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Provincia di Treviso Regione Veneto Piano di Assetto del Territorio P.A.T. Comune di Treviso IL SINDACO Gian Paolo Gobbo Assessore all'urbanistica arch. Sergio Marton Adottato Approvato W 6 35 d0 30 101 00 02 01 0 Codice Elaborato GRUPPO DI PROGETTAZIONE Direttore Generale dott. Otello Paraluppi Responsabile del procedimento Settore Pianificazione Territoriale ed Urbanistica arch. Stefano Barbieri urb. Roberto Rossetto Coordinamento generale arch. Leopoldo Saccon Pianificazione urbanistica CONTRIBUTI SPECIALISTICI dott. For. Stefano Reniero Sostenibilità ambientale VAS e VINCA ing. Federico Zannantonio Valutazione dei trasporti e viabilità ing. Giuliano Marella Valutazioni estimative dott. Luca Romano Indagini socio-economiche ing. Giuseppe Baldo Urbanistica partecipata arch. Giuseppe Cappochin CAPOGRUPPO - Pianificazione urbanistica arch. Fernando Tomasello Pianificazione urbanistica Dicembre 2012 RELAZIONE GEOLOGICA R 05

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Provincia di TrevisoRegione Veneto

Piano di Assetto del Territorio

P.A.T.Comune di Treviso

IL SINDACOGian Paolo Gobbo

Assessore all'urbanisticaarch. Sergio Marton

Adottato Approvato

W 6 3 5 d 0 3 0 1 0 1 0 0 0 2 0 10Codice Elaborato

GRUPPO DI PROGETTAZIONE

Direttore Generaledott. Otello Paraluppi

Responsabile del procedimentoSettore Pianificazione Territoriale ed Urbanistica

arch. Stefano Barbieri

urb. Roberto RossettoCoordinamento generale

arch. Leopoldo SacconPianificazione urbanistica

CONTRIBUTI SPECIALISTICI

dott. For. Stefano RenieroSostenibilità ambientale VAS e VINCA

ing. Federico ZannantonioValutazione dei trasporti e viabilità

ing. Giuliano MarellaValutazioni estimative

dott. Luca RomanoIndagini socio-economiche

ing. Giuseppe BaldoUrbanistica partecipata

arch. Giuseppe CappochinCAPOGRUPPO - Pianificazione urbanistica

arch. Fernando TomaselloPianificazione urbanistica

Dicembre 2012

RELAZIONE GEOLOGICA

R 05

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INDICE

INDICE .............................................................................................................................................. 2 1. PREMESSA .................................................................................................................................. 3 2. INQUADRAMENTO NORMATIVO ............................................................................................... 3 3. FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO ...................................................................... 4 4. INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA ........................................... 5 5. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO .......................................................................... 5 6. GEOMORFOLOGIA ...................................................................................................................... 6 7. GEOLITOLOGIA ......................................................................................................................... 10 8. SISMICA ..................................................................................................................................... 13 9. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA ................................................................................................ 16 

9.1 IDROLOGIA ........................................................................................................................... 18 9.2 IDROGEOLOGIA ................................................................................................................... 19 

10. COMPATIBILITA’ GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI ............................. 22 10.1 LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO ................................................ 28 10.2 INVARIANTI E VINCOLI ................................................................................................... 30 

11. CONCLUSIONI ......................................................................................................................... 30 

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1. PREMESSA Questo documento illustra la metodica di indagine che ha portato alla stesura della cartografia a

carattere geologico del PAT, sulla base di tematismi gestibili mediante il sistema informativo

territoriale della Regione Veneto. Con l’approvazione del PTCP della Provincia di Treviso, le

competenze urbanistiche sono state acquisite dalla provincia stessa.

La cartografia è stata eseguita attraverso le metodologie classiche in uso in geologia che

comprendono il rilevamento geologico di campagna, la fotointerpretazione, il reperimento di

indagini quali sondaggi, trincee esplorative e prove penetrometriche. Tale studio è certamente

migliorabile nel tempo tramite l’acquisizione di ulteriori indagini in sito.

Come previsto dalla normativa, il lavoro è distinto in una fase di acquisizione dei dati descrittivi del

territorio che porta alla definizione del Quadro Conoscitivo (fase d’analisi) e in una fase di

elaborazione delle informazioni strutturate in una visione progettuale del territorio (fase di

progetto).

La fase d’analisi è stata condotta dallo studio Argo Project S.C. e il dott. geol. Maurizio Olivotto.

Il lavoro si è realizzato attraverso l’approfondimento di problematiche geologiche e ambientali del

territorio comunale che ne condizionano la progettazione urbanistica.

2. INQUADRAMENTO NORMATIVO La programmazione e la gestione del territorio sono regolate da diversi dispositivi normativi a

carattere regionale che prevedono l’uso di strumenti urbanistici e pianificatori quali, in particolare, il

Piano Regolatore Generale, integrati da specifiche indagini e studi a carattere geologico. I

principali strumenti normativi che regolano la gestione del territorio:

- LR n°40 del 2 maggio 1980: “Norme per l’assetto e l’uso del territorio”;

- DGRV del 24 maggio 1983: questa delibera indica l’elenco degli elaborati e le modalità di

redazione dei piani urbanistici;

- LR n°61 del 27 giugno 1985: “Norme per l’assetto e l’uso del territorio”;

- DGRV n°615 del 21 febbraio 1996 “Grafie unificate” e più recenti disposizioni regionali.

La cartografia geologico-tecnica individua “le attitudini delle singole unità del terreno, con

particolare riferimento al loro assetto geologico e morfologico e ai processi geodinamici in atto e

deve contenere una classificazione dei terreni ai fini della loro utilizzazione come risorsa naturale”.

La considerazione che i fenomeni geodinamici agenti sul territorio non possono essere descritti

solamente nell’ambito di confini comunali, ma è necessario inquadrarli in una visione d’insieme, ha

portato la Regione Veneto a emanare la Legge Regionale n°11 del 23 aprile 2004.

Questa norma prevede diversi livelli di pianificazione territoriale, regionale (PTRC, Piano

Territoriale Regionale di Coordinamento), provinciale (PTCP e PATI, rispettivamente Piano

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Territoriale di Coordinamento Provinciale e Piano di Assetto Territoriale Intercomunale) e

comunale (PAT, Piano di Assetto Territoriale). Quest’ultimo, insieme al Piano degli Interventi

Comunali (PI), sostituisce il precedente PRG.

La Legge Regionale n°11 ha tra i suoi contenuti e finalità “... la messa in sicurezza degli abitati e

del territorio dai rischi sismici e di dissesto idrogeologico ...” evidenziando problematiche legate ad

aspetti di difesa del territorio dagli eventi naturali. Da questa esigenza nasce l'obbligo di una

conoscenza approfondita delle dinamiche geologico-ambientali che hanno una diretta influenza

sull’evoluzione del territorio e sulla sua sicurezza, e la necessità di una raccolta ed elaborazione

dei dati territoriali esistenti, organizzandoli in sistemi informativi strutturati.

La sintesi di questi dati si manifesta nella matrice 5 (Suolo e sottosuolo) del Quadro Conoscitivo

del PAT.

Il Quadro Conoscitivo (QC) è costituito dal “... complesso di informazioni necessarie che

consentono un’organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi

evolutivi che lo caratterizzano e costituisce il riferimento indispensabile per la definizione degli

obbiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione della sostenibilità.” Il QC individua il grado di

vulnerabilità, le condizioni di fragilità ambientale, le risorse naturali del territorio, nell’ambito di una

“valutazione di sostenibilità” dello sviluppo e il suo impatto verso l’ambiente.

La conoscenza del territorio così ricavata permette lo sviluppo di elaborati progettuali di supporto

alla pianificazione, con particolare riferimento all’individuazione delle diverse attitudini del territorio

e relativi vincoli, attraverso la redazione di tematismi tra cui il “Sistema dei Vincoli”, le “Invarianti” e

le “Fragilità”.

Nello specifico, per il territorio del Comune di Treviso, lo studio di geologia Argo Project ha

prodotto tre tavole d’analisi per il QC: Carta Litologica, Carta Idrogeologica e Carta

Geomorfologica; l’estensore di questa relazione, per la società Proteco, la tavola di progetto

“Fragilità - Compatibilità Geologica” con una mappatura delle aree soggette a dissesto

idrogeologico (aree esondabili e aree di risorgiva).

Il territorio comunale è compreso nella fascia delle risorgive, cui sono associate particolari

problematiche connesse all’emersione della falda freatica.

3. FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO Il lavoro si è svolto sviluppando materiale proveniente da varie fonti come quello proveniente da

un’indagine geologico-ambientale del 1992, la cui cartografia (Carta geomorfologica, Carta

idrogeologica, Carta geolitologica, e Carta delle penalità ai fini edificatori) e relazione geologica

sono state propedeutiche alla revisione del P.R.G., eseguita dai dott. geol. Livio Sartor e Vittorio

Gennari.

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L’attività svolta ha cercato di sintetizzare e armonizzare le informazioni derivanti dal PRG con altre

provenienti dai materiali d’elaborazione messi a disposizione dalla Provincia di Treviso per il

PTCP, dalla Regione Veneto per il PTRC e il PRAC, da varie pubblicazioni a carattere geologico

edite nell’ultimo decennio, da altre informazioni fornite dal Comune (tra le quali uno Studio

Idraulico del territorio del Comune di Treviso del 2006) e da vari enti operanti sul territorio.

In particolare è stata consultata e analizzata la bibliografia e la cartografia tematica disponibile

dell’Autorità di bacino regionale del Fiume Sile e dei consorzi di bonifica Acque Risorgive e Piave,

per quanto riguarda la gestione del reticolo delle acque superficiali, i manufatti idraulici, le aree

allagate/esondabili/a deflusso difficoltoso.

4. INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA I dati disponibili per le analisi sono stati elaborati con applicativi GIS Geomedia per produrre dati

conformi alle specifiche della L.R. 11/2004 della Regione Veneto. Per la vestizione dei tematismi

geologici sono state utilizzate le grafie unificate del 23 marzo 2007, aggiornate al 25 maggio 2009,

messe a disposizione dal Servizio Geologico della Regione Veneto.

Seguendo le metodologie dell’analisi geospaziale, sono stati interpolati i dati puntuali rilevati sul

territorio o ricavati da altre fonti ufficiali. I risultati ottenuti sono stati elaborati attraverso un’analisi

critica e successivamente strutturati secondo le codifiche e le specifiche regionali.

Per l’incrocio dei dati sono state utilizzate le classiche funzionalità GIS di overlay mapping, che

hanno permesso l’individuazione delle aree tematiche oggetto di studio.

5. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO Il territorio del Comune di Treviso si estende nella porzione centro-meridionale della Provincia di

Treviso, situato nella media pianura compresa tra i fiumi Piave e Brenta.

Esso confina a nord con i comuni di Ponzano Veneto e Villorba; a est con i comuni di Carbonera e

Silea; a sud con i comuni di Casier, Preganziol e Zero Branco; a ovest con i comuni di Quinto di

Treviso e Paese.

L’area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia pianeggiante, con le quote maggiori

attorno ai 33 m s.l.m. situate al confine nord-occidentale in località Rossetto e le quote minori -

circa 6 m s.l.m. - verso il confine sud-orientale, in località Case Mestriner.

Il territorio in questione è formato da terreni di origine alluvionale: dalle fasi fluviali tardo-glaciali

dominate dalle deposizioni di due grandi megafan dei fiumi Brenta e Piave, a quelle più recenti di

età olocenica, legate ai corsi dei fiumi di risorgiva.

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Il sottosuolo, nella prima decina di metri, è costituito nella parte nord-occidentale da una

successione di sedimenti ghiaioso-sabbiosi affiancati e/o alternati da lembi e lingue sabbiose-

limose, mentre nella parte restante i sedimenti prevalenti sono limoso-argillosi con intercalazioni

sabbiose in rapida variazione tra loro sia nei rapporti verticali sia laterali.

La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l’alta e la bassa

pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e la

formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta, caratterizzato dalla sequenza di

acquiferi alloggiati negli strati sabbiosi e separati da livelli limoso-argillosi più impermeabili.

Il territorio di Treviso è attraversato dal F. Sile e da altri fiumi di risorgiva del suo bacino, che

scorrono, parzialmente arginati, in direzione circa NW-SE. Tali corsi d’acqua ricevono parte della

loro portata da un complesso sistema di canali scolmatori e di bonifica che governano la rete

idrografica del territorio trevigiano a nord della città di Treviso stessa.

Il livello della falda freatica è variabile in base alla stagione e alla posizione rispetto alla linea delle

risorgive: prossimo al piano campagna nella parte meridionale del territorio dove è collegato in

parte all’attività irrigua e scolante dei consorzi di bonifica Piave e Acque risorgive.

Dal punto di vista sismico, l’area in questione è classificata all’interno della classe di accelerazione

massima del suolo 0,125-0,200 g; da un punto di vista normativo (ai sensi della classificazione

dell’O.P.C.M. 3274/2003 e successive) e relativamente alle problematiche amministrative

appartiene alla zona 3.

6. GEOMORFOLOGIA L’area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia pianeggiante, con lievi ondulazioni date

dall’esistenza di dossi fluviali e bassure.

Le quote maggiori sono situate ai confini nord-occidentali (verso i comuni di Ponzano e Paese) e

raggiungono circa 33,1 m s.l.m. a nord della località Rossetto. A parte, è da menzionare la quota di

circa 35,6 m s.l.m. che si ritrova in corrispondenza del colmo della discarica sita in Via Orsenigo.

Le quote minori si trovano verso il confine sud-orientale in località Case Mestriner, circa 6,00 m

s.l.m., se si escludono le quote inferiori (circa 5,00 m s.l.m.) che si trovano lungo alcune bassure di

cava all’interno dell’ansa abbandonata meridionale del Sile.

L’inclinazione della superficie topografica, complessivamente verso sudest, varia da circa 2,5 ‰

della zona a nord di Treviso, a circa 0,4‰ della zona a sud della linea delle risorgive.

Nell’area sono affioranti terreni di origine alluvionale, depositati dai sistemi dei fiumi Brenta e Piave

in processi di sovrapposizione e interdigitazione di sedimenti e in un periodo compreso dall’ultimo

massimo glaciale al tardiglaciale: prevalentemente sabbioso-ghiaiosi quelli del Piave; più fini in

virtù della loro posizione distale quelli del Brenta. I due sistemi si estendono in forma di megafan

che, in quest’area di pianura, si compenetrano, creando la bassura lungo la quale scorre il F. Sile.

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La disattivazione delle correnti fluvioglaciali che avevano formato la pianura pleistocenica in questo

settore dei megafan, fanno acquisire maggiore importanza al rimaneggiamento e alle fasi

alluvionali oloceniche dei fiumi di risorgiva, seppur di estensione e spessore limitati, le cui

deposizioni più fini si sovrappongono a quelle sabbiose-ghiaiose.

Figura 1: Schema geomorfologico della pianura veneta centrale. Da P. MOZZI (2005).

Le antiche forme del territorio sono riconoscibili ancorché mascherate dagli interventi di

urbanizzazione o dall’attività agricola o modificate dagli interventi sulla rete fluviale.

La ricostruzione della morfologia e la definizione delle principali forme del territorio si sono

realizzate nella Carta Geomorfologica del PAT; le principali forme derivano dall’analisi di diverse

fonti bibliografiche, cartografiche, fotografiche:

- studio delle forme naturali e antropiche, sul campo e su foto aeree;

- Carta Geomorfologica dell’indagine geologico-ambientale propedeutica alla variante del PRG

comunale del 1992;

- Carta Geomorfologica del PTCP della Provincia di Treviso;

- interpretazione del microrilievo informatizzato della Provincia di Treviso e fornito da Arpav

(Centro Agroambientale di Castelfranco Veneto) che è stato riportato come tematismo lineare;

- ortofoto regionale del 2007;

- riprese satellitari di vari visualizzatori virtuali presenti in internet.

Il microrilievo è il risultato del modellamento della pianura operato dai processi erosivi e di

deposizione fluviale; poiché i dislivelli sono poco accentuati, diventa un elemento essenziale per

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una corretta analisi del territorio. Nella Carta Geomorfologica, le isoipse sono state raggruppate in

classi con equidistanza pari a 1 m e sono state riprese dalle analisi effettuate per il PTCP della

Provincia di Treviso.

Un andamento simile si ottiene anche da un’analisi svolta sulle quote della CTRN e presentata

nella figura sottostante, con classi di equidistanza pari a 1 m..

Figura 2: Andamento altimetrico del territorio comunale: le quote maggiori in tonalità rosate e marroni sono presenti nella parte nord-occidentale del territorio; le quote minori, nelle tonalità del verde in quella centro-orientale. E’ inoltre rappresentata la linea delle risorgive in colore blu, gli specchi lacustri in azzurro, le ex-cave in arancione, i rilevati in nero.

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L'andamento altimetrico mostra le quote più elevate di colore rosato nell’angolo di nordovest, a

partire da 34 m s.l.m., che sfuma in quelli della tonalità marrone più scuro con una spaziatura delle

isoipse costante fino a circa quota 18 m s.l.m. (colore marrone chiaro) in corrispondenza della

linea delle risorgive evidenziata con il colore blu. Verso valle comincia la bassa pianura nelle

tonalità marrone chiare, a pendenza attenuata, che si estende al resto del territorio comunale e

compresa fra 18 e 13 m s.l.m. La depressione in cui scorre il F. Sile, nella parte centro-orientale, è

indicata dalle tonalità verdi, fino al colore verde scuro pari alla quota 5 m s.l.m. che corrisponde

alle elevazioni minime del territorio comunale. Nella figura sono evidenziati anche i rilevati in colore

nero; le ex aree adibite a cava - ripristinata e non - in colore rosso; le aree in cui emerge la falda

freatica in colore celeste; il reticolo idrografico in azzurro.

L’andamento delle isoipse mostra diverse strutture morfologiche relativamente più elevate, di

direzione variabile, legate ai dossi dei grandi megafan che proprio nel territorio comunale si

compenetrano: i dossi del megafan del Brenta giacciono a sud; i dossi del megafan del Piave di

Nervesa verso nordest. I dossi fluviali sono elevati di qualche metro sulla pianura circostante e

presentano una morfologia a dorsale appiattita, segnata da tracce di paleoalvei.

Nelle bassure presenti fra queste strutture scorrono i fiumi di risorgiva, le cui fasi di

rimaneggiamento della pianura pleistocenica si sono alternate a modeste fasi alluvionali. Tali

sedimenti recenti, prevalentemente limosi e argillosi, talora organici anche se solo nelle parti più

superficiali, hanno ricoperto con spessori limitati la pianura superficie pleistocenica. I bordi delle

incisioni, probabilmente ereditate in parte da antichi percorsi del Piave, sono ancora visibili lungo il

percorso attuale del Sile, classificati come scarpate di erosione fluviale minori di 5 m di altezza.

Le aree morfologicamente depresse sono costituite da tali dolci bassure e possono diventare aree

a drenaggio difficile.

Il Sile è arginato solo in alcuni tratti alla periferia sudest di Treviso città, all’interno della debole

depressione incisa sulla pianura pleistocenica. Il sistema di argini del Sile parte solo da Silea,

alcuni chilometri a valle.

Tra le forme di origine antropica sono stati sottolineati gli assi viari più importanti che sono rilevati

rispetto al piano campagna e che, in corrispondenza delle aree depresse, possono determinare

ostacoli nel deflusso superficiale, creando aree intercluse a deflusso difficoltoso.

Diversi sottopassi stradali attraversano le vie di comunicazioni più importanti determinando

situazione di percorsi in trincee e come tali classificati nella Carta Geomorfologica.

Le cave sono state una delle principali azioni di modificazione del territorio, almeno fino agli anni

’80 e ‘90 del ‘900, quando hanno cessato la loro attività. Nel corso degli anni sono state in gran

parte colmate con riporti vari e ripristinate ad altri usi. La maggior parte è stata recuperata a uso

agricolo; alcune di esse ad area ricreativa e di pesca, lasciando la falda affiorante.

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Infine due ex cave della zona nordovest, in località Rossetto, sono state adibite a discariche, in via

di ricomposizione ambientale.

In sintesi gli elementi cartografati nella Carta Geomorfologica del PAT sono stati attinti e/o

elaborati in base alle seguenti fonti:

Elementi puntuali Codice Elemento Fonte del dato M-ART-23 Briglie CTR da sostegni in alveo

Elementi lineari

Codice Elemento Fonte del dato

M-ART-06 Orlo di scarpata di cava abbandonata

Carte geologiche da PRG (geomorfologica), PTCP e CTR

M-STR-18 Isoipse del microrilievo PTCP

M-ART-13 Trincea CTR e Ortofoto. Sono stati inseriti i sottopassi (sia pedonali che stradali) come trincee

M-ART-26 Rilevato CTR e Ortofoto. Sono stati inseriti come rilevati anche quelli in terra armata e le rampe d’accesso ai viadotti

M-FLU-06 Traccia di corso fluviale PTCP

M-FLU-17 Orlo di terrazzo <5m

Carte geologiche da PRG, PTCP modificato e adeguato su CTR

M-ART-25 Argini principali Carte geologiche da PRG

Elementi areali

Codice Elemento Fonte del dato

M-ART-18 Discariche Carte geologiche da PRG (una discarica è più grande rispetto a PTCP) e da PTCP, adeguate a CTR

M-ART-32 Escavazione ripristinata mediante riporto

Carte geologiche da PRG integrato da morfologia derivata da CTR

M-FLU-35 Dosso fluviale PTCP (non inseriti paleoalvei da PRG perché poco “coerenti”)

7. GEOLITOLOGIA Dal punto di vista geolitologico, nell’area oggetto di studio affiorano terreni di origine alluvionale,

depositati dalle imponenti divagazioni dei fiumi Brenta e Piave e, in misura minore e solo in

superficie, dal Sile e da altri fiumi di risorgiva.

Le direttrici di sedimentazione hanno generato propri coni di deposizione che si sono sovrapposti e

compenetrati gli uni negli altri, determinando facies diverse in base alla granulometria dei materiali

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e all’energia idraulica della corrente. Alla differenziazione e progressiva riduzione delle ghiaie

verso sud, corrisponde l’aumento rapido dei materiali fini, da sabbiosi a limoso-argillosi.

I corpi canalizzati, prevalentemente ghiaioso-sabbiosi si assottigliano e la maggior parte di essi si

esaurisce entro i materiali limoso-argillosi.

Tali successioni sono caratterizzate da un’estrema variabilità, sia in senso orizzontale sia verticale,

e non sempre è possibile estrapolare correlazioni stratigrafiche. La variabilità è legata alla natura

alluvionale dei depositi, organizzati in strati lentiformi e con frequenti interdigitazioni causate da

passaggi repentini di ambienti sedimentari differenti ma contigui.

Le alluvioni più antiche corrispondono all’ultimo massimo glaciale e al tardi-glaciale. Nell’Olocene, i

sedimenti deposti hanno subito parziali rimaneggiamenti da parte delle attività dei corsi d’acqua di

risorgiva.

Le caratteristiche litologiche principali del territorio comunale, fino a una profondità di 3-4 m dal

piano campagna, sono rappresentate nella Carta Litologica e derivano dall’analisi di diverse fonti

bibliografiche e cartografiche:

- Carta Geolitologica allegata al PRG comunale del 1992;

- Carta Litologica allegata al PTCP della Provincia di Treviso;

- le penetrometrie allegate al PRG comunale del 1992;

- sondaggi e penetrometrie ricavate da studi geologici e geognostici forniti dagli uffici comunali e

legati a nuove edificazioni e lottizzazioni presenti nel territorio.

A questo proposito, dopo la raccolta presso gli uffici comunali, sono stati classificati 248 records,

tra sondaggi, prove penetrometriche e trincee, su complessivi 285 disponibili. Le non-classificate

appartengono a indagini poste in stretta prossimità di indagini già classificate (in prevalenza si

tratta di prove penetrometriche in prossimità di sondaggi); oppure appartengono a prove

penetrometriche senza alcuna possibilità di ricavare indicazioni sulla litologia attraversata; altre

ancora sono indagini in cui viene riportata la granulometria solo a partire da profondità superiori ai

5 metri. Molte di queste osservazioni geognostiche sono posizionate a “grappolo” (all’interno delle

lottizzazioni ad esempio) e quindi a fronte di un numero elevato di indagini non corrisponde una

buona dispersione di queste su tutto il territorio comunale. Rispetto alla situazione che si ricava

dalle indagini già disponibili nel PRG, la copertura permette di migliorare la conoscenza nelle fasce

poste verso est e verso sud del territorio comunale.

I riferimenti numerici rispetto al campo “N Geo” del file shp c0501013_CartaLitologicaP sono i

seguenti:

1 – 238 Nuove indagini raccolte dal Comune;

239 – 266 Indagini provenienti dallo studio geologico propedeutico al PRG;

267 – 285 Nuove indagini raccolte dal Comune.

La prevalenza dei termini fini e grossolani determina la suddivisione rappresentata nella Carta

Litologica, in cui sono riportate e correlate le litologie prevalenti nei primi 3-4 m di profondità.

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Ghiaie e ghiaie con sabbie predominano nella parte nord-occidentale del territorio, a monte della

linea delle risorgive, e in corrispondenza di un dosso del Piave, di direzione nord-sud, nella parte

nord-orientale.

I sedimenti prevalentemente sabbiosi sono indicati in corrispondenza dei dossi fluviali meridionali e

nord-orientali mentre i sedimenti prevalentemente limoso-argillosi occupano la parte restante del

territorio comunale e le aree delle bassure morfologiche centrali e meridionali.

Le ghiaie si presentano con facies molto variabili: granulometria da fine alla dimensione di ciottoli

di 30 cm di diametro (rilevati in località S. Bona); presenza di matrice, anche abbondante, sabbiosa

e limosa.

Le sabbie, in varia proporzione con elementi ghiaiosi, sono più o meno limose e si presentano

generalmente da sciolte a leggermente compatte.

I sedimenti limoso-argillosi sono prevalenti, nella parte più o meno superficiale, nella parte centrale

e meridionale del territorio comunale. Lo spessore è variabile: minimo nelle aree di dosso fluviale,

raggiunge con continuità 4 m nelle aree più depresse.

Nei termini più fini è riscontrabile anche la presenza sub-superficiale (compresa fra la superficie e

circa 1 m di profondità dal p.c.) di un paleosuolo con concrezioni calcaree che rappresenta la

superficie dell’antica pianura alluvionale glaciale. Lo spessore del paleosuolo varia da qualche

decina di cm a qualche metro, in base alla litologia.

I termini più fini sono essenzialmente limi e argille. Le prove penetrometriche, dove non sono

rilevati i paleosuoli, registrano basse resistenze alla punta almeno fino a 1,5 m per poi alzarsi più in

profondità fino a 20-30 kg/cm².

In corrispondenza delle aree più depresse sono possibili intercalazioni di debole spessore di argille

organiche o comunque presenza di frustoli carboniosi, raramente torbe, probabilmente legate al

fenomeno risorgivo, a paludi o alla chiusura di canali fluviali.

Secondo le grafie inserite nella normativa regionale, per questa porzione di pianura sono

applicabili quattro codifiche distinte per definire la litologia: materiali granulari antichi a tessitura

prevalentemente ghiaiosa e sabbiosa, materiali alluvionali a tessitura fine prevalentemente limoso-

argillosa, materiali alluvionali a tessitura prevalentemente sabbiosa, materiali di riporto derivati

dalla georeferenziazione degli elementi M-ART-18 e M-ART-32 della Carta Geomorfologica del

PAT.

Nella prima sono state accorpate le ghiaie in matrice sabbioso-limosa di varia proporzione e a

granulometria variabile da fine a grossa con la presenza di ciottoli aventi diametri che possono

raggiungere anche 30 cm. Nella seconda, facies quali limi argillosi, argille sabbiose, argille limose

recenti e antiche. La terza comprende sabbie, sabbie limose, limi con sabbie, sabbie ghiaiose.

In sintesi, nella Carta Litologica del PAT sono stati definiti i seguenti elementi:

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Elementi puntuali

Codice Elemento

L-IND-01 Prove Penetrometriche

L-IND-02 Sondaggi

L-IND-03 Trincee

Elementi areali

Codice Elemento

L-ALL-01 Materiali alluvionali ghiaioso - sabbiosi

L-ALL-05 Materiali alluvionali limo - argillosi

L-ALL-06 Materiali alluvionali sabbiosi

L-ART-01 Materiali di riporto, derivati da M-ART-18 e M-ART-32 della Carta Geomorfologica

8. SISMICA Il territorio di Treviso si colloca ai margini meridionali dell’alta pianura veneta, attraversata da varie

unità tettoniche separate da disturbi tettonici a direzione NE-SW con caratteri di sovrascorrimento

e da faglie trascorrenti a direzione NW-SE. Il movimento in atto è dato dalla compressione fra i

primi rilievi del fronte sudalpino e quanto si trova a sud dello stesso. L’attività neotettonica è

massima nella zona pedemontana alpina.

In generale la normativa sismica sta attraversando in questi anni modifiche continue, al fine di

rispondere agli attuali standard di sicurezza e costruttivi.

La zonazione sismica del 2006 classifica il comune di Treviso nella zona 3, nella quale il territorio

può essere soggetto a scuotimenti modesti.

Solo nei comuni compresi nelle zone sismiche 1 e 2, ogni nuovo strumento urbanistico (PAT) deve

contenere, ai fini dell’adozione, uno specifico studio di compatibilità sismica che fornisca una

valutazione della pericolosità sismica di base e locale.

Nella Figura 3 si riportano i valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini

di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, e riferita a

suoli rigidi. I valori per i nodi più vicini al territorio in fase di studio, definiti secondo l’ordinanza del

PCM del 28 aprile 2006, appartengono alla classe 0,125-0,200 g.

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Figura 3 – Valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini di accelerazione massima del suolo. (Fonte: Gruppo di Lavoro MPS - 2004. Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'Ordinanza PCM 3274 del 20 marzo 2003 - Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)

La nuova normativa sismica nazionale, prevede che i progetti delle opere di ingegneria siano

accompagnati da una caratterizzazione sismologica del suolo e del sottosuolo di fondazione sul

quale avverrà la costruzione. La normativa individua nel parametro Vs30 (velocità media delle

onde di taglio nei primi 30 m di profondità) l’indicatore di eventuali coefficienti amplificativi locali

dell’accelerazione sismica, da impiegare nel calcolo strutturale delle opere.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) della Provincia di Treviso, ispirandosi

alla nuova normativa sismica nazionale fissata dall’OPCM n°3274/2003 e successive modifiche e

integrazioni, contiene uno studio sul modello di velocità di propagazione delle onde elastiche

trasversali, nei primi 30 metri di profondità.

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Le misure di tali velocità effettuate nella provincia di Treviso, hanno consentito di ottenere una

serie di informazioni, di cui si riporta uno stralcio relativo al territorio del Comune di Treviso nella

Figura 4.

Figura 4 – Mappa dei valori di velocità media delle onde di taglio nei primi 30 m (Vs30) tratta dalla Cartografia sismica della pianura della Provincia di Treviso, redatta per il PTCP a cura di OGS di Trieste e Adastra (aprile 2007). La distribuzione del campo di velocità è, in prima approssimazione, funzione della geologia dei

corpi deposizionali più importanti.

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Dall’analisi dei dati nei dintorni del territorio interessato si osserva una diminuzione dei valori della

Vs30 spostandosi dalla medio-alta alla bassa pianura trevigiana: da oltre 500 m/s nei depositi

sabbiosi ghiaiosi di medio-alta pianura, i valori diminuiscono fino a circa 350-300 m/s verso la parte

sud-orientale, in terreni dove cominciano a essere presenti granulometrie fini. I valori comunque

non scendono mai al di sotto di 300 m/s.

Da un punto di vista normativo (ai sensi della classificazione dell’O.P.C.M. n°3274/2003) e quindi

relativamente alle problematiche urbanistiche, ingegneristiche e geotecniche, il territorio di Treviso

risulta appartenere alla categoria di suolo B, nella quale i valori di Vs30 sono compresi

nell’intervallo 360-800 m/s.

Gli annali storici relativi agli eventi sismici registrati nel territorio di Treviso non segnalano

un'importante attività sismica. Infatti, sono stati registrati sporadici eventi sismici e tutti di modesta

intensità a causa della rilevante distanza degli epicentri. I livelli di sismicità risentibili nell’area di

interesse sono dovuti all’attività proveniente da zone sismicamente più attive situate nell’Alto

Trevigiano, nel Bellunese e in Friuli.

La microzonazione sismica tiene conto della distanza dalle sorgenti dei terremoti e dalla loro

energia ma anche dalle amplificazioni locali generate da caratteristiche topografiche, litologiche,

geomorfologiche, idrogeologiche.

Nonostante la zonazione sismica classifichi il comune di Treviso nella zona 3, e non sia quindi

necessario che il PAT contenga uno specifico studio di compatibilità sismica dove si fornisca una

valutazione della pericolosità sismica di base e locale, è opportuno presentare gli aspetti di

microzonazione locale in grado di produrre amplificazione sismica e instabilità. Tali elementi sono,

nel territorio di Treviso, le scarpate di cava e le loro dimensioni geometriche e inclinazione; lo

spessore dei materiali alluvionali in base al loro addensamento (può essere assunto un incremento

limitato); la presenza di materiali sabbiosi che accompagnata a quella piuttosto superficiale della

falda freatica, potrebbe dar luogo a fenomeni di liquefazione.

9. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA Per un territorio ricco di acque superficiali e sotterranee come quello di Treviso è importante lo

studio dell’assetto idrologico e idrogeologico, il quale è in stretta relazione alla costituzione

litologica. Esso è diviso in due parti distinte: a nord e nordovest, il megafan alluvionale del Piave; a

sud e sudest, la bassa pianura.

La pericolosità idraulica rappresenta la causa più rilevante di fragilità nel territorio.

Le informazioni sono state raccolte presso il Comune di Treviso, soprattutto il materiale prodotto

nel 1992 per il PRG e per il Piano Comunale delle Acque; il Consorzio di bonifica Piave, l’Autorità

di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e Livenza; la Regione del Veneto attraverso

l’Unità Periferica del Genio Civile di Treviso; la Provincia di Treviso con il PTCP.

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In sintesi, gli elementi cartografati nella Carta Idrogeologica del PAT sono:

Elementi puntuali Codice Elemento Fonte del dato

I-SUP-06 Sorgenti PTCP (geomorfologia e idrogeologia) integrata da ubicazione corretta da CTR

I-SUP-10 Idrovore PTCP. Indicata un’idrovora presso l’ex fonderia I-SOT-06 Pozzo Freatico ATS

I-SOT-08 Pozzo con falda artesiana PTCP (n. 88)

I-SOT-07 Pozzo con falda saliente ATS

I-SUP-20 Derivazione di corso d’acqua

Carta geologica PRG con la correzione dell’ubicazione da CTR

Elementi lineari

Codice Elemento Fonte del dato I-SOT-03 Isofreatiche PTCP (uniti i singoli tratti)

I-SOT-05 Limite superiore fascia risorgive PTCP

I-SUP-02/I-SUP-04

Corso d’acqua permanente/Canale artificiale

Genio Civile per il F. Sile; Consorzio di Bonifica Piave per gli altri corsi d’acqua; LLPP - Studio Idraulico 2006; Regione Veneto - CTR e grafo idrografia

Elementi areali

Codice Elemento Fonte del dato

I-SUP-18 Aree di risorgiva PTCP reinterpretato: dove più sorgenti con molti fossi e zona umida si è definita un’area di risorgiva

I-SUP-15 Aree a deflusso difficoltoso

PRG, PTCP, Piano di Protezione Civile del Comune, Studio Idraulico LLPP 2006, PAI Sile. Per le aree non direttamente collegate ai corsi d’acqua di maggiore importanza: Cons. Bonifica Acque risorgive e Cons. Bonifica Piave, Genio Civile - ricavati dal Piano di Protezione Civile

I-SUP-16 Aree soggette a inondazione periodica

PRG, PTCP, Piano di Protezione Civile del Comune, Studio Idraulico LLPP 2006, PAI Sile. Per le aree non direttamente collegate ai corsi d’acqua di maggiore importanza: Cons. Bonifica Acque risorgive e Cons. Bonifica Piave, Genio Civile - ricavati dal Piano di Protezione Civile

I-SUP-00 Laghi CTR e Ortofoto

I-SOT-01a

Area con profondità falda tra 0 e 2 metri dal p.c.

Dato ricavato dal confronto tra isofreatiche di PTCP (di magra), carta del microrilievo (PTCP), quote CTR, livelli di falda puntuali, rilievi contenuti nella base-dati dei pozzi del Comune di Treviso

I-SOT-01b

Area con profondità falda tra 2 e 5 metri dal p.c.

I-SOT-01c

Area con profondità falda tra 5 e 10 metri dal p.c.

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I-SOT-01d

Area con profondità falda superiore a 10 metri dal p.c.

9.1 IDROLOGIA Nel territorio comunale scorrono alcuni corsi d’acqua che sono originati nella fascia delle risorgive,

caratterizzati da portate medie costanti durante tutto l’anno. Tuttavia, eventi meteorologici di

intense precipitazioni, pendenze modeste dell’asta fluviale, apporti dal reticolo irriguo esterno ai

bacini idrografici, possono determinare fasi di piena. Le portate medie a monte di Treviso città

sono circa 25-30 m³/s. Nel tratto finale del fiume sono misurate portate medie attorno a 55 m³/s,

con eventi di piena di 200 m³/s.

La fascia delle risorgive ha origine da una variazione litologica in termini di permeabilità:

l’interdigitazione tra litotipi ghiaioso-sabbiosi e limoso-argillosi nel sottosuolo Tale suddivisione

dell’acquifero indifferenziato dell’alta pianura determina in superficie una falda freatica non sempre

continua, che viene parzialmente a giorno nei punti più depressi (fontanili, tipiche sorgenti di

pianura); in profondità, più falde variamente in pressione (sistema multifalda). Il limite superiore di

questa fascia di sorgenti puntuali e diffuse passa alcuni chilometri a nordovest della città

capoluogo.

Il principale fiume di risorgiva è il F. Sile che riceve a monte di Treviso il contributo di piccole

rogge. A Treviso città riceve altri corsi d’acqua di risorgiva, i più importanti dei quali sono il

Pegorile, il Botteniga, il Piovesan, lo Storga; mentre più a valle affluiscono il Dosson e il Melma.

La gran parte dell’idrografia presenta un regime permanente poiché è alimentata direttamente

dalle acque di risorgiva.

In relazione alla venuta a giorno delle acque di falda, il PTCP della Provincia di Treviso, segnala,

nella parte nord-occidentale del territorio comunale, proprio alle porte della città storica, tre punti in

cui le emergenze risorgive sono particolarmente evidenti. Nella Carta idrogeologica del PAT, tali

punti sono stati riportati in tre aree mappate seguendo la morfologia del territorio circostante al

punto d’interesse stesso.

La rete di bonifica compete ai consorzi di bonifica Piave, per la gran parte del territorio, e Acque

Risorgive. Si tratta di zone a scolo naturale, suddivise in sub-bacini con rete di deflusso

indipendente ma con possibilità di inter-connessione fra le aste drenanti.

Varie parti del territorio sopportano ancora particolari dissesti idrogeologici e gli eventi in grado di

mettere in crisi il reticolo idrografico hanno frequenze probabili di ordine meno che decennale.

Oltre alle precipitazioni intense, tali eventi sono legati alla difficoltà di scarico nel Sile durante le

fasi di piena.

Sono state riportate nell’elaborato d’analisi per il PAT, le aree a deflusso difficoltoso e/o a

esondazione periodica secondo le osservazioni di: consorzi di bonifica, Comune di Treviso nel

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Piano comunale delle acque, l’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e

Livenza nel PAI, Provincia di Treviso nel PTCP del 2010, Regione del Veneto attraverso l’Unità

Periferica del Genio Civile di Treviso.

Negli anni, sono stati sviluppati studi sui corsi d’acqua a livello consortile e di bacino idrografico più

ampio, per fornire un inquadramento del meccanismo del sistema idraulico complessivo,

individuandone le eventuali insufficienze e perimetrando le aree soggette ad allagamento.

Le condizioni di sofferenza idraulica dipendono da molteplici fattori: intensa urbanizzazione, rilevati

stradali e ferroviari, intensità delle precipitazioni che hanno modificato la rete idrografica causando

disagi anche nello smaltimento della rete fognaria.

Le aree a deflusso difficoltoso e/o a esondazione periodica indicate nel PAT, sono situate sia a

monte sia a valle di Treviso città: la principale area a monte è presente lungo la bassura

morfologica percorsa dal Pegorile con allagamenti che coinvolgono, a nord, anche aree nei comuni

di Ponzano Veneto e Villorba. Altre aree critiche sono presenti a nordovest, lungo i canali di

scarico del S. Pelagio, e a nordest lungo lo Storga.

Aree a varia criticità idraulica della zona meridionale sono segnalate di piccola entità lungo la

bassura percorsa dal Sile, lungo la fascia zona centro-occidentale; più estese lungo il Dosson a

sud ma soprattutto in un’ampia area compresa fra le anse più meridionali del Sile e la parte

periferica sud di Treviso. In queste aree meridionali del territorio si deve tenere in considerazione

la bassa permeabilità dei terreni superficiali.

9.2 IDROGEOLOGIA La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l’alta e la bassa

pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e

nello stesso tempo, la formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta,

caratterizzato dalla sequenza di acquiferi alloggiati in formazioni sabbiose, separate da formazioni

limoso-argillose più impermeabili.

I rapporti geometrici fra queste formazioni sono caratterizzati da variabilità riferibili alle differenti

associazioni di facies di ambienti deposizionali contigui. Tale complessità stratigrafica si riflette

sulla situazione idrogeologica, condizionando la forma degli acquiferi e i loro reciproci rapporti.

Nel territorio considerato vi è una certa variabilità laterale e verticale di litotipi prevalentemente

argilloso-limosi a bassa o bassissima permeabilità e di litotipi ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi a

permeabilità medio-alta.

Sedimenti ghiaiosi e ghiaioso-sabbiosi, talora limosi, appartenenti al megafan plavense di età

pleistocenica, sono presenti estesamente nella parte nord-occidentale del territorio, con spessori di

decine di metri. Essi sono sede di una notevole circolazione d’acqua freatica.

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Depositi argilloso-limosi e limoso-sabbiosi sono prevalenti nella parte centrale e meridionale

dell’area di studio e nelle bassure morfologiche presenti a nord, dove rappresentano alluvioni

relativamente più recenti. Tali materiali riducono drasticamente la permeabilità verticale.

I paleocanali fluviali a sedimentazione grossolana, di forma lentiforme, se immersi nei litotipi più

fini, costituiscono potenziali falde acquifere, più o meno in pressione, ma con limitata continuità

laterale.

Il sistema delle falde superficiali è alimentato per gran parte dalle precipitazioni e dalle dispersioni

di subalveo del Piave, sia lungo la direttrice nord sud proveniente dal corso attuale sia da

nordovest all’interno della conoide antica di Montebelluna. Contributi più limitati sono assicurati

dalle infiltrazioni della rete minore, compresi i canali irrigui. Il deflusso sotterraneo naturale, salvo

situazioni locali specifiche, è di direzione NNW-SSE.

Nella carta d’analisi idrogeologica del PAT sono indicate le isofreatiche come si ricavano dalle

analisi contenute nel PTCP della Provincia di Treviso.

Il livello della falda freatica è condizionato da molteplici fattori: le precipitazioni, il livello idrometrico

dei fiumi, l’andamento della morfologia, la gestione delle acque superficiali effettuata dai consorzi

di bonifica, che deve coniugare la sicurezza idraulica del territorio con le esigenze irrigue delle

varie colture agricole presenti.

La soggiacenza dell’orizzonte idrico rappresentata nella Carta Idrogeologica è stata ricavata

interpretando dati provenienti da studi condotti con varie metodologie di lavoro e in periodi diversi

dell’anno: le linee isofreatiche contenute nelle analisi del PTCP (riferite a un periodo di magra), le

quote della carta del microrilievo (PTCP), le quote CTR, livelli di falda puntuali, rilievi contenuti

nella base-dati dei pozzi del Comune di Treviso, informazioni sulla profondità della falda indicati

sulla Carta Idrogeologica di PRG. Certamente il set più omogeneo è quello che utilizza

informazioni più coerenti tra loro: isofreatiche di magra e microrilievo, entrambi di PTCP.

Dalla sintesi riportata nella Carta Idrogeologica del PAT e utilizzata per definire le aree di

compatibilità geologica, si ricava che il livello della falda freatica è massimo e superiore a 10 m dal

p.c. nell’angolo nord-occidentale del territorio e decresce rapidamente in direzione sudest fino a

diventare prossimo al piano campagna, o almeno compreso fra 0 e -2 m dal piano campagna a

sud della linea della risorgive. Gli interventi idraulici, l’attività dei consorzi di bonifica, la

sistemazione dei corsi d’acqua, lo sfruttamento diffuso concorrono a deprimere il livello dell’acqua

del terreno.

Il regime della falda è caratterizzato da un andamento stagionale, con due periodi di alimentazione

massima in tarda primavera e nel tardo autunno, mentre un marcato regime di magra si registra

nei mesi invernali.

Nel sottosuolo si trovano falde artesiane collegate ad acquiferi profondi, molto sfruttati nel territorio

soprattutto a sud della città con migliaia di pozzi privati, in maggior parte a erogazione spontanea.

Sono, in effetti, in funzione molti pozzi destinati alle irrigazioni, agricole e domestiche, a usi

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artigianali e industriali. La falda più superficiale è individuata tra 20 e 30 m di profondità dal piano

campagna. Il livello piezometrico supera quello di campagna, anche se l’intenso sfruttamento lo sta

generalmente deprimendo.

La collocazione di parte del territorio comunale nella fascia di ricarica degli acquiferi e la presenza

nel sottosuolo di una falda indifferenziata non protetta, contenuta in alluvioni ghiaioso-sabbiose, ha

suggerito di ampliare la trattazione degli aspetti geologici del PAT con la descrizione della

situazione riguardo alla vulnerabilità delle acque sotterranee nel territorio comunale.

E’ stata quindi predisposta una Carta della Vulnerabilità Idrogeologica (Figura 5) con i seguenti

elementi areali ricavati dalle analisi eseguite nel corso del PRAC (Piano Regionale Attività di Cava)

e quindi riferite alla vulnerabilità della falda freatica.

TipVuln Elemento Fonte del dato

01 Vulnerabilità estremamente elevata

PRAC (Piano Regionale Attività di Cava) rivisto e modificato

02 Vulnerabilità elevata

03 Vulnerabilità alta

04 Vulnerabilità media

05 Vulnerabilità bassa

06 Vulnerabilità nulla

Dalla carta, si può osservare che le aree a maggior vulnerabilità sono situate a nordovest e a ovest

del territorio comunale, cioè a nord della linea delle risorgive e in corrispondenza del dosso

sabbioso centro-occidentale.

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Figura 5 – Mappa della vulnerabilità idrogeologica eseguita mediante i dati ricavati PRAC (Piano Regionale Attività di Cava).

10. COMPATIBILITA’ GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI Ai fini della salvaguardia del patrimonio ambientale, della sicurezza del territorio e delle relative

opere infrastrutturali, il PAT distingue i terreni secondo le seguenti classi relative alla compatibilità

geologica:

- classe di compatibilità I: terreni idonei

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- classe di compatibilità II: terreni idonei a condizione;

- classe di compatibilità III: terreni non idonei.

La classificazione deriva dalla sovrapposizione di diversi tematismi, resa possibile dall’utilizzo della

tecnica informatica della sovrapposizione cartografica; dall’analisi dei parametri dettagliati nella

relazione e nella cartografia geologica del PAT e del PTCP della provincia di Treviso:

- aspetti geomorfologici (dossi, paleoalvei, argini e rilevati stradali, microrilievo, aree

morfologicamente depresse);

- caratteristiche litologiche e geotecniche dei terreni;

- permeabilità del terreno;

- problematiche di tipo idrogeologico (soggiacenza della falda compresa tra 0 e 2 m dal piano

campagna; emergenza delle sorgenti di risorgiva);

- condizioni idrauliche: ristagno idrico, difficoltà di deflusso, rischio idraulico e/o rischio di

esondazione legato alla rete di bonifica e ai fiumi di risorgiva.

Il Comune di Treviso è classificato sismico in Zona 3 e pertanto ogni elaborato progettuale deve

tener conto delle norme tecniche specifiche del DM Infrastrutture 14 gennaio 2008, con le

successive modifiche e aggiornamenti, anche in funzione della classificazione sismica del Comune

e della necessità di definire l’amplificazione sismica locale.

Eventuali P.I. deve conformarsi e dare attuazione alle prescrizioni specifiche previste dalle Norme

Tecniche del P.T.C.P.

Classe di compatibilità I – Terreni idonei Si tratta di aree situate a monte della linea delle risorgive e in cui le caratteristiche geomeccaniche

dei litotipi sono buone: la tipologia di sedimenti è tendenzialmente a contenuto ghiaioso-sabbioso,

drenaggio ottimo e falda profonda con soggiacenza maggiore di almeno 5 m dal p.c., assenza di

esondazioni storiche. Le aree sono quindi sostanzialmente stabili, con scarsi limiti di carattere

geologico all’edificabilità.

Note tecniche specifiche

Possono sorgere problemi in occasione di escavazioni (per scantinati, rete fognaria, sottopassi,

ecc…), tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well point) e impermeabilizzazioni, di cui

sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.

Le caratteristiche di alta permeabilità del materasso alluvionale che costituisce il sottosuolo di

questa parte del territorio comunale, situato a monte della fascia delle risorgive, conferiscono alla

falda freatica un’alta vulnerabilità intrinseca in previsione di possibili fenomeni d’inquinamento e

dissuadono dall’installazione di attività a rischio di spandimenti di materiali pericolosi.

Ogni intervento è subordinato, comunque, a verifiche geologiche e geotecniche in base alle vigenti

normative sulle costruzioni.

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Classe di compatibilità II – Terreni idonei a condizione Il territorio comunale è situato nella fascia delle risorgive, dove la falda freatica è sub-affiorante.

In questa classe sono rappresentati i terreni idonei a condizione in cui i presupposti geologici e

idrogeologici, puntuali o complessivi, determinano elementi di riduzione alle possibilità edificatorie,

in modo particolare a causa della falda freatica sub-affiorante e di possibili situazioni di criticità

idraulica che sono riportate come aree a dissesto idrogeologico nella carta delle Fragilità-

Compatibilità geologica. La complessità e la gravosità delle condizioni è crescente dalle zone

contrassegnate dalla lettera a) a quelle d).

Note tecniche specifiche

Qualsiasi progetto, la cui realizzazione preveda un’interazione con i terreni e con l’assetto idraulico

esistente, è sottoposto alle disposizioni presenti nel cap. 6 “Progettazione geotecnica” delle

“Nuove norme tecniche per le costruzioni” del DM Infrastrutture del 14 gennaio 2008 e successive

modifiche e aggiornamenti, di cui si richiamano alcuni punti:

• le analisi di progetto devono essere basate su modelli geotecnici dedotti da specifiche indagini e

prove che il progettista deve definire in base alle scelte tipologiche dell’opera o dell’intervento e

alle previste modalità esecutive;

• in funzione del tipo di opera e della complessità del contesto geologico, specifiche indagini

saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico, che deve essere

sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i

problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche;

• le opere geotecniche devono essere verificate nei confronti dei possibili stati limite ultimi (SLU),

stati limite di esercizio (SLE) e di sollevamento e sifonamento;

• le strutture di fondazione devono rispettare le verifiche agli stati limite ultimi e di esercizio e le

verifiche di durabilità;

• devono essere valutati gli effetti della costruzione dell’opera sui manufatti attigui e sull’ambiente

circostante;

• nel caso di fondazioni su pali, le indagini devono essere dirette anche ad accertare la fattibilità e

l’idoneità del tipo di palo in relazione alle caratteristiche dei terreni e delle acque del sottosuolo.

Le situazioni di criticità più evidenti nel territorio sono quelle legate all’assetto idrogeologico e

idraulico, dove sono presenti, in alcune porzioni del territorio, aree esondabili e falda freatica sub-

affiorante.

I P.I., sulla base di analisi tecniche puntuali, geologiche e idrogeologiche, potranno ridefinire il

perimetro delle aree attraverso un’appropriata documentazione geologica da allegare.

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Tipo a): in aree con falda sub-affiorante, a morfologia relativamente elevata e costituite in prevalenza da depositi ghiaiosi e sabbiosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi ghiaiosi e sabbiosi, talora in alternanza a lingue

o lembi di depositi a prevalenza sabbioso-limosa in corrispondenza dei dossi fluviali. La

soggiacenza della falda è maggiore di 5 m dal p.c.

Note tecniche specifiche

I nuovi interventi richiedono una relazione geologico-tecnica che verifichi puntualmente le

caratteristiche geotecniche dei litotipi. All’interno di queste aree, nel caso di edificazione di nuovi

edifici o di interventi su edifici esistenti che modifichino quantitativamente e qualitativamente la

distribuzione dei carichi sul terreno, l’indagine geologica sarà finalizzata a stabilire i limiti sia

orizzontali sia verticali delle litologie principali, definendo aree dove eventuali depositi incoerenti,

potrebbero intervallarsi ai depositi ghiaioso-sabbiosi prevalenti; permettendo così un’adeguata

caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione.

Indagini dovranno essere svolte per determinare la situazione idrogeologica in relazione al piano di

posa delle fondazioni. La ricostruzione dell’assetto idrostrutturale dell’area di interesse deve

definire i corpi idrici sotterranei interessati dall’opera e l’azione che l’opera stessa avrà sulle

condizioni di equilibrio iniziale: la soggiacenza della superficie piezometrica potrebbe presentare

oscillazioni notevoli in relazione alle precipitazioni.

In relazione alla litologia prevalente, potrebbero sorgere problemi in occasione di escavazioni (per

scantinati, rete fognaria, sottopassi, ecc…), tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well

point) e impermeabilizzazioni, di cui sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.

Le caratteristiche di alta permeabilità dei litotipi prevalenti, conferiscono alla falda freatica un’alta

vulnerabilità intrinseca in previsione di possibili fenomeni d’inquinamento e rendono molto difficili le

installazioni di attività a rischio di spandimenti di materiali pericolosi.

Tipo b): in aree con falda sub-affiorante e possibilità di allagamenti, a morfologia relativamente elevata (dossi) e costituite in prevalenza da depositi sabbiosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi sabbiosi, talora in alternanza a lembi di depositi

limosi, in corrispondenza di dossi fluviali. Sono presenti inoltre rare lingue nastriformi di sedimenti

ghiaiosi. La soggiacenza della falda è minore di 5 m dal p.c.

Note tecniche specifiche

Valgono le medesime prescrizioni del tipo a) con particolare attenzione alle indagini volte a

determinare la situazione idrogeologica in relazione al piano di posa delle fondazioni. La

ricostruzione dell’assetto idrostrutturale dell’area di interesse deve definire i corpi idrici sotterranei

interessati dall’opera; i rapporti idraulici presenti tra eventuali falde diverse; conformazione e

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soggiacenza della superficie piezometrica, nonché l’azione che l’opera stessa avrà sulle condizioni

di equilibrio iniziale. Infatti tali aree sono caratterizzate dalla presenza di una falda superficiale le

cui oscillazioni potrebbero interessare le quote di fondazione o causare fenomeni di saturazione

dei terreni con conseguente peggioramento dei parametri geotecnici.

In occasione di escavazioni (per scantinati, rete fognaria, sottopassi, ecc…) è probabile insorgano

problemi tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well point) e impermeabilizzazioni, di cui

sarà d’obbligo valutare l’interferenza con le abitazioni limitrofe.

Per le aree interessate da fenomeni di allagamento o difficoltà di drenaggio ricorrente, l’idoneità

geologica è legata alle indicazioni e prescrizioni contenute nel paragrafo seguente di questa

relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico per esondazione o periodico

ristagno idrico.

Tipo c): in aree con falda sub-affiorante, a morfologia relativamente depressa (bassure) e costituite in prevalenza da depositi argillosi. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi argillosi e limosi, in corrispondenza di bassure e

aree in generale relativamente più depresse, dove sono possibili fenomeni di allagamento o

ristagno idrico.

Note tecniche specifiche

Le mediocri caratteristiche geotecniche, soprattutto degli strati più superficiali, rendono necessaria

un’approfondita conoscenza delle caratteristiche geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei

sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o infrastrutturali.

Valgono pertanto le notazioni tecniche dei tipi di condizionalità precedenti, aggravati dalla

specificità dei sedimenti interessati, che possono costituire un’insidia per interventi edilizi o

infrastrutturali.

La relazione geologica dovrà indicare la compatibilità degli interventi con i terreni interessati, gli

eventuali interventi atti a eliminare le incompatibilità riscontrate e la tipologia fondazionale più

appropriata.

Le indagini geotecniche potranno prevedere l’utilizzo di tecnologie indirette o dirette come prove

penetrometriche statiche o dinamiche. Nel caso di edifici di particolare importanza volumetrica o di

carico, è necessaria la realizzazione di sondaggi con esecuzione di prove fondo foro e/o raccolta di

campioni per la realizzazione di specifiche prove geotecniche di laboratorio.

Potranno essere adottate soluzioni per i manufatti di fondazione che prevedano la distribuzione del

carico, la diminuzione del carico stesso o l’utilizzo di fondazioni profonde o indirette tramite

l’utilizzo di pali, da prevedersi in relazione alla tipologia costruttiva e all’importanza dell’edificio

stesso.

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La scarsa permeabilità dei terreni va considerata in modo adeguato nei dimensionamenti idraulici

per la bassa capacità del terreno di assorbire le acque meteoriche mentre per le strutture che

prevedano volumetrie sotto al p.c. è necessario considerare l’attuazione di adeguati accorgimenti

tecnici al fine di evitare infiltrazioni nelle strutture interrate.

Per queste aree, l’idoneità geologica è legata alle prescrizioni contenute nello Studio di

Compatibilità Idraulica, cui si rimanda, ma si ricordano comunque le succitate disposizioni del Cap.

6 “Progettazione geotecnica” delle “Nuove norme tecniche per le costruzioni” del DM Infrastrutture

14 gennaio 2008.

Per queste aree, l’idoneità geologica è legata, inoltre, alle indicazioni e prescrizioni contenute nel

paragrafo seguente di questa relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico

per esondazione o periodico ristagno idrico.

Tipo d): in aree con falda sub-affiorante e in corrispondenza di ex-cave ripristinate. Corrispondono alle aree occupate nel passato da cave, ripristinate o variamente colmate con

materiali di riporto di spessore variabile.

Note tecniche specifiche

Terreni in cui le condizioni complessive richiedono un’approfondita analisi delle caratteristiche

geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei terreni interessati da eventuali interventi, nel caso

allegate a una caratterizzazione ambientale dei siti, per la verifica dei materiali utilizzati per la

colmata e le modalità della sistemazione stessa.

In ambito di P.I. dovranno essere previste indagini in situ e monitoraggio del livello di falda, con

prelievo di campioni sino a profondità congrue con la tipologia di interventi; definendo la geometria

degli scavi e dei riporti; indicando la compatibilità delle trasformazioni previste.

Classe di compatibilità III: terreni non idonei In corrispondenza delle aree adibite a discarica o caratterizzate da falda freatica affiorante in forma

lacustre o di risorgiva, all’interno degli argini o delle alzaie del Fiume Sile, è preclusa l’edificazione.

Note tecniche specifiche

Sono ammesse le opere idrauliche a salvaguardia e al disinquinamento della risorsa idrica.

È ammessa la realizzazione di opere di salvaguardia idraulica e reti infrastrutturali solo nel caso in

cui esse siano compatibili con le condizioni ambientali, geologiche, idrogeologiche e idrauliche dei

siti, con l’esecuzione di opportune analisi di tipo geotecnico e idrogeologico che permettano di

definire in modo adeguato la progettazione delle opere, la gestione degli eventuali materiali di

scavo e l’adeguatezza degli interventi al quadro normativo ambientale e tecnico.

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È ammessa la valorizzazione della risorsa idrica, la valorizzazione e fruizione dell’ecosistema, solo

nel caso in cui esse siano compatibili con le condizioni ambientali, geologiche, idrogeologiche e

idrauliche dei siti.

10.1 LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO Aree esondabili o a periodico ristagno idrico Il PAT evidenzia le “aree esondabili o soggette a ristagno d’acqua” che sono state interessate da

fenomeni ricorrenti di esondazione dei corsi d’acqua o di allagamento, attraverso indagini

effettuate dai consorzi di bonifica Piave e Acque risorgive, Autorità di Bacino, Provincia di Treviso

e Genio Civile di Treviso, Comune di Treviso.

Si tratta di aree perimetrate e classificate in vario modo come “a pericolosità idraulica” da parte dei

consorzi di bonifica competenti; PAI dell’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra

Piave e Livenza; Regione del Veneto attraverso l’Unità Periferica del Genio Civile di Treviso; PTCP

della Provincia di Treviso.

Vari interventi idraulici sono progettati e attuati nei bacini idrografici che interessano il territorio in

questione. Data comunque la difficoltà oggettiva di prevedere l’impatto di eventuali nuove opere di

salvaguardia idraulica del territorio sul medio–lungo periodo, i P.I devono prevedere indagini

idraulico-geologiche per aggiornare la situazione.

Note tecniche specifiche

Nelle aree di tutela dal rischio idrogeologico individuate dal Piano Stralcio per la Tutela dal Rischio

Idrogeologico approvato dell’Autorità di Bacino Regionale del Sile e della Pianura tra Piave e

Livenza e successive varianti, si applicano le norme corrispondenti.

In generale, per queste aree si devono tenere in considerazione le disposizioni espresse nella

Valutazione di Compatibilità Idraulica.

Devono essere salvaguardate le vie di deflusso dell’acqua per garantire lo scolo ed eliminare

possibilità di ristagno, in particolare va assicurata:

- la salvaguardia o ricostituzione dei collegamenti con fossati o scoli esistenti (di qualsiasi natura e

consistenza);

- scoli e fossati non devono subire interclusioni o perdere la funzionalità idraulica;

- ponticelli, tombamenti, o tombotti interrati, devono garantire una sezione utile sufficiente a far

defluire la portata massima, corrispondente a un tempo di ritorno di 100 anni, con il franco

sufficiente a prevenire l’eventuale ostruzione causata dal materiale trasportato dall’acqua; qualora

la modesta rilevanza dell’intervento non giustifichi il ricorso agli specifici modelli di calcolo

dell’idraulica fluviale, si dovrà garantire una luce di passaggio mai inferiore a quella maggiore fra la

sezione immediatamente a monte o quella immediatamente a valle della parte di fossato a pelo

libero;

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- l'eliminazione di fossati o volumi profondi a cielo libero non può essere attuata senza la

previsione di misure di compensazione idraulica adeguate

- nella realizzazione di nuove arterie stradali, ciclabili o pedonali, contermini a fossati o canali, gli

interventi di spostamento sono preferibili a quelli di tombamento; in casi di motivata necessità il

tombamento dovrà rispettare la capacità di deflusso preesistente e il rispetto del volume d’invaso

preesistente (conteggiato sino al bordo più basso del fossato/canale per ogni sezione considerata);

- per le strutture che prevedano volumetrie sotto al p.c., sono necessarie adeguati accorgimenti

tecnici al fine di evitare allagamenti nelle strutture interrate.

Aree di risorgiva Nella maggior parte del territorio comunale, la falda freatica è molto superficiale e compresa fra 0 e

-2 m dal piano campagna e la sua emergenza possibile. Anche se una generale tendenza al

progressivo deprimersi della falda ha ridotto le zone di emergenza, il territorio del Comune di

Treviso è considerato interno alla fascia delle risorgive. Inoltre, nelle aree morfologicamente

depresse, lungo le scoline e i fossi, la falda emerge in maniera diffusa, nonostante l’attività

antropica l’abbia ristretta sempre di più.

Nella Carta Idrogeologica sono evidenziati alcuni punti, dove l’emersione della falda freatica ha le

caratteristiche morfologiche adeguate, analizzati e cartografati durante gli studi propedeutici al

PTCP, e la presenza di risorgive è considerata attiva o non-attiva. Da questi punti, sono state

ricavate nella Carta delle Fragilità tre aree a dissesto idrogeologico per risorgiva, mappate

secondo una morfologia coerente.

Note tecniche specifiche

Oltre all’aspetto paesaggistico, sicuramente da preservare, le norme su queste aree sono legate

all’estrema prossimità alla superficie della falda freatica.

In queste aree devono essere attivate tutte le misure atte a mantenere una situazione di equilibrio

idrogeologico ed evitare il depauperamento della falda, attraverso il controllo dei punti privati di

captazione da falde superficiali.

La vulnerabilità è particolarmente elevata e sono da incentivare tecniche e colture agricole, seppur

residuali, a impatto ridotto.

Come già esposto nel paragrafo riguardante le aree idonee a condizione, la presenza di una falda

freatica così superficiale peggiora le caratteristiche geotecniche dei terreni e si rimanda a quel

paragrafo per la valutazione delle condizioni generali e la descrizione delle relative norme

d’attuazione.

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10.2 INVARIANTI E VINCOLI Dal punto di vista sismico, l’ambito del Comune di Treviso è classificato dalla zonazione sismica

del 2006 in zona 3 e compreso, per quanto riguarda i valori di pericolosità sismica espressi in

termini di accelerazione massima, nelle classi da 0,125 a 0,200 g.

Il PTCP individua tre punti dove si concentra l’emersione della falda freatica, ma tutto il territorio

comunale giace nella fascia delle risorgive, e il piano delle acque comunale ne registra

innumerevoli.

Nella carta geomorfologica sono inoltre segnalati i dossi fluviali e le tracce dei paleoalvei principali;

intesi come elementi geologici, segni fisici, da rispettare ed evidenziare ma non sono da intendersi

come elementi rigidi da non variare.

11. CONCLUSIONI Le indagini eseguite hanno permesso di delineare in modo specifico la conoscenza del territorio e

dell’ambiente superficiale e sotterraneo, sintetizzata in un Quadro Conoscitivo.

L’assetto geomorfologico, litologico, idrogeologico e idrologico è stato descritto nei relativi elaborati

cartografici.

L’analisi completa dei dati disponibili ha permesso una definizione dell’attitudine del territorio allo

sviluppo urbanistico e, in modo particolare, delle fragilità presenti.

Le fragilità più rilevanti sono dovute: al dissesto idrogeologico rappresentato nelle aree esondabili

con una pericolosità idraulica dovuta alle difficoltà di smaltimento della rete idraulica, maggiore e

minore (fiumi di risorgiva), in zone urbanizzate; all’emersione della falda freatica in tutto il territorio

e in particolare nelle zone morfologicamente più depresse.

Il territorio comunale è, infatti, compreso nella fascia delle risorgive, fenomeno al quale dare

dovuta attenzione oltre che per l’aspetto paesaggistico e ambientale, per le sue implicazioni a

livello idrogeologico e geotecnico. I nuovi areali di espansione urbanistica dovranno prevedere

accorgimenti tecnici che non peggiorino la situazione, soprattutto nelle aree già fragili, evitando

l’impermeabilizzazione del suolo e l’occlusione dei canali esistenti, compensando i nuovi interventi

con opere adeguate. A questo proposito è d’obbligo il riferimento allo studio specifico sulla

compatibilità idraulica.