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Mercoledì 22 giugno 2016 Rassegna associava 2 Rassegna Sangue e emoderiva 5 Rassegna sanitaria, medico-scienfica e Terzo seore 9 Prima pagina 15 Rassegna stampa A cura dellUfficio Stampa FIDAS Nazionale

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Mercoledì 22 giugno 2016

Rassegna associativa 2 Rassegna Sangue e emoderivati 5 Rassegna sanitaria, medico-scientifica e Terzo settore 9 Prima pagina 15

Rassegna stampa

A cura dell’Ufficio Stampa

FIDAS Nazionale

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Rassegna associativa

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Rassegna

sangue e emoderivati

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WISE SOCIETY.COM

Donazioni di sangue: in Italia ancora pochi i giovani

Nel nostro paese meno di un donatore su tre ha tra 18 e 35 anni. Ma serve anche il contributo dei cittadini stranieri

Fabio Di Todaro

21 giugno 2016

Visto «da fuori», il dato appare robusto. In Italia sono 1,7 milioni le persone che più volte in un

anno donano il sangue, per compiere un atto che equivale a salvare la vita a uno sconosciuto.

Eppure la situazione, nonostante il nostro Paese assieme ad altri sessantuno riesca a garantirsi

l’autosufficienza ematica, potrebbe essere migliore. A donare, infatti, è appena il 4,5 per cento

della popolazione considerata idonea, di età compresa tra 18 e 65 anni. Ma è sui giovani che

occorre lavorare di più: meno di un donatore su tre rientra infatti nella fascia d’età compresa

tra 18 e 35 anni. Il contributo più robusto è dato dagli adulti: considerati tali tra 30 e 55 anni

MA SONO ANCORA POCHI I GIOVANI DONATORI – È su questo aspetto che si sono concentrati

gli esperti italiani, in occasione dell’ultima giornata mondiale dedicata alla donazione del san-

gue, celebrata il 14 giugno. Rimarcando il rilievo dell’autosufficienza raggiunta da diversi anni e

assicurata anche dal «bilanciamento» effettuato da alcune Regioni più virtuose nei confronti di

altre meno propense a compiere l’atto più altruistico per antonomasia, il Centro Nazionale San-

gue, che coordina le attività dei 326 centri trasfusionali diffusi nelle ventuno regioni, ha voluto

anche specificare come «sia ancora tropo bassa la percentuale di giovani donatori, che sul nu-

mero totale, si attesta al 31,67 per cento». Un dato che viene definito preoccupante per una

ripercussione chiara: «Se si considerano i dati sull’invecchiamento della popolazione, tra il

2009 e il 2020, la riduzione dei donatori è stimata nel 4,5 per cento». Conforta, invece, che

«l’83 per cento dei donatori italiani doni il sangue in maniera periodica, non occasionale», af-

ferma Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro nazionale sangue. «Questa fidelizzazio-

ne è fondamentale, per via del legame molto stretto che esiste tra donazione volontaria, con-

sapevole e non remunerata e qualità del sangue, in termini di sicurezza».

IN ITALIA DONAZIONE POSSIBILE ANCHE PER GLI OMOSESSUALI – In occasione della strage

di Orlando, si è tornati a parlare dell’opportunità per gli omosessuali di donare il sangue. In

Florida, dove i gay sono accorsi in massa per compiere una Donazioni di sangue: nella UE i gay

uomini possono donare il sangue soltanto in cinque Paesi, tra cui l’Italia, Image by iStockdona-

zione in favore dei feriti nel corso dell’attentato, gli specialisti si sono opposti al prelievo. La si-

tuazione non è molto diversa nel resto d’Europa. I gay uomini possono donare il sangue soltan-

to in cinque Paesi, tra cui l’Italia (gli altri sono la Spagna, il Portogallo, la Polonia e la Repubbli-

ca Ceca). Dal 2001 – fu l’allora ministro della Sanità Umberto Veronesi ad agevolare la svolta

in favore dei gay – la struttura del questionario viene definita in un decreto del ministero italia-

no della salute. «Negli ultimi dodici mesi ha avuto rapporti sessuali a rischio?», recita la do-

manda che non allude all’orientamento sessuale. Se non conosce i comportamenti sessuali dei

propri partner, il donatore verrà rinviato per quattro mesi. Questo vale sia per gli eterosessuali

sia per gli omosessuali. Nella pratica, però, l’ultima parola spetta al medico che visita il possibi-

le donatore. Come segnalano diverse associazioni gay (la più attiva è Plus Onlus), l’ultima pa-

rola spetta sempre al centro trasfusionale e al medico che visita il possibile donatore.

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PERCHÈ SERVE ANCHE IL SANGUE DEI MIGRANTI? – Altra categoria «sensibile» è quella dei

migranti, considerati una risorsa importante per ampliare il bacino di sangue disponibile. Molti

di loro, quando arrivano in Italia, non sono consapevoli di questa opportunità. Ma se opportu-

namente sensibilizzati, come fa l’Avis dalla Sicilia al Piemonte, rispondono in maniera adegua-

ta. Dieci anni fa i donatori stranieri erano circa Donazioni di sangue: in Italia sono 150.000 gli

stranieri che donano sangueImage by iStockventicinquemila, oggi sono tra i centoventicinque

e i centocinquantamila. In assenza di un registro ufficiale, un donatore su dieci sarebbe dun-

que un cittadino non italiano. I più «fedeli» sono i marocchini, ma anche rumeni e sudameri-

cani garantiscono risposte soddisfacenti, se adeguatamente istruiti. Meno propensi alla dona-

zione i cinesi e gli indiani. In questo a incidere sono anche aspetti culturali, visto che in Orien-

te la perdita di sangue è vista ancora come qualcosa di nocivo per la salute. Il sangue dei mi-

granti è prezioso non soltanto per ampliare la riserva. Esistono infatti dei gruppi sanguigni de-

finiti rari, perché presentano antigeni di superficie diversi da quelli più comunemente riscon-

trati (A e B). Il sangue di chi possiede una combinazione di questi viene definito raro e più

multietnica è una società, maggiore è la probabilità di trovare la «materia prima» necessaria.

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IL MESSAGGERO

Gli ematologi: nuove speranze per chi soffre di leucemia

Si è svolta ieri la XI giornata nazionale della lotta contro leucemie, linfomi e mielomi, promos-

sa dall'Ail. «Ogni anno la Giornata nazionale - afferma l'ematologo Franco Mandelli, presiden-

te Ail - affronta temi diversi: quest'anno sono soprattutto diagnostica, terapia e qualità di vita

dei pazienti affetti da Leucemia mieloide cronica, che grazie a nuove terapie rivoluzionarie og-

gi hanno una prospettiva di vita molto simile a quella delle persone sane». Con un occhio di

riguardo per «i risultati più recenti relativi alle cure per la Lmc e la possibilità di sospendere la

cura, fino a considerare questa malattia finalmente guaribile».

Molte le iniziative messe in campo dall'Ail. Tra queste una linea diretta con gli ematologi per

consigli sulle malattie, da luglio a dicembre un appuntamento fisso il primo lunedì di ogni me-

se (agosto escluso). E Sognando Itaca, progetto di vela terapia per i pazienti, un viaggio solida-

le da Trieste all'isola greca di Itaca.

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Rassegna

Politica sanitaria,

Medico-scientifica e

Terzo Settore

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