Recensione baron wittard

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Baron Wittard Nemesis of Ragnarok

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Titolo: Baron Wittard Nemesis of Ragnarok

Genere: Avventura grafica/ Mistero

Sviluppatore: Wax Lyrical Games (Alan Thorne e Marlies Maalderink)

Editore / Produttore: Iceberg Interactive Giocatori: Giocatore singolo Lingua: Inglese/tedesco Sottotitoli: Inglese/tedesco PEGI: 7 Data di uscita: Febbraio 2011

Requisiti Supporto: 1 Dvd Rom;

Versione: Windows 2000/XP/ Vista /Windows 7;

CPU: 1.0 GHz Intel Pentium o pari AMD processor (raccomandati requisiti alti)

Video: 128Mb DirectX 9.0c compatibile con Shader Model 2.0;

Memoria: 512 MB (1 GB raccomandata per Windows® Vista®/7®);

Hard Drive: 1,5GB spazio libero su disco fisso;

Risoluzione video: 1024x768;

Scheda audio: DirectX9.0 compatibile;

Sito ufficiale: http://www.wittardgame.com/

dove è possibile acquistare il gioco sia in versione scatolata che in digital delivery;

Storia Un fotografo, specializzato in paesaggi urbani, viene inviato dall’editore della rivista a scattare delle foto ad un immenso ed inquietante edificio chiamato Utopia. Al termine di un cammino impervio si troverà davanti ad una costruzione avveniristica e visionaria, opera di un famoso architetto, Baron Wittard, scomparso poco tempo prima in circostanze misteriose. La sua morte sembra aver condannato Utopia ad un destino analogo: l’abbandono e l’incuria hanno sommerso la lucentezza dei nuovi e sofisticati arredi, oramai cristallizzati in una dimensione senza tempo e destinati ad attendere clienti che non arriveranno mai. In più aleggia una sinistra diceria: delle persone che hanno osato inoltrarsi nei dintorni di Utopia, oramai isolata e dimenticata all’interno di una foresta, si sono perse completamente le tracce e costoro non hanno mai più fatto ritorno. Ben presto il fotografo, in un’atmosfera tesa ed irreale, si renderà conto che è accaduto qualcosa di terribile: macchie di sangue, apparizioni, voci, energie dalla luce accecante gli faranno comprendere che sta per accadere qualcosa di incontrollabile, l’avvento di una minaccia che dovrà riuscire a scongiurare. Una antichissima ed oscura profezia, risalente ai popoli nordici, parla dell’imminente fine del mondo e di come la catastrofe vedrà uscire come vincitore il Distruttore del Mondi. Un antico e complesso rito nordico, di cui rimangono tracce nell’edificio, dovrà essere riattivato dal Prescelto per evitare l’apocalisse e riuscire a sigillare per sempre il portale che conduce al mondo degli Dei.

Sviluppo del gioco: il gioco si presenta lineare solo nella primissima parte. Infatti, una volta entrati dentro l’edificio, l’esplorazione assumerà una caratteristica “circolare”, cioè sarà necessaria una vasta ricerca per reperire gli indizi, per poi dover ritornare di volta in volta alle singole locazioni a risolvere gli enigmi collegati alla storia.

Sistema di controllo Visuale: in prima persona, gli spostamenti di direzione sono obbligati e le schermate sono a 360°.

Interazione con l’ambiente: interamente da mouse; l’icona della mano con il dito puntato, che compare sullo schermo, indica le direzioni che è possibile prendere; gli spostamenti obbligati impongono direzioni fisse, ovvero per spostarsi in alcuni ambienti è necessario prima posizionarsi in un certo punto (ad esempio al centro di una stanza) e poi raggiungere il punto desiderato;

Inventario: esistono due inventari.

Il primo in alto a sinistra contiene l’icona del menù principale, la mappa (che verrà trovata a gioco iniziato, inizialmente vuota, ma che si riempirà di locazioni man mano che queste verranno visitate) e la telecamera. Per accedere a questo inventario è necessario cliccare il tasto destro del mouse per rallentare la rotazione della schermata di gioco.

Il secondo in basso a sinistra contiene invece gli oggetti che si potranno raccogliere (molto pochi).

Purtroppo l’inventario in basso non raccoglie i documenti o i riferimenti che costituiscono gli indizi per risolvere gli enigmi. Quindi armarsi di carta, matita e possibilmente di pennarelli colorati.

Salvataggi: Vi si accede dal menù principale oppure usando il tasto ESC. Purtroppo sono solo otto, numero che ritengo insufficiente date le caratteristiche del gioco.

Data infatti la difficoltà meccanica, nel senso della sequenza di mosse da eseguire, di alcuni enigmi è bene salvare non appena questi vengono risolti.

Opzioni: si attivano dal menu principale.

- possibilità di attivare i sottotitoli

- possibilità di regolare la velocità del mouse e della tastiera

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Grafica

Grafica: 3D con sfondi 2D;

Ambientazione: Utopia, come

sottolinea il nome stesso, è un sogno ideale, rimasto purtroppo incompiuto: una città sotto un unico tetto, come recitano i depliant illustrativi del progetto, dove vivere felicemente tutta l’esistenza senza più preoccuparsi di recarsi “altrove”. Dove ogni desiderio, ogni esigenza trovano il proprio appagamento. Il design di ogni ambiente riproduce questa illusione: la piscina, completa di ambiente relax con divertenti giochi per bambini, decorata con mosaici marini alle pareti, il delizioso giardino d’inverno con il suo ponticello di ispirazione zen, il museo di mitologia nordica con la riproduzione di una nave vichinga, gli appartamenti dall’arredamento modernissimo e funzionale, perfino un osservatorio astronomico di foggia galileiana. Ma qualcosa non ha funzionato. Ho molto apprezzato come è stata resa graficamente l’irruzione del mondo esterno che si voleva invece annullare: sono raffinati piccoli dettagli, tracce che sottintendono qualcosa di ancora più oscuro della banale realtà del mondo: una presenza aliena, crudele, che ha sfruttato l’orgoglio umano per sferrare il proprio attacco. Come se si fosse svolta una silenziosa tragedia, rapida ma letale. L’impronta di una mano insanguinata sulla delicata struttura della porta che immette sul portico del giardino interno testimonia l’annientamento di qualunque presenza umana. Colpisce il modo in cui alcuni ambienti sono stati corrosi più di altri, particolari macabri come una carrozzina per bambini arrugginita, riflessa in una fosca luce rossastra rendono bene l’idea del degrado e della definitiva sconfitta: questo posto non è mai stato abitato e non lo sarà mai più.

Sonoro Dialoghi: ridotti al minimo. A parte i filmati iniziali e finali che hanno un carattere colloquiale e hanno il compito di inquadrare lo sviluppo narrativo del gioco, il protagonista non emette alcun suono, mentre incontrerà alcuni ospiti di Utopia che parleranno con lui, ma in maniera estremamente sintetica. Da rilevare che il doppiaggio è piuttosto monocorde: avrebbe giovato all’atmosfera, che vorrebbe essere tendente all’horror, una maggiore “intonazione” drammatica del parlato.

Sottotitoli: precisi. Velocità

adeguata al parlato. Inglese non troppo difficile. Accurata anche la punteggiatura.

Musica: anche in questo ambito avrebbe giovato un accompagnamento musicale più articolato, più funzionale all’atmosfera di tensione che si voleva creare. La musica di sottofondo è evocativa, si modula sui diversi ambienti che si esplorano ma con poca intensità: inoltre scarseggiano gli effetti speciali “sound” tipici del genere-brivido: come scricchiolii, sinistri rumori di sottofondo, improvvisi (tipo urla, porte sbattute, passi nel buio ecc). Insomma tutto l’ascolto risulta coinvolgente ma non in modo da risultare particolarmente pauroso.

Enigmi Genere: logico, matematico, meccanico.

Gli enigmi proposti sono vari, numerosi e, per la maggior parte, di ispirazione classica: vi ritroviamo, infatti, qualche rompicapo matematico piuttosto noto come la Torre di Hanoi e il conosciutissimo Quadrato Magico. Ogni enigma è risolvibile piuttosto agevolmente trovando gli indizi a cui è collegato, ma in alcuni casi si può fare anche da soli una volta che si è compresa la chiave logica di risoluzione. Vi è anche un enigma linguistico risolvibile comunque trovando l’indizio giusto, senza la necessità di conoscere l’inglese. L’unico enigma che risulta incomprensibile è quello che chiamerò dei “fusibili”: a tutt’oggi, anche guardando su siti americani, non è chiara nemmeno l’interpretazione dell’indizio a cui è collegato e tantomeno la sua risoluzione. Io ci sono riuscita dopo una serie di tentativi e in modo completamente casuale. L’aspetto che però maggiormente caratterizza il gioco, facendone un’avventura godibile e tutto sommato appassionante, è l’esplorazione che viene resa ostica in almeno due punti: l’entrata agli appartamenti e alla residenza di Wittard al primo piano. Non sarà facile capire, soprattutto nel secondo caso, come arrivarci. In più ad un certo punto ci si troverà intrappolati e bisognerà capire come trovare la via d’uscita. In conclusione non si tratta di un gioco difficile ma che richiede un’osservazione attenta e continua.

Consigli di gioco:

1) gli indizi collegati agli enigmi si

possono trovare in locazioni anche

molto distanti. Occorre quindi

procedere esplorando con accuratezza

e pazienza tutti gli ambienti.

2) un enigma richiede l’osservazione di

alcuni particolari che all’inizio del

gioco possono facilmente sfuggire:

quando si è compreso di quali

particolari si tratti è fondamentale

ricontrollare tutti gli ambienti per

localizzarli.

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Esperienza di gioco

Godibile da chi ama gli enigmi da “manipolare”, non eccessivamente astrusi. Da appassionati di enigmistica matematica e logica. Direi che è l’espressione più calzante per descrivere quest’avventura. Non ci sono enigmi di inventario, cioè sequenze di azioni da compiere, del tipo “cerca e usa” uno o più oggetti, ma un rituale da eseguire nelle sue diverse fasi. Non si tratta di un horror, è bene sottolinearlo, come erroneamente fanno intendere alcune recensioni americane: manca totalmente di quell’atmosfera di tensione tipica del genere, sia dal punto di vista degli effetti speciali grafici e audio che narrativi. Al massimo c’è un sottofondo di tensione, ma quasi stemperato da un’aura di magia. Il filmato iniziale, nei toni del bianco e nero, contrasta in modo piacevole con la successiva nitidezza del colore, dando esattamente l’impressione di straniamento e di isolamento che Utopia vuole creare nei suoi abitanti. Interessanti anche le informazioni sul popolo vichingo presentate nelle didascalie presenti nel museo: non sono strettamente necessarie per la risoluzione del gioco, ma offrono uno spaccato sullo stile di vita di questo popolo, sfatando alcuni luoghi comuni e facendo luce sull’origine dei famosi “berserks”, noti anche come uomini orso, spesso citati in racconti e fumetti horror. Per arrivare alla fine ci vuole pazienza; il grado di osservazione degli ambienti deve essere molto elevato: guardare in alto, in basso, ruotare la visuale deve essere la norma, pena non rintracciare indizi fondamentali per sbloccare l’ultimo enigma. Se uno dei motivi per i quali ci si è avvicinati alle avventure puntaeclicca è mettere alla prova le proprie cellule grigie questo gioco offre almeno un paio di situazioni in cui bisogna posare il mouse e riflettere. Da questo punto di vista la longevità del gioco risulta abbastanza buona: è indubbio che la maggior parte del tempo viene spesa per risolvere gli enigmi, che si susseguono uno dietro l’altro, mentre la parte relativa allo sviluppo narrativo è essenziale e scarna per la gioia di chi non ama i dialoghi prolissi. Abbastanza deludenti i due finali: le considerazioni di carattere filosofico che vorrebbero trarre una morale dalle scelte del protagonista sono banali e scontate. In conclusione un gioco moderatamente impegnativo, divertente per gli appassionati di rompicapi e apprezzabile anche dagli avventurieri di lungo corso.