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RASSEGNA STAMPA DEL 8 Marzo 2019

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RASSEGNA STAMPA DEL

8 Marzo 2019

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DATA 8/3/2019 TESTATA IL SECOLO XIX __________________________________________________________________________

«UnterminalcrocierealSech?Solovoci,ilprogettononesiste» Genova - «Non siamo in vendita. Di più: sono solo chiacchiere da bar». Giulio Schenone da qualche anno guida il gruppo Gip, socio di maggioranza del terminal Sech, da quando i fondi hanno comprato da lui, Luigi Negri e gli altri soci la proprietà del gruppo genovese. Ma il manager non è solo l’amministratore delegato della banchina container del porto vecchio: è anche agente di Costa Crociere e Aida e socio in alcune attività di Costa Group. Logico pensare che fosse coinvolto nel disegno che vuole portare sul molo del Sech i crocieristi, dove però al momento ci sono i suoi container. «Non è così: nessuno è venuto qui a parlarci di questa ipotesi». Però il problema rimane: Costa vuole tornare a Genova, avrebbe anche individuato l’area in cui far sorgere il nuovo terminal crociere, a Calata Gadda, di fronte alle riparazioni navali e a pochi passi dal centro storico e dal Porto Antico. Ora però le carte in tavola sarebbero cambiate e il focus si è spostato proprio sul terminal container che dista poche centinaia di metri dal porto passeggeri. Perché tra le due compagnie da crociera è nata una guerra sotterranea sulla presenza nel capoluogo ligure. Msc, che a Stazioni Marittime ha un hub fondamentale per le proprie navi, difende la posizione; Carnival prova a fare breccia. La politica ligure è obbligata a mediare. «Sarebbe la collocazione ideale» fa notare soprattutto la politica, impegnata a trovare una soluzione: «Noi abbiamo una concessione sino al 2045 – dice netto Schenone – Abbiamo una destinazione d’uso ben precisa e questa si riferisce alle merci. Ci sono poi gli investimenti che i nostri azionisti vogliono portare avanti. E non dimentichiamo che abbiamo 240 lavoratori diretti nel terminal più quelli dell’indotto. Lo dico chiaro: non scherziamo troppo con il futuro di 240 famiglie». Schenone si fa duro, racconta di quando Duccio Garrone era presidente degli industriali e in quell’area voleva costruire il nuovo stadio: «Ammetto che questa sia un’area appetibile perché è a pochi passi dalla città e dentro al porto storico, ma l’ipotesi di costruire qui il terminal crociere di Costa è campata per aria». E allora dove realizzarlo? «La mia opinione personale è che il progetto di Calata Gadda è bellissimo. Mi sembrerebbe la soluzione ideale». L’unica breccia nel granito di Schenone è legata alla volontà dei soci, i fondi Infravia e Infracapital e Psa, il terminalista di Singapore che gestisce anche il Vte di Pra’: «Se dovessero cambiare idea, vedremo, ma mi pare veramente difficile». Anche perché il Sech «è andato bene, meglio del 2017, anche se potevamo fare di più». Il terminal per il 2019 prevede una crescita dei volumi: «Vogliamo rispettare pienamente il piano di investimenti previsto dall’Authority» scandisce Schenone.

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DATA 8/3/2019 TESTATA THE MEDI TELEGRAPH __________________________________________________________________________

Isindacatisulpiedediguerra:«Gnvchiedel’autoproduzioneaGenova»

Genova - «Le scriventi organizzazioni sindacali ribadiscono la loro totale contrarietà all’autoproduzione, soprattutto laddove sono presenti le maestranze portuali formate professionalmente ad operare». Lo scrivono in una nota Cgil, Cisl e Uil. «Riteniamo inaccettabile il continuo ricatto di alcune compagnie di navigazione che operano già in autoproduzione (ad esempio nel porto di Savona), oppure attuano richieste di autoproduzione in altri porti italiani. Ricordiamo che le segreterie nazionali avevano già proclamato uno sciopero nazionale per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema così delicato. Abbiamo fatto una grande manifestazione nazionale che ha avuto una grande partecipazione sia in termini di adesione allo sciopero sia in termini di adesione alle manifestazioni» scrivono i sindacati. «Oggi veniamo a conoscenza che Gnv in diversi porti italiani, compreso Genova, continua a chiedere l’autoproduzione: siamo determinati nel contrastare tale pratica, vogliamo ribadire ancora una volta che se si concedessero tali autorizzazioni, saremo pronti a prendere le dovute iniziative a difesa del lavoro dei portuali» concludono i sindacati .

IportiUsapuntanosuicontainercinesi Genova - Il secondo porto più trafficato degli Stati Uniti, prevede un incremento dei volumi con la Cina e spera che in futuro i rapporti con Pechino possano migliorare ulteriormente. Lo ha detto il management dello scalo in una intervista all’agenzia cinese di Stato Xinhua. «Il 70% circa del nostro import arriva dalla Cina – ha detto il direttore generale dello scalo – e il 40% del nostro export è diretto verso la Cina».

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Cantieri,confermatol’ingressodiFincantieriinGinGenova - «Genova Industrie Navali (GIN) – holding costituita nel 2008 dall’unione di due storici cantieri genovesi, T. Mariotti e San Giorgio del Porto – e Fincantieri hanno raggiunto un accordo di collaborazione che coprirà diversi ambiti, dalle nuove costruzioni, alle riparazioni e trasformazioni fino agli allestimenti navali». Lo annunciano le due aziende , confermando l’anticipazione del MediTelegraph.

«L’accordo prevede l’acquisizione da parte di Fincantieri di una partecipazione di minoranza nella holding del gruppo e di un’opzione per una quota, sempre di minoranza, nella T. Mariotti. L’ingresso di Fincantieri consentirà a GIN di raggiungere un ulteriore rafforzamento finanziario, aspetto sempre più importante per poter affrontare progetti complessi e vincere le sfide del mercato, in particolare nel settore della costruzione di navi da crociera di lusso di piccole e medie dimensioni».

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Piccoloèbello:cosìlecrociereesclusiveconquistanoilmercato

Trieste - Che l’industria delle crociere sia in gran fermento da qualche anno lo sappiamo già: ormai questo genere di vacanza attira masse sempre più numerose in tutto il mondo, nel 2019 si raggiungeranno i 30 milioni di passeggeri globali. Ma c’è una piccola nicchia di viaggi, quelli di spedizione che stanno avendo altrettanta fortuna. Parliamo di esperienze non di massa, ma per un numero ristretto di facoltosi passeggeri disposti a spendere cifre significative per esplorare parti del mondo irraggiungibili per le grandi navi da oltre 1.000 passeggeri. Anche in questo settore gli ordini si stanno moltiplicando con nuove unità che possono variare dai 100 ai 500 ospiti di capacità, concepite espressamente per le rotte che andranno ad affrontare. Una delle destinazioni più amate dai passeggeri “avventurieri” è l’Artico.

Oggi basta essere disposti a spendere qualche migliaio di euro per provare a sentirsi come il Generale Umberto Nobile. Se un secolo fa l’Artico era una sfida, oggi, grazie allo sviluppo della tecnologia che ha permesso di concepire imbarcazioni all’avanguardia, è una destinazione alla portata di tutti. Gli armatori specializzati nelle crociere polari con l’aumento delle flotte e della domanda di questo tipo di viaggi stanno cercando di aprire nuove rotte per portare i passeggeri verso mete sempre più remote. Questo è il caso della Linbard Expeditions che inaugurerà nel 2020 la sua nuova ammiraglia National Gepgraphic Endurance. Costruita da Ulstein secondo gli standard Polar 5 per la navigazione tra i ghiacci, a partire dal luglio 2020 sarà basata a Tromsø (Norvegia) da dove salperà per viaggi verso l’Alaska attraverso i freddi mari del Nord.

Anche Silversea con la piccola Silversea Explorer, navigherà in queste acque trasportando solamente 144 passeggeri alla scoperta degli arcipelaghi artici quasi sconosciuti come la Terra di Francesco Giuseppe e la Novaya Zemlya, territorio russo che rappresenta un prolungamento a mare dei monti Urali. Il suo viaggio prenderà il via nell’agosto del 2020 da Nome in Alaska e si concluderà il mese successivo sempre a Tromsø. Solo recentemente le navi passeggeri battenti bandiera straniera sono autorizzate dalle autorità russe ad effettuare sbarchi nelle isole più settentrionali del Paese, molto più a nord dei famigerati siti dei test nucleari nello Stretto di Matochkin, dove sono state testate armi nucleari tra il 1964 e il 1990. Nello stesso anno anche un altro operatore batterà le medesime rotte, solo che imbarcherà i suoi 132 passeggeri a Murmansk (Russia). Parliamo di Quark Expeditions che farà navigare nell’area la sua Ocean Adventurer. Però la compagnia leader dei viaggi di esplorazione polare rimane sicuramente Hurtigruten che porterà l’anno prossimo la sua Spitsbergen nella Terra di Francesco Giuseppe. La compagnia norvegese, che ha in flotta 13 “postali”, proporrà viaggi anche nel mitico Passaggio a Nord Ovest, toccando scali in Groenlandia e sulla costa artica del Canada. Hurtigruten inoltre ha annunciato che destinerà altre quattro navi nel 2021 al servizio di spedizione. Ricordiamo che la compagnia ha un ambizioso piano di sviluppo della flotta con tre navi “ibride” (cioè con alimentazione anche a batterie elettriche) da 600 passeggeri in ordine presso Kleven Werft. Queste unità saranno altamente ecocompatibili, quindi ideali per i dedicati ecosistemi dei poli.

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Autoproduzione,traghettodiGnvaccoltodallaprotestadellaCgil

Genova - «Dentro una disattenzione generale da parte delle istituzioni al tema della portualità si insinuano questioni irrisolte come quelle relative all’autoproduzione di operazioni portuali su cui non sono seguite azioni agli impegni assunti lo scorso 2 agosto dalla Direzione Generale del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti che avrebbe dovuto effettuare un monitoraggio sulla corretta applicazione delle norme». È quanto afferma la Filt Cgil spiegando che il «ricorso all’autoproduzione di operazioni portuali, in alcuni casi addirittura non autorizzate, denunciano grandi responsabilità anche delle Autorità di Sistema Portuale, tra questi l’ultimo caso al porto di Napoli, che allo stesso tempo sottostanno a veri e propri ricatti da parte degli armatori delle compagnie di navigazione. Una pratica bieca che non accettiamo e respingiamo con fermezza». Secondo la Federazione dei Trasporti della Cgil «su questo tema sono in gioco i diritti dei lavoratori marittimi e portuali con riflessi sulla sicurezza del lavoro e sui passeggeri trasportati. L’autoproduzione, seppur prevista dalla normativa vigente, è troppo spesso soggetta a libere interpretazioni da parte delle singole Autorità che ne compromettono, di fatto, l’opportunità di un impiego nell’interesse generale nel rispetto dei criteri previsti. A questo punto non possiamo escludere la possibilità di ripetere lo sciopero nazionale di portuali e marittimi dello scorso 11 maggio che era stato indetto sul tema dell’autoproduzione».

«I porti - afferma infine la Filt - contribuiscono fortemente all’economia del Paese e di conseguenza meritano attenzione e tutele capaci di consolidare un sistema regolatorio di prospettiva anche per l’occupazione».

La manifestazione

Un gruppo di lavoratori ha protestato sotto un traghetto di Gnv attraccato al porto di Genova. Enrico Ascheri, l’uomo dei porti della Cgil, era presente sulla banchina questa sera alla manifestazione: «Il tema è sentito, è tornato di grande attualità. Abbiamo voluto ribadire la nostra assoluta contrarietà . E poi come Filt abbiamo voluto dare un segnale più forte andando a manifestare sotto il traghetto di Gnv. Se verrà concessa l’autoproduzione alla compagnia - spiega Ascheri - saremo costretti a interrompere la pace sociale in tutto il porto di Genova. Tutti i terminalisti, gli armatori e l’Autorità portuale devono avere ben chiaro che l’autoproduzione non può passare: siamo pronti a dare battaglia».

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Fedespedi:«Incertezzesull’exportitaliano»

Genova - Una domanda interna debole e una flessione del saldo commerciale per il nostro Paese (del valore di 38,765 miliardi di euro nei primi 11 mesi del 2017 e ridottosi, nello stesso periodo del 2018, a 32,939 miliardi), che comunque rimane fortemente positivo. E’ quanto emerge dall’Economic Outlook pubblicato oggi da Fedespedi.

«Queste le questioni “aperte” che hanno ridotto la crescita degli scambi internazionali nel 2018 e che iniziano a pesare sull’export (-0,4% a novembre 2018) e import (-2,2% a novembre 2018) italiani - dice Fedespedi -: le politiche protezionistiche e daziarie di Trump (che fanno volare l’economia Usa - Pil +3,5% - anche grazie ad ampie agevolazioni fiscali alle imprese) e le lunghe trattative commerciali tra Usa e Cina; la flessione della crescita cinese – stimata sotto le attese anche nel 2019 (+6,5%) e nel 2020 (+6,2%) – anche come conseguenza della ridefinizione della politica economica del Paese (più propenso a dare maggiore attenzione alla domanda interna); il conseguente rallentamento delle economie dell’eurozona nel 4° trimestre del 2018 e il calo della produzione industriale, soprattutto in Germania (-1,9% a novembre e -0,4 a dicembre) e Italia (-1,9% a novembre e -0,8% a dicembre), che sembrano segnare un momento di rottura rispetto al buon andamento dei 3 anni precedenti; l’incognita Brexit e il rischio di un mancato accordo tra Ue e Regno Unito: non va dimenticato il fatto che il Regno Unito è il 5° partner commerciale dell’Italia, vale il 5,5% dell’export nazionale ed è tra i Paesi con i quali abbiamo il saldo commerciale positivo più alto (export: 21,208 miliardi di euro; import: 9,906 miliardi di euro), insieme a Stati Uniti, Francia e Svizzera; la decisione di mantenere o imporre nuovi embarghi in risposta a tensioni politiche (ad esempio, il perdurare delle sanzioni verso la Russia e le nuove sanzioni verso l’Iran). Nonostante queste grandi incertezze, l’export italiano continua a crescere (+3,8% nei primi 11 mesi del 2018, in calo rispetto al +7,4% del 2017 e appena sotto l’export mondiale, che fa segnare +4% nel 2018, anch’esso in calo rispetto al +5,3% del 2017). I risultati migliori sono verso l’Africa (+8,2%) e l’Asia Centrale (+17,4%), oltre che verso l’Ue a 28 (+5,3%, nostro tradizionale bacino di destinazione). Per quanto riguarda il saldo commerciale, i Paesi con cui abbiamo maggior deficit rimangono Cina, Paesi Bassi, Germania e Belgio».

Per la presidente di Fedespedi, Silvia Moretto, «il rallentamento dell’export italiano in risposta ad una flessione dell’economia e degli scambi internazionali, dovuta alle dinamiche politiche ed economiche in atto, è un dato che dobbiamo cogliere come un’opportunità. Come sappiamo, le aziende italiane sono fortemente orientate all’export, data la debolezza del mercato interno. Dunque, tanto più in questo momento di incertezza e di crescente complessità dello scenario del commercio internazionale, la professionalità dello spedizioniere internazionale, partner strategico delle imprese che decidono di internazionalizzare la propria attività, può fare la differenza e può rappresentare la leva di crescita per la manifattura, soprattutto se si parla di MPMI. Preoccupa di più, invece, il dato sulla flessione del traffico dei porti italiani (-2,4%) in controtendenza rispetto al +8,8% degli altri porti del Mediterraneo e alla continua crescita di quelli del Nord Europa. La perdita di competitività è un grave fattore di rischio per l’Italia e questo ritardo va recuperato con un gioco di squadra tra pubblico e privato per il miglioramento dell’efficienza dei sistemi di controllo delle merci in entrata/uscita, per migliorare il servizio reso alle imprese importatrici ed esportatrici».

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I porti italiani, infatti, nel 2018 hanno movimentato 10,284 milioni di teu, in diminuzione del 2,4% rispetto al 2017: ottimi i risultati di Trieste (+17,7%), Napoli (+13,0%) e Venezia (+3,4%), ma continua la crisi dei porti di transhipment, con le pesanti flessioni di Gioia Tauro (-5,9%) e Cagliari (-53,2%) e Genova, dopo la tragedia del ponte Morandi, limita le perdite ad un modesto -0,5%. «Il dato preoccupa particolarmente perché in controtendenza rispetto a quanto si registra nel resto del Mediterraneo, con i porti non italiani che hanno movimentato complessivamente 27,6 milioni di Teu, con un aumento dell’8,8% sul 2017, oltre al consueto andamento positivo dei porti del Nothern Range, che hanno aumentato i loro traffici del +3,3%, con 44,3 milioni di teu movimentati. Tra i porti maggiori, in forte crescita Pireo (+19,4%) e Barcellona (+15,1%). Buoni anche i risultati di Tangeri Med (+4,8%), Valencia (+5,5%) e, in ripresa dopo il calo del 2017, Algeciras (+9,6%). Ottime le performance di Anversa (+6,2%) e Rotterdam (5,7%). In crescita anche il porto di Zeebrugge (+5%), le cui attività container sono destinate ad espandersi rapidamente con l’ingresso di Cosco Shipping Ports. Calano, invece, i porti tedeschi: Amburgo (-1%) e Brema (-0,6%)».

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMARE __________________________________________________________________________ Spediporto, il porto di Genova sembra uscito dalla fase critica L'associazione degli spedizionieri sottolinea che però lo stato di salute dello scalo potrebbe essere compromesso dalla carenza di personale tecnico Tutti, da mesi, si affannano a tastare il polso del porto di Genova per sapere se è sopravvissuto alle conseguenze del crollo del viadotto autostradale Morandi avvenuto lo scorso agosto, ponte vitale per la viabilità del capoluogo ligure e per i collegamenti stradali del suo porto con i mercati. Se nei mesi scorsi l'associazione degli spedizionieri genovesi faticava a percepire battiti cardiaci e lanciava forse prematuri allarmi sullo stato di salute critico dello scalo portuale, ora Spediporto sembra aver iniziato ad avvertire distintamente pulsazioni che secondo l'associazione sono un chiaro segnale dello scampato pericolo. «Dopo un 2018 che si era chiuso con un pesante consuntivo - i numeri di Spediporto parlano di una perdita sul 2017 di oltre l'8% ed un segno meno che dal 14 agosto aveva caratterizzato la chiusura di tutti i mesi, compreso gennaio 2019 che aveva registrato un pesante -4% - si legge sull'ultimo bollettino medico dell'associazione degli spedizionieri genovesi - a febbraio il porto di Genova rialza la testa e dai dati raccolti da Spediporto il segno positivo torna finalmente sulle banchine genovesi. Con un +3,00% di media tra traffici import ed export (il dato è una rilevazione febbraio 2018 su stesso mese 2019 e dunque molto significativo) i traffici tornano a premiare l'impegno dello scalo e dei suoi operatori». «A trascinare la ripresa - spiega Spediporto - è stato l'aumento del traffico export che ha segnato una media del +6% e che fa dunque ben sperare anche per un recupero del manifatturiero italiano nelle esportazioni (l'ultimo dato diffuso dall'Istat sulla variazione congiunturale del commercio estero italiano con i paesi extra UE, relativo al mese di gennaio 2019, indica un aumento del +5,9%, ndr)». Manifestando soddisfazione per questo dato, il presidente di Spediporto, Alessandro Pitto, ha sottolineato che «nel corso dei mesi l'impegno di tutti gli operati e delle amministrazioni è stato quello di lavorare ad un pieno recupero di efficienza ed affidabilità. Questo impegno - ha constatato Pitto - è stato evidentemente compreso dai clienti del porto ed anche sostenuto, più in generale da un buon mese per l'export italiano». «Dobbiamo - ha evidenziato Pitto - continuare a lavorare su questa strada, ma dobbiamo accelerare il passo su semplificazioni, sgravi (ZES e ZLS) ed efficientamento di molti servizi». Se il malato - precisa l'associazione - dà segni di ripresa, tuttavia lo staff medico sembra non essere sufficientemente attrezzato per assicurare la piena guarigione del paziente: «siamo preoccupati - ha chiarito il direttore generale di Spediporto, Giampaolo Botta - in relazione alla carenza di personale di molte amministrazioni fondamentali per le performance del porto». «Avevamo segnalato già durante la fase di stesura del Decreto Legge Genova - precisa Botta - la preoccupante carenza di personale tecnico in molto uffici strategici: dogana, medici e tecnici per l'ufficio di Sanità Marittima, veterinari per il PIF del Porto ed attrezzature adeguate». Secondo l'associazione degli spedizionieri, «molte direzioni centrali stanno trascurando gli effetti che avrà l'assenza di personale nel più importante porto italiano». «Questo - denuncia Spediporto - è molto pericoloso. Solo grazie al grande impegno delle attuali strutture, ridotte ai minimi storici, è stato possibile andare avanti ma il precariato ed i pensionamenti a brevissimo renderanno

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impossibile garantire il servizio di controlli nei tempi che la clientela richiede. Se così fosse - conclude l'associazione sottintendendo che un nuovo aggravamento dello stato di salute è possibile - il traffico potrebbe essere ulteriormente penalizzato. Sarebbe uno sgambetto agli sforzi finora fatti per recuperare con fatica capacità competitiva»

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMARE __________________________________________________________________________ Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti ribadiscono il loro no all'autoproduzione nei porti I sindacati si dichiarano pronti a prendere le dovute iniziative a difesa del lavoro dei portuali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti ribadiscono il loro no all'autoproduzione nei porti italiani da parte del personale di compagnie di navigazione che effettua il rizzaggio e derizzaggio dei carichi sulle navi, compito che spetta invece ai lavoratori portuali e che può essere autorizzato in autoproduzione solo laddove non è possibile ricorrere alla loro opera. «Riteniamo inaccettabile - sottolineano in una nota le tre organizzazioni sindacali - il continuo ricatto di alcune compagnie di navigazione le quali operano già in autoproduzione (ad esempio nel porto di Savona), oppure attuano richieste di autoproduzione in altri porti italiani. Ricordiamo che le segreterie nazionali avevano già proclamato uno sciopero nazionale per sensibilizzare l'opinione pubblica su un tema così delicato. Abbiamo fatto una grande manifestazione nazionale, la quale ha avuto una grande partecipazione sia in termini di adesione allo sciopero sia in termini di adesione alle manifestazioni». «Oggi - proseguono Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti - veniamo a conoscenza che GNV in diversi porti italiani, compreso Genova, continua a chiedere l'autoproduzione. Siamo determinati nel contrastare tale pratica, vogliamo ribadire ancora una volta che se si concedessero tali autorizzazioni, saremo pronti a prendere le dovute iniziative a difesa del lavoro dei portuali».

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMARE __________________________________________________________________________ Fedespedi, nonostante il rallentamento dell'export italiano si presentano opportunità per gli spedizionieri Preoccupazione per la flessione del traffico containerizzato nei porti nazionali Per gli spedizionieri italiani il rallentamento delle esportazioni nazionali può essere colto come un'opportunità. Lo sostiene Silvia Moretto, neo presidente di Fedespedi, la federazione italiana degli spedizionieri, commentando i contenuti del 14° quadrimestrale di informazione economica “Fedespedi - Economic Outlook” pubblicato oggi dal Centro Studi Fedespedi che evidenzia come, nonostante le grandi incertezze che pesano sull'export italiano, le esportazioni nazionali continuino a crescere con un +3,8% nei primi 11 mesi del 2018, in calo rispetto al +7,4% del 2017 e appena sotto l'export mondiale che fa segnare +4% nel 2018, anch'esso in calo rispetto al +5,3% del 2017. «Il rallentamento dell'export italiano in risposta ad una flessione dell'economia e degli scambi internazionali, dovuta alle dinamiche politiche ed economiche in atto - ha osservato Moretto - è un dato che dobbiamo cogliere come un'opportunità. Come sappiamo, le aziende italiane sono fortemente orientate all'export, data la debolezza del mercato interno. Dunque, tanto più in questo momento di incertezza e di crescente complessità dello scenario del commercio internazionale, la professionalità dello spedizioniere internazionale, partner strategico delle imprese che decidono di internazionalizzare la propria attività, può fare la differenza e può rappresentare la leva di crescita per la manifattura, soprattutto se si parla di MPMI». «Preoccupa di più, invece - ha però evidenziato la presidente di Fedespedi - il dato sulla flessione del traffico dei porti italiani (-2,4%) in controtendenza rispetto al +8,8% degli altri porti del Mediterraneo e alla continua crescita di quelli del Nord Europa. La perdita di competitività è un grave fattore di rischio per l'Italia e questo ritardo va recuperato con un gioco di squadra tra pubblico e privato per il miglioramento dell'efficienza dei sistemi di controllo delle merci in entrata/uscita, per migliorare il servizio reso alle imprese importatrici ed esportatrici». L'analisi economica del Centro Studi Fedespedi rileva infatti come i porti italiani nel 2018 abbiano movimentato 10,284 milioni di container teu, in diminuzione del -2,4% rispetto al 2017. Se ottimi sono stati i risultati di Trieste (+17,7%), Napoli (+13,0%) e Venezia (+3,4%), è proseguita invece la crisi dei porti di transhipment, con le pesanti flessioni di Gioia Tauro (-5,9%) e Cagliari (-53,2%) e con Genova che, dopo la tragedia del ponte Morandi, ha limitato le perdite ad un modesto -0,5%. Fedespedi sottolinea che «il dato preoccupa particolarmente perché in controtendenza rispetto a quanto si registra nel resto del Mediterraneo, con i porti non italiani che hanno movimentato complessivamente 27,6 milioni di teu, con un aumento dell'8,8% sul 2017, oltre al consueto andamento positivo dei porti del Nothern Range, che hanno aumentato i loro traffici del +3,3%, con 44,3 milioni di teu movimentati». Tra i porti maggiori, in forte crescita - specifica Fedespedi - gli scali del Pireo (+19,4%) e di Barcellona (+15,1%); buoni anche i risultati di Tangeri Med (+4,8%), Valencia (+5,5%) e, in ripresa dopo il calo del 2017, Algeciras (+9,6%); ottime le performance di Anversa (+6,2%) e Rotterdam (5,7%); in crescita anche il porto di Zeebrugge (+5%) le cui attività container sono destinate ad espandersi rapidamente con l'ingresso di COSCO Shipping Ports. Calano, invece, i porti tedeschi: Amburgo (-1%) e Brema (-0,6%).

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMARE __________________________________________________________________________ La Scuola Nazionale Trasporti e Logistica ha aperto una sede distaccata nel porto di Marina di Carrara L'istituto è stato fondato nel 1991 a La Spezia La Scuola Nazionale Trasporti e Logistica ha aperto una sede distaccata nel porto di Marina di Carrara. La nuova realtà è stata presentata stamani presso la sede di Marina di Carrara dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale alla presenza di Francesco Di Sarcina segretario generale dell'AdSP, Piergino Scardigli presidente della Scuola Nazionale Trasporti e Logistica, Genziana Giacomelli, direttore della Scuola, e Andrea Raggi, assessore allo Sviluppo economico e alla pianificazione dell'economia del mare del Comune di Carrara. Scardigli, ha ricordato che la Scuola è stata fondata nel 1991 quando sull'onda delle grandi modificazioni, dall'intermodalità alla logistica, in atto nella portualità italiana, si richiedeva con urgenza un profondo mutamento professionale negli addetti al lavoro portuale. La Scuola fu creata proprio per dare una risposta all'innovazione avviata nel porto della Spezia dove si stavano gettando le basi per la creazione di un modello che negli anni Ottanta aveva fatto fare allo scalo un salto di qualità, di quantità e di efficienza tale da diventare il primo porto nazionale, che movimentava un milione di container contro i 300mila di Genova, in crisi per le resistenze al nuovo sistema dei traffici. La Scuola è stata uno strumento di crescita e di sviluppo dell'economia marittima nel preparare i giovani nelle professionalità in base alle figure richieste per il lavoro nei porti (logistic manager, spedizioniere, addetto ufficio merci, operatore portuale), nel dare sostegno alle imprese nella formazione, diventata continua, del personale dipendente e nell'indirizzare le aziende sull'utilizzo dei fondi destinati alla formazione. «Auspichiamo - ha dichiarato Francesco Di Sarcina - che la qualità già espressa alla Spezia, e che ha fatto della Scuola Nazionale Trasporti un fiore all'occhiello per la formazione in ambito portuale e logistico, possa proseguire con lo stesso successo anche a Marina di Carrara. In un contesto favorevole, che vede i traffici in aumento, un'attività didattica come quella che verrà proposta, sarà certamente utile alle imprese che vorranno dotarsi di personale altamente specializzato».

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMARE __________________________________________________________________________ Il Propeller di Trieste si interrogherà sulle conseguenze dell'eventuale mancata realizzazione della TAV Torino-Lione Il dibattito si svolgerà lunedì Mentre il governo italiano non ha ancora assunto una decisione sul proseguimento della realizzazione della TAV Torino-Lione, con il premier Giuseppe Conte che questo pomeriggio ha espresso forti dubbi sulla necessità di procedere con l'opera, il The International Propeller Club Porto of Trieste ha organizzato per lunedì prossimo alle 18.00, nella sala della Piccola Fenice, in via San Francesco a Trieste, un incontro per esaminare quali conseguenze potrebbe avere per l'economia regionale, e per il porto di Trieste in particolare, la mancata realizzazione della TAV e in particolare della tratta fra Lione e Torino. La discussione avrà per protagonisti Zeno D'Agostino, presidente dell'Autorità di Sistema Portuale che gestisce il porto di Trieste, l'ex senatore ed ex assessore regionale Lodovico Sonego, i professori Giovanni Longo (docente di trasporti ferroviari all'Università di Trieste) e Sergio Bologna (presidente Agenzia imprenditoriale operatori marittimi di Trieste) e Danilo Stevanato (consigliere Aiom Trieste). Anticipando i temi dell'incontro il Propeller Club di Triesrte ha ricordato che la Torino-Lione è una tratta del Corridoio 5 TEN-T che unisce Lisbona a Kiev e che, dopo una decina di fasi progettuali e otto delibere del Cipe, la tratta è stata sottoposta a cinque valutazioni di impatto ambientale e supportata da sette trattati e accordi internazionali. Il Propeller ha ricordato inoltre che negli ultimi anni numerose sono state le opposizioni ad un progetto da molti ritenuto inutile e quindi dannoso per l'ambiente e che, all'interno della più recente discussione, si è proceduto ad una valutazione tecnica dei costi e dei benefici che non ha mancato di suscitare ulteriori polemiche.

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DATA 8/3/2019 TESTATA MESSAGGERO MARITTIMO __________________________________________________________________________

EspansionedelportodiTema�

TEMA – L’espansione del porto di Tema, in Ghana, sta ormai volgendo a conclusione. Questo importante progetto infrastrutturale è gestito dalla Meridian Port Services, una joint venture tra APM Terminals (35%) Bolloré Africa Logistics (35%) e Ghana Ports and Harbor Authority (30%).

Tutte le sette gru ship-to-shore e le venti ultramoderne RTG sono infatti arrivate nello scalo, dove è in corso la loro installazione. Si tratta degli ultimi mezzi acquistati grazie ad un investimento di un miliardo di dollari Usa, finanziato dalla Meridian Port Services. L’apertura del porto è in programma il 28 Giugno, dopo la messa in servizio delle gru e la formazione degli operatori attualmente in corso.

La diga foranea ed il canale di accesso, in grado di ospitare le più grandi navi portacontainer del mondo, e i primi due ormeggi in acque profonde, saranno in grado di accogliere i primi mercantili entro la fine di Giugno. A quella data, infatti, APM Terminal ha annunciato che le infrastrutture portuali per la movimentazione dei container in arrivo e partenza dallo scalo saranno pronti. Il terzo nuovo ormeggio, invece, sarà operativo nel primo trimestre del 2020 anche se sarà completamento a Giugno 2020. Seguirà poi un quarto ormeggio che porterà la lunghezza del molo a 1.400 metri.

Le sette nuove ship-to-shore Super Post Panamax, non sono solo alcune delle più grandi al mondo, ma anche tra le più avanzate tecnologicamente. Con un’altezza di 89 metri che arriva a 134 con il braccio sollevato. Queste gru offrono un’altezza di sollevamento di 50,8 metri da terra e uno sbraccio di 66 metri in grado di movimentare container a bordo delle navi fino a 23 file longitudinalmente e oltre 10 in altezza sul ponte, fino ad un peso massimo di 65 tonnellate.

Infin, per movimentare i contenitori sui piazzali contribuendo alla tutela dell’ambiente, il porto ha preso in consegna anche una flotta di venti eRTG (Electric Rubber Tyre Gantries) alimentate elettricamente anziché da matori diesel, in grado di impilare 7 contenitori in larghezza e 5 in altezza.

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DATA 8/3/2019 TESTATA MESSAGGERO MARITTIMO __________________________________________________________________________

ChiuderelasclerotizzataquestionedellaPorto2000

LIVORNO – Nel tracciare ieri una sintesi delle urgenze che il commissario designato dal ministro Toninelli si troverà ad affrontare in seguito alla forzata uscita di scena del presidente e del segretario generale dell’Authority livornese, ci è piaciuto rifuggire dal consueto ed abusato termine “problemi” la cui soluzione può umanamente essere tutt’altro che certa, per chiamarli “nodi” con la speranza che, se l’homo novus non dovesse riuscire a scioglierli, possa risolversi ad agire, almeno verso quelli più affuffignati, come il grande Alessandro a Gordio.

La prima urgenza in ordine di tempo – non ci stanchiamo di ripeterlo – è quella del perfezionamento della gara per l’alienazione delle quote di maggioranza della Porto di Livorno 2000 la cui patata bollente, ormai vecchia di quasi due anni, con la forzata uscita di scena di Massimo Provinciali, è passata in tutta fretta nelle mani del dottor Simone Gagliani.

Il fedele funzionario dell’AdSp si troverà così fra qualche giorno a dover scegliere se sottoscrivere o no uno dei provvedimenti più impegnativi e delicati che gli siano mai capitati fino ad oggi e cioè quello di dar corso all’intimazione lanciata dall’ex presidente Corsini all’Ati vincitrice della gara ad onorare i suoi impegni entro la data del 15 Marzo, naturalmente di quest’anno, come conviene chiarire, dati i precedenti.

Sembra, infatti, che la lettera raccomandata inviata a tal proposito da Corsini avverta con chiarezza (non è dato sapere quanto ruvida) l’inadempiente aggiudicatario che, in mancanza della corresponsione del dovuto e della conferma di tutti gli impegni assunti, gli sarà fatto subentrare – secondo la ricca giurisprudenza amministrativa in materia – il secondo dei partecipanti prescelti, vale a dire al forte raggruppamento costituito da Creuers del porto di Barcellona e da Aloschi Bros.

Al di là dell’ottimo Gagliani, l’ultima parola spetterà, comunque, proprio al commissario Verna che avrà tutti – nessuno escluso – i poteri per pronunciarla forte e chiara ed è sperabile che, all’occorrenza, saprà fare buon metaforico uso della spada che il leone di san Marco sembra offrirgli dalla bandiera che ha servito per dare finalmente un taglio netto e definitivo all’imbarazzante (ed è dire poco) nodo che troppo tempo strangola la Porto 2000.

Negli stessi giorni Verna dovrà occuparsi di sciogliere anche il nodo di un’altra imbarazzante vicenda livornese, quella della gara per l’assegnazione dei bacini da carenaggio. Se saprà e, sopra tutto, se vorrà chiudere anche quella questione, sclerotizzata e purulenta almeno quanto quella della Porto 2000, costituirebbe di sé una buona presentazione e un ottimo inizio di mandato.

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DATA 8/3/2019 TESTATA INFORMAZIONI MARITTIME __________________________________________________________________________

Terminalisti spagnoli chiedono meno tasse

L'Asociación Nacional de Empresas Estibadoras (Anesco), l'associazione dei terminalisti spagnoli, ha chiesto una riduzione delle tasse portuali e delle tariffe dei servizi portuali per alleggerire il carico fiscale delle aziende del settore.

La richiesta viene dall'ultima riunione del comitato direttivo dell'associazione, tenutasi martedì, in cui si afferma che «un ulteriore aumento delle entrate delle amministrazioni pubbliche attraverso le tasse portuali, le tariffe e le imposte sugli immobili frena le nostre importazioni ed esportazioni, oltre a farci perdere opportunità di trasbordo».

Secondo Anesco l'attuale livello di aliquota fiscale portuale ha un effetto negativo rilevante, ovvero quello di generare scarse risorse da investire da parte dei soggetti privati vista la maggiore pressione fiscale. Questo violerebbe il principio di equivalenza tra le imposte e il costo dei beni e dei servizi forniti dalla pubblica amministrazione.

I porti spagnoli di Puertos del Estado (ente pubblico del ministero dello Sviluppo) sono 46 e sono gestiti da 28 autorità portuali, generando un ebitda di circa mezzo miliardo di euro l'anno.

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DATA 8/3/2019 TESTATA TRASPORTO EUROPA __________________________________________________________________________

Il Pireo guadagna due posizioni tra porti UE

Nel 2018, lo scalo greco ha movimentato quasi cinque milioni di teu, salendo di due gradini nella classifica dei porti container europei. Tra i primi quindici solo due scali italiani.

PortEconomics ha stilato l'elenco dei primi quindici porti europei per movimentazione di container nel 2018, che mostra alcune interessanti variazioni rispetto all'anno precedente. Sul podio non troviamo sorprese, perché al primo posto resta saldamente Rotterdam con 14,513 milioni di teu e in crescita del 5,7% rispetto all'anno precedente. Seguono il porto di Anversa con 11,1 milioni di teu, in crescita del 6,2% e a distanza quello di Amburgo, che ha movimentato 8,73 milioni di teu, che mostra però una flessione dell'uno percento. Al quarto posto troviamo un altro scalo tedesco, Bremerhaven, con 5,467 teu e anch'esso in calo rispetto all'anno precedente (-1,3%). La situazione diventa più dinamica nella parte successiva dell'elenco, perché al sesto posto troviamo il Pireo, con 4,908 milioni di teu, che rispetto al 2017 mostra un balzo del 20,9%, conquistando ben due posizioni in un solo anno. Nel confronto con il 2007, il porto greco mostra una crescita di ben il 257,5%. Con questa prestazione, il Pireo si avvicina al quinto porto europeo, quello di Valencia, che ha movimentato 5,104 milioni di teu, crescendo del 5,6%. La scalata del porto greco avviene a scapito di Algeciras - che pure è cresciuto nel 2017 dell'8,9% con 4,772 milioni di teu ma è sceso dalla sesta alla settima posizione – e di quello inglese di Felixstowe, che con 4,161 milioni di teu è scivolato dalla settima all'ottava posizione. Alle spalle di questo gruppetto troviamo Barcellona, che guadagna una posizione dal nono al decimo posto con 3,423 milioni di teu e un incremento annuale del 15,3% a scapito del porto maltese di Marsaxlokk (+5,1%). Nella fascia dei due milioni di teu ci sono tre porti del Mediterraneo: nell'ordine, dall'undicesimo al tredicesimo posto, Le Havre, Genova e Gioia Tauro. Tutti e tre restano nella medesima posizione dell'anno precedente, ma con situazioni diverse: il porto francese mantiene la stessa movimentazione dell'anno precedente (2,884 milioni di teu) e forse starebbe stato raggiunto da quello ligure (2,609 milioni di teu) se quest'ultimo non avesse subito le conseguenze del crollo del ponte Morandi, che hanno frenato l'avanzata registrata gli anni scorsi (-0,5%). Gioia Tauro si attesta a 2,301 milioni di teu continuando una progressiva discesa che gli ha fatto perdere il 6% sul 2017 e ben il 33,2% sul 2007. Agli ultimi due posti ci sono due porti vicini in termini di movimentazione: l'inglese Southampton (1,995 milioni di teu) e il polacco Gdansk (1,949 teu). Complessivamente, nel 2018 i primi quindici porti europei hanno movimentato 77,227 milioni di teu (di cui 34,343 milioni dai soli primi tre), con un aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente e del 26% rispetto al 2007.

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DATA 8/3/2019 TESTATA TRASPORTO EUROPA __________________________________________________________________________

Porto di Genova recupera traffico a febbraio 2019

L'associazione degli spedizionieri Spediporto annuncia che nel secondo mese dell'anno lo scalo genovese segna un aumento del tre percento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Il crollo del ponte Morandi non sembra avere trascinato anche il porto di Genova che, dopo un calo causato dall'emergenza, recupera parte del terreno perduto. Da settembre 2018 a gennaio 2019 il traffico merci dello scalo mostra numero in rosso, ma secondo Spediporto a febbraio la curva si è invertita, con un incremento del 3% sullo stesso mese del 2018. L'andamento migliore è segnato dall'export, salito del sei percento, secondo quanto ha dichiarato oggi il presidente dell'associazione, Alessandro Pitto. Presentando questi dati positivi, il presidente degli spedizionieri genovesi mostra anche un nodo da sciogliere: quello della carenza di personale in diverse amministrazioni necessarie alla movimentazione delle merci in porto. Un nodo che se non sarà sciolto potrà rallentare le attività. Pitto ha anche aggiunto che gli altri temi su cui lavorare sono la semplificazione delle procedure, gli sgravi fiscali provenienti dalle Zes e Zls e l'aumento dell'efficienza di molti servizi. Ricordiamo anche che resta aperta la vertenza dell'autotrasporto sui tempi di attesa per carico e scarico dei container.

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