RE VOCAZIONI CHE RIGUARDANO LA PROPRIA CHIAMATA...

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LE VOCAZIONI DEL CREDENTE RE VOCAZIONI CHE RIGUARDANO LA PROPRIA CHIAMATA E IL SERVIZIO LOCALE DI CHIESA Le vocazioni del credente sono collegate alla personalità dello Spirito di Dio e per tale è importante conoscere la sua identità se vogliamo conoscere le nostre vocazioni: CONOSCERE L’IDENTITA’ DELLO SPIRITO SANTO PER POTERLO VIVERE. Il testo base è in Romani 8. 14 “… i figli di Dio sono condotti dallo S. SantoCOSA SIGNIFICA ESSERE CONDOTTI DALLO SPIRITO SANTO? Abbiamo un esempio di conduzione in Matteo IV oppure in Luca IV in riferimento al Signor Gesù, dopo battezzato nelle acque del Giordano da G. Battista esce dalle acque e viene condotto dallo Spirito Santo nel deserto! Pneomatikos è il termine greco usato per descrivere la conduzione da parte della terza persona della Trinità, il significato è che Gesù fu ispirato dallo Spirito Santo, soffiato dallo Spirito Santo. Ogni nato di nuovo deve imparare a conoscere l’identità de lla persona dello Spirito Santo per poi poterlo vivere pienamente, questo vale per la buona funzione anche di tutti i suoi doni, una volta identificato uno o più doni ricevuti, è saggezza imparare la loro funzione per poi essere capaci di esserne dei buoni canali. Vedremo TRE ATTRIBUTI dello Spirito Santo per poter individuare tre vocazioni di servizio a cui tutti i discepoli di Cristo sono chiamati per essere dei canali benedetti dallo Spirito Santo: T

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LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

RE VOCAZIONI CHE RIGUARDANO LA PROPRIA CHIAMATA

E IL SERVIZIO LOCALE DI CHIESA

Le vocazioni del credente sono collegate alla personalità

dello Spirito di Dio e per tale è importante conoscere la

sua identità se vogliamo conoscere le nostre vocazioni:

CONOSCERE L’IDENTITA’ DELLO SPIRITO SANTO PER POTERLO

VIVERE.

Il testo base è in Romani 8. 14

“… i figli di Dio sono condotti dallo S. Santo”

COSA SIGNIFICA ESSERE CONDOTTI DALLO SPIRITO SANTO?

Abbiamo un esempio di conduzione in Matteo IV oppure in Luca IV in

riferimento al Signor Gesù, dopo battezzato nelle acque del Giordano da

G. Battista esce dalle acque e viene condotto dallo Spirito Santo nel

deserto!

Pneomatikos è il termine greco usato per descrivere la conduzione da

parte della terza persona della Trinità, il significato è che Gesù fu ispirato

dallo Spirito Santo, soffiato dallo Spirito Santo.

Ogni nato di nuovo deve imparare a conoscere l’identità della persona

dello Spirito Santo per poi poterlo vivere pienamente, questo vale per la

buona funzione anche di tutti i suoi doni, una volta identificato uno o più

doni ricevuti, è saggezza imparare la loro funzione per poi essere capaci di

esserne dei buoni canali.

Vedremo TRE ATTRIBUTI dello Spirito Santo per poter individuare tre

vocazioni di servizio a cui tutti i discepoli di Cristo sono chiamati per

essere dei canali benedetti dallo Spirito Santo:

T

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

1. Il primo attributo lo troviamo in Romani 8. 26

“…; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri inneffabili, …”

Lo Spirito Santo è uno Spirito d’intercessione.

E’ interessante continuare a esaminare anche il verso 27 poiché troviamo

un paragone dello Spirito Santo con Gesù che dice che lo Spirito Santo

quando prega per noi da dentro lo fa con un forte desiderio divino e colui

che esamina i cuori, cioè Gesù conosce questo desiderio, poi l’apostolo

specifica che come lo Spirito Santo prega dentro di noi per noi così anche

Gesù fa altrettanto alla destra del Padre per noi e per l’umanità ancora

corrotta dal peccato, e detto questo l’apostolo cerca di farci comprendere

la nostra funzione di nati di nuovo (uomini e donne di preghiera, giovani e

vecchi che pregano e che fanno della loro vita una vita di preghiera)

Con la nuova nascita, Dio dona al credente lo Spirito Santo e fa del

credente un figlio del Regno ed il credente che nasce di nuovo, insieme

all’adozione riceve anche gli attributi dello Spirito Santo.

Uno dei suoi attributi che dobbiamo conoscere è il ricevimento di uno

spirito di preghiera:

Con lo Spirito Santo, Dio ci separa dal resto dell’umanità per condurci

nella dimensione della preghiera.

Atti 9. 3,8 Racconta la storia della conversione di Saulo in Paolo attraverso

una visione che lo conduce subito in una realtà di preghiera, l’apostolo

credeva di essere già un uomo di preghiera, zelante e fariseo, ma impara

a pregare proprio a Damasco per la prima volta con l’incontro con Gesù e

il ricevimento dello Spirito Santo in quei giorni di cecità finché incontra

Anania che Dio lo visita mentre il buon servitore era in preghiera e per

mezzo della preghiera l’apostolo riceve guarigione, profezia e battesimo

dello Spirito Santo.

In poche parole, un cristiano che non prega non è nato di nuovo!

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

Lo Spirito Santo continuamente ci da degli indirizzi della sua identità ma

siamo poi noi che dobbiamo sforzarci a capirli ed a viverli e se riusciamo

comprenderemo anche molto bene quali sono le nostre vocazione nel

corpo di Cristo.

Un indirizzo ad esempio vocazionale che ogni cristiano nato di nuovo ha

già ricevuto è di dare più valore alla dimensione della preghiera sia quella

personale ma non solo, anche quella comunitaria, della nostra chiesa

locale dove ogni nato di nuovo è un piccolo motore a scoppio!

Ognuno di noi è responsabile della propria preghiera personale e della

sua crescita con l’intimità del Padre, ma tutti siamo responsabili della

crescita e dell’espansione della preghiera della nostra chiesa locale.

La preghiera nasce con la nuova nascita dentro di noi, ma poi dovrà

crescere ed espandersi, gli ultimi due processi sono legati al nostro

impegno ed alla nostra santità.

Per spiegarci meglio ritorniamo ad Atti 9. (3,8), l’incontro di Paolo con la

dimensione della preghiera.

La preghiera nella sua vita nasce con l’incontro con Gesù e la sua nuova

nascita, ma poi è stato l’apostolo a lavorare nella sua vita di preghiera

non solo personale ma anche extracomunitaria (in base alla sua chiamata

apostolica), la sua dimensione di preghiera è cresciuta per mezzo della

Parola ch’è rappresenta l’elemento edificante della preghiera e poi si

espande in maniera oltremisura al punto che l’apostolo insegna ad altri

come pregare e motivare la preghiera.

Nello stesso modo deve accadere ad ogni cristiano nato di nuovo e con

una volontà ravveduta, di pregare nella sua stanzetta ma anche di

contribuire alla crescita non solo personale della preghiera che lo edifica

individualmente, ma di far avanzare la dimensione della preghiera nella

propria comunità con il proprio contributo.

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

La preghiera comunitaria nasce quando ci sono almeno due o tre nati di

nuovo che si uniscono, ma dovrà edificarsi attraverso la Parola di Dio ed

espandersi, cioè il motore di preghiera della chiesa deve crescere

attraverso i nati di nuovo della chiesa stessa!

Questa è una delle vocazioni che Dio ha donato ai suoi figli nel suo corpo

locale ed è collegata ad uno degli attributi dello Spirito Santo che ora

conosciamo e che ora dovremo iniziare a vivere.

2. Il secondo attributo dello Spirito Santo, lo troviamo in

Matteo 28. 19

“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome

del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, …”

Lo Spirito Santo è uno Spirito evangelistico.

Questo è un altro dei sui attributi, l’evangelismo; ogni cristiano ha dentro

di se un fuoco che lo induce a testimoniare di Cristo con una buona

condotta e con un desiderio di fuoco, se non c’è questo sentimento dello

Spirito Santo dentro di noi allora o non siamo nati di nuovo oppure

stiamo omettendo la nostra chiamata e vocazione primaria “… andate…”,

Il verso più famoso della bibbia è sicuramente Giovanni 3. 16

“Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio,

affinché nessuno perisca ma che tutti abbiano la vita eterna”, questo

verso che racchiude gran parte di tutto il messaggio dell’evangelo, non è

però il più importante della bibbia, il più importante è proprio il mandato

che Dio ha dato ad ogni suo discepolo, cioè quello di andare e non

rimanere, Dio non ci dice di andare unicamente in chiesa ma la chiesa

deve formare i credenti affinché possano andare e vincere

nell’evangelizzazione, una chiesa che non evangelizza nel proprio paese è

una chiesa morta, una chiesa passiva, costituita da credenti passivi e non

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

attivi neanche nella propria evangelizzazione individuale, poiché chi

evangelizza da solo si renderà conto del bisogno di evangelizzare in

comune poiché da soli non possiamo vincere sul territorio ma insieme

nell’unità possiamo vincere, ma chi non evangelizza da solo non avrà

neanche il peso di evangelizzare insieme, questo principio è valido su

tutto, con la preghiera, con il servizio, con chi ministra, etc.

Molte volte noi confondiamo l’altare personale con l’individualismo che ci

porta alla fine ad un isolamento personale o di gruppo, facciamo

attenzione agli inganni del diavolo!

Atti 1. 4

“…, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere

l’attuazione della promessa del Padre,… che avete udita da me”

Gesù sta parlando della potenza dello Spirito Santo che li avrebbe fatti dei

leader della predicazione dell’evangelo, e questa promessa (il battesimo

dello Spirito Santo) serviva per una unica cosa:

TESTIMONIARE DEL NOME DI GESU’ E DEL REGNO DEL PADRE

V. 8) “…, e mi sarete testimoni in …”

Dio ama l’umanità al punto di aver dato loro la cosa più preziosa che

aveva, GESU’, il cuore di Dio è un cuore evangelistico e lo Spirito Santo è

uno Spirito evangelistico, la chiamata di Gesù ai discepoli è una chiamata

evangelistica, il compito dei suoi discepoli nati di nuovo è una vocazione

evangelistica!

Torniamo al punto da capo, un credente che non sente il peso

evangelistico del paese, una chiesa che non ha nati di nuovo che nella

loro santità non sentono di unirsi per evangelizzare, è una chiesa passiva.

Ognuno di noi è responsabile della propria evangelizzazione personale e

della propria condotta ma se la chiesa nel suo insieme non evangelizza,

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

allora tutti siamo responsabili dell’evangelizzazione, poiché tra le tante

cose che crediamo che sono utili stiamo omettendo le cose primarie della

nostra vocazione!

Stiamo diventando come i farisei che facevano tante cose importanti ma

che lasciavano le primarie e che furono da Gesù ripresi pubblicamente.

Conoscere l’identità dello Spirito Santo dentro di noi ci responsabilizza di

mettere in pratica la sua vocazione fuori di noi, ora potremo fare due

cose o vergognarci pur sapendo della vocazione che abbiamo nei riguardi

di altri omettendo ciò che sappiamo che dobbiamo fare per amore e

altruismo, oppure dobbiamo essere sinceri è riconoscerci come dei

sfuggiaschi della Grazia di Dio, abbiamo ricevuto Grazia ma non vogliamo

le responsabilità della Grazia che Dio ci ha donati, non vogliamo

amministrare la Grazia di Dio ma vogliamo i suoi benefici, vogliamo

amministrare la Grazia ma a nostro modo, vogliamo prenderci pure delle

responsabilità ma se esse ci faranno crescere nel corpo e se abbiamo

opportunità di farci notare, in caso contrario il peso scompare, allora la

domanda che faccio a me ed a voi?

Che tipo di peso Dio ha messo nel nostro cuore, se è stato Dio a metterlo?

Fratelli e sorelle, giovani e vecchi, un altro attributo dello Spirito Santo

che ci deve mettere in crisi se non lo stiamo adempiendo poiché fa parte

delle nostre vocazioni di nati di nuovo è l’evangelizzazione!

3. Il terzo attributo dello Spirito Santo lo troviamo in

Giovanni 14. 26

“…,(Egli) vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho

detto.”

Lo Spirito Santo è uno Spirito che insegna , è un insegnante della cultura

del Regno di Dio.

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

Questo è ancora un altro attributo dello Spirito Santo, essere uno Spirito

che insegna le cose del regno di Dio che non appartengono al mondo

degli uomini e che fa le differenze da ciò che è umano da quello che

invece è divino.

Come terza persona della Trinità di Dio, il suo scopo dentro di noi è quello

di avvicinarci alla trinità di Dio.

In che modo lo fa?

Attraverso il suo insegnamento!

Lo Spirito Santo ci è stato donato dentro per ascoltare il suo parlare e

vivere i suoi attributi, questo significa santificarsi o camminare nello

Spirito o essere figli di Dio condotti dallo Spirito di Dio.

Il suo attributo da insegnante ci incoraggia a cercare Dio e il suo regno,

poiché tutti coloro che lo fanno per semplice curiosità non riusciranno,

ma coloro che hanno lo Spirito Santo possono riuscirci poiché lo Spirito

Santo conosce il Padre e il Figlio ed è l’unico che può rivelarci le cose del

Regno di Dio ed il nome di Gesù.

Lo sforzo umano è essenziale ma la rivelazione proviene dall’alto e

siccome lo Spirito Santo ci è stato donato da Gesù dall’alto, chi lo ha

ricevuto dovrebbe sentire dentro di se un desiderio paragonabile ad una

fame insaziabile delle cose di Dio.

Questo è un tipo di vocazione che rende il credente come un ricercatore,

un archeologo, uno scienziato delle cose di Dio, non tutti possono

svolgere alcuni mestieri anche se ci può esserci volontà e così è per

l’insegnamento della Parola di Dio, non si tratta solo di intraprendere una

scuola di teologia o meno, ma il nato di nuovo ha assunto dentro di se

una calamita per le cose del cielo, in pratica è attratto, c’è un’attrazione

per la cultura del cielo, un correre alla cattedra dell’insegnamento biblico,

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

come un forte desiderio di prendere continuamente del cibo, della

manna, del pane, che scende dal cielo.

Non avere questo sentimento e spinta interiore (vocazione) significa non

essere nati di nuovo o che si sta omettendo alla chiamata ricevuta quali

amministratori della Grazia ricevuta.

E’ molto strano che un cristiano nato di nuovo non senta il bisogno di

cibarsi della Parola di Dio, poiché un giorno Gesù dopo aver svolto un

digiuno divino di quaranta giorni e notti, alla tentazione del diavolo di

trasformare le pietre in pane, Gesù gli risponde che il credente non vive di

solo pane ma anche di un cibo che proviene dal cielo.

Questa è la caratteristica di un cristiano risvegliato nello spirito, uno che

cerca di continuo di quel pane che disse Gesù al diavolo in Matteo IV e

Luca IV.

Lo Spirito Santo non solo ci rivela le cose del cielo contenute nella Parola

se noi cerchiamo però le cose del cielo nella sua Parola, ma come

insegnante Egli discerne le false dottrine e ci rivela la giusta

interpretazione, sempre se noi cerchiamo la verità.

La sua funzione come insegnante è fondamentale, poiché senza di lui

saremo persi dalle e nelle favole umane e di demoni, nell’ Epistola di

Giovanni l’apostolo non stava dicendo che la chiesa non aveva bisogno

degli insegnanti e del loro ministerio, ma che avevano l’insegnante per

eccellenza dentro di loro che li avrebbe guidati dai giusti insegnanti della

Parola.

Questa vocazione allo studio delle Sacre Scritture,

all’evangelizzazione e alla preghiera devono formarsi attraverso

l’aiuto della chiesa ed espandersi affinché con il tempo possiamo

diventare tutti dei buoni discepoli capaci di vivere ed insegnare

queste verità, queste vocazioni, anche ad altri.

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

A CHIESA E’ PARAGONATA AL CORPO UMANO

L ’UNITA’ DEL CORPO

(Romani 12. 3,8 – Fil. 2. 1,5)

Le tre vocazioni comuni e non solamente personali uniscono

tutti i figli del Regno in un unico progetto in espansione:

La chiesa locale che si espande grazie all’unità fraterna dei membri che

provvedono alla preghiera, all’evangelizzazione, e che tutti insieme

cercano la faccia dell’Eterno (2 Cronache)

Le chiese locali che si uniscono nell’unità poiché per un’espansione

maggiore dopo però aver compreso quella di tipo locale

Tutte le chiese di una nazione “ITALIA” che vivono già rapporti di unità tra

di loro che decidono di unirsi in un unico sentimento comune!

Queste tre vocazioni uniscono tutti i figli all’unità del corpo locale ed

universale ma ci sono anche delle chiamate individuali e particolari per

ognuno, ogni singolo del corpo ha una vocazione in formazione, diversa

dall’altro membro dello stesso corpo.

In queste diversità, Dio ci esorta ad unirci nel vincolo dell’amore

(perché?).

Romani 12. 3-8

UNITA’ NELLE NOSTRE DIVERSITA’

L’unità delle nostre vocazioni diverse che si uniscono nell’amore,

favoriscono l’edificazione del corpo affinché il corpo di Cristo possa essere

ancora più unito!

E’ importante per tale considerazione conoscere il vero significato della

chiesa e la funzione di ogni singolo come membra di questo corpo (poiché

L

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

questa conoscenza aiuta a conoscere la nostra chiamata vocazionale e la

sua espansione nel corpo).

La chiesa deve essere vista come un corpo umano con i suoi organismi ed

apparati, vedere la chiesa diversamente da questa visione è molto

sbagliato e pericoloso!

Non riuscire ad accettare il corpo (iniziando proprio dalla propria chiesa

locale) significa non riuscire ad identificare la propria chiamata per il bene

comune oppure non viverla con devozione se essa è identificata!

Un esempio pratico: il pensiero di Dio è scegliere un figlio del regno,

plasmare il suo carattere alla sua santità, formazione del dono, stabilire

alcuni talenti, il tutto per l’utilità comune, alla fine unire la santità al

dono formato con i talenti dell’anima per far uscire la santa vocazione

per il bene e l’edificazione della propria chiesa localizzata.

Quello che spesso succede nelle chiese locali, il figlio del regno che in

questo caso riesce addirittura a identificare il karisma ricevuto, invece

di attendere la sua formazione e andare alla ricerca della santità,

applicarsi al servizio pratico e sacro della chiesa, non permette a Dio di

formare il dono, egli stesso non si lascia plasmare nel suo carattere, non

vive l’unità ma inizia ad affacciarsi nel suo individualismo.

Cosa succederà?

Il dono ci farà diventare membri distaccati dal corpo e per alcuni

perdita persino della propria anima! (vedi Proverbi 18. 1)

Perché?

La mancanza di conoscenza del corpo e della funzione individuale di

ogni membro al corpo stesso!!!

Non capire l’unità al corpo di Cristo significa non vivere la propria

vocazione nel corpo.

Filippesi 2. 1-5

Ogni membro deve sforzarsi nella ricerca dell’unità comune, poiché

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

l’unità della chiesa per Dio ha più valore del dono personale o persino

di un ministerio ricevuto. Chi non comprende questo non potrà

riuscire nella sua chiamata perché non è sua ma del corpo! (Galati 6. 2)

Dunque la vocazione deve essere per l’utilità comune e non per se

stessi, la vocazione deve relazionarsi con il corpo e con le altre

vocazioni. L’individualismo non è cosa biblica!

Essere spirituali non ha niente a che fare con l’essere e diventare

individuali dal corpo poiché questo non farà altro che condurci in uno

stato d’isolamento dove il nemico delle nostre anime sarà bravo a

soggiogarci!

GESU’ HA DONATO IL SUO CORPO PER UNIRCI TUTTI NELLO STESSO

CORPO.

Suggerimento personale:

Per chi vuole individuare e vivere con devozione la propria vocazione nel

corpo di Cristo, dovrà sforzarsi nelle relazioni tra i membri unendosi e

non distaccandosi o facendo assenteismo, al corpo per la sua espansione,

iniziando dalle tre vocazioni comuni a tutti, proseguendo con vera

umiltà attivamente al servizio di chiesa attraverso quei doni naturali

(talenti)o qualche dono che riusciamo ad identificare, tutto questo

sempre nell’unità e per l’unità, lasciarsi formare nel dono e nel

carattere, affinché Dio dopo che ci avrà equipaggiati pienamente ci

rilascerà nella vocazione stabilita da lui e non da noi (1 Pietro 4. 10).

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

A TERMINOLOGIA DEL NOME

NELL’ANTICO TESTAMENTO

Dall’ebraico QARA “vocazione” significa “chiamata che è

rivolta all’uomo da Dio”, quando Dio chiama un figlio del

regno è sempre incomprensibile ciò che dovremo fare ed

Abraamo è un esempio quando lasciò il suo parentato per

rispondere alla chiamata ricevuta senza però aver

compreso pienamente ciò che avrebbe dovuto fare per

l’intera umanità presente e futura, sapeva però che Dio lo

aveva chiamato ad una vocazione sovra-naturale, sapeva

che doveva uscire dal suo parentato ed andare fuori, era

stato chiamato fuori dal suo contesto iniziale, dal suo

mondo e dal modo di pensare della sua cultura, ad Abraamo

questo gli bastava, poi il tempo avrebbe spiegato ogni cosa e

il tempo gli avrebbe dato coraggio e saggezza per la

chiamata ricevuta da Dio. Così fu anche per il profeta Isaia

ed altri chiamati da Dio dell’antico testamento.

IL SIGNIFICATO NEL NUOVO TESTAMENTO

(Romani 8. 28)

“Vocazione è tradotto dal greco KLESIS ed è rivolta a tutti,

nel senso che tutti sono chiamati da Dio e coloro che sono

chiamati devono condursi in modo degno (vedi Efesini 4. 1)

per non perdere la chiamata ricevuta a causa dell’orgoglio

umano ma renderla sicura. (vedi 2 Pietro 1. 10)

L

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

IMANERE NELLA VOCAZIONE DELLA PROPRIA

CHIAMATA.

VOCAZIONE=CONDIZIONE

(1 Corinzi 7. 20)

Non fuggire dalla condizione di vita perché questa condizione

potrebbe essere parte della vocazione ricevuta, un esempio

pratico: Una moglie che si converte a Cristo ma con un marito

non convertito, ateo o religioso. La sua vocazione sarà di

mantenere la fede ricevuta e realizzata facendola crescere

rimanendo nel patto matrimoniale se dipende da lei, amando il

proprio coniuge cercando con amore e rispetto di condurlo a

Cristo. Uscire dal patto matrimoniale significherebbe uscire

dalla vocazione e anche dalla volontà divina.

Anche l’apostolo Pietro rivolgendosi ai cristiani che soffrivano

la persecuzione motivata dalla loro fede, scrive:

“ …a questo siete stati chiamati” (2 Pietro 2. 19-21).

E’ parte della vocazione la condizione di vita dove il Signore ci

ha chiamati, ma se il Signore permette dei miglioramenti,

questa è cosa buona, ma s’è Dio a permetterli, affinché non

usciamo dalla vocazione divina e dalla sua volontà.

Dobbiamo rimanere nella chiamata se vogliamo crescere

anche nella chiamata, esempio sono la vita di Pietro apostolo

dei giudei secondo la chiamata che ha ricevuto dall’alto e

Paolo apostolo dei gentili secondo la chiamata ricevuta

sempre dall’alto.

Impariamo a vivere la nostra chiamata nella condizione dove

abbiamo ricevuto tale chiamata, ma attenzione, poiché

esistono due tipologie di vocazioni da distinguere:

R

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

Al peccato, che produrrà alla fine un effetto di morte

spirituale (vedi Romani 6. 23)

Alla santità, che produrrà un effetto di gloria “la vita eterna

con Dio” (vedi Romani 6. 24)

COSA SIGNIFICA QUESTO?

Chi conosce Cristo nella prostituzione (vocazione mortale) non dovrà

assolutamente rimanere in questo stato, ossia nella vocazione di

questo peccato, ma dovrà uscire da questa posizione di peccato.

Chi conosce Cristo da omosessuale, per certo, non rimarrà nella

posizione di omosessualità ma uscirà da questo tipo di vocazione di

peccato per poi predicare l’evangelo della Grazia, ma in una nuova

posizione di vocazione (vedi Ebrei 3. 1).

TTENDERE ALLA VOCAZIONE CELESTE RICEVUTA ED IN

FORMAZIONE.

NON ESSERE PRECIPITOSI.

EBREI 3. 1

E’ certo che tutti abbiamo ricevuto la chiamata celeste, siamo partecipi

ad una unica visione “la visione di Dio”, ognuno di noi chiamati ad una

vocazione particolare ed individuale per quell’unico scopo divino “per

portare avanti il piano di salvezza di Dio”, per portare avanti la visione

celeste comune a tutti coloro che appartengono al Regno celeste di

Dio.

Ora, tra la chiamata della salvezza alla chiamata ordinata della nostra

vocazione o meglio dire partecipazione alla visione celeste, passa un

tempo:

- Il Tempo Della Formazione –

Nel secondo punto abbiamo parlato di vocazione individuale in

formazione, esistono infatti doni di Grazia e doni dello Spirito, talenti

naturali e chiamate particolari, ma è Dio che stabilisce tutto nella sua

A

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

supremazia, e che nel suo amore distribuisce le vocazioni ai suoi

figli eletti!

L’attesa è l’unico modo per poter individuare la nostra chiamata

particolare e nello stesso tempo permettere a Dio per mezzo del Suo

Spirito di formare la Sua chiamata in noi (formazione del carattere di

Cristo in noi e formazione del dono/i ricevuti per la vocazione richiesta

dall’alto)

Queste due realtà sono indispensabili per poter eseguire la vocazione

celeste con decoro, ossia con ordine, inoltre l’attesa ci confermerà

anche che tipo di vocazione Dio ha preparato per ognuno di noi

eliminando la percentuale di sbaglio e quindi di uscire dalla visione

celeste di Dio!

LE DUE REALTA’ INDISPENSABILI

Il carattere (Galati 5. 22)

La formazione karismatica (Romani 12. 3-8 / 1 Cor. 12)

Efesini 4. 13 “Fino a che tutti giungiamo …all’altezza della statura

perfetta di Cristo”.

La lettura dei sacri vangeli ci mostra la perfezione del Cristo a cui tutti,

nessuno escluso, siamo proiettati nella nostra vocazione, quindi al suo

carattere “siate come me, umile e mansueto”, cosa possibile per mezzo

del dono dello Spirito Santo ricevuto dall’alto, ed alla formazione

karismatica, Gesù infatti era unto nel carattere “santo” ma era anche

unto nei doni “unzione karismatica”, siamo proiettati tutti verso la

stessa meta se permettiamo allo Spirito Santo di realizzare in noi la

visione di Dio.

Nell’attesa della nostra chiamata celeste non dovremo stare fermi

nell’ozio, bensì svilupparci in queste cose.

Essere precipitosi produrrà solo delle mancanze di formazione alla

statura di Gesù Cristo, rischieremo di intraprendere una vocazione che

non è nostra, quindi mancanza di formazione e perdita della chiamata!

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

1 Tessalonicesi 1. 2-11

La buona fama del corpo di Tessalonica che si andava espandendosi

oltre il proprio territorio locale.

Come hanno fatto?

Ognuno di loro, nell’ubbidienza hanno riconosciuto la propria

vocazione e con e nell’ amore hanno risposto con dignità alla

vocazione. La chiamata deve essere riconosciuta poi con dignità e

devozione, con amore, rispondere perfezionandola nel tempo

(vedi Efesini 1. 18)

Questa chiamata può anche non essere riconosciuta a causa del nostro

orgoglio e della nostra preziosa falsa umiltà cristiana, può non essere

riconosciuta poiché non desiderata e quindi non cercata, dunque per

la nostra negligenza, mancanza di ricerca, mancanza di conoscenza,

consacrazione. Questa chiamata se viene riconosciuta può non essere

realizzata o realizzata parzialmente a causa della nostra presunzione

di credere che abbiamo compreso tutto e bene!

L’umiltà determina la nostra vocazione poiché se non c’è umiltà non

c’è neanche la vocazione: una chiesa che conosce l’umilta di Cristo

realizzerà anche le vocazioni ricevute da Gesù e sarà riconosciuto nella

propria città e la sua fama si espanderà oltre, ma una chiesa che non è

conosciuta è una chiesa che ancora non conosce la vera umiltà e che

ancora non ha compreso le proprie vocazioni. La condizione odierna

della chiesa italiana è infatti questa:

Una chiesa che non vive una vera e sincera umiltà, quindi tante

vocazioni sbagliate e non realizzate, una chiesa non completa con poca

dignità.

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

OME USARE LA VOCAZIONE AFFIDATACI

EFESINI 4. 1,4

Comportarsi in modo degno nel riguardo alla

chiamata ricevuta (etica del credente).

Con umiltà, mansuetudine e pazienza (Tre requisiti per non

cadere nella presunzione e nella concorrenza, nell’inganno e nella

paura).

Sopportazione ed amore gli uni gli altri (cioè, nei rapporti

reciprochi poiché è in ciò che il diavolo cercherà di lavorare per

distruggere la vocazione del credente).

Conservare (quindi, non è facile)l’unità con la pace (dunque

cercare la riconciliazione in ogni modo per amore del corpo di

Cristo!).

Questi sono dei consigli dell’apostolo per crescere nella vocazione

propria e non in quella di qualcun altro, con pazienza e senza essere

frettolosi, come se qualcuno potesse togliere la chiamata che Dio ha

donata dall’alto, fratelli e sorelle, le cose che Dio realmente dona

sono visibili e senza pentimento!

ESIDERIO DI RICERCA

IL DESIDERIO DI RICERCA AD UN

SERVIZIO ATTENTO E SACRO ALLA

CHIAMATA CI TERRÀ SEMPRE IN PIEDI!

FILIPPESI 3. 14 “… CORRO VERSA LA META …”

Il nemico delle nostre anime vuole farci cadere dalla vocazione celeste,

(2 Pietro 1. 10) il diavolo non vuole che comprendiamo perché Dio

dopo la salvezza ci ha lasciati sulla terra…, sicuramente per salvare

C

D

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

altri esseri umani, ma in che modo? Qual è il nostro compito nel

corpo? Il nostro ruolo? Le nostre responsabilità come figli del regno?

Se rimaniamo ubbidienti non alle nostre convinzioni ma alla sua

Parola, allora non dovremo preoccuparci di nulla, poiché Dio insieme

a noi renderà sicura la nostra vocazione rendendola perfetta e non

dannosa per il suo corpo (1 Pietro 5. 10).

Alla fine è sempre tutto per Grazia divina (2 Timoteo 1. 9), non per

meriti, non per capacità umane.

Attenzione però alla presunzione di coloro che credono di avere un

tipo di vocazione che però non hanno assolutamente!

VANTARSI? NO, GRAZIE!

GIACOMO 3. 13-15

Anche se il nostro vecchio uomo è morto sulla croce ed in Cristo siamo

delle nuove creature, la natura carnale (le concupiscenze della carne)

cercherà sempre di allontanarci dalle cose spirituali, poiché il

principio è sempre lo stesso, cioè le cose della carne sono opposte a

quelle spirituali e di conseguenza la nostra natura carnale sarà sempre

in continuo combattimento con il nostro uomo interiore o uomo

spirituale (vedi Galati 5. 16)

Attenzione, la carne fa brutti scherzi!

Da un vocabolario delle lingua italiana, queste due informazioni a

riguardo:

Vantaggio significa (superiorità nei confronti di altri, cercare il proprio

privilegio, il proprio profitto, l’utile personale), mentre vantarsi

significa ( lodare se stessi, esaltare se stessi, prendersi il merito o la

gloria di qualcosa o di qualcuno).

Esistono due tipologie di vanagloriosi:

LE VOCAZIONI DEL CREDENTE

1. Quelli che si vantano falsamente (Prov. 25. 14)

2. Quelli che si vantano delle proprie esperienze vissute,

cercando di trarne vantaggio sugli altri che umilmente

tacciono, innalzano se stessi continuamente per lo scopo di

privilegiare sugli altri, invece di innalzare unicamente il

Cristo risorto!

Questo non significa che non bisogna testimoniare delle opere

meravigliose di Dio che fa nelle nostre vite o per mezzo dei

suoi figli, ma che vada a lui tutta la gloria e non a noi che la

testimoniamo! Infatti non tutti quando testimoniano lo fanno

con lo stesso scopo, alcuni cercano anche di prendere il

vantaggio dalla testimonianza per sentirsi e mostrarsi

superiori agli altri! Fratelli, sorelle, questo è vanagloria e la

vanagloria risulta essere un peccato della carne.

COSA DICE LA BIBBIA?

Siano gli altri a lodarti (vedi Prov. 27. 2), noi in questo caso daremo la

gloria a Dio (vedi 1 Cor. 10. 31) non facendo invece come fece Erode

che prese per se stesso la gloria di Dio per un vantaggio personale e

che fu poi ripreso pubblicamente da un angelo del Signore che

richiamò la sua anima (vedi Atti 12. 21,23).

CONCLUSIONI

Dio ci sta chiamando personalmente alla vocazione della sua santità

(Filippesi 2. 12 – 1 Corinzi 1. 2 – Ebrei 11. 14) ed a quella della

riconciliazione dei perduti a sé .

(vedi 2 Corinzi 5. 18 – Marco 16. 15 – Matteo 5. 16).

Diamoci da fare!!