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Rassegna stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA del 22 gennaio 2018

Estratto da “LA SICILIA”

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Rassegna stampa del LIBERO CONSORZIO COMUNALE DI RAGUSA del 22 gennaio 2018

Estratto da “LA SICILIA”

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Estratto da “LA REPUBBLICA”

Politiche, in Forza Italia ipotesi Monterosso. Grasso sceglie il collegio di Palermo

(ansa)

Il centrodestra trova l'accordo sui collegi uninominali. Figuccia, sorella dell'ex

assessore, candidata con la Lega

di ANTONIO FRASCHILLA 40

Nel centrodestra via libera all’accordo sui collegi uninominali in Sicilia, con tanto di ok del leader di Forza

Italia Silvio Berlusconi, mentre sul fronte del plurinominale è caccia alle donne: e proprio tra gli azzurri

salta fuori il nome dell’ex segretaria generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, che potrebbe

essere candidata anche in una posizione utile per l’elezione a Roma, alla Camera o al Senato. Il

coordinatore di Forza Italia nell’Isola, Gianfranco Miccichè, in qualità di presidente dell’Ars ha già indicato

Monterosso alla guida della Fondazione Federico II. E adesso pensa a lei come possibile donna da

mettere in lista: la legge elettorale prevede l’alternanza uomo- donna, sia nell’uninominale sia nelle liste

del plurinominale. L’accordo sull’uninominaleprevede sedici collegi con candidati di Forza Italia e gli altri

dodici al resto della coalizione: sei ai centristi di Noi per l’Italia e altrettanti a Fratelli d’Italia, Lega e

Diventerà bellissima. E già si lavora ai nomi da lanciare nei collegi: a Palermo la Lega potrebbe schierare

Sabrina Figuccia, sorella di Vincenzo, deputato udc ma in rotta con il partito dopo le dimissioni da

assessore. Non a caso ieri Sabrina Figuccia, già consigliera comunale, ha firmato un comunicato contro

«l’invasione degli immigrati » . In perfetto stile leghista. All’uninominale dovrebbe

essere candidato anche l’ex eurodeputato Antonello Antinoro per Noi con l’Italia. In casa Forza Italia, a

Palermo si dà per certa la candidatura nell’uninominale del consigliere comunale Giulio Tantillo e dell’ex

presidente dell’Ars Francesco Cascio.

Sul fronte delal sinistra, Pietro Grasso, leader di Liberi e uguali, a Torino ha annunciato: "Ho in progetto di

candidarmi sul plurinominale a Roma e a Palermo. Sul maggioritario vedremo"

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Cinquestelle, ecco i candidati in Sicilia

Francesco Lo Dico

Il velo è caduto. Dopo tre giorni di suspense arrivano i vincitori delle Parlamentarie M5s che saranno candidati nei listini proporzionali. Nel plurinominale dell’Isola, la pattuglia pentastellata che punta alla Camera schiera nella circoscrizione occidentale Sicilia 1, Adriano Varrica. Lo storico attivista vicinissimo al candidato alle Comunali Ugo Forello e nome chiave dei meetup locali dopo il caso delle firme false, sarà capolista a Palermo, seguito da Valentina Dorso, Danilo Maniscalco e Laura Cutrera. Nel secondo mega collegio (Sicilia 1-02) guida Antonio Lombardo. Poi Caterina Licatini, Davide Aiello e la deputata uscente Chiara Di Benedetto. Fuori dai primi tre posti - è quarta - l’elezione della parlamentare vicina all'ala di Riccardo Nuti sembra poco probabile. Nel terzo mega collegio di Sicilia 1, passano infine la parlamentare uscente Azzurra Cancelleri (la sorella dell’ex candidato governatore è capolista), Filippo Perconti, Rosalba Cimino e Dino Terrana. Presentati anche undici candidati supplenti. Per quanto riguarda la circoscrizione orientale Sicilia 2, dove sono in gioco 17 seggi plurinominali per la Camera, il Movimento ha scelto come capolista Alessio Mattia Villarosa, Angela Raffa, Francesco D’Uva e Antonella Papiro. In lizza come capolista, nell’altro collegio di Sicilia, anche la deputata uscente Giulia Grillo (capolista), Dario Sangrigoli, Simona Suriano e Santi Cappellani. A chiudere la rosa dei papabili deputati, Marialucia Lorefice (capolista per la Sicilia 2-03), seguita da Gianluca Rizzo, Maria Marzana e Filippo Scerra. In panchina anche undici riserve, in caso di impedimento.

Per quanto riguarda il proporzionale del Senato, il Movimento manda in campo nella circoscrizione occidentale di Sicilia 1 il senatore uscente Vincenzo Maurizio Santangelo (capolista), Antonella Campagna, il giornalista Alberto Samonà e Cinzia Leone. Sul fronte orientale dell’Isola, circoscrizione Sicilia 2, si aggiudicano la candidatura come capilista i senatori uscenti Mario Michele Giarrusso e Nunzia Catalfo, insieme a Cristiano Anastasi e Ornella Bertorotta. Nominati, anche in questo caso, otto candidati senatori supplenti.

A livello nazionale spiccano le candidature di Gianluigi Paragone al Senato, capolista in Lombardia (3) al fianco degli altri due capilista, Danilo Toninelli e Vito Crimi. Elio Lannutti sarà capolista, sempre per il Senato, nel Lazio (2) con Paola Taverna capolista nel Lazio 1 e Elena Fattori (3). Il comandante Gregorio De Falco al timone in Toscana, sempre per il Senato. I tre outsider del M5s corrono intanto sui listini proporzionali per il Senato dove non compare invece, il fondatore di Sky Tg24, Emilio Carelli, che correrà per l'uninominale. Alla Camera, Luigi Di Maio, Roberto Fico e Luigi Gallo saranno nei tre collegi plurinominali di Campania 1 e Carlo Sibilia, Margherita Del Sesto e Angelo Tofalo in Campania 2. E poi ci saranno Carla Ruocco, Federica Daga e Stefano Vignaroli nei tre collegi plurinominali di Lazio 1. Marta Grande e Luca Fusone vincono nel Lazio 2. E ancora Laura Castelli, Fabiana Dadone, Jessica Costanzo, Davide Crippa capilista nelle 4 circoscrizioni piemontesi. Il verdetto tanto atteso, è arrivato ieri attorno alle 21, quando i militanti erano già sciamati via dal villaggio Rousseau di Pescara. Di fronte al popolo grillino, il candidato premier si è smarcato dal grande assente Beppe Grillo, («C'è stato un tempo in cui solo lui riusciva a radunarci tutti, ma adesso siamo in tanti»), ed è tornato alla carica sul tema delle alleanze dopo il voto. «Lancio una sfida ai partiti, ci dovete dire perché non siete d'accordo con il nostro programma», ha ribadito Di Maio. Che ha poi snocciolato di fronte alla platea dell’ex Aurum di Pescara la piattaforma del Movimento: via la Fornero, la Buona scuola e «400 leggi inutili» come previsto. Ma a sorpresa manca il referendum sull’euro. C'è, invece, tra i 20 obiettivi, la promessa di ridurre di 40 punti il debito pubblico e di fare investimenti ad alto moltiplicatore sforando il tetto del 3 per cento del deficit-Pil. «Ma non vogliamo rompere con l'Europa», sottolinea il capo politico grillino. Che per rimettere in moto l’economia, scommette anche sull'abolizione dell'Irap per le Pmi, la riduzione dell'Irpef per il ceto medio e una soglia della «no tax area» aumentata a 10 mila euro. Sulle coperture necessarie, nessun cenno. I soldi si troveranno, ha promesso Di Maio, che ha rimandato ai prossimi giorni maggiori dettagli sulle misure promesse.

Fatti i giochi per la corsa nel proporzionale, Di Maio tiene alta la suspense sui candidati nei collegi uninominali: per i nomi bisognerà attendere la prossima settimana.

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Estratto da “LA REPUBBLICA”

Agrigento, blitz con 56 arresti. La mafia chiedeva il pizzo ai

centri di accoglienza per rifugiati

Francesco Fragapane a capo del mandamento che includeva i paesi di

provincia. Svelate estorsioni, voti di scambio, controllo degli appalti

pubblici. Collegamenti con la 'ndrangheta. In manette anche il

sindaco di San Biagio Platani di ROMINA MARCECA 900

Francesco Fragapane a 37 anni era un rampollo di Cosa nostra. Reggente del

mandamento di Santa Elisabetta e di un grande mandamento, chiamato “della montagna",

che racchiudeva sotto di se anche i paesi di San Biagio Platani, Cammarata, San Giovani

Gemini, Sant’Angelo Muxaro, Casteltermini, Favara, Raffadali, Santo Stefano di

Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca. Una Cosa nostra di provincia che si

occupava di estorsioni (11 accertate a ditte che si occupavano anche di appalti pubblici,

12 quelle tentate), di voto di scambio, di gestione di appalti pubblici, di imposizione di slot

machine e videopoker, ma anche di piazzare propri uomini nelle amministrazioni comunali

e di trafficare con la droga. Documentati stretti collegamenti con i vertici delle cosche di

quasi tutta la Sicilia e con le ‘ndrine calabresi.

Questa Cosa nostra è stata smantellata da una maxi operazione dei carabinieri del reparto

operativo di Agrigento che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare per 63 fra

boss, gregari e fiancheggiatori del mandamento “della montagna” della provincia di

Agrigento. A firmarla il gip Filippo Serio su richiesta dei pm della Dda di Palermo Claudio

Camilleri, Geri Ferrara e Alessia Sinatra. A coordinare il pool di magistrati il procuratore

aggiunto Paolo Guido. Tra gli arrestati spicca il nome di Santo Sabella, sindaco di

San Biagio Platani, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Due

indagati sono sfuggiti all'arresto perché all'estero. Si tratta di Antonio Licata e Daniele

Fragapane.idi

LE TENTATE ESTORSIONI AI CENTRI DI ACCOGLIENZA

La mafia agrigentina, orfana del boss Giuseppe Falsone, cercava di affondare le mani

persino sull’accoglienza dei migranti. Un affare ritenuto redditizio a fronte dei continui

sbarchi sull’isola. Le indagini dei carabinieri hanno svelato due episodi di tentata

estorsione. “La giusta strada sono io”, diceva Calogerino Giambrone, esponente di spicco

della famiglia di Cammarata. Le intercettazioni hanno svelato che nel 2014 il clan stava

tentando di indurre il titolare della associazione Omnia Academy di Favara a versare la

“messa a posto” ma anche a accettare di assumere la figlia di un uomo al servizio della

cosca. Erano 15 i minori ospiti nella struttura e già il sindaco di Cammarata, Vito

Mangiapane, aveva visto la figlia assunta “approfittando della sua posizione”, scrive il

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giudice Serio che definisce Mangiapane anche “uno dei contatti diretti” di Calogerino

Giambrone . L’estorsione e anche le assunzioni suggerite non vanno poi a buon fine

scatenando l’ira di Giambrone: “Gli avevo detto che non mi interessavano più i picciotti ma

di avere i soldi”.

In un altro caso, la tentata estorsione alla coop San Francesco di Agrigento, la struttura

sarebbe stata messa su direttamente con le autorizzazioni comunali ottenute grazie ai

buoni uffici di Cosa nostra. Un affare mai realizzato ma sul quale i progetti della mafia

agrigentina erano quelli di ottenere non solo assunzioni (“Cinque noi e cinque loro”, diceva

Giambrone) ma anche una percentuale su ogni migrante accolto e il 40 per cento degli

introiti della struttura. Per il giudice, però, nonostante Giambrone afferma che “Si parla coi

sindaci e io problemi non ne ho”, si configura più “una società con il titolare che non

un’imposizione”.

LE INDAGINI

L’indagine è durata oltre due anni e si è avvalsa di intercettazioni, pedinamenti,

testimonianze delle vittime di estorsione. Chi non si piegava al pagamento riceveva atti

intimidatori. Come la Ediltec di Mussomeli che nel 2014 si stava occupando della

riqualificazione di piazza Messina a San Biagio Platani. Dopo avere tentato di imporre la

fornitura da parte di una ditta e l’assunzione di un uomo del clan, i boss agrigentini alle

prime resistenze alzano il tiro e inviano una busta con proiettili al titolare, gli fanno trovare

una bottiglia di benzina e infine gli bruciano un macchinario. Il titolare alla fine si piega alle

imposizioni di Cosa nostra.

Un importante contributo alle indagini è arrivato anche dalle dichiarazioni dei pentiti.

Soprattutto quelle di Vito Bucceri, l’ultimo mafioso agrigentino che ha scelto di svelare i

nuovi

assetti di cosa nostra nella provincia e che è attualmente detenuto.

LE AZIENDE SEQUESTRATE

Infine sono state sequestrate le aziende V. & F. Group srl di Agrigento, Mg Giochi di

Traina Nazarena con sede a Cammarata, il centro scommesse “GoldBet” di corso

Umberto I a Casteltermini e LI.Ve.Ca. srl con sede a Racalmuto. Sigilli anche ai patrimoni

aziendali delle imprese individuali di Stefano Valenti, Gerlando Valenti e Vincenzo Spoto.

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SCATTANO GLI INTERROGATORI

Maxi inchiesta al Comune

“Così i dipendenti truffavano”

CATANIA – C'è l'inchiesta della magistratura sui rifornimenti di benzina delle

autovetture comunali, una maxi inchiesta coordinata dalprocuratore Carmelo

Zuccaro che coinvolge anche un dirigente amministrativo di punta: è accusato di aver

vidimato i documenti che attestavano la regolarità dei rifornimenti di carburanti.

IL BENZINAIO – Lunghe code ogni giorno in via Gabriele D'Annunzio, i dipendenti

comunali finiti nel mirino della magistratura si rifornivano in un distributore

convenzionato: quello di piazza Ludovico Ariosto, estraneo alle indagini. E proprio lì, tra gli

automezzi comunali, soprattutto quelli – come risulta a Livesicilia – addetti alla nettezza

urbana, con una certa frequenza spuntavano bidoni da riempire e pieni sospetti: paga il

Comune di Catania. Si tratterebbe di un meccanismo ben oleato.

IL DIRIGENTE – Tra gli indagati c'è un dirigente di punta del Comune che

avrebbe confermato la regolarità dei rifornimenti. Gli inquirenti stanno valutando se

fosse a conoscenza di quanto accadeva tra i dipendenti comunali.

INTERROGATORI – Sono in corso gli interrogatori degli indagati, non pochi.

Convocati dall'organo investigativo al quale sono state delegate le indagini, hanno già

nominato i legali di fiducia. Secondo alcune indiscrezioni, ci sarebbero decine di sospettati.

Si attendono sviluppi nelle prossime settimane.

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Estratto da “LA SICILIA”

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

Verso il voto

Osvaldo Baldacci

La campagna elettorale entra nel vivo, le coalizioni sono state formate e si iniziano a definire le candidature. E così i partiti e le alleanze si trovano a dover far quadrare i difficili conti dei collegi. Intanto scende in campo per il Pd anche il premier Paolo Gentiloni che sarà candidato nel collegio centrale di Roma, e il ministro Franceschini correrà nell’uninominale nella sua Ferrara. Mentre per Liberi e Uguali il presidente del Senato Piero Grasso (che ha affermato di «poter ricostruire la sinistra, ricostruire la politica, ricostruire un partito e quindi ricostruire il Paese») annuncia che si presenterà a Roma e a Palermo, D’Alema invece in Salento. Fra le altre indiscrezioni in quota Pd e alleati, dopo Casini a Bologna, il ministro Carlo Padoan dovrebbe candidarsi a Siena dove potrebbe correre anche Emma Bonino che tuttavia, per l'uninominale correrà a Milano, o in seconda battuta a Roma. Con lei la lista +Europa avrebbe strappato posti nei collegi per altri 6 candidati, tra i quali quelli per Benedetto Della Vedova, Bruno Tabacci e Riccardo Magi. È quasi sicura anche la candidatura di Graziano Delrio a Reggio Emilia, città che ha governato da sindaco e quella di Roberta Pinotti a Genova, mentre sono ancora in ballo le destinazioni di Andrea Orlando, che potrebbe correre a Savona, quella di Marco Minniti che dovrebbe presentarsi in un collegio del Nord Italia e quella di Valeria Fedeli in ballo tra l'Umbria e la Toscana.

La presidente della Camera, Laura Boldrini si presenterà con Leu in Lombardia nel listino. Quella dei collegi sarà una scelta importante, e tanto più nella sfida a sinistra, visto che il sistema maggioritario comporterà che Pd e Leu si ruberanno voti a vicenda rischiando di favorire centrodestra e 5 stelle. Rivali che però il premier Gentiloni dice di non temere, e fatto salvo «il rispetto per gli elettori M5S» è convinto che «la possibilità che il movimento arrivi a guidare il governo non ci sia». Piuttosto lo preoccupa la Lega e per questo manda un messaggio a Silvio Berlusconi: «Pensa di arginare i populismi» come un tempo, ma le proporzioni oggi sono diverse e «lo dice anche il criterio con cui il fronte sovranista si è diviso con il fronte berlusconiano i collegi».

Contro la Lega va giù duro anche Massimo D'Alema: «Io non partecipo alla criminalizzazione del M5s anche perché è senz'altro più preoccupante la deriva neofascista della Lega». Salvini gli risponde altrettanto duro: «Oltre a produrre vino, forse ne beve tanto». In giornata arriva anche il messaggio ufficiale del segretario del Pd Renzi: «Firmata l'accettazione a nome della squadra Pd, siamo pronti alla #campagna elettorale. Tutti promettono miracoli, noi saremo seri e responsabili. L'Italia vuole concretezza, non apprendisti stregoni #avanti».

Il centrodestra intanto si gode sondaggi che sembrano sempre più favorevoli. Secondo Ixè, cresce Forza Italia, mentre il Movimento Cinque Stelle resta stabile e la Lega e il Pd sono in calo. Secondo la tabella delle intenzioni di voto, nel centrodestra Forza Italia si conferma il primo partito della coalizione salendo dal 17,2% al 17,4%. Diminuiscono i consensi per la Lega e Fratelli d'Italia. Il Carroccio va dall'11,8% al 11,3%, mentre il partito di Giorgia Meloni dal 4,9% al 4,5%. In crescita invece Noi con l'Italia-Udc dal 2,4% al 2,5%. Il Pd è a quota 22,1% (prima era al 23,1%). In crescita invece Liberi e Uguali. Il partito di Pietro Grasso passa dal 7% al 7,4%. Stabile infine il Movimento Cinque Stelle che resta al 27,8%. Tra i leader sondati, il più apprezzato è il premier Paolo Gentiloni che conquista il 33% degli italiani, al secondo posto, Luigi Di Maio (27%), seguito da Matteo Salvini (25%), Silvio Berlusconi (24%) e dal leader di LeU Pietro Grasso (23%) che ottiene lo stesso punteggio della numero uno dei Fratelli d'Italia Giorgia Meloni (23%). Il segretario del Pd Matteo Renzi invece incassa il 21%.

Berlusconi intanto vola a Bruxelles per un tour presso i leader europei. La mossa sa di rassicurazione dei vertici dell’Unione ma anche di segnale per sottolineare la guida moderata, popolare ed europeista della coalizione. Oggi per prima cosa una riunione con il presidente della commissione Ue Jean Claude Junker e il presidente del Parlamento europeo, il forzista Antonio Tajani. Ci sarà poi un faccia a faccia con Michel Barnier, responsabile dei negoziati sulla Brexit e, infine, una serie di colloqui con tutto il vertice del Partito Popolare Europeo, esplicito punto di riferimento europeo. Va anche detto che Berlusconi ha sempre negato l’ipotesi di nuove grandi intese dopo il voto, ma il suo viaggio in Europa arriva proprio il giorno dopo la formazione della Grande coalizione in Germania. Comunque Berlusconi si sente il dominus della coalizione di centrodestra nonostante le punzecchiature con Salvini, e l’ex premier si è anche detto convinto che a marzo sarà il suo partito ad indicare il premier annunciando «un grande piano di privatizzazioni per abbattere il debito pubblico». Salvini e Meloni però hanno fatto della critica ai vertici europei uno dei cavalli di battaglia della loro campagna elettorale accusando da sempre Bruxelles di subire il diktat della Germania.

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Estratto dal GIORNALE DI SICILIA

I sindacati: i docenti non lavorino di più gratis. Il confronto col ministro Fedeli.

ROMA

No all’aumento dell’orario di lavoro senza un conseguente aumento della retribuzione: i sindacati, impegnati nella

trattativa per il rinnovo del contratto della scuola, mettono le mani avanti rispetto all’ipotesi contenuta in una bozza di

contratto proposta dall’Aran. «Non possiamo avere aumenti di ore di lavoro senza una retribuzione adeguata», dice il

segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. Ma Maddalena Gissi, responsabile della Cisl Scuola, invita a «non entrare

nel tritacarne della campagna elettorale». L’associazione dei presidi, dal canto suo, spiega invece che si regolerebbe

quello che già si fa.

«Rispediamo al mittente - afferma Turi - l’ipotesi che si possano chiedere prestazioni aggiuntive non concordandole. Nella

bozza dell’Aran, che sta girando sui social, c’è un articolo in cui vengono precisate tutte le funzioni che fanno capo ai

docenti, incluse quelle riferite al cosiddetto organico del potenziamento, ma questo non vuol dire che debbano tradursi in

un aumento dell’orario di lavoro, men che meno imponendolo. In ogni caso nel confronto all’Aran siamo alle prime

schermaglie, la questione dell’orario non è stata affrontata e il prossimo incontro dovrebbe esserci la prossima

settimana».

«Siamo nel tritacarne della campagna elettorale. Mi piacerebbe vedere una presa di distanza da parte della categoria

rispetto a questo». Maddalena Gissi, segretario generale della Cisl scuola, commenta così il tam tam, amplificato dai

social, su un possibile aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti. «Intanto - chiarisce - la trattativa per il rinnovo del

contratto è in corso. Al momento la discussione è ferma sulle relazioni sindacali. Poi, c’è una interlocuzione in corso,

anche con la ministra Fedeli e il presidente dell’Aran, su dove e come mettere mano rispetto alla parte normativa. Nella

bozza di cui si parla in queste ore comunque non c’è alcun riferimento a un orario aggiuntivo frontale didattico».

Il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, chiarisce: “Chiunque si occupi di scuola sa che oltre alle ore frontali di

insegnamento i docenti svolgono altre attività straordinarie retribuite con salario accessorio (Mof). Gli straordinari quindi

già si fanno. Attualmente però certe modalità non sono codificate. In tutti i contratti in cui ci sono spazi di flessibilità è

previsto che la parte datoriale possa chiedere attività in più che vengono naturalmente retribuite. Ecco - osserva Giannelli

- si tratta di regolamentare questi aspetti anche nella scuola».

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