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Cod.: PGA.GR.1-IO.2.M1 Rev. 1 Via Fissiraga,15 26900 Lodi Ufficio Relazioni con il Pubblico RASSEGNA STAMPA Data: 02-01-2014 Pagina 1 di 7 Responsabile del procedimento: Dr. Davide Archi - 2145 Referente del procedimento: Maurizio Pancerasa – 4927 rassegna stampa Data 7 febbraio 2014 IL CITTADINO Lodi Sosta selvaggia all’ospedale: biciclette e pedoni a rischio Quando è la polizia che salva la vita Mille scontrini al giorno per il bar dell’ospedale Lettere & opinioni Ai medici di famiglia negato il giusto riconoscimento Centro prelievi Il personale è davvero professionale Codogno Casale Sant’Angelo Lodigiano IL GIORNO Lodi Sei defibrillatori sulle volanti Poliziotti pronti a salvare vite Codogno Casale Sant’Angelo Lodigiano

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rassegna stampa

Data 7 febbraio 2014

IL CITTADINO

Lodi

Sosta selvaggia all’ospedale: biciclette e pedoni a rischio

Quando è la polizia che salva la vita

Mille scontrini al giorno per il bar dell’ospedale

Lettere & opinioni

Ai medici di famiglia negato il giusto riconoscimento

Centro prelievi Il personale è davvero professionale

Codogno

Casale

Sant’Angelo Lodigiano

IL GIORNO

Lodi

Sei defibrillatori sulle volanti Poliziotti pronti a salvare vite

Codogno

Casale

Sant’Angelo Lodigiano

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Sosta selvaggia all’ospedale: biciclette e pedoni a rischio

Una “giungla” di macchine parcheggiate in divieto, proprio all’ingresso dell’ospedale Maggiore. Specialmente nell’ora di punta una lunga fila di auto si forma di fronte al nuovo accesso di largo Donatori del Sangue, a volte con il motore acceso e un conducente a bordo, altre volte con il motore spento e nessun automobilista al volante. È capitato che il posteggio selvaggio fosse addirittura in doppia fila. Non sono risparmiate nemmeno le strisce pedonali, che regolarmente “svaniscono” sotto le ruote dei veicoli. Il risultato è un ingorgo caotico e pericoloso, soprattutto per i pedoni e le biciclette. Quando nella confusione spunta pure la “corrierina”, il traffico va in tilt: si formano code e si sentono clacson spazientiti che risuonano nell’aria. Il Comune dovrà mettere mano ancora una volta alla viabilità della zona, come previsto in seguito a un confronto con i commercianti. L’intervento è annunciato per l’estate.

Gli esperti: «Spesso le forze dell’ordine sono più veloci del 118 e i primi minuti sono fondamentali per evitare lesioni cerebrali. Questi strumenti utili anche nei supermercati»

Quando è la polizia che salva la vita

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Sessanta agenti hanno terminato il corso di formazione coordinato dagli “Amici del cuore”, ora saranno in grado di utilizzare i sei defibrillatori finanziati dalla Centropadana di Guardamiglio

Sessanta poliziotti per salvare la vita dei lodigiani. Sono quelli che hanno ricevuto il diploma dall’Azienda ospedaliera dopo il corso di formazione sui defibrillatori e che da oggi, quando scenderanno in strada, avranno una marcia in più. Grazie al progetto “Lodi, cuore e vita” e al contributo di 50mila euro della Banca Centropadana presieduta da Serafino Bassanetti (che ha affidato il coordinamento del progetto al direttore della filiale Lodi centro Roberto Stracchi) gli agenti saranno in grado di utilizzare i 6 defibrillatori donati alle volanti. Ieri, presso la direzione generale dell’Azienda ospedaliera, si è svolta la cerimonia di consegna degli attestati. «L’iniziativa - spiega il direttore generale dell’Ao Giuseppe Rossi - nasce dall’incontro con il questore Vito Ciriello. Ci siamo questi perché, visto che abbiamo già tanti defibrillatori nel Lodigiano (50, 30 dei quali a Lodi città, ndr), non dotare di defibrillatore anche coloro che presidiano il territorio. Per i finanziamenti abbiamo attivato la Centropadana e individuato per la formazione l’associazione “Amici del cuore” guidata dal cardiologo Mario Orlandi». «Il percorso di formazione si è concluso - spiega proprio Orlandi - e i defibrillatori sono stati acquistati. Ringrazio gli operatori dell’Azienda ospedaliera e tutti quelli che hanno offerto il loro impegno». «Adesso - commenta il questore Ciriello, presente insieme al vice questore aggiunto Angelo Di Legge - abbiamo migliorato la competenza per gli interventi sulla strada. Spesso siamo i primi ad arrivare sugli eventi e possiamo dare un contributo per salvare le vite umane. La consegna dei diplomi è una soddisfazione non da poco. Spero che questa iniziativa sia di sprone anche per altri. Il senso del progetto va nel nostro essere vicini alla gente. Alla comunità cerchiamo di dare il massimo. Gli agenti sono soddisfatti, siamo orgogliosi di aver realizzato una piccola rivoluzione». La cardiologa Paola Sepe ha coordinato la formazione, con il supporto di Emanuele Prina, 4 infermieri istruttori 118 della cardiologia e i medici Claudio Panciroli,

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Egidio Marangoni e Mariano Mussida. «Credo molto nella defibrillazione precoce - commenta Sepe -, anche salvare 3 o 4 vite umane sarebbe già un bel risultato. Visitiamo tante persone in ospedale che arrivano senza essere state defibrillate e non guariscono come dovrebbero. In caso di attacco di cuore i primi 5 minuti sono fondamentali per non subire lesioni cerebrali. I poliziotti hanno capito l’importanza del loro ruolo nella catena della sopravvivenza. La polizia a volte arriva prima del 118. L’automedica è una sola, le pattuglie sono 4. Dotare la polizia di defibrillatori può fare la differenza». «L’ospedale che porta cultura e conoscenza al territorio è un esempio di civiltà - commenta il responsabile del 118 Giorgio Beretta -. Speriamo che questa conoscenza trasmessa alla polizia passi a tutta la popolazione». Parole di soddisfazione arrivano dal nuovo prefetto Antonio Corona: «Questo progetto - dice - è la testimonianza che se ognuno mette qualcosa di suo ottiene il massimo risultato». Panciroli e Mussida ricordano al prefetto anche l’importanza di avere un defibrillatore nei supermercati, che sono tra i luoghi più frequentati.

I titolari commentano i primi mesi di attività: «margini risicati, ma stiamo lavorando»

Mille scontrini al giorno per il bar dell’ospedale

Circa mille scontrini al giorno. È il primo bilancio dell’attività portata avanti da Paolo Riezzo e Marina Ferrari nel nuovo bar Calicantus dell’ospedale Maggiore. «Abbiamo aperto il 27 maggio 2013 - spiegano i due proprietari che sono in società con Angela Ruffini -. Secondo le regole previste dall’appalto paghiamo 90mila euro di affitto, Iva esclusa, all’anno. A Crema il bar dell’ospedale paga di affitto all’Azienda ospedaliera più del doppio di quello che paghiamo noi, senza parlare delle cifre che girano a Milano. Abbiamo poi 3mila euro all’anno in

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spese di elettricità e riscaldamento. Si tratta di cifre basse. Facciamo circa 1000 scontrini al giorno, ma davvero non abbiamo ancora valutato quanto abbiamo incassato fino ad oggi. Stare aperti così tanto tempo, dalle 6 alle 22, è un impegno, anche se è una bella opportunità per i lodigiani». Il problema dei malati che magari fanno fatica, per pudore, a frequentare il bar in pigiama, secondo Riezzo non esiste. «C’è l’ascensore interno che arriva direttamente nel bar e che è utile ad evitare eventuali forme di imbarazzo e poi guardi - dice, indicando un malato in pigiama e ciabatte -, vede che lo frequentano anche loro? Credo sia questione di abitudine. È un problema che si può superare facilmente. Questo bar è nato con l’obiettivo iniziale di realizzare un punto d’incontro tra ospedale e città». Caratteristica del nuovo bar è l’allestimento di 48 eventi musicali e artistici all’anno. «Abbiamo 4 appuntamenti al mese - spiegano i titolari -, mostre di pittura e scultura con Mario Quadraroli e Paride Grioni, poi i concerti la prima domenica mattina di ogni mese con la scuola di musica Franchino Gaffurio, le mostre fotografiche con Alberto Prina e altre iniziative in collaborazione con l’Alor, l’Associazione lodigiana di ossigenoterapia riabilitativa guidata da Francesco Tursi. Abbiamo eventi sportivi con la Wasken Boys e l’Amatori, ma anche iniziative con Prima luce o il Ramo. Ogni volta registriamo una cinquantina di partecipanti». Il bilancio, ammette Riezzo «è soddisfacente, anche se lavori con margini risicati. In questo momento lavoriamo - dice - e non possiamo lamentarci. Anche a Natale e Capodanno siamo rimasti aperti. Abbiamo scelto un certo orario seguendo una logica di servizio».

Cristina Vercellone

Lettere & opinioni

Ai medici di famiglia negato il giusto riconoscimento

Mi rammarico di quanto leggo circa il pronto soccorso di Lodi e comprendo il disagio dei colleghi che in esso lavorano, ma permettetemi di fare alcune considerazioni. È ormai risaputo in tutte le sale d’attesa degli ambulatori dei medici di famiglia che al pronto soccorso si fa tutto subito, non costa niente (perché tanto ti dicono subito cosa hai e la cura necessaria e quindi

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anche se non paghi.....) o quasi e hai le risposte che cercavi in tempi brevi (o comunque si viene tranquillizzato circa il problema). Molti cittadini non si fanno scrupolo di accedere al pronto soccorso anche per un raffreddore; allora questa mancanza di un minimo di senso sociale, morale, umano a chi lo dobbiamo? E sulla tempistica delle prestazioni o delle cure? Chi stabilisce i giusti tempi (congrui-utili)? Forse un giornalista? Forse un amministrativo? Forse un politico in cerca di voti di bassa lega? Forse la massaia che deve tornare a casa a far da mangiare, o la distanza tra te e il luogo dell’esame? O l’inserimento dell’esame tra i tuoi impegni quotidiani? E pensare che ci sono linee guida internazionali frutto di lavoro di persone serie e capaci...Dispiace sentire che qualche collega faccia cadere una certa responsabilità sui medici di famiglia. È proprio questo che spesso rende più difficile il lavoro di ognuno di noi nel proprio ambito, vedendoci negare quel giusto riconoscimento che ci spetta ognuno per le sue competenze. Gli intermediari chiunque essi siano non sono mai all’altezza di fare la differenza rispetto a un confronto diretto. Confondere il diritto alla cura con il tutto dovuto presto e subito è una storpiatura del sistema che genera solo incomprensioni, malasanità e deliri di onnipotenza, che non giovano a nessuno

Giampaolo Ambrosini

Lettere & opinioni

Centro prelievi Il personale è davvero professionale

Buon giorno, volevo fare i complimenti per la professionalità al personale del centro prelievi dell’ospedale di Lodi, molto gentili e organizzati, non ci sono le code come al vecchio centro prelievi.

Annunziata Martelli

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IL GIORNO 7 febbraio 2014

Sei defibrillatori sulle volanti Poliziotti pronti a salvare vite

Concluso il corso di formazione per 60 agenti

ORA gli operatori della polizia del comando di Lodi potranno garantire un soccorso ancora più tempestivo in città. Consegnati, ieri, 60 diplomi e sei defibrillatori, che saranno installati sulle volanti della polizia. Permetteranno agli agenti di assistere nelle prime fasi, fino all’arrivo dell’ambulanza, le vittime di arresto cardiaco. Il corso di formazione, durato tre mesi, è stato organizzato dall’associazione “Amici del cuore”, attiva nel Lodigiano da 25 anni, che ha messo a disposizione cardiologi ed infermieri con l’obiettivo di insegnare ai poliziotti lodigiani cosa fare e come intervenire in casi di urgenza.UN PRIMO tassello per il progetto “Cuore, Lodi e vita” presentato a luglio 2013, in occasione della visita a Lodi del presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, frutto della collaborazione tra Azienda Ospedaliera di Lodi e Questura locale. «I primi attimi appena dopo un infarto sono quelli decisivi — dice Paola Sepe cardiologa all’ospedale Maggiore di Lodi e che ha gestito il corso di formazione degli agenti di Polizia —, per questo è importante che anche gli agenti di Polizia sappiano come intervenire e cosa fare. Non intervenire è la cosa più sbagliata. Ora saremo un pò più al sicuro, grazie ad uno staff preparato e disponibile ad adeguarsi ai turni dei poliziotti. Stiamo già lavorando per il futuro sensibilizzando i ragazzi delle scuole medie del Lodigiano. Speriamo di inserire defibrillatori all’interno di strutture affollate come i centri commerciali, e insegnare ad un numero più alto di cittadini come intervenire». «Da tempo cerchiamo di insistere su queste tematiche — afferma Giuseppe Rossi direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Lodi —. Le Forze dell’ordine sono le prime che molto spesso intervengono a prestare il primo soccorso. Sono soddisfatto che grazie alla collaborazione tra Ospedale e Questura locale si sia riusciti ad ottenere qualcosa di positivo per il bene comune».«LA COOPERAZIONE tra 118 e Questura è qualcosa di importante e che va tutto a favore dei cittadini» aggiunge il questore di Lodi, Vito Ciriello. L’intero corso di formazione degli operatori del 113 e i macchinari sono stati finanziati dalla Bcc Centropadana con un finanziamento di 50mila euro. «Siamo contenti di aver partecipato ad un progetto così importante e che può salvare tante vite sul territorio» dicono il presidente della Bcc Centropadana, Serafino Bassanetti ed il direttore della filiale di Lodi Roberto Stracchi.

CARLO D’ELIA