Rassegna Stampa - Esperti Responsabilità amministrativa ... · I ben otto rilievi sollevati degli...

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Rassegna Stampa

AntiCorruzioneIl Giornale.it: Sala «tranquillo» sulle spese del 2015 Ma un appalto nel mirino di Cantone ............................

Il Giorno (ed. Milano): «Il rapporto con i cittadini va basato sull'equità Sì alla riscossione diretta»...............

Il Mattino.it (ed. Napoli): Monumentando, Comune di Napoli: lavori in ritardo, spot da bloccare .................

Il Resto del Carlino (ed. Imola): Il Comune avverte l'Anticorruzione «Siamo pochi, prevenzione ...............

ImperiaPost.it: REGIONE LIGURIA. APPROVATO IL PIANO ANTICORRUZIONE E...........................

Cyber SecurityCorriere del Trentino: La nuova emergenza del cybercrime............................................................................

Diario del Web (ed. Nazionale): Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci .......

Formiche.net: Ecco le aziende premiate da Assiteca per l'innovazione digitale ...............................................

PrivacyIl Sole 24 Ore: i dati come bene comune............................................................................................................

Il Sole 24 Ore - Lunedi: Aziende a rilento sulla privacy Ue .............................................................................

Il Sole 24 Ore - Lunedi: Investito un miliardo in cyber-difese..........................................................................

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30/01/17Il Giornale.itSala «tranquillo» sulle spese del 2015 Ma un appalto nel mirino di Cantone

Argomento:AntiCorruzione 2p.

Sala «tranquillo» sulle spese del 2015 Ma un appalto nel mirino di Cantone

Sala "tranquillo" sulle spese del 2015. Ma un appalto nel mirino di Cantone L'Anac avvia verifiche sulla realizzazione del Padiglione Italia Redazione - Dom, 29/01/2017 - 14:30 «La fretta non aiuta, però credo che alla fine siamo riusciti a portare a casa quello che dovevamo. Ripeto, non ho chiesto una lira in più di quello che mi è stato assegnato». Così il sindaco Beppe Sala, ex commissario, ha commentato il giorno dopo la bocciatura della Corte dei Conti su Expo. Secondo i giudici contabili, che venerdì hanno presentato una relazione sui bilanci dell'esposizione, l'urgenza dei tempi averebbe comportato un aggravio dei costi. Hanno parlato di «alterazione del principio della concorrenza» su molti appalti, di «costi moltiplicati» a causa di molte varianti in corso d'opera». Sala ha ribadito: «Quello che so è che, partendo obiettivamente in ritardo e questo è acclarato, abbiamo fatto l'Expo. È andato bene, l'abbiamo fatto non spendendo soldi in più, poi per il resto ognuno farà il suo lavoro» e si è detto «tranquillo» anche sull'indagine in corso da parte della magistratura sul maxi-appalto per la Piastra. «É una sicurezza che gli invidiamo - ironizza il capogruppo Fdi in Regione Riccardo De Corato -, perchè abbiamo letto che i giudici rilevano criticità evidenti sulla gestione della società: a fronte di 1,2 miliardi di ricavi, l'esercizio 2015 si è chiuso con una perdita di 23,8 milioni di euro. Adesso è necessaria un'operazione trasparenza». Chiederà chiarimenti in consiglio Basilio Rizzo, che da anni solleva il dubbio che «si sia creata un'emergenza ad arte, per poter dire bisogna fare presto o salterà Expo e usare in modo disinvolto le regole sugli appalti». E nel mirino del presidente dell'Anticorruzione

Data:

30/01/17Il Giorno (ed. Milano)«Il rapporto con i cittadini va basato sull'equità Sì alla riscossione diretta»

Argomento:AntiCorruzione 3p.

«Il rapporto con i cittadini va basato sull'equità Sì alla riscossione diretta»

CRONACHE pag. 11«Il rapporto con i cittadini va basato sull'equità Sì alla riscossione diretta» ANTICORRUZIONE M4 nel mirino L'Anac di Cantone assolve la Giunta - MILANO - L'AUTORITÀ nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone ha espresso «apprezzamento all'amministrazione comunale per aver operato nel tavolo tecnico secondo un indirizzo teso a porre in essere ogni possibile adeguamento ai precetti espressi con la delibera 757/2016» e, contestualmente, ha rilevato «il proposito di operare l'allineamento ai rilievi dell'Anac in modo dinamico e persistente nonché secondo i principi di leale collaborazione». Con queste parole comincia e poi si chiude la lettera inviata al sindaco Giuseppe Sala dall'Anac in merito alla realizzazione della linea metropolitana M4, che riporta gli esiti del tavolo tecnico istituito presso l'Autorità proprio su richiesta del Comune, in seguito ai rilievi del luglio scorso. L'ANAC si riferisce al passaggio dal vicepresidente (nominato dai soci privati) al presidente della Spv M4 (nominato dal Comune) delle attività di autorizzazione e controllo legale dei subappalti e dei subcontratti. E alla risoluzione del conflitto di interessi di Mm, a cui viene confermato l'incarico di Direzione Lavori, ma viene revocato l'incarico per l'attività di supporto al responsabile del procedimento. Incarico che verrà attribuito all'Amat.

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30/01/17Il Mattino.it (ed. Napoli)Monumentando, Comune di Napoli: lavori in ritardo, spot da bloccare

Argomento:AntiCorruzione 4p.

Monumentando, Comune di Napoli: lavori in ritardo, spot da bloccare

Monumentando, Comune di Napoli: lavori in ritardo, spot da bloccare di Valerio Esca 24 Il Comune prova a difendersi dall'istruttoria dell'Autorità nazionale anticorruzione sul progetto «Monumentando». I ben otto rilievi sollevati degli uomini di Raffaele Cantone, inviati a Palazzo San Giacomo il 28 novembre scorso, smontano pezzo per pezzo il progetto. Si va dalla struttura del contratto, che secondo l'Anac non rappresenterebbe un accordo fra Comune e sponsor, più simile ad una banale concessione di spazi pubblicitari; alla norma sull'intervento dei privati nel restauro di monumenti, che prevede il contrario di quello che accade con «Monumentando». C'è poi una porzione dei rilievi Anac dedicata al valore dell'operazione e quella che sottolinea la «singolarità» della firma apposta dalla Uno Outdoor sul contratto del Comune (ben due anni dopo l'aggiudicazione della gara). Uno dei capitoli più succulenti riguarda la parte riservata alle esposizioni ed ai tempi «dilatati» della pubblicità. Ma su cosa si basa la difesa del Comune? L'incipit del documento inoltrato all'Anac, firmato dal responsabile del procedimento Monica Michelino e dal direttore centrale della Pianificazione e gestione del territorio-sito Unisco Giuseppe Pulli, punta principalmente «sul dovere civico delle amministrazioni per la difesa del patrimonio culturale e monumentale». Questa è solo parte della premessa di Palazzo San Giacomo che prova a spiegare all'Anticorruzione, innanzitutto, l'anomalia «dell'inquadramento giuridico del contratto». Il Comune cerca di inquadrare la nota figura dello sponsor all'interno delle deroghe previste dal codice degli appalti, ovvero dove viene consentito a chi con una consistente offerta monetaria finanzia un restauro (legando a questo la promozione della propria immagine e del proprio prodotto), di poter scegliere chi deve realizzare l'opera di restauro. Mentre l'intermediario - anche detto sponsoring - non potrebbe essere inquadrato come sponsor (secondo la normativa) perché non mette in gioco la sua immagine, tanto meno le sue risorse. Per quanto riguarda «Monumentando» basti considerare che la pubblicità esposta non attiene all'immagine e al marchio della Uno Outdoor, che di fatto diventa un intermediario per nomi, prodotti e marchi di altri. Dunque il tentativo di far rientrare l'appalto «Monumentando» in una cosiddetta sponsorizzazione tecnica sembrerebbe non pertinente. Quanto al contratto stipulato in ritardo il Comune replica: la circostanza «non ha impedito alla stazione appaltante di richiedere e ottenere il rispetto delle condizioni dell'appalto». Altri punti dirimenti riguardano la durata pattuita dall'esposizione pubblicitaria e il fatto che questo bando andrebbe in contrasto con il dettato del Codice dei beni culturali, che consente eccezionalmente la pubblicità sui monumenti solo durante la durata effettiva dei lavori e non come accade con il bando anche durante il periodo di progettazione dell'intervento. Il Comune si difende evidenziando che i ponteggi e le recinzioni siano state autorizzate «già in fase progettuale per consentire rilievi, saggi e indagini preliminari per la redazione dei progetti richiesti allo sponsor» e che «la presenza della pubblicità, durante la progettazione» non crei di fatto un maggiore impedimento rispetto alle impalcature. Sulla durata delle esposizioni pubblicitarie oltre i tempi consentiti, il Comune ammette, con tanto di tabella, il superamento delle tempistiche accordate. Nel caso della Fontana del Carciofo si è arrivati a 187 giorni invece di 168, per l'Obelisco di Portosalvo addirittura 352 giorni invece di 168. Il che vuol dire guadagni per la concessionaria di pubblicità. Ma non è finita qui. Il caso più clamoroso è quello delle Torri Aragonesi, dove, come rilevato dall'Anac il cantiere è ancora nella fase di progettazione, con i lavori di restauro mai cominciati e la pubblicità esposta da agosto 2015. In questo caso il Comune, nelle controdeduzioni, ammette che il periodo dell'esposizione delle pubblicità sia scaduto e si impegna a dicembre 2016 a far oscurare la pubblicità e in caso di inadempienza a sottrarre il cantiere alla società. Ad oggi 30 gennaio la pubblicità è ancora esposta anzi rinnovata da pochi giorni e il cantiere e ancora nel pieno possesso della società. Sui guadagni Palazzo San Giacomo invece sottolinea un incasso pari a 136mila euro per canoni pubblicitari, anche se gli introiti diretti per il privato stando ai calcoli dei ricorrenti ammonterebbero a oltre 30milioni di euro. Lunedì 30 Gennaio 2017, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 30-01-2017 10:59

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30/01/17Il Resto del Carlino (ed. Imola)Il Comune avverte l'Anticorruzione «Siamo pochi, prevenzione difficile»

Argomento:AntiCorruzione 5p.

Il Comune avverte l'Anticorruzione «Siamo pochi, prevenzione difficile»

VETRINA IMOLA pag. 5Il Comune avverte l' Anticorruzione «Siamo pochi, prevenzione difficile» La responsabile D'Amore: «Criticità con Circondario e partecipate» di ENRICO AGNESSI «COMPLESSITÀ normativa», «difficoltà di controllare le procedure di nomina» nelle partecipate, lacune organizzative e poco personale. In questa maniera, ammette Simonetta D'Amore, responsabile comunale per la prevenzione della corruzione, assicurarsi che a Palazzo tutto fili liscio diventa complicato. D'Amore è anche segretario generale dell'ente di piazza Matteotti. E nella relazione inviata, come da richiesta, all'Anac di Raffaele Cantone è chiarissima: cosa non va nel Piano sollecitato da Roma? «Carenza di risorse umane da dedicare all'attuazione e al monitoraggio delle misure previste», mentre un «ulteriore elemento di criticità» è legato al «coordinamento con l'attività del Circondario» oltre che «con le società partecipate». Il motivo del primo nodo è presto detto: il Comune gestisce in forma associata, tramite l'ente di via Boccaccio, funzioni delicate quali personale, tributi, sistemi informativi, centrale di committenza. Di conseguenza, «la parte relativa del Piano è di competenza del Circondario - ricorda D'Amore -, mentre ai singoli Comuni resta la responsabilità dell'attivazione delle misure per i servizi non associati». Tuttavia, dal momento che «per vari ambiti la gestione associata è ancora in fase di consolidamento», in «via cautelativa» si è proceduto alla valutazione dei rischi anche per quest'ultimo tipo di attività. In pratica, doppio lavoro. Con il pericolo di non arrivare sempre fin dove si dovrebbe. DEL RESTO, a Imola in materia di Anticorruzione c'è un precedente tanto pesante quanto fresco: l'incarico di Loris Lorenzi in BeniComuni, contemporaneamente alla guida della società in house e di Acantho, dichiarato «inconferibile» nonostante i pareri richiesti dal Comune e dal diretto interessato (che non a caso ha fatto ricorso al Tar) dicessero il contrario. E D'Amore, nel giustificare all'Anac quanto accaduto, parla di «complessità normativa» e «difficoltà di controllare procedure di nomina» all'interno delle partecipate, sulle quali «non è possibile intervenire preventivamente». Nonostante quanto accaduto in estate, il Comune, nelle risposte inviate a Roma tramite un modello prestampato, ribadisce di stare facendo il possibile. Come detto, però, «la mancanza di un'adeguata struttura a supporto» della responsabile nell'espletamento dei compiti in materia di corruzione «limita le iniziative e le azioni che potrebbero essere intraprese e rende difficoltosi anche gli adempimenti obbligatori». Un esempio? Non è stato effettuato un «monitoraggio articolato ed esaustivo» per verificare la sostenibilità delle misure adottate in materia.

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30/01/17ImperiaPost.itREGIONE LIGURIA. APPROVATO IL PIANO ANTICORRUZIONE E TRASPARENZA 2017.

Argomento:AntiCorruzione 6p.

REGIONE LIGURIA. APPROVATO IL PIANO ANTICORRUZIONE E TRASPARENZA 2017. ASSESSORE BERRINO:"ULTERIORE PASSO AVANTI NEL CONTRASTO DEI CASI DI MALA GESTIONE"

REGIONE LIGURIA. APPROVATO IL PIANO ANTICORRUZIONE E TRASPARENZA 2017. ASSESSORE BERRINO:"ULTERIORE PASSO AVANTI NEL CONTRASTO DEI CASI DI MALA GESTIONE" Approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore regionale al Personale Gianni Berrino, il nuovo Piano anticorruzione e trasparenza 2017, previsto dalla legge nazionale n.190/2012 di Redazione GENOVA. Approvato dalla Giunta regionale, su proposta dell'assessore regionale al Personale Gianni Berrino, il nuovo Piano anticorruzione e trasparenza 2017, previsto dalla legge nazionale n.190/2012. "Il Piano - spiega l'assessore Berrino - è stato reso più incisivo e concreto e rappresenta un ulteriore passo in avanti nella prevenzione, contrasto e riduzione del rischio di eventuali casi di mala gestione e corruzione nelle diverse aree di attività dell'ente". Nel Piano sono state individuate specifiche misure amministrative per il rafforzamento dei controlli, per una migliore regolamentazione e maggiore trasparenza. Per assicurare la massima efficacia e concretezza, è stato individuato, per ogni misura di prevenzione, un ufficio responsabile incaricato dell’attuazione, la tempistica e le modalità di applicazione della misura. “Responsabilizzando il nostro personale - ha concluso l'assessore Berrino - e rendendo sempre più accessibili e semplici tutte le informazioni rivolte ai cittadini anche sui processi amministrativi è possibile prevenire quei fenomeni insopportabili che generano sprechi, paralizzano l'economia e allontanano i cittadini dalle istituzioni".

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30/01/17Corriere del TrentinoLa nuova emergenza del cybercrime

Argomento:Cyber Security 7p.

La nuova emergenza del cybercrime

CORRIERE DEL TRENTINO - CORRIERE DEL TRENTINO sezione: Trentino data: 29/01/2017 - pag: 2 La nuova emergenza del cybercrime Reati informatici quasi raddoppiati. Il procuratore generale: «Imponente incremento di furti» Droga: piaga sociale. Rapine in aumento. Il monito di Servetti: giustizia a misura di cittadino NOTIZIE CORRELATE TRENTO «La giustizia è un valore che non accetta condizioni e non tollera compromessi». Il monito della presidente della Corte d'appello di Trento, Gloria Servetti, arriva proprio in occasione del giorno dedicato alla giustizia, l'inaugurazione del nuovo anno giudiziario. Servetti prende in prestito la metafora dell'illustre giurista Piero Calamandrei contenuta nel testo «L'elogio dei giudici scritto da un avvocato» per lanciare un appello a magistrati e avvocati. Ieri per la prima volta un'organizzazione diversa ha visto avvocati e magistrati sul palco, una vicinanza nuova che chiude la porta ad un passato in cui il posto dei legali era in platea. L'appello ai magistrati «L'auspicio ha esordito Servetti è che la giustizia di questo distretto possa essere un pronto soccorso attrezzato piuttosto che l'erudito ambulatorio citato da Calamandrei». La presidente si appella a una giustizia «a misura di cittadino» nel tracciare luci e ombre di un bilancio sull'attività dei tribunali, ancora una volta gravato dalla carenza di organici. «Una scopertura ha detto Servetti che affligge tutti gli uffici e ha comportato il reiterato ricorso a procedure di interpello distrettuale e applicazioni temporanee». Sul fronte della criminalità, invece, non ci sono particolari emergenze, anche se cresce la microcriminalità. Resta alto l'allarme per i furti e le rapine, poi c'è lo «microspaccio» di sostanze stupefacenti, una spina nel fianco per la città. Il procuratore generale Giovanni Ilarda ha parlato di dato «allarmante». Cybercrime, è boom Ma c'è un altro dato che spicca nella statistica stilata dalla Procura trentina. È quello riferito ai reati online, al cybercrime, in sensibile aumento. I fascicoli a carico di ignoti sono saliti a 551 (l'anno precedente erano 287), quelli a carico di persone note sono passati da 91, lo scorso anno, a 77. I numeri sono significativi ma riguardano tutta la regione. In totale i reati informatici passano da 450 lo scorso anno, a 682 quest'anno. Nella mondo del cybercrime spuntano anche tipologie non molto conosciute come quella prevista dall'articolo 615 quinquies del codice penale, che riguarda la «diffusione di apparecchiature e dispositivi diretti a danneggiare un sistema informatico». I fascicoli a carico di ignoti sono passati da 2 a 9. Preoccupante il numero delle frodi informatiche, quasi raddoppiati i procedimenti a carico di ignoti che sono passati da 344 a 582. Allarme furti e rapine «Ma il dato più preoccupante ha sottolineato Ilarda almeno sotto il profilo dell'allarme sociale riguarda i procedimenti per furto in abitazione a carico di ignoti». Ilarda parla di «imponente incremento». A Trento si parla di una crescita del 37%, a Rovereto del 40%. I fascicoli a carico di ignoti a Trento sono passati da 1422 a 1605, in lieve aumento quelli a carico di persone note (da 75 a 94). È in aumento anche il numero di fascicoli relativi alle rapine, da 59 si è passati a 63 e di estorsione (da 30 a 46). Si tratta perlopiù di piccoli episodi legati sempre al mondo della microcriminalità, spesso di origine straniera. Anarchia e terrorismo Non è esente da problematiche, ma il Trentino Alto Adige resta ancora una terra sana dove i reati di criminalità organizzata sono assenti. «Un dato confortante» ha precisato il procuratore generale. «Ma si deve tenere alta la guardia». Ilarda parla di «una speciale attenzione che si impone anche perché la globalizzazione dei mercati, l'abbattimento delle frontiere, ha determinato sviluppo e progresso, ma anche l'esposizione a un maggiore rischio». Il riferimento è all'indagine sul terrorismo internazionale, la cellula meranese legata all'Isis. Poi nella relazione del procuratore non manca un passaggio sugli ultimi attentati incendiari alle Poste che hanno «suscitato particolare allarme» a firma del gruppo anarchico. Droga, piaga in città L'altra grande emergenza in Trentino resta lo spaccio. Piazza Dante, Santa Maria Maggiore sono tristemente note. Il numero di procedimenti è schizzato e si registra un aumento del 60% a Trento (i fascicoli sono passati da 145 a 232) e nel 72% dei casi le indagini riguardano stranieri, perlopiù nordafricani. «Quello dell'immigrazione ha detto Ilarda è un problema sociale che impone solidarietà, accoglienza e politiche dell'integrazione e controllo su chi specula sui bisogni altrui». Il bilancio, fronte civile A livello generale se da un lato calano i reati relativi alle fasce deboli, si registra un aumento del 40% delle persone indagate per omissione di soccorso. La presidente Servetti parla invece di un «record storico» per il numero di fallimenti sia a Trento che a Rovereto, si parla di un aumento del 7,4%. «Sono state costrette a cessare l'attività 145 imprese». Boom di procedimenti anche per i divorzi, effetto della nuova legge. E tra qualche anno la giustizia dovrà prepararsi anche ad affrontare gli

Argomento: Cronaca Locale 8pag.

effetti delle unioni civili, i matrimoni gay e divorzi? «Non è azzardato ipotizzare spiega Servetti che il prossimo biennio vedrà ricadute della nuova legge sul piano di una nuova tipologia di contenzioso». Dafne Roat RIPRODUZIONE RISERVATA

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30/01/17Diario del Web (ed. Nazionale)Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci investono

Argomento:Cyber Security 9p.

Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci investono

SPECIALE Agenda Digitale Redazione (AFV) 28/01/2017 11:33:22 stampa commenti Digitale: le aziende italiane pensano che sia indipensabile, ma non ci investono (© Shutterstock.com) MILANO - «Si fa così da anni è la confessione che il sistema non funziona», diceva il buon vecchio D.W. Edwards. E non aveva tutti i torti, di fatto. Innovare serve a mantenere il terreno delle imprese fertile, trascinandole verso una rivoluzione digitale che sta dilaniando a macchia d’olio nell’intero globo. L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha analizzato l’attitudine delle aziende italiane nei confronti della digital innovation, individuando come minimo comune denominatore la necessità di apportare, in prima battuta, un processo di innovazione culturale che impone necessariamente il modo di fare business. I timori aumentano il commitment verso l’innovazione Il 95% delle aziende analizzate ritiene l’innovazione digitale un fattore rilevante. Nella maggioranza dei casi, il 40% delle aziende intervistate, l’innovazione digitale rappresenta un driver per migliorare efficacia ed efficienza dei processi; ben il 37% dei casi la considera un fattore imprescindibile per lo sviluppo futuro del business; il 18% pensa che sia importante per non perdere competitività. Solamente il 5% del campione ritiene l’innovazione digitale non prioritaria. L’innovazione è futuro per le grandi aziende La percezione del ruolo dell’innovazione cambia in base alla dimensione aziendale. Per le imprese con oltre 250 dipendenti sale dal 37% al 51% la quota di chi la ritiene un fattore imprescindibile per il futuro, solo il 2% non ne vede la rilevanza. Tra le medie il driver più forte è l’opportunità di migliorare i processi aziendali. Emblematico, infine, il fatto che per le imprese tra 50 e 100 dipendenti raddoppia la percentuale di chi è mosso dalla concorrenza e dal timore di perdere quote di mercato: le imprese più piccole sembrerebbero più mosse dal timore della digital disruption che dall’opportunità della digital transformation. Tanta consapevolezza, pochi investimenti Investimenti a ritmo ridotto. Meno di un’azienda su quattro investe più dell’1% del fatturato in ICT, solo il 3% investe oltre il 5%, mentre il 69% investe meno dell’1% dei ricavi complessivi in ICT e addirittura il 7% delle imprese non ha effettuato nell’ultimo anno alcun investimento in tecnologie digitali. La media complessiva è pari all’1,1%. La proporzione tra budget investito in ICT e fatturato cresce con l’aumentare della dimensione aziendale: considerando solo le aziende con più di 250 dipendenti, la media degli investimenti ICT sui ricavi è del 2,3%. Mancano le strutture organizzative Un fattore critico di successo nei progetti di innovazione digitale è la definizione di accurati modelli di governance. Dalla ricerca emerge che, non sempre, l’attenzione al digitale si è già tradotta nella creazione di ruoli e strutture organizzative dedicate alla gestione delle strategie di digital transformation. Solo nel 14% dei casi è stata creata un’unità responsabile dei progetti di innovazione. In più, in molte realtà non vi è una chiara strutturazione dei ruoli e delle attività: nel 18% delle aziende analizzate la gestione non è strutturata e occasionale e nel 4% le diverse unità organizzative si muovono con autonomia, senza un presidio centralizzato. Gestione del rischio e sicurezza E’ assai elevata la consapevolezza dichiarata verso i temi della sicurezza informatica: ben il 67% delle aziende intervistate ha introdotto sistemi di information security. Circa 8 aziende su 10 hanno inoltre sviluppato policy e procedure per proteggere la rete aziendale e le relative risorse da accessi non autorizzati, furti, modifiche o interruzioni di servizio, oltre a sistemi volti a garantire la protezione e la gestione dei dati nell’intero ciclo di vita. Ancora poco diffusi, invece, i sistemi di sicurezza legati ai nuovi trend tecnologici: mobile, cloud e big data. Tra i timori percepiti dalle imprese la perdita di dati sensibili è al primo posto (3/4 delle aziende), al secondo i possibili attacchi informatici (72%) infine i danni reputazionali (61%). Ancora poco frequente però la copertura assicurativa di questi rischi: 4 aziende su 5 non possiedono coperture dal rischio cyber. Il 36% del campione non considera rilevante il problema, il 22% ritiene il settore cyber insurance ancora immaturo, mentre un altro 22% sta valutando delle coperture per il prossimo futuro. Solo un’azienda su 5 ha adottato delle coperture, ma sono per la stragrande maggioranza polizze generiche che coprono

Argomento: Cronaca Locale 10pag.

indirettamente anche i rischi informatici. A dimostrazione che l’approccio alla gestione della sicurezza informatica sia ancora tattico e non strategico oltre 4 aziende su 10 non conoscono le implicazioni del nuovo regolamento europeo in tema di privacy (GDPR) e, tra queste, oltre la metà afferma di non conoscerlo affatto. Ma, soprattutto, 3 aziende su 4 non hanno ancora istituito alcun ruolo specifico dedicato alla gestione della sicurezza informatica. Impresa Industria Internet Tecnologia Agenda Digitale Politecnico Milano Italia

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30/01/17Formiche.netEcco le aziende premiate da Assiteca per l'innovazione digitale

Argomento:Cyber Security 11p.

Ecco le aziende premiate da Assiteca per l'innovazione digitale

L’innovazione delle imprese italiane, anche se a rilento, prosegue. Crescono l’attenzione al digitale e le preoccupazioni sulla sicurezza informatica, anche se i modelli organizzativi sono ancora alle prime armi e gli investimenti arrivano con il contagocce. Da 7 anni, ogni anno Assiteca, il più grande broker assicurativo italiano quotato sul mercato Aim, organizza un’indagine e conferisce un premio alle aziende italiane che praticano le migliori politiche di risk management. Quest’anno, sul tema dell’innovazione digitale, al Premio Assiteca hanno partecipato 237 aziende con più di 50 dipendenti di tutta Italia. E giovedì 26 gennaio a Milano sono state premiate nove storie di aziende di successo (Natuzzi, Banca Mediolanum, Gruppo Fontana, Bosch Rexroth, Madi Ventura, Futura, Meccanostampi, MV Line e Fater) che brillano all’interno di un campione analizzato per dimensione, settore di attività, investimenti e sicurezza informatica dall’Osservatorio Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, che poi ha anche definito il ranking e sottolineato le tendenze più rilevanti. Ne è derivato il Rapporto Assiteca 2016 da cui emerge, da un lato, che l’innovazione è percepita come indispensabile dal 95% delle aziende ma che, dall’altra, nel settore gli investimenti restano sotto l’1% per il 67% del campione. La ricerca del Politecnico evidenzia che per il 40% delle aziende l’innovazione digitale rappresenta un driver per migliorare efficacia ed efficienza dei processi, per il 37% è un fattore imprescindibile per lo sviluppo del business e per il 18% aiuta a non perdere competitività, mentre solo il 5% non ritiene l’innovazione digitale non prioritaria. Una prospettiva che varia al variare della dimensione aziendale. Per le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) sale dal 37% al 51% chi ritiene l’innovazione come indispensabile, mentre scende dal 5% al 2% chi non ne vede la rilevanza. Percorso inverso per le imprese tra 50 e 100 dipendenti, in cui raddoppia la quota di chi spinge sull’innovazione per timore della digital disruption, cioè di perdere quote di mercato. Ora, nonostante la consapevolezza delle opportunità connesse all’innovazione digitale, meno di un’azienda su quattro investe più dell’1% del fatturato in ICT, solo il 3% investe oltre il 5%, mentre il 69% investe meno dell’1% dei ricavi complessivi in ICT e addirittura il 7% delle imprese non ha effettuato nell’ultimo anno alcun investimento in tecnologie digitali. La media complessiva è pari all’1,1%, con la proporzione tra budget investito in ICT e fatturato che cresce con l’aumentare della dimensione aziendale. Considerando solo le aziende con più di 250 dipendenti, infatti, la media degli investimenti ICT sui ricavi è del 2,3%. La ricerca, poi, evidenzia come fattore decisivo la definizione di accurati modelli di governance. E non sempre l’attenzione al digitale si è già tradotta nella creazione di ruoli e strutture organizzative dedicate alla gestione delle strategie di digital transformation. Anzi, solo per il 14% dei casi è stata creata un’unità responsabile dei progetti di innovazione. In più, in molte realtà non vi è una chiara strutturazione dei ruoli e delle attività: nel 18% delle aziende analizzate la gestione non è strutturata e occasionale e nel 4% le diverse unità organizzative si muovono con autonomia, senza un presidio centralizzato. Il tema più sentito, comunque, è quello della sicurezza informatica, con 8 aziende su 10 che hanno sviluppato una policy per proteggere la rete aziendale e le relative risorse digitali, mentre 2 su 3 (il 67%) ha introdotto sistemi di information security. Le paure principali sono la perdita di dati sensibili (3/4 delle aziende), gli attacchi informatici (72%) e i danni reputazionali (61%). Per contrappasso, però, 4 aziende su 5 non hanno copertura assicurativa dal rischio cyber. “Quest’anno abbiamo scelto un tema di grande attenzione, quello della digital innovation, che ci interessava indagare in generale, ma soprattutto dal punto di vista della sicurezza informatica, tema sempre più presente nell’ambito dei rischi aziendali”, dice Luciano Lucca (nella foto), presidente di Assiteca. “Siamo felici di aver portato alla luce con l’indagine e le premiazioni tante eccellenze nazionali, distribuite su tutto il territorio nazionale e speriamo di dare un contributo e uno slancio alla riflessione e all’azione”

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30/01/17Il Sole 24 Orei dati come bene comune

Argomento:Privacy 12p.

i dati come bene comune

il Sole 24 Ore ed. Il Sole 24 Ore domenica sezione: Nova24 data: 29 Gennaio 2017 - pag: 11 i dati come bene comune di Luca De Biase In pochi settori come nella salute, l'utilizzo delle tecniche a base di Big Data può avere tanti effetti positivi, in termini di riduzione dei costi e miglioramento del servizio. E in pochi settori come nella salute, il tema richiede la massima attenzione dal punto di vista della protezione dei dati personali. Ma l'apparente contraddizione si manifesta in diversi settori. La Sita, specialista nelle tecnologie digitali per il trasporto aereo, ha prodotto un paper intitolato "The future is predictable" per dire che l'applicazione di intelligenza artificiale e cognitive computing all'analisi dei dati sui movimenti in aereo può ridurre gli inconvenienti imprevisti in modo fortemente desiderato dai passeggeri che vedono in questa innovazione un motivo di riduzione dello stress. E del resto non c'è dubbio che la condivisione dei dati sugli attacchi informatici è un elemento chiave per poterli contrastare. In questi casi, un servizio migliore può mettere in discussione un elemento della privacy. Del resto, ogni innovazione realizzata con metodo "lean" significa che si progetta "prototipando" l'idea e analizzando i dati risultanti dal suo primo utilizzo per imparare e migliorare il prodotto. Insomma: la domanda di dati sembra crescere in parallelo con la disponibilità di dati analizzabili anche in tempo reale. Il che convince molte persone ad accettare meno privacy per migliori servizi. Come dice Jeff Jones, fellow Ibm: «Attraveresti la strada sulla base di informazioni vecchie di 5 secondi?». Ma la privacy è irrinunciabile. L'Ocse, con un'analisi multistakeholder, ha generato delle linee guida sull'uso dei dati nella salute: si basano sul consenso informato degli utenti e sul monitoraggio del corretto utilizzo dei dati. Il problema non è certo risolto. Ma è necessario affrontarlo. Le istituzioni ne sapranno sempre di più sugli individui e sui dati che generano. E la governance delle istituzioni, private o pubbliche, sarà decisiva perché questo loro nuovo potere sia usato per il bene comune e non per la costruzione del loro potere. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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30/01/17Il Sole 24 Ore - LunediAziende a rilento sulla privacy Ue

Argomento:Privacy 13p.

Aziende a rilento sulla privacy Ue

il Sole 24 Ore ed. Il Sole 24 Ore lunedì sezione: Prima pagina data: 30 Gennaio 2017 - pag: 9 Aziende a rilento sulla privacy Ue Una corsa contro il tempo per adeguare sistemi e procedure alle nuove regole imposte dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, il General data protection regulation (Gdpr), che entrerà in vigore nel maggio 2018 negli Stati Ue. «Mancano meno di 18 mesi e le nuove norme creano alcuni dei presupposti necessari per disegnare un quadro di riferimento che deve essere compreso e attuato - premette Gabriele Faggioli, responsabile scientifico dell'Osservatorio information security e privacy -. Le aziende dovranno dotarsi di adeguati modelli di governance e soluzioni per rispettare i nuovi obblighi». Se i princìpi cardine delle norme in materia vengono modificati solo marginalmente, nell'era del Gdpr per le imprese e le Pa arrivano nuovi adempimenti e metodologie che richiedono competenze multidisciplinari. Si dovrà, per esempio, effettuare una valutazione dei rischi dei trattamenti dei dati e nei casi previsti procedere con una valutazione di impatto. Le realtà con oltre 250 dipendenti hanno l'obbligo del registro dei trattamenti, il censimento delle banche dati con i dati personali e il documento probatorio con cui dimostrare di aver adempiuto al regolamento. In caso di violazione, attacco e perdita delle informazioni il fatto dovrà essere segnalato all'autorità di controllo e nei casi più gravi anche ai diretti interessati. Per alcuni tipi di aziende e amministrazioni sarà obbligatoria, tra l'altro, l'adozione della figura del responsabile della protezione dei dati quando si verifica il trattamento su larga scala di particolari categorie di dati personali o informazioni come, per esempio, quelle relative a condanne penali e reati. Con il nuovo regolamento il titolare del trattamento non ha solo l'obbligo di mettere in atto e aggiornare le misure tecniche e normative, ma deve, in base all'articolo 24, essere in grado di comprovarlo. Da qui la necessità di utilizzare un sistema di gestione per la protezione dei dati, con cui monitorare i singoli adempimenti, documentare le scelte fatte e la verifica della loro applicazione da parte di soggetti interni ed esterni. L'Osservatorio evidenzia come finora i nuovi obblighi non siano ancora affrontati dai vertici con la dovuta urgenza. Infatti solo il 9% delle aziende interpellate ha in corso un progetto strutturato per adeguarsi al Gdpr e in quasi la metà si lavora all'analisi dei possibili piani di attuazione. «È uno scenario in divenire, con le aziende italiane che non conoscono ancora le implicazioni concrete di information security - sottolinea Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio security & privacy del Politecnico di Milano -. È necessaria un'accelerazione per non farsi trovare impreparati alla scadenza del 2018». Per ora invece si assiste a una partenza al ralenti dei progetti: in una società su due non è stato previsto un budget dedicato, mentre un altro 35% prevede di stanziarlo a breve. © RIPRODUZIONE RISERVATA E.N.

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30/01/17Il Sole 24 Ore - LunediInvestito un miliardo in cyber-difese

Argomento:Privacy 14p.

Investito un miliardo in cyber-difese

il Sole 24 Ore ed. Il Sole 24 Ore lunedì sezione: Prima pagina data: 30 Gennaio 2017 - pag: 9 Investito un miliardo in cyber-difese Nel 2016 la spesa delle imprese è cresciuta del 5% ma mancano ancora strategie specifiche Quasi un miliardo di euro, per la precisione 972 milioni, con un aumento del 5% sull'anno precedente. È quanto hanno investito nel 2016 le imprese italiane con almeno dieci addetti alla voce information security. Una frazione rispetto ai quasi 66 miliardi che rappresentano il mercato Ict nel nostro paese. A rivelarlo è la seconda edizione dell'Osservatorio Information security e privacy che giovedì verrà presentato a Milano. Contro le cyberminacce si schierano risorse sufficienti? «Il tasso di crescita è in linea con il trend internazionale, ma non ci tranquillizza - risponde Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio Information security e privacy del Politecnico di Milano -. Solo una grande azienda su due ha un manager per la gestione della sicurezza informatica. Insomma, siamo ancora indietro». Un'impresa su sei dispone di un piano pluriennale di difesa con riferimenti al piano industriale e, guardando alle grandi società quotate, si arriva al 58 per cento. Cresce la consapevolezza verso le minacce digitali, ma solo in una società su tre viene varato un piano organico annuale, mentre in un altro 27% il budget viene stanziato all'occorrenza. In altre parole, troppo spesso manca una cabina di regia che organizzi difese efficaci in un'ottica di medio periodo. In azienda i principali capitoli di spesa riguardano la tecnologia, i servizi di integrazione It, il software e i servizi esternalizzati, mentre i "cantieri aperti", a cui le grandi società stanno lavorando, spaziano dagli attacchi simulati ai sistemi aziendali, test indispensabili per saggiare le difese perimetrali, per finire con i molteplici aspetti della sicurezza delle informazioni. E un'impresa su sette ha già sottoscritto una polizza assicurativa contro i cyber-rischi e i danni causati a terzi. Si lavora anche su cloud e dispositivi mobili, mentre per l'Internet delle cose, pilastro dell'Industria 4.0, si fa ancora troppo poco. Solo il 13% del campione ha adottato delle policy in merito e il 40% sta valutando le possibili azioni di difesa. Anche per i dispositivi smart si fa ancora troppo poco: appena il 10% delle organizzazioni interpellate adotta delle soluzioni It specifiche. Cyberminacce sempre concrete - venerdì scorso la notizia dell'attacco riuscito ad Alphabay, marketplace del dark web che offre merci rubate e illegali -, ma invisibili, perché gli attacchi vengono scoperti troppo tardi. «Tra le aziende italiane quasi un attacco su tre va a buon fine e nel 66% dei casi viene scoperto dopo mesi, in media sei. Tra le criticità c'è la difficoltà di disporre di personale specializzato e le strategie di risposta offrono ampi spazi di miglioramento - osserva Paolo Dal Cin, Accenture security lead per Italia, Europa centrale e Grecia -. Per questo le imprese dovranno lavorare sempre di più e meglio sulla parte di definizione strategica e sulla prevenzione, puntando forte sull'innovazione». Oltre alla tecnologia c'è il fattore umano. «Il rischio di violazione può anche dipendere dall'uomo - afferma Stefano Minini, Risk & advisory services partner di Bdo Italia, multinazionale della consulenza -. Le aziende devono valutare, quindi, non solo i rischi di natura It e devono intervenire sui processi gestionali dello staff, sulla formazione del personale, su un sistema di controllo interno capace di identificare, prevenire e reagire alle diverse tipologie di rischio. Si tratta di investire sulla prevenzione». Resta, infine, la parte di intelligence con l'analisi dei dati raccolti nel corso degli attacchi e altre attività sospette, passo propedeutico per poter anticipare le minacce secondo modelli predittivi e di risposta/reazione. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Enrico Netti

Capacitàdi individuare

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