RASSEGNA STAMPA TERREMOTO

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Testata: Avvenire Pag: 28 Diffusione: 107.285 Data: 17/06/2012 Periodicità: quotidiano Informazione individuata su richiesta del fruitore per suo uso esclusivo. Riproduzione vietata.

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Testata: AvvenirePag: 28Diffusione: 107.285Data: 17/06/2012

Periodicità: quotidiano Informazione individuata su richiesta del fruitore per suo uso esclusivo. Riproduzione vietata.

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ma,soprattutto,gliequilibrielaserenitàdiuna

comunitàcoesaesolidale.Avevamogiàfattovi-

sitaaConcordiasullaSecchiaperdocumentare

idannimasoprattuttolesoluzionitrovatedalla

cooperativaall’indomanideldramma.Avevamo

constatatocomelaforzael’intraprendenzadel

gruppodirigenteedituttiidipendentinonfos-

sero state scalfite da quelle scosse. Avevamo

toccatoconmano,e impresso inalcuniscatti,

lavogliadirialzarsierestituiredignitàevigore

aduna impresafloridae innovativa.Avevamo

visto persone garantire, con il proprio lavoro,

la consegna degli stipendi in un momento in

cuiera fondamentale,praticamenteepsicolo-

gicamente,noninterrompereilregolareflusso

dellecose,ochiudere ilbilancioaziendalenei

tempi stabiliti, pur lavorando sotto le tettoie.

“Abbiamo pensato a due priorità in parallelo”

– racconta oggi il direttore generale operati-

voClaudioBonettini.“Unariguardavailmodo

per far ripartirealpiùpresto l’aziendaedare

rispostaallealtreareeterritorialidiCPL,dislo-

catenelrestod’Italia,lequaliovviamentenon

avevanosubìtoalcunabattutad’arrestoecon-

tinuavanoaoperare:adesseabbiamo fornito

adeguato supporto. L’altra priorità consisteva

neldareascolto,epossibilmenterisposta,agli

oltre 60 colleghi che avevano avuto problemi

a livello privato come inagibilità di casa o si-

stemazioneprovvisoria.Alivellodioperatività

aziendaleabbiamocominciatoimmediatamen-

teadelaborareunprogettoperallestireidue

campus operativi presso le sedi di Concordia

e Mirandola: due complessi autonomi ed effi-

cienti consistenti in 130 container coperti da

tensostrutture,dotatidi10kmdiretidati”.Nei

mesisuccessivi,comesottolineaBonettini“ab-

biamodispostotutti icontaineradusoufficio

Dove eravamo rimasti VIAGGIODICPLCONCORDIAVERSOLA“NORMALITÀ”DOPOILTERREMOTO

OBLIO. Un rischio reale. Quando si abbassa

il livello di “tensione” mediatica ogni evento

rischiadi rientrarenei ranghidi“trafiletto”o,

eventualmente, sparire, con la conseguenza

cheanchechidovrebbeoccuparsidellarisolu-

zionedelproblemapuòbeneficiaredell’effetto

“silenzio”. Quando questo processo interessa

unacircostanzadrammaticacomeunterremo-

to allora evitare di parlarne può determinare

unrallentamentodellaripresa,ascapitodella

riconquista del benessere per migliaia di per-

sone.Questopreamboloperdire chenoinon

intendiamoabbassareillivellodiattenzionesu

quantoaccadutonelmaggioscorsoinEmiliae,

unpo’partigianamente,aquantosta facendo

unanostraassociata,CPLConcordia,percan-

cellareprogressivamente i segnidevastantidi

un sisma che ha colpito le strutture aziendali

A Concordia la vita continua, forse anche più intensamente di prima. Riprendendo il capitolo aperto con un articolo pubblicato sul numero dello scorso giugno del nostro giornale, abbiamo rivolto la nostra attenzione al processo di ripresa delle attività della cooperativa CPL Concordia, raccogliendo alcune considerazioni del Direttore generale operativo Claudio Bonettini.

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di Giancarlo Strocchia

“ Il nuovo disegno

dell’azienda consentirà

il rientro di tutti i

dipendenti, compresi

quelli attualmente a

Mirandola, nella sede

di Concordia. ”

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raggruppandoliperservizi,eliabbiamodotati

ditutti icomfortpossibili. Inquestotipodidi-

sposizioneabbiamopensatoancheall’aspetto

di aggregazione, prevedendo luoghi nei quali

le persone potessero incontrarsi senza dover

per forzastareall’internodei container.Ciòè

statopossibilegrazieaglispazicheavevamoa

disposizionemasoprattuttograzieallacoper-

turadeicontainercontensostrutturedidimen-

sioni ragguardevoli, tipo tendoni da circo, per

intenderci”.Daquelmomentoinpoilapriorità

si chiama ripresa. “Dopo la demolizione degli

stabili irrecuperabili, ora i lavori variano dal

consolidamento delle strutture - tipo applica-

zionedipiastreinacciaio,pannellilaterali,ecc.

-alrifacimentoditutte lecontrosoffittaturee

paretiattrezzate,alfissaggiodituttigliarmadi.

Anchelepalazzinecheeranoinfasedicomple-

tamentonel2012avrannobisognodiunripri-

stinodellapartestrutturaleedell’allestimento.

Stiamoanchepensandoalfuturo,conunnuovo

capannoneda3000metriquadriadibitoadof-

ficinamultifunzione.L’occasionedelterremoto

hadatomododi ripensarea razionalizzazioni

nella disposizione e allestimento degli stabi-

li, non solo per rispondere agli adeguamenti

normativimaancheperintervenirealivellodi

efficientamentoenergeticodegliimmobili.Ildi-

segnocosiimpostatoconsentiràdidareseguito

alprogettooriginariocheprevedevailrientrodi

tuttiidipendenti,compresiquelliattualmentea

Mirandola, nella sede di Concordia”. Bonettini

sottolineaanchelescopertepositiveinqueste

condizioniestreme: “Unasu tutte, sicuramen-

te,l’impegnoditanti,nonaverdovutochiedere

allepersonediessercimavederlemettersiadi-

sposizione;ilpiaceredipotercontaresucolle-

ghicheiniziavanoalavorarealle7delmattinoe

chealle9diseraavevanolostessoentusiasmo,

lastessaenergia.Inquelmomentoc’erailsole

cocentemaanchelapioggia.Anchedallearee

esterneèvenutounimportantesupportologi-

sticoedibeniforniti–continuaBonettini–con

un contatto continuo e frequente: il supporto

deicolleghidellesediextramodenesièstatoin-

telligenteanchenellamisuraincuihatutelato

lanormaleproduttivitàdelleareenontoccate

daglieventisismici,oltreadospitareperdiversi

mesicirca80colleghimodenesidelocalizzati”.

Bonettiniharibaditoinfinechelastimadeico-

stidelterremotoèancoraquantificabilefrai15

ei20MilionidiEuro,datoilcalcolodifficiledei

rimborsi e l’evoluzione legislativa in materia.

Ciononostante il risultato semestrale, il pre-

consuntivo2012el’andamentodiacquisizione

dellecommesseinduconoladirigenzaCPLad

unmoderatoottimismo,espressoanchenell’as-

sembleadeiSocididicembre.

SI È SVOLTA lunedì 3 dicembre 2012, nel-

la sede di Borsa Italiana, la Cerimonia della

consegnadegli8OscardiBilancio2011edel

Premio Speciale della Governance, il Premio

promosso e gestito da FERPI – Federazione

Relazioni Pubbliche Italiana. Cpl Concordia è

stataconfermatanellarosadei3finalistiper

l’assegnazionedell’OscardiBilancionellaca-

tegoria “Società e Grandi Imprese Non Quo-

tate”,piazzandosidietroSorgeniaSpa,realtà

decisamentepiùconosciutaalivellonaziona-

le.Sitrattadiunriconoscimentodieccellenza,

soprattuttoinquestomomentodigrandecrisi

nonsoloeconomica,maanchedifiduciache

staattraversandoilPaese.

Nellamotivazioneriportatanelriconoscimento

espressodallaGiuriasileggeinfatti:“Facilmen-

tefruibileperiSocieglistakeholderingene-

rale, il bilancio di esercizio e consolidato for-

nisceampie informazioni,analisidettagliatee

rilevanti indicatori quantitativi extra-finanziari

sull’andamento della società. Particolarmen-

te apprezzabile l’informativa prospettica con

la redazione dei bilanci preventivi per il 2012,

2013e2014e“ilBilanciodiSostenibilità2011”,

incuisonoriportateutiliinformazionisullago-

vernancesocietariaesulleperformancesociali

eambientali”.

“Cpl Concordia ha nuovamente raggiunto un

ottimotraguardoottenendo lanominationfra

itrefinalistinellacategoria“Società&Grandi

Impresenonquotate”,hasottolineatoMassimo

Continati,DirettoreAmministrazioneeSistemi

Informativi di CPL. “Tale riconoscimento pre-

mia, ancora una volta, la qualità e la tenacia

dell’impegnoadottatodallerisorsedellanostra

cooperativache,perlachiusuradiquestoBilan-

ciohannosvoltounlavoroincondizioniestre-

mamenteprecarieacausadeglieventisismici

chehannocolpitolenostresediemilianeeche

cihannoimpostodilavorareanchedisabatoe

domenicasottoletettoiesolitamenteadibitea

copertura parcheggi, esposti sia al caldo che

alleintemperie.”

A testimonianza del desiderio di rialzarsi rapidamente è giunta la segnalazione di Cpl Concordia tra i finalisti dell’Oscar di Bilancio assegnato da Ferpi, la Federazione Relazioni Pubbliche Italiana. Un risultato ancor più importante e incoraggiante in un momento di difficoltà ma anche di ritrovato orgoglio.

di Giancarlo Strocchia

Un premio alla tenaciaCPLCONCORDIAFINALISTAALL’OSCARDIBILANCIO2011

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Terreni i to Riuniti a Cavezzo, in Emilia, i leader delle aziende preparano la ripresa

Dieci imprenditori e il patto nella tenda di FRANCESCO ALBERTI

L a normalità, per ora, è una luce molto fioca a

Cavezzo, nel modenese, uno dei comuni più colpi­ti dal terremoto del 29 maggio. Ma la data della svolta c'è: giovedì 28 giu­gno, ore 15.30. Sotto un tendone bianco, con un caldo feroce, i principali imprenditori della zona si sono riuniti con un in­tento comune: ripartire.

ALLE PAGINE 22 E 23

D patto degli imprenditori nella tendopoli «Non ce ne andiamo, Cavezzo risorgerà» Quattromila pasti al giorno per gli sfollati. «Ma ce la faremo, anche da soli»

DAL NOSTRO INVIATO

CAVEZZO (Modena) — Al bar «Luna e Sole» del cinese Du Jinmin, il tifo è ri­gorosamente antisismico e ai gol di Ba-lotelli si esulta sottovoce: «Sai mai che venga giù qualcos'altro...».

La sera di Italia-Germania hanno messo la televisione sotto il portico («Metti che arrivi una scossa a tradi­mento...») con il risultato, affascinante e grottesco, di avere un occhio sui ragaz-

obbiai.ii.ci fir capire Roma che ogni euro ivestìto su. di noi inderà II doppio

Stefano Sraglietti sindaco

zi di Prandelli e l'altro sulle macerie di quello che è stato un supermercato e su una piazza, piazza Martiri, che sembra il set di un film di guerra. «Tengono bot­ta», qui a Cavezzo, nel senso tutto mo­denese di gente che non si rassegna e

non si rassegnerà mai. Ma, accidenti, se sono messi male. Dei 7 mila e rotti abi­tanti, «più della metà», parole del sinda­co Stefano Braghetti, non dormono in casa dalla botta del 29 maggio (5.8 di magnitudo), che qui ha avuto l'epicen­tro e ha fatto 4 morti.

Non è stato praticamente spostato

un mattone da quel drammatico marte­dì, ma c'è comunque un ordine in tanta devastazione: attorno agli edifici crolla­ti hanno alzato recinzioni, le strade so­no state ripulite, la viabilità adeguata ai morsi del sisma.

Anche la gente ha come interiorizza­to il terremoto. «Non c'è più bisogno di ricordare agli abitanti di camminare lontano dai muri e da qualsiasi cosa pos­sa crollare» dicono i vigili del fuoco. E soprattutto tra i giovani sta crescendo una nuova leva di esperti in crepe: «Quelle a croce sono le più pericolose perché hanno intaccato le strutture por­tanti» racconta Lucrezia, 21 anni, che ha seguito passo per passo la verifica d'agibilità dei tecnici nella sua abitazio­ne («Com'è andata? Inagibile»). E all'in­gresso del paese, tra due casolari azzera­ti e un pezzo di strada sfregiato da un'enorme crepa, hanno messo un car­tello per gli automobilisti dall'accelera­

tore facile: «Ragazzi, andate piano, che siamo già abbastanza scossi...».

La normalità, per ora, è una luce mol­to fioca. Incerta e tremolante come quel­le poche che di notte balenano in qual­che vicolo del centro storico a segnala­re le rare presenze umane che sfidano la paura del sisma e i divieti della zona rossa «Però il cammino verso la norma­lità è iniziato» dice il sindaco Braghetti, 43 anni, pd al secondo mandato, nell'al­tra vita consulente legale di una grande azienda. E di questo inizio, che fino a qualche giorno fa non era per niente scontato (tante le Cassandre che parla­no di «desertificazione industriale») ora si può con esattezza fissare il luogo e il momento: giovedì 28 giugno, ore 15,30.

Un tendone bianco, un caldo assassi­no, una decina di presenti e un tavolo di relatori che qui a Cavezzo nessuno avrebbe mai sognato di mettere insie­me. Tutti imprenditori. E che imprendi­tori. «È come avere a tavola l'intero Pil della zona» gonfia il petto il sindaco. C'è Wainer Marchesini, presidente del­la Wam Group (meccanica, 57 filiali, 1800 dipendenti, 700 in Italia). Alberto Mantovani della Mantovanibenne (pro­duce cesoie per abbattere gli edifici peri-

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colanti), 60 dipendenti, stabilimenti in Brasile, Cina e Francia. E poi Roberto Ca­sari, presidente del colosso cooperativo Cpl. E Rodolfo Barbieri di Menù (ali­mentari), 250 dipendenti, 30 mila clien­ti. E Marco Bombarda di Acetum. Tutta gente che ha lo stabilimento in zona e che in questo pomeriggio di afa e mace­rie è venuta qui per dire: «Noi non an­diamo via, non delocalizziamo: rimettia­mo in sesto le cose e ripartiamo». Lo sanno cosa li aspetta: «Una botta del ge­nere fa invecchiare di colpo... — sospi­ra Casari — Mi chiedo: se a Cavezzo ci sono voluti 20 anni per 7 chilometri di tangenziale, quanto ci vorrà ora per ri­partire?». Ma non vogliono alzare ban­diera bianca. Barbieri, titolare di Menù, ha 30 mila metri quadrati di capannoni da rifare, la produzione ferma e «la con­correnza che mi morde i piedi», ma è pronto a metterci una camionata di mi­lioni «pur di ripartire in ottobre». Cer­to, lo Stato.

Come dice Braghetti, «2,5 miliardi in tre anni non bastano: ci vogliono incen­tivi, sconti sull'Iva, ben altro: bisogna soprattutto far capire a Roma che un eu­ro investito da noi renderà il doppio, an­che se siamo consapevoli che il piatto piange...». Lo interrompe Marchesini: «Alla fine comunque faremo da soli. Tre giorni dopo la scossa, avevamo già scoperchiato i capannoni lesionati e messo al lavoro 100 persone e 8 gru: a settembre si parte».

Ci vorrà un po' di più per riaccende­re i motori del paese. Balle recinzioni che delimitano piazza Matteotti e la zo­na rossa penzolano messaggi, biglietti e lenzuola colorate da graffiti. Non esi­stendo più edicole, in paese si comuni­ca così. C'è l'elenco delle poche botte­ghe aperte («Presenza frammentarie e isolate» dice l'assessore Cristina Ferra-guti). C'è l'appello del pensionato che cerca il cane scappato durante il sisma. E quello della signora che protesta con­tro il Comune, reo di averle abbattuto la casa «senza avvertirmi». Il vecchio cen­tro storico è ostaggio della chiesa e del campanile, entrambi pericolanti. Fuori uso 4 delle 5 scuole (due elementari, una materna e una media) e il sindaco Braghetti deve avventurarsi in una sor­ta di puzzle per incastrare tutto: «Bun-que, il Municipio sarebbe agibile se non fosse per una torre civica che rischia di crollare: se demoliamo la torre, riacqui­sto il Municipio, attualmente spostato nell'unica scuola materna rimasta intat­ta, e così mi si liberano alcuni locali...». Poi c'è da trovare un posto per lo stori­co mercatino domenicale, che risale al 700 e richiama una media di 8-10 mila presenze. Funzionano a pieno ritmo le due tendopoli ufficiali, ma il grosso de­gli sfollati si è organizzato autonoma­mente nei giardini, nei parchi, nei cam­pi. «Siamo arrivati a preparare anche

4000 pasti al giorno. Non sarà semplice convincerli ad andarsene» sospira Bra­ghetti. Lunedì le ruspe tireranno giù un condominio di tre piani. E dall'altra par­te della strada, la gente già prepara la fila di sedie. Cinema Cavezzo.

Sperando nel lieto fine. Francesco Alberti

9H ia botta del genere fa. vecchiare di colpo... » importa, a ottobre

limito a ripartire Rodolfo Barbieri imprenditore

2,5 miliardi In tre anni Non sono sufficienti per ripartire secondo gli imprenditori del comprensorio che si sono riuniti giovedì a Cavezzo per parlare di ricostruzione (Cavicchi)

I numeri

Le aziende Sono 1.575 le aziende modenesi che hanno presentato domanda di accesso agli ammortizzatori sociali a causa del fermo produttivo provocato dal sisma, per un totale di oltre 19 mila lavoratori coinvolti Gli assistiti A un mese di distanza dalla scossa del 29 maggio, sono 12.003 le persone assistite dalla Protezione civile tra Emilia Romagna, Lombardia e Veneto In Emilia Romagna La maggior parte delle persone che dormono fuori casa vivono in Emilia Romagna e sono 11.554 Nello specifico, 8.960 sono ospitate nei campi tende, 674 nelle strutture al coperto e 1.920 negli alberghi

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Macerie A sinistra, la signora Nadia Bassetti cerca qualche oggetto personale là dove un tempo c'era la sua casa in via Rossini a Cavezzo. Sopra, due ciclisti attraversano il centro in mezzo alle case distrutte dal terremoto (foto di Stefano Cavicchi)

Mirande

A22

Carpi

Dal sisma *-•-* del 29 maggio che ha provoc; 4 morti, più di dei 7.000 abit; non dorme ancora a casa

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Le imprese nell'area del terremoto/1

Una multiutility sotto il tendone Così Cpl Concordia continua l'attività

Energia Roberto Casari, presiden­te di Cpl Concordia

[o] L'identikit

L avorare in un capannone da circo di Nando Orfei, allestito in fretta e furia all'indomani

del sisma che ha colpito e devasta­to il cuore pulsante dell'Emilia produttiva. Proprio a metà strada tra Novi di Modena e Mirandola, Cpl Concordia, una multiutility dell'energia che gestisce reti gas in oltre 150 comuni italiani ed esteri, oltre ad impianti di biomas­sa, ha qui la sua sede dal 1899. Il sisma ha colpi­to le due sedi di Mirandola (100 dipendent i ) e C o n c o r d i a (600), per dan­ni di 15 milioni, tra immobili e m a c c h i n e . Il presidente Ro­berto Casari ha solo voglia di andare avanti: «il t e r r emoto non ci spaven­ta». Tutti i di­pendenti lavora­no in un tendo­ne «da c i r co che mi ha pre­stato mio cugino Nando Orfei, che ho subito montato, e nei 25 container allestiti per l'occasione a ridosso della zona rossa». E se anche gli uffici sono di nuovo agi­bili, si ha paura di nuove scosse e per questo si lavora dove si può, cercando di portare a termine le commesse. «Entro la fine dell'an­no dobbiamo consegnare 40 im­pianti di biogas, in tutta Italia, con o senza il terremoto, visto che il conto energia scade entro

l'anno. Abbiamo poi firmato un contratto da 10 milioni per realiz­zare un impianto fotovoltaico da 6 MW, che coprirà il centro orto­frutticolo di Bologna. I lavori ini­ziano subito».

L'attività industriale non si può certo fermare, anche perché Cpl opera in tutto il mondo. «Distribu­iamo gas in Argentina, Romania, Algeria. In Grecia abbiamo forni­to il gas per ardere la fiaccola

olimpica. Ora, chiedo solo che lo Stato aboli­sca tutti i contri­buti per i neoas­sunti nelle zone terremotate per i prossimi 3 an­ni. Sarebbe un segnale di co­raggio per gli i m p r e n d i t o r i che vogliono in­vestire. Nell'ulti­mo anno ho as­sunto un'ottan­tina di giovani e vorrei impiegar­ne altrettanti».

All'indomani della tragedia, l'azienda, 12 sedi e 45 uffici, ha messo tutti i dipen­denti in sicurezza, ridistribuendo­li in altre sedi. «In 20 sono venuti a Milano, altri sono rimasti casa a lavorare al pc». Il sisma non ha per fortuna danneggiato le con­dutture del gas. Ma se l'azienda ha retto, è perché era stata ade­guatamente messa in sicurezza, a differenza di tante altre.

BARBARA MILLUCCI ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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CPL Concordia: uno "Smart Campus" per le emergenze

CPL Concordia Group, centenaria azienda modenese leader nell'utilizzo delle fonti rinnovabili, lo scorso maggio è stata colpita dal terremoto che ha devastato l'Emilia, rimanendo priva di sede amministrativa e di strutture operative. La complessa opera di ricostruzione di tali strutture e impianti è stata realizzata in soli 20 giorni, applicando tecnologie innovative, sperimentate fino a quel momento nei propri stabilimenti e applicate ad impianti e servizi commercializzati in tutto il mondo. Sono stati realizzati due Campus tecnologici con impianti e uffici per 600 dipendenti. Si è trattato di un vero e proprio banco di prova che ha permesso all'azienda di sviluppare ed intraprendere un nuovo settore di servizi. Sperimentato sul campo, in condizioni

CPL CONCORDIA

di emergenza, lo "Smart Campus" CPL è un villaggio autosuffi­ciente per quanto riguarda energia elettrica, acqua, gas, servizi comuni, telefonia, internet e vigilanza. Da questa drammatica emergenza è stala sviluppata l'idea di ingegnerizzare il Campus e di mettere a disposizione tale struttura/servizio, non solo in caso di emergenze, ma anche per trasferimenti o inagibilità tempora­nee di edifici e complessi pubblici, residenziali e commerciali. La nuova unità di business dedicata ha già proposto i suoi servizi alle Pubbliche Amministrazioni dei Comuni terremotati, che hanno pressanti richieste di spazi pubblici sicuri ed efficienti. informazione commerciale

www.cpi.it

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Page 14: RASSEGNA STAMPA TERREMOTO

Il presidente di Legacoop Modena ammette: «Futuro nebuloso, soffrono tutti i settori, problemi per l'occupazione»

Da una parte lo strascico di una crisi economica che or­mai si protrae da quasi quattro anni, dall'altra glii effettidelre-cente sisma e per l'economia provinciale non è certo uno dei periodi migliori. Non ne so­no esenti le cooperative che -secondo le stime - potrebbero registrare nel 2012 (rispetto ai pre-consuntivi) una riduzione del volume di produzione pari a circa il 10%. L'allarme, e sen­za mezzi termini, è stato lan­ciato nei giorni scorsi da Mau­rizio De Santis, responsabile nazionale delle cooperative in­dustriali Maurizio De Santis: «Il 2012 - ha detto il dirigente delle cooperative - doveva es­sere l'anno della ripresa ma sa­rà in realtà peggiore del 2011 e nel 2013 una vera e propria tempesta potrà abbattersi an­che sul nostro settore, con par­ticolare riferimento alle azien­de medio-piccole».

L'argomento viene ora ripre­so da Lauro Lugli, presidente provinciale di Legacoop Mode­na. Già le coop industriali, nel­la assemblea nazionale di Car­pi, avevano parlato di tempe­sta in arrivo ma per gli altri set­tori le prospettive non sono più rosee. «Primo fra tutti -commenta Lugli - quello delle cooperative edili, già fin trop­po martoriato dalla recessione economica. I ore-consuntivi

parlano di budget negativi, le­gati anche al problema dei pa­gamenti delle pubbliche am­ministrazioni e per i mancati vantaggi fiscali».

Sugli effetti legati propria­mente al terremoto, i danni complessivi ammontano a cir­ca 170 milioni di euro, di cui 100 milioni solo nel settore agroindustriale, il più colpito insieme a quello dei consumi al dettaglio per le mancate ven­dite; anche se non mancano le coop sociali e quelle di produ­zione-lavoro (Cpl Concordia, ad esempio, ha registrato al­meno 20 milioni di euro di danni). «Le coop agroindu­striali - dice Lugli - costituiva­no il settore traino della nostra economia, ma il terremoto ha tarpato le ali a tutta la filiera lattiero-casearia e vitinicola. Tra danni diretti e indiretti par­liamo di almeno 100 milioni di euro. Altro settore particolar­mente colpito è quello dei con­sumi e dei dettaglianti, la Co­op e il Conad per intenderci, dove molti negozi hanno avu­to bisogno di importanti ri­strutturazioni». La situazione è di grande preoccupazione, con un grafico che volge al ne­gativo. Da qui le stime che, per quanto approssimative, parla­no di una riduzione «del 10% del valore di produzione - af­

ferma Lugli - anche se non ne­go che potrebbero esserci pic­chi che vanno oltre questo da­to». Sul fronte occupazionale le cose sembrano non andare meglio. Sono 850, infatti, i di­pendenti delle coop che in tut­ta la provincia sono soggetti a processi di cassa integrazione in deroga a causa del sisma e non si esclude che i numeri possano aumentare.

«Noi siamo imprese di per­sone - dice il presidente Lugli - e il valore massimo è dato dalle persone e dal loro posto di lavoro che faremo di tutto per mantenere intatto. I dati pre-terremoto dicevano che avevamo tenuto sul fronte oc­cupazione, questo mettendo in gioco i nostri utili e il nostro territorio. Ma il terremoto ha inevitabilmente fatto venire meno questa certezza, anche se parliamo di scenari meno drammatici rispetto all'indu­stria in generale. Ad oggi sono 850 le persone in cassa integra­zione, ma non è escluso che il numero si innalzi. Una cosa che possiamo rilevare, tutta­via, in questo drammatico con­testo, è l'aumento dei processi di solidarietà, dove persone, dai dirigenti ai soci- lavoratori, hanno scelto di autotassarsi per sostenere i colleghi e soci in cassa integrazione».

Fetida Buonomo

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Lauro Lugli, presidente provinciale di Legacoop Modera

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li obiettivi? Restare qui e salvare l'occupazione»

li imprenditori nell incontro di ieri a Cavezzo hanno ribadito le loro priorità «Stiamo rinrìrtpnrìo in sicurP77ri ma Io Stato ora dpvp intprvpnirp dawpro»

I CAVEZZO

Rimanere sul territorio, garan­tire l'occupazione locale, defi­scalizzazione dell'area. Sono i punti salienti emersi ieri, in oc­casione della tavola rotonda organizzata dal Comune di Ca­vezzo, che ha visto la parteci­pazione di rappresentanti im­prenditoriali dei territori colpi­ti dai sisma e i sindaci. Dal bio­medicale, al metalmeccanico nessun settore è rimasto esclu­so dalia devastazione sismica, malavoglia di ripartire è la me­desima. A partire da Alberto Mantovani, della Mantovani Benne di Mirandola, che affer­ma: «La prima cosa che abbia­mo fatto e stata mettere in si­curezza! 1 Ornila metri quadra­ti di capannoni. Ma siamo fer­mi e questo significa preoccu­pazioni, per la perdita dei clienti da una parte e dei forni­tori dall'altra, preoccupati, al di là della solidarietà espressa, del pagamento delle fatture». Fermare il territorio potrebbe­ro prefigurare una sgradita de­sertificazione industriale. Per­ché i lunghi tempi significano «perdita di lavoro per il futuro - afferma Vainer Marchesini, delia Wam di Cavezzo - Con­tiamo di riavere i capannoni agibili tra agosto e settembre, ma nel frattempo non poteva­mo restare fermi e ci siamo temporaneamente spostati tra Modena e Ravenna. In questi giorni si è parlato molto dì atti­vismo delle aziende, di quello dei sindaci, mi domando se ugualmente attivi lo siano da Roma. Paghiamo circa 7 mi­liardi di euro di contributi e per l'emergenza il governo ce ne ha elargiti 2.5 miliardi. So­

no ottimista per quanto riguar­da le nostre capacità, ma pessi­mista invece per ciò che lo Sta­to farà per noi». Ha dovuto alle­stire ben 150 container invece Roberto Casari, della Cpl Con­cordia che afferma: «La do­manda che tutti si fanno è: ci sarà ancora lavoro in una zona che, io dico, si è trovata indu­strializzata per caso? Il proble­ma è che non abbiamo solo bi­sogno del ripristino delle no­stre aziende, ma anche di una nuova viabilità, senza aspetta­re vent'anni prima di avere una strada. Poi chiediamo ri­sorse, perché il terremoto non ha fatto altro che peggiorare la più pesante crisi in questi ulti­mi 40 anni ho conosciuto». La­vora giorno e notte, invece, Ro­dolfo Barbieri della Menti di Medolla, per ripristinare quei capannoni che ritorneranno operativi solo tra almeno 2-3 mesi. «Con quello che abbia­mo in magazzino - dice - pos­siamo garantire il mercato per almeno sei mesi, ma poi dob­biamo produrre, al momento siamo fermi e la concorrenza incalza». Riparte il 25 luglio, in­vece, la Fonderia Scacchetti di San Felice, che dovrà riparare circa 4mila metri quadrati del tetto del capannone crollato sotto la spinta della prima for­te scossa. «Avevamo 2-3 setti­mane di magazzino - afferma

Marco Battilani, direttore ge­nerale della Fonderia - come i concorrenti, siamo in dirittura d'arrivo, non potevamo rima­nere fermi». Ripartire è l'impe­rativo, «garantendo il lavoro -afferma Stefano Braghetti, sin­daco di Cavezzo - che per noi è fondamentale, anche derogan­

do ai piani che normalmente caratterizzano l'ordinaria am­ministrazione», e mantenen­do «quei piani a lungo termine - aggiunge Maino Benatti, sin­daco di Mirandola - che vi era­no anche prima del sisma, co­me la costruzione di una nuo­va viabilità, che potrebbe con­sentire la Cispadana, la cui co­struzione deve essere accelera­ta. Nel breve termine, far ripar­tire le scuole e dare nuove case agli sfollati». Quali le richieste, dunque, che il mondo impren­ditoriale formula per confer­mare la permanenza nel terri­torio? «Non abbiamo bisogno di grandi cose - dice Mantova­ni - né di inutili passerelle dei

ministri, anche I nostri sindaci possono portare le nostre ri­chieste all'attenzione della po­litica. Chiediamo una morato­ria della tassazione, non solo delle imprese che ci sono, ma che possono arrivare e finan­ziamento per la ricostruzione delle nostre fabbriche». «Una no tax area - aggiunge Marco Bombarda, dell'Acetum di Ca­vezzo - per ammortizzare gli investimenti che siamo co­stretti a fare per ripristinare i nostri stabilimenti».

Barbieri, aggiunge un tassel­lo, come il riconoscimento de­gli ammortizzatori sociali «an­che ai nostri agenti - dice - che operano in zone lontane, per­ché il rischio è che vadano alla concorrenza». Un efficace «in­tervento pubblico - auspica Giorgio Mari, della biomedica­le Fresenius - sulla ricerca e in­novazione, campo fondamen­tale per continuare a garantire prodotti di alta qualità».

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Dasinistra gli imprenditori Viari e Wtarchesini? il sindaco Braghetti, Bombarda e Casari

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iA¥ Giuseppe Bandirli Responsabile new business di Cpl Concordia. Sotto, il campo attrezzato dopo il terremoto in Emilia

Lezione terremoto Cpl Concordia inventa lo Smart campus

Se l'emergenza aguzza la newco D a una tragedia come

quella del terremoto, che ha devastato l'Emilia produttiva, può anche nascere un'idea di un nuovo business legato proprio alle soluzioni nelle emergenze e alla tradizione di chi è abituato a occuparsi di servire le comunità. Come la multiulilily dell'energia e dei servizi Cpl Concordia (1.500 dipendenti, 390 milioni di fatturato, gestisce reti gas in oltre 150 Comuni e impianti di biomassa) con base nell'epicentro del terremoto, tra Novi di Modena e Mirandola. «Abbiamo immediatamente ricostruito due campus fuori della zona rossa ancora oggi inagibilc, che ci hanno permesso di riprendere a lavorare il giorno dopo del sisma», racconta il responsabile del settore ict della società Giuseppe Bandini. Da qui l'idea di ingegnerizzare il campus da mettere a disposizione nei casi delle emergenze in Italia e all'estero. L'azienda modenese ha praticamente utilizzato delle tecnologie innovative, che fino a quel momento sperimentava nei propri stabilimenti e che poi commercializzava in tutto il mondo. «In poco tempo dovevamo creare un campus dove i dipendenti potessero subito lavorare. Abbiamo utilizzato delle onde convogliate su cavi elettrici per comunicare e gestire i dati e le informazioni necessarie alla continuità delle operazioni aziendali. In questo modo su uno

390 milioni fatturato di Cpl Concordia

1.500 I dipendenti del gruppo

150 I comuni serviti con reti

energetiche

80 Società controllate

o collegate

20 milioni I danni del terremoto

stesso doppino è stato possibile telegestire l'illuminazione, i segnali di sicurezza, controllare alcuni sensori in grado di avvisare se un cancello

era aperto o chiuso. In pratica Cpl ha messo in piedi un'azienda da zero, in poche ore. «Abbiamo diramato informazioni tutte insieme, senza riempire il campo di fili o cavi elettrici. In più. rispetto all'uso di tecnologie radio o wi-fì. costose, il risparmio è del 30%». La trovata, nata con un'emergenza, è così diventata un'unità di business. Si chiamerà Smart campus Cpl e sarà un villaggio autosufficiente per quanto riguarda l'energia elettrica, acqua, gas, servizi comuni, telefonia, internet e vigilanza. Il primo acquirente potrebbe

essere proprio la pubblica amministrazione. «A settembre. Mirandola dovrà riaprire le scuole. Se non saranno ancora agibili, cosa probabile, il Comune potrà utilizzare le nostre scuole-campus». Il progetto è già sul tavolo di chi deve decidere. «In soli dieci giorni si possono costruire 50 aule, operative da subito al 100%». Barbara Millucci

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li imprenditori si fanno coraggio «Non ce ne andiamo, ma aiutateci» / 'big'''dell'economìa riuniti insieme ai sindaci: «Risorse e niente tasse»

di VIVIANA BRUSCHI

-CAVEZZO-

RASSICURAZIONI. A darle, ai sindaci e ai cittadini, sono gli im­prenditori della Bassa modenese. L'idea è venuta al fondatore e tito­lare di WamGroup, Vainer Mar­chesini, dopo le voci insistenti di delocalizzazioni e di chiusura defi­nitiva di molte aziende. «Si deloca­lizza solo temporaneamente — an­nuncia Marchesini nel corso della tavola rotonda che lui stesso ha or­ganizzato a Cavezze con i sindaci dei paesi terremotati — per poi tor­nare qui, nelle nostre terre. Nessu­no vuole andarsene, ma i nostri sforzi non devono essere inutili». I sindaci, presenti all'incontro, ap­plaudono alla tenacia degli impren­ditori, alla volontà di far ripartire le aziende e rimettere in modo l'economia, ma tutti sono consape­voli che «nessuno potrà farcela da solo, servono aiuti, risorse, finan­ziamenti per ripartire in tempi ra­pidi e non perdere i clienti». LE PROPOSTE lanciate sul tavo­lo da imprenditori del calibro di Marchesini, Giorgio Mari della biomedicale Fresenius, Alberto Mantovani di MantovaniBenne, Bombarda di Acetum, Roberto Ca­sari di Cpl, Marco Battilani di Fon­derie Scacchetti. Rodolfo Barbieri

dell'agroalimentare Menù punta­no all'essenza, ma forse troppo in alto rispetto a un governo che con gli aiuti promessi, pochi e dilazio­nati, ha già fatto capire di virare in basso. Per il sindaco di Mirandola, Maino Benatti, «il governo deve rendersi conto che quest' area rap­presenta un forte aiuto per il rilan­cio del Paese e dell'economia». Il sindaco di Cavezze, Stefano Bra­ghetti, sottolinea «la deroga attua­ta in tutti i Comuni agli strumenti urbanistici esistenti in tempo di pa­ce», fuori cioè dall'emergenza terre­moto. «Se prima non si poteva con­cedere a un imprenditore di instal­lare una tensostruttura a fianco dell'azienda, oggi si può», precisa. I Comuni sono in prima linea, al fianco di cittadini e imprenditori, ma per ricostruire e ripartire servo­no finanziamenti e risorse che oggi non ci sono. Ciascun imprenditore racconta la sua 'storia di terremo­to' e ribadisce che non lascerà que­ste terre, ma a quale prezzo? «Inuti­le fare oggi sforzi giganteschi e do­mani inutili se entro breve non ar­rivano le risorse per ricostruire», dice Marchesini. «NESSUNO vuole andarsene — ribadisce Alberto Mantovani — ma per restare bisogna trovare le

condizioni. Servono finanziamen­ti a tassi agevolati. Fare impresa non è una opera pia. Per ricostrui­re in tempi brevi e non perdere i clienti, la via è una sola: risorse. Senza contare che senza lavoro non ci saranno nemmeno i soldi per ricostruire le case». Bombarda di Acetum chiede «no tax area per ammortizzare gli investimenti»; Barbieri di Menù «la detassazione per un certo numero di anni e la possibilità di cassintegrare anche gli agenti di commercio, prima che la concorrenza possa assumer­li»; Battilani di Fonderie Scacchet­ti «risorse subito»; Casari di Cpl «buon senso da parte di tutti»; Ma­ri di Fresenius «aiuti finanziari per innovazione e ricerca e risorse per consentirci di mantenere intatta la rete di connessione tra le varie aziende e l'indotto».

PROMESSA «Si delocalizza solo temporaneamente, nessuno vuole lasciare la Bassa»

ilCHIESTE «Ricostruire io tempi brevi per non perdere clienti Aiuti e buon senso»

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LE PAGELLE DI 1

di ALESSIA GOZZI

UN ITALIANO IN CIMA AL FONDO ROBERTO CASARI

C'è un 'Italia che si rialza. È successo nel cuore dell'Emilia colpita dal

terremoto. Dalla tragedia è nata una nuova idea di business. Cpl Concordia (390milioni di fatturato), multiutility guidata da Roberto Casari, ha iniziato la progettazione di Smart campus hi tech e autosufficienti da punto di vista energetico dedicati proprio alle emergenze. Ecco l'Italia che ci piace.

FABRIZIO PREDA '! Dal lusso al Gotha della finanza. Do­

po aver messo il turbo alla crescita diEstée Lauder, l'ex ad del colosso cosmetico entra nella stanza dei bottoni / diBlackRock. tifando d'investimento I

più grande del mondo (3.700 miliardi | di dollari gestiti) ha messo nel suo board un italiano. Non ci sono solo i SuperMario.

TIM COOK Nel secondo trimestre 2012 Apple ha venduto 30,5 milioni di

smartphone contro i 50 di Samsung. L'erede di Steve Jobs ha trascinato in tribunale per plagio (con fortune alterne di paese in paese) il gigante coerano ma è uscito sconfitto nel match che più conta. Il Galaxy sarà anche meno 'cool'delmelafonino... ma vende di più.

LUCACREPACCIOLI Oltre 26 milioni di litri di petro­lio risparmiati ogni anno.

Grazie all'olio di semi di soia. Dai ricercatori di Goodyear arriva il pneumatico verde, e dura anche il 10% in più. «Vantaggi per l'azienda, il consumatore e l'ambiente» sintetizza l'addi Goodyear Dunlop Tires Italia. C'è sempre un'alternativa ecologica. E a volte conviene pure.

[email protected]

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Terremoto in Emilia. Imprese e sindaci lanciano la proposta al Governo: detassateci per 2,5 miliardi

Nasce il patto per non delocalizzare Dall'area colpita gettito di 7 miliardi - Ma servono regole certe

Ilaria Vesentini Paolo Tomassone CAVEZZO (MODENA)

«Detassateci per 2 miliardi e mezzo - l'importo dei fondi previ­sti dal decreto 74 nei prossimi tre anni per la ricostruzione - e noi re­steremo qui, ci rialzeremo e inve­stiremo». È la proposta al Gover­no Monti di industriali e sindaci terremotati che si sono dati ap­puntamento ieri a Cavezzo, nella Bassa Modenese, lontano dai ri­flettori sotto una tensostruttura, per siglare il "patto per la non de­localizzazione". Mentre a Roma la politica prepara gli emenda­menti al decreto daportare in Par­lamento, i referenti di alcune del­le maggiori imprese locali di mec­canica, biomedicale e alimentare (tra cui Wamgroup, Acetum, Menù, Fresenius, Fonderie Scac-chetti, Cpl Concordia, Mantova-nibenne, in tutto almeno 5 miliar­di di fatturato) hanno formulato un accordo e un piano di rilancio che un investitore accorto non ri­fiuterebbe: rinunciare a 2,5 miliar­di di entrate sapendo che ve ne frutteranno sette, ovvero il valore del gettito fiscale.

«Wamgroup è nata e cresciuta su questa terra, ha un legame con­solidato con le banche, i comuni e gli enti sociali - spiega il fondato­re e presidente Vainer Marchesi­ni, promotore dell'iniziativa - è parte integrante della comunità. Contribuiamo al funzionamento di questo Paese con il pagamento di 7 miliardi di euro di tasse e ora rivendichiamo il patto sociale che lega lo Stato e il cittadino ».

La decisione di mantenere la

produzione nel Modenese non è solo un fatto affettivo. «Fare im­presa non è un'opera pia», preci­sa Alberto Mantovani, ex presi­dente di ConfindustriaEmilia-Ro-magna, produttore a Mirandola di benne, le pale dentate che ser­vono per tirare giù i palazzi peri­colanti. La sua attività è ferma dal 20 maggio, 60 dipendenti aspetta­no di tornare al lavoro, ma Manto­vani non chiede «elemosine, ma una moratoria per la tassazione, che già prima del terremoto era enorme, e tempi certi per gli inter­venti perché dopo la solidarietà iniziale i nostri fornitori e i nostri clienti non hanno tempo daperde-re». Così come non chiede scor­ciatoie, ma norme certe: «Non me ne faccio niente di un'antisi-smicità al 60% - aggiunge - io vo­glio che il mio capannone sia sicu­ro al 100% perché dentro ci lavora la mia gente. Sto solo aspettando il preventivo dei tecnici. Sono le aziende il motore di questo terri­torio e di migliaia di famiglie».

«Non abbiamo bisogno di tanti interventi- aggiunge Roberto Ca­sari, presidente di Cpl Concordia - ma solo di semplificarli: elenchi dei progettisti che possono ese­guire i controlli e tempi certi sull'arrivo di finanziamenti o mo­ratorie. Bisogna mettere in cam­po il buon senso: se le aziende ri­prendono l'attività ci sarà più gen­te che paga le tasse». «Se chiedia­mo una sospensione della tassa­zione - gli fa eco Rodolfo Barbie­ri, presidente di Menù - è perché continuiamo a credere in questo distretto: qui nei prossimi anni vorremmo recuperare i 25 milioni che ci servono per la ristruttura­zione dei nostri impianti».

Al "patto per la non delocalizza­zione" hanno partecipato anche i sindaci di Mirandola, Concordia,

SanPossidonio e il vicesindaco di San Felice. «La proposta di questi imprenditori - commenta il pri­mo cittadino di Cavezzo, Stefano Draghetti - riempie il cuore dei cittadini ed è la speranza per tutti di poter riprogettare qui il pro­prio futuro. Ogni livello istituzio­nale si assuma le proprie respon­sabilità: occorrono norme chiare e di univoca interpretazione e la consapevolezza che i 2,5 miliardi stanziati per la ricostruzione so­no largamente insufficienti».

I problemi delle grandi impre­se sono amplificati nelle piccole, «che hanno voce e risorse più de­boli e mentre i big di fronte all'in­certezza economica e normativa possono valutare la delocalizza­zione, noi artigiani possiamo solo licenziare», commenta da San Fe-lice sul Panaro Giampaolo Palaz­zi, titolare della meccanica Bgp: un capannone di 1.000 mq demoli­to e sostituito da un tendone dove si lavorerà con 40 gradi anche in agosto, 25omila euro di spesa per far fronte all'emergenza che sali­rà a un milione con la ricostruzio­ne (su un fatturato di 2 milioni). «Da soli non ce la facciamo - de­nuncia - e ci dobbiamo misurare non solo con norme capestro, ma con la difficoltà a trovare tecnici che si prendano la responsabilità di certificare il 60% di sicurezza antisismica e con la speculazione in atto daparte delle imprese edili contattate per i cantieri».

L'INIZIATIVA Il primo cittadino di Cavezzo: la proposta di questi imprenditori riempie i cuori e riaccende la speranza di riprogettare il futuro

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Il consuntivo del sisma

L'area interessata dalle scosse e l'impatto economicoe occupazionale

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Lombardia

Novi di Modena

Cavezzo

Reggio Emilia

10km ©

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Imprese industriali danneggiate

Finale Emilia

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DANNI

In miliardi di euro

Danni economici complessivi

Danni al sistema industriale

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Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore su dati Confindustria

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blocchi di produzione, avendo imme-diatamente delocalizzato servizi e per-sonale nelle sedi più vicine, trovando disponibilità nei lavoratori e sostegno dai colleghi.

Alla ferma volontà di riprendere al più presto la piena funzionalità produttiva si contrappone il timore che dove non è riuscito il terremoto riesca la burocrazia. Una burocrazia non governata dalla poli-tica (che pure vorrà «mettere il cappello» alla ricostruzione piuttosto che pensare innanzitutto a come assecondarla al me-glio) che blocchi la ripresa delle attività con le motivazioni più varie e che magari pensi di restituire le imprese tra 6 me-si o un anno: il rischio è avere cattedra-li nel deserto, perché a quel punto sarà troppo tardi per conservare un merca-to che avrà già trovato nuovi sbocchi e nuovi interlocutori in altre parti d’Italia e del mondo.

La Cooperativa si sta facendo carico an-che dell’assistenza a soci e dipendenti (e familiari) in particolare diffi coltà per la perdita dell’abitazione o di altri mezzi di sussistenza: a questo scopo ha immedia-tamente approntato un team di supporto di 3 persone che si occupa esclusivamente di questo servizio ai colleghi.

Si tratta di un’autentica «Protezione Ci-vile Cpl» che ha provveduto alle prime ne-cessità (alloggi, container, camper, generi di primo aiuto per vestiario, casa, ecc.) e continuerà a curare questi aspetti «socia-li» che rappresentano la vera forza e la so-stanza dell’agire cooperativo. •

Dopo il terremotoCpl Concordia riparte

I l sisma che recentemente ha colpito l’Emilia ha interessato anche soci e dipendenti di Cpl Concordia con le loro famiglie, fornitori e clienti,

coinvolti in vario modo nella perdita del-la casa, del lavoro, dei servizi essenziali e dei luoghi di culto e ritrovo.

Le sedi di Cpl a Concordia sulla Sec-chia e Mirandola, pur se colpite in ma-niera non lieve dal sisma, sono però ri-tornate immediatamente operative.

Lo sforzo logistico e organizzativo ap-prontato, anche grazie al fondamentale contributo delle 10 sedi di Cpl dislocate in tutta Italia, ha consentito di riprendere immediatamente le attività, che nelle se-di modenesi sono state garantite da per-sonale organizzato in container cablati e tensostrutture attrezzate.

Grande solidarietàLe squadre dell’azienda hanno por-

tato il loro contributo al ripristino dei servizi essenziali – reti del gas, reti idri-che ed elettriche, centrali termiche – in tutti i Comuni colpiti dal sisma (presso ospedali, scuole, vie di comunicazione, edifi ci pubblici e privati) con l’ausilio di automezzi e tecnologie dedicate: solo in un secondo tempo si sono adoperate per il ripristino di tutte le principali funzio-nalità dell’azienda.

La diff usione territoriale di Cpl in tutta Italia ha consentito di non avere

RIPRESA IMMEDIATAMENTE L’ATTIVITÀ LAVORATIVA●

Container cablati e tensostrutture attrezzate hanno permesso di proseguire il lavoro. I tecnici dell’azienda prima però hanno collaborato con le autorità per ripristinare i servizi essenziali

PIÙ QUANTITÀ E QUALITÀ

Ibridi poliploidi nel futurodel grano tenero

Le varietà ottenute da Saaten Union e Kaiima in Italia saranno distribuite da RV VenturoliIn occasione dell’evento «Quale frumento coltiveremo nel 2025?», organizzato lo scor-so 7 giugno nei pressi di Parigi da Saaten Union per i suoi clienti francesi ed europei, è stato uffi cialmente annunciato il progetto in comune con la società israeliana Kaiima per l’ottenimento di una nuova generazione di frumenti ibridi, combinando l’utilizzo di Croisor® di Saaten Union con la tecnologia Enhanced Ploidy (EP™) di Kaiima. Il risultato è uno spettacolare incremento di produzio-ne di biomassa, sia come granella sia paglia, oltre a un contenuto proteico nettamente migliorato per quantità e qualità. I primi ibridi poliploidi inizieranno la proce-dura per l’iscrizione in Francia entro 3 anni e si prevede che entreranno in commercio dal 2017. Questi innovativi prodotti sono

destinati a soddisfare le esigenze dei cereali-coltori europei, inclusi gli italiani. «Siamo molto emozionati – ha affermato Guilla-me De Castelbajac, general manager di Saaten Union Recherche, la fi liale francese del grup-po sementiero – da questo progetto d’avan-guardia, che può dare un grande impulso allo sviluppo dei nostri ibridi». «Siamo felici – ha commentato dal canto suo Doron Gal, ceo di Kaiima – di poter fornire la nostra tecnologia alla ricerca di Saaten Union e di dare un importante contributo al miglio-ramento di una coltura fondamentale come il frumento». Kaiima, il cui nome in ebraico signifi ca «svilup-po sostenibile», è un’ innovativa società israe-liana di ricerca sulle sementi con metodi non-ogm. Saaten Union nasce dalla cooperazione di 7 società sementiere tedesche, impegnate nel breeding di varie specie. È leader mondiale del frumento ibrido e ha assegnato a RV Ven-turoli di Pianoro (Bologna) l’esclusiva dei suoi prodotti per l’Italia. •••

Per ulteriori informazioni:RV Venturoli srl Via del Fiff o, 1 40065 Pianoro (Bologna) Tel. 051.777048www.rv-venturoli.com

Sotto la tensostruttura il personale di Cpl Concordia lavora in container cablati

AGRO INDUSTRIA

74 27/2012L’Informatore Agrario •

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HTTCMil Dopo il sisma il cuore dell'azienda emiliana è stato spostato in 128 container posizionati sotto un tendone da circo. E il management non si arrende

Cpl non trema Pagina a cura

di Stefano Catellani

Un margine operativo lordo di 44,7 milioni, in crescita dai 34,2 del 2010. È questo il bilancio 2011 di Cpl

Concordia, una fra le aziende più danneggiate dal sisma che ha scon­volto l'Emilia. Casco di sicurezza in testa il presidente Roberto Casari non si è fermato un momento: «Noi non dobbiamo ripartire, noi in realtà non ci siamo bloccati», spiega a Milano Finanza «il cuore dell'azienda è operativamente spo­stato in 128 container posizionati sotto un tendone da circo (fornito da Nando Orfei, cugino di Casari ndr) che è diventato un paesino con strade e piazze. Andiamo avanti. Non ci spaventano i danni (capan­noni produttivi distrutti e uffici direzionali inagibili) abbiamo 110 anni di storia e 129 milioni di pa­trimonio netto (a fine 2011 contro i 120 del 2010) ma all'assemblea di bilancio ho proposto di mettere a riserva le tasse sull'utile (circa 6 milioni di euro) e di rifare i conti a ricostruzione avvenuta. Se dovre­mo dare soldi allo Stato lo faremo ma in Cpl per vedere se potevamo tornare a lavorare non è venuto nessuno, così ci siamo arrangiati da soli. Abbiamo da consegnare 40 impianti di biogas in tutta Italia e abbiamo appena ottenuto la com­

messa dal mercato ortofrutticolo di Bologna, per un impianto foto­voltaico da 10 milioni di euro». Il gruppo Cpl Concordia ha chiuso il 2011 con un valore della produ­zione pari a 388 milioni di euro, in

aumento rispetto ai 383 milioni del 2010. Il 59% deriva dalle so­luzioni legate all'energia da fonti rinnovabili, il 13% dalle costruzio­ni e manutenzione reti gas e acqua, 111% dalla distribuzione e vendi­ta gas. I ricavi conseguiti all'estero sono stati nel 2011 pari a 13 mi­lioni di euro. Al 31 dicembre 2011 il gruppo Cpl contava settanta so­cietà operanti per la maggior parte in ambito energetico e in aumento sono anche i soci della cooperativa capogruppo, i quali, tra soci coope­ratori, sovventori e onorari, sono arrivati a quota 760, con un incre­mento di 62 unità rispetto al 2010. «Abbiamo riscritto il bilancio dopo il terremoto», spiega Casari, «cam­biando la distribuzione dell'utile. Abbiamo ridotto i compensi degli amministratori, i ristorni e altri parametri. Tutto all'unanimità». Cpl garantisce lavoro a 1.272 ad­detti, 28 in più rispetto all'anno

Roberto Casari

precedente. «E tutti sanno che quel lavoro lo garantiremo a tutti costi sotto il tendone e nelle dieci sedi di Col dislocate in tutta Italia», con­

ferma Casari. Come sarà il 2012? Casari è sereno: «Continueremo a crescere all'estero e contiamo di ac­quisire nuove quote di mercato in Nord Africa e in Asia, mantenen­do una solida struttura finanziaria e patrimoniale, perseguendo l'effi­cienza operativa e nell'impiego di capitale e utilizzando la leva della ricerca e dell'innovazione». Nell'ambito della costruzione, ge­stione e manutenzione reti gas, proseguiranno i lavori di metaniz­zazione dei bacini in Sardegna: per il 2012 il gruppo sarà impegnato nella costruzione di 3 dei 12 bacini in concessione. Proseguirà, inoltre, l'impegno nello sviluppo di nuovi prodotti e servizi: è dell'esercizio 2012, infatti, l'introduzione di un nuovo settore denominato «Oil&Gas and Power Service» che si occupa di servizi tecnologicamente avan­zati in Italia e all'estero come la manutenzione di turbine gas oleodi­namiche. Nel corso del 2011 Cpl ha perfezionato l'acquisto di una par­tecipazione paritaria in Polargas, società attiva nella commercializ­zazione del Gas Naturale Liquido sul territorio nazionale: dal prossi­mo settembre l'azienda sarà attiva nel settore industriale in aggiunta alle tre stazioni di rigassificazione per autotrazione già operative dal 2011. «L'età media dei lavoratori del Cpl Concordia è di 36-40 anni non c'è nessuno che si arrende e nessuno mi ha chiesto come saranno pagate le ore di lavoro servite per mettere in funzione una nuova azienda sot­to una tenda da circo che ora ha 300 posti ufficio e 10 mila metri di reti dati», conclude Casari, (riproduzio­ne riservata)

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perai e dirigenti sono già pronti La Cpl Concordia non si ferma // titolare della Cima: «Attivi in due settimane» Le chiese e le fabbriche, i luoghi più colpiti dai terremoto, sono anche i luoghi centrali dell'identità emiliana. Un'identità che ha fatto del culto del lavoro uno dei fondamenti del suo vi­vere civile. E se restare senza lavoro è un po' «come morire» allora non stu­pisce che anche dopo la seconda bot­ta di martedì imprenditori e lavorato­ri siano già pronti a ripartire. In via di Mezzo a San Giacomo Roncole, a pochi passi dalla Bbg, che ha sepolto due operai e un socio, si trova la Cpl Concordia, multiutility cooperativa con 600 dipendenti a Concordia e 150 nella zona industriale di Miran­dola. In questi giorni i dipendenti del­l'ufficio sono stati in parte trasferiti a Milano, Padova e Bologna e hanno continuato a lavorare. All'esterno della ditta, all'apparenza poco dan­neggiata, sono stati piazzati dei con­tainer per allestire gli uffici e una grande tensostruttura, già montata dopo la scossa del 20 maggio. «Noi stavamo lavorando perché abbiamo dei contratti da rispettare e 40 im­pianti di green power da consegnare entro la fine dell'anno» aveva detto il presidente Roberto Casari martedì

mattina dopo la serie spaventosa di scosse luttuose. Ieri il sindaco di Mi­randola Maino Benatti ha emanato una nuova ordinanza che consente di avviare le verifiche strutturali nelle aziende con il personale tecnico abili­tato. Nel frattempo alcuni operai si sono presentati nelle ditte per metter­si a disposizione. «Non possiamo perdere il lavoro. Non possiamo per­mettercelo. Bisogna andare avanti» dice un operaio di fronte alla Cpl. Un operaio che in questi giorni fa avanti e indietro dall'ospedale, dove si trova un parente ricoverato, e che dorme in auto come tanti altri nella zona. Al suo fianco c'è la madre, titolare di un negozio andato distrutto a San Possi-donio: «Un negozio bellissimo. Av­viato 30 anni fa. Capisco mio figlio che vuole andare avanti. Se non io facciamo tutti qui finisce l'Emilia Ro­magna». Di fianco alla Bbg si trova la Cima, che produce macchine per la gestione del contante e che è fornitore dei più importanti gruppi bancari italiani. Il titolare Vittorio Razzaboiii ieri era al Centro operativo di Mirandola in at­tesa della nuova ordinanza del sinda­

co che consentisse l'accesso alla zona industriale, che da martedì era zona rossa. «In due settimane dobbiamo tornare operativi. Altrimenti cosa facciamo? Andiamo via? Ci dobbia­mo impegnare per ripartire». La Ci­ma ha due capannoni. Uno in ferro da 3mila metri quadrati, costruito dal padre Giuseppe nel 1974, e uno da mille in cemento armato realizza­to nel 2002. «E' caduto quello in ce­mento armato. Dunque se lo rico­struirò io farò in legno o in ferro, che sono gli unici materiali che hanno retto». Nella zona industriale anche ieri era un via vai di operai, oltre che di im­prenditori: lungo le strade tante per­sone ferme a guardare le aziende. «La preoccupazione reale - dice il sin­daco Benatti - è che le multinazionali possano decidere di delocalizzare. Per questo noi stiamo velocizzando tutte le procedure. Lo stiamo facen­do per avere un futuro. Il biomedica-ie produce macchinari per gli ospeda­li e gli ospedali non possono fermar­si. Per questo faremo di tutto per far ripartire l'economia.In sicurezza».

B Jacopo Della Porta

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