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    Referendum del 17 aprile 2016:

    un vademecum per un’igiene del dibattitosul futuro energetico dell’Italia

    di Emiliano Morgia

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    Nota iniziale:

    Le opinioni espresse qui di seguito sono prettamente personali: non sono, quindi, in alcun mododa ritenersi rappresentative di quelle d’altri. Spero sinceramente che queste poche considerazioni possano essere utili per stimolare un dibattito aperto e civile sui contenuti del referendum, troppo

    spesso dimenticati in favore dei facili slogan.

    Queste righe sono dedicate alle persone che – volendomi bene – mi hanno educato alla curiosità,all’amore per la scienza e al pensiero critico.

    EMMarghera, 30/03/2016

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    1. Introduzione, ovvero: perché?

    “E’ più facile ingannare le persone che convincerle d’essere state ingannate.”Mark Twain

    Già, perché mai scrivere qualcosa sul referendum del prossimo 17 aprile? Giornali e riviste traboccano diarticoli sull’argomento, mentre sui social network pullulano gli hashtag #NoTriv e #StopTrivelle. Quindi:c’era davvero bisogno dell’ennesimo pippone sulle trivelle?, vi starete chiedendo. La risposta, visto chelo sto scrivendo, è ovviamente sì:

    Figura 1 - L'armadillo di Zerocalcare spiega i presupposti di questo vademecum

    Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro.

    Inizio cospargendomi il capo di cenere e facendo un’ammissione di colpevolezza: sono un ingegneremeccanico e lavoro da un paio d’anni nel vituperato settore oil & gas. A dirla tutta, non ho particolaricompetenze in fatto di trivellazioni: finora mi sono occupato per lo più di sicurezza di processo per lemacchine e gli impianti di varo tubi.

    In soldoni: non estrazione di petrolio o gas, bensì posa di pipelines .

    Figura 2 - Nave per il varo tubi ad S ( S-lay )

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    OK. Adesso che mi sono tolto questo peso (e che i miei lettori ambientalisti hanno finito di scandalizzarsistracciando le proprie vesti come Caifa nel Sinedrio), possiamo andare avanti.

    Nonostante il mio attuale lavoro, non penso di poter essere accusato di sostenere i combustibili fossiliper partito preso: anzi, occupandomi di sicurezza di processo, sono semmai molto sensibile ai problemi

    di impatto ambientale. Né ho timore – e lo dico a chi ritiene il settore dell’oil & gas ormai moribondo –di rimanere disoccupato: tutti gli studi autorevoli suggeriscono che, con l’attuale ritmo di sfruttamento,le riserve di greggio dureranno ancora a lungo. In ogni caso, il settore delle costruzioni offshore (e ancordi più quello della sicurezza) ha davanti a sé un futuro promettente anche con le fonti rinnovabili:

    Figura 3 – Installazione del jacket di una piattaforma petrolifera (a sinistra) e di una turbina eolica (a destra)

    Ma al di là di un mio possibile “conflitto d’interessi”, come mai è così difficile parlare di argomenti comequesto in Italia? E’ una domanda che, negli anni, mi sono fatto a più riprese.

    Purtroppo quello dell’energia è un argomento difficile: è quasi impossibile semplificare senza che vadaperso qualcosa di essenziale. C’è la termodinamica, ci sono gli aspetti ingegneristici, c’è la questione deirischi legati alla sicurezza e all’impatto ambientale, ci sono le considerazioni economiche… e molto altro!

    Cosa dire, quindi, di quello che leggiamo sui giornali e sui social o vediamo nei talk shows? Come diconodalle mie parti (Catania, prov. di Tripoli), scura u cori 1: come già per il nucleare nel 2011, tutti schierati apriori – e violentemente – pro o contro. E non certo in ragione di conoscenze tecniche, ma in base allaideologia politica e al tornaconto elettorale: infatti, se c’è qualcosa che in Italia può far perdere voti èdichiararsi a favore di una piattaforma petrolifera o di una centrale nucleare. E’ persino più impopolaredi adescare delle minorenni “nipoti di premier egiziani”…

    Figura 4 - Il maggiore statista italiano degli ultimi 150 anni

    1 Il cuore si rabbuia, in preda allo sconforto.

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    Anche le celebrità non perdono l’occasione per schierarsi (e farsi pubblicità?) sul referendum: cantanti,attori ed attrici, comici e comiche, modelle, soubrette e chi più ne ha più ne metta: the more the merrier .E naturalmente tutti lamentano una scarsa informazione sul referendum, pur essendo loro stessi i primia pubblicizzarne unicamente la data (ed eventualmente la loro presa di posizione) ma non i contenuti.

    Ciò si unisce ad una tendenza (mi duole ammetterlo, tipica degli italiani) di ritenersi “esperti” di qualsiasicampo: donne, calcio, politica (interna ed estera), ancora donne e naturalmente anche energia. Chi nevolesse la prova non deve far altro che osservare – anche in modo distratto – i social network: sonoappena trascorsi pochi giorni dall’attentato di Bruxelles e, a giudicare dai post su Facebook, sono tutti exoperativi del Mossad.

    Ma andiamo al sodo.

    Queste mie poche righe vogliono esporre (in maniera pietosamente incompleta ma cercando di nontralasciare aspetti davvero importanti) alcune informazioni a mio avviso utili per esprimere un parereinformato il prossimo 17 aprile. Chi vuole capire davvero come stanno le cose e non ripetere come un

    pappagallo cose sentite da altri deve informarsi sul serio: spero che questo piccolo vademecum (ma, sevolessi prendermi sul serio, l’avrei chiamato divertissement ) possa essere un primo e divertente passo.

    2. L’energia: una brevissima (ma necessaria) premessa

    Guardate, giuro che sarà breve e indolore. OK, il più indolore possibile .

    Che cos’è l’energia? Vi siete mai soffermati su questa domanda? A me è capitato di rifletterci ed eccocosa sono arrivato a concludere. L’energia è come la stupidità altrui o la pornografia: non siamo in gradodi darne una definizione precisa, ma siamo senz’altro capaci di pensare a qualche esempio…

    Figura 5 – Esempi: “il Trota” e Moana Pozzi

    Per le matricole dei corsi di laurea di fisica ed ingegneria, l’energia viene definita come la “capacità dicompiere un lavoro”. Ma ora è giunto il momento di fare coming out : nessuna matricola ha mai davverocapito questa definizione. Cosa sarà mai la “capacità” di compiere lavoro? E poi su, siamo realistici: oggicome oggi, è già un miracolo trovare un lavoro! Figuriamoci compierlo…

    La miglior definizione “operativa” di energia nella quale mi sia capitato di imbattermi è senz’altro quelladel fisico Richard Feynman:

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    “C’è un fatto, o se volete una legge, che governa i fenomeni naturali sinora noti. Non ci sono eccezioni a questalegge, per quanto ne sappiamo è esatta. La legge si chiama conservazione dell’energia ed è veramente una ideamolto astratta, perché è un principio matematico: afferma che c’è una grandezza numerica che non cambiaqualsiasi cosa accada. Non descrive un meccanismo o un qualcosa di concreto: è solo un fatto un po’ strano:

    possiamo calcolare un certo numero e, quando finiamo di osservare la natura che esegue i suoi giochi, e

    ricalcoliamo il numero, troviamo che non è cambiato”2

    . Da ciò spero vi sia chiaro che, a dispetto della familiarità che tutti noi ostentiamo con essa, l’energia è unconcetto molto sfuggente. In più abbiamo intuito un affascinante legame filosofico: l’energia (qualunquecosa essa sia) è in qualche modo figlia dell’ invarianza temporale delle leggi fisiche 3.

    Come un artista dei travestimenti, l’energia assume molte forme: i fisici e gli ingegneri parlano di energiameccanica, gravitazionale, chimica, elettromagnetica, termica, nucleare etc. Agli scopi di quello che diseguito diremo, tuttavia, un fatto è senz’altro da tenere a mente: attraverso il suo sfruttamento a livelloindustriale, l’energia ci consente di trasformare le materie prime in prodotti e di erogare una quantità diservizi utili a noi tutti.

    Lo sfruttamento delle fonti fossili, in particolare, ha permesso l’inarrestabile sviluppo economico duratodalla prima rivoluzione industriale (1760-1830 ca.) ai giorni nostri.

    3. Golfo del Messico, ovvero: il peccato originale

    Tutto è cominciato nelle acque del golfo del Messico il 20 aprile 2010, sulla piattaforma petroliferaDeepwater Horizon : un’esplosione devastante ha ucciso 11 lavoratori e ne ha feriti 17.

    Figura 5 - La piattaforma Deepwater Horizon dopo l'esplosione

    Il nome della piattaforma era appropriato. Si trovava in alto mare: invisibile dalle coste della Louisiananonostante i suoi quasi cento metri di altezza. Data la profondità del fondale, la piattaforma non vi eraappoggiata, ma galleggiava sopra 1500 metri d’acqua: un lungo tubo flessibile la collegava al giacimento,a sua volta collocato altri 5500 metri sotto il fondale marino.

    2 Richard P. Feynman, Sei pezzi facili , Adelphi3 A chi voglia approfondire l’argomento e non tema derivate, integrali ed altre diavolerie-che-mannaggia-a-Leibniz-non-poteva-farsi-un-po’-di-cazzi-suoi?, suggerisco: Lev D. Landau, Corso di fisica teorica: Meccanica , Editori Riuniti

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    Ma cos’è andato storto?

    Per via del peso della roccia sovrastante, il petrolio dentro il giacimento era sottoposto ad una pressioneenorme. Quando l’impianto è esploso, il tubo si è squarciato e il petrolio ha iniziato a fuoriuscirne con ilritmo impressionante di circa cento litri al secondo.

    Ripensate ai vostri vecchi numeri di Topolino, in particolare alle storie su Zio Paperone. Quando una dellesue trivelle raggiungeva una sacca di petrolio ad alta pressione, il greggio schizzava fuori controllo versol’alto, innaffiando (orrore!) il terreno circostante e il felicissimo papero imprenditore.

    Figura 6 - Blow-out di un pozzo secondo Zio Paperone

    Tra gli addetti ai lavori, gli impianti siffatti sulla terraferma si chiamano pozzi ad eruzione spontanea.Arrestare una fuoriuscita del genere è già una faccenda complicata sulla terraferma 4: figuratevi, invece,che incubo dev’essere stato gestire una testa pozzo situata sotto circa un chilometro e mezzo di acquasalata. Solo alcuni veicoli automatici, controllati in remoto, potevano scendere e scattare fotografie:

    Figura 7 - Blow-out di un pozzo deep-water nella realtà

    4 Per questo motivo, gli impianti di perforazione moderni sono dotati di sofisticati sistemi di sicurezza e di barriereaventi l’obbiettivo di monitorare lo stato del pozzo e di prevenirne il blow-out .

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    La fuoriuscita di petrolio è stata infine arrestata il 15 luglio 2010, dopo quasi tre mesi di tentativi. In quelgiorno David Axelrod, consulente del presidente Obama, ha dichiarato che quella del golfo del Messicoera stata la “maggiore catastrofe ambientale di tutti i tempi” 5.

    Qual è stato il danno reale? Si stima che la quantità di petrolio riversata in mare sia stata di circa 950

    milioni di litri: quasi 1 milione di metri cubi. Ma quali sono stati gli impatti sull’ecosistema?

    Ora, dal momento che l’argomento è molto sensibile, permettetemi di dirvi in modo chiaro che cosa nonintendo sostenere: non ritengo affatto che l’accaduto vada derubricato come un qualsiasi incidente nelsettore petrolifero e non voglio sminuirne la gravità. La fuga è stata enorme e ha senza dubbio causatodanni alla flora e alla fauna del golfo del Messico.

    E, ça va sans dire , non voglio assolutamente che una cosa simile possa accadere ancora in futuro.

    Figura 8 - A scanso di equivoci

    Ma siamo proprio certi che sia stata la “maggiore catastrofe ambientale di tutti i tempi”? Voglio dire, anaso sembra un’espressione molto drastica: siamo sicuri che non sia dettata da un approccio emotivo (omagari elettorale…) bensì suffragata dai dati?

    Cominciamo dalla domanda con la “D” maiuscola: dov’è finito tutto il greggio fuoriuscito? La risposta,come sempre in questi casi, non è una sola: un po’ è evaporato, un po’ si è disperso in mare, un po’ èaffondato ed un altro po’ è stato rimosso grazie agli sforzi per ripulire il mare.

    Come molti di voi sapranno, il greggio è formato da una miscela di composti chimici detti idrocarburi:sono molecole costituite da una catena di atomi di carbonio circondata da un “rivestimento” di atomi di

    idrogeno. Nella specie, il petrolio è un liquido più leggero dell’acqua e dunque galleggia: ecco perché lamacchia nera del riversamento era visibile nelle immagini satellitari. E proprio come la comune benzina,dopo un po’ di tempo tende ad evaporare.

    5 Dal sito web Sound politics: Sound Commentary on Current Events in Seattle, Puget Sound and Washington State ,15 luglio 2010.

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    Quando è abbastanza spesso, lo strato di greggio sulla superficie dell’acqua può essere bruciato:

    Figura 9 - Chiazza di greggio bruciata

    Le molecole più pesanti (a spanne, quelle contenenti 20 o più atomi di carbonio) coagulano formando

    blocchi di catrame e i blocchi con densità maggiore di quella dell’acqua affondano. Una volta sott’acquail catrame viene attaccato da batteri che lo digeriscono. Tutto qui? Ma allora perché usare i tensioattivi?,mi chiederete. Lo scopo di questi tanto vituperati prodotti chimici era d’impedire che il greggio formasse“coaguli” troppo grandi: i batteri che digeriscono il petrolio, infatti, possono aderirvi solo attraverso lasuperficie esterna. Quindi i “coaguli” più grandi vengono degradati più lentamente.

    Figura 10 - Aereo che deposita sostanze tensioattive su una chiazza di greggio

    La domanda successiva, naturalmente, è: quanto impiegano questi batteri a degradare completamentequesti pezzi di catrame? Al momento questa domanda non ha una risposta certa, anche perché è moltodifficile monitorare le profondità oceaniche.

    Tuttavia, l’abilità di questi batteri nel digerire il petrolio ha sorpreso molti: teniamo conto del fatto che ilgolfo del Messico si è ristabilito in poco tempo dopo altre fughe di greggio, come il disastro della Ixtoc 1 nel 1979 6.

    6 Più informazioni al riguardo qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Ixtoc_I_oil_spill

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    https://en.wikipedia.org/wiki/Ixtoc_I_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Ixtoc_I_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Ixtoc_I_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Ixtoc_I_oil_spill

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    “E gli strati più sottili?”, direte. Questi si disperdono o dissolvono nell’acqua, rendendola potenzialmentetossica. “Ahah! Lo sapevamo… brutto petroliere schifoso! Presto, tagliategli la testa!”

    Figura 11 - La Regina di Cuori sposa il vostro fervore ambientalistico

    Piano. Prima che mi decapitiate, suggerisco di fare una stima adottando un atteggiamento prudenziale :supponiamo per un momento che l’intera quantità di greggio fuoriuscita (950 milioni di litri), piuttostoche evaporare, essere bruciata o affondare, sia distribuita in maniera uniforme sull’area di estensionemassima della “marea nera” rilevata sulle immagini satellitari (circa 26'000 km 2).

    OK, OK: l’ho già capito che siete pigri. Il calcolo è presto fatto:

    950 milioni di lt ≈ 1 milione di m 3

    26'000'000 km 2 = 26'000'000'000 m 2

    s = 1'000'000 m 3 di greggio/ 26'000'000'000 m 2 = 0,038 mm

    Ebbene lo strato di petrolio corrispondente avrebbe uno spessore dell’ordine del centesimo di millimetro,lo spessore tipico di un foglio di carta. Abbastanza sottile che, se si fosse dissolto anche solo nel volumedi acqua sottostante (ricordate che lì il mare è profondo un chilometro e mezzo…), la concentrazione diidrocarburi sarebbe stata diluita fino a meno di una parte per milione: un livello comunque dannoso mainferiore ai limiti di tossicità.

    OK, mi direte: ma la distribuzione del greggio non era uniforme come dici e ha senz’altro avuto un graveimpatto sulla flora e sulla fauna:

    Figura 12 - Pellicano coperto di greggio nel golfo del Messico

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    Vero. Ma quanto grave? Perdonatemi questa deformazione professionale, ma sono abituato a valutarele cose in base a qualcosa di oggettivo e misurabile. Nel complesso pare che siano stati raccolti i cadaveridi oltre seimila animali, per lo più uccelli. L’immagine straziante del pellicano zuppo di petrolio qui sopraè stata pubblicata un po’ ovunque. Ma come possiamo capire questo dato? Voglio dire: è poco o tanto?

    Tenetevi forte: secondo i dati della US Fish and Wildlife Service , l’agenzia statunitense per la pesca e lafauna selvatica, le finestre a vetri degli edifici negli States uccidono ogni anno (!) tra i cento milioni e ilmiliardo di uccelli. Esatto: avete letto bene.

    E un altro centinaio di migliaia di uccelli muore intrappolato nelle reti per la pesca… curioso, vero?

    Fast forward , 2011: appena un anno dopo il disastro di Deepwater Horizon , il governatore della LouisianaBobby Jindal ha dichiarato con solennità la rinascita della regione. I media locali ne hanno celebrato laguarigione mangiando a quattro palmenti gamberetti pescati nel golfo. Edward Overton, ecologista eprofessore alla Louisiana State University, ha affermato che gli effetti sull’ambiente si erano dimostratidi gran lunga inferiori a quelli causati dal disastro della Exxon Valdez in Alaska, nel 1989 7 8.

    Ribadisco ancora una volta che non voglio in alcun modo sminuire la portata del disastro del golfo delMessico: la fuga di petrolio è stata senz’altro dannosa per l’ambiente. Ma la sua esagerazione mediaticanon ha forse esacerbato il problema? I danni al settore turistico sono stati causati solo dal greggio o, inparte, anche dalle dichiarazioni esagerate del governo?

    Per i leader politici, sempre a caccia di voti, è di certo allettante essere estremamente prudenti e agireassumendo che si realizzerà lo scenario peggiore fra quelli ipotizzabili. Ma in questo approccio è insito ilpericolo che, attraverso i media, venga veicolato al pubblico il messaggio secondo cui il peggior scenariopossibile diventa anche il più probabile.

    4. Il panorama energetico, ovvero: perché ancora idrocarburi

    “Il guaio di molti non è ciò che non sanno, ma la quantità di cose che credono erroneamente di sapere.”Josh Billings

    Partiamo da qualche numero. Lasciamo per un momento da parte i trasporti e chiediamoci: come vieneprodotta tutta l’elettricità che consumiamo a livello mondiale?

    Secondo i dati della IEA (2010), la torta è suddivisa grossomodo così: per il 40,6% con il carbone, per il20,8% con il gas naturale e per il 4,7% con il petrolio. Il resto con rinnovabili e nucleare. Quest’ultimo èuna fonte importante per molti Paesi (ad es. Francia, Giappone e Stati Uniti) ma è al momento espunto

    dall’equazione energetica dell’Italia. Ma guardiamo ancora meglio…

    Il peso totale dei combustibili fossili sul kWh elettrico è del 66,1%. A metà degli anni ‘90 era del 63,1%:ciò significa che, in soli quindici anni, questo “sporco” trio ha aumentato la propria quota di ben 3 punti

    7 Kathy Finn, Gulf Gets Taste of Recovery One Year after Spill , Reuters 20 aprile 20118 Per approfondire: https://en.wikipedia.org/wiki/Exxon_Valdez_oil_spill

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    https://en.wikipedia.org/wiki/Exxon_Valdez_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Exxon_Valdez_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Exxon_Valdez_oil_spillhttps://en.wikipedia.org/wiki/Exxon_Valdez_oil_spill

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    percentuali… e su una torta che si è ingrandita del 50% 9! In soldoni: più della metà della nuova potenzainstallata nel mondo in questo lasso di tempo è alimentata a combustibili fossili.

    Ma non è finita: nei trasporti, i combustibili liquidi (benzina, diesel, combustibile per l’aviazione) giocanosenz’altro la parte del leone! Ed ecco un fatto curioso. Adesso viviamo uno storico minimo nel prezzo del

    greggio; tuttavia, fino al 2014, il prezzo di un barile di petrolio si aggirava sui 100 dollari. E, a parità dienergia ottenuta, la benzina finiva per costare tra le cinque e le sette volte più del gas naturale eaddirittura venti volte più del carbone!

    Come mai, ciononostante, abbiamo continuato ad usare la benzina?

    La risposta a questa domanda è semplice: tutte le nostre infrastrutture per i trasporti costruite negliultimi cento anni (oleodotti, raffinerie, stazioni di servizio, distribuzione dei carburanti) sono pensate perruotare esclusivamente attorno alla benzina: riconvertire questo gigantesco sistema da capo a piedi nonè un’impresa facile… siamo bloccati in quello che gli economisti definiscono un mercato energetico nonefficiente . Il tutto dopo anni durante i quali non abbiamo fatto altro che parlare del trattato di Kyoto e di

    effetto serra. Bel risultato… ma come mai le rinnovabili stentano a decollare?

    Alcuni pensano che l’energia proveniente dal Sole, dal vento o quella geotermica (che sfrutta il caloreproveniente dalle viscere calde della Terra) siano gratuite. Ma, com’è ovvio, non sono più gratuite delpetrolio. Il costo del greggio include la sua estrazione, i processi di raffinazione e la sua distribuzione sulterritorio. L’energia solare ha anch’essa costi simili: viene “estratta” da celle fotovoltaiche, processata dadispositivi elettronici come invertitori e trasformatori e infine distribuita attraverso la rete elettrica 10. Almomento la somma di questi fattori è, a parità di energia prodotta, superiore rispetto a quella per il gasnaturale o per il petrolio.

    A questo si aggiunge il fatto che, diversamente da quelli economici, i costi ambientali di queste fonti dienergia più “sporche” ricadono non solo sull’utilizzatore finale ma su tutti noi…

    Figura 13 - Un utilizzatore finale

    9 L’energia totale consumata nel 2010 è circa doppia rispetto a quella consumata nel 1995, a causa dell’aumentatapopolazione mondiale e dell’aumentato fabbisogno di elettricità.10 Per non parlare dei materiali pericolosi impiegati per costruire pannelli fotovoltaici: gallio, arsenico, germanio epalladio sono metalli pesanti il cui smaltimento richiede accurate misure di protezione ambientale (seconde, forse,solo al ciclo di smaltimento dei rifiuti radioattivi).

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    E arridaje!! Ma no, non quell’utilizzatore finale! Una volta tanto che si stava facendo un discorso serio,su… Volevo dire che per il consumatore l’incentivo a preferire fonti energetiche più costose (anche sepiù “pulite”) è davvero ridotto.

    Inoltre, per esaltare le performances delle energie rinnovabili, le associazioni ambientaliste citano spesso

    i numeri della potenza installata. Ma la potenza non è energia: bensì è il prodotto della potenza e le oredi effettivo funzionamento…

    Questa differenza può essere spiegata con un esempio divertente: qual è la differenza tra un candelottodi TNT ed un pacco di Gocciole? Entrambi forniscono energia, d’accordo. Ma quanta, esattamente?

    Figura 14 - Un paragone che mette in dubbio la mia serietà come ingegnere

    Vabbè, ho già capito. Devo fare i calcoli io un’altra volta…

    Densità energetica TNT = 0,755 kWh/kg

    Densità energetica Gocciole = 5,27 kWh/kg

    EGocciole / ETNT = 5,27 kWh/kg / 0,755 kWh/kg = 6,98 .

    Sorpresa!! I biscotti con gocce di cioccolato forniscono quasi 7 volte più energia del peso equivalente diTNT! Non ve l’aspettavate, vero? Eppure qualcosa non quadra… perché non usiamo i biscotti al cioccolatoper scavare gallerie dentro le montagne? La risposta risiede nel concetto di potenza: il tritolo è in gradodi liberare la sua energia molto più velocemente! Una potenza più alta corrisponde ad una forza moltointensa, che è proprio ciò che fa al caso nostro per frantumare la roccia.

    Ma torniamo alle rinnovabili. La Sicilia è sicuramente più soleggiata del Veneto e le isole Eolie sono certopiù ventose di Milano… ma possiamo provare a fare una media. E’ un po’ come il pollo di Trilussa, ma ‘sticazzi (cit.). Nel corso di un anno italiano medio, quanti sono i giorni con condizioni meteo in grado di farfunzionare questi impianti al massimo delle loro potenzialità? Risposta: 1’200 giorni di sole e 2’000 giornidi vento. Significa che i pannelli fotovoltaici o le turbine eoliche hanno un coefficiente di utilizzazionecompreso tra il 14% e il 23%.

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    I problemi di intermittenza ed accumulo che affliggono le rinnovabili, infatti, sono ben noti. Per una datarete elettrica, la quantità di fonti intermittenti direttamente allacciabili ha un limite tecnico. Sul valorepreciso di tale limite c’è discussione tra gli esperti, poiché dipende da “com’è fatta” la rete (ad es.tipologia dei generatori, topologia delle linee elettriche, collocazione sul territorio, capacità del sistemadi controllo e dispacciamento etc.): in ogni caso, però, il superamento di questo limite mette la rete a

    serio rischio di black out .

    Figura 15 - New York durante il black out del 2003

    Nei paesi industriali, dotati di reti elettriche ben strutturate, è stato possibile finora accogliere senza deiparticolari problemi tecnici (anche in ragione di incentivazioni governative). Sta avvenendo, però, che inalcuni Paesi (come l’Italia) la quantità di energia elettrica prodotta da fonti intermittenti diventa semprepiù pericolosamente prossima al limite di cui abbiamo parlato.

    Ciò sta producendo una situazione economica sfavorevole per l’aggiunta di nuovi impianti poiché ora èdivenuto necessario tenere accesi in stand-by, cioè senza erogare energia, alcuni generatori tradizionali(tipicamente di tipo termoelettrico) remunerandoli con una tariffa chiamata capacity payment . Oppurese ne aggiungono altri (ad es. centrali turbogas a avviamento rapido) aventi la sola funzione d’interventoper compensare l’intermittenza della produzione rinnovabile.

    Visti da vicino, i problemi sono sempre meno banali… vero?

    OK, OK, direte voi: ma comunque i combustibili fossili contribuiscono al cambiamento climatico… nonsarebbe meglio ridurne il più possibile l’uso in favore delle fonti rinnovabili? Ecco, questo è un pensieroche condivido: purché, naturalmente, non sia animato da pregiudizi.

    Il che ci porta al capitolo successivo…

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    5. Pregiudizi, ovvero: la natura non esiste

    Marlon Brando: “Voglio brindare alla nostra vita in campagna!”Maria Schneider: “Ah, sei amante della natura.”

    Ultimo tango a Parigi

    Newsflash , gente: la natura non è quella della Disney. Mi dispiace…

    Figura 16 - Aspettativa non realistica di natura

    E’ un’idea che troviamo difficile scrollarci di dosso, sembra scritta nel nostro DNA: “naturale = buono”. Eperché non dovrebbe essere così? Quando diciamo che una cosa è naturale, è come se noi affermassimoche appartiene ad un λόγος , ad un ordine che esiste da sempre e non è mai mutato.

    A volte facciamo il passo più lungo della gamba e usiamo il concetto di “natura” per rafforzare concetti eidee che appartengono solo a noi. Per i segregazionisti americani, ad esempio, era naturale che i “negri”fossero sottoposti ai bianchi. Oggi per alcuni conservatori (ironicamente provenienti dai medesimi Statinei quali imperversavano i segregazionisti…) non è naturale che due uomini o due donne si sposino.

    Altre persone (come i promotori del “sì” al referendum del 17 aprile) trovano innaturale che si estraggapetrolio dal sottosuolo. Ma è davvero così? Eppure il petrolio è stato anch’esso, a suo tempo, una fontealternativa: fino alla metà del diciannovesimo secolo, il miglior combustibile utilizzato per l’illuminazionedelle case e dei luoghi di lavoro era l’olio di balena.

    Col passare degli decenni, però, i migliori esemplari di cetacei erano sempre più scarsi: il problemaall’epoca fu vissuto coma una vera e propria crisi dei combustibili. Le scorte di olio di balena raggiunseroun picco intorno al 1845, per poi decrescere inesorabilmente. Di conseguenza il suo prezzo conobbeun’impennata, fino a raddoppiare nel 1852. Ma nel '59 la scoperta di abbondante petrolio in Pennsylvaniarappresentò un’eccellente soluzione al problema: infatti, già alla fine di quell’anno, la sua produzione

    aveva già scavalcato il picco di quella d’olio di balena.

    “Come sarebbe a dire?”, vi domanderete. “Vuoi forse sostenere che, se mi piacciono le mele biologichee sono contrario alle trivelle, allora sono anche per la caccia alle balene o per tenere mia moglie in casa alavare i piatti?”. Ovviamente no. Dico solo che spesso la natura diventa uno schermo su cui proiettiamole nostre aspettative: chiamiamo “naturale” tutto ciò che troviamo bello, buono e giusto.

    Ma è davvero così? Davvero la natura è buona e bella?

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    Cambiamo per un momento scenario: state facendo un bel safari nel deserto del Sahara. Si avvicina l’oradel tramonto e decidete di invertire la rotta per rientrare nella città più vicina.

    Figura 17 - Safari nel deserto

    Quando ad un tratto… il motore della vostra jeep inizia a tossire come un fumatore incallito e poi siferma. Niente da fare, non si riavvia: avete fatto male i calcoli e il gasolio è finito. Non avete più acqua o

    cibo e, naturalmente, in giro non c’è un’anima a cui possiate chiedere aiuto. Provate a riflettere: perripercorrere a piedi la strada che avete fatto all’andata ci vorrebbero ore e non avete con voi abiti perpassare la notte nel deserto.

    Istintivamente portate la mano al telefono cellulare… meno male! Siete stati previdenti: la sua batteria èancora carica. Ma chiaramente non c’è campo. I campi elettromagnetici, contro i quali tanti strali avetescagliato quando l’amministratore voleva far installare quel ripetitore sul tetto del vostro palazzo, ora vihanno del tutto abbandonato. Siete persi nel deserto: un ambiente estremamente arido e ostile, anchese privo di qualsiasi emissione nociva (comprese, purtroppo, quelle del motore della vostra jeep e delvostro cellulare…). Forse, prima che moriate di sete, qualcuno dei vostri compagni di viaggio rimasti in

    città noterà la vostra assenza e si precipiterà a cercarvi.Nel frattempo, spero che avrete iniziato ad apprezzare la bellezza degli idrocarburi e dei campielettromagnetici: solo grazie ad essi, infatti, è anche lontanamente possibile che voi possiate “godere”del vostro safari. Altrimenti, il deserto è per voi solo un luogo di morte.

    6. Il quesito referendario del 17 aprile 2016

    Ed ecco che, con un salto in avanti che a confronto i film di Tarantino me spicciano casa, ci riproiettiamosull’oggi e diamo improvvisamente un senso ai capitoli precedenti. Per cosa si voterà il 17 aprile?

    Figura 18 - Pulp Fiction : rapina nella tavola calda

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    Prima del quesito, un po’ di storia. Nel 2010, subito a valle del disastro nel golfo del Messico, il decretoPrestigiacomo stabiliva la distanza minima di 12 miglia dalla costa per le attività estrattive. In seguito,però, il decreto “Sblocca Italia” ha definito la ricerca e la coltivazione di idrocarburi come un fattore dipubblica utilità e strategico: così facendo, ha di fatto by-passato il decreto Prestigiacomo e reso possibilel’estrazione di petrolio e gas anche entro le 12 miglia.

    Nel settembre del 2015, dieci Consigli Regionali italiani (Abruzzo, Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna,Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise) hanno presentato ricorso contro il decreto “Sblocca Italia”:tuttavia quasi tutti i quesiti del pacchetto originale non sono passati al vaglio della magistratura, ancheperché nel frattempo il Governo ha introdotto aggiustamenti e/o modifiche alle leggi che si chiedeva diabrogare nella direzione richiesta dal referendum (legge di Stabilità 2016).

    E’ rimasto in piedi, quindi, solo il quesito “no-triv”. Esso chiede quanto segue:

    Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17 , terzo periodo del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152“Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015 n. 208

    “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di Stabilità 2016)”,limitatamente alle seguenti parole: “ per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard disicurezza e di salvaguardia ambientale ”?

    Figura 19 - Jack Sparrow condivide la vostra perplessità

    OK, OK: vediamo di riformularlo in maniera più comprensibile:

    Volete che, quando scadranno le concessioni, venga fermata la produzione dei giacimenti in attività nelle acqueterritoriali italiane 11 , anche se c’è ancora gas o petrolio?

    Se vincerà il “sì”, sarà abrogato l’ art. 6 comma 17 del Codice dell’Ambiente , dove si prevede che questetrivellazioni proseguano fino a quando il giacimento lo consente. Tra gli altri, saranno interessati da tale

    misura: il giacimento Guendalina (Eni) nell’Adriatico, il giacimento Gospo (Edison) ancora nell’Adriatico eil giacimento Vega (Edison) davanti a Ragusa.

    Allora: lo scopo di questo vademecum non è quello di dare indicazioni di voto. In uno spirito di indaginescientifica, tuttavia, vorrei sottoporvi alcune mie considerazioni (credo di buonsenso):

    11 Ovvero entro le famose 12 miglia (22,2 km) dalla costa.

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    • Il limite delle 12 miglia introdotto dal decreto Prestigiacomo è un mero conforto psicologico (silegga: misura populista), una coperta di Linus: ricordo che la piattaforma Deepwater Horizon sitrovava a ben 40 miglia dalle coste della Louisiana. Il blow-out di un pozzo come quello del golfodel Messico è un disastro a prescindere dalla distanza dalla costa alla quale si verifichi. Bisogna(com’è sacrosanto) pretendere che tali impianti rispettino alla lettera le disposizioni in materia

    di sicurezza ed impatto ambientale... ma non si pensi che, relegando le piattaforme petrolifereoltre le 12 miglia, si sia risolto il problema.

    • Secondo la propaganda del “sì”, le piattaforme entro le 12 miglia soggette a referendum copronouna frazione infinitesimale della produzione nazionale. Ora, mentre è vero che per il petrolio inumeri in ballo sono abbastanza marginali, per il gas le cose stanno diversamente: qui sotto latabella con i dati della Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche (DGRME):

    • Guardiamo meglio l’aspetto energetico. Se impiegassimo i 1'210 milioni di metri cubi l’anno (cheverrebbero bloccati dal “sì”) interamente per generare energia elettrica, otterremmo circa 5,2TWh l’anno 12. Per mettere il dato in prospettiva, consideriamo che nel 2015 il fotovoltaico nelnostro Paese ha prodotto 25 TWh: quindi per compensare il mancato volume di gas naturale conil Sole, occorrerebbe un aumento del 20% circa della potenza nazionale in pannelli installata.Peccato che il fotovoltaico in Italia cresca al ritmo dell’1-2% l’anno… e nel frattempo, che famo?

    Aumentiamo le importazioni di gas naturale dalla Russia di Putin? Non abbiamo già sovvenzionatoa sufficienza tiranni come lui o la buon’anima di Gheddafi?

    • La chiusura degli impianti in oggetto avverrà nei prossimi anni (tra i 5 ed i 10): ciò condurrà perlo Stato alla fine dei proventi e delle entrate tributarie legate alle concessioni di cui sopra. Dalcanto loro, le aziende concessionarie semplicemente porteranno all’estero i loro investimentilegati alle attività estrattive. In altre parole, stiamo parlando di un semplice spostamento dellaproduzione di gas naturale dal Mediterraneo verso altri Paesi, mantenendo il consumo semprein casa nostra: un NIMBY (Not In My Back Yard) in piena regola…

    Sorge spontaneo il dubbio, quindi, che le reali spinte dietro questo referendum siano altre. “L’Italia si è

    impegnata a cominciare una transizione verso le energie rinnovabili e ad uscire dai combustibili fossiliper contenere il riscaldamento globale. Ma non sta facendo proprio nulla in questa direzione”, dichiara

    12 1 TWh = 1'000 MWh = 1'000'000 kWh

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    Stefano Lenzi del Wwf nazionale. In molti articoli a favore del “sì” vengono menzionati anche altri punti,come l’uso delle air guns 13 e il loro (controverso) effetto sulla fauna marina.

    OK. Ma cosa c’entra questo con il referendum? Se la preoccupazione è un eccessivo impatto ambientaledegli impianti petroliferi in mare o un insufficiente incoraggiamento delle fonti rinnovabili… la domanda

    posta dal referendum NON è quella giusta! Non sarebbe più efficace, per esempio, valutare se le leggi ele regolamentazioni sulla sicurezza di questi impianti possono essere migliorate? O magari investire sullaricerca in quei campi (ad es. le smart grids ) che possono rendere le rinnovabili più competitive?

    Vi prego di notare come nessuna delle obiezioni sopra sia diretta alle fonti rinnovabili in sé (il cui sviluppoè condivisibile, anzi necessario…): tuttavia affrontare problemi tecnici con approcci ideologici può avereeffetti disastrosi e, paradossalmente, inficiare proprio le nuove tecnologie che si vogliono caldeggiare.Negli Stati Uniti dicono: overstating an argument is the best way to lose it 14.

    7. Conclusioni, ovvero: Il buonsenso, questo sconosciuto

    “Sì, va bene… ma tu al referendum come voterai?”Chiunque alla fine di questo vademecum

    Eccola, la vera domanda con la “D” maiuscola: dobbiamo votare sì o no?

    La risposta a questa domanda, naturalmente, non si trova nelle righe qui sotto. E non potrebbe esserealtrimenti: è un vademecum, non un pamphlet di propaganda! Il suo scopo è di stimolare il (moribondo)dibattito sui contenuti, non di dire a chicchessia come votare.

    A titolo personale, posso dire che condivido la necessità di fare progressi sul settore delle rinnovabili. Datempo, però, non credo più a Babbo Natale e sono quindi consapevole di due cose:

    a. ogni attività umana ha un suo impatto sull’ambiente (e tuttavia mi sembra giusto cercare dilimitare, nell’ambito del ragionevole, questo impatto);

    b. nel settore energetico non esiste una “pallottola d’argento”, una panacea in grado di eliminaretutti i problemi: la soluzione passa per un mix che contempera al meglio esigenze diverse.

    Quello che non condivido è l’approccio isterico ed intransigente che in Italia ormai da anni si associa aldibattito sull’energia: “noi sappiamo molto meglio di voi, marmaglia male informata, che cos’è bene perl’Italia, in virtù di [doti tecnico-scientifiche non precisate] ”, sembra che dicano alcuni. “Tuttavia (che siaper il nostro fare paternalistico e presuntuoso? Jamais! ) non riusciamo a convincervene: se ci riuscissimo,infatti, potremmo prendere i vostri voti e formulare in parlamento delle proposte legislative davvero

    efficaci… ma dal momento che non ci riusciamo, combatteremo la nostra battaglia di retroguardia asuon di referendum, per i quali organizzeremo campagne di disinformazione uguale e contraria a quelladi cui siete vittime con l’obiettivo di indurvi a votare spinti dalla paura”.

    13 Si tratta di attrezzature che sparano bolle d’aria ad alta frequenza sui fondali, per le operazioni di prospezionegeosismica: si fa, cioè, una sorta di “ecografia” del fondale, per trovare possibili giacimenti.14 “Esagerare di proposito è il modo migliore per aver torto in una discussione”.

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    Come già nel 2011 per il nucleare, si cerca adesso di spingere gli elettori italiani ad esprimere il proprioparere sulla base di una miscela indistinta di qualche buona idea e paure prive di senso, dati scientificiusati come slogan ed informazione sensazionalista.

    Vogliamo che l’ambiente e l’energia si tramutino in una nuova religione o in un campo per la politica

    riformista, supportata dalla tecnologia? Da quel che ho imparato nei miei anni di università, gli ingegnerivagliano le possibili soluzioni ad un problema secondo un criterio di efficacia. Sono utili? Raggiungonol’obiettivo che si pongono? Hanno dei costi ragionevoli o sarebbe più proficuo impiegare quelle risorsein alternative più efficaci? Invece no: le solite barricate, le solite tifoserie.

    La linea di confine tra le scelte giuste e quelle sbagliate, tra buone intenzioni e risultati controproducentiè spesso molto sottile. Se non si tiene bene a mente il legame tra lo sviluppo economico e la protezionedell’ambiente, se si fa della natura un totem o un “valore assoluto”, si possono ottenere danni di granlunga superiori ai benefici. Penso, per esempio, alla campagna di Greenpeace contro l’uso del cloro, il cuiuso per la potabilizzazione dell’acqua ha prodotto una vera rivoluzione sanitaria e ha aiutato a debellaremalattie come tifo e dissenteria.

    Perché certe politiche ambientali diventano articoli di fede? Direi che di integralismo, di questi tempi, neabbiamo già più che a sufficienza! La professione dell’ingegnere non è fatta di granitiche certezze, ma di(sofferti) compromessi: la coperta è sempre troppo corta da qualche lato…

    Sarebbe un buon momento, invece, per rispolverare il buon vecchio metodo scientifico, che tanti utilirisultati ci ha dato. Il motto della Royal Society recita: nullius in verba . Non prendere nessuno in parola,usa la ragione e verifica tu stesso.

    Figura 20 - Scetticismo

    Teniamoci cara la Terra, l’unico pianeta che – al momento – abbiamo. Ma, almeno una volta ogni tanto,cerchiamo di usare un po’ di buonsenso e di sano scetticismo nel risolvere i problemi che affrontiamo:dobbiamo tenerci cari anche gli uomini che la popolano.

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    Alcuni riferimenti utili

    [1] Giuseppe Recchi – Nuove energie (Marsilio, 2014)[2] Piero Angela, Lorenzo Pinna – La sfida del secolo (Mondadori, 2011)[3] Vincenzo Balzani, Nicola Armaroli – Energia per l’astronave Terra (Zanichelli, 2008)

    [4] Richard P. Feynman – Sei pezzi facili (Adelphi, 2000)

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