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RASSEGNA STAMPA N.14, agosto-settembre 2012

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MEDIA NAZIONALI: Il Venerdi di La Repubblica, 14 settembre 2012 Confesioni di una buddista in cerca di felicità. Pag. 3 Di Enzo Cursio Gli altri, 28 settembre 2012 Rossana Campo, sono una buddista emotiva innamorata del buio. Pag. 5 Di Catia Ippaso

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culturaQUESTIONI DI KARMA

«Buddha significa illuminato e si tratta di qualcuno, un comunemortale, che si è risvegliato, che ha compreso profondamentenella sua vita la leggedell’universo. Una verità semprepresente, in ogni luogo e ogniepoca, che non appartieneesclusivamente ai monaci e ai guru. Questa energia che chiamiamo Buddità non èconcessa da un dio e non ècasuale. È nostra interaresponsabilità decidere di viverein base a questa forzacompassionevole che governal’universo. La forza del Buddismosta nella non separazione. Il puronon è separato dall’impuro, né ilcorpo dalla mente, né l’individuodall’ambiente. La vita quotidiana,momento per momento, è il luogodove si vince o si perde la battagliaper l’Illuminazione». Ma non è unapproccio un po’ troppomaterialistico? «Nel Buddismonon c’è giudizio» risponde «non cisono peccati originali, tuttodipende da come sei disposto adaprire il cuore. Cosa desidero? Unachitarra?Una bella casa?La guarigione di un’amica? Unmondo migliore? Non c’é giudizio,conta solo il fatto che ognidesiderio funziona da carburanteper metterci in cammino. Non c’èniente che mi commuova più dellatrasformazione del cuore di un essere umano. Non c’èniente di più esaltante di qualcunoche riesca a superare la propriainfelicità. Se non vivo dentro un monastero non è possibilepensare che non mi innamoreròpiù, che non avrò più desideri, chenon avrò ambizioni. Ma è possibilenon diventare schiavi di questaambizione, o dell’avidità o del sesso. Quello che il Buddhaha cercato di insegnarci è come si possa trasformare la sofferenzache le cose della vita ci procuranosenza eliminare ciò che fa partedella vita».

una grande gioia. Subito doposono arrivati tutti i dubbi. Comepotevo io, una narratrice di storie,raccontare un pensiero così vastoe profondo?». Eppure, in un saggio che non tralascianessun aspetto teorico, Campo si trova a suo agio. In una società in crisi che habisogno di conforto e di speranzesi cerca spasmodicamente di nonseparare la teoria religiosa dallapratica quotidiana. Si cerca Dio o labuddità ovunque, nella propriadisperazione, nelle proprie gioie,nel proprio orientamento. Ciò chefa l’autrice in questo libro è un raroesempio di traduzione dellacomplessità, che la tradizionebuddista si porta dietro daduemila anni, nella vita di tutti igiorni, negli affetti, nel degrado,nella solitudine e nella serenità. Il messaggio è che quando l’essereumano decide di conoscere sestesso, tutto può cambiare. Puòcambiare la vita dentro di te masoprattutto l’ambiente intorno a

te. «Il grande messaggio di libertàdel Buddismo» dice «per me èquesto: è possibile essere felici in questa vita, non dopo, e senzaessere dei fotomodelli con villa e piscina. Si può esserlo adesso,qui, proprio come siamo».Nel libro, Rossana non abbandonail suo stile di scrittura. Anche nellepagine dove la teoria dovrebbeessere padrona, ci riporta alla vitae alle relazioni emotive di tutti i giorni. Ci parla della sua vita, di ciòche di solito non si dice se nonagli amici. Questo suo modo di raccontarci Shakyamuni, Nam-Myo-ho-renge-Kyo, il Re Mara conil suo esercito di demoni,l’Ottuplice sentiero, ci permette di avere un elemento in più per rispondere alla domanda chetutti ci poniamo. A cosa vale la spiritualità se in ogni ora dellapropria quotidianità ciò in cuicrediamo non ci porta a risolvere il conflitto con una vita materialesempre più violenta e confusa?E il percorso che Campo cerca di suggerire non è solo quello di partire dalla storia di Siddharta,il celebre principe indiano che a uncerto punto della sua esistenzalascia gli agi e le ricchezze di famiglia e se ne va in giro per riflettere, ma di mettersi in viaggio così come siamo, zonedi ombra e di luce, qualità e difetti.«Sono sempre stata dalla parte di chi non ha fortuna» racconta.«Ho sempre avuto simpatia per gliscoppiati, gli ultimi della terra.Nell’umanità alla deriva ho semprevisto i miei fratelli, ho sempresentito una specie di verità, la verità della condizione umana,la verità della sofferenza, della malattia, della solitudine,della povertà». Felice per quello che sei è un vero

e proprio Buddhalibro, come lo chiama scherzando l’autrice,che serve a capire qualcosa di piùdei demoni che si insinuano nellanostra mente, nel nostro cuore,quelli che, solo a riconoscerli e nominarli, ci permettono di arrivare alla liberazione. Rossana Campo incontra il Buddismo per la prima voltavent’anni fa. Allora lavorava in unacooperativa sociale del Comune diGenova. Un giorno scambia con unragazzo qualche parola e nulla più.Una notte sogna questo ragazzoche gli srotola una pergamenadavanti agli occhi, «una cosastrana, che non avevo mai visto in vita mia, un foglio rettangolarecon sopra dei segni». In seguito lo incontra nuovamente a unariunione di questa cooperativa, gli racconta il sogno, «questa cosaun po’ da fuori di testa». Il ragazzola invita a una riunione buddista e gli dice che quel rettangolo constrani segni che aveva sognatoera il mandala iscritto da NichirenDaishonin. Rossana si allontanaun po’ infastidita, sente puzza di proselitismo, «questi buddisti,non è che sono una versionecinese dei Testimoni di Geova?».Alla riunione andrà qualche annodopo e si ritroverà a meditaredavanti a quella stranapergamena che aveva sognato.Quegli strani segni sul fogliobianco erano reali. Si trattava del Gohonzon, l’oggetto di cultoper «osservare la propria mente»,davanti al quale praticano tutti i seguaci della Soka Gakkai, la scuola buddista più diffusa inItalia, che riunisce coloro seguonoe praticano il Buddismo insegnatoda Nichiren Daishonin, maestrogiapponese del 13esimo secolo. Che cosa è il Buddha per Campo?

di ENZO CURSIO

creatore del mondo. Invece indicò senzapoter essere smentito che la realtà è inperenne mutamento, impermanente, e chedi conseguenza non esiste nulla di prede-stinato. Nemmeno l’incontro con il Bud-dha in persona generò automaticamentel’illuminazione in tutte le persone che an-darono ad ascoltarlo. Potè tutt’al più get-tare il seme di quell’Illuminazione, che percrescere e generare la liberazione dal ci-clo del karma (il nirvana) ha bisogno dellagiusta comprensione, del retto pensiero,della giusta azione, della giu-sta concentrazione e così via,come indicato nell’Ottuplicesentiero. Solo così si può elimi-nare dukkha, la sofferenza per-vadente, la prima delle 4 Nobi-li Verità alla base del buddi-smo, secondo le quali ogni co-sa che ha la natura di essere,ha la natura di cessare. La viaconsigliata per far cessare lasofferenza è quella di estinguerne l’origi-ne, i cinque khandha fisici, le formazionimentali, o volizioni, che sono il veicolo del-la rinascita in un mondo di sofferenza.

Per Gombrich il Buddha non si sognònemmeno di insegnare rituali, o elaborareteorie di trascendenza per spiegare la na-tura del Vuoto e della materia. «Il rito èanzi uno dei tre grandi impedimenti con-tro il progresso morale» ci dice l’autore«non ha nessun senso». Bastava attenersialle regole (vinaya) della rettitudine, macon un intento ben diverso da ogni altrareligione basata esclusivamente sulla fe-de, poiché è l’intelligenza – sostiene Gom-brich – la caratteristica del discepoloideale del Buddha, il suo libero arbitrio, lacomprensione che ogni individuo è re-sponsabile delle proprie azioni. «Se i mieiinsegnamenti non vi sono utili, abbando-nateli» ripeteva il Beato.

Senza capire la portata rivoluzionariaper quel tempo dell’enfasi buddista sul-l’amore e la compassione («possono esse-re salvifici se coltivati al piu alto grado»,spiega l’autore), la credenza nel karma

«può facilmente trasformarsi in una sortadi fatalismo, l’esatto opposto di ciò che in-tendeva il Buddha» assicura Gombrich.«In questa forma perversa della dottrina,la gente dice: Questo è il mio karma, quan-

«Ho venticinqueanni e abito aGenova e ho una storia

d’amore che mi strappa le budella,sono andata a innamorarmi di un matto totale, un uomo condei lati di grande dolcezza esensibilità, una grazia animale euna parte distruttiva, mortifera,terribile. Quest’amore mi stadistruggendo». Sembra l’attaccodi uno dei capitoli di Duro come

l’amore o di In principio erano le

mutande, eppure è il primo saggio di Rossana Campo,Felice per quello che sei,confessioni di una buddistaemotiva, da oggi in libreria. Lascrittrice genovese abbandonaquell’umanità fragile, disadattata,in cerca di stabilità, il suo mondo di antieroi, di esclusi, stravaganti.«Quando mi hanno proposto di scrivere un libro sul Buddismo»dice «la prima sensazione è stata

do ciò che vuole dire, per usare la termi-nologia originale, è: Questo è il risultato del

mio karma». Tuttavia – aggiunge - ci sipuò ancora chiedere: «Se siamo noi acreare il nostro futuro, in che misura quelche ci accade è il risultato dei nostri stessiatti in questa vita o in una precedente?».Il docente risponde, citando i Canoni pri-mitivi del Buddha, che delle otto cause al-l’origine delle sensazioni (i tre umori fisici,i cambi di stagione, le avversità ecc.) sol-tanto l’ottava è legata al karma. «In altre

parole egli sembra dire cheascrivere esperienze buone ocattive al karma è opportunosolo quando non è disponibilealcuna spiegazione medica odi buon senso».

E la meditazione?, chiedia-mo infine a Gombrich. «Il mioscopo non è raggiungere la sal-vezza» risponde candido. «Vo-glio capire la storia, da storico

delle religioni, non da praticante. Certodevo capire anche la pratica perché lapratica forma la metà o più della religione.Ma mi interesso soprattutto al come ècambiata. Scrivendo sul pensiero è pro-prio questo che mi interessa. Per medita-re bisogna imparare da un bravo maestro.La mia meditazione è insegnare la linguaPali a chiunque nel giro di 12 giorni...».

ROSSANA CAMPO E IL SUO FELICE PER QUELLO CHESEI (GIULIO PERRONE EDITORE, PP.128, EURO 10).

SOTTO, RIPOSO DEI MONACI BUDDISTI TIBETANI

CONFESSIONIDI UNA BUDDISTA IN CERCA DI FELICITÀL’ULTIMO LIBRO DI ROSSANA CAMPO È UN’AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE LEGATA ALLE COSECONCRETE DELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. COME LA SUA FEDE CHE VIENE DAL GIAPPONE

RAIMONDO BULTRINI

Per eliminarela sofferenzaoccorreestinguernel’origine.Tutto ciò che èpuò cessare

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culturaQUESTIONI DI KARMA

«Buddha significa illuminato e si tratta di qualcuno, un comunemortale, che si è risvegliato, che ha compreso profondamentenella sua vita la leggedell’universo. Una verità semprepresente, in ogni luogo e ogniepoca, che non appartieneesclusivamente ai monaci e ai guru. Questa energia che chiamiamo Buddità non èconcessa da un dio e non ècasuale. È nostra interaresponsabilità decidere di viverein base a questa forzacompassionevole che governal’universo. La forza del Buddismosta nella non separazione. Il puronon è separato dall’impuro, né ilcorpo dalla mente, né l’individuodall’ambiente. La vita quotidiana,momento per momento, è il luogodove si vince o si perde la battagliaper l’Illuminazione». Ma non è unapproccio un po’ troppomaterialistico? «Nel Buddismonon c’è giudizio» risponde «non cisono peccati originali, tuttodipende da come sei disposto adaprire il cuore. Cosa desidero? Unachitarra?Una bella casa?La guarigione di un’amica? Unmondo migliore? Non c’é giudizio,conta solo il fatto che ognidesiderio funziona da carburanteper metterci in cammino. Non c’èniente che mi commuova più dellatrasformazione del cuore di un essere umano. Non c’èniente di più esaltante di qualcunoche riesca a superare la propriainfelicità. Se non vivo dentro un monastero non è possibilepensare che non mi innamoreròpiù, che non avrò più desideri, chenon avrò ambizioni. Ma è possibilenon diventare schiavi di questaambizione, o dell’avidità o del sesso. Quello che il Buddhaha cercato di insegnarci è come si possa trasformare la sofferenzache le cose della vita ci procuranosenza eliminare ciò che fa partedella vita».

una grande gioia. Subito doposono arrivati tutti i dubbi. Comepotevo io, una narratrice di storie,raccontare un pensiero così vastoe profondo?». Eppure, in un saggio che non tralascianessun aspetto teorico, Campo si trova a suo agio. In una società in crisi che habisogno di conforto e di speranzesi cerca spasmodicamente di nonseparare la teoria religiosa dallapratica quotidiana. Si cerca Dio o labuddità ovunque, nella propriadisperazione, nelle proprie gioie,nel proprio orientamento. Ciò chefa l’autrice in questo libro è un raroesempio di traduzione dellacomplessità, che la tradizionebuddista si porta dietro daduemila anni, nella vita di tutti igiorni, negli affetti, nel degrado,nella solitudine e nella serenità. Il messaggio è che quando l’essereumano decide di conoscere sestesso, tutto può cambiare. Puòcambiare la vita dentro di te masoprattutto l’ambiente intorno a

te. «Il grande messaggio di libertàdel Buddismo» dice «per me èquesto: è possibile essere felici in questa vita, non dopo, e senzaessere dei fotomodelli con villa e piscina. Si può esserlo adesso,qui, proprio come siamo».Nel libro, Rossana non abbandonail suo stile di scrittura. Anche nellepagine dove la teoria dovrebbeessere padrona, ci riporta alla vitae alle relazioni emotive di tutti i giorni. Ci parla della sua vita, di ciòche di solito non si dice se nonagli amici. Questo suo modo di raccontarci Shakyamuni, Nam-Myo-ho-renge-Kyo, il Re Mara conil suo esercito di demoni,l’Ottuplice sentiero, ci permette di avere un elemento in più per rispondere alla domanda chetutti ci poniamo. A cosa vale la spiritualità se in ogni ora dellapropria quotidianità ciò in cuicrediamo non ci porta a risolvere il conflitto con una vita materialesempre più violenta e confusa?E il percorso che Campo cerca di suggerire non è solo quello di partire dalla storia di Siddharta,il celebre principe indiano che a uncerto punto della sua esistenzalascia gli agi e le ricchezze di famiglia e se ne va in giro per riflettere, ma di mettersi in viaggio così come siamo, zonedi ombra e di luce, qualità e difetti.«Sono sempre stata dalla parte di chi non ha fortuna» racconta.«Ho sempre avuto simpatia per gliscoppiati, gli ultimi della terra.Nell’umanità alla deriva ho semprevisto i miei fratelli, ho sempresentito una specie di verità, la verità della condizione umana,la verità della sofferenza, della malattia, della solitudine,della povertà». Felice per quello che sei è un vero

e proprio Buddhalibro, come lo chiama scherzando l’autrice,che serve a capire qualcosa di piùdei demoni che si insinuano nellanostra mente, nel nostro cuore,quelli che, solo a riconoscerli e nominarli, ci permettono di arrivare alla liberazione. Rossana Campo incontra il Buddismo per la prima voltavent’anni fa. Allora lavorava in unacooperativa sociale del Comune diGenova. Un giorno scambia con unragazzo qualche parola e nulla più.Una notte sogna questo ragazzoche gli srotola una pergamenadavanti agli occhi, «una cosastrana, che non avevo mai visto in vita mia, un foglio rettangolarecon sopra dei segni». In seguito lo incontra nuovamente a unariunione di questa cooperativa, gli racconta il sogno, «questa cosaun po’ da fuori di testa». Il ragazzola invita a una riunione buddista e gli dice che quel rettangolo constrani segni che aveva sognatoera il mandala iscritto da NichirenDaishonin. Rossana si allontanaun po’ infastidita, sente puzza di proselitismo, «questi buddisti,non è che sono una versionecinese dei Testimoni di Geova?».Alla riunione andrà qualche annodopo e si ritroverà a meditaredavanti a quella stranapergamena che aveva sognato.Quegli strani segni sul fogliobianco erano reali. Si trattava del Gohonzon, l’oggetto di cultoper «osservare la propria mente»,davanti al quale praticano tutti i seguaci della Soka Gakkai, la scuola buddista più diffusa inItalia, che riunisce coloro seguonoe praticano il Buddismo insegnatoda Nichiren Daishonin, maestrogiapponese del 13esimo secolo. Che cosa è il Buddha per Campo?

di ENZO CURSIO

creatore del mondo. Invece indicò senzapoter essere smentito che la realtà è inperenne mutamento, impermanente, e chedi conseguenza non esiste nulla di prede-stinato. Nemmeno l’incontro con il Bud-dha in persona generò automaticamentel’illuminazione in tutte le persone che an-darono ad ascoltarlo. Potè tutt’al più get-tare il seme di quell’Illuminazione, che percrescere e generare la liberazione dal ci-clo del karma (il nirvana) ha bisogno dellagiusta comprensione, del retto pensiero,della giusta azione, della giu-sta concentrazione e così via,come indicato nell’Ottuplicesentiero. Solo così si può elimi-nare dukkha, la sofferenza per-vadente, la prima delle 4 Nobi-li Verità alla base del buddi-smo, secondo le quali ogni co-sa che ha la natura di essere,ha la natura di cessare. La viaconsigliata per far cessare lasofferenza è quella di estinguerne l’origi-ne, i cinque khandha fisici, le formazionimentali, o volizioni, che sono il veicolo del-la rinascita in un mondo di sofferenza.

Per Gombrich il Buddha non si sognònemmeno di insegnare rituali, o elaborareteorie di trascendenza per spiegare la na-tura del Vuoto e della materia. «Il rito èanzi uno dei tre grandi impedimenti con-tro il progresso morale» ci dice l’autore«non ha nessun senso». Bastava attenersialle regole (vinaya) della rettitudine, macon un intento ben diverso da ogni altrareligione basata esclusivamente sulla fe-de, poiché è l’intelligenza – sostiene Gom-brich – la caratteristica del discepoloideale del Buddha, il suo libero arbitrio, lacomprensione che ogni individuo è re-sponsabile delle proprie azioni. «Se i mieiinsegnamenti non vi sono utili, abbando-nateli» ripeteva il Beato.

Senza capire la portata rivoluzionariaper quel tempo dell’enfasi buddista sul-l’amore e la compassione («possono esse-re salvifici se coltivati al piu alto grado»,spiega l’autore), la credenza nel karma

«può facilmente trasformarsi in una sortadi fatalismo, l’esatto opposto di ciò che in-tendeva il Buddha» assicura Gombrich.«In questa forma perversa della dottrina,la gente dice: Questo è il mio karma, quan-

«Ho venticinqueanni e abito aGenova e ho una storia

d’amore che mi strappa le budella,sono andata a innamorarmi di un matto totale, un uomo condei lati di grande dolcezza esensibilità, una grazia animale euna parte distruttiva, mortifera,terribile. Quest’amore mi stadistruggendo». Sembra l’attaccodi uno dei capitoli di Duro come

l’amore o di In principio erano le

mutande, eppure è il primo saggio di Rossana Campo,Felice per quello che sei,confessioni di una buddistaemotiva, da oggi in libreria. Lascrittrice genovese abbandonaquell’umanità fragile, disadattata,in cerca di stabilità, il suo mondo di antieroi, di esclusi, stravaganti.«Quando mi hanno proposto di scrivere un libro sul Buddismo»dice «la prima sensazione è stata

do ciò che vuole dire, per usare la termi-nologia originale, è: Questo è il risultato del

mio karma». Tuttavia – aggiunge - ci sipuò ancora chiedere: «Se siamo noi acreare il nostro futuro, in che misura quelche ci accade è il risultato dei nostri stessiatti in questa vita o in una precedente?».Il docente risponde, citando i Canoni pri-mitivi del Buddha, che delle otto cause al-l’origine delle sensazioni (i tre umori fisici,i cambi di stagione, le avversità ecc.) sol-tanto l’ottava è legata al karma. «In altre

parole egli sembra dire cheascrivere esperienze buone ocattive al karma è opportunosolo quando non è disponibilealcuna spiegazione medica odi buon senso».

E la meditazione?, chiedia-mo infine a Gombrich. «Il mioscopo non è raggiungere la sal-vezza» risponde candido. «Vo-glio capire la storia, da storico

delle religioni, non da praticante. Certodevo capire anche la pratica perché lapratica forma la metà o più della religione.Ma mi interesso soprattutto al come ècambiata. Scrivendo sul pensiero è pro-prio questo che mi interessa. Per medita-re bisogna imparare da un bravo maestro.La mia meditazione è insegnare la linguaPali a chiunque nel giro di 12 giorni...».

ROSSANA CAMPO E IL SUO FELICE PER QUELLO CHESEI (GIULIO PERRONE EDITORE, PP.128, EURO 10).

SOTTO, RIPOSO DEI MONACI BUDDISTI TIBETANI

CONFESSIONIDI UNA BUDDISTA IN CERCA DI FELICITÀL’ULTIMO LIBRO DI ROSSANA CAMPO È UN’AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE LEGATA ALLE COSECONCRETE DELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. COME LA SUA FEDE CHE VIENE DAL GIAPPONE

RAIMONDO BULTRINI

Per eliminarela sofferenzaoccorreestinguernel’origine.Tutto ciò che èpuò cessare

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Istituto Buddista italiano Soka Gakkai – Via della Marcigliana 532/9 – 00139 Roma Tel. 06872861 – fax 0687286205 – e-mail: [email protected]

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culturaQUESTIONI DI KARMA

«Buddha significa illuminato e si tratta di qualcuno, un comunemortale, che si è risvegliato, che ha compreso profondamentenella sua vita la leggedell’universo. Una verità semprepresente, in ogni luogo e ogniepoca, che non appartieneesclusivamente ai monaci e ai guru. Questa energia che chiamiamo Buddità non èconcessa da un dio e non ècasuale. È nostra interaresponsabilità decidere di viverein base a questa forzacompassionevole che governal’universo. La forza del Buddismosta nella non separazione. Il puronon è separato dall’impuro, né ilcorpo dalla mente, né l’individuodall’ambiente. La vita quotidiana,momento per momento, è il luogodove si vince o si perde la battagliaper l’Illuminazione». Ma non è unapproccio un po’ troppomaterialistico? «Nel Buddismonon c’è giudizio» risponde «non cisono peccati originali, tuttodipende da come sei disposto adaprire il cuore. Cosa desidero? Unachitarra?Una bella casa?La guarigione di un’amica? Unmondo migliore? Non c’é giudizio,conta solo il fatto che ognidesiderio funziona da carburanteper metterci in cammino. Non c’èniente che mi commuova più dellatrasformazione del cuore di un essere umano. Non c’èniente di più esaltante di qualcunoche riesca a superare la propriainfelicità. Se non vivo dentro un monastero non è possibilepensare che non mi innamoreròpiù, che non avrò più desideri, chenon avrò ambizioni. Ma è possibilenon diventare schiavi di questaambizione, o dell’avidità o del sesso. Quello che il Buddhaha cercato di insegnarci è come si possa trasformare la sofferenzache le cose della vita ci procuranosenza eliminare ciò che fa partedella vita».

una grande gioia. Subito doposono arrivati tutti i dubbi. Comepotevo io, una narratrice di storie,raccontare un pensiero così vastoe profondo?». Eppure, in un saggio che non tralascianessun aspetto teorico, Campo si trova a suo agio. In una società in crisi che habisogno di conforto e di speranzesi cerca spasmodicamente di nonseparare la teoria religiosa dallapratica quotidiana. Si cerca Dio o labuddità ovunque, nella propriadisperazione, nelle proprie gioie,nel proprio orientamento. Ciò chefa l’autrice in questo libro è un raroesempio di traduzione dellacomplessità, che la tradizionebuddista si porta dietro daduemila anni, nella vita di tutti igiorni, negli affetti, nel degrado,nella solitudine e nella serenità. Il messaggio è che quando l’essereumano decide di conoscere sestesso, tutto può cambiare. Puòcambiare la vita dentro di te masoprattutto l’ambiente intorno a

te. «Il grande messaggio di libertàdel Buddismo» dice «per me èquesto: è possibile essere felici in questa vita, non dopo, e senzaessere dei fotomodelli con villa e piscina. Si può esserlo adesso,qui, proprio come siamo».Nel libro, Rossana non abbandonail suo stile di scrittura. Anche nellepagine dove la teoria dovrebbeessere padrona, ci riporta alla vitae alle relazioni emotive di tutti i giorni. Ci parla della sua vita, di ciòche di solito non si dice se nonagli amici. Questo suo modo di raccontarci Shakyamuni, Nam-Myo-ho-renge-Kyo, il Re Mara conil suo esercito di demoni,l’Ottuplice sentiero, ci permette di avere un elemento in più per rispondere alla domanda chetutti ci poniamo. A cosa vale la spiritualità se in ogni ora dellapropria quotidianità ciò in cuicrediamo non ci porta a risolvere il conflitto con una vita materialesempre più violenta e confusa?E il percorso che Campo cerca di suggerire non è solo quello di partire dalla storia di Siddharta,il celebre principe indiano che a uncerto punto della sua esistenzalascia gli agi e le ricchezze di famiglia e se ne va in giro per riflettere, ma di mettersi in viaggio così come siamo, zonedi ombra e di luce, qualità e difetti.«Sono sempre stata dalla parte di chi non ha fortuna» racconta.«Ho sempre avuto simpatia per gliscoppiati, gli ultimi della terra.Nell’umanità alla deriva ho semprevisto i miei fratelli, ho sempresentito una specie di verità, la verità della condizione umana,la verità della sofferenza, della malattia, della solitudine,della povertà». Felice per quello che sei è un vero

e proprio Buddhalibro, come lo chiama scherzando l’autrice,che serve a capire qualcosa di piùdei demoni che si insinuano nellanostra mente, nel nostro cuore,quelli che, solo a riconoscerli e nominarli, ci permettono di arrivare alla liberazione. Rossana Campo incontra il Buddismo per la prima voltavent’anni fa. Allora lavorava in unacooperativa sociale del Comune diGenova. Un giorno scambia con unragazzo qualche parola e nulla più.Una notte sogna questo ragazzoche gli srotola una pergamenadavanti agli occhi, «una cosastrana, che non avevo mai visto in vita mia, un foglio rettangolarecon sopra dei segni». In seguito lo incontra nuovamente a unariunione di questa cooperativa, gli racconta il sogno, «questa cosaun po’ da fuori di testa». Il ragazzola invita a una riunione buddista e gli dice che quel rettangolo constrani segni che aveva sognatoera il mandala iscritto da NichirenDaishonin. Rossana si allontanaun po’ infastidita, sente puzza di proselitismo, «questi buddisti,non è che sono una versionecinese dei Testimoni di Geova?».Alla riunione andrà qualche annodopo e si ritroverà a meditaredavanti a quella stranapergamena che aveva sognato.Quegli strani segni sul fogliobianco erano reali. Si trattava del Gohonzon, l’oggetto di cultoper «osservare la propria mente»,davanti al quale praticano tutti i seguaci della Soka Gakkai, la scuola buddista più diffusa inItalia, che riunisce coloro seguonoe praticano il Buddismo insegnatoda Nichiren Daishonin, maestrogiapponese del 13esimo secolo. Che cosa è il Buddha per Campo?

di ENZO CURSIO

creatore del mondo. Invece indicò senzapoter essere smentito che la realtà è inperenne mutamento, impermanente, e chedi conseguenza non esiste nulla di prede-stinato. Nemmeno l’incontro con il Bud-dha in persona generò automaticamentel’illuminazione in tutte le persone che an-darono ad ascoltarlo. Potè tutt’al più get-tare il seme di quell’Illuminazione, che percrescere e generare la liberazione dal ci-clo del karma (il nirvana) ha bisogno dellagiusta comprensione, del retto pensiero,della giusta azione, della giu-sta concentrazione e così via,come indicato nell’Ottuplicesentiero. Solo così si può elimi-nare dukkha, la sofferenza per-vadente, la prima delle 4 Nobi-li Verità alla base del buddi-smo, secondo le quali ogni co-sa che ha la natura di essere,ha la natura di cessare. La viaconsigliata per far cessare lasofferenza è quella di estinguerne l’origi-ne, i cinque khandha fisici, le formazionimentali, o volizioni, che sono il veicolo del-la rinascita in un mondo di sofferenza.

Per Gombrich il Buddha non si sognònemmeno di insegnare rituali, o elaborareteorie di trascendenza per spiegare la na-tura del Vuoto e della materia. «Il rito èanzi uno dei tre grandi impedimenti con-tro il progresso morale» ci dice l’autore«non ha nessun senso». Bastava attenersialle regole (vinaya) della rettitudine, macon un intento ben diverso da ogni altrareligione basata esclusivamente sulla fe-de, poiché è l’intelligenza – sostiene Gom-brich – la caratteristica del discepoloideale del Buddha, il suo libero arbitrio, lacomprensione che ogni individuo è re-sponsabile delle proprie azioni. «Se i mieiinsegnamenti non vi sono utili, abbando-nateli» ripeteva il Beato.

Senza capire la portata rivoluzionariaper quel tempo dell’enfasi buddista sul-l’amore e la compassione («possono esse-re salvifici se coltivati al piu alto grado»,spiega l’autore), la credenza nel karma

«può facilmente trasformarsi in una sortadi fatalismo, l’esatto opposto di ciò che in-tendeva il Buddha» assicura Gombrich.«In questa forma perversa della dottrina,la gente dice: Questo è il mio karma, quan-

«Ho venticinqueanni e abito aGenova e ho una storia

d’amore che mi strappa le budella,sono andata a innamorarmi di un matto totale, un uomo condei lati di grande dolcezza esensibilità, una grazia animale euna parte distruttiva, mortifera,terribile. Quest’amore mi stadistruggendo». Sembra l’attaccodi uno dei capitoli di Duro come

l’amore o di In principio erano le

mutande, eppure è il primo saggio di Rossana Campo,Felice per quello che sei,confessioni di una buddistaemotiva, da oggi in libreria. Lascrittrice genovese abbandonaquell’umanità fragile, disadattata,in cerca di stabilità, il suo mondo di antieroi, di esclusi, stravaganti.«Quando mi hanno proposto di scrivere un libro sul Buddismo»dice «la prima sensazione è stata

do ciò che vuole dire, per usare la termi-nologia originale, è: Questo è il risultato del

mio karma». Tuttavia – aggiunge - ci sipuò ancora chiedere: «Se siamo noi acreare il nostro futuro, in che misura quelche ci accade è il risultato dei nostri stessiatti in questa vita o in una precedente?».Il docente risponde, citando i Canoni pri-mitivi del Buddha, che delle otto cause al-l’origine delle sensazioni (i tre umori fisici,i cambi di stagione, le avversità ecc.) sol-tanto l’ottava è legata al karma. «In altre

parole egli sembra dire cheascrivere esperienze buone ocattive al karma è opportunosolo quando non è disponibilealcuna spiegazione medica odi buon senso».

E la meditazione?, chiedia-mo infine a Gombrich. «Il mioscopo non è raggiungere la sal-vezza» risponde candido. «Vo-glio capire la storia, da storico

delle religioni, non da praticante. Certodevo capire anche la pratica perché lapratica forma la metà o più della religione.Ma mi interesso soprattutto al come ècambiata. Scrivendo sul pensiero è pro-prio questo che mi interessa. Per medita-re bisogna imparare da un bravo maestro.La mia meditazione è insegnare la linguaPali a chiunque nel giro di 12 giorni...».

ROSSANA CAMPO E IL SUO FELICE PER QUELLO CHESEI (GIULIO PERRONE EDITORE, PP.128, EURO 10).

SOTTO, RIPOSO DEI MONACI BUDDISTI TIBETANI

CONFESSIONIDI UNA BUDDISTA IN CERCA DI FELICITÀL’ULTIMO LIBRO DI ROSSANA CAMPO È UN’AUTOBIOGRAFIA SPIRITUALE LEGATA ALLE COSECONCRETE DELLA VITA DI TUTTI I GIORNI. COME LA SUA FEDE CHE VIENE DAL GIAPPONE

RAIMONDO BULTRINI

Per eliminarela sofferenzaoccorreestinguernel’origine.Tutto ciò che èpuò cessare

Page 5: RASSEGNA STAMPA N.14, agosto-settembre · PDF filel’amore e la compassione ... Questo è il mio karma, quan-«H o venticinque anni e abito a Genova e ho una storia d’amore che

Istituto Buddista italiano Soka Gakkai – Via della Marcigliana 532/9 – 00139 Roma Tel. 06872861 – fax 0687286205 – e-mail: [email protected]

5

Genova chiamiamo “i bulacchi di merda”,lanciati contro me che come donna scrivevodi desiderio e di amore (anche non stavamocerto parlando di un romanzo erotico)… Perfortuna, da subito, ho stabilito un legame coni miei lettori, soprattutto lettrici, che si senti-vano rispecchiate nei miei romanzi. Non esi-ste una soddisfazione maggiore per chi scri-ve. Anche se io ho dato sempre grandeimportanza al fatto stilistico.D’altro canto lei arrivava dalla scuola di San-guineti…Sanguineti è stato un vero maestro, e lo dicocon cognizione di causa, essendo buddista econoscendo il significato della parola mae-stro. La grande lezione dell’avanguardia èstata quella di insegnarci a fare opera di rot-tura rispetto ai linguaggi codificati. In quelmomento circolavano romanzi di persone ditrent’anni che si esprimevano con un lin-guaggio ammuffito, che non mi interessava.

Io ho cercato di andare in un’altra direzione,più vitale. Le donne soprattutto, volevo rac-contarle per come le vedevo io e non comemi arrivavano dalla letteratura, o dal cinema.“Bambine chiuse, ragazze chiatte e mammebisbetiche” è il titolo di una delle sue mostre.È così che le vede le donne?Da piccola, guardavo le donne della miafamiglia e non riconoscevo in loro le donnelacrimose e sottomesse che la letteraturaritraeva. Mi sembravano, piuttosto, dellebelve: donne forti, sanguigne, incazzate nere.A partire dai loro corpi, dalle loro presenzefisiche. Al contrario degli uomini, che sentivomolto fragili.Ritorniamo a quella ragazza di 28 anni chearriva a Parigi con la sua valigia. Cosa vede?Parigi era stata annunciata dalla Parigi lettera-ria che avevo frequentato attraverso certi mitiletterari: Henry Miller, Gertrude Stein. Trovouna città meravigliosa. Faccio amicizia congreci, africani , iraniani... Il mondo mi si rive-la così. Sento che sono finalmente uscita dallaprovincia.Lei è così estroversa come sembra?Da un lato sono un po’ orsa, amo andare alcinema da sola e mi capita di evitare il contat-to con gli umani. Poi però se decido di entra-re in un bar e parlare con la gente, succedeche le persone si avvicinano e cominciano araccontarmi la loro vita. Diciamo che instaurosubito un contatto profondo. Cosa rappresenta Roma per lei?Sono arrivata qui una decina d’anni fa, ma civivo più stabilmente solo da tre anni, anche secontinuo ad andare spesso a Parigi. Questazona attorno a piazza Vittorio somiglia moltoalla Parigi che conosco e che amo. In più, c’èla lingua. Per uno scrittore è importanteimmergersi nelle sonorità della lingua in cuiscrive. Parigi mi ha dato la libertà dell’anoni-mato, Roma mi piace per il tipo di relazioneche si crea tra le persone. E per la luce. Il miocorpo si sente più a suo agio qui.

In questo studio ci sono le opere di RossanaCampo e quelle di Nanni Balestrini. Come vidividete gli spazi e i tempi del lavoro?Abbiamo orari diversi e modi di lavorarecomplementari. Comunque ci mostriamo e ciraccontiamo tutto solo alla fine: questo acca-de sia per i libri che per le opere artistiche.Pur essendo molto diversi (lui è lombardo di

madre tedesca), io d’originidel sud, abbiamo lo stessotipo di pudore rispetto allacreazione. Sappiamo stareinsieme ma sappiamo anchestare da soli.Come ha incontrato il buddi-smo?Negli anni parigini, nono-stante fossi una scrittrice rea-lizzata e avessi iniziato a vive-re il grande amore conNanni, sentivo una specie diinquietudine. Cercavo qual-cosa. Già a Genova ero entra-ta in contatto con il buddi-smo, ma a Parigi accade unincontro fondamentale. Ecome scrivo nel libro, vado asentire una conferenza di unmonaco zen francese erimango colpita dalle cose che dice e dalmodo con cui le dice. Quelle parole mi risuo-nano in profondità.Le persone che vedevo da bambina e andava-no in chiesa mi sembrano ipocrite. Quellavolta invece sento qualcosa si sincero, diautentico: le cose che diceva il monaco zenvenivano da un posto profondo. Ho comin-ciato allora a fare i miei studi e alla fine sonoapprodata al buddismo giapponese di Nichi-ren Daishonin. Mi piaceva anche il fatto cheagli incontri potessero trovarsi insieme, peresempio, una contessa francese e un taxistaantillese. Anche questa parte umana, demo-cratica, non è trascurabile nella pratica. Siparte da sé, dalla sofferenza che si vive. Nel suo libro, lei parla di una gemella “un po’scuretta che abita dentro di me” e che non sideve smettere di nutrire…Accogliere la propria gemella scura è la veragrandezza. E questo me l’ha insegnato il bud-dismo quando parla della preziosità di ognivita umana, la tua e di ogni essere senziente.

Tutto ciò può rimanere astratto, ma quandoimpari, durante la meditazione, a calare que-st’insegnamento dentro di te, capisci che nonbisogna rinunciare a nessuna delle nostreparti, neanche quelle che ci ricordano le umi-liazioni e le ferite subite. Prima mi facevanomale, ora mi fanno sentire più viva. La diffe-renza è che oggi non alzo un muro rispetto aquelle sofferenze ma le curo, le innaffio.Dopo lo sconfinato amore per Céline, sonosorte altre grandi passioni letterarie?Ce ne sono molte altre, ma come si fa ad esse-re più grande di Céline? I materiali che lei usa (letterari e artistici)vanno a disegnare due differenti confini delcorpo?La mia poetica in fatto di pittura ma anche discrittura, nasce da un’attrazione per l’ele-mento vitale e “brutale”: da Picasso a Matisse,da Dubuffet al gruppo Cobra. C’è una parolabellissima in francese che è gaucherie e che

significa l’essere maldestri.Mi sono sempre interessataanche come osservatrice atutto quello che scappa dalperbenismo, dalla corazzaculturale, dall’adattamentosociale… Ho ricominciato adipingere nei primi anniDuemila e ho voluto esplora-re anche la parte emotiva,corporea, tutto quello chesiamo “sotto”.Perché “buddista emotiva”?Come donna, come buddista,come artista e come scrittrice,ho sempre cercato di tenereviva la mia parte infantile edemotiva. Senza per forzadover finire alcolista (non lacito a caso perché è la dipen-denza tipica, la malattia pro-

fessionale degli scrittori), ma diventando unapersona in grado di mantenere il contatto conla propria emotività senza farsene travolgere. Felicità è una parola schiacciante. Lei sincera-mente pensa che sia possibile essere felici?Sì. Io la provo spesso. È una felicità autogene-rata, che non viene dall’esterno. Ha paura di morire?Come scrittrice, ho sempre avuto un’attrazio-ne per la perdita. Non temo il perdersi eneanche il morire. Jung parla spesso di que-sta condizione panica che è stranamente feli-ce e che io avevo fin da bambina. Cade l’egoe ti senti unito all’universo.Che rapporto ha con il cibo?Sono vegetariana. Quando sono a Genova,vado pazza per la focaccia e le trofie al pesto.E poi sono golosa di dolci, gelati soprattutto.Frequenta la società letteraria romana?Non molto.E cosa pensa del gruppo TQ (generazionetrenta-quarant’anni)?Non molto.

22 23

stati anni belli tosti. Mi ero appena laureata,avevo cominciato a scrivere i primi racconti elavoravo in una cooperativa. Vivevo in unacasa cascante nei vicoli. Storie d’amore infeli-ci, una peggio dell’altra.C’era una coazione a ripetere gli stessi errori?In principio erano le mutande era costellato diinfami: il primo infame, il secondo infame, ilterzo infame… Adesso, dopo sedici anni dipratica buddista, chiaramente non vedo piùcosì le cose. Saranno stati pure stronzi e infa-mi, il fatto è che ero io che me li andavo a cer-care. Se non era un caso clinico, non lo vole-vo. I bravi ragazzi neanche li guardavo.Ad un certo punto la fascinazione per il tipo“infame” è caduta, ma ha comunque conti-nuato a raccontare di sbandati e outsider.Come romanziera, sono interessata ovviamen-te ai conflitti, agli incontri con i borderline. Lastoria: “Ho incontrato un bravo ragazzo, cisiamo sposati e siamo insieme da vent’anni”non interessa a nessuno.Che persone sono i suoi genitori?Intanto sono due persone del sud emigrate alnord. Proletari. Essere emigrati al nord neglianni Sessanta e Settanta era come essere oggiarabi e africani. C’era allegria a casa, ma sidiscuteva anche tanto. Era difficile vivere inquelle condizioni di povertà. Ricordo moltescene di umiliazione.E come è successo che ad un certo punto sce-glie Parigi come sua città adottiva?Erano i primi anni Novanta e volevo andar-mene dall’Italia. Ero disposta a fare qualun-que mestiere (la baby sitter, la cameriera) percampare, ma poi è successa una cosa inaspet-tata: il manoscritto del mio primo romanzo,In principio erano le mutande, viene scelto daCarlo Feltrinelli, e lì la vita cambia completa-mente. D’improvviso ero diventata una giova-ne scrittrice riconosciuta che poteva pensaredi poter continuare a fare la scrittrice a Pari-gi. Certo ci sono stati anche degli ostacoli,perché ho dovuto lottare contro quelli che a

Siamo nello studio che Rossana Campocondivide con il suo compagno stori-co, Nanni Balestrini, attorniati dapastelli e opere incompiute. L’autricedi In principio erano le mutande (16ristampe, 200.000 copie vendute) a cui

sono seguiti negli anni altri dieci romanzi, haappena dato alle stampe un libro autobiogra-fico, intimo, che narra il suo incontro con ilbuddismo, Felice per quello che sei, confessioni diuna buddista emotiva, (Giulio Perrone, 10euro). Leggerlo, ci ha fato lo stesso effetto delcubo blu di Lynch che in Mulholland Driveapre altri mondi che non sapevamo di avere.Solo che i colori sono più chiari.

Un libro sulla spiritualità in una collana che sidice delle passioni e che si traduce “le nuoveonde”. Confessioni di una buddista emotiva.Sembrano paradossi…Ma non lo sono. Quando mi è stato chiesto ditrattare da romanziera un tema che non era difiction, la mia passione dominante, non èstato facile orientarsi. Come studiosa, mi sonoanche interessata al buddismo tibetano e albuddismo zen, non solo al buddismo di Nichi-ren Daishonin che poi ho scelto… Ma nonpensavo fosse utile fare un altro libro storico.La questione era: come parlare, per un verso,ai miei lettori storici che mi seguono da ven-t’anni e, per l’altro, a lettori che magari si inte-ressano al tema del buddismo? Così ho decisodi cominciare da me, dalle origini. Fonda-mentalmente io racconto storie che non sonomai la cronaca esatta di quello che ho vissuto,ma non possono che legarsi al vissuto. In que-sto caso, mi sono guardata indietro ripensan-do a come è cominciato tutto, sedici anni fa.Quindi Genova, i primi anni, i primi amorisbagliati, un dolore precoce, l’inizio di unaerranza che non si sapeva ancora dove avreb-be portato.Adesso quando ripenso ai miei anni genovesi,ci penso con tenerezza e malinconia, ma sono

Sua Maestà SanguinetiSanguineti è stato un vero maestro. Lagrande lezione dell’avanguardia è stataquella di insegnarci a fare opera di rotturarispetto ai linguaggi codificati. In quelmomento circolavano romanzi di persone ditrent’anni che si esprimevano con unlinguaggio ammuffito.

Parigi zenNonostante fossi una scrittrice realizzata

sentivo una specie di inquietudine. A Parigivado a sentire una conferenza di un monaco

zen francese e rimango colpita dalle coseche dice e dal modo con cui le dice,

venivano da un posto profondo. intervista

Rossana Campodi Katia Ippaso

«Ero a Parigi e una notteho sognato che andavo

in cantina. Sentivo che c’eraqualcuno che dovevo andare a trovare. Vedo una ragazza

scarmigliata, con delle ragnatele tutto

intorno. Vado verso di lei.L’abbraccio e mentre

la abbraccio sento che lei non è pazza.

Mi guardo tutto intorno a questa cella-caverna e vedo

pagine di poesie e di disegni che lei stava facendo».

Nel sogno fondativo della sua vita, Rossana Campo,

49 anni, scrittrice e artista visiva,

si mostra disposta a scenderecon noi in quella stessa cantina

dove si sta in due: chi soffre e chi prende la forza

da quel dolore, chi se ne stachiuso e chi gioisce

per il solo fatto di essere vivo, chi frequenta l’abisso

e chi deve tutto i costi uscirealla luce del sole

“Sono una buddista emotiva innamorata del buio”

Page 6: RASSEGNA STAMPA N.14, agosto-settembre · PDF filel’amore e la compassione ... Questo è il mio karma, quan-«H o venticinque anni e abito a Genova e ho una storia d’amore che

Istituto Buddista italiano Soka Gakkai – Via della Marcigliana 532/9 – 00139 Roma Tel. 06872861 – fax 0687286205 – e-mail: [email protected]

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Genova chiamiamo “i bulacchi di merda”,lanciati contro me che come donna scrivevodi desiderio e di amore (anche non stavamocerto parlando di un romanzo erotico)… Perfortuna, da subito, ho stabilito un legame coni miei lettori, soprattutto lettrici, che si senti-vano rispecchiate nei miei romanzi. Non esi-ste una soddisfazione maggiore per chi scri-ve. Anche se io ho dato sempre grandeimportanza al fatto stilistico.D’altro canto lei arrivava dalla scuola di San-guineti…Sanguineti è stato un vero maestro, e lo dicocon cognizione di causa, essendo buddista econoscendo il significato della parola mae-stro. La grande lezione dell’avanguardia èstata quella di insegnarci a fare opera di rot-tura rispetto ai linguaggi codificati. In quelmomento circolavano romanzi di persone ditrent’anni che si esprimevano con un lin-guaggio ammuffito, che non mi interessava.

Io ho cercato di andare in un’altra direzione,più vitale. Le donne soprattutto, volevo rac-contarle per come le vedevo io e non comemi arrivavano dalla letteratura, o dal cinema.“Bambine chiuse, ragazze chiatte e mammebisbetiche” è il titolo di una delle sue mostre.È così che le vede le donne?Da piccola, guardavo le donne della miafamiglia e non riconoscevo in loro le donnelacrimose e sottomesse che la letteraturaritraeva. Mi sembravano, piuttosto, dellebelve: donne forti, sanguigne, incazzate nere.A partire dai loro corpi, dalle loro presenzefisiche. Al contrario degli uomini, che sentivomolto fragili.Ritorniamo a quella ragazza di 28 anni chearriva a Parigi con la sua valigia. Cosa vede?Parigi era stata annunciata dalla Parigi lettera-ria che avevo frequentato attraverso certi mitiletterari: Henry Miller, Gertrude Stein. Trovouna città meravigliosa. Faccio amicizia congreci, africani , iraniani... Il mondo mi si rive-la così. Sento che sono finalmente uscita dallaprovincia.Lei è così estroversa come sembra?Da un lato sono un po’ orsa, amo andare alcinema da sola e mi capita di evitare il contat-to con gli umani. Poi però se decido di entra-re in un bar e parlare con la gente, succedeche le persone si avvicinano e cominciano araccontarmi la loro vita. Diciamo che instaurosubito un contatto profondo. Cosa rappresenta Roma per lei?Sono arrivata qui una decina d’anni fa, ma civivo più stabilmente solo da tre anni, anche secontinuo ad andare spesso a Parigi. Questazona attorno a piazza Vittorio somiglia moltoalla Parigi che conosco e che amo. In più, c’èla lingua. Per uno scrittore è importanteimmergersi nelle sonorità della lingua in cuiscrive. Parigi mi ha dato la libertà dell’anoni-mato, Roma mi piace per il tipo di relazioneche si crea tra le persone. E per la luce. Il miocorpo si sente più a suo agio qui.

In questo studio ci sono le opere di RossanaCampo e quelle di Nanni Balestrini. Come vidividete gli spazi e i tempi del lavoro?Abbiamo orari diversi e modi di lavorarecomplementari. Comunque ci mostriamo e ciraccontiamo tutto solo alla fine: questo acca-de sia per i libri che per le opere artistiche.Pur essendo molto diversi (lui è lombardo di

madre tedesca), io d’originidel sud, abbiamo lo stessotipo di pudore rispetto allacreazione. Sappiamo stareinsieme ma sappiamo anchestare da soli.Come ha incontrato il buddi-smo?Negli anni parigini, nono-stante fossi una scrittrice rea-lizzata e avessi iniziato a vive-re il grande amore conNanni, sentivo una specie diinquietudine. Cercavo qual-cosa. Già a Genova ero entra-ta in contatto con il buddi-smo, ma a Parigi accade unincontro fondamentale. Ecome scrivo nel libro, vado asentire una conferenza di unmonaco zen francese erimango colpita dalle cose che dice e dalmodo con cui le dice. Quelle parole mi risuo-nano in profondità.Le persone che vedevo da bambina e andava-no in chiesa mi sembrano ipocrite. Quellavolta invece sento qualcosa si sincero, diautentico: le cose che diceva il monaco zenvenivano da un posto profondo. Ho comin-ciato allora a fare i miei studi e alla fine sonoapprodata al buddismo giapponese di Nichi-ren Daishonin. Mi piaceva anche il fatto cheagli incontri potessero trovarsi insieme, peresempio, una contessa francese e un taxistaantillese. Anche questa parte umana, demo-cratica, non è trascurabile nella pratica. Siparte da sé, dalla sofferenza che si vive. Nel suo libro, lei parla di una gemella “un po’scuretta che abita dentro di me” e che non sideve smettere di nutrire…Accogliere la propria gemella scura è la veragrandezza. E questo me l’ha insegnato il bud-dismo quando parla della preziosità di ognivita umana, la tua e di ogni essere senziente.

Tutto ciò può rimanere astratto, ma quandoimpari, durante la meditazione, a calare que-st’insegnamento dentro di te, capisci che nonbisogna rinunciare a nessuna delle nostreparti, neanche quelle che ci ricordano le umi-liazioni e le ferite subite. Prima mi facevanomale, ora mi fanno sentire più viva. La diffe-renza è che oggi non alzo un muro rispetto aquelle sofferenze ma le curo, le innaffio.Dopo lo sconfinato amore per Céline, sonosorte altre grandi passioni letterarie?Ce ne sono molte altre, ma come si fa ad esse-re più grande di Céline? I materiali che lei usa (letterari e artistici)vanno a disegnare due differenti confini delcorpo?La mia poetica in fatto di pittura ma anche discrittura, nasce da un’attrazione per l’ele-mento vitale e “brutale”: da Picasso a Matisse,da Dubuffet al gruppo Cobra. C’è una parolabellissima in francese che è gaucherie e che

significa l’essere maldestri.Mi sono sempre interessataanche come osservatrice atutto quello che scappa dalperbenismo, dalla corazzaculturale, dall’adattamentosociale… Ho ricominciato adipingere nei primi anniDuemila e ho voluto esplora-re anche la parte emotiva,corporea, tutto quello chesiamo “sotto”.Perché “buddista emotiva”?Come donna, come buddista,come artista e come scrittrice,ho sempre cercato di tenereviva la mia parte infantile edemotiva. Senza per forzadover finire alcolista (non lacito a caso perché è la dipen-denza tipica, la malattia pro-

fessionale degli scrittori), ma diventando unapersona in grado di mantenere il contatto conla propria emotività senza farsene travolgere. Felicità è una parola schiacciante. Lei sincera-mente pensa che sia possibile essere felici?Sì. Io la provo spesso. È una felicità autogene-rata, che non viene dall’esterno. Ha paura di morire?Come scrittrice, ho sempre avuto un’attrazio-ne per la perdita. Non temo il perdersi eneanche il morire. Jung parla spesso di que-sta condizione panica che è stranamente feli-ce e che io avevo fin da bambina. Cade l’egoe ti senti unito all’universo.Che rapporto ha con il cibo?Sono vegetariana. Quando sono a Genova,vado pazza per la focaccia e le trofie al pesto.E poi sono golosa di dolci, gelati soprattutto.Frequenta la società letteraria romana?Non molto.E cosa pensa del gruppo TQ (generazionetrenta-quarant’anni)?Non molto.

22 23

stati anni belli tosti. Mi ero appena laureata,avevo cominciato a scrivere i primi racconti elavoravo in una cooperativa. Vivevo in unacasa cascante nei vicoli. Storie d’amore infeli-ci, una peggio dell’altra.C’era una coazione a ripetere gli stessi errori?In principio erano le mutande era costellato diinfami: il primo infame, il secondo infame, ilterzo infame… Adesso, dopo sedici anni dipratica buddista, chiaramente non vedo piùcosì le cose. Saranno stati pure stronzi e infa-mi, il fatto è che ero io che me li andavo a cer-care. Se non era un caso clinico, non lo vole-vo. I bravi ragazzi neanche li guardavo.Ad un certo punto la fascinazione per il tipo“infame” è caduta, ma ha comunque conti-nuato a raccontare di sbandati e outsider.Come romanziera, sono interessata ovviamen-te ai conflitti, agli incontri con i borderline. Lastoria: “Ho incontrato un bravo ragazzo, cisiamo sposati e siamo insieme da vent’anni”non interessa a nessuno.Che persone sono i suoi genitori?Intanto sono due persone del sud emigrate alnord. Proletari. Essere emigrati al nord neglianni Sessanta e Settanta era come essere oggiarabi e africani. C’era allegria a casa, ma sidiscuteva anche tanto. Era difficile vivere inquelle condizioni di povertà. Ricordo moltescene di umiliazione.E come è successo che ad un certo punto sce-glie Parigi come sua città adottiva?Erano i primi anni Novanta e volevo andar-mene dall’Italia. Ero disposta a fare qualun-que mestiere (la baby sitter, la cameriera) percampare, ma poi è successa una cosa inaspet-tata: il manoscritto del mio primo romanzo,In principio erano le mutande, viene scelto daCarlo Feltrinelli, e lì la vita cambia completa-mente. D’improvviso ero diventata una giova-ne scrittrice riconosciuta che poteva pensaredi poter continuare a fare la scrittrice a Pari-gi. Certo ci sono stati anche degli ostacoli,perché ho dovuto lottare contro quelli che a

Siamo nello studio che Rossana Campocondivide con il suo compagno stori-co, Nanni Balestrini, attorniati dapastelli e opere incompiute. L’autricedi In principio erano le mutande (16ristampe, 200.000 copie vendute) a cui

sono seguiti negli anni altri dieci romanzi, haappena dato alle stampe un libro autobiogra-fico, intimo, che narra il suo incontro con ilbuddismo, Felice per quello che sei, confessioni diuna buddista emotiva, (Giulio Perrone, 10euro). Leggerlo, ci ha fato lo stesso effetto delcubo blu di Lynch che in Mulholland Driveapre altri mondi che non sapevamo di avere.Solo che i colori sono più chiari.

Un libro sulla spiritualità in una collana che sidice delle passioni e che si traduce “le nuoveonde”. Confessioni di una buddista emotiva.Sembrano paradossi…Ma non lo sono. Quando mi è stato chiesto ditrattare da romanziera un tema che non era difiction, la mia passione dominante, non èstato facile orientarsi. Come studiosa, mi sonoanche interessata al buddismo tibetano e albuddismo zen, non solo al buddismo di Nichi-ren Daishonin che poi ho scelto… Ma nonpensavo fosse utile fare un altro libro storico.La questione era: come parlare, per un verso,ai miei lettori storici che mi seguono da ven-t’anni e, per l’altro, a lettori che magari si inte-ressano al tema del buddismo? Così ho decisodi cominciare da me, dalle origini. Fonda-mentalmente io racconto storie che non sonomai la cronaca esatta di quello che ho vissuto,ma non possono che legarsi al vissuto. In que-sto caso, mi sono guardata indietro ripensan-do a come è cominciato tutto, sedici anni fa.Quindi Genova, i primi anni, i primi amorisbagliati, un dolore precoce, l’inizio di unaerranza che non si sapeva ancora dove avreb-be portato.Adesso quando ripenso ai miei anni genovesi,ci penso con tenerezza e malinconia, ma sono

Sua Maestà SanguinetiSanguineti è stato un vero maestro. Lagrande lezione dell’avanguardia è stataquella di insegnarci a fare opera di rotturarispetto ai linguaggi codificati. In quelmomento circolavano romanzi di persone ditrent’anni che si esprimevano con unlinguaggio ammuffito.

Parigi zenNonostante fossi una scrittrice realizzata

sentivo una specie di inquietudine. A Parigivado a sentire una conferenza di un monaco

zen francese e rimango colpita dalle coseche dice e dal modo con cui le dice,

venivano da un posto profondo. intervista

Rossana Campodi Katia Ippaso

«Ero a Parigi e una notteho sognato che andavo

in cantina. Sentivo che c’eraqualcuno che dovevo andare a trovare. Vedo una ragazza

scarmigliata, con delle ragnatele tutto

intorno. Vado verso di lei.L’abbraccio e mentre

la abbraccio sento che lei non è pazza.

Mi guardo tutto intorno a questa cella-caverna e vedo

pagine di poesie e di disegni che lei stava facendo».

Nel sogno fondativo della sua vita, Rossana Campo,

49 anni, scrittrice e artista visiva,

si mostra disposta a scenderecon noi in quella stessa cantina

dove si sta in due: chi soffre e chi prende la forza

da quel dolore, chi se ne stachiuso e chi gioisce

per il solo fatto di essere vivo, chi frequenta l’abisso

e chi deve tutto i costi uscirealla luce del sole

“Sono una buddista emotiva innamorata del buio”