesi tra 15% e 30%. In ottica prospettica, gli operatori hanno mostrato per il 2013 attese mode-ratamente rialziste, concentrate nel secondo semestre, ma per quotazioni mai superiori a 100 $/MT (Tab.1, Graf.5, Graf.6).

gen

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200

$/b

bl

$/M

T

2012 2013

Page 74: Relazione 2012 Aitec

16 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 74

La crescita biennale dei prezzi ha invece registrato un significativo rafforzamento sui principali hub centro-nord europei del gas, dove le quotazioni si sono attestate sui 25 €/MWh, valore tra i più alti del quinquennio 2008-2012, con incrementi del 10-13%. Gli aumenti hanno interessato soprattutto il quadrimestre finale dell’anno, quando si è os-servato un riallineamento dei prezzi centro-continentali al PSV italiano, solitamente più alto. Quest’ultimo, infatti, posizionato nel 2012 attorno a 29 €/MWh, dopo un bimestre gennaio-febbraio su livelli decisamente elevati, è progressivamente diminuito nel corso dei mesi successivi, chiudendo l’anno in crescita soltanto del +1,6%. Il principale effetto delle diverse dinamiche seguite dalle quotazioni italiane e centro-europee è adegua-tamente sintetizzato dalla contrazione del loro differenziale che, calcolato rispetto al TTF olandese, scende al suo minimo storico di 3,7 €/MWh. Tale dinamica si è protratta, intensificandosi peraltro, per tutto il primo trimestre del 2013, durante il quale il nostro riferimento nazionale è risultato in molte settimane, come raramente accaduto nel pas-sato, contemporaneamente inferiore a tutti i principali hub centro-nord continentali. In proiezione i mercati futures hanno dimostrato di credere al consolidamento dell’attuale fase rialzista dei prezzi, previsti in crescita per l’anno termico a venire con un profilo che richiama la tipica stagionalità della domanda di gas naturale (Tab.2, Graf.7, Graf.8).

Graf. 5: Carbone, andamento annuale dei prezzi spot. Media aritmetica

Api2 Qinhdao Richards Bay

160

120

100

80

60

40

20

$/M

T

2008 2009 2010 2011 2012

Graf. 6: Carbone, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

Api2 Qinhdao Richards Bay

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160

140

120

100

80

60

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$/M

T

2012 2013

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

Page 75: Relazione 2012 Aitec

Tab. 2: Gas, quotazioni annuali spot e a termine (€/MWh). Media aritmetica

HUB 2012 Var. 2012-2011 % Gas Year 2013*

PSV - Italia 28,73 +1,6% -

DUTCH TTF - Olanda 25,00 +10,5% 27,40

ZEEBRUGGE - Belgio 25,05 +11,2% 27,76

UK NBP - Regno Unito 25,14 +13,5% 27,93

AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 1775

Graf. 7: Gas, andamento annuale dei prezzi spot. Media aritmetica

PSV Zeebrugge TTF NBP

30

25

20

15

10

€/M

Wh

2008 2009 2010 2011 2012

Graf. 8: Gas, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

PSV Zeebrugge TTF NBP

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35

30

25

20

15

€/M

Wh

2012 2013

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

Page 76: Relazione 2012 Aitec

16 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 76

2. I mercati all’ingrosso dell’elettricità 2.1 Prezzi

A fronte di una crescita delle quotazioni di tutti i principali combustibili di riferimento per la generazione elettrica, i prezzi consolidatisi sulle più importanti borse europee sono risultati in diminuzione, anche sensibile, rispetto al 2011. Il calo ha coinvolto tutti i listini, che hanno espresso prezzi allineati sui 42-49 €/MWh in Centro Europa e in Spagna (-4/-17%) e pari a 31,20 €/MWh nella regione scandinava, dove la maggiore flessione (-33,7%) ha spinto il valore al minimo del periodo 2008-2012. Nel corso del 2012 i ribassi tendenziali si sono succeduti in tutti i mesi, con la sola eccezione di febbraio, nel quale condizioni climatiche straordinarie hanno sostenuto i consumi energetici continentali e con essi le quotazioni sui mercati. In tale contesto l’unica eccezione è rappresentata dal prezzo italiano, salito a 75,48 €/MWh per effetto di una modesta ripresa (+4,5%) tutta concentrata nei primi otto mesi dell’anno. L’analisi degli andamenti mensili ha rivelato, infatti, sul nostro mercato nazionale la presenza di due dinamiche fortemente contrapposte: una moderata crescita osservata fino ad agosto e la decisa inversione di trend riscontrata nel quadrimestre settembre-dicembre che ha in parte inibito gli effet-ti della prima. Il calo di fine 2012, peraltro proseguito con intensità non inferiore nel primo trimestre del 2013, appare lo specchio sia della conclamata condizione di overca-pacity del sistema nazionale, originata dalla persistente stagnazione della domanda e dal consolidamento della componente rinnovabile dell’offerta, sia della contemporanea diminuzione della quotazione interna del gas, combustibile di riferimento nel parco di generazione italiano.

D’altro canto, per l’anno a venire, in controtendenza rispetto agli esiti del 2012, i mercati futures hanno segnalato una generale moderata crescita delle quotazioni, evidenzian-do, anche in questo caso, la sola eccezione dell’Italia, caratterizzata da un prezzo annua-le in calo e oscillante nei mesi attorno a 70 €/MWh (Tab.3, Graf.9, Graf.10).

Tab. 3: Elettricità, quotazioni annuali spot e a termine (€/MWh). Media aritmetica

AREA 2012Var. 2012-2011

%Ultimo prezzo

futureCalendario

2013*

ITALIA 75,48 +4,5% 77,58 70,48

FRANCIA 46,9 -4,0% 51,30 47,28

GERMANIA 42,6 -16,7% 52,55 45,07

SVIZZERA 49,5 -11,9% - -

AUSTRIA 43,2 -16,6% - -

SPAGNA 47,2 -5,4% 53,70 53,70

AREA SCANDINAVA 31,2 -33,7% 37,75 38,50

* le quotazioni Calendar 2013 si riferiscono ai dati disponibili a fine dicembre 2012

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

Page 77: Relazione 2012 Aitec

AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 1777

Graf. 9: Elettricità, andamento annuale dei prezzi spot. Media aritmetica

italia Spagna Francia Germania

90

80

70

60

50

40

30

20

€/M

Wh

2007 2008 2009 2010 2011 2012

Graf. 10: Elettricità, andamento mensile dei prezzi spot e a termine. Media aritmetica

italia Spagna Francia Germania

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80

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40

30

20

€/M

Wh

2012 2013

2.2 Volumi

Nessuna novità di rilievo, infine, è emersa nel 2012 in relazione al volume delle tran-sazioni eseguite sulle principali borse spot, tra le quali NordPool si è confermata la più capiente, in virtù di un ulteriore rafforzamento delle sue negoziazioni, salite a 315,5 TWh (+9,6%). In crescita anche le contrattazioni concluse su Epex, listino di riferimento per l’area franco-tedesca, che è arrivato a sfiorare i 305 TWh di energia scambiata (cir-ca +9%), mentre si sono mantenute sostanzialmente sui valori dell’anno precedente le quantità contrattate sui mercati dell’area mediterranea (178/185 TWh), tra i quali, tutta-via, quello italiano si è distinto in questa prima parte del 2013 per un’improvvisa risalita della sua liquidità (Tab.4, Graf.11).

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

Page 78: Relazione 2012 Aitec

16 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012 78

Tab. 4: Elettricità, volumi annuali scambiati sulle borse spot (TWh). Totale 2011

AREA 2012 Var. 2012-2011 %

ITALIA 178,7 0,9%

FRANCIA 59,3 -0,7%

GERMANIA 245,3 +9,2%

SVIZZERA 16,7 +38.3%

AUSTRIA 9,3 +23,6%

SPAGNA 185,8 +1,7%

AREA SCANDINAVA 315,5 +9,6%

* le quotazioni Calendar 2013 si riferiscono ai dati disponibili a fine dicembre 2012

Graf. 11: Elettricità, andamento annuale dei volumi spot. Totale annuo

italia Spagna Francia Germania Area scandinava

350

300

250

200

150

100

50

0

TWh

2007 2008 2009 2010 2011 2012

TENDENZE DI PREZZO SUI MERCATI ENERGETICI EUROPEI - ANNO 2012

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Page 80: Relazione 2012 Aitec
Page 81: Relazione 2012 Aitec

ATTIVITÀ PROMOZIONALEE DIVULGATIVA

Page 82: Relazione 2012 Aitec
Page 83: Relazione 2012 Aitec

Le Forme del Cemento: Sostenibilità

Nel 2012 è stato pubblicato il volume “Sostenibilità”, il quarto dopo Leggerezza, Pla-sticità e Dinamicità, della collana “Le Forme del Cemento” promossa da AITEC sette anni fa e curata dalla Prof.ssa Arch. Carmen Andriani dell’Università di Chieti.

La pubblicazione rappresenta un viaggio attraverso la storia recente del cemento ed una testimonianza ancora durevole di qualità di molte opere contemporanee, che consente di riaffermare che la ‘concretezza’ di questo materiale, riassunto di tutte le catego-rie affrontate, può ragionevolmente sperare di lanciare ancora sfide per il prossimo futuro.

Riferito al cemento il concetto di sostenibilità investe la sua straordinaria capacità di durare utilmente nel tempo non degradando l’am-biente, semmai concorrendo a migliorare la qualità dell’abitare, le condizioni di sicurezza, di comfort e di bellezza.

Significa continuare a lavorare su questo brevet-to antico quanto moderno, mantenendo viva la ricerca sulle sue potenzialità future e sulle per-formances prestazionali. Sostenibilità ambienta-le è anche costruire con un cemento ad impatto zero che riduca le emissioni di gas assecondan-do positivamente i tre cicli di vita di un edificio: dell’energia, dell’acqua, dei materiali.

Sostenibilità significa non sacrificare il domani a vantaggio esclusivo dell’oggi, implica innalzare la qualità dell’abitare laddove sia possibile facendo fronte allo stato di emer-genza climatica, energetica, economica, demografica, sociale, che sta vivendo il pianeta in una dimensione dei problemi che non può che essere compresa su scala globale.

Ridurre, Riusare, Riciclare, come si legge in uno degli articoli pubblicati nel volume, è la terna significativa di azioni progettuali che si è cercato di proporre nel quarto numero sulla “Sostenibilità” attraverso le opere realizzate ed i pareri autorevoli degli esperti consultati.

83AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

ATTIVITÀ PROMOZIONALE E DIVULGATIVA AITEC

Page 84: Relazione 2012 Aitec

ATTIVITÀ PROMOZIONALE E DIVULGATIVAAITEC

84 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

Ecomondo e Legambiente

Nel 2012 AITEC ha siglato un partenariato con Legambiente finalizzato alla realiz-zazione di sinergici e sistematici rapporti di collaborazione, ad uno scambio di infor-mazioni e documentazione ed alla reciproca partecipazione ad eventi (anche di tipo convegnistico) sulla sostenibilità. La collaborazione si è sviluppata sui temi relativi:

alla riduzione degli impatti ambientali dell’attività estrattiva; alla legalità ed etica; al riciclo dei materiali e all’innovazione nei materiali da costruzione; all’abusivismo edilizio e alla riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio.

Nel quadro del Protocollo d’Intesa firmato dalle due Associazioni sono state inoltre realiz-zate le Linee guida per la Progettazione, la Gestione e il Recupero delle Aree Estrattive.

Il proposito delle Linee Guida è diffondere i principi di gestione sostenibile dell’ap-provvigionamento di materie prime per cemento e gli obiettivi di tutela ambientale, che devono guidare gli operatori del settore durante tutto il ciclo di vita della cava o della miniera, dalla fase di pianificazione e progettazione fino al recupero.

L’attività estrattiva causa inevitabil-mente un cambiamento dello stato dei luoghi generando impatti sull’am-biente. Con questa iniziativa si vuole portare a conoscenza di un pubblico il più largo possibile, la lunga espe-rienza e le buone pratiche maturate dalle aziende cementiere nella pro-gettazione e gestione sostenibile dell’attività estrattiva. Si vuole inol-tre dimostrare che è possibile mette-re in campo azioni che non solo miti-ghino gli impatti, ma anche rendano possibile un recupero ambientale tale da creare nuovo valore naturalistico, apportare benefici alla biodiversità e agli ecosistemi, offrire nuovi spazi fruibili alla collettività.

AITEC e Legambiente hanno nomina-to “Gestione sostenibile e recupero delle aree estrattive”, l’incontro realizzato durante l’importante manifestazione fieristica “Ecomondo” per presentare al pubblico il frutto del progetto ideato e realizzato insieme.

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TABELLE STATISTICHE

ATTIVITÀ DELL’INDUSTRIA CEMENTIERA

PRODUZIONE, GIACENZE E CONSUMIDI CEMENTO PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA

PRODUZIONE MENSILE DI CEMENTO

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89AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECTABELLE STATISTICHE

ATTIVITÀ DELL’INDUSTRIA CEMENTIERA − ANNI 1986-2012CEMENT INDUSTRY ACTIVITIES − YEARS 1986-2012

000 tonnellate000 tonnes

milioni di € correntimillions of current €

ProduzioneProduction

Consegne interneHome deliveries

Esportazioni (*)Exports (*)

Importazioni (*)Imports (*)

Investimenti (**)Investments (**)

1986 35.909 35.857 275 319 n.d / n.a.

1987 37.008 36.728 375 765 n.d / n.a.

1988 38.747 38.441 358 1.889 n.d / n.a.

1989 40.374 40.040 351 2.347 n.d / n.a.

1990 40.751 40.438 338 2.906 n.d / n.a.

1991 40.717 40.541 273 3.042 n.d / n.a.

1992 41.347 41.200 255 3.637 n.d / n.a.

1993 34.705 34.623 255 3.182 n.d / n.a.

1994 33.084 32.443 678 2.454 n.d / n.a.

1995 34.019 32.821 1.330 1.841 123

1996 33.832 32.346 1.651 1.304 99

1997 34.378 32.384 2.136 1.533 86

1998 36.076 33.601 2.731 1.185 93

1999 37.299 34.690 2.572 1.677 138

2000 39.020 36.544 2.561 2.340 208

2001 39.804 37.250 2.577 3.220 201

2002 41.417 39.168 2.357 3.878 365

2003 43.462 41.310 2.233 4.525 225

2004 46.053 44.082 2.006 4.996 222

2005 46.411 43.884 2.433 4.996 195

2006 47.875 45.130 2.698 4.621 251

2007 47.542 44.918 2.783 4.276 260

2008 43.030 40.555 2.574 3.355 390

2009 36.317 34.344 1.955 3.237 189

2010 34.408 32.489 2.155 2.236 416

2011 33.120 31.588 1.630 2.088 140

2012 26.244 24.459 1.774 1.834 150

(*) Cemento e clinker / Cement and clinker (**) Dati Eurostat fino al 2006; stime dal 2007 / Eurostat data through 2006; estimates from 2007

Page 90: Relazione 2012 Aitec

CONSUMI APPARENTI PER ABITANTE − ANNI 1997-2012APPARENT CONSUMPTION PER INHABITANT − YEARS 1997-2012

totaletotal

NordNorth

CentroCentre

SudSouth

IsoleIslands

MediaAverage

tonnellate tonnes Kg

1997 33.767.446 640 620 522 561 587

1998 34.685.376 646 681 564 598 603

1999 36.147.317 666 698 603 588 628

2000 38.337.636 711 689 626 627 664

2001 39.468.813 742 722 635 712 703

2002 41.268.850 801 716 629 664 724

2003 43.511.280 831 770 659 704 763

2004 46.357.983 838 783 730 753 792

2005 46.051.596 831 792 747 746 794

2006 46.878.642 833 811 785 797 813

2007 46.367.798 834 823 726 636 804

2008 41.813.708 737 693 712 707 719

2009 36.085.816 613 602 616 553 605

2010 33.926.253 582 546 571 561 570

2011 32.832.732 561 540 551 478 545

2012 25.564.791 468 397 435 423 442

PRODUZIONE PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA − ANNI 1997-2012CEMENT PRODUCTION BY MACRO-AREA − YEARS 1997-2012

NordNorth

CentroCentre

SudSouth

IsoleIslands

TotaleTotal

000 tonnellate000 tonnes

1997 16.347 6.833 7.400 3.798 34.378

1998 16.527 7.520 7.983 4.046 36.076

1999 17.085 7.730 8.520 3.964 37.299

2000 18.311 7.653 8.834 4.222 39.020

2001 18.973 7.648 8.640 4.543 39.804

2002 20.473 7.809 8.753 4.382 41.417

2003 21.247 8.395 9.173 4.647 43.462

2004 22.025 8.763 10.255 5.010 46.053

2005 21.972 8.940 10.524 4.975 46.411

2006 22.295 9.216 11.049 5.315 47.875

2007 22.295 9.243 10.714 5.290 47.542

2008 20.095 8.130 10.065 4.740 43.030

2009 16.779 7.107 8.721 3.711 36.318

2010 16.064 6.484 8.093 3.767 34.408

2011 15.612 6.476 7.814 3.217 33.120

2012 12.753 4.609 6.075 2.807 26.244

GIACENZE − ANNI 1997-2012STOCKS − YEARS 1997-2012

CementoCement

Clinker

tonnellate tonnes

tonnellate tonnes

1997 1.172.970 2.689.417

1998 1.063.428 2.081.337

1999 1.192.566 2.202.105

2000 1.201.977 2.005.533

2001 1.279.092 2.317.193

2002 1.254.109 2.040.430

2003 1.228.064 2.091.439

2004 1.199.601 2.471.218

2005 1.300.625 2.702.014

2006 1.409.303 2.267.047

2007 1.392.320 2.894.688

2008 1.331.018 3.458.970

2009 1.354.331 2.687.809

2010 1.171.224 2.526.440

2011 1.118.084 2.430.007

2012 1.175.647 2.821.805

90 AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITEC TABELLE STATISTICHE

Page 91: Relazione 2012 Aitec

PRODUZIONE MENSILE DI CEMENTO − ANNI 2002-2012MONTHLY CEMENT PRODUCTION − YEARS 2002-2012

tonnellate /tonnes

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Gennaio / January 2.485.318 2.650.781 2.828.628 2.873.488 2.879.298 3.362.061 2.954.302 2.073.707 2.058.435 2.299.751 1.762.838

Febbraio / February 3.158.838 3.226.042 3.565.623 3.267.192 3.521.899 3.734.582 3.802.125 2.674.924 2.211.269 2.504.945 1.510.313

Marzo / March 3.887.004 4.153.230 4.116.383 3.964.373 4.157.734 4.482.755 3.894.302 3.398.697 2.991.500 2.882.483 2.695.006

Aprile / April 3.407.565 3.765.823 3.980.129 4.180.410 4.038.604 4.005.422 3.930.523 3.050.321 3.128.566 3.160.874 2.201.806

Maggio / May 3.992.488 4.239.299 4.436.008 4.635.124 4.561.578 4.461.975 4.126.485 3.597.787 3.302.787 3.344.141 2.558.464

Giugno / June 3.843.681 4.025.937 4.225.713 4.427.626 4.509.880 4.389.989 3.967.000 3.432.347 3.371.543 2.979.796 2.709.077

Luglio / July 3.994.457 4.204.915 4.540.839 4.629.252 4.664.480 4.600.814 4.284.028 3.775.256 3.664.574 3.188.825 2.641.138

Agosto / August 2.658.833 2.566.117 2.815.507 2.891.532 3.013.021 2.825.102 2.478.919 2.194.072 2.166.117 1.920.679 1.608.915

Settembre / September 3.613.587 3.694.826 4.188.153 4.084.987 4.154.101 4.090.886 3.733.359 3.233.181 3.286.670 2.862.215 2.303.790

Ottobre / October 3.917.220 4.134.038 4.471.334 4.357.963 4.585.143 4.382.702 4.217.176 3.571.780 3.417.670 3.076.793 2.529.835

Novembre / November 3.646.509 3.914.649 3.708.516 3.987.944 4.295.861 3.944.004 3.450.650 3.168.909 2.757.784 2.647.099 2.061.105

Dicembre / December 2.811.112 2.885.873 3.175.848 3.111.495 3.493.350 3.261.345 2.191.051 2.146.309 2.051.161 2.252.238 1.661.815

Totale / Total 41.416.612 43.461.530 46.052.681 46.411.386 47.874.949 47.541.637 43.029.921 36.317.290 34.408.077 33.119.839 26.244.102

PRODUZIONE MENSILE DI CEMENTO PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA − ANNI 2011-2012MONHTLY CEMENT PRODUCTION BY MACRO-AREA − YEARS 2011-2012

tonnellate / tonnes

Nord / North Centro / Centre Sud / South Isole / Islands Totale / Total

2012 2011 2012 2011 2012 2011 2012 2011 2012 2011

Gennaio / January 820.389 946.936 373.243 482.762 388.684 591.911 180.522 278.142 1.762.838 2.299.751

Febbraio / February 698.936 1.176.228 264.104 495.137 347.373 599.395 199.900 234.185 1.510.313 2.504.945

Marzo / March 1.342.814 1.383.751 487.279 571.318 601.081 637.046 263.832 290.368 2.695.006 2.882.483

Aprile / April 1.074.460 1.557.574 390.475 615.906 509.101 696.923 227.770 290.471 2.201.806 3.160.874

Maggio / May 1.228.188 1.605.719 454.090 659.320 599.585 741.917 276.601 337.185 2.558.464 3.344.141

Giugno / June 1.305.308 1.413.440 473.456 601.616 615.588 696.527 314.725 268.213 2.709.077 2.979.796

Luglio / July 1.322.066 1.551.194 463.328 612.961 580.329 730.953 275.415 293.717 2.641.138 3.188.825

Agosto / August 750.394 865.737 273.158 369.924 401.285 487.577 184.078 197.441 1.608.915 1.920.679

Settembre / September 1.160.823 1.367.674 409.948 531.858 510.815 686.708 222.204 275.975 2.303.790 2.862.215

Ottobre / October 1.243.690 1.464.190 408.894 588.488 633.623 738.844 243.628 285.271 2.529.835 3.076.793

Novembre / November 1.039.396 1.253.026 327.662 506.519 472.278 633.471 221.769 254.083 2.061.105 2.647.099

Dicembre / December 766.632 1.026.828 283.756 440.602 414.771 573.104 196.656 211.704 1.661.815 2.252.238

Totale / Total 12.753.096 15.612.297 4.609.393 6.476.411 6.074.513 7.814.376 2.807.100 3.216.755 26.244.102 33.119.839

91AITEC RELAZIONE ANNUALE 2012

AITECTABELLE STATISTICHE

Page 92: Relazione 2012 Aitec

CopertinaCentro culturale Oscar Niemeyer Avila, SpagnaArchivio Pubblicemento

Pagine 4-5 Città dell’arte e della scienzaValenzia, SpagnaArchivio Pubblicemento

Pagine 22-23 Ponte in costruzioneArchivio Pubblicemento

Pagine 46-47 Gettata di cementoArchivio Pubblicemento

Page 93: Relazione 2012 Aitec

Pagine 58-59Centro delle scienze GuangdongGuangdong, CinaArchivio Pubblicemento

Pagine 68-69Parlamento EuropeoStrasburgo, FranciaArchivio Pubblicemento

Pagine 80-81Joan Miró scultura nel parco dedicato all’artistaBarcellona, SpagnaArchivio Pubblicemento

Pagine 86-87Scala a chiocciola Varsavia, Polonia Archivio Pubblicemento

Page 94: Relazione 2012 Aitec
Page 95: Relazione 2012 Aitec

www.aitecweb.com

AITECAssociazione Italiana Tecnico Economica Cemento

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