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REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona ai sensi dell'art. 17 della Legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 - Triennio 2010 - 2012. A relazione dell'Assessore Migliasso: La Legge regionale 8 gennaio 2004 n. 1, "Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento", all'art 17 prevede il Piano di Zona quale strumento di programmazione locale fondamentale e obbligatorio per la definizione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali del territorio di competenza. La successiva Legge regionale 6 agosto 2007 n. 18, ART. 1, “Norme per la programmazione socio-sanitario e il riassetto del servizio sanitario regionale", ha puntualizzato che, assumendo quale riferimento il concetto di salute, ci si deve rivolgere non soltanto all'area sanitaria ma anche all'area socio-sanitaria. La Legge regionale 1/2004 ha inoltre indicato, quali soggetti responsabili delle fasi di predisposizione, approvazione e realizzazione delle iniziative previste nel Piano di Zona, gli Enti Gestori delle funzioni socio assistenziali e assegnato alla Regione la competenza all'emanazione delle linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona. In attuazione del disposto normativo, con deliberazione della Giunta regionale 51-13234 del 3 agosto 2004, si è avviato il primo triennio di programmazione 2005-2007, successivamente prorogato al 2008. In attesa dell'esito della procedura di realizzazione e approvazione del Piano Sociale, che dovrà fornire la cornice dei principi, degli indirizzi e degli obiettivi di riferimento per la programmazione territoriale, si è dato indicazione agli enti del territorio di prorogare le azioni avviate nel suddetto triennio, previa valutazione dei risultati conseguiti e dell'opportunità del loro mantenimento. Considerato che l'iter procedurale di approvazione del Piano Sociale regionale non si è ancora concluso, al fine di permettere agli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali di dare avvio, entro la fine dell'anno 2009, ad un nuovo triennio di programmazione sociale territoriale sulla base di nuovi indirizzi regionali appare opportuno procedere all'emanazione di nuove linee guida per la redazione dei Piani di Zona per il triennio 2010 – 2012. A tal fine si ritiene di adottare il documento allegato al presente provvedimento contenente obiettivi, modalità e funzioni dei diversi soggetti chiamati a partecipare all'iter di predisposizione del Piano di zona, nonché le tabelle necessarie per garantire il corretto flusso informativo verso la Regione. Il nuovo triennio di programmazione locale è quindi individuabile nel periodo 2010-2012 e, al fine di garantire la corretta connotazione di documento di programmazione, la predisposizione e approvazione del documento da parte degli Enti gestori dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2010. Infine, la mancata e ingiustificata predisposizione del Piano di Zona ai sensi delle presenti linee guida entro il 31 dicembre 2010, ovvero la mancata trasmissione entro il termine stabilito, costituiscono elementi di valutazione ai fini della ripartizione delle risorse regionali sulla base dei criteri previsti nel prossimo "Piano sociale degli interventi e dei servizi sociali della Regione Piemonte" ovvero della deliberazione di riparto del "Fondo Sociale Regionale" secondo i principi espressi dal comma 10 dell’art 35 della L.R. 1/2004 e dall’art. 22 della L.R. 18/2007. Acquisito il parere della Conferenza Regione – Autonomie Locali espresso nella seduta del 25 settembre 2009; acquisito il parere del Consiglio Regionale di Sanità e Assistenza nella seduta del 29 settembre 2009; vista la Legge regionale 4 gennaio 2004, n. 1; (Realizzazione Sistema Integrato di interventi e servizi sociali); vista Legge regionale 6 agosto 2007 n. 18, (Norme per la programmazione socio-sanitario e il riassetto del servizio sanitario regionale),

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Page 1: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09

Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione delle Linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona ai sensi dell'art. 17 della Legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 - Triennio 2010 - 2012.

A relazione dell'Assessore Migliasso: La Legge regionale 8 gennaio 2004 n. 1, "Norme per la realizzazione del sistema regionale

integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento", all'art 17 prevede il Piano di Zona quale strumento di programmazione locale fondamentale e obbligatorio per la definizione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali del territorio di competenza.

La successiva Legge regionale 6 agosto 2007 n. 18, ART. 1, “Norme per la programmazione socio-sanitario e il riassetto del servizio sanitario regionale", ha puntualizzato che, assumendo quale riferimento il concetto di salute, ci si deve rivolgere non soltanto all'area sanitaria ma anche all'area socio-sanitaria.

La Legge regionale 1/2004 ha inoltre indicato, quali soggetti responsabili delle fasi di predisposizione, approvazione e realizzazione delle iniziative previste nel Piano di Zona, gli Enti Gestori delle funzioni socio assistenziali e assegnato alla Regione la competenza all'emanazione delle linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona.

In attuazione del disposto normativo, con deliberazione della Giunta regionale 51-13234 del 3 agosto 2004, si è avviato il primo triennio di programmazione 2005-2007, successivamente prorogato al 2008.

In attesa dell'esito della procedura di realizzazione e approvazione del Piano Sociale, che dovrà fornire la cornice dei principi, degli indirizzi e degli obiettivi di riferimento per la programmazione territoriale, si è dato indicazione agli enti del territorio di prorogare le azioni avviate nel suddetto triennio, previa valutazione dei risultati conseguiti e dell'opportunità del loro mantenimento.

Considerato che l'iter procedurale di approvazione del Piano Sociale regionale non si è ancora concluso, al fine di permettere agli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali di dare avvio, entro la fine dell'anno 2009, ad un nuovo triennio di programmazione sociale territoriale sulla base di nuovi indirizzi regionali appare opportuno procedere all'emanazione di nuove linee guida per la redazione dei Piani di Zona per il triennio 2010 – 2012.

A tal fine si ritiene di adottare il documento allegato al presente provvedimento contenente obiettivi, modalità e funzioni dei diversi soggetti chiamati a partecipare all'iter di predisposizione del Piano di zona, nonché le tabelle necessarie per garantire il corretto flusso informativo verso la Regione.

Il nuovo triennio di programmazione locale è quindi individuabile nel periodo 2010-2012 e, al fine di garantire la corretta connotazione di documento di programmazione, la predisposizione e approvazione del documento da parte degli Enti gestori dovrà avvenire entro il 31 dicembre 2010.

Infine, la mancata e ingiustificata predisposizione del Piano di Zona ai sensi delle presenti linee guida entro il 31 dicembre 2010, ovvero la mancata trasmissione entro il termine stabilito, costituiscono elementi di valutazione ai fini della ripartizione delle risorse regionali sulla base dei criteri previsti nel prossimo "Piano sociale degli interventi e dei servizi sociali della Regione Piemonte" ovvero della deliberazione di riparto del "Fondo Sociale Regionale" secondo i principi espressi dal comma 10 dell’art 35 della L.R. 1/2004 e dall’art. 22 della L.R. 18/2007.

Acquisito il parere della Conferenza Regione – Autonomie Locali espresso nella seduta del 25 settembre 2009;

acquisito il parere del Consiglio Regionale di Sanità e Assistenza nella seduta del 29 settembre 2009;

vista la Legge regionale 4 gennaio 2004, n. 1; (Realizzazione Sistema Integrato di interventi e servizi sociali);

vista Legge regionale 6 agosto 2007 n. 18, (Norme per la programmazione socio-sanitario e il riassetto del servizio sanitario regionale),

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la Giunta Regionale a voti unanimi delibera

- di approvare l'allegato alla presente deliberazione, di cui costituisce parte integrante e sostanziale, contenente le Linee Guida per la predisposizione dei Piani di Zona di cui all'art. 17 della Legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 e i relativi allegati: - allegato A "Modulistica per il flusso informativo verso la Regione Piemonte"; - allegato B "Nomenclatore interregionale degli interventi e servizi sociali"; - allegato C "Tabella di confronto della procedura per l'accordo di programma per i Piani di zona e la normativa regionale sull'accordo di programma"; - allegato D "Flusso della procedura di predisposizione del Piano di Zona". - di definire il triennio di riferimento per la programmazione locale nel periodo 2010-2012; - di fissare quale data di conclusione dell'iter di predisposizione e approvazione dei Piani di Zona, da parte degli Enti gestori delle funzioni socio assistenziali, il 31 dicembre 2010. La trasmissione della copia dell'Accordo di programma e delle schede relative al flusso informativo di cui all'allegato alla presente deliberazione dovranno essere trasmesse entro 45 giorni dall'avvenuta approvazione secondo le modalità che verranno indicate dalla Direzione Politiche Sociali. Nell’ambito dei principi espressi nelle linee guida approvate. La mancata e ingiustificata predisposizione del Piano di Zona ai sensi delle presenti linee guida entro il 31 dicembre 2010, ovvero la mancata trasmissione entro il termine stabilito, costituiscono elementi di valutazione ai fini della ripartizione delle risorse regionali sulla base dei criteri previsti nel prossimo "Piano sociale degli interventi e dei servizi sociali della Regione Piemonte" ovvero della deliberazione di riparto del "Fondo Sociale Regionale" secondo i principi espressi dal comma 10 dell’art 35 della L.R. 1/2004 e dall’art. 22 della L.R. 18/2007. La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 61 dello Statuto e dell'art. 14 del D.P.G.R n. 8/R/2002.

(omissis) Allegato

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LINEE GUIDA PER LA PREDISPOSIZIONE DEI Piani di Zona

Triennio 2010 – 2012

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INDICE

1. CONTESTO

1.1 In attesa del Piano Sociale Regionale 1.2 I riferimenti normativi

2. GLI OBIETTIVI REGIONALI PER IL TRIENNIO 2010 – 2012

2.1. Gli obiettivi regionali

2.2. L’ambito territoriale dei Piani di Zona

3. GLI ATTORI, GLI ORGANI E GLI STRUMENTI DEL Piano di Zona

3.1.Gli attori

3.2.Gli organi

3.3.Gli strumenti

4. LE RISORSE DEL Piano di Zona

5. IL RACCORDO TRA GLI STRUMENTI LOCALI DI PROGRAMMAZIONE SOCIO-SANITARIA

5.1. Piani di Zone e Profili e Piani di Salute

5.2. Altri strumenti di programmazione locale

6. LA FASE DI ATTUAZONE E GLI STRUMENTI DI MONITORAGGIO E VALUTAZIONE

6.1. L’Ufficio di Piano Regionale

7. ALLEGATI

Il Piano di Zona (PdZ) è lo strumento fondamentale per i Comuni singoli o associati per la programmazione degli interventi che vanno a definire il “Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali” del territorio di competenza ai sensi dell’art. 17 della L.R. 8 gennaio 2004, n.1; l’articolo definisce l’ambito di intervento del nuovo strumento di programmazione, il fine che intende perseguire, i soggetti coinvolti nell’attività di pianificazione.

1. CONTESTO

1.1. In attesa del Piano Sociale Regionale Con il 2008 si è concluso il primo triennio sperimentale di predisposizione e

realizzazione dei Piani di Zona formulati dagli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali e da alcuni enti locali che hanno fatto da enti capofila di un ambito territoriale in collaborazione con gli enti gestori di riferimento.

Al termine del triennio la Regione ha ritenuto opportuno non ripartire

immediatamente con un nuovo triennio di programmazione per attendere l'esito della

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procedura di realizzazione del Piano Sociale regionale che avrebbe fornito la cornice dei principi, degli indirizzi e degli obiettivi al quale la programmazione territoriale avrebbe dovuto far riferimento.

Con deliberazione del 12 marzo 2007, n. 43-5493, infatti, la Giunta regionale ha

avviato le procedure per la realizzazione del Piano regionale triennale degli interventi e dei servizi sociali, in attuazione dell'art. 16 della Legge regionale 1 /2004.

Il provvedimento disponeva l'affidamento delle attività di coordinamento alla

Direzione Politiche Sociali e una successiva ripartizione degli ambiti di studio in gruppi di lavoro; uno dei gruppi istituito ha affrontato il tema delle linee guida per la predisposizione dei Piani di Zona fornendo un documento che è servito nella redazione della sezione dedicata alla programmazione locale della bozza di Piano Sociale Regionale.

Nelle more dell'approvazione del documento di programma regionale, con circolare

del 23 maggio 2009, prot. 2771/DB19.02, si è dato indicazione agli enti del territorio di prorogare le azioni avviate nel triennio, previa valutazione dei risultati conseguiti e dell'opportunità del loro mantenimento.

L'iter procedurale di approvazione del Piano Sociale regionale non appare al

momento coincidere con una tempistica in grado di permettere agli Enti gestori di dare avvio, alla fine del 2009, ad un nuovo triennio di programmazione sociale territoriale sulla base di nuovi indirizzi regionali, il che comporterebbe una nuova proroga dell'attività inserita nei Piani di Zona per l'anno 2010, scelta poco coerente con il dettato normativo della Legge regionale 1/2004.

Per questo motivo appare opportuno procedere con uno "stralcio" della sezione

dedicata alla programmazione locale e procedere all'emanazione di nuove linee guida per la redazione dei Piani di Zona per il triennio 2010 – 2012.

Il documento di Piano Sociale attualmente in fase di avanzata elaborazione

esprime principi ed obiettivi che le presenti linee guida intendono valorizzare per quanto riguarda lo specifico aspetto della programmazione sociale locale.

E' importante ricordare che la pianificazione regionale si pone quale obiettivo una

compiuta integrazione fra i servizi sanitari territoriali e i Comuni/Enti gestori delle funzioni socio assistenziali, con la piena coscienza del permanere di molte difficoltà e disomogeneità territoriali in termini di accesso alle prestazioni e di modalità di erogazione.

A questo si aggiunge la mancata definizione, a livello statale, dei Livelli essenziali e

omogenei delle prestazioni o LIVEAS a cui il Piano sociale regionale intende ovviare, in ottemperanza del disposta della legge regionale 1/2004, con la definizione di propri livelli base, attualmente comunque non disponibile in attesa dell'approvazione del documento di Piano.

Il documento di Piano Sociale, pur in un quadro normativo non perfettamente

delineato, riconosce comunque che la "programmazione regionale inerente al sistema dei servizi e degli interventi sociali, è chiamata a considerare il rapporto tra bisogni e sistema di offerta per comprendere quali azioni sono necessarie per riorientare l’offerta non adeguata, e per interpretare la domanda sociale intercettando i nuovi e diversi bisogni che derivano dai mutamenti sociali, economici, normativi e culturali; a

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dare risposte anche al disagio inespresso, quello che sovente caratterizza le condizioni di vita delle persone più deboli e meno capaci di far valere i propri bisogni e diritti" e che "la "programmazione e l’organizzazione del sistema integrato regionale di interventi e servizi sociali si realizzano compiutamente solo con il concorso di una pluralità di soggetti, istituzionali e non, pubblici e privati, rispetto ai quali sono distribuiti ruoli e responsabilità, competenze e risorse. In tale contesto, il Piano regionale ha la funzione principale di orientare e mobilitare i diversi soggetti affinché ciascuno concorra agli obiettivi condivisi, e affinché le azioni e gli interventi nel loro insieme si integrino, attivando una rete tanto progettuale quanto gestionale".

Questo in un ottica di intervento che non si ponga come prevalentemente rivolto a

correggere gli effetti negativi ma si proponga quale politica attiva per il consolidare crescita ed occupazione .

Principio essenziale del nuovo welfare è quindi la centralità della persona che

impone una particolare attenzione alle fasi della vita, ai diversi ruoli interpretati nel loro procedere temporale, all'evoluzione del contesto in cui vivono, alle attese di garanzia verso il settore pubblico in un momento di particolare difficoltà e necessità di calibrare il rapporto tra i bisogni, scelta delle priorità e risorse disponibili.

Un contesto, quello attuale, che richiede alle istituzioni una semplificazione delle

modalità di accesso ai servizi, già avviata con l'introduzione degli "sportelli unici", e nelle modalità della loro erogazione. Tutto ciò potrà avvenire quanto maggiore sarà rafforzata l'integrazione socio-sanitaria e il dialogo operativo anche con gli altri settori di intervento pubblico che, seppur coinvolti solo per aspetti specialistici, dovranno sforzarsi di fornire risposte ai bisogni "di concerto" con gli altri comparti deputati "in primis" ad intervenire su fragilità e difficoltà di singoli e famiglie.

Il principio della centralità della persona porta con se, non ultima, l'intenzione di

creare un welfare delle età e di genere per garantire in ogni fase della vita il corretto supporto nei casi di difficoltà al fine di evitare forme di esclusione sociale; un welfare in grado di riconoscere e supportare le responsabilità familiari, un welfare in grado di riconoscere e valorizzare il ruolo dei soggetti del Terzo Settore e dei soggetti privati.

Su queste basi vengono quindi predisposte le linee guida per la predisposizione dei

Piani di Zona.

1.2. I riferimenti normativi

La cornice normativa nella quale le linee guida si inseriscono sono rappresentate innanzi tutto dalla legge 328/2000 che ha introdotto lo strumento di programmazione rappresentato dai Piani di Zona quale Piano dei servizi alla persona e individuandone, all'art. 19, la titolarità nei "comuni associati" nel quadro "dell'ambito territoriale" che permette una "gestione unitaria del sistema locale dei servizi sociali a rete".

A livello regionale il sistema integrato di interventi e servizi sociali è stato disegnato dalla legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 che, in tema di programmazione locale, ha definito gli ambiti territoriali di riferimento negli Enti Gestori delle funzioni socio assistenziali e delineandone all'art 9 le possibili forme gestionali.

Con il successivo art. 17, la Regione ha introdotto a livello regionale lo strumento del Piano di Zona dandogli le caratteristiche di fondamentalità e obbligatorietà, e

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affidando all'Ente Gestore delle funzioni socio assistenziali, il compito di promuovere e approvare l'Accordo di Programma necessario a dare all'intesa raggiunta tra i partecipanti un vincolo giuridico per la sua realizzazione.

Con la Legge regionale 6 agosto 2007 n. 18 "Norme per la programmazione socio-sanitario e il riassetto del servizio sanitario regionale", all'art. 1, è stato puntualizzato che, assumendo quale riferimento il concetto di salute, ci si deve rivolgere non soltanto all'area sanitaria ma anche all'area socio-sanitaria.

La susseguente deliberazione della Giunta regione, del 5 novembre 2008 n. 3-9978 "approvazione delle linee guida regionali per la costruzione dei Profili e Piani di Salute (PePS)", ha definito i PePS come "il quadro di riferimento da cui possono efficacemente discendere due strumenti di programmazione operativa di distretto, costituiti dal Programma di attività distrettuale e dal Piano di Zona".

Per quanto inerente gli interventi dei servizi sociali e sanitari, la Deliberazione citata, precisa che il Piano di Zona "costituisce lo strumento ove stabilire le strategie di risposta intersettoriale dei servizi sociali e sanitari, e la sede per la definizione degli interventi congiunti e delle azioni comuni di integrazione – anche produttiva – socio-sanitaria, da indicare nell'accordo di programma allegato".

Tale parte dei Piani di Zona, come già stabilito dalla legge 1/2004, "trova obbligatoria corrispondenza nella parte dei Programmi di attività distrettuale", programmi che dovranno quindi recepire quanto concordato in sede di predisposizione di Piano di Zona al fine di mantenere la corretta convergenza di azione nell'area integrata socio-sanitaria.

Preme sottolineare come la normativa riguardante i Distretti sanitari e in particolare il "Comitato dei sindaci di distretto" preveda la partecipazione, con diritto di voto, dei presidenti delle province , aspetto di particolare interesse laddove si deve costruire una relazione di interscambio tra ambiti territoriali sostanzialmente corrispondenti, quello distrettuale e quello degli Enti Gestori delle funzioni socio-assistenziali che sono chiamati a guidare il percorso di costruzione e realizzazione dei Piani di Zona.

Il ruolo delle province, nelle linee guida del precedente triennio di programmazione locale, non appariva istituzionalmente necessario all'interno degli organi di elaborazione politica e tecnica del Piano di Zona, affidandone il loro coinvolgimento alle dinamiche locali. Oggi, nell'ottica del più ampio rafforzamento del sistema integrato di interventi e servizi sociali, il ruolo provinciale appare necessario e ineludibile anche in momenti di programmazione che solo superficialmente possono essere definiti "locali" e le presenti linee guida si pongono l'obiettivo di valorizzarlo a vantaggio di tutto il processo di programmazione, in virtù delle proprie competenze, del loro coordinamento ed integrazione, nonché del necessario approccio di area vasta.

2. GLI OBIETTIVI REGIONALI PER IL TRIENNIO 2010 - 2012

2.1. Gli obiettivi regionali

La programmazione assegnata ai Piani di Zona è un atto complesso a cui partecipano soggetti provenienti da ambiti diversi sia del settore pubblico che del settore privato, che non si esaurisce nell’esclusivo contesto socio-sanitario ma abbraccia aree di intervento quali la scuola, la formazione, il lavoro, i trasporti, le politiche per la casa.

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La scelta strategica su cui si intende puntare è quella di favorire uno sviluppo complessivo del sistema integrato di interventi e servizi sociali per fare del Piano di Zona uno strumento cardine per la condivisione di obiettivi concreti e di precise responsabilità tra gli attori della rete dei servizi sociali.

Ne deve conseguire un reale e fattivo coinvolgimento – oltre che del mondo sanitario - dei soggetti che sul territorio concorrono ad esercitare funzioni nel campo dei servizi per l’istruzione e la formazione, per l’impiego, per l’ alloggio, per l'urbanistica, per i trasporti, al fine di perseguire un rafforzamento delle politiche per l’inclusione sociale e i diritti di cittadinanza, rivolte a creare un sistema di welfare universalistico, capace di offrire a tutti gli individui in difficoltà percorsi di inclusione sociale, interventi per la rimozione del disagio e di contrasto alla povertà. Per questo motivo, qualora ulteriori provvedimenti regionali tesi alla definizione dei

Livelli Essenziali di Assistenza e dai Livelli Essenziali e omogenei delle Prestazioni, di cui agli artt. 18 e 19 della L.R. 1/2004, per garantire l’erogazione di servizi previsti, rendessero necessaria la partecipazione di specifici soggetti titolari delle funzioni, l’Ente Gestore delle funzioni socio assistenziali ha l’obbligo di coinvolgere gli stessi nella fase di programmazione delle azioni atte a garantire la piena fruizione del diritto oggetto dell’intervento. Ciò dovrà realizzarsi anche attraverso il consolidamento di una modalità di

programmazione sociale basata su obiettivi di efficacia, sulla verifica dei risultati ottenuti, oltre che sul miglioramento del sistema di offerta, avendo come obiettivo finale una sempre maggiore qualificazione del Piano di Zona come strumento di programmazione generale e operativa dei servizi alla persona. Per favorire la completa attuazione di quanto previsto dall’art. 17 della Legge

regionale 1/2004, il Piano di Zona dovrà caratterizzarsi come uno sforzo di progettazione incrementale in senso verticale (servizi innovativi, implementazione dei servizi esistenti, miglioramento della qualità, intesa quale efficienza ed efficacia degli interventi da realizzare) e in senso orizzontale (allargamento della partecipazione alle attività di programmazione e pianificazioni di soggetti, pubblici e privati, precedentemente assenti o scarsamente coinvolti) ovvero di razionalizzazione e/o riformulazione delle attività esistenti, con l’esclusione di una mera riproposizione delle attività correntemente svolte dall’Ente Gestore delle funzioni socio-assistenziali. Tale programmazione dovrà inoltre coniugare le esigenze e gli interessi dei diversi

soggetti coinvolti con gli obiettivi regionali e con il vincolo strutturale della sostenibilità economica e sociale secondo i principi espressi dalle Leggi regionali 8 gennaio 2004 n. 1 e 6 agosto 2007, n. 18. Il primo triennio ha permesso la creazione e il rafforzamento di un sistema

integrato dei servizi sociali non delimitato esclusivamente dalle prospettive socio-assistenziali ma aperto al territorio ed alla comunità, alla lettura delle sue esigenze sociali intese come insieme composito e interdipendente delle aree del lavoro, della formazione, della casa, dei trasporti, della scuola. Il nuovo triennio riparte quindi dalle reti territoriali attivate per proiettarsi al

raggiungimento di obiettivi di miglioramento dell'efficienza ed efficacia del sistema complessivo, sia negli aspetti di funzionamento, condivisione delle scelte e delle prassi da adottarsi sia nell'individuazione di obiettivi concreti e realizzabili.

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Tenuto conto di quanto definito dal comma 7, art. 17 della L.R. 1/2004 il Piano di Zona dovrà quindi:

� appoggiarsi, a priori, su una conoscenza dettagliata ed affidabile del contesto (offerta dei servizi e degli interventi territoriali, dati quanti/qualitativi di contesto, ricerche ed analisi mirate), derivante in primis dal Profilo di Salute distrettuale, della domanda e delle risorse disponibili, e mettere in opera modalità per la raccolta sistematica di informazioni e di indagini, coordinate e collegate con analoghe esigenze derivanti dalla definizione di altri strumenti programmatori locali, tenendo conto che l'analisi del contesto non deve trasformarsi in una riedizione dei dati informativi ma nella lettura contestualizzata di quanto già in possesso degli enti partecipanti;

� contenere una descrizione uniforme e comparabile dei territori per le analisi del contesto socio-demografico locale, nonché l’utilizzo in modo standardizzato di dati prodotti o raccolti ai livelli superiori di governo locale;

� produrre una chiara classificazione dei servizi e degli interventi esistenti e programmati nei diversi territori, sulla base del Nomenclatore nazionale, per la descrizione del sistema socio-assistenziale l fine di agevolare sia il lavoro di raccolta delle informazione da parte degli enti sia quello di analisi e valutazione della Regione;

� dare effettiva realizzazione al dettato del comma 6 dell'art. 17 della legge regionale 1/2004 nella quale "la parte dei Piani di Zona relativa alle attività di integrazione socio-sanitaria trova obbligatoria corrispondenza nella parte dei programmi di attività distrettuale contenuta nei piani attuativi aziendali per garantire la preventiva convergenza di orientamenti dei due comparti interessati, l'omogeneità di contenuti, tempi e procedure"; � basarsi su una miscela di partecipazione e concertazione, a responsabilità condivise tra attori di natura diversa, e finalizzata alla promozione della cittadinanza sociale che, nel contesto istituzionale e regolativo dato dal Piano di Zona, significa un ruolo attivo del cittadino utente e la promozione delle capacità locali; � garantire che il risultato ottenuto sia la costruzione di un sistema a rete, in cui gli attori responsabili sono interconnessi ed apprendono ad operare in rete anche oltre i “confini” tradizionali amministrativi, culturali e politici; � dedicare un’attenzione particolare ai problemi di accessibilità (sociale, culturale, informatica, logistica) ai servizi, attribuendo grande importanza all’istituzione di sportelli unificati e multifunzione e alla funzione di segretariato sociale; � prevedere articolati strumenti di monitoraggio e valutazione, elaborando sistemi di indicatori appropriati, in grado di registrare incrementi, scostamenti, crisi, migliorie, trend; � fornire una precisa indicazione delle caratteristiche degli interventi e dei loro tempi di implementazione, offrendo una chiara distinzione tra le azioni di:

− mantenimento, inteso quale razionalizzazione e/o riformulazione dell’esistente; − potenziamento e innovazione, da distinguere in due tipologie (quantitative e qualitative), da concertare in fase di progettazione e pertanto da inserire nel

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documento di programmazione del PdZ; in modo da assumere i documenti di Piano come effettivi strumenti di

programmazione; � valorizzare e rafforzare gli accordi di programma in funzione delle attività socio-sanitarie integrate, con particolare attenzione ai tempi della sottoscrizione, onde evitare la sfasatura dei tempi tra la conclusione dell’attività di programmazione e l’inizio della sua implementazione.

Per questo motivo le presenti linee guida forniscono un'opportuna griglia di

riferimento per facilitare la configurazione dell'Accordo di programma pensato per i Piani di Zona nell'alveo della specifica normativa regionale, in particolare la Legge regionale 43/94 e la D.G.R. 27-23223 del 24 novembre 1997. Le precedenti linee guida, pur individuando l'Ente Gestore delle funzioni socio-

assistenziali e il suo territorio quale ambito di riferimento per la formulazione del Piano di Zona, nonché l'accordo di programma quale strumento giuridico per la formalizzazione dell'accordo raggiunto, risultano però carenti riguardo l'esatto inquadramento normativo di tale accordo di programma. In particolare appare necessario fornire l'opportuno riconoscimento giuridico al

Rappresentante legale dell'Ente Gestore delle funzioni socio assistenziali, espressamente indicato dall’art. 17 della l.r. 1/2004 quale proponente dell’Accordo di programma, laddove la normativa non lo prevedeva quale possibile titolare della fase d'iniziativa e della funzione di approvazione dell'accordo di programma. Le indicazioni contenute nelle presenti linee guida, relative al procedimento

dell’Accordo di Programma, sono quindi mutuate dalle norme generali previste dalla D.G.R. 27-23223 del 24 novembre 1997, esclusivamente per quanto riguarda la sfera giuridica attinente la predisposizione dei Piani di Zona di cui all’art. 17 della Legge regionale 1/2004. Qualora il processo di costruzione del Piano di Zona si concluda senza pervenire alla

stipula di un Accordo di programma concluso nei termini previsti dalla normativa vigente, il documento predisposto non produce effetti giuridici vincolanti.

In questo nuovo triennio di programmazione, occorre infine sottolineare

l'importanza del ruolo delle province sia per gli elementi di articolazione del sistema informativo regionale e locale, sia per la programmazione degli interventi di area vasta, laddove risulta essenziale la partecipazione di un'istituzione in grado di coordinare gli interventi su un territorio più ampio di quello dell'ambito socio-assistenziale, anche in relazione a politiche quali, per esempio, i trasporti, il lavoro e la scuola.

2.2. L’ambito territoriale dei Piani di Zona

La programmazione regionale ha inoltre come obiettivo generale una razionalizzazione degli ambiti di programmazione locale al fine di evitare inutili e artificiose sovrapposizioni di interventi pianificatori; il PSSR 2007–2010 recita:

“(..) Va inoltre superata l’attuale confusione di ruoli e di funzioni tra consorzio/ Comune/ comitato dei sindaci di distretto attraverso la proposta di far corrispondere il comitato dei sindaci di distretto (art 3-quater D.Lgs. 502/1992) con l’assemblea

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consortile (coincidente con l’assemblea dei sindaci ex articolo 19 legge 328/2000) a garanzia di una sede unificata per l’approvazione e la verifica della programmazione socio–sanitaria, e prevedere la presenza nell’assemblea consortile/comitato dei sindaci di distretto del direttore generale dell’Asl e del direttore di distretto, a fianco del direttore del consorzio.

Questa scelta rappresenterebbe una coerente applicazione della L.R. 1/2004, con la quale la Regione Piemonte ha deciso di comprendere nel “Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali” anche la regolazione del sistema socio-sanitario, altrimenti non garantita, senza dover affrontare una radicale modifica dell’attuale sistema istituzionale che vede già, in capo agli Enti gestori socio–assistenziali, la delega all’esercizio delle funzioni sociali a rilevanza sanitaria dei Comuni.” (…)

“Per quanto attiene all’integrazione tra Enti gestori e distretti è inoltre necessario prestare particolare attenzione alla complessità del sistema socio-sanitario, sia nella gestione delle strutture operative e sia nella gestione dei rapporti tra i vari livelli decisionali”.

Costituisce pertanto impegno della Regione favorire la realizzazione di Piani di Zona per ambiti territoriali coincidenti con i distretti sanitari, costituendo questa la modalità idonea per la gestione ottimale delle funzioni socio-sanitarie.

In sede di riparto del Fondo Sociale regionale la Giunta per l'anno 2010 potrà prevedere un'incentivazione economica agli Enti gestori che hanno modificato il proprio assetto istituzionale al fine di raggiungere la piena convergenza con il distretto sanitario di riferimento o di un suo multiplo.

Laddove non esista perfetta coincidenza tra l'ambito territoriale sanitario e quello socio-assistenziale è demandata ai presidenti degli organi assembleari la verifica delle disposizioni per le parti di territori non corrispondenti.

Rimane comunque prioritaria l'indicazione di produrre un unico Piano di Zona tra gli Enti Gestori delle funzioni socio assistenziali afferenti al medesimo Distretto Sanitario.

Il Piano di Zona può essere predisposto congiuntamente anche da più Enti gestori afferenti alla medesima Asl, o nel caso di un Ente gestore al cui interno siano ricompresi più distretti sanitari, è auspicabile la formulazione di un unico Piano di Zona, al fine della coerenza degli interventi, della condivisione degli obiettivi e omogeneità nelle modalità di intervento e strutturazione del sistema informativo.

3. Gli attori, gli organi e gli strumenti del Piano di Zona

3.1 Gli attori

Il Piano di Zona rappresenta uno strumento di programmazione concertato da più soggetti di programmazione ed erogazione dei servizi sociali, nonché di tutti i soggetti indicati dall’art. 10 della L.R. 6 agosto 2007, n. 18.

Alla realizzazione del Piano di Zona concorrono i sottoelencati soggetti, sulla base di ruoli e funzioni:

La Regione

La Regione definisce gli obiettivi strategici regionali e, attraverso l'Ufficio di Piano Regionale, coordina l'attività di monitoraggio ed indirizzo.

La Regione in sede di ripartizione delle risorse del “Fondo regionale per la gestione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali”, si attiene ai principi espressi dal comma 10 dell’art 35 della L.R. 1/2004 e dall’art. 22 della L.R. 18/2007.

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La Regione garantisce, attraverso l'Ufficio di Piano Regionale, durante il processo di realizzazione dei Piani di Zona, il supporto tecnico ed informativo a favore dei soggetti istituzionali coinvolti.

I Comuni

I Comuni sono titolari delle funzioni loro assegnate dagli artt. 6 e 17 della L.R. 1/2004 e dalle altre norme statali e regionali al fine di garantire la tutela e sviluppo delle comunità locali e di definire le linee prioritarie su cui indirizzare l’attività programmatica degli interventi sul territorio per i servizi alla persona.

Il Piano di Zona rientra tra le competenze dei Comuni per le quali la forma gestionale prevista è quella individuata dai commi 1, 2 e 3 dell’art. 9 della L.R. 1/2004.

Nei casi in cui la forma associativa e gestionale sia attualmente costituita da una Comunità montana, i Comuni interessati dal processo di riordino e razionalizzazione delle stesse previsto dalla L.R. 1 luglio 2008, n. 19, dovranno ridefinire la delega per la gestione delle funzioni in campo socio-assistenziale sulla base della propria appartenenza o meno ai nuovi soggetti comunitari.

Gli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali

Spetta all’Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali di cui all’art. 9 della L.R. 1/2004, la titolarità dell’iniziativa e del coordinamento delle fasi di predisposizione del Piano di Zona nonché del coordinamento delle attività di realizzazione delle azioni in esso previste.

Le Aziende Sanitarie Locali

Le Aziende Sanitaria Locali partecipano in modo diretto e attivo alla costruzione dei Piani di Zona per gli aspetti relativi alla tutela della salute della popolazione e del territorio di riferimento e, in particolare, per l’integrazione dei servizi a carattere socio-sanitario, secondo quanto indicato dall’ art. 7 della L.R. 1/2004

Le Aziende Sanitarie Locali, attraverso i Distretti Sanitari, concorrono alla programmazione territoriale: il Distretto è l’ambito territoriale in cui si attua, per obbligatoria corrispondenza, il collegamento tra PePS e PdZ, e l’integrazione socio-sanitaria prevista nei programmi di attività distrettuale e nel Piano di Zona.

Le Province

Le Province partecipano alla definizione e all’attuazione dei Piani di Zona concorrendo alla programmazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, in quanto enti intermedi e soggetti di programmazione decentrata delle politiche regionali e di coordinamento del territorio, così come definito dall’art. 5 della L.R. 1/2004.

In coerenza con il loro ruolo di promozione dello sviluppo della programmazione territoriale (TU 267/2000, L.R. 1/2004), le Province stimolano e agevolano i processi locali per l’integrazione degli interventi e delle politiche di rilevo sociale; partecipano ai processi di programmazione locale sui Piani di Zona tramite la sottoscrizione dell’Accordo di Programma, con compiti di supporto e coordinamento dei “servizi di area vasta” riferiti a più ambiti territoriali sociali (art. 17, comma 9 L.R. 1/2004).

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L’intervento provinciale, nel più ampio processo di predisposizione e realizzazione dei Piani di Zona, dovrà configurarsi quale apporto sostanziale all’organicità della programmazione, all’individuazione di percorsi di intervento condivisi e confrontabili a livello regionale, al supporto nel rapportarsi a soggetti tradizionalmente a margine o non coinvolti nella rete dei servizi e degli interventi del settore sociale, evitando di appesantire inutilmente il complesso iter di predisposizione e approvazione dei Piani di Zona.

Le Province che hanno istituito l’ “Ufficio di Piano Provinciale” partecipano con un loro rappresentante all’”Ufficio di piano regionale”.

Le Province, inoltre,

� svolgono funzioni di indirizzo, supporto metodologico, tecnico e informativo, formazione a favore degli Uffici di piano e degli Enti gestori, nonché di concerto con la Regione, le attività di comunicazione, monitoraggio, elaborazione, valutazione dei risultati provenienti dal territorio, elaborazione di indicatori per le attività suddette;

� favoriscono la piena attuazione dell'art. 5 della L.R. 1/2004, istituendo un "osservatorio provinciale sulle politiche sociali" che proceda alla raccolta ed elaborazione dei dati sui bisogni e sulle risorse pubbliche e private di servizi sul territorio provinciale;

� possono altresì partecipare alla realizzazione di specifiche azioni di Piano in qualità di soggetto "partner" mettendo a disposizione apposite risorse;

� adottano, per le proprie competenze, come metodo della programmazione, i criteri del coordinamento e dell'integrazione delle politiche sociali con le altre politiche, degli interventi sanitari, dell'istruzione, delle formazione e del lavoro, della casa, della sicurezza sociale, della viabilità e trasporti, della pianificazione territoriale, comunque rivolte alla prevenzione e alla riduzione ed eliminazione delle condizioni di bisogno e di disagio;

� promuovono ed incentivano la realizzazione di Piani di Zona per ambiti territoriali coincidenti con i distretti sanitari, in particolare nelle realtà ove maggiore è la frammentazione in più Enti gestori di un medesimo distretto sanitario; favorendo, inoltre, il raccordo dei diversi Piani di Zona anche al fine di produrre una sintesi della programmazione e delle priorità espresse a livello locale;

� diffondono l'informazione in materia di servizi sociali sul territorio di competenza, anche concordando con gli Enti gestori le necessarie iniziative per diffondere l'informazione sui contenuti dei documenti di programmazione dei Piani di Zona, nonché tutte le correlate informazioni utili a favorire la più ampia conoscenza dei servizi sociali presenti;

� promuovono l'istituzione di un organismo di coordinamento a livello provinciale (da definirsi “Ufficio di Piano Provinciale”) al fine di perseguire, nel processo di redazione dei Piani di Zona, gli obiettivi di uniformità metodologica, nonché di omogeneità quali-quantitativa nell'erogazione dei servizi sul territorio di ogni singola provincia.

Allo scopo di erogare servizi efficaci al cittadino, le Province possono esercitare in forma associata le funzioni di competenza, anche mediante l'individuazione di strumenti condivisi e l'attivazione di livelli di raccordo interprovinciali.

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La Città di Torino

La Città di Torino rappresenta l’Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali del più ampio bacino demografico della Regione; quale Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali predisporrà il proprio Piano di Zona tenendo conto della complessità esistente e dando luogo ad un percorso multiplo centrale e circoscrizionale.

Il Piano di Zona della Città di Torino dovrà essere predisposto con la partecipazione di tutte le Asl afferenti al territorio comunale, i rispettivi direttori generali sono componenti obbligatori del Tavolo Politico istituzionale.

La predisposizione del Piano di Zona della Città di Torino, che potrà esprimere percorsi adattati alle peculiarità metropolitane, dovrà comunque raccordarsi anche con l’Ufficio di Piano Provinciale per l’attività assegnate da queste linee guida a questi uffici.

Le Organizzazioni Sindacali

Le Organizzazioni Sindacali confederali e di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale, in quanto rappresentanti di interessi diffusi, partecipano al processo di programmazione secondo il criterio di concertazione e cooperazione individuato dal comma 2, art. 14 della Legge regionale 1/2004.

Il Terzo settore

Con "Terzo settore" si identifica l'insieme dei soggetti pubblici e privati individuati dal Titolo I delle Linee guida di cui alla D.G.R. 79-2953 del 22 maggio 2006.

Il Terzo settore partecipa al processo di programmazione e di progettazione degli interventi, nonché all'elaborazione dei criteri di scelta gestionale e alla definizione dei parametri e criteri relativi alla valutazione dell'efficacia ed efficienza degli interventi tenuto conto delle specificità che riguarda l'insieme dei soggetti del citato Titolo I. In particolare, per il principio di adeguatezza, in sede di definizione dei criteri di partecipazione ai diversi "tavoli" si dovrà porre cura di avviare processi democratici e trasparenti di selezione dei rappresentanti del Terzo settore, con caratteristiche di radicamento nel territorio, in grado di rappresentare il "settore" e non il singolo soggetto di appartenenza.

In nessun caso la partecipazione al processo di programmazione potrà precostituire titolo per eventuali e futuri affidamento di servizi.

Altri soggetti di cui all'art 14 della Legge regionale 1/2004

Sulla base di quanto previsto dagli artt. 2 e 14 della L.R. 1/2004, nel processo di costituzione dei Piani di Zona è assicurata inoltre la partecipazione attiva dei cittadini, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali..

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3.2. Gli organi

L’Assemblea dei Sindaci dei Comuni costituenti l’Ente gestore

Compete all’Assemblea dei Sindaci (o al Consiglio Comunale per i Comuni capoluoghi di Provincia che svolgono funzioni di Ente gestore):

� la deliberazione di avvio del processo di approvazione del Piano di Zona;

� l’individuazione dei componenti del Tavolo politico-istituzionale;

Alla fine dell’iter concertativo:

� l’approvazione della proposta di Piano e del relativo piano economico finanziario di propria competenza;

� dare mandato al Presidente dell’Ente Gestore delle funzioni socio-assistenziali di promuovere l’Accordo di programma.

Il Tavolo Politico Istituzionale

Ai fini del coordinamento delle fasi di predisposizione del documento di piano dovrà essere istituito un “Tavolo Politico Istituzionale”, presieduto dal Presidente dell’Ente gestore, del quale dovranno far parte, obbligatoriamente, una rappresentanza dei sindaci dei Comuni costituenti l’Ente gestore, individuata secondo modalità scelta in sede di Assemblea dei Sindaci, il Presidente di ogni Provincia dell’ambito territoriale del Piano di Zona, il direttore generale dell'Asl competente per territorio.

La presidenza del Tavolo Politico Istituzionale, nel caso di Piano di Zona predisposto congiuntamente da più Enti Gestori, è concordata dai Presidenti degli Enti Gestori aderenti.

Tutti i partecipanti hanno la facoltà di farsi rappresentare da un proprio delegato.

Alle riunioni del Tavolo Politico istituzionale partecipa il direttore dell'Ente gestore in qualità di figura di raccordo tra i livelli decisionale ed operativo.

Compete al Tavolo Politico Istituzionale:

� la lettura del quadro sociale dell’ambito territoriale di riferimento;

� l’individuazione delle priorità locali e degli obiettivi di Piano;

� la ricognizione delle risorse disponibili per il raggiungimento degli obiettivi del Piano;

� la scelta delle forme di coinvolgimento degli altri soggetti partecipanti alla formulazione e realizzazione del Piano di Zona;

� la costituzione dell'Ufficio di Piano e l’individuazione dei componenti con la condizione di garantire la rappresentatività a livello tecnico delle istituzioni già presenti all'interno del Tavolo stesso;

� individuare, tra i direttori degli Enti gestori delle funzioni socio-assistenziali, il coordinatore dell'Ufficio di Piano nei casi di Piano di Zona predisposto congiuntamente da più Enti gestori;

Dopo la stesura del documento finale da parte dell’Ufficio di Piano:

� ratifica il documento dell’Ufficio di Piano apportando le eventuali modifiche;

� trasmette il documento finale all’Assemblea dei sindaci.

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Il Rappresentante legale dell’Ente Gestore delle funzioni socio-assistenziali

Spetta al Rappresentante legale dell'Ente Gestore delle funzioni socio-assistenziali:

� promuovere, su mandato dell’Assemblea dei sindaci, l’Accordo di programma;

� individuare il Responsabile del procedimento (di norma il Direttore dell'Ente

Gestore delle funzioni socio-assistenziali);

� approvare, unitamente agli altri soggetti interessati, l’Accordo di programma.

L’Ufficio di Piano

Ai fini della gestione operativa delle fasi di predisposizione e realizzazione del Piano di Zona viene istituito un organo tecnico definito “Ufficio di Piano”.

All’Ufficio di Piano è demandata la funzione di coordinamento e gestione del Piano per le azioni a responsabilità congiunta fra direttore del distretto sanitario e direttore dell’Ente gestore dei servizi socio-assistenziali.

Compete in particolare all’Ufficio di Piano, partendo dal quadro descrittivo e dai vincoli programmatici individuati dal PePS, l’individuazione e le forme coinvolgimento dei soggetti necessari, per competenza istituzionale, alla realizzazione di azioni che prevedono l’erogazione di prestazioni previste dai LEA e dai Livelli essenziali e omogenei delle prestazioni.

L'Ufficio di Piano è presieduto dal Direttore dell'Ente Gestore delle funzioni socio-assistenziali e ad esso compete:

� l'attivazione dei tavoli tematici necessari per la progettazione degli interventi da inserire nel Piano di Zona;

� coordinare il lavoro dei Tavoli tematici al fine di mantenere la coerenza tra gli obiettivi indicati dal Tavolo Politico istituzionale e gli interventi progettati.

Dopo la redazione dei documenti dei Tavoli tematici provvede:

� all’individuazione degli enti e dei soggetti interessati acquisendo un consenso di massima;

� alla stesura finale del documento di Piano con la declinazione delle proposte rispetto agli obiettivi;

� alla quantificazione delle risorse necessarie e alla loro ripartizione tra i soggetti interessati;

� all’indicazione degli strumenti di monitoraggio e valutazione, da utilizzare nella fase di realizzazione del Piano di Zona.

I Tavoli Tematici

La programmazione partecipata dovrà essere sviluppata per fasce d’età in coerenza con gli obiettivi strategici regionali; in ogni ambito territoriale dovranno obbligatoriamente essere attivati almeno i seguenti Tavoli tematici:

� Minori;

� Adulti;

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� Anziani.

I Tavoli tematici non dovranno essere considerati quali contenitori chiusi di progettazione ma dovranno tra loro colloquiare, con il supporto dell'Ufficio di Piano, per quanto riguarda gli elementi di reciproca influenza.

La progettazione dovrà individuare se l’intervento previsto si configura quale azione di potenziamento (inteso come miglioramento o ampliamento di un servizio già esistente) o di innovazione (strutture e servizi non ancora presenti sul territorio di riferimento). Nel caso di interventi già presenti nella precedente tornata di programmazione, gli

stessi devono essere qualificati come di di razionalizzazione e/o riformulazione o potenziamento. Il Responsabile del procedimento

� indice la Conferenza dei servizi;

� individua i partecipanti necessari ed eventuali;

� acquisisce le deliberazioni di espressione di consenso e di impegno finanziario dei vari soggetti nelle forme previste dalla rispettiva natura giuridica degli stessi;

� acquisisce le deliberazioni di impegno dei comuni per le funzioni non delegate all’Ente gestore;

� attua le funzioni ex art. 6 della D.G.R. 27-23223 del 24 novembre 1997;

� procede all’avvio del procedimento sul BUR;

� redige la bozza finale dell’Accordo di programma di cui al verbale della Conferenza, cura la pubblicazione sul B.U.R. del provvedimento con il quale è stato approvato l’accordo e, per estratto, dell’accordo di programma medesimo, nonché la pubblicazione integrale su un sito internet istituzionale.

3.3 Gli strumenti

L’Accordo di Programma

L’accordo di programma è l’atto conclusivo in cui si formalizzano le decisioni assunte nel processo di programmazione del Piano di Zona, la cui ratifica avvia la fase di attuazione. Esso regola obbligatoriamente le attività socio-sanitarie integrate, realizzate a livello distrettuale con modalità concordate fra la componente sanitaria e quella sociale.

L’accordo di programma oltre che dai soggetti istituzionali rappresentati nel Tavolo Politico Istituzionale, può essere sottoscritto esclusivamente dai soggetti che partecipino fornendo risorse proprie necessarie all’attuazione delle azioni di Piano previste.

I soggetti non partecipanti all’Accordo di programma e che possono essere parte attiva nella realizzazione di specifiche azioni del PdZ, potranno sottoscrivere appositi strumenti giuridici atti a regolare tale partecipazione; gli stessi dovranno essere allegati all’Accordo di Programma che approva il Piano di Zona.

Coerentemente con le azioni di integrazione socio-sanitarie previste dal PSSR 2007–2010, la stipula dell’ accordo di programma vincola tutti i soggetti firmatari,

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comprese le Asl, ad assumere il Piano di Zona come un “patto che impegna le istituzioni preposte alla tutela della salute e una pluralità di soggetti della comunità locale”.

4. Le Risorse del Piano di Zona

Ai fini della realizzazione delle azioni previste dal Piano di Zona sono da considerarsi:

� le risorse proprie degli Enti gestori per le funzioni delegate dai Comuni per la realizzazione delle funzioni socio-assistenziali,

� le ulteriori risorse comunali destinate per funzioni non delegate agli Enti gestori;

� le risorse dell’Asl per le parti assegnate ai distretti sanitari per la realizzazione delle attività integrate socio-sanitarie,

� le risorse degli altri soggetti partecipanti alla programmazione e realizzazione delle azioni del Piano,

� le risorse della Regione, delle Province, dello Stato e dell’Unione Europea espressamente assegnate con tale destinazione.

Per risorse si devono intendere le risorse finanziarie, strumentali e di personale.

La quantificazione delle risorse deve essere espressamente indicata nell’Accordo di programma di cui al comma 2 dell’art. 17 della L.R. 1/2004 per i partecipanti al “Tavolo Politico istituzionale”. In assenza di tale quantificazione l’Accordo sottoscritto è nullo per carenza di uno degli elementi essenziali.

Per gli altri partecipanti la quantificazione delle risorse finanziarie o di altra tipologia dovrà essere indicata negli strumenti giuridici atti a regolare la loro partecipazione.

La Regione può destinare apposite risorse aggiuntive nel “Fondo regionale per la gestione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali”, da destinarsi agli Enti gestori secondo i criteri che vengono annualmente definiti con apposito provvedimento.

Il comma 1 dell’art. 17 della L.R. 1/2004 istituisce l’obbligatorietà del Piano di Zona quale strumento di programmazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali del territorio di competenza. La mancata e ingiustificata predisposizione del Piano di Zona entro i termini previsti dalla normativa regionale non permetterà all’Ente gestore delle funzioni socio-assistenziali di usufruire delle risorse finanziarie aggiuntive di cui al precedente paragrafo e dovrà essere tenuto conto nella ripartizione del Fondo Sociale Regionale secondo i principi espressi dal comma 10 dell’art 35 della L.R. 1/2004 e dall’art. 22 della L.R. 18/2007.

4. Il raccordo tra gli strumenti locali di programmazione socio-

sanitaria

5.1 Piani di Zona e i Profili e Piani di Salute

I Piani di Zona, coordinati con i Profili e Piani di salute distrettuali e con i programmi di attività territoriale distrettuale, consentono pertanto la costruzione di un sistema “integrato” in grado di riconoscere la specificità socio-sanitaria del singolo territorio ed individuare le strategie, le priorità di intervento, gli strumenti e i mezzi per la relativa realizzazione.

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Da questo punto di vista, come indicato dal PSSR 2007-2010, “I PePS rappresentano un possibile sviluppo del complesso degli attuali strumenti di programmazione che dovranno accogliere e non disperdere il notevole lavoro che ha visto impegnati, in particolare nella predisposizione dei Piani di Zona, operatori degli Enti gestori e delle aziende sanitarie”.

Ai fini del Piano di Zona il PePS interagisce per due funzioni fondamentali:

a) tramite i Profili di Salute:

- fornisce la lettura del contesto di salute e benessere attuale e atteso del territorio che viene acquisito dal Tavolo Politico Istituzionale quale parte della rilevazione dello stato del territorio, dei suoi bisogni e delle sue risorse;

b) tramite i Piani di Salute:

- indica gli obiettivi prioritari di salute e benessere che devono essere presi in considerazione anche nella predisposizione del Piano di Zona, in particolar modo nelle parti riguardanti l'area integrata socio-sanitaria;

- per la parte relativa alle disposizioni recepite nel Piano Attuativo Locale e dai Distretti il Comitato dei Sindaci di cui all’art. 8 della L.R. 18/2007, verifica la congruenza delle disposizioni in materia di attività integrata con gli obiettivi strategici locali e con con la relativa pianificazione dei Piani di Zona.

Sulla base della indicazione normativa, gli indirizzi dei PePS distrettuali orientano la definizione dei piani attuativi delle Aziende sanitarie locali e delle Aziende Ospedaliere.

Restando nell’ambito distrettuale, il Programma delle attività territoriali ed il Piano di Zona rappresentano l’uno il piano di salute in cui sono definiti i bisogni prioritari locali e gli interventi di natura sanitaria e socio-sanitaria necessari per affrontarli, l’altro lo strumento della programmazione operativa per definire le strategie di risposta ai bisogni sociali e socio-sanitari.

Qualora nella presente prima fase di predisposizione di PePS, il documento non fosse ancora stato adottato, il Tavolo Politico Istituzionale provvederà ad un’integrazione della lettura del “quadro sociale dell’ambito territoriale di riferimento” per gli aspetti necessari alla predisposizione del Piano di Zona.

La parte dei Piani di Zona relativa alle attività di integrazione socio-sanitaria trova obbligatoria corrispondenza, ai sensi del comma 6 art. 17 L.R. 1/2004, nella parte dei programmi di attività distrettuale contenuta nei Piani attuativi aziendali delle Asl, per garantire la preventiva convergenza di orientamenti dei due comparti interessati, e l'omogeneità di contenuti, tempi e procedure.

Ai fini del rispetto della correlazione tra le attività integrate indicate da Piani di Zona e dai Programmi di attività distrettuale, deve essere redatto apposita dichiarazione - da allegare all’Accordo di programma - sottoscritto dal Direttore dell’Asl e dai Direttori degli Enti gestori territorialmente afferenti, in cui si attesta l’avvenuta corrispondenza tra i documenti di programmazione sanitaria e quello sociale.

Le azioni di cui al precedente paragrafo che si configurano quale esclusivo mantenimento dell'intervento per il triennio in considerazione, non dovranno essere inserite nel Piano di Zona in quanto già contemplate nel Piano di Attività Distrettuale e per la la quale la "concertazione" con l'ambito sociale si desume dalla sottoscrizione della dichiarazione di cui sopra. La sottoscrizione del documento rende comunque giuridicamente vincolate le parti alla realizzazione degli interventi previsti.

La Regione, nell’assegnazione degli obiettivi e delle risorse finanziarie alle singole Asl tiene conto di quanto prefissato nella parte di integrazione socio-sanitaria dei

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Programmi di attività distrettuale e, analogamente si conforma nella ripartizione del “Fondo regionale per la gestione del sistema integrato degli interventi e servizi sociali” per la parte coincidente del Piano di Zona.

Nei casi in cui manchi la corrispondenza tra Comitato dei Sindaci di Distretto e Assemblea dei Sindaci dell’Ente gestore i Presidenti degli organi assembleari stabiliranno le modalità di verifica delle disposizioni per le parti di territorio non corrispondenti.

5.2. Gli altri strumenti di programmazione locale

Nella predisposizione dei Piani di Zona si dovrà tenere nel dovuto conto gli ulteriori strumenti di programmazione locale dei soggetti partecipanti alla programmazione e realizzazione delle azioni in esso previste.

Gli enti locali titolati alla predisposizione di documenti di programmazione settoriale dovranno a loro volta tenere conto dei principi espressi dal Piano di Zona locale e dal Peps locale

Qualora fosse necessario interagire con i soggetti pubblici titolari di strumenti di programmazione locale per concordare politiche e interrelazioni tra i documenti, la competenza è ascritta al presidente del Tavolo Politico Istituzionale.

6. La fase di attuazione e gli strumenti di monitoraggio e valutazione

Con l’approvazione dell’Accordo di programma ha inizio la fase di attuazione del Piano di Zona. Ai fini del monitoraggio regionale gli Enti gestori dovranno far pervenire alla direzione regionale Politiche Sociali copia del Piano di Zona corredato dell’Accordo di programma sottoscritto dai partecipanti e approvato dal relativo Presidente dell’Ente Gestore, nonché le schede di cui all’allegato A alle presenti linee guida. In particolare si dovrà tenere conto dei principi generali di rendicontazione sociale

nelle amministrazioni pubbliche emanati con D.P.C.M. 17/2/2006, perseguendo la redazione di Bilanci sociali di zona come strumento di rendiconto dei risultati conseguiti dal sistema integrato dei servizi sociali.

6.1 L’Ufficio di Piano Regionale

E’ istituito presso la Direzione Regionale Politiche Sociali l’Ufficio di Piano Regionale coordinato dal Dirigente del Settore regionale “Programmazione socio-assistenziale, Integrazione socio-sanitaria e Rapporti con gli enti gestori istituzionali” e composto dai responsabili dell’area politiche-sociali delle province che hanno istituito l'Ufficio di Piano Provinciale, da due direttori di Enti gestori delle funzioni socio assistenziali, da un funzionario nominato dalla Direzione regionale Sanità.

Tutti i componenti hanno la facoltà di farsi rappresentare da un proprio supplente. L'Ufficio di Piano Regionale opera in raccordo con gli Uffici di Piano Provinciali, ove

istituiti, con competenza sulle attività di supporto tecnico, indirizzo degli Uffici di Piano locali, comunicazione, monitoraggio, elaborazione, dei risultati provenienti dal territorio, l’elaborazione di indicatori per le attività suddette e la predisposizione di un sistema di valutazione.

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Nello svolgimento delle sue attività, qualora l’argomento affrontato ne richieda la presenza, l’Ufficio di Piano Regionale può chiedere la partecipazione di funzionari delle Direzioni regionali competenti per materia.

Ai fini del monitoraggio in itinere l'Ufficio di Piano Regionale provvede alla richiesta

di dati con cadenza annuale sull'andamento della realizzazione dei Piani di Zona. L’Ufficio di Piano Regionale, per migliorare la comunicazione dell’attività e il

monitoraggio sull’andamento dei Piani di Zona usufruisce di un’area WEB della Regione Piemonte denominata “FocusNet - Piani di Zona del Piemonte” e ispira la sua attività al coordinamento con le altre aree WEB presenti sul territorio regionale e alla realizzazione di una rete informatica tra i soggetti istituzionali in materia socio-assistenziale e socio-sanitaria.

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NO

ME

NC

LA

TO

RE

IN

TE

RR

EG

ION

AL

E D

EG

LI

INT

ER

VE

NT

I E

SE

RV

IZI

SO

CIA

LI

VE

RS

ION

E 2

00

9

LE

SP

EC

IFIC

HE

DE

L N

OM

EN

CL

AT

OR

E

IDE

NT

ITA

Il N

om

encl

ato

re è

pro

post

o q

uale

str

um

ento

di m

appatu

ra d

egli

inte

rventi

e d

ei s

erv

izi s

oci

ali,

attra

vers

o la

desc

rizi

one e

defin

izio

ne

di

tutte l

e v

oci

desu

nte

confr

onta

ndo,

inte

gra

ndo e

racc

ord

ando l

e c

lass

ifica

zioni

pre

vist

e p

er

gli

inte

rventi

e s

erv

izi

soci

ali

nelle

Regio

ni.

FIN

AL

ITA

Il N

om

encl

ato

re s

i pro

pone d

i dare

un l

inguagg

io c

om

une u

tiliz

zabile

dai

pro

gra

mm

ato

ri e

dagli

opera

tori,

fin

aliz

zato

anch

e a

faci

litare

l’id

entif

icazi

one d

ei

live

lli e

ssenzi

ali

di

ass

iste

nza

soci

ale

, re

ndend

o p

oss

ibile

il

confr

onto

su v

oci

om

ogenee

tra

i d

ivers

i

sist

em

i di w

elfa

re r

egio

na

li. E

sso c

ost

ituirà a

nch

e la

base

di r

iferim

ento

per

il G

loss

ario

util

izza

to n

ella

”R

ileva

zione s

ug

li In

terv

en

ti e

Serv

izi S

oci

ali

dei C

om

uni s

ingoli

e a

ssoci

ati”

.

CO

NT

EN

UT

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FO

RM

AT

IVO

CA

RA

TT

ER

IST

ICH

E d

ei s

ervi

zi e

deg

li i

nte

rven

ti

La g

am

ma d

ei s

erv

izi e

inte

rventi

pre

vist

i nel N

om

encl

ato

re f

a r

iferim

ento

alle

pre

stazi

oni a

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alit

à s

oci

ale

ero

gate

dai C

om

uni s

ingoli

e a

ssoci

ati,

così

com

e p

revi

sto d

alla

Legg

e 3

28/0

0.

Ess

a è

suddiv

isa i

n t

re m

acro

cate

gorie,

confo

rmi

con q

uelle

pre

vist

e n

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class

ifica

zione e

uro

pe

a S

ES

PR

OS

:

Inte

rventi e

Serv

izi:

com

pre

ndono le

attiv

ità r

ela

tive a

lla p

redis

posi

zione d

i inte

rventi

e s

erv

izi s

oci

ali,

realiz

zati

sul t

err

itorio

o a

dom

icili

o a

ttra

vers

o l'

opera

di p

ers

onale

del s

ettore

soci

ale

.

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Tra

sfe

rim

enti m

oneta

ri:

com

pre

ndono s

ia i

contr

ibuti

eco

nom

ici

ero

gati

direttam

ente

agli

ute

nti,

sia

i c

ontr

ibuti

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gati

ad

altr

i soggetti p

erc

hé f

orn

isca

no s

erv

izi c

on a

gevo

lazi

oni s

ui t

icke

t, s

ulle

tarif

fe o

sulle

rette a

part

icola

ri c

ate

gorie d

i ute

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Rie

ntr

a i

n q

uest

a c

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goria

anch

e l

’inte

gra

zione (

o i

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per

inte

ro)

delle

rette p

er

pre

stazi

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resi

denzi

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o

sem

iresi

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Centr

i e s

trutture

resid

enzia

li, s

em

i-re

sid

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iurn

e:

rientr

ano in

quest

a c

ate

goria le

attiv

ità e

le p

rest

azi

oni r

ealiz

zate

nei c

entr

i diu

rni e

nelle

str

utture

resi

denzi

ali

o s

em

iresi

denzi

ali.

CA

RA

TT

ER

IST

ICH

E d

ell’

ute

nza

.

Nel d

efin

ire ll

e c

ara

tteris

tiche d

ell’

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nza

dei s

erv

izi s

oci

ali

si è

pre

sa c

om

e b

ase

l’in

dic

azi

one c

onte

nuta

nella

328/2

000.

In t

erm

ini d

i princi

pio

tutti i

citt

adin

i hanno d

iritt

o a

lle p

rest

azi

oni s

oci

ali

ma d

iventa

com

ple

sso m

onito

rare

le c

ara

tterist

iche d

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ittadin

i

che s

i riv

olg

ono a

i serv

izi.

Al m

om

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non e

sist

e u

na c

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ifica

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onso

lidata

com

e q

uelle

usa

te in

sanità

per

defin

ire il

pro

ble

ma-

bis

ogno.

Si

è s

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quin

di

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non m

odifi

care

sost

anzi

alm

ente

la c

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ropost

a p

er

la ”

Rile

vazi

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ugli

Inte

rventi

e S

erv

izi

Soci

ali

dei C

om

uni s

ingoli

e a

sso

ciati”

che u

nis

ce la

vari

abile

età

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inori,

anzi

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pro

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ma “

dis

abili

, adulto

in d

iffic

oltà

ecc

.” p

roponendo s

olo

alc

une m

odifi

che.

Le a

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tate

così

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ite:

Fa

mig

lia

in q

ue

st’a

rea

rie

ntr

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o g

li in

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en

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i se

rviz

i di s

up

po

rto

alla

cre

scita

de

i fig

li e

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tute

la d

ei m

ino

ri.

I b

en

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iari

d

eg

li in

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en

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de

i se

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i po

sso

no

ess

ere

do

nne

so

le c

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fig

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est

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iova

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opp

ie,

fam

iglie

co

n f

igli,

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m

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op

are

nta

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om

pre

si g

li in

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ent

i e s

erv

izi e

rog

ati

a f

am

iglie

imm

igra

te”

Min

ori

in

qu

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’are

a r

ien

tra

no

gli

inte

rve

nti

e i

serv

izi p

er

i min

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mir

ati

sia

a s

upp

ort

are

ad

eg

ua

tam

en

te la

fa

mig

lia d

i o

rig

ine

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ind

ivid

ua

re,

qu

alo

ra n

ece

ssa

rio

, fo

rme

alte

rna

tive

alla

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iglia

in c

olla

bo

razi

on

e c

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l’A

uto

rità

g

iud

izia

ria.

Gio

va

ni

in q

ue

st’a

rea

rie

ntr

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o g

li in

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en

ti e

i se

rviz

i pe

r i g

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ni m

ira

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pre

ven

ire

i p

erc

orsi

di d

evi

anz

a,

pe

r co

ntr

ast

are

l’e

ma

rgin

azi

on

e g

iova

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e a

fa

vori

rne

la p

art

eci

pa

zio

ne

alla

vita

de

lle c

omu

nità

loca

li.

An

zia

ni

in q

ue

st’a

rea

rie

ntr

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o g

li in

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en

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i se

rviz

i mir

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a m

iglio

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la q

ua

lità

de

lla v

ita d

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pe

rso

ne a

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e,

au

tosu

ffic

ien

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no

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non

ché

a f

avo

rire

la lo

ro m

ob

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, l’i

nte

gra

zio

ne

soc

iale

e lo

svo

lgim

en

to d

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fu

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pri

ma

rie

.D

isa

bil

iin

qu

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’are

a r

ien

tra

no

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inte

rve

nti

e i

se

rviz

i a

cu

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oss

on

o a

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der

e u

ten

ti co

n p

rob

lem

i d

i d

isa

bili

tà f

isic

a,

psi

chic

a.

Le

pre

sta

zion

i riv

olte

ag

li a

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i no

n a

uto

suff

icie

nti

rie

ntr

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o n

ell’

are

a “

anz

ian

i”.

Dip

en

de

nze

in q

ue

st’a

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rie

ntr

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o g

li in

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en

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i se

rviz

i riv

olti

a p

ers

one

dip

en

de

nti d

a a

lco

ol e

dro

gh

e o

pe

r i q

ua

li è

sta

to

Page 24: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

avv

iato

un

pe

rco

rso

di r

ecu

pe

ro e

re

inse

rim

en

to”.

S

alu

te m

en

tale

in

qu

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’are

a r

ien

tra

no

gli

inte

rve

nti

e i

serv

izi r

ivo

lti a

pe

rson

e c

on

pro

ble

mi d

i sa

lute

me

nta

le

Imm

igra

tiin

qu

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’are

a r

ien

tra

no

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inte

rve

nti

e i

serv

izi f

ina

lizza

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spre

ssa

me

nte

all’

inte

gra

zion

e s

oci

ale

, cu

ltura

le e

d

eco

no

mic

a d

eg

li st

ran

ieri

imm

igra

ti in

Ita

lia,

de

i ric

hid

en

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ilo e

gli

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rve

nti

pe

r la

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a a

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ratt

a e

le v

ittim

e d

ello

sfru

tta

me

nto

de

lla p

rost

ituzi

on

e (

pro

stitu

zio

ne

coa

tta

)”

Em

arg

ina

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ne

e d

isa

gio

a

du

lti

in q

ue

st’a

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rie

ntr

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o g

li in

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en

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i se

rviz

i pe

r d

ete

nu

ti, e

x d

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on

ne

ma

ltra

tta

te,

pe

rson

e s

en

za f

issa

d

imo

ra,

ind

ige

nti,

no

ma

di,

e a

ltre

per

son

e in

diff

ico

ltà n

on

com

pre

se n

elle

altr

e a

ree

: S

en

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issa

dim

ora

D

ete

nu

ti e

d e

x-d

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ti N

om

ad

i D

on

ne

vitt

ime

di v

iole

nza

A

du

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gra

ve d

isa

gio

so

cio

-eco

nom

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M

ult

iute

nza

in q

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st’a

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rie

ntr

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o in

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en

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se

rviz

i pe

r l’o

rga

niz

zazi

one

e lo

svi

lup

po

de

l sis

tem

a (

Pia

ni d

i Zo

na

, S

iste

mi

Info

rma

tivi,

Fo

rma

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ne

, e

cc…

), n

onc

le a

ttiv

ità d

i se

gre

taria

to s

oci

ale

e le

azi

on

i di p

reve

nzi

on

e e

se

nsi

bili

zzaz

ion

e r

ivo

lte a

tip

olo

gie

ind

iffe

ren

zia

te d

i ute

nza

Page 25: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

NO

ME

NC

LA

TO

RE

IN

TE

RR

EG

ION

AL

E D

EG

LI

INT

ER

VE

NT

I E

SE

RV

IZI

SO

CIA

LI

VE

RS

ION

E 2

00

9

Co

dic

eD

en

om

inazio

ne

Descri

zio

ne

AS

eg

reta

ria

to s

oc

iale

, in

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azio

ne

e c

on

su

len

za

pe

r l'a

cc

es

so

all

a r

ete

de

i s

erv

izi

A1

Se

gre

tari

ato

so

cia

le/p

ort

a

un

ita

ria

pe

r l'a

cce

ss

o a

i s

erv

izi

Serv

izio

di i

nfo

rmazi

one r

ivolto

a t

utti i

citt

adin

i, fo

rnis

ce n

otiz

ie s

ulle

ris

ors

e lo

cali

e s

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pra

ssi

per

acc

ederv

i, in

modo d

a o

ffrir

e u

n a

iuto

per

la c

orr

etta u

tiliz

zazi

one d

ei s

erv

izi s

oci

ali

A2

Sp

ort

elli so

cia

li t

em

ati

ci

Attiv

ità d

i consu

lenza

e o

rienta

mento

per

speci

fici t

arg

et

e a

ree d

i inte

rventi

soci

ali

com

pre

sa

tute

la le

gale

A

3

Te

lefo

nia

so

cia

le

Serv

izio

di a

iuto

tele

fonic

o r

ivolto

ai c

ittadin

i per

orienta

re ,

info

rmar

e e

favo

rire

la c

om

unic

azi

one

con il

sis

tem

a d

ei s

erv

izi t

err

itoriali

A4

Ce

ntr

i d

i a

sco

lto

te

mati

ci

Serv

izio

a b

ass

a s

oglia

per

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ità d

i prim

o a

scolto

, in

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azi

one

e o

rienta

mento

(es.

senza

fis

sa

dim

ora

, pers

one c

he s

i pro

stitu

isco

no,

stra

nie

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on p

roble

mi d

i inte

gra

zione,

pro

ble

matic

he d

i dis

agio

soci

ale

… )

B

Pre

ve

nzio

ne

e

sen

sib

iliz

zazio

ne

B1

Att

ivit

à d

i in

form

azio

ne e

sen

sib

iliz

zazio

ne:

ca

mp

ag

ne

in

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ati

ve

etc

.

Inte

rventi

di i

nfo

rmazi

one e

di s

ensi

bili

zzazi

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ivo

lti a

tutti i

citt

adin

i, per

favo

rire

la c

onosc

enza

dei p

ote

nzi

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risc

hi s

oci

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B2

Att

ivit

à d

i p

reve

nzio

ne

In

terv

enti

di p

reve

nzi

one d

i poss

ibili

form

e d

i dis

agio

dei c

ittadin

i, co

n lo

sco

po d

i ass

icura

re u

n

mig

lior

livello

di v

ita s

ul p

iano f

isic

o e

d e

mozi

onale

B

3

Un

ità

di s

trad

a

Serv

izi c

ontin

uativ

i fin

aliz

zati

alla

pre

venzi

one d

el r

isch

io e

rogati

in s

ituazi

oni c

he s

i svo

lgono in

st

rada

CP

ron

to in

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en

to s

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iale

C1

Pro

nto

in

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en

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iale

In

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enti

attiv

ati

per

offrire

sost

egno a

speci

fici t

arg

et

in s

ituazi

oni d

i em

erg

enza

soci

ale

, anch

e

attra

vers

o u

na u

nità

mobile

Page 26: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

DA

ttiv

ità

di s

erv

izio

so

cia

le d

i s

up

po

rto

all

a p

ers

on

a a

lla

fa

mig

lia

e r

ete

so

cia

le

D1

Se

rviz

io s

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iale

p

rofe

ss

ion

ale

In

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enti

di v

alu

tazi

on

e,

rice

rca,

counse

ling,

pre

sa in

carico

e p

rogettazi

one in

favo

re d

i pers

one

singo

le,

di f

am

iglie

, di g

ruppi e

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om

unità

, per

la p

reve

nzi

one,

il so

stegno e

d il

recu

pero

di

situ

azi

oni d

i bis

ogno,

la p

rom

ozi

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i nuove

ris

ors

e s

oci

ali

e la

diff

usi

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i info

rmazi

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ui

serv

izi e

sui d

iritt

i degli

ute

nti.

D2

Inte

rve

nti

di

su

pp

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o p

er

il

rep

eri

men

to d

i allo

gg

i In

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enti

fin

aliz

zati

a g

ara

ntir

e a

pers

one s

ingole

o a

nucl

ei f

am

iliari

in s

tato

di b

isogno l'

acc

ess

o

ad u

na a

bita

zione.

In q

uest

a c

ate

goria r

ientr

ano le

attiv

ità d

el s

ettore

soci

ale

per

l'ass

egnazi

one d

i ca

se d

i edili

zia r

esi

denzi

ale

pubblic

a e

i se

rviz

i di i

nte

rmedia

zione p

er

il re

perim

ento

allo

ggi

D3

Serv

izio

per

l'aff

idam

en

to

dei m

ino

ri

Attiv

ità d

i support

o p

er

favo

rire

l'acc

oglie

nza

di u

n m

inore

in u

n n

ucle

o f

am

iliare

qualo

ra la

fam

iglia

di o

rigin

e s

ia m

om

enta

neam

ente

imposs

ibili

tata

a p

rovv

ederv

i in

modo a

deguato

, anch

e in

ese

cuzi

one d

i pro

vvedim

enti

dell’

Auto

rità

Giu

diz

iaria

D4

Serv

izio

per

l'ad

ozio

ne

na

zio

na

le e

in

tern

azio

na

le

di m

ino

ri

Attiv

ità v

olta

a p

rote

ggere

e t

ute

lare

la c

resc

ita d

el m

inore

in s

tato

di a

bbandono a

ttra

vers

o

l'acc

og

lien

za d

efin

itiva

in u

n n

ucl

eo f

am

iliare

D5

Se

rviz

io d

i m

ed

iazio

ne

fa

milia

reS

erv

izio

di s

ost

egno a

lla c

oppia

in f

ase

di s

epara

zione o

già

separa

ta,

anch

e c

on f

igli

min

ori

D6

Inte

rve

nti

di

so

ste

gn

o a

lla

g

en

ito

ria

lità

In

terv

enti

di s

ost

egno a

lle f

unzi

oni g

enito

riali

(anch

e attra

vers

o c

ollo

qui,

inco

ntr

i, tit

oli

soci

ali.

.)

D7

Serv

izio

di a

cco

glien

za d

i a

du

lti e

an

zia

ni

Attiv

ità d

i inte

rmedia

zione e

support

o per

favo

rire

l'acc

oglie

nza

, alte

rnativ

a a

l ric

ove

ro in

str

utture

re

sidenzi

ali,

per

indiv

idui c

he n

on p

oss

ono e

ssere

ad

eguata

mente

ass

istit

i nell'

am

bito

della

pro

pria

fam

iglia

EIn

teg

razio

ne s

oc

iale

E1

Inte

rve

nti

per

l'in

teg

razio

ne

so

cia

le d

ei

so

gg

ett

i d

eb

oli

o a

ris

ch

io

Inte

rventi

finaliz

zati

alla

pie

na in

tegra

zione s

oci

ale

dei s

oggetti d

eboli

o a

ris

chio

di e

marg

inazi

one.

Sono in

cluse

per

ese

mpio

le b

ors

e la

voro

pensi

onati

e le

attiv

ità p

er

l’attiv

azi

one d

el s

erv

izio

di

“nonno v

igile

” se

consi

dera

to n

ell’

am

bito

soci

ale

, i c

ors

i di l

ingua it

alia

na p

er

gli

imm

igra

ti, e

cc.

E2

Att

ivit

à r

icre

ati

ve

di

so

cia

lizzazio

ne

Inte

rventi

di u

tiliz

zo d

el t

em

po li

bero

org

aniz

zati

per

risp

ondere

a b

isogni d

i soci

aliz

zazi

one e

co

munic

azi

one d

elle

pers

one in

sta

to d

i dis

agio

e p

er

pro

muove

re o

ccasi

oni d

i inco

ntr

o e

co

nosc

enza

tra

italia

ni e

str

anie

ri.

Vi è

com

pre

sa l'

org

an

izza

zione d

i soggio

rni c

limatic

i o t

erm

ali

rivo

lte in

part

icola

re a

i soggetti f

ragili

. E

3S

erv

izi d

i m

ed

iazio

ne

cu

ltu

rale

In

terv

enti

atti a

gara

ntir

e l’

acc

ess

o p

arita

rio in

am

bito

sco

last

ico,

soci

ale

e la

vora

tivo d

elle

pers

one

stra

nie

re e

nom

adi

E4

Se

rviz

io d

i m

ed

iazio

ne

s

oc

iale

Inte

rventi

atti a

favo

rire

la

gest

ione d

i confli

tti s

oci

ali

tra c

ittadin

i, a f

avo

rire

la t

olle

ranza

, l'i

nte

gra

zio

ne e

il v

ivere

civ

ile

FIn

terv

en

ti e

se

rviz

i e

du

ca

tivo

-as

sis

ten

zia

li e

pe

r il

su

pp

ort

o a

ll'in

se

rim

en

to la

vo

rati

vo

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F1

So

ste

gn

o s

oc

io-e

du

cati

vo

sco

lasti

co

Inte

rventi

mirati

a f

avo

rire

il p

roce

sso d

i inte

gra

zione n

elle

str

utture

educa

tive

e s

cola

stic

he d

ei

min

ori

con p

roble

mi s

oci

ali

(in p

art

icola

re d

ei r

agazz

i dis

abili

e d

ei m

inori s

tran

ieri)

F2

So

ste

gn

o s

oc

io-e

du

cati

vo

te

rrit

ori

ale

o d

om

icilia

reIn

terv

enti

di s

ost

egno d

est

inati

ai s

oggetti a

ris

chio

di e

marg

inazi

one e

alle

rela

tive f

am

iglie

, ero

gati

a d

om

icili

o,

in s

trutture

o in

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i aggre

gazi

one s

ponta

nea,

per

il ra

ggiu

ngim

ento

della

m

ass

ima a

uto

nom

ia p

ers

onale

e s

oci

ale

F

3

Su

pp

ort

o a

ll'in

seri

men

to

lavo

rati

vo

In

terv

enti

mirati

a in

centiv

are

l'in

serim

ento

e il

rein

serim

ento

lavo

rativ

o d

i soggetti d

isab

ili o

a

risc

hio

di e

marg

inazi

one

GIn

terv

en

ti v

olt

i a

fa

vo

rire

la

do

mic

ilia

rità

G1

Assis

ten

za

do

mic

ilia

re

so

cio

-as

sis

ten

zia

le

Serv

izio

riv

olto

a p

ers

one c

on r

idotta a

uto

nom

ia, o a

ris

chio

di e

marg

inazi

one,

che r

ichie

dono

inte

rventi

di c

ura

e d

i igie

ne d

ella

pers

ona,

di a

iuto

nella

gest

ione d

ella

pro

pria

abita

zione,

di

sost

egno p

sico

logic

o,

di a

ssis

ten

za s

oci

ale

e/o

educa

tiva a

dom

icili

o

G2

A.D

.I.-

Assis

ten

za

d

om

icilia

re i

nte

gra

ta c

on

s

erv

izi s

an

itari

Pre

stazi

oni s

oci

o-a

ssis

tenzi

ali

e s

anita

rie (

cure

medic

he o

speci

alis

tiche,

infe

rmie

rist

iche,

riabili

tativ

e)

ero

gate

“a d

om

icili

o”

a p

ers

one n

on a

uto

suffic

ienti

o d

i rece

nte

dim

issi

one

osp

eda

liera

, per

evi

tare

abita

zione r

icove

ri im

pro

pri e

mante

nere

il p

azi

ente

nel s

uo a

mbie

nte

di

vita

G3

Serv

izi d

i p

ros

sim

ità

/bu

on

vic

ina

to/g

ru

pp

i d

i a

uto

-aiu

to

Form

e d

i solid

arietà

(anch

e a

ssoci

ativ

e)

fra p

ers

one f

ragili

(anzi

ani s

oli,

coppie

di a

nzi

ani,

dis

abili

adulti

, m

igra

nti)

, appart

enenti

allo

ste

sso c

onte

sto (

condom

inio

, st

rada, quart

iere

), fin

aliz

zate

al

reci

pro

co s

ost

egno d

a p

art

e d

elle

pers

one m

edesi

me n

ella

ris

post

a a

i dis

agi

e p

roble

mi q

uotid

iani

G4

Te

les

occ

ors

o e

te

lea

ss

iste

nza

Inte

rventi

tem

pest

ivi 2

4 o

re s

u 2

4 r

ivolti

a u

tenti

in s

ituazi

one d

i em

erg

enza

o d

i im

pro

vvis

a

diff

icoltà

G5

As

se

gn

azio

ni e

co

no

mic

he

p

er

il s

os

teg

no

de

lla

d

om

icilia

rità

e

de

ll'a

uto

no

mia

pe

rso

nale

Si c

onsi

dera

no i

benefic

i eco

nom

ici a

favo

re d

elle

pers

one n

on a

uto

suffic

ienti

o d

isabli

seco

ndo

l’are

a d

i ap

part

enenza

degli

ute

nti.

Tra

gli

altr

i sono in

div

iduab

ili:

VO

UC

HE

R =

pro

vvid

enza

eco

nom

ica a

favo

re d

i anzi

an

i non

auto

suffic

ienti

e d

isab

ili,

vers

ata

solo

nel c

aso

in c

ui l

e

pre

stazi

oni s

iano e

rog

ate

da “

care

giv

er”

pro

fess

ionali.

AS

SE

GN

O D

I C

UR

A =

ince

ntiv

azi

one

eco

nom

ica f

inaliz

zata

a g

ara

ntir

e a

soggetti a

nzi

ani n

on a

uto

suffic

ienti

e a

dis

abili

gra

vi o

gra

viss

imi,

la p

erm

ane

nza

nel n

ucl

eo f

am

iliare

o n

ell'

am

bie

nte

di a

ppart

enenza

, evi

tando il

rico

vero

in s

trutture

resi

denzi

ali.

BU

ON

O S

OC

IO-S

AN

ITA

RIO

= s

ost

egno e

conom

ico a

favo

re d

i pers

one in

diff

icoltà

ero

gato

nel c

aso

in c

ui l

'ass

iste

nza

sia

pre

stata

da u

n "

care

giv

er"

fam

iliare

. A

SS

EG

NA

ZIO

NI

PE

R P

RO

GE

TT

I fin

aliz

zati

alla

vita

indip

endente

o a

lla p

rom

ozi

one

dell'

auto

nom

ia p

ers

onale

G

6

Dis

trib

uzio

ne p

as

ti e

/o

lava

nd

eri

a a

do

mic

ilio

In

terv

enti

rivolti

a p

ers

one p

arz

ialm

ente

non a

uto

suffic

ienti

o a

ris

chio

di e

marg

inazi

one

HS

erv

izi d

i s

up

po

rto

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H1

Me

ns

a s

oc

iale

E

rogazi

one d

i past

i cald

i a s

oggetti c

on u

n r

eddito

infe

riore

al m

inim

o v

itale

e c

he s

i tro

vano in

co

ndiz

ioni d

isagia

te

H2

Tra

sp

ort

o s

oc

iale

M

ezz

i di t

rasp

ort

o (

pubblic

i o p

rivati)

volti

a g

ara

ntir

e lo

spost

am

ento

di p

ers

one a

rid

otta

mobili

H3

Dis

trib

uzio

ne b

en

i d

i p

rim

a

necessit

à (

pasti

, m

ed

icin

ali,

ve

sti

ari

o e

cc.)

Sono in

terv

enti

org

aniz

zati

abitu

alm

ente

in

luoghi p

refis

sati

(es,

sta

zione,

ecc

) dove

avv

iene la

dis

trib

uzi

one,

da n

on c

onfo

nders

i con g

li in

terv

enti

per

l'em

erg

enza

. (P

oss

ono e

ssere

effettuati

anch

e c

on u

na u

nita

' mobile

) H

4S

erv

izi p

er

l'ig

ien

e p

ers

on

ale

D

ispo

nib

ilità

di d

occ

e o

loca

li per

pro

vvedere

a l'

igie

ne p

ers

onale

di s

oggetti s

enza

fis

sa d

imora

o c

he s

i tro

vano in

condiz

ioni p

art

icola

rmente

dis

agia

te.

IT

rasfe

rim

en

ti in

den

aro

IAT

rasfe

rim

en

ti p

er

il p

ag

am

en

to d

i re

tte

IA1

Re

tta

per

as

ili n

ido

In

terv

enti

per

gara

ntir

e a

ll'ute

nte

in d

iffic

oltà

eco

nom

ica la

copert

ura

della

retta p

er

asi

li n

ido.

Sono c

om

pre

si i

contr

ibuti

ero

gati

per

la g

est

ione d

ei s

erv

izi a

l fin

e d

i conte

nere

l’im

port

o d

elle

re

tte

IA2

Re

tta

per

se

rviz

i in

teg

rati

vi o

in

no

va

tivi p

er

la p

rim

a

infa

nzia

Inte

rventi

per

gara

ntir

e a

ll'ute

nte

in d

iffic

oltà

eco

nom

ica la

copert

ura

della

retta p

er

i serv

izi

inte

gra

tivi.

Sono c

om

pre

si i

contr

ibuti

ero

gati

per

la g

est

ione d

ell’

asi

lo n

ido a

l fin

e d

i conte

nere

l’i

mport

o d

elle

rette

IA3

Re

tta

per

acce

ss

o a

ce

ntr

i d

iurn

iIn

terv

enti

per

gara

ntir

e a

ll'ute

nte

in d

iffic

oltà

eco

nom

ica la

copert

ura

della

retta p

er

centr

i diu

rni

IA4

Re

tta

per

acce

ss

o a

i s

erv

izi

sem

i-re

sid

en

zia

li

Inte

rventi

per

gara

ntir

e a

ll'ute

nte

in d

iffic

oltà

eco

nom

ica la

copert

ura

della

retta p

er

l’acc

oglie

nza

in

str

utture

sem

i-re

sidenzi

ali.

Sono c

om

pre

si i

contr

ibuti

per

il se

rviz

io d

i “T

agesm

utter”

, qualo

ra

si t

ratti d

i un t

rasf

erim

ento

a u

n p

riva

to p

er

il se

rviz

io o

ffert

o

IA5

Re

tta

per

acce

ss

o a

se

rviz

i re

sid

en

zia

li

Inte

rventi

per

gara

ntir

e a

ll'ute

nte

bis

ognoso

la c

opert

ura

della

retta

per

l’acc

oglie

nza

in s

trutture

re

sidenzi

ali.

Sono c

om

pre

si i

contr

ibuti

ero

gati

a s

trutture

resi

denzi

ali

al f

ine d

i conte

nere

l’i

mport

o d

elle

rette e

, per

l’are

a F

am

iglia

e m

inori,

l’in

tegra

zione d

elle

rette p

er

min

ori o

spita

ti in

ce

ntr

i resi

denzi

ali

IBT

ras

feri

me

nti

pe

r a

ttiv

azio

ne

di s

erv

izi

IB1

Co

ntr

ibu

ti p

er

serv

izi all

a

pe

rso

na

S

ost

egno e

conom

ico r

ivolto

a p

ers

one p

arz

ialm

ente

non a

uto

suffic

ienti

o a

ris

chio

di

em

arg

inazi

one,

che r

ichie

do

no in

terv

enti

di c

ura

e d

i igie

ne d

ella

pers

ona

IB2

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

cu

re

o p

res

tazio

ni s

an

ita

rie

Sost

egno e

conom

ico a

lle p

ers

one in

diff

icoltà

pe

r sp

ese

medic

he o

, più

in g

en

era

le,

per

pre

stazi

oni s

oci

ali

a r

ileva

nza

sa

nita

ria.In q

uest

a c

ate

goria r

ient

ra l'

ese

nzi

one tic

ket sa

nita

ri,

qualo

ra s

ia a

carico

del C

om

une/C

om

uni,

e il

contr

ibut

o p

er

l’acq

uis

to d

i pro

tesi

e a

usi

li (a

nzi

ani

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e d

isabili

).

IB3

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

se

rviz

io t

ras

po

rto

e m

ob

ilit

à

Sost

egno e

conom

ici e

rogati

a p

ers

one a

rid

otta m

obili

tà (

dis

abili

, an

zia

ni),

inclu

si i contr

ibuti p

er

i cani guid

a

IB4

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

l'in

seri

men

to la

vo

rati

vo

In

terv

enti

eco

nom

ici a

sost

egno d

i perc

ors

i di t

ransi

zione a

l lavo

ro o

di s

erv

izi d

ell'

inse

rim

ento

la

vora

tivo.

In q

uest

a c

ate

goria r

ientr

ano b

ors

e la

voro

, tu

tora

ggio

e a

ltre form

e d

i sost

egno.

IB5

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

l'aff

idam

en

to f

am

ilia

re d

i m

ino

ri

Contr

ibuti

in d

enaro

alle

fam

iglie

che a

ccolg

ono t

em

pora

neam

ente

min

ori c

on p

roble

mi f

am

iliari

IB6

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

l'a

cc

og

lie

nza d

i a

du

lti e

a

nzia

ni

Contr

ibuti

in d

enaro

alle

fam

iglie

che a

ccolg

ono t

em

pora

neam

ente

dis

abili

, adulti

in d

iffic

oltà

e

anzi

ani

IB7

Co

ntr

ibu

ti p

er

favo

rire

in

terv

en

ti d

el T

erz

o S

ett

ore

T

rasf

erim

enti

in d

enaro

, non d

est

inati

alla

realiz

zazi

one d

i uno s

peci

fico s

erv

izio

, ero

gati

a e

nti

e/o

ass

oci

azi

oni d

el p

riva

to s

oci

ale

ICIn

teg

razio

ni al re

dd

ito

IC1

Bu

on

i s

pes

a o

bu

on

i p

asto

S

ost

egni e

conom

ici c

he c

onse

nto

no d

i acq

uis

tare

generi

alim

enta

ri o c

onsu

mare

past

i negli

ese

rciz

i in c

onve

nzi

one

IC2

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

i s

erv

izi s

co

las

tic

i S

ost

egno e

conom

ici p

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gara

ntir

e a

ll’ute

nte

in d

iffic

oltà

eco

nom

ica il

diri

tto a

llo s

tudio

nell'

infa

nzi

a e

nell’

adole

scenza

; co

mpre

se le

agevo

lazi

oni s

u t

rasp

ort

o e

mensa

sco

last

ica

rico

nosc

iute

alle

fam

iglie

bis

ognose

IC

3

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i e

rog

ati

a t

ito

lo d

i p

resti

to/p

resti

ti

d'o

no

re

Pre

stiti

dest

inati

a f

ronte

ggia

re s

ituazi

oni t

ransi

torie d

i lie

ve d

iffic

oltà

eco

nom

ica,

conce

ssi d

a

istit

uti

di c

redito

conve

nzi

onati

con g

li enti

pu

bblic

i, a t

ass

o z

ero

per

il benefic

iario,

basa

ti su

ll'im

pegno d

ello

ste

sso a

lla r

est

ituzi

one

IC4

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i p

er

allo

gg

ioS

uss

idi e

conom

ici a

d in

tegra

zion

e d

el r

eddito

indiv

idua

le o

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per

sost

enere

le s

pe

se p

er

l'allo

ggio

e p

er

l'affitt

o e

per

le u

tenze

IC

5

Co

ntr

ibu

ti e

co

no

mic

i a

in

teg

razio

ne d

el re

dd

ito

fa

milia

re

Suss

idi e

conom

ici,

anch

e u

na t

antu

m,

ad in

tegra

zione d

el r

eddito

di p

ers

one b

isognose

.

LC

en

tri e S

tru

ttu

re s

em

i-re

sid

en

zia

li

LA

-C

en

tri

LA

1

Lu

do

tec

he

/ la

bo

rato

ri

Le lu

dote

che s

ono c

entr

i di a

ttiv

ità e

duca

tive e

ric

reativ

e r

ivolte

a b

am

bin

i/ragazz

i in e

pre

scola

re e

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cuola

dell'

obblig

o. I la

bora

tori

sono s

pazi

attre

zzati

pe

r l'i

nte

gra

zione

di d

isabili

, anzi

ani,

bam

bin

i in d

iffic

oltà

o p

ers

one c

on d

isagio

LA

2

Ce

ntr

i d

i a

gg

reg

azio

ne

/

so

cia

liC

entr

i di a

ggre

gazi

one p

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gio

vani e

anzi

ani n

ei q

uali

pro

muove

re e

coord

inare

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ità lu

dic

o-

ricr

eativ

e,

soci

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educa

tive, cu

ltura

li e s

port

ive,

per

un c

orr

etto u

tiliz

zo d

el t

em

po li

bero

Page 30: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

LA

3

Ce

ntr

i p

er

le F

am

igli

e

Il ce

ntr

o p

er

le f

am

iglie

è u

n s

erv

izio

a s

ost

egno d

ello

sca

mbio

d’e

sperie

nze

tr

a f

am

iglie

con f

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E

sso s

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ura

co

me u

n c

onte

nito

re

ed

un c

ata

lizza

tore

d’o

pport

unità

e d

i ris

ors

e d

ella

co

munità

, per

l’ass

iste

nza

“tr

a e

alle

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iglie

”. I

l pers

onale

impegn

ato

nel C

entr

o h

a s

olo

un r

uolo

di r

egia

, co

n il

com

pito

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oord

inare

e c

oadiu

vare

le a

ttiv

ità ,

che s

ono s

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con il

pro

tagonis

mo

attiv

o d

elle

fam

iglie

. Le

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ità

di m

edia

zio

ne

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e d

i sost

egno a

lla g

en

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lità

eve

ntu

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ente

org

aniz

zate

nel C

entr

o s

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ifica

te n

elle

voci

D5 e

D6

L

B -

Str

utt

ure

se

mir

ies

ide

nzia

li

LB

1A

silo

Nid

o

Serv

izio

riv

olto

alla

prim

a in

fanzi

a (

0-3

anni) p

er

pro

muove

re lo

svi

luppo p

sico

-fis

ico,

cogniti

vo,

affettiv

o e

soci

ale

del b

am

bin

o e

offrire

sost

egno a

lle f

am

iglie

nel l

oro

com

pito

educa

tivo

, apert

o

per

alm

eno 5

gio

rni e

alm

eno 6

ore

al g

iorn

o p

er

un p

eriodo d

i alm

eno 1

0 m

esi

all’

anno.

Rie

ntr

ano

sotto q

uest

a t

ipolo

gia

gli

asi

li nid

o p

ubblic

i, gli

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li nid

o a

ziendali

e i

mic

ro-n

idi e

le s

ezi

oni 2

4-3

6

mesi

aggre

gate

alle

scu

ole

dell’

infa

nzi

a.

L

B2

Serv

izi in

teg

rati

vi

per

la

pri

ma in

fan

zia

In

quest

a c

ate

goria r

ientr

ano i

serv

izi p

revi

sti d

all’a

rt.

5 d

ella

legge 2

85/9

7 e

i se

rviz

i educa

tivi

realiz

zati

in c

onte

sto f

am

iliare

. In

part

icola

re:

spazi

gio

co p

er

bam

bin

i da

i 18 a

i 36 m

esi

(per

max

5

ore

) ;

centr

i per

bam

bin

i e f

am

iglie

; se

rviz

i e in

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enti

educa

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n c

onte

sto d

om

icili

are

,L

B3

Ce

ntr

i d

iurn

i e

sti

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C

entr

i org

aniz

zati

per

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ità r

icre

ativ

e,

sport

ive,

educa

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he s

i svo

lgono n

el p

eriodo e

stiv

o

LB

4

Cen

tri d

iurn

i A

LL

EG

AT

O 1

-

CL

AS

SIF

ICA

ZIO

NE

DE

I C

EN

TR

I D

IUR

NI

MS

tru

ttu

re c

om

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ita

rie

res

ide

nzia

li

M1

Cen

tri esti

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o in

ve

rnali c

on

p

ern

ott

am

en

to

Str

utture

com

unita

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om

pre

ndenti

le c

olo

nie

, i c

am

peggi,

i centr

i ric

reativ

i a c

ara

ttere

sta

gio

nale

, i s

oggio

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limatic

i o t

erm

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M2

A

rea

att

rezzata

pe

r n

om

ad

i A

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i inse

dia

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per

nom

adi d

ota

ta d

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nece

ssarie in

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rutture

e d

ei s

erv

izi.

M3

Str

utt

ure

resid

en

zia

li

AL

LE

GA

TO

2

- C

LA

SS

IFIC

AZ

ION

E D

EL

LE

ST

RU

TT

UR

E R

ES

IDE

NZ

IAL

I

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AL

LE

GA

TO

1 –

CL

AS

SIF

ICA

ZIO

NE

DE

I C

EN

TR

I D

IUR

NI

Co

di

ce

cate

go

ria

Den

om

inazio

ne

cate

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SIS

TE

NZ

A

SA

NIT

AR

IAR

acco

rdo

co

n l

a n

om

en

cla

tura

d

elle

ST

RU

TT

UR

E S

OC

IO-S

AN

ITA

RIE

D

EF

INIT

E N

EL

Matt

on

e 1

TA

RG

ET

UT

EN

ZA

MINORI

ADULTI

IIMMIGRATI

ANZIANIA/PA

1

ANZIANINA

2

DISABILI

MULTIUTENZA

DIPENDENZE

SALUTEMENTALE

1C

en

tro

diu

rno

soci

o-e

duc

ativ

o

pe

r b

amb

ini e

ado

lesc

en

ti

1. N

O

x

2C

en

tro

diu

rni s

ocio

-san

itario

3

.ME

DIO

- A

LTA

8

.11

.C

en

tri

diu

rni p

er

an

zia

ni

no

nauto

suffic

ien

ti

8.1

5.

Ce

ntr

od

iurn

o

pe

rp

ers

one

co

ndis

abili

8.3

.S

erv

izi

sem

iresi

de

nzi

ali

pe

rte

rap

iaria

bili

tativ

ad

ipe

nde

nze

8.1

9.

Ce

ntr

od

iurn

o

pe

rm

ala

tip

sich

iatr

ici

xx

xx

3C

en

tri d

iurn

i co

n fu

nzio

ne

di

pro

tezi

one

soc

iale

2. B

AS

SA

x

x

8.3

. S

erv

izi s

em

ires

ide

nzia

li p

er

tera

pia

ria

bili

tativ

a d

ipe

nde

nze

Ha

fin

alit

à

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acc

og

lienza

se

mire

sid

enzi

ale

, tr

att

am

en

to

soci

o-r

iab

ilita

tivo

. A

ccog

lie

pers

one

to

ssic

odip

end

en

ti e

alc

old

ipe

nden

ti,

an

che

in

pre

sen

za

di

pro

ble

ma

tiche

psi

chic

he

, ch

e a

bb

isog

nan

o d

i un

a g

est

ion

e in

tens

iva

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in c

aso

di b

iso

gno

, a

nch

e s

pec

ialis

tica e

psi

co-t

era

peu

tica

. 8.1

1. C

entr

i diu

rni p

er a

nzia

ni n

on

au

tosu

ffic

ien

tiÈ

un

ser

vizi

o c

om

ple

sso

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iclo

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rno

che

fo

rnis

ce i

nte

rven

ti a

car

att

ere

soc

io-s

anita

rio a

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anz

iani

. H

a l

a f

ina

lità

di

pre

ven

ire l

’istit

uzio

naliz

zazi

on

e e

il

de

cad

imen

to p

sico

fisic

o d

ell’a

nzi

ano

, d

i fo

rnire

so

steg

no

e s

olli

evo

ag

li a

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ni e

/o a

lle lo

ro fam

iglie

. È

riv

olto

ad

an

zia

ni c

on

div

ers

i pro

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i auto

no

mia

, in

sta

to d

i dis

agio

so

cio-

san

itario

, re

sid

en

ti p

ress

o il

pro

prio

do

mic

ilio

. 8.1

5. C

en

tro

diu

rno

pe

r pe

rso

ne

co

n d

isa

bili

tàÈ

un

se

rviz

io t

err

itoria

le a

ca

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ere

diu

rno

riv

olto

a p

ers

on

e c

on

dis

ab

ilità

co

n d

ive

rsi

pro

fili

di

au

tosu

ffic

ien

za,

che

forn

isce

inte

rventi

a c

ara

ttere

educa

tivo-

ria

bili

tativ

o-a

ssis

ten

zia

le. H

a fin

alit

à r

iab

ilita

tiva

, e

du

cativ

a, d

i so

cia

lizza

zion

e, d

i au

me

nto

e/o

ma

nte

nim

ento

de

lle a

bili

tà r

esi

due

. 8.1

9. C

en

tro

diu

rno

per

ma

lati

psi

chia

tric

iS

tru

ttu

ra te

rrito

ria

le (

sem

ires

iden

zia

le)

per

tra

tta

men

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rap

eu

tici,

riab

ilita

tivi o

ccu

paz

iona

li e

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rupp

o d

ella

ma

latt

ia m

enta

le (

nor

malm

en

te u

bic

ato

in C

SM

o

Ce

Sa

M)

1 A

NZIA

NI A/PA= a

uto

suff

icie

nti

o p

arz

ialm

ente

auto

suff

icie

nti

2 A

NZIA

NI N

A =

non a

uto

suff

icie

nti

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AL

LE

GA

TO

2 –

CL

AS

SIF

ICA

ZIO

NE

DE

LL

E S

TR

UT

TU

RE

RE

SID

EN

ZIA

LI

Le

str

utt

ure

re

side

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li so

no

sta

te r

agg

rup

pate

se

con

do

alc

une

ca

ratt

eris

tich

e p

revi

ste

ne

l DM

308

/20

01 e

inte

gra

te c

on

qu

anto

em

ers

o d

alle

defin

izio

ni f

orn

ite

da

lle R

eg

ion

i. E

sse

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no

sta

te c

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ifica

te s

econ

do

tre

live

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cara

tter

e d

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re

side

nzi

alit

à,

fu

nzio

ni

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rote

zio

ne s

oci

ale

, a

ssis

ten

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itaria

. A

que

sti t

re c

rite

ri

è in

oltr

e a

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iato

il d

escr

itto

re d

el t

arg

et d

i ute

nza

.

De

finiz

ion

i di p

rim

o li

vello

: Ca

ratt

ere

de

lla r

esi

de

nzia

lità

1•

Str

utt

ura

fa

mili

are

: d

i pic

cole

dim

ensi

on

i, ca

ratt

erizz

ata

da

lla o

rga

niz

zazi

on

e d

i tip

o f

am

ilia

re,

che

rip

rodu

ce l

e c

ara

tteri

stic

he d

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vita

in f

am

iglia

. In

ca

so d

i st

rutt

ure

per

min

ori v

i è la

pre

senz

a d

i un

a c

opp

ia o

di u

no

o d

ue

ad

ulti

che

svo

lgo

no

fu

nzio

ni g

en

itoria

li.

2•

Str

utt

ura

co

mun

itaria

: d

i d

ime

nsio

ni

varia

bili

a s

eco

nd

o d

ell’

are

a d

i u

tenz

a (d

i no

rma

su

pe

riore

a 6

-10

pos

ti) è

ca

ratt

eriz

zata

da

lla p

rese

nza

di

ope

rato

ri ass

iste

nzi

ali,

soc

io-s

anita

ri o

ed

uca

tori

e d

a u

na

org

an

izza

zion

e d

i tip

o c

om

un

itario

.

De

finiz

ion

i di s

eco

ndo

live

llo: F

un

zion

i di p

rote

zio

ne

so

cia

le1•

Acc

oglie

nza

di

em

ergen

za:

ha

la

fu

nzio

ne d

i ris

pon

de

re c

on

im

me

dia

tezz

a a

i b

iso

gni

urg

en

ti e

te

mpor

an

ei

di

ospita

lità

e t

ute

la p

er

evi

tare

l'e

spos

izio

ne a

pa

rtic

ola

ri f

att

ori d

i ris

chio

, in

att

esa

de

ll'in

div

idu

azio

ne

di

solu

zion

i p

iù a

deg

uate

da

par

te d

ei

serv

izi

soci

ali

terr

itoria

li. V

i so

no

com

pre

se a

nche

le

str

utt

ure

ad

acc

ess

o d

ire

tto d

a p

art

e d

ell’

ute

nza

. 2•

Pre

vale

nte

acc

oglie

nza

abita

tiva:

Offre

osp

italit

à e

d a

ssis

tenza

, occ

asi

oni

di

vita

co

mu

nita

ria.

Pu

ò e

sser

e r

ivo

lta a

ll’acc

oglie

nza

di

imm

igra

ti o a

du

lti i

n co

ndiz

ion

i di d

isag

io o

a a

nzi

ani a

uto

suff

icie

nti.

In

re

lazi

one

al t

ipo

di u

tenz

a f

orn

isce

aiu

to n

elle

att

ività

qu

otid

iane

, e s

timoli

e p

oss

ibili

tà d

i att

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occ

up

azi

on

ali

e r

icre

ativ

o-c

ultu

rali,

di m

ante

nim

en

to e

ria

ttiv

azi

one

.

3•

Pre

vale

nte

fu

nzi

on

e t

ute

lare

: co

mpr

en

de

Oss

erva

zion

e s

ocia

le (

Il tip

o d

i p

rote

zio

ne d

a p

art

e d

ei

serv

izi

è le

gge

ro e

d è

fin

aliz

zato

all'

oss

erv

azio

ne.

Ad

ese

mp

io:

str

utt

ure

pe

r ad

ulti

ch

e,

pu

r no

n p

reve

de

ndo

un

pro

gett

o in

div

idu

ale

, o

ltre

ad

off

rire

pre

sta

zio

ni s

pe

cific

he

, fu

ngo

no a

nche

da

pu

nto

di o

sse

rvaz

ion

e p

er

mo

nito

rare

ed

arg

inar

e l

o s

vilu

ppo

de

lla m

arg

ina

lità)

, A

cco

mpa

gna

me

nto

so

cia

le (

acc

og

lien

za r

ivo

lta a

ute

nti

che h

ann

o c

onc

orda

to u

n P

rog

etto

di

ass

iste

nza

ind

ivid

ua

le e

so

no i

n f

ase

di

ri-a

cqu

isiz

ion

e d

ell'

au

ton

om

ia.

I te

mp

i d

i p

erm

ane

nza

so

no

str

ett

am

en

te c

orr

ela

ti e f

unz

iona

li al

pro

ge

tto

in

div

idua

le)

e S

upp

orto

all’

au

ton

omia

(a

cco

glie

nza

in a

llog

gi

privi

di

ba

rrie

re a

rch

itett

on

iche

e a

ttre

zza

ti co

n t

ecn

olo

gie

e s

ervi

zi p

er o

ffrire

un

a p

erm

an

enz

a s

icur

a e

fu

nzi

ona

le

fina

lizza

ta a

l ma

nte

nim

ento

de

ll’a

uto

nom

ia d

ell’

ute

nte

. A

d e

sem

pio

: a

llog

gi p

rote

tti c

on

ser

vizi

pe

r a

nzia

ni o

dis

abili

con

un

a b

uon

a c

ond

izio

ne

di a

uto

suff

icie

nza)

4•

So

cio

-ed

uca

tiva: tu

tela

ed

ass

iste

nza

ed

uca

tiva

di c

ara

tter

e p

rofe

ssio

nale

a m

ino

ri te

mp

ora

nea

men

te a

llon

tana

ti dal

nu

cleo

fam

iliare

5•

Ed

uca

tivo-

psi

colo

gic

a:

ass

iste

nza

ed

uca

tiva

, te

rap

eu

tica

e r

iabi

lita

tiva p

er

i m

ino

ri in

situ

azi

one

di d

isa

gio

psi

co-s

ocia

le e

co

n d

istu

rbi d

i com

po

rta

men

to.

Ha

fina

lità

ed

ucat

ive

, te

rap

eutic

he

e r

iab

ilita

tive

vo

lte a

l re

cup

ero

psi

co-s

oci

ale

ed

e’ a

d in

teg

razi

on

e s

an

itaria

. 6•

Inte

gra

zion

e s

oci

o-s

ani

taria

: O

ffre

osp

italit

à e

d a

ssis

ten

za,

occa

sion

i d

i vi

ta c

om

un

itaria

, a

iuto

ne

lle a

ttiv

ità q

uo

tidia

ne

, st

imo

li e p

ossi

bili

tà d

i a

ttiv

ità

occ

upa

zio

na

li e

ricr

eativ

o-c

ultu

rali,

d

i m

an

ten

imen

to

e

ria

ttiv

azi

one

. V

iene

g

ara

ntit

a

l'ass

iste

nza

m

ed

ica

, in

ferm

ieris

tica

e

tr

att

am

en

ti ria

bili

tativ

i pe

r il

ma

nte

nim

en

to e

d i

l m

iglio

ram

ento

de

llo s

tato

di

salu

te e

di

be

ness

ere

. D

estin

ata

ad

acc

oglie

re t

em

po

ran

ea

men

te o

pe

rman

en

tem

en

te p

erso

ne

anz

iane

no

n

au

tosu

ffic

ien

ti o

ad

ulti

dis

abili

. D

efin

izio

ni d

i te

rzo

live

llo: A

ssis

tenz

a s

an

itaria

• A

sse

nte

Ba

ssa

• M

edio

-alta

T

arg

et

di

ute

nza

: M

INO

RI, A

DU

LT

I, I

MM

IGR

AT

I, A

NZ

IAN

I A

/PA

: a

nzi

ani

au

tosu

ffic

ien

ti o

pa

rzia

lmen

te a

uto

suff

icie

nti,

AN

ZIA

NI

NA

: a

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ani

non

au

tosu

ffici

enti,

D

ISA

BIL

I, M

ULT

IUT

EN

ZA

, DIP

EN

DE

NZ

E, S

ALU

TE

ME

NT

ALE

Page 33: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

Tab

ella 1

– C

ate

go

rie d

elle s

tru

ttu

re r

esid

en

zia

li

Co

dic

ec

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go

ria

Ca

ratt

ere

de

lla

re

sid

en

zia

lita

' F

un

zio

ne

di p

rote

zio

ne

so

cia

le

As

sis

ten

za

sa

nit

ari

a

Ta

rget

ute

nza

MINORI

ADULTI

IIMMIGRATI

ANZIANIA/PA

3

ANZIANINA

4

DISABILI

MULTIUTENZA

DIPENDENZE

SALUTEMENTALE

A1.

fam

iliare

2.

pre

vale

nte

acc

oglie

nza

abita

tiva

1.

AS

SE

NT

E

xx

xx

B1.

fam

iliare

3.

pre

vale

nte

funzi

one

tute

lare

1.

AS

SE

NT

E

xx

xx

xx

x

C1.

fam

iliare

4.

soci

o-e

duca

tiva

1.

AS

SE

NT

E

xx

x

D2.

com

unita

rio

1.

acc

oglie

nza

di e

merg

enza

1.

AS

SE

NT

E

xx

x

E2.

com

unita

rio

2.

pre

vale

nte

acc

oglie

nza

abita

tiva

1.

AS

SE

NT

E

xx

x

F2.

com

unita

rio

3.

pre

vale

nte

funzi

one

tute

lare

1.

AS

SE

NT

E

xx

xx

xx

x

G2.

com

unita

rio

4.

soci

o-e

duca

tiva

1.

AS

SE

NT

E

x

H2.

com

unita

rio

5.

educa

tiva-p

sico

logic

a

2.

BA

SS

A

xx

I2.

com

unita

rio

6.

inte

gra

zione s

oci

o-

sanita

ria

2.

BA

SS

A

xx

xx

x

L2.

com

unita

rio

6.

inte

gra

zione s

oci

o-

sanita

ria

3.

ME

DIO

-ALT

A

xx

xx

x

3 A

NZIA

NI A/PA= a

uto

suff

icie

nti

o p

arz

ialm

ente

auto

suff

icie

nti

4 A

NZIA

NI N

A =

non a

uto

suff

icie

nti

Page 34: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

Tab

ella 2

– C

ate

go

rie d

elle s

tru

ttu

re r

esid

en

zia

li r

acco

rdate

co

n a

ltre

no

men

cla

ture

di

serv

izi

resid

en

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li

Co

dic

ec

ate

go

ria

Ca

ratt

ere

della

re

sid

en

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lita

' F

un

zio

ne

di p

rote

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ne

so

cia

le

As

sis

ten

za

s

an

ita

ria

Racc

ord

o c

on

la N

OM

EN

CL

AT

UR

A D

EL

LE

S

TR

UT

TU

RE

SO

CIO

-SA

NIT

AR

IE D

EF

INIT

E N

EL

M

AT

TO

NE

1

Racc

ord

o c

on

la

N

OM

EN

CL

AT

UR

A

DE

LL

ES

TR

UT

TU

RE

PE

R

MIN

OR

I

A1

. fa

mili

are

2

. p

reva

len

te a

cco

glie

nza

ab

itativ

a

1.

AS

SE

NT

E

B1

. fa

mili

are

3

. p

reva

len

te f

un

zio

ne

tu

tela

re

1.

AS

SE

NT

E

3-

All

og

gio

ad

alt

a a

uto

no

mia

4

- S

erv

izi

di

acc

og

lie

nza

per

bam

bin

o g

en

ito

re

C1

. fa

mili

are

4

. so

cio

-ed

uca

tiva

1

. A

SS

EN

TE

1-

Co

mu

nit

à F

am

ilia

ri

6-

Co

mu

nit

à m

ult

iute

nza

D2

. co

mu

nita

rio

1

. a

cco

glie

nza

di e

me

rge

nza

1

. A

SS

EN

TE

5-

Str

utt

ure

di

pro

nta

acco

gli

en

za

E2

. co

mu

nita

rio

2

. p

reva

len

te a

cco

glie

nza

ab

itativ

a

1.

AS

SE

NT

E

3-

All

og

gio

ad

alt

a a

uto

no

mia

6-

Co

mu

nit

à m

ult

iute

nza

F2

. co

mu

nita

rio

3

. p

reva

len

te f

un

zio

ne

tu

tela

re

1.

AS

SE

NT

E

G2

. co

mu

nita

rio

4

. so

cio

-ed

uca

tiva

1.

AS

SE

NT

E

2-

Co

mu

nit

à s

ocio

ed

ucati

ve

H2

. co

mu

nita

rio

5

. e

du

cativ

a-p

sico

log

ica

2

. B

AS

SA

8.1

.C

om

unità

educa

tivo

riabili

tativ

e

per

min

ori/a

do

lesc

enti

7-

Co

mu

nit

à e

du

cati

vo

e

psic

olo

gic

a

I2

. co

mu

nita

rio

6

. in

teg

razi

on

e s

oci

o-s

an

itari

a

2.

BA

SS

A

8.1

8.

Com

unità

allo

ggio

per

pers

one

con

dis

ab

ilità

8.1

3.

Resi

de

nza

A

ssis

tita

per

anzi

ani

non

au

tosu

ffic

ie

nti

(RA

SS

)

8.2

3.

Com

unità

allo

ggio

AID

S(p

ost

concl

am

ato

)

8.2

4.

Com

unità

allo

ggio

per

mala

ti p

sich

iatr

ici

L2

. co

mu

nita

rio

6

. in

teg

razi

on

e s

oci

o-s

an

itari

a

3.

ME

DIO

-A

LT

A

8.4

.S

erv

izi

resi

denz

ial

i per

tera

pia

riabili

tativ

a

dip

endenz

e

8.7

. R

SA

C

asa

per

anzi

ani

non

au

tosu

ffic

ie

nti

8.1

4.

Resi

de

nza

sa

nita

ria

ass

istit

a

per

dis

abili

8.2

3.

Com

unità

allo

ggio

AID

S(p

ost

concl

am

ato

)

8.2

4.

Com

unità

allo

ggio

per

mala

ti p

sich

iatr

ici

8.2

0.

Com

unità

tera

pe

utic

are

sid

enz

ial

e p

rote

tta

(CT

RP

)

Page 35: REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. …...REGIONE PIEMONTE - BOLLETTINO UFFICIALE N. 40 DEL 08/10/09 Deliberazione della Giunta Regionale 5 ottobre 2009, n. 28-12295 Approvazione

NO

ME

NC

LA

TU

RA

DE

LL

E S

TR

UT

TU

RE

SO

CIO

-SA

NIT

AR

IE D

EF

INIT

E N

EL

MA

TT

ON

E 1

8.1

. C

om

un

ità e

du

cativ

o-r

iab

ilita

tive p

er

min

ori/

adole

scenti

Se

rviz

io e

duc

ativ

o-a

ssis

tenz

iale

co

n il

co

mp

ito d

i acc

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liere

te

mpo

ran

eam

ente

il m

inor

e q

ua

lora

il n

ucle

o f

am

ilia

re s

ia im

po

ssib

ilita

to o

inca

pace

di a

ssolv

ere

al

pro

prio

co

mp

ito. H

a fin

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à e

duc

ativ

e e

ass

iste

nzia

li vo

lte a

lla s

upp

len

za te

mp

oran

ea

de

l nu

cleo

fa

mili

are

. 8.4

. S

erv

izi r

esid

enzi

ali

per

tera

pia

ria

bili

tativ

a d

ipe

nde

nze

Ha

fin

alit

à d

i a

cco

glie

nza

, tr

att

am

en

to t

era

peu

tico-

ria

bili

tativ

o.

Acc

oglie

pe

rso

ne t

oss

icod

ipe

nde

nti

e a

lco

ldip

end

en

ti, a

nch

e i

n p

rese

nza

di

pro

ble

matic

he

psi

chic

he, ch

e a

bb

iso

gnano

di u

na

ges

tion

e in

tens

iva

e, in

ca

so d

i bis

ogno

, a

nch

e s

peci

alis

tica

e p

sico

-ter

ap

eu

tica

.

8.7

. R

SA

Ca

sa p

er

anz

ian

i no

n a

uto

suff

icie

nti

Str

utt

ura

res

ide

nzia

le p

er a

nzi

an

i co

n rid

ott

a a

uto

nom

ia.

Ha

com

e f

ina

lità l

'acc

og

lienz

a,

il su

pp

orto

alla

vita

qu

otid

ian

a, o

rien

tata

alla

tute

la d

ell’

auto

no

mia

de

lla

pe

rso

na. A

cco

glie

anz

iani c

on

rid

ott

a a

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no

mia

re

sidu

a c

ara

tte

rizza

ti d

a u

n b

isog

no

sa

nita

rio p

reva

len

te.

8.1

3. R

esi

denza

ass

istit

a (

RA

SS

)In

ten

sità

: b

assa

8.1

4. R

esid

enza

sa

nita

ria a

ssis

tita

per

dis

abili

È u

n s

ervi

zio

resi

de

nzia

le p

er

dis

ab

ili c

on

lim

itazi

on

i di a

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no

mia

sia

fis

ich

e ch

e m

en

tali

che

soci

ali,

ne

lla c

ui v

alu

tazi

one

multi

dim

ensi

onale

(S

VA

MA

/ R

UG

’S /

S

OS

IA …

) ris

ulti

com

unque i

nequiv

oca

bile

l’im

poss

ibili

tà d

ell’

ass

iste

nza

dom

icili

are

o d

ell’

inse

rim

en

to i

n a

ltra s

tru

ttu

ra p

er

dis

ab

ili.

La

str

utt

ura

è f

ina

lizza

ta a

fo

rnire

acc

og

lime

nto

, p

rest

azi

one

san

itari

a,

ass

iste

nza

, re

cup

ero

fu

nzi

ona

le a

pe

rso

ne p

reva

len

tem

ente

no

n a

uto

suff

icie

nti,

no

nch

é a

pe

rse

guire

un

a m

iglio

re

capa

cità

di

gest

ione

de

lla v

ita q

uo

tidia

na

e u

n m

iglio

ram

en

to/m

ante

nim

en

to d

elle

ab

ilità

res

idue

de

lla p

ers

on

a ac

colta

. È

riv

olta

a s

ogg

ett

i a

dulti

co

n g

ravi

lim

itazi

on

i di a

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no

mia

, ca

ratt

eriz

zati

da u

n b

iso

gno

sa

nita

rio

pre

vale

nte

. 8.1

8. C

om

unità

allo

gg

io p

er p

ers

one

co

n d

isa

bili

tàÈ

un

se

rviz

io c

he

acc

oglie

pe

rso

ne

ad

ulte

co

n d

isa

bili

tà p

rive

di

nu

cle

o f

am

ilia

re o

pe

r le

qu

ali

la p

erm

anenza

nel

nucl

eo f

am

ilia

re s

ia t

em

pora

ne

am

ente

o

pe

rma

nen

tem

en

te im

pos

sib

ilita

ta.

Ha

fin

alit

à d

i acc

oglie

nza

e g

estio

ne

della

vita

qu

otid

ian

a, o

rie

nta

ta a

lla tu

tela

de

lla p

ers

ona

e a

llo s

vilu

pp

o d

elle

ab

ilità

resi

du

e,

o a

nch

e a

lla r

ea

lizza

zio

ne d

i esp

erien

ze d

i vita

au

ton

om

a d

alla

fam

iglia

. È

riv

olto

a p

ers

on

e d

isab

ili a

du

lte.

8.2

0. C

om

unità

te

rap

eu

tica

resi

denz

iale

pro

tett

a (

CT

RP

)S

tru

ttu

re t

err

itoria

li sp

ecia

listic

he r

esi

den

zia

li co

n a

ssis

ten

za c

on

tinu

ativ

a p

er t

ratt

am

en

ti te

rap

eu

tici/

ria

bili

tativ

i pro

lung

ati

e p

erso

naliz

zati

de

lla m

ala

ttia

men

tale

co

n u

n c

iclo

di e

rog

azio

ne in

ten

sivo

. 8.2

1 C

om

un

ità a

llog

gio

AID

S (

pos

tco

ncla

ma

to)

È u

na

str

utt

ura

te

rrito

ria

le,

sem

iresi

den

zia

le e

res

ide

nzia

le,

pe

r la

pro

secu

zio

ne

di a

ssis

tenz

a sa

nita

ria

e s

ocia

le d

i pe

rson

e a

ffe

tte

da

AID

S e

pa

tolo

gie

cor

rela

te,

che

pre

sen

tan

o r

ileva

nti

limita

zio

ni d

ell’

au

tosu

ffic

ienz

a.

8.2

4. C

om

unità

allo

gg

io p

er m

ala

ti p

sich

iatr

ici

È u

na

str

utt

ura

te

rrito

riale

, se

mire

sid

enzi

ale

e r

esid

enz

iale

, p

er la

pro

secu

zio

ne

di a

ssis

tenz

a s

an

itaria

e s

ocia

le d

i per

son

e c

on

p

rob

lem

atic

he p

sich

iatr

ich

e c

he

, te

rmin

ato

il p

erc

ors

o riab

ilita

tivo

-pro

tett

o, p

rese

nta

no

pa

rzia

li liv

elli

di a

uto

no

mia

, e

ne

cess

itano

di s

oste

gno

per

la g

estio

ne

de

lla p

ropr

ia a

uto

suff

icie

nza

, opp

ure

so

no

prive

di n

ucl

eo

fa

mili

are

o s

on

o te

mp

ora

ne

am

en

te o

pe

rma

ne

nte

men

te im

po

ssib

ilita

te a

pe

rma

ne

re n

el n

ucl

eo

fa

mili

are

.

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NO

ME

NC

LA

TU

RA

DE

LL

E S

TR

UT

TU

RE

PE

R M

INO

RI

1. C

om

un

ità F

am

ilia

ri p

er

min

ori

Pre

sid

io r

esid

enz

iale

che

acc

og

lie m

ino

ri d

i a

nni

18

e c

he

si

cara

tte

rizz

a p

er l

a c

on

vive

nza

co

ntin

ua

tiva

e s

tab

ile d

i u

n p

icco

lo g

rup

po d

i m

ino

ri c

on

due

o p

op

era

tori s

pec

ializ

zati,

che

ass

um

ono

ruo

li id

en

tific

ab

ili c

on

fig

ure

ge

nito

ria

li d

i rife

rim

ento

in u

n p

erc

orso

soc

io-e

duc

ativ

o, n

el r

ispe

tto

de

i bis

og

ni e

de

lle e

sig

enz

e

risp

on

denti

alle

va

rie

fa

sce

di e

tà.

2. C

om

un

ità s

ocio

edu

cativ

e p

er

min

ori

Pre

sid

io r

esi

den

zia

le a

cara

tte

re e

duca

tivo

, rivo

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reva

len

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en

te a

pre

ado

lesc

en

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ad

ole

sce

nti

spro

vvis

ti di

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re p

are

nta

li id

on

ee

a s

egu

irli

nel

pro

cess

o

form

ativ

o.

L’a

ssis

ten

za è

fo

rnita

da

edu

cato

ri p

rofe

ssio

na

li ch

e e

serc

itan

o i

n q

ue

l co

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sto

la

lor

o s

peci

fica p

rofe

ssio

ne

in

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a d

i attiv

ità l

avo

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a.

Ogni

ed

uca

tore

ese

rcita

la p

ropria

fu

nzio

ne

su u

n p

icco

lo g

rupp

o d

i osp

iti (

ge

nera

lmen

te in

ferio

re a

12

) e

d è

te

nuto

a r

isp

ett

are

dei

tur

ni l

avo

rativ

i che

gar

an

tisca

no

la

pre

senz

a c

osta

nte

di a

lmen

o u

n a

dulto

per

ogn

i gru

ppo

di m

inor

i. 3. A

llog

gio

ad

alta

au

ton

om

iaP

resi

dio

res

ide

nzi

ale

di r

ido

tte

dim

ensi

oni,

a b

ass

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ten

sità

ass

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ale

, ac

cog

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ag

azzi

co

n g

ravi

pro

ble

mi d

i re

lazi

on

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iglie

, o p

rivi d

elle

ste

sse,

senz

a v

alid

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igu

re d

i rife

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nto

e b

isog

nos

i di u

n n

uo

vo r

app

orto

aff

ett

ivo

ed

ed

uca

tivo

. A

cco

glie

min

oren

ni a

lle s

og

lie d

ella

magg

iore

età

, o

gio

van

i ad

ulti

(fin

o a 2

1 a

nni)

che

pre

sen

tan

o d

isag

i es

iste

nzia

li e

ne

vro

si d

el

cara

tte

re,

(dis

turb

o a

limen

tare

, d

istu

rbo

com

por

tam

en

tale

, dis

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o d

el

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tte

re,

alc

oo

lism

o,

inva

lidità

, cr

on

icità

...)

, si

nto

ma

tolo

gia

ch

e e

vid

en

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la n

ece

ssità

di u

n p

rog

ram

ma

di e

ma

nci

pa

zio

ne

da

lla fa

mig

lia d

i orig

ine

4. S

erv

izi d

i acc

og

lien

za p

er b

am

bin

o g

enito

reE

’ u

na

str

utt

ura

di

acco

glie

nza

a t

ute

la d

el

nas

citu

ro o

de

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am

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o e

de

l su

o g

enito

re.

Osp

ita d

i n

orm

a n

ucle

i fo

rmati

da

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mbin

o e

da

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o ge

nito

re.

E’

cara

tte

rizza

ta d

alla

pre

senz

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i edu

cato

ri p

rofe

ssio

nali

e d

alla

pre

sen

za d

i spa

zi id

on

ei p

er

i nu

cle

i acc

olti

. 5. S

tru

ttu

re d

i pro

nta

acc

ogl

ien

za p

er

min

ori

E’

un

a s

tru

ttu

ra r

esi

de

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le,

pe

r m

inor

i in

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azio

ni d

i e

me

rge

nza

, ch

e p

rovv

ed

e a

lla t

emp

est

iva

e

tem

por

ane

a a

cco

glie

nza

di

ess

i q

uan

do

si t

rova

no

in

si

tuaz

ione

di

ab

ban

do

no o

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urg

ente

bis

ogn

o d

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llon

tan

am

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da

ll'a

mb

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te f

am

ilia

re.

Il lim

ite m

ass

imo d

ei

min

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pu

ò e

sse

re t

em

por

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am

en

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leva

to

qu

alo

ra s

ia n

ece

ssa

rio a

cco

glie

re r

aga

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i qua

li n

on

sia

mo

me

nta

nea

me

nte

po

ssib

ile u

na a

ltern

ativ

a.

6. C

om

un

ità m

ulti

ute

nza

È u

na

str

utt

ura

res

iden

ziale

co

n il

co

mpi

to d

i acc

og

liere

per

son

e p

rive

di a

mb

ient

e f

am

ilia

re id

on

eo

, tr

a c

ui t

em

po

ran

eam

en

te a

nche

ba

mbin

i ed

ado

lesc

en

ti di

età

co

mpr

esa

tra

ze

ro e

dic

iass

ett

e a

nn

i. 7. C

om

un

ità e

duc

ativ

o e

psi

colo

gic

aC

om

unità

car

att

erizz

ata

per

la c

apa

cità

di a

cco

glie

nza

di m

ino

ri in

co

ndiz

ion

i di d

isag

io, co

n g

ravi

pro

ble

mi c

om

por

tam

enta

li o

pa

tolo

gie

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ara

tte

re p

sich

iatr

ico.

La

Co

mu

nità

forn

isce

pre

sta

zion

i psi

co-t

era

peu

tich

e. S

i ca

ratt

eriz

za p

er

esse

re a

d in

teg

razi

one

soc

io-s

an

itaria

.

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ALL

EG

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O A

PIA

NO

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ON

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EL/

DE

GLI

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TI:

Den

omin

azio

neSe

de

1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) 10)

AZ

IAN

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SA

NIT

AR

IA D

I RIF

ER

IME

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ede

DIS

TR

ET

TO

SA

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AR

IO D

I RIF

ER

IME

NT

OS

ede

Legg

e re

gion

ale

8 g

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io 2

004,

n. 1

art

. 17

Mod

ulis

tica

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il flu

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info

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R

egio

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iem

onte

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Sch

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1

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LL'A

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ia

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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SO

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ET

TI P

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LL'A

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RO

GR

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MA

N

rD

enom

inaz

ione

S

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(Com

une)

Tip

olog

ia

32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65

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RO

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enom

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S

ede

(Com

une)

Tip

olog

ia

66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80

SO

GG

ET

TI P

AR

TE

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FIR

MA

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RO

GR

AM

MA

N

rD

enom

inaz

ione

S

ede

(Com

une)

Tip

olog

ia

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16

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Sch

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2

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EN

TI D

EL

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LO P

OLI

TIC

O IS

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ION

ALE

N

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nte

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pres

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nte

Fun

zion

e ne

ll'en

te1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31

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CO

MP

ON

EN

TI D

EL

TA

VO

LO P

OLI

TIC

O IS

TIT

UZ

ION

ALE

N

rE

nte

Rap

pres

enta

nte

Fun

zion

e ne

ll'en

te32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

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3

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CO

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FIC

IO D

I PIA

NO

N

rE

nte

Rap

pres

enta

nte

Fun

zion

e ne

ll'en

te32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50

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4

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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19

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Scheda 5

QUADRO FINANZIARIO DEL PDZ

Macrovoci di spesa I° anno II° anno III° anno ComplessivoRisorse umane 0,00 0,00 0,00 0,00Attrezzature 0,00 0,00 0,00 0,00Spese di gestione 0,00 0,00 0,00 0,00Utenze e consumi 0,00 0,00 0,00 0,00Comunicazione 0,00 0,00 0,00 0,00Altri costi 0,00 0,00 0,00 0,00Totale 0,00 0,00 0,00 0,00

QUADRO FINANZIARIO ANALITICO DEI SOGGETTI PARTECIPANTI

Nr Denominazione I° anno II° anno III° anno Complessivo

1 0 0,00 0,00 0,00 0,002 0 0,00 0,00 0,00 0,003 0 0,00 0,00 0,00 0,004 0 0,00 0,00 0,00 0,005 0 0,00 0,00 0,00 0,006 0 0,00 0,00 0,00 0,007 0 0,00 0,00 0,00 0,008 0 0,00 0,00 0,00 0,009 0 0,00 0,00 0,00 0,0010 0 0,00 0,00 0,00 0,0011 0 0,00 0,00 0,00 0,0012 0 0,00 0,00 0,00 0,0013 0 0,00 0,00 0,00 0,0014 0 0,00 0,00 0,00 0,0015 0 0,00 0,00 0,00 0,0016 0 0,00 0,00 0,00 0,0017 0 0,00 0,00 0,00 0,0018 0 0,00 0,00 0,00 0,0019 0 0,00 0,00 0,00 0,0020 0 0,00 0,00 0,00 0,0021 0 0,00 0,00 0,00 0,0022 0 0,00 0,00 0,00 0,0023 0 0,00 0,00 0,00 0,0024 0 0,00 0,00 0,00 0,0025 0 0,00 0,00 0,00 0,0026 0 0,00 0,00 0,00 0,0027 0 0,00 0,00 0,00 0,0028 0 0,00 0,00 0,00 0,0029 0 0,00 0,00 0,00 0,0030 0 0,00 0,00 0,00 0,0031 0 0,00 0,00 0,00 0,0032 0 0,00 0,00 0,00 0,0033 0 0,00 0,00 0,00 0,0034 0 0,00 0,00 0,00 0,0035 0 0,00 0,00 0,00 0,0036 0 0,00 0,00 0,00 0,0037 0 0,00 0,00 0,00 0,00

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QUADRO FINANZIARIO ANALITICO DEI SOGGETTI PARTECIPANTI

Nr Denominazione I° anno II° anno III° anno Complessivo

38 0 0,00 0,00 0,00 0,0039 0 0,00 0,00 0,00 0,0040 0 0,00 0,00 0,00 0,0041 0 0,00 0,00 0,00 0,0042 0 0,00 0,00 0,00 0,0043 0 0,00 0,00 0,00 0,0044 0 0,00 0,00 0,00 0,0045 0 0,00 0,00 0,00 0,0046 0 0,00 0,00 0,00 0,0047 0 0,00 0,00 0,00 0,0048 0 0,00 0,00 0,00 0,0049 0 0,00 0,00 0,00 0,0050 0 0,00 0,00 0,00 0,0051 0 0,00 0,00 0,00 0,0052 0 0,00 0,00 0,00 0,0053 0 0,00 0,00 0,00 0,0054 0 0,00 0,00 0,00 0,0055 0 0,00 0,00 0,00 0,0056 0 0,00 0,00 0,00 0,0057 0 0,00 0,00 0,00 0,0058 0 0,00 0,00 0,00 0,0059 0 0,00 0,00 0,00 0,0060 0 0,00 0,00 0,00 0,0061 0 0,00 0,00 0,00 0,0062 0 0,00 0,00 0,00 0,0063 0 0,00 0,00 0,00 0,0064 0 0,00 0,00 0,00 0,0065 0 0,00 0,00 0,00 0,0066 0 0,00 0,00 0,00 0,0067 0 0,00 0,00 0,00 0,0068 0 0,00 0,00 0,00 0,0069 0 0,00 0,00 0,00 0,0070 0 0,00 0,00 0,00 0,0071 0 0,00 0,00 0,00 0,0072 0 0,00 0,00 0,00 0,0073 0 0,00 0,00 0,00 0,0074 0 0,00 0,00 0,00 0,0075 0 0,00 0,00 0,00 0,0076 0 0,00 0,00 0,00 0,0077 0 0,00 0,00 0,00 0,0078 0 0,00 0,00 0,00 0,0079 0 0,00 0,00 0,00 0,0080 0 0,00 0,00 0,00 0,00

Totale 0,00 0,00 0,00 0,00(questo totale deve coincidere con il totale delle spese)

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Scheda 6

SCHEDA DESCRITTIVA DELL'AZIONE

TITOLO DELL'AZIONE

TAVOLO TEMATICO

Codice azione (se esistente)

CARATTERISTICHE DELL'UTENZA (1)

TIPOLOGIA DELL'INTERVENTO (2)

Caratteristica dell'azione

DI SALUTE

DI SISTEMA

Logica dell'azione (Segnare una X sulla logica prescelta)

MANTENIMENTO (3)

POTENZIAMENTO

INNOVAZIONE

Tipologia dell'accordo giuridico utilizzato

(Accordo di programma, intesa, ecc)

OBIETTIVI DELL'AZIONEDescrizione

Motivazione dell'intervento

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SCHEDA DESCRITTIVA DELL'AZIONE

In che maniera viene riconosciuto il successo dell'intervento

Indicatore utilizzato per la valutazione dei risultati

Suddivisione dell'intervento in attività (non obbligatorio)ATTIVITA' DESCRIZIONE

Note 1) utilizzare esclusivamente le specifiche riportate nel Nomenclatore -

Caratteristiche del'utenza (allegato B)2) utilizzare esclusivamente le specifiche riportate nel Nomenclatore -

Denominazione (allegato B)3) Per azioni di mantenimento devono intendersi solo quelle con significativi

elementi di razionalizzazione e riformulazione rispetto al passato. Analogamente per gli interventi di natura socio-sanitaria; in tal caso gli interventi che si caratterizzano per la sola continuità degli stessi devono solo essere riportati nella dichiarazione congiunta Direttore/i dell'Ente Gestore - Direttore Generale dell'ASL di cui alle Linee Guida.

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Scheda 10

PARTECIPANTI E DATI FINANZIARI DELL'AZIONE

Macrovoci di spesa I° anno II° anno III° anno ComplessivoRisorse umane 0,00 0,00 0,00 0,00Attrezzature 0,00 0,00 0,00 0,00Spese di gestione 0,00 0,00 0,00 0,00Utenze e consumi 0,00 0,00 0,00 0,00Comunicazione 0,00 0,00 0,00 0,00Altri costi 0,00 0,00 0,00 0,00Totale 0,00 0,00 0,00 0,00

Quadro analitico delle risorse disponibili per soggetto partecipante

Nr Denominazione

Partecipa all'azione

(indicare solo i casi positivi con

una X)

I° anno II° anno III° anno Complessivo

1 0 0,002 0 0,003 0 0,004 0 0,005 0 0,006 0 0,007 0 0,008 0 0,009 0 0,00

10 0 0,0011 0 0,0012 0 0,0013 0 0,0014 0 0,0015 0 0,0016 0 0,0017 0 0,0018 0 0,0019 0 0,0020 0 0,0021 0 0,0022 0 0,0023 0 0,0024 0 0,0025 0 0,0026 0 0,0027 0 0,0028 0 0,0029 0 0,0030 0 0,0031 0 0,0032 0 0,0033 0 0,0034 0 0,0035 0 0,0036 0 0,0037 0 0,00

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Nr Denominazione

Partecipa all'azione

(indicare solo i casi positivi con

una X)

I° anno II° anno III° anno Complessivo

38 0 0,0039 0 0,0040 0 0,0041 0 0,0042 0 0,0043 0 0,0044 0 0,0045 0 0,0046 0 0,0047 0 0,0048 0 0,0049 0 0,0050 0 0,0051 0 0,0052 0 0,0053 0 0,0054 0 0,0055 0 0,0056 0 0,0057 0 0,0058 0 0,0059 0 0,0060 0 0,0061 0 0,0062 0 0,0063 0 0,0064 0 0,0065 0 0,0066 0 0,0067 0 0,0068 0 0,0069 0 0,0070 0 0,0071 0 0,0072 0 0,0073 0 0,0074 0 0,0075 0 0,0076 0 0,0077 0 0,0078 0 0,0079 0 0,0080 0 0,00

Totale

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Allegato C

Fase prevista dalla normativa regonale

Art. DGR 27-23223

Figura competente o atto di riferimento nella normativa

regionaleLinee Guida del Piano di Zona

Iniziativa art. 4.1Presidente Giunta Reg., Pres. della Provincia, Sindaco

Presidente dell'Ente Gestore, Sindaco del Comune, Presidente dell'Assemblea dei Comuni dell'E.G. (ASL) - art. 17, comma 2, L.r. 1/2004

Individuazione del responsabile del Procedimento

art. 4.5 Spetta alle figure dell'art. 4.1Viene individuato dalle figure del precedente punto; di norma il Direttore dell'Ente Gestore

Creazione Gruppo di Lavoro

art. 4.6.d Responsabile del ProcedimentoSi può considerare l'Ufficio di Piano i cui componenti sono individuati dal Tavolo Istituzionale

Convocazione conferenza

art. 5.1Spetta alle figure dell'art. 4.1 tramite il Responsabile del Procedimento

Viene indetta dopo l'approvazione da parte dell'Assemblea dei Sindaci della bozza di piano (vedere allegato D)

Avvio del Procedimento

art 5.7Al termine del primo incontro della Conferenza pubblicazione dell'avviso sul B.U. della Regione

Al termine del primo incontro della Conferenza pubblicazione dell'avviso sul B.U. della Regione

Attività del responsabile del procedimento

art. 6 Responsabile del Procedimento Responsabile del Procedimento

Atti di programmazione

art. 7.1L'Accordo di programma ne costituirebbe l'attuazione

Documento di Piano di Zona e documenti di programmazione degli altri soggetti (vedere allegato D)

Consenso all'Accordo di Programma

art 7.2Presidente della Regione, Pres. della Provincia, Sindaco, per gli atri enti dipende dal relativo ordinamento.

Presidente della Regione, Pres. della Provincia, Sindaco, per gli atri enti dipende dal relativo ordinamento.

Stipula art. 7.5Presidente della Regione, Pres. della Provincia, Sindaco, per gli atri enti Legale rappresentante.

Soggetti del Tavolo Istituzionale che partecipano con proprie risorse

Approvazione art. 8.1Decreto del Pres. Della Giunta regionale, atto del Presidente della Provincia, atto del Sindaco

Presidente dell'Ente Gestore

Variazione strumenti di pianificazione

artt. 8.2 e 8.3 Presidente della Giunta Regionale Presidente della Giunta Regionale

Intese con soggetti pubblici e privati non partecipanti all'Accordo di Programma

art. 9.1 (in relazione all'art. 3.2)

Atti separati predisposti dal Responsabile del Procedimento

Atti separati da allegare all'Accordo di programma (qualora necessari per realizzare interventi rientranti negli obiettivi del Piano di Zona)

Pubblicazione sul B.U.R.

art. 10.2 Responsabile del Procedimento

Pubblicazione del provvedimento di approvazione ed indicazione di almeno un sito internet dove verrà pubblicato integralmente l'Accordo di Programma

TABELLA DI CONFRONTO DELLA PROCEDURA

LA NORMATIVA REGIONALE SULL'ACCORDO DI PROGRAMMAPER L'ACCORDO DI PROGRAMMA PER I PIANI DI ZONA E

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Allegato D

FLUSSO DELLA PROCEDURA DI PREDISPOSZIONE DEL PIANO DI ZONA

L'Assemblea dei sindaci dell’Ente Gestore

delibera l'avvio del processo avvia gli incontri per la concertazione con i soggetti di cui all'art

14 della Legge regionale 1/2004 individua i componenti del Tavolo Politico Istituzionale

L'Ufficio di Piano

1 )Attiva i tavoli tematici sulla base degli obiettivi e priorità;2) Individua e coinvolge gli enti interessati 3) Coordina i lavori dei tavoli tematici

Tavolo Tematico A Analizza la problematicaElabora proposte Tavolo Tematico B

Analizza la problematicaElabora proposte Tavolo Tematico C

Analizza la problematicaElabora proposte

L'Ufficio di Piano

1) Declina le proposte rispetto agli obiettivi 2) Individua i soggetti interessati 3) Quantifica le risorse necessarie 4) Predispone la bozza di Piano 5) Acquisisce il parere preventivo dei soggetti partecipanti6) Indica gli strumenti di monitoraggio e valutazione

Il Tavolo Politico IstituzionaleIndividua gli obiettivi e le priorità di massima

Costituisce l’Ufficio di Piano individuando eventuali altri soggetti da coinvolgere (Terzo settore, fondazioni, ecc.)

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Il Rappresentante Legale dell'Ente Gestore Promuove ufficialmente l’Accordo di ProgrammaIndividua il Responsabile del procedimento

L'Assemblea dei sindaci dell’Ente Gestore

Delibera e approva la bozza di Piano e il Piano finanziario riguardante l’Ente gestore s.a.Da’ mandato al Presidente dell’Ente Gestore di promuovere l’Accordo di Programma

Il Responsabile del procedimento Convoca la Conferenza di servizio Individua i partecipanti necessari ed eventuali Dispone la pubblicazione dell'avvio del procedimento sul B.U.R. Acquisisce le deliberazioni di espressione di consenso e di impegno finanziario dei vari soggetti Acquisisce le deliberazioni di impegno dei comuni per funzioni non delegate Attua le funzioni di cui all’art. 6 dgr 27-23223/1997. Predispone la redazione della bozza finale dell'Accordo di Programma di cui al verbale della Conferenza dei servizi

Il Rappresentante Legale dell'Ente Gestore Approva l’Accordo di programma

Sottoscrizione dell’Accordo di Programma

Il Responsabile del procedimento Cura la pubblicazione sul B.U.R. del provvedimento di approvazione e, per estratto, dell'Accordo di programma

Il Tavolo Politico IstituzionaleRatifica il lavoro dell’Ufficio di Piano

Apporta eventuali modifiche