Rassegna stampa GreenItaly 2016

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GreenItaly 2016. Una risposta alla crisi, una sfida per il futurolunedì 24 ottobre 2016 Green economy: la migliore risposta alla crisi. I dati del settimo rapporto Greenitaly di Fondazione Symbola eUnioncamere. (Scopri di più su: Symbola.net)

In Italia 3 milioni di green jobs, il 13,2% degli occupati. 385 mila imprese made in italy (26,5% del totale) ripartono con la greeneconomy sono piu’ competitive: esportano e assumono di piu’.Realacci: “Un’italia che fa l’Italia e che contribuisce alla Cop22 di Marrakech e alla sfida del clima incrociando la green economy conqualita’ e bellezza”.

Roma. La green economy si è dimostrata una delle più significative ed efficaci risposte alla crisi. Una reazione che incrocia la natura profondadella nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, naturali alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high­tech. Una evoluzione di sistema avviata ‘dal basso’ e spesso senza incentivi pubblici da una quota rilevante delle nostre imprese. Una scelta,che si basa su investimenti e produce lavoro, non scontata in tempi di crisi, ma coraggiosa e vincente. Come dimostrano i numeri di GreenItaly2016, il settimo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai e con il patrocinio del Ministerodell’Ambiente. Il rapporto misura e pesa la forza della green economy nazionale: più di un’impresa su quattro dall’inizio della crisi hascommesso sulla green economy, che in Italia significa più innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza. Sono infatti oltre 385mila leaziende italiane, ossia il 26,5% del totale, dell’industria e dei servizi che dal 2010 hanno investito, o lo faranno quest’anno, in tecnologie greenper ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dovel’orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni,dei fatturati e dell’occupazione. Nel manifatturiero il 46% delle imprese che investono in tecnologie verdi esporta, contro il 27,7% delleimprese non investitrici; il 35,1% delle imprese green ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre; il 33,1% ha introdottoinnovazioni, contro il 18,7% delle altre.

Alla nostra green economy si devono inoltre 2milioni 964mila green jobs, ossia occupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra checorrisponde al 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Dalla nostra economia ‘verde’ infattiarriveranno quest’anno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso stretto e figure ibride con competenze green: pari al 44,5% della domandadi lavoro non occasionale. Quota che sale fino al 66% nel settore ricerca e sviluppo. Il contributo dei green jobs al prodotto lordo del Paeseviene stimato per il 2015 a 190,5 miliardi di euro, pari al 13% del totale complessivo.

Presentato oggi a Roma, GreenItaly 2016 ci dice che la green economy e l’economia circolare sono la migliore risposta alla crisi, un paradigmaproduttivo sempre più forte e diffuso nel Paese. In termini di imprese, che in numero crescente fanno scelte green. E in termini di risultati, neibilanci, nell’occupazione.

“Queste imprese ­ afferma il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci ­ dimostrano che il nostro posto nel mondo non è quello dellacompetitività a bassi prezzi e dumping ambientale e sociale, ma quello della qualità, fatta di cura dei dettagli, di attenzione al capitale umano, dicoesione, bellezza, innovazione e sostenibilità. Investendo green le aziende diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono unsentiero che va verso il futuro. Anche per il Paese, che nella green economy e nell’economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni ­quellaal riciclo e all’uso efficiente delle risorse ­ e trovato un modello produttivo che grazie a innovazione, ricerca e tecnologia ne rafforza l’identità,le tradizioni, ne enfatizza i punti di forza. Il rilancio di settori tradizionali come l’edilizia parte anche nella Legge di Bilancio, con Casa Italia,dal risparmio energetico, dalla sicurezza, dalla sostenibilità. Un’Italia che fa l’Italia e che contribuisce alla COP22 di Marrakech e alla sfida delclima incrociando la green economy con la qualità e con la bellezza”.

“I dati del nostro Rapporto dimostrano una volta di più che la scelta green paga”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ivan Lo Bello.“Questo modello di sviluppo si sta rivelando uno strumento prezioso per intercettare nuovi stili di consumo e di vita basati su una maggioredomanda di sobrietà, attenzione alla giustizia sociale e equità. Si tratta di stili emergenti e in rapida ascesa sullo scenario globale che stannoportando verso una accelerazione dell’economia circolare. E l’innovazione passa anche dalla digitalizzazione. Non a caso le imprese greensono anche quelle maggiormente digitalizzate nel nostro tessuto produttivo. Basti pensare che 4 su 5 sono presenti sul web, hanno processidigitalizzati e puntano sulle digital skills, contro poco più della metà delle imprese non green. Due fronti – quello della greeneconomy e delladigitalizzazione – sui quali le Camere di commercio sono fortemente impegnate”.

Green economy: la migliore risposta alla crisi

Come dicono i numeri la ‘green Italy’ è un patrimonio che rappresenta la migliore risposta alla crisi e la base per una crescita che muova versonuovi orizzonti ma partendo da radici solide. E’ questa l’Italia che aiuta a ripartire, che deve essere ascoltata dalla politica e presa a modello persostenere la sfida del futuro.

Le imprese green sono protagoniste dell’innovazione e dell’export

Le aziende della green Italy innovano di più delle altre: nel 2015 il 22,2% ha sviluppato nuovi prodotti o servizi, contro l’11,4% delle non

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investitrici. Una propensione ancor più forte nel manifatturiero (33,1% contro 18,7%). Le imprese che investono green hanno un dinamismosui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: esportano nel 18,7% dei casi, a fronte del 10,9% di quelle chenon investono nel verde. Nella manifattura il 46% contro il 27,7%. Spinto da export e innovazione, il fatturato è aumentato, fra 2014 e 2015,nel 25,9% delle imprese che investono green, contro il 16,8% delle altre. Percentuali che nel manifatturiero salgono al 35,1% contro il 21,8%.

La green economy fa bene all’occupazione

Anche nel creare lavoro la sostenibilità è un driver importante, sia tra le imprese eco­investitrici che tra le altre. Quest’anno le assunzioniprogrammate di green jobs in senso stretto (72.300) e figure ibride con competenze green (176.800) arriveranno nell’insieme a 249 mila, parial 44,5% della domanda complessiva di lavoratori non stagionali. Nei settori “ricerca e sviluppo” le figure green richieste sono il 66% deltotale: segno evidente del legame strettissimo fra green economy, innovazione e competitività. La domanda di lavoro di green jobs sicaratterizza inoltre per una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempo indeterminato sono ben il 53,4% nel caso dei green jobs,quando nel resto delle altre figure tale quota scende al 38%. Dal punto di vista settoriale, le costruzioni sono il comparto dove la domanda digreen jobs è più intensa, coinvolgendo poco più di un terzo del totale delle assunzioni previste.

Primati energetici e nel riciclo dei rifiuti

Grazie anche alle realtà che puntano sull’efficienza l’Italia vanta importanti primati sul fronte dell’ambiente a livello europeo. L’Italia, infatti,con 14,3 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro, è il secondo Paese tra le cinque grandi economie comunitarie per minori inputenergetici a parità di prodotto, dopo il Regno Unito (11,6, che ha però un’economia molto più finanziaria che manifatturiera) e davanti aFrancia (14,5), Spagna (16,8) e Germania (17,7). Con 312 tonnellate per milione di euro siamo secondi, sempre dietro la Gran Bretagna (260),per minore impiego di materia, meglio di Francia (358), Spagna (362) e Germania (462). Con 107 tonnellate di CO2 equivalente per milionedi euro prodotto siamo secondi per minore intensità di emissioni atmosferiche, stavolta dietro la Francia (93, aiutata in questo caso dalnucleare) e davanti a Spagna (131), Regno Unito (131) e Germania (154). Siamo invece primi per contenimento dei rifiuti prodotti: ne produciamo appena 42 tonnellate ogni milione di euro, meglio di Spagna (49),Regno Unito (59), Germania (64) e Francia (84). Primato che ci pone all’avanguardia nell’economia circolare e ci permette di essere già oggileader europeo nel riciclo industriale: nel nostro Paese sono stati recuperati per essere avviati a riciclo 47 milioni di tonnellate di rifiuti nonpericolosi, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei (in Germania sono 43, in Francia 29). Il riciclaggio nei cicli produttiviindustriali ci ha permesso di risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, ed emissioni per circa 60milioni di tonnellate di CO2. E nel settore degli imballaggi, dove il tasso di riciclo (2015) è ormai pari al 66,9%, le quantità continuano acrescere: stando agli ultimi dati Eurostat, l’Italia è il Paese europeo che dal 1998 al 2013 ha visto il maggior incremento di imballaggi avviati ariciclo (+4,2 milioni di tonnellate). Nel nostro Paese, a giugno di quest’anno la quota di produzione di energia elettrica da rinnovabili hasuperato quella da fonti fossili. E l’Italia vanta il record mondiale, tra i paesi industrializzati, nella quota di fotovoltaico (8%) nel mix elettriconazionale. In questa rivoluzione verde un decisivo ruolo a sostengo lo avranno le politiche per il contrasto dei cambiamenti climatici, che alimentano larichiesta di tecnologie, beni e servizi green: anche per questo c’è da essere orgogliosi che l’Unione Europea, che di recente su altri fonti non habrillato in capacità di visione, abbia ratificato, pur dopo Usa e Cina, gli accordi di Parigi, dando seguito al ruolo di primo attore avuto colprotocollo di Kyoto. Per questo l’Italia deve far valere, alla COP22 di Marrakech, il proprio patrimonio di sostenibilità e innovazione green.

Geografia degli eco­investimenti

Molte le imprese green nelle regioni del Nord, ma la loro presenza è diffusa in tutto il territorio nazionale. La Lombardia è la regione con il piùalto numero di imprese eco­investitrici, ne conta 69.390, quasi un quinto del totale nazionale; seguono il Veneto con 37.120 unità, il Lazio con33.630 imprese green, l’Emilia­Romagna a quota 33.010 e la Toscana con 29.160. Quindi troviamo il Piemonte con 28.480, la Campania(26.910), la Sicilia (23.630), la Puglia (23.330) e Marche (11.870). A livello provinciale, in termini assoluti, Roma e Milano guidano lagraduatoria staccando nettamente le altre province italiane grazie alla presenza, rispettivamente, di 25.240 e 22.590 imprese che investono intecnologie green. In terza, quarta e quinta posizione, con oltre 10.000 imprese eco­investitrici si collocano Torino, Napoli e Brescia.

Dove sono più richiesti i green jobs

La prima regione per numerosità assoluta di assunzioni programmate di green jobs in senso stretto è la Lombardia, dove se ne contano quasi20.000, pari a poco più di un quarto del totale nazionale (27,6%), seguita a distanza dal Lazio, dove si sfiorano le 9.000 assunzioni (12,2% deltotale nazionale), dal Veneto con 6.400 assunzioni di green jobs (8,9%), Emilia Romagna e Piemonte con oltre 5.000 in ciascun caso. Sotto talesoglia si collocano due regioni meridionali, Campania e Sicilia, dove le assunzioni di green jobs sono poco più di 4.000. La Lombardia spiccaanche per intensità relativa della domanda di green jobs a livello regionale, visto che è la regione con la quota più alta di assunzioni di figuregreen sul totale della domanda di lavoro regionale. Avvicinandoci ancor di più ai territori, le prime province per numerosità assoluta di greenjobs programmate sono le grandi realtà di Milano, con 12.000 assunzioni, e Roma, con oltre 7.000. In terza posizione c’è Torino, dove ladomanda di green jobs è di 3.700 unità circa, quarta Napoli con 3.000 assunzioni, quinta Bergamo con 1.870. Milano, Torino, Napoli e Romasi posizionano anche nella top­ten delle province a più alta intensità di richiesta di green jobs sul totale della domanda di lavoro provinciale.

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Fonte: Fondazione Symbola

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28 SABATO22 OTTOBRE 2016

IL GIORNO *il Resto del CarlinoLA NAZIONE

Alessandro Farruggia

LA GREEN economy come armaanticrisi. Comedimostrano i nume-ri diGreenItaly 2016, il settimo rap-porto di Fondazione Symbola eUnioncamere, più di un’impresasu quattro dall’inizio della crisi hascommesso sulla green economy.Sono infatti oltre 385mila le azien-de italiane – il 26,5% del totale,dell’industria e dei servizi – che dal2010 hanno investito, o lo farannoquest’anno, in tecnologie green perridurre l’impatto ambientale, ri-sparmiare energia e contenere leemissioni di CO2. Una quota chesale al 33% nel manifatturiero.«Queste imprese – osserva il presi-dente di Fondazione Symbola Er-

mete Realacci (foto) – dimostranoche il nostro posto nel mondo nonè quello della competitività a bassiprezzi e dumping ambientale e so-ciale. Investendo green le aziendediventano più sostenibili e soprat-tutto più competitive e aprono unsentiero che va verso il futuro».«I dati del nostro rapporto – confer-ma il presidente di Unioncamere,Ivan Lo Bello – dimostrano unavolta di più che la scelta green pa-ga». E non solo in termini pura-mente ambientali. L’orientamentogreen si conferma un driver strate-gico per il made in Italy, traducen-dosi inmaggiore competitività, cre-scita delle esportazioni, fatturati e

occupazione. Nel manifatturiero il46%delle imprese che investono intecnologie verdi esporta, contro il27,7% delle imprese non investitri-ci; il 35,1% delle imprese green haaumentato il fatturato nel 2015 afronte del 21,8% delle altre; il33,1% ha introdotto innovazioni,contro il 18,7% delle altre.

I GREEN jobs in italia sono 2milio-ni 964mila. E dalla nostra econo-mia verde arriveranno quest’anno249.000 assunzioni fra green jobsin senso stretto e figure ibride concompetenze green: pari al 44,5%della domanda di lavoro non occa-sionale. Quota che sale fino al 66%

nel settore ricerca e sviluppo. Ilcontributo dei green jobs al Pil delPaese viene stimato per il 2015 a190,5miliardi, pari al 13% del tota-le. Inmolti settori il green è un trat-to caratteristico del made in Italy.In agricoltura l’Italia è il primoPae-se nell’Ue per numero di produtto-ri biologici e il 1° Paese al mondoper prodotti distintivi, con 285Dop/Igp nel food e 523 Docg, Doce IGT.

E LO stesso nell’energia. Circa il40% dell’elettricità prodotta in Ita-lia deriva da fonti rinnovabili. Agiugno la quota di produzione dienergia elettrica da rinnovabili hasuperato quella da fonti fossili. E

l’ad di Enel, Francesco Starace, ierialla presentazione del rapporto, haorgogliosamente rivendicato: «Noisiamo una delle 385mila imprese».La green economynon è quindi so-lo una affare per piccole emedie im-prese, ma anche per giganti. E pertutti i comparti. Le componentigreen della meccatronica italianaattraversano tutti i settori, dallemacchine agricole alle giostreall’automotive. E l’economia greenavanza anche nel tessile. È il caso,nel distretto tessile di Prato, che halanciato il progetto Cardato Recy-cled, che consente un risparmio di60 milioni di kilowatt di energia,500.000 metri cubi di acqua, e 650tonnellate di ausiliari chimici.

RAVENNAUNPO’pubblico ufficiale, unpo’ libero profes-sionista. Di certo, il primo supporto a disposi-zione dei tribunali che, in carenza di organi-co, rischiano spesso di restare soffocati da mi-gliaia di pratiche. Il notaio (come altre figuredi professionisti), grazie ad alcune recenti di-sposizioni legislative, è oggi delegato daimagi-strati alle operazioni di vendita nel caso di pro-cedure esecutive immobiliari, ovvero le aste.Le nuove norme rendono ormai obbligatorioe non più facoltativo, per il giudice, affidare lagestione dell’asta ad un notaio, un avvocato oun commercialista. I risultati, come è emersoieri durante il convegno svoltosi a Ravennasulle aste immobiliari telematiche alla lucedelle nuove disposizioni sono evidenti.«Solo il tribunale di Ravenna – spiega il nota-io Andrea Dello Russo, presidente dell’asso-ciazionenotai per le esecuzionimobiliari e im-

mobiliari – se dovesse far fronte alla mole dilavoro che richiedono le aste immobiliari acui siamo delegati dovrebbe procedere all’as-sunzione di almeno dieci persone. In questostato di emergenza, i professionisti hanno con-corso ad alleggerire il carico della giustizia,contribuendo a ridurre fino al 70% i tempi re-lativi alle operazioni di vendita, formazionedel piano di riparto e chiusura del processoesecutivo». Le vendite giudiziali, tra l’altro,consentono un risparmio sul prezzo d’acqui-sto degli immobili che varia dal 15 al 40% suivalori di mercato.Con il sistema delle aste online (alle quali sipuò partecipare esibendo la firma digitale eoperando dallo studio di unnotaio accreditatoattraverso laReteAsteNotarili) si sta amplian-do la platea dei possibili acquirenti di immobi-li, si tagliano i costi e i tempi di aggiudicazio-ne. Per Michele Nastri, presidente di Notar-tel, la società che gestisce la rete telematica dei

notai «già oggi sono impegnati nelle aste tele-matiche 781 notai conmaggiore concentrazio-ne in Toscana, Lazio, Emila Romagna, Lom-bardia, Friuli. Anche il fenomeno delle aggiu-dicazioni presso notai periferici è notevolecon il 28% nel caso dell’Emilia Romagna». Ilnotaio può garantire al contempo «sia l’interes-se dello Stato grazie alla efficienza del sistemadelle vendite competitive che del consumato-re, assicurando che le aste siano svolte secon-do criteri di legalità inmododa respingere ten-tativi di turbativa d’asta o di utilizzo comestrumento di riciclaggio», dice Valentina Ru-bertelli, delegata al settore aste nel consiglionazionale notarile.La crescita delle aste aggiu-dicate in via telematica è esponenziale: nel2013 registrava un controvalore di appena 443mila euro, nel 2014 il balzo a 16,2 milioni, nel2015 ben 25,9 milioni e, fino a settembre2016, già 36,3 milioni.

Lorenzo Tazzari

L’economia verde scaccia la crisi«Quasi 3milioni di posti di lavoro»Unioncamere-Symbola: un’impresa su 4 punta sulle tecnologie pulite

TIM accelera il percorsoverso il 5G, sperimentandoin campo a Torino ilsuperamento dei 500 Mbpssu singola connessione datiin download su rete liveLTE. Tim è infatti il primooperatore in Italia e tra iprimi al mondo adintrodurre la tecnologia4.5G, che consente diinnalzare la velocità ditrasmissione e la qualità dinavigazione tramite la reteLTE. L’azienda, dopo averlanciato per prima in Italia il4G Plus (LTE Advanced) eaver raggiunto la massimavelocità dei 300 Mbpsattualmente offerta sullarete LTE in otto città (Roma,Milano, Genova, Torino,Napoli, Prato, Verona ePalermo), raggiunge questoulteriore traguardo.

Timmette il turbo«Connessionedatiaoltre500Mbps»

Innovazione

Innovazione

Performance di fatturato

Prospettive di occupazione

QUANTO INCIDE LA SCELTA “VERDE”

Prospettive di occupazioneProspettive di occupazione

33,2%

18,8%

46%

27,7%

Innovazione

33,1%

18,7%

Performance di fatturatoPerformance di fatturato

35,1%

21,8%

Internazionalizzazione

73,5%

26,5%

ECO-INVESTIMENTIDELLE IMPRESE ITALIANE

Fonte:GreenItaly 2016,

Unioncamere,Fondazione Symbola

Non hanno investito o investirannoin prodotti/tecnologie green

Hanno investito o investirannoin prodotti/tecnologie green

IMMOBILIARE LENOVITÀNELLE PROCEDUREGIUDIZIALI. IL RUOLOCHIAVEDEI NOTAI

Vendite-lampo e costi bassi: boomdelle aste online

IL RAPPORTO«La scelta ecologica paga,crescono fatturato ed export»Ilmanifatturiero è strategico

La scadenza per presentare progetti per laVII edizione del premio «Non sprecare»,organizzato dal giornalista Antonio Galdoinsieme alla Luiss, slitta al 31 ottobre.

LENUOVESFIDECOME CAMBIA IL PIL

Luiss, premio ‘Non sprecare’Gara aperta fino al 31 ottobre

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Processo ai cambiamenticlimatici a Milano

Le sorgenti di metano delPacifico

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In Italia 3 mln di green jobs, il13,2% degli occupati

| ADN KRONOS

Roma, 21 ott. - (AdnKronos) - La green economy fa beneall’occupazione: sono infatti 2milioni 964mila i green jobs, ossiaoccupati che applicano competenze ‘verdi’. Una cifra che corrispondeal 13,2% dell’occupazione complessiva nazionale, destinata a salireancora entro dicembre. Lo rileva GreenItaly 2016, il settimo rapportodi Fondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazionecon il Conai e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente In particolare, secondo il rapporto, quest'anno dalla nostra economia‘verde’ arriveranno 249.000 assunzioni fra green jobs in senso strettoe figure ibride con competenze green: pari al 44,5% della domanda dilavoro non occasionale. Quota che sale fino al 66% nel settore ricercae sviluppo. La domanda di lavoro di green jobs si caratterizza inoltreper una maggiore stabilità contrattuale: le assunzioni a tempoindeterminato sono ben il 53,4% nel caso dei green jobs, quando nelresto delle altre figure tale quota scende al 38%. Dal punto di vista settoriale, le costruzioni sono il comparto dove ladomanda di green jobs è più intensa, coinvolgendo poco più di un

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terzo del totale delle assunzioni previste. Il contributo dei green jobsal prodotto lordo del Paese viene stimato per il 2015 a 190,5 miliardidi euro, pari al 13% del totale complessivo. Ma dove sono più richiesti i green jobs? La prima regione pernumerosità assoluta di assunzioni programmate di green jobs insenso stretto è la Lombardia, dove se ne contano quasi 20.000, pari apoco più di un quarto del totale nazionale (27,6%), seguita a distanzadal Lazio, dove si sfiorano le 9.000 assunzioni (12,2% del totalenazionale), dal Veneto con 6.400 assunzioni di green jobs (8,9%),Emilia Romagna e Piemonte con oltre 5.000 in ciascun caso. Sotto tale soglia si collocano due regioni meridionali, Campania eSicilia, dove le assunzioni di green jobs sono poco più di 4.000. LaLombardia spicca anche per intensità relativa della domanda di greenjobs a livello regionale, visto che è la regione con la quota più alta diassunzioni di figure green sul totale della domanda di lavororegionale. Le prime province per numerosità assoluta di green jobsprogrammate, invece, sono le grandi realtà di Milano, con 12.000assunzioni, e Roma, con oltre 7.000. In terza posizione c’è Torino,dove la domanda di green jobs è di 3.700 unità circa, quarta Napolicon 3.000 assunzioni, quinta Bergamo con 1.870. Milano, Torino,Napoli e Roma si posizionano anche nella top-ten delle province apiù alta intensità di richiesta di green jobs sul totale della domanda dilavoro provinciale.

21 OTTOBRE 2016 | ADNKRONOS

ambiente, ecologia, sostenibilita

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Home / Economia / GreenItaly 2016, più economia verde per rispondere alla crisi

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GreenItaly 2016, più economia verde perrispondere alla crisi

Roma, (askanews) - Green economy sempre più strategica e vincente per una significativa edefficace risposta alla crisi. Lo dimostrano i numeri di GreenItaly 2016, il settimo rapporto diFondazione Symbola e Unioncamere, promosso in collaborazione con il Conai e con il patrocinio delMinistero dell'Ambiente, che misura e pesa la forza della green economy nazionale. Partendo dalfatto che più di un'impresa su quattro dall'inizio della crisi ha scommesso sulla green economy, chein Italia significa più innovazione, ricerca, design, qualità e bellezza. Oltre 385mila

le aziende italiane, ossia il 26,5% del totale, dell'industria e dei servizi che dal 2010 hanno investito, o

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pubblicato il 24/ott/2016 13:07

Rapporto Symbola-Unioncamere, 26,5% aziende in green economy

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GreenItaly 2016, più economia verde per rispondere alla crisi

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lo faranno quest'anno, in tecnologie green per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia econtenere le emissioni di CO2.

Una quota che sale al 33% nel manifatturiero, dove l'orientamento green si conferma un driverstrategico per il made in Italy.

Il rapporto conferma peraltro come l'imprenditorialità sostenibile sia di tendenza nel nostro paese giàda tempo, come sottolinea il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti:

"Il settore ambientale sta diventando determinante per tutta l'economia, non si parla ormai più digreen economy. Si parla di economia verde ed i numeri confermano questo trend e confermanoanche la leadership in Europa dell'Italia.

Alla nostra green economy si devono inoltre 2milioni 964mila green jobs, ossia occupati cheapplicano competenze 'verdi'. Una cifra che corrisponde al 13,2% dell'occupazione complessivanazionale, destinata a salire ancora entro dicembre. Giuseppe Tripoli, segretario generaleUnioncamere:

"Green è smart, e le imprese smart sono green, cioè sono più internazionalizzate, più performantisul fatturato, più innovative e più capaci di generare occupazione".

Investendo green dunque le aziende diventano non solo più sostenibili ma soprattutto piùcompetitive, aprendo un sentiero che va verso il futuro. E' questa la forza della green economy.Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola e della Commissione ambiente dellaCamera:

"Un'economia a misura d'uomo, che scommette sulla qualità, sull'innovazione, sulla bellezza, chemette a frutto i nostri cromosomi antichi incrociandoli con l'innovazione e le nuove tecnologie è unastrada che salva il clima, salva il futuro ma allo stesso tempo rende più competitiva l'Italia".

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Anche negli anni più difficili della crisi economica, le imprese italiane non hanno rinunciato adinvestire nelle tecnologie “green”, per ridurre l'impatto ambientale, risparmiare energia e contenere leemissioni di CO2. Il tutto ovviamente a beneficio dell'ambiente, ma anche della competitivitàdell'impresa stessa.

24 OTTOBRE 2016 03:00

Posti di lavoro e imprese più competitive: lʼimpatto della “green economy” in ItaliaDalla “green economy” è arrivato un contributo importante sul fronte occupazionale, con lacreazione di 249mila nuovi posti di lavoro nel 2016

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Secondo GreenItaly 2016, il settimo rapporto condotto da Fondazione Symbola e Unioncamere, le

imprese italiane dell'industria e dei servizi, che dal 2010 hanno investito (o lo faranno quest'anno) intecnologie “green”, sono oltre 385mila. Ovvero il 26,5% del totale delle aziende presenti in Italia.

Gli investimenti (recenti e passati) hanno reso le imprese più competitive – il 35,1% delle imprese“green” ha aumentato il fatturato nel 2015 a fronte del 21,8% delle altre – e si sono tradotti anche innuove assunzioni di figure professionali in possesso delle competenze necessarie: dalla “greeneconomy” è arrivato così un contributo importante sul fronte occupazionale – complessivamente inItalia i professionisti “green” sono circa tre milioni, pari al 13,2% degli occupati totali – e che per di piùè destinato a crescere ulteriormente entro dicembre: il rapporto stima che nel 2016 l'economia“green” genererà 249mila nuovi posti di lavoro, fra green job in senso stretto e figure ibride concompetenze green.

Le professioni della “green economy” si dividono infatti in due categorie: le figure cosiddette ibride,che non sono direttamente finalizzate alla gestione dell'impatto ambientale di un'impresa-prodotto-servizio, e i “green jobs”.

Tra le prime vanno incluse figure come il direttore sicurezza e ambiente e l'energy manager; tra leseconde, invece, troviamo ad esempio il biologo ambientale, il geologo e il consulente energetico. Sitratta di professionisti altamente qualificati – l'80% possiede una laurea – e che, fatta eccezione peralcuni casi specifici, percepiscono stipendi in linea con il mercato nazionale delle retribuzioni per leprofessioni ibride e superiori alla media per quelle propriamente “green”. Ecco qualche esempio.

Secondo l'Osservatorio JobPricing, che ha provato a quantificarne la Retribuzione annua lorda,l'Energy Manager, inserito solitamente nell'impresa come quadro, viene retribuito con un salarioinferiore alla media nazionale dei quadri: 43.843 contro 53.914 euro. Mentre i biologi ambientali,geologi e meteorologi percepiscono (rispettivamente) 7 mila, 6 mila e 5 mila euro in più rispetto allamedia degli impiegati, pari a 31.122 euro annui.

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