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RATIO FORMATIONISDELLA SOCIETÀ SAN PAOLO

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RATIOFORMATIONIS

DELLASOCIETÀ SAN PAOLO

AD EXPERIMENTUM

Casa Generalizia SSPRoma 1990

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Pubblicazione a cura della Casa generalizia SSPVia della Fanella 39 - 00148 Roma

Uso manoscritto

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PRESENTAZIONE

Richiesta dal quinto Capitolo generale e ap-provata dall’Assemblea intercapitolare del1989, viene finalmente pubblicata la Ratioformationis della Società San Paolo.

Essa ricalca in termini attuali il testo fonda-mentale del Fondatore: L’apostolato dell’Edi-zione. Tale opera costituiva infatti un «manualedirettivo per la formazione e per l’apostolato».

Quando sarà accessibile l’edizione critica diquesto testo, attualmente in cantiere presso ilnostro Centro di Spiritualità, si potrà eviden-ziare un principio elementare e ineludibile: lamissione specifica è l’orizzonte della nostraformazione.

Ci si forma e ci si consacra cioè «in Cristo,per Cristo e con Cristo» per essere inviati allamissione di portare il suo Vangelo agli uominidi oggi con i mezzi di oggi.

Si tratta, in altre parole, di “cristificarci”per “cristificare”, secondo l’itinerario di SanPaolo, a partire dalla folgorazione ricevutasulla via di Damasco, al compimento della suaesaltante missione presso i gentili, fino al mo-mento in cui un gladio romano gli consegna lapalma del martirio.

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Ne consegue la compenetrazione intima travocazione all’identificazione con il MaestroVia, Verità e Vita, e la missione di proclamareal mondo il suo Annuncio di salvezza.

Per cui le circoscrizioni paoline che eludesserola necessità di formulare e attuare un progettoapostolico preciso, secondo le esigenze intrinsechedella nostra missione nel rispettivo territorio,non potrebbero mai programmare né orientarecon lucidità ed efficacia la formazione spirituale,culturale e apostolica dei loro membri.

Il testo che qui presentiamo è infatti una«Ratio formationis» (o «institutionis» per usarealtra espressione) che costituisce il quadro ge-nerale e normativo della formazione del Paoli-no. Entro questo quadro, ogni circoscrizionedovrà quindi elaborare una sua programma-zione concreta, o “iter” formativo, che sarà sot-toposto all’approvazione del Governo generale.

Tale iter avrà l’avvertenza e la sensibilità dipersonalizzare la formazione secondo le attitu-dini e il ritmo di crescita di ognuno dei sogget-ti. Tradurrà inoltre la presente Ratio forma-tionis generale nelle varie tappe della forma-zione, in armonia con le diverse situazioni cul-turali delle case e delle circoscrizioni.

Voi sapete quanto tempo e quanto lavoro siacostata la redazione di questo documento. Si vo-leva infatti compendiare in forma breve e siste-matica i princìpi fondamentali e gli orienta-menti concreti, numerosissimi, offerti dal Fon-datore quali esigenze del suo carisma e acquisi-zioni della sua notevole esperienza pedagogica.

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Ora questo documento è normativo per tuttala Congregazione, essendo stato redatto secon-do le prescrizioni di un Capitolo generale eavallato dalla successiva Assemblea intercapi-tolare. Ma non è irreformabile.

Collaudandolo mediante una sua assidua eintelligente utilizzazione, la Congregazionestessa ne verificherà l’eventuale bisogno d’inte-grazioni e di ritocchi per correggerne le inevi-tabili imperfezioni, nonché la necessità di ag-giornamenti sul ritmo dell’accelerazione stori-ca che stiamo vivendo.

Toccherà ai Capitoli generali successiviprovvedere a tutto ciò, senza che venga in al-cun modo intaccato il valore e l’autorità deldocumento stesso.

Nella speranza che questa Ratio formationisgenerale possa contribuire alla rivitalizzazionedella nostra pastorale vocazionale e di ogniaspetto, nonché dell’unità del processo forma-tivo, della Congregazione, affido alla Reginadegli Apostoli l’incidenza di essa sul punto piùdelicato e vitale della nostra stessa sopravvi-venza, qual è la formazione delle persone.

Roma, 26 febbraio 1990

Don Renato PERINOSuperiore generale

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SIGLE

Le sigle bibliche e dei documenti del magisteropontificio e conciliare sono quelle usuali.

AD = Don Giacomo ALBERIONE, “Abun-dantes divitiae gratiae suae”. Storiacarismatica della Famiglia Paolina.Ediz. critica ampliata a cura di Eze-chiele Pasotti ssp e Luigi Giovanninissp, EP 1986

AE = Don Giacomo ALBERIONE, L’Apo-stolato dell’Edizione. Manuale diret-tivo di formazione e di apostolato, IIIed. 1954.

CISP = Carissimi in San Paolo. Lettere, arti-coli, opuscoli, scritti inediti di DonGiacomo Alberione dal 1933 al 1969,a cura di Rosario F. Esposito ssp, EP,Roma 1971

Cost. = Costituzioni e Direttorio (della Socie-tà San Paolo), 1984

CP = Aa.Vv., Catechesi Paolina. Schede diriferimento sui contenuti specificidella formazione paolina, CentroPromozione e Formazione SSP, Ro-ma 1986.

Cura = Cura pastorale delle vocazioni nelleChiese particolari, documento con-clusivo del II Congresso Internazio-nale dei Vescovi e di altri responsa-bili delle vocazioni ecclesiastiche,Roma 1982

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DC = Documenti capitolari. Capitolo Gene-rale Speciale 1969-71 della SSP

DF = Don Giacomo ALBERIONE, Donecformetur Christus in vobis. Appuntidi meditazioni ed istruzioni del Pri-mo Maestro. Ediz. critica a cura diAndrea Damino, EP 1986

Elem. = Elementi essenziali dell’insegna-mento della Chiesa sulla vita religio-sa. Lettera del 31 mag. 1983 di Gio-vanni Paolo II ai Vescovi degli StatiUniti, a cura della CRIS, LDC 1986

ForPer = Formation Permanente, OngoingFormation, Formazione Permanente.Documentazione, dossier dell’UnioneSuperiori Generali, Roma, mag.1977, ciclostilato

FPI = La Formazione Paolina integrale,corso di studi per formatori, Ariccia,Settembre 1976, ciclostilato

IA = Don Giacomo ALBERIONE, Ipsumaudite, 2 vv., 1947s

MDM = Don Giacomo ALBERIONE, MariaDiscepola e Maestra, Ediz. ArchivioStorico della Famiglia Paolina, Roma1987, 2 ed.

PP = La Primavera Paolina. Raccolta diarticoli da “L’Unione CooperatoriBuona Stampa” 1918-1927, a cura diRosario F. Esposito ssp, EP, Roma1983; sez. III, cc. II-III, VII-X, XIV-XVII, XXIII (Pedagogia paolina delleorigini)

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Pr DM = Don Giacomo ALBERIONE, Colle-zione ciclostilata inedita di predichea cura delle FSP; sezione sul “DivinMaestro”

Pr SP = Ivi, “San Paolo”RdA = Don Giacomo ALBERIONE, Maria

Regina degli Apostoli, 1948SIEP = Atti del Seminario Internazionale

Editori Paolini, Ariccia-Milano 17sett.-2 ottobre 1988, a cura di LuigiGiovannini ssp, Roma 1989, ciclosti-lato

UPS = Ut perfectus sit homo Dei. Mese diEsercizi Spirituali, Ariccia aprile1960, voll. I-IV, Albano-Ostia 1960-62

Vocaz = Le Vocazioni, dossier dell’UnioneSuperiori Generali, Villa Cavallettinov. 1982, ciclostilato

4CG = Atti del IV Capitolo generale dellaSSP, Ariccia 1980

5CG = Atti e Documenti del V Capitolo gene-rale della SSP, Ariccia 1986

6CFP = Essere formatori oggi, in una Comu-nità aperta, 6° Convegno dei Forma-tori Paolini, Ariccia, nov.-dic. 1984,ciclostilato

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PREMESSA

1 La presente Ratio formationis, redatta se-condo le indicazioni del V Capitolo generale(1986), intende rispondere al desiderio di unaiuto e di una guida per la formazione deiPaolini, non solo nella tappa iniziale istituzio-nalizzata, ma in tutta la loro vita, giacché laformazione di sé è un compito che non finiscemai.

1.1 La Ratio ha quindi una sua fisionomiatipica: non sostituisce né tanto meno supera leCostituzioni; essa precisa e approfondisceaspetti determinati della vita paolina, concer-nenti la formazione.

1.2 Essa cerca di mettere in evidenza i va-lori fondamentali che guidano la formazione,richiamandoci all’immutabile nucleo origina-rio dell’ispirazione del Fondatore.

2 La Ratio formationis è perciò indirizzata atutti i Paolini: formandi, formatori e membriin formazione continua. Essa, come le Costitu-zioni, – salvate le ovvie differenze – è unicaper tutta la Congregazione. Perciò non scendea particolarità né ad applicazioni concrete.Queste sono lasciate al Direttorio di ogni Cir-coscrizione.

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3 Schematicamente, la Ratio formationis trat-ta, nel capitolo I, del carisma paolino, dei con-notati cioè della nostra identità e missione allaluce della storia concreta della nostra fonda-zione; nel capitolo II, si tracciano le linee fon-damentali (princìpi, obiettivi e metodologia)del processo di formazione paolina, mettendoin risalto i “modelli” e le mediazioni, nonché le“aree educative” (formazione umana, spiritua-le, intellettuale, apostolica-specifica); infine,nel capitolo III, si trattano le tappe della for-mazione, che coprono tutto l’arco della vita delPaolino: dai primi passi in Congregazione du-rante il Postulato, fino alla formazione per-manente.

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Capitolo I

IL NOSTRO CARISMA

Chi siamo noi Paolini e che cosa siamo chia-mati a vivere e a fare, in forza della nostra vo-cazione al seguito di Don Alberione. Brevi trat-ti storico-carismatici della Fondazione e profilodei componenti della Società San Paolo, sacer-doti e discepoli, e della Famiglia Paolina.L’opera intrapresa dal Fondatore è ora affida-ta a noi per essere continuata nel tempo e svi-luppata nel mondo.Ciò comporta un cammino formativo per tutti el’inserimento di nuovi membri, ai quali dareun aiuto fraterno di accompagnamento.

La nostra identità

4 «I Paolini sono dei consacrati, chiamatidall’amore di Cristo a rendere testimonianzaal Vangelo e a servire la Chiesa, annunziandoall’uomo la pienezza del mistero di Cristo con imezzi della comunicazione sociale...».1

1 4CG. - Cf DC 32: «(I Paolini) hanno coscienza dicontinuare la stessa missione di Gesù Cristo, divinoMaestro. Perciò, ispirandosi al cuore universale di Paolo,che “si è fatto tutto a tutti per guadagnare tutti a Cri-sto”, ne raccolgono l’urgenza apostolica per far penetrareil fermento evangelico nel cuore degli uomini e nellestrutture della civiltà». - Cf Cost. 1-3; CISP 159s, 1049-60; AE 35-41; AD 14s.

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4.1 Queste coordinate o segni di identitàorientano tutta la formazione paolina.

5 La Ratio formationis mira quindi ad unideale che dovrà farsi realtà progressivamentee ininterrottamente, in ogni individuo, mossodallo Spirito e aiutato da tutta la Comunità. Lacollaborazione in questo compito, di essere e difarsi Paolini, è primordiale nella nostra vita.

6 Ci sono alcune tappe di formazione legateall’età; esse però sono soltanto l’inizio di uncammino, il cui processo abbraccia tutta la vita.

6.1 Formazione “iniziale” e formazione “per-manente” mirano ambedue ad adeguare la ri-sposta personale e comunitaria alle esigenzeattuali della Congregazione nella Chiesa, inun contesto di crescita e di maturazione voca-zionale, «fino alla pienezza dell’età di Cristo».2

La nostra missione 3

7 «L’evangelizzazione degli uomini (di oggi)mediante l’apostolato con gli strumenti dellacomunicazione sociale», come si esprimono le

2 Ef 4,13.3 «Come sorse l’idea della Pia Società San Paolo. -

Negli anni 1902-04 si vide molto chiaramente quali pes-sime dottrine spargessero nella società e nelle animemolti scrittori e propagandisti del socialismo e del moder-nismo. Di qui il desiderio di opporsi a questo dilagare di

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nostre Costituzioni,4 è l’ideale o finalità che haanimato il Fondatore della Società San Paolo,Don Giacomo Alberione, e anima noi Paolininel seguirlo e nel continuarne l’opera.

8 La missione non è un’attività estrinseca,ma tocca la persona nel suo intimo. Evangeliz-zarsi per evangelizzare; essere ed agire devonoprocedere armonicamente intrecciati; il faredeve essere anzitutto un farsi.

9 Questa è stata la passione di Don Alberio-ne, l’ansia che lo ha mosso sin dalla sua primapercezione delle necessità dei tempi: «Si sentìprofondamente obbligato a prepararsi a farqualcosa per il Signore e gli uomini del nuovosecolo con cui sarebbe vissuto».5

errori con una stampa ed una propaganda di uomini divirtù provata, di dottrina profonda, di divozione illimita-ta alla S. Sede: Missionari Sociali.

Si pregò e si fece pregare privatamente ed incessan-temente fino all’anno 1908; quando si cominciò a capirepiù distintamente e per quanto si può con certezza chequesta era la volontà del Signore.

Nell’anno 1908 furono adocchiati due fanciulli che siprevedeva potessero riuscire bene in questo apostolato eavviati alle scuole del seminario e coltivati con particola-re cura» (Relazione sulla storia della Pia Società S. Pao-lo, redatta da don Alberione e annessa da Mons. Re allasua lettera del 31.12.1921 in cui chiedeva il nulla ostaper l’erezione dell’istituto in Congregazione diocesana,da: ROCCA, La formazione... 566s).

4 Art. 2.5 AD 15.

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10 La coscienza di questa missione gli pro-spettò il «dovere di essere gli apostoli di oggi,adoperando i mezzi sfruttati dagli avversari»,cioè l’urgenza di adoperare i mass media e tut-ti gli altri strumenti del comunicare, iniziandocon la stampa, allora più comune, e utilizzan-do in seguito tutti gli altri mezzi messi a di-sposizione dal progresso tecnologico: in parti-colare il cinema, i dischi, la radio, la televisio-ne, le audio e videocassette, i computers ecc.

11 Quando poi Don Alberione rifletté sulmodo di realizzare questo ideale, comprese chenon poteva farlo da solo, né occasionalmente,ma con altri e in tutto il mondo.6

12 Egli fissò quindi la modalità concreta concui egli stesso e i suoi seguaci avrebbero svoltoquesta missione: come religiosi, in una Con-gregazione, come fratelli uniti in uno stessoprogetto e comunione di vita.7

Genesi del movimento alberioniano 8

13 Si impara sempre qualcosa riandando alleorigini del nostro Istituto, e perciò è utile ricor-

6 Cf AE 38-40.7 Cf AD 24.8 «Il 20 agosto 1914, con un’ora di adorazione al Ss.

Sacramento e la benedizione della tipografia, si iniziavala Famiglia Paolina sotto il titolo di “Scuola Tipografica

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dare come il Primo Maestro 9 sia giunto a preci-sare quegli elementi “paolini” che ci identifica-no, distinguendoci e al tempo stesso unificando-ci, e che lui per primo ha cercato di realizzare.

14 L’ispirazione originaria l’ebbe da seminari-sta nel duomo di Alba (Cuneo), durante l’adora-zione eucaristica nella notte che divideva il se-colo XIX dal secolo XX. Fu una notte di grazia,«decisiva per la specifica missione e spirito par-ticolare con cui sarebbe nata e vissuta la Fami-glia Paolina»,10 e decisiva soprattutto per leprofonde ripercussioni che essa ebbe nei pen-sieri, nello studio, nella preghiera e in tutta laformazione del giovane Giacomo Alberione.11

Piccolo Operaio”. Pochi ambienti, pochi giovani, piccolacappella. La preparazione era stata lunga, in attesa chenella luce di Dio ogni cosa si chiarisse e concretasse, e laDivina Provvidenza disponesse i mezzi...

Quando furono raccolti i primi giovanetti..., avvenneun fatto curioso, quasi un allarme: “Si porta via lavoro epane ai tipografi”. Furono fatti ricorsi alle autorità...L’autorità civile rispose: “È cosa nata morta... La vigile-remo, alle prime illegalità sarà chiusa”. Bisognava dun-que nascere ancora più piccoli... Un presepio... [Poi iPaolini] dalla stampa sono passati al cinema, alla radio,alla televisione.

Sono andati come gli Apostoli senza provviste e senzadenari; ma ricchi di un cuore apostolico, fatto secondo ilcuore del loro Padre san Paolo» (CISP 146-148).

Cf AD 13-15, 29s; PP parte II, storia della FamigliaPaolina.

9 Questo era il titolo utilizzato dai Paolini per indica-re il Fondatore.

10 AD 13.11 Cf AD 21.

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14.1 Quella notte, ricordò egli stesso, fucontrassegnata da una lunga preghiera durataquattro ore dopo la Messa solenne e finalizza-ta a questo: «che il secolo nascesse in Cristo-Eucaristia, che nuovi apostoli risanassero leleggi, la scuola, la letteratura, la stampa, i co-stumi, che la Chiesa avesse un nuovo slanciomissionario, che fossero bene usati i nuovimezzi di apostolato, che la società accogliesse igrandi insegnamenti delle encicliche di LeoneXIII, interpretate ai chierici dal Can. Chiesa,12

specialmente riguardanti le questioni sociali ela libertà della Chiesa».13

15 L’inizio ufficiale della Società San Paolorisale al 20 agosto 1914.

15.1 Don Alberione, tuttavia, aveva comin-ciato ad attuare il suo ideale nel 1909-10, pub-blicando alcuni libri, nei quali si trovano giàenunciati i temi originali del suo futuro mini-stero 14 e accettando la direzione del settima-nale diocesano Gazzetta d’Alba.

12 Il can. Francesco Chiesa (1874-1946): sacerdote,professore nel seminario di Alba, parroco della parroc-chia di San Damiano di Alba, canonico. È stato il profes-sore, il consigliere e l’amico di Don Alberione per tutta lasua vita. L’11 aprile 1988, la Congregazione per le Causedei Santi ne ha proclamato l’eroicità delle virtù, attri-buendogli perciò il titolo di “venerabile”.

13 AD 19.14 Per esempio Appunti di teologia pastorale, La don-

na associata allo zelo sacerdotale...

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16 Intanto stava maturando l’idea più impor-tante: «Pensava dapprima ad un’organizzazio-ne cattolica di scrittori, tecnici, librai, rivendi-tori cattolici: [ai quali] dare indirizzo, lavoro,spirito d’apostolato. [...] Verso il 1910 fece unpasso definitivo: scrittori, tecnici, propagandi-sti, ma religiosi e religiose». E ciò per le se-guenti motivazioni: «Da una parte portareanime alla più alta perfezione, quella di chipratica anche i consigli evangelici, ed al meri-to della vita apostolica. Dall’altra parte darepiù unità, più stabilità, più continuità, più so-prannaturalità all’apostolato».15

16.1 Optò quindi per una Congregazionereligiosa di persone consacrate a Dio con i voti,in una vita interamente e intimamente donataall’apostolato.

17 Egli si era guardato attorno, ma non avevatrovato alcun Istituto dedito totalmente al-l’apostolato della stampa. Altri lo facevano,come una tra le tante missioni. Egli desidera-va, invece, che quell’apostolato fosse esclusivoper il suo Istituto, per non disperdere le forze.

17.1 Con espressioni che giungono a noiancora piene di fascino, egli diceva ai suoi se-guaci che «la macchina, il microfono, lo scher-mo sono il nostro pulpito; la tipografia, la saladi produzione, di proiezione, di trasmissionesono come nostra chiesa».16

15 AD 23-24.16 CISP 832.

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17.2 Su questo concetto, che cioè il nostroapostolato è vera predicazione, di pari dignitàcon quella orale dei sacerdoti, egli insistettemolto. Era profondamente convinto che «perapostolato delle edizioni [...] si intende una ve-ra missione, che propriamente si può definirepredicazione della divina parola».17

Sacerdoti e fratelli in passato 18

18 Quando cercò di precisare 19 chi avrebbepotuto svolgere tale missione, Don Alberionepensò necessariamente al sacerdote, essendocompito a lui proprio, quale cooperatore delvescovo, predicare il Vangelo.

17 AE p. 12.18 La questione non fu semplice. Per l’evoluzione del

pensiero del Fondatore e della prassi da lui adottata, conla relativa documentazione, cf ROCCA, La Formazione...521-536.

Don Alberione si era reso talmente conto dell’im-portanza di svolgere a tempo pieno il nuovo apostolatoda presentare alla Congregazione dei Religiosi la propo-sta di poter esentare i sacerdoti paolini dalla predicazio-ne orale e dal ministero in genere, perché potessero dedi-carsi esclusivamente alla nuova missione “paolina”; laproposta non venne presa in considerazione perché risul-tava già difficile accettare un apostolato tanto moderno erischioso per la disciplina ecclesiastica del tempo e laCongregazione dei Religiosi non intendeva approvarequesto nuovo Istituto: cf ROCCA, 522s.

19 Cf sopra n. 16.

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19 Successivamente, oltre a comprendere me-glio «la missione vera del sacerdote»,20 il Fon-datore intuì che «il Signore ha sparse nelmondo molte anime generose, che chiama a séalla perfezione, accanto al sacerdozio».21

19.1 Distinse, pertanto, nel suo Istituto –come d’altronde era abituale nelle Congrega-zioni religiose antiche e recenti – sacerdoti efratelli laici (designati questi col titolo squisi-tamente evangelico di “Discepoli del DivinMaestro”) e, suddividendo il nuovo apostolatoin tre momenti (redazione, tecnica, propagan-da o diffusione), egli affidò concretamente l’e-sercizio della redazione ai sacerdoti e la partetecnica e la propaganda delle edizioni ai disce-poli,22 mirando che questi fossero numerica-mente i due terzi dell’Istituto.

Sacerdoti e discepoli oggi 23

20 Dopo il Vaticano II, essendo mutate alcuneprospettive teologiche e socio-ecclesiali ed aven-do acquistato maggiore rilevanza la figura dellaico, la struttura elaborata da Don Alberione

20 AD 15.21 AD 39.22 Cf UPS II, 192; III, 127.23 Cf CISP 85-88, 159s, 180, 251s, 354-358, 368-375;

UPS I, 15, 20, 148-156; II, 246; III, 127-133; IV, 189-200;Cost. 4s.

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ha subìto qualche modificazione ad opera prin-cipalmente del Capitolo Generale Speciale1969-71.

21 Tutti i Paolini costituiscono una comunio-ne fraterna di vita, che si articola in sacerdotie discepoli, e tutti partecipano alla medesimavocazione religiosa e alla medesima “missio-ne”.24

21.1 Per quanto riguarda l’attività aposto-lica specifica, non ci sono preclusioni o esclusi-vismi, bensì orientamenti in base alle attitu-dini, alla preparazione e all’esperienza, e tuttii Paolini possono svolgerla nelle sue varie fasi.

22 In questo nuovo quadro, il compito proprioche nell’apostolato specifico compete al sacer-dote paolino, in virtù della sua ordinazione eassociazione all’episcopato,25 rimane quello diconferire garanzia e ufficialità alla predicazio-ne del messaggio salvifico.

22.1 A tale compito è strettamente connes-sa la presenza e l’azione del discepolo. Il qualecondivide la medesima missione, di moltiplica-re e irradiare la Parola di Dio con gli strumen-ti della comunicazione sociale.

23 A tutti i membri, quindi, sono aperte tuttele espressioni e le fasi dell’evangelizzazionemediata: la redazione, la tecnica e la diffusione.

24 Cf DC 32.25 Cf LG 28.

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23.1 Uniche condizioni per esercitare taleapostolato, presupponendo chiaramente la vo-cazione (cioè la chiamata del Signore e la ri-sposta personale) sono le capacità e la prepa-razione specifica.

La Famiglia Paolina 26

24 C’è una realtà che costituisce un aspettomolto importante della nostra vita: la Fami-glia Paolina.

26 Le nostre Costituzioni ricordano che «la FamigliaPaolina, cioè l’insieme di congregazioni religiose, istitutiaggregati e organizzazioni apostoliche fondati da DonGiacomo Alberione, sono i seguenti:– Società San Paolo;– Pia Società delle Figlie di San Paolo;– Pie Discepole del Divin Maestro;– Suore di Gesù Buon Pastore;– Suore della Regina degli Apostoli;– Istituti aggregati:

Gesù Sacerdote;San Gabriele Arcangelo;Maria Santissima Annunziata;Santa Famiglia;

– Unione dei Cooperatori Paolini» (art. 3).Cf Il ministero dell’unità nella Famiglia Paolina, V

Incontro dei Governi generali FP, Ariccia, sett. 1987,Ediz. Archivio Stor. Gen. FP, Roma 1987 (in italiano espagnolo); La missione della Famiglia Paolina, IV Incon-tro dei Governi gen. FP, Ariccia, gennaio 1986, ivi; AD33-35; UPS I, 19s, 371-382; II, 243s; III, 184-191; CISP137ss, 145, 151, 180s, 231s; Cost. 3, 85s.

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24.1 Don Alberione, che si sentì chiamato asuperare coraggiosamente in campo apostolicola netta separazione allora vigente tra uomini edonne (a questo superamento si avvicinava conil suo già citato libro La donna associata allozelo sacerdotale), ha inteso dare più piena at-tuazione al suo progetto fondando altri Istitutimaschili e femminili, che insieme con la SocietàSan Paolo formano la “Famiglia Paolina”.

25 «...La Divina Provvidenza, accanto alla PiaSocietà San Paolo, ha fatto nascere le Suore Fi-glie di San Paolo, Pie Discepole, Pastorelle,Apostoline... Entrano a completare la FamigliaPaolina: l’Istituto Maria SS. Annunziata, l’Isti-tuto San Gabriele Arcangelo, l’Istituto GesùSacerdote...27

25.1 Tutti gli Istituti hanno comune origi-ne... un comune spirito... fine convergente...

25.2 La Famiglia Paolina ha una sola spi-ritualità: vivere integralmente il Vangelo; vi-vere nel Divino Maestro in quanto egli è ViaVerità e Vita; viverlo come lo ha compreso ilsuo discepolo San Paolo. Questo spirito formal’anima della Famiglia Paolina».28

26 La Società San Paolo è “altrice”, cioè “comela madre”,29 di tutta la Famiglia Paolina, per la

27 Non viene nominato l’Istituto Santa Famiglia, natosuccessivamente.

28 UPS III, 184-187.29 UPS I, 19.

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sua peculiare funzione carismatica, eucaristi-ca, ecclesiale ed apostolica: «deve dare loro lospirito paolino».30

26.1 In forza di ciò, le compete il ministerodell’unità, giacché è necessario che perduril’ispirazione originaria del Fondatore: coinvol-gere in un grande processo unitario moltepliciforze che, conservando la propria autonomia digoverno e di amministrazione, hanno le lororadici più profonde in un solo movimento fon-dazionale, in un’unica spiritualità e missione.31

Paolini oggi, nel mondo intero 32

27 I primi Paolini, pur lavorando in condizio-ni a volte molto precarie, spinti e sorretti dalFondatore, seppero avviare la nostra Congre-gazione in tutti i continenti già a partire daglianni ’30.

30 Ivi.31 Cf Il ministero dell’unità nella Famiglia Paolina.32 «Tutto il mondo si può paragonare ad una immen-

sa parrocchia: la parrocchia del Papa... Il concetto [diret-tivo] è questo: dare con i mezzi tecnici quanto il parrocopredica a viva voce... Oggi, più ancora che nei tempi an-dati, vale l’organizzazione, specialmente internazionale,in ogni settore, in modo particolare per l’apostolato. Es-sere più “cattolici”, come figli prediletti della Chiesa Cat-tolica. Unirsi per l’apostolato... Sempre la preghiera delMaestro Divino: “ut unum sint” (Gv 17,1ss), applicatanon ad un Istituto soltanto, ma vissuta in tutta l’immensaparrocchia paolina, che per limiti ha solo i confini delmondo...» (UPS I, 371-382). Cf CISP 206-210; DC 71ss.

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27.1 Ora tocca a noi continuare a far vivereil carisma di Don Alberione nelle varie partidel mondo.

28 Sforzandoci dunque di essere fedeli allospirito di Don Alberione, pur con qualche ine-vitabile lentezza, abbiamo cercato di avvalercidei mezzi più avanzati messi a disposizionedalla tecnologia per essere più efficaci nellanostra missione specifica.

29 Il Vangelo va predicato a tutti, ma deveessere testimoniato e annunciato adattando illinguaggio alle sensibilità religioso-culturalidelle diverse popolazioni.

29.1 A questo continuo adattamento, se-condo le situazioni della Chiesa e della socie-tà nei vari Paesi del mondo, mira la forma-zione paolina e soprattutto la preparazioneapostolica.

30 Ciò esige che si eserciti un opportuno di-scernimento, che suppone anche un’accuratainculturazione nelle Chiese locali e richiedegrande attenzione alle situazioni mutevoli e aiproblemi, per cogliere i “segni dei tempi” allaluce del Vangelo.

31 Lo stesso apostolato, d’altra parte, offre unanotevole quantità di informazioni e di strumen-ti, che aiuteranno a conoscere meglio il mondo

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del nostro tempo, per influire maggiormentesu di esso.33

32 La pastoralità e la globalità, assieme allacontemporaneità, diventano i tratti caratteri-stici dell’operare paolino, innervato nellaChiesa locale e impegnato nell’inculturazione,per rendere maggiormente attuale e credibileil Vangelo.34

33 «Indubbiamente la Società San Paolo è assai be-nemerita in questo secolo nell’impegno dell’apostolato,per la vasta e intelligente opera editoriale da essa svolta.

Dando uno sguardo al passato, si rimane ammiratinell’osservare le magnifiche collane... che sono statepubblicate con scelte accurate e tempestive e con digni-tose e accessibili edizioni...

E tutto fu sempre compiuto alla luce di Gesù Mae-stro, che si è rivelato come la Via e la Verità e la Vita.Con tutta l’ansia che sgorga dal mio cuore, vi esorto acontinuare a camminare per il cammino indicato da DonAlberione!... Rammentate ciò che diceva: “Tutto per ilVangelo, tutti per il Vangelo, tutti al Vangelo!”.

I tempi sono cambiati; i tempi sono nuovi e bisognausare i mezzi aggiornati e adatti per gli uomini d’oggi; mala dottrina rivelata da Cristo non cambia, è valida persempre e per tutti...

Sentite fortemente il dovere di illuminare sempre leanime...

Nelle vostre scelte vi guidi solo il desiderio di annuncia-re il Vangelo e di servire la Chiesa...» (GIOVANNI PAOLOII ai capitolari Paolini, 22 marzo 1986, in 5CG 59s).

Cf ivi, «Diagnosi sull’evangelizzazione paolina» (pp.28-34) e «Principali sfide dell’evangelizzazione paolina»(pp. 37-41).

34 Cf SIEP, Documento finale n° 1.3, in Atti... 1989, p.249.

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Aiuto reciproco, in particolare ai giovani

33 Non è facile assimilare e vivere tutta larealtà carismatica che abbiamo cercato di trat-teggiare. Abbiamo bisogno di aiutarci gli unigli altri, approfittando delle occasioni che ab-biamo e procurandone altre con creatività.

33.1 Questo è il grande vantaggio di viverel’ideale paolino insieme a tanti fratelli e so-relle.35

34 In questa linea di aiuto fraterno si collocal’istituzione tradizionale del “maestro”: un fra-tello (o più di uno), sacerdote o discepolo, messocome compagno e guida di coloro che sono anco-ra nei primi passi della vita paolina o che co-munque non hanno ancora fatto l’opzione defi-nitiva con la professione perpetua e/o l’ordi-nazione sacerdotale. Dopo, tale funzione viene

35 «Il Signore ci ha voluto unire perché ci accompa-gnassimo nel cammino verso la perfezione religiosa el’apostolato nostro, ed ha incaricato me, il più miserotra tutti, di comunicarvi la sua sapientissima ed ama-bilissima volontà, le divozioni nostre, la grazia delloSpirito Santo e la particolare nostra vita... Sono sicurodi avere sostanzialmente insegnato ciò che voleva Dio:dallo spirito sino all’amministrazione economica. Avre-te benedizioni e consolazioni e figli spirituali nella mi-sura che seguirete, vivendo la vita paolina... Sareteascoltati nella misura che ascoltate... Ringrazio il Si-gnore che volle dare alla Famiglia Paolina tante animebelle» (CISP 1049s).

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svolta dal Superiore con il servizio dell’anima-zione.36

35 Non siamo «una comunità di perfetti, madi persone impegnate in uno sforzo di “con-tinua conversione”»;37 neanche il maestro èperfetto; ma egli è stato scelto dai Superiori,dopo un’adeguata preparazione, per accompa-gnare nel cammino della formazione paolinaquelli che stanno percorrendo le prime tappe.

35.1 Questo accompagnamento implica undialogo aperto e sincero, individuale e comuni-tario, lungo il periodo formativo iniziale.

35.2 Dopo, saranno i Superiori, nelle ri-spettive competenze, a promuovere il dialogocostruttivo, che dovrà essere uno dei binaridella formazione permanente,38 la cui metaviene raggiunta solo alla fine della vita.

36 «Tutta l’educazione che si dà nell’Istituto èindirizzata alla formazione della personalitàpaolina... È perciò grave impegno di ogni Pao-lino di tendere al “vivit vero in me Christus”[Cristo vive in me]; così che il religioso, sacer-dote o discepolo, irradii Gesù Cristo Via, Veri-tà e Vita».39

36 Cost. 98.3, 165, 180.4, 186.Cf UPS II, 117; R. PERINO, Gesù Maestro e il Mae-

stro di Gruppo secondo Don Alberione, in FPI 28-52.37 Cost. 17.1.38 Cf Cost. 43.1, 167.1, 200, 209.3.39 UPS II, 194. Cf CISP 369s.

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Capitolo II

PROCESSO DI FORMAZIONE PAOLINA

I princìpi generali che regolano il processoformativo sono focalizzati nell’assimilazione aCristo e nella dedizione alla missione.A tale fine si prefiggono degli obiettivi: formarel’uomo maturo e completo, formare il cristianoautentico, formare il religioso-apostolo total-mente dedito alla missione.La metodologia per raggiungere detti obiettivisi impernia su Gesù Maestro Via Verità e Vitache «sta al centro» di tutto ed è pure il modellosommo; accanto a lui Maria Regina degli Apo-stoli, San Paolo, lo stesso Don Alberione, segui-ti dalle “mediazioni” (Comunità vocazionale,promotori e formatori) che incidono nel proces-so formativo con il dialogo, l’ambiente di fami-glia, la collaborazione, e animano le aree inter-comunicanti della formazione umana, forma-zione spirituale, formazione intellettuale, for-mazione apostolica e specifica paolina.

37 La formazione è un processo o un camminosempre aperto, che suppone un ideale e unacontinua crescita per raggiungerlo.

38 Essa è insieme opera umana e divina, do-no della grazia e impegno personale, in unagenerosa corrispondenza alla chiamata di Dioper una missione.

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38.1 In questa convergenza tra chiamata erisposta vi sarà la piena maturazione e realiz-zazione di se stessi come uomini, come cristia-ni e come religiosi.

PRINCIPI GENERALI 40

39 La meta finale del processo formativo peril cristiano e ancor più per il religioso è l’iden-tificazione con Cristo.41 “Cristificarsi!”, era so-lito ripetere il nostro Fondatore; «Crescete finoalla maturità di Cristo», esortava san Paolo;42

«Siate perfetti come il Padre vostro celeste»,diceva lo stesso Gesù ai suoi seguaci.43

39.1 In tale impegno viene coinvolto, inmodo costante anche se graduale, l’individuo etutta la comunità.

40 Per questo motivo, lungo il processo dellaformazione non si dovrà mai dimenticare quan-to la Chiesa ci insegna riguardo alla vita religio-sa: «Norma fondamentale della vita religiosa èil seguire Cristo come viene insegnato dal Van-

40 «Fine della educazione nella Congregazione è diformare il religioso paolino. Occorre procedere con sa-pienza ed amore» (CISP 755).

Cf Cost. 89-98; DC 523, 576; AE 45-51; DF 13; CISP11, 147, 161, 1152; Elem. 44-46.

41 «La formazione deve modellarsi sul Divino Mae-stro» (DF 13).

42 Cf Ef 4,13.43 Cf Mt 5,48.

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gelo; questa norma deve essere considerata datutti gli Istituti come la loro Regola suprema».44

41 Nel caso nostro, occorre inoltre che si for-mi il “Paolino”, che è «persona chiamata daDio e a Lui consacrata per essere, in comunio-ne con molti fratelli, “San Paolo vivo oggi” (Al-berione), al fine di “vivere e dare il Cristo ViaVerità e Vita agli uomini” attraverso un’evan-gelizzazione che si avvale dei mezzi della co-municazione sociale».45

42 Il chiamato alla vita paolina assume la vi-ta consacrata comunitaria come struttura por-tante della missione o servizio che intende da-re alla Chiesa e, in essa, agli uomini.46

42.1 Lo sforzo personale deve quindi inte-grarsi con quello della Comunità. Ciò esige do-cilità, dialogo, capacità di confronto interper-sonale, apertura alla fiducia con i fratelli e indefinitiva senso di appartenenza alla Congre-gazione, i cui fini vengono assunti come para-digma della propria vita consegnata a Dio.

43 La nostra vita comunitaria ha carattereeminentemente apostolico, giacché essa «è na-ta dall’apostolato e in vista dell’apostolato».47

44 PC 2.45 Atti del IV Capitolo generale SSP 1980, p. 13.46 Cf DC 6-9, 20-21.47 UPS I, 285; cf Cost. 66; DC 36, nota 1.

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43.1 Inserirsi nella Comunità paolina im-plica assumere in modo convinto il progetto divita della Congregazione,48 facendo propri iprincìpi orientativi fortemente radicati nellastoria presente dell’Istituto e strettamenteconnessi con il suo ideale apostolico, espressodalla testimonianza e dalla coerenza di vitadella Comunità.

43.2 Implica anche educarsi alla parteci-pazione e all’avvicendamento nelle responsa-bilità apostoliche. Il punto focale della forma-zione è infatti la missione.49

44 La Società San Paolo si riconosce pienamen-te in ciò che il Concilio insegna circa gli «Istitutidediti alle varie opere di apostolato [...].

44.1 In questi Istituti l’azione apostolica ecaritativa rientra nella natura stessa della vi-ta religiosa, in quanto costituisce un ministero

48 Cf Cost. 15, 19, 44.1, 77.49 «Il fine dei nostri studi, oltre all’elevazione perso-

nale, consiste nel formare il religioso paolino e sacerdoteed apostolo, allo scopo di seguire la sua vocazione comedescritta dalle Costituzioni...

Principio generale: tutta la formazione deve compier-si ed ordinarsi in modo speciale per gli studi rispettoall’apostolato proprio della Famiglia Paolina. Tale fine èda tenersi presente sin dall’inizio dell’entrata nell’Isti-tuto nostro: tanto nella scuola, come nei consigli, medita-zioni e predicazioni; così che non si comunichi una vitagenerica, ma una dottrina, una pietà ed una vita religio-sa eminentemente paolina» (UPS II, 192s).

Cf AE 40; AD 22, 150; UPS II, 148-161; IV, 27-38;CISP 755ss; DC 381-383; Cost. 7-10, 89s.

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sacro e un’opera di carità, che sono stati affi-dati dalla Chiesa e devono essere esercitati insuo nome [...].

44.2 Perciò detti Istituti adattino conve-nientemente le loro osservanze e i loro usi alleesigenze dell’apostolato cui si dedicano».50

OBIETTIVIDEL PROCESSO FORMATIVO

45 I princìpi generali sopra enunciati devonoessere applicati a tutti i membri della Congre-gazione, siano essi ancora giovani “in formazio-ne iniziale” o adulti “in formazione permanente”.

46 La formazione paolina deve essere unitaria,tendente cioè alla “sintesi vitale”,51 ed integra-le, tale da coinvolgere tutta la persona senzalasciare fratture, giacché tutta la persona siconsegna a Dio attraverso la Congregazione.52

46.1 Il punto focale di questa consegna –come si è detto – è la missione o finalitàdell’Istituto, che comporta grande dedizione,capacità di adattamento e di collaborazione;un forte dinamismo che sviluppa al massimotutte le attitudini e le energie della persona,attingendo alle fonti della spiritualità che ali-mentano e fortificano la vita consacrata.

50 PC 8.51 Cost. 58.52 Cf UPS I, 255; II, 190.

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46.2 In base a questi criteri, gli obiettividel processo formativo saranno i seguenti:53

Formare l’uomo

47 Il processo formativo tende a raggiungereun’immagine di uomo che si considera idealedal punto di vista cristiano; che vede nella vitail dono più grande di Dio e, al tempo stesso,una vocazione a compiere quanto il Regno diDio ci chiede per amore, vincendo ogni sorta diegoismo ed individualismo.54

48 Raggiungere tale obiettivo, o almeno avvi-cinarvisi, implica innanzitutto un serio lavorosu se stessi, una continua verifica, un processodi cambiamento in meglio, assimilando leesperienze che provengono dall’esercizio di de-terminate attività (studio, apostolato, progres-so nella vita di preghiera e nella comunionecon i fratelli, ecc.), intese non solo come “farequalcosa” (produrre), ma principalmente comeun “farsi” progredendo lungo le varie tappeprogrammate della formazione, così da arriva-re a vivere e agire in forza di motivazioni pro-fonde, stabili, consistenti.55

53 Cf CISP 755; UPS II, 191.54 Cf GS 12-39.55 Cf UPS I, 84s, 88-91, 115-125; II, 192; CISP 760;

Elem. 34.

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49 Quando l’ideale vocazionale penetra lapersona, questa va acquistando determinatequalità: maturità umana, stabilità di spirito,equilibrio psico-affettivo, capacità decisionalisecondo l’ambito di competenza, rettitudine digiudizio, dominio del proprio carattere, since-rità, giustizia, fedeltà alla parola data, discre-zione, capacità di disciplina, intesa non solocome un sostegno o difesa, ma come accetta-zione convinta di tutto ciò che è costruttivoanche se costoso, il retto uso della libertà,l’impegno in ciò che è difficile, la collaborazio-ne sincera e disinteressata.56

50 Un aiuto notevole per acquisire tali quali-tà viene offerto al Paolino dal tipo di apostola-to cui si dedica, quello cioè dei mezzi della co-municazione sociale, che offre possibilità di uncontinuo arricchimento, sia intellettuale, siamorale, sia spirituale, mediante il contatto conle fonti dell’informazione, l’esperienza di per-sone qualificate nei vari campi del sapere.

51 E tuttavia questi mezzi presentano ancherischi evidenti: sono veloci, frantumano leidee, hanno tempi di esecuzione troppo rapidida non permetterne facilmente il controllo,perché la riflessione procede molto più lenta-mente delle macchine, dei tempi e delle sca-denze.

56 Cf OT 11; Cost. 91.

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51.1 Occorre perciò non lasciarsi prenderedalla fretta, saper scegliere e dosare le infor-mazioni, non fermarsi alle generalità superfi-ciali, ma approfondire alcuni punti, in mododa acquistare uno schema di pensiero e di la-voro utile per tutta la vita.57

Formare il cristiano

52 Sui valori umani si innestano quelli evan-gelici, che portano all’identificazione con Cri-sto «primizia della nuova umanità».

53 Formare il cristiano significa, per il bat-tezzato paolino, sviluppare una relazionesempre più intensa con Gesù Maestro; render-si suo vero discepolo, e impostare la propriaesistenza «in Cristo, per Cristo e con Cristo».

53.1 Questa formazione sarà perfetta quan-do Gesù Cristo sarà al centro della vita.

54 È difficile precisare fin dove arriva l’aspet-to naturale e dove incomincia quello sopran-naturale, perché tutti e due si intrecciano e sipotenziano vicendevolmente nella stessa per-sona, e da questa devono essere coltivati si-multaneamente.

54.1 Viste dal versante cristiano, le stessequalità elencate precedentemente 58 acquistanouna nuova dimensione, un senso più profondo.

57 Cf DC 114-119; Comm. et Progr. 9, 17, 21s, 22,37ss.

58 Cf n. 49.

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55 Ciò comporta che il Paolino si renda sem-pre più consapevole del dono della fede (= ade-sione a Cristo), progredisca nella conoscenzadel mistero della salvezza, impari ad adorare eamare Iddio, si sforzi di vivere da uomo nuovo,capace di rendere testimonianza della propriasperanza.59

56 La formazione cristiana insegna ed abilitaa scoprire e riscoprire continuamente una tri-plice ricchezza – del Vangelo, del sacramento edel fratello – e a viverla in equilibrio dinamico,entro l’habitat del cristiano: la Chiesa (e in es-sa, la propria Congregazione e Comunità), laquale ci presenta la Scrittura, le celebrazioniliturgiche e la chiamata incessante all’amorefraterno per i vicini e per i lontani.

57 Il senso dell’onestà, caratteristica dell’uo-mo retto, matura e si arricchisce nella gratui-tà, chiave della esistenza cristiana e fontedell’irradiazione apostolica.

Formare il religioso

58 È in clima di fede che avviene il fatto dellavocazione religiosa: il sentirsi cioè personachiamata, consacrata e inviata da Dio per unaspeciale missione, che si identifica con il pro-getto carismatico della Congregazione.

59 Cf GE 2.

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58.1 Ed è sempre in clima di fede che ilchiamato si prepara alla dedizione totale perla stessa missione, mediante i tre voti religiosie il voto di fedeltà al Papa per quanto riguardal’apostolato.60

59 Ciò porta il Paolino a cercare la propriaidentità nel “seguire Cristo”, fino ad identifi-care la propria vita con la sua.61

60 La formazione religioso-apostolica consistenell’assimilare in alto grado i valori o contenu-ti teologico-spirituali del carisma paolino, inbase ai quali modellare la propria vita.

60.1 Tutto il processo formativo del Paoli-no mira dunque a questo: «Formare apostoli!»,diceva Don Alberione, «formare cioè personecapaci di identificarsi con san Paolo e di viverenel suo spirito».

60 «Nel modo di educare cerchiamo il meglio! Ma chesia in primo luogo il sostituire l’uomo nuovo Gesù Cristoall’uomo vecchio. Si è spesso tentati di piacere ed accon-tentare... Occorrono i tre passi: formare profonde convin-zioni, idee precise e larghe; l’abneget seipsum [rinneghise stesso]... in un compimento generoso dei doveri quoti-diani di studio e d’apostolato; il sequatur me [mi segua]in una unione costante con Dio... I nostri sono aspirantialla vita religiosa; si guardi al fine. Non dobbiamo for-mare dei semplici cristiani o dei sacerdoti secolari»(CISP 1052). - Cf CISP 749-755; UPS I, 344-350; DC540s; Cost. 98.1-6.

61 Cf Gal 2,20.

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61 Le attività apostoliche sono espressionedelle capacità del Paolino – quindi del suosviluppo o crescita – e allo stesso tempo costi-tuiscono una seria verifica del suo orienta-mento di vita. Dall’essere sgorga l’agire el’agire si riversa sull’essere consolidandolo.

61.1 Le attività devono essere la conse-guenza di un impegno pienamente assunto nelprogetto di vita abbracciato e costantementerimotivato.

Formare l’apostolo

62 Lo sviluppo integrale dell’uomo, del cri-stiano e del religioso non è fine a se stesso, maè in funzione dell’apostolato,62 e in tale pro-spettiva dobbiamo formarci tutti.

62.1 I tre momenti del nostro apostolato –redazione, tecnica e diffusione, che oggi po-tremmo chiamare “momento della creatività”,“momento della produzione” e “momento delladistribuzione” – essendo “i luoghi” della vita edella missione del Paolino,63 sono anche “i luo-ghi” della sua formazione.

63 Tutti e tre questi momenti esprimono lecaratteristiche del nostro apostolato, secondoDon Alberione: integralità (totalità), pastorali-tà (universalità, apostolicità) e attualità (con-temporaneità).

62 Cf AD 24.63 Cf AD 23s; DC 220-236.

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63.1 Caratteristiche che non si possonosviluppare senza una notevole carica umana,cristiana e religiosa.64

64 Svolgere l’apostolato paolino richiede unagrande libertà interiore di fronte ai condizio-namenti e pregiudizi che scaturiscono da noistessi, dai gruppi di cui facciamo parte e dagliinflussi dei mass media.65

64.1 Libertà interiore che soltanto l’uomo,il cristiano e il religioso maturi possono avere.

65 Il nostro apostolato esige virtù quali l’in-traprendenza e la prudenza, un equilibrio aprova di problemi, stabilità di animo davanti asconfitte e insuccessi, fede per non cedere maialla paura 66 né limitarsi al bene già fatto.67

66 L’apostolato è insomma il banco di provadella persona: esso si svolge nel contesto delladonazione totale di se stessi a Dio e agli uomi-ni, ed esige una preparazione spirituale e pro-fessionale che abiliti ogni Paolino a tale com-pito.

66.1 Al senso dell’onestà umana e dellagratuità cristiana, si aggiunge la dedizione, lozelo dell’apostolo.

64 Cf n. 32.65 Cf DC 203s.66 Cf AD 151-160.67 Cf Fil 3,12-14.

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66.2 Descrivendo l’apostolo – ossia ciò cheogni Paolino deve diventare mediante la for-mazione iniziale e permanente –, Don Albe-rione ne delinea queste caratteristiche:

– È un santo che accumula tesori e ne co-munica l’eccedenza alle anime;

– porta Dio nella propria anima e lo irradiaattorno a sé;

– ama tanto Dio e le anime che non puòcomprimere in sé quanto sente e pensa;

– è ostensorio che contiene Gesù Cristo espande una luce ineffabile intorno a sé;

– è un vaso di elezione che riversa, perchétroppo pieno, e della cui pienezza tutti possonogodere;

– è un tempio della SS. Trinità, la quale èsommamente operante; trasuda da tutti i poriDio.68

METODOLOGIA FORMATIVAPAOLINA 69

67 Una volta fissati gli obiettivi, si tratta diincanalare verso di essi forze, mezzi e risorsedella persona. Così sintetizza Don Alberione ilprocesso formativo:

68 Cf UPS IV, 277.69 «...In questi nostri tempi, si è tentati di introdurre

un nuovo metodo di educazione, disprezzando quellousato come antiquato... e con quali delusioni?! Siamosaggi in Cristo, ricordando i grandi formatori di vocazioni;

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67.1 «Sviluppo della personalità; naturale,soprannaturale, apostolica. Nella FamigliaPaolina sono ben determinati i fini; sono indi-cati ed abbondanti i mezzi, specialmente iltempo in cui l’anima nell’ora di adorazione en-tra in comunicazione con Dio e matura e dige-risce ed applica quanto ha appreso: sono bencontemperate le disposizioni con la libertà espirito di iniziativa».70

67.2 I capisaldi di questa metodologia toc-cano i cardini della spiritualità paolina.

«Al centro sta Gesù CristoVia Verità e Vita» 71

68 Il Paolino, tutta la Famiglia Paolina, «aspiraa vivere integralmente il vangelo di Gesù Cristo,

e specialmente l’Educatore per eccellenza, Gesù Cristo,nel metodo divino quale risulta dal Vangelo... Nel mododi educare cerchiamo il meglio! Ma che sia in primo luo-go il sostituire l’uomo nuovo, Gesù Cristo, all’uomo vec-chio» (CISP 1052). Cf G. KAITHOLIL, Jesus, Way-Truth-Life, St Paul Editions (FSP), Boston 1985; R. PERINO,Gesù Maestro e il Maestro di Gruppo... cit.; AD 146, 150,160; UPS II, 190, 194; CISP 749; O. CRESPI, Cristo ViaVerità e Vita principio ispiratore della Famiglia Paolina(uso manoscritto), Roma 1982, pp. 63-66.

70 AD 146.71 «Tutta la vita paolina sia inserita in Gesù Maestro

Via Verità e Vita: la preghiera, lo studio, l’apostolato...Non si farebbe vera professione [religiosa], se non si ac-quistasse questo spirito: avremmo il corpo, non l’animadella Congregazione. Conformare la vita a Gesù Maestronon è un consiglio: è la sostanza della Congregazione; è

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Via, Verità e Vita, nello spirito di S. Paolo, sottolo sguardo della Regina Apostolorum».72

69 Il principio dinamico e unificatore che qua-lifica la formazione del Paolino è quello espressoda San Paolo: «Che sia formato Cristo in noi».73

70 L’ideale dei Paolini è indicato nella duplice“scoperta” del Cristo “integrale” e della chia-mata ad annunciarlo con gli strumenti dellacomunicazione sociale: un’esperienza di vitastoricamente incarnata in Don Alberione.

70.1 Il nostro processo formativo passa at-traverso la medesima duplice scoperta.

71 Da un punto di vista teologico, la vita pao-lina ha il suo fondamento nella centralità diCristo, dal quale traggono ispirazione cari-smatica tutta la formazione, l’apostolato e lavita comunitaria.

71.1 «La devozione al Maestro riassume ecompleta tutte le devozioni. Infatti essa pre-senta Gesù Verità a cui credere, Gesù Via daseguire, Gesù Vita a cui partecipare».74

essere o non essere Paolini» (ALBERIONE, Meditazionialla Comunità di Roma, 1957).

Cf lettera Ai fratelli e alle sorelle della Famiglia Pao-lina dei Governi generali dopo il loro III Incontro, adAriccia, aprile 1985.

72 AD 93.73 Cf Gal 4,19; Cost. 90; AD 22, 150.74 Pr DM 39.

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72 Don Alberione ha scelto il termine “maestro”perché ha un forte richiamo evangelico: sa diVangelo;75 sa di immediatezza, è di uso correntee di facile comprensione; e perché ha una conno-tazione apostolica. La missione degli Apostoli ècollegata al Maestro: “Andate, portate tutte legenti alla mia scuola (fatele mie discepole)”.76

Connessioni bibliche

73 La spiritualità di Gesù Via Verità e Vitaha importanti connessioni bibliche.

74 Innanzitutto ci fa vedere Gesù in rapportocon la Trinità: Egli è la rivelazione della veritàdel Padre, via a Lui nello Spirito, vita divinasecondo lo stesso Spirito, vita della TrinitàSanta.77

74.1 Più in particolare, la “verità” richiamail fatto che tutta la Parola di Dio è rivelazionedi Dio, in Gesù Cristo morto e risorto; è tuttala “fedeltà” di Dio alla parola data e fatta visi-bile in Cristo Gesù, l’amen di Dio all’uomo;questa verità e fedeltà di Dio sollecita e fondala nostra adesione e consolidamento e annun-cio evangelizzante.

75 Trentotto volte viene usata la parola “maestro”.76 Mt 28,19; cf CP 90s.77 Cf Il ministero dell’unità nella Famiglia Paolina,

21; Aa.Vv., L’eredità cristocentrica di Don Alberione. Attidel Seminario Internazionale sulla Spiritualità dellaFamiglia Paolina, Ariccia 16-27 sett. 1984, a cura di A.da Silva, EP 1989, pp. 511-521.

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74.2 La “via” richiama la spiritualitàdell’esodo, del cammino di Abramo e di Gesùstesso, modello di santità e via al Padre;78 diPaolo apostolo, che segue il Maestro fino allaidentificazione con lui.

74.3 La “vita” richiama la spiritualità dellaGenesi, della creazione e della creatività, ope-ra e frutto dello Spirito Santo; è comunione vi-tale con Cristo, fonte di grazia,79 nella fede enell’amore; è anche la spiritualità eucaristica,della comunione con il Creatore, cioè con Dioche tramite le cose, che sono suoi doni, ci favivere ogni giorno.80

Applicazioni antropologico-spirituali

75 Il principio ispiratore: Cristo Via, Verità eVita, quando viene applicato all’uomo, divieneantropologia spirituale e rafforza la sua per-sonalità: tutto l’uomo – mente, volontà e cuore– viene orientato verso Cristo.

78 Cf Gv 14,6b; Eb 10,19ss.79 Gv 15,4-6.80 «Tutto sta qui: vivere Gesù Cristo Via e Verità e

Vita, e fare la carità di donare Cristo a quelle popolazioniche ne sono prive ed affamate, dando loro il Cristo tota-le... così che i Paolini possano dire: “Non abbiamo né oroné argento, ma vi diamo ciò che abbiamo: Gesù Cristo, lasua dottrina, la sua morale, i suoi mezzi di grazia, la vitasoprannaturale” (ALBERIONE, Meditazione citata).

Cf CISP 1042; CP 84-87.

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76 Vivere Cristo Via, Verità e Vita è il metodo– pedagogia di ogni Paolino – che si sviluppa atre dimensioni:

76.1 dimensione antropologica: «L’educa-zione ha come scopo di formare l’uomo ad usa-re in bene della sua libertà: per il tempo e perl’eternità»;81 occorrono per questo «istruzione,profonde convinzioni», alimentate dalla medi-tazione della parola di Dio, dalla conseguenterevisione di vita e dall’«uso dei sacramenti»;82

76.2 dimensione spirituale: la vita in Cristoè l’asse della pedagogia divina e di tuttal’ascesi, ossia dello sforzo di superarsi ed av-viarsi secondo i valori evangelici;

76.3 dimensione apostolica: l’uomo, imma-gine di Dio nel suo essere ed operare, proiettaquesta identità nel suo dinamismo interiore enella sua azione apostolica: volere il bene co-me il Padre, essere Parola di Dio – trasparen-za di Lui – come il Figlio, e in Lui viverel’amore dello Spirito Santo.83

77 Le caratteristiche della metodologia for-mativa paolina sono pertanto:

77.1 integralità-totalità: tutte le facoltà sonovivificate dalla presenza del Cristo integrale, ViaVerità e Vita, nell’essere e nell’operare,84 e tuttesono pienamente poste al servizio di Dio nella

81 AD 150; cf L’eredità cristocentrica..., pp. 550-553.82 AD 149.83 Cf UPS I, 368; CP 103-104.84 Cf AD 146, 150; CISP 762.

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consacrazione e nell’apostolato;85

77.2 armonia-unità: tutto viene ordinata-mente orientato all’unico scopo: l’amore a Dioe l’apostolato;86 e tutto l’uomo viene rinnovato,perché in Cristo egli ricompone tutti i suoiconflitti e ritrova la sua unità.87

MODELLINELLA FORMAZIONE PAOLINA

78 Tra i mezzi formativi, che facilitano dettacrescita progressiva nella propria identità, oc-cupano un posto particolare i modelli.

78.1 Il modello non è un’astrazione, mauna realtà viva, in cui si percepisce già incar-nato, in certa maniera e misura, ciò che sipropone come ideale.88

85 CISP 162, 783.86 Cf AD 100.87 UPS I, 368s; II, 190-194. «...È necessario sviluppa-

re tutta la personalità umana per la propria salvezza eper un apostolato più fecondo: mente, cuore, volontà...»(AD 22); cf O. CRESPI, Cristo Via Verità e Vita..., pp. 61-71; CP 95s; 103s; CISP 130s, 149, 162; GS 22, 41. CfCISP 130s, 149, 162; GS 22, 41.

88 «Il Signore ha condotto alla Famiglia Paolina molteanime belle, generose, fedelissime. Tra esse ricordiamo ilprimo fiore che venne molto presto trapiantato in cielo:Vigolungo Maggiorino... Egli può essere considerato, perquanto umanamente si può conoscere, il Savio Domenicodella Famiglia Paolina: una luce interiore nel conoscere edamare il Signore, un donarsi generosamente in tutti i suoidoveri, una grande delicatezza di coscienza, una visionechiara dell’apostolato della Buona Stampa» (UPS III, 277).Cf CISP 255ss.

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78.2 Il modello costituisce uno stimolo –una specie di provocazione – ad assumere unaforma specifica di donazione di sé, secondo lapropria identità vocazionale.89

Cristo Maestro

79 Cristo, nostro vero Maestro, è il modellosommo; colui che si propone a noi come unico,nella sua singolarità; è il centro della storia, èla Parola di Dio per noi, oggi come in passato eper sempre.

80 Il metodo di via-verità-vita, come abbiamogià visto, pone tutti i Paolini alla scuola di Ge-sù Maestro,90 in un cammino di discepolatoche è l’atteggiamento fondamentale della no-stra vita consacrata.

89 Cf Fil 3,17.90 «Qual è la suprema personalità? Quale l’ideale

paolino? Come e quando si realizza e si vive? Quando sipuò dire, come San Paolo, “vivit vero in me Christus”[Cristo vive in me]. È una trasformazione totale in GesùCristo... Nell’Istituto nostro, ha vera e giusta personalitàchi vive integralmente l’ideale paolino secondo lo stato ele attitudini» (CISP 783).

Cf G. ROATTA, Il Maestro, chiave di volta dell’isti-tuzione paolina, in: Mi protendo in avanti, EP 1954, 173-290; CISP 369, 557-572; CP 98-100; A. DA SILVA, Ilcammino degli Esercizi spirituali nel pensiero di Don G.Alberione, Centro Spiritualità Paolina, Ariccia 1981;Aa.Vv., L’eredità cristocentrica..., pp. 501-509; 523-527.

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81 Nella stessa espressione evangelica “esse-re discepolo” c’è una ricchezza semantica dariscoprire per la spiritualità e per la vita diognuno:

81.1 A Gesù Verità corrisponde il discepoloche è apprendista, cioè uno che impara la veri-tà dal Maestro;

81.2 a Gesù Via corrisponde il discepoloche è seguace, che va dietro al Pastore;

81.3 a Gesù Vita corrisponde il discepoloche rimane unito a Lui: come il tralcio alla viteper portare grande frutto, o come lo Spirito divita presente nel Risorto.

82 Dal rapporto “Maestro-discepolo” scaturi-scono tre atteggiamenti di crescita e di impe-gno, importanti per ogni Paolino:

82.1 Ascolto: l’accoglienza della Parola diDio è la prima condizione per diventare disce-poli di Cristo e raggiungere la perfezione;

82.2 sequela: è la disponibilità a seguireradicalmente Cristo, casto povero e umile, as-sumendo nella nostra vita il suo modo di pen-sare, di volere e di amare;

82.3 identificazione: è il processo di assi-milazione alla persona di Cristo – o “cristi-ficazione” come la definisce Don Alberione –fino a poter dire come San Paolo: «Non sonopiù io che vivo, ma Cristo vive in me».91

91 Gal 2,20. Cf CP 98-100.

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Maria SS. sintesi degli opposti e Reginadegli Apostoli 92

83 «La devozione paolina alla Regina degliApostoli ha una parte larga e insostituibilenella formazione umana e apostolica di ognimembro».93

84 Parlando di Maria SS., Don Alberione cela presenta anzitutto come “Discepola e Mae-stra”, ossia come l’educatrice ideale che intro-duce alla scuola di Gesù; «la via a Cristo e lavia di Cristo» mediante «l’esempio della suasantità, l’efficacia delle sue preghiere, l’autori-tà del suo consiglio»; il modello esemplare del-l’alunno che diventa a sua volta educatore; co-lei che ispira e sostiene il “maestro-educatore”paolino nel suo difficile compito.94

85 A Don Alberione «cosciente e maturo, Ma-ria, insieme a Cristo e a san Paolo, si presenta-

92 «Il posto che la forma della pietà paolina assegnaalla Vergine Santa è ampio ed evidente...» (MDM 32). «AMaria Regina degli Apostoli si chiedono operai per lamesse evangelica. A Maria si affidano i chiamati nellagiovinezza e nel periodo della formazione. Con Maria edin Maria compiamo il nostro lavoro apostolico... Consa-crare a Maria i nostri vocazionari» (CISP 590).

Cf G. ROATTA, Testimonianza di Don G. Alberione aMaria Madre di Dio, in: Punti di riferimento..., I. Mario-logia, Ariccia 1973, ciclostilato; CISP 576-583, 590s,1331-51 (opuscolo «Maria Discepola e Maestra»); UPS IV,234-244, 267-278; DC 393; CP 111-116.

93 MDM 32.94 Cf MDM.

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va come la semplicissima sintesi degli opposti:– Maria è vergine e madre;– è umile ed alta più che creatura (...);– è contemplazione silenziosa della Parola

di Dio ed è intensa iniziativa di servizio e diamore ai fratelli;

– è una sconosciuta popolana di Israele ed èla Regina del mondo;

– è l’umile e semplice sposa di un falegnamedi Nazareth ed è tutta nell’ombra creatrice del-lo Spirito, che la fa strumento immacolato perla venuta di Cristo nella pienezza dei tempi».95

86 «La Vergine santa seppe accogliere e con-ciliare in sé i due metodi di vita (contemplati-va e attiva); seppe unire i meriti, la gloria diquesti due generi di vita: fu la più vicina alFiglio suo e nel medesimo tempo fu colei chepiù di ogni altro operò per darlo al mondo».96

86.1 «Maria fu creata per l’apostolato di dareGesù Cristo al mondo... Gesù è l’apostolo...97

Maria è l’apostola con Cristo, in dipendenza daCristo, in partecipazione con Cristo Apostolo».98

86.2 «Formiamo apostoli! E diamo loro persostegno, conforto e guida la Vergine SS.maRegina degli Apostoli».99

95 CP 111.96 IA I, 115. «Grande scoglio e difficoltà si trova nell’uni-

re le due vite. Si è tentati di squilibrio! Teniamo gli occhi susan Paolo, su Maria e sul Divin Maestro» (Pr SP 255).

97 Cf Eb 3,1.98 UPS IV, 267s.99 Ib., 269. Cf anche RdA 34s; UPS IV, 277s.

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San Paolo, vero padre e modello 100

87 «Tutti devono considerare come padre,maestro, esemplare, fondatore solo S. PaoloApostolo. Lo è, infatti. Per Lui [la FamigliaPaolina] è nata, da Lui fu alimentata e cre-sciuta, da Lui ha preso lo spirito».101

87.1 «San Paolo: il santo dell’universalità.L’ammirazione e la devozione cominciaronospecialmente dallo studio e dalla meditazionedella lettera ai Romani. Da allora la personali-tà, la santità, il cuore, l’intimità con Gesù, lasua opera nella dogmatica e nella morale,l’impronta lasciata nell’organizzazione dellaChiesa, il suo zelo per tutti i popoli, furonosoggetti di meditazione. Gli parve veramentel’Apostolo: dunque ogni apostolo ed ogni apo-stolato potevano prendere da Lui».102

88 E da San Paolo viene presa infatti la tracciaessenziale – la “forma” – per la formazione di ogni

100 «...San Paolo Apostolo... è il vero fondatoredell’istituzione. Infatti egli ne è il padre, maestro, esem-plare, protettore... Il più completo interprete del Maestrodivino, che applicò il Vangelo alle nazioni e chiamò lenazioni a Cristo... Tutto mosse, tutto illuminò, tutto nu-trì; egli fu la guida, l’economo, la difesa, il sostegno,ovunque la Famiglia Paolina si è stabilita» (CISP 147).

Cf CISP 602-605, 614s, 1152; DC 72, 394; Cost. 12;CP 129-164; G. ROATTA, Punti di riferimento della no-stra vita spirituale, v. II: Spirito paolino (in italiano espagnolo).

101 Cf AD 2.102 AD 64.

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Paolino, come indicò costantemente Don Albe-rione: «Che Cristo prenda forma in voi»;103

«Non sono più io che vivo, è Cristo che vive inme»;104 «Volevamo darvi noi stessi come esem-pio da imitare»;105 «Fatevi miei imitatori comeio lo sono di Cristo».106

88.1 Tutti questi sono inviti generali, «pertutti i fedeli... Per noi vi è di più, giacché sia-mo figli. I figli hanno la vita del padre... GesùCristo è il perfetto originale; Paolo fu fatto e sifece per noi “forma”; onde in lui veniamo for-giati, per riprodurre Gesù Cristo. San Paolo-forma non lo è per una riproduzione fisica disembianze corporali, ma per comunicarci almassimo la sua personalità: mentalità, virtù,zelo, pietà... tutto».107

Don Alberione,apostolo della comunicazione sociale 108

89 Nel cammino della formazione, Don Alberio-ne non rappresenta soltanto il “fondatore”, ma il

103 Gal 4,19.104 Gal 2,20.105 2Ts 3,9.106 1Cor 11,1.107 CISP 1152.108 Don Giacomo Alberione, Fondatore della Famiglia

Paolina, nacque a San Lorenzo di Fossano (Cuneo) il 4aprile 1884; seminarista a Bra e poi ad Alba, venne ordi-nato sacerdote il 29 giugno 1907; dopo avere lungamentemeditato e pregato (cf i nn. 13-26 e la nota 3), il 20 ago-sto 1914 diede inizio alla Famiglia Paolina (cf nota 8).

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“referente” immediato per l’identificazione diogni Paolino.

89.1 Per questo il contatto con i suoi scrit-ti, la sua esperienza di Dio, le sue iniziativeapostoliche, la sua coscienza sociale, la sua at-tenzione pastorale, la sua attualità sono ele-menti fondamentali, che vanno presentatigradualmente ai formandi.

90 Rivivere il carisma del Fondatore è unadelle esperienze più significative e più forma-tive che possa avere un giovane avviato allavita paolina.

90.1 Questo è anche l’oggetto di un con-fronto continuo e necessario per tutti i Paolini.

91 Il contatto con Don Alberione non deve es-sere limitato ai suoi scritti o alla sua parola (èimportante far ascoltare la sua voce), ma devearrivare alle sue opere: studiare le sue inizia-tive, situarle nel tempo, constatare con qualevisione di futuro erano nate, ecc.

91.1 Il “modello” Alberione consiste in ciòche egli è stato per noi (fondatore), in ciò che ciha insegnato (maestro) e in ciò che ha fattoper la nostra vita (padre).

Morì il 26 novembre 1971 a Roma dove è sepolto (nellasottocripta del Santuario Regina Apostolorum). Per unasintesi essenziale della sua vita e del suo pensiero, cf inparticolare AD; CP sez. 1 (Il fondatore: don Giacomo Al-berione), composta di 10 “schede”; L. ROLFO, Don Albe-rione. Appunti per una biografia, EP, Alba 1974 (anchein inglese).

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Altri modelli paolini

92 Don Alberione amava presentare ai Paolinimodelli “paolini”: egli stesso volle avviare le cau-se di canonizzazione dei nostri primi Servi diDio: Maggiorino Vigolungo, il canonico Chiesa,fratel Andrea Borello, Maestra Tecla e, primafra tutte, quella del beato Timoteo Giaccardo.

92.1 A questi modelli possiamo associaretante altre figure di Paolini e Paoline, che cihanno preceduto nel cammino di questa spe-ciale vocazione.

92.2 Le loro biografie, gli scritti, le testi-monianze che possiamo ancora raccogliere dailoro contemporanei, sono elementi validissimiper la formazione delle nuove generazioni.

93 L’ossigeno di santità paolina che da essipromana è necessario per dare nuovo slancio evigore alla nostra vocazione: è la prova che es-sa è un cammino di Dio.

MEDIAZIONI FORMATIVE

94 La formazione è un fatto globale ed unita-rio 109 che deve sviluppare tutte le componentidella persona, coniugando ciò che la personastessa è (dono di Dio: valore trascendente), ciòche essa assume (come compito di crescita:

109 Cf n. 38.

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valore umano) e ciò che essa può avere (dal-l’aiuto degli altri con i quali convive: valorecomunitario, sussidiario).

Mediazioni umane:Comunità, formatore, ambiente

95 È parte del piano salvifico generale che«Dio salvi l’uomo per mezzo dell’uomo» e che,nelle situazioni concrete, determinate persone(per es. il Superiore, il confessore, il prossimoin generale, o la maggioranza legittima dellaComunità) intervengano come mediazioni osegni del volere di Dio in favore di un soggettoparticolare.

95.1 “Mediazione” è un concetto fondamen-tale della teologia, con il quale si evidenzianole molteplici connessioni esistenti tra la graziadivina e la realtà umana, tra storia di uominie storia di salvezza.

95.2 Dio viene incontro all’uomo e parla alui per mezzo di persone, scritti, fatti, segni.

95.3 Nel campo formativo-vocazionale sidanno chiaramente queste mediazioni.110 Tut-to diventa “luogo” di grazia e di dialogo.

Chi “forma” è Dio

96 La formazione dell’apostolo è un’opera del-la pedagogia divina.

110 Cf PO 11, nota 66.

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96.1 Già nell’Antico Testamento è evidentequesta azione educativa di Dio con il suo po-polo eletto: «Vi darò un cuore nuovo, metteròdentro di voi uno spirito nuovo e vi farò viveresecondo i miei precetti e vi farò osservare emettere in pratica le mie leggi».111

96.2 Ma è soprattutto nel Nuovo Testa-mento dove appare che il vero educatore dellapersona è Dio in Cristo. «Uno solo è il vostroMaestro»;112 «Io ho piantato, Apollo ha irriga-to, ma è Dio che ha fatto crescere».113

97 Mettendo al centro l’azione di Dio, si chiari-fica sia l’attività del formatore che quella delsoggetto da educare: questi viene stimolato acollaborare con la forza interiore che gli vienedallo Spirito e della quale i formatori e la Co-munità sono alleati: «Se il Signore non costrui-sce la casa, invano si affaticano i costruttori».114

97.1 Se Dio infatti svolge la parte essenzialenella formazione, quella che riguarda il diveni-re della persona, la sua maturazione, l’aperturaalla trascendenza, l’uomo non è che il destina-tario, il recettore, il collaboratore della divinapedagogia: in termini evangelici, il “discepolo”.«L’uomo – scrive Don Alberione, citando impli-citamente sant’Ireneo – è sempre un discepolo

111 Ez 36,26s.112 Mt 23,8.113 1Cor 3,6.114 Sal 126,1.

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di Dio e Dio stesso è il grande Maestro del-l’uomo».115

98 In questa azione educativa si esplicita ladimensione trinitaria.

98.1 Dio, infatti, si mostra prima di tuttocome Padre: per il dono della vita e per i suoiinterventi salvifici.

98.2 I Vangeli, dal canto loro, ci fanno co-gliere l’azione educativa di Gesù: egli intendeaffidare agli apostoli e ai discepoli responsabi-lità molto grandi; ma non li mantiene in unasituazione di pura dipendenza: li costringe adiventare adulti, li getta nella missione, po-nendosi per loro come modello.

98.3 Infine, Dio interviene attraverso l’azio-ne dello Spirito Santo, che tocca il cuore del-l’uomo e lo dirige come “maestro interiore”.

99 Gli avvenimenti, gli incontri, le parole edogni segno esterno alla persona sono precedutie assecondati da una continua azione interio-re, attraverso la quale Dio raggiunge il cuore el’intelligenza dell’uomo.

99.1 Prima ancora che arrivi il nostroesempio e la nostra parola, lo Spirito Santo èlà, per indicare la via della verità e dell’amore.E, in forza dell’amore, la via della missione.

115 UPS II, 194.

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Si forma la “persona”

100 Educare è scoprire e far emergere l’im-magine di Dio in noi.

100.1 Ciò comporta innanzitutto educarsi,ossia costituirsi soggetti attivi del processo diformazione, prendere il proprio essere nelleproprie mani.

100.2 E implica anche, di conseguenza, la-sciarsi formare, lasciarsi aiutare da altre per-sone, essere cioè recettivi al tempo stesso incui si assume la responsabilità di sé per arri-vare alla propria identità.

101 Ognuno di noi è amato personalmenteda Dio, ed è chiamato alla vita per essere pro-prio lui, un “soggetto” unico ed irripetibile:una “persona”.

101.1 Ed è tale colui che sa compiere dellescelte consapevoli, prevedendone le conseguenzee affrontandole fino in fondo, con fiducia nelleproprie forze e nell’aiuto di Dio che ce le ha date.

102 Formarsi significa essere in continua cre-scita, percepire il proprio valore – in rapportocon Dio, con gli altri, con se stesso – voler cam-minare, avere fiducia di poterlo fare, con l’otti-mismo dato dalla coscienza dell’amicizia di Dio.

103 Con questi supporti si è disposti a la-sciarsi aiutare da altre persone, che ci sospin-gano ad andare al fondo delle cose, a scoprirela propria identità e vocazione.

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La Comunità vocazionale 116

104 La vocazione e la missione si esprimononella Comunità. Questa è luogo privilegiato diannuncio vocazionale e mediatrice di chiama-te.117

104.1 L’annuncio vocazionale informa tut-te le espressioni della vita della Comunità eallo stesso tempo le coinvolge.

105 Come ogni Comunità ecclesiale è respon-sabile della pastorale vocazionale per garanti-re la crescita e la missione della Chiesa,118 cosìogni Comunità paolina, unita alla Chiesa lo-cale, è chiamata a questa medesima responsa-bilità, per assicurare il proprio sviluppo apo-stolico secondo il rispettivo carisma.119

116 «Oggi più che mai i giovani sentono il bisogno del-la Comunità: ogni Paolino deve dimostrare calore uma-no, amicizia e interesse alle loro visite; tutto questo liaiuta in modo rilevante nella loro decisione vocazionale.

Ogni Paolino promuova le vocazioni nei contatti apo-stolici.

Ogni Paolino aiuti e incoraggi i promotori vocazionali,tenendo conto che il loro lavoro è difficile, anzi impossi-bile, senza la collaborazione di tutti» (4CG 39).

«Le vocazioni si guadagnano e formano più con unavita esemplare che con artifici e con parole. Uniti di spi-rito e di sforzi...» (CISP 1053).

Cf CISP 1049ss; UPS I, 17, 21; DC 577-583; Cost.87s; 4CG 18-19; 5CG, II e IV priorità, pp. 46s, 51s.

117 Cf n. 42.118 Cf OT 2a.119 Cf Cost. 88.

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106 Nella Chiesa particolare, il vescovo, primoresponsabile delle vocazioni,120 si attende daireligiosi l’apporto del loro carisma profetico alservizio della pastorale vocazionale d’insieme,intesa a favorire opportunamente le vocazionisia per il sacerdozio sia per la vita consacrata.

107 La Comunità, luogo e segno della salvez-za di Dio, è il punto di partenza, il terrenopropizio per un cammino vocazionale.

107.1 A tale scopo la Comunità nel suo in-sieme, e nei singoli elementi, deve essere aper-ta e accogliente come luogo d’incontro, di an-nuncio, di testimonianza e di maturazionedelle vocazioni.121 È questo un compito irrinun-ciabile.

108 Nella Congregazione i primi responsabilidelle vocazioni sono i Superiori ad ogni livello,i quali, attraverso la loro azione animatrice,stimolano e coinvolgono le singole Comunità.

I promotori vocazionali 122

109 Tutti i membri della Congregazione sonoautentici “promotori” vocazionali nella misura

120 Cf CD 15c.121 «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i te-

stimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perchésono dei testimoni» (PAOLO VI, Evang. Nunt. 41).

Cf Elem. 32s.122 «Invocazioni per il vocazionista:O Gesù nostra luce: indicaci chi hai eletto fra questi.

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in cui amano veramente la propria vocazione,dimostrandolo con l’esempio della vita.

110 Tuttavia, all’interno della Comunità vie-ne affidata una particolare responsabilità o in-carico ad alcuni membri – stimati particolar-mente idonei e preparati – per una più direttaattenzione e un più appropriato servizio allenuove vocazioni.

110.1 Questi “promotori vocazionali” sononominati dai Superiori competenti e sostenutida tutta la Comunità.

111 Da parte loro, essi devono sviluppare iseguenti requisiti:

1. essere capaci di dialogo e di accompa-gnamento dei candidati;

2. essere pienamente integrati nelle loroComunità di appartenenza e convinti della lo-ro vocazione e del loro ministero;

3. avere attitudini al discernimento spiri-tuale;

4. amare l’apostolato paolino ed essere capa-ci di integrare le esigenze del medesimo con gli

O Gesù nostra speranza: fa’ sentire ai tuoi eletti il tuoconfortare et esto robustus [abbi coraggio e sii forte].

O Gesù, infondi la tua grazia perché [egli] rispon-da...» (UPS I, 91).

«L’esempio del Maestro Divino, che fin dall’iniziodella vita pubblica chiamò a sé i primi apostoli, e il suolavoro per formarli alla loro missione, segnano per noi lavia da seguire» (CISP 161). Cf UPS I, 84s; CISP 717-722,728-738, 1052s; DC 583; Cost. 88.1; Cura 55.

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altri aspetti della vita religioso-comunitaria;5. disporre di forze, tempo e mezzi per svol-

gere il proprio compito.

I formatori e l’équipe di formazione

112 Formatore in senso proprio è colui cheaccoglie, accompagna, rispetta e collabora alprocesso di crescita vocazionale.

112.1 È animatore dello sviluppo umano,spirituale, paolino.

112.2 È mediatore tra la persona e Coluiche chiama; vale a dire che il formatore in nes-sun caso si può sostituire al soggetto o a Dio.

113 Il formatore è ancora colui che è capace dicreare le condizioni per il discernimento voca-zionale, e di portare ad effetto i risultati delmedesimo, spronando opportunamente il can-didato, affinché si decida per un “sì” generosoo, in caso di mancanza di vocazione, verso unaltro stato di vita.

114 Egli deve tener conto delle esigenze di-verse che si presentano nell’accompagnamentopersonalizzato dei soggetti in formazione, chepossono avere esperienze ed età molto diffe-renti.

114.1 È quindi opportuno che ogni sogget-to “in formazione” – e ci riferiamo ora a quellainiziale, istituzionalizzata – sia accompagna-to da una “scheda personale”, da trattare conmolta riservatezza, ove trovino posto opportuni

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riferimenti al suo cammino vocazionale, debita-mente verificato anche con l’apporto delle scien-ze psicologiche, pedagogiche o sociologiche.123

115 Il formatore infine è colui che non educasolo con le parole, ma soprattutto con la suavita e può dire con san Paolo: «Fatevi miei imi-tatori, come io lo sono di Cristo».124

116 Tutti questi tratti si applicano in modospeciale al “maestro”,125 figura tradizionalenella Congregazione,126 del quale diceva il no-stro Fondatore: «Il maestro sentirà tutta lagravità della sua mansione dinanzi a Dio, allaCongregazione, agli aspiranti; [egli] cura insie-me la formazione spirituale, intellettuale, apo-stolica, umana e religiosa. Si considera comeGesù tra gli apostoli».127

123 Cf OT 20.124 1Cor 11,1.125 «Noi consideriamo il Maestro rispetto agli aspiranti

come Gesù Maestro in mezzo agli Apostoli. Gesù Maestrodefinì se stesso Via Verità e Vita; il formatore di vocazionicompie gli uffici di Gesù e perciò dovrà essere via, verità evita per i suoi aspiranti» (CISP 784).«Il Maestro, (...) pao-lino, accoglie i giovanetti aspiranti: li studia per scoprirnele intenzioni, le attitudini, le tendenze, la vocazione; simette dinanzi a loro: “seguitemi, imitatemi”. Vuol riversa-re in loro la propria anima, la fede, lo spirito, la scienza, ilcuore. Le meditazioni che tiene, le esortazioni in pubblico,in privato, al confessionale, gli scherzi, gli incoraggiamen-ti, i richiami, la parola spicciola, tutto diviene formativo»(CISP 750s). Cf PERINO, Gesù Maestro cit. Cf UPS I,145s; II, 101; DC 536-541; Cost. 98.2.

126 Cf sopra n. 34.127 UPS I, 146s.

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117 Per aiutare i formatori e coordinarne leforze, sarà opportuna la costituzione diun’équipe formativa, che nella sua composi-zione dovrà comprendere il Superiore dellaComunità, il Maestro, il Direttore spiritua-le 128 e l’Animatore o Promotore vocazionale,senza dimenticare che la Comunità formativaè costituita anche dai giovani in formazione.129

118 Ogni Circoscrizione farà tutto il possibileper qualificare un numero adeguato di membria svolgere questi delicati compiti, per i quali sirichiedono, oltre una speciale vocazione e dotinaturali, esperienza e preparazione specifica,per es. in pedagogia e psicologia.

Il rapporto tra formatori e formandi:un dialogo

119 Il processo formativo non avviene a sensounico, ma suppone una reciprocità di rapportitra formatori e formandi, che imposta e svi-luppa un dialogo continuo.

119.1 Dialogo realizzato in un contesto difede e finalizzato a discernere la reale volontàdi Dio in ciò che si progetta o si sta attuando.

120 Il dialogo formativo è una vera e propriaarte, in forza della quale ci si apre ad un atteg-

128 Cf nn. 156-160.129 Cf Cost. 98.2.

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giamento di ascolto e di proposta sulle motiva-zioni e sui valori da assimilare.

120.1 Esso avviene in un clima di mutuafiducia, che ha come base la ricerca della veri-tà e tende ad evitare ogni formalismo che nefalsi l’autenticità.

120.2 Il candidato, al quale sono prodigatetante cure, deve a sua volta mostrarsi “doci-bile” in senso evangelico,130 trasparente e sin-cero nel suo atteggiamento di fondo.131

121 Nel rapporto educativo, formatori e for-mandi crescono insieme, vivendo le stesseesperienze, sia pure in modi diversi, in un cli-ma di reciproca fiducia.

122 La persona è un essere che non si ripete, ecompito dei formatori è proprio quello di genera-re e potenziare la volontà di vivere la propriasingolarità, intelligenza, libertà di decisione.

122.1 Il progressivo cammino di crescitaha come meta la scoperta della propria origi-nalità e lo sviluppo di tutte le sue dimensioni,nel confronto continuo anche con la Comunità.

130 Cf Gv 6,45.131 «Segni generali di vocazione per dare un giudizio:

qualità morali, per cui l’aspirante cerca realmente lasalvezza e la santificazione; qualità intellettuali, per gliuffici e le opere della Congregazione...; qualità fisiche epsicologiche, secondo le fatiche che dovrà sostenere, conequilibrio psicologico per una buona convivenza nellaComunità. Non bastano le affermazioni dell’aspirante:occorre una lunga prova» (UPS I, 221s).

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122.2 Infatti questo rapporto non è esclu-sivo. Nessuno cresce da solo. La Comunità ècoinvolta nel cammino e nella crescita di cia-scuno: la Comunità è testimone della progres-sione, prende atto dell’impegno, si impegna asua volta, sostiene, verifica.

La comunità formativa 132

123 Tutti i Paolini devono sentirsi coinvoltinel complesso processo della formazione:

123.1 come soggetti beneficiari e protago-nisti della stessa, in ciò che concerne la forma-zione continua, che dura tutta la vita;

123.2 e inoltre, come sinceri collaboratori,per ciò che riguarda la creazione di un am-biente formativo adeguato per coloro che sitrovano nelle tappe della formazione inizialeistituzionalizzata.

123.3 In quest’ultimo caso – di cui parliamoora direttamente – è necessario rispettare lecompetenze e i compiti affidati ai formatori,133

senza che ciò implichi distacco o disinteresseper il lavoro formativo che riguarda tutti.134

124 Una Comunità è formativa quando vive inun clima di accoglienza, di comunione-parteci-pazione e di fraternità: tutti i membri, e parti-

132 Cf 4CG 18s, 39s; UPS I, 284-292; II, 166; CISP1049-60; DC 536-539; Cost. 88.

133 Cf nn. 116s, 156s.134 Cf Cost. 98.

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colarmente quelli dell’équipe di formazione,sanno accogliere coloro che arrivano; giovani eadulti collaborano; si è flessibili con chi sbagliao con chi non ha ancora imparato; c’è responsa-bilità nell’adempimento del proprio impegno edisponibilità ad aiutare chi ha bisogno; si è ot-timisti per il futuro; si parla di prospettive diapostolato, di Chiesa, di problemi sociali.

124.1 Occorre, dunque, creare nella Comu-nità un clima di famiglia 135 e un calore umanoche favoriscano la fiducia reciproca ed aiutinociascuno a leggere la propria realtà umana comestoria di salvezza, assumendola concretamente,senza indulgere a spiritualismi alienanti.

125 Mezzo concreto di promozione e di forma-zione è il “progetto comunitario di vita”. Que-sto sarà il primo impegno della Comunitàall’inizio di ogni nuovo anno.

125.1 L’attuazione del progetto va periodi-camente verificata, cercando le occasioni pro-pizie per farlo.

L’ambiente formativo, comunicativo, difamiglia 136

126 Come abbiamo visto, la formazione pao-lina impone attenzione, confronto, riferimento

135 Cf UPS IV, 212s.136 «...È necessario in ognuno un impegno deciso per

le vocazioni: il reclutamento e la formazione. Non è cosa

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a molte realtà formative ed esistenziali.126.1 Ciò esige un ambiente adeguato, fa-

vorevole, un buon clima di relazioni interper-sonali all’interno della Comunità e al di fuoridi essa, in ragione dell’apostolato.

127 L’ambiente formativo paolino deve essereanzitutto aperto al confronto con le grandirealtà della Chiesa e della società.

127.1 Questa capacità di essere in dialogocon il mondo e la Chiesa è un segno di maturi-tà personale e comunitaria, necessaria per tut-ti; lo è in maniera tutta particolare per i Pao-lini,137 chiamati ad annunziare il Cristo a lar-ghi strati della società con i mezzi di oggi.

127.2 Occorrerà essere aperti particolar-mente verso la Chiesa, sia nella sua realtà uni-versale, sia nella sua strutturazione a livellolocale (nazionale, diocesana, parrocchiale).

127.3 Qui infatti si presentano diversepossibilità di operare insieme mediantel’apporto della nostra missione specifica.

127.4 Formatori e formandi sentano comepropri i problemi, le sofferenze, le attese dellaChiesa e del popolo, credente e non credente.

questa che dipenda soltanto dal Superiore; interessa, ob-bliga e dipende da tutti» (UPS I, 84).

Cf UPS I, 87ss; CISP 1052ss; DC 338-343; Cost. 18s,98.1, 98.3-6; Elem. 47; 6CFP; I. DANTE, Natura del vo-cazionario minore paolino, Convegno dei Formatori, Mo-dena, dic. 1973, pp. 13-29.

137 Cf nn. 29s e 50.

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127.5 Si curerà pure la conoscenza e lacollaborazione con altri Istituti (Ordini, Con-gregazioni, Organismi) della Chiesa, così danon escludere l’elaborazione e la realizzazionedi comuni progetti formativi e apostolici.

127.6 Parimenti, sono da favorire e da pro-muovere le relazioni con le realtà sociali delPaese in cui si è presenti.

128 Proprio perché siamo chiamati all’eserci-zio dell’apostolato della comunicazione sociale,i nostri ambienti si devono caratterizzare peril clima comunicativo.

128.1 Ciò comporta capacità di ascolto, dipartecipazione e di comunione, con il conse-guente sforzo di attenzione verso il fratello, dicontinuo superamento di sé, di affinamentopersonale per crescere, sviluppare e conserva-re questa comunione.138

129 «Esperti di comunione, i religiosi sonochiamati ad essere, nella Chiesa comunità ec-

138 «Ogni Congregazione ha uno spirito e “un donoproprio”; spirito che ne è l’anima e il principio di fecondi-tà; e anche la sua ragione di essere, approvata dalla San-ta Sede... Lo spirito di famiglia spinge istintivamenteogni membro a lavorare all’accrescimento delle personein numero e di sempre migliori opere... Se vi è in un Isti-tuto il fervore e lo spirito di famiglia, altri si sentirannoinclinati e desiderosi di unirsi, entrare, e troveranno inesso felicità e mezzi per santificarsi e santificare altri»(UPS IV, 215s).

Cf UPS IV, 212-221; DC 82-84; Cost. 66s; 4CG, Pianodi azione congregazionale, pp. 45-51.

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clesiale e nel mondo, testimoni e artefici diquel “progetto di comunione” che sta al verticedella storia dell’uomo secondo Dio. [...] Per laquotidiana esperienza di una comunione di vi-ta, di preghiera e di apostolato, componenteessenziale e distintiva della loro forma di vitaconsacrata, essi si fanno segno di comunionefraterna».139

130 Le Comunità paoline, dal punto di vistadell’ambiente comunicativo, si qualificano an-che per la capacità dell’uso critico e apostolicodei mezzi della comunicazione.

131 Infine, punto di riferimento e di conver-genza del nostro servizio apostolico è lo spiritodi Famiglia Paolina,140 che trova la sua moti-vazione nelle comuni origini, nella spiritualitàe missione assegnateci dal comune PadreFondatore e riconosciuteci nella Chiesa.

131.1 Sarà pertanto impegno formativocercare e creare momenti di comunione tra ivari Istituti della Famiglia Paolina, in occa-sione di speciali celebrazioni, incontri e gior-nate particolari.

139 Congregazione per i Religiosi e gli Istituti Secola-ri, «Religiosi e promozione umana», 1980, al n. 24; cf an-che DC 8 e 18-21.

140 Cf Il ministero dell’unità... cit.; AD 33-35; UPS I,19s, 371ss; II, 233s; III, 180-191; IV, 212-221; CISP 137,145, 151, 180s, 231s; DC 316-320; Cost. 3, 86.

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132 Anche nel processo formativo va tenutopresente che solo la Famiglia Paolina, nel suoinsieme, costituisce quel progetto apostolicounitario che fu gradatamente sviluppato daDon Alberione a partire dall’Eucaristia e dalsacerdozio.

132.1 Con tutti gli altri membri della Fa-miglia Paolina abbiamo da vivere un preciso ericco ideale, che il Fondatore formulava così:«La Famiglia Paolina è San Paolo vivo oggi».

AREE EDUCATIVE 141

133 Don Alberione caratterizzava la vita pao-lina e quindi il cammino formativo con l’im-magine del carro a “quattro ruote”: pietà, stu-dio, apostolato, povertà.

133.1 Questa terminologia viene oggiespressa attraverso quattro dimensioni dellaformazione: alla povertà (che comporta ungiusto equilibrio nella valutazione delle realtàterrestri) corrisponde la formazione umana;

141 «Nella gioventù paolina insistere sopra l’educazioneintegrale: naturale e soprannaturale; mente-volontà-cuore-corpo, per la vita presente e per la vita paolina futu-ra, acquisto della docilità e insieme governo di se stesso;per un amore universale, farsi casti; per ricchezze ineffa-bili, farsi poveri; per guidare uomini, farsi obbedienti: lacastità religiosa è il vero amore; la povertà è la vera ric-chezza; l’obbedienza per godere vera libertà» (CISP 762).

Cf CISP 717-793 (sezione quarta: Tratti della perso-nalità del Paolino); FPI; Cost. 99; CP 187-189.

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alla santità o pietà, la formazione spirituale;allo studio, la formazione intellettuale o cultu-rale; all’apostolato infine corrisponde la for-mazione apostolica.

134 Tali aree sono intercomunicanti, perchéunico è l’uomo che deve essere formato; lequattro “ruote” devono muoversi insieme perun avanzamento equilibrato e sicuro.

134.1 Su questo progetto unitario ed inte-grale il Fondatore non si stanca mai di insiste-re: «Tutto l’uomo in Cristo, per un totale amorea Dio: intelligenza, volontà, cuore, forze fisiche.Tutto, natura e grazia e vocazione, per l’aposto-lato. Carro che corre poggiato sopra le quattroruote: santità, studio, apostolato, povertà».142

Formazione umana 143

135 In termini generali, «la formazione è ordi-nata alla promozione individuale e sociale dellapersona, fatta ad immagine e somiglianza diDio; per essere integrale, essa deve estendersi

142 AD 100. Cf CISP 10; UPS II, 117s.143 «Occorre che vi sia una base, un punto di parten-

za: l’uomo retto; su di esso si può costruire il buon cri-stiano, il figlio di Dio; su questo si può elevare il religiososanto, che potrà essere laico o sacerdote; e del religiososanto si può fare un apostolo, sopra il grande modelloSan Paolo. Se mancasse la base, l’uomo retto: nell’usaredell’intelligenza, delle forze, del cuore, secondo ragione,crollerebbe tutto; come è chiaro in chi non osserva i co-mandamenti» (CISP 755). - Cf CISP 746s, 755-762; UPSIV, 27-29; DC 528, 533s, 402s; Cost. 89-91.

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alle esigenze della persona presa nella sua to-talità».144

135.1 La persona, da una parte, ci vienedata; ha una serie di doti e ricchezze innate, ètermine dell’atto creativo di Dio attraversoapporti di origine ereditaria.145

135.2 E d’altra parte, la persona si co-struisce dispiegando le sue potenzialità.

136 Per formazione umana intendiamo il pro-cesso di maturazione 146 che porta la personaalla piena integrazione dei valori naturali ealla apertura a quelli superiori.

136.1 La formazione umana va pertantotenuta in grande considerazione, proprio per-ché la persona è un valore unico e irrepetibile;è il soggetto reale e la mediazione cosciente at-traverso cui Dio realizza il suo progetto di sal-vezza nella storia.

137 Il cammino di formazione umana è indi-spensabile per la crescita integrale della per-sona; esso aiuta a «sviluppare armonicamentele capacità fisiche, morali e intellettuali».147

138 La maturazione umana della personaporta al continuo superamento delle difficoltà,

144 DC 524.145 Di qui l’importanza di conoscere la famiglia di ori-

gine: cf UPS I, 256.146 Cf Cost. 91, 91.1.147 GE 1b.

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chiusure e resistenze proprie della personalitàdi ognuno e favorisce invece la crescita di se-rene relazioni interpersonali.148

139 In questa azione educativa è fondamen-tale non dare niente per scontato: la formazio-ne umana è davvero permanente, come per lealtre aree, e deve rimanere continuamente at-tenta ed aperta, per assumere comportamentisempre più maturi e corretti.

140 I Paolini «siano guidati verso la matura-zione umana, che si manifesta nella fermezzad’animo, nella capacità di giudizio e di deci-sione, nel dominio di sé, nella sincerità, nel ri-spetto della giustizia, nella fedeltà alla paroladata, nella gentilezza, nella discrezione, nellagenerosità ecc.».149

141 Formazione alla maturità affettiva.150

L’affettività, difficile da definire, abbraccia

148 Cf Per una coscienza sociale, in CISP 1049-74.149 Cost. 91; cf OT 11a.150 «Formare il cuore del giovane. Che ami Dio, che ami

gli uomini, che sia compassionevole, umile, generoso. Ilcuore è una grande potenza... Radicare nel cuore del gio-vane l’ideale della vocazione. Sempre plasmare alla bon-tà, ai pensieri benevoli, al vero desiderio del bene altrui,con una continua lotta all’egoismo. Il cuore ben formatoama tutti: non nutre rancori, né invidie, fugge ogni ami-cizia pericolosa» (CISP 760s).

Cf UPS I, 350-353 (amicizia), 486-498 (castità), 516s(voti-virtù religiosi); CISP 161, 744-746, 755-762 (forma-zione della coscienza); UPS I, 253, 517-520.

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l’ambito delle emozioni, dei sentimenti e quin-di dei rapporti. Essa incide fortemente nellosviluppo dell’individuo e richiede, per arrivarea maturità, un adeguato ambiente di relazioniinterpersonali.

141.1 In questo senso va riscoperto il ruolodella Comunità come luogo di amicizia frater-na, come famiglia: la Comunità, nella fasedella formazione iniziale, può dare un aiutonotevole perché ognuno possa liberarsi da no-cive dipendenze e per maturare nella capacitàdi relazioni e integrazioni interpersonali.

141.2 Successivamente, lungo la formazio-ne continua, la Comunità è l’ambito vitaledella collaborazione fraterna e dell’amicizia,dell’aiuto vicendevole per corrispondere allacomune vocazione e per vivere i valori propridella consacrazione religiosa, particolarmentel’ascolto attento della Parola di Dio e l’eser-cizio dell’apostolato specifico.151

142 Il formatore, che deve essere persona ac-cogliente e interiormente libera, quindi capacedi comprendere e di risolvere difficoltà vissute,aiuta il formando a liberarsi a sua volta daeventuali complessi di insicurezza, di aggres-sività, di timidezza e di dipendenza.

143 Il tesoro di un’affettività matura va orien-tato verso traguardi da raggiungere progressi-

151 Cf Cost. 15, 16, 19, 77.

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vamente, valutando le difficoltà su questocammino come occasioni di crescita, di mag-gior comprensione di sé e degli altri.

144 Occorre fin dall’inizio insegnare a donarsigenerosamente, evitando esclusivismi, per ac-quistare la libertà interiore che è espressionedi oblatività totale e gratuita, ma anche di ac-coglienza totale dell’altro e degli altri, anterio-re ad ogni giudizio su di essi.

145 Formazione alla povertà.152 Tutti dob-biamo educarci ad accontentarci del necessa-rio, conducendo uno stile di vita semplice e so-brio, senza pretese.

145.1 Soprattutto dobbiamo abituarci allacondivisione di vita e di responsabilità con glialtri componenti del gruppo e della Comunità,ricordando che solo rinunciando a noi stessisaremo fratelli.

146 Un aspetto importante di questa formazio-ne alla povertà è il senso del lavoro, cioè la de-

152 «L’esempio di vita laboriosa e semplice, che devecaratterizzare le nostre Comunità, porterà i giovani allospirito di sacrificio, a capire il valore del lavoro e il sensodella povertà paolina, la quale “rinuncia, produce, con-serva, provvede, edifica” (Don Alberione)» (Cost. 91.2; cfCP 299-308).

Cf UPS I, 446-463; CISP 758; DC 438-458; Cost. 33-38; CP 295-313. Senso del lavoro: AD 124-131; Il lavoronelle famiglie paoline, in CISP 1075-95 (cf l’ed. commen-tata da A. DAMINO, Il lavoro e la Provvidenza, Ediz.Arch. Storico Gen. FP 1987).

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terminazione a utilizzare e sviluppare tutte leproprie forze, facoltà, capacità e opportunità,per contribuire al raggiungimento dei fini co-muni e alla condivisione degli oneri economici.

147 Dobbiamo pure responsabilizzarci all’usodel denaro, alla cura e al rispetto delle cose,alla pulizia personale, alla manutenzionepremurosa e diligente della casa e di ogni altrobene strumentale.

148 Va particolarmente favorita la formazio-ne al senso del dovere e alla coscienza dellagiustizia, alla generosità e all’oblatività, allasocialità e al rispetto delle persone.

149 Secondo lo spirito e la forma della pover-tà religiosa, ogni stipendio e ogni provento(anche laddove per legge sono attribuiti e con-segnati alle singole persone) siano effettiva-mente messi a disposizione della Comunità edell’apostolato.153

La formazione spirituale 154

150 L’uomo sperimenta continuamente la suatensione verso l’unità. Per favorire il raggiungi-

153 Cf Cost. 35.2.154 «Il pensiero dominante del Direttore [Don Albe-

rione, direttore della Scuola Tipografica Piccolo Operaio]fu subito la formazione spirituale dei giovani. Ogni gior-

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mento di tale unità, la formazione spiritualecerca di superare le forze disgregatrici chel’uomo trova in se stesso.155

151 Cristo Maestro Via Verità e Vita è ilprincipio di unità, il modello di una piena rea-lizzazione umana nella docilità allo SpiritoSanto. «Chiunque segue Cristo, l’uomo perfet-to, diventa anch’egli più uomo».156

152 Il religioso, per dono di Dio, si è propostodi «seguire Cristo con più libertà»,157 facendodi questa sequela l’asse della propria vita.158

152.1 Da qui il posto preminente che ha pernoi religiosi Paolini la formazione spirituale.159

153 Biblicamente, la vita spirituale ci si pre-senta come un cammino da percorrere, in unavisuale di crescita progressiva verso la pienaassunzione dei valori evangelici.

153.1 Legge dinamica di questa crescita ètendere alla maturazione integrale della per-sona «secondo la misura di Cristo».

no avevano la meditazione, la S. Messa... Si faceva la let-tura spirituale...» (PP 287).

Cf AD 19-22; UPS I, 253s; II, 190-194; CISP 11s, 94;DF 101-127 (Gesù Via), 129-143 (Gesù Verità), 144-164(Gesù Vita); DC 70, 384-386, 389-391, 397, 542-544;Cost. 92s.

155 Cf Gal 5,17; 2Cor 4,11.156 GS 41.157 PC 1b.158 Cf Cost. 1, 10.159 Cf Cost. 92.

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154 Tale “misura” ci apre a un’autentica for-mazione integrale, le cui tappe costituisconoun vero programma di vita:

154.1 l’incontro con Cristo è la possibilitàche ci viene donata di trovarlo in ogni circo-stanza della vita;

154.2 la risposta è l’atteggiamento costan-te di apertura ai valori evangelici;

154.3 la sequela è l’atteggiamento propriodei discepoli che seguono il Signore e diventa-no suoi imitatori;

154.4 la vita in Cristo è esperienza di vitamaturata nella riflessione sulla Parola di Dioe nella fedeltà alla grazia dei sacramenti;

154.5 il servizio per Cristo è soprattuttodiscepolato attivo per l’apostolato.

155 Il cammino della crescita spirituale sulleorme del Divino Maestro comporta sempre lapresenza di una guida.

155.1 Questa è tanto più necessaria quan-do, come nel caso della nostra vocazione e mis-sione, si è chiamati a percorrere «vie nuove,non ancora battute né tracciate».160

155.2 La presenza e la funzione propria ditale guida si chiama direzione spirituale.161

160 Cf CISP 807.161 «La direzione spirituale... è l’arte pastorale di con-

durre anime progressivamente dagli inizi della vita spi-rituale sino alla sommità della perfezione, secondo la ri-spettiva vocazione e secondo i doni e le grazie di ognuno»(UPS I, 344).

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156 La direzione spirituale è una funzionedelicata e complessa, che affonda le sue radicinon soltanto nel mistero di Dio, ma anchenelle realtà più profonde dell’essere umano.

157 È necessario che colui che è chiamato adesercitarla – il direttore spirituale – sia unapersona preparata, responsabile e coerente;capace di associare competenza ed equilibriospirituale, intuizione e comunicazione; tantoilluminata da leggere le situazioni interiori,anche le più complesse, e d’interpretarle aglistessi soggetti che le si affidano.

158 Il dialogo tra formatore e formando chederiva dalla direzione spirituale, è altamenteformativo per entrambi.

158.1 Esso infatti stimola nel soggettol’impegno della fede e di tutte le energie inte-riori per il conseguimento della comunione conDio, e richiede al direttore un costante sforzoaffinché i suoi atti corrispondano ai valori ealle mete che egli propone all’altro.

159 Tutto il processo della direzione spiri-tuale va inquadrato in un clima di carità e diamicizia: «Un buon direttore spirituale èl’ideale di un vero amico, quello che si può dire“vero tesoro”».162

162 UPS I, 350.

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160 Nella tradizione paolina, il Direttore spi-rituale normalmente è lo stesso Maestro digruppo.163

Formazione intellettuale 164

161 Nel processo unitario della formazione in-tegrale della persona, il momento dell’edu-cazione intellettuale rappresenta una funzioneinsostituibile: quella di stimolare nel soggetto lacapacità di apprendere, giudicare, ragionare econoscere gli elementi fondamentali della realtà.

163 «[...] Qui si parla del maestro di spirito in generecome si intendono tra di noi, nella Pia Società San Paolo,quelli che sono preposti alla formazione religiosa degliaspiranti» (CISP 754).

164 «Il fine dei nostri studi, oltre all’elevazione perso-nale, consiste nel formare il religioso paolino e sacerdoteed apostolo allo scopo di seguire la sua vocazione comedescritta nelle Costituzioni... Principio generale: tutta laformazione deve comporsi ed ordinarsi in modo specialeper gli studi rispetto all’apostolato proprio della FamigliaPaolina. Tale fine è da tenersi presente sin dall’iniziodell’entrata nell’Istituto nostro...» (UPS II, 192s).

«[Lo studio] impegna tutta la vita, sebbene non sem-pre nello stesso modo... Ognuno deve sempre migliorarsi,istruirsi nell’ufficio suo, nelle relazioni sociali, ministeroed apostolato» (UPS II, 168s).

«Ad una soda formazione morale, ad un profondo eforte spirito di pietà, doveva stare a lato una cultura ci-vile, storica, letteraria, filosofica, sociale, politica, teolo-gica, ben chiara e ben ferma» (PP 295).

Cf AD 48-102; UPS II, 168-177, 190-195, 212-214;CISP 789-793, 1123-94 (opuscolo Amerai il Signore contutta la tua mente, settembre 1954-maggio 1955); DC 70,354ss, 574; Cost. 94; A. DOLZANI, Formazione intellet-tuale e formazione specifica, in FPI 135-144.

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162 Quindi, tenendo presente quanto è statoesposto nella sezione precedente,165 si arrivaall’idea-base della formazione: «Uno solo è ilvostro Maestro, il Cristo».166

162.1 Tutto lo “studium” (= sforzo) saràquindi orientato a Cristo Maestro: da luiprende energia e a lui tende, fino a fare delPaolino un altro maestro, nel contesto dellaFamiglia Paolina.

163 Il fine dello studio è l’apprendimentodella verità, che è Cristo, e la preparazioneadeguata per comunicarla.

164 In tal senso, gli studi hanno una duplicefunzione:167 perfezionare l’intelligenza dellapersona e abilitarla a compiere la missione af-fidatale da Dio.

164.1 «Un’accurata formazione intellettua-le è elemento indispensabile per vivere in pro-fondità la nostra vocazione e per svolgere conefficacia la nostra missione. Perciò l’ordi-namento degli studi sia orientato all’aposto-lato paolino».168

165 Per quanto riguarda l’ordinamento deglistudi, si tenga presente ciò che stabiliscono leCostituzioni, sia circa i Paolini impegnati

165 Cf nn. 68ss.166 Mt 23,10.167 Cf UPS II, 169.168 Cost. 94; cf AE 46s.

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nell’insegnamento,169 sia circa i centri di for-mazione 170 e l’attuazione del piano di studi.171

Formazione apostolica 172

166 Nella risposta alla vocazione ricevuta co-me dono di Dio, diventa parte integrante dellaformazione l’assunzione della missione a cuitutta la Congregazione e i singoli membri sonochiamati, secondo il carisma di fondazione.

167 Perciò, «tutta la formazione deve compor-si ed ordinarsi in modo speciale per gli studirispetto all’apostolato proprio della FamigliaPaolina».173

167.1 Con l’apostolato il Paolino si forma,si mantiene, si sviluppa, si fa santo, si consu-ma per Cristo.174

169 Cost. 95.3.170 Cost. 95.4.171 Cost. 95.2 e 97.2.172 «Lo studio per il Paolino ha per fine immediato

l’apostolato, che è già un “regale sacerdotium”, e l’apostolatocol ministero per chi mira al sacerdozio» (UPS II, 171s).

173 UPS II, 193.174 «La Congregazione (della SSP) si propone di

formare anime apostole che, sull’esempio di San Paolo,non devono conoscere limiti allo zelo (apostolico). Animeche vivono i loro tempi e che, considerando quali inesti-mabili benefici di Dio, i progressi dell’arte, della scienzae della stessa perfezione tecnica e industria umana, lipiegano per farne efficaci strumenti di apostolato» (AEintroduzione) – L’apostolato dell’edizione (della c.s.) «ri-chiede ampiezza di dottrina, di influenza, di grazia; con-tinuità di lavoro; intensità di zelo, di sacrificio; spirito di

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168 La vocazione e la missione trovano la lororadice nella comunione di vita con Cristo stes-so, il Maestro.

168.1 È importante sottolineare che il va-lore fondante e qualificante della persona delreligioso-apostolo è la consacrazione, la qualea sua volta si esplicita nella fedeltà alla voca-zione e nell’esercizio della missione.

168.2 L’anello di congiunzione fra questidue doni è lo «stare con Cristo».175

168.3 Pertanto, tutto quello che è un osta-colo alla missione (abitudini, tipi di organizza-zione, interessi individuali) deve essere corag-giosamente eliminato, mentre tutto quello cheè in ordine alla missione deve essere coraggio-samente assunto.

168.4 La missione paolina è tanto più effi-cace, quanto più intensamente vivremo la no-stra consacrazione, che è vita di unione conCristo, orientamento totale e unico a Lui.

preghiera fervente» (ib. 39). Ciò comporta «una prepara-zione, o meglio, una formazione particolare, che è specifi-ca e generica» (ib. 45) che abbraccia l’intelligenza (acqui-sire «scienza larga, profonda e pratica»), la volontà («ad-destramento al lavorìo spirituale... e l’esercizio delle vir-tù», specialmente quelle teologali), il cuore (arrivare allaadesione completa a Dio, superando lo scoraggiamento,gustando il vero, il bello, il buono; amando soprannatu-ralmente Iddio; coltivando con delle forti motivazioni ilfervore della carità; frequentando i sacramenti ed essen-do assidui nella preghiera vitale, cioè trasformando tuttele azioni in preghiera) (cf AE 46-50).

175 Cf Mc 3,14.

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169 Negli anni di formazione iniziale, i giova-ni Paolini siano gradualmente educati alladimensione apostolica della vita nella Congre-gazione, attraverso una catechesi che sviluppiil senso di appartenenza alla Chiesa e la mis-sionarietà.

169.1 Vengano altresì introdotti progres-sivamente nell’attività apostolica, che va con-siderata come valore fondamentale nella for-mazione paolina.176

170 Poiché «la crescita nel Cristo è senza con-fini e le esigenze dell’apostolato sono semprenuove»,177 «ogni Paolino pur assolvendo ai suoicompiti quotidiani (nell’apostolato), considerisuo dovere approfittare di tutti i mezzi a dispo-sizione per aggiornare continuamente la pro-pria formazione nei vari campi: spirituale, co-munitario, culturale, apostolico, pastorale».178

176 «La Pia Società S. Paolo dà ai suoi membri unaformazione religiosa-morale, intellettuale e tecnica. Laformazione religiosa-morale è in ordine alla vita cristia-na, alla vita religiosa e all’apostolato specifico delle Con-gregazioni (della Famiglia Paolina)... La formazione in-tellettuale e tecnica si compie in regolari corsi di studiodi materie sacre e profane in quanto necessarie al conve-niente esercizio dell’apostolato... Le ore di studio sonoconvenientemente alternate a quelle di apostolato. Inqueste ultime si apprendono la teoria e la pratica. Imembri della Pia Società San Paolo esercitanol’apostolato della stampa (della c.s.) in tutte le loro parti:redazione, tecnica e propaganda» (AE 301s).

177 Cost. 156.178 Cost. 156.1.

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170.1 Inoltre si tenga presente che, ope-rando con mezzi solitamente costosi, si deveattendere a una buona amministrazione,usando i beni per l’apostolato.179

171 Per favorire la formazione apostolica pro-gressiva, si dovrà assicurare un opportuno in-terscambio di membri tra settore formativo esettore operativo-apostolico.

171.1 Perciò i responsabili di tali settori simanterranno in dialogo, stabilendo modi e pe-riodi di sperimentazione diretta.

172 «I corsi teorico-pratici di apostolato sa-ranno diretti a preparare il giovane per la suafutura missione, aiutandolo a sviluppare ilsenso critico, a difendersi dal potere suggesti-vo dei mezzi e a captare più facilmente i lorocontenuti positivi».180

173 Sulla base di una solida cultura genera-le,181 i Paolini chierici e discepoli devono acqui-

179 Cf nn. 145-149.180 Cost. 97.1. Cf Comm. et progr. 111; Seminario In-

ternazionale degli Editori Paolini (1988), Documento fi-nale 2.6, in SIEP, p. 250.

181 Cf specificazioni nn. 224-227, 240s. «...Perfeziona-re il dono di natura, l’intelligenza; e prepararsi a compie-re la missione affidata da Dio. Si dovrà insegnare con lalingua, la carta, la pellicola, lo schermo, l’immagine ecc.»(UPS II, 169). Cf PAOLO VI, Ev. Nunt. 45; DC 574s; Congr.per l’Educazione Cattolica, Orientamenti per la formazio-ne dei futuri sacerdoti circa gli strumenti della comunica-zione sociale, 1986.

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sire le conoscenze teoriche e pratiche concer-nenti il proprio apostolato, da esercitare con imezzi della comunicazione sociale.

174 Sarà impegno responsabile di tutti i Pao-lini, favoriti in ciò dall’azione coordinatrice deiSuperiori,182 dedicarsi per tutta la vita allosforzo di adeguarsi alle necessità sempre nuo-ve dell’apostolato, in base alla corrispondenteprogrammazione circoscrizionale.

175 Come traccia minimale per la loro forma-zione specifica, i Paolini tengano presenti le se-guenti linee teoriche e pratiche, indicate dallaCongregazione per l’Educazione Cattolica, circagli strumenti della comunicazione sociale:

175.1 «Conviene distinguere o svolgerel’iniziazione e la formazione secondo tre gradio livelli:

175.2 Il primo, “di base”, riguardi “l’adattae specifica formazione dei recettori; vale a di-re: di tutti i lettori, gli spettatori e ascoltatoridei mass media”;183 è da impartire perciò atutti gli alunni di seminario indistintamente,in quanto tutti rientrano tra i recettori.

175.3 Il secondo, “pastorale”, riguardi lafutura attività [...], sia per poter formare a lorovolta i fedeli al retto uso dei mass media, siaper poterne fare essi stessi valido uso nel-l’apostolato [...].

182 Cf Cost. 178.2.183 IM 16.

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175.4 Il terzo livello, “specialistico”, ri-guardi “quanti già operino nei mass media, oche, mostrando speciale inclinazione, si prepa-rino ad operarvi”,184 come pure quanti s’av-viino all’insegnamento e formazione sui massmedia nei primi due livelli».185

176 La specifica vocazione al sacerdozio e aldiscepolato paolino, carismaticamente assuntenel contesto di una comune vocazione, trova ilsuo riferimento nelle Costituzioni e negli altridocumenti ufficiali della Congregazione.186 Do-cumenti nei quali sono indicati i princìpi ispi-ratori del cammino, della crescita vocazionalee della missione, nella specifica formazione alsacerdozio e al discepolato paolino.

184 Comm. et progr. 106 e 111.185 Orientamenti per la formazione dei futuri sacerdoti

circa gli strumenti della comunicazione sociale, cit., n. 9.186 Cf Cost. 5; DC 33, 34; UPS I, 148-156, 222-223,

420-427; IV, 190-200.

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Capitolo III

LE TAPPE DELLA FORMAZIONE 187

I “princìpi generali” del processo formativoespressi nei due capitoli precedenti – regola co-mune per tutte le circoscrizioni – costituiscono labase di quanto viene indicato qui di seguito.Quest’ultima parte del documento, che prendein considerazione i diversi momenti della for-mazione paolina, è soggetta a mutamen-ti/adattamenti per l’applicazione pratica neisingoli Paesi.Per dare continuità e unità a tutto il processovocazionale-formativo si mette qui – come pre-messa – il discorso sulla pastorale vocazionalee sulla fase preliminare (denominata in passa-to Aspirantato) di preparazione alle tappe veree proprie della formazione.Di ogni tappa formativa, poi, vengono qui indi-cati schematicamente: descrizione, obiettivi,mezzi, contenuti, criteri di valutazione.

187 «Principio: Prepariamo alla Congregazione per ilsuo domani religiosi ottimi sotto ogni rispetto» (UPS I,251). «Il giovane di buon carattere ha un ideale da rag-giungere... e tutto opera in quella direzione: pietà, stu-dio, apostolato, amore all’Istituto, docilità a chi lo guida.Formare persone di una personalità forte e decisa, fon-data sopra profonde convinzioni e sempre perseverantenel seguirle. Sarà un giorno uomo che trascinerà i debolie gli irresoluti...» (CISP 760).

Cf UPS I, 219-224, 248-252, 258; Cost. 99-156.

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PREMESSE

A. La pastorale vocazionale 188

177 La pastorale vocazionale è l’azione attra-verso la quale si suscita nel candidato un’at-tenzione particolare alla chiamata di Cristo,aiutando il candidato stesso a rispondere e adorientare la propria vita verso una consacra-zione per la missione.

177.1 Tale pastorale si esercita attraversol’annuncio e la testimonianza di vita.

178 La pastorale delle vocazioni non può enon deve essere un momento isolato o setto-riale della pastorale globale, perché la Chiesaè sempre in stato di vocazione e di missione, diappello e di risposta.

188 «Il Signore dalla creazione conferisce la vocazionee destina i suoi prediletti a salvare gli uomini. Ma poi lachiamata può arrivare a tutte le ore della vita... Vi sono iprevocazionari che accolgono i fanciulli di buone speran-ze... sino alle medie compiute. Vi sono i vocazionari nor-mali, seminaristi e religiosi, che accolgono i giovani... Visono per le vocazioni adulte seminari e vocazionari reli-giosi per aspiranti che sono chiamati più tardi. Chi cono-sce i disegni di Dio? A noi l’impegno di tener l’orecchioaperto, per sentire il suono della campana divina, l’ora diDio che la Regina degli Apostoli può anticipare» (AD335).

Cf UPS I, 84s, 90s, 219; DC 87s; Pastorale vocazionale- Linee di orientamento e metodologia, Segretariato Pao-lino Promozione e Formazione, Roma 1981.

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178.1 La pastorale vocazionale è anzi l’esi-genza primaria di tutto il servizio di evange-lizzazione. Non è possibile fare apostolato sen-za promuovere le vocazioni.

179 La proposta vocazionale sta all’internodell’annuncio cristiano, che trova espressioneprincipalmente in una valida pastorale giova-nile: nella catechesi, nella vita liturgica e nel-l’iniziazione all’apostolato.

179.1 Sono queste le tre dimensioni di cre-scita della vita cristiana; ed è su questa matri-ce che si specificano le vocazioni particolari.

180 L’itinerario vocazionale e la graduale ma-turazione di un chiamato passano ordinaria-mente attraverso questi momenti: l’annuncio,la proposta specifica e l’accompagnamento peril discernimento vocazionale.

180.1 Ciò significa indicare un cammino difede in chiave vocazionale.

181 Schematizzando, abbiamo dunque il qua-dro seguente:

Descrizione

182 La pastorale vocazionale è la fase inizia-le, nella quale si aiuta a percepire, a scoprire ead accogliere la chiamata di Dio rivolta allapersona.

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Obiettivi

183 Offrire agli adolescenti, ai giovani, allepersone vocazionalmente interessate ed alleloro famiglie l’opportunità di ascoltare lachiamata di Dio.

Mezzi 189

184 All’interno delle nostre Comunità:

184.1 Coltivare Comunità che amino laParola di Dio e vivano in ascolto di essa, dandotestimonianza con la loro risposta apostolica, esiano aperte ad accogliere i giovani, dialogan-do ed operando con loro.

184.2 Mezzi specifici per lo svolgimento diquesto processo sono:

– la meditazione e la preghiera personale;– la preghiera liturgica e la preghiera co-

munitaria costante per le vocazioni;– l’accompagnamento personale;– l’apostolato come risposta alle esigenze

della Chiesa e della società.184.3 Si ricordi che i giovani scopriranno

la nostra missione non tanto sul piano teorico,ascoltando o leggendo ciò che diciamo di noistessi, quanto piuttosto sperimentando perso-nalmente, in qualche forma, il nostro apostolato

189 DC 397, 401; Cost. 16-19, 50-58.

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specifico, attraverso iniziative che li rendanopartecipi di attività particolari, o nel campodella diffusione, o della trasmissione, o dellaredazione ecc.

184.4 Si faccia quindi in modo di facilitaread essi queste esperienze.

184.5 Le vocazioni più solide sono infattiquelle che sin dall’inizio hanno idee chiare evolontà concreta di adesione ad una missionespecifica nella Chiesa.

185 All’esterno:190

185.1 Partecipare alla vita ecclesiale dellaComunità cristiana.

185.2 Servirsi dei Centri di apostolato edei diversi mezzi a nostra disposizione per es-sere “proposta” ai giovani e ad altre personevocazionalmente interessate che entrano incontatto con noi.

185.3 Inserirci nella pastorale giovanile evocazionale della Chiesa con il carisma che èproprio della nostra Congregazione e dellaFamiglia Paolina.

185.4 Promuovere specialmente tra i gio-vani la nostra spiritualità e missione nellaChiesa, creando dei Gruppi che si identifichinocon il nostro spirito, anche in vista del poten-ziamento dell’Associazione Cooperatori Paoli-ni, che sono “i Paolini nel mondo”.

190 DC 580-583; Cost. 66s.

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185.5 Programmare incontri, ritiri, gior-nate di preghiera e di riflessione, corsi di spiri-tualità, scuole di preghiera.

185.6 Lavorare disinteressatamente nelpresentare la proposta vocazionale, aiutandociascuno a scoprire la “propria” vocazione.

185.7 Curare che vi siano attenzione eservizio reciproci nel campo della proposta vo-cazionale da parte dei diversi rami della Fa-miglia Paolina; e, per quanto dipende da noi,curare che a livello di Famiglia Paolina si la-vori uniti, rispettando i carismi di ciascun Isti-tuto e organizzando insieme incontri di rifles-sione e di animazione.

186 Organismi e strutture della pastorale vo-cazionale:

186.1 A livello di Circoscrizione, un orga-nismo centrale deve garantire l’animazione eil coordinamento della pastorale vocazionale.

186.2 Tale organismo aiuti a realizzare –sulla base dell’ordinamento generale della pa-storale vocazionale-formativa della Chiesa esalvaguardate la gradualità, l’unità e la conti-nuità di tutta la formazione – chiari ed essen-ziali progetti di vita, itinerari di catechesi vo-cazionale e di missione paolina, studio e rifles-sione sulla vita religiosa.

186.3 A livello locale, l’équipe di pastoralevocazionale programma l’azione concreta dasvolgere, in coordinamento con l’organismo cir-coscrizionale e in sintonia con la Chiesa locale.

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Contenuti 191

187 Per dare un’adeguata risposta alle incli-nazioni vocazionali dei giovani o di altri can-didati, in sintonia con la programmazione pa-storale della Chiesa locale, sviluppare temi diriflessione come:

1. la responsabilità della persona di frontealla vita;

2. le risposte dei cristiani alle sfide della so-cietà e degli uomini del nostro tempo;

3. la chiamata alla vita laicale, sacerdotalee religiosa;

4. elementi di discernimento vocazionale;5. le motivazioni vocazionali (autentiche,

inadeguate e addirittura inconsistenti);6. spiritualità e missione della Famiglia

Paolina;7. educazione all’uso critico dei mezzi di

comunicazione sociale.

Criteri di valutazione

188 Prima di essere ammesso in una Comuni-tà, il candidato deve dare prova di una opzionevocazionale sufficientemente chiara, per la qua-le cominci ad impegnarsi seriamente nel con-seguimento della maturità umana, nell’orien-tamento ai valori evangelici e nell’idoneitàall’apostolato paolino.

191 UPS I, 84s, 88-91, 115-125, 215-219; DC 380-383.

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B. Fase preliminare 192

189 La pastorale vocazionale può prevede-re 193 un periodo di tempo in cui il giovane en-tra a far parte di una Comunità paolina, perusufruire di un più intenso accompagnamentoe chiarire le motivazioni delle proprie sceltevocazionali.

189.1 Ciò implica da parte del giovane unapprendistato fortemente segnato dall’acqui-sto di una disciplina, di un’abitudine fonda-mentale a riflettere, di un dominio del propriocarattere, ecc. quali condizioni per forgiarsiuna personalità soda e convinzioni profonde.

190 Lo schema di riferimento è il seguente:

Descrizione

191 Questo periodo inizia quando il candidatoviene accolto in una Comunità di formazione,ed egli vi si inserisce, indicando in tal modol’impegno di dare una risposta concreta allachiamata di Dio.

192 «Formare l’aspirante significa avviarlo, sin dalprincipio, alla povertà, delicatezza, obbedienza; alla pietàpaolina ed all’apostolato paolino» (UPS I, 44).

Cf UPS I, 90s, 221-227; CISP 755-762; DC 584-587;Cost. 89s; Cura 48.

193 Cf Cost. 99.1-3.

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Obiettivi

192 Superare le motivazioni egoistiche, ap-profondendo le ragioni autentiche della pro-pria risposta alla chiamata (in quanto “ognivita è vocazione”), e rettificando le motivazionidella propria scelta.

192.1 Cominciare a fare l’esperienza del-l’appartenenza alla Comunità religiosa.

Mezzi

193 Integrazione in una Comunità, dove ilchiamato possa vivere e sperimentare l’auten-ticità della propria vocazione.

193.1 Contatto frequente e familiare conla Parola di Dio; vita eucaristica e sacramen-tale (sacramento della Riconciliazione), che fa-voriscano una preghiera sperimentata nellapropria vita e nella Comunità.

193.2 Accompagnamento personalizzato ecostante, non dando mai per scontata la suffi-cienza di una formazione “catechetica” inizia-le. Questa deve essere invece continua e si-stematica, né presupponendo che un candida-to, anche se adulto, già conosca tutto ciò chedeve fare.

193.3 Avviamento ad esperienze concretedi apostolato paolino.

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Contenuti

194 Catechesi, studio biblico e antropologico,proposta di testimoni o modelli di vocazioniumane, religiose, ecclesiali e paoline; corsoprogrammato di paolinità.

Criteri di valutazione

195 È importante che, nel tempo stabilito, laComunità valuti il progresso o meno del can-didato nell’opzione vocazionale alla vita reli-giosa paolina.

195.1 Tale valutazione dovrebbe riguar-dare i seguenti elementi, considerati qualifi-canti: apertura ai valori dello spirito: pre-ghiera, vita sacramentale e liturgica; capacitàdi vivere in gruppo; consapevolezza di dovervivere insieme ad altri l’esperienza vocazio-nale; apertura ad una precisa proposta diservizio nell’apostolato; approfondimento delcarisma dell’Istituto e della missione paolina;esperienza della donazione gratuita dellapropria vita.

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TAPPE

1. POSTULATO 194

196 Il cammino di preparazione al Noviziatopresuppone già una scelta vocazionale di fon-do, o almeno un’opzione iniziale per la vitaconsacrata, che tuttavia dovrà essere chiaritae approfondita, sostenuta e maturata duranteun adeguato periodo.

197 In tale periodo, il candidato al Noviziatoviene aiutato a prendere coscienza di ciò cheDio compie in lui ed a verificare attraverso ildiscernimento la sua convinzione di esserechiamato da Dio alla vita religiosa.

197.1 Egli acquisisce così la maturitàumana e cristiana necessaria per essere ini-ziato alla vita religiosa dell’Istituto.

198 Il riferimento per questa tappa è cosìschematizzato:

194 «Il fine [del Postulato] è una prova: per l’aspirante,che conoscerà l’Istituto meglio di quando è entrato e [chesperimenta] quali siano le sue forze; per i superiori, checonosceranno meglio l’aspirante, studiandolo e provandose mostri idoneità ed amore alla vita paolina» (UPS I,221). - Cf UPS I, 218-227; DC 590-593; Cost. 100-102; DF17-96 (via della purificazione).

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Descrizione

199 Il Postulato è un tempo di preparazioneal Noviziato, durante il quale si intende aiuta-re il candidato a vedere in modo chiaro la pro-pria vocazione.

199.1 Occorre presentargli esplicitamentele due modalità della vocazione paolina, quelladel sacerdote e quella del discepolo, affinchéegli possa consapevolmente optare per la mis-sione e il tipo di consacrazione a cui Dio lochiama.

Obiettivi

200 Offrire ai postulanti gli elementi di chia-rificazione e di discernimento delle opzioni vo-cazionali, impegnandoli a fare esperienza del-la vita paolina nelle sue componenti essenzia-li, in modo che possano verificare concreta-mente la propria vocazione.

200.1 Ciò consentirà ai candidati di testi-moniare l’effettivo desiderio di appartenerealla Comunità religiosa paolina.

Mezzi

201 Accompagnamento personalizzato, convalutazioni periodiche delle motivazioni voca-zionali.

201.1 Avvio del candidato a forme di gra-duale responsabilità nell’esercizio dell’apostolato

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paolino, oltreché di formazione personale, an-che con l’eventuale completamento degli studirichiesti.

201.2 Da parte del candidato, un realepasso in avanti nel cammino vocazionale, ri-scontrabile nel modo di vivere i valori spiri-tuali e apostolici indicati nella tappa prece-dente.

201.3 Opzioni sempre più coerenti con lavocazione da maturare, tenendo presente an-che il valore di un positivo distacco da stili divita o da abitudini precedenti.

Contenuti

202 Continuazione e approfondimento deicontenuti proposti dalla Pastorale vocazionalee dalla fase preliminare.

203 Da parte del giovane si richiede una piùadeguata:

1. conoscenza di se stesso;2. condivisione della vita che intende ab-

bracciare;3. consapevolezza del particolare modo di

essere e di vivere dell’Istituto, attraverso laconoscenza della vita e delle opere fondamen-tali del Fondatore e della storia della FamigliaPaolina.

204 Da parte di chi ne cura la preparazione alNoviziato si richiede che garantisca al postu-lante:

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1. un clima comunitario favorevole alla suamaturazione ecclesiale e vocazionale;

2. l’aiuto a crescere e ad integrarsi in Co-munità di persone mature;

3. l’iniziazione alla vita di Comunità deditea uno specifico servizio apostolico;

4. la proposta di opportuni elementi di di-scernimento perché possa orientarsi consape-volmente alla condizione di sacerdote o disce-polo paolino.

Criteri di valutazione

205 Obiettivo della valutazione è verificare seil postulante ha compreso la propria chiamatacome una opzione radicale per Cristo al servi-zio dei fratelli, nella Chiesa e nella Congrega-zione; che tale chiamata conferisce un sensoparticolare alla sua vita e che la sua risposta,nonostante la persistenza di alcuni dubbi, im-plica sempre un atto di fede in Dio.

206 Elementi pratici di valutazione sarannopertanto:

1. autenticità delle motivazioni e del com-portamento conseguente;

2. senso di responsabilità, fedeltà e costan-za negli impegni assunti;

3. sviluppo del senso di appartenenza al-l’Istituto;

4. regolare completamento del corso di studirichiesto;

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5. capacità di conoscere e di discernere lediverse mediazioni culturali (es. mass media,trasmissione della cultura, cultura di massaecc.);

6. disponibilità e costanza nel lavoro;7. capacità di dialogo con una guida spiri-

tuale, per garantire e confrontare i risultati inun contesto di crescita vocazionale;

8. attitudine a comprendere le due opzioni“sacerdote-discepolo” nella vita paolina;

9. verifica della “formazione di base” all’usodei mass media, secondo l’indicazione degliOrientamenti..., n. 14:

«La prima iniziazione e formazione, “di ba-se”, deve tendere a illuminare gli alunni, adaffinarne il senso critico e a formarne le co-scienze, in modo da affrancarli da facili sugge-stioni e manipolazioni che i mass media pos-sono provocare, soprattutto se in offesa dellaverità e della morale. In particolare, con unasicura formazione dottrinale e ascetica, si trat-ta di addestrarli perché, “con scelte libere re-sponsabili [...], nelle comunicazioni essi prefe-riscano sempre quanto vi eccelle per valorimorali, culturali e artistici; vi evitino, invece,quanto costituisca per essi causa od occasionedi danno spirituale, o induca altri in pericolocol cattivo esempio, od ostacoli le comunica-zioni buone e incrementi invece quelle danno-se”195».

195 IM 9.

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2. NOVIZIATO 196

207 Il Noviziato è la porta della vita religiosa.È quindi la tappa decisiva dell’iniziazione allaconsacrazione per la missione paolina e ilmomento forte (insieme con lo Juniorato) dellaformazione religioso-paolina sulla base acqui-sita nell’Aspirantato e nel Postulato.

208 Il Noviziato permette ai candidati di farela prima esperienza piena del progetto di vitadella nostra Congregazione.

208.1 Esso deve essere un’esperienza divita più che un indottrinamento o comunica-zione di nozioni.

209 Meta irrinunciabile del Noviziato è dunquedi assicurare a ognuno dei novizi, sia che opti

196 «Si entra nel noviziato come buoni cristiani peruscirne religiosi; una vera trasformazione di mente, cuo-re, abitudini, voleri. Si cambia stato... È il più importan-te anno della vita» (UPS I, 251s).

Cf UPS I, 118, 248-259; II, 7, 167; DF 97-171 (viadell’illuminazione: Don Alberione in quest’opera del 1932tutta dedicata alla formazione dei novizi indicaval’itinerario che ogni aspirante religioso avrebbe dovutopercorrere in tre grandi tappe progressive: la via purga-tiva [«Gloria al Padre»], la via illuminativa [«Gloria alFiglio»: Via, Verità e Vita], la via unitiva [«Gloria alloSpirito Santo»]. Il Fondatore dava così all’itinerario delnoviziato una forte impronta trinitaria e cristocentricaquale punto di riferimento fondamentale per ogni cam-mino pedagogico); CICr 659-672.

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per la condizione del Sacerdote o per quelladel Discepolo, tutti gli elementi indispensabiliper conoscere le esigenze essenziali della vitareligiosa,197 acquistare a poco a poco la totaledisponibilità al Regno di Dio e partecipare allastessa vocazione paolina, secondo le esigenzedello spirito della Congregazione e della mis-sione specifica.

210 La tappa del Noviziato viene così sche-maticamente proposta:

Descrizione

211 «Il Noviziato, con il quale si inizia la vitanell’Istituto, è ordinato a far sì che i novizipossano prendere meglio coscienza della voca-zione divina, quale è propria dell’Istituto, spe-rimentarne lo stile di vita, formarsi mente ecuore secondo il suo spirito; e al tempo stessosiano verificate le loro intenzioni e la loro ido-neità».198

211.1 Il Noviziato è dunque il momentochiave per orientare definitivamente la vitaall’ideale religioso paolino, che avrà il suo si-gillo nella professione pubblica dei voti, conl’assunzione anche formale della missionedell’Istituto.

197 Cf RC 13.198 Can. 646 CICr.

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Obiettivi

212 Prendere coscienza della chiamata, dellaconsacrazione e della missione che Dio stessoaffida.

213 Poiché il Noviziato conserva il suo carat-tere fondamentale di prova, di verifica, sia daparte del candidato che da parte dell’Istituto,vanno verificate le reali intenzioni del candi-dato, lette anche nel comportamento pratico, ele necessarie qualità in rapporto alla vocazio-ne concreta nel nostro Istituto, in quantol’approfondimento della vocazione va di paripasso con l’inserimento nell’Istituto stesso.

214 Ciò comporta:1. La vita di preghiera liturgica personale e

comunitaria: intensificare il rapporto perso-nale con Cristo, configurandosi a Lui comeMaria e Paolo, secondo la via evangelica trac-ciata dalle Costituzioni;

2. la vita consacrata dei voti: sviluppare lacapacità di unificare progressivamente la pro-pria vita intorno a Cristo Maestro casto, pove-ro e obbediente;

3. la vita di fraternità: inserirsi in modo at-tivo e responsabile nella Comunità locale, conla quale si intende condividere un’autenticavita di comunione fraterna;

4. la dedizione alla missione: condividereanche operativamente il concreto progetto divita apostolica dell’Istituto.

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Mezzi

215 Un luogo ed una Comunità che favorisca-no le espressioni di una vita paolina intensa etrasparente:

1. l’accompagnamento personale e comuni-tario da parte del Maestro di Noviziato;199

2. una forte esperienza della sequela di Cri-sto Maestro Via Verità e Vita attraverso unaintensa vita spirituale ed apostolica;

3. l’impegno effettivo in un campo di attivi-tà dell’apostolato paolino, nel contesto di ungeneroso servizio ecclesiale.

Contenuti

216 Approfondimento della vita consacrata edella sua missione oggi, in riferimento alla vi-ta ed alla missione della Società San Paolo.

1. Tale approfondimento non potrà prescin-dere da una programmata conoscenza dellastoria carismatica dell’Istituto nel suo com-plesso e della rispettiva Circoscrizione in cui sivive; dell’esperienza spirituale del Fondatore edei suoi primi seguaci, modelli di vita paolina.

2. Studio delle Lettere di San Paolo, delleCostituzioni, dei Documenti Capitolari, dei do-cumenti della Chiesa che ci riguardano più di-rettamente, della liturgia e della spiritualitàpaolina.

199 Cf Cost. 107, 108.

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3. Celebrazioni liturgiche, che consentanouna forte attenzione all’ascolto della Parola euna profonda comunione con Cristo; scuola dipreghiera.

4. Riflessioni personali e dialogate sui con-sigli evangelici e sul servizio apostolico.

Criteri di valutazione 200

217 Poiché fine del noviziato è, come si è det-to, acquisire la convinzione della chiamata di-vina nella concreta esistenza paolina, occorreverificare nel candidato:

1. l’effettivo impegno a viverla da Paolino,come sacerdote o come discepolo, con una op-zione serena e ben motivata;

2. la coerenza di comportamento e la fedeltàai doveri;

3. il lavoro di perfezionamento personale epiù deciso orientamento ai nuovi valori della vi-ta consacrata: senso della povertà radicale, chetutti rende fratelli: non si tratta soltanto dimettere in comune i propri beni, ma di rimaner-ne distaccati; una castità matura e oblativa,capace di relazioni serene con tutti e con ciascu-no; un’obbedienza che rende pienamente dispo-nibili per il disegno di Dio; assunzione della vitacomunitaria, con tutte le sue esigenze di condi-

200 Cf UPS I, 251s, 256-258.

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visione e di partecipazione, sottolineando la ca-pacità sempre più grande di collaborazione e dilavoro in équipe;

4. un reale spirito di preghiera personale ecomunitaria;

5. la capacità di interiorizzare la Parola diDio, traducendola in espressione di vita; im-pegno concreto nell’attività apostolica; spiritodi adattamento e di sacrificio; capacità di vive-re insieme nella sincerità; rettitudine, dialogocostruttivo e fraterno.

3. STUDENTATO o JUNIORATO 201

218 Lo Studentato o Juniorato è il periodo chesegue la prima professione dei voti e precede laprofessione perpetua: è il momento caratteriz-

201 «Dopo il noviziato non si ritorna bruscamente allavita precedente. I Superiori considerino il nuovo professosotto un aspetto nuovo: anima consecrata a Dio, che deveessere aiutata a tradurre in pratica i santi propositi. Visia un ambiente favorevole; gli si usino amorevoli cure;trovi come una continuazione del noviziato» (UPS I, 258).

Cf per gli juniores chierici: UPS I, 258s, 369-371, 413-420; II, 190-195, 204-214, 229-238; DF 172-188. Per glijuniores discepoli: UPS II, 221-228, 246, 252s; CISP 348-350, 352-363, 368-375. Per tutti: CISP 167s; DC 608-613;Cost. 125-155; CICr 654-672; S. CONGR. EDUCAZ.CATTOLICA, Istruzione sulla formazione liturgica neiseminari (1979); Id., Lettera circolare su alcuni aspettipiù urgenti della formazione spirituale nei seminari(1980).

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zato dalla piena adesione alla vita consacratae dall’inserimento effettivo, benché graduale,nell’apostolato paolino.

219 Durante questo periodo, i professi vivonouna forte esperienza di vita comunitaria.

219.1 Devono tuttavia disporre di adegua-ti spazi di «personalizzazione», non proceden-do esclusivamente «in gruppo», mentre inten-sificano la loro preparazione a servire la Chie-sa nella Congregazione della Società SanPaolo, con i più moderni strumenti della co-municazione sociale.

219.2 Gli studi di base, filosofico-teologici,insieme con gli impegni di formazione, cultu-rale e professionale-apostolica specializzata,costituiscono gli elementi di prova della serie-tà di questa tappa, che prepara immediata-mente all’esercizio della missione paolina.

220 La specificazione di questo momento for-mativo è così schematizzata:

Descrizione

221 Lo Juniorato è un periodo di maturazionee di consolidamento della specifica vocazionereligiosa paolina, di una più intensa prepara-zione intellettuale e apostolico-pratica allamissione dell’Istituto, della quale si è già par-tecipi.

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Obiettivi 202

222 Assimilazione dei valori della vita reli-giosa paolina nella propria cultura:

1. formazione spirituale e intellettuale;2. consolidamento della propria personalità,

irrobustendo pure il senso di appartenenzaalla Congregazione;

3. conferma della risposta al proprio cari-sma personale e alla propria missione (Disce-polato o Sacerdozio).

Mezzi

223 Poiché l’idoneità alla missione è data so-prattutto dalla maturazione interiore, i mezzida adottare saranno non soltanto gli studi, matutto ciò che favorisce concretamente tale ma-turazione, mirando a motivare e rigenerare,nei singoli, disponibilità sempre rinnovata edonazione generosa nella sequela di CristoMaestro:

1. momenti di vera fraternità;2. vita sacramentale, preghiera, meditazio-

ni, catechesi, animazione;3. guida spirituale personalizzata;4. scambi di esperienze.

202 Cf CISP 163-170; Cost. 7-46; CICr 659-661.

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224 Gli studi filosofici e teologici, o comunqueuna base culturale di livello superiore e unaadeguata cultura religiosa, vanno integrati concorsi di specializzazione in ordine all’eserciziodell’apostolato paolino.

224.1 Tutti pertanto si sentano impegnatia crescere come futuri apostoli al serviziodell’annunzio di Cristo Via, Verità e Vita, con imezzi della comunicazione sociale.

224.2 Oltre che con i corsi scolastici, colti-veranno la propria crescita culturale attraver-so lo studio e la lettura di pubblicazioni ine-renti alla pastorale della comunicazione.

224.3 Sentiranno come impegno qualifi-cante lo sviluppo della propria identità paolinaattraverso un’aggiornata formazione culturalepaolina (scritti e opere del Fondatore, storiagenerale e locale della Congregazione e dellaFamiglia Paolina, ecc.).

225 Il curriculum degli studi superiori aiutigli studenti a mantenersi aperti alla Chiesa eal mondo, perché i Paolini sono chiamati adevangelizzare l’uomo di oggi con i mezzi dioggi.

226 Il Governo circoscrizionale, per una piùadeguata e seria preparazione specifica allamissione, può stabilire un pre-inserimento 203

degli juniores nelle attività apostoliche, favo-

203 Cf n. 227.

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rendo in loro una progressiva assunzione diresponsabilità nell’apostolato, esperienza e ve-rifica, al tempo stesso, delle loro idoneità.

227 Gli juniores, «durante l’ultimo periododella loro formazione (istituzionalizzata) ven-gano orientati individualmente verso il campodella loro futura attività, sulla base di seriesami attitudinali, tenuto conto della pro-grammazione apostolica e delle necessità dellecircoscrizioni».204

228 A tutti va garantita una opportuna spe-cializzazione di studio in ordine al futuro inse-rimento nell’attività apostolica.

229 Il progetto storico-carismatico concepitoda Don Alberione prevede, all’interno dellaSocietà San Paolo, il ministero ordinato delSacerdozio.

229.1 All’interno della Famiglia Paolina,inoltre, la Società San Paolo è altrice di tuttigli altri Istituti ed esercita un ministero spe-ciale di animazione spirituale al cui eserciziotutti i membri in formazione devono responsa-bilmente qualificarsi.

229.2 Ai futuri sacerdoti deve essere datala possibilità di esercitare i ministeri e, in par-ticolare, il diaconato, durante il quale si deveesigere il ministero della predicazione.

204 Cost. 130.3.

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Contenuti

230 Approfondire le sfide della vocazione pao-lina di fronte alla società in trasformazione: ilcarisma fondazionale va applicato ai tempi, in-terpretando alla sua luce le esigenze congre-gazionali ed ecclesiali.

Criteri di valutazione

231 Verifica dei seguenti valori:1. Accettazione definitiva da parte del can-

didato della chiamata di Dio ad essere stru-mento di comunione e di comunicazione delVangelo;

2. provata capacità di vivere la spiritualitàe la missione paolina, come pure attitudine aldialogo e al lavoro in équipe;

3. fedeltà nell’osservanza dei voti nella loropeculiarità paolina; in particolare la pover-tà;205

4. conoscenza dei documenti e dei problemidella Chiesa universale e locale.

232 In conclusione:232.1 Il cammino formativo dovrà consen-

tire un’intensa e prolungata esperienza di co-munione con Cristo Maestro per attuare laprogressiva configurazione con Lui attraversovarie pratiche:

205 Cf sopra n. 145.

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– vita liturgica (in generale) e sacramenta-le;

– esercizio della preghiera;– meditazione personale e comunitaria;– disponibilità all’accompagnamento spiri-

tuale;– catechesi sulla spiritualità paolina.

232.2 A livello apostolico gli studenti do-vranno:

– acquisire equilibrio tra studio, attivitàapostolica e vita di preghiera;

– dare prova delle proprie capacità (di cui iSuperiori dovranno tenere adeguatamenteconto);

– disponibilità alla programmazione apo-stolica e generosità di fronte alle reali necessi-tà;

– sviluppare e valorizzare i propri doni e ca-pacità, considerandoli ordinati all’edificazionedel bene comune e del Regno di Dio;

– pratica di attività ministeriale (per i chie-rici).

232.3 A livello umano e sociale, gli studentidovranno acquisire e mostrare una raggiuntamaturità personale e di rapporto comunitario.

233 Durante lo Studentato, si dovrà garantireil raggiungimento da parte degli studenti (nonsolo di quelli avviati al sacerdozio) del «secondolivello» di formazione alla comunicazione so-ciale proposto dai citati Orientamenti..., n. 20:

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233.1 «Il secondo livello di formazione spe-cificamente pastorale – da impartire, quindi,durante i curricoli filosofico e teologico a tuttiindistintamente quanti si avviano al ministerosacerdotale – si proponga tre scopi:

a) addestrare gli interessati all’uso correttodegli strumenti della comunicazione sociale e,in genere, di ogni tecnica di espressione e dicomunicazione, nelle attività pastorali, quan-do e come le circostanze lo comportino;

b) formarli, in questo campo, maestri e guidedegli altri (recettori in genere, educatori, equanti operino nei mass media) con l’insegna-mento, la catechesi, la predicazione, ecc., e co-me consulenti, confessori, direttori spirituali;

c) soprattutto sensibilizzarli e prepararli aun necessario continuo adeguamento della lo-ro futura attività pastorale, compresa quellad’inculturazione della fede e della vita cri-stiana nelle diverse Chiese particolari, in unmondo psicologicamente e socialmente condi-zionato dai mass media, e ormai dalla te-le(infor)matica».206

206 «La preparazione e l’esercizio tecnico accompagne-ranno l’aspirante nel curriculum degli studi. Prepararealla redazione gli aspiranti sin dai primissimi anni, perla forma, il contenuto, la lingua nazionale» (CISP 167).Don Alberione però raccomandava che nelle opportune“esercitazioni” o esperienze apostoliche venisse garantitala serietà, così che esse servissero davvero per la forma-zione apostolica specifica: quello che si fa sia fatto davve-ro bene e in maniera utile. - Cf CISP 161s; CICr 662-674.

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4. FORMAZIONE PERMANENTE 207

234 La formazione permanente costituisceuna realtà importante, frutto di una più reali-stica visione dell’intero processo formativo e diuna risposta più adeguata alle esigenze di vi-ta, in un mondo nel quale il ritmo delle tra-sformazioni è sempre più rapido.

234.1 Ognuno dei Paolini è il primo re-sponsabile della sua crescita integrale per ilbene della Chiesa, della Congregazione e delpopolo a cui è inviato.

234.2 Questo processo di formazione per-manente deve avere realmente posto nella no-stra vita di comunità, di preghiera, di aposto-lato.

235 Resta pienamente valida la tradizione,che identifica la formazione permanente conl’esigenza, mai totalmente raggiunta, dellosforzo ascetico e formativo e che considera lavita religiosa per se stessa una vera scuola diformazione permanente.

235.1 In certo senso, anche dopo la profes-sione perpetua e/o dopo l’ordinazione sacerdo-tale, bisogna rivivere più in profondità le sin-gole tappe precedenti (Postulato, Noviziato,Juniorato) in ciò che hanno di permanentemen-te valido, prescindendo dalle connotazioni con-nesse all’età o a fattori meramente giuridici.

207 «Dopo la professione perpetua viene il noviziato perla professione eterna sulle porte del cielo» (UPS I, 258).

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236 Alla base di questo aggiornamento – in-teso innanzitutto come fatto spirituale, pasto-rale e ascetico – sta sempre l’impegno di ogniPaolino di adempiere alla sua funzione dipromozione vocazionale all’interno della Co-munità, anch’essa vocazionale, alla sua fun-zione di modello per gli altri e, per i sacerdoti,alla funzione ministeriale, per la Comunità eper la Famiglia Paolina.

237 Schematizzando, abbiamo il quadro se-guente:

Descrizione

238 La crescita o sviluppo è una caratteristicainerente alla persona umana, che tende ad es-sere sempre più perfetta, completamente “for-mata”.

238.1 L’impegno di essere cittadini attividel Regno di Dio, membra vive del Corpo diCristo, rafforza questa legge della crescita edella conseguente tensione lungo tutta la vita.

238.2 Inoltre, oggi più che mai, la società eil mondo si vanno trasformando continuamen-te nel loro modo di essere, di pensare e di agi-re: bisogna adeguarvi la nostra risposta apo-stolica.

Obiettivi

239 Una risposta dinamica e attuale alla vo-cazione personale di ognuno e dell’Istituto.

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239.1 Un adeguamento continuo del no-stro carisma fondazionale alle esigenze deitempi e della Chiesa.

Mezzi

240 Coltivarsi culturalmente in modo costan-te, avvalendosi di letture, spettacoli e audizio-ni che arricchiscano la persona.

240.1 Programmazione, da parte dellaCircoscrizione, di tempi dedicati specificamen-te all’aggiornamento negli studi per tutti imembri a turno (riciclaggio, anno sabbatico).

240.2 Partecipare ad alcuni corsi specia-lizzati di “aggiornamento” pastorale-apostolicoin forma intensiva.

240.3 Incontri di rinnovamento spiritualee apostolico all’interno dell’Istituto e di tuttala Famiglia Paolina.

240.4 Mese di Esercizi spirituali almenouna volta in vita.208

240.5 Impegnarsi annualmente a produrrequalcosa che sia frutto della propria creatività(ad es. secondo le proprie capacità e le circo-stanze concrete, pubblicare libri o articoli, orealizzare lavori tecnici, o promuovere pecu-liari iniziative di diffusione ecc.).

240.6 A livello comunitario: preparare everificare annualmente il «Progetto di vita».

208 Cf Cost. 60.1.

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240.7 I Centri di Spiritualità paolina do-vrebbero disporre dei piani di verifica delleesigenze avvertite con più forza tra i membridell’Istituto e farne oggetto di proposte percorsi di Esercizi spirituali e per incontri di ve-rifica in campo formativo-apostolico.

Contenuti

241 Formazione religiosa, ecclesiale, cultu-rale, professionale per garantirsi e approfondi-re una fedeltà dinamica alla consacrazione emissione personale e comunitaria.

Criteri di valutazione

242 Valutazioni periodiche dei «Progetti di vi-ta» comunitari e/o apostolici.

242.1 Valutazione e verifica del «Progettodi vita» personale.

242.2 La verifica comunitaria e l’auto-verifica personale devono indicarci se siamo ono in grado di rispondere ai “segni” e bisognidei tempi con la nostra “sfida apostolica”.

243 Sarà importante tener conto dell’invitodel già citato documento Orientamenti..., n. 27:

243.1 «Conviene che “quanti già operano, osi preparano a operare negli strumenti” dellacomunicazione sociale, e che “mostrino specialiinclinazioni”, non si contentino della formazio-

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ne pastorale impartita a tutti i seminaristi,ma se ne procurino, “a tempo debito, una piùspecialistica”.209

243.2 Sono però invitati a procurarsi taleformazione piuttosto pratico-professionale,non solo quanti si preparano al giornalismoattivo, e a operare nel cinema, nelle radio enelle televisioni, bensì, almeno in certo grado,anche quelli che si avviano all’insegnamentodi questa disciplina, oppure alla direzione ecollaborazione negli uffici, diocesani o nazio-nali, degli strumenti della comunicazione so-ciale».210

“SERVIZIO PERMANENTE” 211

244 Il valore permanente del nostro servizioapostolico completo e continuo è una preziosaeredità del Fondatore, che nel 1936 ha scritto:

244.1 «Voi siete un Istituto d’insegnamen-to soprannaturale per mezzo dell’apostolatostampa.

244.2 Il vostro Istituto sia completo, cioèrappresenti:– Gesù Verità per l’insegnamento;– Gesù Via per l’esercizio delle virtù religiose;– Gesù Vita per la preghiera.

209 Comm. et progr. 106 e 111.210 Cf Cost. 38.3, 54, 59s, 63.211 Cf Cost. 66-76; Pr DM 25-28.

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244.3 In questo modo rappresenterete tut-to il Maestro».212

245 Tema di riflessione per tutti e di consola-zione per i fratelli che, per diverse ragioni(età, malattia, difficoltà pratiche), non siano ingrado di essere pienamente inseriti nell’atti-vità apostolica paolina, sarà il seguente pen-siero del Fondatore, nel quale attribuiva ilconcetto di apostolato, oltre che all’attività,alla preghiera, al sacrificio e alla pratica dellevirtù religiose: egli trovava, anzi, in queste laragione della nostra fecondità apostolica:

245.1 «La vostra Casa (...) è un Istitutosantificatore, in cui, oltre all’apostolato dellastampa, c’è la preghiera continua, l’adorazioneche ottiene la vita e che a tutto dà vita.

245.2 Istituto, dunque:a) di magistero;b) Istituto che con l’imitazione delle virtù di

Gesù indica agli uomini la via del cielo;c) Istituto di preghiera, fonte di grazie per

le anime già redente dal sangue di Gesù».213

245.3 «Si è tanto più Paolini, quanto mag-giormente si vive lo spirito della devozione aGesù Maestro Via Verità e Vita».214

212 Pr DM 25.213 Pr DM 26.214 Ivi 80.

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246 Possiamo concludere: Saremo sempre piùPaolini se continueremo a crescere in questospirito, «fino alla pienezza» nella vita eterna,certi che potremo così continuare a svolgere,nella forma più completa e preziosa possibile,il nostro apostolato paolino permanente.

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L’edizione stampata reca in allegato (alle pagine131-232) il documento Direttive sulla formazionenegli Istituti religiosi, della Congregazione per gliIstituti di vita consacrata e per le Società di Vitaapostolica, datato 2 febbraio 1990 e reso pubblico il13 marzo 1990.

Anche l’Indice analitico viene qui omesso, mentresegue l’Indice generale.

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INDICE GENERALE

RATIO FORMATIONISDELLA SOCIETÀ SAN PAOLO

PRESENTAZIONE (del Superiore generale) 5SIGLE 9PREMESSA 13

Capitolo IIL NOSTRO CARISMA

La nostra identità 15La nostra missione 16Genesi del movimento alberioniano 18Sacerdoti e fratelli in passato 22Sacerdoti e discepoli oggi 23La Famiglia Paolina 25Paolini oggi, nel mondo intero 27Aiuto reciproco, in particolare ai giovani 30

Capitolo IIPROCESSO DI FORMAZIONE PAOLINA

PRINCIPI GENERALI 34

OBIETTIVI DEL PROCESSO FORMATIVO 37Formare l’uomo 38Formare il cristiano 40Formare il religioso 41Formare l’apostolo 43

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METODOLOGIA FORMATIVA PAOLINA 45«Al centro sta Gesù Cristo Via Verità e Vita» 46Connessioni bibliche 48Applicazioni antropologico-spirituali 49

MODELLI NELLA FORMAZIONE PAOLINA 51Cristo Maestro 52Maria SS. sintesi degli opposti

e Regina degli Apostoli 54San Paolo, vero padre e modello 56Don Alberione, apostolo

della comunicazione sociale 57Altri modelli paolini 59

MEDIAZIONI FORMATIVE 59Mediazioni umane:

Comunità, formatore, ambiente 60Chi “forma” è Dio 60Si forma la “persona” 63La Comunità vocazionale 64I promotori vocazionali 65I formatori e l’équipe di formazione 67Il rapporto tra formatori e formandi: un dialogo 69La Comunità formativa 71L’ambiente formativo, comunicativo, di famiglia 72

AREE EDUCATIVE 76Formazione umana 77

Formazione alla maturità affettiva 79Formazione alla povertà 81

La formazione spirituale 82Formazione intellettuale 86Formazione apostolica 88

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Capitolo IIILE TAPPE DELLA FORMAZIONE

PREMESSE 96A. La pastorale vocazionale 96

Descrizione 97Obiettivi 98Mezzi 98Contenuti 101Criteri di valutazione 101

B. Fase preliminare 102Descrizione 102Obiettivi 103Mezzi 103Contenuti 104Criteri di valutazione 104

TAPPE 1051. Postulato 105

Descrizione 106Obiettivi 106Mezzi 106Contenuti 107Criteri di valutazione 108

2. Noviziato 110Descrizione 111Obiettivi 112Mezzi 113Contenuti 113Criteri di valutazione 114

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3. Studentato o Juniorato 115Descrizione 116Obiettivi 117Mezzi 117Contenuti 120Criteri di valutazione 120

4. Formazione permanente 123Descrizione 124Obiettivi 124Mezzi 125Contenuti 126Criteri di valutazione 126

“Servizio permanente” 127