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Musumeci: meno discariche private

Francesca Aglieri Rinella

Nessun pregiudizio sui termovalorizzatori in Sicilia. Il presidente della Regione Nello Musumeci a distanza di due anni dal suo insediamento ha fatto il punto su alcuni temi caldi in materia di rifiuti. «Ne sono previsti due nelle osservazioni del ministero dell'Ambiente, se ce li chiedono li prevederemo» sottolinea il governatore. «Non sono una priorità perché stiamo lavorando ad impianti di minori dimensioni», sottolinea. Per Musumeci sono tanti i risultati «significativi» raggiunti dal suo Governo. Tra tutti l'essere usciti dall'emergenza rifiuti «perché in nome dell'emergenza si è consentito tutto e il contrario di tutto», il completamento e l'attivazione degli impianti pubblici iniziati con il precedente Governo (quello di Rosario Crocetta ndr) e la realizzazione di nuovi con l'ampliamento della settima vasca di Bellolampo.

Tempi burocratici lunghi

Il governatore si è soffermato sugli iter burocratici per la realizzazione di nuovi impianti pubblici. «Il tempo è un nemico, tanto quanto la mafia...» ha detto. «Stiamo agendo con procedure ordinarie e non ci vorranno sei anni come già avvenuto, ma pensiamo di realizzarli in tre anni. I tempi sono lunghi e le procedure sono estenuanti nelle attese».

Stop al monopolio dei privati

Nel sistema dei rifiuti in Sicilia «dobbiamo impedire il monopolio, l'oligopolio...». È il monito del presidente Musumeci che ha precisato di «avere rispetto per l'imprenditoria privata, quando resiste alle pressioni esterne ed è impermeabile». Ma che l'obiettivo della Regione nel settore impianti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è di «arrivare al 60% al pubblico e al 40% ai privati, che adesso tratta il 70% dei rifiuti nell'Isola». Il trend è positivo perché la «raccolta differenziata è passata dal 16% a oltre il 40%, nonostante a Catania e Palermo sia ferma intorno al 16-17%. Questo significa che negli impianti privati arrivano meno rifiuti, grazie all'azione dei sindaci e alle ordinanze restrittive emesse dalla Regione».

Il nodo Oikos

A tenere banco c'è la questione legata alla nuova autorizzazione rilasciata alla società Oikos per la discarica privata realizzata a ridosso dei centri abitati di Misterbianco e Motta Sant'Anastasia. Per il presidente Musumeci: «È stata una follia autorizzare un impianto vicino a due centri abitati anche se all'epoca la legge non imponeva vincoli...». È lo stesso Musumeci a ripercorrere le tappe che hanno portato l'estate scorsa alla proroga per la gestione dell'impianto per altri dieci anni (a partire dal 2014) senza l'aumento della cubatura e soltanto per il rifiuto secco. Per Musumeci c'è la necessità di «rivolgerci all'Anac per verificare la condotta illecita accertata dalla magistratura che comporta misure straordinarie nella gestione se c'è un rischio corruttivo. Al di lá dei pareri tecnici e dirigenziali, la distanza ravvicinata dai centri abitati non può tollerare un ulteriore utilizzo dell'impianto».

Il piano regionale nel mirino

Il Governo Musumeci fa quadrato attorno all'assessore regionale all'Energia Alberto Pierobon che la prossima settimana sarà sentito come persona informata sui fatti nell'ambito dell'inchiesta aperta sul piano regionale dei rifiuti. «Gli approfondimenti della magistratura sono garanzia per tutti, anche per il presidente della Regione e per il governo, ma il coinvolgimento è cosa diversa. L'assessore gode della mia incondizionata fiducia politica. Arata non ha ottenuto alcunché da questo governo, nonostante i suoi propositi iniziali e questa è la migliore delle garanzie...» (*FAR*).

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Cancelleri: entro due anni finiremo la nuova statale 640

Ivana Baiunco Caltanissetta

Si potrà percorrere in un' unica filata a doppio senso di marcia per carreggiata la Ss 640. A fine febbraio la

parte che va da Caltanissetta ad Agrigento sarà conclusa. Il sopralluogo del vice ministro Giancarlo

Cancelleri sui cantieri della Ss 640 ha fatto luce sullo stato dei lavori al momento. In sostanza tre sono le

novità oltre al completamento della parte della Strada degli Scrittori sul versante agrigentino, c'è la galleria

all'ingresso della A19 che partirà a pieno regime dalla prossima settimana ed infine lo svincolo che porta

alla città dall'autostrada e la strada annessa verrà sistemata da Consorzio Italia. Con l'avanzamento e la

conclusione della prima trance dei lavori non ci saranno più penali da dover applicare. «Un accordo

raggiunto tra Anas e Cmc che è una grande garanzia per il consorzio che adesso si sta adoperando per la

conclusione dei lavori. La cosa importante e che nei cantieri si lavora anche il fine settimana». Entro il

2022 spariranno tutti i cantieri, è la promessa.

Nella visita ai tre cantieri, Favarella, lo svincolo di Santa Caterina ed il cantiere Salso il vice ministro è

stato accompagnato dal sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino dal responsabile di Consorzio Italia

Salvatore Ferlito e da Silvio Canalella dirigente responsabile nuove opere di Anas, che hanno illustrato lo

stato dei lavori. Ferlito ha detto a Cancelleri che si accelererà sugli svincoli per andare avanti. «Sembrava

quasi che lo stato si fosse dimenticato di questa infrastruttura, non è vero, invece con grande sacrifico lo

stiamo portando avanti- ha continuato il vice ministro- ai tanti bontemponi che dicono che magari qui si

fanno passerelle, anche io ho oggi posizionato un metro di cordolo, quindi anche un po' di questa strada è

anche mia». Ritorna anche sulla vicenda che ha riguardato le infiltrazioni nella galleria Sat'Elia in

costruzione, quella scavata con la famosa talpa. «È costruita con alte tecnologie, non ha problemi». In via

di risoluzione anche i crediti per le aziende che hanno lavorato con Cmc. Il consorzio che racchiude i

creditori sarà pagato mentre per il pregresso il ministro ha detto: «Con il fondo salva opere già dai primi

mesi di quest'anno provvederemo a pagare il 70 per cento di credito che hanno nei confronti della Cmc è

chiaro che su tutta Italia stiamo parlando di crediti per le varie aziende che superano i 400 milioni. Per il

2020 sono previsti circa 80 milioni, una parte rispetto al tutto ma è un buon 25 per cento. Spero di riuscire

a trovare ulteriori somme con cassa depositi e prestiti». (*IB*)

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Di Maio rilancia: «Resto il leader M5s»

Serenella Mattera Roma

«Se ne sentono tante... Ma non è una ribellione, le mie dimissioni le chiedono in tre». Luigi Di Maio

scende in trincea e prova a gettare acqua sul fuoco delle polemiche interne al Movimento 5 stelle. Lo fa

nel momento di maggiore caos, mentre è in corso un «liberi tutti» che rimescola vicinanze politiche e

convinzioni. Aumenteranno, assicurano i «ribelli», le firme in calce al documento per un cambio al vertice

presentato dai tre senatori giovedì in assemblea. Ma non è quella la valanga, ribattono i dimaiani, che può

travolgere il leader pentastellato. Ogni discussione sul Movimento e il suo futuro, sottolineano, avverrà

agli Stati generali dal 13 al 15 marzo. E dallo staff tornano a smentire che il leader M5s possa lasciare la

guida prima o subito dopo le regionali. Sembra testimoniarlo il fatto che Di Maio è già pronto a respingere

quanti proveranno ad addossargli la responsabilità di un'altra eventuale debacle: «Lui in Emilia Romagna

e Calabria non avrebbe voluto presentare liste - dicono i suoi - hanno deciso i Cinque stelle locali». Un

assist al capo pentastellato arriva da Alessandro Di Battista, che dopo aver preso le distanze

dall'espulsione di Gianluigi Paragone, interviene a difendere il lavoro di Di Maio da ministro degli Esteri e,

pur ribadendo «enormi perplessità sul governo», sul M5s dice: «È un momento di difficoltà, ma tante cose

sono state fatte». È un segnale distensivo, da parte di uno dei rivali interni più accreditati per una

eventuale successione, per la quale si fanno i nomi di Stefano Patuanelli e Paola Taverna (c'è chi cita

anche Chiara Appendino). Dalle Regioni intanto giungono a Roma segnali assai poco rassicuranti. Non

solo l'Emilia Romagna, anche la Calabria, dove il M5s aveva fatto un exploit alle politiche. Nicola Morra,

presidente della commissione Antimafia, critica la scelta di Francesco Aiello, cugino di un boss, come

candidato del Movimento. E rimbalza una previsione preoccupante: che Aiello, inviso a tanti 5s locali,

possa prendere meno voti di un altro dei candidati nelle sue liste, Carlo Tansi. Brutta aria insomma come

confermano gli insulti sessisti sui social alla deputata Rachele Silvestri che nei giorni scorsi ha lasciato il

movimento.

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Zingaretti: il Pd cambierà ancora Il congresso deciderà il nuovo nome

Giovanni Innamorati ROMA

Aprire il Partito democratico a forze nuove della società attraverso un congresso che ne ridefinisca valori e programma, oppure scioglierlo e aprire una fase costituente del campo progressista, con regole e contenuti da scrivere tutti insieme? Nicola Zingaretti indica entrambe le strade, suscitando entusiasmo o riserve in quanti tra i Dem avevano sostenuto l'una o l'altra proposta. In ogni caso indica la strada del profondo rinnovamento, che possa mettere in discussione anche il nome, con l'obiettivo di far entrare nell'orbita Pd energie nuove come le Sardine.

Il leader Pd, fiducioso in un successo in Emilia Romagna con Stefano Bonaccini, anticipa parte del ragionamento che farà il 13 e 14 gennaio a ministri e parlamentari del Pd che si riuniranno a Contigliano (Rieti). Non basta più - dirà in quella occasione - essere il garante della tenuta dell'esecutivo, ma occorre dare un profilo nuovo ai Dem, grazie al quale rafforzare anche la sua capacità propositiva nel governo giallo-rosso. Tra l'ampia area del partito (maggioritaria tra i parlamentari) che vuole continuare l'esperienza con M5s, e quella dubbiosa, Zingaretti indicherà una strada mediana: si sta al governo con M5s se si potranno fare le cose che stanno a cuore del Pd, non si sta al governo ad ogni costo.

Di qui l'importanza di una prospettiva strategica che faccia da timone alle scelte nelle proposte di governo. Una prospettiva - ha detto a Milano - che renda il Pd il perno della «alternativa» alla Lega e ne faccia un riferimento per i «cittadini che riempiono le piazze», cioè le Sardine, di cui però «va rispettata l'autonomia». «Dopo le elezioni dell'Emilia cambio tutto - continua -: sciolgo il Pd e faccio un nuovo partito», ma poi torna sull'idea alternativa di un congresso anticipato, come concordato all'ultima Direzione all'unanimità. Di fronte alla prima proposta si entusiasmano quanti la sostengono da tempo, come Roberto Morassut (che propone anche «I Democratici» come nuovo nome) e Matteo Orfini. Più guardinghi Base Riformista (con Lorenzo Guerini e Andrea Romano) e Area Dem e l'area di Maurizio Martina.

Zingaretti non scioglie il nodo: «Sul nome decideremo. Non credo che si debba partire né dai nomi, né dalle formule organizzative». Il leader dem, suggerisce chi gli è vicino, ha lanciato entrambe le proposte «per vedere l'effetto che fa». «Se ne discuterà nel Pd sul come e quando - dice Stefano Vaccari, uno degli uomini più vicini al segretario - ora è il tempo di chiamare a raccolta tutti coloro che una casa non ce l'hanno». E al momento sono le Sardine a non avere una casa, visto che a marzo hanno convocato un congresso, anche se nei sondaggi volano sopra il 10%. Ma se Zingaretti ha in mente di inglobare le Sardine, ecco l'ammonimento di Romano Prodi: «Lasciamole stare, poi vediamo che orizzonte prendono».

Intanto aumenta il rammarico dei fondatori. Uno per tutti, Arturo Parisi, che lancia «il grido di dolore per trent'anni perduti». Cita L'Aquilone di Pascoli («qualcosa di nuovo, anzi d'antico»). Ironizza, con amarezza, sulla metafora giornalistica che accosta l'annuncio della nuova svolta Pd al passaggio del Rubicone. Dice apertamente che sulla chiarezza d'idee dello stato maggiore dem prevale il richiamo della nostalgia. «Non un nuovo partito ma di nuovo il Partito nuovo», rileva il padre dell'Ulivo aggiungendo una eloquente citazione letteraria, il celebre incipit dell'Aquilone di Giovanni Pascoli: «C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: io vivo altrove, e sento che sono intorno nate le viole». E a chi gli chiede cosa accadrà, Parisi risponde che «prima bisogna attendere la nuova legge elettorale. Ormai è questione di giorni. Ma mi sembra che l'attuale gruppo dirigente Pd più che idee chiarissime abbia sentimenti fortissimi. Tornare quanto più possibile al passato. Al mitico Partito guidati dal mito del Partito. La nostalgia».

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