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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Economia Corso di Laurea Specialistica in Nuovi Media e Comunicazione Multimediale Reggio Emilia, Europa Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale Relatore: Laureando: Chiar.mo Prof. Giancarlo Corsi Matteo Mercati Anno Accademico: 2006/2007 13 Marzo 2008

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA

Facoltà di Scienze della Comunicazione e dell’Economia Corso di Laurea Specialistica in Nuovi Media e Comunicazione Multimediale

Reggio Emilia, Europa

Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale

Relatore: Laureando: Chiar.mo Prof. Giancarlo Corsi Matteo Mercati

Anno Accademico: 2006/2007 13 Marzo 2008

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“We shall not cease from exploration

and the end of all our exploring

will be to arrive where we started

and know the place for the first time.”

-T.S. Eliot, Little Gidding,

The Four Quartets (1942)

[2]

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Indice

ABSTRACT___________________________________________________________ 5

[I] IL PROCESSO CONCRETO DI INTEGRAZIONE EUROPEA ____________ 6

[I.1] DALLA FINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE ALLA CECA ____________ 7 [I.2] VERSO IL TRATTATO DI ROMA DEL 1957_______________________________ 11 [I.3] DAL TRATTATO DI BRUXELLES ALL'ATTO UNICO EUROPEO (1986) _________ 12 [I.4] LE CONSEGUENZE DELLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO ________________ 15 [I.5] LA MONETA UNICA E IL TRATTATO CHE ADOTTA UNA COSTITUZIONE EUROPEA_____________________________________________________________________ 18 [I.6] CONCLUSIONI: UN CINQUANTENNIO RICCO DI MUTAMENTI________________ 24

[II] L’IDEA D’EUROPA _______________________________________________ 26

[II.1] INTRODUZIONE AL CONCETTO ______________________________________ 27 [II.1.1] IL MITO D’EUROPA E LA PRIMA DIFFERENZIAZIONE: GRECI E PERSIANI __ 29 [II.1.2] SECONDA DIFFERENZIAZIONE: CITTADINI ROMANI E BARBARI __________ 31 [II.1.3] TERZA DIFFERENZIAZIONE: CRISTIANI E PAGANI-INFEDELI ____________ 33 [II.1.4] QUARTA DIFFERENZIAZIONE: NAZIONI E IMPERI _____________________ 35 [II.1.5] QUINTA DIFFERENZIAZIONE: OCCIDENTE ED ORIENTE ________________ 36 [II.2] L’IDEA D’EUROPA CONTEMPORANEA: MOLTEPLICI CORRENTI DI PENSIERO_ 40 [II.3] UN PUNTO DI VISTA CULTURALE: IL COSMOPOLITISMO DALLE DIFFERENZIAZIONI ALLE VARIETÀ ________________________________________ 48

[III] IDENTITÀ EUROPEA ____________________________________________ 51

[III.1] VERSO IL CONCETTO DI IDENTITÀ: UNA PRIMA DEFINIZIONE_____________ 52 [III.2] TIPOLOGIE DI IDENTITÀ___________________________________________ 55 [III.3] TERRITORIALITÀ: VERSO UN’EUROPA DELLE CITTÀ?___________________ 58 [III.4] SIMBOLI COME FATTORI DI COESIONE EUROPEA_______________________ 66 [III.5] CONCLUSIONI: L’IDENTITÀ EUROPEA IN PROSPETTIVA GLOCAL __________ 70

[IV] CENTRALITÀ DELLA COMUNICAZIONE NELLA COSTRUZIONE DI UNA IDENTITÀ EUROPEA____________________________________________ 72

[IV.1] STRATEGIE DI COMUNICAZIONE DELL’UE: LINEE GUIDA GENERALI E PUNTI INFORMATIVI EUROPE DIRECT___________________________________________ 76 [IV.1.1] LINEE GUIDA: LE STRATEGIE COMUNICATIVE DELLA COMMISSIONE EUROPEA_____________________________________________________________ 76 [IV.1.1.1] CONCLUSIONI DI FINE CAPITOLO_________________________________ 90

[3]

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[IV.1.2] RETI INFORMATIVE EUROPEE SUL TERRITORIO: VERSO UN’OTTICA LOCALE_____________________________________________________________________ 92 [IV.2] PERCEZIONE DEI TEMI EUROPEI A LIVELLO LOCALE ___________________ 96 [IV.2.1] METODOLOGIA SEGUITA ED AREE DI RICERCA _______________________ 97 [IV.2.2] UN PRIMO SGUARDO D’INSIEME __________________________________ 106 [IV.2.3] FONTI CARTACEE E FONTI DIGITALI ______________________________ 112 [IV.2.4] GLI AMBITI DEI TEMI EUROPEI TRATTATI __________________________ 117 [IV.2.5] APPROFONDIMENTO: EUROPE DIRECT SUI MEDIA LOCALI ____________ 124 [IV.2.6] CON QUALI ACCEZIONI VENGONO PRESENTATI I TEMI EUROPEI? _______ 128 [IV.2.7] TERRITORIALITÀ E RAPPORTI TRA NODI EUROPEI: DIFFERENZIAZIONE E COORDINAMENTO ____________________________________________________ 131 [IV.2.8] REGGIO EMILIA “CITTÀ EUROPEA”? ______________________________ 145 [IV.2.9] APPROFONDIMENTO QUOTIDIANI LOCALI __________________________ 147 [IV.2.10] TAG-CLOUD PER UNA RAPPRESENTAZIONE FINALE _________________ 163

[V] CONCLUSIONI __________________________________________________ 166

BIBLIOGRAFIA_____________________________________________________ 175

CARTACEA __________________________________________________________ 175 DIGITALE ___________________________________________________________ 177

RINGRAZIAMENTI _________________________________________________ 182

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Abstract

Aim of this work is the analysis of the role of communication between a

supranational institution - the European Union - and a local point of the European

network, the city of Reggio Emilia, Italy.

We will carry out our analysis trying to answer to following questions: how is

the European Union communicating at local level? In which way social,

historical, and cultural factors affect the communication process? What does the

EU need to give itself a better image?

In the first chapter the process of European integration will be introduced,

giving a basic background on the essence of the Union, from the end of World

War II to present days.

Chapter two focuses on the idea of Europe, with concepts of historical

differentiations and contemporary ideas of what Europe is and what should be.

The key theme of European identity is examined in chapter three: from the

notion of post-national, fluid identity, through European symbols, into a glocal

prospective.

In chapter four we will discuss communication strategies of the EU, general

directives and its new digital approach. It precedes an actual data-analysis

presentation, core of the last chapter. This local media monitoring survey

collected entries over seventeen weeks, creating a database that will help us

answering the main questions underneath this work.

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[I] Il processo concreto di integrazione europea

“The further back I look, the further forward I can see.”1

-Winston Churchill

Il processo storico che ha portato nel tempo alla costituzione di una Unione

europea come la intendiamo oggi ha rilevanza di prim'ordine. Osservando gli

attori, i fatti e le relazioni tra i diversi blocchi nazionali del passato, possiamo

prender possesso sia del background informativo indispensabile per avere una

visione ad ampio respiro del tema europeo, sia di spunti di riflessione per meglio

ipotizzare gli scenari futuri, come allude Churchill nella citazione di inizio

capitolo.

Lo statista britannico ci introduce all'inizio del periodo storico che andremo a

ripercorrere: la Seconda Guerra Mondiale. Il processo d'integrazione europea, qui

analizzato sotto la lente d'ingrandimento storica, compie i primi passi concreti

proprio all'indomani del tragico conflitto globale. Paradossalmente, tra la fine del

sogno di una Europa coattamente unita sotto la bandiera nazista, ed i timori di un

continente progressivamente sovietizzato, vennero gettate le basi per una terza e

democratica soluzione.

Tra i primi Anni ‘50 e il XXI Secolo, in una porzione di tempo brevissima per i

ritmi della storia, il processo d'unificazione europeo ha permesso ad un gruppo di

nazioni in ginocchio per lo sforzo bellico, ancora pervase da sentimenti di paura e

diffidenza, di diventare infine una comunità con un parlamento centrale

rappresentativo, leggi condivise e moneta unica. Le tappe che hanno portato a

questo mutamento sono l'oggetto delle pagine seguenti.

1 “Più guardo indietro, più in là posso vedere avanti”, frase attribuita a Winston Churchill. Fonte: http://en.wikiquote.org/wiki/Winston_Churchill

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[I.1] Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla CECA

La Seconda Guerra Mondiale è il conflitto che ha causato più morti nell'intera

storia dell'uomo, più di 60 milioni di persone2. Basterebbe questo dato per

esemplificare la portata e l'impatto dell'evento non solo nello scenario dei tempi,

ma anche per le conseguenze che esso ha provocato nelle coscienze delle

generazioni future. Una guerra globale: combattuta su vari fronti, da molteplici

forze nazionali. Un dato importante da sottolineare, le battaglie chiave3 ed il

fulcro del conflitto videro come teatro principe il territorio europeo. La

precisazione è di rilievo, in quanto influenzerà in modo ancora più significativo il

panorama europeo: la guerra distrugge i territori, delimita nuovi confini, entra

nelle case e nelle vite dei cittadini. Generalizzando, si può dire che essa divide ed

unisce. In termini ancora più sintetici: crea distinzioni nelle memorie collettive.

Alla fine del conflitto, gli schieramenti erano ben distinti e distinguibili: i vinti,

le forze dell'Asse, ed i vincitori, gli Alleati4. Come logica conseguenza, i secondi

ebbero l'occasione di decidere a tavolino i futuri equilibri dei primi. Nelle

conferenze di Yalta (4 - 11 Febbraio 1945), a conflitto ancora formalmente in atto,

e Potsdam (17 Luglio – 2 Agosto 1945), a resa avvenuta, le tre maggiori potenze

nazionali degli Alleati (Stati Uniti, URSS, Regno Unito) tracciarono le linee

politiche e geografiche del dopoguerra.

Di particolare rilievo, la ri-designazione della Germania e di Berlino in quattro

zone di controllo e la decisione di sostituire alla fallimentare Lega delle Nazioni,

una nuova organizzazione internazionale per la cooperazione, le Nazioni Unite. 2 Fonte: http://web.jjay.cuny.edu/~jobrien/reference/ob62.html 3 Come ad esempio la Battaglia di Stalingrado (1942), lo sbarco in Normandia (1944) delle truppe statunitensi, la liberazione di Parigi (1944), la Battaglia di Berlino (1945). 4 Non è possibile fornire una lista accurata, dal momento vi furono molteplici cambiamenti di fronte. Generalmente gli Alleati sono identificati principalmente in: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Unione Sovietica; le forze dell’Asse in: Germania Nazista, Giappone, Italia Fascista.

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Formalmente, con la prima divisione andava a concretizzarsi la suddivisione

dell'Europa e del Mondo in due blocchi, uno ad influenza americana, e uno ad

influenza sovietica, ed il preludio alla Guerra Fredda, che si concluse solo nei

primi Anni ‘90. Con la seconda si gettavano le basi per una associazione

internazionale che potesse prevenire o quantomeno frenare il rischio del sorgere,

in futuro, di situazioni critiche come quella appena passata.

La NATO (North Atlantic Treaty Organization) nacque nel 1949 come supporto

al Patto Atlantico: una collaborazione a livello internazionale per la difesa degli

stati firmatari (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Italia, Lussemburgo,

Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito e naturalmente Stati Uniti

d'America). Si andavano a delineare alleanze specifiche all'interno del contesto

globale.

A livello europeo, il Trattato di Londra del 5 Maggio 1949, sottoscritto da 10

nazioni (Belgio, Danimarca, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia,

Svezia, Regno Unito), istituì il Consiglio d'Europa5, un primo passo verso una

organizzazione europea vera e propria. Gli scopi del Consiglio d'Europa sono

similari a quelli delle Nazioni Unite, ma con focalizzazione a carattere europeo:

“Il Consiglio d'Europa ha lo scopo di attuare un'unione più stretta fra i suoi

membri” (Art. 1 dello statuto del Consiglio d'Europa).

Tra le finalità, difatti, troviamo:

“favorire e incoraggiare la consapevolezza dell'identità culturale europea e

della sua diversità; (..) sviluppare la stabilità democratica in Europa, sostenendo

le riforme politiche, legislative e costituzionali.”.

Al momento attuale gli Stati membri sono ben 47.

Siamo dunque alla fine degli Anni ‘40: lo scenario politico internazionale si sta

ricostruendo con un nuovo ordine, con presupposti differenti, da una parte la

tutela a livello sovra-nazionale dell'assenza di belligeranze armate, tramite

5 Fonte: http://www.coe.int/defaultIT.asp

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associazioni di stati riunite in obiettivi di sviluppo e cooperazione comuni,

dall'altra, il rafforzarsi del dualismo Stati Uniti – URSS, fonte di scissione politica

ed amministrativa anche in seno all'Europa, una linea ideale che attraverso Berlino

Est scendeva fino alla Cecoslovacchia, Ungheria e a sud fino alla Jugoslavia. Due

blocchi, occidentale ed orientale, divisi ideologicamente, politicamente ed

economicamente. Entrambi con propensione a coinvolgere il maggior numero di

stati nazionali sotto la propria area d'influenza: anche ad oriente, difatti, si

stipularono alleanze.

Il COMECON (Consiglio per la Mutua Assistenza Economica), fondato

anch'esso nel 1949, riuniva Unione Sovietica, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia,

Romania e Ungheria, al fine comune di rinforzare la coesione economica tra gli

stati comunisti. Un orientamento verso la dimensione a rete, in cui i rapporti di

forza erano però bilanciati in modo differente: nel blocco ad Est l'URSS era de

facto il centro nevralgico del sistema, con poteri decisionali e di autorità ben più

rilevanti di tutti gli altri membri; ad Ovest i rapporti di forza erano più bilanciati,

con conseguente processo decisionale più orientato verso intendimenti condivisi.

La prima tappa verso il processo d'integrazione europeo, è la Dichiarazione di

Schuman6, ispirata dall'alto consulente economico del governo francese Jean

Monnet. Il 9 Maggio 1950 il Ministro degli esteri transalpino Robert Schuman

tenne il primo discorso politico ufficiale in cui si prospetta l'istituzione di una

comunità a carattere europeo, dapprima da un punto di vista economico, e

successivamente nei termini di una ipotizzata e desiderata alleanza politica. Viene

preso in considerazione, in primo luogo, la necessità più urgente del momento

storico: la ripresa economica post-bellica. Per realizzare l'obiettivo, si auspica un 6 Alcuni estratti: “Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche.” “L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto.” “Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all'instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.” Testo completo in italiano disponibile su http://europa.eu/abc/symbols/9-may/decl_it.htm

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patto di collaborazione in primis con il nemico di ieri, la Germania, con il quale

l'interesse condiviso per la produzione di carbone ed acciaio viene colto come

fattore aggregante, non strettamente concorrenziale, verso una mutua

convenienza. Semplicemente, si mettono da parte i rancori nazionalisti e si

procede con la decisione più adeguata al contesto specifico. Il 9 Maggio è tutt'oggi

celebrata la “Giornata d'Europa”.

L'idea di Schuman e Monnet viene concretizzata un anno più tardi: con il

Trattato di Parigi7 del 18 Aprile 1951 si ratifica la nascita della CECA (Comunità

europea del carbone e dell'acciaio), che entrò in vigore il 23 Luglio 1952. In base

ad essa, si instaurò un mercato comune per i due tipi di produzione: abbattimento

dei dazi doganali e rapporti di misura pre-concordati tra gli stati coinvolti. Questi

erano: Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Italia, Lussemburgo e Paesi

Bassi. Si tratta di un passo fondamentale per lo sviluppo dell'Unione europea: sia

per i benefici che esso porta alle singole economie, sia soprattutto nella sua

valenza di modello per gli sviluppi futuri. Dopo le devastazioni della guerra, una

nuova strategia fatta di alleanze non-belligeranti è possibile. Il profilo istituzionale

della CECA era strutturato a rappresentanze che convogliavano ad uno stesso

organo decisionale, suddiviso in quattro istituti, atti a garantire partecipatività

comune ed uguaglianza di diritti e doveri.

7 http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/dat/11951K/tif/11951K.html

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[I.2] Verso il Trattato di Roma del 1957

Sull'altra sponda della Cortina di Ferro, termine coniato per la prima volta da

Churchill in un discorso del 19468, la risposta alla NATO fu elaborata mediante il

Patto di Varsavia del 14 Maggio 1955: una alleanza militare delle forze in orbita

sovietica, ovvero Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Germania Est (DDR),

Polonia, Romania, Ungheria, oltre all'Unione Sovietica. Da quel momento

entrambi i fronti erano costituiti formalmente da coalizioni di più stati.

Concretamente, il patto orientale era dominato dall'URSS: la soppressione con le

armi della Rivoluzione Ungherese9 anti-sovietica del 1956 ne fu esempio

eclatante.

Il 25 Marzo 1957 è una data fondamentale per il progetto di integrazione

europea: a Roma i rappresentanti di sei paesi (Belgio, Francia, Lussemburgo,

Olanda, Repubblica Federale Tedesca) firmano una intesa grazie alla quale si

forma la Comunità Economica Europea (CEE)10. Si tratta di un passo avanti

rispetto alla CECA, in quanto le politiche comuni vengono estese a molteplici

ambiti: settore agricolo e dei trasporti, oltre all'eliminazione dei dazi doganali, alla

creazione di un Fondo Sociale Europeo e di una Banca Europea degli

Investimenti. La cooperazione tra gli Stati membri si fa più stretta, il mercato

comune apre la strada verso la libera circolazione delle persone, dei servizi, delle

merci e dei capitali. Con i Trattati di Roma viene istituita anche l'Euratom, 8 Winston Churchill, 5 Marzo 1946, Fulton, Missouri, USA: “Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giaciono tutte le capitali dei vecchi stati dell'Europa Centrale ed Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno ad esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera Sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell'altro, non solo all'influenza Sovietica ma anche a una altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca". Testo completo in inglese: http://www.historyplace.com/speeches/ironcurtain.htm 9 http://www.rev.hu 10 http://eur-lex.europa.eu/it/treaties/dat/11957E/tif/11957E.html

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Comunità europea dell'energia atomica (CEEA): le collaborazioni si ampliano

anche al campo scientifico, di ricerca, in questo caso mirato agli studi di sviluppo

sull'energia nucleare. A soli 12 anni dalla fine della guerra, una prima forma di

associazione europea diventa realtà.

Nel frattempo, a Berlino, il flusso di persone che dalla parte Est della città

passava a quella Ovest non conosceva sosta. Dapprima la circolazione dei

cittadini da un settore all'altro era permessa, ma con l'inizio della Guerra Fredda

essa venne limitata, ed infine arginata da un confine. I berlinesi tuttavia

continuavano a migrare verso Ovest, allettati dalle maggiori possibilità lavorative

e dal regime meno coercitivo. Ad Agosto del 1961 iniziò la costruzione di un

muro, sempre più compatto, che rese il settore occidentale di Berlino un'isola in

mezzo alla DDR11. Il Muro di Berlino può essere considerato il vero simbolo

della Guerra Fredda, anche dal punto di vista dell'attrattività mediatica, in quanto

espressione della divisione del cuore d'Europa negli anni successivi al dopoguerra.

Sebbene USA ed URSS proseguissero a confrontarsi senza sosta, dalla

conquista dello spazio alle politiche d'egemonia planetaria, gli Stati membri della

CEE continuavano a percorrere la strada della coesione.

[I.3] Dal trattato di Bruxelles all'Atto unico europeo (1986)

La necessità di centralizzare e rendere più compatte le istituzioni comunitarie

formate fino a quel momento, portò alla firma del Trattato di Bruxelles, detto

anche, appunto, Trattato di Fusione12. L'8 Aprile 1965 i sei Stati membri unirono

CECA, CEE ed Euratom in una struttura singola, dotata di una singola

11 Il muro divideva in due la città, e circondava il perimetro della parte occidentale. 12 http://www.ena.lu/?lang=2&doc=22429

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Commissione e di un singolo Consiglio delle Comunità Europee. La

Commissione è un organo esecutivo, composto dai commissari europei, scelti

direttamente dai singoli Stati membri, attualmente uno per ogni stato, anche se si

stanno discutendo criteri differenti. La durata del loro mandato è di cinque anni. Il

Presidente della Commissione oggi è scelto dal Consiglio, e tutta la Commissione

deve ricevere conferma di fiducia dal Parlamento europeo. Il Consiglio costituisce

il ramo legislativo, formato dai ministri dei singoli stati, che si riuniscono in base

all'ordine del giorno da discutere. Esso ha un Presidente, nominato a rotazione tra

i rappresentanti degli Stati membri ogni sei mesi, secondo un ordine fisso.

Nel frattempo, i malcontenti in alcuni paesi del blocco sovietico continuavano a

manifestarsi: dopo l'Ungheria, la Cecoslovacchia. La cosiddetta Primavera di

Praga13 identifica un periodo, tra Gennaio ed Agosto 1968, di libertà politica nel

paese, presto soppressa dall'occupazione militare da parte dell'URSS, ed il

restauro del regime.

Si arriva così al 1970: il 22 Aprile venne firmato il Trattato di Lussemburgo14,

con il quale si stabilì che la Comunità si sarebbe finanziata con risorse proprie,

non più dunque solo con singoli contributi nazionali.

Nel 1973 gli Stati membri diventano nove, aderiscono difatti Regno Unito,

Irlanda e Danimarca. Le politiche comuni diventano sempre più importanti, e

condivise da un numero sempre maggiore di paesi. Il livello di coinvolgimento e

di partecipatività della popolazione nel processo d'unificazione compì un salto di

qualità nel Giugno 197915, quando per la prima volta i cittadini della Comunità

elessero direttamente a suffragio universale i membri del Parlamento. Fino ad

allora difatti erano i parlamenti nazionali a scegliere i propri rappresentanti in sede

comunitaria. Si tratta di un fatto estremamente importante: si scinde il potere

politico nazionale da quello comunitario, che così acquista maggior autonomia

13 http://archiv.radio.cz/history/history14.html 14 http://www.ena.lu/?doc=23707&lang=2 15 http://www.ena.lu/europe/european-union/parliament-following-direct-elections-1979.htm

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dalla logica delle politiche locali. Il Parlamento europeo è un organo con potere

legislativo, di bilancio e di controllo democratico. Esso approva, assieme al

Consiglio dei Ministri, le proposte della Commissione, la cui composizione è

vincolata alla fiducia parlamentare, ed anche nuove adesioni all’Unione, e la

maggior parte degli accordi internazionali devono ricevere il bene-placet da parte

del Parlamento.

Gli Anni ‘80 vedono l'ingresso della Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986).

La Comunità è ora composta da 12 membri. È interessante notare come questi tre

stati fossero appena usciti da altrettante dittature di destra (il Regime dei

Colonnelli in Grecia, il Franchismo in Spagna, la dittatura di Salazar in

Portogallo). I nuovi governi democraticamente eletti videro nel sostegno e nelle

opportunità che offriva l’Unione europea un buon input per riguadagnare fiducia

da parte della popolazione nelle istituzioni, oltre al supporto e alle occasioni

commerciali che l’apertura nel mercato libero comportava.

Anche in Polonia la situazione nei confronti del regime si fa critica: nell'estate

1980 degli operai dei cantieri navali di Danzica scioperano per richiedere

maggiori diritti. Si forma un sindacato indipendente, Solidarność16, che subito

trova appoggio da tutti i dissidenti polacchi. Il governo represse l'iniziativa

proclamando la legge marziale, ma la scintilla era stata scoccata.

Il 14 Giugno 1985 Belgio, Francia, Repubblica Federale Tedesca, Lussemburgo

e Paesi Bassi firmano l'Accordo di Schengen17: si procede con l'abolizione dei

controlli sistematici alle frontiere dei paesi firmatari. Viene intrapresa la linea che

porterà al libero transito dei cittadini comunitari nei territori dei paesi membri.

Nel Febbraio 1986 viene siglato l'Atto Unico Europeo18, la prima importante

revisione del Trattato di Roma. Con l'AUE viene introdotto il concetto di

“Cooperazione Politica Europea”, che aveva come obiettivo una politica estera

16 http://www.solidarnosc.org.pl/en/about/history/dates/index.htm 17 http://europa.eu/scadplus/leg/en/lvb/l33020.htm 18 http://europa.eu/scadplus/treaties/singleact_it.htm

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maggiormente condivisa tra gli Stati membri, e viene lanciato un programma di

dodici anni per l'instaurazione di un mercato unico.

[I.4] Le conseguenze della caduta del Muro di Berlino

I tempi erano oramai maturi per un evento-chiave nella storia non solo

d'Europa, ma degli equilibri mondiali: la caduta del Muro di Berlino19. Dopo le

scintille di rivolta ungheresi, cecoslovacche e polacche, anche nella DDR

(Repubblica Democratica Tedesca, Germania Est) esplose la contestazione. Le

dimostrazioni contro il governo iniziarono a Lipsia nel Settembre 1989. Il leader

del governo, Erich Honecker20, fu costretto a rassegnare le dimissioni. In poche

settimane, si arrivò, il 9 Novembre, alla caduta del muro di Berlino. Dopo le

prime elezioni democratiche della storia della DDR, il 18 Marzo 1990 Germania

Ovest e Germania Est tornarono ad essere una sola, unita sotto un trattato di

unificazione21. La Germania era nuovamente una realtà unica, ed in quanto tale,

anche l'ex-DDR entrava a far parte della Comunità Europea. Era la fine della

divisione imposta nell'immediato dopoguerra, e l'inizio del crollo definitivo del

blocco sovietico. Con la fine dell'URSS, nel 1991, si chiude di fatto la Guerra

Fredda.

In questo clima di cambiamento, il 7 Febbraio 1992 viene stipulato il Trattato di

Maastricht22. Vero e proprio atto costitutivo dell'Unione europea, vengono

introdotti i cosiddetti “tre pilastri dell'Unione europea”: primo, la Comunità

Europea, che riunisce CECA, Euratom e CEE; secondo, la Politica estera e di

19 http://www.berlin.de/mauer/index.en.html 20 http://www.dhm.de/lemo/html/biografien/HoneckerErich/index.html 21 http://www.ena.lu/?doc=11230&lang=2 22 http://europa.eu/eur-lex/en/treaties/dat/EU_treaty.html

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sicurezza comune (PESC) comprensiva della Politica estera di sicurezza e difesa

(PESD), terzo, la Cooperazione nei settori della Giustizia e affari interni (GAI).

Il primo pilastro concerne il mercato unico e l'abbattimento dei dazi doganali,

politiche comuni per pesca ed agricoltura, l'unione economica e monetaria,

istruzione e cultura, le Reti Trans-Europee, protezione dei consumatori, assistenza

sanitaria, ricerca, diritto ambientale, politiche sociali, per i rifugiati e

d'immigrazione, ed il Trattato di Schengen.

Viene inoltre istituito il concetto di “Cittadinanza dell'Unione europea”, in

particolare negli artt. 17 – 22. Essa completa e non sostituisce la cittadinanza

nazionale, ed automaticamente ogni cittadino di uno stato facente parte

dell’Unione viene riconosciuto anche cittadino dell’Unione23. Secondo la versione

consolidata del Trattato di Roma24, l’articolo 18 prevede per il cittadino europeo

garanzia di libertà di movimento all’interno dei territori dell’Unione: “Libertà di

circolazione e di soggiorno di ogni cittadino europeo nel territorio di uno Stato

membro”, l’articolo 19 prevede: “Diritto di voto e eleggibilità alle elezioni

comunali nello Stato membro in cui risiede, alla pari dei cittadini di tale Stato”.

Al numero 20, nel contesto dell’ordinamento internazionale: “Tutela diplomatica

e consolare nei paesi extra-europei nei quali il suo Stato non è rappresentato da

parte delle autorità degli altri Stati membri”. Nella sfera di competenza

comunitaria: “Diritto di petizione al Parlamento europeo” (art. 21.1), “Diritto di

rivolgersi al mediatore europeo” (art. 21.2), “Diritto di scrivere alle istituzioni e

ad alcuni organi comunitari in una delle lingue ufficiali della stessa e di ricevere

risposta nella stessa lingua” (art. 21.3). Si tratta di privilegi importanti e ben

localizzati.

In campo economico viene presentato il progetto di Unione economica e

monetaria25, per tappe, che porterà infine alla creazione dell'Istituto monetario

23 http://europa.eu/scadplus/leg/it/s18000.htm 24 http://europa.eu.int/eur-lex/lex/en/treaties/dat/12002E/htm/C_2002325EN.003301.html 25 http://ec.europa.eu/economy_finance/emu_history/index_en.htm

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europeo (IME), della Banca Centrale Europea (BCE), e l'avvento dell'Euro quale

moneta unica. Il secondo pilastro si occupa sostanzialmente di politica estera e di

sicurezza. Per la prima i temi sono i diritti umani, la tutela della democrazia, gli

aiuti esterni; per la seconda le politiche europee di difesa e sicurezza, le forze

militari europee, politiche di peacekeeping con le Nazioni Unite.

Il terzo ed ultimo pilastro si incentra sulla lotta ai traffici di armi, droga, esseri

umani, lotta al terrorismo, al crimine organizzato alle truffe e alle frodi.

Il Trattato di Maastricht entra ufficialmente in vigore il primo Novembre 1993.

Due anni dopo, nel 1995, gli Stati membri diventano quindici, con l'ingresso di

Austria, Finlandia e Svezia.

Il 1997 è l'anno della firma del Trattato di Amsterdam26 (il 2 di Ottobre):

vengono apportate le prime modifiche al Trattato di Maastricht. In particolare, si

enfatizza il concetto di cittadinanza europea, si chiarificano alcuni aspetti

riguardanti la politica estera e di sicurezza comune, si tentano alcune modifiche al

sistema istituzionale, in previsione della possibile entrata di nuovi paesi, specie

dell'area orientale. Nel Primo Pilastro vengono inserite le politiche occupazionali,

viene regolamentata una “cooperazione rafforzata” atta a rendere più coese le

strategie su temi quali politica estera, difesa, giustizia, gestione economica. Gli

Accordi di Schengen vengono incorporati nel sistema legale dell'Ue, all'interno

del Terzo Pilastro, anche in considerazione del fatto dell'entrata nell'Area

Schengen di numerosi altri paesi oltre a quelli originali (Italia nel 1990; Spagna,

Portogallo e Grecia nel 1992; Austria nel 1995; Danimarca, Finlandia, Islanda,

Norvegia e Svezia nel 1996; Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia,

Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Malta, Svizzera e Cipro nel 2004;

Bulgaria e Romania nel 2007). Vi è dunque consapevolezza che, con

l'allargamento dell'Unione a paesi diversi, la necessità di rendere allo stesso tempo

26 http://www.eurotreaties.com/amsterdamtreaty.pdf

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più flessibile e coesa la politica comune è fondamentale per una reale crescita del

sistema.

[I.5] La moneta unica e

il Trattato che adotta una Costituzione europea

Il 1998 può essere considerato l'anno dell'Euro27. Il 25 Marzo la Commissione

europea e l'Istituto Monetario Europeo propone ufficialmente il via libera

all'adozione della moneta unica in undici stati: Austria, Belgio, Finlandia, Francia,

Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo,

coerentemente con le politiche di Unione Economica e Monetaria.

Il 2 Maggio il Parlamento europeo approva la proposta a larga maggioranza, ed

il giorno dopo il Consiglio europeo stabilisce che tutti ed undici i paesi soddisfano

le condizioni necessarie per l'adozione dell'Euro a partire dal 1° Gennaio 1999.

L'Ecofin28, il Consiglio Economia e Finanza dell'Ue (ovvero l'insieme dei

Ministri dell'Economia e delle Finanze degli Stati membri), fissa i tassi di cambio

per ognuna delle oramai ex monete nazionali. Si tratta di una progetto ambizioso,

e come tale si decide di procedere per gradi: fino al 2002 l'Euro esiste solo in

formato elettronico (assegni, traveller's cheques, transazioni bancarie, etc.) e co-

esiste con le valute nazionali. Dal 1° Gennaio 2002 inizia l'introduzione vera e

propria di banconote e monete. La data ufficiale di cessazione di validità delle

valute nazionali variò da stato a stato.

Ora anche il cittadino comune non può non accorgersi dell'esistenza di una

Unione europea: la moneta è un medium universalmente condiviso, il proprio

27 http://ec.europa.eu/euro/entry.html 28 http://consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?lang=it&id=250&mode=g&name=

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valore, il proprio nome e le effigi che lo caratterizzano sono elementi destinati ad

essere conosciuti da tutti i componenti della società. Per le banconote è stata scelta

uniformità di figure, mentre per le monete un lato è comune a tutti, un altro è

personalizzato da un paese all’altro. Le prime presentano tagli da 5, 10, 20, 50,

100, 200 e 500 Euro, con simbologia legata al design architettonico:

dall’architettura classica della banconota da 5 Euro, passando per il Romanico

(Secolo XI-XII, banconota da 10), Gotico (20 Euro), Rinascimento (50), Barocco

e Rococo (100), Art Nouveau (200), finendo con lo stile architettonico del XX

Secolo per la banconota da taglio 500 Euro.

Interessante il discorso riguardante le monete. La faccia comune rappresenta,

per le monete da 1, 2 e 5 centesimi, il posto dell’Europa nel globo, mentre le altre

il territorio europeo dei 12 Paesi membri del 1986. A seguito dell’allargamento,

una nuova versione rappresenta il territorio europeo nella sua interezza fisica, non

più con i confini degli Stati membri. La faccia nazionale è scelta dai singoli paesi,

l’unico denominatore comune è la presenza delle 12 stelle29. La varietà delle

figure scelte da ogni paese ben riassume le molteplici facce dell’Unione.

Il 23 Marzo 2000 il Consiglio Europeo fissa gli obiettivi comuni da

raggiungersi entro il 2010: la cosiddetta Agenda o Strategia di Lisbona30. Scopo

primario è rendere l'Unione europea “la più competitiva e dinamica economia

della conoscenza entro il 2010”. I mezzi per affrontare la sfida sono:

digitalizzazione dei servizi pubblici ed amministrativi, necessità di formalizzare

una normativa comune europea sul commercio elettronico e diritti di copyright,

definire e potenziare uno spazio di ricerca e sperimentazione a livello europeo, per

essere all'avanguardia nel settore tecnologico e scientifico, l'elaborazione di una

carta europea per le piccole e medie imprese, la promozione della mobilità di

studenti e ricercatori in ambito comunitario.

29 Torneremo su questo punto anche in seguito. 30 http://www.lisbonstrategy.net, http://europa.eu/scadplus/glossary/lisbon_strategy_en.htm

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Il passo successivo fu il Trattato di Nizza31 è stato approvato dal Consiglio

Europeo l'11 Dicembre 2000, ed è stato firmato il 26 Febbraio 2001. L'obiettivo

primario era riformare la struttura istituzionale in modo più condiviso, in vista

dell'allargamento dell'Unione a certi paesi dell'ex blocco sovietico. Esso

introduce, in particolare, una nuova ponderazione dei voti nel Consiglio

dell'Unione europea, e una modifica della composizione della Commissione

europea e del numero di deputati al Parlamento europeo per ogni Stato membro.

A queste misure seguirà poi, il 15 Dicembre 2001, la Dichiarazione di

Laeken32, che prospetta riforme atte a perseguire l'allargamento dell'Unione a

nuovi stati e ad un maggior avvicinamento delle istituzioni ai cittadini. Viene

istituito un organo straordinario e temporaneo, la Convenzione Europea33, che

concluderà in futuro i suoi lavori nel 2003.

A Nizza viene inoltre proclamata la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione

europea34. Essa non entrò a far parte del Trattato, ma ha comunque un'alta valenza

politica e sociale. I capi in cui si enunciano i diritti sono sei: Dignità (art 1-5),

Libertà (art. 6-19), Uguaglianza (art. 20-26) , Solidarietà (art. 27-38), Cittadinanza

(art. 39-46), Giustizia (art. 47-50). I principi dovranno essere rispettati nell'ambito

del diritto comunitario, ma la loro attuazione è anche affidata alle singole

normative nazionali.

Il 18 Luglio 2003 il Presidente della Convenzione Europea, Valéry Giscard

d'Estaing, presentò a Roma il frutto del lavoro svolto, ovvero un Trattato che

adotta una Costituzione per l’Europa35. La Convenzione era costituita da

rappresentanti nominati sia dai governi degli Stati membri, sia da quelli candidati

all'adesione, dal Parlamento e dalla Commissione europea. La necessità di un

testo unico che riassumesse e rafforzasse le normative ed i principi basilari 31 http://europa.eu/scadplus/nice_treaty/index_en.htm 32 http://european-convention.eu.int/pdf/LKNEN.pdf 33 http://european-convention.eu.int/bienvenue.asp?lang=EN 34 http://www.europarl.europa.eu/charter/pdf/text_it.pdf 35 http://it.wikisource.org/wiki/Trattato_che_adotta_una_Costituzione_per_l%27Europa

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condivisi era da considerarsi primaria, visto che al 1° Maggio 2004 i paesi membri

sarebbero saliti a ben 25, con l'ingresso di Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia,

Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Cipro.

Nella prima parte (Articoli I-1 e I-2) vengono riproposti i valori base nel

rispetto dei quali l'Unione si dichiara aperta a tutti gli stati europei: dignità umana,

libertà, democrazia, uguaglianza, rispetto delle leggi, dei diritti umani, delle

minoranze, condivisione del libero mercato; ed i principi, ritenuti fondamentali,

di: pluralismo, non-discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà, uguaglianza

dei sessi. Gli scopi dell'Unione sono riconosciuti in (Articolo I-3): promozione

della pace; mantenimento della liberà, sicurezza e giustizia all'interno dei propri

confini, un mercato interno dove la competitività sia libera e non distorta;

sviluppo sostenibile basato su una equilibrata crescita economica e stabilità dei

prezzi; giustizia e tutela sociale; coesione economica, sociale e territoriale;

rispetto per le differenze linguistiche e culturali. Nei confronti degli stati non-

membri: affermare e promuovere i propri valori ed interessi; contribuire alla pace,

alla sicurezza e alla crescita sostenibile della Terra; solidarietà e mutuo rispetto tra

le popolazioni; scambi liberi ed equi; lotta alla povertà e rispetto dei diritti umani;

stretta osservanza e sviluppo delle leggi internazionali.

Vengono elencate le sei competenze esclusive dell'Unione europea, quelle in

cui i singoli stati opereranno esclusivamente attraverso l'Ue: unione doganale, le

regole di concorrenza che governano il mercato interno; politiche monetarie della

zona-Euro; conservazione delle risorse biologiche marine; politiche commerciali

comunitarie; la conclusione di certi accordi esclusivi internazionali.

Nel resto dell'atto, vengono revisionate alcune norme, tra cui alcuni riguardanti

il potere e la trasparenza parlamentari, proposte nuove direttive, come l'auspicio di

una progressiva semplificazione burocratica dell'istituzione europea, individuati

alcuni punti dove sarà necessario intervenire in futuro.

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Il 29 Ottobre 2004 a Roma è avvenuta la cerimonia della firma del Trattato che

adotta una Costituzione per l’Europa da parte dei capi di stato dei 25 Paesi

membri, più Bulgaria, Romania e Turchia, che in qualità di paesi candidati, hanno

firmato solo l’Atto finale. Successivamente è iniziato un lungo iter di ratifica

dello stesso, che si è svolto nei singoli stati per via parlamentare o tramite

referendum popolare.

In Francia36 e Paesi Bassi37 la popolazione respinse il Trattato (29 Maggio e 1°

Giugno 2005), mentre altri paesi ancora oggi non hanno fissato una data entro la

quale prendere una decisione (Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Polonia

Portogallo, Svezia, Regno Unito). Per quest'ultimo punto in sede europea ci si è

posti comunque l'obiettivo i risolvere la questione entro il 2008 o al limite prima

delle elezioni europee del 2009.

Per quanto concerne le due mancate ratifiche invece si è giunti al Trattato di

Riforma38, o di Lisbona. L'accordo fu trovato sul testo finale del Trattato durante

un summit informale il 19 Ottobre 2007. Le maggiori modifiche riguardano

l'eliminazione di ogni riferimento esplicito alla natura costituzionale nel testo,

aumentati i poteri dei parlamenti nazionali che avranno più tempo per esaminare

le leggi comunitarie, vengono meglio delimitate le competenze dell'Ue e degli

Stati membri, il concetto di concorrenza non viene più ritenuto un obiettivo

fondamentale, ma viene citata in un protocollo aggiuntivo, viene introdotta la

possibilità di recedere dall'Ue (fino ad allora non era esplicitata), ed infine

aggiunta la necessità di combattere gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

Viene inoltre stabilito che non esisterà un trattato unico, ma verranno riformati i

vecchi. Il Trattato di Riforma modificherà quindi il Trattato di Maastricht (con il

titolo di Trattato sull'Unione europea),ed il Trattato di Roma, che sarà denominato

36 http://www.admi.net/jo/20050604/CSCX0508486X.html 37 http://www.kiesraad.nl/uk/collectie_homepage/electoral_council 38 http://www.consilium.europa.eu/cms3_fo/showPage.asp?id=1317&lang=en&mode=g

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Trattato sul funzionamento dell'Unione. A questi saranno aggiunti la Carta dei

diritti fondamentali ed il Trattato Euratom.

Nel frattempo, il 25 Marzo 2007, era ricorso il 50esimo anniversario dalla firma

del Trattato di Roma. Le celebrazioni convogliarono nella Dichiarazione di

Berlino39, testo celebrativo formulato inoltre per dare impulso all'accettazione del

Trattato di Riforma. Non a caso si scelse Berlino come sede principale dei

festeggiamenti istituzionali: la città ha enorme valore simbolico per l'Europa, di

rinascita dalla guerra e di riunione dopo la caduta del comunismo. Si possono

notare, in particolare, come i passaggi “Noi cittadini dell'Unione europea siamo,

per nostra felicità, uniti.” e “Aspiriamo alla pace e alla libertà, alla democrazia e

allo stato di diritto, al rispetto reciproco e all'assunzione di responsabilità, al

benessere e alla sicurezza, alla tolleranza e alla partecipazione, alla giustizia e

alla solidarietà.” paiono porre enfasi a valori comuni alla Costituzione

Americana del 178740.

Il 1° Gennaio 2007 Bulgaria e Romania sono entrate nell'Unione europea: i

paesi membri salgono a quota ventisette. Allo stato attuale i paesi in cui si adotta

l'Euro sono quindici (Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda,

Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Grecia, Slovenia, Cipro,

Malta), più tre stati, anche se non appartenenti alla Zona-Euro (Principato di

Monaco, San Marino, Città del Vaticano) e tre in modo non ufficiale (Andorra,

Kosovo, Montenegro). Altri undici stati sono in attesa di adottarlo (Repubblica

Slovacca, Bulgaria, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca, Lettonia, Polonia,

39 Testo tradotto in italiano, in formato PDF: http://www.europa.eu/50/docs/berlin_declaration_it.pdf 40 Traduzione in italiano di un passaggio dalla Costituzione degli Stati Uniti d’America, Preambolo: “Noi, il popolo degli Stati Uniti, al fine di perfezionare la nostra Unione, garantire la giustizia, assicurare la tranquillità all'interno, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale, salvaguardare per noi e per i nostri posteri il bene della libertà, poniamo in essere questa Costituzione quale ordinamento per gli Stati Uniti d'America.”. Fonte: http://www.archives.gov/national-archives-experience/charters/constitution_transcript.html

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Romania, Ungheria). Si tratta di numeri importanti, che ben rendono l’idea della

molteplicità di paesi coinvolti nel progetto europeo.

[I.6] Conclusioni: un cinquantennio ricco di mutamenti

Abbiamo osservato come i rapporti tra i diversi stati nazionali europei siano

profondamente mutati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Dalle

divisioni e dai problemi che un conflitto così lungo, sanguinoso e distruttivo

hanno inevitabilmente arrecato a tutti i livelli sociali, alla stipulazione di numerosi

Trattati e accordi tra le parti, basi comuni sulle quali costruire una Unione

europea. Del processo colpiscono in particolare le tempistiche: dal 1949 al 2007

sono passati appena 58 anni. La rapidità con la quale si sono compiute

trasformazioni così significative ha permesso di riunire popolazioni con un

bagaglio di esperienze estremamente variegato ed estremamente vivo nella

memoria. Immaginando di essere, ad esempio, un cittadino polacco di 75 anni,

nato nel 1932, ci si può rendere conto concretamente dell'impatto del

cambiamento: l'occupazione nazista e le atrocità della guerra, quasi quarant'anni

di regime comunista, ed oggi membro dell'Unione europea, prossimo ad entrare

nell'Euromoneta.

Oggi esiste un mercato comune e i confini nazionali tra gli Stati membri sono

diventati dei consolidati pro-forma. All'interno dell'Unione, la mobilità di cittadini

comunitari è facilitata ed incentivata. Esistono politiche di sviluppo comuni, linee

guida per i rapporti con l'estero, norme condivise. Queste conquiste sono il frutto

di una attività di dialogo e relazioni politiche continue e prolungate, che si sono

concretizzate nelle firme di trattati, direttive, dichiarazioni. Il costante

allargamento dei paesi membri ha costretto la macchina istituzionale a numerose

[24]

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revisioni di equilibri precedentemente trovati. La necessità d'esser allo stesso

tempo dinamici e democratici, ovvero farsi trovare pronti ai cambiamenti ma

arrivare a conclusioni comunemente accettate, è stata la costante accompagnatrice

del processo d'unificazione europea.

Tutto il percorso era iniziato da una semplice intesa su basi di produzione

economica, carbone e acciaio, un tentativo di rilancio del motore economico che

al tempo della ricostruzione d'Europa rappresentava una opportunità sulla quale

valeva la pena scommettere. L'economia libera aveva avvicinato tra loro i paesi

del blocco occidentale, mentre dall'altra parte di Berlino Est l'ascesa delle

influenze sovietiche aveva impedito l'approccio con realtà differenti da quelle

comuniste. La differenza fondamentale tra le due fazioni è che mentre da un lato

si cercavano accordi internazionali frutto di libere proposte d'intesa, dall'altro

vigeva l'immobilismo di un regime chiuso attorno all'Unione Sovietica. Con la

caduta del Muro di Berlino del 1989 gli equilibri cambiarono profondamente:

l'Unione europea poteva ora pensare ad un allargamento ad Est, o, vista dalla

prospettiva orientale, i paesi ex-comunisti guardavano all'Unione come una

occasione irrinunciabile per una ripresa ed una apertura ai mercati internazionali.

Questo comportò riflessioni più lunghe e prese di decisione più ponderate in sede

di trattativa europea, dal momento che gli aspiranti nuovi membri venivano da

una realtà completamente differente, sotto tutti i punti di vista. La necessità di

omogeneizzare diritti e doveri di un numero crescente di stati rese inevitabilmente

più macchinoso l'iter istituzionale. L'entrata di questi paesi rappresenta allo stesso

tempo una sfida e un rischio per l'Unione: se saprà trovare unità di intenti e

stabilità con questo assetto, si tratterà di una importante risorsa e motivo di nuove

opportunità per tutti.

[25]

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[II] L’idea d’Europa

”Whatever else may divide us, Europe is our common home; a common fate has linked us through the centuries,

and it continues to link us today.”41 –Leonid Brezhnev

Appare significativo come anche un personaggio ideologicamente schierato

come Brezhnev, Segretario Generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica

dal 1964 al 1982, riconosca un filo comune che lega assieme l’Europa.

Attraverso i secoli, tra divisioni ed alleanze, si afferma l’importanza del

concetto di idea d’Europa, come la base dalla quale partire per favorire una

coscienza di identità europea.

In un saggio di Gerard Delanty42 si evidenzia:

“L'idea d'Europa come idea regolatrice dei processi di costruzione

dell'identità, un modello culturale di società, un punto di convergenza per le

identità collettive”.

Partiremo proprio dalle differenziazioni di carattere storico che hanno

contribuito a formare una idea di Europa, proseguendo con un sommario delle

principali correnti di pensiero ispirate dalle differenti idee d’Europa dei padri

fondatori, per concludere con una prospettiva culturale di unità europea che aprirà

la strada all’introduzione del concetto di identità europea.

41“ Qualsiasi altra cosa possa dividerci, Europa è la nostra casa comune; un destino comune ci ha collegati attraverso i secoli e continua a collegarci oggi”, Fonte: http://en.wikiquote.org/ 42 Passerini, Luisa, Identità culturale europea, La Nuova Italia, 1998.

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[II.1] Introduzione al concetto

Per inquadrare l'idea di Europa è necessario porsi delle domande specifiche.

Innanzitutto, cosa essa sia, ovvero che significato sottenda tale significante. Una

volta circoscritto il campo verso un indirizzo condiviso, si potrà procedere alle

molteplici sfumature che pensatori e critici di ieri e di oggi hanno dato al termine

di partenza, e alle proiezioni che esso potrebbe avere nel futuro. L'idea d'Europa,

per sua stessa natura, resta aperta ai mutamenti del tempo, ma ha alle spalle un

passato che ne forgia l'essenza.

L'Europa inevitabilmente si identifica nella differenza con ciò che non è

Europa. Citando Baruch Spinosa, “Omnis determinatio est negatio”43, ovvero

ogni determinazione di inclusione implica necessariamente un’esclusione. Questo

principio sarà la guida con la quale scorrere più di tremila anni di storia.

Da un punto di vista geografico globale, possiamo facilmente intuire che

Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo ne delimitano gli estremi ovest e sud,

mentre il Mare di Norvegia è il limite a nord. Fin dall'antichità le barriere naturali

hanno permesso lo sviluppo dell'uomo in civiltà diverse, che entrarono in contatto

solo quando seppero valicare queste barriere. Per questo maggior attenzione

merita la divisione sul versante orientale, est e sud-est, laddove le linee divisorie

non sono predisposte da barriere naturali ma plasmate dall’uomo.

Il perimetro d’indagine è così tracciato, ma quali sono le strategie d’analisi?

Nel saggio di Hartmut Kaelbe “Periodizzazione e tipologia”44, ben si delineano

i tre punti di vista principali attraverso cui addentrarsi concretamente nell’idea

d’Europa.

43 Spinoza, Baruch, Lettera a Jarigh Jelles, 2 Giugno 1674. 44 In Passarini, L., ibidem.

[27]

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Il primo “rintraccia le radici e la continuità dell’idea di Europa e del peculiare

modo di vedere europeo a partire dal medioevo o anche dalla storia antica, ha a

che fare con le strutture di lunga durata nelle idee e nella mentalità (..) L’Europa

viene messa a confronto con civiltà antiche quali Cina, India e mondo

musulmano. Max Weber ed Émile Durkheim si erano già posti il problema dei

presupposti fondamentali dell’origine dell’Occidente”.

Si tratta dunque di analogie e di identificazioni di un “Altro” comune che si

possono rintracciare su un asse temporale settato sul lungo periodo.

Il secondo invece è “Più recente. Porta l’attenzione sulla pluralità nazionale,

regionale, religiosa ed etnica della civiltà e delle identità europee. La pluralità è

considerata una importante specificità dell’Europa. Le cause vengono talvolta

rintracciate nella costruzione dello stato, nella religione, nella separazione

centro-periferia. Pluralità più intellettuale che geografica (E.Morin)”.

Proprio nella varietà intrinseca degli stati europei viene riconosciuta la

caratteristica accomunante: l’Europa come un microcosmo a suo modo unico tra

tutti i continenti del mondo.

Il terzo “si sofferma principalmente sul processo di unificazione d’Europa più

che sulla pluralità interna. L’attenzione è rivolta più ai grandi cambiamenti più

che alla continuità di lungo termine”.

Riguardo a questo abbiamo già mostrato le tappe che hanno portato alla

formazione concreta dell’Unione europea, ci limiteremo quindi a proporre le idee

d’Europa degli stessi padri fondatori, ovvero quelle personalità politiche di spicco

che per prime si posero la questione di una unificazione europea.

In realtà il viaggio parte da lontano. Fin dall’Antica Grecia l’idea d’Europa si è

costruita per differenziazioni attraverso il corso della storia, ed in ognuna di esse

ha trovato caratteristiche che concorrono a farne ciò che essa è oggi: si tratta

dunque di procedere per livelli, partendo da ciò che l'idea di Europa rappresenta

su un piano storico, sociale e culturale. Su queste basi si potranno formulare

[28]

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ulteriori ipotesi e pensieri riguardo al concetto di identità europea, ovvero i legami

che i cittadini intrattengono con l'oggetto-Europa.

[II.1.1] Il mito d’Europa e

la prima differenziazione: Greci e Persiani

La prima idea di Europa si manifesta nell'Antica Grecia.

Secondo la mitologia, Europa era il nome di una delle figlie del Re Agenore di

Tiro, in Fenicia. È curioso notare che il regno dei fenici fosse nell'attuale Libano,

e dunque fuori dai confini classici del territorio europeo, benché sulla sponda del

Mediterraneo. Re Agenore era un semi-dio: suo padre difatti era Poseidone, il

Nettuno romano, Dio dei mari. Europa è descritta nelle tradizioni orali come una

ragazza dalla straordinaria bellezza: per questo se ne innamorò addirittura Zeus,

che decise di rapirla. Egli si trasformò in toro bianco, e con la ragazza sul dorso

attraversò il mare fino a Creta. Qui si manifestò nel suo reale aspetto, e tentò di

usarle violenza, ma Europa resistette, se non altro fino a quando Zeus,

trasformatosi in aquila, riuscì infine a coglierla di sorpresa. Nel frattempo Re

Agenore aveva inviato i suoi figli maschi alla ricerca d'Europa, con la direttiva di

non tornare fino a quando non l'avessero trovata. Fenice, Cilce e Cadmo finirono

per diventare capostipiti, rispettivamente, dei fenici, dei cilici e dei tebani, nella

regione greca della Beozia.

I tre figli che Europa ebbe da Zeus furono Minosse, Radamante e Sarpedonte: il

primo diventerà il celebre Re di Creta, famoso per il labirinto del minotauro (di

nuovo, la figura del toro). Proprio in onore di Minosse e della madre, i Greci

chiamarono “Europa” il continente a nord dell'isola di Creta.

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Queste informazioni sono strettamente connesse con la cultura orale dell'Antica

Grecia: esse sono tramandate sottoforma di mito da una narrazione orale all'altra,

finendo per entrare nel corpus socioculturale del popolo d'appartenenza.

Naturalmente per questo motivo esistono diverse versioni di una stessa leggenda:

Europa è ora una ninfa, ora è la figlia del mirmidone45 Fenice, a sua volta figlio di

Amintore. Resta elemento comune il fatto che provenisse dalla Fenicia, e che

fosse stata rapita, forse dai Minoici, e portata a Creta. La civiltà cretese è una delle

civiltà più antiche nel bacino mediterraneo, risalente pressappoco al 2700-1450

AC. Europa è dunque trapiantata in questa antica società dal bacino del

Medioriente, e verrà presa come riferimento proprio per differenziarsi da esso.

Il Medioriente assume le caratteristiche di vero e proprio alter-ego per gli

antichi greci con l'Impero Persiano, o più precisamente con gli Achemenidi, la

prima dinastia di tale Impero. Le loro origini sono da identificarsi nella zona

dell'attuale Iran, l'Asia Centrale, e successivamente nella sottomessa

Mesopotamia, Palestina e territori limitrofi, sempre assoggettati in seguito.

I Greci si scontrarono con essi nelle Guerre Greco-Persiane, tra il 499 ed il 448

aC. Lo storico greco Erodoto è tra i primi a scrivere della separazione tra Europa

ed Asia:

“Da allora essi considerarono sempre ciò che era greco come loro nemico.

Infatti i Persiani considerano come loro proprietà l'Asia e le genti barbare che vi

abitano, mentre ritengono che stiano in sé l'Europa e l'Asia”46

Il punto di partenza definito da Erodoto è il rapimento di Io, sacerdotessa di

Era, da parte dei Fenici, che secondo una delle numerose leggende di cui è

protagonista venne trasportata in Egitto. Un altro rapimento dunque, ed un altro

passaggio tra Grecia “europea” ed Asia. Erodoto, nelle sue Storie47 descrive le

Guerre Greco-Persiane in prospettiva appunto storica, utilizzando più volte la

45 Nell’Iliade i mirmidoni sono i combattenti comandati da Achille. 46 Erodoto, Storie, Libro I, trad.it., Rizzoli, Milano, 1984 47 Online il testo completo: http://www.filosofico.net/erodotostorie.htm

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distinzione Europa-Asia. La grande influenza del mondo greco ha fatto sì che il

termine venisse tramandato alle generazioni successive, fino ai giorni nostri.

Abbiamo osservato la prima distinzione all’interno di quella più generica tra ciò

che è Europa e ciò che è Non-Europa, ovvero Greci e Persiani. In questo primo

caso è la difesa delle proprie terre a fare del greco, simbolicamente, un paladino a

difesa dell’ideale europeo. A partire dal mondo greco rintracciamo dunque le

prime caratterizzazioni che contribuiranno ad arricchire il concetto di idea

europea. Il centro del potere militare, civile ed intellettuale in Europa passò in

seguito a Roma, uno degli Imperi più autorevoli ed organizzati che la storia

dell’uomo ricordi.

[II.1.2] Seconda differenziazione: Cittadini Romani e Barbari

Nel corso dei secoli successivi non vennero meno aspri dualismi tra le

popolazioni dell'Europa “Continentale”, e quelle provenienti dal sud-est, il

cosiddetto “mondo orientale”. I Romani se la dovettero vedere contro i

Cartaginesi, di provenienza nord-africana (Cartagine è situata nell'attuale Tunisia)

nelle celeberrime Guerre Puniche, dal 264 aC al 146 aC.

Ma lo scontro tra civiltà per eccellenza nel mondo romano si incarna della

contrapposizione con i “barbari”. Nasce così una nuova contrapposizione: sud

contro nord. Il sud come culla della civiltà europea ed il nord, nello stereotipo del

tempo, abitato da popolazioni primitive.

Il termine barbaro è di origine greca, βάρβαρος (bárbaros), una parola

onomatopeica che si riferisce all’atto del balbettare, o parlare in modo confuso,

proprio di chi non conosceva la lingua greca. Qui nasce la contrapposizione tra chi

possedeva la cittadinanza (greca o romana) e chi no. Il greco o il romano era

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“civile”, chi non lo era rientrava automaticamente sotto la denominazione

“barbaro”. Il civis romanus era soggetto a diritti e doveri legati al suo status, il

tutto regolato da leggi precise e socialmente riconosciute.

Il termine barbaro assunse il significato nel corso del tempo di stereotipo per

identificare, o meglio, etichettare con poche sotto-distinzioni, tutte quelle

popolazioni intese come rozze, primitive, incolte. Vi è dunque una presunzione di

superiorità nei loro confronti, benché la conoscenza delle civiltà barbare fosse a

volte superficiale, ed il primo impatto avvenisse spesso soltanto in occasione di

guerre. Lo storico romano Tito Livio48, ad esempio, nelle Historiae, ne sottolinea i

modi d’agire impulsivi e basati sul primitivo uso della forza:

“Messaggio mite, ma esso era affidato a legati arrogantissimi, più simili per

temperamento a Galli che a Romani.... E domandando i Romani quale razza di

diritto fosse quella di pretendere terre da chi le possedeva o di minacciare la

guerra, e che avessero a che fare i Galli nell’Etruria, risposero brutalmente che

essi riponevano il diritto nelle armi e che tutto apparteneva a chi aveva la

forza.”49

I criteri di distinzione erano dunque posti su incomunicabilità linguistica,

caratteristiche fisiche, e soprattutto lo stile di vita, che rendevano l’Altro

nitidamente diverso e inevitabilmente distante dai propri connotati fisici e dalle

proprie abitudini.

Lo status di civis romanus rimase esclusivo per i soli membri della comunità di

Roma, gli Italici e rare eccezioni fino alla Constitutio Antoniniana emanata nel

212 dC dall’Imperatore Caracalla50, con la quale si estese la cittadinanza romana a

tutti gli abitanti liberi dell’Impero. In realtà il motivo principale dell’editto non fu

48 Tito Livio, uno dei più illustri storici romani, nacque nell’attuale Padova il 59 aC. 49 Tito Livio, Historiae, Libro V, 36: “Mitis legatio, ne praeferoces legatos Gallisque magis quam Romanis similes habuisset..... Quodnam id ius esset agrum a possessoribus petere aut minari arma Romanis quaerentibus et quid in Etruria rei Gallis esset, cum illi se in armis ius ferre et omnia fortium virorum esse ferociter dicerent.”. 50 Marco Aurelio Antonino Caracalla, 188-217 dC.

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un ideale egalitario ma la possibilità di tassare e di imporre il servizio militare

nelle legioni ad un numero più alto di persone, e considerando l’estensione

territoriale dell’Impero i vantaggi apparivano consistenti.

[II.1.3] Terza differenziazione: Cristiani e Pagani-Infedeli

L'avvento del cristianesimo nella società romana, tra il II ed il III Secolo aC, e

la venuta di Maometto a La Mecca nel 570 dC, rese inevitabilmente lo scontro

non più tra civiltà che combattono esclusivamente per espansione territoriale e

profitti economici, ma anche per motivazioni di carattere religioso.

Già tra il IV ed il VI Secolo le invasioni barbariche nell’Impero Romano

avevano assunto il crisma di romani-cristiani contro barbari-pagani. Il termine

“pagano” deriva dal latino “paganus”, che originariamente significava “rurale,

rustico, abitante di villaggio”. Forse anche per il fatto che le persone più distanti

dalle città, isolate in piccoli paesi lontani dal centro dell’Impero, subirono meno

l’influenza delle dottrine cristiane, il termine assunse il significato con il quale lo

intendiamo oggi, ovvero “seguace di dottrine religiose o di culti estranei al

cristianesimo”51.

Sotto l’etichetta di “culto pagano” in realtà si potevano identificare tradizioni e

mitologie molto differenti tra di loro, ma ancora una volta queste sotto-

differenziazioni non interessavano: chi non era cristiano automaticamente veniva

fatto rientrare tra i pagani. A titolo esemplificativo basti pensare a quanto distanti

potessero essere tra loro un cultore nordico di Odino ed un devoto arabo di Allah.

Proprio l’espandersi della religione islamica a partire dal VII Secolo nella

penisola araba diede vita ad un nuovo dualismo, con accezione più specifica: ciò 51 Dizionario De Mauro-Paravia.

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non significa che il termine “pagano” non fosse più usato per definire i non-

cristiani, ma l’importanza che acquistarono nel corso della storia popolazioni di

religione islamica portò a forgiare un nuovo termine di contrapposizione.

I connotati di questo erano ancora più dispregiativi: “infedeli”. Infedele è “in

passato, spec. nel Medioevo, che, chi, rispetto ai seguaci di una religione, ne

professava una diversa, spec. con riferimento ai musulmani rispetto ai cristiani e

viceversa”52.

Vennero a crearsi le condizioni per uno scontro che sarebbe durato a lungo. I

concetti di conquista e supremazia, sia territoriale che religiosa, e l’appellarsi alla

difesa dei propri confini e della propria religione sarebbero stati il leit-motiv per

secoli. Concetti che contribuirono, malgrado la prospettiva distruttiva e

sanguinaria, a rendere coese le due fazioni, in due blocchi distinti.

Difesa e offesa, invasori e invasi: a ovest gli Arabi nel 711 conquistarono la

Penisola Iberica, fino ad allora in mano ai cristiani Visigoti.

Ad est, l’Impero Ottomano nel 1683 era addirittura alle porte di Vienna, dopo

aver assoggettato gli interi Balcani. I confini geografici sono in questa fase

attributi fluidi, modellati dalle mire espansionistiche di civiltà dalle consuetudini

lontane.

Gli scontri non furono solo in suolo europeo: tra il 1095 ed il 1291 le Crociate

si combatterono in Terra Santa (Palestina), spedizioni organizzate in nome di una

“riconquista” da parte della Chiesa Romana di quei luoghi sacri ora in mano ai

musulmani.53

Le divisioni religiose non erano solo tra popolazioni provenienti da territori

extra-europei: con l'affissione da parte di Martin Lutero delle sue 95 tesi sulla 52 Dizionario De Mauro-Paravia. 53 “The Crusades did not curtail commercial and other contacts but built a cultural distinction between a Christian Self and a Muslim Other. This demarcation was further pronounced during the Ottoman expansion into the Balkans in the fifteenth and sixteenth centuries.” Stråth, Bo, in A European Identity: To the Historical Limits of a Concept, European Journal of Social Theory 2002; 5; 387. Versione online: http://est.sagepub.com/cgi/content/abstract/5/4/387

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porta della chiesa di Wittenberg, in Sassonia, il 31 Ottobre 1517, in Europa si

assiste alla scissione della Chiesa Cattolica, con la nascita del Protestantesimo.

Con lo scisma protestante l’aggettivo cattolico associato all’idea di Europa

perde l’incisività avuta fino a quel momento. Le diatribe per l’inserimento nel

preambolo della proposta di Costituzione Europea delle “comuni radici cristiane

d’Europa” in fondo derivano in parte anche da questo fatto.

[II.1.4] Quarta differenziazione: Nazioni e Imperi

Nel 1789 la Rivoluzione Francese e l'Illuminismo54 fissano ideali ancora validi

oggi: libertà, uguaglianza, fratellanza, diritti umani, scienza, pensiero razionale,

autonomia del potere politico e laicità dello Stato. Le guerre napoleoniche

sconvolgono l'Europa tra il 1803 ed il 1815, preludio alla nascita dei nazionalismi,

che porteranno in seguito alle guerre mondiali.

Nazioni ed Imperi: due ulteriori forme contrapposte. Il vocabolo “nazione” ha

origine dal latino “natio”, nascita: essa è incentrata sul potere che il popolo, inteso

come cittadinanza, esercita tramite l’idea di uno Stato, il cui compito è la gestione

amministrativa dei beni comuni. Una collettività accomunata da modi d’essere ed

agire condivisi: lingua, cultura e tradizioni.

L’Impero si identifica con una dinastia, quella dell’Imperatore, leader attorno al

quale si incentra il potere. La parola latina “imperium” rimanda al concetto di

54 “The Enlightenment project constructed another divide. Eastern Europe emerged as a concept of demarcation. As Enlightenment philosophers established ‘Western Europe’ as the seat of civilization, so too they invented an ‘Eastern Europe’ as its complementary other half.” Stråth, B., ibidem.

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potere inteso come autorità. Nell’impero non esiste il popolo, né i cittadini, ma i

sudditi.

All’inizio della prima guerra mondiale, nel 1914, nel territorio europeo

resistevano solo l’Impero Britannico, che però si avviava ad una monarchia

costituzionale con parlamento democratico, l’Impero Austro-Ungarico, quello

Ottomano, il Primo Reich Tedesco (benché fosse una monarchia semi-

costituzionale) e l’Impero Russo. Alla fine del conflitto rimase in piedi solo quello

Britannico. Gli assolutismi in Europa parevano giunti al termine, prima delle

estremizzazioni dei nazionalismi e la conseguente Seconda Guerra Mondiale.

[II.1.5] Quinta differenziazione: Occidente ed Oriente

Da tutto questo terreno storico comune, si afferma un'idea di Europa

accomunata da esperienze similari. Non più Grecia-europea e Persia-asiatica,

cives e barbari, cristiani e pagani, cittadini di una nazione e sudditi di un impero,

ma una concezione maggiormente improntata sulla coppia di termini differenziali

“Occidente” ed “Oriente”.

Questi rimandano non più tanto a caratteristiche fisiche, credenze religiose o

status sociale, ma allo stesso tempo le inglobano tutte, generalizzandole. Elementi

distintivi intrinseci ma anche presa di coscienza di passati errori comuni:

“La stessa «ideologia europea», definita da Norberto Bobbio (’80) come

incentrata sul governo della libertà la cui antitesi fu per molti secoli il dispotismo

orientale, si è venuta estenuando nella seconda metà del nostro secolo in

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collegamento col duplice senso di colpa legato alle esperienze dei totalitarismi e

della decolonizzazione”55.

L’occidentale nell’immaginario comune è cattolico o protestante, vive in una

società governata democraticamente, gode di una serie di diritti fondamentali

inerenti la libertà personale, lavora in un regime di economia di mercato

capitalistica. Il prototipo di orientale, invece, un tempo era ateo, viveva in un

regime comunista, diritti e doveri erano bilanciati in modo ferreo dall’ideologia di

partito, ed ovviamente anche in ambito economico la statalizzazione ed il

controllo delle produzioni la facevano da padrone. Oggi viene più spesso

stereotipizzato come musulmano: un ulteriore effetto della caduta del Muro di

Berlino e degli eventi seguenti all’11 Settembre 2001.

Il patrimonio dell’Europa di oggi è plasmato dalle civiltà greco-romane, dal

Cristianesimo, dalle idee proprie dell’Illuminismo, dai concetti di scienza,

ragione, progresso e democrazia56.

Come sono cambiati i confini critici d’Europa, secondo quest’ultima

differenziazione?

A sud-est essi si possono individuare tra lo Stretto dei Dardanelli ed il Bosforo;

mentre ad est idealmente è la Russia a delimitarne l'estremità.

Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul: tre nomi per una città a cavallo del Bosforo,

che incarna sia l'importante passato romano, come capitale dell'Impero Bizantino,

sia la cultura orientale a partire dalla presa ottomana del 1453. Un agglomerato

perennemente in bilico tra Europa ed Asia. Qui nasce l’ortodossia, con lo Scisma

d’Oriente57 (detto anche Grande Scisma) del 1054, una confessione con ampio

seguito, oltre che in Russia, anche in tutto il territorio dei Balcani, una sorta di

cuscinetto tra l’ovest cattolico e l’oriente islamico.

55 Passerini, L., ibidem. 56 Come fa notare Stråth, B., ibidem. 57 http://mb-soft.com/believe/txc/gschism.htm

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La Repubblica Turca si può forse definire come la più europea tra le nazioni a

religione musulmana, con apertura alla cooperazione internazionale (è membro

Nato dal 1952, ha aderito all’unione doganale dell’Unione europea nel 1996) e

riforme atte a garantire maggiori diritti civili, benché ancora sussistano problemi

interni che dovranno essere risolti per poter entrare a tutti gli effetti nell’Unione

europea: tra questi la questione cipriota58, il rispetto della minoranza curda ed il

completamento di parametri politico-economici atti a garantire stabilità al paese.

Per ora lo status della Turchia è quello di paese ufficialmente candidato dal

Consiglio Europeo di Helsinki 1999, e nel 2005 sono iniziati in modo ufficiale i

negoziati con Bruxelles per diventare membro a tutti gli effetti.

Sul versante est la Russia, prima Impero all'epoca degli Zar e successivamente

come Unione Sovietica nel post-rivoluzione del 1917, rappresenta nella storia

d'Europa un territorio mai conquistato. L'Impero Romano, nella sua massima

espansione territoriale con l’Imperatore Traiano (53-117 dC), non andò mai oltre

alla Dacia (l'attuale Romania59) e le pendici armeno-georgiane del Caucaso;

Napoleone nel 1812 fu costretto alla ritirata dalla Campagna di Russia, nella

Prima Guerra Mondiale il fronte est era lungo la linea ideale che collega Riga a

nord alla foce del Danubio a sud, nel Secondo conflitto mondiale l'epica

Resistenza di Stalingrado fu l'inizio della fine per i sogni di conquista russa del

Terzo Reich.

Significativa a tal riguardo è una frase di Nietzsche, tratta da “Al di là del bene

e del male”60, che tratteggia l'Europa come “quella penisoletta avanzata che

58 A seguito di tensioni venutesi a creare tra comunità greco-cipriota e quella turco-cipriota, l’esercito turco nel 1974 occupò la parte settentrionale di Cipro e auto-proclamò la Repubblica di Cipro del Nord, riconosciuta a livello internazionale dalla sola Turchia. 59 L’influenza dell’occupazione romana in Romania è stata particolarmente importante: la lingua romena presenta un altissimo numero di vocaboli di origine latina. 60 Titolo originale: Jenseits von Gut und Böse. Vorspiel einer Philosophie der Zukunft, 1886.

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vorrebbe rappresentare a tutti i costi, rispetto all'Asia, il 'progresso degli

uomini'”61.

Questa frase esprime efficacemente il dualismo Europa-Asia, Occidente-

Oriente, coinvolgendo sia le origini della differenziazione, sia le ambizioni future

di rappresentare per l'intera umanità un punto di riferimento per quanto riguarda il

progresso.

Al duopolio Ovest-Est si ricollega anche Henri Mendras62, quando individua la

differenziazione tra un occidente dei cittadini appartenenti ad un idea di nazione,

con alla base un passato di popolazioni agricole stanziali ed individualiste, ad un

oriente vicino all'idea di impero, stretto nel concetto di comunità, dove

storicamente le popolazioni agricole erano sottomesse ai signori e alle tradizioni

collettiviste. Il territorio è qui inteso come fonte di sostentamento agricolo

primario, prima dell'ascesa delle tecniche proprie dell’industrializzazione. Si tratta

di un approccio differente, che individua alla base sociale le origini dei termini

differenziali.

Con la fine della Guerra Fredda, la dicotomia occidente-oriente appare destinata

ad orientarsi ad un livello maggiormente globale: con i Paesi dell’Europa dell’Est

progressivamente dentro all’Unione, le nuove frontiere orientali appaiono

spostarsi più lontano, verso paesi con grandi potenzialità economiche, Cina ed

India.

61“One stands with fear and reverence before those stupendous remains of what man was formerly, and one has sad thoughts about old Asia and its little out-pushed peninsula Europe, which would like, by all means, to figure before Asia as the "Progress of Mankind.". Tratto da http://www.gutenberg.org/dirs/etext03/bygdv10.txt 62 Mendras, Henri, L’Europa agli europei, ed. Il Mulino, prima edizione 1997.

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[II.2] L’idea d’Europa contemporanea: molteplici correnti di pensiero

Il background storico visto nelle pagine precedenti è utile per meglio

interpretare le differenti concezioni d’Europa che emersero all’inizio del percorso

di unificazione europea. Comprendere come venne impostato l’intero processo, e

quali idee ne fornissero le basi, risulta decisivo per osservare come in realtà le

idee si concretizzarono in fatti, e come in seguito vennero impostate le strategie di

allargamento.

Con il termine “Padri fondatori d’Europa”, si intendono personalità di spicco

che per prime proposero un’idea d’Europa unita, nel periodo critico a cavallo tra

le due Guerre Mondiali.

Uno dei primi in assoluto, in termini temporali fu il conte Richard Nikolaus di

Coudenhove-Kalergi, politico e filosofo di padre austro-ungherese e madre

giapponese. Nel 1923 egli scrisse il “Manifesto Paneuropeo”. Il Movimento

Paneuropeo è ancora oggi presente in diversi stati dell’Unione63, in Italia in

qualità di “Associazione per l’identità e la sussidiarietà e l’Unione europea”64. Il

principio di sussidiarietà è un principio organizzativo di libertà e democrazia,

emerso dapprima in ambito filosofico ma formalizzato compiutamente solo

nell’Enciclica Quadragesimo Anno (1931) di Papa Pio XI65. In breve, esso si

riassume in tre fondamenti: lo Stato non faccia ciò che i cittadini o i poteri

63 http://www.paneuropa.org 64 http://www.paneuropa.org/~it 65 “(..) siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l'industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società; perché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle.” Punto 80, http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19310515_quadragesimo-anno_it.html

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istituzionali locali possono fare da soli; intervenga solo quando i singoli gruppi

sociali non riescano a risolvere i propri problemi da soli; l’intervento di aiuto

sussidiario venga portato dal livello più vicino al cittadino. Nel Trattato di

Maastricht del 1992 il principio di sussidiarietà è stato dichiarato direttrice

fondamentale per il processo d’integrazione europea. L’Associazione, inoltre,

individua nelle radici Cristiane l’anima d’Europa66, mentre si dichiara contro il

nichilismo, l’ateismo e immorale consumismo67. In sostanza i quattro cardini-base

del Paneuropeismo sono rintracciabili in: cristianità, libertarismo in senso

garantista, responsabilità sociale e pro-europeismo. Si tratta di una visione

orientata all’attivismo sociale, legato a valori cattolici e a supporto della garanzia

di diritti e di libertà individuali. Questo filone di pensiero ha influenzato ed

ispirato il processo di integrazione europea, con una visione ad ampio raggio delle

politiche di coordinamento, atte a non escludere dall’Unione nessun paese a

priori, ma seguendo la logica di requisiti specifici per l’ingresso.

In ottica diversa è rilevante il concetto di “Stati Uniti d’Europa”. Questa idea ha

origini lontane, probabilmente nacque fin dalla costituzione degli Stati Uniti

d’America. Lo stesso George Washington scriveva all’amico Marchese di La

Fayette, verso la fine del XVIII Secolo:

“One day, on the model of the United States of America, a United States of

Europe will come into being.”68. Il modello americano è improntato sul modello

federalista: una unione di stati-regioni che si auto-governano unite sotto un unico

organo istituzionale centrale. Lo stesso termine “federale” nasce dal latino

“foedus”, ovvero “patto, alleanza”: le singole regioni si accordano per sottostare a

regole comuni, e ad auto-riconoscersi come paritarie in diritti e doveri nel

66 Die Paneuropa-Union bekennt sich zum Christentum als Seele Europas, da http://www.paneuropa.org 67 Die Paneuropa-Union kämpft gegen alle Tendenzen, die die geistige und moralische Kraft Europas zerstören, Nihilismus, Atheismus und einen unmoralischen Konsumismus., ibidem. 68 “Un giorno, sul modello degli Stati Uniti d’America, gli Stati Uniti d’Europa diventeranno realtà”, http://www.opendemocracy.net/content/articles/PDF/344.pdf

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contesto dello stato federale. La divisione dei poteri tra regioni e governo centrale

dev’essere regolata da una Costituzione che ne stabilisca in modo preciso i

termini.

L’Unione europea attuale non può essere considerata una Federazione, in

quanto gli Stati membri hanno ancora piena autonomia in determinati settori,

come ad esempio nelle politiche estere e di difesa. L’idea di Stati Uniti d’Europa

prevede una coesione ancora più forte, con la cessione di ulteriori poteri nazionali

verso l’organo centrale della federazione. Gli attuali stati nazionali non potrebbero

più essere considerati tali, ma regioni o macro-regioni legate ad un unico direttivo.

Il termine Stati Uniti d’Europa venne utilizzato da Winston Churchill nel 1946

durante un intervento all’Università di Zurigo69:

“(..) there is a remedy which, if it were generally and spontaneously adopted by

the great majority of people in many lands, would as if by a miracle transform the

whole scene, and would in a few years make all Europe, or the greater part of it,

as free and as happy as Switzerland is today. What is this sovereign remedy? It is

to recreate the European Family, or as much of it as we can, and to provide it

with a structure under which it can dwell in peace, in safety and in freedom. We

must build a kind of United States of Europe.”.

Ricorre un tema comune di spinta verso l’integrazione: la ricerca della stabilità

che solo l’assenza di conflitti bellici può dare. Per evitare pretesti di contese, la

strada auspicata era quella dell’integrazione e della comunanza di intenti.

A questo modello si ispira anche Altiero Spinelli, fondatore nell’estate 1943 del

Movimento Federalista Europeo. La base alla nascita del Movimento è il

69 “C’è un rimedio che, se fosse generalmente e spontaneamente adottato dalla grande maggioranza delle persone in molti territori, potrebbe come un miracolo trasformare l’intera scena, e potrebbe rendere tutta Europa, o grande parte di essa, libera e felice come la Svizzera d’oggi. Cos’è questo rimedio sovrano? È ricreare la Famiglia Europea, o la massima parte di essa che possiamo, e dotarla di una struttura tramite la quale possa vivere in pace, sicurezza e libertà. Noi dobbiamo creare una specie di Stati Uniti d’Europa” http://www.peshawar.ch/varia/winston.htm

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Manifesto di Ventotene70, come viene usualmente chiamato lo scritto intitolato

“Per un'Europa libera e unita. Progetto d'un manifesto", redatto da Spinelli

assieme all’antifascista Ernesto Rossi durante il confino sull’isola di Ventotene,

arcipelago delle isole Ponziane al largo del Tirreno, nei primi anni del 1940.

Il testo venne in seguito rielaborato e pubblicato col titolo "Problemi della

Federazione Europea", in forma clandestina, da Eugenio Colorni, un altro esiliato

sull’isola, nel 1944. I capitoli sono tre: “La crisi della civiltà moderna”, “Compiti

del dopoguerra. L’unità europea”, “Compiti del dopoguerra. La riforma della

società”. Viene analizzata la crisi degli stati nazionali, che nell’accezione

estremistica di nazionalismi hanno portato alle due Guerre Mondiali, e come

soluzione atta a garantire un periodo di pace viene ipotizzata la creazione di una

Unione europea federalista. L’antifascismo era l’ideale motore alla base del

Manifesto, e con esso i concetti di pace, libertà, solidarietà sociale. Una

costituzione repubblicana propria dei paesi federati, con una “forza armata

europea al posto degli eserciti nazionali”71: così si immagina il futuro d’Europa.

Spinelli avverte la necessità di staccarsi dalle logiche dei partiti tradizionali “già

tutti squalificati dalla disastrosa esperienza dell'ultimo ventennio” e di creare un

movimento nuovo, con uomini nuovi, lontano dai pericoli di estremizzazione

nazionalistica.

A Milano il 27-28 Agosto 1943 nasce il Movimento Federalista Europeo

(MFE). Tutt’ora attivo, esso fa ora parte della rete Unione europea dei Federalisti

(UEF)72. L’obiettivo dichiarato del MFE è: “la creazione di un ordine politico

razionale, che, secondo la visione di Kant, può essere tale solo se abbraccia

l'intera umanità”73: per questo l’ambizioso traguardo è una federazione mondiale,

mentre “obiettivi intermedi sono la Federazione europea, l'unificazione federale

70 http://www.altierospinelli.org/manifesto/it/manifestoit_it.html 71 http://www.altierospinelli.org/manifesto/it/manifesto1944it_it.html 72 http://www.federaleurope.org 73 La presente e la successiva citazione sono tratte da http://www.mfe.it

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delle altre grandi famiglie del genere umano e la trasformazione dell'ONU in un

governo mondiale parziale.”. Gli stati nazionali sono visti come una minaccia

costante per il processo di integrazione, in quanto accusati di non voler perdere

troppi pezzi della propria sovranità. In base a questa visione, la proposta di

Costituzione Europea è stata positiva, ma eccessivamente moderata: non fonda un

nuovo stato, e non elimina il diritto di veto del singolo membro su particolari aree

di competenza.

Lo stesso Jürgen Habermas, filosofo e sociologo tedesco, ha evidenziato in

interviste recenti la necessità di avvicinarsi ad un modello federale d’Europa:

“Una Federazione Europea, che non consista solo di Stati, ma che assuma essa

stessa alcune caratteristiche di uno Stato - che, ad esempio, mediante una propria

riscossione delle imposte, diventi finanziariamente autonoma - è una conseguenza

dell’unione economica, voluta a livello politico ed ormai completata. Dopo la

rinuncia alla sovranità monetaria e l’istituzione di un mercato comune, gli Stati

membri europei possono rinunciare ad una loro ulteriore unione politica solo se

vogliono votarsi a lungo termine al paradigma neoliberista del regime economico

che oggi regna in tutto il mondo.”74.

Ed ancora:

“(..) if we are not able to hold a Europe-wide referendum before the next

European elections in 2009 on the shape Europe should take, the future of the

Union will be decided in favour of neo-liberal orthodoxy.”75.

Habermas quindi vede un bivio per l’assetto dell’idea d’Europa: votarsi al neo-

liberalismo oppure decidere, magari scegliendo la via referendaria, una maggiore

74 Intervista a Jürgen Habermas, rivista elettronica Caffè Europa, numero 112, 14/12/2000 http://www.caffeeuropa.it/attualita/112attualita-habermas.html 75 “(..) se non siamo capaci di tenere un referendum a livello europeo prima delle prossime elezioni europee del 2009 sulla forma che l’Europa dovrebbe prendere, il futuro dell’Unione sarà deciso in favore dell’ortodossia neo-liberale”, http://www.signandsight.com/features/676.html, ripreso dal quotidiano viennese Der Standars, Marzo 2006.

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coesione politica su tre blocchi quali l’elezione diretta del presidente, un ministero

degli esteri indipendente, e una base economica indipendente76.

Il Neoliberalismo è una corrente politica che sposa la causa del liberismo

economico atto a promuovere lo sviluppo economico e garantire libertà politica,

secondo il trasferimento del controllo delle attività economiche dal settore

pubblico a quello privato. Secondo Habermas dunque si tratta di trovare il

coraggio da parte delle istituzioni per promuovere un cambiamento, che se

accettato dalla popolazione tramite referendum porterebbe il sistema-Europa verso

una struttura di stampo maggiormente federalista:

“Europe would then move away from the convoy model where the tempo is set

by the slowest member. Even in a Europe made up of core and periphery,

countries preferring to remain on the periphery retain the option of rejoining the

core at any time.”77.

Questo non significa necessariamente prendere il federalismo statunitense come

unico esempio ispiratore, ma trovare un assetto federale consono allo stile di vita

(“Lebensform”78) caratteristico del modello sociale europeo:

“L’Europa potrà essere soltanto uno stato di nazionalità nel quale anche le più

piccole nazioni manterranno il loro orgoglio e la loro identità e potranno dunque

far valere la loro lingua e la loro cultura. Tutto ciò si manifesterà diversamente

che negli Stati Uniti.”79.

76 Intervista ad Eux.tv, 20 Marzo 2007 (http://www.eux.tv/Article.aspx?articleId=4955 )“The three questions - whether the bloc should have a directly elected president, an independent foreign minister, and an independent financial basis - were following the ideas of Belgian Prime Minister Guy Verhofstadt and should be decided via a double majority of member states and citizens' votes, he said.” 77 http://www.signandsight.com/features/676.html, “Se il referendum dovesse riuscire, significherebbe l'abbandono del modello di Europa come convoglio in cui il veicolo più lento regola il passo per tutti. Ma anche in una Europa fatta di un nucleo e una periferia, quei paesi che preferiscono rimanere per il momento nella periferia manterrebbero naturalmente la possibilità di rientrare nel nucleo in qualsiasi momento.”. 78 http://www.caffeeuropa.it/attualita/112attualita-habermas.html 79 Ibidem.

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La diversità intrinseca nell’Unione europea dev’essere dunque esaltata

nell’accezione di “varietà”, arricchendo un modello che faccia seguire alla

locomotiva degli interessi economici anche quella della coesione politico-sociale.

Dalla concezione di Europa come fondata su un “altro” attraverso il quale auto-

rappresentarsi, trovando una comune idea d’Europa specchiandosi nella diversità

altrui, alla presa di coscienza che nella propria varietà interna possono trovarsi le

risorse giuste per proseguire la strada verso una cooperazione ed una coesione che

garantisca vantaggi per tutti.

In realtà l’idea d’Europa di coloro che resero possibile la CECA era quella che

il processo di integrazione europea dovesse partire da basi economiche, ed in

particolare si individuava l’associazione franco-tedesca come vero motore dal

quale partire. Jean Monnet nel 1950 scriveva:

“Il contributo che un'Europa organizzata e viva può apportare alla

civilizzazione è indispensabile al mantenimento delle relazioni pacifiche. (..)

L'Europa deve essere organizzata su una base federale. Un'unione franco-tedesca

è un elemento essenziale, ed il governo francese è deciso ad intraprenderlo... Gli

ostacoli accumulati impediscono la realizzazione immediata di quest'associazione

stretta che il governo francese si assegna come obiettivo. Ma fin d'ora lo

stabilimento di basi comuni di sviluppo economico deve essere la prima tappa

dell'unione franco-tedesca.”80.

L’idea iniziale dell’Europa di Schumann era una unione economica, in

previsione di una prospettata aggregazione politica. Tuttavia, i dubbi che questa

sia stata effettivamente raggiunta sono ben riassunti dalla frase dell’ex-primo

ministro belga Mark Eiskens, appena dopo il Trattato di Amsterdam del 1997:

80 Monnet, Jean, Mémoires, Fayard, Paris, 1976, pp. 349-350. Versione online disponibile su http://www.ena.lu

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“Gigante economico, l’Europa resta un nano politico e un lombrico

militare”81.

L’Europa a sei della CECA riuniva stati tutto sommato accomunati su vari

aspetti dalla situazione post-bellica, oggi l’Unione europea conta ben ventisette

membri: è naturale che le strategie di integrazione abbiano subito importanti

accorgimenti e si siano poste obiettivi differenti. La moneta unica europea è un

traguardo concretamente conquistato, a dimostrazione che a livello economico

molto è stato fatto per realizzare le aspettative iniziali. Il processo di allargamento

ha significato l’accettazione da parte dei paesi entranti di quei valori base in cui si

riconosce l’Unione, ed il crearsi di una rete di scambi di beni materiali ed

intellettuali sempre più ampia. Se dal punto di vista culturale questa si presenta

come una occasione per conoscere meglio culture differenti, dall’altro sarà

necessario formalizzare procedure atte a garantire il rispetto dell’altrui diversità,

onde evitare un ritorno ai pericolosi iper-nazionalismi dai caratteri razzisti del

secolo scorso. Inoltre, se dal punto di vista economico i nuovi paesi membri

dell’est rappresentano per la solida industria occidentale una opportunità di

ampliamento delle proprie sedi di produzione, con costo della manodopera basso e

un potenziale, appetibile nuovo mercato, bisognerà tenere in considerazione anche

i rischi che questa apertura imprenditoriale porta nei confronti di sistemi

economici ancora parzialmente in ripresa da regimi centralisti: evitare cioè una

semplice colonizzazione di capitali, rendendo i rapporti equi, su parametri

universali da rispettare.

Mettendo temporaneamente da parte la visuale economica, ci concentreremo

nelle prossime pagine sull’idea d’Europa da un punto di vista socio-culturale, per

avvicinarci gradualmente al concetto di identità europea.

81 Rolando S., Lio, E., a cura di, Italia-Europa. Identità e comunicazione, Franco Angeli Civicom, 2000.

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[II.3] Un punto di vista culturale: il cosmopolitismo dalle

differenziazioni alle varietà

Intese su basi storiche, politiche ed economiche, ma per quanto riguarda il sub-

strato fatto di culture e modi di vita? Esiste una idea comune di Europa in tal

senso?

In Richard Kearney, “Lo spirito europeo”, Armando Ed, 1999, George Steiner

individua ad un livello più particolareggiato, quello delle città, la differenziazione

di ciò che è Europa e ciò che non lo è. Egli evidenzia come le città musulmane

siano come templi, con uno sviluppo urbano incentrato sull'edificio centrale di

culto religioso, profondamente legate all'aspetto liturgico. Un’altra tipologia di

città è quella americana “semplici insediamenti, posti su grandi distese o pianure,

senza un'anima, senza cuore, dove ognuno vive nelle periferie e la città è solo una

linea all'orizzonte”. Accanto a queste due, l’Europa:

“Ma quando s'arriva in Europa ciò che colpisce immediatamente è la diversità

di ogni città, ognuna con il suo momento storico di grandezza, il suo passato

scolpito nella pietra, che è lì per essere ammirato. Perciò, questo è quello che

abbiamo in comune. Tutti noi siamo cresciuti e ci siamo evoluti dalle città, dalle

città italiane e da quelle fiamminghe.”82.

La città è qui intesa non solo come luogo circoscritto nel quale si svolge la vita

sociale, ma come vera e propria testimonianza urbana del proprio passato,

ricettacolo delle opere che gli uomini hanno lasciato in quel specifico contesto. La

ricchezza di diversità presente nelle città europee è frutto di una storia antica, che

si è sviluppata secondo differenti nuclei sociali. Si tratta di un processo estraneo

sia al cosiddetto oriente, più uniformato e coeso attorno alla comune religiosità o

82 Kearney, R., ibidem.

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al potere di uno zar, sia alla realtà statunitense, nata da una costola d'Europa e per

questo inevitabilmente più giovane.

Sempre secondo George Steiner il concetto di “cultura europea” è ben espresso

dalla consuetudine del caffé:

“Se tracci una linea da Porto, nell'occidentale Portogallo, a Leningrado, ma

certamente non a Mosca, puoi entrare in un luogo che si chiama caffé, con

giornali da tutta l'Europa, puoi giocare a scacchi, giocare a domino, puoi stare a

sedere tutto il giorno per il prezzo di una tazza di caffé o di un bicchiere di vino,

parlare, leggere, lavorare. Mosca, che è alle porte dell'Asia, non ha mai avuto un

caffé”83.

Si tratta dunque anche di stili di vita differenti, una sorta di “coscienza o

rappresentazioni collettive”, termine col quale Durkheim, specialmente in “The

Division of Labor in Society”, 1893, identifica ciò che determina la condotta

dell'individuo nella società, il suo modo di fare collettivo condiviso dagli altri

componenti della società stessa.

Le distanze ed le frontiere da un punto di vista culturale appaiono oggi ostacoli

sempre più labili. Sembra cioè che sia sempre più possibile passare dal concetto di

differenziazione a quello di varietà. Il primo presuppone un dualismo dentro/fuori,

frutto spesso della mancata conoscenza dell’altro, mentre il secondo agisce

secondo una logica di pluralismo, di presa di coscienza e maggior conoscenza

delle altrui peculiarità. Questa opportunità di entrare in contatto con tradizioni

estranee è stata profondamente favorita dalla rivoluzione dei media digitali, specie

a partire dall’ultimo decennio del XX Secolo. Importante è il concetto di

cosmopolitismo, dal punto di vista sociologico, “una forma particolare di

approccio sociale all’alterità culturale”84, dove “il principio che orienta il

pensiero, la convivenza e l’agire, sia all’interno che verso le altre società, è il

83 Kearney, R., ibidem. 84 Beck, U., Grande, E., L’Europa cosmopolita, Carocci editore, 2006.

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riconoscimento dell’alterità”. Si tratta di un fenomeno che, se accolto nella sua

accezione positiva, può portare la varietà intrinseca alla cultura degli stati

dell’Unione ad un livello superiore, e contribuire alla formazione di una vera e

propria identità europea.

In altri termini, “se l’Europa non esiste senza una non-Europa, e la non-

Europa non esiste senza l’Europa, la grande sfida è come far sì che questo sia il

punto di partenza per costruire un ponte, non una demarcazione”85.

Identità come appartenenza costruttiva, alla cui maturazione la comunicazione

europea sui territori locali svolge un ruolo fondamentale. Grande diffusione dei

quotidiani cartacei, radio a dimensione internazionale, televisioni satellitari,

Internet: l’informazione viaggia velocemente, senza dogane. Quale ponte migliore

per il manifestarsi di una potenziale identità europea?

85“So if Europe does not exist without non-Europe, and non-Europe does not exist without Europe, the great challenge is how to make this the starting point for bridge-building, not for demarcation.”, Stråth, B., ibidem.

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[III] Identità europea

“The perfect European should be: cooking like a Brit, available as a Belgian,

flexible as a Swede, sober as the Irish, talkative as a Finn, famous as a Luxembourger, humble as a Spaniard, generous as a Dutchman, humorous as a German, patient as an Austrian, organised as a Greek, driving like the French,

technical as a Portuguese, controlled as an Italian, discreet as a Dane”86 –Cartolina umoristica tratta da una campagna promozionale dell’Unione europea.

L’Europa è costituita da singoli stati, con cittadini dalle rispettive identità. Ma è

allo stesso tempo accomunata da una cittadinanza collettiva: il cittadino di un

paese membro dell’Unione gode automaticamente dei diritti e dei doveri di

cittadinanza europea. Ha dunque ancora senso parlare di identità nazionali in un

contesto complesso come quello attuale? E come si inserisce il livello europeo in

questo rapporto tra cives ed istituzioni governative locali?

La citazione mostra in tono ironico la varietà intrinseca delle popolazioni

europee. E dall’accettazione delle rispettive particolarità nasce la concezione di

identità post-moderna, dalle logiche funzionali e dalla natura a network,

distribuita su livelli differenti, compresenti ed in relazione dinamica tra loro.

I simboli di questa nuova tipologia di identità sembrano portati più

all’inclusione che all’incisività, all’essere riconoscibili più che al suscitare

attaccamento, più alla dimensione estensiva orizzontale che a quella verticale.

In uno scenario che comporta la presa di coscienza sia delle dinamiche globali

sovra-nazionali sia l’importanza dei contesti locali-cittadini, in una parola glocal,

86 “Il perfetto Europeo dovrebbe: cucinare come un Britannico, esser disponibile come un Belga, esser flessibile come uno Svedese, sobrio come l’Irlandese, loquace come un Finlandese, famoso come un Lussemburghese, umile come uno Spagnolo, generoso come un Olandese, divertente come un Tedesco, paziente come un Austriaco, organizzato come un Greco, guidare come il Francese, tecnico come un Portoghese, controllato come un Italiano, cauto come un Danese”.

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l’importanza della comunicazione tra istituzione europea e cittadino ricopre un

ruolo fondamentale nei rapporti mediatrici della vita democratica.

[III.1] Verso il concetto di identità: una prima definizione

Il passaggio da idea ad identità segue una logica dall’ideale all’appartenenza, da

aspirazioni a fondamenti. Con le parole di Luisa Passerini87:

“Il tema dell’Europa unita vige nei campi politico, economico, sociale, e

naturalmente anche culturale, mentre l’identità riguarda un campo insieme più

vasto e più ristretto, che va dalla quotidianità nei suoi aspetti sia materiali sia

emozionali alle forme culturali «alte» e «basse», elitarie e popolari”.

L’identità concerne in primo luogo le persone, i cittadini, essi sono allo stesso

tempo custode e motore dei sentimenti di appartenenza, in qualità di base

rappresentata nelle istituzioni. L’idea d’Europa e l’identità europea sono termini

differenti tra loro ma strettamente connessi:

“L’identità europea è un prodotto dell’idea di Europa. Tra Riforma ed

Illuminismo, quando il Cristianesimo aveva raggiunto il suo nadir e lo stato-

nazione non era ancora in ascesa, l’idea d’Europa si cristallizzò come progetto di

identità: si incominciò a riferirsi a sé stessi come europei. Il termine «Europa» in

altre parole, non designò più il continente, ma i suoi abitanti e la loro cultura:

divenne una comunità immaginaria”88.

Il concetto di identità è da un certo punto di vista problematico, dato il suo

carattere molteplice e fluido: ha significati con diverse accezioni, e continuamente

in evoluzione. Dal punto di vista letterale significa “uguale, paritario, identico”:

87 Passerini, L., ibidem. 88 Passerini, L., ibidem.

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applicati in un contesto sociale, l’associazione di termini porta all’idea di una

comunità coesa ed olistica, nella quale i suoi appartenenti hanno medesimi diritti,

doveri, ideali e tradizioni.

Anche il concetto di identità, come quello di idea d’Europa, si caratterizza per

distinzione da un “altro”, da colui che non ha la nostra stessa identità. In questo

caso però la differenziazione non è strettamente legata ad un unico piano

caratterizzante, ma si dispone su diversi livelli con numerose gradazioni di

intensità: non si è solo emiliani, solo italiani o solo europei, ma si può incarnare

tutte e tre le identità simultaneamente, benché si possa sentire un legame più forte

per uno o per l’altro attributo identitario. Il cittadino della polis greca contribuiva

ad una idea d’Europa per la sua differenza dal Persiano, che a sua volta andava a

immedesimare il concetto di Non-Europa, mentre nella concezione di identità

europea il cittadino italiano e quello francese sono allo stesso tempo distinti per

identità nazionale ma accomunati da quella comunitaria: non c’è la stessa

determinazione di inclusione od esclusione, ma co-esistenza di caratterizzazioni.

A questo punto appare evidente che è il fatto di sentirsi maggiormente reggiani,

emiliani, italiani o europei a demarcare i confini identitari. Ma è davvero

necessario possedere una identità?

In realtà l’investimento di una specifica identità appare emergere in situazioni

ben delineate:

“The invocation of community, cohesion and holism, yes, of identity, emerges

exactly in situations where there is a lack of such feeling. Identity becomes a

problem when there is no identity, particularly in situations of crisis and

turbulence, when established ties of social cohesion are eroding or breaking

down.”89.

89 “L’atto di invocare al senso di comunità, coesione ed olismo, si, al seno di identità, emerge esattamente in situazioni dove c’è mancanza di tale sensazione. L’identità diviene un problema quando non c’è identità, in particolare in situazioni di crisi e turbolenza, quando i legami prestabiliti di coesione sociale si stanno corrodendo o stanno crollando”. Stråth, B., ibidem.

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Robert Picht aggiunge al concetto90, “l’identità ha qualche somiglianza con la

salute: si diventa consapevoli dei suoi elementi di disturbo solo attraverso il

confronto con trasformazioni che gettano dubbi sulla presunta normalità”.

L’identità europea appare in questo senso un esempio-modello: la necessità di

coesione, non-belligeranza ed associazionismo nacque proprio nel periodo

successivo al più catastrofico conflitto della storia dell’uomo. Per Baudrillard91

“l’identità stessa è una utopia: quando c’è prestigio e cultura, non c’è necessità

di ribadire «io sono questo, qui c’è la mia identità, esisto e sono qui»”.

Il fatto che il motore primordiale dell’integrazione europea sia stata

indiscutibilmente la collaborazione economica, fa emergere in maniera ancora più

netta il bisogno di una identità europea: essa infatti coinvolge le popolazioni, non

solamente lo strato industrial-produttivo della società. Il concetto di identità si

lega a quello di appartenenza, ed appartenere significa soprattutto sentirsi

rappresentato e partecipe alla costruzione di un’idea. In tutto questo la

comunicazione svolge un ruolo cruciale: è attraverso i canali comunicativi che il

singolo può esprimere la propria opinione alla comunità, ed è grazie alle

manifestazioni verso l’esterno del palazzo di rappresentanza istituzionale che egli

rinforza o meno il proprio sentimento di appartenenza.

90 Passerini, L., ibidem. 91“(..) first of all it is to be stressed that identity itself is a utopia. It is where one takes refuge when there is nothing else left to do. Until there was prestige, glory, and culture there was no need to tell oneself: ‘I am this, here is my identity, I exist, I am here.’ When one truly exists because there is strength and glory, at base, there is no need for identity.”. Passatelli, Monica, An Interview with Jean Baudrillard: Europe, Globalization and the Destiny of Culture, European Journal of Social Theory 2002; 5; 521.

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[III.2] Tipologie di identità

Il concetto di identità nello scenario storico-sociale degli stati nazionali appare

differente da quello odierno in un mondo sempre più globalizzato.

L’apice dei sentimenti identitari si ha con la visione nazionalista di Stato:

l’appartenenza ad una comunità è sentita come orgogliosa presunzione di

superiorità sull’altro. Nelle parole di Charles de Gaulle92 “Il patriottismo è

quando l'amore per la tua gente viene per primo; nazionalismo quando l'odio per

quelli non della tua gente viene per primo”. L’identità nazionalista è fortemente

competitiva ed elitaria, ed è stata concausa di sanguinosi conflitti. Le nozioni di

frontiere e confini erano intrinseche alla chiusura caratteristica dello stato

nazionalista: le peculiarità dell’altro non erano viste in termini di varietà, ma

termini differenziali tramite i quali ribadire la propria presunta superiorità.

Al giorno d’oggi la situazione è profondamente differente, e le identità sempre

meno esclusive, Jean Baudrillard puntualizza che: “(..) there can’t be identity

without alterity; if there is no other, there is no self. Today one does not know

where the other is, because with globalization there is no other.”93. Appare perciò

necessaria una nuova concezione di identità, al passo con le nuove dinamiche dei

tempi.

La nozione di identità postnazionale è ben formalizzata da Habermas94, essa è

vista come “base per un’identità europea non essenzialista. Un’identità

postnazionale implica la concezione che l’identità politica nelle società complesse

e multiculturali non possa essere basata pretestuosamente su una tradizione

92 Charles André Joseph Marie de Gaulle (1890 –1970), generale e statista francese. 93 “(..) non ci può essere identità senza alterità; se non c’è un altro, non c’è il sé. Oggi non si sa dove l’altro è, poiché con la globalizzazione non c’è un altro”. Passatelli, M., ibidem. 94 Habermas, J., Citizienship and National Identity: some reflections on the future of Europe, Praxis International, 12, 1992. Contenuto in: Passerini, L., ibidem.

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culturale, su un’eredità, su una geografia o su uno stato comune, poiché ciò è

possibile soltanto attraverso l’esclusione dell’alterità e spesso porta a divisioni”.

Ecco che appare importante scindere identità nazionali da identità post-

nazionali: esse sono figlie di logiche e mutamenti storici differenti, non si può

dunque pretendere di porle sotto lo stesso piano d’analisi. L’identità europea non

è dunque un’altra versione di una identità nazionale, né possiede le caratteristiche

di base per poterlo essere. Secondo Hartmut Kaelble95 le maggiori differenze si

riscontrano in tre punti: essa non può essere basata su una sola lingua; essa non ha

uno stato, confini precisi, una capitale; l’integrazione europea è nata al fine di

preservare un’altra guerra interna, piuttosto che per contrastare un potere esterno,

ed è stata sostenuta da un potere egemonico, piuttosto che essere diretta contro di

esso. Si tratta dunque di caratteristiche intrinseche e di origini storiche, che fanno

sì che l’identità europea sia anche una identità multipla, nel senso che può co-

esistere con le singole identità nazionali senza pretese di prenderne il posto,

proprio perché differenti.

L’identità multipla si compone in realtà di più livelli: dall’identità europea,

scendendo verso il locale, si possono riconoscere oltre all’identità nazionale una

identità regionale, una provinciale, fino a quella cittadina.

I rapporti tra questi livelli non appaiono decisi apriori, ma incentrati su quei

principi di funzionalità che stanno alla base delle società moderne:

“Con la dissoluzione delle identità incentrate sullo stato nazionale e sulla

classe, per esempio, la tendenza generale oggi sembra considerare l’identità

collettiva come un fenomeno plurale. Non c’è un identità egemonica, ma una

pluralità di identità collettive, ognuna definita dal riferimento ai propri scopi,

siano essi una nuova ecologia, la pace, il multiculturalismo, o questioni legate al

genere.”96.

95 Kaelble, Hartmut, Periodizzazione e tipologia, in Passerini, L, ibidem. 96Kaelble, H., ibidem.

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Le identità collettive sono perciò identità che trascendono confini geografici,

razziali o etnici: si focalizzano sulla condivisione di un obiettivo comune, a

prescindere dalle nazionalità. Con la caduta degli stati nazionalisti si assiste ad un

processo di progressiva de-localizzazione dell’identità, ovvero un lento ma

graduale distaccamento dalla mera appartenenza territoriale, in favore di un

fenomeno che prende le vesti di identità funzionale: “non importa a quale

territorio appartengo, importa cosa faccio, perché lo faccio e come lo faccio e,

caso mai, dove occasionalmente abito”97.

Questo discorso apre a scenari importanti, perché mobilità è un termine-chiave

dei nuovi equilibri sociali: le persone hanno maggiori occasioni di spostarsi da

nazione a nazione, sia grazie agli accordi di Schengen, sia alla stabilità politica

garantita negli stati dell’Unione, non solo nelle vesti di semplici turisti, ma anche

in qualità di lavoratori, dal momento che il mondo imprenditoriale ha trovato

negli accordi e negli incentivi comunitari opportunità di crescita e di espansione

all’estero con sedi decentrate. Anche da un punto di vista economico, difatti, la

partita si gioca su una dimensione non più solamente ristretta alla concorrenza

nazionale interna, ma estesa a grado globale: il mercato si allarga sempre più a

nuovi orizzonti. Nasce dunque l’esigenza di una nuova visuale, in cui la coppia di

termini che contribuisce a delimitare l’identità sono un “noi” mobile e un “altro”

parimenti mobile.

Per questo da una prospettiva cosmopolita, l’identità europea si presenta come

identità fluida: essa “non è percepita e descritta come fissa e già data,

territorialmente vincolata e delimitata, ma come identità in movimento, identità

del movimento”98. La corrente cosmopolita si presenta come “una forma

particolare di approccio sociale all’alterità sociale”, dove quest’ultima non vuole

essere rappresentata in un “rapporto gerarchico di sovraordinazione e

97 Rolando, S., Cultura e stereotipi come fonti di comunicazione transnazionale in Europa, in Rolando, S., Lio, E.,ibidem. 98 Beck, U., Grande, E., ibidem.

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subordinazione”. Al contrario, il principio basilare è il riconoscimento

dell’alterità, in una visione nella quale una Europa cosmopolita sarebbe

un’Europa della differenza accettata e riconosciuta.

Rilevante in questo discorso la differenziazione proposta da Rolando99 tra

“globale” e “transnazionale”: il primo “agisce con carattere omogeneo e

indifferenziato nei contesti coinvolti”, mentre il secondo “pur avendo la facoltà e

la forza di uscire dal proprio contesto di origine, mantiene la propria natura, il

proprio profilo, la propria originalità (..) ovvero la propria identità”. In questo

senso le identità multiple e funzionali si inseriscono in una macro-identità fluida

nel rispetto del principio di transnazionalità: una molteplicità varia, in evoluzione,

ma riconosciuta come tale anche in assenza di una territorialità vincolante.

Da questa panoramica teorica si evince come il concetto sia allo stesso tempo in

continua evoluzione pur nella sua natura per certi versi paradossale: esso evolve

con il cambiare degli scenari sociali, e tuttavia emerge solamente nei momenti in

cui mancano proprio sensazioni di coesione e comunanza.

L’identità europea è una costruzione particolare, e tenendo conto della propria

unicità va trattata. Se nelle società di ieri classi e strati sociali componevano il

tessuto sociale, oggi si marcia verso strutture a rete, con gerarchie meno distinte e

una struttura governativa con un centro che funge più da organo direttivo e

coordinatore dei singoli settori che non un univoco centro di potere sovrano.

[III.3] Territorialità: verso un’Europa delle città?

Nel capitolo che approfondiva l’idea di Europa si evidenziava tramite una

citazione di Richard Kearney come le città europee fossero, sebbene differenti tra 99 Rolando, S., ibidem.

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loro, accomunate da una grande ricchezza per quanto riguarda il patrimonio

storico-culturale, frutto di un passato di spessore. La città è la base, la comunità

locale più vicina alla vita dei cittadini, laddove si formano le idee e dove si dà una

forma allo sviluppo. Nelle parole di Neal Ascherson100: “ (..) è dal basso che

inizia tutto, con ciò che molti in Europa chiamano comune o comunità. Questa è

l’unità di base ed è da qui che comincia davvero la sovranità”.

La sovranità, espressa tramite democrazia, parte dalle città, arriva ai parlamenti

nazionali, fino a Bruxelles. Lo stato nazionale si viene dunque a trovare in mezzo,

tra i poteri locali e l’appartenenza europea. Henri Mendras101 si concentra sui

rapporti tra livello locale, nazionale ed europeo. La segmentazione della politica

in aree diversificate e specializzate ha fatto sì che ogni settore perseguisse le

proprie ambizioni ed obiettivi: “l’integrazione europea ha contribuito ad

accelerare la frammentazione delle amministrazioni nazionali. Ogni servizio

specializzato nazionale costituisce con il servizio competente di Bruxelles una rete

che acquista una propria autonomia, valori e competenze tecniche condivise da

tutti i suoi membri, nazionali e comunitari”. Tutto questo rafforza l’asse tra la

base produttiva e sociale locale e l’ambito internazionale che si riunisce a

Bruxelles. Il processo contribuisce al radicarsi sempre più di una struttura a rete,

dove “la città assume potere per la sua funzione di centro nevralgico della rete,

che riunisce tutti gli interessi e tutte le affiliazioni della regione. Anche i servizi

dello stato diventano nodi intermediari essenziali tra le regioni e l’Europa; e

quest’ultima cerca senza posa di estendere e rafforzare i suoi legami con le città e

le istituzioni regionali”.

Anche il linguista ed intellettuale Noam Chomsky102 si sofferma

sull’importanza dell’evoluzione di stato nell’epoca della globalizzazione, egli

100 In Kearney, R., ibidem. 101 Mendras, H., ibidem. 102 Noam Chomsky è tra i più prestigiosi linguisti del nostro secolo. Ricopre il ruolo di institute professor e professor emeritus di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, USA.

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crede che sia “un’evoluzione che però si muove in due direzioni differenti ed

opposte”103, una verso l’alto, verso una burocrazia centralizzata che vede nelle

sedi europee il suo fulcro, l’altra verso il basso, verso una delega regionale ad un

livello più vicino al singolo cittadino. La prima è sostanzialmente vista come

lontana dall’influenza popolare, e per questo necessiterebbe di maggior

propensione alla partecipazione sul territorio. La seconda può essere importante

per l’apertura della propria autenticità individuale verso una dimensione che può

offrire opportunità di sviluppo e coinvolgimento internazionale importanti.

Nel momento in cui le frontiere diventano sempre più sottili e le relazioni con

gli altri sempre più determinanti per il benessere comune, nelle società

funzionalmente differenziate la condivisione di conoscenze e di culture differenti

appare inevitabile per perseguire il progresso e la stabilità.

L’attitudine alla modalità a rete si concretizza nella forma di gestione detta

governance. Cassese e Wright104 la definiscono come “largo ventaglio di

istituzioni, di circuiti, di direttive, di regolamentazioni, di norme e di usanze

politiche, sociali e amministrative, pubbliche o private, scritte o no, che

contribuiscono tanto alla stabilità, all’orientamento, alla funzione direttiva di un

regime politico quanto alla sua capacità di fornire servizi e assicurarsi una

legittimità.”.

Secondo questa prospettiva il potere non è più unicamente nelle mani dello

stato nazionale, inteso come fulcro burocratico e centro dell’attività governativa,

ma esso cambia funzioni e metodi: “(..) il governo non governa più da solo, non

comanda più, bensì incita, orienta, stimola. Stretto tra le capitali regionali e

l’Unione europea, si integra in una triade che l’obbliga a compromessi, a

103 Noam Chomsky in Kearney, R., ibidem. 104 Cassese, S., Wright, V., (a cura di), La recomposition de l’Etat en Europe,. La Découverte, Paris, 1996.

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patteggiamenti (..) questa condivisione, o governance, si rivela bel più complicata

e difficile del vecchio governo”105.

Inevitabilmente questa modalità di governo risulta più soggetta al rischio di

sovrapposizioni di competenze e in genere alla co-esistenza di apparati in fondo

semplici doppioni l’uno dell’altro, ma d’altra parte la necessità di coordinarsi a

diversi livelli, che vanno dal locale al comunitario, appare sempre più pressante.

In questo contesto l’identità si inserisce come grado di appartenenza percepito a

uno dei molteplici livelli che la contraddistingue nelle vesti di identità post-

nazionale. Per avere una stima di quanto i cittadini dell’Unione si sentano più

legati alla base cittadina o meno, osserviamo i dati ufficiali forniti da

Eurobarometro106, il programma dell’Unione addetto a monitorare tramite

sondaggi ed inchieste l’opinione dei cittadini europei su diversi temi a carattere

comunitario.

Nella pubblicazione con i risultati dell’inchiesta periodica Eurobarometer 67107,

pubblicata a Novembre 2007, riguardante i dati raccolti ad Aprile-Maggio 2007,

alla domanda QA33 “Le persone possono sentire diversi livelli di attaccamento al

loro villaggio, paese o città, alla loro nazione o all’Unione europea. Per favore mi

dica come si ritiene legato a:”108, le opzioni erano tre, “La propria città, paese o

villaggio”, “La propria nazione”, “L’Unione europea”.

105 Mendras, H., ibidem. 106 Sito ufficiale Eurobarometro: http://europa.eu.int/comm/public_opinion 107 Eurobarometer 67, versione in PDF in lingua inglese disponibile su: http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb67/eb67_en.pdf 108 “QA33 People may feel different levels of attachment to their village, town or city, to their country or to the European Union. Please tell me how attached you feel to…: Your city/ town/ village /Your Country / The European Union”.

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(Fig.1: immagine tratta dalla pubblicazione Eurobarometer 67 disponibile

all’indirizzo http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb67/eb67_en.pdf)

Si può notare come il sentimento di appartenenza alla propria città e alla propria

nazione sia molto simile (86% per il primo, 91% per il secondo), mentre solo il

53% si sente legato all’identità strettamente europea. Naturalmente all’interno di

questi dati esistono disparità notevoli, ad esempio solo il 30% dei finlandesi si

sente “europeo”, contro il 66% dei belgi.

In Italia la tendenza di una maggior appartenenza alle realtà locali è confermata

dai dati Eurobarometer 67 a carattere di Rapporto Nazionale109:

109 http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb67/eb67_it_nat.pdf

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(Fig.2: immagine tratta dalla pubblicazione Eurobarometer 67- Rapporto

Nazionale Italia, http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/eb/eb67/eb67_it_nat.pdf)

In questo caso è interessante notare la differenza di valori tra le modalità “molto

attaccato” e “abbastanza attaccato” nei riguardi dell’Unione europea, denotando

una certa indecisione nei confronti dell’istituzione comunitaria.

Integriamo il discorso con i risultati di un questionario disposto dalla

Rappresentanza in Italia della Commisione Europea110, effettuata nell’anno 2006,

fornito dall’ufficio Europe Direct - Carrefour europeo Emilia.

110 http://ec.europa.eu/italia

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(Fig.3: grafico tratto dal questionario della Rappresentanza in Italia della

Commissione europea)

Su un campione di 1.313 intervistati, ben il 90% (951 persone), pensano che la

partecipazione italiana all’Unione europea abbia portato vantaggi, mentre appena

il 9% totale tra “nessun vantaggio” (72 occorrenze, 5%) e “svantaggi” (47, 4%) si

situa sul fronte opposto. Si tratta di una differenza dai margini rilevanti.

Ancora più netta la posizione degli intervistati che si delinea nella successiva

domanda “Secondo lei, il fatto che l’Italia fa parte dell’Unione europea, è: una

cosa buona, né buona né cattiva, una cosa cattiva, non so”.

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(Fig.4: grafico tratto dal questionario della Rappresentanza in Italia della

Commissione europea)

Di nuovo, il 90% risponde positivamente, solo il 9% totale si rivela indeciso

(“non so”) ed equilibrato (“né buona né cattiva”), e un esiguo 1% si mostra

negativo (“una cosa cattiva”)

La situazione appare differente invece quando si tocca il concetto di

cittadinanza europea:

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(Fig.5: grafico tratto dal questionario della Rappresentanza in Italia della

Commissione europea)

Con lo stesso campione, solo il 50% del totale dichiara di pensare se stesso non

solo come cittadino italiano ma anche come cittadino europeo, e un considerevole

21% addirittura sceglie la risposta “mai”. Al contempo dunque si riconosce

l’importanza di essere parte dell’Unione ma il sentimento di appartenenza ad essa

nelle vesti identitarie appare ancora piuttosto contrastato.

Le difficoltà di essere al contempo efficaci e universalmente condivisi si

manifestano anche per quanto riguarda i simboli attraverso i quali i membri della

comunità si dovrebbero riconoscere.

[III.4] Simboli come fattori di coesione europea

L’identità si presenta dunque con una duplice facciata: all’interno della

comunità come senso di appartenenza, all’esterno come rappresentazione delle

proprie peculiarità. In entrambe le dinamiche svolgono un ruolo importante i

simboli.

Un simbolo difatti “evoca o rappresenta, per convenzione o per naturale

associazione di idee, un concetto astratto, una condizione, una situazione, una

realtà più vasta”111, e per questo assume una valenza dalle aspirazioni universali.

Tanto più esso è riconosciuto e riconoscibile da un alto numero di persone, tanto

più esso risulta universale. Riconoscibilità tuttavia non equivale automaticamente

ad apprezzamento dal carattere identitario: possono esserci simboli che il cittadino

riconosce, ma che non sente come identificativi del proprio io. 111 Dizionario De Mauro Paravia.

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In questo senso la bandiera europea ne è un esempio calzante: secondo i dati

della pubblicazione Eurobarometer 67 ben il 95% dei cittadini europei intervistati

risponde positivamente alla domanda QA42 “Lei ha mai visto questo simbolo?

(mostrando la bandiera europea)”112, e l’85% è d’accordo con l’affermazione che

“Questa bandiera è un buon simbolo per l’Europa”113, ma solo il 54% dichiara di

identificarsi in essa114. In quest’ultima rilevazione si riscontrano disparità molto

nette, si passa dal 74% dei cittadini slovacchi allo scarno 22% degli olandesi.

Vi è dunque, per quanto riguarda la bandiera europea, un esteso livello globale

di riconoscibilità, ma un modesto indice di identificatività. Questi dati appaiono

logica conseguenza sia del moderato tasso di attaccamento visto precedentemente,

sia della natura stessa della bandiera europea.

Come sottolinea Passerini, ben riassumendo il concetto: “A prima vista

l’Europa è poverissima di modi di sentire, emozioni e relazioni personali. Tutti

hanno notato che le forme di identità nazionale albergano molta più passione di

quelle europee e che i simboli adottati dall’Unione europea risvegliano scarso

entusiasmo se non indifferenza (Europa e il suo toro è un simbolo affascinante,

ma enigmatico, la bandiera e l’inno passano inosservati.)”115.

La bandiera dell’Unione europea nacque nel 1955 come bandiera del Consiglio

d’Europa, e dal 1986 della Comunità Europea. Un anno prima, nel Consiglio

Europeo di Milano del Giugno 1985116, i Capi di Stato rappresentati decisero

infatti di scegliere una bandiera comune ed emblema della Comunità Europea.

Dodici stelle a cinque punte, di colore giallo, disposte circolarmente a corona su

112 “QA42 Have you ever seen this symbol?(SHOW EUROPEAN FLAG)”, Eurobarometer 67, ibidem. 113 Alla domanda “QA43 This symbol is the European flag. I have a list of statements concerning it. I would like to have youropinion on each of these. For each of them, could you please tell me if you tend to agree or tend to disagree?” l’85% degli intervistati dichiara di essere d’accordo con l’affermazione “This flag is a good symbol for Europe”. 114 Alla medesima domanda QA43 il 54% degli intervistati dichiara di essere d’accordo con l’affermazione “I identify in this flag”. 115 Passerini, L., ibidem. 116 http://www.ena.lu?lang=2&doc=19575

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uno sfondo blu. Il motivo del cerchio di stelle è piuttosto ricorrente in stemmi e

bandiere, tradizionalmente simboleggia unità, armonia, solidarietà comune. Nella

tradizione cattolica una “corona di dodici stelle” viene citata nel Nuovo

Testamento, nell’Apocalisse di Giovanni, ed associata alla Vergine Maria,

specialmente in relazione all’Immacolata concezione: “Nel cielo apparve poi un

segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo

capo una corona di dodici stelle.”117

Questo può essere stata una fonte di ispirazione per il disegnatore Arsène Heitz,

così come la prima bandiera degli Stati Uniti d’America (chiamata negli USA

anche “Betsy Ross flag”), dove le tredici stelle bianche disposte circolarmente su

campo blu rappresentavano i tredici stati fondatori.

(Fig.6: a sinistra la bandiera dell’Ue, a destra la prima bandiera degli USA)

Nel caso della bandiera europea dodici era sì il numero di nazioni all’interno

dell’Unione nell’anno in cui venne approvata (1986), ma senza pretesa

rappresentativa118. Nessuna connotazione politica, ma semplicemente un simbolo

di completezza e perfezione, presente con questo significato anche nella

tradizione ebraica (dodici è il numero delle Tribù di Israele). La relativa

semplicità della bandiera si può presumere abbia facilitato la sua diffusione: essa

compare, oltre che in tutte le sedi delle istituzioni riconosciute dall’Unione, sia sui

documenti di identità quali patenti di guida e passaporti, sia sulle banconote

dell’Euro.

117 Nuovo Testamento, Apocalisse di Giovanni, 12:1. 118 http://europa.eu/abc/symbols/emblem/index_en.htm

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Proprio questa necessità di essere semplice, comprensibile a tutti, e

rappresentatrice di valori condivisi, da un lato porta ad una scarsa

particolarizzazione e la relativa modesta attrattività emotiva, dall’altro ad un alto

livello di riconoscibilità. L’idea di essere aperti al nuovo, a qualunque paese

aderisca ai principi-base dell’Unione, ha fatto sì che si dovesse sacrificare un poco

di incisività nel nome della condivisione:

“La comunicazione in consequentiam veniens: l’Europa e ogni Stato che di

essa fa e farà parte dovranno elaborare modelli di comunicazione nuovi: non

mitologie di pienezza da Stato-identitario-soggettuale –la bandiera, l’inno, feste

di liberazione dal nemico, vittorie di sangue – ma simboli d’accoglienza, simboli

che veicolino identità depotenziate, appartenenze che sappiano dislocarsi a tal

punto da rendere appartenente chi non lo è; appartenenze capaci di spezzare una

tessera. Una comunicazione forte per identità la cui forza si manifesta nella

decisione di essere deboli”119.

D’altronde il motto ufficiale dell’Unione, “In varietate concordia120”, riassume

perfettamente questa linea di intenti, ripresa anche nella scelta dell’inno.

L’inno europeo121 è infatti basato sul preludio del quarto movimento della Nona

Sinfonia di Ludwig Van Beethoven, intitolato “Inno alla gioia”. Interessante

notare che, data la molteplicità di lingue ufficiali dell’Unione, l’inno è presentato

solamente in versione strumentale, senza il testo “An die Freude” scritto

originariamente nel 1785 dal poeta tedesco Friedrich Schiller come

accompagnamento alla musica di Beethoven.

Sia la bandiera che l’inno erano stati inseriti nel Trattato che adotta una

Costituzione per l’Europa, tuttavia la sua mancata approvazione fece sì che nel

successivo Trattato di Lisbona non comparisse alcuna citazione ai simboli

119 Lio, E., Tra mito, storia, poesia: l’identità simbolica di Asia e Europa, in Rolando, S., Lio, E., ibidem. 120 In italiano “Uniti nella diversità”. 121 http://www.coe.int/t/e/multimedia/sound/hymne.asp

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europei. Tuttavia, il Parlamento europeo in risposta a questo depennamento

annunciò che si sarebbe impegnato a far maggior uso di essi.

Il fatto che sia il termine “Costituzione” sia i simboli quali bandiera, inno e

motto siano stati formalmente eliminati dal testo ufficiale rappresenta un punto

controverso del processo di integrazione europea, dal momento che le intenzioni

originarie erano caratteristiche di una vera e propria costituzione e che i simboli

europei sono ancora adesso de facto utilizzati in tutte le occasioni ufficiali.

[III.5] Conclusioni: l’identità europea in prospettiva glocal

Abbiamo osservato come il concetto di identità europea sia una nozione nuova

e differente rispetto alle identità nazionali. Essa coesiste con molteplici sotto

identità, in un sistema che si basa sempre più su criteri di funzionalità. La

concezione di territorialità intesa come luogo di nascita che porta

automaticamente ad acquisire una serie di caratteristiche di appartenenza chiuse

ed individuabili solo in contrasto con una differente identità appare sempre più

labile nel mondo globalizzato dei post-nazionalismi.

Questo non significa che la dimensione nazionale sparisca, ma semplicemente

assume nuove funzioni rispetto al passato. Essa viene a trovarsi difatti tra il livello

sovra-nazionale europeo e quello locale delle città. Quest’ultimo emerge sempre

più con un grado di attaccamento identitario vicino a quello nazionale per

intensità.

Si fa strada dunque un sistema a rete tra i diversi piani coinvolti, in un insieme

di relazioni in cui la componente di comunicazione risulta fondamentale. Una

dimensione sempre più glocal, ovvero “una strategia interattiva di comunicazione

locale e insieme globale, e dunque non più locale oppure globale (come è stato

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nei paradigmi moderni e industriali del rapporto antagonistico tra culture

egemoni –“imperialiste” – e subculture)”122. Il punto di arrivo per una strategia

glocal è arrivare a “pensare globale ed agire locale”, ovvero tener conto delle

singole particolarità dei sotto-insiemi pur operando in un sistema complesso. Uno

dei padri della concezione glocal è il sociologo polacco Zygmunt Bauman123, il

fulcro del proprio pensiero è ben sintetizzato nell’idea che:

“Cultural plurality does not have to mean plurality of cultures (..) Whatever

road to integration is chosen, it starts from diversity, leads through diversity and

is unlikely to reach beyond It, at least not in a foreseeable future.”124.

Si tratta di un approccio che vede nel rispetto della varietà il nucleo coesivo

dell’identità europea.

La necessità di metodi nuovi rende essenziale una preventiva presa di coscienza

della situazione venutasi a creare: fino a questo punto abbiamo rimarcato come i

simboli attorno ai quali i sentimenti di rappresentatività dovrebbero identificarsi,

favorendo la coesione, in relazione al discorso europeo mostrino lati ambigui. Un

alto tasso di riconoscibilità ma un basso livello di attaccamento, quasi ad indicare

un buon lavoro di diffusione ma un modesto indice di incisività.

Si rende dunque necessario affrontare il problema della comunicazione vera e

propria dell’Unione europea, per osservare come essa operi sia in termini di

direttive generali, ad un livello globale, e successivamente scendere in profondità,

per analizzare come essa venga percepita e si relazioni alla base locale delle città,

l’altra faccia dell’espressione glocal. Le modalità attraverso le quali l’Unione

europea arriva ai cittadini giocano un ruolo decisivo nella costruzione del sé. 122 Abruzzese, A., Scurti, G, Il dibattito sull’identità nazionale, in Rolando, S., Lio, E., ibidem. 123 Zygmunt Bauman (Poznan, 1925), professore di sociologia all’Università di Leeds, autore di numerosi scritti sul rapporto tra modernità e nazionalismi e sul consumismo dell’epoca post-moderna. 124 “La pluralità culturale non deve significare pluralità di culture (..) Qualsiasi strada per l’integrazione venga scelta, essa parte dalla diversità, conduce attraverso la diversità ed è irraggiungibile senza di essa, per lo meno non in un futuro prossimo”. Bauman, Z., Europe of Strangers – Oxford University Transnational communities programme working paper, testo consultabile in formato PDF: http://www.transcomm.ox.ac.uk/working%20papers/bauman.pdf

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[IV] Centralità della comunicazione nella costruzione

di una identità europea

"Computers can do better than ever what needn’t be done at all. Making sense is still a human monopoly."

–Marshall McLuhan125

La seconda parte del lavoro si focalizza sulla comunicazione dell’Unione

europea. Abbiamo visto come questa nuova forma di istituzione sovra-nazionale

si sia andata formando nel corso degli anni, e come il senso di appartenenza a una

identità europea sia un modo d’essere che si presenta in parallelo con le identità

locali e nazionali, in relazioni complesse.

Questa identità di livello sovra-nazionale auto-alimenta la propria distinzione di

base, europeo – non europeo, tramite il proprio manifestarsi all’esterno, e in

questo senso giocano un ruolo fondamentale i mass media.

I mezzi di comunicazione di massa, in un contesto come quello europeo, si

trovano in una posizione critica. Essi godono di un raggio d’azione molto più

ampio rispetto al passato, sia spazialmente, potendo coprire vaste territorialità, sia

temporalmente, potendo trasmettere praticamente in linea diretta con il ricevente.

Operano dunque in una sorta di “villaggio globale”, prendendo a prestito il

termine dal professor Marshall McLuhan126, dove la copertura mediatica è così

estesa da far sì che non esista più un lontano-vicino, ma tutto venga riportato

dall’occhio dei media come se si trattasse in realtà della vita di un ben più piccolo

villaggio.

125 “I computer possono far meglio persino di ciò di cui non c’è affatto bisogno. Dare un senso è ancora monopolio umano”. McLuhan, Marshall, Take today: the executive as dropout, Harcourt Brace Jovanovich, NY, 1972. 126 McLuhan, Marshall, The Gutenberg Galaxy: the making of typographic man, University of Toronto Press, 1962.

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Dal momento che, soprattutto con l’avvento di internet e della comunicazione

mediata da personal computer, non ci sono più limiti spazio-temporali, ciò che

emerge e che passa attraverso la funzione di gatekeeping dei media non è più

necessariamente vincolato a ciò che accade vicino, ovvero a ciò che è possibile

monitorare. Il concetto di gatekeeper127 ha grande rilevanza, in quanto, abbattuti i

vincoli descritti in precedenza, la quantità di informazioni potenzialmente

trasmissibili è notevolmente aumentata. Lo psicologo Kurt Lewin fu il primo a

introdurre il concetto128, in un primo momento in riferimento alla catena

alimentare, successivamente estendendolo alle procedure attraverso le quali una

informazione si muove attraverso i canali comunicativi. Dal momento in cui essa

viene immessa nei circuiti mediatici, prima di essere ri-trasmessa o meno a un

pubblico di potenziali riceventi deve passare attraverso una serie di gatekeeper

che decidono appunto se scartarla o ripeterla, e in che forma, alterandone o meno

la vera natura originale. A seconda dell’enfasi e del modo in cui i gatekeeper

decidono di far passare la notizia, l’audience la percepirà in maniere differenti.

(Fig.7: modello di gatekeeping, fonte: University of Twente129, The Netherlands)

Il processo di trasmissione delle informazioni nel nostro caso avviene secondo

due direzionalità. La prima direttamente dall’istituzione europea all’esterno: in

127 In italiano, “guardiani”, coloro che sorvegliano un nodo attraverso cui può potenzialmente passare una entità. 128 Lewin, Kurt, Frontiers in Group Dynamics, Human Relations, v. 1, no. 2, 1947. Sito internet: http://www.tavinstitute.org/humanrelations/hrindex.html 129 http://www.tcw.utwente.nl/theorieenoverzicht/Theory%20clusters/Media,%20Culture%20and%20Society/gatekeeping.doc/

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questo caso è la fonte ufficiale a essere contemporaneamente sia l’emittente che il

contenuto della comunicazione. È questo il caso ad esempio delle news pubblicate

attraverso il sito ufficiale Europa.eu, oppure di altri enti patrocinati o satelliti

dell’Unione europea. In questo senso è utile offrire una panoramica delle strategie

di comunicazione messe in pratica da Bruxelles, per questo si esamineranno sia le

principali direttive messe a punto tramite documenti ufficiali, sia la struttura ed il

funzionamento delle reti informative incaricate di fornire supporto alla

cittadinanza europea direttamente sul territorio locale, come la rete Europe Direct.

La seconda direzionalità è invece filtrata dai media locali: in questa modalità è

solo l’oggetto della comunicazione ad essere relazionato al tema europeo, mentre

il mittente è appunto localizzabile nelle dimensioni nazionali o locali.

L’importanza di analizzare il processo a questo livello è basilare: dal momento

che ancora non esiste una vera e propria sfera pubblica europea, la decisione dei

media locali di trasmettere notizie riguardanti i temi europei risulta decisiva al

fine di rafforzare o meno uno spirito identitario europeo comune.

I rapporti di relazione sono in questo caso più complessi. Nella prima

direzionalità difatti il centro nevralgico del flusso comunicativo è Bruxelles,

seppur con specifiche particolarizzazioni130 dei singoli punti informativi facenti

parte dei network europei ed operanti nelle città d’Europa. Questa direttrice

filtrata da mass media locali prevede invece sia un filo diretto tra lo specifico

territorio e le istituzioni europee, riportando (o meno) all’utenza locale notizie

riguardanti le attività di Bruxelles o comunque iniziative e temi europei, sia i

rapporti con gli altri Paesi dell’Unione europea, osservati nella veste di altri nodi

della rete comunitaria.

Secondo quest’ultima ottica, che dal basso guarda sia all’alto dei centri

istituzionali sia agli altri punti del circuito, presenteremo i risultati di una ricerca

130 Ovviamente ogni centro Europe Direct offrirà il proprio servizio di informazione comunitaria tenendo conto delle caratteristiche e delle necessita del territorio locale, basti pensare alle differenze tra un’area prevalentemente rurale ed il centro di una grande città.

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condotta tramite monitoraggio dei quotidiani locali e delle principali riviste online

di una realtà medio-piccola quale Reggio Emilia. Questo studio ha portato

interessanti indicazioni non solo per ciò che riguarda lo specifico rapporto tra la

città ed il tema europeo, ma ha reso possibile, attraverso una serie di evidenze

statistiche, il poter ipotizzare l’esistenza di fenomeni comuni ad altre realtà. Sarà

inoltre rilevante osservare se e come il passato storico visto nei capitoli precedenti

abbia influito nel modo attraverso il quale i media locali caratterizzano i temi

europei. L’identità europea modifica la propria natura ed i propri rapporti di forza

con le altre tipologie di identità anche e soprattutto a livello locale.

Prima di addentrarci a questo livello particolare sarà però utile, come detto,

procedere con l’analisi della prima direzionalità, ovvero quella che ha origine

direttamente a Bruxelles.

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[IV.1] Strategie di comunicazione dell’Ue:

linee guida generali e punti informativi Europe Direct

In questo capitolo analizzeremo le strategie di comunicazione dell’Unione

europea, in primo luogo soffermandoci sulle linee guide a tal riguardo della

Commissione europea e della Direzione Generale della Comunicazione, ed in

seconda battuta occupandoci del network di punti informativi sul territorio Europe

Direct.

[IV.1.1] Linee guida: le strategie comunicative della Commissione europea

La rivoluzione digitale, a partire da metà Anni ’90, ha radicalmente cambiato le

nostre abitudini di comunicazione. Si pensi che impatto possa aver avuto su una

istituzione come l’Unione europea, per sua natura largamente estesa

territorialmente, ricca di differenti consuetudini e caratterizzata da molteplici

linguaggi: un mezzo come Internet permetteva d’un tratto di abbattere qualsiasi

vincolo di spazio e tempo, da Lisbona a Helsinki, creando una comunità virtuale

accomunata da medesime ritualità. Prima della rete un Portoghese e un

Finlandese131 interessati a informazioni sulla Comunità europea avrebbero dovuto

o documentarsi localmente tramite i propri media tradizionali, oppure prendere un

volo direttamente per Bruxelles, vivendo comunque approcci diversi e magari

esperendo differenti fortune. Oggi invece entrambi possono accedere alle fonti

131 In questo esempio rendiamo Portogallo e Finlandia in quanto rappresentanti ideali degli estremi d’Europa (rispettivamente sud-ovest e nord-est).

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informative europee direttamente da casa propria, velocemente e al solo costo di

connessione: stesse modalità di fruizione (un PC connesso a internet) e stesso

referente unico ufficiale (il sito Europa.eu). Internet dunque rappresenta per certi

versi una occasione di democratizzazione del processo di acquisizione di

informazioni, accessibile a tutti e con medesime prassi.

L’Unione europea ha dunque certamente giovato della rivoluzione digitale, in

quanto render partecipi i cittadini europei delle attività dell’istituzione risulta di

fondamentale importanza per una questione di trasparenza operativa e

partecipatività in un contesto di identità europea.

L’organo all’interno della Commissione europea deputato alla comunicazione è

la Direzione Generale della Comunicazione132, con sede a Bruxelles, i cui compiti

dichiarati sono principalmente quelli di informare i media e i cittadini riguardo le

attività della Commissione europea e comunicare obiettivi e scopi delle proprie

politiche e azioni; oltre ad informare la Commissione riguardo l’evoluzione

dell’opinione negli Stati membri. La Direzione è organizzata in quattro settori133:

Strategia, Rappresentanze, Comunicazione Multimediale, Risorse. Vi è dunque

una organizzazione strategica comune, ma contemporaneamente è posta

attenzione anche al carattere locale di rappresentanza, con addetti che curano gli

interessi della Direzione direttamente nei singoli Stati membri. L’importanza dei

nuovi canali digitali è ribadita nel settore Multimediale, con una specifica sotto-

unità dedicata totalmente al Web.

La carica responsabile per le relazioni tra la Commissione e le altre istituzioni, e

responsabile per la rappresentanza esterna della Commissione nei confronti dei

cittadini è il Commissario per le Relazioni Istituzionali e la Strategia

Comunicativa. L’attuale Commissario in carica è la svedese Margot Elisabeth

132 http://ec.europa.eu/dgs/communication/index_en.htm 133 http://ec.europa.eu/dgs/communication/pdf/organigramme_en.pdf

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Wallström, in rappresentanza della Commissione Barroso134, entrata in carica il

22 Novembre 2004 fino al 31 Ottobre 2009. Wallström è inoltre Primo Vice

Presidente della Commissione. Durante il presente mandato, come vedremo, è da

sottolineare come lo spirito di iniziativa e innovazione non sia mancato.

Margot Wallström è diventata de facto la faccia pubblica d’Europa, un ruolo

non semplice come lei stessa ammette:

“It is a challenge because you are trying to explain a body that deals with

everything from the content of sausages to the peace process in the Middle East ...

It is also based on compromise, not conflict, and it is more about cooperation

than drama.”135.

La linea politica scelta dalla Wallström sembra basarsi su due capisaldi:

impulso alla discussione e alla partecipazione attiva dei cittadini, e utilizzo

innovativo delle ultime tecnologie. Esempio pratico che condensa entrambe è il

blog136 aperto dalla stessa Wallström: si tratta del primo Commissario in assoluto

ad affidarsi a questa forma di comunicazione. Un blog, contrazione di web-log

ovvero “traccia in rete”, è una sorta di diario personale fruibile via web, in cui gli

scritti compaiono cronologicamente dall’alto verso il basso. Chiunque ha la

possibilità di lasciare un commento per ogni pagina che viene virtualmente scritta

dal proprietario del blog. Si tratta di un modo di comunicare che avvicina l’utente

a chi scrive: i post (così vengono chiamati i singoli interventi del blogger) della

Wallström sono ricchi di commenti dei cittadini, che possono così liberamente

dire la loro sugli interventi del Commissario. È inoltre possibile creare un account

personale ed essere avvisati nel caso di nuovi post grazie a RSS Feeds (Really

134 L’attuale Presidente della Commissione è il portoghese José Manuel Barroso, succeduto a Romano Prodi. 135“È una sfida perchè stai provando a spiegare un corpo (istituzionale) che ha a che fare con ogni cosa dal contenuto delle salsicce al processo di pace in Medio Oriente… È inoltre basato sul compromesso, non sul conflitto, e c’entra di più con la cooperazione che non con l’arte drammatica” Reuters.com, “EU to Americans: We're not just about sausages”, 26/04/07 http://www.reuters.com/article/politicsNews/idUSN2634728320070426?feedType=RSS 136 Blog di Margot Wallström: http://blogs.ec.europa.eu/wallstrom

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Simple Sindacation), uno standard per l’esportazione dei contenuti su web: non

appena l’autore aggiorna il blog, l’utente verrà informato in tempo reale del nuovo

contenuto pubblicato, in alcuni casi direttamente via e-mail.

Un altro segnale di attenzione verso le nuove tecnologie, specie quelle che

risultano avere un grande successo di utenti (attualmente si stima che il numero

totale di blog su internet superi abbondantemente quota 100 milioni137), è stato il

lancio nel Giugno 2007 del canale EuTube138 sul sito Youtube.com.

Youtube è un popolare sito di video-sharing, ovvero uno spazio web in cui gli

utenti registrati possono inserire un proprio filmato video, di ogni tipo, mentre a

tutti è data possibilità di osservare il video prescelto. Il successo di Youtube è

impresso nelle cifre: la società è stata acquistata da Google Inc. a fine 2006 per la

cifra record di 1.65 miliardi di dollari139, mentre i video disponibili sul sito sono

più di 62 milioni140.

Il motto del canale EuTube è “Sharing the sights and sounds of Europe”,

condividere visuali e suoni d’Europa: il canale offre video sia di carattere

istituzionale, che fanno il punto sui temi più importanti trattati a Bruxelles, sia

filmati meno formali, come spot su campagne promosse dall’Unione europea, o

retroscena sulla vita politica della Commissione europea (“A day in the life of

Commission President Barroso”141). La strategia appare dunque quella di

utilizzare gli stessi strumenti che utilizza la gente comune, per meglio avvicinarsi

alle abitudini dei normali cittadini: spiegare la dimensione europea attraverso un

linguaggio e un metodo di fruizione consono al proprio interlocutore. A Gennaio

2008 sono presenti più di 80 video, che contribuiscono a generare quell’effetto-

catena che spesso caratterizza la tipologia di navigazione dell’utente-modello di

137 Fonte: Technorati.com, motore di ricerca per blog, http://technorati.com/about 138 http://www.youtube.com/eutube 139 Fonte: reuters.com del 14 Novembre 2006, http://www.theage.com.au/news/Busness/Google-closes-A2b-YouTube-deal/2006/11/14/1163266548827.html 140 Risultato che si ottiene facendo una ricerca col carattere jolly “*” sul sito youtube.com 141 http://www.youtube.com/watch?v=G9zT9ly7vmU

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Youtube: da un video si passa in sequenza ad un altro, di macro-argomento simile,

spesso della stessa fonte del primo. Il fatto di poter commentare i video, così come

si commentano i post dei blog, aumenta l’impatto interattivo con l’utente,

nell’ottica di una maggiore partecipatività alla comunicazione europea.

Oltre a queste due importanti atti concreti di avvicinamento delle istituzioni alla

quotidianità dei cittadini, l’operato dell’Unione europea in ambito di

comunicazione negli ultimi anni risulta ricco di direttive e importanti

dichiarazioni strategiche di intenti, segnale che a Bruxelles si è colta la crucialità

della questione.

Una delle prime dichiarazioni della nuova Commissione è stato un piano di

azione dal nome “Action plan to improve communicating Europe”142 (in italiano,

“Piano d’azione della Commissione per migliorare la comunicazione

sull’Europa”). Il testo si propone, nell’introduzione, due obiettivi: adottare un

Piano d’Azione Interno con misure concrete da applicarsi internamente alla

Commissione, e redigere un Libro Bianco (White Paper) per coinvolgere tutti i

partecipanti alla discussione nella messa a fuoco di una strategia comunicativa da

adottare nel medio-lungo periodo.

Viene sottolineato il fatto che “la comunicazione è più dell’informazione: essa

stabilisce una relazione e inizia un dialogo con i cittadini europei, ascolta

attentamente e si connette alle persone”. Una linea più improntata

all’avvicinamento pratico delle istituzioni alla vita del cittadino.

Non viene a mancare un atteggiamento di auto-critica, un esame riguardo le

mancanze del passato, indispensabile per poter prender coscienza degli errori e far

sì di non ripeterli in futuro. In particolare si evidenzia una “costante

frammentazione delle attività comunicative”, “messaggi che riflettono priorità

politiche ma non per forza connesse agli interessi, bisogni e preoccupazioni dei

142 http://ec.europa.eu/dgs/communication/pdf/communication_com_en.pdf

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cittadini” e infine “inadeguata implementazione”, ovvero una carente ricerca di

dialogo e comunicazione attiva.

Il nuovo approccio si basa su tre principi: per prima cosa saper ascoltare, in

secondo luogo comunicare, e in terzo avvicinarsi ai cittadini in modalità “going

local”, cioè sapersi adattare ai modi e alle particolarità della dimensione locale.

Per questo le Rappresentanze agiranno localmente nei singoli Stati membri,

ascoltando la popolazione e ricoprendo il ruolo di intermediari con la

Commissione, identificando il target di audience e collaborando con le istituzioni

locali.

In concreto viene messa a punto una agenda con priorità a medio-lungo

termine: la chiave per cambiare il sistema è individuata nelle unità comunicative

presenti in tutti i dipartimenti della Commissione, unitamente ad un rinnovato

network di comunicazione esterna (ECN – External Communication Network). La

“Direzione Generale per la Stampa e Comunicazione” viene rinominata in

“Direzione Comunicazione”, per illustrare la natura esclusiva e specifica del

settore. Vi è poi una importante dichiarazione di ricerca di feedback da parte dei

cittadini, per far sì che la comunicazione dell’Unione non sia mono-direzionale

ma che abbia caratteristiche di partecipazione attiva e proficua. Infine, un occhio

di riguardo viene posto sugli strumenti da usare, con particolare attenzione al sito

internet ufficiale Europa.eu.

A Ottobre dello stesso anno, 2005, dopo i problemi derivanti dalla vittoria del

“No” alla proposta di Costituzione Europea nei referendum popolari in Francia e

Olanda, la Commissione propose il “Plan D for Democracy, Dialogue and

Debate”143, “Piano D per la democrazia, il dialogo e il dibattito”, una

comunicazione ufficiale per rafforzare il rapporto tra cittadini ed Unione.

Democrazia, dialogo e dibattito: queste le tre parole chiave individuate per il

rilancio. Gli obiettivi puntualizzati, sostenuti da finanziamenti, sono: assistere i

143 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/site/en/com/2005/com2005_0494en01.pdf

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dibattiti nazionali, stimolare il dibattito verso un pubblico più ampio, promuovere

la partecipazione dei cittadini nel processo democratico e generare un dialogo

reale riguardo le politiche europee. I mezzi per raggiungere tali scopi sono

similari al precedente Piano d’Azione: aprire le Rappresentanze al pubblico,

utilizzare i centri Europe Direct per eventi regionali, aumentare le visite dei

Commissari negli Stati membri, mettere a punto uno specifico Eurobarometro144

sul tema “Il futuro dell’Europa” e sollecitare l’interazione attraverso il sito

internet Europa.eu. Il Piano D è da intendersi come una dichiarazione di intenti

che apre un periodo di riflessione sulle strategie di comunicazione dell’Unione

europea.

Si arriva così al Febbraio 2006, quando la Commissione presenta il Libro

Bianco145 annunciato nell’ “Action plan to improve communicating Europe”,

“Piano d’azione della Commissione per migliorare la comunicazione

sull’Europa”. Con il termine “Libro Bianco” (White Paper), si intende un

documento ufficiale contenente proposte per una azione comunitaria riguardo

un’area specifica d’intervento146. In questo caso la dicitura “on an european

communication policy” rende esplicito il settore interessato.

Il testo si presenta come un vero e proprio manifesto strategico-programmatico

per quanto concerne la comunicazione a carattere europeo. Nell’introduzione lo

slogan “Closing the gap”147 appare come una dichiarazione di intenti, vengono

ripresi i concetti espressi nei precedenti Action Plan e Plan D ed è indetto un

periodo di consultazione al quale tutti gli attori coinvolti sono invitati a

partecipare rendendo pubbliche le proprie idee sulla questione, attraverso uno

spazio web e un indirizzo postale appositamente messo a disposizione alla causa.

144 Il programma Eurobarometro produce indagini statistiche e report periodici su argomenti d’analisi relazionati all’Unione europea nei Paesi Membri. http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm 145 http://ec.europa.eu/communication_white_paper/doc/white_paper_en.pdf 146 http://europa.eu/scadplus/glossary/white_paper_en.htm 147 In italiano, “Colmare il divario”.

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Il nuovo approccio della Commissione sul tema della comunicazione vuole

essere centrato più sul cittadino che non sull’Istituzione, da un basarsi

principalmente sulle attività di Bruxelles a un orientamento più decentralizzato, al

servizio delle persone. L’importanza di operare a un livello più vicino al locale è

data anche dal fatto che la sfera pubblica, il forum virtuale dove prende vita la

discussione politica e sociale in Europa, è ancora largamente una sfera nazionale.

Questo contribuisce a creare un senso di alienazione da Bruxelles: sebbene nelle

Istituzioni europee si prendano decisioni importanti che vincolano tutti i cittadini

degli Stati membri, la sfera pubblica resta spesso ancorata alla dimensione

nazionale, facendo sentire la mancanza di media a copertura europea.

Continuando a ripercorrere il testo, si identificano cinque aree d’intervento: per

primo, definire i principi comuni. Il cuore della democrazia in Europa è il diritto

di informazione e la libertà d’espressione, caposaldo necessario senza il quale non

si potrebbe neppure iniziare. A questo si aggiungono tre principi. Innanzitutto

quello di inclusione, ovvero venire incontro alle caratteristiche del singolo nella

comunicazione, rendere disponibile la fonte informativa in modalità adeguate per

essere ricevute, tenendo conto delle minoranze, facendo attenzione a non

escludere a priori nessuno dalla possibilità d’essere informato. Il secondo si

focalizza sul rispetto delle diversità, di tutte le opinioni. Infine, la partecipazione,

il diritto del cittadino di far sentire la propria voce e di poter dialogare con chi

decide in sede istituzionale.

La seconda area di intervento è incentrata direttamente sul cittadino, con tre

obiettivi: dare impulso all’educazione civica, indispensabile per permettere alle

persone di esercitare i propri diritti civili e politici, e diventare quindi attivi nella

sfera pubblica; mettere in contatto tra loro i cittadini europei, prendendo come

esempio la fortunata esperienza dei progetti di mobilità internazionale quali il

Programma Erasmus148; facilitare i contatti tra il cittadino e le istituzioni

148 http://ec.europa.eu/education/programmes/programmes_en.html

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pubbliche, rendendo queste ultime più aperte, trasparenti e ricettive nei riguardi

delle esigenze della popolazione.

Il terzo punto chiave si sofferma sulla necessità di lavorare con i media e le

nuove tecnologie. Viene rimarcato come, nonostante il servizio Europe by

Satellite (EbS)149 offra contenuti e news video, audio ed immagini attraverso un

canale satellitare, e il sito internet Europa.eu sia il più vasto sito internet del

mondo150, la copertura mediatica dei temi europei resta limitata e frammentaria.

Si nota inoltre come “Regional and local newspapers reach a larger number of

people but generally give little space to European issues”151, e questo rappresenta

un nodo centrale del problema. Gli obiettivi individuati in questo punto sono: dare

all’Europa un volto umano, una identità pubblica ben definita; incentivare la

discussione sui temi europei anche nelle dimensioni nazionali, regionali e locali;

sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie digitali, facendo di nuovo attenzione

che questo non crei divisioni sociali tra chi può avere accesso a questi nuovi

canali e chi no. Quest’ultimo fenomeno prende il nome di “digital divide”152: con

la crescente importanza che i media digitali, internet in primis, hanno acquisito

negli ultimi anni, esso ha iniziato a rappresentare una seria minaccia al principio

di equità d’accesso alle fonti del sapere. Chi non ha possibilità di accesso alla rete,

o chi vive in un’area coperta solamente da servizi di connessione internet a

limitata capacità153, rischia di diventare in tempi brevi socialmente e

culturalmente emarginato dal resto del mondo.

149 EbS fornisce in 21 lingue diverse materiale video, audio ed immagini riguardanti le attività delle istituzioni europee. Sito ufficiale: http://ec.europa.eu/avservices/ebs/schedule.cfm 150 In realtà non vengono forniti dati a supporto di questa affermazione, perlomeno non nel testo oggetto d’analisi. 151 “Giornali regionali e locali raggiungono un ampio numero di persone ma generalmente danno poco spazio ai temi europei”. http://ec.europa.eu/communication_white_paper/doc/white_paper_en.pdf 152 Letteralmente, “divisione digitale”. In Italia il sito di riferimento per la lotta al digital divide è raggiungibile all’indirizzo http://www.antidigitaldivide.org 153 Ad esempio, chi è allacciato ad una centralina in cui non è attivato il servizio a banda larga ADSL. In Italia il problema è accentuato dal fatto che alla liberalizzazione dell’offerta per quanto riguarda il gestore telefonico non è seguita una efficiente liberalizzazione anche degli impianti

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Il quarto tema si sofferma sulla comprensione della sfera pubblica europea: le

statistiche e le indagini effettuate da Eurobarometro154 stanno fornendo un

servizio di feedback importante e una base-dati fondamentale per poter meglio

comprendere le opinioni dei cittadini europei, per questo si è costantemente

impegnati a migliorare ulteriormente il servizio di inchieste, anche riflettendo di

destinare risorse per la creazione di un Osservatorio per l’Opinione Pubblica

Europea indipendente.

L’ultimo punto è un appello alla coesione (“Doing the job together”155): un

approccio a partnership è considerato basilare, gli Stati membri dovrebbero

incentivare gli sforzi per supportare un dibattito interno e favorire una maggior

attenzione mediatica sui temi europei, e d’altro canto anche le istituzioni europee

dovranno garantire coordinamento e cooperazione con i livelli nazionali e locali.

In conclusione, la frase “lavorare assieme in maniera innovativa” può

efficacemente sintetizzare lo spirito che sottende l’intero documento. La

Commissione ha reso pubblici i contributi pervenuti dai partecipanti sulle pagine

del sito Europa.eu156, in modo che fossero consultabili da tutti.

Nel Maggio 2006 la Commissione interviene con una comunicazione che

riassume i contributi ricevuti nell’ambito del periodo di riflessione del Plan D,

chiamata “Citizens’ Agenda”157. Nel testo si programmano dodici iniziative

politiche per convertire in risultati concreti ciò che si auspicava in precedenza. Tra

gli obiettivi, continuare a percorrere la strada della coesione economica in un

mercato unico, garantire attenzione agli aspetti di solidarietà e uguaglianza di

opportunità, render più semplice l’accesso ai cittadini europei ai propri diritti e

aumentare la propria consapevolezza di essi. Tra questi anche il diritto di essere

tecnici che supportano tali servizi. Questo, eccetto rare eccezioni, è stato un handicap notevole anche per la qualità dei servizi offerti dagli internet-provider privati. 154 http://ec.europa.eu/public_opinion/index_en.htm 155 Letteralmente ,“Fare il lavoro assieme”. 156 http://circa.europa.eu/Public/irc/press/whitepaper/library?l=/contributions_comm&vm=detailed&sb=Title 157 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/site/en/com/2006/com2006_0211en01.pdf

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informati: un risultato del Plan D è la presa di coscienza che i cittadini europei

hanno grandi aspettative sui contenuti e su come vengono comunicate le politiche

europee, benché abbiano poca conoscenza di come le istituzioni europee operino.

Nel Novembre dello stesso anno una nota informativa del Commissario

Wallström fornisce un ulteriore punto della situazione sulle iniziative lanciate fino

ad ora. Dall’inizio del Plan D nel 2005 ad allora 305 visite di funzionari europei a

Stati membri, tavole rotonde per la democrazia ad Helsinki, Parigi, Berlino,

Madrid e Roma, 20mila commenti di cittadini pubblicati sul forum di discussione

Debate Europe158 offrivano un quadro positivo di come i progetti della

Commissione in campo comunicativo avessero ottenuto un buon successo in

termini di partecipazione.

Il Cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, nel Marzo

2007, fu l’occasione per fare un punto della situazione e rinnovare il proprio

impegno nei riguardi dei principi-base che sorreggono l’Unione europea, tramite

la Dichiarazione di Berlino159, firmata dal Presidente del Parlamento europeo

(Hans-Gert Pöttering), da quello del Consiglio dell’Unione europea (Angela

Merkel) e da José Manuel Barroso, Presidente della Commissione. Allo stesso

tempo, a Roma, nel contesto del primo Summit Europeo della Gioventù, la Rome

Youth Declaration160, indirizzata ai leader della Ue, rappresentava un primo

esempio ufficiale di partecipazione attiva dei giovani d’Europa, che tramite la

dichiarazione offrivano il proprio punto di vista e le proprie osservazioni per una

Unione europea sempre più coesa.

Si arriva così all’Ottobre 2007, con la comunicazione della Commissione

“Communicating Europe in partnership”161, “Insieme per comunicare l’Europa”.

Il concetto cardine è proprio quello di partnership: il Parlamento europeo e la

158 http://europa.eu/debateeurope/index_en.htm 159 http://europa.eu/50/docs/berlin_declaration_en.pdf 160 http://europa.eu/50/docs/rome_youth_declaration_en.pdf 161 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/site/en/com/2007/com2007_0568en01.pdf

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Commissione europea auspicano la creazione di spazi pubblici europei dove le

persone possano trovare informazioni e partecipare a discussioni, oltre a forum

dove saranno parlamentari nazionali ed europei a confrontarsi. Inoltre si prospetta

una nuova strategia internet, per rendere il sito Europa.eu più adatto alla

comunicazione interattiva , una nuova strategia audiovisiva per produrre e

trasmettere programmi sugli affari europei, e un seguito per la strategia delineata

nel Plan D già a partire dalla primavera 2008.

Il 21 Dicembre 2007 è stata pubblicata la comunicazione della Commissione

dal titolo “Communicating about Europe via the Internet - Engaging the

citizens”162, “Comunicare sull’Europa via internet – Coinvolgere i cittadini”. Si

tratta di un documento interamente dedicato al ruolo di internet nella

comunicazione dei temi europei, a dimostrazione del fatto che le nuove tecnologie

abbiano oramai assunto un ruolo decisivo tra i canali informativi.

Il sito internet Europa.eu è stato lanciato nel lontano 1995, ed ha acquisito

importanza crescente di pari passo con la progressiva espansione della rete: più

del 50% della popolazione europea ha accesso ad una connessione163. Presa

coscienza di questo enorme potenziale, la Commissione nel testo avverte la

necessità di mettere a punto una rinnovata strategia, in particolare, revisionare il

sito ufficiale Europa.eu e stimolare l’interesse per i temi europei anche su altri siti.

Revisionare significa soprattutto rendersi conto dei nuovi trend che hanno preso

piede nel mondo telematico: con il termine Web 2.0 si intende la nuova soglia

raggiunta dalla rete negli ultimi anni, caratterizzata dalla possibilità di

partecipazione e interattività. Una mappa concettuale di tutto ciò che è il Web 2.0

è stata messa a punto da Markus Angermeier164:

162 http://ec.europa.eu/dgs/communication/pdf/internet-strategy_en.pdf 163 Direttamente dal testo PDF precedentemente citato: “With over 50% of the EU population now connected, the Internet has become an increasingly important method of communication and exchange of ideas.” 164 http://kosmar.de/archives/2005/11/11/the-huge-cloud-lens-bubble-map-web20/

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(Fig.8: immagine tratta dal sito di Markus Angermeier, indirizzo URL nelle note)

Le parole chiave sono dunque partecipazione, usabilità, economia, design,

standardizzazione, “remixabilità”, convergenza. In questa prospettiva i blog e la

multimedialità audio-video rappresentano una occasione di avvicinarsi ai principi

del Web 2.0, ed appare dunque una scelta sensata in tal senso l’apertura del canale

Eutube e quella del blog del Commissario Wallström. Il potenziale della

comunicazione multimediale, combinando tra loro internet, radio, televisione,

telefonia mobile è da tenere in grande considerazione per l’immediato futuro. A

questo scopo è importante restare sempre aggiornati ai rapidi cambiamenti di

innovazioni e tendenze sul web.

Internet viene visto come strumento ottimale attraverso il quale sollecitare una

comunicazione bi-direzionale. Il sito Europa.eu dovrà dunque: rispondere alle

richieste d’informazione su temi europei sia per chi ha interessi professionali sia

per i comuni cittadini, da quelle più specifiche a quelle più generiche, permettere

ai Commissari di esternare i propri punti di vista all’audience più vasta possibile,

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e ai singoli utenti di scambiare tra loro le proprie opinioni su temi europei, una

sorta di comunità virtuale europea che possa aiutare a sopperire alla mancanza di

una reale sfera pubblica europea.

La maggiore lacuna constatata è proprio il fatto che al momento della

comunicazione Europa.eu fosse per prima cosa ancora non sufficientemente

conosciuto alla maggior parte dei cittadini europei, e in secondo luogo che fosse

ancora uno strumento di comunicazione mono-direzionale, con difficoltà di

navigazione date dalla grande mole di documenti disponibili.

Riguardo quest’ultimo punto, si riconosce la proliferazione di siti o sub-siti

legati all’Unione senza una chiara consistenza editoriale o una identità

comunitaria: a fronte di ciò tutte le Direzioni Generali della Commissione hanno

espresso la propria approvazione per un web banner design comune165, che

porterà una maggior coesione in termini di identità visuale. La necessità di una

semplificazione e maggior usabilità è ribadita anche per quanto riguarda la

funzione “Cerca” presente nel sito Europa.eu: essa non è esente da problemi,

soprattutto per la già citata mole di documenti e pagine di cui si compone il sito.

Per ovviare al problema e rendere più efficaci le ricerche degli utenti sono state

avviate consulenze per trovare un motore di ricerca che meglio si adatti alle

specifiche caratteristiche di Europa.eu. Una struttura più flessibile del portale

aiuterebbe inoltre ad inserire quegli elementi di multimedialità utili per accrescere

il livello di partecipazione dell’utenza.

Per riassumere, i cardini delle proposte per migliorare la comunicazione via

internet delle istituzioni europee sono un orientamento verso una immagine più

coerente dell’istituzione, attraverso una consistenza editoriale, grafica e linguistica

ben definita e coesa; focalizzarsi maggiormente sulla prospettiva dell’utente, in

modo che siano più partecipi attivamente alla vita della dimensione europea,

165 Un banner è uno spazio all’interno di una pagina web con riferimenti pubblicitari o promozionali, raggiungibili tramite un click.

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prendendo parte al processo di decision-making; grande importanza al livello di

multi-linguismo di ogni sito patrocinato dalla Ue, per permettere al più ampio

numero di cittadini di disporre dei servizi web, e infine, uno studio sulla

possibilità di arricchire l’offerta informativa con comunicazioni multimediali, utili

anche per rendere più attrattivi i metodi di fruizione delle notizie.

[IV.1.1.1] Conclusioni di fine capitolo

Dopo aver analizzato documenti programmatici chiave più recenti per ciò che

riguarda la comunicazione in sede europea, possiamo sostenere che l’attenzione

posta in questi ultimi anni all’argomento è stata in costante aumento, di pari passo

con l’affermarsi delle nuove tecnologie digitali.

Va dunque dato atto alla Commissione non solo di aver compreso l’importanza

del mostrarsi all’esterno del palazzo nella giusta maniera e con le giuste modalità,

ma anche di aver colto quali fossero le maggiori lacune della propria impostazione

comunicativa. Da un passaggio dell’informazione mono-direzionale, incentrato

sulle sedi istituzionali, spesso trasmesso per mezzo di canali poco conosciuti ai

più, o comunque nei quali reperire l’informazione desiderata era operazione

difficoltosa, a una progettualità ben definita, orientata sull’utente, sulla

partecipazione attiva del cittadino, sulle ultime forme di coinvolgimento

multimediale. L’Istituzione si toglie metaforicamente giacca e cravatta, e si

avvicina alla popolazione sfruttando le stesse tecnologie che l’utenza-media

utilizza normalmente nella vita di tutti i giorni.

In questo modo Bruxelles appare meno lontana: grazie ai video di Eutube anche

il cittadino residente a migliaia di chilometri dalla sede fisica istituzionale ha la

possibilità di farsi un’idea sulle iniziative prese nel centro europeo, mentre

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consultando il blog del Commissario Margot Wallström le persone interessate

possono seguire passo dopo passo ciò che accade nel campo della comunicazione

europea.

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[IV.1.2] Reti informative europee sul territorio:

verso un’ottica locale

Il principale centro informativo dell’Unione europea a disposizione della

cittadinanza per quanto riguarda informazioni di carattere generale su tutti i campi

della propria attività è la rete Europe Direct.

Nel 1996 la Commissione decise di aprire un servizio di domanda-risposta via

e-mail, nello stesso anno viene lanciato un primo call center come parte integrante

dell’iniziativa “Citizens First”, atta a promuovere i diritti di cittadinanza europea.

Due anni più tardi nella riunione del Consiglio Europeo di Cardiff si decide la

creazione di un call center permanente dal nome Europe Direct166, con lo scopo di

offrire informazione comunitaria alla cittadinanza. Nel Maggio 2000 il servizio

Europe Direct inizia a essere operativo con un numero telefonico gratuito per ogni

paese membro, ma nel 2002 per una maggior uniformità i singoli numeri nazionali

vengono sostituiti da un unico numero telefonico, raggiungibile da tutta Europa

gratuitamente. La crescita della rete informativa segue di pari passo

l’allargamento dell’Unione: al 2004 il servizio è accessibile in 25 paesi membri e

disponibile in 20 lingue ufficiali, nel 2007 con l’ingresso di Romania e Bulgaria

Europe Direct diviene operativo in tutti i 27 paesi dell’Unione e in ulteriori tre

lingue ufficiali, il bulgaro, l’irlandese ed il rumeno.

Le modalità per entrare in contatto con Europe Direct sono molteplici: il nucleo

informativo centrale è contattabile via telefono, via e-mail o tramite un servizio

interattivo di web-assistance direttamente dalle pagine Europe Direct presenti sul

sito Europa.eu167, mentre gli uffici a livello locale sono aperti al pubblico.

166 http://ec.europa.eu/europedirect/call_us/the_europe_direct_contact_centre/index_en.htm 167 http://ec.europa.eu/europedirect/write_to_us/web_assistance/index_en.htm

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Sulle pagine Europe Direct ospitate sul sito ufficiale Europa.eu sono disponibili

statistiche168 di tipo quantitativo e qualitativo utili per avere un’idea

dell’importanza del servizio. Nell’ultimo report disponibile, quello riguardante il

mese di Marzo 2007169 si sono rivolti al servizio centrale 11.275 utenti da tutti gli

Stati membri, in costante aumento rispetto alle cifre del 2006, il 52% di essi via e-

mail, il 42% utilizzando il telefono, il 6% hanno usufruito del servizio di web-

assistance: da evidenziare dunque il buon livello di informatizzazione dell’utenza.

Nel Novembre 2007 è stata raggiunta la soglia della chiamata numero 100mila.

Le ultime ricerche qualitative risalgono al periodo Marzo-Agosto 2005. Nella

parte riguardante il grado di soddisfazione dell’utenza170 emergono ottimi

risultati: il 65% degli utenti intervistati via e-mail e ben l’85% di quelli intervistati

via telefono si dichiarano “soddisfatti” o “molto soddisfatti” delle risposte

ottenute da Europe Direct. La facilità d’accesso al servizio e la prontezza di

risposta sono fattori particolarmente apprezzati dall’utenza. I temi maggiormente

trattati sono stati, come si evince dai dati del report annuale 2006171, questioni

riguardanti gli aspetti trans-nazionali, come viaggiare (specialmente i diritti dei

passeggeri aerei), lavorare, vivere o studiare in un altro paese (26.2%), al secondo

posto domande sul funzionamento delle istituzioni europee, ovvero trattati,

statistiche, documenti specifici, finanziamenti (18%), ed ancora, informazioni su

politiche più specifiche, diritti dei consumatori, accordi bilaterali: un ampio

spettro che abbraccia tutti gli aspetti della vita del cittadino europeo.

Europe Direct come detto non è però solo la sede centrale di Bruxelles, ma

anche e soprattutto i singoli uffici locali sparsi in tutta Europa.

Essi sono preposti al ruolo di intermediari tra l’Unione e i cittadini, offrendo

informazioni e risposte a quesiti inerenti le istituzioni, le politiche, gli aspetti

168 http://ec.europa.eu//europedirect/call_us/statistics/index_en.htm 169 http://ec.europa.eu/europedirect/docs/statistics/monthly_reports_2006_2007.zip 170 http://ec.europa.eu/europedirect/docs/teec/teec-edir-user_satisfaction_surveys_report-final-2005_en.pdf 171 http://ec.europa.eu/europedirect/docs/statistics/ed_cc_report_annual_2006_en.pdf

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legislativi e programmatici dell’Unione europea. Obiettivo parimenti importante è

promuovere attivamente a livello locale e regionale il dibattito pubblico e

l’interesse dei media sull’Ue, tramite attività di informazione, comunicazione e

pubblicistica, orientamento, assistenza e consulenza, educazione e formazione,

promozione e animazione.

La Rete europea conta attualmente oltre 450 antenne informative nei 27 paesi

dell’Unione, in Italia sono al momento attivi ben 46 centri Europe Direct.

A Reggio Emilia opera Europe Direct – Carrefour europeo Emilia172, aperto nel

1993 all’interno del CRPA173 (Centro Ricerche Produzioni Animali). La sede

nasce dunque come punto della Rete Europea Carrefour in un territorio rurale nel

quale le attività dei settori agroalimentari sono di importanza primaria: basti

pensare al lattiero-caseario con il Parmigiano Reggiano, all’enologico con il

Lambrusco Reggiano, e al suinicolo, cui è dedicata una Fiera Nazionale.

Nel 2000 entra a far parte della Rete Eurodesk come Punto Locale Decentrato

per il territorio di Reggio Emilia, e dal 2005 è parte della rete d’informazione

Europe Direct. Si tratta dunque di un ottimo caso di unificazione, nella stessa

struttura, di servizi europei facenti riferimento a reti differenti: questo semplifica e

favorisce i contatti con il cittadino, che se interessato ai temi europei può fare

affidamento ad un unico ufficio. La concentrazione di differenti servizi in un

unico luogo permette inoltre all’utente di entrare a conoscenza di molteplici

opportunità, favorendo la circolazione delle iniziative accomunate dal fattore

europeo.

Europe Direct – Carrefour europeo Emilia non si è limitato a svolgere il ruolo

di punto di riferimento per le differenti reti di comunicazione europea, ma ha dato

una impronta personale al proprio approccio al territorio.

172 http://www.europedirect-emilia.eu 173 http://www.crpa.it

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Dal 1996 esso ha infatti attivato il Laboratorio Europa®174, una attività

didattica dedicata agli studenti delle scuole elementari, medie e superiori, volta ad

avvicinare i giovani studenti al tema Europa. Le classi sono ospitate nei locali

della sede e intraprendono un “viaggio virtuale all’interno della Comunità

Europea”. Con oltre 28mila studenti e 1.550 docenti ospitati il Laboratorio si è

affermato come elemento distintivo in ottima simbiosi con il sistema educativo

emiliano, conosciuto in tutto il mondo quale standard di eccellenza specialmente

per ciò che riguarda gli asili nido175.

La partecipazione attiva della popolazione è inoltre stimolata attraverso

l’organizzazione di docenze, incontri e seminari sui temi europei, la newsletter

informativa “In diretta dall’Unione europea” a diffusione quindicinale via e-mail e

web, la collaborazione con numerosi enti pubblici e privati dell’ambito emiliano.

Ai servizi offerti si aggiunge inoltre una biblioteca costituita da materiale

informativo, pubblicazioni cartacee e digitali riguardante l’Unione europea, a

disposizione del pubblico, con la possibilità di fare ricerche bibliografiche

direttamente tramite archivio online176.

Europe Direct – Carrefour europeo Emilia si presenta dunque come sede ben

radicata nel territorio e attenta alle proprie particolarità, nucleo rappresentante

tutte le maggiori reti informative europee.

174 http://carrefouremilia.crpa.it/Carrefour/it/Settori/Laboratori/index.asp 175 http://en.wikipedia.org/wiki/Reggio_Emilia_approach 176 http://carrefouremilia.crpa.it/Carrefour/it/Biblioteca/index.asp

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[IV.2] Percezione dei temi europei a livello locale

Per meglio comprendere in che modo il cittadino comune di una realtà medio-

piccola entri in contatto con tematiche europee attraverso i media locali, è stata

condotta una apposita ricerca, i cui risultati vengono qui presentati.

La necessità di monitorare la copertura mediatica locale del tema europeo è nata

dal desiderio della sede Europe Direct – Carrefour europeo Emilia177 di Reggio

Emilia di avere una miglior conoscenza del problema, in modo da poter

eventualmente adeguare le proprie strategie comunicative e la propria gamma di

servizi offerti in base alle esigenze della città.

Da quanto emerso fino ad ora, potremmo ipotizzare che in questa dimensione

locale il tema europeo trovi difficoltà a ottenere spazio sui media cittadini: questi

ultimi sono soliti trattare argomenti destinati ad un pubblico circoscritto, che

coltiva interessi inerenti al contesto territoriale. Il target quindi appare in genere

ben definito, anche se ci aspetteremo di trovare maggior eterogeneità nei lettori

delle riviste locali online che non in quello dei quotidiani cartacei, in quanto

maggiormente liberi da vincoli territoriali, e per questo idealmente meno legati

alla stretta vita cittadina178. Una persona con interessi nell’area reggiana che si

informa attraverso un sito di news locali via web può idealmente avere residenza

ovunque, e per questo trovare attraenti anche notizie di più ampio respiro.

Sarà inoltre interessante capire in che modo le ultime dinamiche di

allargamento a nuovi Paesi dell’Unione e le strategie di comunicazione

177 http://www.europedirect-emilia.eu 178 Il fruitore di un giornale quotidiano locale, dato il proprio perimetro di distribuzione, necessariamente risiede in quell’area o in luoghi limitrofi. La rivista elettronica locale online, invece, può godere di un pubblico più vasto, in linea puramente teorica, in quanto meno vincolato all’aspetto spaziale.

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individuate dalla Direzione Generale della Comunicazione influiscano a livello

mediatico locale.

[IV.2.1] Metodologia seguita ed aree di ricerca

Il monitoraggio si è svolto in un periodo di tempo continuato, che va dalla fine

di Giugno 2007 (precisamente il giorno 25), alla fine del mese di Ottobre 2007 (il

giorno 21), per un totale di 118 giorni, praticamente più di un terzo dell’anno.

L’intera attività è stata effettuata presso la sede di Europe Direct – Carrefour

europeo Emilia, ed ha visto l’utilizzo del software Microsoft Excel per la

creazione e la gestione del database179, oltre ad una connessione ad internet per

raggiungere i periodici elettronici ed altri servizi indispensabili per l’attività di

monitoraggio.

Sono stati monitorati i seguenti quotidiani: Gazzetta di Reggio180, Il Giornale di

Reggio181, Il Resto del Carlino Reggio182, L’Informazione di Reggio Emilia183.

Il primo fa parte del circuito editoriale de La Repubblica184, gruppo editoriale

L’Espresso, il Carlino invece è l’altro quotidiano per così dire “storico” della

città: fondato nel 1885 a Bologna, ha mercato in tutta l’Emilia Romagna e in parte

delle Marche e del Veneto185. Più recente invece la tradizione del Giornale di

Reggio e de L’Informazione di Reggio Emilia: fondati entrambi nel 2005, il primo 179 È stato scelto questo software essenzialmente per due motivi: la necessità di condensare in via grafica i conteggi ottenuti, la semplicità d’uso e la stabilità del programma. 180 http://gazzettadireggio.repubblica.it 181 http://www.ultimenotizie.net 182 http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/reggio_emilia 183 http://www.linformazione.com/defaultreggio.asp 184 http://www.repubblica.it 185 Il Resto del Carlino copre attualmente con distribuzioni locali le città di: Ancona, Ascoli, Bologna, Cesena, Fermo, Ferrara, Forlì, Imola, Macerata, Modena, Pesaro, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini e Rovigo.

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dalle ceneri del quotidiano Ultime Notizie, il secondo come ampliamento

dell’offerta informativa di Rete 7 Spa, già proprietaria della televisione multi-

regionale é-TV186, distribuito in abbinamento al quotidiano torinese La Stampa187

con edizioni anche per Modena e Parma.

A questi quotidiani locali si sono aggiunti un numero limitato di articoli

provenienti da testate a più ampio spettro quale la sezione nazionale del Resto del

Carlino, Il Sole 24 Ore e La Repubblica.

Per la consultazione dei quotidiani si è utilizzato il servizio di rassegna stampa

fornito da PressLine188: questo permette di sfogliare elettronicamente delle

versioni in formato Portable Document Format (PDF)189 dei quotidiani prescelti,

con possibilità di effettuare ricerche per data di pubblicazione, categoria della

notizia, ed anche stringhe testuali all’interno dei documenti. La versione

elettronica dell’ultima edizione del quotidiano scelto viene resa disponibile già

nella mattinata stessa, semplificando notevolmente il lavoro.

Gli svantaggi di questo impiego sono da riscontrarsi nell’opera di filtraggio

operata da chi materialmente sceglie l’articolo, lo passa attraverso uno scanner

ottico190 e lo replica in PDF: trattandosi di una operazione svolta da terzi, i criteri

di selezione ed acquisizione degli articoli non sono noti, e dunque potrebbero non

essere esenti da errori. Tuttavia, considerati i pro ed i contro, è risultato infine

conveniente affidarsi a questo servizio elettronico, anche tenendo conto dei

vantaggi che lavorare su materiale digitale senza dubbio offre: possibilità di

archiviazione enormemente facilitate, ricerche e recupero di dati in pochi click,

possibilità di elaborare direttamente i dati da un software all’altro.

186 http://www.e-tv.it. Nel circuito di E’Tv sono confluite le televisioni locali Teletricolore (Reggio Emilia), Antenna 1 (Modena) e Rete7 (Bologna). Il network è ancora oggi in costante espansione. 187 http://www.lastampa.it 188 http://www.pressline.it 189 Formato di file di proprietà della Adobe Systems (http://www.adobe.com), oramai uno standard per quanto riguarda il trasferimento di documenti elettronici, specialmente testuali. 190 Periferica hardware esterna che rileva otticamente una superficie piana (fogli di carta, fotografie, etc) e la replica elettronicamente in pixel in un file.

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L’archiviazione con una metodologia definita191 ha difatti reso possibile un

ordine di catalogazione dei singoli articoli-file impossibile da raggiungere se

questi fossero stati cartacei. Dato l’elevato numero di articoli utili alla ricerca

trovati, si sono successivamente suddivisi i dati in quattro cartelle, in base alla

data dell’articolo.

Queste linee organizzative sono state seguite anche per quanto riguarda l’altra

tipologia di medium in esame: i principali siti di informazione locale online. Tra

questi possiamo effettuare una sotto-categorizzazione di massima: vi sono portali

informativi fruibili esclusivamente via web, e siti satelliti delle due televisioni di

Reggio Emilia.

Nel dettaglio: E-tv.it, versione online del già citato circuito informativo e

Telereggio.it192, l’altra emittente locale di Reggio Emilia. Ci sono poi siti

esplicitamente legati alle due emittenti: AffariCentroNord193, che offre notizie

economiche anche attraverso uno specifico notiziario trasmesso su é-TV, ed

Emilianet194, un vero e proprio portale che offre news in tempo reale su Bologna,

Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia e la Romagna. Emilianet

appartiene al gruppo Comunicare SpA, lo stesso che controlla Telereggio, ed ha

attualmente come direttore responsabile Nicola Fangareggi, che ricopre lo stesso

incarico anche presso Il Giornale di Reggio. Non è dunque inusuale che

l’affollamento di mezzi di informazione per una realtà tutto sommato medio-

piccola come Reggio Emilia (comune di circa 160mila abitanti) porti al formarsi

di poli di comunicazione agglomerati, che fanno convergere assieme anche

medium differenti, ma sotto la stessa direzione.

191 Del tipo “<mese-in-due-cifre><giorno-in-due-cifre><tipologia>_<fonte>_<parole-chiave>.pdf”, quindi, a titolo puramente esemplificativo, per un articolo apparso sul Resto del Carlino Reggio il 28 Luglio 2007 che trattava di politiche ecologiche europee sul territorio, il file corrispondente sarebbe stato catalogato col nome “0728art_rdc_ecologia.pdf”. 192 http://www.telereggio.it 193 http://www.viaemiliaaffari.tv 194 http://www.emilianet.it

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Anche il sito Sestopotere.com195 ha carattere regionale, anche se con un reparto

dedicato alle news nazionali. Esso copre l’intera Emilia-Romagna, con sezioni per

Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini, Bologna, Modena, Reggio Emilia, Parma,

Piacenza e Ferrara. Specifico per l’area appenninica della Provincia di Reggio

Emilia è invece Redacon196, redazione della Cooperativa Novanta, un giornale on-

line punto di riferimento importante per la Comunità Montana, che presenta

inoltre una interessante rubrica (chiamata “Spazio Europa”) interamente dedicata

a temi europei.

Target preciso anche per quel che riguarda Imprenditori197, versione elettronica

del mensile con lo stesso nome, che si occupa principalmente di attualità, cultura,

turismo ed economia. La redazione ha sede a Reggio Emilia, e per questo è

rientrato nella nostra ricerca, in quanto particolarmente attento a ciò che accade

sul territorio provinciale.

Il settimanale online Reggio nel Web198, aggiornato ogni martedì, si presenta

così:

“Un foglio di notizie e approfondimenti pensato a più voci. Parleremo della

città, della provincia, della regione in cui abitiamo. Per viverla meglio tutti

insieme. Cercheremo di raggiungere il Vostro interesse portando stimoli,

informazioni e chiavi di lettura per capire e per partecipare. Ma per fare questo

abbiamo bisogno di voi.”199.

Reggio nel Web presenta infatti la caratteristica di puntare molto sulla

partecipazione attiva dei visitatori, che possono commentare le notizie a mo’ di

blog oppure discutere in un apposito forum, o ancora restare aggiornati via

newsletter. La rubrica che accoglie le lettere dei lettori è solitamente ricca di

interventi, anche di autorità cittadine. 195 http://www.sestopotere.com 196 http://redacon.radionova.it 197 http://www.imprenditori.it 198 http://www.reggionelweb.it 199 Tratto da http://www.reggionelweb.it/articolo_stmp.asp?file=Chisiamo.xml

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Reggio Emilia, Europa – Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale

Infine, i due siti istituzionali: il Comune200 e la Provincia201 di Reggio Emilia,

che tramite i propri uffici stampa divulgano comunicati e annunci ufficiali.

Gli articoli selezionati per questa seconda tipologia sono stati salvati come

documenti HTML202 e catalogati secondo il metodo precedentemente illustrato.

Dopo questa breve descrizione del campo d’analisi preso in esame, passiamo ad

esporre le caratteristiche del database strutturato sulla base dei dati valutati come

pertinenti: il criterio utilizzato è appunto quello di considerare validi al fine della

ricerca tutti gli articoli all’interno dei quali si presenti un riferimento al tema

europeo. Questo riferimento può essere sia una citazione di una istituzione

europea (ad esempio la Commissione europea), sia una persona coinvolta in

qualità di rappresentante di Bruxelles (ad esempio José Barroso in quanto

Presidente dell’attuale Commissione europea), sia un semplice aggettivo che

rimandi ad una dimensione europea (ad esempio, le parole “democrazia europea”

oppure “città europea”). In genere le parole chiave utilizzate sono state “europa”,

“europea”, “europeo”, quando consentito dal motore di ricerca anche “europ*”,

dove con l’asterisco (carattere jolly) si riuscivano a coprire diversi termini. A

queste ricerche seguiva sistematicamente un controllo suppletivo di massima, in

quanto in certi casi il motore di ricerca non sempre garantiva il cento per cento di

affidabilità.

I record203 così selezionati sono stati immessi in un database, impostato su

Microsoft Excel, strutturato secondo diversi campi di variabili (in colonna). Sotto

l’etichetta “Id” veniva registrato il numero unico identificativo del record, utile

specie nel caso si fosse voluto esportare la base dati su software quali Microsoft

200 http://www.comune.re.it 201 http://www.provincia.re.it 202 HyperText Markup Language, formato utilizzato per le pagine web. 203 Un “record” o “entry” in un database è un oggetto che contiene un insieme di campi o elementi specifici. Solitamente è formato dalle righe di una tabella, mentre in colonna ci sono i campi da compilare.

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Access, oppure MySQL204, adatto particolarmente per interagire con il linguaggio

PHP205 e creare così output dinamici fruibili via web.

Oltre ai campi “Data” e “Nome testata”, il campo “Formato” fornisce una prima

differenziazione dicotomica tra i record: essi sono stati etichettati come “cartacei”

o “digitali”. Sotto la colonna “Tipologia” invece si ordinano i dati a seconda della

loro natura testuale: data la varietà di caratteristiche proprie di ogni fonte

informativa monitorata, per alcuni termini è stato necessario delimitare criteri di

classificazione. È il caso ad esempio dell’espressione “Trafiletto”, con esso

indicheremo qualsiasi testo che soddisfi almeno due delle seguenti condizioni,

scelte a priori in modo arbitrario: layout del testo verticale a una colonna;

posizionato ai margini della pagina (o comunque nella metà inferiore della

pagina); assenza di occhiello o sottotitolo; assenza della firma dell’autore. Nel

caso l’item possegga solo una delle precedenti condizioni, la discriminante è stata

il numero di caratteri presenti, minori di 1800 (spazi inclusi).

Questo è stato necessario principalmente per differenziare “Trafiletto” da

“Articolo”, mentre per distinguere tra “Editoriale” e “Lettera aperta” si è ricorso a

due distinte definizioni: “articolo di un giornale o di una rivista, gener. di prima

pagina, scritto spec. dal direttore, in cui è espressa la linea politica e ideologica

del giornale stesso”206 per il primo, mentre per la seconda intenderemo un “testo

scritto da un cittadino o persona senza uno specifico titolo, spesso indirizzate al

direttore della testata (direzionalità opposta dunque all’editoriale)”.

Abbiamo poi il “Comunicato stampa”, inteso come comunicazione scritta

inviata alle agenzie stampa per veicolare un messaggio e offrire una notizia;

“Intervista”, in cui un interlocutore risponde alle domande dell’intervistatore;

204 http:// www.mysql.com 205 http:// www.php.net 206 Fonte Dizionario De Mauro, http://www.demauroparavia.it/37567

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“Prima pagina” nel caso in cui il testo compaia per l’appunto nella homepage207

del sito o nella prima pagina della testata.

I campi “Oggetto principale” e“Riassunto notizia” sono similari: il primo si è

rivelato utile soprattutto per una questione di utilità personale, che non di

specifica ricerca, in quanto offre al ricercatore un colpo d’occhio immediato,

utilizzando poche parole, sul tema della notizia inserita; il secondo fornisce un

riassunto più esaustivo del testo. Si è cercato, ove possibile, di mantenere un

approccio quanto più fedele al contenuto originale, per alterarne il meno possibile

l’autenticità. Seguendo questa linea, il campo “Titolo” è stato riportato

fedelmente, traendolo direttamente dalla fonte.

Sotto l’etichetta “Parole chiave” sono stati inseriti, separati da uno spazio gli

uni dagli altri, i termini individuati come maggiormente rappresentativi dei

contenuti espressi all’interno del testo. Queste keyword saranno la base per la

creazione di una rappresentazione visiva tag-cloud208, che vedremo in seguito.

Grande importanza per le analisi post-monitoraggio posseggono i campi “Area

categoriale” e la diretta dipendente “Macrocategoria”. Ogni record è stato

suddiviso in una delle seguenti categorie: agroeconomia, bando, cronaca, cultura

gastronomica, economia, economia politica (ovvero contenuti economici con

implicazioni politiche), evento culturale (sono stati fatti rientrare in questa

etichetta anche seminari, workshop, eventi ecologici), istruzione, pari opportunità,

patrimonio culturale, politica, politica ecologica (politica ambientale), politica

sociale (implicazioni politiche nel sociale, ad esempio problemi relativi a

sindacati e lavoro), politiche agricole, politiche giovanili, relazioni internazionali,

religione, sanità, statistica economica, statistica sociale, trasporti/mobilità

207 Homepage: solitamente è la pagina principale del sito, la prima ad essere visualizzata una volta scritto l’indirizzo URL. 208 Tag-cloud: si tratta di una rappresentazione grafica nella quale gli elementi/variabili rilevati vengono rappresentati in base alla loro ricorrenza in un dato contesto. Più numerosa è la variabile, più la sua rappresentazione grafica verrà riprodotta con un carattere dalle dimensioni rilevanti.

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(comprese le infrastrutture del settore), valorizzazione territoriale (valorizzazione

di attività o luoghi strettamente legati al territorio).

Si è pensato di riunire209 queste categorie in sole quattro macro-aree tematiche,

sia per maggiore trattabilità dei dati, sia per chiarezza operativa. Abbiamo dunque

le macrocategorie “Sociale”, “Cultura&Ambiente”, “Economia” e “Politica”, che

in vero sembrano rappresentare una buona fetta dell’intero spettro di attività che si

manifestano nella società.

Accanto a questi campi a carattere tematico, si è creduto fosse utile inserirne

alcuni di stampo territoriale, per meglio focalizzarsi anche in questo aspetto.

Abbiamo per l’appunto il campo “Territorialità” che prevede le alternative:

“Locale”, se il testo possiede un carattere di livello cittadino (Reggio Emilia) o

nazionale (Italia), ovvero se il tema del testo, i protagonisti coinvolti e le

circostanze richiamate posseggono un tono locale; “Globale” al contrario se

l’argomento d’interesse è di respiro comunitario; “Bruxelles” se invece la notizia

interessa o proviene direttamente dalla capitale belga. A queste tre si è aggiunta

“Parigi”, ma per un caso singolo che ha riguardato solo due record, quindi con

importanza relativa.

Volendo analizzare più in profondità la tematica territoriale, la colonna

chiamata “Nazionalità coinvolte” mirava a riportare qualsiasi nazionalità europea

citata nel testo, che non fosse ovviamente italiana, genericamente “europea” o che

intendesse il termine “Bruxelles” come sinonimo di “centro di potere istituzionale

europeo” e non nelle vesti di città belga.

Per tenere sotto controllo quale tema, argomento o istituzione a carattere

europeo abbia svolto la funzione di ancora per far sì che l’articolo potesse

rientrare tra quelli oggetto di analisi, è stato introdotto un campo “Organo/tema 209 In particolare, sotto “Sociale”: bando, cronaca, istruzione, pari opportunità, politica sociale, politiche giovanili, religione, sanità, statistica sociale; sotto “Cultura&Ambiente”: cultura gastronomica, evento culturale, patrimonio culturale, politica ecologica, valorizzazione territoriale; sotto “Economia”: agroeconomia, economia, economia politica, statistica economica; sotto “Politica”: politica, politiche agricole, relazioni internazionali, trasporti/mobilità.

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europeo coinvolto”, e dove possibile si è privilegiata la fedeltà al testo, riportando

puntualmente, ad esempio, stringhe quali “fondi europei” oppure “direttiva della

Commissione europea”.

Il monitoraggio, nelle intenzioni iniziali, mirava a fornire un servizio utile a

Europe Direct – Carrefour europeo Emilia, il campo “Citazione diretta” etichetta

perciò in “sì/no” i record, a seconda che contengano o meno una esplicita

citazione all’ufficio.

L’ultimo campo preso in considerazione è stato chiamato “Tipologia

d’approccio al tema europeo”: sono stati previsti cinque gradi di parere, bilanciati

seguendo una scala che prevede dall’ “esplicitamente negativo” al “esplicitamente

positivo”, con i termini intermedi “negativo” e “positivo” e quello centrale ovvero

“neutro”. Per i primi due si è scelto il criterio dell’esplicita presenza nel testo di

elementi che mettessero o in cattiva o in buona luce il tema europeo del record210,

mentre per quanto riguarda i termini intermedi ci si è affidati al tono generale del

pezzo, o quando l’oggetto del testo viene fregiato dell’aggettivo “europeo” con

accezione implicita di vanto o modello da seguire. Il punto di mezzo, “neutro”, è

stato applicato nei casi in cui o non viene espresso nessun giudizio, e neppure se

ne può supporre uno dalla terminologia usata; oppure si riscontra sostanziale

equilibrio tra evidenze positive ed evidenze negative.

Il campo “Tipologia d’approccio al tema europeo” sarà particolarmente utile

per fornire una indicazione, attraverso riferimenti incrociati con altri campi, su

quale tipo di medium e su quali argomenti si abbiano maggiori percezioni positive

o negative dei temi europei.

In un primo momento erano stati compilati anche i campi “Presenza di

immagini” (dicotomica sì/no), e “Soggetto immagine”, per fornire un resoconto 210 Esempio di un record categorizzato “Esplicitamente negativo” alla voce “Tipologia d’approccio al tema europeo”: record-id:47, ReggioNelWeb.it, 31-07-2007; riassunto notizia: -intervento di Ivan Bertolini (Presidente Confederazione Italiana Agricoltori) sul caso Parmesan: "Il parere espresso dall’Avvocato Generale della Corte di Giustizia UE di Lussemburgo sulla dicitura Permesan è alquanto opinabile e fortemente pericoloso"-

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anche visivo di come venisse presentato il tema europeo. In realtà ad una più

attenta analisi si è osservato che per quanto riguarda i quotidiani cartacei passati

in rassegna elettronicamente non si poteva garantire un certo livello di uniformità

per quanto concerne l’utilizzo o meno di immagini: coloro che materialmente,

presso il servizio utilizzato, trasferiscono da carta in bit gli articoli, sembra

operassero non secondo un criterio inclusivo o esclusivo, bensì a seconda delle

dimensioni dell’area disponibile elettronicamente. Per questo in alcuni casi una

immagine di piccole dimensioni è stata riportata nella versione PDF mentre in

altri una di grande formato è stata tagliata. A causa di ciò si è pensato di non

trattare in dettaglio d’analisi questi due campi, ma lasciarli comunque nel foglio

“Dati” del database Excel a livello puramente indicativo.

[IV.2.2] Un primo sguardo d’insieme

Dopo aver descritto l’area di studio, la metodologia seguita e la struttura della

base-dati, iniziamo a rivolgere un primo sguardo globale ai dati raccolti..

Durante il periodo di monitoraggio, sono stati catalogati elettronicamente 812

record, quasi 7 al giorno211. Il giorno nel quale sono stati rilevati più record è stato

il 28 Settembre 2007, assieme al 20 Ottobre 2007, con 18. La settimana di Giugno

2007 ha registrato 41 record, il mese di Luglio 175, un prevedibile calo, visto il

periodo estivo, ad Agosto 128, a Settembre ben 252 ed infine le tre settimane di

Ottobre 216.

211 Il giorno 16 Agosto 2007 non sono usciti quotidiani. In più, sono state rilevate queste sospensioni: dall’11 al 16 Luglio e dal 15 al 18 Settembre2007 il sito E-tv.it non è stato aggiornato per problemi tecnici; Viaemiliaaffari.tv ha subito uno stop dal 31 Luglio al 27 Agosto 2007 per manutenzione server; Reggionelweb.it ha sospeso la propria pubblicazione online per chiusura estiva dal 17 Luglio al 7 Agosto 2007.

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Forniamo di seguito il grafico a linee con l’andamento dei record riscontrati nel

periodo d’osservazione. La retta arancione rappresenta la media di record per

giornata (6,88).

Nella pagina seguente, Fig.9: grafico che rappresenta numero di record sulla

linea temporale.

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Quali sono stati i filoni di notizie contenenti un riferimento al tema europeo

maggiormente seguiti dai media reggiani?

Iniziamo una rapida rassegna partendo dal periodo di Giugno 2007, dove a farla

da padrone sono stati soprattutto il cosiddetto “caso Parmesan”, ovvero le

decisioni in sede europea in merito all’ipotetica violazione delle leggi comunitarie

che tutelano prodotti tipici per quanto riguarda il formaggio venduto in Germania

col nome “Parmesan”, terminologia vicina all’originale “Parmigiano-Reggiano”;

un convegno internazionale, il giorno 29, sul tema "Donne Migranti e Pari

Opportunità", con illustri partecipanti, tra i quali il Vicepresidente della

Commissione europea Franco Frattini, evento preceduto da una riunione della

Commissione ECOS212 del Comitato delle Regioni d’Europa.

A Luglio abbiamo una lettera firmata da 52 Eurodeputati a supporto

dell’iniziativa di raccolta differenziata porta a porta dei rifiuti promossa

dall’amministrazione comunale di Reggio Emilia, argomento oggetto di

discussione nell’opinione pubblica reggiana; il sovvenzionamento grazie ai fondi

comunitari per le cosiddette zone “Obiettivo Due” di 14 progetti della Comunità

Montana reggiana; il presunto coinvolgimento dei politici reggiani Romano Prodi

e l’ex senatore Dc Franco Bonferroni nell’indagine della Procura di Catanzaro in

merito all’utilizzo improprio di alcuni fondi europei e un presunto comitato

d’affari illecito con base nella Repubblica di San Marino; l’allarme-prostituzione

nel reggiano, con la nuova situazione burocratica di incertezza per ciò che

riguarda la situazione delle prostitute di cittadinanza romena, ora comunitarie;

nuovamente preoccupazioni per il “caso-Parmesan” da parte delle associazioni di

categoria; l’analisi congiunturale trimestrale svolta dall’Api213 di Reggio Emilia,

che denuncia una pressione fiscale troppo elevata per l’imprenditoria, tra le più

alte del mercato comunitario.

212 Commission for economic and social policy, http://europa.eu/institutions/consultative/cor/index_en.htm 213 Associazione piccole e medie industrie di Reggio Emilia, http://www.api.re.it

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Il mese di Agosto si apre con l’allarme lanciato da produttori e distributori per

ciò che riguarda il caro-prezzi dei prodotti alimentari di base, latte, burro, cereali,

farine e derivati; la costituente socialista del segretario nazionale del Psi, il

reggiano Mauro del Bue, che guarda ai principi del Partito Socialista Europeo214

come modello da seguire; preoccupazione per la crisi del settore suinicolo e

richiesta presso l'Ue dell'apertura di un contingente tariffario di importazione di

mais a dazio ridotto; il “caso-campine Rom”, sul quale torneremo in seguito, vale

a dire le polemiche sul progetto-microaree dall’amministrazione comunale

reggiana, zone identificate idonee ove allocare i nomadi; le iniziative nell’ambito

del gemellaggio tra Reggio Emilia e la città catalana di Girona; i risultati

dell’indagine Excelsior 2007 di Unioncamere – Ministero del Lavoro in

collaborazione con l’Unione europea, dalla quale emerge un aumento nella

richiesta di laureati da parte delle aziende reggiane; infine l’allarme riguardo

l’immissione di prodotti “made in China” sul mercato locale, con dati forniti dalla

Repax, organismo della Commissione europea.

Settembre risulta una mensilità ricco di record. All’inizio del mese trova buono

spazio sui media locali la notizia relativa ai contributi per il settore dell’apicoltura

da parte dello Stato e dal Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia215

(Feoga); si prosegue con la Giornata europea della cultura ebraica con iniziative in

tutta la Provincia reggiana; nuovamente apprensione per il caro-prezzi,

specialmente di pane e latte, in confronto con le altre realtà del mercato

comunitario; ancora un progetto di scambio culturale e di volontariato a corollario

del gemellaggio con Girona; la Settimana europea della mobilità sostenibile, con

una serie di iniziative a promozione dell’utilizzo della bicicletta e una esposizione

fotografica dedicata a Giannetto Cimurri216; il ricorso, con appello a leggi

europee, di un gruppo di cittadini per tutelare la propria salute in merito alla

214 http://www.pes.eu 215 http://ec.europa.eu/agriculture/fin/index_en.htm 216 http://www.memorialcimurri.com

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costruzione nelle vicinanze delle proprie abitazioni di un elettrodotto Tav ad alta

tensione; prodotti alimentari importati illegalmente dalla Cina, in contrasto con

normative europee; la partecipazione della Provincia di Reggio Emilia alle

Giornate Europee del Patrimonio, con tema «Le grandi strade della cultura: un

valore per l'Europa».

Ottobre vede in primo piano diversi argomenti: un convegno organizzato da

Legacoop sulle strategie del movimento cooperativo e gli scenari di competitività

in Europa; l’intervento del Presidente della Provincia di Reggio Emilia Sonia

Masini al Parlamento europeo di Bruxelles, in qualità di relatrice, sul tema dei

diritti delle donne immigrate; infine, l’inaugurazione delle opere architettoniche a

forma di vele sui ponti dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava a Reggio

Emilia, con l’intervento di numerose autorità, un complesso a valenza

internazionale.

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[IV.2.3] Fonti cartacee e fonti digitali

Passiamo ora alla presentazione vera e propria dei primi risultati ottenuti,

inserendoli nel contesto della nostra ricerca.

Per prima cosa focalizzeremo la nostra attenzione sulle differenze tra i media

cartacei e quelli digitali. Possiamo ipotizzare a priori che tra le due tipologie ve ne

siano parecchie, considerando il metodo di fruizione, il target di pubblico e le

risorse profondamente diseguali.

Innanzitutto osserviamo il peso di ognuno dei due ambiti paralleli, quello

cartaceo e quello digitale, nel totale dei record selezionati:

(Fig.10: tipologia di formato dei record -Cartaceo/Digitale-, in percentuali)

Circa un terzo degli 812 record della base-dati appartiene ai media digitali. Si

tratta di un dato rilevante, se pensiamo alla tiratura dei quotidiani monitorati in

confronto alla ipotetica media dei visitatori-web dei giornali elettronici in esame:

è un segnale di come la rete possa rappresentare un eccellente veicolo per

l’informazione a carattere europeo, anche su siti ad orientamento locale.

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Nel computo dei dati rilevati in particolare si segnala l’ottimo contributo di

Emilianet.it, con ben il 7,9% (64 record) dei record totali, Sestopotere.com e

Viaemiliaaffari.tv entrambi con il 4,6% (37 record cadauno), piuttosto distanziati

gli altri media digitali (Redacon.radionova.it 2,5%; Telereggio.it 2,2%;

Reggionelweb.it 1,7%; E-tv.it con coli 4 record e infine il mensile Imprenditori.it

con 3). Appare curioso notare che le televisioni reggiane non dedichino molto

spazio al tema europeo sui rispettivi portali web, o lo facciano solo attraverso siti

di trasmissioni specifiche su un unico argomento (Viaemiliaaffari, incentrato

sull’economia locale). Sembra che le sezioni informative dei siti di Telereggio ed

é-TV siano, fino ad ora, un semplice e spesso troppo sintetico riassunto delle

versioni notiziarie televisive, piuttosto che una realtà specifica per il medium-

internet, anche se qualche miglioramento va segnalato, specie per ciò che riguarda

Telereggio.it, che nel corso del 2007 ha rivoluzionato, in meglio, il proprio aspetto

grafico e la propria struttura.

I due siti istituzionali, Comune e Provincia, attraverso i rispettivi spazi di

comunicati stampa, collezionano rispettivamente il 2 e l’1,7% del totale: è

necessario considerare però che l’attività di pubblicazione di comunicati stampa

via internet degli enti è solo una minima parte del totale informativo presente

nella vastità dei due portali. Appare inoltre opportuno puntualizzare che molti dei

comunicati stampa rilasciati da Comune e Provincia sono stati ripresi su altri

media, o riportati fedelmente o proposti sottoforma di articolo.

Apriamo qui una parentesi, suggerita per l’appunto dalla volontà di stimare il

peso specifico delle fonti in base ad una nuova classificazione che tenga conto

non solo del formato ma anche della natura della fonte.

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Per aver dunque una visuale più chiara possibile su queste osservazioni,

abbiamo operato una macro-categorizzazione delle fonti in quattro classi217:

istituzionale, quotidiano locale, portale web locale, altro (fonte extra-locale).

(Fig.11: tipologia delle fonti dei record, in percentuali)

Fonti istituzionali e quotidiani extra-locali assieme rappresentano il 6%

dell’intero database, indicandoci che il cuore della ricerca è situato principalmente

nei quotidiani cartacei locali (70%) e sui portali web locali (24%).

Riprendiamo l’analisi delle differenze tra media cartacei e media digitali,

approfondendo, in maniera simile a quanto visto prima, la natura delle due classi.

Date le differenze di mezzo e di modalità di fruizione tra le due, si è pensato di

non proporre per entrambe le stesse identiche possibilità di categorizzazione218,

anche se un confronto è comunque ancora possibile.

Partiamo dai media con formato cartaceo:

217 “Istituzionale”: siti web del Comune e della Provincia di Reggio Emilia; “Quotidiano locale”: i quattro quotidiani cartacei oggetto d’analisi; “Portale web locale”: somma di tutte le fonti informative digitali descritte in precedenza; “Altro”: fonti extra-locali, ovvero la somma dei record provenienti dal quotidiano Il Sole 24 Ore, La Repubblica, Il Resto del Carlino Emilia Romagna. 218 Ad esempio, la terminologia “Trafiletto” ha senso per un testo di un medium cartaceo, ma non è riproponibile per quanto riguarda un medium digitale come uno spazio informativo internet.

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(Fig.12: tipologia delle fonti dei record – formato cartaceo, in percentuali)

Per ciò che riguarda le fonti cartacee, si evidenzia il predominio della tipologia

di testo “Articolo”219, con ben il 65% del totale, seguito da “Trafiletto” con il

16%. Nettamente distaccate le altre, con il 6% per “Editoriale” ed il 4% per

“Prima Pagina” ed “Intervista”. Chiudono “Lettera aperta” con il 3% e infine

“Comunicato stampa” con il 2%. Ben oltre la metà dei casi in esame è localizzato

in testi dalle caratteristiche dell’articolo, quindi per così dire nella forma testuale

più usuale presente in un quotidiano. Sommando “Editoriale” e “Prima pagina” si

arriva al 10% del totale: si tratta di un dato importante, in quanto le due tipologie

sono quelle che garantiscono alla notizia una alta visibilità (Prima pagina) e un

profondo livello di approfondimento e discussione (Editoriale).

Osserviamo ora ciò che accade per quanto riguarda le fonti digitali.

219 Così come definito in precedenza.

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(Fig.12.1: tipologia delle fonti dei record – formato digitale, in percentuali)

In questo caso la supremazia di una classe è ancora più netta: l’81,5%220 dei

casi si ritrova in “Testo informativo standard”. Con questo termine intendiamo il

corrispettivo digitale del normale “Articolo” cartaceo, sebbene per caratteristiche

non è parso opportuno nominarlo alla stessa maniera, anche in considerazione del

fatto che il layout delle pagine web non segue principi di massima come invece

accade per la tradizionale stampa cartacea. Anche a seguito di queste

considerazioni il dato più interessante e significativo risulta il 5,3% di

“Comunicato stampa”, un valore nettamente più alto rispetto al corrispettivo

cartaceo. Si può supporre che questo sia causato principalmente da due fattori. Il

primo, più specifico, è dato dalla presenza nella macro-categoria digitale in esame

dei siti del Comune e della Provincia di Reggio Emilia, che in quanto fonti

istituzionali contribuiscono in modo rilevante al numero di comunicati stampa

220 Si è reso necessario riportare il primo decimale dopo la virgola in quanto due casi su cinque non raggiungevano l’1%.

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pubblicati elettronicamente. Il secondo fattore si può ipotizzare abbia un carattere

estremamente concreto: le fonti informative digitali godono di vantaggi pratici nel

ricevere un comunicato stampa e pubblicarlo elettronicamente così come è stato

ricevuto. Esse non hanno infatti problemi di spazi entro i quali condensare tutte le

notizie, ma possono tranquillamente riportare fedelmente il comunicato senza

preoccuparsi di oltrepassare il limite fisico delle pagine disponibili.

Continuando ad osservare i dati, troviamo il 2,3% di “Editoriale”, ed appena lo

0,5% sia per “Lettera aperta” sia per “Intervista”. Le fonti online sembrano godere

di una molteplicità di opportunità che tende a sfuggire ad una categorizzazione

vicina a quella dei quotidiani di carta e inchiostro.

[IV.2.4] Gli ambiti dei temi europei trattati

Dopo esserci focalizzati sulle differenze tra fonti cartacee e fonti digitali, ci

apprestiamo a scendere ad un livello più profondo soffermandoci sugli ambiti dei

temi trattati dai media reggiani. A proposito di quale argomento, in altri termini, si

cita un tema europeo?

Come descritto nella precedente sezione riguardante la categorizzazione dei

dati, possiamo indagare a due differenti livelli, uno più particolareggiato ed uno

più generale. Iniziamo dal primo, per poi allargare la nostra visuale ed ottenere un

panorama che tornerà utile anche in seguito, relazionato ad altre variabili.

Di seguito, nella Fig.13, le aree categoriali dei record del database, ordinate in

base al numero di occorrenze rilevate:

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Al primo posto spicca l’area “Agroeconomia”, con 133 occorrenze sulle 812

totali, pari a ben il 16%. Già a questo punto è interessante evidenziare come un

territorio a tradizione economica rurale, che ha nei propri prodotti agricoli il punto

di forza sul mercato nazionale ed internazionale, i temi europei che toccano

l’ambito agroeconomico godano di ottimo spazio sulle fonti informative.

A breve distanza, con il 14% del totale e frequenza 110, troviamo “Evento

culturale”, sinonimo che le attività con patrocinio o comunque relazionate

all’Unione europea vengono spesso tenute d’occhio dai media locali, forse anche

in considerazione del fatto che esse sono, in molti casi, promosse direttamente

dalle autorità comunali o provinciali.

Con valori simili anche “Politica” (96; 12%) e “Politica ecologica” (87; 11%):

veri e propri temi caldi non solo del periodo di tempo monitorato221, ma anche di

discussioni a carattere internazionale, specie per ciò che riguarda le politiche

ecologiche, con l’allarme-surriscaldamento del pianeta (il cosiddetto “global-

warming”) ed i problemi di inquinamento.

Nella fascia medio-alta di valori rientrano “Politica sociale” (68; 8,4%), più

staccate “Trasporti/Mobilità” (53; 6,5%), “Istruzione” (51; 6,3%), “Economia

Politica” (46; 5,7%). Ancora più in basso, “Statistica economica” (32; 3,9%),

“Pari opportunità” (29; 3,6%), “Relazioni internazionali” (22; 2,7%), “Economia”

(19; 2,3%), “Valorizzazione territoriale” (18; 2,2%).

In assoluto i temi meno presenti si rivelano, con sole due occorrenze a testa,

“Cultura gastronomica”, “Patrimonio culturale”, “Politiche giovanili” e

“Religione”.

Questi risultati, come appare chiaro, evidenziano valori molto altalenanti tra

loro: è stato ritenuto utile fornire una visuale più generale, mediante le quattro

macro-categorie, figlie di quelle appena analizzate, già viste in precedenza.

221 Ricordiamo, dal 25-6-2007 al 21-10-2007.

[119]

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(Fig.14: macro-categorie tematiche, in percentuali)

Anche in questo caso a primeggiare è una categoria dell’ambito economico,

“Economia”, per l’appunto, con il 29% del totale. I risultati sono però

particolarmente equilibrati: abbiamo “Cultura&Ambiente” con il 27%, e a pari

merito “Sociale” e “Politica” entrambe con il 22%. Questi dati possono inoltre

suggerirci che il raggruppamento delle categorie primarie nelle quattro macro-

categorie sia stato calibrato in maniera soddisfacente, ovvero senza squilibrare in

modo rilevante la lettura delle cifre.

Quali sono però i riferimenti specifici ai temi europei presenti nei testi in

esame?

Possiamo chiamare “ancore” quelle parole-chiave che contengono il riferimento

al tema europeo che hanno fatto sì che il record potesse rientrare nella nostra

ricerca. Queste mostrano una ampia gamma di eterogeneità, seguendo il principio-

base della nostra ricerca, ovvero abbracciare tutto ciò che contiene un rimando al

tema-Europa.

[120]

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Organo EU coinvolto - Riferimento al tema europeo Conteggi % Unione europea 365 34,4Commissione europea 70 6,6Parlamento europeo (inclusi riferimenti a partiti politici presenti al Parlamento europeo) 52 4,9"direttiva/normativa/norma/trattato/regola/legislazione/parametri/marchio/delibera europea" 46 4,3"scala/livello/realtà/dimensione/ambito/area-aree/matrice/contesto/panorama europeo/a" 37 3,5Comunità Europea 35 3,3Settimana europea della mobilità sostenibile 34 3,2Corte giustizia Comunità Europea 33 3,1Fondo Sociale Europeo 33 3,1"paesi/paese/territorio europeo/i" 30 2,8"città europea" 21 2,0socialismo europeo/parito socialista europeo/sinistra eu 21 2,0"cittadino/i, cittadinanza/e, nazionalità europei/e/a" 18 1,7"mercato/i europeo" 15 1,4Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea 15 1,4"unione monetaria" + "area euro" + "euro moneta" 14 1,3Fotografia Europea 14 1,3"contributo/fondi europeo-i" 13 1,2"inno europeo" 13 1,2Giornata Europea della Cultura ebraica 11 1,0Europe Direct 12 0,9Obiettivo Due 10 0,9Anno europeo per le pari opportunità per tutti 9 0,8"primato/primati/valore/valenza europeo/i" 8 0,8Consiglio d'Europa 8 0,8Convenzione Europea del Paesaggio 8 0,8"standard/media europeo/i" 7 0,7Comitato delle Regioni dell'Unione europea 7 0,7Giornate Europee del Patrimonio 7 0,7"partner/partnershipship europea/e" 6 0,6"prezzo/i più alto/i-caro/i d'Europa" 5 0,5Banca Centrale Europea 5 0,5Comunità Economica Europea (CEE) 5 0,5European Space Agency 5 0,5Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (Feoga) 5 0,5European Resistance Archive (Era) 4 0,4"Dop/Igp" (marchi di protezione europei) 3 0,3

[121]

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"politiche europee" 3 0,3Anno europeo contro le discriminazioni 3 0,3Centro di iniziativa europeo 3 0,3Ecofin 3 0,3Eurostat ed Eurobarometro 3 0,3Partito popolare europeo/destra europea 3 0,3"istituzioni/costituzione europea" 2 0,2"porta d'Europa" 2 0,2"riformismo europeo" 2 0,2Agenzia europea per l'ambiente 2 0,2Contaminazione attiva europea 2 0,2European Mobility Task Team 2 0,2Eurotowns 2 0,2Giornate europee del Lavoro 2 0,2Progetto Erasmus 2 0,2Salone Europeo della Montagna 2 0,2Settimana Europea dei Parchi 2 0,2Trattato Costituzionale Europeo 2 0,2"bando pubblico europeo" 1 0,1"concezione/i europea/e" 1 0,1"cristianità europea" 1 0,1"democrazia/e europea/e" 1 0,1"integrazione europea" 1 0,1"modello europeo" 1 0,1"stangata europea" 1 0,1"turismo europeo" 1 0,1Convenzione europea sui diritti dell'uomo 1 0,1Europa per i cittadini 2007/2013 1 0,1Fondi europei per lo sviluppo (fondo fesr) 1 0,1Osservatorio Europeo sulla Salute Mentale 1 0,1Rete ferroviaria Europea alta velocità 1 0,1Rete Natura 2000 1 0,1Tribunale europeo 1 0,1World Youth Alliance Europe 1 0,1 Totale 1062 100

(Fig.15: tabella Organo EU coinvolto – Riferimento al tema europeo)

[122]

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Le occorrenze più numerose sono di gran lunga quelle al termine “Unione

europea”, nel quale abbiamo fatto rientrare anche la parola “Europa” ed accezioni

quali ad esempio “Est Europea” o “Nord Europea”, con ben il 34,4% del totale.

Tra tutti i vocaboli utilizzati è certamente quello con carattere più generico, a

volte anche utilizzato in luogo di un altro riferimento più specifico e più

appropriato.

Ampiamente distaccati dal primo posto troviamo “Commissione europea”, (70

occorrenze, 6,6%) e “Parlamento europeo” (52, 4,9%), per l’appunto

maggiormente identificativi dei precisi organi istituzionali europei deputati alle

rispettive funzioni.

Scorrendo la lista, osserviamo la somma dei termini “direttiva/ normativa/

norma /trattato/ regola /legislazione/ parametri/ marchio/ delibera europea”, con il

4,3% del totale. Abbiamo accorpato questi vocaboli intendendo come significato

comune una normativa europea atta a regolare un particolare campo d’intervento.

Il fatto che si trovi così in alto nella lista dei conteggi con maggiori occorrenze ci

indica come le regolamentazioni fissate a livello europeo siano citate ed

influiscano in maniera rilevante anche a livello delle comunità locali.

Al quinto posto abbiamo “scala/ livello/ realtà/ dimensione/ ambito/ area-aree/

matrice/ contesto /panorama europeo/a” con il 3,5%, anche in questo caso si tratta

di un riferimento generico ad un contesto europeo.

Un utilizzo talvolta poco definito anche per ciò che concerne “Comunità

Europea” (3,3%), mentre molto più specifici sono “Settimana europea della

mobilità sostenibile” (3,2%), “Corte di giustizia della Comunità Europea” (3,1%),

“Fondo Sociale Europeo” (3,1%), probabilmente frutto di eventi occasionali che

hanno toccato la sfera reggiana.

Altri rimandi ad una territorialità europea si riscontrano in “paesi/ paese/

territorio europeo/i” (2,8%), “città europea” (2%), “cittadino/i, cittadinanza/e,

nazionalità europei/e/a” (1,7%).

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Per riassumere, abbiamo un netto predominio d’utilizzo del termine “Unione

europea”, intesa anche semplicemente come “Europa”, mentre gli organi

istituzionali come il Parlamento europeo o la Commissione europea vengono citati

più raramente. Da notare come siano in discreto numero i riferimenti ad un livello

europeo, anche per ciò che riguarda le normative comunitarie, e una territorialità

che si manifesta anche in riferimento ad una “identità europea” (come visto,

l’1,7% del totale). Considerando l’ampia eterogeneità delle cosiddette “ancore”,

essa rappresenta un risultato di buona entità.

[IV.2.5] Approfondimento: Europe Direct sui media locali

Dodici record sulle oltre mille ancore. L’ufficio informativo Europe Direct –

Carrefour europeo Emilia, pur essendo attivo come punto informativo a

disposizione della cittadinanza, ed essendosi, come visto, specializzato in base

alle precise esigenze e caratteristiche del territorio, sembra dunque godere di

modesta attenzione da parte dei media locali.

Nella Fig.16 osserviamo i record nei quali compare una citazione diretta

all’ufficio Euope Direct reggiano:

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A prima vista si può notare come i media che hanno dedicato maggior spazio

all’ufficio Europe Direct sono il quotidiano L’Informazione di Reggio Emilia ed il

sito vicino alla Comunità Montana Redacon.radionova.it. In grande parte si tratta

di comunicati stampa, inviati dall’ufficio alle testate che hanno provveduto a

pubblicarli. Tra questi, troviamo un bando per il Servizio civile Volontario da

effettuarsi presso lo stesso ufficio Europe Direct222 e uno per un tirocinio in

Germania organizzato in collaborazione con la Comunità Montana223; un

seminario ad Istanbul su “Il lavoro giovanile nelle zone rurali”224, ed una proposta

di corso, sempre in Turchia, a Gaziantep, sui metodi di insegnamento

informale225.

Europe Direct – Carrefour europeo Emilia è stato però anche protagonista,

durante Agosto 2007, di articoli e prime pagine sul quotidiano L’Informazione di

Reggio Emilia. Il 15 Agosto 2007 in prima pagina appariva “Uffici esteri, i

“doppioni” di Comune e Provincia”226. All’interno si approfondisce la notizia, il

titolo dell’articolo227 recita “«Relazioni con l’estero, basta sprechi»”, l’occhiello

“I costi della politica - Monducci (Gente di Reggio) chiede più coordinamento tra

gli uffici pubblici”, ed il sottotitolo “No ai “doppioni” di Comune e Provincia su

gemellaggi e marketing”. La questione è stata sollevata dal consigliere comunale

della lista Gente di Reggio Mario Monducci, “impegnato con il coordinamento di

liste civiche ”Insieme” nella raccolta di firme a livello provinciale per il taglio

delle spese della politica.” Vengono chiamati in causa in questo senso “Reggio

nel mondo, Ufficio politiche comunitarie e rapporti internazionali, Europe Direct-

Carrefour”, indicandoli come uffici dai servizi analoghi.

Monducci spende però parole d’elogio per Europe Direct: 222 Redacon.radionova.it, 1 Luglio 2007. Record-id: 42. 223 Gazzetta di Reggio, 30 Agosto 2007, record-id: 332; Redacon.radionova.it, 16 Settembre 2007, record-id: 468. 224 Redacon.radionova.it, 1 Luglio 2007, record-id: 43. 225 Redacon.radionova.it, 21 Ottobre 2007, record-id: 812. 226 L’Informazione di Reggio Emilia, 15 Agosto 2007, record-id: 262. 227 L’Informazione di Reggio Emilia, 15 Agosto 2007, record-id: 263.

[126]

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“«Bisogna eliminare le inutili sovrapposizioni. So che lo sportello Carrefour di

Reggio ha funzionato molto bene per l’orientamento di aziende e studenti e

rappresenta uno strumento utile, con buoni risultati».”.

A seguito di questo articolo, in prima pagina sempre de L’Informazione di

Reggio Emilia di Venerdì 17 Agosto 2007228 si legge:

“Costi della politica - Comune e Provincia spendono 700mila euro per

l’Europa. Ma l’ufficio Ue c’è già, e non pesa sui bilanci degli enti locali”.

L’articolo interno ha come titolo “Lo sportello europeo che funziona gratis”,

occhiello “Parla Carla Cavallini, direttrice della sede reggiana di Europe Direct:

«Siamo a disposizione del territorio»”, e sottotitolo “Comune e Provincia

spendono, mentre i servizi di Carrefour non si pagano”.

Il testo si basa sulle dichiarazioni della direttrice Carla Cavallini, che illustra

attività e numeri dell’ufficio, dal Gennaio 2006 al 30 Giugno 2007 8.888

visitatori, 13.390 richieste telefoniche, 1.858 richieste scritte. Il pezzo si conclude

con “Insomma, un ente europeo che funziona, e che offre i servizi gratuitamente.

Un' eccellenza per la nostra provincia.”.

Complessivamente dunque il punto Europe Direct sembra poter contare su un

limitato spazio sui media locali, anche in considerazione del numero di bandi,

articoli e notizie inviate all’attenzione delle testate: solo una piccola parte riesce a

passare l’attività di gatekeeping ed essere pubblicata.

Nonostante ciò, l’attività dell’ufficio riceve giudizi positivi negli articoli di

approfondimento, dimostrando l’utilità e la qualità del servizio offerto ai cittadini.

228 Record-id: 267.

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[IV.2.6] Con quali accezioni vengono presentati i temi europei?

Fino a questo punto ci siamo focalizzati sul dove (le differenti tipologie di fonti

informativi) e sul cosa (a quali categorie e macro-categorie appartengono le

“ancore” al tema europeo, e la natura delle “ancore” vere e proprie), ma in che

modo, come vengono presentati i temi europei?

Come descritto nelle pagine precedenti, è stata concepita, in modo più calibrato

possibile, una scala di valori per tipologia d’approccio riscontrato, che va dall’

“Esplicitamente negativo” al “Esplicitamente positivo”, con il fine appunto di

avere un’idea di come i media locali caratterizzino l’argomento-Europa.

Partiamo dunque con un grafico che offre una visuale di massima a riguardo:

(Fig.17: tipologia d’approccio al tema europeo, per numero di occorrenze)

[128]

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La maggioranza dei record, con 352 occorrenze (pari al 43,3% del totale) risulta

essere stato etichettato come “Neutro”, ovvero le caratteristiche del testo

apparivano in sostanziale equilibrio per ciò che riguarda il modo in cui la notizia

veniva presentata. Interessante notare che sommando le classi positive (“Positivo”

ed “Esplicitamente positivo”) otteniamo 392 occorrenze, pari al 48,3% del totale,

mentre la sommatoria delle accezioni negative raggiunge quota 68, ovvero appena

l’8,4%. Si può ipotizzare dunque che i media reggiani tendano in prevalenza a

trasmettere informazioni in qualche modo relazionate al tema europeo prendendo

il livello comunitario come un buon modello o comunque evitando nella

maggioranza dei casi di occuparsi in tono negativo dell’argomento.

A seguito di queste considerazioni di carattere generale, appare opportuno

particolarizzare il grado d’analisi, utilizzando le macro-categorie tematiche già

settate in precedenza.

(Fig17.1: tipologia d’approccio al tema europeo per macrocategoria tematica,

per numero di occorrenze)

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Iniziamo dalle occorrenze “Esplicitamente negativo”: si nota a colpo d’occhio

che esse sono quasi tutte appartenenti alla categoria “Economia” (ben 34 sulle 42

totali). Si può presumere quindi che nell’ambito economico i temi europei si

presentino spesso come problematici, probabilmente anche in riferimento alle

difficoltà della situazione economica comunitaria generale.

Sotto l’etichetta “Negativo” c’è maggior equilibrio, sebbene sia sempre il

contesto economico quello con più conteggi (12 sui 26 totali), anche se il dato più

rilevante è l’assenza di record appartenenti a “Cultura&Ambiente”.

Un sostanziale equilibrio si riscontra per ciò che concerne i record che

appartengono a “Neutro”: 135 occorrenze per “Economia”, 94 per “Sociale”, 79

per “Politica”, 44 per “Cultura&Ambiente”.

Quest’ultima risulta di gran lunga la più presente per le ultime due classi,

“Positivo” ed “Esplicitamente positivo”, rispettivamente con 90 ed 83 occorrenze.

I temi europei a carattere culturale ed ambientale emergono come quelli a

connotazione maggiormente positiva: è una osservazione logica, pensando alle

attività patrocinate dalla Comunità Europea, mentre per quel che riguarda la parte

ambientale, ed in particolare le politiche ecologiche e di risparmio delle risorse

energetiche, le direttive di Bruxelles sembrano riscuotere un buon successo, per lo

meno nel modo in cui vengono riportate dai media reggiani.

Tra i record di questa macrocategoria segnaliamo, scendendo in dettaglio, gli

incentivi di Bruxelles a sostegno delle politiche di raccolta differenziata porta a

porta:

“Un importante riconoscimento al progetto di raccolta dei rifiuti "Porta a

porta" di Reggio Emilia arriva dall'Europa, che identifica nell'esperienza

reggiana un modello per la riduzione, il riciclaggio e reale recupero di

materiali.”229.

229 L’Informazione di Reggio Emilia, 6 Luglio 2007, record-id: 62.

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Sempre risaltando la positiva autorità degli organi europei in tema di ecologia,

le iniziative della Settimana Europea della Mobilità sostenibile vengono recepite

come un vanto per la città:

“Già premiata dalla Comunità europea per il bicibus, Reggio Emilia riceve un

ulteriore riconoscimento all’impegno per una mobilità sostenibile e ciclabile –

commenta Delrio – obiettivo al quale stiamo lavorando sia con il continuo

ampliamento e miglioramento della rete dei percorsi ciclopedonali, sia con le

strategie del Piano urbano della mobilità. Il riconoscimento arriva tra l’altro

durante la ‘Settimana europea della mobilità’, che Reggio Emilia ha voluto

dedicare alla bicicletta”230.

Gli eventi a carattere culturale a respiro europeo seguono una sorte simile: dalla

Giornata Europea della Cultura Ebraica alle Giornate Europee del Patrimonio,

tutte hanno ottenuto buona risonanza sui media, permettendo a tutti gli interessati

di venire a conoscenza ed eventualmente partecipare alle manifestazioni.

[IV.2.7] Territorialità e rapporti tra nodi europei: differenziazione

e coordinamento

La seconda direzionalità del flusso comunicativo, come detto, si sviluppa

all’interno del contesto locale. In questo senso abbiamo sia notizie in cui una

entità prettamente locale trova spazio a Bruxelles, sia quelle che riguardano i

rapporti tra singoli nodi locali della stessa rete europea. Questi ultimi, come

vedremo, tendono a distinguersi in due modalità: come differenziazione, ovvero

prendendo le distanze l’una dall’altra, o come coordinamento, ovvero all’opposto

avvicinandosi in relazioni di collaborazione o gemellaggio.

230 Sestopotere.com, 22 Settembre 2007, record-id: 523,

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Per questo punto di vista dell’analisi, è utile osservare l’andamento del campo

“Territorialità”. Come scritto in fase di presentazione del database, sono state

individuate le categorie “Locale” (Reggio Emilia ed Italia), “Globale” (Europa),

“Bruxelles” e “Parigi”.

(Fig.18: territorialità dei record, in percentuali)

Ben il 90,5% degli articoli selezionati ha carattere “Locale”, e questo appare

logico dal momento che i media monitorati sono appunto a carattere locale, ad

evidenziarsi come interessanti sono le ragguardevoli proporzioni. Solo il 3,9%

delle notizie ha connotazione “Globale”, intesa a livello europeo, mentre il 5,3%

ha origine o concerne strettamente Bruxelles, intesa come centro delle istituzioni

europee. La variabile “Parigi” appare frutto di un evento occasionale231.

Vi è dunque una netta maggioranza di record legati alla dimensione cittadina o

nazionale: potremmo interpretare questo dato nel senso che i media locali si

occupano di temi europei solo o quasi quando sono gli elementi a carattere

231 Presentazione al Consolato generale d'Italia a Parigi di un articolo di M.Zannoni sulle origini del Parmigiano-Reggiano per la rivista "Via Francigena" dell' Associazione Europea della Via Francigena, evento patrocinato dal Consiglio d’Europa. Record-id: 74 e 77, 9 e 10 Luglio 2007, Sestopotere.com e Emilianet.it.

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Reggio Emilia, Europa – Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale

europeo a manifestarsi o ad esser citati nell’ambiente locale, e molto raramente

vengono invece riportate notizie direttamente da Bruxelles, sulla direttrice

opposta.

Vogliamo ora esaminare quali ulteriori nazionalità, esclusa quella italiana,

vengono citate nei record. Questo ci permetterà di avere una visuale completa

delle relazioni tra il nodo italiano locale (Reggio Emilia) e le altre realtà

comunitarie. Abbiamo preso in considerazione tutti i 27 Paesi Membri

dell’Unione, quelli attualmente candidati232 (Croazia, Turchia) ed anche gli Stati

che pur non rientrando nelle due precedenti categorie sono all’interno della

concezione geografica classica di Europea (come Svizzera, Russia, Repubblica di

Serbia, Bosnia ed Erzegovina). Inoltre, si è pensato di includere anche termini

geografici generici come “Scandinavia”, “Nord Europa”, “Europa Centro-

Orientale”, “Est Europa”.

Come sottolineato in precedenza, sono stati escluse le nazionalità italiana,

europea generica, e quelle in cui con il termine “Bruxelles” si indicava il centro

dell’istituzione europea e non prettamente la capitale del Belgio.

232 Oltre a Croazia e Turchia il terzo paese candidato è la Repubblica di Macedonia, ma per quest’ultimo non è stata rilevata alcuna citazione.

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(Fig.18.1: nazionalità citate nei record, per numero di occorrenze)

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Come si intuisce facilmente dal grafico, sono tre i Paesi con il più alto numero

di occorrenze: Germania, con 84, Spagna con 61 e Francia con 49.

Al quarto posto non stupisce più di tanto la presenza del Regno Unito (26),

assieme alle precedenti le nazioni forse più influenti, politicamente ed

economicamente, dell’Unione, mentre desta interesse la Romania, con ben 25

occorrenze al quinto posto totale e del generico “Europa dell’Est”, con 22.

L’allargamento ad est della Ue sembra dunque aver portato alcuni dei nuovi

Paesi Membri all’attenzione dei media, anche a livello locale. A questo proposito,

si è pensato di raggruppare i 27 Paesi facenti parte dell’Unione in macro-regioni

geografiche, in modo da ottenere una visuale estesa dell’intera situazione.

(Fig.18.2: nazionalità citate per macroregioni, in percentuali)

[135]

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Reggio Emilia, Europa – Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale

La suddivisione è stata effettuata in questi termini: “Europa del Nord”,

comprendente Danimarca, Svezia, Finlandia, Estonia, Lituania e Lettonia; “Est

Europa settentrionale”, con Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Polonia ed

Ungheria; “Est-Europa meridionale” con Romania e Bulgaria; “Europa Centrale -

Alpina” con Germania, Austria e Slovenia; “Europa Occidentale” con Regno

Unito, Repubblica d’Irlanda, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo; “Europa

del Sud” con Spagna, Portogallo e Grecia.

Il gruppo “Europa Occidentale” è, come facilmente prevedibile data la sua

composizione, il più consistente (38%). Al secondo posto “Europa Centrale -

Alpina”, con il 17%, risente in particolare della presenza al suo interno della

Germania. Sommando tra loro “Est-Europa meridionale” (6%) e “Est Europa

settentrionale” (15%) otteniamo il 21%, a riprova della crescente esposizione

sotto la luce dei media degli ex-paesi ad influenza sovietica. Con il 12% cadauno

“Europa del Nord” ed “Europa del Sud” risultano i meno citati, seppur con una

percentuale vicina agli altri.

Abbiamo visto come i dati relativi alle territorialità si distribuiscono

quantitativamente, procediamo ora approfondendo l’analisi ad un livello

qualitativo, proponendo alcuni casi rappresentativi delle evidenze rilevate

quantitativamente. A livello di singole nazioni è emerso il ruolo significativo di

Germania e Spagna, ai primi due posti, mentre appare interessante indagare la

situazione della Romania, visto che anche a livello macro-regionale la

componente orientale conseguiva una posizione di rilievo.

Scorrendo l’elenco dei record nel database, si nota come la componente tedesca

emerga in particolare per una serie di notizie che riguardano il cosiddetto “Caso

Parmesan”. Riassumendo, il 28 Giugno 2007 l’avvocato generale della Corte di

Giustizia Jan Mazak ha espresso il suo parere riguardo alla procedura d'infrazione

aperta dalla Commissione europea contro la Germania, per il mancato rispetto

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della normativa sulle indicazioni geografiche, ed in particolare per l'uso della

denominazione "Parmesan" per formaggi prodotti in Germania. Parmigiano-

Reggiano si presentava come parte lesa nel processo, in quanto possessore della

denominazione di origine protetta233 (Dop), che ne certifica i metodi di

produzione e l’origine di provenienza.

I media locali hanno approfondito ovviamente il punto di vista dei produttori

locali, anche in considerazione dell’importanza dei prodotti agroalimentari per il

territorio reggiano. Prima e dopo l’udienza sono state riportate le aspettative e i

pareri della dirigenza del Consorzio del Parmigiano Reggiano234, in particolare

del Presidente Giuseppe Alai, e dell’allora Ministro delle Politiche Agricole Paolo

De Castro, oltre alle organizzazioni di categoria del settore agricolo.

La difesa del “Made in Italy” in ambito europeo si manifesta anche in altri casi,

come per ciò che riguarda l’Aceto Balsamico di Modena e Reggio Emilia,

anch’esso tutelato da un marchio di tutela, quello di Indicazione Geografica

Protetta (IGP), ed anch’esso “minacciato”, secondo quanto riportato dai media235,

dalla concorrenza del mercato comunitario.

La prospettiva privilegiata è stata comprensibilmente quella a salvaguardia dei

propri prodotti tipici, con interventi dei soggetti coinvolti sul lato reggiano.

La nazionalità spagnola rappresenta un esempio di rapporto tra nodo locale-

reggiano e un altro nodo della sfera europea con caratteristiche di condivisione ed

avvicinamento culturale. Tra la fine di Agosto e Ottobre 2007 difatti troviamo un

rilevante numero di record che si occupano del gemellaggio tra la città di Reggio

Emilia e la spagnola Girona.236.

233 http://ec.europa.eu/agriculture/foodqual/quali1_it.htm 234 http://www.parmigiano-reggiano.it/ 235 Riferimento specifico: record id 516 e 517, rispettivamente, Viaemiliaaffari.tv del 21-9-2007 e Il Giornale di Reggio del 22-9-2007. 236 Riferimento: il primo record individuato in tal senso ha id=273, sull’Informazione di Reggio del 19 Agosto 2007.

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Il gemellaggio tra il comune di Reggio Emilia e Girona è in essere dal 16

Settembre 1982237, ed in virtù di esso sono state promosse attività di scambio

culturale e conoscenza reciproca. Proprio attraverso questa opportunità ad Agosto

2007 una delegazione gironina ha portato nelle strade di Reggio Emilia un corteo

cavalleresco tradizionale, chiamato “Fallera Gironina”238.

Interessante notare come in virtù di questo rapporto amichevole i media

reggiani presentino l’evento nel dettaglio, addentrandosi anche nel background

storico all’origine della manifestazione . Vi è anche una certa precisione

terminologica, ad esempio “delegazione di artisti di strada provenienti dalla città

catalana di Girona.”239: viene utilizzato il vocabolo “catalana”, identificativo

della regione autonoma della Catalogna240.

Alla “Fallera Gironina” si aggiunge, a Settembre 2007, la collaborazione tra le

due città nel contesto del progetto “Contaminazione Attiva Europea”241, promosso

dall’associazione reggiana “La Gabella”242, che prevede lo scambio di esperienze

per due delegazioni delle città in ottica di promozione di attività di volontariato,

ambiente e cultura. La prima testata ad occuparsene è Il Giornale di Reggio, in

data 9 Settembre 2007243, con un titolo che enfatizza la bontà del progetto:

“Premio della Unione europea a un progetto dei nostri giovani”. In realtà, più di

un “premio” vero e proprio, si trattava di un finanziamento, di 24.600 euro, da

parte della Direzione Istruzione e Cultura dell’Unione europea. Sulla stessa

237 http://www.comune.re.it/reggionelmondo/reggionelmondo.nsf/pagine/40C6EF997C85B702C1256F38004D5072?OpenDocument 238 In realtà il termine corretto appare “Fal·lera Gironina”, così come si apprende da un blog catalano dedicato alla manifestazione http://fallera.blogspot.com/ 239 Record-id: 273, L’Informazione di Reggio, 19 Agosto 2007. 240 http://www.gencat.net/index_eng.htm 241 http://www.portalegiovani.eu/Sezione.jsp?titolo=benvenuti%20giovani%20di%20girona!&idSezione=513&idSezioneRif=1 242 http://www.gabella.re.it/ 243 Record-id: 406.

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lunghezza d’onda La Gazzetta di Reggio del 10 Settembre 2007244, che titolava

“Premiato il progetto della Gabella”, e di nuovo Il Giornale di Reggio dello

stesso giorno245, con “Premio europeo ai reggiani”. La tendenza di massima da

parte dei media reggiani appare dunque quella di esaltare la dimensione europea

del progetto, associando all’accezione europea del fatto un motivo di vanto per la

città.

Si tratta dunque di un caso-tipo in cui i rapporti tra due nodi della rete europea

vengono positivamente caratterizzati dai media locali, e le peculiarità altrui sono

dapprima riportate all’attenzione dell’audience, e successivamente fatte rientrare

positivamente nel contesto europeo. Nel caso della “Fallera Gironina”, si

enunciano le modalità e la storia della celebrazione, mentre per il progetto con i

giovani catalani se ne lodano le proprietà di respiro europeo.

Radicalmente differente si rivela il caso della Romania e dei record ad essa

correlati. Al nuovo paese membro sono associati due temi scottanti: il problema

della prostituzione e la presenza sul territorio di campi nomadi.

Per quanto riguarda il primo argomento, esso compare addirittura in prima

pagina, quella del Giornale di Reggio del 29 Settembre 2007246. Il titolo è

eloquente: “Reggio, dilaga la prostituzione”, l’occhiello recita “Controlli della

polizia in strade, alberghi e appartamenti . Su 30 lucciole identificate e multate,

26 sono del Paese dell'Est”, mentre il sottotitolo specifica: “Una vera invasione

dalla Romania con una regia criminale”. Abbiamo dunque tre associazioni

implicite: “prostituzione”, “Paese dell’Est” e “regia criminale”. In particolare,

l’idea di “Paese dell’Est” sembra quasi rifarsi ad una vaga concezione geografica,

in quanto priva di un termine che ne circoscrivi il significato.

244 Record-id: 415. 245 Record-id: 415. 246 Record-id: 585.

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Il termine “invasione” poi richiama ad una terminologia utilizzata

originariamente nell’ambito militare, nel senso di “assalire”, “occupare”, con

connotazione di attacco contro un qualcosa.

Questo incremento della presenza di prostitute di nazionalità rumena nel

territorio reggiano è spesso correlato all’ingresso della Romania nell’Unione

europea.

Il loro nuovo status di comunitarie provoca anche situazioni inconsuete per la

polizia locale: l’8 Settembre 2007 compaiono due articoli, uno sull’Informazione

di Reggio Emilia247 ed uno sul Resto del Carlino Reggio248, nel primo si scrive

che nel corso delle retate anti-prostituzione

“la nazionalità più numerosa sono state le rumene che, in quanto europee,

godono della libera circolazione; ad ogni modo, per volere del questore Gennaro

Gallo, la polizia ha inviato una informativa al Ministero dell'Interno per sapere

se si possono adottare misure preventive, come ad esempio il foglio di via

obbligatorio dal territorio nazionale”,

mentre nel secondo, dal titolo (in verità alquanto minaccioso) “Romene, forse

c'è il foglio di via”, all’interno del pezzo si scrive

“Per le giovani romene pizzicate dalla polizia, nonostante lo status di

comunitarie, si potrebbero aprire scenari particolari. Dalla questura si stanno

vagliando percorsi alternativi: saranno avviati, su indicazione del questore,

contatti con il Ministero dell'Interno per valutare l'applicazione di misure di

prevenzione”.

Queste parole sembrano suggerire sia una certa impreparazione da parte delle

autorità locali alle conseguenze dell’entrata nell’area comunitaria da parte della

Romania, sia una notevole preoccupazione per questa nuova condizione.

247 Record-id: 399. 248 Record-id: 401.

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L’idea dell’incontrollabilità di un fenomeno si ha anche a riguardo del “caso

campine nomadi” salito alla ribalta delle cronache a partire dal 12 Luglio 2007

con un articolo249 de L’Informazione di Reggio Emilia, e proseguito nel mese

d’Agosto. Nel pezzo sopraccitato il titolo era “Emergenza nomadi: si applichino

le norme europee”, occhiello “Il gruppo regionale di Forza Italia chiede

maggiore impegno sul fronte della sicurezza sociale e risposte concrete”,

sottotitolo “Filppi: «La nostra legge chiede la compartecipazione degli zingari

alle spese, ma ciò non accade »”. I termini “nomadi” e “zingari” appaiono qui

usati come sinonimi. All’interno del testo, significativo il passaggio:

“Sempre secondo Frattini «la mancanza di rimedio all"`emergenza nomadi" è

una scellerata volontà di questo Governo che, a differenza di altri Stati membri,

come la Francia, non ha mai voluto fare ricorso alla direttiva, cha dagli accordi

presi dalla Ue con la Romania possono rientrare nel loro paese”.

A questo punto il collegamento risulta: nomadi-zingari-Romania. Ancora una

volta, inoltre, l’ingresso della Romania come Stato membro viene mostrato come

fonte per lo meno di incertezze per quanto riguarda il comportamento da adottare

nei confronti dei cittadini romeni sul territorio italiano.

Se per il gemellaggio con Girona abbiamo assistito ad un approfondimento

dell’altrui particolarità, con l’uso di termini specifici appropriati (“catalani”, non

genericamente “spagnoli”), in questo caso l’immagine data vira verso una

generalizzazione connotata negativamente. Gli abitanti dei campi nomadi sono ora

chiamati per l’appunto “nomadi”, ora “zingari”, ora connessi alla Romania. In

realtà, come fortunatamente puntualizzato in altri articoli, ad esempio la stessa

L’informazione di Reggio Emilia del 7 Settembre 2007250, generalizzazioni di

quel genere rischiano di valicare il limite dell’imprecisione. Nell’ultimo pezzo

citato troviamo:

249 Record-id: 92. 250 Record-id: 387.

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“La questione campi nomadi rientra tra le principali preoccupazioni del

ministro, soprattutto da quando la Romania hanno fatto il suo ingresso

nell'Unione europea: i rom dotati di passaporto rumeno, ma osteggiati in tutto

l'Est europeo, da tempo si stanno spostando verso l'Italia”251.

Più che l’utilizzo di “nomadi”, “zingari”, “rom”, “rumeni” come sinonimi l’un

l’altro, appare corretto parlare per l’appunto di “rom dotati di passaporto rumeno”.

Con “rom” sarebbe opportuno riferirsi esclusivamente alla popolazione Rom252,

mentre “nomade” sembra un termine troppo generico per identificare una

specifica etnia, esso è più un aggettivo che ne precisa le abitudini di vita, “zingari”

ha assunto nella lingua italiana una connotazione negativa, mentre in realtà il

vocabolo originario deriva da “tzigano”, “gitano”, con cui si identifica la stessa

minoranza etnica Rom253.

I rapporti con altri nodi della rete europea considerati positivi vengono dunque

approfonditi e particolareggiati, quelli invece problematici si prestano a stereotipi

e generalizzazioni. Il contesto europeo è da una parte esaltato come motivo di

vanto, dall’altro percepito come fonte di nuove preoccupazioni.

Interessante approfondire l’aspetto della stereotipizzazione, specie dell’area

dall’altra parte dell’ex Muro di Berlino. Osserviamo in che contesto emergono le

22 occorrenze “Est Europa” che troviamo nella Fig.18.1.

Fig.19: record del database in cui nella colonna “Nazionalità coinvolte”

compariva “Europa dell’Est” o “Est Europa” o “area dell’Est Europa” o “Est

europeo”:

251 Per ciò che riguarda “hanno fatto”, trattasi di refuso del quotidiano. 252 http://www.rroma.org 253 http://www.unionromani.org/pueblo_in.htm

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Nell’ordine, tra i più significativi, la nuova frontiera orientale è citata per ciò

che riguarda: un master che offre formazione nel campo dell’international

management, con “con particolare attenzione ai mercati dell’Europa

dell’Est”254, quindi come opportunità per ampliare le proprie prospettive

imprenditoriali; un articolo sulla criminalità in ascesa in una via di Reggio Emilia,

con descrizione non proprio edificante degli immigrati sotto accusa “Urinano

contro i muri delle abitazioni, entrano nei cortili e si mettono a dormire nelle

macchine: molti dei residenti hanno dovuto installare cancelli automatici»

Indiani, provenienti dall'Est Europa, per la maggior parte «arabi», dice il dottor

Iemmi.”255; prostituzione256; l’export di prodotti agricoli nei mercati dell’Est257;

le disparità di prezzo per i servizi idrici “E l'Italia ha livelli di prezzo da Est

Europa : 52 euro l'anno a Roma, poco meno di Praga che si ferma a 59.”258; il

già osservato “problema-nomadi”259; una indagine, in più articoli, sulla pratica

dell’aborto “Così come anche le donne dell'Est Europa, recatesi a Reggio per

cercare migliori condizioni di vita, sembrano prendere con molta leggerezza

questo intervento, probabilmente per la loro storia.”260; preoccupazioni per la

salvaguardia dei propri prodotti tipici, nel caso specifico l’aceto balsamico

“"Inaccettabile produrre l'oro nero con uve provenienti dall'Est Europa"”261; un

convegno sulle modifiche di allocazione delle risorse finanziarie comunitarie

successive all’allargamento a 27 Paesi262; immigrazione clandestina263.

254 Emilianet.it, record-id: 137, 19 Luglio 2007. 255 Il Giornale di Reggio, record-id: 171, 24 Luglio 2007. 256 L’Informazione di Reggio Emilia, record-id: 172, 24 Luglio 2007. 257 L’Informazione di Reggio emilia, record-id: 226, 3 Agosto 2007. 258 Il Resto del Carlino Emilia, record-id: 226, 5 Agosto 2007. 259 L’Informazione di Reggio Emilia, record-id: 387, 7 Settembre 2007. 260 L’Informazione di Reggio Emilia, record-id: 408, 9 Settembre 2007. 261 Il Giornale di Reggio, record-id: 528, 24 Settembre 2007. 262 L’Informazione di Reggio Emilia, record-id: 550, 26 Settembre 2007. 263 Gazzetta di Reggio, record-id: 555, 27 Settembre 2007; Resto del Carlino Reggio, record-id: 593, 30 Settembre 2007.

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In grande maggioranza si tratta dunque di connessioni a duplice modalità: la

cosiddetta “Europa dell’Est” da una parte, sul versante interno, è citata

prevalentemente in contesti problematici, specie di integrazione e co-abitazione

pacifica, sul lato esterno, è vista come occasione per ampliare i propri orizzonti

verso nuovi mercati di produzione e consumo, assicurandosi nel contempo che i

propri prodotti tutelati da marchi di tutela non vengano illegalmente imitati.

Appaiono in minoranza i record in cui vengono riportati episodi di

approfondimento delle altrui diversità o comunque di tranquilla convivenza, tra

questi il boom di iscrizioni di ragazze provenienti dall’est in un istituto

professionale reggiano264, un incontro patrocinato dal Comune di Novellara

(provincia di Reggio Emilia) in occasione della fine del Ramadan in cui

partecipavano rappresentanti delle minoranze novellaresi265, un dibattito in

Consiglio Provinciale sulle condizioni delle donne migranti e pari opportunità266.

[IV.2.8] Reggio Emilia “città europea”?

I record che riguardano l’inaugurazione delle vele sui ponti di Calatrava sono

interessanti per due motivi. Innanzitutto in essi troviamo le uniche citazioni,

durante l’intero periodo di monitoraggio, all’inno europeo, ed in secondo luogo

l’avvenimento viene risaltato come la porta d’ingresso per Reggio Emilia verso

una dimensione di “città europea”.

Il 10 Ottobre 2007 un comunicato stampa del Comune di Reggio Emilia

annunciava l’evento: “Sabato 20 ottobre a Reggio Emilia l’inaugurazione dei

264 Il Giornale di Reggio, record-id: 795,20 Ottobre 2007. 265 Gazzetta di Reggio, record-id: 742, 16 Ottobre 2007 266 L’Informazione di Reggio, record-id: 398, 8 Settembre 2007.

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ponti di Santiago Calatrava alla presenza del Presidente del Consiglio Prodi e

del Sindaco Delrio”267. Riguardo all’esecuzione dell’inno europeo:

“Uno spazio particolare sarà riservato all’inno europeo, l’Inno alla gioia di

Beethoven (il quarto tempo della Nona sinfonia, sulle parole del grande poeta del

romanticismo tedesco Schiller): un capolavoro della musica classica noto e

apprezzabile da tutti, un grandioso messaggio di pace e fratellanza, la gioia

intesa non tanto come spensierata allegria, ma soprattutto come risultato a cui

l’uomo giunge quando si libera dal male e dall’odio, per vivere in pace. Non a

caso il viale che unisce i tre ponti, alla periferia nord della città è dedicato ai

Trattati di Roma, che cinquant’anni fa diedero vita all’Europa unita”.

In realtà come visto in precedenza la versione ufficiale è solamente strumentale,

curioso inoltre notare come venga posta particolare enfasi nell’approfondimento

di un argomento poco conosciuto ai più.

La presenza di numerose autorità all’inaugurazione è occasione per dare alla

città un’aria più internazionale, elevando il proprio status al livello europeo. Da

una parte si pone l’accento su un primato in qualità di città facente parte del

circuito europeo:

“Reggio unica città europea ad ospitare tre opere dell’architetto catalano e

unica in Italia ad accogliere tre capolavori di una star dell’architettura”268,

dall’altra è lo stesso sentimento di appartenenza e comunanza ad esser

considerato in accezione positiva, o comunque come fattore standardizzante:

“Reggio Emilia, come tante alte città europee, è attraversata in questi anni da

dinamiche di trasformazione di carattere urbanistico, culturale e sociale, di cui i

ponti si candidano a rappresentare una sintesi visiva”269.

267 Record-id: 684. 268 Comunicato stampa del Comune di Reggio Emilia, 17 Ottobre 2007, record-id: 758. 269 Comunicato stampa del Comune di Reggio Emilia, 15 Ottobre 2007, record-id: 730.

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Le istituzioni locali dunque tendono a richiamarsi alla scala europea per

avvalorare lo status della propria municipalità, caratterizzandola come nodo di

valore di una rete sovra-nazionale.

[IV.2.9] Approfondimento quotidiani locali

Giunti a questo punto procediamo con un ultimo approfondimento riguardante

esclusivamente i quattro quotidiani cartacei locali, dal momento che essi

ricoprono un ruolo basilare tra i media reggiani. Quattro testate per una città di

piccola-media grandezza rappresentano una buona opportunità per valutarne le

differenze intrinseche.

Iniziamo con l’analisi del livello globale delle quattro, per poi proseguire nel

dettaglio.

(Fig.20: tipologie fonti dei quotidiani locali, per numero di occorrenze)

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Per quanto riguarda la tipologia di testi presenti, notiamo una certa uniformità

di risultati: viene confermato il predominio della categoria “articolo”, con

L’Informazione di Reggio Emilia che si rivela il quotidiano con il maggior

numero di record complessivi. All’opposto, il Resto del Carlino Reggio appare

quello con il minor numero di contributi dei quattro, ma con un buon livello di

varietà per ciò che riguarda la tipologia testuale, con 13 editoriali e 9 interviste. Le

prime pagine con temi europei sono solamente 2, contro le 10 de Il Giornale di

Reggio e le 7 de L’Informazione di Reggio Emilia. Questo può essere dovuto alla

impostazione stessa del quotidiano, in cui la parte di notizie a carattere nazionale è

fisicamente divisa da quella a carattere locale, in due fascicoli differenti. Gli altri

tre quotidiani invece si presentano come un fascicolo di fogli unico, benché le

sezioni nazionale e locale siano ben distinte.

(Fig.20.1: macrocategorie tematiche dei quotidiani locali, per numero di

occorrenze)

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Riprendiamo le quattro macro-categorie tematiche individuate in precedenza,

ed osserviamo in che modo ogni quotidiano si occupi o meno di ognuna di queste.

Per il Resto del Carlino Reggio possiamo parlare di sostanziale equilibrio per

quanto riguarda l’attenzione riposta su ogni macro-categoria, mentre per gli altri

tre quotidiani i dati sono maggiormente sbilanciati.

La Gazzetta di Reggio sembra pubblicare articoli inerenti temi europei in

maggior parte riguardanti economia (48 occorrenze) e in seconda battuta politica

(39), mentre Il Giornale di Reggio si occupa prevalentemente di quest’ultima (ben

57 occorrenze). All’opposto, L’Informazione di Reggio Emilia dà l’impressione

di prediligere le macro-categorie Cultura&Ambiente (56 occorrenze) ed

Economia (55). Curioso notare come la stessa Informazione sia leader per numero

di record in tutte e quattro le classi eccetto che in Politica, superata sia da il

Giornale di Reggio che dalla Gazzetta di Reggio.

(Fig.20.2: tipologia d’approccio dei quotidiani locali al tema europeo, per

numero di occorrenze)

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Per ciò che concerne la tipologia d’approccio ai temi europei individuati nei

record, L’Informazione di Reggio Emilia e Il Giornale di Reggio si confermano

nelle vesti di quotidiani con l’attitudine maggiormente positiva, nonostante in

linea generale sia la classe neutra quella con il maggior numero di occorrenze.

L’andamento dei quattro media appare similare: subito dopo le accezioni neutre

abbiamo quelle positive e quelle esplicitamente positive. Il versante critico sembra

uniformemente povero di occorrenze, peraltro distribuite in maniera

sostanzialmente uniforme.

Passiamo ora ad una breve rassegna dedicata ad ogni singolo quotidiano, preso

come oggetto d’analisi in raffronto alla situazione globale dell’intero gruppo.

Iniziamo dal Resto del Carlino Reggio.

(Fig.22: confronto tipologia testo RDC – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Il quotidiano ottiene un valore superiore alla media per quel che riguarda gli

editoriali e le interviste, mentre contribuisce ad abbassare la media generale in

particolare per il numero di articoli.

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(Fig.22.1: confronto macrocategorie tematiche RDC – valore medio dei quattro

quotidiani, per numero di occorrenze)

Il ridotto numero complessivo di record appartenenti al Resto del Carlino

Reggio fa sì che per tutte le quattro macro-categorie esso appaia sotto la media

generale, specialmente in economia e politica.

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(Fig.22.2: confronto tipologia d’approccio al tema europeo RDC – valore medio

dei quattro quotidiani, per numero di occorrenze)

Il discorso in questo caso è simile al precedente, con l’eccezione della classe

“esplicitamente negativo” che si evidenzia come leggermente superiore alla

media.

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(Fig.22.3: confronto territorialità RDC – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Il Resto del Carlino Reggio ottiene un risultato ben sotto alla media per ciò che

riguarda la classe con il maggior numero di occorrenze, ovvero quella con

territorialità locale.

In sintesi, il quotidiano si distingue per basso numero di record totali, con

propensione ad una certa varietà di tipologie testuali, ed un approccio talvolta

critico nei confronti dei temi europei.

Proseguiamo con la Gazzetta di Reggio.

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(Fig.23: confronto tipologia testo GZZ – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

La Gazzetta di Reggio consegue un valore superiore alla media per numero di

articoli, mentre per le altre cinque classi tende ad allinearsi all’orientamento

generale.

Osserviamo ciò che accade per le macro-categorie tematiche:

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(Fig.23.1: confronto macrocategorie tematiche GZZ – valore medio dei quattro

quotidiani, per numero di occorrenze)

In questo caso possiamo ribadire la tendenza del quotidiano a trattare di temi

europei nel contesto economico e politico.

Proprio quest’ultima è la caratteristica più interessante della Gazzetta di

Reggio, nei due successivi grafici notiamo difatti risultati molto vicini alla media.

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(Fig.23.2: confronto tipologia d’approccio al tema europeo GZZ – valore medio

dei quattro quotidiani, per numero di occorrenze)

I valori in tabella evidenziano un comportamento da parte del quotidiano quasi

perfettamente in linea con la media generale per quel che riguarda la tipologia

d’approccio al tema europeo.

[156]

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(Fig.23.3: confronto territorialità GZZ – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Sebbene in maniera meno netta rispetto al Resto del Carlino Reggio, anche la

Gazzetta ottiene un numero inferiore alla media riguardo alla classe di

maggioranza, ovvero quella locale.

Il Giornale di Reggio è la prossima testata sotto lente d’ingrandimento.

(Fig.24: confronto tipologia testo GRN – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Il quotidiano assume valori vicini alla media in tutte le sei classi, in maniera

completa. In particolare è da notare il fatto che essa contribuisca in buona entità

alle voci “lettera aperta”, “editoriale” e “trafiletto”, solitamente le meno utilizzate.

[157]

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(Fig.24.1: confronto macrocategoria tematica GRN – valore medio dei quattro

quotidiani, per numero di occorrenze)

Il Giornale di Reggio ottiene un alto risultato sopra alla media per la

macrocategoria politica. Appare dunque evidente come sia in assoluto il

quotidiano che più si è occupato di temi europei inerenti alla sfera politica. I

rimanenti valori si assestano meno nettamente sopra alla media, eccetto per quel

che riguarda la classe economia, dove si nota una misura inferiore.

[158]

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(Fig.24.2: confronto tipologia d’approccio al tema europeo GRN – valore medio

dei quattro quotidiani, per numero di occorrenze)

Anche in questo caso la tipologia d’approccio al tema europeo segue in maniera

piuttosto regolare l’andamento generale.

[159]

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(Fig.24.3: confronto territorialità GRN – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Se Resto del Carlino Reggio e Gazzetta di Reggio a proposito di territorialità

locale ottenevano risultati al di sotto della media, il Giornale di Reggio è in

controtendenza, contribuendo significativamente alla focalizzazione locale dei

record.

Il quotidiano dunque si presenta con una buona varietà di tipologie testuali, un

predominio di argomenti legati alla politica, ed una rilevante numero di record a

carattere locale.

Concludiamo l’approfondimento con L’Informazione di Reggio Emlia.

(Fig.25: confronto tipologia testo INF – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

[160]

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Il quotidiano è in assoluto quello con il maggior numero di record. Anche in

considerazione di ciò, appare logico l’alto numero di testi in classe “articolo” e

“trafiletto”, le due modalità più utilizzate anche in linea generale.

(Fig.25.1: confronto macrocategoria tematica INF – valore medio dei quattro

quotidiani, per numero di occorrenze)

Il ragionamento segue il filo del precedente anche per quel che riguarda le

macrocategorie tematiche. È rilevante evidenziare come la classe “Politica” sia

l’unica in cui L’Informazione di Reggio Emilia risulta sotto la media, a differenza

di tutte le altre.

[161]

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(Fig.25.2: confronto tipologia d’approccio al tema europeo INF – valore medio

dei quattro quotidiani, per numero di occorrenze)

Anche in questo caso il quotidiano appare uniformemente sopra alla media per

la totalità delle classi individuate, in particolare per la più numerosa, “Neutro”.

[162]

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(Fig.25.3: confronto territorialità INF – valore medio dei quattro quotidiani, per

numero di occorrenze)

Sebbene il numero di record per la territorialità “Bruxelles” sia limitato,

L’Informazione si mostra come il quotidiano più ricco di occorrenze di quel tipo.

In sintesi, L’Informazione influisce in modo preminente per il numero totale di

record, pur evidenziando una minor predisposizione per i temi europei attinenti

all’area politica.

[IV.2.10] Tag-cloud per una rappresentazione finale

Giunti alla conclusione dell’analisi sul monitoraggio, proponiamo come scritto

in precedenza una sorta di summa finale delle parole-chiave individuate nei

record, tramite rappresentazione grafica tag-cloud.

L’intento principale, in questo caso, non è tanto fornire una serie di dati

scrupolosamente ordinati, ma offrire uno sguardo riepilogativo sull’intero lavoro

di ricerca, affidandosi ad una tecnica propria del Web 2.0.

Per produrre il grafico successivo si è proceduto a creare un file testuale

contenente tutte le parole chiave rilevate, questo file è stato inviato al sito

TagCrowd.com270 che gratuitamente crea un tag-cloud in base ai parametri

impostati. Si è pensato di utilizzare una stoplist, ovvero una lista di parole comuni

da non considerare per la creazione del grafico, come ad esempio eventuali

preposizioni o articoli. Inoltre, si è limitata la rappresentazione alle settanta

parole-chiave più frequentemente individuate, onde evitare un sovraffollamento di

termini. Accanto ad ogni parola, tra parentesi, in numero di frequenze rilevate. 270 http://tagcrowd.com

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(Fig.26: tag-cloud delle 70 parole-chiave più frequentemente individuate nel

database – grafico creato grazie alla risorsa gratuita TagCloud.com)

La parola chiave con più occorrenze è “Provincia” (78): notiamo subito una

prevalenza di termini legati alla sfera amministrativa locale. Possiedono difatti

una alta presenza anche “Masini” (48), riferendosi a Sonia Masini, Presidente

della Provincia di Reggio Emilia271 e “Delrio” (40), ovvero Graziano Delrio,

Sindaco del Comune di Reggio Emilia272. Anche il reggiano Romano Prodi,

271 http://www.provincia.re.it 272 http://www.comune.re.it

[164]

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Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana durante il periodo

di monitoraggio, ottiene un buon riscontro (45 occorrenze).

Accanto a questa sfera marcatamente locale, evidenziamo l’importanza della

sfera culturale-associativa ed ambientale: “convegno” (49), “evento” (49) ed

“università” (41) ribadiscono la buona copertura mediatica per la prima, mentre,

tra le altre, “raccolta-differenziata” (37), “mobilità-sostenibile” (32), “bicicletta”

(36), “ecologia” (31), “ambiente” (25) per la seconda. I media locali sembrano

dunque prestare molta attenzione a questo tipo di attività.

Vi è poi la difesa dei propri prodotti tipici, ed in questo senso troviamo

“parmesan” (30) e “parmigiano-reggiano” (33).

A carattere più episodico appaiono termini come “calatrava” (31), relativo

all’inaugurazione delle opere dell’architetto catalano Santiago Calatrava in città, o

“pari-opportunità” (31), per il convegno organizzato prima dell’estate a cui hanno

partecipato numerose autorità.

Lungo tutto il periodo di monitoraggio abbiamo dunque rilevato in riferimento

a che cosa, quanto e come i media reggiani si siano occupati di temi europei. Alla

fine dell’analisi dei risultati elaborati, è possibile concludere con una serie di

riflessioni, in modo da poter trarre delle conclusioni anche in base al background

storico, politico, strategico e sociologico esposto nei capitoli precedenti.

[165]

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[V] Conclusioni

“You can't influence Europe's future from the terraces. You have to be on the pitch and playing hard.”273

– John Major

Giunti alla conclusione del lavoro, facciamo il punto della situazione frutto

delle argomentazioni e delle analisi precedenti.

L’immagine trasmessa dalle parole in citazione di John Major ci sembra

particolarmente vitale, sebbene ricca di voluta enfasi. Le “terrazze” e il “campo di

gioco”: ognuno di noi può limitarsi ad osservare le prese di decisioni in ambito

europeo con la distanza propria di chi assiste ad una partita giocata da altri,

oppure scendere direttamente laddove si definisce, ogni giorno, il futuro

d’Europa. Essere al centro del campo non è da considerarsi un privilegio esclusivo

di pochi eletti: ognuno di noi, in qualità di cittadino di un Paese membro, ha

l’opportunità di far valere i propri diritti e di partecipare attivamente alla vita

comunitaria.

Uno dei problemi focali affrontati è stato appunto il concetto di

distanza/vicinanza del singolo nei confronti delle realtà sovra-nazionale. In questo

senso, come abbiamo visto, il ruolo dei media recita una parte fondamentale,

essenzialmente in due direzioni, sebbene entrambe finiscano per essere

influenzate dal concetto di identità.

Nella prima, è l’istituzione europea ad avvicinarsi verso il cittadino. Il come

questo avviene ne determina l’indice di efficienza. A suo favore l’Unione europea

può disporre di valide risorse, sia puramente economiche sia a livello di

273 “Non si può influenzare il futuro d’Europa dalle terrazze. Bisogna essere sul campo e giocare duro”, frase attribuita a John Major, Primo Ministro del Regno Unito dal 1990 al 1997. Fonte: http://chatna.com/theme/europe.htm

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competenza dirigenziale274, espressione positiva della varietà intrinseca alla sua

stessa natura.

Queste differenze di culture e modi di vita rappresentano al contempo anche la

sfida più grande per una efficace presenza sul territorio. La necessità di ottenere il

più alto grado di condivisione possibile da una ampia gamma di pubblico richiede

di operare in modo incisivo pur restando fedeli al principio di inclusione, ovvero

prestando attenzione a non escludere a priori nessuno.

Si tratta dunque di incentivare un sentimento di identità europea comune

facendo affidamento agli stessi principi che gli ispiratori dell’idea d’Europa

vedevano come elemento di coesione tra popoli. I punti di convergenza del

passato comune, in particolare le drammatiche conseguenze della Seconda Guerra

Mondiale, hanno insegnato che l’unica convivenza possibile è quella pacifica,

animata dal dialogo, dalla mutua e proficua cooperazione.

Il sentirsi cittadini d’Europa non significa dover rinunciare alle proprie

peculiarità nazionali e locali, in quanto si tratta, come osservato nei capitoli

precedenti, di tipologie differenti di identità. A situazione nuova va dunque

associata mentalità e modus operandi consoni all’innovazione in atto.

I simboli ricoprono sì una funzione di rafforzamento, riconoscimento e legame

comune importante, ma ad essi vanno affiancati metodi di comunicazione e auto-

rappresentazione al passo con l’evoluzione della società del terzo millennio.

Questo sembra non essere sfuggito alla Direzione Generale della Comunicazione,

che ha colto le opportunità offerte dal Web 2.0 per dare una nuova immagine

all’istituzione europea. L’attenzione dedicata alla questione del miglioramento del

sito ufficiale Europa.eu, il lancio del canale video EuTube, il blog del

Commissario Wallström mostra la volontà di Bruxelles di avvicinarsi ai cittadini

seguendo quei metodi di fruizione che essi stessi utilizzano e dimostrano di

274 Il bacino nel quale attingere figure dirigenziali ricche di leadership è inevitabilmente più ampio rispetto al singolo stato nazionale.

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apprezzare. La realtà digitale ha assunto dunque un rilievo crescente tra i canali

mediatici, ma non per questo bisogna dimenticarsi di quelli tradizionali, anche in

considerazione della minaccia costituita dal digital divide, ovvero i rischi che la

mancata possibilità di accesso ai nuovi mezzi di comunicazione per qualcuno

possa portare ad una disparità nel diritto di accesso alle fonti del sapere.

In questo senso sia i media tradizionali sia i deputati ad offrire informazione

comunitaria direttamente sul territorio, ovvero gli uffici della rete Europe Direct,

ricoprono una posizione chiave.

A tal riguardo ci ricolleghiamo alla seconda direzionalità, ovvero quella che

vede il cittadino prendere iniziativa e approssimarsi all’istituzione europea. Le

opportunità per vedere soddisfatte le proprie esigenze e richieste di informazioni

sono molteplici. Sebbene i nuovi media godano delle facoltà d’essere

raggiungibili pressoché ovunque e in tempo reale, abbattendo i vincoli territoriali

e temporali, la vicinanza e la familiarità delle fonti informative locali sembrano

godere ancora dei favori del pubblico, in particolare quella fascia di utenza ancora

poco avvezza alle nuove tecnologie.

Da qui l’esigenza di indagare più approfonditamente la dimensione locale,

rifacendoci a quella immagine di “campo di gioco” di Major, sia nelle vesti di

cartina tornasole degli sforzi comunicativi di Bruxelles , sia come base dalla quale

il sentimento-collante di identità europea finisce per rafforzarsi o indebolirsi di

giorno in giorno.

L’analisi del monitoraggio dei media cartacei e digitali di una realtà locale

medio-piccola come Reggio Emilia si è dimostrato utile nel far risaltare alcune

evidenze, tra le quali alcune ben si prestano per considerazioni di carattere

generale.

Innanzitutto, quale tipologia di media locali, tra quelli cosiddetti tradizionali,

ovvero quotidiani cartacei, e fonti informative digitali riservi più spazio a notizie

con riferimenti ai temi europei. Troviamo conferma del discorso riguardo alla

[168]

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posizione predominante dei media classici, anche se la proporzione di circa un

terzo di record totali apparsi su risorse online è comunque un indice di come le

usanze stiano lentamente cambiando.

A trovare maggiore impiego è la consueta forma testuale di articolo, mentre

costruzioni più riflessive (editoriali) o spunti di interattività (interviste, lettere

aperte) si ritagliano uno spazio marginale. I media digitali si mostrano più

predisposti alla diffusione di comunicati stampa, non avendo problemi di

dimensioni né capienza fisica275.

Notizie a carattere europeo emergono soprattutto nel contesto di ambiti

strettamente legati alla natura stessa del territorio locale. Esempio palese in tal

senso è la serie di articoli che riguardano la difesa di un prodotto tipico (il

Parmigiano-Reggiano) in sede europea. Un altro filone d’interesse risulta essere

quello connesso ad eventi o attività dalla connotazione europea che si svolgono

sul territorio reggiano: spesso sono mostrati come occasione di valicare il naturale

“provincialismo” di un agglomerato urbano di medie dimensioni. Assistiamo

dunque a una salvaguardia dei propri tratti caratteristici e contemporaneamente a

un orientamento che tende a ricercare nella dimensione europea nuovi

palcoscenici dove poter competere.

Quest’ultima osservazione si evidenzia anche nelle due modalità di rapportarsi

agli altri nodi della rete europea, una per differenziazione e una per

coordinamento. La prima è per l’appunto la tendenza a difendere la propria

identità: nel caso dei campi nomadi presenti sul perimetro reggiano i media

tendono ad utilizzare per lo più generalizzazioni e a mostrare l’ingresso della

Romania nell’Unione europea come fattore di squilibri e confusione

amministrativa in seno alla comunità locale. Di contro il corollario di iniziative e

eventi, sotto la comune bandiera europea, derivanti dal gemellaggio con la città di

275 L’unica limitazione per ciò che li riguarda è la capacità dell’hard-disk del server sul quale risiedono, ma si tratta comunque di disponibilità enormi.

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Girona è presentato in maniera diametralmente opposta. Non più differenziazione,

ma coordinamento, inteso come propensione all’interesse verso l’altrui diversità:

se tra i termini “rom”, “nomadi”, “zingari” non si faceva molta differenza, ecco

che dei gemellati gironini si specifica l’appartenenza catalana, indagando sulle

origini della manifestazione che andranno a proporre nelle strade di Reggio

Emilia.

Da una parte abbiamo dunque una varietà fonte di problematiche, della quale

non interessa tanto approfondire le cause, ma risolverla nella salvaguardia

dell’ordine pubblico, dall’altra una varietà come opportunità di approfondimento e

riconoscimento internazionale.

Nella prima parte del lavoro si evidenziava come il primo passo per sviluppare

una stabilità sociale duratura in Europa è appunto incoraggiare la consapevolezza

delle diversità dei cittadini europei, e questo passa necessariamente attraverso la

volontà di conoscenza dell’altro. Anche in questo senso il ruolo della

comunicazione filtrata dai media è determinante: con la caduta del Muro di

Berlino, evento cruciale per gli equilibri internazionali, e la successiva rivoluzione

mediatica digitale, non esistono più limitazioni o barriere prefissate per poter

raggiungere o mettersi in contatto con realtà differenti.

Dal momento che l’area potenzialmente sotto l’occhio dei media ha assunto un

perimetro globale, il “come” viene presentata una notizia si rivela questione

ancora di più considerevole. I risultati della ricerca mostrano tendenzialmente una

certa neutralità, o comunque poca propensione a sbilanciarsi esplicitamente nei

riguardi degli argomenti europei. Notizie che toccano l’area economica appaiono

come quelle connotate in maniera più negativa, probabilmente anche a causa della

difficile situazione dei mercati internazionali. Ancora più nettamente, i record

appartenenti alla macro-categoria riguardante cultura e ambiente sono emersi

come quelli connotati più positivamente. In particolare, le iniziative verdi e le

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linee guida europee in materia ecologica hanno ottenuto ottima risonanza sui

media.

Nel tag cloud delle parole chiave identificate assieme a termini inerenti per

l’appunto questioni ambientali, abbiamo notato il predominio di parole

riconducibili alla sfera amministrativa locale, Provincia e Comune. Possiamo

ipotizzare che la tendenza sia quella di non far mancare attenzione sui fatti con

implicazioni europee se questi sono strettamente connessi con il territorio urbano,

in particolare con le sedi di governo locale.

L’importanza di essere presenti nel cuore dei nodi cittadini della vasta rete

europea è dunque ribadita ancora una volta, secondo la quella prospettiva glocal

che abbraccia nel contempo globale e locale, adottando strategie comunicative su

scala universale pur tenendo conto delle singole differenze degli specifici contesti.

Questa è anche la linea-guida seguita dalla Rete Europe Direct, che offre sia la

possibilità di contatto via numero telefonico centrale o attraverso i servizi online,

sia un network di uffici dislocati direttamente nelle città d’Europa, ognuno attento

a modellare, per quanto possibile, la propria offerta di servizi in base alle esigenze

della realtà locale.

Se le strategie di comunicazione intraprese dall’Unione europea sembrano

dunque aver imboccato la strada più appropriata in relazione al proprio contesto e

alla situazione venutasi a creare nell’epoca della digitalizzazione, restano alcuni

punti critici e domande aperte.

Per prima cosa, la necessità stessa di appellarsi all’identità europea denota una

carenza di coesione interna percepita: questo come abbiamo visto è dovuto sia alla

varietà caratteristica delle nazioni europee sia all’origine della costituzione

dell’Unione. Essa, nella prima forma di aggregazione sotto il nome di CECA, era

inizialmente una comunità basata su legami economici, necessari per una ripresa

complessiva della sofferente industria post-bellica europea. L’iniziativa era partita

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principalmente dai vertici politici276, non da moti di sentimento popolare figli di

una presa di coscienza collettiva, come accadde per esempio con la Rivoluzione

Francese. Viene dunque a mancare, nei primi passi di quella che diventerà

successivamente l’Unione europea vera e propria, una reale consapevolezza nello

strato sociale più legato agli aspetti quotidiani di ciò che stava accadendo nelle

cosiddette “terrazze” amministrative.

Al contrario, nei Paesi che dopo la divisione di Berlino e dell’intero continente

in due zone di influenza, una legata ai principi di democrazia e libero mercato, e

l’altra sotto ascendenza sovietica, si trovarono sotto quest’ultima, gli interventi e

l’attivismo politico-sociale che contribuirono poi al rovesciamento dei regimi

comunisti arrivarono soprattutto dal basso.

Oggi i due poli, una volta divisi, sono oramai riuniti sotto la stessa bandiera, se

pensiamo ai recenti ingressi nella Ue del 2004 di Estonia, Lettonia, Lituania,

Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria (oltre a Cipro, Malta e Slovenia)

e di Bulgaria e Romania nel 2007. Il background di popolazioni dalla storia così

differente può essere allo stesso tempo motivo di disomogeneità e una occasione

per conoscere l’altrui diversità. L’allargamento ad est costituisce dunque un

fattore di rischio, inteso come prova per testare il livello di compattezza e di

efficacia del sistema-Europa.

In tal senso le nuove tecniche di comunicazione possono svolgere una funzione

coadiuvante per gettare le basi verso una vera e propria sfera pubblica europea,

della quale al momento si sente la mancanza. Testate giornalistiche o canali

televisivi a spettro europeo hanno ancora scarsa popolarità, anche se un tentativo

precursore degno di menzione è rappresentato dal servizio Europe by Satellite277,

lanciato nel 1995, canale informativo promosso direttamente dall’istituzione

europea raggiungibile sia via satellite sia via streaming internet.

276 I già citati Jean Monnett e Robert Schuman, ministro degli esteri Francese. 277 http://ec.europa.eu/avservices/ebs/schedule.cfm

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Una delle difficoltà maggiori nel promuovere e far funzionare un progetto di

questo tipo è di carattere linguistico e culturale: inevitabilmente la necessità di

rendersi comprensibili alla maggior audience possibile comporta sia un notevole

dispendio di energie in fase di traduzione sia l’esigenza di trattare argomenti che

possano dimostrarsi appetibili a un pubblico variegato e dalle abitudini

estremamente eterogenee. I mezzi di comunicazione per trasmettere le

informazioni in linea ipotetica non mancano, il nodo della questione appare più

incentrato sul versante contenutistico.

Questo discorso sui mezzi vale anche per la scala locale reggiana: quattro

quotidiani cartacei per una città che conta circa 160 mila abitanti sono una

ricchezza di fonti, ma questa abbondanza non si traduce automaticamente in un

più ampio spettro di argomenti trattati per quel che riguarda i temi europei. Anzi,

abbiamo riscontrato una varianza modesta nella citazione dei riferimenti-ancore,

con il netto predominio del termine, a volte utilizzato in accezione generica, del

termine “Unione europea”.

L’istituzione sovra-nazionale all’occhio dei media locali ha spesso infatti

contorni poco definiti, che si prestano ad essere stereotipizzati. Europa è ora il

ring dove si combattono battaglie legali a difesa dei propri prodotti, ora termine di

paragone per la crescita economica nazionale, ora autorità che tramite patrocinio

dona prestigio ad un evento. Stefano Rolando278 parla di “culture” e “stereotipi”,

intendendole come fonti di comunicazione. La prima è caratterizzata dalla

capacità di re-interpretare nel tempo una tradizione, rendendosi così “motore del

cambiamento”279, nel segno della progettualità. La seconda è assenza di progetto,

percezione di identità scarsamente suscettibile di modifica. Per il mondo dei

media è molto più semplice affidarsi a questi ultimi, in quanto portano con sé in

278 Rolando, S., Cultura e stereotipi come fonti di comunicazione transnazionale in Europa,., in Rolando S., Lio, E., ibidem. 279 Ibidem.

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dote “una domanda già consolidata”280. Fondamentale è perciò stimolare il

sistema affinché i progetti culturali continuino a contribuire al processo di

integrazione, anche attraverso la conquista di spazi maggiori sui canali

informativi.

È dunque sul “campo di gioco”, avvicinando il mondo politico alla realtà

quotidiana, che bisogna adoperarsi, dimostrandosi pronti a recepire le novità

sociali pur senza dimenticarsi del terreno comune che inevitabilmente lega le

nazioni europee, in una collettività sempre più globale nella quale la stabilità

democratica e il rispetto della diversità è patrimonio che tocca direttamente il

benessere di tutti.

280 Ibidem.

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originale, Jenseits von Gut und Böse. Vorspiel einer Philosophie der Zukunft,

1886.

• Passatelli, Monica, An Interview with Jean Baudrillard: Europe,

Globalization and the Destiny of Culture, European Journal of Social Theory

2002.

• Passerini, Luisa, Identità culturale europea, La Nuova Italia, 1998.

• Rolando S., Lio, E., a cura di, Italia-Europa. Identità e comunicazione, Franco

Angeli Civicom, 2000.

• Rolando, S., Cultura e stereotipi come fonti di comunicazione transnazionale

in Europa, in Rolando S., Lio, E., a cura di, “Italia-Europa. Identità e

comunicazione”, Franco Angeli Civicom, 2000.

• Sassatelli, Monica, Identità, cultura, Europa. Le «Città europee della

cultura», Franco Angeli Ed., 2005.

• Stråth, Bo, A European Identity: To the Historical Limits of a Concept, in

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Reggio Emilia, Europa – Comunicare l’identità sovra-nazionale in un nodo locale

Digitale

La validità degli indirizzo dei siti qui presenti è stata controllata il giorno 22

Febbraio 2007. Per motivi di spazio non è stato possibile pubblicare in appendice

il database oggetto di studio, tuttavia per chi fosse interessato è disponibile il

contatto e-mail: [email protected] .

• A site devoted to Rroma, their culture, traditions, history, and current issues:

[http://www.rroma.org]

• Altiero Spinelli:

[http://www.altierospinelli.org]

• Anti Digital Divide Italia:

[http://www.antidigitaldivide.org]

• Associazione piccole e medie industrie di Reggio Emilia:

[http://www.api.re.it]

• Caffè Europa - Webzine di cultura europea e democrazia informata:

[http://www.caffeeuropa.it]

• CIRCA, A collaborative workspace with partners of the European Institutions:

[http://circa.europa.eu]

• Commissione europea - Rappresentanza in Italia:

[http://ec.europa.eu/italia]

• Comune di Reggio Emilia:

[http://www.comune.re.it]

• Council of the European Union - Consiglio dell'Unione europea:

[http://consilium.europa.eu]

[177]

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• Deutsches Historisches Museum Berlin:

[http://www.dhm.de]

• Dizionario De Mauro Paravia:

[http://www.demauroparavia.it]

• Emilianet:

[http://www.emilianet.it]

• é-TV:

[http://www.e-tv.it]

• Eurobarometer – Eurobarometro:

[http://europa.eu.int/comm/public_opinion]

• Europe Direct - Carrefour europeo Emilia:

[http://www.europedirect-emilia.eu]

• Europe Direct:

[http://ec.europa.eu/europedirect]

• European Commission - Commissione europea:

[http://ec.europa.eu]

• European convention - Convenzione europea:

[http://european-convention.eu.int]

• European Journal of Social Theory:

[http://est.sagepub.com]

• European NAvigator – The history of a united Europe on the Internet:

[http://www.ena.lu]

• European Parliament - Parlamento europeo:

[http://www.europarl.europa.eu]

• Eux.tv - the Europe channel:

[http://www.eux.tv]

• Gazzetta di Reggio:

[http://gazzettadireggio.repubblica.it]

[178]

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• Generalitat de Catalunya:

[http://www.gencat.net/index_eng.htm]

• Il Giornale di Reggio:

[http://www.ultimenotizie.net]

• Il portale dell'Unione europea:

[http://europa.eu]

• Il Resto del Carlino Reggio Emilia:

[http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/reggio_emilia]

• Imprenditori, mensile di attualità, cultura, turismo ed economia:

[http://www.imprenditori.it]

• International Paneuropean Union:

[http://www.paneuropa.org]

• Kosmar - Il blog di Markus Angermeier:

[http://kosmar.de]

• La Gabella, Associazione di idee:

[http://www.gabella.re.it]

• La Republlica:

[http://www.repubblica.it]

• La Stampa:

[http://www.lastampa.it]

• L'accesso al diritto dell'Unione europea:

[http://eur-lex.europa.eu]

• L'Informazione di Reggio Emilia:

[http://www.linformazione.com/defaultreggio.asp]

• Lisbon strategy:

[http://www.lisbonstrategy.net]

• Margot Wallström’s Blog:

[http://blogs.ec.europa.eu/wallstrom]

[179]

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• National archives and records administration

[http://www.archives.gov]

• Obee's history page:

[http://web.jjay.cuny.edu/~jobrien/index.html]

• openDemocracy - free thinking for the world:

[http://www.opendemocracy.net]

• Portale del Consiglio d'Europa:

[http://www.coe.int]

• Press Line:

[http://www.presslineiga.it]

• Project Gutenberg - Collection of free electronic books:

[http://www.gutenberg.org]

• Provincia di Reggio Emilia

[http://www.provincia.re.it]

• Radio Prague's History OnLine Virtual Exhibit:

[http://archiv.radio.cz/history]

• RedAcon, Redazione della Cooperativa Novanta:

[http://redacon.radionova.it]

• Reggio nel Web, Il settimanale on-line di Reggio Emilia:

[http://www.reggionelweb.it]

• Reuters - World news:

[http://www.reuters.com]

• Sesto Potere - Infomedia Italia:

[http://www.sestopotere.com]

• Sign and Sights - Let's talk European:

[http://www.signandsight.com]

• Solidarność:

[http://www.solidarnosc.org.pl/en]

[180]

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• Tagcrowd:

[http://tagcrowd.com]

• Technorati:

[http://technorati.com]

• TeleReggio:

[http://www.telereggiofiga.it]

• The Berlin Wall:

[http://www.berlin.de/mauer/index.en.html]

• The Institute for the History of the 1956 Hungarian Revolution:

[http://www.rev.hu]

• The Travistock Institute – London:

[http://www.tavinstitute.org]

• Transnational Communities Programme - UK Economic and Social Research

Council:

[http://www.transcomm.ox.ac.uk]

• Union Romani:

[http://www.unionromani.org/pueblo_in.htm]

• University of Twente - Communication theories:

[http://www.tcw.utwente.nl/theorieenoverzicht]

• Via Emilia Affari - Affari CentroNord:

[http://www.viaemiliaaffari.tv]

• Youtube - eutube's Channel:

[http://www.youtube.com/EUtube]

• Youtube:

[http://www.youtube.com]

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Ringraziamenti

Ringraziamento scontato nella forma ma sincero e doveroso nella sostanza ai

miei genitori e ai miei familiari per aver reso possibile il proseguimento e la

conclusione dei miei studi.

Ringrazio il mio relatore, Prof. Giancarlo Corsi, per la disponibilità e la cortesia

dimostrata nei miei confronti.

Un grazie di cuore a tutto lo staff dell’ufficio Europe Direct – Carrefour

europeo Emilia di Reggio Emilia, per il costante aiuto gentilmente prestatomi

nella stesura di questo lavoro e per l’eccezionale accoglienza ricevuta durante il

periodo di stage.

Vi sarebbero poi parecchie persone, molte delle quali incontrate per la prima

volta proprio in ambito universitario, cui esprimere la mia gratitudine per

l’inestimabile valore della loro amicizia e conoscenza. L’elenco sarebbe lungo e

probabilmente noioso, quindi un grazie, in ordine strettamente alfabetico, a chi

intendo io di: Bibbiano, Castelnovo di Sotto, Campogalliano, Lesignano Bagni

(“Les Beach”), Gonzaga, Modena, Novellara, Parma, Poviglio, Reggio Emilia (in

particolare i ragazzi del Liceo e “Spidibizzo”, negli ultimi mesi un recordman di

presenza come me all’ex Caserma Zucchi), Rivalta (“the Old one”, feudo

condiviso con il Butch bro), Rubiera (“la Contea”), San Damaso, Sant’Ilario,

Sassuolo. Indistintamente, nel bene e nel male, chi più chi meno, tutti mi avete

trasmesso ed insegnato qualcosa, e di questo vi sono grato.

In un certo senso, riprendendo la citazione che apriva il lavoro, sarò sempre

felice di conoscervi per la prima volta.

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