RE VOCAZIONI CHE RIGUARDANO LA PROPRIA CHIAMATA...
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LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
RE VOCAZIONI CHE RIGUARDANO LA PROPRIA CHIAMATA
E IL SERVIZIO LOCALE DI CHIESA
Le vocazioni del credente sono collegate alla personalità
dello Spirito di Dio e per tale è importante conoscere la
sua identità se vogliamo conoscere le nostre vocazioni:
CONOSCERE L’IDENTITA’ DELLO SPIRITO SANTO PER POTERLO
VIVERE.
Il testo base è in Romani 8. 14
“… i figli di Dio sono condotti dallo S. Santo”
COSA SIGNIFICA ESSERE CONDOTTI DALLO SPIRITO SANTO?
Abbiamo un esempio di conduzione in Matteo IV oppure in Luca IV in
riferimento al Signor Gesù, dopo battezzato nelle acque del Giordano da
G. Battista esce dalle acque e viene condotto dallo Spirito Santo nel
deserto!
Pneomatikos è il termine greco usato per descrivere la conduzione da
parte della terza persona della Trinità, il significato è che Gesù fu ispirato
dallo Spirito Santo, soffiato dallo Spirito Santo.
Ogni nato di nuovo deve imparare a conoscere l’identità della persona
dello Spirito Santo per poi poterlo vivere pienamente, questo vale per la
buona funzione anche di tutti i suoi doni, una volta identificato uno o più
doni ricevuti, è saggezza imparare la loro funzione per poi essere capaci di
esserne dei buoni canali.
Vedremo TRE ATTRIBUTI dello Spirito Santo per poter individuare tre
vocazioni di servizio a cui tutti i discepoli di Cristo sono chiamati per
essere dei canali benedetti dallo Spirito Santo:
T
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
1. Il primo attributo lo troviamo in Romani 8. 26
“…; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri inneffabili, …”
Lo Spirito Santo è uno Spirito d’intercessione.
E’ interessante continuare a esaminare anche il verso 27 poiché troviamo
un paragone dello Spirito Santo con Gesù che dice che lo Spirito Santo
quando prega per noi da dentro lo fa con un forte desiderio divino e colui
che esamina i cuori, cioè Gesù conosce questo desiderio, poi l’apostolo
specifica che come lo Spirito Santo prega dentro di noi per noi così anche
Gesù fa altrettanto alla destra del Padre per noi e per l’umanità ancora
corrotta dal peccato, e detto questo l’apostolo cerca di farci comprendere
la nostra funzione di nati di nuovo (uomini e donne di preghiera, giovani e
vecchi che pregano e che fanno della loro vita una vita di preghiera)
Con la nuova nascita, Dio dona al credente lo Spirito Santo e fa del
credente un figlio del Regno ed il credente che nasce di nuovo, insieme
all’adozione riceve anche gli attributi dello Spirito Santo.
Uno dei suoi attributi che dobbiamo conoscere è il ricevimento di uno
spirito di preghiera:
Con lo Spirito Santo, Dio ci separa dal resto dell’umanità per condurci
nella dimensione della preghiera.
Atti 9. 3,8 Racconta la storia della conversione di Saulo in Paolo attraverso
una visione che lo conduce subito in una realtà di preghiera, l’apostolo
credeva di essere già un uomo di preghiera, zelante e fariseo, ma impara
a pregare proprio a Damasco per la prima volta con l’incontro con Gesù e
il ricevimento dello Spirito Santo in quei giorni di cecità finché incontra
Anania che Dio lo visita mentre il buon servitore era in preghiera e per
mezzo della preghiera l’apostolo riceve guarigione, profezia e battesimo
dello Spirito Santo.
In poche parole, un cristiano che non prega non è nato di nuovo!
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
Lo Spirito Santo continuamente ci da degli indirizzi della sua identità ma
siamo poi noi che dobbiamo sforzarci a capirli ed a viverli e se riusciamo
comprenderemo anche molto bene quali sono le nostre vocazione nel
corpo di Cristo.
Un indirizzo ad esempio vocazionale che ogni cristiano nato di nuovo ha
già ricevuto è di dare più valore alla dimensione della preghiera sia quella
personale ma non solo, anche quella comunitaria, della nostra chiesa
locale dove ogni nato di nuovo è un piccolo motore a scoppio!
Ognuno di noi è responsabile della propria preghiera personale e della
sua crescita con l’intimità del Padre, ma tutti siamo responsabili della
crescita e dell’espansione della preghiera della nostra chiesa locale.
La preghiera nasce con la nuova nascita dentro di noi, ma poi dovrà
crescere ed espandersi, gli ultimi due processi sono legati al nostro
impegno ed alla nostra santità.
Per spiegarci meglio ritorniamo ad Atti 9. (3,8), l’incontro di Paolo con la
dimensione della preghiera.
La preghiera nella sua vita nasce con l’incontro con Gesù e la sua nuova
nascita, ma poi è stato l’apostolo a lavorare nella sua vita di preghiera
non solo personale ma anche extracomunitaria (in base alla sua chiamata
apostolica), la sua dimensione di preghiera è cresciuta per mezzo della
Parola ch’è rappresenta l’elemento edificante della preghiera e poi si
espande in maniera oltremisura al punto che l’apostolo insegna ad altri
come pregare e motivare la preghiera.
Nello stesso modo deve accadere ad ogni cristiano nato di nuovo e con
una volontà ravveduta, di pregare nella sua stanzetta ma anche di
contribuire alla crescita non solo personale della preghiera che lo edifica
individualmente, ma di far avanzare la dimensione della preghiera nella
propria comunità con il proprio contributo.
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
La preghiera comunitaria nasce quando ci sono almeno due o tre nati di
nuovo che si uniscono, ma dovrà edificarsi attraverso la Parola di Dio ed
espandersi, cioè il motore di preghiera della chiesa deve crescere
attraverso i nati di nuovo della chiesa stessa!
Questa è una delle vocazioni che Dio ha donato ai suoi figli nel suo corpo
locale ed è collegata ad uno degli attributi dello Spirito Santo che ora
conosciamo e che ora dovremo iniziare a vivere.
2. Il secondo attributo dello Spirito Santo, lo troviamo in
Matteo 28. 19
“Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, …”
Lo Spirito Santo è uno Spirito evangelistico.
Questo è un altro dei sui attributi, l’evangelismo; ogni cristiano ha dentro
di se un fuoco che lo induce a testimoniare di Cristo con una buona
condotta e con un desiderio di fuoco, se non c’è questo sentimento dello
Spirito Santo dentro di noi allora o non siamo nati di nuovo oppure
stiamo omettendo la nostra chiamata e vocazione primaria “… andate…”,
Il verso più famoso della bibbia è sicuramente Giovanni 3. 16
“Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché nessuno perisca ma che tutti abbiano la vita eterna”, questo
verso che racchiude gran parte di tutto il messaggio dell’evangelo, non è
però il più importante della bibbia, il più importante è proprio il mandato
che Dio ha dato ad ogni suo discepolo, cioè quello di andare e non
rimanere, Dio non ci dice di andare unicamente in chiesa ma la chiesa
deve formare i credenti affinché possano andare e vincere
nell’evangelizzazione, una chiesa che non evangelizza nel proprio paese è
una chiesa morta, una chiesa passiva, costituita da credenti passivi e non
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
attivi neanche nella propria evangelizzazione individuale, poiché chi
evangelizza da solo si renderà conto del bisogno di evangelizzare in
comune poiché da soli non possiamo vincere sul territorio ma insieme
nell’unità possiamo vincere, ma chi non evangelizza da solo non avrà
neanche il peso di evangelizzare insieme, questo principio è valido su
tutto, con la preghiera, con il servizio, con chi ministra, etc.
Molte volte noi confondiamo l’altare personale con l’individualismo che ci
porta alla fine ad un isolamento personale o di gruppo, facciamo
attenzione agli inganni del diavolo!
Atti 1. 4
“…, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere
l’attuazione della promessa del Padre,… che avete udita da me”
Gesù sta parlando della potenza dello Spirito Santo che li avrebbe fatti dei
leader della predicazione dell’evangelo, e questa promessa (il battesimo
dello Spirito Santo) serviva per una unica cosa:
TESTIMONIARE DEL NOME DI GESU’ E DEL REGNO DEL PADRE
V. 8) “…, e mi sarete testimoni in …”
Dio ama l’umanità al punto di aver dato loro la cosa più preziosa che
aveva, GESU’, il cuore di Dio è un cuore evangelistico e lo Spirito Santo è
uno Spirito evangelistico, la chiamata di Gesù ai discepoli è una chiamata
evangelistica, il compito dei suoi discepoli nati di nuovo è una vocazione
evangelistica!
Torniamo al punto da capo, un credente che non sente il peso
evangelistico del paese, una chiesa che non ha nati di nuovo che nella
loro santità non sentono di unirsi per evangelizzare, è una chiesa passiva.
Ognuno di noi è responsabile della propria evangelizzazione personale e
della propria condotta ma se la chiesa nel suo insieme non evangelizza,
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
allora tutti siamo responsabili dell’evangelizzazione, poiché tra le tante
cose che crediamo che sono utili stiamo omettendo le cose primarie della
nostra vocazione!
Stiamo diventando come i farisei che facevano tante cose importanti ma
che lasciavano le primarie e che furono da Gesù ripresi pubblicamente.
Conoscere l’identità dello Spirito Santo dentro di noi ci responsabilizza di
mettere in pratica la sua vocazione fuori di noi, ora potremo fare due
cose o vergognarci pur sapendo della vocazione che abbiamo nei riguardi
di altri omettendo ciò che sappiamo che dobbiamo fare per amore e
altruismo, oppure dobbiamo essere sinceri è riconoscerci come dei
sfuggiaschi della Grazia di Dio, abbiamo ricevuto Grazia ma non vogliamo
le responsabilità della Grazia che Dio ci ha donati, non vogliamo
amministrare la Grazia di Dio ma vogliamo i suoi benefici, vogliamo
amministrare la Grazia ma a nostro modo, vogliamo prenderci pure delle
responsabilità ma se esse ci faranno crescere nel corpo e se abbiamo
opportunità di farci notare, in caso contrario il peso scompare, allora la
domanda che faccio a me ed a voi?
Che tipo di peso Dio ha messo nel nostro cuore, se è stato Dio a metterlo?
Fratelli e sorelle, giovani e vecchi, un altro attributo dello Spirito Santo
che ci deve mettere in crisi se non lo stiamo adempiendo poiché fa parte
delle nostre vocazioni di nati di nuovo è l’evangelizzazione!
3. Il terzo attributo dello Spirito Santo lo troviamo in
Giovanni 14. 26
“…,(Egli) vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho
detto.”
Lo Spirito Santo è uno Spirito che insegna , è un insegnante della cultura
del Regno di Dio.
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
Questo è ancora un altro attributo dello Spirito Santo, essere uno Spirito
che insegna le cose del regno di Dio che non appartengono al mondo
degli uomini e che fa le differenze da ciò che è umano da quello che
invece è divino.
Come terza persona della Trinità di Dio, il suo scopo dentro di noi è quello
di avvicinarci alla trinità di Dio.
In che modo lo fa?
Attraverso il suo insegnamento!
Lo Spirito Santo ci è stato donato dentro per ascoltare il suo parlare e
vivere i suoi attributi, questo significa santificarsi o camminare nello
Spirito o essere figli di Dio condotti dallo Spirito di Dio.
Il suo attributo da insegnante ci incoraggia a cercare Dio e il suo regno,
poiché tutti coloro che lo fanno per semplice curiosità non riusciranno,
ma coloro che hanno lo Spirito Santo possono riuscirci poiché lo Spirito
Santo conosce il Padre e il Figlio ed è l’unico che può rivelarci le cose del
Regno di Dio ed il nome di Gesù.
Lo sforzo umano è essenziale ma la rivelazione proviene dall’alto e
siccome lo Spirito Santo ci è stato donato da Gesù dall’alto, chi lo ha
ricevuto dovrebbe sentire dentro di se un desiderio paragonabile ad una
fame insaziabile delle cose di Dio.
Questo è un tipo di vocazione che rende il credente come un ricercatore,
un archeologo, uno scienziato delle cose di Dio, non tutti possono
svolgere alcuni mestieri anche se ci può esserci volontà e così è per
l’insegnamento della Parola di Dio, non si tratta solo di intraprendere una
scuola di teologia o meno, ma il nato di nuovo ha assunto dentro di se
una calamita per le cose del cielo, in pratica è attratto, c’è un’attrazione
per la cultura del cielo, un correre alla cattedra dell’insegnamento biblico,
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
come un forte desiderio di prendere continuamente del cibo, della
manna, del pane, che scende dal cielo.
Non avere questo sentimento e spinta interiore (vocazione) significa non
essere nati di nuovo o che si sta omettendo alla chiamata ricevuta quali
amministratori della Grazia ricevuta.
E’ molto strano che un cristiano nato di nuovo non senta il bisogno di
cibarsi della Parola di Dio, poiché un giorno Gesù dopo aver svolto un
digiuno divino di quaranta giorni e notti, alla tentazione del diavolo di
trasformare le pietre in pane, Gesù gli risponde che il credente non vive di
solo pane ma anche di un cibo che proviene dal cielo.
Questa è la caratteristica di un cristiano risvegliato nello spirito, uno che
cerca di continuo di quel pane che disse Gesù al diavolo in Matteo IV e
Luca IV.
Lo Spirito Santo non solo ci rivela le cose del cielo contenute nella Parola
se noi cerchiamo però le cose del cielo nella sua Parola, ma come
insegnante Egli discerne le false dottrine e ci rivela la giusta
interpretazione, sempre se noi cerchiamo la verità.
La sua funzione come insegnante è fondamentale, poiché senza di lui
saremo persi dalle e nelle favole umane e di demoni, nell’ Epistola di
Giovanni l’apostolo non stava dicendo che la chiesa non aveva bisogno
degli insegnanti e del loro ministerio, ma che avevano l’insegnante per
eccellenza dentro di loro che li avrebbe guidati dai giusti insegnanti della
Parola.
Questa vocazione allo studio delle Sacre Scritture,
all’evangelizzazione e alla preghiera devono formarsi attraverso
l’aiuto della chiesa ed espandersi affinché con il tempo possiamo
diventare tutti dei buoni discepoli capaci di vivere ed insegnare
queste verità, queste vocazioni, anche ad altri.
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
A CHIESA E’ PARAGONATA AL CORPO UMANO
L ’UNITA’ DEL CORPO
(Romani 12. 3,8 – Fil. 2. 1,5)
Le tre vocazioni comuni e non solamente personali uniscono
tutti i figli del Regno in un unico progetto in espansione:
La chiesa locale che si espande grazie all’unità fraterna dei membri che
provvedono alla preghiera, all’evangelizzazione, e che tutti insieme
cercano la faccia dell’Eterno (2 Cronache)
Le chiese locali che si uniscono nell’unità poiché per un’espansione
maggiore dopo però aver compreso quella di tipo locale
Tutte le chiese di una nazione “ITALIA” che vivono già rapporti di unità tra
di loro che decidono di unirsi in un unico sentimento comune!
Queste tre vocazioni uniscono tutti i figli all’unità del corpo locale ed
universale ma ci sono anche delle chiamate individuali e particolari per
ognuno, ogni singolo del corpo ha una vocazione in formazione, diversa
dall’altro membro dello stesso corpo.
In queste diversità, Dio ci esorta ad unirci nel vincolo dell’amore
(perché?).
Romani 12. 3-8
UNITA’ NELLE NOSTRE DIVERSITA’
L’unità delle nostre vocazioni diverse che si uniscono nell’amore,
favoriscono l’edificazione del corpo affinché il corpo di Cristo possa essere
ancora più unito!
E’ importante per tale considerazione conoscere il vero significato della
chiesa e la funzione di ogni singolo come membra di questo corpo (poiché
L
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
questa conoscenza aiuta a conoscere la nostra chiamata vocazionale e la
sua espansione nel corpo).
La chiesa deve essere vista come un corpo umano con i suoi organismi ed
apparati, vedere la chiesa diversamente da questa visione è molto
sbagliato e pericoloso!
Non riuscire ad accettare il corpo (iniziando proprio dalla propria chiesa
locale) significa non riuscire ad identificare la propria chiamata per il bene
comune oppure non viverla con devozione se essa è identificata!
Un esempio pratico: il pensiero di Dio è scegliere un figlio del regno,
plasmare il suo carattere alla sua santità, formazione del dono, stabilire
alcuni talenti, il tutto per l’utilità comune, alla fine unire la santità al
dono formato con i talenti dell’anima per far uscire la santa vocazione
per il bene e l’edificazione della propria chiesa localizzata.
Quello che spesso succede nelle chiese locali, il figlio del regno che in
questo caso riesce addirittura a identificare il karisma ricevuto, invece
di attendere la sua formazione e andare alla ricerca della santità,
applicarsi al servizio pratico e sacro della chiesa, non permette a Dio di
formare il dono, egli stesso non si lascia plasmare nel suo carattere, non
vive l’unità ma inizia ad affacciarsi nel suo individualismo.
Cosa succederà?
Il dono ci farà diventare membri distaccati dal corpo e per alcuni
perdita persino della propria anima! (vedi Proverbi 18. 1)
Perché?
La mancanza di conoscenza del corpo e della funzione individuale di
ogni membro al corpo stesso!!!
Non capire l’unità al corpo di Cristo significa non vivere la propria
vocazione nel corpo.
Filippesi 2. 1-5
Ogni membro deve sforzarsi nella ricerca dell’unità comune, poiché
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
l’unità della chiesa per Dio ha più valore del dono personale o persino
di un ministerio ricevuto. Chi non comprende questo non potrà
riuscire nella sua chiamata perché non è sua ma del corpo! (Galati 6. 2)
Dunque la vocazione deve essere per l’utilità comune e non per se
stessi, la vocazione deve relazionarsi con il corpo e con le altre
vocazioni. L’individualismo non è cosa biblica!
Essere spirituali non ha niente a che fare con l’essere e diventare
individuali dal corpo poiché questo non farà altro che condurci in uno
stato d’isolamento dove il nemico delle nostre anime sarà bravo a
soggiogarci!
GESU’ HA DONATO IL SUO CORPO PER UNIRCI TUTTI NELLO STESSO
CORPO.
Suggerimento personale:
Per chi vuole individuare e vivere con devozione la propria vocazione nel
corpo di Cristo, dovrà sforzarsi nelle relazioni tra i membri unendosi e
non distaccandosi o facendo assenteismo, al corpo per la sua espansione,
iniziando dalle tre vocazioni comuni a tutti, proseguendo con vera
umiltà attivamente al servizio di chiesa attraverso quei doni naturali
(talenti)o qualche dono che riusciamo ad identificare, tutto questo
sempre nell’unità e per l’unità, lasciarsi formare nel dono e nel
carattere, affinché Dio dopo che ci avrà equipaggiati pienamente ci
rilascerà nella vocazione stabilita da lui e non da noi (1 Pietro 4. 10).
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
A TERMINOLOGIA DEL NOME
NELL’ANTICO TESTAMENTO
Dall’ebraico QARA “vocazione” significa “chiamata che è
rivolta all’uomo da Dio”, quando Dio chiama un figlio del
regno è sempre incomprensibile ciò che dovremo fare ed
Abraamo è un esempio quando lasciò il suo parentato per
rispondere alla chiamata ricevuta senza però aver
compreso pienamente ciò che avrebbe dovuto fare per
l’intera umanità presente e futura, sapeva però che Dio lo
aveva chiamato ad una vocazione sovra-naturale, sapeva
che doveva uscire dal suo parentato ed andare fuori, era
stato chiamato fuori dal suo contesto iniziale, dal suo
mondo e dal modo di pensare della sua cultura, ad Abraamo
questo gli bastava, poi il tempo avrebbe spiegato ogni cosa e
il tempo gli avrebbe dato coraggio e saggezza per la
chiamata ricevuta da Dio. Così fu anche per il profeta Isaia
ed altri chiamati da Dio dell’antico testamento.
IL SIGNIFICATO NEL NUOVO TESTAMENTO
(Romani 8. 28)
“Vocazione è tradotto dal greco KLESIS ed è rivolta a tutti,
nel senso che tutti sono chiamati da Dio e coloro che sono
chiamati devono condursi in modo degno (vedi Efesini 4. 1)
per non perdere la chiamata ricevuta a causa dell’orgoglio
umano ma renderla sicura. (vedi 2 Pietro 1. 10)
L
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
IMANERE NELLA VOCAZIONE DELLA PROPRIA
CHIAMATA.
VOCAZIONE=CONDIZIONE
(1 Corinzi 7. 20)
Non fuggire dalla condizione di vita perché questa condizione
potrebbe essere parte della vocazione ricevuta, un esempio
pratico: Una moglie che si converte a Cristo ma con un marito
non convertito, ateo o religioso. La sua vocazione sarà di
mantenere la fede ricevuta e realizzata facendola crescere
rimanendo nel patto matrimoniale se dipende da lei, amando il
proprio coniuge cercando con amore e rispetto di condurlo a
Cristo. Uscire dal patto matrimoniale significherebbe uscire
dalla vocazione e anche dalla volontà divina.
Anche l’apostolo Pietro rivolgendosi ai cristiani che soffrivano
la persecuzione motivata dalla loro fede, scrive:
“ …a questo siete stati chiamati” (2 Pietro 2. 19-21).
E’ parte della vocazione la condizione di vita dove il Signore ci
ha chiamati, ma se il Signore permette dei miglioramenti,
questa è cosa buona, ma s’è Dio a permetterli, affinché non
usciamo dalla vocazione divina e dalla sua volontà.
Dobbiamo rimanere nella chiamata se vogliamo crescere
anche nella chiamata, esempio sono la vita di Pietro apostolo
dei giudei secondo la chiamata che ha ricevuto dall’alto e
Paolo apostolo dei gentili secondo la chiamata ricevuta
sempre dall’alto.
Impariamo a vivere la nostra chiamata nella condizione dove
abbiamo ricevuto tale chiamata, ma attenzione, poiché
esistono due tipologie di vocazioni da distinguere:
R
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
Al peccato, che produrrà alla fine un effetto di morte
spirituale (vedi Romani 6. 23)
Alla santità, che produrrà un effetto di gloria “la vita eterna
con Dio” (vedi Romani 6. 24)
COSA SIGNIFICA QUESTO?
Chi conosce Cristo nella prostituzione (vocazione mortale) non dovrà
assolutamente rimanere in questo stato, ossia nella vocazione di
questo peccato, ma dovrà uscire da questa posizione di peccato.
Chi conosce Cristo da omosessuale, per certo, non rimarrà nella
posizione di omosessualità ma uscirà da questo tipo di vocazione di
peccato per poi predicare l’evangelo della Grazia, ma in una nuova
posizione di vocazione (vedi Ebrei 3. 1).
TTENDERE ALLA VOCAZIONE CELESTE RICEVUTA ED IN
FORMAZIONE.
NON ESSERE PRECIPITOSI.
EBREI 3. 1
E’ certo che tutti abbiamo ricevuto la chiamata celeste, siamo partecipi
ad una unica visione “la visione di Dio”, ognuno di noi chiamati ad una
vocazione particolare ed individuale per quell’unico scopo divino “per
portare avanti il piano di salvezza di Dio”, per portare avanti la visione
celeste comune a tutti coloro che appartengono al Regno celeste di
Dio.
Ora, tra la chiamata della salvezza alla chiamata ordinata della nostra
vocazione o meglio dire partecipazione alla visione celeste, passa un
tempo:
- Il Tempo Della Formazione –
Nel secondo punto abbiamo parlato di vocazione individuale in
formazione, esistono infatti doni di Grazia e doni dello Spirito, talenti
naturali e chiamate particolari, ma è Dio che stabilisce tutto nella sua
A
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
supremazia, e che nel suo amore distribuisce le vocazioni ai suoi
figli eletti!
L’attesa è l’unico modo per poter individuare la nostra chiamata
particolare e nello stesso tempo permettere a Dio per mezzo del Suo
Spirito di formare la Sua chiamata in noi (formazione del carattere di
Cristo in noi e formazione del dono/i ricevuti per la vocazione richiesta
dall’alto)
Queste due realtà sono indispensabili per poter eseguire la vocazione
celeste con decoro, ossia con ordine, inoltre l’attesa ci confermerà
anche che tipo di vocazione Dio ha preparato per ognuno di noi
eliminando la percentuale di sbaglio e quindi di uscire dalla visione
celeste di Dio!
LE DUE REALTA’ INDISPENSABILI
Il carattere (Galati 5. 22)
La formazione karismatica (Romani 12. 3-8 / 1 Cor. 12)
Efesini 4. 13 “Fino a che tutti giungiamo …all’altezza della statura
perfetta di Cristo”.
La lettura dei sacri vangeli ci mostra la perfezione del Cristo a cui tutti,
nessuno escluso, siamo proiettati nella nostra vocazione, quindi al suo
carattere “siate come me, umile e mansueto”, cosa possibile per mezzo
del dono dello Spirito Santo ricevuto dall’alto, ed alla formazione
karismatica, Gesù infatti era unto nel carattere “santo” ma era anche
unto nei doni “unzione karismatica”, siamo proiettati tutti verso la
stessa meta se permettiamo allo Spirito Santo di realizzare in noi la
visione di Dio.
Nell’attesa della nostra chiamata celeste non dovremo stare fermi
nell’ozio, bensì svilupparci in queste cose.
Essere precipitosi produrrà solo delle mancanze di formazione alla
statura di Gesù Cristo, rischieremo di intraprendere una vocazione che
non è nostra, quindi mancanza di formazione e perdita della chiamata!
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
1 Tessalonicesi 1. 2-11
La buona fama del corpo di Tessalonica che si andava espandendosi
oltre il proprio territorio locale.
Come hanno fatto?
Ognuno di loro, nell’ubbidienza hanno riconosciuto la propria
vocazione e con e nell’ amore hanno risposto con dignità alla
vocazione. La chiamata deve essere riconosciuta poi con dignità e
devozione, con amore, rispondere perfezionandola nel tempo
(vedi Efesini 1. 18)
Questa chiamata può anche non essere riconosciuta a causa del nostro
orgoglio e della nostra preziosa falsa umiltà cristiana, può non essere
riconosciuta poiché non desiderata e quindi non cercata, dunque per
la nostra negligenza, mancanza di ricerca, mancanza di conoscenza,
consacrazione. Questa chiamata se viene riconosciuta può non essere
realizzata o realizzata parzialmente a causa della nostra presunzione
di credere che abbiamo compreso tutto e bene!
L’umiltà determina la nostra vocazione poiché se non c’è umiltà non
c’è neanche la vocazione: una chiesa che conosce l’umilta di Cristo
realizzerà anche le vocazioni ricevute da Gesù e sarà riconosciuto nella
propria città e la sua fama si espanderà oltre, ma una chiesa che non è
conosciuta è una chiesa che ancora non conosce la vera umiltà e che
ancora non ha compreso le proprie vocazioni. La condizione odierna
della chiesa italiana è infatti questa:
Una chiesa che non vive una vera e sincera umiltà, quindi tante
vocazioni sbagliate e non realizzate, una chiesa non completa con poca
dignità.
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
OME USARE LA VOCAZIONE AFFIDATACI
EFESINI 4. 1,4
Comportarsi in modo degno nel riguardo alla
chiamata ricevuta (etica del credente).
Con umiltà, mansuetudine e pazienza (Tre requisiti per non
cadere nella presunzione e nella concorrenza, nell’inganno e nella
paura).
Sopportazione ed amore gli uni gli altri (cioè, nei rapporti
reciprochi poiché è in ciò che il diavolo cercherà di lavorare per
distruggere la vocazione del credente).
Conservare (quindi, non è facile)l’unità con la pace (dunque
cercare la riconciliazione in ogni modo per amore del corpo di
Cristo!).
Questi sono dei consigli dell’apostolo per crescere nella vocazione
propria e non in quella di qualcun altro, con pazienza e senza essere
frettolosi, come se qualcuno potesse togliere la chiamata che Dio ha
donata dall’alto, fratelli e sorelle, le cose che Dio realmente dona
sono visibili e senza pentimento!
ESIDERIO DI RICERCA
IL DESIDERIO DI RICERCA AD UN
SERVIZIO ATTENTO E SACRO ALLA
CHIAMATA CI TERRÀ SEMPRE IN PIEDI!
FILIPPESI 3. 14 “… CORRO VERSA LA META …”
Il nemico delle nostre anime vuole farci cadere dalla vocazione celeste,
(2 Pietro 1. 10) il diavolo non vuole che comprendiamo perché Dio
dopo la salvezza ci ha lasciati sulla terra…, sicuramente per salvare
C
D
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
altri esseri umani, ma in che modo? Qual è il nostro compito nel
corpo? Il nostro ruolo? Le nostre responsabilità come figli del regno?
Se rimaniamo ubbidienti non alle nostre convinzioni ma alla sua
Parola, allora non dovremo preoccuparci di nulla, poiché Dio insieme
a noi renderà sicura la nostra vocazione rendendola perfetta e non
dannosa per il suo corpo (1 Pietro 5. 10).
Alla fine è sempre tutto per Grazia divina (2 Timoteo 1. 9), non per
meriti, non per capacità umane.
Attenzione però alla presunzione di coloro che credono di avere un
tipo di vocazione che però non hanno assolutamente!
VANTARSI? NO, GRAZIE!
GIACOMO 3. 13-15
Anche se il nostro vecchio uomo è morto sulla croce ed in Cristo siamo
delle nuove creature, la natura carnale (le concupiscenze della carne)
cercherà sempre di allontanarci dalle cose spirituali, poiché il
principio è sempre lo stesso, cioè le cose della carne sono opposte a
quelle spirituali e di conseguenza la nostra natura carnale sarà sempre
in continuo combattimento con il nostro uomo interiore o uomo
spirituale (vedi Galati 5. 16)
Attenzione, la carne fa brutti scherzi!
Da un vocabolario delle lingua italiana, queste due informazioni a
riguardo:
Vantaggio significa (superiorità nei confronti di altri, cercare il proprio
privilegio, il proprio profitto, l’utile personale), mentre vantarsi
significa ( lodare se stessi, esaltare se stessi, prendersi il merito o la
gloria di qualcosa o di qualcuno).
Esistono due tipologie di vanagloriosi:
LE VOCAZIONI DEL CREDENTE
1. Quelli che si vantano falsamente (Prov. 25. 14)
2. Quelli che si vantano delle proprie esperienze vissute,
cercando di trarne vantaggio sugli altri che umilmente
tacciono, innalzano se stessi continuamente per lo scopo di
privilegiare sugli altri, invece di innalzare unicamente il
Cristo risorto!
Questo non significa che non bisogna testimoniare delle opere
meravigliose di Dio che fa nelle nostre vite o per mezzo dei
suoi figli, ma che vada a lui tutta la gloria e non a noi che la
testimoniamo! Infatti non tutti quando testimoniano lo fanno
con lo stesso scopo, alcuni cercano anche di prendere il
vantaggio dalla testimonianza per sentirsi e mostrarsi
superiori agli altri! Fratelli, sorelle, questo è vanagloria e la
vanagloria risulta essere un peccato della carne.
COSA DICE LA BIBBIA?
Siano gli altri a lodarti (vedi Prov. 27. 2), noi in questo caso daremo la
gloria a Dio (vedi 1 Cor. 10. 31) non facendo invece come fece Erode
che prese per se stesso la gloria di Dio per un vantaggio personale e
che fu poi ripreso pubblicamente da un angelo del Signore che
richiamò la sua anima (vedi Atti 12. 21,23).
CONCLUSIONI
Dio ci sta chiamando personalmente alla vocazione della sua santità
(Filippesi 2. 12 – 1 Corinzi 1. 2 – Ebrei 11. 14) ed a quella della
riconciliazione dei perduti a sé .
(vedi 2 Corinzi 5. 18 – Marco 16. 15 – Matteo 5. 16).
Diamoci da fare!!