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REGINA DEGLI APOSTOLI Periodico bimestrale della Provincia Italiana della Società dell’Apostolato Cattolico Anno XCVI - n. 5 Settembre/Ottobre 2018 Ottobre per le missioni Il sogno di Vincenzo Pallotti Ottobre per le missioni Il sogno di Vincenzo Pallotti

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REGINA DEGLI APOSTOLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato CattolicoAnno XCVI - n. 5 Settembre/Ottobre 2018

Ottobre per le missioniIl sogno di Vincenzo PallottiOttobre per le missioniIl sogno di Vincenzo Pallotti

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Regina degli Apostoli

REGINA DEGLI APOSTOLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato CattolicoAnno XCVI - n. 5 Settembre/Ottobre 2018

Ottobre per le missioniIl sogno di Vincenzo PallottiOttobre per le missioniIl sogno di Vincenzo Pallotti

Associato all’UspiUnione StampaPeriodici Italiani

7LA LETTERA AL POPOLO DI DIO

Papa Francesco: gli abusidei preti pedofili «atrocitànascoste dal clericalismo»

3EDITORIALE

I cattolici in politicae il rischiodell’irrilevanzadi Pier Giorgio Liverani

5L’ANNO LITURGICO

La Chiesa nel TempoOrdinario continuail suo pellegrinaggiodi Stella Marotta

10NUOVO SLANCIO DEL CATTOLICESIMO

Storico accordo tra SantaSede e Cina dopo 69 annidi chiusura diplomaticadi Pier Giorgio Liverani

167 OTTOBRE MADONNA DI POMPEI

Il segretomeravigliosodel Santo Rosariodi Stella Marotta

14OTTOBRE MESE MISSIONARIO

Pallotti inventoredel primo Collegio delleMissioni Estere in Italiadi Stanislao Stawicki

23IL PAPA A SANTA MARTA

«Essere cristiani non è facile,ma rende felici»a cura di Luca Liverani

22L’AGENDA DEL NUOVO ANNO

«L’Uac riprende il suocammino seguendola Gaudete et exsultate»di Anna Ciavotta

20LA PROCESSIONE IL 22 SETTEMBRE

Maria Regina Pacis:Ostia festeggiala sua patronadi Maurizio Di Schino

26LA CHIESA: NO ALL’IDOLATRIA DEL MERCATO

Quando il lavorodiventa merce, a rischioè la pace socialedi Enrico Bernardini

27DONNE ESEMPLARI DELLA BIBBIA

Ester, una colombaal riparodell’Altissimodi Serena Caleca

12IL 14 OTTOBRE A SAN PIETRO

Un Papa “cardine”del ’900:Paolo VI diventa Santodi P. G. L.

IN COPERTINA:Suora pallottina in una missione inRwanda

RdA-Regina degli Apostoli non è disponibile in formato carta-ceo, ma solo sul sito della Provincia Italiana della SAC,www.reginadegliapostoli.it, dove può essere sfogliata “vir-tualmente” – dal computer, dal tablet o dallo smarthphone – as-sieme ai numeri arretrati, o stampata per una copia personale.

La Direzione

Periodico bimestrale della Provincia Italianadella Società dell’Apostolato CattolicoRegistrazione Trib. Roma n. 5806 del 24.5.1957

Direzione:Via Giuseppe Ferrari, 1 - 00195 Romae-mail: [email protected]. 06.375923

Ex parte Soc. Imprimipotest D.A. Lotti SAC Rector Prov.

Direttore Responsabile:Giuseppe Colantonio SAC

Comitato di redazione:Stella Marotta CSAC, Vittorina D’ImperioCSAC, Luca Liverani, Pier Giorgio Liverani,Corrado Montaldo, Cristina Mastrorosati

Grafica:C.S.E. di De Lutio Ottavio [email protected]

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8L’INSTRUMENTUM LABORIS DEL SINODO

Protagonisti i giovaninella fedee nel mondo

18LA TESTIMONIANZA DELLE SUORE

«Noi pallottine indianedel Kerala nel diluvioaccanto alla popolazione»di Ligi Thottakath

29SPIRITUALITÀ DEL PALLOTTI

San Vincenzoe l’esamedi coscienzadagli scritti del Santo

30LA RECENSIONE

Don Franco Peradotto:prete e giornalistadel suo tempodi P. G. L.

S O M M A R I O

Avviso

importante

ai lettori

Il bimestrale RdAè solo su Internet

www.reginadegliapostoli.it

28NOTIZIARIO

Il “sì” per sempredelle Suore Pallottine Rinnovate l’8 settembrele professioni religiose

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Sono gli anni tra il 1944 e il 1950: la guerraè finita da poco e urge ricostruire la spinadorsale dell’Italia. Il Fascismo e Mussolini

sono morti, il secondo brutalmente, il Re è so-stituito dal principe Umberto, che però se ne vapresto in Portogallo, perché in un referendum(1946) vince la repubblica. Hanno votato (per laprima volta nella storia) 13 milioni di donne e12 di uomini, pari complessivamente al 90% de-gli allora 28.005.449 elettori. Dieci giorni dopoil capo del governo, Alcide De Gasperi, assumele funzioni di capo provvisorio dello Stato el’Assemblea Co-stituente (che de-ve redigere lanuova Costituzio-ne) alla sua primaseduta, il 28 giu-gno 1946, eleggecapo provvisoriodello Stato Enricode Nicola, con396 voti su 501,al primo scruti-nio.

L’aria di queglianni era di impe-gno, di passione eanche di duricontrasti, ma ipartiti si misero alavorare in un cli-ma di convivenzae senza odio. Ilcontrasto più importante è quello tra il PC (Par-tito Comunista) e la DC (Democrazia Cristiana).Il PCI godeva del sostegno economico e delledirettive politiche provenienti da Mosca come ilsegretario del Partito, cioè Palmiro Togliatti. Inuna Italia divisa in diverse “classi” sociali il PCIsi diffuse facilmente, largamente e rapidamentein tutta l’Italia, assorbendo la classe operaia al-lora povera e senza poteri, ma anche una di-screta fetta della classe borghese che assicuravaal Partito un forte contributo di cultura “di sini-stra”.

Qui bisogna considerare che per più di unventennio (22 ottobre 1922 la marcia su Roma,

EDIT

ORIA

LE I cattolici in politicae il rischio dell’irrilevanza

25 luglio 1943 la destituzione di Mussolini, 28aprile 1945 la sua uccisione) l’Italia aveva speri-mentato la dittatura fascista subendo anchel’impossibilità di “fare politica” che non fossefascista. Tra le altre assurdità, nel 1931 il “Du-ce” sciolse d’autorità qualsiasi organizzazionenon fascista e soprattutto l’Azione Cattolica per-ché si governava da sé e, soprattutto, non for-mava i giovani con la “Dottrina Fascista”. L’in-tervento energico di papa Pio XI fece annullarei piani del “Duce” e il risultato fu che, per unadecina di anni, l’Azione Cattolica, cui facevano

capo, pratica-mente, tutte lealtre associazionicattoliche, potèformare, anchese ciò non appa-riva all’esterno, ipropri aderenti aquei princìpi cri-stiani che com-prendono ancheuna sana politicacivile: la dignitàdella persona,l’uguaglianza, lalibertà di pensie-ro, la cura deiminori, i diritti, ilrispetto delle fedireligiose e tuttociò che rende vi-vibili e civili le

comunità umane, infine la costruzione di unoStato democratico.

Tutto ciò rese fortemente attraente il “farepolitica”, cioè l’impegno per il bene di tutti espinse specialmente i giovani e i reduci dalla se-conda guerra mondiale a “svuotare” le parroc-chie per riempire le sedi della DC e mettere inatto gli insegnamenti delle parrocchie. Si erascoperto che far politica non vuol dire acquisirepotere o notorietà e comandare, occupare pol-trone ed essere serviti. Far politica, come avevadetto fin dal 1927 papa PioXI, significa servire.La politica – scrisse qualche anno dopo papaPaolo VI nell’enciclica Populorum progressio – «è

di Pier Giorgio Liverani

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la più alta forma di carità», è amore di Dio attra-verso il prossimo. La politica, dunque va vissutacome servizio al Paese e a Dio. E nei giorni d’oggiil Cardinale Scola ha ricordato, in una lettera pa-storale, che negli ambiti della società dove la fede èmessa alla prova non può non esserci la presenzaattiva dei cristiani. Passando dalla parrocchia alPartito i giovani avevano mostrato di aver capito.

Ahimè, quei cristiani giovani e anziani, esperti eprincipianti che occupavano il maggior numero diseggi nelle Camere del Parlamento e dei ConsigliComunali non si trovano quasi più: sembrano as-senti oppure troppo deboli per diventare l’animadel mondo. Separata dalla vita della comunità la fe-de si riduce a un ruolo marginale: se i fedeli resta-no muti e inerti dinanzi alle grandi questioni delnostro tempo – matrimonio, sessualità, famiglia,giustizia e politica scadente – la fede cristiana si ri-duce a “religione da cerimonie”. Oggi più che mai icristiani sono chiamati a dare la prova che il Van-gelo è anche un progetto per una società amichevo-le, solidale, giusta e capace di risolvere le grandiquestioni che il nostro tempo è chiamato ad affron-tare.

È vero: nel dopoguerra e negli anni della ripresaeconomica i cristiani riscattarono l’Italia dal fasci-smo, la salvarono dal comunismo e la collocarono

tra i paesi guardati conmeraviglia da tutto ilmondo. L’anima delPaese era ancora cattoli-ca e coltivata dai “pa-dri” dell’Europa unita.Essi avevano progettatoun’Europa unita e fon-data su princìpi cristia-ni: erano un italiano,un francese e un tede-sco, tre statisti di fron-tiera e di fede, ma so-prattutto tre cristiani:Alcide De Gasperi, Ro-bert Schuman, KonradAdenauer. Oggi, scom-parsi i tre Padri, è il lai-cismo a mantenerel’iniziativa e il soprav-vento. Così l’Italia hacambiato i suo volto: ildelitto di aborto volon-tario si trasformò in undiritto e in una “conqui-sta di civiltà”; al matri-monio fu tolto il “finchémorte non vi separerà”;la fecondazione artifi-ciale si trasferì dall’am-

bito della zootecnia alla riproduzione umana in unclima di una specie di adulterio consensuale (la ri-produzione eterologa); i tribunali obbligano le ana-grafi a registrare i bambini “nati da due madri o dadue padri” o da un “utero in affitto”; la Domenica èdedicata a vari tipi di attività meno quella religio-sa; e tra le molte possibili morti sono stati scelti il“suicidio assistito” e l’eutanasia.

Allo stesso tempo ci si è accorti che nelle chiesei cristiani sono sempre meno, che diminuiscono imatrimoni sostituiti dalle convivenze e durevoli so-lo per il tempo degli entusiasmi sessuali. Anche ibattesimi diminuiscono un po’ per gli aborti e inpo’ per la grave crisi della natalità; anche le voca-zioni sacerdotali sono in crisi e cose orribili si dico-no su molti preti.

I deputati e i senatori che si dichiarano cattolicisono molto pochi e sono pochi anche gli elettoriche li votano. No, un nuovo partito cristiano nonc’è ed è bene che non ci sia: non sono i partiti ma icristiani che devono portare la fede, il Vangelo aPalazzo Chigi, nelle aule della Camera e del Senatoe nei consigli degli ottomila comuni e delle regionid’Italia.

Chissà se un po’ di quei giovani che il Papa hainvitato a Panama per ricaricarli (22-27 gennaio2019) faranno il miracolo. ■

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Il Tempo Ordinario, per la Liturgia, è ricco di fe-ste mariane e impegni missionari. Con il giorno8 settembre si ricorda la nascita della Vergine

Maria, a seguire, il 12 settembre, è la festa del No-me di Maria ed il 15 settembre è dedicato alla Ma-donna Addolorata. Le feste mariane sono entratenella fede popolare della Chiesa Italiana e mondia-le. Con il mese di ottobre si continua ad onorareMaria ed il giorno 7, oltre ad essere domenica, èanche la giornata dedicata alla Madonna del Rosa-rio, quindi la festa della Supplica di Pompei e allapreghiera per i tantissimi Missionari sparsi nelmondo.

Il mese di settembre, segna per tutte le famiglie,per molte comunità, per tutta l’Unione, almenoquella in Italia, la ripresa del cammino e delle atti-vità pastorali, interrotte a motivo delle vacanzeestive. In questi giorni, le Comunità programmanoe rielaborano itinerari e percorsi pastorali. Anchenoi dell’Unione ci avviamo con una nuova pro-grammazione, e ci auguriamo che non sfugga anessuno l’obiettivo fondamentale che è quello diconoscere e annunciare Gesù!

Cammineremo cercando di rimanere docili alloSpirito per riconoscerlo presente e accogliere i suoisuggerimenti e le sue proposte. Sono convinta cheuna buona partenza non può prescindere dal-l’ascolto. Riprenderemo dunque il cammino liturgi-co/pastorale con la Bibbia in mano e nel cuore!“Ignorare le Scritture significa ignorare Cristo” (SanGirolamo).

È Lui infatti che “suscita il volere e l’operare se-condo i suoi disegni”. La Parola di Dio segnerà larotta e ci indicherà il cammino, giorno per giorno.A noi è chiesto di tenere “lo sguardo fisso su diLui, autore e perfezionatore della fede”. Camminia-mo quindi orientando, ogni giorno, il nostro sguar-do verso la meta. Vivendo giorno dopo giorno conGesù ed in Gesù arriveremo alla conclusione del-l’Anno Liturgico festeggiando Cristo Re.

Mi piace regalare ad ogni lettore una piccola“perla”: il testo del Beato Papa Paolo VI, che saràcanonizzato da Papa Francesco il prossimo ottobre.Il documento ci offre l’occasione per riflettere eper prepararci nel modo migliore ad una forma diimpegno e di rinnovamento personale e comunita-rio, che ci permetterà di riscoprire la bellezza dellanostra appartenenza alla Chiesa locale.

La Chiesa nel Tempo Ordinario continua il suo pellegrinaggio

ANNO LITURGICO: FESTE MARIANE E

IMPEGNI MISSIONARI

di Stella Marotta

TTaarraannttoo,, pprroocceessssiioonnee ddeellllaa MMaaddoonnnnaa AAddddoolloorraattaa

Questa “perla” possiamo benissimo applicarla al-l’appartenenza all’Unione dell’Apostolato Cattolico,come pure alla nostra Famiglia umana e spirituale.Non possiamo dire di amare la nostra famiglia sepoi ci limitiamo a dire solo quello che non si fa oquello che gli altri dovrebbero fare. Il Testo delBeato Paolo VI ci aiuti a riflettere e a prendere sulserio i tre verbi che continuamente ci ripropone.

“Collabora - prega - soffri”

Per la tua parrocchia, perché devi considerarlacome una madre a cui la Provvidenza ti ha affida-to: chiedi a Dio che sia casa di famiglia, fraterna edaccogliente, casa aperta a tutti e al servizio di tutti.Dà il tuo contributo di azione perché questo si rea-lizzi in pienezza.

Collabora – prega – soffri: perché la tua parroc-

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chia sia vera comunità di fede: rispetta il parroco;anche se avesse mille difetti, è il delegato di Cristoper te. Guardandolo con l’occhio della fede, nonaccentuare i suoi difetti, non giudicare con troppafacilità le sue miserie, perché Dio perdoni a te letue miserie. Prenditi carico dei suoi bisogni, pregaogni giorno per lui.

Collabora – prega – soffri: perché la tua parroc-chia sia un vera comunità eucaristica, che l’Eucari-stia sia “radice viva del suo edificarsi”, non una radi-ce secca, senza vita. Partecipa alle Eucarestie contutte le tue forze. Godi e sottolinea con tutti, tuttele cose belle della tua parrocchia. Non macchiartimai la lingua accanendoti contro l’inerzia della tuaparrocchia; invece rimboccati le maniche per fare

tutto quello che ti viene ri-chiesto.

Ricordati: i pettegolezzi, leambizioni, la voglia di pri-meggiare, le rivalità, sono pa-rassiti della vita parrocchiale:detestali, combattili, non tol-lerarli mai La legge fonda-mentale del servizio è l’umil-tà: non imporre le tue idee,non avere ambizioni , servinell’umiltà. E accetta anchedi essere messo da parte, seiil bene di tutti, ad un certomomento, lo richiede. Solo,non incrociare le braccia, but-tati invece nel lavoro più anti-patico e più schivato da tutti,e non ti salti in mente di fon-dare un partito di opposizio-ne!

Se il parroco è possessivo enon lascia fare, non farne undramma: la parrocchia non vaa fondo per questo. Ci sonosettori dove qualche vecchioparroco ti lascia piena libertàdi azione: la preghiera, i pove-ri , i malati , le persone soleed emarginate. Basterebbefossero vivi questi settori e laparrocchia diventerebbe viva.La preghiera, poi, nessuno tela condiziona e te la può to-gliere.

Ricordati bene che, conl’umiltà e la carità si può direqualunque verità in parroc-chia. Spesso è l’arroganza e lapresunzione che ferma ognipasso ed alza i muri. La man-canza di pazienza qualche vol-

ta crea il rigetto delle migliori iniziative. Quando lecose non vanno, prova a puntare il dito contro testesso, invece di puntarlo contro il parroco e con-tro le situazioni. Hai le tue responsabilità, hai i tuoiprecisi doveri: se hai il coraggio di un autocritica,severa e schietta, forse avrai una luce maggiore suilimiti degli altri.

Se la tua parrocchia fa pietà, la colpa è anchetua; basta un pugno di gente volenterosa a fare unarivoluzione, basta un gruppo di gente decisa a dareun volto nuovo ad una parrocchia. E prega inces-santemente per la santità dei tuoi sacerdoti: sono isacerdoti santi la ricchezza più straordinaria dellenostre parrocchie, sono i sacerdoti santi la salvezzadei nostri giovani. (Paolo VI) ■

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Un doloroso “mea culpa” e un forte invito alrisveglio delle coscienze attraverso la pre-ghiera e il digiuno per sradicare la “vergo-

gna” e “ le atrocità commesse da persone consacra-te”, che per molti anni e in molti paesi hanno abu-sato di bambini e ragazzi, spesso all’ombra di unpericolosissimo “clericalismo”. Papa Francesco il 20agosto 2018 ha scritto una intensa “Lettera al Popo-lo di Dio” dopo i casi eclatanti delle dimissioni il 18maggio di tutti i 31 vescovi del Cile e, il 14 agosto,l’inchiesta penale in sei diocesi della Pennsylvania(Usa) che accusa di oltre mille abusi 301 sacerdotinell’arco di 70 anni.

Papa Fracesco nella lettera si sofferma sulle con-seguenze causate dagli “abusi sessuali, di potere edi coscienza commessi da un numero notevole dichierici e persone consacrate”. Il Santo Padre espri-me solidarietà e invoca “tolleranza zero”, sottoline-ando che “le ferite non spariscono mai e ci obbliga-no a condannare con forza queste atrocità, comepure a concentrare gli sforzi per sradicare questacultura di morte”. E aggiunge: “Il dolore di questevittime è un lamento che sale al cielo, che toccal’anima e che per molto tempo è stato ignorato, na-scosto o messo a tacere. Ma il suo grido è stato piùforte di tutte le misure che hanno cercato di farlotacere o, anche, hanno preteso di risolverlo con de-cisioni che ne hanno accresciuto la gravità cadendonella complicità. Grido che il Signore ha ascoltatofacendoci vedere, ancora una volta, da che parte

vuole stare”.Da qui l’invito del Papa a “tutto il santo Popolo

fedele di Dio” perché si dedichi “all’esercizio peni-tenziale della preghiera e del digiuno secondo il co-mando del Signore, che risveglia la nostra coscien-za, la nostra solidarietà e il nostro impegno per unacultura della protezione e del ‘mai più’ verso ognitipo e forma di abuso. È impossibile immaginareuna conversione dell’agire ecclesiale senza la parte-cipazione attiva di tutte le componenti del Popolodi Dio”, scrive il Papa nella parte conclusiva dellaLettera al popolo di Dio. Netto il “no” del Ponteficeal clericalismo che “genera una scissione nel corpoecclesiale che fomenta e aiuta a perpetuare moltidei mali che oggi denunciamo”. “Dire no all’abuso– spiega – significa dire con forza no a qualsiasiforma di clericalismo”. Secondo Francesco, “l’unicomodo che abbiamo per rispondere a questo maleche si è preso tante vite è viverlo come un compitoche ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo diDio” perché tutto ciò che si fa “per sradicare la cul-tura dell’abuso dalle nostre comunità senza unapartecipazione attiva di tutti i membri della Chiesanon riuscirà a generare le dinamiche necessarieper una sana ed effettiva trasformazione”.

“È imprescindibile – afferma – che come Chiesapossiamo riconoscere e condannare con dolore evergogna le atrocità commesse da persone consa-crate, chierici, e anche da tutti coloro che avevanola missione di vigilare e proteggere i più vulnerabi-

li. Chiediamo perdono per i pec-cati propri e altrui”. L’auspicio, in-fine, che digiuno e preghiera“aprano le nostre orecchie al dolo-re silenzioso dei bambini, dei gio-vani e dei disabili. Digiuno che ciprocuri fame e sete di giustizia eci spinga a camminare nella veri-tà appoggiando tutte le mediazio-ni giudiziarie che siano necessa-rie”. Digiuno che “ci porti a impe-gnarci nella verità e nella caritàcon tutti gli uomini di buona vo-lontà e con la società in generaleper lottare contro qualsiasi tipo diabuso sessuale, di potere e di co-scienza”. ■

Papa Francesco: gli abusi dei preti pedofili «atrocità nascoste dal clericalismo»

LETTERA AL POPOLO DI DIO DOPO LO SCANDALO IN PENNSYLVANIA E LE DIMISSIONI DEI VESCOVI IN CILE

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«I giovani, la fede e il di-scernimento vocaziona-le». Questo è il tema

della XV Assemblea GeneraleOrdinaria del Sinodo dei Ve-scovi, che ha trovato un’acco-glienza straordinaria nellaChiesa di tutto il mondo: papaFrancesco vuole ringiovanire laChiesa rafforzando i giovani ela loro fede, la presenza deiquali nella comunità sociale epolitica del mondo non sembratrovare nei fatti la necessariaattenzione. Il Papa ha anchefretta – si direbbe – per nonperdere l’occasione del “rumo-re” che la sola presentazionedel tema ha causato. Infatti ilcammino sinodale, iniziatosi il6 ottobre del 2016 è tempesti-vamente proseguito con la re-dazione del Documento preparatorio (DP), pubblica-to il 13 gennaio 2017 insieme a una “Lettera ai gio-vani” del Papa

Il DP comprendeva un Questionario, destinatoprincipalmente alle Conferenze Episcopali, ai Sino-di delle Chiese Orientali Cattoliche e ad altri orga-nismi ecclesiali. Dall’11 al 15 settembre 2017 si ètenuto un Seminario internazionale sulla condizionegiovanile che ha aiutato a mettere a fuoco la situa-zione dei giovani nel mondo di oggi dal punto di vi-sta scientifico. Non sono mancate anche occasionidi ascolto della voce dei giovani, perché fin da su-bito si è inteso renderli protagonisti. Un Questiona-rio on line ha raccolto le risposte di oltre centomilagiovani. Inoltre, ha avuto luogo la Riunione presino-dale (Roma, 19-24 marzo 2018), che si è conclusa ladomenica delle Palme con la consegna al Santo Pa-dre di un Documento finale. A questa iniziativa han-no partecipato circa 300 giovani dai cinque Conti-nenti e anche 15mila giovani attraverso i social me-dia. L’evento, espressione del desiderio della Chie-sa di mettersi in ascolto di tutti i giovani, nessunoescluso, ha ottenuto notevole risonanza.

Il vasto materiale raccolto è stato accuratamenteanalizzato e raccolto nel presente “Strumento di la-

voro”. Il testo è strutturato in tre parti: la prima le-gata al verbo “riconoscere”, raccoglie l’ascolto dellarealtà, facendo il punto sulla condizione giovanile;la seconda, orientata dal verbo “interpretare”, offrealcune chiavi di lettura delle questioni presentateal discernimento del Sinodo; la terza parte – “sce-gliere” – raccoglie diversi elementi per aiutare i Pa-dri sinodali a prendere posizione rispetto agliorientamenti e alle decisioni da prendere. Il testo siconclude con una significativa attenzione al temadella santità, in modo che l’Assemblea sinodale ri-conosca in essa «il volto più bello della Chiesa» e losappia proporre a tutti i giovani oggi.

Le finalità del Sinodo

1. Prendersi cura dei giovani non è per la Chie-sa un compito facoltativo, ma parte sostanziale del-la sua missione nella storia. È questo in radicel’ambito specifico del prossimo Sinodo: come Gesùha camminato con i discepoli di Emmaus, anche laChiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani,nessuno escluso, verso la gioia dell’amore. I giova-ni possono, con la loro presenza e la loro parola,aiutare la Chiesa a ringiovanire il proprio volto. Un

Protagonisti i giovani nella fede e nel mondo

UNA SINTESI DELLA PRESENTAZIONE DELL’INSTRUMENTUM LABORIS DEL PROSSIMO SINODO

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filo ideale lega il Messaggio ai giovani del ConcilioVaticano II (8 dicembre 1965) e il Sinodo dei giova-ni (3-28 ottobre 2018), che il Santo Padre ha esplici-tato così: «Mi viene in mente quello splendido Mes-saggio che è un invito a cercare nuovi cammini e apercorrerli con audacia e fiducia, tenendo fisso losguardo su Gesù e aprendosi allo Spirito Santo, perringiovanire il volto stesso della Chiesa».

Il metodo del discernimento

2. Nel discernimento riconosciamo un modo distare al mondo, un atteggiamento fondamentale eun metodo di lavoro che consiste nel guardare ledinamiche sociali e culturali con lo sguardo del di-scepolo. Il discernimento conduce a riconoscere ea sintonizzarsi con l’azione dello Spirito, in un’au-tentica obbedienza spirituale. Per questa via diven-ta apertura alla novità, coraggio di uscire, resisten-za alla tentazione di ridurre il nuovo al già noto. Ildiscernimento è un atteggiamento autenticamentespirituale. In quanto obbedienza allo Spirito, è an-zitutto ascolto, che può diventare anche spinta pro-pulsiva alla nostra azione, capacità di fedeltà crea-tiva alla missione da sem-pre affidata alla Chiesa. Ildiscernimento si fa cosìstrumento pastorale, ingrado di individuare cam-mini vivibili da proporre aigiovani e di offrire orienta-menti e suggerimenti perla missione non preconfe-zionati, ma frutto di unpercorso che permette diseguire lo Spirito. Un cam-mino così strutturato invitaad aprire e non a chiudere,a porre quesiti e suscitareinterrogativi senza suggeri-re risposte prestabilite, aprospettare alternative esondare opportunità

La struttura del testo

3. L’Instrumentum labo-ris raccoglie i contributi ri-cevuti in un documento intre parti, che richiamanol’articolazione del processodi discernimento: ricono-scere, interpretare, scegliere.Tre parti che configuranoun cammino.

Riconoscere: il primopassaggio è quello dello

sguardo e dell’ascolto. Richiede di prestare atten-zione alla realtà dei giovani di oggi, nella diversitàdi condizioni e di contesti nei quali vivono. Richie-de umiltà, prossimità ed empatia, così da entrarein sintonia e percepire quali sono le loro gioie e leloro speranze, le loro tristezze e le loro angosce. Lostesso sguardo e lo stesso ascolto vanno rivolti ver-so ciò che vivono le comunità ecclesiali presenti inmezzo ai giovani. In questo primo passaggio l’at-tenzione si focalizza sul cogliere i tratti caratteristi-ci della realtà: le scienze sociali offrono un contri-buto insostituibile, purché riletto alla luce della fe-de e dell’esperienza della Chiesa.

Interpretare: il secondo passaggio è un ritorno suciò che si è riconosciuto a partire da uno sguardodi fede. Le categorie di riferimento sono quelle bi-bliche, antropologiche e teologiche espresse dalleparole chiave del Sinodo: giovinezza, vocazione, di-scernimento vocazionale e accompagnamento spiri-tuale. Perciò è strategico costruire un quadro di ri-ferimento adeguato dal punto di vista teologico, ec-clesiologico, pedagogico e pastorale, che possa rap-presentare la capacità di sottrarre la valutazione al-la volubilità dell’impulso, pur riconoscendo «che

nella Chiesa convivono le-gittimamente modi diversidi interpretare molti aspettidella dottrina e della vitacristiana».

Scegliere: solo alla lucedella vocazione accolta èpossibile comprendere aquali passi concreti ci chia-ma lo Spirito. In questa ter-za fase del discernimentooccorre esaminare strumen-ti e pastorali e coltivare lalibertà interiore necessariaper scegliere quelli che me-glio ci consentono di rag-giungere lo scopo. Si trattadunque di una valutazioneoperativa e di una verificacritica, non di un giudiziosul valore o sul significatoche quegli stessi mezzi han-no potuto o possono rivesti-re. Questo passaggio potràindividuare dove è necessa-rio un intervento di rifor-ma, un cambiamento delleprassi ecclesiali e pastoraliper sottrarle al rischio dicristallizzarsi. (A questa“presentazione” seguono poi”l’Introduzione” e il moltoampio Instrumentum). ■

PREGHIERAPER IL SINODO

Signore Gesù, la tua Chiesa incammino verso il Sinodo volge losguardo a tutti i giovani del mondo. Tipreghiamo perché con coraggioprendano in mano la loro vita, mirinoalle cose più belle e più profonde econservino sempre un cuore libero.Accompagnati da guide sagge egenerose, aiutali a rispondere allachiamata che Tu rivolgi a ciascuno diloro, per realizzare il proprio progettodi vita e raggiungere la felicità. Tieniaperto il loro cuore ai grandi sogni erendili attenti al bene dei fratelli. Comeil Discepolo amato, siano anch’essisotto la Croce per accogliere tuaMadre, ricevendola in dono da Te.Siano testimoni della tua Risurrezionee sappiano riconoscerti vivo accanto aloro annunciando con gioia che Tu seiil Signore. Amen. (Papa Francesco)

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La firma, il 22 settembre scorso, dell’accordoSanta Sede e Repubblica Popolare Cinese èormai una realtà. Finora la Cina e la Santa Se-

de non hanno mai avuto rapporti ufficiali dal 1949,quando Mao Tsetung proclamò la Repubblica Popo-lare. Nel 1951 cominciò un lungo inverno tra il Va-ticano e Pechino, che vide per prima conseguenzala creazione dell’Associazione patriottica cattolicacinese nel 1958. Così sessant’anni fa, cominciaronole ordinazioni di vescovi non nominati né ricono-sciuti dal Vaticano, in genere preti che credevanodi dover assumere quella posizione per salvare ilsalvabile. La “Chiesa patriottica” conservava edificie luoghi di culto, aperti ai fedeli. D’altra parte si èparlato di una «Chiesa clandestina», con vescovi ri-conosciuti da Roma, che credevano di dover resi-stere al controllo governativo.

Il primo risultato dell’accordo tra Cina e Vatica-

Storico accordo tra Santa Sede e Cinadopo 69 anni di chiusura diplomatica

L’UNIFICAZIONE DEI VESCOVI FEDELI AL PAPA DARÀ SLANCIO AI CATTOLICI CINESI

di P.G.L.

di Pier Giorgio Liverani

Era il giorno dell’Epifania del 1973,ma nelle strade di Pechino (in ci-

nese Beijing) niente, come era logi-co, accennava a una festa. Io, però,volevo andare a Messa. Chiesi se cifosse una chiesa all’autista dellamacchina che il governo aveva mes-so a disposizione mia e di un altrogiornalista (eravamo tra i primi, stra-nieri e giornalisti, accettati dopo unaventina di anni). Il Partito aveva stabi-lito per lui che studiasse l’italiano, co-sì ci capivamo bene. L’autista mi dis-se sì: «Quella di Nan Tang e quella diSan Giuseppe – mi disse –. La primaè la cattedrale». Alla Messa (Misà in

cinese) arrivammo che era appenacominciata, era celebrata in latinocon le spalle del celebrante verso ipresenti e nel rito di prima del Conci-lio (i sacerdoti cinesi non ne sapeva-no praticamente nulla). I fedeli pre-senti erano pochi: qualche straniero(forse diplomatici) e un po’ di pechi-nesi. Fungeva da accolito un anzianolaico che, però, rispondeva disinvoltoal latino del celebrante.

Vicino alla balaustra c’era un pre-sepe con le figure palesemente occi-dentali. Sopra la grotta del Bambinosi snodava un nastro con una scrittain latino: «Gloria in excelsis Dei et interra pax hominibus bonaevoluntatis». Incoraggiato da questo

cartiglio, incomprensibile per i fedelidi Pechino, fermai il celebrante men-tre tornava in sacrestia e gli chiesi:«Loquaeris latine?», «Loqueo» mi ri-spose e, appena tolte le vesti liturgi-che, mi accompagnò nel salotto buo-no dove poi chiamò un confratello edove arrivò il chierico con il the, chein Cina è d’obbligo per gli ospiti, indelle belle tazze lunghe e strette per-ché resti caldo.

Cominciò così una conversazionemolto cordiale. Io mi presentai comegiornalista, qual ero, del quotidianocattolico italiano, l’Avvenire. E il pri-mo dei due presbiteri, sulla quaranti-na, era don Lorenzo, vicario del Ve-scovo di Pechino. Del secondo ho di-

«Quella volta che nella Cina maoista del 1973intervistai in latino uno dei rari preti di Pechino»

LA TESTIMONIANZA

CCrriissttiiaannii cciinneessii iinn ppiiaazzzzaa ssaann PPiieettrroo

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no è unificare l’episcopato in unione con il papa: sicrea così una guida unitaria per una Chiesa, sfidataanche dalle Chiese neoprotestanti, molto attive.L’unificazione è la premessa per un nuovo slanciodel cattolicesimo in Cina.

Un altro significativo risultato è che il governocinese prende sul serio la Santa Sede come interlo-cutore, anche per risolvere una questione religiosatra cinesi. Non più negoziati segreti, ma un accor-do ufficiale che riconosce dignità alla Santa Sede eal cattolicesimo cinese. È un successo di papa Fran-cesco e del suo Segretario di Stato, Parolin, da tem-po impegnato nelle questioni cinesi.

Non sono mancate critiche ainegoziati e all’accordo. L’accusaprincipale è che si consegna ilcattolicesimo al potere politicoma la “politica dell’accordo” èquella dei «piccoli passi».

L’accordo individua un mec-canismo, considerato provviso-rio e da rodare, per la nominadei vescovi. È un fatto decisivoper la Chiesa, su cui si è trovatoun compromesso: comunità cat-toliche cinesi, governo e Santa

Sede avranno, tutte e tre, un ruolo nel processo discelta. Il papa conserva la possibilità di rifiutare lanomina.

L’accordo non conclude un processo, ma apreuna strada, che esigerà un costante rapporto nego-ziale tra Vaticano e Cina. A questo fine, una rap-presentanza vaticana stabile a Pechino aiuterebbe icontatti e l’individuazione di candidati all’episco-pato adatti, pastorali e accettati dalla Cina e daicattolici cinesi. Resta il fatto storico che l’accordodi Pechino, nonostante le discussioni che susciterà,fa cadere uno degli ultimi muri della guerra fred-da. ■

menticato il nome. Ci scambiavamole domande e le risposte ma il latinodi don Lorenzo era largamente mi-gliore del mio. Dopo le prime spiega-zioni, mi diede qualche informazionesulla struttura della Chiesa. Don Lo-renzo mi parlava in latino. A Pechinoc’erano allora cinque o seimila catto-lici, soprattutto nelle campagne circo-stanti, con venti sacerdoti e due chie-se aperte al culto La maggior partedei fedeli erano anziani, pochi i gio-vani. Le Messe si celebravano rego-larmente e i sacerdoti svolgevano lanormale attività di ministero: l’Eucari-stia, ibattesimi, i matrimoni, le con-fessioni, le visite agli ammalati el’amministrazione dei beni dellaChiesa. «Amministriamo circa venti-cinque battesimi l’anno – mi dissedon Lorenzo – e tre matrimoni reli-giosi. Non esiste un seminario, ma cisono le vocazioni sacerdotali: pren-diamo dalle scuole medie, con il con-senso della famiglia, quegli allieviche hanno il desiderio di continuare

gli studi religiosi e li facciamo prose-guire con noi nelle materie di filoso-fia, teologia, religione. Attualmente cisono cinque o sei ragazzi fra i 14 e i17 anni desiderosi di farsi preti». E ilPapa, se venisse? chiesi io: «Sareb-be il benvenuto, ma dovrebbe nonentrare nella vita della Chiesa qui inCina».

Tutto bene, dunque, ma – pensaiio, in silenzio – non sarebbe un viag-gio di piacere. Chinai un po’ la testaper pensare, ma rialzamdo gli occhiscoprii che nel salotto c’era un belCrocifisso, è vero, ma sulla parete difronte alla porta tre grandi quadri,

mezzobusti a grandezza al naturale.Non Gaspare, Melchiorre né Baldas-sarre, ma i ritratti di Carlo Marx, diVladimir Lenin e di Mao Tsetung.Ringraziai e me ne andai.

Sono passati 45 anni. Papa Fran-cesco è riuscito a fare in modo che iVescovi “patriottici” non rifiutino più ilconsenso del Papa. Le Chiese catto-liche sono sempre due: una di Statoe una clandestina che fa capo a Ro-ma e al Papa ed è perseguitata. Vati-cano e Cina hanno fatto pace. I pretie i vescovi scomodi forse non staran-no più in prigione. E io sono un po’invecchiato.

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«Paolo VI sarà santo grazie a una bimba cherischiava di non nascere». Così ha scrittouna rivista facendo due errori. Il primo:

non si diventa santi dopo essere morti, anche PaoloVI era già santo in vita e specialmente durante ilsuo difficile pontificato. Il secondo: non è santoperché dal cielo ha fatto un miracolo in terra sal-vando una bimba ancora nel grembo materno esua madre in pericolo di morte. I miracoli li fa il Si-gnore e questo, chiesto tramite il Papa, potrebbedefinirsi una conferma dei meriti di questo pontefi-ce merita il riconoscimento della sua santità. Ladata della sua proclamazione alla santità è il 14 ot-tobre.

Giovanni Battista Montini nacque il 26 settem-bre 1897, fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1920,Vescovo di Milano nel 1955 e eletto Papa il 21 giu-gno 1963e morì nella residenza pontificia a CastelGandolfo. Tutta la sua vita è stata un percorso diamore e di passione sulla strada della santità: pri-ma da sacerdote impegnato a sostenere le iniziativedei giovani cattolici, poi da Segretario di Stato della

Curia vaticana durante il papato di Pio XII, che lonominò cardinale e lo mandò a Milano sulla catte-dra che fu di sant’Ambrogio ed ora è la diocesi piùgrande del mondo. Giovanni Battista Montini fu ar-civescovo di Milano dal1955 al 1963, quando, en-trato nella cappella Sistina alla morte di Pio XII, neuscì Vescovo di Roma e Pontefice.

Dalla cattedra di Ambrogio a quella di Pietro fuun passaggio ancora più difficile, anche e ché ilnuovo Papa dovette guidare fino alla sua conclusio-ne il grande Concilio Vaticano II istituito dal prede-cessore Giovanni XXIII fino sua conclusione. Dopoil Concilio il nuovo Papa parlò di «una Chiesa sa-maritana» e «ancella dell’umanità». Durante il suocomplesso ministero «fu condotto con mano forte esicura» e con spirito di umiltà: scrisse al Decanodel Collegio dei Cardinali che, in caso di «infermitàche si presuma inguaribile e che ci impedisca diesercitare sufficientemente le funzioni del nostroministero apostolico», le sue dimissioni dovevanoessere accettate.

Questo santo pastore figlio di un giornalista fu il

Un Papa “cardine” del ’900:Paolo VI diventa Santo

IL 14 OTTOBRE PAPA MONTINI SARÀ ELEVATO ALL’ONORE DEGLI ALTARI

di P. G. L.

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fondatore e il sostenitore di Avvenire, il quotidianodei cattolici ed ebbe una vita movimentata: fu ilprimo Papa che, ai nostri giorni, si recò in viaggiapostolici all’estero: in Terra Santa, in Africa, inAmerica, Oceania, Australia; il primo che parlò al-l’assemblea delle Nazioni Unite e a New York. InItalia fu profondamente turbato dall’uccisione dal-le Brigate Rosse di Aldo Moro, suo grande e anticoamico, per il quale tentò diverse strade di salvezza,ma inutilmente; in un viaggio nelle isole Filippineun pittore tentò di ucciderlo, ma riuscì soltanto acolpirlo con una coltellata non grave. Paolo VI èautore di numerose encicliche anche di contenutosociale. Oggi è tornata di attualità la “Humanae vi-tae” tuttora oggetto di ampi dibattiti.

Papa Paolo VI, 262esimo successore di Pietro,era nato il 26 settembre 1897 a Concesio, un paesenei pressi di Brescia, Il padre, Giorgio Montini, di-rigeva un giornale cattolico, “Il cittadino di Brescia”ed era deputato del Partito Popolare italiano di DonLuigi Sturzo. Il 29 maggio del 1898 viene ordinatosacerdote, e si trasferisce a Roma, dove inizia a la-vorare nella Segreteria di Stato Vaticano. Presto silaurea in filosofia, diritto civile e diritto canonico.Quattro anni dopo, nel mese di dicembre, Montini

è nominato Sostituto della Segreteria di Stato e col-labora con Eugenio Pacelli, cardinale Segretario diStato che pochi anni dopo, alla morte di papa PioXI salì sul soglio pontificale con il nome di Pio XII.Poco dopo scoppiò la seconda guerra mondiale, fi-nita la quale è eletto arcivescovo di Milano.

Dopo la morte di Giovanni XXIII Montini vieneeletto nuovo papa il 21 giugno 1963. Montini assu-me il nome di Paolo VI e l’anno successivo decidedi vendere la tiara papale con l’obiettivo di fare delbene al prossimo con i fondi ricavati. La tiara vieneacquistata dall’arcivescovo di New York, Spellman.In questo periodo scrisse sette Encicliche tra lequali la “Sacerdotalis Caelibatus”, in cui affronta iltema del celibato sacerdotale, tenendosi fedele alledisposizioni del Concilio di Trento. Poi la “Populo-rum progressio” avente l’obiettivo di aiutare ulte-riormente i Paesi del Terzo mondo, e la criticata“Humanae vitae”, ancora oggi discussa. Nel biennio1974-1975 inaugura l’Anno Santo e durante l’aper-tura della Porta Santa alcuni calcinacci cadono sulPapa. L’episodio viene trasmesso in diretta televisi-va. Due anni dopo fa la sua ultima visita fuori dalterritorio romano quando visita Pescara durante ilCongresso. ■

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Nel presbiterio della chiesa dello Spirito Santodei Napoletani a Roma, in via Giulia, si tro-va un busto e una lapide che ricordano la fi-

gura di san Vincenzo Pallotti e le sue attività apo-stoliche promosse da lì: tra le altre, il Collegio delleMissioni Estere, iniziato il 2 ottobre 1837. Infatti,dal 1835 Don Vincenzo nutriva il progetto di aprirea Roma un Collegio per Missioni Esterne. Era con-vinto che con questo progetto avrebbe potuto at-trarre le simpatie di Gregorio XVI, il Papa dellemissioni.

Ecco perché nel luglio 1837 gli inviò una suppli-ca a nome dei sacerdoti secolari della Pia Unione del-l’Apostolato Cattolico. In questa supplica Pallottiesponeva, inoltre, i gravi problemi delle missioni:“Un disordine nei paesi delle Missioni sembra so-pratutto derivare dalla mancanza di vera vocazionee di fini retti in molti di quegli ecclesiastici regolario secolari, che vengono mandati alle Missioni. Av-viene infatti spesso che essi chiedano l’andata alle

Missioni: per fuggire l’obbedienza, e vivere a pro-prio talento lontani dai propri Superiori; per mena-re vita più tranquilla, provveduta di quei mezzitemporali che ora non hanno; per avidità di dana-ro; per soddisfare le passioni più brutte, senza tro-var censori che ne li riprendano; per la smania dicuriosità in vedere nuove, e non più vedute cose;per acquistare cognizioni scientifiche, e pascerecon esse il proprio orgoglio; oppure per ambizionepreparandosi così la strada per giungere ad ottene-re qualche carica, o dignità ecclesiastica” (Cfr.“Progetto per un Collegio Centrale per le Missioniestere in Roma” - OOCC V, 89-106).

Occorreva quindi l’apertura di un Collegio perdue scopi: discernere e formare le vocazioni mis-sionarie allo spirito di carità, di unione e di obbe-dienza al Papa e alla Congregazione di PropagandaFide; formare degli educatori, i quali, giunti nellamissione assegnata, avrebbero dovuto formare ilclero indigeno secondo lo spirito di Roma, ma inun ambiente adeguato ai luoghi nei quali vivevano.Ogni anno, infatti, un certo numero di giovani ve-niva dimesso dal Collegio Urbano per mancanza divocazione o problemi di salute.

Pallotti con Don Raffaelle Melia, uno dei suoiprimi compagni, era convinto che il luogo idealedove preparare i missionari educatori fosse Roma.Anzi riteneva vergognoso che in l’Italia, e soprat-tutto in Roma, non vi fosse ancora un seminarioper le missioni, come avveniva già altrove. Eranoanche persuasi che sarebbe stato bene affidare ladirezione di questo Collegio ai sacerdoti della PiaUnione dell’Apostolato Cattolico istituita in Romadall’anno 1835 per la difesa, accrescimento e pro-pagazione della pietà e fede cattolica.

La sede definitiva del Collegio non era stata an-cora individuata ma un paragrafo del documentoindica alcuni conventi quasi vuoti, quello di San-t’Andrea delle Fratte dietro il palazzo di Propagan-da Fide, occupato dai Minimi, o quello di S. Loren-zo in Lucina, dove risiedeva una piccola comunitàdei Padri Caracciolini. Ma aspettando un luogopropizio, il 2 ottobre 1837, con l’approvazione delcardinale Carlo Odescalchi, Pallotti apre a SantoSpirito dei Napoletani il primo in Italia Collegio

Pallotti inventore del primo Collegio delle Missioni Estere in Italia

OTTOBRE MISSIONARIO: L’OPERA INNOVATIVA DI SAN VINCENZO PER EVANGELIZZARE I POPOLI

di Stanislao Stawicki

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delle Missioni Estere.L’11 dicembre 1838 si tenne una Congregazione

generale dei cardinali in cui si discusse il progettodel Collegio italiano per le Missioni Estere. Il cardi-nale Fransoni, prefetto della Congregazione di Pro-paganda Fide, rivolse ai cardinali due domande: 1.se si approvava la fondazione del Collegio; 2. se vo-gliono affidare la direzione ai sacerdoti della PiaUnione dell’Apostolato Cattolico.

La risposta dei cardinali fu confusa. I membri diPropaganda volevano che il Pallotti presentasse pri-ma il regolamento del Collegio e i mezzi economicidi cui poteva disporre, e poi avrebbero deciso tantosul Collegio come sulla Pia Unione di preti secola-ri. Ma proprio nei giorni in cui don Vincenzo ricor-reva al Papa, gli venne a mancare la protezione delcardinale Vicario Carlo Odescalchi, che lo avevasostenuto in tutte le iniziative. L’Odescalchi avevaabbandonato tutte le sue cariche, inclusa ovvia-mente quella di Vicario per la diocesi di Roma, perentrare nella Compagnia di Gesù.

Tuttavia, sembrava che il Pallotti avesse assicu-rato il futuro per il Collegio delle Missioni, perchéil 2 marzo 1840 annunziò a Don Felice Randanini aVienna: “Siamo prossimi a dare principio al Colle-gio per le Missioni per le parti degli infedeli. Setrovasse persone zelanti che vi volessero concorre-re con generose limosine, acquisterebbe un granmerito”. Ma in realtà Propaganda Fide aveva pauradi questa nuova iniziativa. Ecco perché il Collegioper le Missioni Estere, aperto il 2 ottobre 1837,chiude definitivamente le sue porte nel 1844. Infat-ti, l’ostilità dei sacerdoti napoletani divento semprepiù pesante per san Vincenzo e i suoi primi compa-

gni. Papa Gregorio XVI e il cardinale LuigiLambruschini ritenevano che si dovessedare al Pallotti una chiesa e una casa nellevicinanze dell’ospedale militare dei “CentoPreti”, dove egli prese la cura pastorale deisoldati infermi. Il luogo giusto sembrò lorola chiesa del SS. Salvatore in Onda conl’annessa casa dei Francescani.

Segue l’elenco dettagliato dei sacerdotiche abitavano presso la chiesa dello SpiritoSanto dei Napoletani. Questo elenco è sta-to composto dal Pallotti stesso (Cfr. OOCCVI, 7-10): 19 nomi con le indicazioni delladata di arrivo e di partenza. Tra di loro:Raffaele Melia che partirà in Inghilterra,Teodoro Noethen, tedesco/prussiano chepartirà per l’America del Nord, FrancescoVaschetti, Gaetano Ceccarini e GiovanniBertelli che partirono tutti e tre in Birma-nia o Vincenzo Marinoni che nel 1850 di-venterà il primo rettore e cofondatore delCollegio delle Missioni Estere a Milano dacui, nel 1852, partirono i primi missionari.

Eccoli: Don Giuseppe Marinoni, Don Raffaele Me-lia, Don Francesco Triboli, Don Teodoro Noethen ,Don. Francesco Vaschetti, Don Gaetano Ceccarini,Don Giovanni Francesco Bertelli, Don GiuseppeFoer – Collegio Greco, Don Patrizio O’Sullivan -Collegio Clementino, Don Enrico O’Farrell - partitoper l’Irlanda, Don. Pietro Paolo Cachia – Maltese,Don Carlo Ungaro – parrocchia di san Giovanni,Don Annibale Meini da Firenze, partì per Toscana,Don Michele Cerroni – Collegio Greco, Don Fran-cesco Crignoni, Don Vincenzo Michettoni, Don Fi-lippo Fratiglioni, Don Angelo Gauttieri, SignorTommaso Alchusci.

L’impegno e dedizione del Pallotti per le Missio-ni Estere non sono stati dimenticati. Ciò ha trovatoconferma nella nomina di Vincenzo Pallotti, cano-nizzato da Giovanni XXIII il 20 gennaio 1963, a pa-trono principale della Pontificia Unione Missiona-ria. Il 6 aprile 1963, il santo papa Giovanni XXIII,con il Breve apostolico, proclamava san VincenzoPallotti celeste Patrono dell’Unione Missionaria delClero, allora costituita da sacerdoti secolari e reli-giosi appartenenti a quasi cinquanta nazioni. PapaRoncalli ha dichiarato in questo giorno: “Di certascienza e dopo matura deliberazione Nostra, con lapienezza della potestà Apostolica, in forza di que-ste Lettere ed in modo perpetuo, eleggiamo e di-chiariamo san Vincenzo Pallotti, Confessore, prin-cipale Patrono presso Dio della Pontificia UnioneMissionaria del Clero” (Cfr. Francesco AmorosoSAC, Lo spirito missionario di san Vincenzo Pallotti,patrono della Pontificia Unione Missionaria, in “Om-nis terra”, anno XIII, n. 45, ottobre-dicembre 1995,pp. 290-297). ■

SSuuoorree ppaalllloottttiinnee iinn mmiissssiioonnee iinn IInnddiiaa

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Nel mese di ottobre, tra le altre ricorrenze, c’èla giornata mariana del 7 ottobre, quando sirecita la Supplica alla Madonna del Santo

Rosario di Pompei. E “Il segreto meraviglioso delSanto Rosario” è uno degli scritti mariani di SanLuigi Maria Grignion de Montfort, sacerdote fran-cese nato il 31 gennaio del 1673 e morto il 28 apri-le 1716. Se vogliamo capire, assimilare e gustare labellezza del Santo Rosario leggiamo questo testo.San Luigi Maria Grignon de Monfort è stato unodei modelli di vita per il nostro Fondatore San Vin-cenzo Pallotti, da lui ha tratto ispirazioni e amoreappassionato per Maria SS.ma. Ogni espressionetocca il cuore e invita a pregarlo. È un testo riccodi episodi concreti avvenuti e descritti con vivacitàed intensità tale da coinvolgere l’intera persona alodare e benedire Maria.

Ecco alcune sue espressioni: “Il Rosario contienedue elementi: l’orazione mentale e l’orazione voca-le. La mentale consiste nella meditazione dei prin-cipali misteri della vita, della morte e della gloriadi Gesù Cristo e della sua santissima Madre. La vo-cale consiste nel dire quindici decine di Ave Maria,ognuna preceduta da un Pater, meditando e con-templando in pari tempo le quindici principali vir-tù praticate da Gesù e da Maria nei quindici miste-ri del santo Rosario. Nella prima parte di cinque

decine, si onorano e si considerano i cinque misterigaudiosi; nella seconda i cinque misteri dolorosi;nella terza i cinque misteri gloriosi. In questo mo-do il Rosario risulta composto da preghiere vocali eda meditazione per onorare e imitare i misteri e levirtù della vita, della passione e morte e della glo-ria di Gesù Cristo e di Maria”.

Fu poi San Papa Giovanni Paolo II che nel 2002inserì al anche i misteri luminosi che ci aiutano acontemplare la vita pubblica di Gesù. Infatti nel2002 così scrisse nella sua enciclica Rosarium Vir-ginis Mariae: “Ritengo tuttavia che, per potenziarelo spessore cristologico del Rosario, sia opportunaun’integrazione che, pur lasciata alla libera valoriz-zazione dei singoli e delle comunità, gli consenta diabbracciare anche i misteri della vita pubblica diCristo tra il Battesimo e la Passione”.

Giovanni Paolo II voleva che il Rosario diventas-se un “compendio del Vangelo”, includendo la me-ditazione “anche su alcuni momenti particolarmen-te significativi della vita pubblica (misteri della lu-ce)”.

Nel su citato opuscolo San Luigi Maria Grignonde Monfort scrive di San Domenico, che “consta-tando che i peccati degli uomini erano di ostacoloalla conversione degli Albigesi, si ritirò in una fore-sta presso Tolosa e vi restò tre giorni e tre notti in

continua preghiera e pe-nitenza. E tali furono isuoi gemiti e i suoi pian-ti, le sue penitenze a col-pi di disciplina per pla-care la collera di Dioche cadde svenuto. LaVergine santa, allora gliapparve accompagnatada tre principesse delcielo e gli disse: “Sai tu,caro Domenico, di qualearma si servì la SS. Tri-nità per riformare ilmondo?” – “Signora mia– le rispose – voi lo sa-pete meglio di me: dopoil figliolo vostro Gesù

Il segreto meraviglioso del Santo Rosario

IL 7 OTTOBRE È LA GIORNATA DEDICATA ALLA MADONNA DEL ROSARIO

di Stella Marotta

settembre-ottobre 201816

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voi foste lo strumento principale della nostra sal-vezza”. Ella soggiunse: “Sappi che l’arma più effica-ce è stato il Salterio angelico, che è il fondamentodella Nuova Alleanza; perciò se tu vuoi conquistarea Dio quei cuori induriti, predica il mio salterio”. IlSanto si ritrovò consolato e ardente di zelo per lasalvezza di quelle popolazioni, andò nella cattedra-le di Tolosa. Immediatamente le campane, mossedagli angeli, suonarono a distesa per radunare gliabitanti. All’inizio della sua predica si scatenò unfurioso temporale; il suolo sussultò, il sole si oscu-rò, tuoni e lampi continui fecero impallidire e tre-mare tutto l’uditorio. Il loro spavento crebbe quan-do videro una effige della Vergine, esposta in luogoben visibile, alzare per tre volte le braccia al cielo echiedere la vendetta di Dio su di loro qualora nonsi convertissero e non ricorressero alla protezionedella santa Madre di Dio. Questo prodigio del cieloinfuse la più alta stima per la nuova devozione delRosario e ne estese la conoscenza. Il temporale fi-nalmente cessò per le preghiere di san Domenico,che proseguì il discorso spiegandol’eccellenza del santo Rosario contanto fervore ed efficacia da in-durre quasi tutti gli abitanti di To-losa ad abbracciarne la pratica e arinunciare ai propri errori. In bre-ve tempo si notò nella città ungrande cambiamento di costumi edi vita”. Questi ed altri episodi raf-forzano la convinzione che il Ro-sario è per davvero un’arma po-tentissima.

«Credo che il rosario sia la pre-ghiera più potente», scrive nell’introduzione al suolibro “Il mio rosario” (Edizioni San Paolo) Padre Ga-briele Amorth, forse l’esorcista più conosciuto almondo, ha dedicato gran parte dei suoi libri agliesorcismi e alla figura del demonio. Riportiamo ipassi più significativi presenti in una delle due ap-pendici dove l’autore tratta del rapporto degli ulti-mi Pontefici con il Santo Rosario, i quali ci illumi-nano sulla prospettiva e il sentimento che ha ani-mato ciascuno di essi di fronte al “mistero” del Ro-sario.

Papa Paolo VI, nell’enciclica Christi Matri rac-comanda di essere amici del rosario con queste pa-role:

«Il Concilio Ecumenico Vaticano II, sebbene nonespressamente, ma con chiara indicazione, ha in-fervorato l’animo di tutti i figli della Chiesa per ilrosario, raccomandando di stimare grandemente lepratiche e gli esercizi di pietà verso di Lei (Maria),come sono state raccomandate dal Magistero nelcorso dei tempi».

Papa Giovanni Paolo I di fronte alle contesta-zioni al rosario, da catechista nato quale era ri-

sponde con queste parole improntate a fermezza,semplicità e vivacità: «Il rosario da alcuni è conte-stato. Dicono: è preghiera che cade nell’automati-smo, riducendosi a una ripetizione frettolosa, mo-notona e stucchevole di Ave Maria. Oppure: è robada altri tempi. (…) Mi si permetta di dire in propo-sito qualche impressione di pastore d’anime.

Prima impressione: la crisi del rosario viene insecondo tempo. In antecedenza c’è oggi la crisi del-la preghiera in generale. La gente è tutta presa da-gli interessi materiali; all’anima pensa pochissimo.(…) Personalmente, quando parlo da solo a Dio ealla Madonna, più che adulto, preferisco sentirmifanciullo; la mitra, lo zucchetto, l’anello scompaio-no; mando in vacanza l’adulto (…) per abbandonar-mi alla tenerezza spontanea, che ha un bambinodavanti a papà e mamma». Giovanni Paolo II,confermando la sua speciale devozione marianache lo porta ad integrare nel rosario i misteri dellaLuce, nell’enciclica Rosarium Virginis Mariae cisprona a riprenderne con fede la pratica quotidia-

na: «La storia del rosario mostracome questa preghiera sia statautilizzata specialmente dai Dome-nicani, in un momento difficileper la Chiesa a motivo del diffon-dersi dell’eresia. Oggi siamo da-vanti a nuove sfide. Perché non ri-prendere in mano la Corona con lafede di chi ci ha preceduto? Il ro-sario conserva tutta la sua forza erimane una risorsa non trascura-bile nel corredo pastorale di ognibuon evangelizzatore».

Papa Benedetto XVI invita a riscoprire la forzae l’attualità del rosario oltre alla sua funzione difarci ripercorrere il mistero dell’incarnazione e del-la resurrezione del Figlio di Dio: «Il santo rosarionon è una pratica del passato come orazione di al-tri tempi a cui pensare con nostalgia. (…) Il rosario,quando è pregato in modo autentico, non meccani-co e superficiale ma profondo, reca infatti pace ericonciliazione». Per Papa Francesco «Il rosario èla preghiera che accompagna sempre la mia vita; èanche la preghiera dei semplici e dei santi… è lapreghiera del mio cuore». Queste parole, vergate amano il 13 maggio 2014, festa della Madonna diFatima, rappresentano l’invito alla lettura posto al-l’inizio del libro “Il rosario. Preghiera del cuore”. Algiorno d’oggi c’è grande mancanza di unità all’in-terno della Chiesa – vera disunione, su questionifondamentali. Ma il Rosario ci unisce con quelloche abbiamo in comune – nella nostra missione enel nostro scopo, in Gesù nostro Fondatore e inMaria, nostro modello. Ci collega anche ai credentidi tutto il mondo, come “esercito di guerrieri dipreghiera” sotto il Papa. ■

Con il rosarioparlo con Dio, con latenerezza che ha unbambino davanti apapà e mamma

(Papa Luciani)

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Nel mese di agosto 2018 lo Stato indiano delKerala ha sofferto il diluvio peggiore maiavuto nella sua storia. Questa terribile cala-

mità ha toccato quasi un milione di persone. Più dicinquecento persone sono morte e tante altre han-no dovuto lasciare le loro case. La pesante pioggiaMonsonica ha riempito le dighe idroelettriche al lo-ro limite, per cui hanno dovuto aprire le valvole diemergenza e ciò ha reso la situazione del diluvioancora peggio. La pioggia continua ha collassato lemontagne, attivando delle frane nelle colline cheha spazzato via tantissime zone del Kerala. Gruppispontanei si sono organizzati per salvare le personecolpite. Agenzie governative e gruppi di soccorsohanno organizzato quasi 4000 campi di soccorso.In condizioni avverse, persone di primo soccorsosono andate nei villaggi sommersi dall’acqua con lesemplice barche di pescatori. Tantissimi volontarihanno rischiato la vita nuotando per raggiungere lecase sotto acqua in cui la gente si trovava.

La nostra Casa Provinciale, St. Vincent PallottiConvent, si trova in Edakochi, Cochin. La nostracomunità abita a quasi 10 chilometri dalle zone deldiluvio. Quando il diluvioè arrivato, noi, Sr. Leenaed io, eravamo fuori dal-l’India per una missione.Ci hanno informato che lacalamità del diluvio stavadistruggendo tantissimezone nei diversi distrettidel Kerala. Questa notiziatriste ci ha dato grande an-sia e tensione. Il 14 di ago-sto 2018 siamo tornate aCochin. Quando siamo ar-rivate all’ aeroporto di Co-chin, pioveva molto forte eil terreno era pieno di ac-qua. Dopo due ore dall’ar-rivo, l’aeroporto è rimastochiuso senza più attivitàper molte settimane.Quando siamo arrivate incomunità, sentivamo un si-

lenzio strano e visto le facce ansiose.Vedevamo che le persone del nostro ostello si

trovavano in grande panico perché i loro genitori ele loro case erano state colpite dalle inondazioni incontinuo aumento. Le case di tante nostre suoresono state completamente danneggiate. Il livellodell’acqua stava salendo fino ai tetti delle loro case.L’alluvione ha sorpreso tutte sia per la quantità esia per la velocità dell’acqua; all’alba tante personedormivano ancora e all’udire del frastuono e dellegrida si sono accorte che il diluvio cresceva. La lo-ro priorità era di salvare i loro figli e le persone an-ziane. Molte persone non hanno potuto salvare ne-anche i loro documenti legali. La situazione diven-tava molto drammatica con il passare delle ore edelle giornate. Le piccole case, gli animali e le for-niture galleggiavano nell’acqua. Le notizie che arri-vano non erano positive per niente. Le Suore senti-vano che la situazione peggiorava ogni ora.

All’udire queste notizie triste, mi sono mossa ri-spondendo a questa situazione difficile e in fedeltàal nostro Carisma Pallottino. La grazia di Dio ci haportato passo dopo passo a rispondere a questo bi-

«Noi pallottine indiane del Keralanel diluvio accanto alla popolazione»

TESTIMONIANZA DA EDAKOCHI: L’IMPEGNO DELLE SUORE PER AIUTARE GLI ALLUVIONATI

di Ligi Thottakath

VVoolloonnttaarrii ee ssuuoorree aaccccaannttoo aall ffuurrggoonnee ddeeggllii aaiiuuttii aaggllii aalllluuvviioonnaattii

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sogno urgente e andare in aiuto della gente. Alprincipio non avevamo né orientazione né un pia-no di azione. Abbiamo seguito solo la nostra intui-zione con tanta fiducia nella provvidenza di Dio.

Abbiamo pensato di mettere a disposizione epreparare alcune camere disponibili per accoglieregli sfollati, nella nostra casa. Volevamo dare ospita-lità e rifugio almeno per un poco alle vittime deldiluvio. Ma non sapevamo come arrivare nei luo-ghi del diluvio per raccogliere e salvare le persone.L’ispirazione di Dio ci ha guidato a domandare lacollaborazione dei conventi vicini per prestarci illoro scuolabus. Quando siamo arrivate sul posto,siamo rimaste sorprese nel vedere tantissima gen-te. Ci siamo resi conto che la nostra comunità nonpoteva accogliere tutta questa gente. Così un’altravolta, siamo ricorse verso il sacerdote della parroc-chia dell’Università diocesano per accoglierle. An-che un convento vicino ha collaborato prendendo30 membri.

Nel frattempo, abbiamo contattato le autoritàdell’Ufficio dell’Entrate e hanno apprezzato i nostrisforzi per aiutare la gente in bisogno. Le autoritàhanno registrato il nostro campo sotto il titolo “Pal-lotti Relief Camp”.

Vorrei condividere la nostra esperienza sullaprovvidenza divina durante il tempo di questa cala-mità naturale. Tante famiglie, tanti negozi e tantis-simi individui, con generosità ed altruismo, ci han-no portato le provviste necessarie come: abbiglia-mento, cibo, acqua potabile e articoli sanitari. Ab-biamo sistemato insieme le vittime senza conside-rare la loro religione o il loro credo. Indù, Musul-mani e Cristiani abitavano insieme e condivideva-no tutto. L’autorità civile erano benevoli con noinel provvedere alla sicurezza. Vorrei dare risaltospecialmente al contributo dei giovani in questomomento di bisogno. Tutti erano insieme con gran-de solidarietà nel prestare ogni tipo di servizio eper alleviare le afflizioni della gente. Nell’aiutare lagente che aveva bisogno tutte le nostre suore han-no partecipato con tanta dedicazione. Abbiamoavuto un leadership dinamico, che era molto ap-prezzato da tutti.

Noi potevamo curare i bisogni spirituali e psico-logici delle Vittime del diluvio. Il nostro vescovolocale ci ha visitato appena abbiamo incominciatola nostra missione. Il nostro Parroco e il suo sociosono rimasti con noi per curare i bisogni spiritualidel popolo. Abbiamo celebrato la Santa Messa eabbiamo avuto l’adorazione del Santissimo ognigiorno. Tante persone si sono confessate, hannopartecipato alla santa messa e all’adorazione. Lepersone afflitte, anche se avevano perso tutto in ca-sa, hanno trovato la consolazione nel nostro campoe nella nostra Cappella. Tutti si sono stretti in pre-ghiera al di là della propria religione. Preghiera, ri-

spetto e silenzio.Abbiamo imparato tante preziose lezioni da que-

sta terribile calamità naturale. L’Amore di Dio èdavvero infinito. Se noi ci rendiamo disponibili aLui, Dio ci ispira, ci guida e ci conduce. Con la suaprotezione e la sua forza divina, possiamo superareogni difficoltà. Quando gli elementi divini e umanisi mescolano, il risultato è sempre così meraviglio-so. Abbiamo imparato che la collaborazione mutuae che il lavoro di squadra impegna la gente, anchese appartengono a diversi percorsi di vita, l’amorepuò fare miracoli. Questa esperienza di lavorare in-sieme come una squadra per un motivo nobile dàla speranza per un futuro migliore. I sei giorni delnostro campo di soccorso pallottino rimarrà memo-rabile per tutti noi e continuerà a darci ispirazione.Ringrazio tutti per il suo servizio generoso e amo-revole, in modo particolare i giovani che, una voltafinita l’emergenza, con i loro motorini e ogni buonmezzo di trasporto hanno accompagnato le personea rientrare nei luoghi, hanno fornito loro materialeper pulire ciò che rimaneva della casa, facevano“spola” tra loro e la nostra casa di Cochin per pren-dere cibo e vestiario e portarlo ai fratelli bisognosi.Ringrazio le suore della Comunità che non hannopensato ad altro che aiutare e sostenere in ognimodo i bisognosi. Hanno saputo accogliere il dolo-re e le lacrime delle famiglie rimaste senza niente,hanno curato fisicamente e spiritualmente le feritedell’anima. Dio benedica tutti. ■

SSaacccchhii ddii rriissoo ppeerr cchhii hhaa ppeerrssoo ttuuttttoo

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Quattro giorni di festa per la comunità par-rocchiale di Santa Maria Regina Pacis al Li-do di Ostia, quartiere sul litorale di Roma.

Quattro giorni di festa patronale, dal 20 al 23 set-tembre, con al centro Maria, la Regina della Pace,a cui è stata dedicata la parrocchia subito dopo laprima guerra mondiale “affinché non si protraesse-ro più a lungo i giorni della guerra in atto”, comesi legge nella storia della comunità attualmente af-fidata ai Padri Pallottini. La posa della prima pietrarisale appunto al 21 giugno 1919. Mentre la consa-crazione e l’inaugurazione al pubblico della chiesaporta la data del 20 dicembre 1928.

Nella tradizionale festa parrocchiale di fine set-tembre, il momento più forte come sempre è statala processione con la Madonna Regina Pacis, usci-ta dalla chiesa il pomeriggio di sabato 22 settem-

bre e sfilata lungo alcune vie del quartiere lidense,che si sono fermate al passaggio di Maria. “Dopo ilConcilio Vaticano II molti si sono sbarazzati dellemanifestazioni esterne definendole folcloristiche.Invece sono sempre valide, ma vanno spiegate be-ne e preparate come atto di fede e di amore di unacomunità, senza trionfalismi”, ha commentato pa-dre Carmelo Di Giovanni, parroco della comunità.“Qualcuno addirittura si vergogna del gesto pub-blico di devozione alla Madonna”, ha aggiunto ilreligioso Pallottino arrivato da quasi un anno adOstia dopo tanti anni di missione a Londra, in In-ghilterra.

Il triduo della festa patronale è cominciato gio-vedì 20 settembre con la Santa Messa e l’adorazio-ne eucaristica. Venerdì 21 settembre la celebrazio-ne eucaristica è stata presieduta da mons. Paolo

Maria Regina PacisOstia festeggia la sua patrona

LA PROCESSIONE IL 22 SETTEMBRE CHIUDE I FESTEGGIAMENTI DELLA PARROCCHIA PALLOTTINA

di Maurizio Di Schino

di Sheena Madatheparambil

Quando sono arrivata ad Ostia nel2012 era stata organizzata dal

Vicariato una settimana di missioneper i giovani. Ho avuto modo di par-tecipare ed è stata un’esperienzamolto importante e arricchente. Infat-ti, si è poi deciso insieme, agli anima-tori, di continuare ogni mese “una lu-ce nella notte”. È stato il mezzo perincontrare tanti giovani e tante fami-glie e invitarli ad entrare nella nostraChiesa di Santa Teresina e sostaredavanti a Gesù. Anche così ho raffor-zato la mia gioia di appartenere al Si-gnore come Suora dell’ApostolatoCattolico. Questa iniziativa è stataaccolta dalla mia comunità, comeuna chiamata del Signore e benedi-

zione, aprendo le porte del cuore edella Chiesa a Cristo, per fare entra-re i fratelli. La “Luce nella notte” iniziaalle ore 21 e termina con la Messa dimezzanotte.

Papa Francesco ci sta incorag-giando a farci prendere sempre piùdalla consapevolezza dell’ urgenza diuna nuova evangelizzazione per por-tare i fratelli ad incontrare Cristo, perestinguere la sete che ognuno ha diincontrare la Verità dentro di sé, permettere nel cuore di Cristo i nostridesideri, le nostre pene e le nostresperanze. L’incontro con Cristo gene-ralmente non lascia indifferenti, c’èsempre una scintilla che si accendeed apre ad un nuovo cammino.

I nostri incontri iniziano accoglien-do gli animatori nella nostra comunità

di Santa Teresina, gustando una piz-za insieme per condividere e raccon-tare le nostre esperienze. Dividiamogli impegni e andiamo in Chiesa pervivere insieme un momento intensodi preghiera, per invocare lo SpiritoSanto e chiedere al Signore Gesù diaccompagnarci e sostenerci nella no-stra missione.

Segue il mandato del celebrante,ai piedi di Gesù Eucaristico, ai quat-tro gruppi: dell’evangelizzazione, deicanti, dell’accoglienza e della pre-ghiera.

Il gruppo evangelizzante esce perraggiungere i luoghi di ritrovo dei gio-vani, invitandoli e accompagnandolidavanti alla chiesa, accolti da altrigiovani che consegnano a ciascunoun bigliettino dove potranno scrivere

Una “luce nella notte”per avvicinare i giovani a Gesù

TESTIMONIANZA DELLA SUORA PALLOTTINA CHE ANIMA A OSTIA LE VEGLIE MISSIONARIE

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Lojudice, vescovo ausiliare del Set-tore Sud della diocesi di Roma, mol-to presente sul territorio. L’apicedella giornata di sabato 22 settem-bre è stata la processione pomeri-diana con la statua della MadonnaRegina Pacis. La mattina di domeni-ca 23 settembre, la Santa Messa so-lenne è stata presieduta da mons.Antonello Mennini, già Nunzio apo-stolico in Inghilterra e attualmenteimpegnato nella Segreteria di StatoVaticana.

Secondo la tradizione, la festa pa-tronale di Santa Maria Regina Pacisad Ostia solitamente si festeggial’ultima domenica di settembre.Ma, quest’anno, è stata anticipatadi una settimana su richiesta scrittadella presidenza del X Municipio, laquale, per domenica 30 settembre,ha preferito concedere le strade delquartiere alla festa dell’AssociazioneNazionale Polizia di Stato per i suoi50 anni di fondazione. ■

ciò che il loro cuore suggerisce.Ogni persona viene accompagna-

ta davanti a Gesù, con una luce inmano, per un momento personale dipreghiera, lasciano il bigliettino scrittoe ne prendono un altro con una frasedella Parola di Dio.

In Chiesa c’è sempre la presenzadi sacerdoti che si dedicano alle con-fessioni e di altre persone, suore elaici che pregano.

In quest’esperienza abbiamo co-statato che ci sono ragazzi o famiglieche da tempo non entravano in chie-sa e da anni non si confessavano econtempliamo la Grazia di Dio, sem-pre pronta a scendere in abbondanzanel cuore di ogni uomo.

Chi vuole, lascia anche la sua e-mail, per ricevere la comunicazionedell’incontro successivo.

Tutti i mezzi sono buoni per comu-nicare e diffondere l’amore di Cristo,e noi come Pallottini e Pallottine desi-deriamo interpretare i segni dei tem-pi, collaborando con tutti coloro cheintendono operare per far conoscere

il Cristo e il Regno di Dio.Nella mia esperienza, ho imparato

che un giovane, per realizzare sestesso, deve nascere e crescere nellarazionalità e nella libertà, per poterpoi vivere nell’amore.

Alcune volte un giovane va in crisiper un amico che è venuto a manca-re, per piccoli fallimenti, per la man-canza di decisione o per la fatica diaccettarsi così come è.

I giovani hanno difficoltà ad accet-tare il sacrificio e la rinuncia ed han-no molta paura nel fare scelte definiti-ve per il futuro della loro vita. Perascoltarli e capirli meglio ci vuolemolta pazienza, ma soprattutto tantoamore.

Loro amano e sentono il bisognodi essere compresi e amati.

Per capirli di più è importante co-noscere e avere contatto con le lorofamiglie.

Ci vuole grande coraggio per faretutto con amore come fece il nostroamato Padre Vincenzo Pallotti, e faresempre e tutto per la gloria di Dio.

Il corso Pallottino che hoavuto la grazia di frequentaremi ha maggiormente confermatanella mia scelta di vita e nell’amore alFondatore e alla spiritualità che ci halasciato in dono.

Con la mia comunità e i confratelliPallottini ci siamo trovati in questamissione senza cercarla e con scarsainformazione, ma l’amore al nostroCarisma ci ha convinti a rispondere,con amore alla missione che il Signo-re ha preparato per noi e ci auguria-mo di portarla a compimento, secon-do la Sua volontà. È molto positivol’aiuto che arriva dalle altre Parroc-chie attualmente sono tre che colla-borano in pieno: Don Carmelo, parro-co di Regina Pacis, Don Roberto,Parroco di San Nicola e poi i sacer-doti della Parrocchia di Santa Monicaed altri sacerdoti, come il cappellanodell’ospedale di Grassi, Don Lucianoe le nostre suore delle comunità vici-ne. È un’esperienza missionaria dacurare e da diffondere per far splen-dere ovunque la luce di Cristo.

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Carissimi fratelli ben ritrovati, spero che lapausa estiva sia stata per ognuno di noi unmomento di riposo fisico e mentale e che il

nostro spirito abbia potuto godere di questo perio-do di “ritmi meno frenetici” per stare un po’ di piùin compagnia di Gesù. Io ho potuto riflettere moltosulla meraviglia di nostro Signore Gesù contem-plando le montagne della Valle d’Aosta nella qualeho trascorso una settimana di vacanza. È stato unvero regalo del quale ringrazio infinitamente il Si-gnore.

Ora è tempo di ripren-dere le attività e ricomin-ciare il nostro cammino.Le nostre giornate di spiri-tualità riprenderanno il 7ottobre a Grottaferratapresso il Cenacolo dallenostre suore che sempre ciaccolgono con calore e cheringraziamo vivamente.

Quest’anno l’equipedella formazione ci propo-ne di riflettere sull’ultimodocumento di Papa Fran-cesco “Gaudete ed Exulta-te”. È un documento che ciparla della Santità, papaFrancesco espone gli osta-cåoli che possono essercisul cammino e dà indica-zioni per percorrere lastrada che porta alla meta.Penso che quest’anno ciattenda un bel lavoro, ab-biamo dei relatori che af-fronteranno l’argomentodalle diverse situazioniche la vita ci propone, (fa-miglia, emarginati, giova-ni….) Come si fa ad esseresanti in famiglia? E in co-munità? E se sono poveroed escluso dalla società co-me posso esprimere la mia

santità? Beati (dice Gesù nel Vangelo) tutti coloroche soffrono, tutti coloro che vivono situazioni didisagio ecc… ma è veramente così?

Ecco quest’anno spero che possiamo imparare a“gaudere ed exultare” anche nelle situazioni menopiacevoli che attraversano la nostra vita. Accoglierela realtà: questa è già Santità.

Come ho anticipato prima, riprenderemo il cam-mino domenica 7 ottobre, (troverete il calendarioin fondo alla pagina), questa giornata sarà tenuta

dall’esegeta don CarmeloRaspa (chi ha partecipatoagli esercizi ad Avella si-curamente lo ricorda), lacosa bella e per la qualesento di ringraziare il Si-gnore è che don Carmeloha espresso il desideriodi fare l’atto d’impegnoquindi durante la cele-brazione eucaristica vi-vremo questo bellissimomomento e la nostra fa-miglia si arricchirà di unnuovo membro. Speroche ognuno di noi possacogliere questa opportu-nità che ci offre il Signo-re per percorrere insie-me il cammino verso laSantità alla quale tuttisiamo chiamati.

Ciascuno si senta re-sponsabile dei fratelliche gli vivono accantoavendo la consapevolez-za che “nessuno si salvada solo”. Vi aspetto, viabbraccio e auguro adognuno un buon anno dicrescita spirituale. L’uni-ficazione dell’episcopatofedele al Papa premessaper un nuovo slancio deicattolici ■

«L’Uac riprende il suo camminoseguendo la Gaudete et exsultate»

LA PRESIDENTE DELL’UNIONE ANNUNCIA LE GIORNATE DI SPIRITUALITÀ DI QUEST’ANNO

di Anna Ciavotta

CALENDARIO INCONTRI GIORNATEDI SPIRITUALITÀ - ANNO 2018/2019

ESORTAZIONE APOSTOLICAGAUDETE ED EXSULTATEDel Santo Padre Francesco sulla chiamata

alla santità nel mondo contemporaneo

Domenica 7 Ottobre 2018 - Relatore Don CARMELORASPA, Esegeta Diocesi di Catania

Domenica 18 Novembre 2018 - Relatore DonVITTORIO TRANI, Fondatore progetto VO.RE.CO.

Domenica 9 Dicembre 2018 - Relatore Don CARLINOPANZERI, Responsabile della Pastorale FamiliareDiocesi di Albano

Domenica 10 Febbraio 2019 - Relatore PadreFRANCESCO CORDESCHI, Passionista deditoalla Pastorale Giovanile

Domenica 10 Marzo 2019 - RITIRO SPIRITUALE INPREPARAZIONE ALLA PASQUA

Giovedì 25 Aprile - Domenica 28 Aprile 2019 -ESERCIZI SPIRITUALI AD AVELLA - RelatoreDon CARMELO RASPA

Domenica 12 Maggio 2019 - PELLEGRINAGGIOMARIANO SANTUARIO DELLA MENTORELLA

Domenica 9 Giugno 2019 - Giornata conclusiva degliincontri “FESTA DELLA FAMIGLIA PALLOTTINA”Chiesa San Vincenzo Pallotti - Pietralata

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settembre-ottobre 2018 23

e ha questa questa unzione speciale: conferma ilvescovo nella vocazione. Più volte, dunque, il Papache la forza del vescovo è proprio essere uomo dipreghiera, uomo che si sente scelto da Dio e uomoin mezzo al popolo». «È vero, tutti siamo peccatori,noi vescovi. Il Grande Accusatore gira per il mon-do cercando come accusare. La forza del vescovo èla preghiera, quella di Gesù su di lui e quella pro-pria; e l’umiltà di sentirsi scelto e rimanere vicinoal popolo di Dio, senza andare verso una vita ari-stocratica che gli toglie questa unzione. Preghiamo,oggi, per i nostri vescovi: per me, per questi chesono qui davanti e per tutti i vescovi del mondo».(11 settembre 2018).

LA MISERICORDIA È IL VERO STILE DEL CRISTIANO

«Essere cristiano non è facile», ma rende «feli-ci»: il cammino che ci indica il Padre Celeste

è quello della «misericordia» e «della pace interio-re». Il Vangelo di Luca (Lc 6,27-38) mette a fuoco«quattro dettagli per vivere la vita cristiana»: «Ama-te i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odia-no, benedite coloro che vi maledicono, pregate percoloro che vi trattano male». I cristiani non dovreb-bero mai entrare «nel chiacchiericcio» o «nella logi-ca degli insulti», che genera solo la «guerra», matrovare sempre il tempo di «pregare per le personefastidiose»: Questo è lo stile cristiano, questo è ilmodo di vivere cristiano. «Ma se io non faccio que-ste quattro cose, sono cristiano perché ho ricevutoil Battesimo, ma non vivo come un cristiano. Vivicome un pagano, con lo spirito della mondanità».Certo è più facile «sparlare dei nemici o di coloroche sono di un partito diverso», ma la logica cristia-na va controcorrente e segue la «follia della Croce».Il fine ultimo, aggiunge Papa Francesco, «è arrivarea comportarci come figli del nostro Padre»: soltantoi misericordiosi assomigliano a Dio Padre. «Siatemisericordiosi, come il Padre vostro è misericordio-so». Questa è la strada, la strada che va contro lospirito del mondo, che pensa il contrario, che non

LE OMELIE DIPAPA FRANCESCO

A SANTA MARTA

Francesco: «Essere cristiani non è facile, ma rende felici»

a cura di Luca Liverani

OGGI SEMBRA CHE IL GRANDE ACCUSATORE CE L’ABBIA CON I VESCOVI

I vescovi devono ricordare tre aspetti fondamen-tali: la loro forza è essere uomini di preghiera,

avere l’umiltà di sapere di essere stati scelti da Dioe rimanere vicino al popolo. Il Papa riflette su que-sto ministero prendendo spunto dal Vangelo di Lu-ca (Lc 6,12-19). Gesù infatti passa la notte pregan-do, poi è lui a scegliere i Dodici Apostoli – cioè i«primi vescovi» – e quindi scende in pianura e stain mezzo al popolo che viene per ascoltarlo ed es-sere guarito da malattie. A Roma a settembre sonostati fati tre corsi per i vescovi: uno di aggiorna-mento per i presuli che hanno fatto 10 anni di epi-scopato uno per 74 vescovi che guidano le diocesidei Territori di missione, che fanno dunque riferi-mento alla Congregazione di Propaganda Fidae,ed uno con 130-140 vescovi che appartengono allaCongregazione dei Vescovi. Si tratta quindi di nuo-vi vescovi: più di 200 in questi due corsi. Il primoaspetto fondamentale sul quale si sofferma appun-to il Papa nell’omelia, è l’essere uomini di preghie-ra. La preghiera è infatti «la consolazione che unvescovo ha nei momenti brutti», nota il Papa, cioèsapere che «in questo momento Gesù prega perme». E che il vescovo sia un uomo di preghiera loconferma anche San Pietro quando dice: «A noi lapreghiera e l’annuncio della Parola». Non dice: «Anoi l’organizzazione dei piani pastorali». Il secondoatteggiamento che il Papa sottolinea è che è Gesù ascegliere i Dodici e il vescovo fedele sa che non hascelto lui ma che è stato scelto. «Il vescovo cheama Gesù non è un arrampicatore che va avanticon la sua vocazione come fosse una funzione, for-se guardando a un’altra possibilità di andare avantie di andare su: no. Il vescovo si sente scelto. E haproprio la certezza di essere stato scelto». Infine,come Gesù nel Vangelo odierno, il vescovo è chia-mato ad essere vicino al popolo e a non allontanar-si: «Non va a cercare rifugio dai potenti, dalle élite:no. Saranno le élite a criticare il vescovo; il popoloha questo atteggiamento di amore verso il vescovo,

Ecco le omelie mattutine “a braccio” di Papa Francesco nella Cappella di Santa Marta.Vi proponiamo la sintesi di alcune di queste sue quotidiane riflessioni, catechesisemplici e profonde. Per maggiori approfondimenti:http://it.radiovaticana.va/news/papa-francesco/messa-santa-marta

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settembre-ottobre 201824

accusa gli altri. «Perché fra noi c’è il grande accusa-tore, quello che sempre va ad accusarci davanti aDio, per distruggerci. Satana: lui è il grande accu-satore. Che non conosce la parola ‘misericordia’,non conosce, mai l’ha vissuta. La vita, quindi,oscilla tra due inviti: quello del Padre e quello delgrande accusatore, che ci spinge ad accusare gli al-tri, per distruggerli». «Ma è lui che mi sta distrug-gendo! E tu non puoi farlo all’altro. Tu non puoientrare nella logica dell’accusatore. “Ma padre, iodevo accusare”. Sì, accusa te stesso. Ti farà bene.L’unica accusa lecita che noi cristiani abbiamo, èaccusare noi stessi. Per gli altri soltanto la miseri-cordia, perché siamo figli del Padre che è miseri-cordioso». (13 settembre 2018)

LA CROCE CI INSEGNA CHE DOPO LE SCONFITTE C’È LA VITTORIA

Nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce,Papa Francesco ci ricorda che nella vita c’è il

fallimento e la vittoria, e a non temere i «momentibrutti», che possono essere illuminati proprio dallacroce, segno della vittoria di Dio sul male. Un ma-le, Satana, che è distrutto e incatenato, ma «abbaiaancora», e se ti avvicini ad accarezzarlo «ti distrug-gerà». Contemplare la croce è per noi contemplareun segno di sconfitta ma anche un segno di vitto-ria. Nella croce fallisce «tutto quello che Gesù ave-va fatto nella vita», e finisce tutta la speranza dellagente che seguiva Gesù. «Non abbiamo paura acontemplare la croce come un momento di sconfit-ta, di fallimento». Satana era felice il Venerdì santo,sottolinea il Papa, «tanto felice che non se ne è ac-corto» del grande tranello dellastoria nel quale sarebbe cadu-to». Come dicono i Padri dellaChiesa, Satana «vide Gesù cosìdisfatto, stracciato e come il pe-sce affamato che va all’esca at-taccata all’amo, lui è andato lì eingoiò Gesù». «Ma in quel mo-mento ingoiò pure la divinitàperché era l’esca attaccata al-l’amo col pesce». «Satana è di-strutto per sempre» commentaPapa Francesco. «Non ha forza.La croce, in quel momento, di-venne segno di vittoria». La no-stra vittoria dunque «è la crocedi Gesù, vittoria davanti al no-stro nemico, al grande serpenteantico, al Grande Accusatore».Nella croce, sottolinea il Ponte-fice «siamo stati salvati, in quelpercorso che Gesù ha voluto fa-re fino al più basso, ma con la

forza della divinità». Gesù dice: «Quando sarò alza-to, attirerò tutti a me». «Gesù alzato e Satana di-strutto. La croce di Gesù deve essere per noi l’at-trazione: guardarla, perché è la forza per continua-re avanti. E il serpente antico distrutto ancora ab-baia, ancora minaccia ma, come dicevano i padridella Chiesa, è un cane incatenato: non avvicinartie non ti morderà; ma se tu vai ad accarezzarlo per-ché il fascino ti porta lì come fosse un cagnolino,preparati, ti distruggerà». La nostra vita va avanti,chiarisce il Papa, con Cristo vincente e risorto, checi invia lo Spirito Santo, ma anche con quel caneincatenato, «al quale non devo avvicinarmi perchémi morderà». «La croce ci insegna questo, che nellavita c’è il fallimento e la vittoria. Dobbiamo esserecapaci di tollerare le sconfitte, di portarle con pa-zienza, le sconfitte, anche dei nostri peccati perchéLui ha pagato per noi. Tollerarle in Lui, chiedereperdono in Lui ma mai lasciarci sedurre da questocane incatenato». (14 settembre 2018)

IL PASTORE È UMILE, COMPATISCEE PREGA SE È ACCUSATO

Quello che dava autorità a Gesù come pastoreera la sua umiltà, la vicinanza con la gente, la

compassione, che si esprimeva in mitezza e tene-rezza. E quando le cose andavano male, come sulCalvario, «stava zitto e pregava». Papa Francesco,ripropone Gesù come icona e modello di pastore,con un’autorità che è una grazia dello Spirito Santoe gli deriva dall’esser vicino alla gente. Commen-tando il miracolo della resurrezione del figlio unicodi madre vedova, sottolinea che Gesù aveva autori-

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tà davanti al popolo, non per la dottrina che predi-cava, che era quasi la stessa degli altri, ma perchéera «umile e mite di cuore». «Lui non sgridava, Luinon diceva ‘io sono il Messia’ o ‘sono il Profeta’;non faceva suonare la tromba quando guariva qual-cuno o predicava alla gente o faceva un miracolocome la moltiplicazione dei pani. No. Lui era umi-le. Lui faceva». Ed era «vicino alla gente». I dottoridella Legge, invece, «insegnavano dalla cattedra esi allontanavano dalla gente». Gesù invece, comecon la vedova cui muore il figlio, aveva «questa ca-pacità di patire con. Non era teorico». Si può direche «pensava con il cuore». «E ci sono due tratti diquesta compassione che vorrei sottolineare: la mi-tezza e la tenerezza. Gesù dice: “Imparate da meche sono umile e mite di cuore”. Lui era mite, nonsgridava. Non puniva la gente. (…) Si arrabbiavaGesù? Sì! Pensiamo quando ha visto la casa di suoPadre diventata un shopping, prese la frusta e cac-ciò via tutti. Ma perché amava il Padre, perché eraumile davanti al Padre. Questa è l’icona del pasto-re» sottolinea il Pontefice, e da questa devono im-parare i pastori: «Vicini alla gente, non ai gruppettidei potenti, degli ideologi … Questi ci avvelenanol’anima, non ci fanno bene!». Il pastore, quindi,«deve avere la potenza e l’autorità che aveva Gesù,quella dell’umiltà, quella della mitezza, della vici-nanza, della capacità di compassione, della tenerez-za». E quando poi le cose a Gesù sono andate male,si chiede il Papa, cosa ha fatto? Quando la gente loinsultava, quel Venerdì Santo, e gridava «crucifige»,rimaneva zitto perché aveva compassione di quellagente ingannata dai potenti del denaro, del potere.«Stava zitto. Pregava. Il pastore, nei momenti diffi-cili, nei momenti in cui si scatena il diavolo, doveil pastore è accusato (…) soffre, offre la vita e pre-ga. E Gesù pregò. La preghiera lo portò anche allaCroce, con fortezza; e anche lì ebbe la capacità diavvicinarsi e guarire l’anima del Ladrone». (18 set-tembre 2018)

IL DIAVOLO USA GLI IPOCRITI, GESÙ INSEGNA VERO AMORE

San Paolo persecutore dei cristiani, l’adultera sal-vata dalla lapidazione, i farisei “perbenisti”. Il

Papa parla delle forme di amore imperfetto: quellodi Saulo che guardava solo la legge, quello piccolodell’adultera, quello falso degli ipocriti semprepronti a scandalizzarsi. «A questa le è stato perdo-nato tanto perché ha amato molto. Ma come ama-re? Non sanno amare. Cercano l’amore. E Gesù,parlando di queste, una volta ha detto che sarannodavanti a noi, nel Regno dei Cieli. Gesù guarda ilpiccolo gesto di amore, il piccolo gesto di buonavolontà, e lo prende e lo porta avanti. Questa è lamisericordia di Gesù: sempre perdona, sempre ri-

ceve». Per quanto riguarda i “dottori della Legge”,Francesco fa notare che «hanno un atteggiamentoche soltanto gli ipocriti usano spesso: si scandaliz-zano». E dicono: «Ma guarda, che scandalo! Non sipuò vivere così! Abbiamo perduto i valori… Adessotutti hanno il diritto di entrare in chiesa, anche idivorziati, tutti. Ma dove stiamo?». Lo scandalo de-gli ipocriti. «Questo è il dialogo tra l’amore grandeche perdona tutto, di Gesù, l’amore “a metà” diPaolo e di questa signora, e anche il nostro, che èun amore incompleto perché nessuno di noi è san-to canonizzato. Diciamo la verità. E l’ipocrisia:l’ipocrisia dei “giusti”, dei “puri”, di coloro che sicredono salvati per i propri meriti esterni. Gesù ri-conosce come queste persone esteriormente mo-strino “tutto bello” – parla di “sepolcri imbiancati”– ma dentro abbiano “putredine” e marciume». E laChiesa, quando cammina nella storia, è perseguita-ta dagli ipocriti: «Ipocriti da dentro e da fuori. Ildiavolo non ha niente da fare con i peccatori penti-ti, perché guardano Dio e dicono: “Signore sonopeccatore, aiutami”. E il diavolo è impotente, ma èforte con gli ipocriti. È forte, e li usa per distrugge-re la gente, la società, la Chiesa. Il cavallo di batta-glia del diavolo è l’ipocrisia, perché lui è un bugiar-do: si fa vedere come principe potente, bellissimo,e da dietro è un assassino». (20 settembre 2018)

RICORDIAMOCI SEMPRE DA DOVE SIAMO STATI SCELTI

«Nella vita della Chiesa, tanti cristiani, tantisanti sono stati scelti dal più basso… Questa

coscienza che noi cristiani dovremmo avere (…) de-ve permanere per tutta la vita, (…) la memoria cheil Signore ha avuto misericordia dei miei peccati emi ha scelto per essere cristiano, per essere aposto-lo». Il Papa ricorda che «quando l’Apostolo dimenti-ca le sue origini e incomincia a fare carriera, si al-lontana dal Signore e diventa un funzionario; chefa tanto bene, forse, ma non è Apostolo. Sarà inca-pace di trasmettere Gesù; sarà un sistematore dipiani pastorali, di tante cose; ma alla fine, un affa-rista. Un affarista del Regno di Dio, perché ha di-menticato da dove era stato scelto». Alla chiamatadi Gesù, Matteo rinuncia al suo amore, ai soldi,per seguirlo. E, dice il Papa, invita gli amici del suogruppo a pranzare con lui per festeggiare il Mae-stro. Così a quella tavola sedeva «il peggio del peg-gio della società di quel tempo. E Gesù con loro. Ei dottori della Legge si sono scandalizzati. (…) man-giare con un impuro ti contagia l’impurità. E Gesùprende la parola (…): “Andate a imparare cosa vuoldire ‘misericordia io voglio, e non sacrifici’”. La mi-sericordia di Dio cerca tutti, perdona tutti. Soltan-to, ti chiede di dire: “Sì, aiutami”». (21 settembre2018) ■

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Non compete certa-mente alla Chiesaproporre soluzioni

tecniche al mondo dellapolitica e dell’economia,ma è suo sacrosanto dirit-to-dovere intervenire, oggisoprattutto, con maggiorforza e coraggio, ogni qual-volta sono in gioco il ri-spetto e la dignità dellapersona umana. Alla Chie-sa stanno a cuore le vicen-de delle persone e delle fa-miglie, la loro serenità e illoro domani.

Purtroppo oggi il lavoroè ridotto a merce e i rischi,derivanti in particolaredalle trasformazioni del la-voro stesso, coinvolgono lavita delle persone, sotto il profilo della flessibilità,che genera precarietà, disoccupazione, paura e de-lusione nel cuore delle persone, soprattutto dei gio-vani.

La logica fondamentale di questa riforma è atutti molto chiara: massimizzazione del profitto,precarietà, instabilità, idolatria del mercato, man-canza di tutele, economia senza “anima”, capovolgi-mento dell’etica sociale cristiana (non più l’uomoal centro, ma “asservito” al capitale e al lavoro,concretizzazione piena della cultura neoliberista).Di fronte a questa complessa trasformazione socia-le è urgente che la Chiesa riaffermi che Gesù, neiVangeli, si è presentato anzitutto con i suoi gesti diguarigione e di bontà, come il liberatore di chi vi-veva situazioni di precarietà, di emarginazione e didisprezzo.

Dice Giovanni Paolo II nella sua enciclica Cen-tesimus Annus (n. 35): “Scopo dell’impresa(…) nonè semplicemente la produzione del profitto, bensìl’esistenza stessa dell’impresa come comunità diuomini che, in diverso modo, perseguono il soddi-sfacimento dei loro fondamentali bisogni e costitui-scono un particolare gruppo al servizio dell’intera

società”. “Certamente, dice ancora il Papa, la Chie-sa riconosce la giusta funzione del profitto, comeindicatore del buon andamento dell’azienda (…)Tuttavia è possibile che i conti economici siano inordine e insieme che gli uomini, che costituisconoil patrimonio più prezioso dell’azienda, siano umi-liati e offesi nella loro dignità. Oltre ad essere mo-ralmente inammissibile, ciò non può non avere inprospettiva riflessi negativi anche per l’efficienzaeconomica dell’azienda”.

Ancora, il Papa nella Laborem exercens sviluppauna giusta gerarchia di valori: il primato dell’uomosul lavoro, il primato del lavoro sul capitale, il pri-mato della destinazione universale dei beni sullaproprietà privata. Toccherà soprattutto alla comu-nità cristiana “accompagnare” i lavoratori in questodifficile “passaggio dell’epoca”. Sarà compito parti-colarmente dei nostri Pastori intervenire non solosu questioni che riguardano la morale sessuale, labioetica, ecc., ed essere coscienza critica nei riguar-di delle istituzioni, perché salvaguardino sempre ecomunque la dignità della persona umana nel mon-do del lavoro. Solo così sarà assicurata la giustiziae, con essa, la pace sociale. ■

Quando il lavoro diventa mercea rischio è la pace sociale

NEL MAGISTERO ECCLESIALE LA CONDANNA DELL’IDOLATRIA DEL MERCATO E DEL NEOLIBERISMO

di Enrico Bernardini

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Quando Assuero (Serse 1°), regnava sulla Per-sia, il suo impero si estendeva dall’estremooriente, fino al limite del confine geografico

occidentale, delimitato da bacino del Mediterra-neo; era potente, ricchissimo e il suo modo di porsiorientaleggiante, tipico del satrapo orientale, ca-priccioso e assolutista, non lasciava scampo di er-rore verso i suoi sudditi, donne ”in primis”. Il valo-re di una donna in quella visione delle cose era re-lativo alla loro bellezza carnale e funzionale al de-coro dell’Impero. Assuero doveva essere inoltreben sazio di bellezze femminili e assetate di potere,esisteva infatti una specifica area del palazzo, perdepositare tutte le noiose aspiranti.

Ester fu scelta per la sua bellezza, sul piano de-gli uomini, ma su un altro piano, il piano alto deidisegni di Dio, fu scelta perché avrebbe dovutomettere a frutto la sua fedeltà, la sua interiore giu-stizia, retaggio delle sue origini giudaiche, e non ul-tima la sua accorta umiltà, conquistata crescendoalla luce delle scritture.

Possedeva inoltre quella sapienza femminile,che sa come muoversi dinanzi ad un pericolo in-combente, che sa preparare, attendere, soffrire,pregare e incantare…Quando fu il giorno designa-to, con il suo sguardo incantevole e una coppa ele-gante tra le mani, Ester armò la sua strategia dibattaglia come una grande Regina, senza uomini,legioni o armi, con il suo semplice invito al più gra-devole dei banchetti…

Al banchetto organizzato dalla Regina, gli invi-tati erano tre…Il Male, il Potere e la Giustizia…maibattaglia fu tanto feroce e sofferta…e sappiamo co-me lei seppe rovesciare le sorti di quella paludesenza uscita, in stupefacenteceleste vittoria; quello su cuimi sono invece soffermatapiù volte, perché conosco be-ne quella sensazione di in-certezza e affidamento, furo-no quei tre giorni di solitudi-ne e digiuno che Ester speri-mentò prima di muovere bat-tito di ciglia e decidere la sal-vezza del suo popolo minac-

di Serena Caleca

Ester, una colombaal riparo dell’Altissimo

ciato di genocidio dal sanguinario Aman.In quei tre giorni di silenzio, sentendosi “Regina

del Nulla” osservava tra le lacrime le carte dellasua vita sugli arabeschi dei tappeti imperiali, udivale grida del suo popolo, povero e sfruttato che nonaveva altra speranza che le antiche comuni originigiudaiche, con la propria sovrana, e capiva che sta-va mettendo in gioco davvero tutto. Giorni di dolo-re, la vedevano aggirarsi nelle stanze, senza cibo,toccare il fondo, sentirsi impotente, contemplare ilvolto assurdo e profondo del male, consapevole disfidare la lama di un assassino pieno di odio, po-tente e fuori controllo.

La grandezza della regalità di Ester è racchiusanell’abbandono assoluto di quei tre giorni. Nel suoruolo di Regina avrebbe potuto presumere il poteree seguire altre strade, si appoggiò invece solo aDio, al Padre di ogni giustizia e amore, al Padre suonei cieli, e spogliandosi innanzi a Lui di ogni suopotere le si consegnò in tutta la sua fragilità di fi-glia, facendosi piccola in lui. Tutto pose nelle manidi Dio, come una colomba cerca un riparo dallatempesta, come un vivente nudo sulla terra implo-ra il Dio degli umili e degli scacciati, come chi nonha più nulla da perdere perché ha rinunciato adogni appartenenza. La sua stessa corona d’oro con-segnò quella notte ai piedi dell’Altissimo, suo Pa-dre.

All’indomani, attraversando la sala del trono nelbrusio dei presenti, come una cerva tra i lupi,splendida e soave, dichiarò l’inizio del banchettodella morte e si giocò la sua unica carta, la sinceri-tà del cuore dinanzi al suo augusto sposo. Il Re ca-pì, le obbedì in giustizia e cominciò ad amarla nel

profondo, sconvolto dalla suaincomprensibile purezza.

“Camminerai su aspidi e vi-pere, schiaccerai leoni e draghi.Lo salverò, perché a me si è af-fidato, lo esalterò perché ha co-nosciuto il mio nome. Mi invo-cherà e gli darò risposta; (…) losazierò di lunghi giorni e glimostrerò la mia salvezza.” (Sal-mo 90).

ESSERE DONNA OGGI, SULL’ESEMPIO DELLE FIGURE FEMMINILI DELLA BIBBIA

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NOTI

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di Stella Marotta

C’è una data per ogni uomo o danna che parla dasola, che ricorda impegni ed emozioni, che ricorda

promesse e decisioni, che è significati perché è comeuna pietra miliare. Per le Suore Pallottine della ProvinciaRegina Apostolorum è l’8 settembre.

È il giorno della Professione religiosa e dell’apparte-nenza definitiva a Dio, tramite la Congregazione delleSuore dell’Apostolato Cattolico.

Ogni suora, entrando la bella cappella della Comuni-tà della Casa Madre, in Via di Porta Maggiore, 34, ricor-da il suo ingresso al Noviziato o la sua Prima Professio-ne, o quella Perpetua, oppure la festa giubilare del 25°o del 50°…quante emozioni e quante scene riprendonoa vivere nella mente. È ciò che è avvenuto anche que-st’anno.

A festeggiare la ricorrenza giubilare del 25° c’eraSuor M. Sheena Madatheparambil, mentre per il cin-quantesimo Suor M. Daniela Siniscalchi, Suor M. Eufe-mia Affinito e Suor M. Fortunata Chiricozzi.

Di pomeriggio, alle 16.00 consorelle, confratelli, ami-ci e parenti hanno riempito la cappella. Toccanti sonostati i simboli presentati prima della ce-lebrazione: brocche con vino che ciascu-na ha versato nell’otre preparato davantiall’altare. “Vino nuovo, in otri nuovi” diceGesù. È ciò che hanno chieste le conso-relle festeggiate. Il vino profumato dellaloro vita e rinnovato continuamente daGesù, versato a beneficio del popolosanto di Dio. Ogni gesto è stato vissutocon piena consapevolezza e partecipa-zione. Padre Jacob Nampudakam, Ret-tore Generale della SAC, ha presiedutola Concelebrazione e nell’omelia ha rin-novato l’appello a vivere con grandepassione la vita e spenderla per la gloriadi Dio, per la salvezza dell’umanità e perla distruzione del male secondo l’esem-

pio del Fondatore San Vincenzo Pallotti. Non possiamonon fare nostre le Parole di Papa Francesco che ricor-da: “Guardiamo a noi, cari fratelli e sorelle consacrati.Tutto è cominciato dall’incontro col Signore. Da un in-contro e da una chiamata è nato il cammino di consa-crazione. Bisogna farne memoria. E se faremo benememoria vedremo che in quell’incontro non eravamosoli con Gesù: c’era anche il popolo di Dio, la Chiesa,giovani e anziani, come nel Vangelo. È bene ricordareche non si può rinnovare l’incontro col Signore senzal’altro: mai lasciare indietro, mai fare scarti generaziona-li, ma accompagnarsi ogni giorno, col Signore al centro.Perché se i giovani sono chiamati ad aprire nuove por-te, gli anziani hanno le chiavi. E la giovinezza di un isti-tuto sta nell’andare alle radici, ascoltando gli anziani.Non c’è avvenire senza questo incontro tra anziani egiovani; non c’è crescita senza radici e non c’è fioriturasenza germogli nuovi. Mai profezia senza memoria, maimemoria senza profezia; e sempre incontrarsi”. (Roma2/2/2018)

Le consorelle presenti hanno rinnovato la propriaconsacrazione a Dio e la loro decisione di conoscerloed amarlo sempre di più.

Il Coro, guidato da Suor M. Shanthi John, haaiutato ad interiorizzare i vari momenti dell’Euca-restia.

Al termine della Celebrazione, la SuperioraProvinciale, Suor Daniela Siniscalchi, ha regala-to a tutte, a nome di tutte le festeggiate, una co-rona del Santo Rosario con l’impegno di ringra-ziare Dio per la rinnovata chiamata e per conti-nuare ad implorare sante e nuove vocazioni. Aseguire ha invitato a partecipare all’agape pre-parata con cura e creatività dalle consorelle del-la Comunità.

Tutto è stato molto vissuto con gioia. Le con-sorelle, rappresentanti delle Comunità vicine,hanno voluto onorare le festeggiate ringraziandociascuna per il bene fatto e per la gioia di averle,come sorelle, nella Congregazione.

Il “sì” per sempre delle Suore Pallottine Rinnovate l’8 settembre le professioni religiose

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San Vincenzo e l’esame di coscienza+ Dio mio dopo le innumerabili e inconcepibili miseri-cordie che mi avete usato sino al presente momento diquesto giorno, voi vedete la mia ingratitudine e la mianegligenza in profittarne, ma voi compirete la vostra so-vrana misericordia; le vostre misericordie non sono ab-breviate.

+ Ah mio Dio, più voi solo, ma da me non sono capaceneppure di formare un pensieri buono, dunque siate voitutto in me, distrutto io.

+ Pensa quanti anni sono che stai su questa terra, Oquanti e quanti si erano già fatti santi quando appenaavevano la quarta parte della tua età (qui Vincenzo parla ase stesso).

+ Pensa quanti anni sono che sei battezzato e come haimantenuto l’innocenza battesimale? Come hai messo inpratica la dottrina che Gesù Cristo ha predicato con tantisudori, fatiche, patimenti e tribolazioni?

+ Innumerevoli volte hai ricevuto il sacramento della pe-nitenza, come hai profittato del sangue preziosissimo diGesù Cristo col quale in tal sacramento ti ha mondato?

+ Ricevendo Gesù sacramento hai procurato di imitarlo nelle sue virtù, di cui hai dato l’esempio,nella umiltà della mansuetudine, nella dolcezza di tratto, nel patire?

+ Come ti sei mortificato nel cibo e nelle bevande?

+ Come in tutto hai riconosciuto la provvidenza e la misericordia di Dio e come di tutto hai ringra-ziato Iddio?

+ Agli avvisi, consigli e ammonizioni dei Superiori come ti sei diportato, alle ispirazioni di Dio comehai corrisposto?

+ Degnatevi o Madre di misericordia d’impetrare a tutti sempre più abbondanti il dono di profittaredella divina e utilissima pratica del mese in vostro onore consacrato.

+ Benedettissima Vergine fatevi onorare in questo mese in modo tutto particolare con preghiere, os-sequi, giaculatorie, mortificazioni, digiuni, penitenze.

+ Il nostro Signor Gesù Cristo mentre agonizzava ci lasciò la sua Madre santissima per madre nostree ci costituì figli della sua santissima Madre. Dunque dobbiamo essere sempre grati al nostro SignorGesù Cristo per un dono così prezioso, e perciò dobbiamo propagare la gloria di Maria Ss.ma in ognimodo possibile.

+ Intendo che io e tutte quante le creature dedichiamo tutte le nostre azioni e opere e qualunquebenché piccola scrittura a Maria Ss.ma, mia più che affezionatissima madre, maestra e avvocata.

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CENS

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Nella lingua degli antichi greci la parola “effatà” significa apriti” e «rias-sume in sé “tutta la missione di Cristo”, perché Gesù ci rende “capaci

di vivere pienamente la relazione con Dio e con gli altri”. Lo ha detto papaBenedetto XVI una domenica dopo la recita dell’Angelus: è una piccolaparola, molto importante: quando guarì un sordomuto Gesù, pronunciò laparola “effatà”: quel sordomuto, ‘si aprì’; prima era chiuso, isolato e per luiera molto difficile co-municare; la guarigio-ne fu per lui un’‘aper-tura’ agli altr i e almondo, un’aperturache coinvolgeva tuttala sua persona e lasua vita. Perché que-sto richiamo? “Effatà”è oggi il nome dellacasa editrice del libroche narra la figura diun sacerdote che hadato tutta la sua vitaper “aprire” se stessoagli altri e gli altri asé. Il cardinale Seve-rino Poletto, arcive-scovo di Torino, hacosì descritto l’operadi don Franco Pera-dotto, prete e giorna-lista: «La popolarità ela stima che hannocircondato questo sa-cerdote bvenivanoanche dalla sua ca-pacità di essere, ve-ramente e sinceramen-te, “uomo del dialogo”, attento, interessato all’incontro autentico con ognipersona. Ma questo fu possibile perché egli è stato “Uomo del Concilio”: harespirato a pieni polmoni l’aria di quella prima “primavera della Chiesa e neha riportato lo spirito tanto nel suo ministero sacerdotale quanto nella suaesperienza professionale di giornalista». È bello che la firma di questo librobiografico sia – perché no? – di un altro prete e giornalista, don Pier Giu-seppe Accornero che finora ha passato quasi tutta la sua vita accanto adon Franco, o nel suo ricordo di maestro di vita, di fede, di pastorale e digiornalismo. Nato nel 1928 e morto nel 2010 don Peradotto ha percorsoquasi tutto il “secolo breve”, come lo definì lo storico britannico Eric Hob-sbawm, e tutte le sue trasformazioni in tutti i campi del vivere, del sognare,della decadenza morale e della “religione della scienza”. Con un elenco ditutte le sue mansioni prese insieme si potrebbe costruire un ponte tra laChiesa e la Città, tra il Duomo e il Municipio, tra i credenti e i “laici” (meglio:il laicismo che oggi dilaga in quasi ogni ambito del Creato). Dialoga nelleParrocchie, nelle sezioni politiche e sindacali, nei circoli borghesi, con i co-munisti, con i “grandi” dell’economia… P.G.L.

PIER GIUSEPPE ACCORNERO: Franco Peradotto prete, giornalista e il suo tem-po. Effatà Ed, pagg. 533, € 28,00.

Anche Gesù Bambinoha provatola persecuzione e la fuga

Anche Gesù Bambinoha provatola persecuzione e la fuga

REGINA DEGLI APOSTOLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCV - n. 6 Novembre/Dicembre 2017

La testimonianza d’amore

nel sacerdozio

di San Vincenzo PallottiLa testimonianza d’amore

nel sacerdozio

di San Vincenzo Pallotti

REGINA DEGLI

Periodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCVI - n. 1 Gennaio/Febbraio 2018

REGINA DEGLIPeriodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCVI - n. 2 - Marzo/Aprile 2018

Pasqua è la speranzanell’infinita misericordia di Dio Padre

Pasqua è la speranzanell’infinita misericordia di Dio Padre

REGINA DEGLI APOSTOLI

Periodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCVI - n. 3 Maggio/Giugno 2018

Bicentenario dell’ordinazione di San Vincenzo:

l’Eucaristia sempre al centro della sua vita

Bicentenario dell’ordinazione di San Vincenzo:

l’Eucaristia sempre al centro della sua vita

Don Franco Peradottoprete giornalistae il suo tempo

Periodico bimestrale della Provincia Italiana

della Società dell’Apostolato Cattolico

Anno XCVI - n. 4 - Luglio/Agosto 2018

«Ero straniero:mi avete accolto?»

«Ero straniero:mi avete accolto?»

REGINA DEGLI APOSTOLI