REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna...

62

Transcript of REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna...

Page 1: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

REGIONE CAMPANIAAssesorato all'Ambiente autorità di bacinonord occidentale

Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologicodell'Autorità di Bacino Nord Occidentale della Campania

Aggiornamento anno 2010

Responsabili scientificiprof. ing. Michele Di Natale (conv. 04/2007) arch. Paolo Tolentino

Coordinamento generale di progetto

Consulenza giuridicaavv. Angelo Marzocchella (Avvocatura Regionale)

prof. geol. Roberto de Riso (conv. 03/2007)

GRUPPO DI PROGETTO

geol. Stefania Coraggioing. Luigi Iodiceing. Pasquale Laezzaarch. Pietro Paolo Piconegeol. Antonella Ricciogeol. Assunta Maria Santangelo

Autorità di Bacino Nord Occidentale della Campania

responsabili: prof. ing. Corrado Gisonni, prof. ing. Alessandro Mandolini

CIRIAM - Centro Interdipartimentale di Ricerca in Ingegneria Ambientale della Seconda Università degli Studi di Napoli (conv. 02/2007)

collaboratori convenzionati dal CIRIAM:ing. Agostino Santilloing. Luca Cristianoing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauroarch. Valeriano Pesceing. Eleonora Quarantaing. Liberata Tufano

società convenzionate dal CIRIAM:Tecnorilievi s.r.l. per il rilievo topograficoIdrogeo s.r.l. per l'indagine geotecnica

collaboratori convenzionati dal DIGA:geol. Melania De Falcogeol. Sossio Del Prete arch. Maria De Rosa geol. Giuseppe Di Crescenzo geol. Luca Di Iorio geol. Vittorio Emanuele Iervolino geol. Biagio Palma geol. Marcello Rotella

DIGA - Dipartimento di Ingegneria Idraulica Geotecnica ed Ambientaledell'Università degli Studi di Napoli Federico II (conv. 01/2007)

prof. geol. Domenico Calcaterraprof. geol. Antonio Santo

responsabile: coordinatore:

SUPPORTO SCIENTIFICO

dott. Giuseppe CatenacciIL SEGRETARIO GENERALE

Il Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico (PAI) è stato redatto alla scala 1:5000 su Cartografia Tecnica Regionale (ed. 2004 - 2005)

Autor

ità di

Bac

ino N

ord O

ccide

ntale

della

Cam

pania

- Na

poli -

2009

c

STUDIO MULTIDISCIPLINARE ED INTEGRATO DI UN VERSANTE IN ROCCIA DELL'ISOLA DI ISCHIA - LOCALITA FRASSITELLI - COMUNE DI FORIO D'ISCHIA

RELAZIONE GENERALE

Page 2: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

1

SOMMARIO

PREMESSA ........................................................................................................................... 2 1. CENNI SULL’ASSETTO VULCANO-TETTONICO DELL’ISOLA D’ISCHIA................. 3 2. CARATTERI MORFOLOGICI DEL SETTORE OCCIDENTALE DELL’ISOLA

D’ISCHIA ...................................................................................................................... 5 3. LE FRANE IN TUFO VERDE DEL SETTORE OCCIDENTALE DELL’ISOLA

D’ISCHIA ...................................................................................................................... 7 4. L’AREA DI STUDIO .................................................................................................... 10 4.1 Aspetti geologici ...........................................................................................................................15 4.2 Aspetti geomorfologici ..................................................................................................................16 5. METODI DI STUDIO ................................................................................................... 18 6. RISULTATI ................................................................................................................. 23 6.1 Quadro geostrutturale ...................................................................................................................23 6.2 Cinematismi attesi ........................................................................................................................29 6.3 Qualità degli ammassi rocciosi e suscettibilità all’innesco ...........................................................42 6.3.1 Determinazione dell’RMR di base ............................................................................................................... 42 6.3.2 Determinazione dell’SMR e suscettibilità all’innesco .................................................................................. 47 6.4 Simulazione della caduta-blocchi .................................................................................................48 7. VALUTAZIONE DELLA SUSCETTIBILITÀ ALL’INVASIONE PER FRANE DA

CROLLO ..................................................................................................................... 52 8. CONCLUSIONI ........................................................................................................... 54 BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................... 59

Page 3: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

2

Premessa

Nell’ambito dell’aggiornamento del Piano per l’Assetto Idrogeologico, è stato svolto

uno studio di dettaglio che ha riguardato la propensione all’instabilità di un settore del

versante occidentale del Monte Epomeo, ricadente nel territorio comunale di Forio

d'Ischia (NA). Tale studio, attraverso indagini e rilievi di dettaglio, costituisce un

progetto pilota di mitigazione del rischio in aree interessate da fenomeni di crollo in

roccia.

La scelta dell’area di studio si deve a due motivazioni:

- in passato si sono verificati numerosi fenomeni franosi che hanno coinvolto

ingenti masse rocciose;

- il versante ricade, ai sensi del vigente Piano Stralcio per l’Assetto

Idrogeologico, nella classe di rischio R4, “dove è possibile che si verifichino

danni e/o perdite di vite umane e l’interruzione della funzionalità delle

infrastrutture strategiche”.

Lo studio sull’area-campione del monte Epomeo è stato eseguito attraverso

rilevamenti geologico-geomorfologici e rilievi geostrutturali-geomeccanici, a loro volta

seguiti da alcune analisi di stabilità. Queste ultime, condotte mediante uno specifico

codice di calcolo, sono state indirizzate alla verifica del potenziale d’invasione dei

blocchi rocciosi. I risultati dello studio sono stati restituiti su un supporto cartografico

frutto di un rilievo fotogrammetrico (Tavv. 1, 2 e 3).

Page 4: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

3

1. Cenni sull’assetto vulcano-tettonico dell’isola d’Ischia

La complessa evoluzione vulcanologica e strutturale dell’isola d’Ischia è stata

oggetto di studi da parte di numerosi Autori (Rittmann & Gottini, 1980; Chiesa et al.,

1987; Vezzoli, 1988; Orsi et al., 1991; Zuppetta et al., 1993; Luongo et al., 1995; Orsi

et al., 1996) che hanno sviluppato molteplici e svariate ipotesi, spesso in antitesi tra

loro. L’isola è costituita da accumuli detritici da debris flow e da depositi la cui messa in

posto è connessa a fenomenologie di instabilità di versante, oltre che da rocce

vulcaniche e da depositi sedimentari di origine marina, con abbondanti fossili (Fig. 1).

L’attività vulcanica dell’isola d’Ischia, il cui inizio è posto oltre 150.000 anni fa in

base alle rocce più antiche datate, è stata suddivisa in 2 cicli, separati da un periodo

di stasi di circa 25.000 anni, e complessive 5 fasi (Chiesa et al., 1987; Orsi et al.,

1987; Vezzoli, 1988) ed il suo termine è fatto coincidere con l’eruzione dell’Arso

avvenuta nel 1302 a.D..

Tra le numerose formazioni riconosciute dai diversi Autori la più importante e la

più caratteristica è senza dubbio rappresentata dal Tufo Verde che costituisce

l’ossatura del rilievo di M.te Epomeo (Fig. 1). Si tratta di un deposito ignimbritico di

natura trachitica (Orsi et al., 1993) dalla tipica colorazione verde, per probabili

processi di alterazione almirolitica, ovvero per contatto con acqua marina. La sua

messa in posto fu, probabilmente, accompagnata da un collasso calderico in

corrispondenza dell’area che attualmente rappresenta la parte centrale dell’isola e

che è rimasta sommersa fino al sollevamento che ha portato alla formazione del

rilievo di M.te Epomeo (Chiesa et al., 1987; Barra et al., 1992; Orsi et al., 1993; Orsi

et al., 1996). Il deposito tufaceo si presenta costitutito da abbondanti pomici

porfiriche e da cristalli, principalmente di biotite e di alcalifeldspati, immersi in una

matrice scarsamente vetrosa che, nelle porzioni superiori degli affioramenti, è

prevalentemente cineritica, con presenza di discontinuità e laminazioni incrociate

(Vezzoli, 1988).

Oltre ai terreni di origine vulcanica, affiorano depositi detritici derivanti da

fenomeni gravitativi del tipo debris flow, distribuiti lungo il versante meridionale di

Page 5: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

4

M.te Epomeo e nei settori settentrionale ed occidentale dell’isola (Fig. 1). In queste

stesse aree sono, inoltre, presenti accumuli da fenomeni d’instabilità di versante,

costituiti sia da blocchi di Tufo Verde che da materiale detritico rimobilizzato.

L’assetto strutturale dell’isola (Fig. 1.1), particolarmente complesso, presenta

come elemento “positivo” di maggior spicco il rilievo di M.te Epomeo (787 m s.l.m.),

delimitato da sistemi di faglie con direzioni prevalenti N-S, NW-SE ed E-W che gli

conferiscono una forma poligonale (Vezzoli, 1988; Orsi et al., 1991; Zuppetta et al.,

1993).

È infine da ricordare che l’isola d’Ischia è stata caratterizzata, fino a tempi recenti,

da un’intensa attività sismica (Mercalli, 1884; Johnston-Lavis, 1885; Baratta, 1901;

Cubellis, 1987) che ha profondamente influenzato l’evoluzione morfologica ed

antropica, anche attraverso fenomeni di instabilità di versante che hanno

rappresentato i principali effetti associati.

Fig. 1.1 - Schema geologico-strutturale dell’isola d’Ischia (Del Prete & Mele, 2006). Legenda: 1) depositi di spiaggia, detritici ed eluvio-colluviali recenti ed attuali; 2) depositi detritici da debris flow;

3) depositi piroclastici sciolti del II ciclo di attività (< 55.000 anni dall’attuale); 4) colate laviche del II ciclo di attività (< 55.000 anni dall’attuale); 5) arenarie, marne e siltiti della formazione di Colle Jetto;

6) Tufo Verde di Monte Epomeo (55.000 anni dall’attuale); 7) depositi piroclastici sciolti del I ciclo di

attività (> 55.000 anni dall’attuale); 8) lave del I ciclo di attività (> 55.000 anni dall’attuale); 9) duomo lavico; 10) centro eruttivo; 11) orlo craterico; 12) colata lavica; 13) faglia.

Page 6: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

5

2. Caratteri morfologici del settore occidentale dell’isola d’Ischia

Relativamente al settore occidentale dell’isola, l’assetto geomorfologico consente

di individuare tre principali aree con peculiari caratteri morfologici e tettonici (Mele &

Del Prete, 1998; Del Prete & Mele, 2006).

Una prima fascia è rappresentata dalle cornici sommitali dei versanti di faglia che

bordano il rilievo di M.te Epomeo, con angoli di pendio variabili tra 70° e 90°, che si

impostano nella formazione del Tufo Verde, caratterizzata da una forte alterazione

superficiale connessa a processi di esfoliazione, di case-hardening, di erosione eolica e

di alterazione chimica strettamente connessa all’intensa attività fumarolica. Un

ulteriore carattere specifico è rappresentato da una più o meno intensa fratturazione,

influenzata dai principali lineamenti tettonici ed il cui effetto è osservabile nella

suddivisione dell’ammasso in blocchi poliedrici, con volumetrie variabili da pochi metri

cubi fino addirittura a migliaia di metri cubi, in accordo con quanto già riportato in

letteratura (Arrigoni et al., 1995; Mele & Del Prete, 1998). Tali caratteri condizionano e

controllano l’evoluzione morfologica dei versanti di faglia in questione attraverso tipici

processi di arretramento parallelo. Questi si esplicano mediante fenomenologie che,

già in base alle evidenze morfologiche, si possono far rientrare, secondo la

classificazione di Cruden & Varnes (1996), nelle tipologie degli scorrimenti e

ribaltamenti di blocchi di Tufo Verde isolati dalla fratturazione (Mele & Del Prete,

1998).

Un secondo settore, con caratteri specifici, è costituito dalle zone di raccordo

esistenti tra le cornici sommitali dei versanti di M.te Epomeo e le aree pianeggianti o

sub-pianeggianti circostanti che, a Nord e ad Ovest, digradano verso mare. In queste

aree, ove si registrano angoli di pendio compresi tra 45° e 65°, affiorano materiali di

natura detritica, connessi a fenomeni di debris flow, a loro volta costituiti dai prodotti

derivanti principalmente dalla degradazione del Tufo Verde. Gli studi geomorfologici

hanno evidenziato la presenza di forme lobate, indicatrici di zone di accumulo, e

scarpate più o meno evidenti, associabili a zone di distacco, relative a fenomenologie

di frana che hanno rimobilizzato i depositi detritici da debris flow (Mele & Del Prete,

Page 7: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

6

1998; Del Prete & Mele, 1999, 2006) e classificabili come scorrimenti rotazionali,

evolventi a colata nelle zone di piede, e colate traslative. Inoltre, numerosi, soprattutto

nel settore occidentale, sono i blocchi di Tufo Verde che rappresentano gli effetti di

frane da scorrimento e ribaltamento (Mele & Del Prete, 1998; Del Prete & Mele, 2006).

Infine, si riconoscono le zone pedemontane pianeggianti o sub-pianeggianti, con

angoli di pendio inferiori ai 10°, ove affiorano depositi detritici da debris flow. Queste

aree sono particolarmente estese verso il settore occidentale, dove formano l’ampia

piana di Forio e dove si possono rilevare tipiche forme lobate, generalmente con

dimensioni areali notevoli e molto spesso sovrapposte tra loro, che costituiscono

accumuli di movimenti di massa avvenuti prevalentemente in epoca greco-romana

(IV sec. a.C.; II-III sec. d.C. - Buchner P., 1943; Monti, 1980; Rittmann & Gottini,

1980; Buchner G., 1986; Guadagno & Mele, 1995; Mele & Del Prete, 1998; Del Prete

& Mele, 1999, 2006).

Page 8: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

7

3. Le frane in tufo verde del settore occidentale dell’isola d’Ischia

I fenomeni di instabilità di versante di quest’area (Fig. 3.1) sono principalmente

connessi ad eventi di crollo s.l., che coinvolgono massi tufacei che si distaccano dalle

creste in Tufo Verde dei versanti occidentali di Monte Epomeo, e ad antichi fenomeni

di debris flow che, formando ampie lobature, sono giunti fino alla costa. Questi

fenomeni possono considerarsi effetti associati dell’attività vulcano-tettonica

dell’isola, che hanno esercitato una profonda influenza sull’evoluzione morfologica di

questo settore almeno fino al periodo greco-romano (Guadagno & Mele, 1995; Mele

& Del Prete, 1998; Del Prete & Mele, 1999, 2006).

In particolare, frane da crollo, ribaltamento e scivolamento s.l. si sono prodotte

lungo le pareti occidentali di Monte Epomeo, generando i numerosi blocchi tufacei

rinvenibili nelle sottostanti aree pedemontane, con ampia distribuzione sul territorio e

distanze massime di invasione fino ad oltre 2000 m dalle aree di distacco (Mele & Del

Prete, 1998). Tali fenomeni sono stati favoriti dallo stato di intensa fratturazione che

interessa l’ammasso tufaceo e che ha permesso l’isolamento di massi con volumetrie

che, in alcuni casi, superano gli 8.000 m3 (Mele & Del Prete, 1998; Fig. 3.2). È

interessante osservare che, dallo studio aerofotografico e da rilievi di campagna, i

blocchi tufacei più distanti dai versanti di faglia si presentano parzialmente o

totalmente inglobati nei depositi di debris flow che, quindi, al momento del loro

innesco li hanno presi in carico e trasportati ulteriormente a valle a distanze anche

molto lontane dalle originarie aree di invasione primaria (Mele & Del Prete, 1998).

Al riguardo l’ampia letteratura esistente (Guadagno & Mele, 1995; Mele & Del

Prete, 1998, Del Prete & Mele 1999, 2006; de Riso et al., 2004, Del Prete, 2004 e

bibliografia annessa), attraverso l’analisi di documenti storici e di cronaca con il

supporto di informazioni da dati archeologici, ha evidenziato che la maggior parte

delle fenomenologie d’instabilità riconosciute sono da mettere in relazione all’intensa

storia sismica (Baratta, 1901; Cubellis, 1987) che ha caratterizzato l’isola, di cui gli

eventi di frana rappresentano importanti effetti associati (Tab. 3.1). Emblematico

risulta quanto riportato da Johnston-Lavis (1885): “Forse uno dei fenomeni più

Page 9: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

8

interessanti che hanno accompagnato i terremoti ischitani, e qualche volta hanno

avuto luogo spontaneamente senza il loro aiuto, è il verificarsi di frane, ed il

distaccarsi di rocce.”

Fig. 3.1. Stralcio del settore sud- occidentale della carta degli ambiti fisiografici e delle frane dell’isola

d’Ischia (Del Prete & Mele, 2006).

Fig. 3.2. Istogramma delle volumetrie dei massi tufacei rilevati nei settori occidentale e settentrionale dell’isola d’Ischia (Mele & Del Prete, 1998).

Page 10: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

9

Tabella 3.1. Schema riassuntivo deivaloridi intensità massima MCS e delle tipologie franose indotte,

per ogni terremoto. Ove non espressamente indicato, in letteratura non sono state descritte fenomenologie associate (Mele & Del Prete, 1998.

Page 11: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

10

4. L’area di studio

L'area di studio ricade, come detto, sul versante occidentale del Monte Epomeo,

ed in particolare in località “Frassitelli”, nel Comune di Forio d'Ischia (Fig. 4.1).

In particolare l’attenzione è stata focalizzata su un fronte in roccia di circa 400 m

di ampiezza, mediamente orientato N-S e compreso tra le quote di 280 e 420 m

s.l.m. (Fig. 4.2). La parete incombe su un nucleo abitato inserito in un contesto di

particolare pregio ambientale, ad elevata vocazione sia turistica che agricola.

L'esame della cartografia del vigente PAI evidenzia un'elevata propensione al

dissesto per questo settore; infatti la Carta del rischio da frana indica che l'ambito di

studio è cartografato interamente come R4 (Fig. 4.3).

Anche nella Carta del rischio finalizzata alle azioni di Protezione Civile, in cui sono

riportati gli ambiti ad elevata pericolosità che interferiscono in misura rilevante con

insediamenti abitativi o con infrastrutture, le aree alla base del settore di versante

oggetto di studio sono cartografate come R4 (Fig. 4.4).

Page 12: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

11

Fig. 4.1. Panoramica del sito oggetto di studio.

Page 13: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

12

Fig. 4.2. Stralcio aerofotogrammetrico dell'area di interesse (cartografia CISI 1:2000). In giallo è

evidenziata l’area oggetto di studio.

Alla base della parete, in località “Montecorvo”, sono presenti blocchi di grandi

dimensioni (alcune decine di m3). Talvolta si tratta di massi inglobati negli antichi

fenomeni di debris flow (Fig. 4.5), presi quindi in carico dalle colate detritiche e

ridepositati più a valle; spesso tali blocchi “emergono” dalle antiche murature a secco

che delimitano e proteggono i locali terrazzamenti (Fig. 4.6), potendosi in tali casi

associare i suddetti blocchi a fenomeni franosi per lo più antichi. I muri a secco, che

portano il nome locale di “parracine”, sono interamente realizzati con blocchi di tufo

230

220

210

235.08

244.52

219.54

214.11

205.42

203.03

222.04

217.49

232.65

258.49

244.67

273.75

252.17

234.89

216.63

240.22

231.41

245.38

254.82

245.95

220.91

252.02

232.37

219.57

230.55

232.02

248.53

251.89

254.97

292.98

260.54

270.23

278.47

268.41

291.73

479.24

474.91

459.73

451.41

449.04

446.04

447.01

445.20

545.35

551.10

531.38

527.40

427.75

483.82

518.81

496.12

477.91

513.49

488.56

493.95

339.38

291.09

300.99

301.16

280.33

311.73

329.97

384.70

377.33

431.61

425.24

396.50

426.71

421.80

400.22

358.94

394.54

354.10

412.18

426.40

371.90

332.83

328.21

305.27

291.30

283.53

312.30

287.18 339.18

376.01

423.39

427.84

407.54

380.25

409.54

412.52

400.69367.17

348.79

344.13

316.56

307.33

276.29263.21

258.16

330.08

445.47

516.42

539.94

226.52

213.68

221.82

222.60

211.43

221.20

206.13

229.70

231.87

226.08

365.74

273.90

248.57

257.08

300.88

357.48

227.33

238.80

241.44

256.85

283.11

274.34

314.93

316.77

358.54

358.52

414.58

423.08

430.74

446.68

457.64

475.34

450.16

208.70

Page 14: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

13

verde, che in alcuni casi sono stati ricavati proprio dai massi crollati e/o trasportati

dai debris flows.

Fig. 4.3. Stralcio della Carta del Rischio da Frana - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, Autorità

di Bacino Nord Occidentale della Campania (2009). In rosso sono indicate le aree classificate a rischio

molto elevato (R4).

Fig. 4.4. Stralcio della Carta della Pericolosità da Frana finalizzata alle azioni di protezione civile - Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico, Autorità di Bacino Nord Occidentale della Campania (2009). In

rosso sono indicate le aree classificate a rischio molto elevato (R4).

Page 15: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

14

Fig. 4.5. Blocco di tufo verde completamente inglobato nel suolo.

Fig. 4.6. Particolare dei muri a secco in Tufo Verde: si notano i blocchi emergenti dai suddetti muri.

Page 16: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

15

4.1 Aspetti geologici

Ai fini di una migliore rappresentazione della geologia del versante, si è ritenuto

opportuno riportare tutte le informazioni sia su una base cartografica convenzionale

(cartografia C.I.S.I. in scala 1:2000) che sulla fotogrammetria frontale all’upo

eseguita, oltre che su un foto-mosaico (Tavv. 4 e 6).

Il versante in esame si imposta nella Formazione del Tufo Verde di Monte

Epomeo, costituita da un’ignimbrite in facies litoide, di colore verde, con pomici,

cristalli di biotite e sanidino ed inclusi di rocce ignee. Verso l’alto è visibile una

laminazione incrociata con tipciche strutture da surge.

Il basamento tufaceo, nel complesso massivo, è interessato da diversi lineamenti

vulcano-tettonici legati in gran parte alle complesse vicende della surrezione del

Monte Epomeo; l’ammasso presenta inoltre varie discontinuità meccaniche, con

spaziatura da metrica a plurimetrica. Queste ultime contribuiscono ad isolare volumi

rocciosi anche di considerevoli entità, che, a loro volta, hanno alimentato frane da

crollo i cui blocchi sono ancora ben visibili lungo la fascia pedemontana del versante.

Il settore di versante in esame è altresì interessato da intensi fenomeni fumarolici

le cui emissioni si concentrano soprattutto lungo i sistemi di frattura; in queste zone

la roccia presenta evidenti tracce di alterazione.

Verso la base del versante, nel settore settentrionale dell’area di studio, affiorano

lave alcalitrachitiche del Rione Bocca (Rittmann & Gottini, 1980; Vezzoli, 1988),

localmente fumarolizzate. Si tratta di depositi associati ad un fenomeno eruttivo i cui

rapporti stratigrafici rispetto alla formazione del Tufo Verde non trovano in

letteratura unanimità di vedute.

Infatti, secondo Rittmann (1930) e Rittmann & Gottini (1980), si tratterebbe di

depositi associati ad un’eruzione fissurale accompagnata da grandi eventi vulcano-

tettonici (collasso della zolla delle Falanghe, immediatamente a nord dell’area di

studio, cui sono associati grandi fenomeni di debris flow che avrebbero comportato

anche importanti variazioni della linea di costa). L’eruzione, sviluppatasi lungo una

frattura di circa 2 km di lunghezza, dopo una prima fase esplosiva sarebbe stata

Page 17: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

16

caratterizzata dalla lenta risalita di un magma a bassa viscosità che avrebbe dato

origine ad una modesta colata di lava. Gli Autori, secondo le testimonianze dello

storico Timeo riprese da Strabone, nonché sulla base di dati archeologici (Monti,

1980), riconducono questo evento al IV sec. a.C..

Viceversa, secondo Vezzoli (1988), la presenza di sabbie grigio-verdastre e ciottoli

di ambiente costiero intercalati tra le lave ed il Tufo Verde, nonché datazioni

radiometriche, indicherebbero che le lave siano prodotti vulcanici pre-Tufo Verde.

Lungo alcuni ripiani del versante, con acclività inferiori ai 35° ed in corrispondenza

della aree fumarolizzate, affiorano depositi di copertura costituiti da detrito di versante,

piroclastiti rimaneggiate ed alterate e prodotti del Tufo Verde alterati per processi di

esfoliazione e fumarolizzazione. Gli spessori generalmente possono variare tra 0,5 e 2 m.

In corrispondenza della fascia pedemontana, i corpi detritici ed i cumuli di frana

(connessi a colate detritiche), presentano un maggiore spessore e talora contengono

blocchi di di alcuni decimetri cubi di tufi e lave. Localmente infine si rinvengono

grandi blocchi isolati di Tufo Verde (da pochi metri cubi ad alcune migliaia di metri

cubi).

4.2 Aspetti geomorfologici

Analogamente a quanto riportto nel paragrafo precedente, anche per l’analisi

geomorfologica si è ritenuto opportuno riportare tutte le informazioni sia in

planimetria in scala 1:2000, che su foto mosaico e su fotogrammetria frontale (Tavv.

5 e 7).

L’area di studio coincide con un settore di versante dotato di acclività in genere

alquanto elevate, spesso superiori ai 40°, e che, localmente, presenta scarpate sub-

verticali.

L’acclività diminuisce nella zona pedemontana (10°-25°) e si riduce ulteriormente

in corrispondenza del centro abitato, localizzato su un terrazzo strutturale sub-

orizzontale.

La regolarità morfologica del versante è interrotta dalla presenza di cornici

litologiche da imputare sia a fenomeni di morfoselezione (presenza di rocce laviche

Page 18: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

17

lapidee) che a cause strutturali, queste ultime da associare a scarpate di faglia che

interessano prevalentemente il Tufo Verde. Lungo le faglie, in alcuni casi, si hanno

emissioni fumaroliche ad alta temperatura che creano vistosi fenomeni di alterazione

dei terreni del substrato.

I vari fronti investigati hanno mostrato numerose zone di distacco di fenomeni

franosi, localizzate per lo più all’incrocio dei diversi sistemi di discontinuità. Ciò è

confermato dalla presenza, sia lungo il versante che nella zona pedemontana, di

numerosi blocchi anche di notevoli dimensioni (diversi m3). In proposito, sono stati

cartografati i principali cumuli di frana da crollo, oltre a singoli blocchi di maggiore

cubatura. Come può osservarsi in Tav. 5, in molti casi essi hanno raggiunto la base

del versante, arrestandosi in corrispondenza del terrazzo strutturale. Talora le

traiettorie dei blocchi sono state condizionate dalla presenza di piccoli impluvi,

mentre in altri casi i blocchi si sono arrestati in corrispondenza dei terrazzamenti

antropici (muri a secco), utilizzati per scopi agricoli.

Page 19: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

18

5. Metodi di studio

I rilievi geostrutturali e geomeccanici, eseguiti con idonea strumentazione (bussola

di Clar; martello di Schmidt; pettine di Barton), sono stati finalizzati a:

individuare i blocchi in precarie condizioni statiche;

analizzare i cinematismi dei blocchi potenzialmente instabili;

valutare le principali caratteristiche meccaniche della formazione rocciosa,

mediante criteri di classificazione tecnica degli ammassi.

Ai fini della classificazione geomeccanica degli ammassi, per ogni discontinuità

sono state eseguite, secondo quanto previsto dalla normativa ISRM (1978), le

seguenti determinazioni:

Orientazione, ovvero azimut di immersione ed inclinazione (la prima

rappresenta l’intersezione del piano di discontinuità con il piano orizzontale, la

seconda rappresenta l’intersezione del piano di discontinuità con il piano

verticale perpendicolare alla direzione dello strato);

Tipo di discontinuità, ovvero distinzione tra piani di strato, joint e faglie;

Persistenza, ovvero l'estensione areale percentuale di una discontinuità e

dimensione, intesa come lunghezza della discontinuità in esame;

Apertura, distanza tra i lembi dei blocchi rocciosi che delimitano il piano di

discontinuità;

Riempimento, tipo di materiale presente all’interno della discontinuità;

Presenza di acqua nella discontinuità;

Forma della discontinuità;

Rugosità, stimata utilizzando il pettine di Barton;

Compattezza (JCS), espressa come resistenza alla compressione uniassiale

della roccia (determinata mediante l’utilizzo del martello di Schmidt).

Dopo aver eseguito i suddetti rilievi, l’ammasso roccioso è stato suddiviso in

macroaree ritenute omogenee dal punto di vista geostrutturale e geomeccanico, su

ognuna delle quali è stata svolta l’elaborazione dei dati geostrutturali con una verifica

dei meccanismi di rottura.

Page 20: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

19

I dati giaciturali registrati per le discontinuità sono stati elaborati con l’utilizzo di

un programma della Rockscience (DIPS), che individua i principali sistemi di

discontinuità mediante un metodo di aggregazione basato sulla distanza media

calcolata tra tutte le coppie di giunti appartenenti a ciascuna famiglia. A questa prima

fase di aggregazione segue un’altra che rielabora i cluster già ottenuti, dopo aver

assegnato un angolo limite all’interno del quale si ammette che i poli appartengano

ad una stessa famiglia.

I risultati finali cui si è pervenuti sono stati riversati su un foto mosaico generale

dell’intero versante e sul corrispondente elaborato fotogrammetrico (cfr. § 6.1).

Per la definizione dei cinematismi attesi per i blocchi potenzialmente instabili è

stato eseguito il test di Goodman (1980) che permette di valutare la possibilità di

accadimento di frane da ribaltamento, scorrimento planare o cuneiforme, sulla base,

essenzialmente, della giacitura delle discontinuità e del versante, dell’angolo di attrito

e di altri piani ritenuti significativi in funzione dello specifico meccanismo di innesco

considerato.

La classificazione degli ammassi rocciosi, finalizzata alla valutazione della

propensione all’innesco di frane, è stata inizialmente condotta con il criterio del Rock

Mass Rating (RMR - Bieniawski, 1973 e lavori seguenti) e successivamente integrata

con lo Slope Mass Rating (SMR - Romana, 1985 e lavori seguenti).

L’RMR, come noto, ricavato è un coefficiente di qualità deducibile dalle seguenti

caratteristiche (Fig. 5.1):

- resistenza a compressione monoassiale della roccia intatta;

- RQD (Rock Quality Designation), recupero percentuale modificato della carota

di sondaggio;

- spaziatura delle discontinuità;

- presenza dell’acqua;

- orientamento delle discontinuità.

Page 21: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

20

Il punteggio derivante dalla sommatoria dei suddetti cinque parametri (variabile

tra 0 e 100) rappresenta il valore di base (RMRb), al quale si applica un fattore

correttivo, funzione dell’orientazione delle discontinuità e del problema ingegneristico

in esame (gallerie, fondazioni o pendii), che consente di pervenire all’RMR finale.

Fig. 5.1. Schema classificativo secondo Bieniawski (1979).

Romana, nel tentativo di rendere il metodo proposto da Bieniawski più confacente

alla valutazione della stabilità dei pendii rocciosi, propose di aggiungere all’RMR di

base alcuni fattori correttivi, riferiti all’orientamento relativo fra discontinuità e fronte

del versante ed all’eventuale metodo di scavo. Si ottiene in tal modo l’indice SMR,

così definito:

SMR = RMRb + (F1 x F2 x F3) + F4

Page 22: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

21

Il primo fattore di aggiustamento è il prodotto di tre fattori:

F1 dipende dal parallelismo fra l’immersione del fronte e l’immersione dei

giunti.

F2 è riferito all’inclinazione del giunto nell’ipotesi di rottura planare.

F3 mantiene le relazioni proposte da Beniawsky per l’inclinazione fra fronte e

giunti.

F4 rappresenta invece un fattore di correzione legato al metodo di scavo ed è

stato fissato dall’autore empiricamente.

Per la simulazione della caduta dei blocchi è stato utilizzato ROTOMAP, codice di

calcolo tridimensionale sviluppato dalla Geo&Soft (Scioldo, 1991; 2000). Tale codice

consente di determinare i seguenti parametri:

i possibili percorsi di caduta dei blocchi lungo il versante;

le altezze massime di caduta rispetto alla superficie del pendio, le velocità e le

energie possedute dai blocchi durante la caduta;

le massime distanze raggiunte dai massi e le zone di invasione a valle.

ROTOMAP è un programma nato per l’analisi dei pendii in cui possono verificarsi

problemi di distacco in quota e successivo rotolamento a valle di blocchi di roccia,

nonché per la progettazione delle opere di protezione.

La soluzione adottata dal programma per lo studio di un problema così complesso

consiste nell'uso di un approccio di tipo statistico che consente di determinare le aree

di probabilità di arresto dei blocchi e la distribuzione delle energie cinetiche.

Particolare importanza riveste la fase di ricostruzione del modello numerico del

pendio, che potrà essere calcolato a partire da una distribuzione arbitraria di punti

(terne X, Y, Z) trasformate dal programma in una griglia regolare.

La ricostruzione della topografia dell’area di studio avviene attraverso due fasi di

lavoro: creazione di una griglia regolare a partire da una serie di punti sparsi;

ricostruzione delle curve a partire dalla griglia regolare.

La griglia generata è a maglie quadrate, l’area di ognuna delle maglie del reticolo

rappresenta una zona ove sono costanti l’inclinazione ed i parametri fisici utilizzati dal

modello. Per tale motivo la dimensione delle maglie deve risultare grande rispetto

Page 23: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

22

alla dimensione media dei blocchi, ma piccola rispetto all’estensione dell’area in

esame. Nel caso in esame è stata scelta un’area di 5 m2, che soddisfa entrambe le

condizioni citate, considerate le dimensioni dei blocchi potenzialmente instabili.

I metodi di calcolo proposti dal programma per la costruzione della griglia regolare

sono:

la Media Pesata

il Kriging

Metodo della Superficie Polinomiale Limite

Nel caso in esame dopo aver ripetuto il calcolo utilizzando i diversi metodi, si è

osservato che l’uso del Kriging fornisce la riproduzione cartografica più vicina alle

carte topografiche note per l’area in esame. Per tale motivo si è utilizzato questo

metodo per la ricostruzione della topografia del sito d’interesse.

La scelta di utilizzare, per la rappresentazione della superficie topografica, un

modello tridimensionale è stata effettuata in quanto molto spesso la traiettoria

percorsa dai massi non giace su di un piano verticale, né può essere definito in modo

univoco uno sviluppo cilindrico che possa contenere tutti gli scendimenti possibili.

Utilizzare una superficie anziché una sezione è stato ritenuto più corretto e,

quantunque il trattamento di sezioni sia estremamente più semplice, la loro

utilizzazione costituisce nella maggior parte dei casi una semplificazione ritenuta

troppo approssimativa; il rotolamento di massi appartiene ad una famiglia di

fenomeni che presentano un comportamento assai “imprevedibile” in cui “piccole

variazioni” nelle condizioni iniziali provocano, di norma, grandi (e quindi

imprevedibili) variazioni nelle condizioni finali.

Page 24: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

23

6. Risultati

6.1 Quadro geostrutturale

Lo studio geostrutturale è stato affrontato prima alla macroscala e poi alla

mesoscala. Nel primo caso sono state individuate le fratture principali a grande

persistenza con sviluppi continui all’interno dell’area di studio nel suo complesso. Si

tratta spesso di discontinuità tipo master joint o faglie che per la loro rilevanza

geostrutturale sono state riportate anche sul fotomosaico geologico (Tav. 6)

opportunamente numerate e specificate con la sigla “M” (Tab. 6.1).

Alla scala dell’affioramento, invece, oltre alle macrofratture, i rilievi in sito hanno

permesso l’acquisizione di tutte le discontinuità presenti sui vari fronti investigati. In

particolare, queste ultime comprendono sia sistemi di discontinuità direttamente

misurati in sito nell’ambito dei settori A, B, C, D, E ed F (Tabb. 6.2, 6.3, 6.4, 6.5) che

quelli riversati su aree studiate nel dettaglio corrispondenti ai singoli fronti (in rosso

nelle Tabb. 6.2, 6.3, 6.4, 6.5). Naturalmente i due “insiemi” sono stati

successivamente raggruppati ed analizzati globalmente nell’ambito di ciascun fronte.

Anche queste discontinuità sono state opportunamente numerate con valori

progressivi per singolo area.

Page 25: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

24

MASTER JOINT AZIMUTH (°) INCLINAZIONE (°)

1M 320 80

2M 300 70

3M 330 80

4M 350 75

5M 350 80

6M 280 60

7M 200 70

8M 270 70

9M 270 65

10M 320 70

11M 80 80

12M 170 85

13M 350 80

14M 280 65

15M 80 75

16M 270 70

17M 290 70

18M 280 65

19M 270 60

20M 300 55

21M 290 60

22M 295 60

23M 075 75

Tab. 6.1. Fratture principali o master joints rilevate sul versante di studio (cfr. Tav. 8).

Page 26: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

25

Tab. 6.2. Discontinuità rilevate nel settore F ed area o fronte di riferimento (in rosso le fratture indicate solo su fotografia).

N AZIMUTH INCLINAZIONE AREA

1 270 35

2 310 75

3 270 75 3

4 130 50 3

5 320 80 3

6 320 85 3

7 215 85

8 295 70 1_2_4

9 220 85 1_2

10 230 60 1_2

11 45 80 1

12 45 80 1

13 135 75 1

14 245 80 1

15 245 80 1

16 245 80 1

17 60 65 4

18 55 65 4

19 290 70 2

20 215 80 2

21 200 80 1_2

22 10 80 1

23 15 80 1

24 200 75 1

25 220 70 1

26 300 65 1

27 220 70 2

28 220 75 2

29 230 70 2

30 220 65 2

31 320 20 2

32 230 55 2

33 230 80 2

34 330 15 2

35 325 20 2

36 245 70 3

37 250 65 3

38 300 60 3

39 260 75 3

40 260 80 3

41 310 65 3

42 290 70 3

43 55 75 4

44 50 70 4

45 210 35 4

46 55 60 4

47 55 60 4

48 45 50 4

49 215 40 4

50 45 40 4

51 55 80 4

52 220 30 4

53 310 50 4

54 60 65 4

55 220 30 4

56 215 25 4

57 220 25 4

58 215 20 4

59 210 25 4

Page 27: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

26

Tab. 6.3. Discontinuità rilevate nel settore D ed area o fronte di riferimento (in rosso le fratture indicate solo su fotografia).

N AZIMUTH INCLINAZIONE AREA

1 30 75 8

2 215 75 8

3 330 70 8

4 150 80

5 280 85 7

6 230 70

7 310 60 7

8 370 70 7

9 370 70 7

10 160 65 8

11 300 70 8

12 320 30 8

13 320 30 8

14 320 60 8

15 320 30 8

16 320 65 7

17 320 30 8_7

18 310 25 8

19 315 30 8

20 305 25 8

21 300 65 8

22 315 20 8

23 320 20 8

24 305 30 8

25 290 75 8

26 110 70 8

27 120 60 8

28 200 60 8

29 210 70 8

30 215 65 8

31 325 35 8_7

32 310 25 8_7

33 315 20 8_7

34 325 30 8

35 275 30 8

36 270 30 8

37 50 85 8

38 290 65 8

39 300 70 8

40 55 85 8

41 20 50 8

42 25 55 8

43 280 60 8

44 60 80 8

45 380 80 8

46 385 85 8

47 380 80 8

48 370 70 8

49 270 80 8

50 280 85 8

Page 28: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

27

N AZIMUTH INCLINAZIONE AREA

51 310 70 7

52 315 75 7

53 160 70 7

54 155 75 7

55 45 80 7

56 330 70 7

57 260 65 7

58 230 20 7

59 300 70 7

60 280 70 7_6

61 300 70 7_6

62 370 65 7_6

63 370 70 7_6

64 330 30 7_6

65 370 65 7

66 365 70 7

67 380 75 7

68 375 75 7

69 225 60 7

70 230 60 7

71 290 80 7

72 240 85 7

73 235 75 7

74 45 55 7

75 300 65 7

76 50 60 7

77 155 80 6

78 245 70 6

79 355 30 6

80 350 60 6

81 230 20 6

82 220 15 6

Tab. 6.4. Discontinuità rilevate nel settore C ed area o fronte di riferimento (in rosso le fratture indicate solo su fotografia).

N AZIMUTH INCLINAZIONE AREA

1 175 80 9

2 220 50 9

3 340 50 9

4 280 20 9

5 260 80 9

6 250 70 9

7 270 75 9

8 230 60 9

9 300 65 9

10 240 20 9

11 160 85 9

12 100 65 9

13 110 60 9

14 115 65 9

15 200 55 9

16 210 20 9

17 350 55 9

18 250 65 9

19 60 80 9

20 180 70 9

21 250 20 9

22 170 70 9

23 60 70 9

24 220 80 9

25 50 70 9

Page 29: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

28

Tab. 6.5. Discontinuità rilevate nel settore D e area o fronte di riferimento (in rosso le fratture indicate solo su fotografia).

N AZIMUTH INCLINAZIONE AREA

1 385 85

2 345 75

3 265 70

4 285 85

5 180 85

6 180 85

7 95 20

8 285 85

9 295 85

10 250 60

11 160 85 5

12 100 65 5

13 110 60 5

14 115 65 5

15 200 55 5

16 210 20 5

Page 30: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

29

6.2 Cinematismi attesi

I parametri giaciturali riferiti a tutte le discontinuità rilevate lungo i vari fronti

dell’intero versante investigato sono stati inizialmente trattati mediante una

rappresentazione cumulativa su diagrammi polari (proiezione equiareale di Schmidt).

Ciò ha consentito di individuare nel complesso 10 famiglie di discontinuità che

interessano l’intero fronte, di cui in Figura 6.1C sono rappresentate le relative

ciclografiche (Fig. 6.1; Tav. 8).

Fig. 6.1. Distribuzione generale dei poli rappresentativi delle discontinuità rilevate,

distinte per settori (A); Diagramma di

densità dei poli (B); Piani rappresentativi delle famiglie di discontinuità principali (C).

Page 31: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

30

In Figura 6.2 è rappresentata la frequenza percentuale delle varie famiglie

individuate in relazione ai vari settori di studio. Tale grafico mostra che le famiglie di

discontinuità più rappresentative sono:

settore F: K1, K3 e K6

settore D: K3 e K5

settore C: K1 e K8

settore E: K3, K7 e K8.

Nello stesso grafico è stata indicata anche la distribuzione delle macrofratture

rilevate, che si concentrano per lo più nella famiglia K3, con il 75% del totale.

Fig. 6.2. Distribuzione delle discontinuità differenziate per famiglie principali e per settore.

Al fine di individuare le tipologie di cinematismi potenzialmente attivabili lungo

l’intero versante dei Frassinelli è stato eseguito il test di Goodman (1980) (Fig. 6.3,

Tav. 8), imponendo un valore di angolo di attrito agente lungo le discontinuità pari a

35° e considerando una giacitura del versante pari a 260°/60° (azimuth di

immersione/inclinazione).

Il test ha evidenziato come nell’area possano presentarsi situazioni critiche a causa

di possibili instabilità di versante connesse a meccanismi quali ribaltamento,

scivolamento planare ed a cuneo. In particolare, per i settori D ed F, sono possibili

Page 32: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

31

fenomeni di ribaltamento in relazione principalmente alla famiglia di discontinuità K6,

secondariamente alla famiglia K7. Sono altresì possibili, soprattutto nei settori C, D

ed F, fenomeni di scivolamento planare lungo le discontinuità delle famiglie K1, K2,

K3 e K9. Possono infine attivarsi frane da scorrimento cuneiforme nei settori C, D, E

e subordinatamente F in corrispondenza delle intersezioni dei piani rappresentativi

delle famiglie: K1_K3, K1_K4, K2_K4, K2_K5, K3_K8.

Page 33: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

32

Fig. 6.3. Risultati del test di Goodman relativi all’intero versante ed a tutte le discontinuità misurate.

Page 34: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

33

La stessa procedura sopra descritta è stata applicata ai singoli fronti in cui è stato

suddiviso il versante studiato. Ciò in ragione della più volte menzionata articolazione

morfologica dell’area di studio, caratterizzata da una marcata variabilità della

giacitura dei fronti rocciosi esaminati. Tali fronti sono riportati anche nei foto-mosaici

di dettaglio delle Figure 6.4, 6.5, 6.6, 6.7, 6.8, 6.9, 6.10, 6.11, 6.12, cui si rimanda

per l’esame delle risultanze del test di Goodman.

Fig. 6.4. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 1.

Page 35: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

34

Fig. 6.5. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 2.

Page 36: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

35

Fig. 6.6. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 3.

Page 37: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

36

Fig. 6.7. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 4.

Page 38: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

37

Fig. 6.8. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 5.

Fig. 6.9. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 6.

Page 39: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

38

Fig. 6.10. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 7.

Page 40: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

39

Fig. 6.11. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 8.

Page 41: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

40

Fig. 6.12. Risultati del rilievo geostrutturale riportati su foto-mosaico, Area 9.

Page 42: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

41

I risultati relativi ai possibili cinematismi per ogni fronte sono riassunti nella

Tabella 6.6.

C D E F

Aree/ Cinematismi

R S.P. S.C. R S.

P. S.C. R S.P. S.C. R S.P. S.C.

1 (fronte:200/60) K5 NO NO

2 (fronte: 170/60) K5 NO NO

3 (fronte:190/60) NO NO NO

4 (fronte: 350/71) NO K3, K6

K3-K6

5 (fronte: 200/80) NO K1, K2,

K9

K3-K1; K1-K7; K2-K7; K2-K3

6 (fronte: 240/70) K5 K2

K4-K1

7 (fronte: 180/70) K5 K1

NO

8 (fronte: 280/70) K7 K3

K4-K1; K3-K1; K3-K8

9 (fronte: 220/80) K6 K1,

K2, K8

K3-K1; K8-K2; K3-K8; K7-K1; K2-K7; K1-K2

Tab. 6.6. Tipologie di cinematismi individuate sui vari fronti (aree o fronti di dettaglio): ribaltamento (R), scivolamento planare (S.P.), scivolamento a cuneo (S.C.).

La caratterizzazione strutturale dell’ammasso roccioso ed in particolare la stima

della spaziatura delle discontinuità hanno consentito, inoltre, di definire le dimensioni

minime e medie dei volumi rocciosi unitari, isolati dall’intersezione delle discontinuità

rilevate. Il volume unitario, come noto, è un parametro indispensabile per le analisi di

caduta dei blocchi e soprattutto per la stima dell’altezza di rimbalzo e delle energie

prodotte nei vari punti delle traiettorie.

I volumi stimati sui vari fronti sono riassunti in Tabella 6.7.

Page 43: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

42

Aree Vol.

min (m3)

Vol.

max (m3)

1 (fronte:200/60) 1 3

2 (fronte: 170/60) 1 6

3 (fronte:190/60) 0,5 3

4 (fronte: 350/71) 0,5 4

5 (fronte: 200/80) 1 4

6 (fronte: 240/70) 2 5

7 (fronte: 180/70) 1 3-4

8 (fronte: 280/70) 0,5 3

9 (fronte: 220/80) 1 3

Tab. 6.7. Stima dei volumi unitari mobilizzabili nell’ambito delle aree selezionate.

6.3 Qualità degli ammassi rocciosi e suscettibilità all’innesco

Come è noto, classificare un ammasso roccioso significa distinguere in esso aree

caratterizzate da un diverso livello di qualità; a sua volta, nel caso di ammassi

affioranti lungo versanti, la conoscenza della loro classe di qualità è utile per definire

la predisposizione di ciascuna zona a fenomeni di instabilità.

Tutti i principali sistemi di classificazione si basano sull’esame di alcuni parametri,

scelti in modo da fornire un giudizio il più possibile completo sulle caratteristiche

dell’ammasso. Nel caso in esame, come detto in precedenza, è stata applicata la

classificazione RMR (Rock Mass Rating) di Bieniawski (1973 e lavori seguenti) per la

definizione del cosiddetto RMR di base a cui, poi, sono state applicati i fattori

correttivi di Romana (1985 e lavori seguenti), in quanto più strettamente correlati

allo studio di versanti in roccia.

6.3.1 Determinazione dell’RMR di base

La resistenza a compressione delle pareti delle discontinuità è stata valutata con la

prova sclerometrica, utilizzando il “martello di Schmidt”. Le prove sono state eseguite

a gruppi di dieci e nell’elaborazione le 5 letture più basse di ogni gruppo sono state

Page 44: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

43

scartate e si è calcolato il valore medio (r) delle 5 letture più alte. Il valore di

resistenza a compressione è stato ricavato tramite il grafico di correlazione (Fig.

6.13) in cui sono rappresentate diverse rette, ad ognuna delle quali corrisponde un

valore del peso dell’unità di volume ( ), mentre sull’asse delle ascisse è riportato il

valore medio di rimbalzo (r) (Tab. 6.8). Adottando un valore della densità della roccia

compreso tra 1,5 e 1,6 t/m3, è stata determinata la resistenza a compressione del

Tufo Verde nei settori D, F, G ed H (Fig. 6.14) dopo aver corretto il valore medio di r

nel caso in cui lo sclerometro non era orientato dall’alto verso il basso (Tab. 6.8).

Fig. 6.13. Grafico di correlazione per il calcolo della resistenza a compressione uniassiale.

I valori di resistenza a compressione calcolati mettono in evidenza che gli ammassi

rocciosi indagati presentano valori di resistenza a compressione uniassiale compresi

tra 15 e 19 MPa e pertanto essi possono essere considerati da deboli a molto deboli a

seconda che si consideri rispettivamente la classificazione di Bieniawski (1973) o

ISRM (1979) (Fig. 6.14).

Tab. 6.8. Valori di resistenza a compressione valutati tramite prova sclerometrica.

Page 45: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

44

STENDIMENTO

R corr R corr j min (KN/m3) j max (KN/m3)

Resistenza a compressione

(MPa)

C 17,4 -3,1 14,3 15 16 16

C 25,8 -6,5 19,3 15 16 19

C 14,4 -3,1 11,3 15 16 15

D 16,2 -3,1 13,1 15 16 15

D 16,6 -3,1 13,5 15 16 16

D 20,8 -3,0 17,8 15 16 18

E 16,4 -3,1 13,3 15 16 16

F 25,2 -6,5 18,7 15 16 18

Fig. 6.14. Classificazione degli ammassi sulla base della resistenza a compressione uniassiale.

L’indice RQD è stato calcolato in più punti nell’ambito dei vari settori mediante

valutazioni visive del numero medio di discontinuità per metro (Tab. 6.9) e con la

conseguente applicazione della formulazione suggerita da Priest & Hudson (1976)

secondo cui:

RQD = 100 e –0,1n (0,1n + 1)

dove n = numero medio di discontinuità per metro.

Settore C n = 12 RQD = 66%

Settore D n = 10 RQD = 74%

Settore E n = 8 RQD = 81%

Settore F n = 7 RQD = 84%

Tab. 6.9. Valori di RQD calcolati sulla base del numero di discontinuità per metro.

Sulla base dei valori di RQD così calcolati l’ammasso roccioso può essere definito

da buono (Settori E ed F) a discreto (settori C e D) sulla base della classificazione di

Deere (1964).

Page 46: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

45

La spaziatura è stata valutata visivamente lungo direzioni di varia lunghezza

disposte parallelamente ai fronti nell’ambito dei vari settori, ed è risultata essere

compresa tra 600 e 2000 mm (spaziatura larga - I.S.R.M, 1978).

Le condizioni delle discontinuità secondo quanto suggerito da Bieniawski (1989) si

basano sulla determinazione di 5 fattori a cui si assegnano determinati indici che poi

sommati algebricamente danno il valore di R4 (Fig. 6.15, Tab. 6.10).

Fig. 6.15. Schema di classificazione delle condizioni delle discontinuità.

Condizioni discontinuità

C D E F

PERSISTENZA (m) 6 6 6 6

APERTURA (mm) 4 4 5 1

SCABREZZA (JRC) 2 3 3 3

RIEMPIMENTO 6 6 6 6

ALTERAZIONE 2 2 2 3

RATING TOTALE 20 21 22 19

Tab. 6.10. Punteggio attribuito ai singoli settori per le condizioni delle discontinuità.

La persistenza, definita come il rapporto tra l’estensione reale della superficie di

discontinuità e l’area complessiva sulla quale la discontinuità si sviluppa, è stata

quantificata misurando le lunghezze delle tracce di discontinuità osservate sulla

superficie esposta. La persistenza presenta valori medi < 1 m e pertanto è stato

assegnato un indice pari a 6.

Page 47: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

46

Per la misura dell’apertura, distanza perpendicolare che separa le pareti di una

discontinuità, è stata fatta una stima visiva utilizzando un calibro. La maggior parte

delle discontinuità misurate nei vari settori presentavano fratture da aperte (0,5-2,5

mm) a larghe (>10 mm).

La scabrezza delle superfici “affacciate” di una discontinuità è stata confrontata

visivamente con i profili di rugosità suggeriti dall’I.S.R.M (Fig. 6.16), per ottenere il

corrispondente valore di Joint Roughness Coefficient (JRC). La maggior parte delle

discontinuità rilevate si presentavano da lisce a debolmente scabre.

Fig. 6.16: Profili di rugosità di riferimento (I.S.R.M., 1978).

Per quanto riguarda il riempimento, in tutti i settori esaminati il materiale è

risultato assente.

Ai fini della valutazione dell’alterazione delle discontinuità, si è considerato

indicativo il rapporto tra la resistenza a compressione monoassiale misurata lungo la

discontinuità e quella misurata su un campione della stessa roccia integro, non

alterato. Nel caso di studio, il parametro ha fornito valori compresi tra 1 e 3,

corrispondenti a discontinuità da molto a mediamente alterate.

Page 48: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

47

Poiché all’atto del rilevamento tutte le discontinuità osservate sono risultate

asciutte, al parametro “condizioni idrauliche” è stato assegnato un indice pari a 15.

La somma dei cinque indici ha quindi consentito di calcolare il valore del RMR di

base che non considera l’indice R6 legato all’orientamento delle discontinuità. Per i

settori in esame, l’RMRb si colloca al passaggio tra la II e la III classe (Tab. 6.11).

PARAMETRI Settore F Settore C Settore D Settore E R1) RESISTENZA A COMPRESSIONE (MPa) 2,6 2,3 2,3 2,4 R2) RQD (%) 16,6 13 14,5 16 R3) SPAZIATURA DISCONTINUITA' (mm) 15 15 15 15 R4) CONDIZIONI DISCONTINUITA' 13 13 13 13 CONDIZIONI IDRAULICHE 15 15 15 15 RMR BASE 62,2 58,3 59,8 61,4 classe di competenza II (buono) III (mediocre) III (mediocre) II ( buono)

Tab. 6.11. Valori di RMRb relativi ai settori studiati.

Dal valore dell’RMR di base è possibile stimare (cfr. Fig. 5.1) sia la coesione che

l’angolo di attrito dell’ammasso roccioso tramite le relazioni:

cm = (5 RMR)/1000

m = 5+RMR/2.

Inoltre, considerando la relazione di Serafim & Pereira (1983) valida per valori di

RMR<85, è possibile calcolare anche il modulo di deformazione:

E =10 (RMR -10)/40

I valori dei suddetti parametri, relativi ai settori studiati, sono riportati nella

Tabella 6.12.

C D E F

cm 0,29 0,30 0,31 0,31

m 34 35 36 36

E 16,13 17,58 19,38 20,18

Tab. 6.12. Valori dei parametri geomeccanici desunti dall’RMR di base.

6.3.2 Determinazione dell’SMR e suscettibilità all’innesco

Le zone di più probabile distacco di blocchi sono state individuate valutando la

stabilità delle pareti rocciose stiudiate tramite la classificazione proposta da Romana

(1985 e lavori seguenti). I risultati, sintetizzati nella Tabella 6.13 mostrano come si

Page 49: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

48

trovi in condizioni stabili buona parte del settore F (Aree 1, 2 e 3), eccezion fatta per

l’area 4; sono invece instabili le aree 7 ed 8 del settore D, le cui pareti rocciose

analizzate risultano scadenti; sicuramente instabili le aree 5 e 9, rispettivamente

relative ai settori C ed E, le cui pareti tufacee risultano molto scadenti da un punto di

vista geomeccanico.

Aree Area 1 Area 2 Area 3 Area 4 Area 5 Area 6 Area 7 Area 8 Area 9

F1 0,85 0,85 0 0,15 0,48 0,8 0,52 0,6 0,93

F2 0 0 0 1 1 1 1 1 1

F3 0 0 0 -50 -60 -6 -50 -60 -60

F4 15 15 15 15 15 15 15 15 15

ROMANA 78,5 78,5 77,2 28,35 17,88 70,6 26,32 26,4 15,23

Classe II II II IV V II IV IV V

Descrizione BUONA BUONA BUONA SCADENTE MOLTO

SCADENTE BUONA SCADENTE SCADENTE

MOLTO SCADENTE

Stabilità stabile stabile stabile instabile Sicuramente

instabile stabile instabile instabile

Sicuramente instabile

Modo di rottura

Possibili blocchi

Possibili blocchi

Possibili blocchi

Lungo piani

o su grandi cunei

Su grandi piani

o rototraslazionali

Possibili blocchi

Lungo piani

o su grandi

cunei

Lungo piani o

su grandi cunei

Su grandi piani

o rototraslazionali

Stabilizzazione Occasionale Occasionale Occasionale Estesa Riprofilare la scarpata

Occasionale Estesa Estesa Riprofilare la scarpata

Tab.6.13. Parametri riassuntivi per il calcolo dell’RMR.

Le indicazioni sulla stabilità delle pareti rocciose, ottenute grazie all’applicazione

della classificazione geomeccanica di Romana, sono state utlizzate, insieme ai

possibili cinematismi attesi (§ 6.2), per l’allestimento di una Carta della suscettibilità

all’innesco di frane da crollo, anch’essa riversata sia su foto-mosaico che su

fotogrammetria frontale (Tav. 9).

6.4 Simulazione della caduta-blocchi

La prima fase operativa è consistita nella ricostruzione geometrica del pendio. Tale

obiettivo è stato perseguito utilizzando sia la base topografica ricostruita a partire dal

rilievo aerofotogrammetrico dell’intero versante e dell’abitato sottostante con scala

1:1000, sia la base topografica elaborata dal Consorzio Intercomunale Servizi d’Ischia

(C.I.S.I.) con scala 1:2000.

Per l’implementazione del calcolo delle traiettorie, ROTOMAP richiede la

suddivisione dell’area di studio in zone omogenee per quanto riguarda i valori da

Page 50: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

49

assegnare ai parametri geomeccanici che influenzano il moto dei blocchi. A tal fine è

stata utilizzata la Tavola 4.

I valori riportati in Tabella 6.14 sono stati ottenuti sia da precedenti lavori trovati

in bibliografia (Broili, 1978; Paronuzzi, 1987; Hungr & Evans, 1988; Pfeiffer & Bowen,

1989; Paronuzzi, 1989; Scioldo, 2000; Paronuzzi & Coccolo, 1995; Giani, 1997;

Calcaterra et al., 2004) sia dall’esperienza diretta sul terreno, in base alle dimensioni

reali dei blocchi; lo stesso materiale, infatti, detrito o roccia in posto, può rispondere

in modo elastico all’urto di blocchi di piccole dimensioni, o assorbire una parte

consistente di energia per fratturazione e dislocazione del materiale, quindi con

comportamento plastico nel caso di urto di blocchi di dimensioni maggiori. Il

coefficiente di attrito di roto-scivolamento è stato opportunamente scelto in base non

solo alle dimensioni dei massi, ma anche alla presenza delle asperità del terreno.

L’angolo limite, d’altronde, il parametro più difficile da determinare poiché è utilizzato

per individuare le condizioni in cui avviene il passaggio da roto-scivolamento a volo

libero e viceversa, non dipende solo dalla geometria del terreno essendo calcolato nel

piano verticale alla direzione del moto.

Materiale della superficie di impatto Rn Rt S

Depositi piroclastici rimaneggiati 0.3 0.4 0.7

Accumuli di frane da crollo e debris flow 0.2 0.3 0.7

Tufo Verde di Monte Epomeo 0.4 0.5 0.4

Lave alcalitrachitiche del Rione Bocca 0.4 0.5 0.4

Tab. 6.14. Coefficienti geomeccanici adottati per le analisi condotte con ROTOMAP. Rn = coefficiente di restituzione normale; Rt = coefficiente di restituzione tangenziale; S = coefficiente di attrito al

rotoscivolamento.

Di seguito si riportano i parametri utilizzati per le elaborazioni svolte con

ROTOMAP:

Angolo limite volo [°]: è l'angolo che discrimina le condizioni di passaggio dal moto di

rotolamento alle condizioni di volo libero o viceversa = 9;

Angolo limite urto [°]: è l'angolo che discrimina le condizioni di urto con rimbalzo o di

proseguimento del rotolamento = 9;

Page 51: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

50

Angolo limite rimbalzo [°]: è l'angolo che discrimina le condizioni di passaggio, dopo un

urto, alle condizioni di volo libero = 19;

Numero di punti di partenza: è il numero totale di punti di distacco dei blocchi dalla

parete rocciosa che il programma dovrà considerare sulle linee di partenza = 100;

Numero di velocità di partenza: è il numero di velocità di partenza diverse per ogni punto

di distacco = 3;

Numero di deviazioni angolari di partenza: è il numero di direzioni iniziali diverse da

quella di massima pendenza da far assumere ai massi per ogni punto di distacco = 5;

Velocità iniziale minima = 0.3 m/s;

Velocità iniziale massima = 1 m/s;

Deviazione angolare massima: è l'ampiezza dell'angolo di deviazione della direzione di

massima pendenza in corrispondenza del punto di partenza dei massi = 40.

Le aree di innesco sono state scelte sulla base dei risultati dello studio

geostrutturale di cui al paragrafo 6.1; per tutte le potenziali aree di innesco è stato

effettuato un rilievo geostrutturale alla macroscala dal momento che le fratture

presenti, pur essendo generalmente molto persistenti, sono stati elaborati

stereogrammi delle principali famiglie di discontinuità riconosciute ed è stato

effettuato un esteso rilievo fotografico (vedi par. 6.1).

In particolare, le aree di innesco corrispondono alle aree critiche del versante in

studio individuate nella Carta di suscettibilità all’innesco (Tav. 9). Si è scelto di far

partire le simulazioni da tutte le aree di innesco individuate, sicuri di operare in

questo modo a vantaggio di sicurezza.

Dalle elaborazioni eseguite sulle due basi cartografiche le traiettorie dei blocchi in

caduta sono risultate alquanto diverse (Tav. 10), benchè siano stati adottati

parametri identici (es.: coefficienti di restituzione, quote di innesco). Le differenze

sono da imputare al maggiore dettaglio topografico, e quindi morfologico, della

nuova base fotogrammetrica 1:1000 rispetto a quella in scala 1:2000 del C.I.S.I..

Le elaborazioni eseguite utilizzando la cartografia in scala 1:2000 del C.I.S.I.

hanno evidenziato per alcune aree degli avanzamenti molto più pronunciati rispetto a

quelle eseguite utilizzando l’aerofotogrammetria in scala 1:1000. Tale aspetto riveste

Page 52: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

51

un ruolo importante soprattutto se si esamina il settore meridionale dell’area di

studio (a sud della prominenza collinare di Pietra Brox), dove le elaborazioni condotte

sulla base della cartografia del C.I.S.I. mostrano un numero ridotto di traiettorie che

si spingono fino a lambire strutture abitative ed infrastrutture viarie.

Viceversa, per lo stesso settore, le elaborazioni svolte utilizzando il rilievo

aerofotogrammetrico in scala 1:1000 evidenziano sempre un arresto dei blocchi

nettamente più arretrato. In media, le differenze nelle distanze di massima invasione

dei blocchi variano da un minimo di circa 80 m ad un massimo di circa 200 m.

Anche nel settore a nord della collina di Pietra Brox, le elaborazioni condotte sulla

base della cartografia del C.I.S.I. evidenziano analoghe differenze tra le due

cartografie. Tuttavia, a differenza del settore sud, le differenze in termini di

avanzamento sono più ridotte e variano nell’ordine di 50-60 m.

Infine, dall’osservazione dei risultati ottenuti appare evidente che le aree di arresto

calcolate dal codice di calcolo, utilizzando la base cartografica di maggiore dettaglio,

corrispondono con migliore precisione alle aree in cui sono stati censiti i blocchi già

franati.

Page 53: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

52

7. Valutazione della suscettibilità all’invasione per frane da crollo

Sulla base delle considerazioni e delle metodologie di studio applicate e descritte

nei paragrafi precedenti, si è proceduto alla valutazione della suscettibilità

all’invasione da frane da crollo, in vista delle successive decisioni da assumere in

merito alla mitigazione del rischio connesso alla specifica tipologia di frane.

Si è pertanto allestita una Carta della pericolosità relativa (suscettibilità),

anch’essa elaborata sia sul rilievo aerofotogrammetrico del versante in scala 1:1000,

che sulla base topografica realizzata dal Consorzio Intercomunale Servizi d’Ischia

(C.I.S.I.) in scala 1:2000.

Come accennato nel paragrafo precedente, la disponibilità delle due basi

topografiche si è dimostrata elemento di assoluto rilievo, che ha determinato

importanti effetti sulle simulazioni svolte. Le traiettorie dei blocchi in caduta sono

risultate alquanto diverse, benchè siano stati adottati parametri identici (es.:

coefficienti di restituzione, quote di innesco). Le differenze sono da imputare al

maggiore dettaglio topografico, e quindi morfologico, della nuova base

fotogrammetrica 1:1000 rispetto a quella in scala 1:2000 del C.I.S.I..

Ciò premesso, sulla base del numero di “arresti” di blocchi, sono state distinte le

aree a diverso grado di suscettibilità all’innesco-transito ed invasione (P3, P2, P1),

utilizzando percentuali progressivamente decrescenti desunte dalle traiettorie di

calcolo. Integrando tali aree con quelle relative alla suscettibilità all’innesco (Tav. 9),

si è ottenuto l’elaborato di sintesi (Tav. 11).

Sulla scorta delle simulazioni realizzate, quindi, in fase di redazione della Carta

della pericolosità relativa da frane da crollo si è tenuto conto, a vantaggio di

sicurezza, delle informazioni derivate dalle simulazioni condotte sia

sull’aerofotogrammetria in scala 1:1000 che sulla cartografia C.I.S.I..

I risultati complessivi emersi dallo studio sulle traiettorie di caduta hanno in tutti i

casi evidenziato un arresto di oltre il 95% dei blocchi o lungo il versante o

immediatamente alla sua base, dove anche la presenza dei numerosi terrazzamenti

ne favorisce l’arresto.

Page 54: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

53

È da sottolineare, infine, che i risultati della simulazione, e la conseguente

individuazione della fasce di territorio a diversa suscettibilità all’invasione (pericolosità

relativa), sono correlati esclusivamente ai fronti rocciosi studiati. Tale considerazione

è di particolare irilievo, in primo luogo per la presenza, lungo il versante occidentale

di M. Epomeo, di altre pareti rocciose non considerate in questo studio. Tali pareti,

peraltro in parte già oggetto di interventi di sistemazione, essendo poste a quote più

alte rispetto a quelle studiate, potrebbero dar luogo a traiettorie di caduta-blocchi

differenti da quelle simulate in questa sede, i cui effetti non sono stati presi in

esame.

Inoltre, le apparenti differenze tra la perimetrazione della pericolosità relativa

riportata nella Tavola 11 e quelle dell’omologa Carta del vigente Piano Stralcio

trovano spiegazione nella circostanza che vede in quest’ultima carta essere

ricomprese le varie tipologie di frana tipiche di ciascun territorio. Nella fattispecie, la

perimetrazione del Piano Stralcio si riferisce, oltre che alle frane in roccia, anche alle

frane da scorrimento-colata, tipiche dei depositi vulcanoclastici sciolti.

Page 55: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

54

8. Conclusioni

Lo studio illustrato in questa sede ha preso l’avvio dalla scelta di un’area di studio

che rispondesse a due requisiti essenziali:

- essere stata in passato interessata da numerosi fenomeni franosi di un certo

rilievo;

- essere inclusa, ai sensi del vigente Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico,

nella classe di rischio R4.

Partendo da tali premesse, è stato svolto uno studio integrato che, adottando

metodologie proprie della geologia strutturale, della geomorfologia e della

geomeccanica, ha consentito di definire la propensione all’innesco, al transito ed

all’invasione per frane da crollo di un settore del versante occidentale del Monte

Epomeo, ubicato in località Frassitelli, nel territorio comunale di Forio d’Ischia (NA).

Lo studio ha riguardato solo un tratto, ancorché significativo del versante in

questione, non essendo in esso ricompresi i settori più alti in quota, peraltro già

oggetto di un intervento di sistemazione. Tutte le considerazioni svolte in questa

sede, quindi, si riferiscono esclusivamente al tratto studiato, non potendosi quindi

escludere scenari di pericolosità differenti da quelli qui delineati se connessi ad altri

fronti in roccia.

I risultati dello studio sono stati riportati su alcune Tavole geotematiche, allestite

utilizzando sia l’esistente cartografia topografica (C.I.S.I. – scala 1:2000), sia un

supporto cartografico di elevato dettaglio (scala 1:1000), predisposto all’uopo con la

tecnica della fotogrammetria frontale.

L’adozione di tale ultima cartografia ha messo in luce, durante la fase di

simulazione della caduta-blocchi e della conseguente valutazione del potenziale

d’invasione, risultati alquanto diversi rispetto a quelli ottenuti per le elaborazioni

condotte con la cartografia C.I.S.I. in scala 1:2000.

In particolare, in virtù di una più fedele e realistica rappresentazione della

morfologia dei luoghi d’interesse, l’adozione della nuova cartografia fotogrammetrica

ha portato alla definizione di uno scenario di pericolosità per frane da crollo meno

Page 56: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

55

gravoso di quello emerso dalla pre-esistente base cartografica. Infatti, come

evidenziato nei paragrafi 6 e 7, la quasi totalità delle traiettorie riportate sulla

fotogrammetria in scala 1:1000 (relative esclusivamente ai fronti rocciosi considerati)

è caratterizzata dall’arresto dei blocchi “di progetto” lungo il versante, ovvero senza

significativi coinvolgimenti delle aree urbanizzate pedemontane e/o di infrastrutture

primarie.

Tale circostanza ha aperto nuove prospettive nell’ambito del presente studio,

allorché si è trattato di individuare gli opportuni criteri ed indirizzi, atti a ridurre ad un

livello accettabile le condizioni di rischio derivanti dalla pericolosità per frane da

crollo. Infatti, di fronte all’evidenza di un significativo arretramento dell’inviluppo di

massima invasione, quale risultato delle simulazioni condotte sulla nuova base

topografica, ci si è posti criticamente di fronte alla fondamentale tematica del ricorso

a soluzioni strutturali e/o non strutturali, ai fini della mitigazione del rischio temuto.

Al riguardo, è opportuno richiamare che si definiscono “non strutturali” quegli

interventi mirati alla prevenzione e mitigazione del danno attraverso disposizioni di

carattere normativo ed attività di pianificazione territoriale (“Quaderno degli

interventi” – PAI, edizione 2002). Di contro, gli interventi strutturali sono quelli che si

ispirano a due diversi criteri:

- interventi di difesa attiva (o, anche, preventivi) finalizzati ad impedire l’innesco

di fenomeni di dissesto;

- interventi di difesa passiva (o, anche, di protezione) indirizzati a mitigare gli

effetti derivanti dall’innesco di un dissesto.

Seguendo ancora il richiamato Quaderno, si evince che gli interventi non strutturali

sono tipicamente rappresentati dalle seguenti azioni:

- programmi di manutenzione;

- indirizzi alla pianificazione urbanistica e territoriale;

- copertura assicurativa dei beni esposti al rischio non coperti dalle misure

strutturali;

- monitoraggio, predisposizione di sistemi di allarme;

- adeguamento del servizio di polizia idraulica;

Page 57: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

56

- incentivazione alla delocalizzazione di manufatti e infrastrutture realizzati in

aree a rischio.

Nel caso di specie, la nozione di “interventi non strutturali” si ritiene possa essere

integrata ispirandosi al principio della cosiddetta “legge del minimo”, mutuata

dall’approccio alla mitigazione dei rischi geoambientali secondo i criteri

dell’Ingegneria Naturalistica. La “legge del minimo” prescrive l’impiego della minima

tecnologia necessaria per la risoluzione del problema, ai cui fini non sono quindi

ammesse opere sovradimensionate o comunque opere a complessità eccessiva

rispetto al problema da risolvere, né tantomeno opere sottodimensionate. In

ossequio alla medesima “legge”, ponendo a confronto pregi e costi delle diverse

ipotesi, con il supporto di una valutazione di tipo multicriteriale delle alternative di

azione, può essere utilmente considerata tra le opzioni risolutive anche la cosiddetta

“alternativa zero”, ovvero il non-intervento.

Pur senza addentrarsi in una puntuale valutazione per confronto dei costi da

sostenere con una tipica soluzione strutturale, è però evidente che se ci si fosse

fermati all’analisi della pericolosità da frana con la preesistente cartografia C.I.S.I.,

sarebbe stato necessario il ricorso ad una qualsivoglia soluzione strutturale, attiva

e/o passiva. Per frane come quelle tipiche dell’area di studio, è usuale l’adozione di

“sistemi d’intervento” basati sull’interposizione di barriere paramassi, il disgaggio dei

blocchi instabili, l’apposizione di reti e pannelli di funi, la chiodatura di singoli blocchi,

ecc.. Un siffatto sistema, da impiegare in misura estensiva per l’intero sviluppo

planimetrico delle aree suscettibili idi distacco, comporta oneri economici di

particolare rilievo (a partire da almeno un centinaio di euro a metro quadro). Nel

nostro caso, il nuovo rilievo fotogrammetrico, il cui costo per metro quadro è

inferiore ad 1 euro per metro quadro, ha consentito di accertare una significativa

riduzione delle condizioni di pericolosità geologica del sito studiato.

Con le considerazioni su esposte non si intende affidare la sicurezza di un territorio

e della popolazione che su di esso vive esclusivamente ai risultati di una

modellazione, ancorché sofisticata ed affidabile. Il principio che si vuole qui sostenere

è che l’approfondimento delle conoscenze di un dato problema spesso comporta

Page 58: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

57

immediati ed evidenti vantaggi, anche economici: nel caso specifico, il beneficio

principale derivante dal presente studio è dato dalla consistente riduzione delle aree

su cui intervenire, qualunque sia il criterio d’intervento, strutturale o non.

In definitiva, può affermarsi che, sulla base dei rilievi e delle modellazioni condotte

nel corso di questo studio, le condizioni di pericolosità relativa (suscettibilità) per

frane da crollo si sono rivelate meno gravose di quanto inizialmente previsto, almeno

per quanto concerne gli specifici fronti rocciosi analizzati. Si ritiene di conseguenza

che non sussistano le condizioni per il ricorso ad interventi strutturali estensivi,

almeno per quanto riguarda i fronti esaminati.

Sembra invece indispensabile e prioritaria l’adozione di “buone pratiche” nell’uso

del suolo, quale ad esempio il ripristino della pratica agricola, che per secoli ha

consentito, curando lo stato di salute dei versanti, di proteggere anche i settori

pedemontani. In tal senso, di fondamentale importanza sarebbero interventi di

manutenzione atti a garantire il ripristino e la conseguente piena efficienza dei muri,

per lo più a secco, posti a delimitazione dei terrazzamenti antropici.

Tra le buone pratiche non può non citarsi una più efficace azione amministrativa

nel reprimere l’abuso sistematico ed incontrollato a danno del territorio, e soprattutto

delle sue porzioni a più alto rischio, circostanza che ad Ischia è stata

drammaticamente messa in luce in occasione della tragedia di Monte di Vezzi del 30

aprile 2006.

Altro indirizzo di sicura utilità è rappresentato da un sistematico presidio

territoriale che, mutuando la positiva esperienza del Commissariato di Governo per

l’Emergenza Idrogeologica in Campania, prevede la presenza costante di gruppi di

professionisti (geologi ed ingegneri) qualificati nel campo del rischio idraulico e da

frana, dotati della duplice funzione di delineare, in condizioni ordinarie (“tempo di

pace”), gli scenari di evento e gli scenari di rischio, e di osservare, in corso di evento,

l’evoluzione di un dato fenomeno (frane, fenomeni alluvionali, ecc.), segnalando con

la necessaria tempestività l’insorgere di potenziali criticità che possano

compromettere l’incolumità delle persone, la sicurezza degli insediamenti abitativi e/o

la funzionalità di infrastrutture.

Page 59: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

58

In ultimo, ma non in ordine d’importanza, si segnala il ricorso al monitoraggio

strumentale basato sull’installazione di sistemi premonitori e/o di allerta circa eventi

potenziali. Si tratta, come noto, di reti di strumentazione per la misura di indici

indiretti di instabilità, quali lo spostamento reciproco di volumi rocciosi, e/o

l’emissione acustica loro connessa, che, seppur di difficile manutenzione, sono

attuabili in casi come quello in esame, allorché lo studio geomeccanico abbia

consentito di individuare con ragionevole precisione la zona d’origine della caduta-

massi e le modalità di distacco e caduta dei blocchi.

Page 60: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

59

Bibliografia

ARRIGONI L., CHIESA S., GARZONIO A. (1995) - Pericolosità per fenomeni di instabilità di versante nell’isola d’Ischia (Napoli). Geol. Appl. & Idrogeol., 30(1), 279-295.

BARATTA M. (1901) - I terremoti d’Italia. Bocca. Torino. BARRA D., CINQUE A., ITALIANO A., SCORZIELLO R. (1992) - Il Pleistocene superiore marino di

Ischia: paleoecologia e rapporti con l’evoluzione tettonica recente. Studi Geologici Camerti, 1, 231-243.

BERTOZZI E., BROILI L. (1978) - Considerazioni sui criteri di progettazione delle opere di difesa nei processi di scendimento massi. Mem. Soc. Geol. It., 18, 187-195.

BIENIAWSKI Z.T. (1973) - ENGINEERING CLASSIFICATION OF JOINTED ROCK MASSES. TRANS S. AFR. INST. CIV. ENGRS., 15: 335-344.

BIENIAWSKI Z.T. (1974) - Geomechanics Classification of rock masses and its application in tunneling. Proc. 3rd Int. Congr. on Rock Mechanics, vol. 2A, 27-32, Denver.

BIENIAWSKI Z.T. (1976) - Rock mass classification in rock engineering. Proc. Symp. on Explor. for Rock Eng., Johannesburg, vol. 1, 97-106, Balkema, Rotterdam.

BIENIAWSKI Z.T. (1978) - Determining rock mass deformability. Experience from case histories. Int. Journ. Rock Mechanics and Mining Sciences, 15: 237-248.

BIENIAWSKI Z.T. (1979) - The geomechanics classification in rock engineering applications. Proc. 4th Int. Congr. on Rock Mechanics, vol. 2, 51-58, A.A. Balkema, Rotterdam.

BIENIAWSKI Z.T. (1984) - Rock mechanics design in mining and tunneling. A.A. Balkema, Rotterdam.

BIENIAWSKI Z.T. (1989) - Engineering rock mass classifications. J. Wiley & Sons, New York. BUCHNER G. (1986) - Eruzioni vulcaniche e fenomeni vulcano-tettonici di eta preistorica e

storica nell’isola d’Ischia. Publ. Centre Jean Berard, 7, 145-188, Napoli. BUCHNER P. (1943) - Formazione e sviluppo dell’isola d’Ischia . Rivista di Scienze Naturali

“Natura”, 34, 39-62, Milano. CALCATERRA D., DE LUCA TUPPUTI SCHINOSA F., FENELLI G.B. (2004) - Rockfall hazard assessment

at Mt. San Costanzo (Sorrento Peninsula, Italy). Proc. 9th Intern. Symp. on Landslides, Rio de Janeiro, 265-271, Taylor & Francis Group, London.

CHIESA S., CIVETTA L., DE LUCIA M., ORSI G., POLI S. (1987) - Volcanological evolution of the island of Ischia. Rend Acc. Scienze Fis. e Mat., Special Issue “The volcanoclastic rocks of Campania (Southern Italy)”, 69-83, Liguori Editore.

CRUDEN D.M., VARNES D.J. (1996) - Landslide types and processes. IN TURNER A.K., SCHUSTER

R.L. (eds.) - Landslides: investigation and mitigation. Nat. Res. Counc., Transp. Res. Board Sp. Rep. 247, 36-75.

CUBELLIS E. (1987) - Il Terremoto di Casamicciola del 28 luglio 1883: analisi degli effetti, modelizzazione della sorgente ed implicazioni sulla dinamica in atto. Boll.Soc. Nat., 94, 157-186, Napoli.

D’ARBITRIO N., ZIVIELLO L. (1991) - Ischia. L’architettura rupestre delle case di pietra. Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli.

DEERE D.U. (1964) - Technical description of rock cores for engineering purposes. Rock Mech. and Eng. Geol., 1(1), 17-22.

DEL MASCHIO L., PIZZAIOLO M., GOZZA G., PIACENTINI D. (2004) - Una metodologia integrata in ambiente GIS per l’analisi dei fenomeni di crollo: il caso di studio di Monte delle Formiche (BO). Il Geologo dell’Emilia Romagna.

DE RISO R., BUDETTA P., CALCATERRA D., SANTO A., DEL PRETE S., DE LUCA C., DI CRESCENZO G., GUARINO P.M., MELE R., PALMA B., SGAMBATI D. (2004) – Fenomeni di instabilità dei Monti

Page 61: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

60

Lattari e dell’area flegrea (Campania): scenari di suscettibilità da frana in aree-campione. Quaderni di Geologia Applicata, 11(1), 5-30.

DEL PRETE S. (2004) – Casamicciola: scheda n. 40. In: de Riso R, Di Nocera S., Pescatore T. Eds., Progetto speciale SCAI – Studio dei Centri abitati instabili della Regione Campania, 1, pubbl. n. 2845 del G.N.D.C.I., 172-180.

DEL PRETE S., MELE R. (1999) - L’influenza dei fenomeni di instabilità di versante nel quadro morfoevolutivo della costa dell’isola d’Ischia. Boll. Soc. Geol. It., 118(2), 339-360.

DEL PRETE S., MELE R. (2006) - Il contributo delle informazioni storiche per la valutazione della propensione al dissesto nell’isola d’Ischia (Campania). Rend. Soc. Geol. It., n. sr., 2, 29-47.

GIANI G.P. (1992) - Caduta di massi. Analisi del moto e opere di protezione. Hevelius Edizioni.

GUADAGNO F.M., MELE R. (1995) - Earthquake-induced landslides in the Island of Ischia (Southern Italy). Proc. 6th Intern. Symp. on Landslides, New Zealand.

HUNGR O., EVANS S.G. (1988) - Engineering evaluation of fragmental rockfall hazards, 5th Intern. Symp. on Landslides, Losanna.

JOHNSTON-LAVIS H.J. (1885) - Monograph on the earthquakes of Ischia: 1881/1883. London and Naples.

I.S.R.M. (1978) - Suggested methods for the quantitative description of discontinuities in rock masses. Int. J. Rock Mech. Min. Sci & Geomech. Abstr., 15, 319-368.

LUONGO G., CUBELLIS E., DI VITO M.A., CASCONE E. (1995) - L’isola d’Ischia: dinamica e struttura del M. Epomeo. In: “Cinquanta anni di attività didattica e scientifica del Prof. Felice Ippolito”, 427-436, Liguori Editore.

MELE R., DEL PRETE S. (1998) - Fenomeni di instabilità dei versanti in Tufo Verde di Monte Epomeo (isola d’Ischia - Campania). Boll. Soc. Geol. It., 117(1), 93-112.

MERCALLI G. (1884) - L’isola d’Ischia ed il terremoto del 28 luglio 1883. Mem. R. Istituto Lombardo Sci. Mat. Nat., 15, 99-154.

MONTI P. (1980) - Ischia: archeologia e storia. Napoli: Porzio. ORSI G., CHIESA S., CIVETTA L., POLI S. (1987) - Eruptive history and chemical evolution

through time of the magmatic system of Ischia in the last 50.000 years. Hawaii Symp., Hilo.

ORSI G., DE VITA S., PIOCHI M. (1993) - Ischia: a volcanic island. 15th Regional Meeting IAS, 107-123.

ORSI G., GALLO G., ZANCHI A. (1991) - Simple shearing block-resurgence in caldera depressions. A model from Pantelleria and Ischia. J. Volcal. Geotherm. Res., 47, 1-11.

ORSI G., PIOCHI M., CAMPAJOLA L., D’ONOFRIO A., GIALANELLA L., TERRASI F. (1996) - 14C geochronological constraints for the volcanic history of the island of Ischia (Italy) over the last 5000 years. J. Volcanol. Geoth. Res., 71, 249-257.

PARONUZZI P. (1987) - Modelli di calcolo per l'analisi della propagazione di blocchi rocciosi in frana. Rivista Italiana di Geotecnica, 21, 145 165.

PARONUZZI P., BLASI L., CAUTILLI E., TASSONI E. (1989) - La falesia delle “Acque Dolci” di Monte Argentario: modellazione cinematica di caduta massi e progettazione delle opere di difesa. ENEA - Dipartimento Ambiente; Università di Udine, Dipartimento Georisorse e Territorio.

PARONUZZI P., COCCOLO A. (1995) - L’impiego delle barriere paramassi. Rassegna Tecnica del Friuli-Venezia Giulia, 4/1995, 20-25.

PFEIFFER T., BOWEN T. (1989) - Colorado Rockfall Simulation Programm. Colorado School of Mines – U.S. Department of Transportation Federal Highway Administration, Final Report.

PRIEST S.D., HUDSON J.A. (1976) - Discontinuity spacings in rock. Int. J. Rock Mech. Min. Sci. &

Page 62: REGIONE CAMPANIA Piano Stralcio per l'Assetto … · Luca Cristiano ing. Diego Di Martire ing. Anna Di Mauro arch. Valeriano Pesce ing. Eleonora Quaranta ing. Liberata Tufano ...

61

Geomech. Abstr., 13, 135-148. RITTMANN A., GOTTINI V. (1980) - L’isola d’Ischia. Geologia. Boll. Servizio Geologico It., 101,

131-274. ROMANA RUIZ M. (1985) - New adjustment ratings for application of Beniawski classification to

slopes. Proc. Int. Symp. on “The role of rock mechanics”, Zacatecas, 49-53. ROMANA RUIZ M. (1988) - Practice of SMR classification for slope appraisal. Proc. 5th Int.

Symp. on Landslide, Lausanne, 2: 1227-1232, Balkema, Rotterdam. ROMANA RUIZ M. (1991) - SMR classification. Proc. 7th Int. Cong. on Rock Mech., Aachen, 955-

960, Balkema, Rotterdam. SCIOLDO G (1991) - ROTOMAP: analisi statistica del rotolamento dei massi. Guida informatica

ambientale, 81-84, Patron, Milano. SCIOLDO G. (2000) - ISOMAP & ROTOMAP, Ricostruzione e restituzione grafica superfici &

analisi caduta blocchi. Geo&Soft, Torino. SERAFIM J.L., PEREIRA J.P. (1983) - Considerations on the geomechanics classification of

Bieniawski. Proc. Int. Symp. on Engng. Geol. and Underground Constr., LNEC, Lisboa. VEZZOLI V. (1988) - Island of Ischia. C.N.R., Quaderni del “La Ricerca Scientifica”, 114 – 10,

Roma. WU S.S. (1984) - Rockfall evaluation by computer simulation. Transport. Research Board, n.

1031. ZUPPETTA A., SAVA A., ZUPPETTA C. (1993) - Evoluzione tettonica dell’isola d’Ischia: un modello

per gli ultimi 35 Ka di attività. Boll. Soc. Geol. It., 112, 353-369.