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REALIZZATO DA

Prof. Mario Fioravanti

Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in

Psicologia Clinica Università “La Sapienza” Roma

Prof. Francesco Tomei

Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in

Medicina del Lavoro Università “La Sapienza” Roma

Dott. Roberto Giubilati

Cattedra Medicina del Lavoro Università “La Sapienza” Roma

Dott.ssa Olimpia Carlone

Medico Chirurgo specialista in Psicologia Clinica

Dott. Gianfranco Tomei

Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica

Università “La Sapienza” Roma

In collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e

finanziato dalla CVD (Commissione Nazionale di Vigilanza e Controllo sul Doping) Ministero della Salute

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DOPING UN PROBLEMA SOCIALE DA NON

SOTTOVALUTARE

L’uomo ha sempre cercato di aumentare le proprie forze in modo

artificiale. Già nell’antichità, sia tra i greci che tra i romani, il ricorso

all’uso di sostanze stimolanti, piante e funghi allucinogeni era

largamente diffuso.

L’ORIGINE DEL TERMINE DOPING È INCERTA.

Alcuni Autori ritengono che derivi dal:

� fiammingo “doop” che significa miscela, poltiglia;

� inglese “dope” sostanza densa, liquida;

� sudafricano “dope” bevanda alcolica stimolante usata nelle

danze tribali;

� slang americano “dope” acquista significato di sostanza

stupefacente.

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Oggigiorno si sente molto parlare di doping (tv, quotidiani, altri organi

d’informazione) relativamente agli atleti professionisti che risultano

positivi a controlli antidoping. In realtà una precisa valutazione del

fenomeno doping non è possibile farla, in quanto non è possibile stimare

la larga diffusione che è presente negli ambienti amatoriali (palestre,

piscine, centri sportivi dilettantistici, ecc.).

Attualmente i numerosi progressi della moderna medicina, della

farmacologia e dell’ingegneria genetica hanno messo a disposizione

dell’uomo sostanze utili per curare gravi malattie, ma allo stesso tempo

pericolosissime se somministrate a chi non ne ha bisogno come gli

sportivi.

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COSA SI INTENDE PER DOPING

Secondo la legge 14 dicembre 2000, n. 376

“Costituiscono doping la somministrazione o l’assunzione di farmaci o

di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l’adozione o

la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni

patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o

biologiche dell’organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche

degli atleti”.

Con l’attuale normativa vengono introdotte disposizioni a carattere

penale che precedentemente non erano presenti. Infatti, l’art 9 comma 1

recita testualmente “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è

punito con la reclusione da tre mesi a tre anni e con la multa da lire 5

milioni a lire 100 milioni chiunque procura ad altri, somministra,

assume o favorisce comunque l'utilizzo di farmaci o di sostanze

biologicamente o farmacologicamente attive, ricompresi nelle classi

previste all'articolo 2, comma 1, che non siano giustificati da condizioni

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patologiche e siano idonei a modificare le condizioni psicofisiche o

biologiche dell'organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche

degli atleti, ovvero siano diretti a modificare i risultati dei controlli

sull'uso di tali farmaci o sostanze”.

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LISTA DELLE SOSTANZE

SOSTANZE E METODI PROIBITI IN GARA E FUORI GARA

Agenti anabolizzanti Ormoni e sostanze correlate Sostanze proibite Beta-2-agonisti Agenti con attività anti-estrogenica Diuretici e altri agenti mascheranti

Aumento del trasporto di ossigeno Metodi proibiti Manipolazione chimica e fisica Doping genetico

SOSTANZE PROIBITE IN GARA

Stimolanti Narcotici

Cannabinoidi Glucorticosteroidei

SOSTANZE PROIBITE IN PARTICOLARI SPORT

Alcool Beta-bloccanti

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COMPORTAMENTI A RISCHIO

Il rischio di poter risultare positivi ai test antidoping è stato

documentato in soggetti che non avevano assunto sostanze dopanti.

Questo è il doping non intenzionale, conseguenza dell’esposizione

accidentale ed inconsapevole alle sostanze interdette attraverso

ingestione di cibi e integratori alimentari contaminati.

Oggigiorno è diffusa la convinzione che l’utilizzo degli integratori

alimentari non sia dannosa. Sono considerati un mezzo rapido per

aumentare l’energia durante lo sforzo fisico, prevenire le malattie e

migliorare il recupero fisico dopo l’esercizio.

Diversi studi scientifici hanno documentato la presenza di sostanze

illecite (stimolanti, steroidi anabolizzanti) in molti integratori

alimentari.

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MOTIVAZIONI CHE SPINGONO AL DOPING

Accrescere e migliorare la prestazione sportiva.

Aumentare l’energia per affrontare il duro lavoro e le competizioni.

Migliorare la fase di recupero dopo l’esercizio.

Migliorare il proprio aspetto fisico con la perdita di peso e l’aumento della massa muscolare.

Influenza di allenatori, familiari, amici, fisioterapisti, medici e compagni di allenamento.

Convinzione che anche i compagni di squadra e/o avversari usino doping.

Acquisire sicurezza nei propri mezzi.

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Superare ansia e stress.

Ricerca della perfezione.

Avere successo grazie all’aspetto fisico.

Desiderio di primeggiare.

E’ divertente provare.

Per diventare più coraggiosi.

Perché gli amici fanno così.

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RISCHI PER LA SALUTE

Il ricorso all’uso di sostanze dopanti può rappresentare numerosi rischi

che spesso vengono sottovalutati o meglio non considerati possibili da

chi ne fa uso.

Gli atleti che ricorrono al doping possono presentare:

� Patologie cardiovascolari: ipertrofia cardiaca, cardiomiopatie,

infarto del miocardio, aterosclerosi, trombosi, ipertensione,

aritmie.

� Disturbi del sistema nervoso centrale: depressione, ansia,

psicosi, delirio, irrequietezza, aggressività ecc.

� Patologie tumorali.

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� Rischio di contrarre: infezioni batteriche,epatite B, C, HIV.

� Epatotossicità. � Altre complicazioni: irsutismo (comparsa di pelosità nelle zone

normalmente prive nella donna) e amenorrea (assenza del flusso

mestruale) nelle donne, ginecomastia (eccessivo sviluppo del seno

maschile), acne, rabdomiolisi (morte delle cellule muscolari),

alterazioni ormonali, cambiamenti della libido, insufficienza

renale.

In alcuni casi il rischio per la salute è coinciso con la morte. Il primo

caso accertato di morte correlato al doping risale al 1886 in cui il

ciclista Arthur Linton morì durante la gara Parigi-Bordeaux.

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COSA È IMPORTANTE FARE PER ARGINARE IL

FENOMENO

Aumentare la consapevolezza tra gli atleti che è sbagliato far ricorso al

doping.

Aumentare la percezione di essere capaci a rifiutare il doping.

Far comprendere che far uso di doping può avere gravi effetti sulla

salute fino alla morte.

Insegnare agli atleti specifiche abilità di resistenza

(es. attraverso un gioco simulante l’incitamento al doping per analizzare

gli argomenti presentati e proporre dei contro-argomenti).

La tecnica dello spavento per dissuadere dall’uso di sostanze può avere

effetto contrario, può portare ad

un aumento dell’uso.

Gli allenatori, i preparatori atletici, gli istruttori, i proprietari di palestre,

i medici, ecc. hanno il dovere di aumentare le proprie conoscenze sul

doping.

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E’ importante non fidarsi di chi propone sostanze illecite e prodotti

miracolosi. Bisogna avere il coraggio

di denunciarlo.

E’ necessario far capire che con l’allenamento, la fatica e

la perseveranza si diventa veri atleti e non con l’uso di sostanze illecite

che possono danneggiare la salute.

Promuovere la cultura dell’essere anziché dell’avere.

Far comprendere agli atleti che l’uso “autodidatta” degli integratori

alimentari può essere pericoloso.

Consultare un medico.

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DOVE INFORMARSI

Portale del Consiglio d’Europa www.coe.it

CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano)

www.coni.it

Eurispes (Istituto di studi politici, economici e sociali) www.eurispes.it

ISS (Istituto Superiore di Sanità)

www.iss.it

Ministero della Salute www.ministerodellasalute.it

UISP (Unione Italiana Sport per Tutti)

www.uisp.it

Sito della Cattedra e Scuola di Specializzazione in Medicina del Lavoro Università “La Sapienza” Roma

w3.uniroma1.it/medicinadellavoro/

WADA (Word Anti-Doping Agency) www.wada-ama.org

WHO (World Health Organization)

www.who.int

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PER SAPERNE DI PIÙ CONSULTARE IL CD-ROM