RASSEGNA STAMPA - Governo Locale - Piscino.it · di programma dell'Anas per l'anno in corso e...

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06/05/2011 1 RASSEGNA STAMPA DEL 6 MAGGIO 2011 Versione definitiva. Per motivi tecnici indipendenti dalla nostra volontà non è stato possibile inserire la rassegna locale

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06/05/2011

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RASSEGNA STAMPA

DEL 6 MAGGIO 2011 Versione definitiva. Per motivi tecnici indipendenti dalla nostra volontà non è stato possibile inserire la rassegna locale

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INDICE RASSEGNA STAMPA

LE AUTONOMIE 

ASSISTENZA DIRETTA NELLA REDAZIONE DEL PIANO DELLE PERFORMANCE ........................................... 4 

NEWS ENTI LOCALI 

LA GAZZETTA UFFICIALE DEGLI ENTI LOCALI ..................................................................................................... 5

APPROVATI ACCORDI PROGRAMMA PER 15 MILA ALLOGGI ............................................................................. 6

CDM IMPUGNA SEI LEGGI DI CALABRIA, CAMPANIA E MOLISE ....................................................................... 7

PROROGATI STATI EMERGENZA IN COMUNI LOMBARDIA, E.ROMAGNA E PIEMONTE .............................. 8

SVIMEZ, BASTA GUARDARE AL SUD COME GRANDE EVASORE ....................................................................... 9

APPROVATO AGGIORNAMENTO ZONE VULNERABILI DA NITRATI ............................................................... 10

IL SOLE 24ORE 

FANTASIA POSITIVA CON POCHE RISORSE ........................................................................................................... 11

LA MAPPA DELLE NOVITÀ PER IMPRESE E FAMIGLIE ....................................................................................... 12

Provvedimento a costo zero, mancano le liberalizzazioni - Spiagge in concessione per 90 anni, è polemica 

IL RESTYLING FISCALE DALLA «A» ALLA «Z» ..................................................................................................... 17

Semplificazione a tutto campo: dalle richieste dei rimborsi alla tempistica per i versamenti 

PERMESSO DI COSTRUIRE ENTRO 90 GIORNI ....................................................................................................... 20

Al via il silenzio-assenso - Nelle città con oltre 100mila abitanti il termine sarà di 150 giorni 

NUOVO PIANO CASA AL VIA FRA 120 GIORNI ...................................................................................................... 23

GARE PIÙ SEMPLICI PER LE PMI ............................................................................................................................... 24

Trattativa privata fino a 1 milione ed esclusione automatica per i maxi-ribassi - MISURE ANTICRISI - Prorogati fino al 2013 i requisiti più «morbidi» per entrare nel mercato, sei mesi di tempo in più per rifare i vecchi certificati 

SPIAGGE AI PRIVATI PER 90 ANNI, EDIFICI NEL RISPETTO DEI VINCOLI ..................................................... 26

LA POLEMICA - Tremonti: non c'è alcuna vendita, gli arenili restano pubblici. Le associazioni ambientaliste attaccano: «Una catastrofe» 

SOCIAL HOUSING DA 2,7 MILIARDI ......................................................................................................................... 27

PRIMA TRANCHE - Programma da 15mila alloggi economici in 15 regioni. Dalla riunione di ieri risorse al Mose e parere positivo sulla Brebemi 

VIA ALL'AUTORITÀ PER L'ACQUA: ORA IL REFERENDUM È A RISCHIO ....................................................... 28

SÌ AL BLOCCA-RICORSI PER I SUPPLENTI .............................................................................................................. 29

LE ASSUNZIONI AL SUD DETASSATE AL 50 PER CENTO .................................................................................... 30

IN CERCA DEL MUTUO «SICURO» ............................................................................................................................ 31

Via alla rinegoziazione automatica della rata per i meno abbienti - IL DILEMMA - Chi sceglie di passare dal variabile al fisso deve mettere in conto un onere mensile più elevato per 2-3 anni 

ONLINE I REFERTI MEDICI E I PAGAMENTI ALLA SANITÀ ................................................................................ 32

SALTO NEL FUTURO - Ospedali e Asl avranno sei mesi per applicare le novità che devono essere realizzate senza oneri aggiuntivi 

RIUNITE IN UN UNICO DOCUMENTO CARTA D'IDENTITÀ E TESSERA SANITARIA .................................... 33

DISCO VERDE IN BICAMERALE ALLA RIFORMA DEI FONDI FAS .................................................................... 34

SVOLTA PER L'APPRENDISTATO .............................................................................................................................. 35

Potrà essere utilizzato anche per i lavoratori in mobilità e nella Pa 

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SARÀ LA VIA MAESTRA PER AIUTARE I GIOVANI .............................................................................................. 36

PUNTO D'ARRIVO - L'obiettivo, ottenuto attraverso convenienze reciproche, è quello di stabilizzare l'inserimento iniziale 

BEFERA: STOP A CONTROLLI VESSATORI ............................................................................................................. 37

I comportamenti non in linea saranno passibili di sanzioni disciplinari 

ITALIA OGGI 

NIENTE PIÙ SPRECHI SUI FONDI UE ........................................................................................................................ 38

Tempi certi e sanzioni alle regioni. Fino al commissariamento 

NIENTE TARSU SULLE AUTOSTRADE ..................................................................................................................... 39

Anche le piazzole di sosta sono esenti dai tributi sui rifiuti 

SERVIZI IN HOUSE CON REGOLE DI CONTROLLO CERTE .................................................................................. 40

UNIONI, PAROLA ALLO STATUTO ........................................................................................................................... 41

Enti autonomi sulle modalità di scioglimento 

LA REPUBBLICA 

DALLA VERSILIA ALLA RIVIERA ROMAGNOLA IL BUSINESS A SENSO UNICO DEGLI STABILIMENTI 42

Fatturato da due miliardi ma allo Stato va meno del cinque per cento 

SÌ ALLA BANCA PER IL MEZZOGIORNO E ARRIVANO I SUD-BOND DETASSATI ......................................... 43

Disco verde di Bankitalia. Mutui rinegoziabili 

RINNOVABILI, GLI INVESTITORI ESTERI CHIEDONO I DANNI ......................................................................... 44

Vogliono 500 milioni: il governo ci penalizza. Divise le aziende italiane 

CORRIERE DELLA SERA 

IL PRIMATO DEL PIEMONTE A SCUOLA ................................................................................................................. 45

La classifica, in testa Biella. Maglia nera alla provincia di Isernia 

E I PROF REGGINI SI AMMALANO PIÙ DEL TRIPLO DEGLI ASTIGIANI ........................................................... 46

Ma in Calabria il record dei voti massimi per i diplomati 

LA STAMPA 

SE IN POLITICA VINCE L’INFEDELTÀ ..................................................................................................................... 48

MA SENZA SOLDI NON SI CRESCE ........................................................................................................................... 49

IL MONDO 

FUMO DI LONDRA SUI COMUNI ITALIANI ............................................................................................................. 50

È una mossa senza fondamenti, che può rivelarsi un autogol, dice l'avvocato Portinaro. Che punta su una causa pilota a Milano 

GAZZETTA DEL SUD 

AGENZIA BENI CONFISCATI, IMPUGNATA LA LEGGE ........................................................................................ 51

Dal Governo. Individuata una via d'uscita ....................................................................................................................... 51 

FORMAZIONE? SÌ, PURCHÉ SERVA AL LAVORO .................................................................................................. 52

Radicale cambiamento di strategia attraverso un bando rivolto a disoccupati intenzionati a ottenere la qualifica di operatori socio-sanitari 

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LE AUTONOMIE

SEMINARIO Assistenza diretta nella redazione del piano delle performance

n fase di approvazione dei bilanci, tutti gli Enti locali si devono con-

frontare con la realizzazione del Piano delle Performan-ce, del PEG e del Piano det-tagliato degli obiettivi che possono costituire anche un unico documento in con-formità all’art. 4 del Decre-to Brunetta e alle linee gui-

da dell’Anci e della Com-missione per la Valutazione delle Amministrazioni Pub-bliche. Come è noto, in caso di mancata adozione del Pi-ano delle Performance, vige il divieto di erogare la retri-buzione di risultato ai diri-genti che hanno concorso alla mancata adozione del Piano per omissione o iner-

zia; nonché il divieto di procedere ad assunzioni di personale e al conferimento di incarichi di consulenza o di collaborazione (art. 10 c.5 D.lgs 150/09). Attraver-so il servizio di assistenza diretta, gli Enti aderenti ri-ceveranno gli schemi di tutti i documenti programmatici indicati oltre alle risposte ai

quesiti nella sezione dedica-ta della Comunità di pratica dei Responsabili AAGG e Personale sul sito internet www.formazione.asmez.it. Il servizio di assistenza di-retta nella redazione del pi-ano delle performance ha come coordinatore il Dr. Arturo BIANCO

LE ALTRE ATTIVITÀ IN PROGRAMMA:

SEMINARIO FEDERALISMO FISCALE MUNICIPALE E IMPATTO SUI BILANCI DEGLI ENTI LOCALI (D.LGS. 23/2011) Napoli, Centro Direzionale, Isola G1, 25 MAGGIO 2011. Per informazioni e adesioni contattare il numero 081.750 45 11–19-14 http://formazione.asmez.it FORMAZIONE E ASSISTENZA CONTINUA PER GLI UFFICI COMUNALI CENSIMENTO–UCC Napoli, Centro Direzionale, Isola G1, MAGGIO 2011. Per informazioni e adesioni contattare il numero 081.750 45 11–19-14 http://formazione.asmez.it COMUNITÀ DI PRATICA RESPONSABILI SUAP Napoli, Centro Direzionale, Isola G1, 20 GIUGNO 2011. Per informazioni e adesioni contattare il numero 081.750 45 11–19-14 http://formazione.asmez.it

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NEWS ENTI LOCALI

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

La Gazzetta ufficiale degli enti locali La Gazzetta ufficiale n.103 del 5 Maggio 2011 presenta i seguenti documenti di interesse per gli enti locali: DECRETI PRESIDENZIALI DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 18 aprile 2011 Sostituzione del commissario straordinario per la gestione del comune di Nizza Monferrato. DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA' MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI COMUNICATO Trasferimento dal pubblico demanio marittimo ai beni patrimoniali dello Stato di alcune aree in Comune di Sorrento.

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NEWS ENTI LOCALI

CIPE

Approvati accordi programma per 15 mila alloggi

l Cipe ha approvato gli schemi degli ac-cordi di programma

con 14 Regioni per la rea-lizzazione di 15.209 alloggi per l'housing sociale. Le ri-sorse complessivamente in-vestite sono pari a 2,717 mi-liardi di euro di cui 1,979 miliardi sono costituiti da fondi privati''. Lo dichiara il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Mat-

teoli, al termine della seduta del Cipe tenutasi stamani sotto la presidenza di Silvio Berlusconi. ''Il Cipe - ag-giunge Matteoli - ha inoltre approvato il progetto defini-tivo della A12, tratta Tar-quinia-Civitavecchia lunga 15 km per il costo di 170 milioni. Per il Mo.Se di Ve-nezia sono stati assegnati ulteriori 106 milioni. Stan-ziati ancora 117 milioni per

la SS675, tratta Cinelli-Ponte Romano. Il Cipe ha anche approvato il contratto di programma dell'Anas per l'anno in corso e assegnato all'ente 330 milioni. 240 mi-lioni vanno invece a Rete Ferroviaria Italiana per ope-re di manutenzione. La se-duta del Cipe di oggi - os-serva il ministro Matteoli - è stata particolarmente signi-ficativa perché consente di

sbloccare o di proseguire una serie di opere, prima fra tutte la costruzione di 15 mila alloggi, a riprova della concreta attenzione che il governo riserva all'infra-strutturazione del Paese. Una scelta politica di fondo che oggi viene ancora riba-dita con atti concreti e verificabili''.

Fonte ASCA

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NEWS ENTI LOCALI

REGIONI

Cdm impugna sei leggi di Calabria, Campania e Molise

l Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le

Regioni e per la Coesione territoriale, Raffaele Fitto e su conforme parere dei competenti ministeri, ha impugnato sei leggi regio-nali. Lo annuncia una nota dello stesso ministero spie-gando che si tratta della l.r. Calabria n. 3 del 2011 ''Interventi regionali di so-stegno alle imprese vittime di reati di ''ndragheta e di-sposizioni in materia di con-trasto alle infiltrazioni ma-fiose nel settore dell'impren-

ditoria''; la l.r. Calabria n.7 del 2011 ''Istituzione dell'A-genzia regionale per i beni confiscati alle organizza-zioni criminali in Calabria''; la l. r. Calabria n. 4 del 2011 ''Misure per garantire la legalità e la trasparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Calabria''; la l.r. Campania n. 4 del 2011 ''Disposizioni per la forma-zione del bilancio annuale 2011 e pluriennale 2011-2013 della Regione Campa-nia (Legge Finanziaria Re-gionale 2011)''; la l.r. Cam-pania n. 5 del 2011

''Bilancio di previsione della Regione Campania per l'an-no 2011 e bilancio di previ-sione per il triennio 2011-2013 della Regione'' e la l.r. Molise n. 5 del 2011 ''Isti-tuzione di un Fondo per il microcredito nella Regione Molise''. Sono stati, tuttavia, d'intesa con le regioni inte-ressate, già individuati per-corsi che porteranno alla modifica delle parti impu-gnate delle leggi e, all'esito, alla conseguente rinuncia alle odierne impugnative. È stata invece deliberata la non impugnativa per le se-

guenti leggi regionali: l. r. Calabria n. 5 del 2011; l. r. Calabria n. 6 del 2011; l. r. Trento n. 2 del 2011; ) l. r. Trento n. 3 del 2011; l. r. Valle d'Aosta n. 3 del 2011; l. r. Liguria n. 5 del 2011; l. r. Abruzzo n. 4 del 2011 ; l. r. Abruzzo n. 5 del 2011; l. r. Lazio n. 1 del 2011; l. r. Lazio n. 2 del 2011; l. r. Valle d'Aosta n. 4 del 2011; l. r. Veneto n. 8 del 2011; l. r. Friuli Venezia Giulia n. 3 del 2011; l. r. Toscana n. 10 del 2011 e l. r. Toscana n. 11 del 2011.

Fonte ASCA

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NEWS ENTI LOCALI

CDM Prorogati stati emergenza in comuni Lombardia, E.Romagna e Piemonte

l Consiglio dei ministri, nella riunione odierna, ha prorogato due stati

d'emergenza già dichiarati; il primo per lo svolgimento

delle attività di bonifica del-le discariche A e B del sito di interesse nazionale ex area SISAS nei comuni di Pioltello e Rodano, in pro-

vincia di Milano, il secondo per gli eccezionali eventi atmosferici in Piemonte, nelle province di Piacenza e Pavia, nei comuni di Lodi e

Parma, nonché nelle pro-vince di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini. E' quanto si legge nella nota finale di Palazzo Chigi.

Fonte GOVERNO.IT

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NEWS ENTI LOCALI

FISCO

Svimez, basta guardare al sud come grande evasore

asta guardare al Sud come al grande eva-sore: nel 2008 la

quota di reddito dichiarato ai fini Irpef evasa sarebbe stata del 18% nel Mezzo-giorno e del 19% nel Cen-tro-Nord. A livello regiona-le spetta al Veneto il primo posto della classifica, con il 22,4%, mentre Emilia Ro-magna e Calabria registre-rebbero gli stessi tassi di evasione, pari al 20,6%. La più virtuosa la Sardegna, con il 13,7% di reddito eva-so. I dati emergono da uno

studio Svimez su 'Italia uni-ta nell'evasione fiscale. Ba-sta accuse al Mezzogiorno'. In base agli ultimi dati di-sponibili, nel 2008 il reddito dichiarato ai fini Irpef in percentuale del reddito di-sponibile (al netto delle pre-stazioni sociali, nelle quali maggiore è la presenza nel Mezzogiorno di redditi e-senti o non assoggettati ad Irpef) è stato dell'82% nel Mezzogiorno e dell'80,7% nel Centro-Nord. Quindi, precisa lo Svimez, la quota di reddito evasa sarebbe pa-

ri al 18% nel Mezzogiorno e al 19% nel Centro-Nord. Dallo studio emergono forti differenze regionali con il livello più elevato di eva-sione che si registrerebbe in Veneto (22,4%), seguito da Marche (22%) e Basilicata (21%). A pari merito Emilia Romagna e Calabria, con il 20,6%, seguite da Piemonte (20,4%) e Toscana (19,2%). Lombardia (17,6%) e Sicilia (17,2%) registrerebbero percentuali simili. Le più virtuose Liguria (14,7%) e Sardegna (13,7%). Anda-

mento non troppo diverso se si considera la percentuale di reddito dichiarato sul Pil: il Mezzogiorno dichiara il 51,2%, il Centro-Nord il 49,5%. In questo caso è il Lazio a dichiarare di meno, solo il 46,7%, seguito dal Veneto (47,6%). A parte la Calabria (49,4%), al Sud si dichiara il 50% e oltre; la Puglia è al 53,2%, e segue la più virtuosa Liguria (56,4%).

Fonte ASCA

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NEWS ENTI LOCALI

STATO-REGIONI

Approvato aggiornamento zone vulnerabili da nitrati

a Conferenza Stato-Regioni ha approva-to oggi uno schema

di accordo per la predispo-sizione entro l'anno di uno studio finalizzato all'aggior-namento delle zone vulne-rabili da nitrati e alla defini-zione dei carichi inquinanti attribuibili ai diversi settori civili e produttivi. Lo stu-dio, spiega una nota della Regione Emilia Romagna,

affiancherà ''l'intenso lavoro fin qui effettuato ai fini del-la richiesta di 'deroga' ai li-miti attuali di azoto zootec-nico per ettaro in via di conclusione il prossimo 17 maggio a Bruxelles. Lo stu-dio proposto sarà inoltre di supporto all'attuazione delle più recenti direttive europee in materia delle acque''. Le Regioni e Province autono-me si impegnano, così recita

l'accordo, a promuovere l'aggiornamento delle zone vulnerabili e l'adeguamento dei programmi d'azione ai risultati che emergeranno dallo studio. L' accordo è stato fortemente sostenuto e voluto da Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, ''dal momento che l'attuale normativa impone gravosi oneri amministrativi e ge-

stionali alle aziende agricole zootecniche di queste regio-ni e necessita di adegua-menti in relazione ai cam-biamenti intervenuti nel tempo, anche al fine di de-terminare un'equilibrata di-stribuzione delle responsa-bilità tra le diverse possibili fonti di inquinamento da nitrati''.

Fonte ASCA

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IL SOLE 24ORE – pag.1

LE MISURE PER LA CRESCITA

Fantasia positiva con poche risorse

è stata una positiva fantasia creativa nel confezionare,

con il poco a disposizione, il pacchetto sviluppo. E le 16 pagine che Il Sole 24 Ore dedica a questo prov-vedimento lo dimostrano plasticamente. Alcuni se-gnali di sistema si vedono, nonostante permanga il ma-cigno del debito che non consente slanci nella spesa e impedisce il reale dispiega-mento di robuste "politiche della domanda". Che per ora restano affidate alle nuove iniziative per la valo-rizzazione delle coste e a quelle sul piano casa, la cui rinnovata edizione si spera non incappi più nei veti del-le Regioni o nelle resistenze dei Comuni, finora vero im-pedimento nella realizza-zione. Per questo Giulio Tremonti e la squadra di ministri interessata ha lavo-rato soprattutto sul lato dell'offerta. Semplificazioni, accorpamenti dei controlli, crediti d'imposta, rivaluta-zioni dei terreni e procedure più rapide per la cessione dei beni obsoleti (ampliati). Una operazione a costo ze-ro, o poco più, ma di stimo-lo indiretto perchè, come ha spiegato Tremonti, «non sarà la spesa pubblica il mo-tore della ripresa». È pro-prio questo, però, il nodo principale: le iniziative ri-

sultano spot e non ancora strutturali proprio per pro-blemi di finanziamento. Ancora grandi assenti le li-beralizzazioni, a cominciare dalle società municipalizza-te, dove 4 su 5 sono in per-dita, e spesso gemmano solo "poltronifici" ad uso micro-elettorale. Parte, tuttavia, l'authority per l'acqua, un segnale importante per la trasparenza delle regole in un mercato che ancora non è un vero mercato (sempre che non si riveli come un espediente escogitato solo per evitare il referendum). Il resto, se non incapperà in assalti parlamentari o in complicate fasi attuative (per ora non alle viste), ap-pare comunque significati-vo. Il nuovo fisco diventa sanzionabile nel caso di ac-canimento verso il contribu-ente: non è poco, è senza dubbio una svolta di imma-gine oltre che di sostanza. Un passo, comprensibile a tutti, nella direzione di quel-la "rivoluzione culturale amichevole", invocata an-che ieri dal direttore delle Entrate, Attilio Befera, e considerata la prima vera forma di efficace recupero di fiducia fiscale prima e di evasione poi. Fa parte di un'altra "rivoluzione cultu-rale" anche la norma che istituisce la Fondazione del merito, prima forma di at-

tuazione (ma non solo) della riforma Gelmini per l'uni-versità e destinato a finan-ziare anche i "premi di ri-sultato" per i docenti mi-gliori. È cruciale l'attenzio-ne al Mezzogiorno, l'area a maggior potenziale di svi-luppo, perchè tuttora più arretrata: nel giorno del via libera formale alla Banca del Sud, vengono creati an-che i "Sud-bond", titoli e-messi a fronte di investi-menti destinati al territorio e tassati solo al 5%. Si spera che la loro efficacia non venga inquinata dall'inter-mediazione della politica dei localismi, finora vero cancro nella gestione dei finanziamenti per iniziative destinate al Mezzogiorno. È dovuta alla incapacità pro-gettuale della classe politica delle regioni del Sud anche la scarsa capacità di spesa dei fondi Ue: per questo il decreto "trasferisce" d'uffi-cio 5 miliardi di fondi Fas non spesi a copertura del bonus assunzioni nel Mez-zogiorno. Una svolta – e si spera non incappi nei veti dell'Unione europea – che ripropone una terapia già sperimentata in passato (e da maggioranze di diversi colori). È vero che il lavoro è la commodity più preziosa in questi anni del post-crisi della finanza globale, ma certo avrebbe avuto più ef-

ficacia, per un'azione forte di allargamento della base produttiva, un bonus legato agli investimenti e non solo a un parametro quantitativo di assorbimento di manodo-pera altamente svantaggiata. Si spera, piuttosto, che il credito d'imposta per la ri-cerca possa avere maggiore efficacia ai fini della qualità dell'azione di sviluppo: è positivo che sia valido per soggetti pubblici e privati. Purtroppo non ha una quan-tificazione di risorse e non ha affatto le sembianze di una misura duratura e di ampia portata. La norma che facilita l'avvicendamen-to generazionale nell'impre-sa fa parte del pacchetto di "misure dell'offerta" desti-nate a facilitare la vita delle aziende così come quelle sulla privacy e sulla non-duplicabilità dei controlli o sull'attenuazione del princi-pio dei pagamenti coatti al Fisco. Insomma, c'è un'at-tenzione al mondo della produzione. E non poteva essere diversamente: la cre-scita passa da qui, da quelle centinaia di migliaia di im-prese che, tutte le mattine, con il solo aprire i cancelli fanno qualcosa – oltre che per i loro proprietari e i loro lavoratori – per il Paese.

Alberto Orioli

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IL SOLE 24ORE – pag.3

Il decreto per lo sviluppo – Le misure approvate

La mappa delle novità per imprese e famiglie Provvedimento a costo zero, mancano le liberalizzazioni - Spiagge in concessione per 90 anni, è polemica

ROMA - Rilancio dello svi-luppo a costo zero, o quasi. È la sfida lanciata ieri dal Governo per trasformare in strumenti operativi i numeri e le linee guida tracciate a fine aprile con il Documen-to di economia e finanza. Tre le direttrici su cui si muove il primo dei provve-dimenti urgenti del semestre europeo: le semplificazioni, le opere pubbliche e il so-stegno alle imprese che in-vestono in ricerca, assun-zioni al Sud e turismo. No-nostante le speranze dello Sviluppo economico non ha trovato posto il pacchetto liberalizzazioni (benzina, farmaci, assicurazioni). Le semplificazioni puntano a ridurre la cosiddetta pres-sione "regolatoria", ossia gli

oneri sostenuti da cittadini e imprese per adempiere a obblighi di comunicazione alle amministrazioni pub-bliche. Su questo fronte il decreto varato ieri snellisce gli obblighi in materia di privacy, rilancia il progetto di una carta di identità elet-tronica e apre la strada ai referti e ai pagamenti on li-ne presso le Asl. Il tavolo delle semplificazioni fiscali ha prodotto oltre 20 voci a partire dal nuovo vademe-cum sui controlli delle im-prese: dovranno essere uni-ficati, di durata non superio-re ai 15 giorni e con caden-za semestrale. Il dipendente pubblico che non segue queste tre regole commette-rà un illecito disciplinare. Aumenta il limite di accesso

alla contabilità semplificata e tutti i pagamenti già trac-ciati con moneta elettronica, sia i pagamenti sopra i 3.000 euro sia l'acquisto dei carburanti, non obblighe-ranno più i contribuenti a ulteriori comunicazioni al fisco. Opere pubbliche pià rapide con il limite alle ri-serve, l'introduzione di un tetto di spesa per le varianti e per le opere cosiddette "compensative". Il decreto rilancia anche il piano casa e l'edilizia privata con il ri-torno del silenzio-assenso per il rilascio del permesso di costruire e l'estensione della Scia. Gli incentivi alle imprese spingono sui crediti d'imposta alla ricerca e alle assunzioni al Sud. Mentre per le famiglie in difficoltà

finanziaria arriva la rinego-ziabilità dei mutui. Mentre tra le misure ad hoc per le banche viene rivista la mo-dalità di calcolo del tasso d'usura. Per il rilancio del turismo arrivano i distretti balneari e il diritto di super-ficie per 90 anni sulle coste. Norma che ha innescato su-bito la polemica e le reazio-ni di ambientalisti e opposi-zioni secondo cui il governo svende così i litorali italiani. Ora la partita si sposta sull'implementazione del-l'intero pacchetto con la piena attuazione di tutti gli strumenti messi in campo con il decreto sviluppo. © RIPRODUZIONE RISER-VATA

Marco Mobili SEGUONO GRAFICI

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IL SOLE 24ORE – pag.5

Decreto per lo sviluppo – Il dizionario delle novità

Il restyling fiscale dalla «A» alla «Z» Semplificazione a tutto campo: dalle richieste dei rimborsi alla tem-pistica per i versamenti

l tavolo delle semplifi-cazioni fiscali voluto dal direttore dell'Agenzia

delle Entrate, Attilio Befera, per rispondere alle esigenze delle imprese e dei profes-sionisti per ridurre il peso della burocrazia, ha trovato una prima risposta nelle ol-tre 20 misure introdotte nel

decreto sviluppo varato ieri dal Governo. Si parte dai controlli sotto forma di ac-cesso che dovranno seguire poche e specifiche regole: essere unificati, semestrali e di durata non superiore ai 15 giorni. E si arriva allo spesometro, che dal 1° lu-glio non sarà più operativo

in caso di acquisti effettuati con carte di credito. Di par-ticolare rilievo anche l'abo-lizione della presentazione della scheda carburanti per professionisti o dipendenti con auto aziendale che fan-no il pieno esclusivamente con carte di credito. Come annunciato dallo stesso mi-

nistro dell'Economia, Giulio Tremonti, il testo approvato ieri resterà aperto al con-fronto fino alla pubblicazio-ne in Gazzetta Ufficiale prevista non prima del 12 maggio.

Marco Mobili Dino Pesole

A ACCESSI I controlli amministrativi presso le imprese, in forma di accessi, vengono unificati, distribuiti al massimo con cadenza semestrale, con una durata che non può eccedere i quindici giorni. Gli atti compiuti in violazione delle nuove procedure sono assimilati per i dipendenti pubblici a illeciti disciplinati. L'obiettivo è evitare gli accessi «dovuti a controlli di natu-ra amministrativa» disposti soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese. La norma dispone che tali controlli dovranno essere oggetto di programmazione da parte degli enti competenti e di coordinamento tra i diversi soggetti inte-ressati. Quanto alla durata degli accessi, viene aggiornato l'articolo 12, comma 5 dello Statuto del contribuente: non si potranno superare i quindici giorni in tutti i casi in cui la verifica sia svolta presso la sede di imprese in contabilità sem-plificata e di lavoratori autonomi. Saranno conteggiati i giorni «di effettiva presenza» degli operatori civili e militari dell'amministrazione finanziaria presso la sede del contribuente. B BENI OBSOLETI Raddoppia da 10 milioni delle vecchie lire (5.164 euro) a 10 mila euro il valore dei beni obsoleti di cui le imprese po-tranno disfarsi. Sarà sufficiente l'atto del notaio, senza ulteriori comunicazioni preventive all'amministrazione finanzia-ria e alla Guardia di Finanza. Si modifica in tal modo il «Regolamento recante norme per il riordino della disciplina del-le presunzioni di cessione e di acquisto» (Dpr 10 novembre 1997, n. 441), in particolare l'articolo 4 che disciplina le modalità di "distruzione" dei beni d'impresa non più utilizzati. C COMUNICAZIONI Viene abolito l'obbligo della comunicazione annuale al sostituto d'imposta dei dati relativi alle detrazioni per carichi di famiglia, nel caso in cui non siano intervenute variazioni rispetto all'anno precedente. La mancata comunicazione annu-ale da parte di lavoratori dipendenti e pensionati costituiva causa di decadenza dal diritto alle detrazioni. CONTABILITÀ SEMPLIFICATA Il regime di contabilità semplificata viene esteso a 400mila euro di ricavi per le imprese di servizi, e a 700mila euro per le altre imprese. Il limite entro il quale scatta l'obbligo della tenuta della contabilità ordinaria era stato aggiornato l'ulti-ma volta nel 2001. D DETRAZIONI DEL 36% Chi decide di avvalersi della detrazione Irpef del 36% sugli interventi di ristrutturazione edilizia non dovrà più comuni-care all'agenzia delle Entrate l'avvio dei relativi lavori. Sarà sufficiente riportare in dichiarazione dei redditi gli estremi della dichiarazione di inizio lavori. Al contribuente basterà dunque una semplice comunicazione al Comune. DEDUZIONI I contribuenti che si trovano in regime di contabilità semplificata potranno dedurre fiscalmente l'intero costo, per singo-le spese non superiori a 1.000 euro, nel periodo d'imposta in cui ricevono la fattura.

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E ESECUTIVITÀ DEGLI ATTI Viene disposta l'attenuazione del principio del «solve et repete» (prima paga, poi avvia la lite). In sostanza, nel caso in cui ci si trovi in presenza di richiesta di sospensione giudiziale degli atti esecutivi, non si procederà all'esecuzione fino alla decisione del giudice e comunque fino al centoventesimo giorno. La sospensione non si applica alle azioni cautelari e conservative, «nonché a ogni altra azione prevista dalle norme ordinarie a tutela del creditore». Inoltre, viene espres-samente chiarito che rientrano tra gli accertamenti esecutivi anche quelli emessi dagli uffici ai fini dell'imposta sulle at-tività produttive. Mentre per quanto riguarda la sanzione amministrativa del 30%, l'intervento correttivo dispone che questa non si applica in caso di omesso o tardivo versamento delle somme dovute sulla base degli accertamenti esecuti-vi. F FATTURE Nella logica di "spostare in avanti" limiti ormai più che datati e non in linea con la mutata realtà produttiva del Paese, viene elevato a 300 euro l'importo per poter riepilogare in un solo documento le fatture ricevute nel mese. G GAS Il decreto fissa al 10% l'aliquota Iva dovuta per ogni singolo contratto di somministrazione di gas naturale per la com-bustione a fini civili, fino a 480 metri cubi di gas somministrato. I INFORMAZIONI Nel provvedimento varato ieri dal Consiglio dei ministri si prevede espressamente che i contribuenti non debbano forni-re informazioni già in possesso dell'amministrazione finanziaria e degli enti previdenziali, anche nel caso in cui questi ultimi possano acquisirli direttamente da altre amministrazioni. In questo senso la normativa fiscale si allinea alle dispo-sizioni più generali previste per l'acquisizione di dati e documenti già in possesso delle amministrazioni pubbliche. Chiaro l'intento di evitare che la richiesta eccessiva di documentazione e informazioni si trasformi in un ulteriore onere a carico di cittadini e imprese. L LIQUIDAZIONI E RATEIZZAZIONI Il decreto legge dispone una serie di semplificazioni in tema di riscossione e in particolare dei limiti di importi minori per chiedere la rateizzazione dei debiti tributari frutto di liquidazione, controllo e accertamento delle dichiarazioni dei redditi. Viene così eliminato l'obbligo dell'istanza preventiva che il contribuente deve presentare al Fisco se l'importo dovuto a seguito del controllo della dichiarazione è superiore a 2.000 euro (questo limite attualmente scende a 500 euro se l'importo dovuto deriva dalla liquidazione dei redditi soggetti a tassazione separata). Inoltre, la presentazione di ga-ranzia per ottenere la rateizzazione delle somme dovute sarà necessaria solo per importi dovuti all'amministrazione suc-cessivi alla prima rata. O OBBLIGHI ISTITUZIONALI Le agenzie fiscali e gli enti di previdenza possono stipulare convenzioni con le amministrazioni pubbliche per acquisire, in via telematica, i dati e le informazioni personali «che le stesse detengono per obblighi istituzionali». Si punta in tal modo a ridurre gli adempimenti dei cittadini e delle imprese e a rafforzare contestualmente il contrasto alle evasioni e alle frodi fiscali. La norma dispone che nella convenzione debbano essere indicati i motivi «che rendono necessari i dati e le informazioni medesime». La mancata fornitura di tali dati costituisce evento valutabile ai fini della responsabilità disciplinare e, ove ricorra, della responsabilità contabile. P PARTECIPAZIONI Si riapre la strada alla possibilità di rideterminare il valore di acquisto delle partecipazioni. È previsto il pagamento di un'imposta sostitutiva per rivalutare il valore di acquisto delle partecipazioni non negoziate nei mercati regolamentati. I soggetti che si avvalgono della rideterminazione dei valori ovvero coloro che hanno già effettuato una precedente de-terminazione possono detrarre dall'imposta sostitutiva dovuta per la nuova rivalutazione l'importo relativo all'imposta sostitutiva già versata. Sarà il direttore dell'agenzia delle Entrate, ai fini del controllo della legittimità della detrazione utilizzata dal contribuente, a definire i dati da indicare nella dichiarazione dei redditi. R RIMBORSI La richiesta di un rimborso d'imposta effettuata dai contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi può essere mutata in richiesta di compensazione, entro 120 giorni dalla presentazione della dichiarazione. Il contribuente, in sostanza, utiliz-zando una dichiarazione integrativa potrà esercitare l'opzione e in molti casi potrà trovare più conveniente spendere il credito maturato con il Fisco per compensare i suoi eventuali debiti. RIVALUTAZIONI Torna la rivalutazione per la rideterminazione del valore di acquisto delle partecipazioni non negoziate e dei terreni edi-ficabili e con destinazione agricola. Per i soggetti interessati ci sarà tempo fino al prossimo 1° luglio 2011.

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S SPESOMETRO Cade l'obbligo di inviare la comunicazione telematica da parte dei contribuenti per acquisti d'importo superiore a 3mila euro, nel caso in cui i pagamenti vengano effettuati con carte di credito, carte prepagate e bancomat. In ogni caso, alla luce della proroga già disposta dal direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera, il cosiddetto «spesometro» comin-cerà ad applicarsi a partire dal prossimo 1° luglio. In sostanza, artigiani e commercianti non dovranno più monitorare per conto del Fisco tutti i pagamenti già tecnicamente tracciati dall'amministrazione con i dati in possesso di istituti bancari e finanziari. Sembrerebbe invece restare l'obbligo di comunicazione al Fisco dei pagamenti effettuati con asse-gni bancari. SCHEDA CARBURANTI L'addio alle comunicazioni fiscali già note al Fisco con i mezzi di pagamento elettronico arriva anche nei distributori di benzina. Viene infatti abolito l'obbligo di compilazione della scheda carburante, nel caso in cui il contribuente utilizzi esclusivamente carte di credito, di debito o prepagate per effettuare il pieno. Un aggravio in meno soprattutto per i pro-fessionisti e le imprese con parco auto aziendale che fanno ricorso alla scheda carburanti per dedurre i costi dei veicoli strumentali all'attività svolta. T TERRENI EDIFICABILI Viene offerta l'opportunità di rideterminare il valore di acquisto dei terreni edificabili, attraverso il pagamento di un'im-posta sostitutiva. Si applicano le stesse regole di utilizzo in detrazione dell'imposta sostitutiva già descritte per la rivalu-tazione delle partecipazioni nel caso in cui i soggetti interessati abbiano già effettuato una precedente rideterminazione. Inoltre, così come per le partecipazioni, i soggetti che non effettuano la detrazione potranno chiedere il rimborso della imposta sostitutiva già pagata. Il termine di decadenza per la richiesta di rimborso decorre dalla data del versamento dell'intera imposta o della prima rata relativa all'ultima rideterminazione effettuata. L'importo del rimborso non può es-sere comunque superiore all'importo dovuto in base all'ultima rideterminazione del valore effettuata. U UNICA SCADENZA Si dispone la concentrazione in un'unica scadenza dei termini entro i quali gli enti pubblici devono effettuare i versa-menti fiscali con il modello di pagamento «F24 EP». In sostanza, anche per gli enti pubblici l'appuntamento con il mo-dello unico di versamento F24 viene fissato al 16 di ogni mese. Si tratta di una razionalizzazione, poiché le regole per i versamenti fiscali effettuati dagli enti pubblici sono ormai sparse in più provvedimenti, che fissano termini di scadenza dei versamenti differenti a seconda della tipologia di imposta da versare. V VERSAMENTI Se il termine di versamento cade di sabato o di giorno festivo, il versamento è considerato tempestivo se viene effettua-to il primo giorno lavorativo successivo. Rimangono invariati i termini di scadenza delle somme dovute a titolo di saldo e di acconto in base alle dichiarazioni annuali, nonché quelli per il pagamento dell'imposta sul valore aggiunto dovuta a titolo di acconto del versamento relativo al mese di dicembre. Le disposizioni introdotte dal decreto sviluppo si appli-cheranno a partire dal 1° luglio prossimo. Z ZERO BUROCRAZIA È l'obiettivo finale del decreto sviluppo, quello di ridurre drasticamente il complesso di oneri burocratici e amministra-tivi che pesano su imprese e cittadini, e che di fatto rappresentano un costo. Accesso in azienda con nuovi termini.

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Il decreto per lo sviluppo – L’edilizia privata

Permesso di costruire entro 90 giorni Al via il silenzio-assenso - Nelle città con oltre 100mila abitanti il termine sarà di 150 giorni

ROMA - Novanta giorni per avere il «permesso di costruire», quello che una volta si chiamava licenza edilizia; i giorni diventano 150 nelle città con più di 100mila abitanti o per pro-getti particolarmente com-plessi. Il silenzio-assenso scatta ora per gli interventi edilizi privati più pesanti dopo che la liberalizzazione negli ultimi anni aveva co-involto tutta l'edilizia mino-re con l'estensione della Dia (denuncia inizio attività) e della Scia (segnalazione certificata di inizio attività). Entro i termini previsti dal decreto legge per lo svilup-po varato ieri il cittadino dovrà avere una risposta chiara alla propria doman-da: un sì, un no oppure co-munque scatterà il silenzio-assenso. Il termine ordinario per il silenzio-assenso si po-trà allungare qualora siano necessarie le «interruzioni» previste in due casi: qualora il responsabile del procedi-mento richieda «modifiche di modesta entità» alla ri-chiesta originaria (l'interes-sato avrà 15 giorni di tempo per rispondere e integrare la documentazione) oppure qualora siano necessarie in-tegrazioni alla documenta-zione (in questo caso il ter-mine per il silenzio-assenso riparte dalla data in cui la documentazione viene pre-sentata). Ci potrà essere una sola interruzione del termi-

ne, quindi, non si andrà co-munque molto oltre i 90 giorni per i piccoli centri e i 150 per le città maggiori. Le opere interessate Vediamo, però, la "pratica" dall'inizio. Anzitutto per quali opere sia ancora obbligatorio il per-messo di costruire. Il testo unico per l'edilizia (Dpr 380/2001) ha risentito della liberalizzazione e le tipolo-gie per cui il permesso è an-cora obbligatorio sono solo tre: nuove costruzioni, ri-strutturazioni urbanistiche (si tratta di operazioni di trasformazione di intere porzioni di città come de-molizioni e ricostruzioni o riqualificazione di aree di-smesse), ristrutturazioni edi-lizie. Questa terza tipologia si articola però in sei varian-ti: frazionamento immobi-liare (aumento di unità im-mobiliari), aumento del vo-lume, modifica della sago-ma, variazione dei prospetti o modifica delle superfici, cambiamento di destinazio-ne d'uso per i soli centri sto-rici. Si aggiunga che molte regioni hanno spinto la libe-ralizzazione edilizia anche oltre gli standard nazionali e alcune di queste tipologie sono realizzabili con la co-siddetta Super-Dia. La do-manda Dovrà essere presen-tata allo sportello unico per l'edilizia del comune. Si do-vrà allegare anzitutto l'atte-stazione del titolo di legit-timazione a presentare la

domanda (per esempio il titolo di proprietà dell'im-mobile). Poi gli elaborati progettuali e altri documenti eventualmente previsti dal regolamento edilizio. Infine la dichiarazione di un pro-gettista abilitato che asseve-ri la conformità del progetto agli strumenti urbanistici approvati o adottati, ai rego-lamenti edilizi, alle norme di settore e in particolare alle norme antisismiche, di sicurezza, antincendio igie-nico-sanitarie, di efficienza energetica. L'iter Dopo dieci giorni lo sportello unico nomina un responsabile del procedimento. Entro sessan-ta giorni il responsabile del procedimento dovrà notifi-care una proposta di prov-vedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico - giu-ridica dell'intervento richie-sto. Questo termine diventa di 120 giorni nei comuni con oltre 100mila abitanti o per i progetti particolarmen-te complessi (devono essere definiti così dal responsabi-le del procedimento). Nei trenta giorni successivi alla presentazione della proposta di provvedimento, il re-sponsabile dovrà presentare il provvedimento definitivo. Qualora l'esito sia di rigetto, altri dieci giorni per moti-varlo. I vincoli sul bene Il silenzio-assenso non si ap-plica nel caso sull'immobile siano presenti vincoli am-

bientali, paesaggistici e cul-turali. In questi casi si segue una procedura diversa. Se il vincolo compete all'ammi-nistrazione comunale, il termine per il silenzio-assenso decorre a partire dal rilascio dell'atto di assenso. Ove tale atto «non sia favo-revole», decorso il termine per l'adozione del provve-dimento conclusivo del re-sponsabile del procedimen-to, si intende formato il si-lenzio-rifiuto. Un margine di dubbio resta qualora l'amministrazione titolare del vincolo non si esprima: decorre comunque il silen-zio-assenso? Dallo spirito della norma sembra di po-terlo escludere, dalla lettera no. L'altro caso è quello in cui la titolarità della salva-guardia del vincolo spetti a un'amministrazione diversa da quella comunale, per e-sempio alla Soprintendenza. In questo caso il responsabi-le del procedimento dovrà convocare una conferenza di servizi e acquisire lì il parere. Anche in questo ca-so l'esito «non favorevole» fa scattare il silenzio-rifiuto, mentre la mancata pronun-cia (o mancata partecipa-zione alla conferenza di servizi) non viene esplici-tamente prevista. [email protected] © RIPRODUZIONE RI-SERVATA

Giorgio Santilli

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Aree urbane degradate - Le norme valgono anche per negozi, ma-gazzini, edifici industriali

Nuovo piano casa al via fra 120 giorni

er l'edilizia privata non c'è soltanto il si-lenzio-assenso sul

permesso di costruire nel decreto legge per lo svilup-po varato ieri dal Consiglio dei ministri. Il Governo prova anche a rilanciare un nuovo piano straordinario di edilizia privata che somiglia al vecchio piano casa, ma in realtà è qualcosa di diverso. Primo, perché riguarderà solo aree urbane degradate e l'intervento dovrà essere or-ganico. Secondo, perché l'aumento delle volumetrie usato come premio per chi interviene riguarderà non soltanto le abitazioni (+20%) ma per la prima volta anche gli edifici non residenziali come negozi,

magazzini, edifici industria-li (+10%). Questo «piano città» resta però in stand by per 120 giorni. Una clausola che dovrebbe salvare la norma dal profilo di incosti-tuzionalità per aver invaso le competenze regionali. È previsto infatti che questi premi si applicheranno «de-corso il termine di 120 gior-ni dall'entrata in vigore del presente decreto» e «fino all'approvazione» di leggi regionali ad hoc. Le Regioni avranno cioè quattro mesi per sbarrare la strada alla norma qualora non vogliano che sia applicata sul loro territorio. Quattro saranno i premi che questo genere di intervento potrà concedere: riconoscimento di una vo-

lumetria aggiuntiva (questo è l'unico intervento che scatta automaticamente do-po 120 giorni anche in as-senza di legge regionale); delocalizzazione delle vo-lumetrie in aree diverse da quella degradata dove si in-terviene; cambiamenti di destinazione d'uso purché si tratti di «destinazioni tra loro compatibili e comple-mentari»; modifiche della sagoma necessarie per l'ar-monizzazione architettonica con gli organismi edilizi e-sistenti. Numerose altre semplificazioni sono conte-nute nel decreto legge. Per semplificare le procedure di trasferimento dei beni im-mobili, ad esempio, «la re-gistrazione dei contratti di

compravendita aventi ad oggetto immobili o comun-que diritti immobiliari as-sorbe l'obbligo» di denuncia alla pubblica sicurezza. Per semplificare l'accesso dei cittadini agli strumenti ur-banistici, gli elaborati tecni-ci allegati dovranno essere pubblicati sui siti delle am-ministrazioni comunali. Nei comuni che hanno procedu-to al coordinamento degli strumenti urbanistici setto-riali, la relazione acustica per gli interventi edilizi è sostituita dall'autocertifica-zione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

G. Sa.

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Decreto per lo sviluppo – Le regole per gli appalti

Gare più semplici per le Pmi Trattativa privata fino a 1 milione ed esclusione automatica per i maxi-ribassi - MISURE ANTICRISI - Prorogati fino al 2013 i requisiti più «morbidi» per entrare nel mercato, sei mesi di tempo in più per rifare i vecchi certificati

l pacchetto di misure per gli appalti contenuto nel decreto sviluppo

semplifica le gare soprattut-to per le piccole e medie imprese. Va in questa dire-zione, ad esempio, il rad-doppio della soglia per la trattativa privata che passa da 500mila euro a un milio-ne, con l'obbligo però di in-vitare almeno dieci concor-renti nella nuova fascia. Al-lo stesso modo con l'esclu-sione automatica delle of-ferte anomale che sale dall'attuale limite di un mi-lione alla soglia europea dei 4,8 milioni, si consente alle Pmi più sane una competi-zione non inquinata da ri-bassi insostenibili e, in defi-nitiva, più veloce. L'esclu-sione automatica dei maxi-ribassi – che il decreto am-mette fino al 2013 – do-vrebbe riportare alla norma-lità questa fascia di mercato oggi diventata una sorta di arena con centinaia di can-didati, che si sfidano a colpi di supersconti. Con l'esclu-sione automatica, invece, chi esagera con i ribassi viene tagliato fuori senza appello e la gara diventa an-che più veloce. La semplifi-cazione è piaciuta all'Ance:

in un comunicato i costrut-tori hanno apprezzato «la scelta di preferire all'utilizzo del cosiddetto massimo ri-basso, che favorisce le infil-trazioni della criminalità organizzata, metodi di gara alternativi, come l'esclusio-ne automatica delle offerte anomale». Negativo, invece, il giudizio dell'Ance sul tet-to massimo alle riserve del 20%: secondo il presidente, Paolo Buzzetti, «penalizza le imprese anche nel caso di evidenti carenze ed errori nelle fasi progettuali». Quello contenuta nel decre-to sviluppo è in realtà una vera e propria riforma di vasta portata – la quarta dal 2006 – del Codice degli ap-palti. Fatta di tre assi por-tanti: il primo è un «taglian-do» al Codice che comporta di fatto alcune semplifica-zioni, come appunto l'esclu-sione automatica, i modelli standard di bandi e la revi-sione delle cause di esclu-sione dalle gare. Il secondo asse è quello più duro da far digerire ai costruttori e ri-guarda appunto la compres-sione dei possibili sfora-menti. La linea del rigore impostata da Tremonti è stata confermata senza o-

scillazioni dal Consiglio dei ministri di ieri. Dunque via libera senza modifiche, ad esempio, al nuovo tetto alle opere compensative, che passa dal 5 al 2% e com-prende anche le opere di mi-tigazione ambientale. La soglia si applica da subito a tutti i progetti preliminari non ancora approvati e an-che a tutte le infrastrutture non strategiche. Oltre al tet-to del 20% alle riserve criti-cato dall'Ance, Tremonti è poi riuscito anche a ridurre le somme a disposizione per le varianti, che perdono il 50% dei risparmi ottenuti dai ribassi. Falliti anche gli ultimi tentativi di mediazio-ne per lasciare intatti gli in-dennizzi sugli aumenti ec-cezionali dei materiali da costruzione: la percentuale che di anno in anno viene riconosciuta (e che sconta già una franchigia del 10% sull'aumento) viene dimez-zata. C'è poi un terzo filone, con significative misure an-ti–crisi: la più importante è la proroga per altri due anni, fino al 2013, dei requisiti più morbidi per entrare nel mercato. In altre parole per abilitarsi nelle gare non si dovrà per forza ricorrere

agli ultimi cinque bilanci, funestati dalla crisi. In al-ternativa, si potrà guardare più indietro e cercare i mi-gliori cinque bilanci degli ultimi dieci anni. Stessa fa-cilitazione anche per archi-tetti, ingegneri e società di ingegneria che potranno e-sibire i migliori tre anni dell'ultimo decennio. Infine una proroga, anche questa molto attesa sia dalle impre-se che dalle amministrazio-ni. Tra le norme inserite ieri in corsa nel decreto c'è ap-punto lo spostamento di sei mesi, fino a giugno 2012, del termine per rifare da ca-po i vecchi certificati lavori relativi alle dieci categorie che il Regolamento modifi-ca. Intanto il ministro Mat-teoli si è impegnato a stu-diare una soluzione: il ri-schio è che si debba mettere mano a 150mila vecchi cer-tificati (stime dell'Autorità contratti) alcuni firmati dai funzionari pubblici anche dieci anni fa e ormai prati-camente seppelliti chissà dove. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Valeria Uva

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Le novità per il settore SEMPLIFICAZIONE

01|TRATTATIVA PRIVATA Passa da 500mila euro a un milione (1,5 per i beni culturali) il limite per le chiamate dirette senza bando. L'affidamento sarà più rapido. 02|ESCLUSIONE DAGLI APPALTI Ristretto e definito con precisione l'elenco di tutte le violazioni che bloccano l'accesso al mercato. Niente più esclusione automatica per multe non pagate o per false dichiarazioni rese senza dolo o colpa grave. 03|CAPITALI PRIVATI Ammesse anche proposte di privati su opere pubbliche non previste dall'amministrazione. In questo caso il privato ha la precedenza sulle altre offerte spuntate in gara. Si allarga l'area di intervento del capitale privato. 04|BANDI TIPO Saranno preparati dei modelli standard per i requisiti di gara e sarà ammessa l'autocertificazione

RIDUZIONE DEI COSTI 01|OPERE COMPENSATIVE Ammesse solo quelle strettamente connesse all'opera. Il totale degli interventi (comprese le opere di mitigazione am-bientale) scende dal 5 al 2%. Il tetto si applica anche alle infrastrutture non strategiche. 02|RISERVE Non più ammesse oltre il 20% dell'importo del contratto. Vietate se il progetto è stato validato. 03|INDENNIZZI PER IL CARO MATERIALI Dimezzata la percentuale di indennizzo riconosciuta ogni anno per aumenti eccezionali oltre il 10%. 04|VARIANTI Decurtate le somme a disposizione per pagare le varianti in corso d'opera Per le opere strategiche le varianti non posso-no comportare aumenti di costo. 05|LITE TEMERARIA Sanzione di 4mila euro decisa dal giudice per ricorsi pretestuosi o su casi con orientamenti consolidati.

MISURE ANTI CRISI 01|ACCESSO PIÙ FACILE AGLI APPALTI Fino al 2013 i costruttori potranno qualificarsi utilizzando i bilanci dei cinque migliori anni dell'ultimo decennio. Per architetti e ingegneri richiesti tre anni del decennio. 02|ESCLUSIONE AUTOMATICA DELLE OFFERTE ANOMALE Sale da un milione a 4,8 la soglia entro cui si può eliminare subito dalla gara chi fa sconti eccessivi. 03|CERTIFICATI DEI LAVORI SVOLTI Proroga di sei mesi della validità dei certificati lavori per le numerose categorie che il Regolamento appalti ha modifica-to.

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Spiagge ai privati per 90 anni, edifici nel rispetto dei vincoli LA POLEMICA - Tremonti: non c'è alcuna vendita, gli arenili restano pubblici. Le associazioni ambientaliste attaccano: «Una catastrofe»

ROMA - Il Governo spera di far fruttare gli oltre 7.400 chilometri di coste italiane con tre mosse: attribuzione ai privati del diritto di su-perficie sulle spiagge per 90 anni; costituzione dei di-stretti turistico-balneari a burocrazia zero; semplifica-zioni per la nautica da di-porto. La novità più rilevan-te – e più avversata dalla associazioni ambientaliste che ieri hanno parlato di «catastrofe» (Italia nostra) e «pericolo lungo un secolo (Wwf) laddove Fiba-Confesercenti vi ha ravvisa-to una «positiva novità» – è sicuramente la prima. L'ar-ticolo 3 del decreto sviluppo approvato dal Consiglio dei ministri di ieri permette a un qualsiasi cittadino di ottene-re un diritto di superficie di durata novantennale lungo una porzione di costa. Che si estende sulle costruzioni, ad esempio stabilimenti o gazebi, già esistenti. A patto di rispettare i vincoli di ur-banistica, ambiente ed edili-zia, chi lo otterrà potrà an-che edificare nuove strutture o abbattere e ricostruire quelle esistenti. Fermo re-

stando che ne otterrà solo il diritto di superficie e non la proprietà. Per poter accede-re alle concessioni bisogne-rà «essere in regola con il fisco e la previdenza», ha spiegato in conferenza stampa il ministro dell'Eco-nomia, Giulio Tremonti che ha ribadito come non ci sia nessuna in atto nessuna vendita perché gli arenili resteranno pubblici. I requi-siti imposti dal Dl sono tre: il pagamento di un corri-spettivo annuo fissato dall'Agenzia del demanio su valori di mercato; l'accata-stamento delle eventuali co-struzioni fantasma preesi-stenti; la congruità (se il be-neficiario è un'impresa) agli studi di settori che verranno appositamente creati e la regolarità dei pagamenti contributivi. Il fine esplicito della norma è «incrementare l'efficienza del sistema turi-stico italiano». Che signifi-ca innanzitutto aumentare i proventi delle concessioni balneari, stimati attualmente in 103 milioni di euro. Gli introiti dei diritti di superfi-cie saranno riscossi dalle Entrate e destinate a un con-

tenitore ad hoc istituito a via XX settembre. Ogni anno l'Economia stabilirà come ripartirle tra i quattro desti-natari individuati dal testo: Erario, Regioni, Comuni e distretti turistico - alber-ghieri. Questi ultimi sono la seconda grossa novità intro-dotta dall'articolo 3. Potran-no essere costituiti tra le imprese alberghiere già esi-stenti sulla costa e negli ambiti delimitati dal Dema-nio. Nei loro confronti si applicheranno tutte le age-volazioni fiscali e ammini-strative previste per i di-stretti e le reti di impresa. Costituiranno automatica-mente «zone a burocrazia zero» sulla falsariga di quel-le previste dalla manovra estiva di un anno per il Mezzogiorno ma mai attua-te. Insieme ai distretti na-sceranno degli sportelli uni-ci per coordinare le attività sul territorio di agenzie fi-scali e Inps. Inclusi i con-trolli tributari e previdenzia-li. Le aziende interessate potranno rivolgersi a tali strutture, come recita il te-sto, «per la risoluzione di qualunque questione di

competenza propria di tali enti, nonché presentare ri-chieste ed istanze, nonché ricevere i provvedimenti conclusivi dei relativi pro-cedimenti, rivolte ad una qualsiasi altra amministra-zione statale». Attraverso una serie di modifiche al codice della navigazione il decreto punta inoltre ad aumentare i posti barca at-traverso la realizzazione di pontili galleggianti che non saranno più sottoposti al ri-lascio dei permessi di co-struzione. E sempre per in-centivare la nautica da di-porto arrivano la facilitazio-ne della registrazione per il noleggio e la locazione dei grandi yacht, la possibilità di utilizzare le aree portuali dismesse per realizzare moli ed approdi turistici, la sem-plificazione delle procedure di concessione per i porti turistici e del trasporto delle barche come veicoli ecce-zionali. © RIPRODUZIO-NE RISERVATA

Eugenio Bruno

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Via libera del Cipe - Dal ministero delle Infrastrutture 298 milioni, due miliardi arriveranno dai fondi privati

Social housing da 2,7 miliardi PRIMA TRANCHE - Programma da 15mila alloggi economici in 15 regioni. Dalla riunione di ieri risorse al Mose e parere positivo sulla Brebemi

uasi 300 milioni sta-tali hanno fruttato ol-tre 15mila alloggi e-

conomici, per un volume di investimenti di oltre 2,7 mi-liardi in totale. L'approva-zione della prima, corposa, tranche del piano di social housing è il pezzo forte del super Cipe di ieri, dove fi-gurano molti investimenti in infrastrutture, con assegna-zioni sia a opere specifiche (Brebemi, Tirrenica, Mose), sia a stazioni appaltanti (A-nas e Rfi). I 298,6 milioni messi sul piatto dal ministe-ro delle Infrastrutture rap-presentano l'80% dei 377,8 milioni assegnati ai pro-grammi regionali previsti dal piano casa. La tranche approvata ieri include i pro-grammi di 15 Regioni. Re-stano fuori il Lazio (che ha inviato il suo programma al ministero solo lo scorso 4 maggio), Friuli Venezia Giulia, Calabria, Abruzzo e Valle d'Aosta. All'appello mancherebbe anche la Pro-vincia di Bolzano, titolare di 6 milioni statali. L'Ente sembra però orientato a non partecipare al programma e a restituire i fondi assegnati. Le risorse statali hanno atti-

vato un cofinanziamento di 440 milioni di Regioni, Comuni e aziende casa. Ma la vera primadonna è l'im-prenditoria privata. Sui 2,7 miliardi di investimenti to-tali, ben 2 miliardi arrive-ranno da imprese, coop e finanziatori che hanno con-corso in quasi in tutte le Regioni. La massima parte-cipazione si è registrata in Liguria (155 milioni), Pie-monte (112 mln), Sicilia (99 mln) ma il record spetta alla Campania, con un 1,4 mi-liardi, tutti privati. Il cofi-nanziamento privato si spiega con la possibilità di integrare i programmi edili-zi economici con iniziative immobiliari di ampio respi-ro, rivolte al mercato libero, con residenze, negozi, uffi-ci, parcheggi e altro ancora. In questa prospettiva, il pia-no casa potrebbe stimolare la riqualificazione urbana su vasta scala. Oltre al primato dell'investimento privato, la Campania ha anche quello del numero di alloggi (7.059), quasi la metà del-l'intero programma. Dopo il Cipe serve l'ok in conferen-za unificata e l'approvazione dei programmi con Dpcm.

«L'apertura dei cantieri per costruzioni e ristrutturazio-ni, sostenuto da questa mi-sura, assieme alle altre con-tenute nel cosiddetto "Piano casa" (di edilizia privata, ndr), contribuirà al rilancio del settore edile in Italia, particolarmente colpito ne-gli ultimi anni dalla crisi economica e finanziaria», si legge in una nota del Cipe. Dei 15.209 alloggi previsti, 9.200 saranno venduti (6.054 con la formula a ri-scatto dopo 10 anni e 3.146 a prezzo convenzionato) e 6.009 saranno in affitto ( 3.782 in permanenza e 2.227 a 25 anni). Assortito anche il pacchetto infra-strutture che ha ricevuto l'ok del Cipe. Il Mose di Vene-zia incassa 106 milioni di euro (ricavati dalla revoca dei mutui), che rappresenta l'ottava tranche di finanzia-menti statali. Contestual-mente il Cipe ha preso atto del progetto di un terminal off shore per evitare il traf-fico petrolifero in laguna. È legato al traffico portuale anche il progetto definitivo del raccordo stradale di ac-cesso al porto di Genova-Voltri, che vale 35 milioni,

approvato dal Cipe. Ok an-che all'affidamento in con-cessione del collegamento tra il porto di Ancona e la A14, che consentirà 480 mi-lioni di investimenti privati. Importanti anche l'approva-zione del progetto definitivo del tratto Tarquinia-Civitavecchia dell'autostra-da Tirrenica e il parere posi-tivo all'autostrada Brebemi (secondo atto aggiuntivo della convenzione). Questa iniziativa privata si avvarrà della partecipazione finan-ziaria della Cassa depositi e prestiti. Aggiornata poi la convenzione relativa all'au-tostrada Brescia-Padova. Iniezione di cassa per Anas e Rfi, che ricevono, rispetti-vamente, 330 e 240 milioni per «soddisfare le necessità manutentive in campo sia stradale sia ferroviario». Pa-rere positivo, infine, sul Contratto di programma 2011 di Anas. In ambito lo-cale, il Cipe ha sbloccato 214 milioni per il primo lot-to del metrò di Bologna. © RIPRODUZIONE RISER-VATA

Massimo Frontera

Q

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.8

Servizi idrici - L'agenzia definirà i livelli minimi di qualità Via all'autorità per l'acqua: ora il referendum è a rischio ROMA - Nel decreto legge sviluppo trova posto anche la nuova Autorità per l'ac-qua. Alla fine ha vinto il ministro dell'ambiente, Ste-fania Prestigiacomo, che ha cantato vittoria dopo aver ottenuto che a svolgere le funzioni di regolazione, an-che tariffaria, sarà l'attuale commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse i-driche (Conviri) opportu-namente riformata. L'orga-nismo sarà autonomo, di nomina parlamentare con maggioranza qualificata dei 2/3, e raccoglierà amplian-dola e perfezionandola l'e-redità della Commissione Conviri che, dice Prestigia-como, «finora ha ben opera-to presso il ministero dell'Ambiente». Ci sarà ora da capire il destino dei que-

siti referendari sull'acqua sui quali si andrà a votare il 12 e 13 giugno. Per Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, non ci sono dubbi: il referendum non è «superato legalmente ma lo sarà nei fatti». «I referen-dum si faranno lo stesso no-nostante i ladri di democra-zia siano tornati in azione» ha commentato invece il presidente Vei verdi, Ange-lo Bonelli. A decidere sarà naturalmente la Cassazione. Intanto il ministro dell'Am-biente esprime soddisfazio-ne per la decisione del con-siglio dei ministri di ieri: «L'istituzione dell'autorità per l'acqua, nell'ambito del decreto sviluppo rappresen-ta un grande traguardo a di-fesa di tutti i cittadini e del-

la risorsa-acqua». «In un sistema moderno di gover-nance delle risorse idriche in cui la proprietà del bene-acqua resta inequivocabil-mente pubblica e dove, già da anni, operano e opere-ranno sempre più i privati, anche con aziende quotate in borsa – ha spiegato Ste-fania Prestigiacomo – era necessario completare la riforma creando un organi-smo di controllo forte. Ci saranno più garanzie per cittadini e per l'ambiente, più poteri regolatori sulle tariffe e sanzionatori per perseguire ogni possibile abuso. Essenziale anche l'autonomia da altri organi-smi similari, perché la ge-stione dell'acqua non è solo una questione di mercato, ma deve coniugare, anche

culturalmente, l'aspetto eco-nomico e l'aspetto ambien-tale, entrambi fondamentali e meritevoli di tutele speci-fiche”. Positivo anche il commento di Federutility, la federazione che riunisce il 95% dei gestori di acque-dotti, fognature e depura-zione (che insieme forni-scono acqua a circa il 75% della popolazione). «In atte-sa di prendere visione del testo definitivo, c'è soddi-sfazione per la definizione di una autorità di regolazio-ne del settore idrico, che come federazione chiede-vamo da molto tempo» ha detto il presidente Roberto Bazzano. © RIPRODU-ZIONE RISERVATA

I REFERENDUM I quesiti Il 12 e 13 giugno si voterà su quattro referendum promossi dall'Italia dei valori. Due quesiti riguardano l'acqua: uno sul-la cosiddetta "privatizzazione", l'altro sui "profitti" legati alla commercializzazione della risorsa. Nel dettaglio, con il primo quesito si chiede l'abrogazione dell'articolo 23 bis (dodici commi) della Legge n. 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Il secondo quesito propone «l'abrogazione dell'art.154 del Decreto legislativo n. 152/2006 (il cosiddetto Codice dell'ambiente), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata tenendo conto dell'«adeguatezza della remunerazione del capitale investito». L'autorità Il decreto sviluppo istituisce l'Agenzia nazionale per la regolazione e la vigilanza in materia di acqua, organismo indi-pendente a tutela dei cittadini utenti, con compiti di regolazione del mercato nel settore delle acque pubbliche e di ge-stione del servizio pubblico locale idrico integrato».

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.10

Il decreto per lo sviluppo – Innovazione e formazione

Sì al blocca-ricorsi per i supplenti

ROMA - Approda alla ver-sione finale del Dl sviluppo il blocca ricorsi per i precari della scuola, per fermare l'ondata di contenzioso dopo le sentenze che avevano ri-conosciuto ai titolari di in-carichi annuali per un trien-nio il diritto all'indennizzo (Genova) e addirittura la stabilizzazione (Siena). Sempre sui precari, viene confermato l'avvio di un pi-ano triennale di assunzioni a tempo indeterminato per docenti, educatori e Ata. Numeri e scansione del pia-no saranno decisi in una sessione di negoziati ad hoc, e dovranno rispettare il «cri-terio di invarianza finanzia-ria» agganciando i nuovi ingressi ai posti vacanti e liberati dai pensionamenti: a oggi, precisa però il mini-stero, i posti vacanti sono 67mila, di cui 30mila inse-gnanti. Nel testo finale tro-vano spazio anche le norme

sull'aggiornamento trienna-le, e non più biennale, delle graduatorie e quelle che bloccano per cinque anni (invece di tre) la possibilità per chi viene immesso in ruolo di spostarsi in un'altra provincia. Queste regole si aggiungono, dunque, agli ultimi interventi portati con il decreto ministeriale (an-cora non pubblicato in «Gazzetta Ufficiale») in cui si prevede la possibilità di assegnazione in una provin-cia diversa da quella origi-naria con inserimento a pet-tine, cioè mantenendo il punteggio maturato, e non in coda. Positive le reazioni sindacali al piano di assun-zioni, compresa la Cgil-Flc che parla di un «primo pas-so» ma aggiunge che i posti vacanti a suo giudizio sono 100mila e non i 65mila an-nunciati dal Governo. Il blocca-ricorsi nasce per stoppare le richieste di in-

dennizzo o stabilizzazione da parte dei precari che ne-gli anni scorsi hanno ricevu-to più incarichi annuali. Il tema è esploso dopo la sen-tenza con cui il Tribunale di Genova, a fine marzo, ave-va condannato il ministero a risarcire con una somma pari a 15 mesi di stipendio più gli interessi un gruppo di supplenti; l'anno scorso il Tribunale di Siena (sentenza 699 del 27 settembre 2010) aveva invece imposto la stabilizzazione dei precari che avevano fatto ricorso. Le due sentenze si fondava-no sul presupposto che le norme europee sui contratti a tempo determinato, rece-pite da noi con il Dlgs 368/2001, siano "più forti" della disciplina speciale per la scuola, scritta nella legge 124/1999, che prevede la possibilità di più incarichi annuali e lega la possibilità di stabilizzazione alla sola

immissione in ruolo sulla base delle graduatorie e dei posti vacanti. Per evitare che i due precedenti aprano una breccia negli organici, il decreto sviluppo tenta una doppia mossa: introdurre un'esclusione espressa dalla disciplina del Dlgs 368/2001 dei contratti a tempo determinato a docenti e personale tecnico, e raf-forzare la legge speciale del 1999. Quest'ultimo aspetto è affrontato da una norma in-terpretativa, in base alla quale la legge speciale (arti-colo 4, comma 14-bis della legge 124/1999) va letta nel senso che le supplenze non possono «in alcun caso» trasformarsi in posti fissi e far maturare anzianità retri-butiva prima dell'immissio-ne in ruolo. © RIPRODU-ZIONE RISERVATA

G. Tr.

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.11

Occupazione - L'incentivo riguarda i lavoratori svantaggiati

Le assunzioni al Sud detassate al 50 per cento

l decreto per lo sviluppo varato ieri dal Consiglio dei ministri introduce

per le imprese un nuovo credito d'imposta per coloro che, incrementando la base occupazionale, assumono nuovi dipendenti a tempo indeterminato nel Mezzo-giorno. L'incentivo, però, rispetto al passato, richiede più stringenti requisiti sog-gettivi che, di fatto, ne limi-tano la fruibilità. Questi re-quisiti sono stati introdotti dal nostro legislatore, per rispettare in modo puntuale le regole comunitarie sugli aiuti di Stato al fine di evi-tare nuove sorprese di infra-zione da parte delle autorità di Bruxelles. Il credito d'imposta scatta per ogni nuovo lavoratore assunto nelle Regioni del Mezzo-giorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Molise, Sardegna e Sicilia) entro 12 mesi dall'entrata in vigore dello stesso Decreto, a condizione che i lavoratori

siano considerati, ai sensi del Regolamento 800/2008/CE, appartenenti alle categorie degli "svan-taggiati" o dei "molto svan-taggiati". Nel caso di assun-zione di dipendenti "svan-taggiati" (vale a dire lavora-tori privi di impiego rego-larmente retribuito da alme-no sei mesi ovvero privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, ovvero che abbiano supera-to i 50 anni, ovvero che vi-vano soli con una o più per-sone a carico, ovvero occu-pati in professioni o settori con elevato tasso di dispari-tà uomo-donna, ovvero membri di una minoranza nazionale) il credito d'impo-sta spetta nella misura del 50% dei costi salariali so-stenuti nei 12 mesi succes-sivi all'assunzione. Nel caso di assunzione di dipendenti "molto svantaggiati" (vale a dire lavoratori privi di lavo-ro da almeno 24 mesi) il credito d'imposta spetta nel-

la misura del 50% dei costi salariali sostenuti nei 24 mesi successivi all'assun-zione. L'incentivo spetta in riferimento a un ben deter-minato incremento occupa-zionale che è calcolato sulla base della differenza tra il numero dei lavoratori con contratto a tempo indeter-minato rilevato in ciascun mese e il numero dei lavora-tori con contratto a tempo indeterminato mediamente occupati nei 12 mesi prece-denti all'anno dall'entrata in vigore del decreto. L'incre-mento della base occupa-zionale deve tener conto delle diminuzioni occupa-zionali che si sono verifica-te in imprese controllate o collegate o facenti capo, an-che per interposta persona, allo stesso soggetto. La fruizione del beneficio vie-ne meno: se il numero com-plessivo di dipendenti è in-feriore o pari a quello annu-ale di riferimento; o se i po-sti di lavoro creati non sono

conservati per un periodo minimo di 3 anni (ovvero di 2 anni per le Pmi); o se nei confronti dell'impresa ven-gono definitivamente accer-tate violazioni fiscali o con-tributive in materia di lavo-ro dipendente non formali, per le quali sono state irro-gate sanzioni di importo non inferiore a 5.000 euro, ovvero violazioni sulla normativa sulla salute e sul-la sicurezza dei lavoratori ovvero siano emanati dalla magistratura contro il datore di lavoro provvedimenti de-finitivi per condotta antisin-dacale. Il credito di imposta va indicato nella dichiara-zione dei redditi e può esse-re utilizzato esclusivamente in compensazione entro tre anni dalla data di assunzio-ne. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Benedetto Santacroce

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06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.13

Decreto per lo sviluppo – Le misure per la famiglia

In cerca del mutuo «sicuro» Via alla rinegoziazione automatica della rata per i meno abbienti - IL DILEMMA - Chi sceglie di passare dal variabile al fisso deve mette-re in conto un onere mensile più elevato per 2-3 anni

rasformare il mutuo da variabile a fisso. La tentazione è forte

per i risparmiatori di questi tempi in cui si torna con in-sistenza a parlare di aumenti del tasso Euribor e quindi delle rate dei prestiti indi-cizzati. Finora le possibilità di cambiare prestito «in cor-sa» erano legate alla volontà della banca, che poteva de-cidere se accogliere o meno la richiesta del cliente e so-prattutto quale nuovo tasso applicare. Da ieri la rinego-ziazione è diventata invece automatica, almeno per le famiglie meno abbienti con un indicatore della situazio-ne economica (Isee) non superiore a 30mila euro e che non sono in ritardo con i pagamenti. Nel Decreto Sviluppo è contenuta infatti una norma che permette fi-no al 31 dicembre 2012 a quanti hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile di importo non superiore a 150mila euro di ottenere la trasformazione in fisso presso la propria banca. Non solo, il passaggio dovrà avvenire a un tasso ben pre-ciso: si applicherà infatti l'Irs (a 10 anni oppure, se inferiore, quello legato alla durata residua del finanzia-

mento) maggiorato dello stesso spread praticato in origine sull'Euribor. La norma è stata salutata con favore dall'Associazione bancaria italiana (Abi) che, come si legge in una nota, già da tempo aveva segnala-to la preoccupazione per l'eccessivo ricorso a mutui variabili in vista di possibili cambiamenti dello scenario dei tassi. C'è da pensare tut-tavia che molte banche non saranno particolarmente fe-lici per la novità, che le ob-bliga a concedere una rine-goziazione e a praticare condizioni che altrimenti non avrebbero probabilmen-te offerto. Il livello del tasso Irs a 10 anni (ieri al 3,60%) è infatti generalmente infe-riore a quello delle scadenze successive (15, 20, 30 anni), ma è soprattutto la questio-ne dello spread (cioè del ri-carico applicato sul tasso base per remunerare il ri-schio) a far storcere il naso agli istituti italiani: come rilevato anche da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, quelli attualmente praticati sono in media del 50% superiori a quelli che si potevano spun-tare soltanto 2 o 3 anni fa e chi si presenta oggi a chie-dere una rinegoziazione o

una surroga difficilmente ottiene lo stesso valore. Re-sta da verificare quale possa essere la reale portata della misura: le associazioni dei consumatori lamentano che il limite reddituale dei 30mila euro (quello peraltro generalmente utilizzato per individuare le famiglie bi-sognose, e anche per il Fon-do di solidarietà che per-mette la sospensione delle rate) sia eccessivamente pe-nalizzante. «Significa aiuta-re un numero molto limitato di famiglie», osserva Pietro Giordano, segretario gene-rale Adiconsum, che sotto-linea anche come tuttora non sia chiaro «se la rinego-ziazione comporterà costi per i mutuatari». Altra que-stione da valutare è la reale convenienza ad effettuare il passaggio da tasso variabile a fisso: è vero che le rate dei primi sono destinate a cre-scere perché gli Euribor se-guiranno le mosse della Banca centrale europea (si prevedono due rialzi per complessivi 50 punti base da qui a fine anno). Ma è anche vero che gli Irs sono mediamente più elevati del 2-2,5% e chi chiede la rine-goziazione deve mettere in conto una rata più elevata

per i prossimi due o tre an-ni: molte famiglie, special-mente quelle più in difficol-tà, alle quali è principal-mente rivolta la misura, non potranno permetterselo. Per la verità il Decreto Sviluppo offre anche la possibilità di concordare l'allungamento del piano di rimborso per un periodo massimo di 5 anni, a patto che la durata residua del mutuo all'atto della ri-negoziazione non superi i 25 anni. In questo modo il finanziamento diventerà più oneroso nel complesso (si pagheranno maggiori inte-ressi), ma il costo sarà dilui-to più a lungo con l'effetto di ridurre la singola rata. Il problema, sotto questo a-spetto, è che in determinate situazioni (come si vede ne-gli esempi grafici a fianco) non sarà comunque possibi-le raggiungere l'importo del-la rata originaria neanche allungando di 5 anni il pre-stito. In altri casi, neppure tanto limite, l'allungamento non sarà addirittura possibi-le perché la durata residua supera già i 25 anni. © RI-PRODUZIONE RISER-VATA

Maximilian Cellino

T

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.13

Online i referti medici e i pagamenti alla sanità SALTO NEL FUTURO - Ospedali e Asl avranno sei mesi per appli-care le novità che devono essere realizzate senza oneri aggiuntivi

ROMA - Più che una pro-messa è una scommessa: effettuare online qualsiasi transazione finanziaria della sanità pubblica con i citta-dini e le imprese. E allora il Governo accelera i tempi e impegna da subito asl e o-spedali a consentire il pa-gamento online dei ticket e a consegnare ai pazienti tut-ti i referti medici via web, posta elettronica certificata e qualsiasi «forma digitale» possibile. E tutto dovrà av-venire quasi a rotta di collo: si dovrà partire in tutta Italia entro sei mesi. Appena cen-tottanta giorni per uscire dall'era geologica della carta e delle code, che soprattutto da Roma in giù sono prati-camente la sola realtà con la quale devono scontrarsi i pazienti. Questa la scom-messa lanciata con la bozza del «decreto sviluppo» esa-minata ieri dal Consiglio dei ministri sotto l'impulso in prima persona del ministro Renato Brunetta, al quale naturalmente non è stato

estraneo il suo collega alla Salute, Ferruccio Fazio. Con l'obiettivo dichiarato di «facilitare e semplificare» i rapporti degli italiani col Ssn e di «accelerare il per-corso di razionalizzazione e dematerializzazione» delle procedure amministrative delle aziende sanitarie pub-bliche. La carta delle dispo-sizioni tecniche di attuazio-ne dei servizi online sarà affidata a un decreto del presidente del Consiglio dei ministri – proposto dai mi-nisteri dell'Innovazione e della Salute, concertato con l'Economia e garantito dal-l'Authority per la privacy – che dovrà essere approvato entro novanta giorni dalla conversione in legge del «decreto sviluppo». Asl e ospedali avranno a loro vol-ta 90 giorni di tempo per applicarlo e mettere davvero a disposizione dei cittadini i servizi di pagamento (ticket e prestazioni varie) online e la consegna dei referti me-dici in forma digitale, la-

sciando intatto il diritto dei pazienti di ottenere «anche a domicilio» la copia su car-ta del referto medico adotta-to in forma elettronica. Un salto nel futuro, quello pro-posto dal Governo. Che del resto nella relazione allegata al decreto legge approvato ieri, non si nasconde affatto la sfida che ha davanti e che impone alla sanità pubblica sul territorio di affrontare di petto. E di farlo, tra l'altro, «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica», che certo Tre-monti non avrebbe gradito e neppure ammesso. Ma die-tro cui magari ora Regioni e asl cominceranno a farsi scudo. I numeri del Gover-no dicono che almeno un terzo delle 240 aziende sa-nitarie pubbliche presentano un tasso di innovazione di-gitale «abbastanza arretra-to», soprattutto perché man-cano linee guida e percorsi di innovazione condivisi. In periferia, insomma, spesso non si naviga online. E la

webmania per dare servizi è tutt'altro che una mania. E questo nonostante la salute elettronica sia la vera fron-tiera in tutto il mondo. Uno studio di Confindustria ha calcolato che con l'e-health a regime il Ssn risparmie-rebbe 12 miliardi, il 9% del budget annuo. Ma gli inve-stimenti in Ict in sanità, se-condo un recentissimo stu-dio del Politecnico di Mila-no, sono «solo» di 920 mi-lioni, concentrati per l'80% al Nord con una spesa pro-capite di 21 euro contro ap-pena 9 euro a testa al Sud. Per non dire della carenza di informazioni sui propri siti (quando li hanno) di asl e ospedali del Sud. Una ra-gione in più, per il Governo, per promettere proprio pri-ma delle elezioni una spal-lata al vecchio che non muore mai. © RIPRODU-ZIONE RISERVATA

Roberto Turno

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.13

Il ministro Brunetta: «Una rivoluzione per i cittadini»

Riunite in un unico documento carta d'identità e tessera sanitaria

arta d'identità e tes-sera sanitaria in un unico supporto. È

questa la novità che il mini-stro della Pa, Renato Bru-netta, definisce «una rivolu-zione per tutti i cittadini, l'inizio della digitalizzazio-ne del sistema paese». Per alleggerire il portadocumen-ti, però, bisognerà aspettare ancora, perché sarà un de-creto ministeriale a dettare – entro tre mesi – le modalità tecniche di attuazione della norma. Il processo di emis-sione della carta di identità elettronica (Cie) è finalizza-to a semplificare l'intero si-stema del rilascio e a ridurre

i costi, sfruttando le poten-zialità offerte dal sistema già esistente di interconnes-sione anagrafica tra i comu-ni e il centro nazionale ser-vizi demografici del mini-stero dell'Interno. La nuova carta d'identità (che poi car-ta non è) è stata introdotta a partire dal 1° gennaio 2006: il Dl sviluppo appena ap-provato affida al ministero dell'Interno l'emissione, per semplificarne il procedi-mento di rilascio. In attesa che il documento di identità e quello sanitario vengano fusi in un'unica tessera, la Carta nazionale dei servizi contenente la tessera sanita-

ria continuerà a essere e-messa dal ministero dell'E-conomia. Il decreto legge modifica anche alcune nor-me legate ai minori: in par-ticolare, viene soppresso il limite di età di rilascio della carta d'identità (attualmente fissato in 15 anni). Per i bambini al di sotto dei tre anni, però, il documento a-vrà una validità limitata a tre anni. Dai tre ai 18 anni, invece, la carta durerà cin-que anni. Per i maggiorenni, invece, passeranno dieci anni prima di doverlo rin-novare. Inoltre, per i bam-bini al di sotto dei dodici anni l'emissione della carta

non sarà soggetta al rileva-mento delle impronte digita-li. Il testo disciplina anche le regole sull'espatrio dei minori di 14 anni: potranno viaggiare con la carta d'i-dentità elettronica solo se accompagnati da uno dei genitori, oppure se il tutore dichiari in un documento il nome della persona o della compagnia di trasporto a cui il bambino è affidato. © RI-PRODUZIONE RISER-VATA

Francesca Milano

C

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.19

Federalismo - Il decreto passa con l'astensione del Terzo polo

Disco verde in bicamerale alla riforma dei fondi Fas

attuazione del puz-zle federalista si arricchisce del se-

sto tassello. La bicamerale ha approvato ieri il parere di maggioranza sul decreto che ridisegna l'uso degli «inter-venti speciali» con cui ri-muovere gli «squilibri eco-nomici, sociali, istituzionali e amministrativi del Paese». Decisiva è stata l'astensione dei quattro componenti del Terzo polo mentre Pd e Idv sono rimasti fermi sul no, mentre la Lega ha detto sì. Il Carroccio ha manifestato il suo dissenso sul provve-dimento messo a punto dal ministro degli Affari regio-nali, Raffaele Fitto, e desti-nato soprattutto al Mezzo-giorno, astenendosi su un emendamento di Linda Lanzillotta (Api) che colle-ga la programmazione delle risorse per gli interventi

speciali al Def. Proprio il link con il Documento di economia e finanza è uno dei motivi che ha convinto i centristi ad astenersi. Tra le modifiche inserite al fotofi-nish nel parere redatto da Anna Maria Bernini (Pdl) e avallate da Fitto spicca la previsione che sia il Def a determinare «all'inizio del ciclo di programmazione dei fondi europei, in rela-zione alle previsioni macro-economiche e di finanza pubblica e coerentemente con gli obiettivi program-mati di finanza pubblica, l'ammontare delle risorse da destinare agli interventi di cui all'articolo 4 tenendo conto anche dell'andamento del Pil». Senza però inserire già nel testo una quota pre-determinata, che Pd e Terzo polo volevano fissare allo 0,6% mentre l'Idv all'1%.

Altra novità di rilievo è la previsione – tra i requisiti posti dal decreto per acce-dere al fondo di coesione e sviluppo che dal 2013 avrà il compito di sostituire quel-lo sulle aree sottoutilizzate (Fas) – per i soggetti che vogliono partecipare ai pro-getti di un rating che «indi-chi un livello adeguato di capacità amministrativa e tecnica e di legalità tale da garantire la realizzazione degli interventi nei tempi programmati». Per il resto trova conferma l'impianto originario del provvedimen-to che affida ad Affari re-gionali, Tesoro e Cipe il compito di individuare gli interventi da finanziare con il fondo di coesione e a un «contratto istituzionale di sviluppo» con gli enti locali o i concessionari di servizi pubblici quello di metterli

in pratica. Prevedendo san-zioni per i casi di inadem-pimento e inerzia che pos-sono giungere fino all'eser-cizio del potere sostitutivo e all'attribuzione dei compiti a un altro soggetto. Intanto in Conferenza unificata è stata sancita la mancata intesa sul federalismo demaniale, per-ché i Comuni hanno giudi-cato «irricevibili» i nuovi elenchi sui beni disponibili e di conseguenza trasferibili agli enti locali. Il ministro Roberto Calderoli ha an-nunciato una nuova richie-sta all'agenzia del Demanio per completare tutti i tasselli mancanti. © RIPRODU-ZIONE RISERVATA

Eugenio Bruno Gianni Trovati

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06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.31

Regole - Ieri il primo passaggio in Consiglio dei ministri, ora il con-fronto con parti sociali e Regioni

Svolta per l'apprendistato Potrà essere utilizzato anche per i lavoratori in mobilità e nella Pa ROMA - Il conto alla rove-scia per dare ai giovani un contratto strategico per l'ac-cesso al mondo del lavoro è scattato. Ed entro luglio, con il contributo di parti so-ciali e Regioni, il nuovo ap-prendistato potrebbe già es-sere operativo. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sac-coni, ieri non ha voluto in-dicare agende certe su una riforma tanto delicata quan-to attesa da sindacati e or-ganizzazioni imprenditoria-li. È chiaro però che una ra-pida entrata in vigore del testo unico varato in prima lettura dal Consiglio dei ministri potrebbe dare slan-cio alle assunzioni in diversi settori tuttora caratterizzati da forti livelli di vacancy. Il testo di sette articoli è stato approvato con formula aper-ta, per offrire una base di confronto con i governatori, la parti sociali appunto e il Parlamento. Il decreto legi-slativo semplifica e riordina un quadro normativo che risale addirittura al 1955 per passare poi per le leggi Treu e Biagi e punta a consolida-re questo istituto come «contratto a tempo indeter-minato per l'occupazione dei giovani». Come antici-pato sul Sole 24Ore di ieri sono tre le tipologie di ap-prendistato individuate: quello per ottenere una qua-

lifica professionale (vale anche per l'assolvimento degli obblighi di istruzione e potranno accedervi anche i 15enni); l'apprendistato «professionalizzante o con-tratto di mestiere» (cui su può accedere dai 17 ai 29 anni e la cui durata non po-trà superare i 6 anni); l'ap-prendistato di alta forma-zione, tramite il quale si po-tranno conseguire titoli uni-versitari o addirittura il pra-ticantato per le professioni ordinistiche. Nella discipli-na generale del contratto di apprendistato viene affidato un ruolo strategico agli ac-cordi interconfederali con un profilo di tutele e obbli-ghi per le aziende che spa-ziano dal divieto di retribu-zioni a cottimo alla presen-za di un tutore o referente aziendale per la formazione. La regolamentazione dei profili formativi è affidata alle Regioni ma il caso di mancanza di regolamenta-zione potranno essere effet-tuata (sempre d'intesa con le parti sociali e i governatori) dal ministero del Lavoro di concerto con il ministero dell'Istruzione. Sempre in coordinamento i due mini-steri definiranno poi gli standard per la verifica dei percorso formativi e viene istituito un «repertorio delle professioni» p per armoniz-

zare le diverse qualifiche acquisite con le diverse forme di apprendistato pos-sibili. Tra le altre novità, oltre al quadro sanzionato-rio rafforzato per le aziende inadempienti nell'assicura-zione del percorso formati-vo, il rilancio dell'apprendi-stato anche per l'accesso nella pubblica amministra-zione, con disciplina riman-data a un futuro decreto del presidente del Consiglio. Inoltre si prevede la possibi-lità di assumere in appren-distato anche lavoratori in mobilità «ai fini di una loro riqualificazione professio-nale». «La riforma dell'ap-prendistato – ha dichiarato il ministro – può rivelarsi davvero positiva per l'occu-pabilità di molti giovani sul-la base della necessaria in-tegrazione tra apprendimen-to e lavoro. La riforma anzi concorre a riportare il lavo-ro a componente essenziale del processo formativo ed educativo di una persona. Ora lavoreremo per l’u-nanime consenso delle Re-gioni e delle parti sociali, utile premessa per un ampio consenso parlamentare». Il testo unico, ha invece sotto-lineato il ministro Maria Stella Gelmini, «contiene anche un riferimento impor-tante all'apprendistato inno-vativo nei percorsi a caratte-

re tecnologico dei 58 neona-ti Istituti tecnici superiori, che inizieranno la loro atti-vità nel prossimo mese di settembre». Unanime il consenso dei sindacati. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha assicurato la sua firma «se verrà confermato che si trat-ta di un contratto che porta a un lavoro stabile, precedu-to da una formazione effet-tiva», mentre Giorgio San-tini (Cisl) ha osservato che «pur con alcuni nodi da sciogliere per quanto ri-guarda il rapporto con le competenze regionali, si punta soprattutto a rendere effettivo l'aspetto formativo che deve caratterizzare que-sto contratto». Nel 2009 il contratto di apprendistato ha coinvolto meno di 600.000 giovani (solo il 17% dell'occupazione giovanile) ha ricordato Guglielmo Loy (Uil) a fronte di una molti-tudine di contratti di colla-borazione meno tutelati: «Ciò significa – ha concluso il sindacalista – che far cre-scere in termini quantitativi e qualitativi il miglior con-tratto d'ingresso al lavoro, appunto l 'apprendistato, è possibile». © RIPRODU-ZIONE RISERVATA

Davide Colombo

06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.31

ANALISI

Sarà la via maestra per aiutare i giovani PUNTO D'ARRIVO - L'obiettivo, ottenuto attraverso convenienze reciproche, è quello di stabilizzare l'inserimento iniziale

n contratto che porti a una occupazione stabile. Preceduto

da un periodo di formazione effettiva. Sono queste le condizioni indicate da Su-sanna Camusso per la firma della intesa sulla riforma del contratto di apprendistato da parte della Cgil. Sono esat-tamente queste le parole uti-lizzate dal Governo nello schema di decreto legislati-vo approvato ieri, in prima lettura, dal Consiglio dei ministri. E forse anche mol-to di più. Posto che il Go-verno, enfatizzando un pro-filo noto ai soli addetti ai lavori, ricorda proprio nelle righe di apertura del decreto che l'apprendistato è un contratto di lavoro dipen-dente a tempo indeterminato ancorché a fasi successive. La prima, durante l'inseri-mento in azienda, è finaliz-zata alla acquisizione di una qualificazione professionale o, anche, di un titolo di stu-dio compresi i dottorati di ricerca. La seconda, al ter-mine del periodo di forma-zione, apre invece la possi-bilità per entrambe le parti di sciogliere liberamente, senza costi, il vincolo con-trattuale ovvero, come risul-ta nella normalità dei casi e come confermano le rileva-zioni statistiche, di procede-

re nel rapporto di lavoro su basi stabili e senza soluzio-ne di continuità. Con questa forma di lavoro la stabilità al termine dell'inserimento iniziale non è frutto del caso e tanto meno deriva da rigi-de imposizioni legislative, peraltro facilmente aggira-bili portando a termine il rapporto prima del triennio. Nell'apprendistato la stabi-lizzazione è piuttosto co-struita su una logica di con-venienze reciproche. L'inse-rimento in azienda è soste-nuto, per un verso, da rile-vanti incentivi economici e normativi che compensano lo sforzo del datore di lavo-ro di insegnare un mestiere a un giovane alle prime e-sperienze di lavoro. La for-mazione e le competenze acquisite nel percorso di apprendistato diventano, per altro verso, un valore ag-giunto. Non solo per il sin-golo apprendista, che acqui-sisce un titolo di studio, an-che universitario, o una qua-lifica professionale. Ma an-che per la stessa impresa che investe in capitale uma-no accrescendo così la pro-duttività e la qualità della forza lavoro di cui si avvale e avviando il necessario ri-cambio generazionale. Per-ché i giovani che entrano oggi in azienda in apprendi-

stato saranno le "competen-ze" e le "professionalità" di cui l'impresa potrà avvalersi nel futuro. Gli addetti ai la-vori sanno bene che, in real-tà, tutto questo è vero solo sulla carta. O comunque av-viene solo nei Paesi più vir-tuosi, come Germania, Au-stria e Svizzera, dove non a caso i tassi di disoccupazio-ne giovanile sono grosso modo attestati su quelli de-gli adulti (vedi grafici alle-gata). L'apprendistato oggi in Italia non funziona. Complice un rebus normati-vo frutto dell'inestricabile intreccio di normative na-zionali, leggi regionali e di ben 450 contratti collettivi nazionali di lavoro. Com-plice anche la scarsità delle risorse per la formazione pubblica. Con la conse-guenza che poco più del 25 per cento degli apprendisti entra formalmente nei per-corsi di formazione. Il pre-gio - e, al tempo stesso, la sfida - del progetto di rifor-ma presentato dal Governo alle parti sociali è tutto qui. Nel tentativo di iper-semplificare la normativa. Racchiusa ora in soli sette articoli di legge nazionale che dettano i principi gene-rali validi sull'intero territo-rio nazionale. Alla contrat-tazione collettiva di catego-

ria o ad accordi interconfe-derali sono invece deman-dati la disciplina di dettaglio e gli aspetti della formazio-ne aziendale. In questo pro-getto vengono le regola-mentazioni regionali per da-re spazio a un nuovo prota-gonismo della Regioni in termini di progettazione e controllo della effettività dei percorsi formativi aziendali integrati da un monte ore formativo di 40 ore annuali per gli aspetti della forma-zione trasversale. Lo sche-ma di decreto è, indubbia-mente, un testo aperto, da discutere e condividere con le Regioni. Ma vi sono ora le condizioni per fare dell'apprendistato il vero contratto per l'occupabilità dei giovani. Un contratto fondato sulla integrazione tra sistema educativo e for-mativo e mercato del lavo-ro, che supera la vecchia, quanto artificiosa distinzio-ne tra formazione "interna" e formazione "esterna" all'impresa in modo da ri-spondere efficacemente alla domanda di competenze da parte dei settori e dei territo-ri in cui le imprese operano. © RIPRODUZIONE RI-SERVATA

Michele Tiraboschi

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06/05/2011

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IL SOLE 24ORE – pag.33

Fisco e contribuenti - Il direttore dell'agenzia delle Entrate detta nuove istruzioni agli uffici territoriali

Befera: stop a controlli vessatori I comportamenti non in linea saranno passibili di sanzioni disciplina-ri

n ufficio dell'ammi-nistrazione finan-ziaria che assuma

atteggiamenti vessatori ver-so un cittadino, per esempio quando pretende di portare a casa comunque un "risul-tato" nonostante l'accerta-mento sia in realtà infonda-to, finisce «quasi per appa-rentarne l'azione (dell'am-ministrazione finanziaria, ndr) a quella di estorsori». Parole forti che non vengo-no fuori da un qualunque partecipante a un convegno fiscale, ma dal direttore dell'agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Segno evi-dentemente di una sensibili-tà personale, ma anche di un disagio che effettivamente esiste tra i contribuenti, al di là della fondatezza o meno di singole posizioni. A te-stimoniare che si tratta an-che di una sensibilità perso-nale del direttore dell'agen-zia, va ricordato che non si tratta di un'iniziativa inedi-ta. Lo stesso Befera ricorda che a ottobre dello scorso anno aveva inviato ai diret-tori centrali e regionali una lettera in cui metteva in ri-salto gli eccellenti risultati

conseguiti dall'Agenzia, ma sottolineava anche la neces-sità di una condotta irre-prensibile verso i contri-buenti. Dopo l'intervento di ottobre, arrivano oggi un nuovo incoraggiamento e una strigliata alla "truppa". «Continuo a ricevere – af-ferma Befera – segnalazioni nelle quali si denunciano modi di agire che mi spin-gono adesso a rivolgermi direttamente a tutti voi per richiamare ognuno alle pro-prie responsabilità e ribadire ancora una volta che la no-stra azione di controllo può rivelarsi realmente efficace solo se è corretta. E non è tale quando esprime arro-ganza o sopruso o, comun-que, comportamenti non ammissibili nell'ottica di una corretta e civile dialetti-ca tra le parti». Insomma c'è un «disagio reale», che non può essere trascurato. E in particolare, Befera stigma-tizza i casi in cui «viene ri-ferito che qualcuno, a giu-stificazione di tali compor-tamenti, farebbe presente di operare in quel modo per necessità di raggiungere l'o-biettivo assegnato». Per evi-

tare queste situazioni Befera conferma le indicazioni o-perative già fornite nella precedente lettera. «Se un accertamento non ha solido fondamento – scrive – non va fatto e se da una verifica non emergono fatti o ele-menti concreti da contesta-re, non è corretto cercare a ogni costo pseudoinfrazioni formali da sanzionare solo per evitare che la verifica stessa sembri essersi chiusa negativamente». Per Befera, insomma, se il contribuente ha dato prova sostanziale di buona fede e di lealtà nel suo rapporto con il Fisco, non va ripagato con la mo-neta dell'«accanimento for-malistico». Così come non è ammissibile pretendere dal contribuente adempimenti inutili, ripetitivi e defatigan-ti, mentre costituisce una grave inadempienza ritarda-re l'esecuzione di sgravi o rimborsi dovuti. Sulla rispo-sta a questa situazione, Be-fera è categorico: «Poiché i comportamenti negativi che ho appena descritto sono gravi per le conseguenze cui danno luogo, gravi saranno anche le relative sanzioni,

nessuna esclusa». Occorrerà valutare che impatto avrà poi questo messaggio sulla macchina organizzativa. In fondo, le indicazioni di Be-fera si pongono nella scia delle affermazioni del mini-stro dell'Economia, Giulio Tremonti, contro gli eccessi sui controlli. E all'indomani di questa presa di posizione un sindacato come il Salfi, per bocca del suo segretario, Sebastiano Callipo, aveva chiesto per i lavoratori del fisco, mal pagati e comun-que tutori della legalità fi-scale, piuttosto un sostegno dei vertici del dicastero e-conomico che "attacchi". E Roberto Cefalo della Uil Pa, sullo stesso ordine di idee, come primo commento alla lettera di Befera, segnala che i lavoratori del fisco mettono la loro faccia in un'azione pericolosa e com-plicata: «Meriterebbero – afferma – piuttosto parole di elogio». © RIPRODUZIO-NE RISERVATA

Marco Bellinazzo Antonio Criscione

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06/05/2011

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ITALIA OGGI – pag.35

In Bicamerale per il federalismo disco verde al dlgs sull'eliminazione degli squilibri territoriali

Niente più sprechi sui fondi Ue Tempi certi e sanzioni alle regioni. Fino al commissariamento

iù responsabilità a carico delle regioni del Sud nella gestione

delle risorse comunitarie e maggiori controlli nell'uti-lizzo dei fondi. Fino ad ar-rivare al commissariamento degli enti che non si dimo-strano trasparenti nella rea-lizzazione degli investimen-ti. Nei confronti delle am-ministrazioni inadempienti il governo potrà attivare il potere sostitutivo previsto dall'art.120 della Costitu-zione. In modo da evitare l'automatico disimpegno delle risorse erogate dall'Ue. L'altra faccia del federali-smo, ossia la rimozione de-gli squilibri economici e so-ciali tra Nord e Sud, è stata messa nero su bianco nel sesto decreto attuativo della legge delega (n.42/2009) che ieri ha ricevuto parere positivo dalla commissione bicamerale presieduta da Enrico La Loggia. Il prov-vedimento istituisce il «Contratto istituzionale di sviluppo», una sorta di patto che il ministro delegato per le politiche di coesione (nel governo Berlusconi, il mini-stro per gli affari regionali Raffaele Fitto) firmerà con gli altri ministri competenti (in primis Economia) e con

le regioni per l'utilizzo delle risorse del neonato Fondo per lo sviluppo e la coesione (la nuova denominazione del Fas). Per ciascuna cate-goria di intervento il con-tratto fisserà un rigido cro-noprogramma e chiarirà le responsabilità dei contraen-ti, i criteri di valutazione e le sanzioni. Ma soprattutto stabilirà le condizioni di de-finanziamento anche parzia-le degli interventi, preve-dendo anche la possibilità che le risorse non impegna-te vengano attribuite ad al-tro livello di governo. An-che questa volta il sì in Bi-camerale è arrivato grazie a un voto di astensione. E mentre sul fisco regionale decisiva era stata l'astensio-ne del Pd, questa volta a salvare il provvedimento, approvato con 14 voti a fa-vore (Pdl e Lega), 11 con-trari (Pd e Idv) e 4 astenuti, è stato il Terzo Polo. A o-rientare Linda Lanzillotta, Mario Baldassari, Gian Lu-ca Galletti e Gianpiero D'A-lia verso l'astensione, l'ac-coglimento da parte del go-verno di gran parte delle proposte emendative del Terzo Polo. Modifiche che, come ha sottolineato a Ita-liaOggi il senatore Baldas-

sari, «non mutano il nostro giudizio negativo sull'im-pianto generale del federali-smo». «E' paradossale», ha spiegato l'esponente di Fli, «che una volta create con i decreti sul federalismo mu-nicipale e regionale le con-dizioni per la sperequazione territoriale, sia stato presen-tato in Bicamerale un testo sulla perequazione. Ma tant'è, pur nella limitatezza dell'impianto generale, il provvedimento varato dalla commissione risulta note-volmente migliorato grazie ai nostri emendamenti». E il primo a esserne consapevo-le è il ministro per gli affari regionali, Raffale Fitto, a cui si deve la riuscita del lavoro di mediazione con i quattro rappresentanti di Api, Udc e Fli. «Sono molto soddisfatto del risultato rag-giunto», ha detto il ministro. «Il lavoro in commissione bicamerale ha consentito di apportare miglioramenti sensibili all'impianto del decreto già varato dal Con-siglio dei ministri». Fitto ha ringraziato apertamente i quattro parlamentari (oltre alla relatrice Anna Maria Bernini) per aver condotto «un lavoro proficuo di con-fronto sul merito delle que-

stioni: il dualismo economi-co del Paese e la improro-gabilità del miglioramento della qualità ed efficacia della spesa». Per il Pd inve-ce le misure contenute nel decreto sono solo parziali. Di qui la decisione di votare contro. Il vicepresidente della Bicamerale, Marco Causi, l'ha apertamente de-finito «un'occasione manca-ta per il rilancio di vere po-litiche di sviluppo non solo nel Mezzogiorno ma in tutto il Paese». «Da questo decre-to», ha aggiunto, «non e-merge una nuova politica per i territori svantaggiati, ma piuttosto una ghettizza-zione e un ridimensiona-mento degli interventi volti al riequilibrio territoriale». Linda Lanzillotta (Api) ri-vendica invece la bontà del-le modifiche apportate al testo. «Abbiamo lavorato per garantire risorse e in-sieme una maggiore effi-cienza e trasparenza nella realizzazione degli investi-menti, anche commissarian-do non solo le regioni e gli enti locali, ma anche ammi-nistrazioni statali e conces-sionari come Anas e Ferro-vie dello Stato».

Francesco Cerisano

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06/05/2011

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ITALIA OGGI – pag.36

La Cassazione non ha accolto il ricorso di un comune e ha dato ra-gione al concessionario

Niente Tarsu sulle autostrade Anche le piazzole di sosta sono esenti dai tributi sui rifiuti

e autostrade e le piazzole non sono soggette a Tia e Tar-

su. Ad avviso della Cassa-zione, le autostrade date in concessione e le aree perti-nenziali a esse relative sono esenti dall'imposizione ai fini della Tariffa di igiene ambientale e della Tassa rifiuti. Questo è il principio introdotto dalla recente sen-tenza della Corte di cassa-zione (n. 5559 del 9 marzo 2011 – udienza del 5 ottobre 2010), con la quale la Su-prema corte ha ritenuto tali zone, non essere soggette alle imposte relative al ser-vizio di raccolta e smalti-mento rifiuti: quindi il con-tenzioso innanzi alla Corte, ha visto vittorioso il conces-sionario del servizio auto-stradale nei confronti di un comune che aveva emesso diversi avvisi di accerta-mento, ritenendo che fosse legittima l'imposizione ai fini di tali imposte, sulle au-tostrade e su tutte le aree in qualche modo riconducibili a esse. Nel procedimento precedentemente instaurato-si innanzi alle Commissioni tributarie, il comune ritene-va che in relazione alle piazzole autostradali rica-denti nel proprio territorio comunale, queste potessero essere ricondotte alle «aree scoperte ad uso privato ove possono prodursi rifiuti», previste in modo generico dall'art. 62 del dlgs 507/1993 e che quindi si potesse legittimamente as-

soggettarle ai tributi locali cennati, non essendoci nello stesso dlgs 507, una specifi-ca esenzione. Ad avviso della società concessionaria dell'autostrada, invece la pulizia e il trattamento dei rifiuti per tali zone erano invece di competenza del concessionario, che aveva incaricato del servizio ad hoc, appositamente un'im-presa specializzata. La dife-sa del contribuente si basa-va principalmente sul fatto che il nuovo codice della strada (ex dlgs n. 285 del 1992 ) all'art. 14 imponeva l'obbligo del servizio di rac-colta rifiuti al concessiona-rio della rete autostradale, senza prevedere l'intervento dei comuni. Inoltre il con-cessionario, sosteneva che anche l'ubicazione fisica di tali piazzole, per lo più lon-tano dai caselli autostrada di ingresso non consentiva un accesso esterno che fosse diretto da vie o strade co-munali, dovendosi necessa-riamente accedere attraver-so l'autostrada per la raccol-ta dell'immondizia. Neppure era possibile una riduzione della tariffa in percentuale, come invece argomentato dalle precedenti decisioni di merito, in quanto vi era l'obbligo diretto di provve-dere a tale servizio da parte del concessionario. La Cor-te ha condiviso l'interpreta-zione del privato, pur con-venendo sull'inesistenza di specifiche disposizioni di esenzione nella struttura del

dlgs 507/1993, sulla base dell'assunto, previsto dall'art. 62, comma V dello stesso dlgs 507, che prevede l'esclusione «dalla tassa i locali e le aree scoperte per le quali non sussiste l'obbli-go dell'ordinario conferi-mento di rifiuti solidi urbani interni ed equiparati in re-gime di privativa comunale per effetto di norme legisla-tive o regolamentari, di or-dinanze in materia sanitaria, ambientale o di protezione civile». Analogamente, con-tinua la sentenza della Cas-sazione n. 5559, il dlgs n. 285 del 1992, art. 14 (nuovo Codice della strada), che contempla i poteri e i com-piti degli enti proprietari delle strade a sua volta al comma 1 prevede: «Gli enti proprietari delle strade, allo scopo di garantire la sicu-rezza e la fluidità della cir-colazione, provvedono: a) alla manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo, nonché delle attrezzature, impianti e servizi;» e nel successivo comma 3, chiari-sce che: «Per le strade in concessione i poteri e i compiti dell'ente proprieta-rio della strada previsti dal presente codice sono eserci-tati dal concessionario, sal-vo che sia diversamente stabilito». Conseguente-mente, poiché la norma con-tenuta nel nuovo Codice della strada (dlgs n. 285 del 1992) deve essere conside-rato come norma speciale,

come tale può derogare alla disciplina generale in mate-ria di rifiuti contenuta nel dlgs n. 507 del 1993. Del resto la previsione di legge è del tutto analoga ad altri elementi giuridici, come quella per esempio che vede esclusa dalla stessa imposi-zione ai fini della Tarsu, delle aree portuali, in cui il servizio di raccolta e smal-timento rifiuti è effettuato a cura dell'autorità portuale. Appare inoltre allo scriven-te, come la soluzione propo-sta dal legislatore, sia ade-guata alla logicità del fatto che il concessionario, prov-veda in proprio al servizio, in modo autonomo ed unita-rio, avendosi in modo diver-so, una gestione complessa e intrecciata di rapporti con ogni comune attraversato dall'autostrada, comportan-do l'amministrazione di tali plurimi rapporti d'imposi-zione tributaria, una com-plicazione burocratica inuti-le. Così facendo, si accentra invece la cura dello svolgi-mento del servizio di rac-colta e smaltimento rifiuti e la responsabilità che ne consegue in capo a un unico soggetto, cioè il concessio-nario del servizio autostra-dale. In conseguenza delle tesi giuridiche esposte, il comune è del tutto privo, nei confronti di tali aree, della potestà impositiva ai fini della Tia e della Tarsu.

Duccio Cucchi

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ITALIA OGGI – pag.36

Tar Toscana: necessario prevedere forti poteri di indirizzo da parte del comune

Servizi in house con regole di controllo certe

e concessionarie di servizi in house de-vono avere regole di

controllo certe. Il servizio, svolto in house, dal conces-sionario costituito con una società a controllo pubblico deve prevedere forti poteri di indirizzo della gestione da parte del comune, pena la sua illegittimità. Questa in buona sintesi è la massi-ma della recente decisione del Tar della Toscana (sen-tenza n. 377 del 1° marzo 2011) che ha così deciso su un ricorso di una privato che chiedeva l'annullamento della deliberazione di un comune che aveva provve-duto ad affidare direttamen-te il servizio di accertamen-to, liquidazione e riscossio-ne del canone di pubblicità e del servizio delle pubbli-che affissioni. La parte la-mentava, nel caso specifico, l'illegittimità della procedu-ra di affidamento, sotto al-cuni profili, tra i quali la vi-olazione del giusto proce-dimento, l'irragionevolezza e la disparità di trattamento, non ultimo anche l'eccesso di potere dell'amministra-zione locale. L'affidamento in house, ad avviso del Tar della Toscana è legittimo, ed è prassi consolidata negli enti locali; e lo può essere anche in riferimento alla revoca di una gara già indet-ta per una procedura di affi-damento di gestione di pub-blici servizi, allorquando l'ente locale ravvisi che la

gestione e la riscossione di entrate comunali possa esse-re maggiormente conve-nientemente gestita in house da una società a capitale pubblico. Ciò è confermato anche dalla sentenza n. 6137 del 30/11/2007 del Consiglio di stato. Neppure è inibito al comune di pro-cedere in tal senso, avendo riguardo alla particolare at-tività di gestione di tali ser-vizi che avendo caratteristi-che di strumentalità non rientra nei servizi di pubbli-ca rilevanza, sanciti dall'art. 23-bis del dl 112/2008 che pone particolari norme all'affidamento a soggetti sia pubblici che privati o anche a composizione mi-sta, di alcuni servizi aventi rilevanza economica. Infat-ti, osservano i giudici am-ministrativi toscani, «trat-tandosi di attività strumen-tale che esula dall'ambito di applicazione dell'art. 23-bis, e che è invece disciplinata dall'art. 52 legge n. 446/97 e dall'art. 13 dlgs 223/06, de-ve quindi concludersi per la teorica ammissibilità dell'i-stituto dell'in house». I giu-dici ritengono però che de-vono osservarsi le modalità di gestione del servizio per giudicare sulla concreta possibilità dell'affidamento in proprio. La giurispruden-za, sul punto, verificando anche le precedenti decisio-ni del Consiglio di stato, ha chiarito che «il ricorso all'affidamento in house è

legittimo solo allorché l'amministrazione pubblica eserciti sull'ente distinto un controllo analogo a quello che esercita sui propri ser-vizi e qualora l'ente svolga la parte più importante della sua attività con l'ammini-strazione o con gli enti pub-blici che lo detengono». L'analisi è stata poi rivolta sui poteri gestionali in seno alla società affidataria del pubblico servizio di accer-tamento e riscossione dei tributi locali, la quale deve poter consentire all'ente pubblico, un controllo ana-logo a quello effettuato per altri tipologie di pubblici servizi. In altre parole, oc-corre verificare che il con-siglio di amministrazione della società di capitali affi-dataria in house non abbia rilevanti poteri gestionali, e che l'ente pubblico affidante (rispettivamente la totalità dei soci pubblici) eserciti, pur se con moduli societari su base statutaria, poteri di ingerenza e di condiziona-mento superiori a quelli ti-pici del diritto societario, caratterizzati da un margine di rilevante autonomia della governance rispetto alla maggioranza azionaria, sic-ché risulti indispensabile, che le decisioni più impor-tanti siano sottoposte al va-glio preventivo dell'ente af-fidante o, in caso di in house frazionato, della tota-lità degli enti pubblici soci. Nel caso in esame, invece il

Tar ha riscontrato dallo sta-tuto sociale che il consiglio di amministrazione della società in house godeva di poteri decisori pressoché assoluti, rispetto al vaglio dell'organo amministrativo, lasciando aspetti puramente formali all'ente locale, che non consentivano ad esso il controllo richiesto in merito alle decisioni prese dai ver-tici, ciò in stridente contra-sto con i principi adesso e-lencati. Del resto, la deci-sione del Consiglio di stato dell'11/8/2010 n. 5620, a cui il Tar implicitamente si ri-chiama aveva stabilito, che «gli enti partecipi alla socie-tà in house possono eserci-tare il controllo collettiva-mente, deliberando a mag-gioranza all'interno degli organi sociali in cui siedono i loro rappresentanti» e che i requisiti dell'in house provi-ding, costituendo una ecce-zione alle regole generali del diritto comunitario, vanno interpretati in modo restrittivo. Tale fatto, che riveste una importanza ge-nerale, è stato ritenuto rile-vante ai fini della decisione nel caso in esame, conse-guendone, in concreto, che la procedura di affidamento mediante il ricorso all'istitu-to dell'in house è illegittima, difettando il requisito del controllo analogo in concre-to richiesto per la sua appli-cazione.

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06/05/2011

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ITALIA OGGI – pag.38

Il Tuel ha disciplinato solo gli elementi inderogabili delle forme asso-ciative

Unioni, parola allo statuto Enti autonomi sulle modalità di scioglimento

uali sono le modalità di liquidazione di una unione di co-

muni se gli atti di reces-sione degli enti locali ade-renti all'unione stessa non risultano concomitanti? Se la regione non ha legifera-to in materia, qual è la procedura corretta per la liquidazione dell'ente, con riferimento agli aspetti connessi alle pendenze in atto ed alla situazione dei dipendenti? Il legislatore, con l'art 32 del Testo unico n. 267/2000, ha delineato l'istituto dell'Unione dei comuni disciplinandolo nei suoi elementi inderogabili, demandando all'autonomia statutaria e regolamentare dell'Unione medesima la disciplina dei propri organi e della propria organizza-zione. Se lo statuto dell'u-nione dei comuni ha rego-lamentato il recesso di un comune, lo scioglimento dell'unione e l'adesione di nuovi comuni e non soccor-re la legislazione regionale che disciplini le modalità di estinzione degli enti locali territoriali a natura associa-tiva, e se non è dato ravvisa-re una qualche forma di in-tervento dello stato, e per esso dell'organo periferico, considerato che la legge collega detto intervento a situazioni schematizzate e tipizzate, in virtù di quella ampia potestà regolamenta-re riconosciuta all'Unione, anche per l'estinzione e la

relativa liquidazione non può che farsi riferimento alla disciplina che l'ente stesso ha dettato. SOSTI-TUZIONE DI CONSI-GLIERI Sussiste una cau-sa di incompatibilità, ai sensi dell'art. 65, comma 3, del dlgs 18 agosto 2000, n. 267, per un consigliere circoscrizionale che è chiamato, ai sensi dell'art. 45, comma 2, del Tuel, alla temporanea sostituzione di un consigliere comunale sospeso ai sensi dell'art. 59 del medesimo decreto legi-slativo, in quanto sottopo-sto alla misura cautelare degli arresti domiciliari? La fattispecie in esame ri-guarda la possibilità che il carattere temporaneo della supplenza, cui il consigliere subentrante è chiamato, possa escludere che venga in essere l'ipotesi di incom-patibilità contestata. In me-rito l'art. 45, comma 2, del dlgs 18 agosto 2000, n. 267 dispone che, nel caso di so-spensione di un consigliere ai sensi dell'art. 59, il consi-glio, nella prima adunanza successiva alla notifica del provvedimento di sospen-sione, procede alla tempo-ranea sostituzione affidando la supplenza per l'esercizio delle funzioni di consigliere al candidato della stessa li-sta che ha riportato, dopo gli eletti, il maggior numero di voti. La supplenza ha termine con la cessazione della sospensione. Qualora

sopravvenga la decadenza si fa luogo alla surrogazione a norma del comma 1 del me-desimo art. 45. L'art. 65, comma 3, del medesimo Tuel stabilisce poi che la carica di consigliere comu-nale è incompatibile con quella di consigliere di una circoscrizione del comune. Le cause di incompatibilità, a differenza delle cause d'i-neleggibilità, si riferiscono a situazioni inconciliabili con lo svolgimento del mandato elettorale e l'esple-tamento delle funzioni di consigliere, ed impediscono all'eletto di ricoprire la rela-tiva carica, venendo in rilie-vo solo al momento in cui la carica è assunta, salvo la possibilità di rimozione del-la causa d'incompatibilità nei modi e nei termini pre-visti. La giurisprudenza (cfr. Tar Lazio Roma sez. II, 23-02-2005, n. 1443) ha chiari-to che la disciplina delle in-compatibilità si pone quale inderogabile limite di ordine pubblico a rispetto della vo-lontà elettorale, rispondendo alla fondamentale esigenza dell'ordinamento democrati-co a che siano evitate situa-zioni, anche potenziali, di conflitto di interessi, ovvero indebite sovrapposizioni fra ruoli istituzionali distinti, discendendone quale conse-guenza, in caso di mancata tempestiva rimozione della causa, la definitiva deca-denza dal pubblico ufficio. In particolare, l'art. 65,

comma 3, del dlgs n. 267/2000, al fine di evitare di vanificare le esigenze di decentramento e autogover-no perseguite con l'introdu-zione dei municipi ed in conformità all'ormai costi-tuzionalizzato principio di sussidiarietà, sancisce che «la carica di consigliere comunale è incompatibile con quella di consigliere di una circoscrizione del co-mune». Le cause di incom-patibilità sono tassativa-mente individuate dal legi-slatore e sulle stesse è pre-cluso l'esercizio di una let-tura interpretativa che ne ampli o ne corregga la por-tata. Ove il legislatore abbia voluto apportare eccezioni o esclusioni, lo ha fatto con espressa previsione, senza lasciare margini interpreta-tivi. Nel caso di specie il consigliere subentrante po-trà comunque esercitare, anche durante la procedura di contestazione avviata dal consiglio, la facoltà di op-zione per l'una o l'altra cari-ca che intende conservare, come espressamente previ-sto dall'art.69 Tuel nelle i-potesi di incompatibilità so-pravvenuta, non essendo sufficiente l'eventuale di-chiarazione resa dall'inte-ressato al consiglio di voler-si astenere dall'esercizio delle funzioni di consigliere circoscrizionale per tutto il periodo della supplenza.

Q

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La REPUBBLICA – pag.25

SPIAGGE AI PRIVATI

Dalla Versilia alla riviera romagnola il business a senso unico degli stabilimenti Fatturato da due miliardi ma allo Stato va meno del cinque per cen-to ROMA - Basterebbe affitta-re a prezzi di mercato i 4.042 chilometri di costa balneabile per dare ossigeno alle casse dello Stato. E in-vece la categoria degli im-prenditori balneari è sempre riuscita a inchiodare il De-manio (noi) a canoni molto bassi - 97 milioni di euro versati dai 25 mila padron-cini dell’arenile - pur fattu-rando due miliardi l’anno (e ci fermiamo agli introiti di-chiarati). Questo si è con-fermato anche in tempi di crisi: gli italiani e gli euro-pei alle sdraio italiane non rinunciano. Lo sciccoso Twiga di Flavio Briatore (e Paolo Brosio e Davide Lip-pi figlio di Marcello) a Ma-rina di Pietrasanta, dove ti personalizzano l’auto e or-

ganizzano escursioni cali-brate, paga allo Stato un ca-none di 4.447 euro l’anno ricavando dai suoi clienti facoltosi 3 milioni e 300 mi-la euro. Il Saporetti di Sa-baudia paga 5.400 euro in-cassando 163 volte tanto. Neppure un quadro garanti-sce queste plusvalenze. E, a proposito di evasione, il 9% dei titolari di concessione oggi dichiara redditi sotto i 30 mila euro annui. Nel 2003 il governo di centro-destra triplicò i canoni (il triplo di pochissimo resta poco), ma la reazione dei "balneari" fu nella veemen-za simile a quella dei tassisti e portò all’evasione consa-pevole degli aumenti. La Finanziaria del 2007 (Prodi) cancellò tutto: anche le san-

zioni sull’evasione. L’Unio-ne europea recentemente ha chiesto una crescita dei ca-noni demaniali, il governo in carica ha spostato ogni risposta al 2015. Per uno stabilimento medio di 2000 metri quadri, con un centi-naio di ombrelloni e un ri-storante da 200 metri, l’affitto annuo è di 3.448 euro. Sono meno di nove euro e mezzo al giorno. Ba-sta la rendita di un solo om-brellone a pareggiare il co-sto della concessione dema-niale. A Napoli, unica realtà italiana, i fitti dell’arenile sono in mano dell’autorità portuale, che è riuscita ad applicare sconti su tutto il litorale. Uno stabilimento storico come il Bagno Elena è riuscito a passare da un

canone di 40 mila euro l’anno a 15 mila: «Ma noi siamo un servizio sociale», dice il titolare, «e con la cri-si ci siamo inventati nuovi servizi, eventi, convegni, senza licenziare dipenden-ti». L’ultima indagine Co-dacons racconta che in Italia uno stabilimento di medio livello costa 37 euro al giorno, per uno esclusivo si parte da cinquanta. In Croa-zia, a parità di servizi, si spendono mediamente 20 euro, in Grecia 23, in Spa-gna e Turchia 25. Solo Francia e Germania sono più care.

Corrado Zunino

06/05/2011

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La REPUBBLICA – pag.28

Sì alla Banca per il Mezzogiorno e arrivano i Sud-bond detassati Disco verde di Bankitalia. Mutui rinegoziabili

ROMA - «Nasce un gigan-te». Il ministro dell’econo-mia Giulio Tremonti annun-cia nella conferenza stampa che ha seguito il consiglio dei ministri dedicato al de-creto sviluppo, il disco ver-de della Banca d’Italia all’operazione Banca per il Sud. Via Nazionale ha infat-ti autorizzato le Poste italia-ne ad acquistare il Medio-credito centrale aprendo la strada alla realizzazione del progetto normativo della Banca del Mezzogiorno, destinata ad operare soprat-tutto nei confronti della pic-cola e media impresa, previ-sto dalla Finanziaria 2010. In tutto come ha ricordato Tremonti l’istituto disporrà di una rete di oltre 7.000 sportelli tra Poste, banche popolari e credito coopera-tivo. Sempre al Meridione sono mirati i nuovi Sud-bond che le banche potran-no emettere in un regime fiscale agevolato (l’imposta sostitutiva sugli interessi è ridotta al 5 per cento) e con

scadenza inferiore ai 18 me-si. Uscite all’ultimo mo-mento le norme che avreb-bero dato poteri straordinari alla Banca d’Italia per limi-tare i bonus e congelare i dividendi, il decreto varato ieri introduce una serie di norme che vanno a toccare i rapporti tra istituti di credito e clientela. La prima norma introduce espressamente un «diritto» per coloro che hanno un mutuo a tasso va-riabile di convertirlo a tasso fisso. La norma, i cui costi saranno totalmente a carico del sistema bancario, ri-guarda i titolari di mutui non superiori ai 150 mila euro e i cittadini meno ab-bienti (non dovranno supe-rare un reddito Isee di 30 mila euro). La conversione a tasso fisso, in vista dell’aumento del costo del denaro, potrà essere fatta mantenendo inalterato lo spread e il piano di rimbor-so potrà essere allungato al massimo di 5 anni. Il pac-chetto banche, ma anche le

norme relative allo svilup-po, hanno riscosso un giudi-zio «positivo» da parte dell’Abi guidata da Giusep-pe Mussari. Il decreto inter-viene anche su una serie di temi che sono stati alla ri-balta negli ultimi anni del confronto tra istituti di cre-dito e consumatori: portabi-lità, tassi da usura e ius va-riandi. Le norme vengono limate, adeguandole alla normativa europea, mante-nendo di fatto inalterate le garanzie per le famiglie ma esentando da alcune prero-gative enti pubblici e impre-se. E’ il caso della cosiddet-ta «portabilità», cioè del di-ritto stabilito dalle «lenzuo-late» di Bersani, per chi ha un mutuo di passare da una banca all’altra senza dover riaccendere l’ipoteca che fa da garanzia al prestito. Il decreto varato ieri lascia inalterato questo diritto per le famiglie ma lo vieta ad enti pubblici ed imprese. Limatura anche al cosiddet-to ius variandi, ovvero la

pratica delle banche di cambiare condizioni e tassi unilateralmente sottoposta attualmente ad alcuni limiti: giustificato motivo, termini di preavviso e diritto di re-cesso per la clientela. Le garanzie resteranno per le famiglie e le micro imprese ma scompariranno per le grandi imprese: si passerà dunque ad una regolazione pattizia della materia che sarà oggetto di un tavolo con Abi, Confindustria, co-operative e piccole imprese. Infine l’usura. Oggi, in base ad una legge del 1997, il tasso oltre il quale si incap-pa nell’usura viene calcola-to dalla Banca d’Italia in base ad una media aumenta-ta del 50 per cento. Il mec-canismo sarà ammorbidito e l’usura scatterà quando si supererà la soglia di tasso medio più il 25 per cento aumentato di 4 punti per-centuali.

Roberto Petrini

06/05/2011

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La REPUBBLICA – pag.30

Rinnovabili, gli investitori esteri chiedono i danni Vogliono 500 milioni: il governo ci penalizza. Divise le aziende ita-liane

ROMA - Un decreto arriva-to fuori tempo massimo, che aumenta i vincoli burocrati-ci e l’incertezza sul futuro del settore. E’ questo il giu-dizio di molte imprese del fotovoltaico sul quarto con-to energia firmato ieri, dopo settimane di rinvii e litigi, dal ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani e dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Un giudizio che le aziende sono convinte di far valere anche in sede legale. Ieri, mentre Romani annunciava «le rin-novabili avranno un ruolo straordinario nella nuova strategia energetica nazio-nale», i diretti interessati facevano i conti per misura-re i danni prodotti dalla cancellazione retroattiva degli impegni del governo e dai due mesi di vuoto legi-slativo determinato dalla mancanza di un accordo tra i ministeri. Gli investitori

esteri, che rappresentano imprese che hanno investito un miliardo e mezzo di eu-ro, hanno deciso di chiedere un risarcimento di 500 mi-lioni di euro accusando l’Italia di aver violato la Carta dell’Energia di Lisbo-na. E dal Solarexpo di Ve-rona è arrivato l’annuncio che 150 aziende hanno affi-dato a Sos Rinnovabili, l’associazione nata sul web, il compito di avviare un’azione legale collettiva contro il decreto Romani. Il primo ricorso verrà presen-tato alla Corte di Giustizia Ue, «perché il decreto del 3 marzo scorso non recepisce la direttiva europea che pre-vede lo sviluppo delle rin-novabili, ma anzi limita la crescita delle energie dal sole». La seconda azione legale sarà presso il Tar. Il terzo ricorso alla Corte co-stituzionale «perché il prov-vedimento danneggia le a-

ziende che, pur avendo ri-spettato le norme di legge vigenti, avranno un diverso trattamento a livello di tarif-fe incentivanti per colpa di un tardivo allaccio alla rete elettrica». Il quarto alla Cor-te dei Conti perché il decre-to espone lo Stato al rischio di esborsi pesanti. Infine una segnalazione all’Antit-rust perché il provvedimen-to «falsa i termini della con-correnza, avvantaggiando i grandi gruppi oligopolisti-ci». Il decreto invece è stato accolto con soddisfazione da Anie Gifi, l’associazione di categoria di Confindu-stria («è un momento stori-co che consentirà al settore di ripartire avendo davanti una prospettiva di 5 anni di crescita»), e dall’ammini-stratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni: «Crediamo molto nel solare e nel solare del futuro, che sarà meno costoso, più efficiente e più

denso». Anche per il mini-stro Prestigiacomo «il prov-vedimento rappresenta una grande vittoria per l’a-mbiente e una grande sfida di sviluppo sostenibile». «Altro che sostegno, questo è un colpo duro per le rin-novabili», obietta Fabrizio Vigni, presidente di Ecolo-gisti Democratici. «Il bru-sco calo degli incentivi e la moltiplicazione dei vincoli burocratici minacciano il futuro di un settore strategi-co della green economy». Preoccupata anche la Cgil (il decreto, solo in Lombar-dia, mette a rischio 35 mila posti di lavoro»), mentre il Wwf parla di «pasticcio» e Felice Belisario (Idv) di un «governo miope e sordo che pregiudica il raggiungimen-to degli obiettivi europei sulle fonti rinnovabili».

Antonio Cianciullo

06/05/2011

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CORRIERE DELLA SERA – pag.27

Il dossier - La rivista «Tuttoscuola» misura la qualità del sistema di istruzione. Milano è settima

Il primato del Piemonte a scuola La classifica, in testa Biella. Maglia nera alla provincia di Isernia ROMA — Fortunati gli studenti di Biella, nella loro provincia ci sono le scuole migliori d’Italia. E poveri quelli di Isernia, che si de-vono accontentare delle peggiori. Fortunati anche gli studenti milanesi, settimo posto, e poveri i romani, sotto la media nazionale e vicini alla zona retrocessio-ne. La classifica che vedete qui a destra è opera di Tut-toscuola, rivista specializza-ta del settore, ed ha l’ambizioso obiettivo di mi-surare la qualità del nostro sistema d’istruzione. In che modo? «Abbiamo esamina-to 96 indicatori — spiega il direttore Giovanni Vinci-guerra— ad ogni voce ab-biamo dato un peso diverso a seconda dell’importanza». Numero di alunni per classe (a proposito le più affollate sono a Mantova), voti degli

studenti, disponibilità della mensa e del tempo pieno, assenze degli insegnanti, messa a norma degli edifici: una quantità di tabelle rias-sunte in 200 pagine. Già nel 2007 la rivista, diretta da Giovanni Vinciguerra, ave-va fatto la stessa classifica. Ed allora diventa interessan-te vedere cosa è cambiato in questi anni. Ci sono ancora due Italie, con il Nord, so-prattutto il Nord Ovest, che fa meglio del Sud. Ma il Mezzogiorno ha recuperato terreno. Qualche esempio. Per il cosiddetto patrimonio scolastico (attrezzature di-dattiche, biblioteche e uffi-ci) le scuole del Sud sono adesso in media le più ric-che d’Italia. Gli istituti più informatizzati sono quelli della Puglia: in ogni ele-mentare di Bari ci sono in media 19 computer contro i

7 di Belluno. E sempre al Sud c’è più stabilità dei do-centi, considerata un altro indicatore di qualità, con un tasso di insegnanti precari che nelle medie è al 13,1% contro il 27,7% del Nord Est. «Il miglioramento del Sud — dice il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini — è un elemento che ci fa ben sperare. Dob-biamo essere grati agli inse-gnanti ma va anche ricorda-to che sono state attivate una serie di iniziative ad hoc sul territorio, come i 310 mila insegnanti che hanno fatto formazione in servizio, ed unmilione di studenti coinvolti in inizia-tive contro la dispersione scolastica». Tra le regioni, il primo posto va al Piemonte, che strappa il primato all’Emilia Romagna. Ma un bel salto in avanti lo fanno

anche il Friuli Venezia Giu-lia, la Liguria e la Toscana. Mentre perdono terreno le Marche e la Calabria. E qui, in Calabria, c’è un altro da-to che salta all’occhio. La regione è al primo posto sia per la percentuale dei pro-mossi sia per quella degli studenti che superano l’esame di maturità con il massimo dei voti. All’ul-timo posto, come regione più severa, c’è invece la Lombardia. Gli studenti ca-labresi sono i più bravi d’Italia oppure è solo che hanno gli insegnanti più ge-nerosi? Ieri era il 5 maggio ed il rapporto di Tuttoscuola risponde con un titolo a te-ma: «Calabria ai primi po-sti: fu vera gloria?».

Lorenzo Salvia

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CORRIERE DELLA SERA – pag.27

Nord e Sud - Il dato a sorpresa: a Novara il maggior abbandono scolastico E i prof reggini si ammalano più del triplo degli astigiani

Ma in Calabria il record dei voti massimi per i diplomati

aria dello Stretto fa male ai profes-sori? Non puoi

non farti questa domanda davanti ai dati dell’ultimo rapporto di Tuttoscuola: in media i docenti reggini si ammalano 12,8 giorni l’anno. Tre volte e mezzo di più dei colleghi astigiani: 3,6. Prova provata che, an-che dopo la tremendissima offensiva brunettiana contro i fannulloni, la svolta sull’assenteismo è ancora lontana. Sono impressionan-ti, alcuni dei dati contenuti nel dossier del mensile di-retto da Giovanni Vinci-guerra. A partire, appunto, da quelli sulla salute più o meno cagionevole di chi nella scuola lavora. Dove emerge in modo netto quan-to forti siano ancora le dif-ferenze fra il Nord e il Sud del Paese. Spiega infatti lo studio di Tuttoscuola, il quale segue a distanza di quattro anni il primo rap-porto, che «in tutti i gradi di scuola — vale a dire in quattro universi statistici distinti (docenti di scuola dell’infanzia, primaria, se-condaria di I e II grado)—i docenti che fanno meno as-senze per malattia sono sempre quelli del Piemonte (dove peraltro operano mol-ti professori di origine me-ridionale). Quelli che ne fanno di più — anche qui ripetutamente in tutti i gradi di scuola—sono invece quelli della Calabria, che si assentano dal servizio più del doppio dei colleghi piemontesi. In particolare, i

più virtuosi sono i docenti delle scuole superiori della provincia di Asti (3,6 giorni medi all’anno di assenza per malattia). I meno virtuosi, o appunto i più cagionevoli di salute, cioè quelli che si as-sentano di più per malattia, sono quelli delle scuole su-periori della provincia di Reggio Calabria (12,8 gior-ni medi all’anno pro capi-te)». Quanto al personale Ata (amministrativo, tecni-co e ausiliario) e cioè i bi-delli, le segretarie e così via, «la provincia con meno as-senteismo è quella di Cuneo (7,5 giorni all’anno), quella con più assenteismo per motivi di salute quella di Nuoro, che sfiora (in media) i 15 giorni (Reggio Calabria è subito dietro con 14,5 giorni)». Parliamo di giorni lavorativi: «giusto tre setti-mane all’anno a letto, che si sommano a ferie (che come si sa per i docenti, complice la chiusura estiva delle scuole, sono particolarmen-te lunghe), festivi, Santi pa-troni e nel 2011 anche al centocinquantenario del-l’Unità d’Italia». Alle scuo-le materne la situazione non cambia molto: cinque giorni d’assenza media l’anno a Piacenza, 16,9, e cioè più del triplo, a Vibo Valentia. Numeri che offendono tutti quei maestri, bidelli, profes-sori che quotidianamente si spendono con generosità per mandare avanti la scuola nonostante le delusioni, gli stipendi ingenerosi, le ca-renze infrastrutturali, la perdita di peso e di status

nella società. Ma offendono soprattutto i maestri, i bidel-li, i professori del Mezzo-giorno che cercano di argi-nare con la loro dedizione e la loro professionalità i bu-chi lasciati dai colleghi fur-betti e vengono ingiusta-mente esposti dalle statisti-che al pubblico sconcerto, alla pubblica riprovazione. Non è solo in questa tabella, tuttavia, che la Calabria svetta in cima alle classifi-che. Ma anche, per esempio, in quella dei voti più alti dati ai maturandi. Spiega infatti il dossier della rivi-sta, sotto un titolo ironico («quasi geni a Vibo Valen-tia») che nel Vibonese «si registra alla maturità una delle più alte percentuali di studenti promossi con il massimo dei voti e la più bassa percentuale di studen-ti promossi con il minimo dei voti». Tanto per capirci: il 33,6% dei diplomati può mettere in bacheca un 100 o addirittura un 100 e lode. Una percentuale molto più alta della media nazionale (23%) ma addirittura tripla rispetto a quella della pro-vincia di Varese. Domanda: è mai possibile che tutti i cervelloni si erano concen-trati nel Vibonese e tutti i somari nel Varesotto? Come è possibile prendere sul se-rio un dato come questo se viene drammaticamente smentito, ad esempio, dai rapporti Pisa (Programme for international student as-sessment) dell’Ocse che o-gni tre anni valutano la pre-parazione degli studenti

quindicenni di tutto il mon-do? E’ una malizia immagi-nare che a Vibo Valentia i docenti usino un metro di misura diverso da quello usato a Varese? La tenden-za, del resto, è uguale a li-vello di macroaree: i «bra-vissimi » premiati con il 100 o il 100 e lode sono nel Sud il 25,8%, nel Nord-Ovest il 18,7: quasi un terzo di meno. Sul piano regiona-le, le differenze sono ancora più marcate: gli studenti che escono con il massimo dei voti dagli istituti superiori calabresi sono il 30,4%. Da quelli lombardi la metà: 16,6%. Uno squilibrio totale che lo stesso rapporto di Tuttoscuola sottolinea: nu-meri alla mano, c’è da scommettere che si aprirà «un vivace dibattito sui cri-teri e sui metodi di valuta-zione degli studenti». Così come c’è da scommettere che, accanto al sollievo per il netto miglioramento in molti indicatori delle scuole del Mezzogiorno, le quali negli ultimi quattro anni hanno fatto segnare pro-gressi proporzionalmente superiori a quelli del Nord, altre polemiche potrebbero scoppiare per i dati sulla precarietà. Dove emergono differenze altrettanto abissa-li. Spiega il rapporto a pagi-na 86: «La precarietà è di casa al Nord, mentre è mol-to più attenuata al Sud e nelle Isole». Qualche esem-pio? Solo 5,6% di docenti precari nella scuola dell’infanzia statali al Sud e 18,9 nel Nord-Est, solo 3,2

L’

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nelle primarie al Sud e 16,2 nel Nord-Ovest, 24,5% tra insegnanti di sostegno al Sud e 56,2 al Nord-Est. E così via... Una tendenza co-stante: «tra le province han-no fatto registrare una con-dizione di bassa precarietà Agrigento, Caserta e Lecce, mentre all’opposto, si tro-vano in fondo a questa poco invidiabile graduatoria Bo-logna e Modena. Negli ul-timi 15 posti di questa gra-duatoria complessiva della precarietà si trovano 6 delle 9 province emiliano - roma-gnole e 5 delle 11 province

lombarde». Il dato più pre-occupante, tuttavia, è pro-babilmente quello sul-l’abbandono scolastico: «Ancora una volta Sarde-gna, Sicilia e Campania re-gistrano le più alte punte di dispersione scolastica, per-dendo per strada — negli istituti tecnici — circa quat-tro ragazzi ogni dieci iscritti al primo anno». Eppure il dato che «sembra destinato a fare sensazione», perché inaspettato, «è quello che attribuisce alla provincia di Novara la palma del mag-gior abbandono scolastico:

il 36,3 per cento degli iscrit-ti, alla fine del quinquennio dei licei classici e degli isti-tuti ex magistrali, e il 46,8 per cento alla fine del bien-nio iniziale degli istituti professionali». Una eca-tombe. Soprattutto se i nu-meri vengono «paragonati con quelli delle province più virtuose: Perugia perde per strada solo l’1,6 per cento degli studenti, alla fi-ne del biennio iniziale degli istituti professionali. Alla fine del biennio iniziale de-gli istituti tecnici a Campo-basso si ritirano l’1,8% dei

ragazzi, a Novara — che ha anche qui il record negativo nazionale — il 30,1%». Ag-ghiacciante. Tanto più in un mondo dove i ragazzi non hanno alternative: o si met-tono in concorrenza con gli ingegneri, i manager, i ri-cercatori stranieri per i posti di un livello più alto oppure con la manovalanza extra-comunitaria per i lavori me-no pagati. Tertium non da-tur. Ma possiamo pretende-re che sappiano due parole di latino?

Gian Antonio Stella

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LA STAMPA – pag.1

L’INTERVENTO

Se in politica vince l’infedeltà

ell’annunciare il rimpasto di gover-no, Berlusconi ha

avuto perlomeno il pregio della sincerità: «Siccome la politica è anche concretezza - ha detto - non è il caso di fare gli schizzinosi». In pra-tica, ha voluto comunicare questo concetto: so benis-simo che i nuovi sottosegre-tari non sono dei geni, ma le loro promozioni sono fun-zionali al proseguimento dell’attività di governo, e vorrei che nessuno facesse la verginella perché in poli-tica s’è sempre fatto così. Su questo, il premier non ha torto. Non è la prima volta che le nomine vengono fatte non per merito o per compe-tenza specifica, ma perché è utile premiare qualcuno che rende un servigio. Non è bello, ma sarebbe ingiusto dire che succede solo ora con il governo Berlusconi. La politica è stata tante vol-te il regno del «todos cabal-leros», l’onorificenza collet-tiva che Carlo V, da un bal-cone, concesse agli alghere-si per ricompensarli della loro fedeltà. Ma il «todos caballeros» è sempre stato - se non un premio alla quali-tà - un premio, appunto, alla

fedeltà. Tanto che, da che la politica è politica, chi anda-va in cerca di poltrone si preoccupava di mostrare la propria lunga e inossidabile militanza. Al tempo del fa-scismo, ad esempio, si creò a un certo punto una curiosa categoria: quella degli «an-temarcia», camicie nere che cercavano di dimostrare al partito quanto la propria fe-deltà al Duce risalisse a tempi non sospetti; a prima, appunto, della marcia su Roma. Si può dire lo stesso dei nuovi sottosegretari? Si può dire che sia stata pre-miata la fedeltà di chi nel 2008 è stato eletto con il Pdl, ma l’anno scorso è pas-sato con Fini; tre mesi dopo, il ritorno con Berlusconi e ieri la nomina a sottosegre-tario. Ma se questi casi sono come la parabola del figliol prodigo, che dire ad esem-pio di Daniela Melchiorre? È stata sottosegretaria del governo Prodi, poi è passata al Pdl, quindi è passata con i Liberal Democratici Rifor-misti che sono all’oppo-sizione, a dicembre 2010 ha firmato una mozione di sfi-ducia contro il governo Ber-lusconi e ieri è diventata sottosegretario del governo

Berlusconi. C’è da perderci la testa. Se guardate le bio-grafie dei nuovi sottosegre-tari, vedete che otto su nove hanno una storia così, un po’ di qua e un po’ di là; e che «di qua» - nel senso di «con Berlusconi» ci sono appena arrivati o tornati, giusto in tempo per salvare il governo e poter battere cassa. Solo uno, dei nove nuovi sottosegretari, può esibire un curriculum im-macolato. Si chiama Anto-nio Gentile ed è un mezzo sconosciuto: ma nel quadro appena descritto la sua figu-ra emerge come quella di un gigante. È sempre stato con Berlusconi: da Forza Italia al Pdl, mai uno sbandamen-to. Gentile segna il gol della bandiera per quelle legioni di berlusconiani antemarcia che hanno sempre servito la causa e che restano al palo per non avere da offrire ne-anche un adulterio. Perché, paradossalmente, i più infe-rociti per la premiazione di tante disinvolte conversioni sono probabilmente i berlu-sconiani più duri e puri, i tanti parlamentari o consi-glieri comunali o semplici militanti di partito che han-no cominciato la battaglia

per il Cavaliere nel lontano ‘94, da peones: e che peo-nes sono rimasti. In questo trionfo di fedifraghi, Anto-nio Gentile è l’unico a poter dare una speranza ai vecchi bigotti che credono ancora che la fedeltà sia un valore da premiare. Senza voler fare troppo i moralisti, il rimpasto di ieri appare co-me uno dei punti più bassi della pur non eccelsa politi-ca di questi nostri ultimi tempi. C’è come un’im-pudenza, questa volta, nel mostrarsi cinici e opportuni-sti. Che insegnamento de-vono trarre dal rimpasto di ieri gli italiani, soprattutto i giovani che faticano a tro-vare un posto di lavoro? Vi-sti i tempi che corrono, non ci stupiremmo se oggi si scoprisse che la nomina di Gentile è frutto di un errore, o di un caso di omonimia; e che - appena scoperto lo scambio di persona - l’in-genuo monogamo non ven-ga invitato a dimettersi, e a lasciare il posto a qualcuno meno affidabile e quindi più presentabile.

Michele Brambilla

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LA STAMPA – pag.1

L’INTERVENTO

Ma senza soldi non si cresce

e nozze con i fichi secchi: questo modo di dire toscano che si

riferisce all’atteggiamento di chi vuole realizzare qual-cosa senza averne i mezzi, e perciò rischia di rendersi ridicolo, descrive abbastan-za bene il «decreto svilup-po» varato ieri dal Consi-glio dei ministri. L’ affer-mazione del presidente del Consiglio che il decreto «non graverà sui conti dello Stato» mostra chiaramente i limiti di questo provvedi-mento: la crescita dell'eco-nomia non deriverà, come per magia, da una manciata di micro-misure come quel-la sulle facilitazioni alle im-prese per disfarsi di beni obsoleti, o la soppressione dell'obbligo di compilazione della scheda carburanti per chi paga con moneta elet-tronica, o la soppressione del limite d'età per la carta d'identità elettronica. La crescita non deriverà nem-meno dal via libero dato dalla Banca d'Italia alla Banca del Sud, che sarà pu-re un «gigante», come l'ha definita il ministro dell'Eco-nomia, capace di arrivare a settemila sportelli; si tratta però di un gigante sulla car-ta con tempi di realizzazio-ne in ogni caso molto lun-ghi, che potrebbe non con-tribuire affatto alla crescita nel caso in cui questi sette-mila sportelli, se mai si rea-lizzeranno, fossero sempli-

cemente sottratti ad altre banche o istituzioni crediti-zie. Detto questo, alcune misure sono di buon senso, servono a mantenere il Pae-se sulla linea di galleggia-mento, specie quando cor-reggono storture precedenti. I contratti di ricerca e il cre-dito d'imposta per la ricerca potrebbero dare un modesto sollievo a un'attività chiave che, tramite i tagli alle uni-versità, è stata a lungo tar-tassata. La semplificazione contabile e l'accorpamento dei controlli sulle imprese dovrebbero alleggerire un poco il fardello amministra-tivo delle aziende in cresci-ta, le misure sui precari del-la scuola leniranno una pia-ga senza sanarla, la rinego-ziazione dei mutui compen-serà in parte il rialzo dei tassi che si sta verificando da qualche mese. Le misure sull’apprendistato erano at-tese da tempo; trecento euro al mese di detrazione fiscale per ogni lavoratore assunto al Sud non sono certo da buttare via, ma un'impresa che decide di installarsi nel Mezzogiorno solo o soprat-tutto in virtù di questa nor-ma non può essere molto seria. Purtroppo non man-cano anche provvedimenti discutibili che rischiano di creare dei mostri senza ge-nerare sviluppo, come il di-ritto di superficie per no-vant'anni per i chioschi e gli stabilimenti balneari. Può

darsi che in questo modo si portino nuove risorse alle casse dello Stato o dei co-muni interessati, ma questo vantaggio appare molto modesto di fronte al rischio di immobilizzare per quasi un secolo infrastrutture chiave di un turismo in ra-pidissimo cambiamento e il sospetto di perpetuare privi-legi locali di «amici degli amici» non è però certa-mente infondato. Ugual-mente, se non sarà accom-pagnata da adeguati control-li, la libertà di ampliamento delle abitazioni può portare a una nuova ondata di brut-ture edilizie con scarsissimi benefici economici e l’in-fornata dei nuovi sottose-gretari che aumenta disin-voltamente, si potrebbe dire sfacciatamente, i costi della politica non è certo un bel segnale. Ed è purtroppo un vizio di questo Paese pensa-re che basti scrivere «svi-luppo» in un decreto perché si avvii un processo di svi-luppo. Il contenuto di que-sto decreto conferma l'avvi-tamento del Paese sulle pic-cole cose, quasi un modo per rimuovere scelte più grandi e più scomode. Tutto ciò rende la classe politica - opposizione compresa, co-me ha ricordato due giorni fa il Presidente della Re-pubblica - sempre meno credibile, sempre più lonta-na dai bisogni del Paese. Un discorso sullo sviluppo do-

vrebbe partire dalla consta-tazione che è molto difficile per qualsiasi governo «fare sviluppo» senza quattrini da spendere. Il settore pubblico di quattrini da spendere si-curamente non ne ha e il settore privato, come mo-strano anche i dati sul forte calo del risparmio delle fa-miglie, ne ha sempre meno. Occorre francamente rico-noscere che far ripartire lo sviluppo in un Paese ad-dormentato da una quindi-cina d'anni non può non es-sere un'operazione dolorosa che può implicare sia una ridistribuzione dei redditi all'interno, sia una franca discussione in ambito euro-peo su politiche che di fatto potrebbero portare a una crescita stentata e insuffi-ciente, non soltanto in Italia ma in tutti i Paesi del vec-chio continente. A discorsi di questo genere non sem-brano preparate né la mag-gioranza né le opposizioni. Entrambi si disperdono nel varare, nel discutere prov-vedimenti necessari ma se-condari e di qui nasce la tentazione bipartisan di ri-correre a slogan, di definire sviluppo ciò che è al mas-simo normale manutenzio-ne. Di fare le nozze con i fichi secchi, appunto.

Mario Deaglio

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IL MONDO – pag.24

CASO DERIVATI – Il ricorso degli istituti di Credito ai tribunali inglesi

Fumo di Londra sui Comuni italiani È una mossa senza fondamenti, che può rivelarsi un autogol, dice l'avvocato Portinaro. Che punta su una causa pilota a Milano

ltre 52 miliardi di euro. A tanto am-monterebbero le

perdite potenziali causate da contratti derivati sottoscritti da amministrazioni pubbli-che, imprese private, società finanziarie e risparmiatori italiani. La stima è di Ban-kitalia e si riferisce alle per-dite teoriche che il nostro sistema Paese nel suo com-plesso avrebbe registrato da questo tipo di prodotti fi-nanziari al 31 dicembre scorso. Un'esposizione che si è ridotta del 31% rispetto solo al trimestre precedente (da 76 miliardi circa) per l'effetto principalmente del-l'andamento dei tassi d'inte-resse che sottostanno a que-sta categoria di strumenti ad alto rischio. Ma è un'ipoteca che tuttavia continua a gra-vare sui bilanci di oltre 300 amministrazioni pubbliche, quasi 35 mila imprese e più di 4 mila famiglie. Un'intos-sicazione da « titoli spazza-tura» la cui soluzione in tri-bunale rischia ora di com-plicarsi per un problema di competenza giurisdizionale, dopo che anche la svizzera Ubs, banca coinvolta in un procedimento civile intenta-to dalla Regione Calabria al tribunale di Catanzaro, in-

sieme a Bnl, Nomura e Dre-sdner, per un danno stimato sui 58 milioni di euro, ha deciso di spostare la contro-versia a Londra. Analoga-mente a quanto già fatto dalle banche straniere impu-tate nelle cause mosse dalle Regioni Lazio, Piemonte e Toscana, dal Comune di Fi-renze e dalla Provincia di Pisa, sempre per questioni di derivati. « Si punta a tra-sferire il contenzioso là do-ve il clima può essere più favorevole», osserva l'avvo-cato Daniele Portinaro, e-sperto di diritto societario e fallimentare specializzato in questo tipo di procedimenti, che con il suo studio assiste le Regioni Calabria e Lazio, « nella supposizione che un giudice italiano possa essere meno imparziale in una controversia che riguarda il danno subito da un ente pubblico italiano». È una strategia, questa, che oltre a cercare di scoraggiare la controparte con i costi one-rosi che un contenzioso all'estero inevitabilmente comporta, confida nella ra-pidità e neutralità di un giu-dizio in uno Stato straniero. Ma non fa i conti con la complessità del diritto. Quello italiano, innanzitut-

to. Spiega l'avvocato Porti-naro: « In una causa civile l'unico giudice chiamato a decidere sulla giurisdizione di un procedimento è la Corte di Cassazione. E oc-corre almeno un anno prima di avere un verdetto». E poi con quella del diritto ingle-se. Ancora Portinaro: « Esi-ste una sentenza della House of Lords del 24 gen-naio 1991 con valore di leg-ge, che vieta agli enti locali di sottoscrivere contratti di swap» (come i derivati). In sostanza le banche straniere hanno fatto in Italia quello che nel loro Paese non a-vrebbero potuto fare per legge: e dunque il trasferi-mento dei contenziosi a Londra potrebbe anche rive-larsi controproducente per la loro difesa. Ma non è fi-nita qui. Perché presso il tribunale di Milano è in cor-so anche un procedimento penale nei confronti dei quattro istituti di credito stranieri (JP Morgan, Deu-tsche Bank, Ubs e Depfa) che nel 2005 hanno venduto al Comune contratti derivati incassando un « illecito pro-fitto» di almeno 100 milioni di euro (questa la stima del pm Alfredo Robledo). Un procedimento nato da un

esposto preparato proprio dallo studio dell'avvocato Portinaro che per ora ha portato al rinvio a giudizio di 11 funzionari di banca e quattro amministratori co-munali per l'accusa di truffa aggravata, oltre che al se-questro cautelare di beni per 400 milioni, ma dovrebbe arrivare alla sentenza di primo grado entro la fi ne dell'estate. Con un verdetto che avrà ripercussioni a ca-scata su tutti i contenziosi civili oggi in essere nel no-stro Paese per richieste ri-sarcitorie in materia di deri-vati. « Anche perché se un processo civile si può spo-stare all'estero, quello pena-le per de finizione resta nel Paese in cui è stato com-messo il reato», conclude Portinaro. E un esposto ana-logo sta per essere deposita-to anche in Calabria. Così da portare le banche impu-tate a giudizio, prima che ricorrano ad altri es-camotage in sede civile (come lo spostamento del contenzioso all'estero) per sottrarsi alle loro responsa-bilità.

Sandro Orlando

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GAZZETTA DEL SUD – pag.23

Agenzia beni confiscati, impugnata la legge Dal Governo. Individuata una via d'uscita

CATANZARO - Sono tre le leggi della Regione Cala-bria impugnate dal Governo davanti alla Corte costitu-zionale. In particolare il Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, e su confor-me parere dei competenti

Ministeri, ha impugnato la legge recante norme sugli "Interventi regionali di so-stegno alle imprese vittime di reati di 'ndragheta e di-sposizioni in materia di con-trasto alle infiltrazioni ma-fiose nel settore dell'im-prenditoria", la legge relati-va alla "Istituzione dell'A-

genzia regionale per i beni confiscati alle organizza-zioni criminali in Calabria", e quella recante "Misure per garantire la legalità e la tra-sparenza dei finanziamenti erogati dalla Regione Cala-bria". Nella stessa riunione sono state impugnate anche due leggi della Regione

Campania e una della Re-gione Molise. È stato co-munque precisato che sono stati già individuati, d'intesa con le regioni interessate, i percorsi che porteranno alla modifica delle parti impu-gnate delle leggi e, nel caso, alla conseguente rinuncia alle odierne impugnative.

06/05/2011

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GAZZETTA DEL SUD – pag.23

Formazione? Sì, purché serva al lavoro Radicale cambiamento di strategia attraverso un bando rivolto a di-soccupati intenzionati a ottenere la qualifica di operatori socio-sanitari CATANZARO - Il circolo virtuoso dovrebbe funziona-re più o meno così: la Re-gione ci mette i soldi; gli enti di formazione fanno il loro mestiere, cioé formano la gente, ma questa volta devono farlo sulla scorta di un protocollo d'intesa stipu-lato con le strutture sanitarie (pubbliche o private accre-ditate) nelle quali avviene la parte pratica della forma-zione; le strutture a loro vol-ta assumono a tempo inde-terminato almeno il 30% delle persone in tal modo formate; per il primo anno il 50% del salario degli assun-ti sarà pagato dalla Regione. Legare la formazione all'oc-cupazione: questo il leitmo-tiv della proposta che, in generale, la Regione intende porre sul difficile fronte del lavoro in Calabria; nel par-ticolare, questo nuovo mo-dello dovrebbe trovare ap-plicazione nell'avviso pub-blico per la presentazione di progetti per percorsi rivolti a disoccupati e inoccupati

per la formazione di opera-tori socio sanitari. Attraver-so questo avviso - ha spie-gato governatore Giuseppe Scopelliti, la Regione inten-de offrire una opportunità a 520 giovani, quella di for-marsi in un settore nel quale vi è molta richiesta di addet-ti. Per l'assessore France-scantonio Stillitani l'Avviso pubblico Regione costitui-sce una pietra miliare nel concetto stesso che si ha della formazione; per l'og-getto stesso (un settore ad alta richiesta di occupazio-ne); per il riconoscimento che viene dato alle aziende che assumeranno il persona-le (il 50% dei costi salariali di un anno); per la maggiore responsabilizzazione che viene data agli enti di for-mazione, che se non otter-ranno il risultato indicato nel protocollo d'intesa (le assunzioni previste) si ve-dranno ridotti i pagamenti. Di contro, se verranno ga-rantite assunzioni in misura superiore al 30% delle per-

sone formate, gli enti di formazione acquisiranno punteggi di cui si terrà con-to nei bandi successivi. Va da sé che ci si rivolge, in modo particolare, al privato accreditato: le Aziende sani-tarie pubbliche infatti sono, allo stato, "bloccate" dal Pi-ano di Rientro. Se questo nuovo modo di concepire la formazione funzionerà - ha assicurato l'assessore Stilli-tani - il metodo potrà essere esteso genericamente a tutto il mondo della formazione. «Vogliamo che la forma-zione sia finalizzata al lavo-ro, e non che si esaurisca nella formazione in sé». Al-la conferenza stampa di pre-sentazione del Bando, mo-derata dal capo dell'Ufficio stampa della Giunta Oldani mesoraca, ha preso parte anche il dirigente del dipar-timento, Bruno Calvetta, che ha riferito i "numeri" dell'operazione: un investi-mento importante, attraver-so l'utilizzo di fondi Por, pari a 5,2 milioni di euro.

Attraverso l'Avviso, che sa-rà pubblicato nei prossimi giorni, si punta a formare e qualificare 520 operatori socio sanitari con un corso di mille ore (450 ore di teo-ria, 450 di tirocinio e 100 ore di esercitazioni) e con il successivo inserimento la-vorativo da parte delle strut-ture accreditate. Gli allievi da formare sono suddivisi per singola provincia: 140 per quella di Cosenza, 120 per Reggio Calabria, 100 per Catanzaro, 80 ciascuna per le province di Crotone e Vibo Valentia; all'investi-mento di 5,2 milioni di euro si aggiungerà quello per il contributo salariale per ogni assunto mentre l'esperienza del progetto potrebbe essere ripetuta con un nuovo ban-do che terrà conto della ri-chiesta del mercato lavora-tivo.

Paolo Cannizzaro