Rassegna stampa 25 luglio 2013

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Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB Anno IV - Roma,25 Luglio 2013 A cura di Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione Contact Center Collaborazione Monica D’Arcangelis, Alessandro Tudino

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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

RASSEGNA STAMPA MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO

DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB

Anno IV - Roma,25 Luglio 2013

A cura di

Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione

Contact Center

Collaborazione

Monica D’Arcangelis,

Alessandro Tudino

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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 25/07/2013

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Razzismo: Kyenge, diversita' fa paura in

Italia

Ministro annuncia piano triennale contro intolleranza ROMA ''In questo momento questo fenomeno e' particolarmente sentito anche perche'

non c'e' stata una buona comunicazione per quanto riguarda le diversita', soprattutto per

quella che riguarda la diversita' dei tratti somatici e la diversita' non viene vissuta come

qualcosa che puo' arricchire ma che fa paura''. Cosi' il ministro per l'Integrazione Ce'cile

Kyenge, ospite di Enrico Mentana al TgLa7, commenta il fenomeno del razzismo che ha

investito recentemente anche il difensore del Milan Kevin Constant.

Dopo aver ricordato che e' in Italia da 30 anni ''dove ero arrivata con un visto per lo studio

e in condizioni di precarieta''', Kyenge ha detto di ritenere di ''conoscere l'evoluzione del

fenomeno immigratorio, da transitorio a stabile e strutturato''. Ha ammesso che ''si'' l'Italia

deve ancora imparare a fare i conti con le diversita'.

''In questi 30 anni e' cambiato il modo di capire in cosa consiste l'immigrazione - ha

spiegato Kyenge - negli ultimi anni si e' parlato soprattutto di immigrazione come

fenomeno di clandestinita', delinquenza, facendo vedere soprattutto una parte

dell'immigrazione, mentre l'altra, come quella che ha portato la sottoscritta in Italia, e'

sconosciuta e non costituisce nemmeno la maggior parte delle emergenze, quella dei

barconi a Lampedusa. L'immigrazione irregolare, arriva via terra – precisa la ministra -

anche per difficolta' nel fare il visto''. A Mentana che le fa notare come al calciatore

Balotelli le tifoserie che non lo amano gli ricordano che 'non esistono neri italiani', Kyenge

ha replicato: ''I neri italiani esistono. Per questo bisogna cominciare a fare i conti con la

societa' e il mio ministero ha cominciato un percorso che parte il 30 luglio proprio

per cercare di fare un piano triennale contro il razzismo, la xenofobia e

l'intolleranza. Il piano - ha concluso - riguardera' la societa' civile, le istituzioni, gli enti

locali e sara' interministeriale. E riguardera' anche il mondo della comunicazione per

cominciare una campagna di comunicazione''.

(ANSA).

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Cori razzisti a Constant, Figc apre un

fascicolo. Galliani: "Non doveva uscire

dal campo"

La procura federale vuole "accertare la portata dell'episodio a sfondo razzista" che ha visto coinvolto il giocatore del Milan nel corso del trofeo Tim allo stadio di Reggio Emilia. Squinzi, patron del Sassuolo: ''Brutto episodio che non dovrà

ripetersi''. L'ad condanna gli episodi ma non approva il comportamento del giocatore

di STEFANO SCACCHI

MILANO - Un'altra amichevole del Milan turbata da un episodio di razzismo. A sei mesi

e mezzo dalla sospensione della partita di Busto Arsizio per la protesta di Boateng contro i

'buù degli ultrá della Pro Patria, è stato Constant a lasciare il campo per alcuni insulti

ricevuti dagli spalti dello stadio di Reggio Emilia durante la mini sfida con il Sassuolo, terzo

atto del Trofeo Tim al quale ha partecipato anche la Juventus. La Procura Federale della

Federcalcio ha subito aperto un fascicolo "volto ad accertare la portata dell'episodio a

sfondo razzista".

GALLIANI: "CONSTANT NON DOVEVA USCIRE" - Dura la presa di posizione

dell'ad rossonero, Adriano Galliani, non solo con gli autori degli autori dell'episodio di

razzismo, ma anche verso il giocatore: "Solidarietà assoluta a Constant perchè sono cose

inqualificabili, però l'ho detto, l'ho ripetuto e l'ho scritto a tutti che non si può uscire dal

campo. I cori sono ignobili e vanno combattuti, farò un comunicato stampa, le regole del

calcio sono però che quando succede ci si rivolge all'arbitro, che lo dice al quarto uomo

che a sua volta avvisa il responsabile di polizia, l'unico autorizzato a sospendere la partita.

Ma non si può uscire dal campo".

ALTRA PALLONATA IN TRIBUNA - Constant ha scagliato improvvisamente il

pallone in tribuna e ha lasciato il campo. L'arbitro Gervasoni ha precisato al delegato tv

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presente a bordo campo che il terzino rossonero non era stato espulso ma aveva

abbandonato volontariamente il terreno di gioco dopo aver sentito insulti razzisti. Poi il

direttore di gara ha chiesto allo speaker dello stadio di pronunciare l'avviso pubblico

previsto dal regolamento. Per riportare la situazione alla normalità il Milan ha inserito il

giovane Piccinocchi al posto dell'ex di Chievo e Genoa, derubricando formalmente la

protesta a sostituzione.

SILENZIO DELLA SQUADRA - Questa volta i compagni non hanno seguito l'autore

della pallonata di protesta. Anche negli spogliatoi pochissima voglia di commentare

l'episodio: "Ne parlerá la societá", ha detto Allegri. Boateng ha lasciato lo stadio in silenzio.

Constant ha preferito evitare i microfoni. E finora nessuna nota ufficiale da parte del

Milan. A chiarire la posizione del club potrebbe essere Galliani arrivato a Milanello per la

prima giornata di Pippo Inzaghi da allenatore del Milan.

SQUINZI CONDANNA - Ha subito fatto sentire la sua voce il presidente del Sassuolo,

Squinzi: "E' stato un brutto episodio che non dovrá ripetersi". Il numero uno di

Confindustria aveva chiesto provvedimenti esemplari a gennaio dopo Pro Patria-Milan.

Solidale con il collega, lo sloveno Kurtic del Sassuolo: "Se Constant ha sentito certi insulti,

ha fatto bene ad andare via". Gli insulti di ieri sera sono stati di entitá chiaramente inferiore

rispetto a quelli di Busto Arsizio. Infatti, allo stadio nessuno si era reso conto dell'accaduto

prima del gesto di Constant. Anche dall'altra parte del campo, quello delle panchine, non è

stato possibile sentire nulla. Più nitidi alcuni cori contro Balotelli - ieri ultimo giorno di

vacanza per lui tornato oggi a Milanello con qualche libea di febbre - da parte del settore

dei tifosi più caldi della Juventus nel corso della partita di 45 minuti tra bianconero e

rossoneri che ha aperto la serara.

E questo puó aver contribuito a creare qualche nervosismo in casa Milan.

IL COMUNICATO DEL SASSUOLO - Con riferimento all’episodio che in occasione

dell’incontro del Trofeo TIM U.S. Sassuolo Calcio - A. C. Milan ha portato il calciatore

Kevin Constant ad allontanarsi dal terreno di gioco, U.S. Sassuolo Calcio, in attesa dello

sviluppo delle indagini da parte delle autorità competenti che possa eventualmente

individuare soggetti singolarmente e personalmente responsabili di manifestazioni

intolleranti, conferma la piena condanna nei confronti di qualsivoglia espressione a sfondo

razzista sottolineando, in ogni caso, la sempre straordinaria correttezza, in generale e nello

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specifico, tenuta dalla sua tifoseria. Tifoseria che negli anni ed anche in occasione del

Trofeo TIM di ieri sera ha sostenuto con la massima sportiva partecipazione la propria

squadra senza mai trascendere in cori beceri e contrari alle tifoserie delle altre società

partecipanti, tifoserie che, anzi, hanno avuto modo di apprezzarne la piena ospitalità.

( Fonte: www.repubblica.it )

Razzismo nei confronti di Constant:

arriva il comunicato del Milan

Ecco il comunicato del Milan in risposta all'ennesimo caso di razzismo nei confronti di un

giocatore di colore: ''Nella serata di ieri 23 luglio 2013 si è verificato l'ennesimo

episodio di volgare intolleranza razzista: questa volta la vittima è stato Kevin

Constant, che ha reagito abbandonando il campo di gioco.

Non era, questa, decisione che gli competeva e, pur potendosene comprendere le

ragioni, così come l'ira che ha fatto sia pur civilmente trascendere Constant, l'AC

Milan ha il dovere di ricordare che tutti gli interventi contro le manifestazioni che

offendono l'umana dignità, quali sono tutte le discriminazioni razziali, spettano

soltanto al responsabile dell'ordine pubblico e al direttore di gara.

La difesa degli strumenti legali e delle istituzioni, dovuta da ogni membro di una

comunità per la stessa sopravvivenza d'un sistema civile, non può tuttavia far perdere

di vista l'ignobile sfondo su cui con inquietante frequenza accade ormai di doversi

confrontare: il razzismo non ha alibi, né se esso corrisponde ad un pensiero disgustoso

che divida gli uomini per il colore della pelle o la nazionalità, né se le sue

manifestazioni - i suoni, le parole, i gesti - siano il frutto d'uno squallido spirito

emulativo, figlio di menti miserabili, persino incapaci di formarsi opinioni, per quanto

orribili esse siano.

Costoro, i membri dell'una e dell'altra categoria, non meritano tolleranza: da oggi non

l’abbiano più. In nessuna sede: si tratta non tanto di difendere un calciatore o uno

sport, ma il mondo civile, cui essi non sono mai appartenuti.''

( Fonte: www.europacalcio.it )

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Razzismo, inchiesta penale sui cori

Trofeo Tim: il procuratore Grandinetti apre fascicolo. I filmati al

setaccio della Digos

Un’inchiesta penale. Stamattina, sulla scrivania del procuratore capo Giorgio

Grandinetti, è attesa l’informativa della Digos, dalla quale verrà aperto il fascicolo.

ANCORA da chiarire se sarà a carico di ignoti o meno. Tutto dipenderà se nelle indagini

in corso di svolgimento dagli uomini della questura, verranno identificati i colpevoli, dopo

aver scandagliato le immagini delle telecamere dello stadio. L’ipotesi di reato,

secondo l’articolo 594 del codice penale, è quella di «ingiuria aggravata a sfondo

razziale».

L’EPISODIO è avvenuto al minuto 34 dell’ultima sfida del triangolare fra Milan e

Sassuolo, quando il giocatore rossonero, che si apprestava a battere una rimessa laterale,è

stato bersagliato dai buu razzisti di alcuni tifosi che occupavano lo spicchio dei

distinti riservato ai fan del Sassuolo. Constant ha reagito scagliando violentemente il

pallone in tribuna, verso i presunti colpevoli. Il francese poi ha chiesto immediatamente il

cambio, con una sorta di auto-sostituzione e ha lasciato il campo.

LO STESSO fece il suo compagno di squadra Kevin Prince Boateng, il 3 gennaio scorso a

Busto Arsizio durante un’amichevole, quando scagliò il pallone contro i tifosi della Pro

Patria che lo beccavano continuamente con buu razzisti. Allora però, fu addirittura l’intera

squadra a ritirarsi con conseguente sospensione della partita.

Per quell’occasione, sei tifosi bustocchi furono identificati e condannati da 40 giorni a due

mesi di reclusione, con l’aggiunta di un risarcimento da pagare.

ANCHE la Procura Federale della Figc ha aperto un’inchiesta

sull’episodio avvenuto martedì sera al Mapei Stadium-Città del Tricolore. Alla Pro Patria,

per responsabilità oggettiva, fu comminato un turno da disputare a porte chiuse in

campionato. Lo stesso potrebbe accadere al Sassuolo. Sarebbe una grande beffa per il

Sassuolo giocare la prima partita di serie A nella storia, senza il proprio pubblico.

INTANTO si sono scatenate numerose polemiche riguardo all’accaduto. Soprattutto sul

web, in particolare sui social network, dove impazza il dibattito. Emergono ovviamente

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commenti di dura condanna ma anche numerosi che sostengono che il giocatore abbia

esagerato nella reazione, come del resto ha fatto Adriano Galliani («Il razzismo non è

tollerabile, ma Constant non doveva lasciare il campo», ha detto). Così come la «battaglia

della colpa», dove affiorano anche aspetti campanilistici Reggio-Sassuolo (di cui ci

occupiamo a parte).

INOLTRE qualche testimone, posizionato proprio nel settore distinti, proferisce le

offese. «Brutta scimmia, rifatti il naso», avrebbero urlato secondo un tifoso. Ma anche qui,

le testimonianze si spaccano e un altro tifoso, anch’egli spettatore dei distinti, scrive su

facebook che i tifosi hanno urlato solo la seconda parte della frase, senza riferimenti

razziali.

IL VICE-SINDACO Ugo Ferrari esprime solidarietà al calciatore rossonero: «Un fatto

grave e da condannare che non appartiene né a Reggio né allo sport. Il razzismo è come un

virus altamente infettivo, non possiamo permettere che si diffonda. Sono episodi che non

devono ripetersi mai più». Infine, Ferrari lancia il messaggio, legandosi all’episodio di

martedì sera: «Dagli stadi non devono uscire i calciatori, ma gli autori di comportamenti

sbagliati».

( Fonte: www.ilrestodelcarlino.it )

Maroni: "La Lega non è razzista, ma

qualcuno va sopra le righe"

"L'antirazzismo è presupposto per l'azione politica"

Milano, 24 luglio 2013 - "Essere contro il razzismo e il rispetto delle regole sono i

presupposti per l'azione politica".

Lo ha affermato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha

commentato così un ordine del giorno del Pd che impegna la Giunta ad iniziative contro il

razzismo, tra cui un corso di formazione antirazzismo per gli amministratori pubblici.

A chi gli ha chiesto, a margine di una riunione del Consiglio regionale lombardo, se è

d'accordo con la proposta del Pd, Maroni ha replicato: "Assolutamente sì. Lega non è

razzista, ogni tanto c'è qualcuno che va sopra le righe. Noi siamo per l'integrazione e il

rispetto delle regole". "Questo che la Lega è razzista - ha aggiunto - è un luogo comune.

Sono assolutamente contrario al razzismo e qualunque iniziativa mi venga proposta in

questa direzione io sono assolutamente favorevole".

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( Fonte: www.stranieriinitalia.it )

Cassazione: L’esternalizzazione di un

sentimento di avversione o discriminazione

razziale è sufficiente a far scattare

l’aggravante di cui alla ‘legge Mancino’

Suprema Corte di Cassazione, sentenza n. 30525/13 dd. 15 luglio 2013.

Corte Suprema di Cassazione, sez. V penale, sentenza n. 30525/13 del 15 luglio 2013

La Suprema Corte di Cassazione, sez. V penale, con la sentenza n. 30525/13 depositata il

15 luglio 2013, ha affermato che l’esternalizzazione di un sentimento di avversione o

discriminazione razziale, obiettivamente percepibile come tale nel comune sentire, è di per

sè sufficiente a far scattare l’aggravante del reato commesso per finalità di odio razziale, a

prescindere dal movente che possa aver innescato la condotta, che può essere anche di

tutt’altra natura. I giudici di legittimità sono giunti a tali conclusioni respingendo il ricorso

di un cittadino italiano che si era visto applicare dal Tribunale di Firenze la misura degli

arresti domiciliari in riferimento al reato di lesioni personali aggravate dalla finalità di odio

razziale commesse nel corso di un’aggressione ai danni di due cittadini extracomunitari di

origine magrebina. Secondo la difesa, la circostanza che l’aggressione fosse stata

accompagnata da epiteti spregiativi della razza delle persone offese, quali “sporco negro” o

“stronzo negro”, non sarebbe sufficiente a comprovare che l’azione violenta sia stata

perpetuata per finalità di discriminazione od odio razziale, poichè il movente sarebbe stato

di altra natura . Secondo la Corte di Cassazione, invece, la mozione soggettiva dell’agente,

ovvero i motivi iniziali che possono avere scatenato la sua condotta, non hanno rilievo,

poichè quando l’agente sceglie, nel commettere il reato, modalità riconducibili al disprezzo

razziale, deve ritenersi che persegua comunque quelle finalità di odio razziale che

caratterizzano l’aggravante di cui all’art. 3 l. n. 122/1993.. In tal senso, il ricorso a frasi

ingiuriose collegate all’elemento razziale, quali ‘sporco negro’ o ‘stronzo negro’, rilevando

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l’orientamento razziale dell’aggressione, ovvero la volontà di discriminare la vittima in

ragione della sua identità razziale.

( Fonte: www.asgi.it )

Associazioni parti civili contro Serafini Sono 4 (Anpi, Arci, «Il gioco degli specchi» e giuristi democratici) e

chiedono di entrare nel processo chiedendo i danni

TRENTO. Sarà il giudice a decidere se ammetterle o meno ma sono già quattro le

associazioni trentine che hanno intenzione di costituirsi parte civile contro il consigliere

circoscrizionale Paolo Serafini nel processo per direttissima di domani. Il reato che gli

viene contestato dalla procura è quello - pesantissimo - di diffamazione aggravata dall’odio

razziale per le frasi che l’autista-politico (espulso da Progetto Trentino) ha rivolto sulla sua

pagina di Facebook alla ministra Cecile Kyenge. La decisione di costituirsi parte civile è già

stata presa dall’Anpi, dall’Arci, «Il gioco degli specchi» e l’associazione giuristi democratici.

L’elenco potrebbe però allungarsi perché ci sono altre realtà - locali e non - che si sono

sentite tirate in ballo dalle frasi di Serafini. Ma non è certo che l’ammissione sia possibile e

l’ultima (e unica) parola spetta al giudice Guglielmo Avolio che presiederà la direttissima.

Due sono le condizioni per le persone giuridiche. Ossia che nello statuto dell’associazione

sia indicata in maniera chiara la questione attinente la causa (e quindi il lavorare a favore

dell’integrazione o contro le discriminazioni) e poi che si sia fatto qualcosa di concreto sul

tema in questione e quindi organizzato eventi o promosso campagne. Con la costituzione

di parte civile c’è anche la richiesta di risarcimento che per ora non è stato quantificato. E

questo dipende anche dalla piega che prenderà il procedimento. Ossia se Serafini (che per

la sua difesa si è affidato agli avvocati Nicola benvenuto e Marco Vernillo) deciderà di

voler affrontare il processo o se opterà per il patteggiamento. In questo secondo caso non

è previsto il risarcimento ma sarà fatta richiesta che le spese legali (che sono a carico

dell’imputato) si trasformino in un assegno a favore delle associazione costituite. Insomma

è una situazione ancora fluida che prenderà una forma domani mattina. Ma facciamo un

passo indietro arrivando alla scorsa settimana quando sulla pagina Facebook del consigliere

circoscrizionale approdato a Pt dopo un passato nella Lega, compare il «torni nella giungla»

riferito al ministro Kyenge. Sono i giorni in cui l’Italia è scossa dalla frase di analogo tenore

del senatore Calderoli e su Serafini si scatena la bufera. Il Pt lo espelle e da più parti

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arrivano dure prese di posizione contro l’«invito». Si muove anche la procura che ordina

l’immediato oscuramento della pagine del social network con un decreto del procuratore

Amato, lo stesso che ha iscritto Serafini sul registro degli indagati per diffamazione

aggravata dall'odio razziale e che ha chiesto il giudizio per direttissima. Per la procura le

frasi postate da Serafini sul suo profilo Facebook sono altamente lesive dell'onore e del

prestigio della ministra. L'accusa, infatto, ritiene che la prova sia evidente.

E la prova sta proprio nelle frasi postate da Serafini sul suo profilo Facebook. Quell'invito

a tornare nella giungla a un ministro in carica è sembrato alla Procura un insulto da

perseguire.

( Fonte: www.trentinocorrierealpi.gelocal.it )

Casalgrande, lettera di scuse del

consigliere Luciano D’Arcio

A seguire la lettera di scuse che il consigliere Luciano D’Arcio ha inviato al Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge Kashetu; all’On. Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati e a Nichi Vendola, Presidente Regione Puglia, a seguito dell’increscioso episodio verificatosi nei giorni scorsi.

Gent.ma Cécile Kyenge Kashetu

Ministro per l’ Integrazione

Largo Chigi, 19 00187 Roma

On. Laura Boldrini

Presidente della Camera

Camera dei Deputati

Palazzo Montecitorio

00186 Roma

Egregio Nichi Vendola

Presidente Regione Puglia

Lungomare Nazario Sauro 33

70121 BARI

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Casalgrande, 24/07/2013

Gentili Signori,

a seguito delle recenti notizie in merito alle mie dichiarazioni sul social network

“Facebook”, volevo rappresentarVi le mie più sentite scuse per le volgarità da me

espresse nei Vostri confronti. Si è trattato di una imperdonabile leggerezza, poiché non

sono stato in grado di tenere conto della pesantezza delle mie parole.

Sono affranto per la polemica che ne è scaturita, e ho constatato con amarezza quanto

possa essere doloroso essere al centro di un dibattito che è stato, a mio parere,

alimentato anche dai media.

Riguardo alle accuse di razzismo ed incitazione alla violenza, tengo a precisare che ho

da sempre rapporti con persone extracomunitarie, sia a livello personale e famigliare

sia lavorativo. Nella mia azienda ho da sempre ragazzi extracomunitari ai quali ho

sempre teso la mano in loro aiuto, facendoli lavorare con un trattamento paritario e

rispettoso. Ritengo ingeneroso il fatto che mi venga attribuito il termine razzista.

Per quanto riguarda l’incitazione alla violenza, da anni nel nostro Paese assistiamo ad

avvenimenti vergognosi di tafferugli negli stadi e di aggressioni, e credo che in uno

Stato che si rispetti si debbano condannare e reprimere tali episodi facendo rispettare

la legge che deve essere uguale per tutti.

In ogni caso ciò che è accaduto è increscioso, e mi scuso per il disagio a Voi arrecato

con le mie dichiarazioni. Spero vivamente che d’ora in poi su questa vicenda possa

scendere il silenzio, e che i commenti da me fatti, dei quali mi rammarico, non

venissero più strumentalizzati a fini politici.

Sono talmente mortificato che sono disponibile a presentarVi le mie più profonde scuse

personalmente.

Vogliate accettare i miei saluti più cordiali.

Luciano D’Arcio

( Fonte: www.sassuolo2000.it )

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Il leghista: «Esercito a Venezia contro i

nomadi»

Furlanetto contro i rom barbanera: «Metodi troppo insistenti».

L'esercito per combattere i mendicanti. Non tutti però, solo i i 'barbanera', nomadi di etnia

rom che a Venezia e in altre città venete usano 'metodi' insistenti al limite della violenza

per chiedere l'elemosina.

La richiesta, da girare al governo, è stata rivolta dal consigliere regionale della Lega

Giovanni Furlanetto in una mozione indirizzata al governatore Luca Zaia.

CACCIATI DAL DUOMO DI MESTRE.Nella lotta ai 'barbanera', un soprannome

legato alle lunghe barbe degli uomini di questa etnia di origine romena, il parroco del

Duomo di Mestre, don Fausto Bonini, aveva già schierato un 'guardiano' all'ingresso

dell'edificio religioso per impedire che durante le messe i mendicanti girassero per i banchi

a chiedere soldi ai fedeli.

Una iniziativa che aveva suscitato un forte dibattito, ma a Furlanetto non sembrano bastare

le iniziative 'private': '«Serve l'esercito, in via urgente, e comunque un potenziamento delle

forze dell'ordine.

Questo visto l'ennesimo fallimento delle politiche di ordine, decoro e sicurezza messe in

atto dall'amministrazione lagunare di centrosinistra, che sull'onda di una presunta

integrazione mette in realtà in pericolo la sicurezza di residenti e turisti lasciando mano

libera all'accattonaggio dei 'barbanera'».

LA CARITAS VENEZIANA CONTRARIA. Un pollice verso alla richiesta di militari

'anti accattoni' è arrivato da don Dino Pistolato, responsabile Caritas della Diocesi

veneziana: «Se cominciamo a militarizzare il Paese siamo rovinati. È un problema sociale

certo, ma pensare di militarizzare la città mi pare che si esageri. Abbiamo le forze

dell'ordine, la polizia locale, per dare risposte adeguate a questo fenomeno. È certo da

controllare, ma con i mezzi ordinari che abbiamo». Per Zaia, Furlanetto «solleva un

problema reale che interessa non solo Venezia, basti pensare allo stress a cui sono

sottoposti i turisti nelle spiagge», ma il governatore ha ricordato che esistono già strumenti

per «applicare una linea di rigore intesa a scardinare ogni modello di illegalità. La

comprensione e la solidarietà sono tipiche della nostra comunità, che sa però riconoscere il

cittadino bisognoso da quello che vive di espedienti ed è problematico».

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ZAIA: «GLI STRUMENTI CI SONO GIÀ». Quindi Zaia ha spiegato: «Ci sono due

strumenti per intervenire: da una parte chiedere al governo di dare vita a leggi più severe ed

efficaci che agiscano a prescindere dal fatto che la persona sia italiana, extracomunitaria o

comunitaria e dall'altra, come accade in molti comuni, utilizzare le forze di polizia locale

per il contrasto delle illegalità in strada». Un impiego, per il governatore, più funzionale

rispetto ai «continui controlli che spesso risultano incomprensibili e ingiustificati ai nostri

commercianti».

( Fonte: www.lettera43.it )

Pisa, niente scuolabus per i bimbi rom:

diritto allo studio a rischio per 47

Associazioni e volontari presentano una mozione. Il Comune chiede

che alle famiglie di impegnarsi di più a mandare i figli a scuola.

L'assessore al sociale: "I bambini non devono fare le spese

dell'insolvenza degli adulti"

A meno di due mesi dall’inizio dell’anno scolastico 47 bambini rischiano di non poter

andare ascuola perché non esiste più un servizio di scuolabus. Succede alla periferia

di Pisa: i bimbi coinvolti fanno parte della comunità rom del campo di via della

Bigattiera, strada che congiunge la città con il litorale. Non mancano solo gli scuolabus: al

campo rom non c’è acqua corrente eluce dal 2012. “Il diritto alla sopravvivenza viene

ancora prima del diritto allo studio, alla Bigattiera abbiamo fatto un salto all’indietro di 20

anni” denuncia padre Agostino Rota Martir , sacerdote del campo di

Coltano. Associazioni cittadine, volontari e insegnanti hanno dato la loro solidarietà alla

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comunità rom della Bigattiera attraverso una mozione dove si chiede al Comune di

Pisa di ripristinare al più presto il servizio di scuolabus e fare in modo che il diritto allo

studio non venga negato ai bambini del campo rom. Dal canto suo l’amministrazione

comunale chiede alle famiglie rom di impegnarsi maggiormente nel mandare i figli a scuola.

“I bambini non devono fare le spese dell’insolvenza di nessun adulto – afferma Maria

Luisa Chiofalo, assessora comunale al Sociale e all’Istruzione – Il problema deve essere

risolto entro settembre, per questo è stato aperto un tavolo con la Regione Toscana per

gestire quella che per noi è un’emergenza”.

Lo scuolabus che non c’è più

Il servizio attuale prevede tre pulmini impegnati nel trasporto degli studenti provenienti

dai campi rom di Coltano e Oratoio. Ma dal 2011 non è più previsto il collegamento con

la Bigattiera: il Comune lo ha tagliato perché classifica il campo rom e i suoi abitanti come

“abusivi”. Ma la storia appare più complessa. Di proprietà del Demanio l’area era stata data

in concessione al Comune con un contratto di tre anni (dal 2007 al 2010) affinché fossero

regolarizzate le posizioni abitative di 8 nuclei familiari. Circa 40 persone che, secondo il

Comune, non potevano usufruire delle abitazioni consegnate alla comunità rom di Coltano

nell’ambito del progetto per l’integrazione creato dalla municipalità pisana “Città Sottili”.

Allo scadere del triennio la concessione non è stata rinnovata e il numero degli abitanti del

campo è cresciuto: ad oggi vivono alla Bigattiera 150 persone, un terzo sono bambini. “Per

quanto riguarda le bimbe e i bimbi al campo non autorizzato della Bigattiera – si legge in

una nota del Comune di Pisa – solo tre dei circa 50 appartengono a famiglie che sono

residenti a Pisa e che contemporaneamente sono nel comprensorio della scuola scelta: a

questi è stato regolarmente assegnato il servizio come in tutti gli altri casi cittadini (il

regolamento approvato dal consiglio comunale prevede che le famiglie richiedenti debbano

essere residenti a Pisa e coloro che scelgono la scuola fuori dal comprensorio di residenza

vengono serviti solo a riempimento di scuolabus parzialmente pieni).

Quella delle bimbe e dei bimbi del campo della Bigattiera, che lo scorso anno hanno avuto

frequenze in larga prevalenza basse o nulle, assume dunque i contorni di un’emergenza”.

L’assessora Chiofalo assicura: “Città Sottili è un progetto che ha prodotto buoni risultati.

I suoi limiti sono dovuti al fatto che non sempre c’è stata collaborazione da parte delle

famiglie per il proprio inserimento sociale e lavorativo e soprattutto per l’impegno riguardo

all’inserimento scolastico dei proprio figli. In ogni caso l’equazione scuolabus-

scolarizzazione non esiste”. Peraltro, nel caso della Bigattiera, a causa della scarsa

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frequenza degli alunni i carabinieri hanno fatto scattare una denuncia per abbandono

scolastico nei confronti dei genitori e questo ha scatenato l’indignazione di associazioni e

volontari. Alcuni cittadini hanno deciso di presentare una mozione per il ripristino del

servizio di scuolabus che sarà discussa dal consiglio comunale di Pisa nei prossimi giorni

con il sostegno di alcuni gruppi consiliari.

Un campo senza acqua ed elettricità

Ma alla Bigattiera c’è un problema ancora più grave della mancanza dello scuolabus:

mancano acqua ed elettricità. Di fatto si va avanti con i generatori e l’acqua corrente,

anche se il sistema idrico è stato riallacciato all’autoclave, è scarsissima. Come fanno sapere

dalla direzione della Società della Salute di Pisa entrambi i servizi sono stati tagliati nel 2012

in seguito alle segnalazioni della Protezione Civile e dei vigili del fuoco che avevano

denunciato il deterioramento (anche a causa di manomissioni) e la pericolosità degli

impianti. E anche in questo caso a farne le spese sono soprattutto i bambini.

Come spiega Milorad Petroski dell’Asifar , associazione per lo sviluppo interculturale dei

rom: “I bambini hanno detto di vergognarsi quando sono in classe con i loro compagni

perché sono sporchi, non possono lavarsi. Le madri stesse non vogliono che vadano a

scuola in quelle condizioni e mi hanno anche detto che sarebbero disposte a farli andare a

scuola a piedi se prima almeno potessero lavarli. Qui non c’è nemmeno la possibilità di

avere un frigorigero e ogni volta che piove il campo si trasforma in un lago di fango”. Sara

Cozzani, insegnante e presidente della sezione pisana di Opera Nomadi, aggiunge:

“Come si fa a vivere senza luce e acqua? Questa è un’emergenza umanitaria. Il Comune

insiste sull’autonomia delle famiglie ma in molti casi non è possibile. Oltre a mancare lo

scuolabus i bambini sono costretti ad andare a scuola sporchi. E’ degradante ed in alcuni

casi, anche se isolati, perfino le insegnanti hanno fatto degli apprezzamenti sull’odore dei

bambini”.

Anche se di elettricità e scuolabus ancora non si parla, l’amministrazione comunale ha

aperto un tavolo di confronto con la Regione Toscana per dare il via ad un micro

finanziamento finalizzato alla scolarizzazione dei bimbi rom della Bigattiera che dovrebbe

garantire la frequenza scolastica a settembre ma di deciso non c’è ancora niente. “Sono

stato al campo della Bigattiera venti giorni fa – spiega l’assessore regionale al

Sociale Salvatore Allocca – Queste persone vivono senza i mezzi minimi. La Regione

deve occuparsi di tutti e non lasciare indietro nessuno. Per quanto riguarda il campo della

Bigattiera stiamo pensando ad un progetto di finanziamento leggero”. Nel frattempo a

pagare il prezzo più alto sono i bambini. ( Fonte: www.ilfattoquotidiano.it )

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Fondi per l'integrazione dei Rom, la

parità di genere e i diritti delle persone

disabili

Sostenere attività che possono contribuire allo sviluppo, all'attuazione e al monitoraggio

delle politiche e della normativa nazionale ed europea nei settori dell'integrazione dei Rom,

della parità di diritti per le persone disabili e della parità di genere. Questo l'oggetto di un

invito a presentare progetti finanziato da due sezioni diverse del Programma Progress. La

sezione 4 "Antidiscriminazione e diversità e la sezione 5 "Parità di genere " mettono

complessivamente a disposizione delle ONG attive nel settore e organizzate a livello

europeo un budget globale pari a 7.350.000 euro. Il sostegno è mirato a progetti focalizzati

alla non discriminazione e integrazione dei Rom; parità di genere e diritti delle persone

disabili. Potranno essere finanziate attività di analisi (studi, inchieste, ricerche,

raccomandazioni politiche, valutazione, raccolta di dati, statistiche, sviluppo di indicatori,

benchmarking, ecc); attività di formazione; apprendimento reciproco, scambio di buone

pratiche, cooperazione; sensibilizzazione, informazione e diffusione (campagne di

sensibilizzazione, conferenze, meeting finalizzati alla diffusione) . Possono presentare

progetti Ong, senza scopo di lucro e indipendenti, che siano organizzate a livello europeo e

legalmente costituite e registrate da almeno tre anni in uno dei Paesi ammissibili a

PROGRESS. Il budget a disposizione del bando è ripartito come segue: "non

discriminazione e integrazione dei ROM": 4.300.000 euro; "parità di diritti per le persone

disabili": 2.100.000 euro; "parità tra donne e uomini": 950.000 euro. Il contributo UE potrà

coprire fino all'80% dei costi totali ammissibili dei progetti selezionati La scadenza per la

presentazione delle proposte è il 1° ottobre 2013. I progetti devono prevedere una durata

massima di 12 mesi, con inizio nel 2014 e devono essere presentati utilizzando l'apposito

sistema PRIAMOS per la presentazione elettronica delle proposte

(http://ec.europa.eu/justice/grants/priamos/index_en.htm) .

Tutta la documentazione utile per la presentazione di un progetto è disponibile nel sito

ufficiale della Commissione europea: http://ec.europa.eu/progress

Fondamentale controllare in questo sito eventuali avvisi o integrazioni alla

documentazione

(fonte http://www.ilsole24ore.com)

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Ha detto 'ricchione', pagherà mille

euro

Sentenza Giudice Pace Ortona. Arcigay, è solo pena pecuniaria

CHIETI - Mille euro è costato ad un ortonese aver chiamato un

suo concittadino 'ricchione': lo ha stabilito il Giudice di Pace di

Ortona condannando l'uomo per ingiuria. ''Non essendogli

potuta essere riconosciuta l'aggravante di omofobia, mancando

in Italia una legge specifica, quel ragazzo continua a non sapere

che gridare a qualcuno 'ricchione' è omofobia e sta ripagando la comunità solo con una

pena pecuniaria'' commenta il presidente di Arcigay Chieti, Claudio Minetti. (ANSA)

OMOFOBIA: CIRIELLI (FDI), SI' PENE PIU'

SEVERE, NO NORME LIBERTICIDE

Napoli - "Fratelli d'Italia ritiene giusto punire in maniera piu' severa chi, per futili motivi,

aggredisce o discrimina una persona soltanto perche' ritenuta diversa, inferiore o, nel caso

specifico, perche' omosessuale, ma il provvedimento sull'omofobia che l'Aula si appresta a

discutere, e' esclusivamente una battaglia ideologica del Pd che introduce reati di opinione

ed apre la porta ad una vera e propria discriminazione religiosa". Lo dichiara Edmondo

Cirielli, deputato di Fratelli d'Italia, componente dell'Ufficio di Presidenza di Montecitorio.

"Per come e' concepita la norma, il rischio sara' di commettere reato anche solo

esprimendo il dissenso per i matrimoni gay o la contrarieta' all'adozione di bambini da

parte di coppie omosessuali o semplicemente affermando, in base al proprio credo

religioso, che l'omosessualita' sia un peccato". "Per questo - conclude Cirielli - Fratelli

d'Italia non puo' accettare una simile proposta di legge. Lottiamo contro tutti i tipi di

violenza e i violenti, e siamo favorevoli ad introdurre una specifica aggravante contro le

discriminazioni, ma e' inammissibile una battaglia valoriale del genere che si dimostrera'

liberticida".(Adnkronos)

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Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 25/07/2013

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Omofobia, "no a legge bavaglio": stasera

veglia davanti la Camera

Roma - "Tutelare la libertà di pensiero e di opinione come previsto dall'articolo 21 della

Costituzione, a fronte della proposta di legge sull'omofobia e transfobia, e salvaguardare il

diritto dei bambini ad avere un padre ed una madre rispetto all'adozione prevista dalla

proposta di matrimonio tra persone dello stesso sesso". È per questo che La Manif pour

Tous Italia - il collettivo nato sull'esempio francese, che nei mesi scorsi ha portato in strada

milioni di persone contro la legge del governo Hollande che ha introdotto il matrimonio e

le adozioni omosessuali - stasera a Roma scende in piazza con "una protesta pacifica,

spontanea ed individuale" davanti la Camera dei Deputati contro il disegno di legge

sull'omofobia.

Nell'Aula di Montecitorio, infatti, domani inizia la discussione del ddl e oggi, dalle 19 alle

21, il popolo di La Manif pour Tous sarà in strada per una veglia con un bavaglio sulla

bocca e una candela accesa in mano per chiedere di "garantire la libertà di espressione,

preservare lunicità del matrimonio tra uomo e donna e il diritto del bambino ad avere un

padre ed una madre". Sarà una "protesta contro il tentativo di privare il comune cittadino

del proprio diritto di parola nei confronti di tematiche così nevralgiche".

Secondo La Manif pour tous l'approvazione della legge contro l'omofobia "darebbe vita

all'istituzione di un vero e proprio reato d'opinione e si tratterebbe di una vera e propria

"legge bavaglio". Il condannato, una volta espiata la pena, potrà anche subire una

rieducazione sociale, prestando servizio civile nelle associazioni omosessuali, bisessuali,

transessuali o transgender.

"Questa prima proposta rappresenta un 'cavallo di Troia' per far passare senza troppa

fatica le altre due proposte di legge, compresa l'adozione da parte delle persone dello stesso

sesso. Nella proposta di legge sul 'matrimonio egualitario' c'è l'esplicita volontà di sostituire

le parole 'marito' e 'moglie' con l'espressione 'coniugi'. Una vera e propria decostruzione di

ciò che da sempre, e in tutte le culture, è considerato il cardine della cultura umana, la

famiglia fondata tra un uomo e una donna".

Per questo il collettivo invita a manifestare stasera davanti la Camera: "Si tratta - precisano

gli organizzatori - di un'iniziativa apolitica e aconfessionale e la partecipazione alla veglia è

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a titolo strettamente personale. Non sarà ammessa l'esposizione di simboli religiosi e/o

politici. Pertanto invitiamo coloro che hanno già annunciato la loro adesione o

partecipazione come organizzazione politica, associazione religiosa o di altra entità ad

uniformarsi allo spirito trasversale che caratterizza questa iniziativa". (TMNews)

Omofobia, Pagano sporge denuncia per

gli attacchi subiti: su di me solo falsità

"Sono qui alla Polizia della Camera, sto sporgendo denuncia e non contro ignoti:

chi mi sta infangando su Facebook ha un nome e un cognome". Alessandro

Pagano, deputato del Pdl, e' furente per le frasi che gli sono state attribuite in Rete in

queste ore. "Qualcuno ha scritto - denuncia - che io avrei sostenuto che la legge

sull'omofobia e' sbagliata perche' un proprietario di casa non sarebbe piu' libero di non

affittare casa a un gay o un padre di ricattare il proprio figlio per renderlo eterosessuale.

Avrei detto che l'omosessualita' e' il male. Idiozie, io non ho mai detto cose del genere",

assicura.

"Queste frasi sono state scritte per delegittimarmi - si dice

convinto - bisognera' capire chi ha marciato su tutto questo.

La mia storia politica, umana e culturale non mi

consentirebbe mai di dire cose di questo tipo". Certo,

Pagano non e' tra i sostenitori di una legge sull'omofobia.

"L'Italia per me non ne ha bisogno - spiega - perche' a mio avviso si tratterebbe di una

legge bavaglio che limiterebbe la liberta' di opinione", introducendo, "di fatto, un vero e

proprio reato di opinione che conferirebbe il potere di poterdiscriminare a discrezione. Mi

viene in mente la Francia giacobina del vox populi vox dei, dove si finiva per tagliare la

testa a ogni malcapitato di turno".

Una legge di questo tipo, a detta di Pagano, verrebbe usata "solo da omosessuali

ideologizzati", dando "a taluni un'arma per attaccare l'opinione legittima di altri, si pensi ad

esempio a chi e' a favore della famiglia naturale e porta avanti questa idea. In Francia e in

Inghilterra si sono gia' registrati diversi casi, siamo davvero di fronte a un reato di

opinione. Anche i concetti che sto esprimendo ora potrebbero essere motivo di denuncia".

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Ma Pagano sconfessa in modo deciso le frasi che gli sono state attribuite su Fb: "Se

davvero le avessi pronunciate - tuona - sarebbe gravissimo. Odio e violenza non sono

ammissibili e ai mascalzoni che vi fanno ricorso vanno applicate tutte le sanzioni del caso.

Ma le leggi per loro ci sono e sono contenute nel Codice penale. Del resto, si sa, i cretini da

che mondo e mondo sono sempre esistiti".

Dalle numerose note ufficiali trasmesse alla stampa dall’Onorevole Pagano, quella inviata

lo scorso giovedì 18 luglio parlava proprio di omofobia.

Ecco il testo integrale del deputato:

“E’ necessario che la proposta di legge sull’omofobia, ancora al vaglio della Commissione

giustizia della Camera, venga sottoposta ad un serio e sereno confronto tra tutte le forze

politiche prima di approvare un provvedimento fortemente liberticida”. Ad affermarlo il

deputato del Pdl Alessandro Pagano.

“Per soddisfare i ‘desiderata’ di poche ma influenti lobby, - prosegue - in caso di

approvazione della legge nella sua formulazione originaria, diritti fondamentali garantiti

dalla Costituzione come la libertà di pensiero, la libertà religiosa e principi fondamentali

come quello di uguaglianza e di tassatività voluto dai padri costituenti all'art 25, verrebbero

irrimediabilmente lesi. Non è possibile – conclude - che un Paese a vocazione garantista e

culla della civiltà giuridica si smentisca a questo modo introducendo gravi sanzioni penali,

come le misure detentive, per coloro che, solo per fare un esempio, organizzassero una

campagna d’opinione per contrastare l’approvazione di una legge sul matrimonio gay”.

(fonte http://www.corriereinformazione.it)

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I roghi neonazisti contro i rom non

interessano all’Ungheria

Una serie di delitti costata la vita a 6 rom ed il ferimento di molti altri sarebbe stata coperta da alcune strutture statali

Tra pochi giorni si concluderà un processo in merito ad uno degli atti criminali più indegni

compiuti in Europa negli ultimi decenni. Un gruppo di neonazisti ha dato alle fiamme case

ed ucciso a colpi di pistole sei persone, “colpevoli” di essere rom. La strage è avvenuta in

Ungheria, ma invece che indignazione il silenzio, se non proprio la copertura, ha avvolto

l’accertamento della verità.

FUOCO AI ROM - Der Spiegel racconta il processo ai neonazisti che hanno dato fuoco

alle case di alcuni rom ungheresi, uccidendo sei di loro a colpi di pistola e fucile. Uno degli

episodi simbolo di questi omicidi razziali è avvenuto a Tatárszentgyörgy, un paese a

cinquanta chilometri circa dalla capitale magiara Budapest. In questo luogo un gruppo di

neonazisti hanno incendiato l’abitazione di Róbert Csorba, colpevole solo di essere rom.

Quando Csorba si è dato alla fuga insieme alla sua famiglia, gli estremisti di destra hanno

dato loro la caccia, colpendoli con i fucili.

Il padre famiglia e suo figlio sono morti, mentre le donne, la madre e la figlia, sono riuscite

a sopravvivere. L’omicidio dei Csorba, avvenuto nel febbraio del 2009, è stato l’ultima

azione criminale di una banda che ha ucciso sei rom, feriti altri 55, sempre con la tecnica

dei roghi o delle fucilate. Una delle più tragiche scie di sangue legate all’odio razziale

conosciute dall’Europa dal secondo dopoguerra, la più grave vissuta dall’Ungheria.

FREDDEZZA VERSO L’ORRORE - Dopo due anni e 170 udienze il processo contro

i quattro neonazisti va verso la fine, come racconta Der Spiegel. Il verdetto dovrebbe

arrivare a breve, e probabilmente saranno condannati i fratelli István eÁrpád K., Zsolt P. e

Isvtán Cs. I quattro estremisti di destra hanno confessato di essere stati presenti sul luogo

delle azioni, ed hanno altresì ammesso la loro partecipazione nell’organizzazione degli atti

criminali. Si dichiarano innocenti solo per quanto riguarda gli omicidi commessi contro i

rom, ma la loro condanna appare probabile. L’orrore di simili gesta non ha però suscitato

particolare indignazione in Ungheria, dove il processo è stato seguito nella più completa

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indifferenza. ” Questi omicidi sono stati crimini contro l’umanità, ma non hanno scosso la

società ungherese. Nessuna istituzione si è assunta la responsabilità dell’odio che ha

generato questi assassinii, e i familiari delle vittime non hanno ricevuto alcun sostegno

finanziario”, dice a Der Spiegel Aladár Horváth, politico di etnia rom e attivista per i diritti

umani.

SILENZIO DELLE AUTORITA’ - Il presidente dell’epoca dell’Ungheria, László

Sólyom, non aveva condannato i fatti, ed anche i socialisti all’epoca al governo avevano

preferito tenere una posizione piuttosto fredda rispetto alla gravità dell’accaduto. Der

Spiegel rimarca come la maggioranza che governa l’Ungheria in questi anni, i conservatori

di Fidesz, abbiano preferito tacere sull’orrore commesso contro i rom. L’elettorato che

sostiene il premier Viktor Orbán si comprende anche di simpatizzanti dell’estrema destra, e

il leader magiaro, molto controverso all’estero ma piuttosto popolare in patria, ha preferito

evitare di intaccare i suoi consensi con dichiarazioni di ferma condanna contro l’odio

razziale. Un sentimento condiviso anche dal resoconto dei media sul processo, che viene

derubricato a tragico fatto di cronaca, sostanzialmente tacendo il drammatico risvolto

politico della vicenda. Un’organizzazione terroristica ha dato la caccia ad una minoranza

etnica, con il supporto di alcune strutture dell’organizzazione statale ungherese. Un quadro

inquietante e drammatico, ma non per l’Ungheria di questo decennio evidentemente.

OMBRE SULLA POLIZIA - Il complice silenzio delle autorità copre anche il parziale

coinvolgimento di alcune strutture dello stato in questa caccia ai rom che ha insanguinato

l’Ungheria. Nel corso delle indagini è infatti emerso come alcune delle persone ora alla

sbarra per gli omicidi fossero sorvegliate dai servizi segreti per la loro militanza nei circuiti

eversivi dell’estrema destra. Uno degli accusati era informatore dell’intelligence militare, ed

al momento le ricerche su eventuali altri complici sono state sostanzialmente messe nel

congelatore. Altre ombre sono state gettate dal comportamento della polizia di

Tatárszentgyörgy, che nella notte dell’assalto cercò di convincere la famiglia rom che si

sarebbe trattato di un guasto, mentre alcuni poliziotti urinarono nella neve per coprire le

tracce degli assaltatori neonazisti.

( Fonte: www.giornalettismo.com )

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Montenegro, violenza omofoba al Gay

Pride

Feriti nel raduno di Budva, messo sotto assedio da gruppi estremisti: sassaiole e scontri con la polizia. Omosessuali evacuati via mare su motoscafi.

Budva, nota località balneare del Montenegro, denominata la perla dell'Adriatico, è stata

teatro di volenti scontri in occasione del Gay Pride, il primo in assoluto nel Paese

balcanico. Gruppi di estremisti omofobi hanno fatto irruzione al raduno degli omosessuali

con vere e proprie manifestazioni di odio scontrandosi con la polizia. Per ore la cittadina è

stata tenuta in stato di assedio da centinaia di agenti in assetto antisommossa. Al termine

del raduno, al quale hanno preso parte rappresentanti del governo e delle altre istituzioni

montenegrine, gay e lesbiche sono stati evacuati via mare per evitare incidenti in città.

SASSAIOLA CONTRO IL CORTEO OMO. Alcune centinaia di manifestanti omofobi

hanno cercato in tutti i modi di impedire che si svolgesse il corteo di una cinquantina di

gay e lesbiche, giunti prevalentemente dalla capitale Podgorica a bordo di un autobus.

Contro il loro automezzo sono state lanciate uova, con gli estremisti che si sono

successivamente scatenati al momento del corteo omosessuale, bersagliandolo

pesantemente con sassi, bottiglie e altri oggetti. «Uccidiamo i pederasti», hanno scandito a

lungo i dimostranti, ai quali dal corteo hanno risposto: «Amiamo i pederasti». Su alcuni

striscioni mostrati dagli omofobi si leggevano slogan ostili e offensivi quali Vogliamo un

Montenegro sano, Il Montenegro non è la casa della vergogna.

GAY E LESBICHE EVACUATI IN MOTOSCAFO. Gli agenti hanno formato

massicci cordoni per evitare il contatto fra i due schieramenti, e hanno fatto largo uso dei

manganelli. Una decina di manifestanti sono stati arrestati, mentre alcuni partecipanti al

corteo hanno riportato lievi ferite e contusioni.Alla vigilia de Gay Pride, gli estremisti a

scopo intimidatorio avevano affisso nel centro storico di Budva manifesti con la falsa

notizia della morte di Zdravko Cimbaljevic, uno degli organizzatori del Pride e il primo in

assoluto ad essersi dichiarato pubblicamente gay in Montenegro. Al termine del raduno di

mercoledì 24 luglio, le poche decine di gay e lesbiche sono stati fatti imbarcare su

motoscafi e altre imbarcazioni e evacuati via mare da Budva, per evitare ulteriori violenze

in città.

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GIÀ NEL 2011 CORTEO ANNULLATO PER LACUNA ALLA SICUR EZZA. Al

pari degli altri Paesi dei Balcani, anche in Montenegro gay e lesbiche non hanno vita facile

e vengono visti con sospetto e spesso aperta ostilità da estremisti, nazionalisti e gruppi

omofobi che arrivano addirittura a considerarli malati. Un primo tentativo di organizzare

un Pride in Montenegro si era registrato nel maggio 2011 ma non era andato in porto, con

gli organizzatori che annullarono l'evento per la scarsa sicurezza. Ciò non è bel biglietto da

visita per il Montenegro, che nel 2012 ha avviato il negoziato di adesione alla Ue.

Anche nella vicina Serbia gli omosessuali non se la passano meglio, e negli ultimi due anni

il Gay Pride di Belgrado è stato annullato all'ultimo momento per timori di violenze e

scontri fra polizia e ultranazionalisti omofobi, come avvenuto nell'ottobre 2010, con il

centro di Belgrado messo a ferro e fuoco da migliaia di manifestanti ostili agli omosessuali.

( Fonte: www.lettera43.it )

Uk, decrittò codice nazista: perdonato

matematico condannato perché gay

A più di 60 anni dalle vicende, Alan Turing, matematico, logico,

conosciuto anche come uno dei padri dell’informatica e

dell'intelligenza artificiale, che subì la castrazione chimica in quanto

omosessuale verrà ufficialmente “perdonato” dal governo inglese.

Molti ritengono che lo scienziato morì suicida avvelendandosi

Prima celebrato come eroe di guerra, poi condannato alla castrazione chimica per

“indecenza” e semplicemente per il suo essere omosessuale. Infine costretto al suicidio,

così è stato ricostruito dagli storici, due anni dopo la sentenza che, nel dopoguerra, lo fece

entrare in forte depressione. Ora, a più di 60 anni dalle vicende, Alan Turing ,

matematico, logico, conosciuto anche come uno dei padri dell’informatica e

dell’intelligenza artificiale, verrà ufficialmente “perdonato” dal governo inglese, che

annullerà quella sentenza di condanna e lo riabiliterà finalmente, inserendolo nell’empireo

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dei grandi uomini che contribuirono alla sconfitta del potere nazista. Lo ha fatto sapere il

governo di coalizione fra conservatori e liberaldemocratici guidato da David Cameron. A

ottobre verrà ufficialmente discusso in parlamento il disegno di legge per la riabilitazione di

Turing. Ma non tutti sono contenti per questa mossa del governo, che è arrivata a pochi

giorni dall’approvazione del matrimonio gay e dal sigillo della Regina alle nozze fra

persone dello stesso sesso. Ben Summerskill, direttore dell’associazione gay Stonewall –

una sorta di Arcigay britannica – ha bollato la mossa del governo come “ipocrita”. E ha

aggiunto: “Questo non servirà a rendere giustizia alla figura di Turing. Meglio sarebbe che

il suo pensiero venisse insegnato nelle scuole a ogni bambino. Questo gli renderebbe

veramente giustizia”.

A Turing, nei mesi passati, è stata dedicata un’importante mostra del museo londinese della

Scienza. Una mostra, tuttavia, che si concentrava più sulle sue scoperte tecniche che sulla

sua vita privata. Turing, infatti, riuscì a decodificare le comunicazioni segrete dei

nazisti, aiutando così a vincere la Seconda Guerra Mondiale. Secondo molti studiosi, la

scoperta di Turing avrebbe evitato la morte di ulteriori centinaia di migliaia di persone. Ora

la stampa britannica dice apertamente che Turing fu “torturato” per il suo essere gay.

Torture che il governo cerca di cancellare col bianchetto, approvando una legge che,

appunto, pulisca la fedina penale di Turing e di altri importanti condannati.

Dal 1885, anno dell’editto vittoriano sugli omosessuali, al 1967, ben49mila persone gay,

lesbiche, bisessuali e transgender furono condannate nel Regno Unito semplicemente

per il loro essere e per il loro stile di vita. Fra queste, uno dei più famosi fu lo scrittore,

poeta, dandy e regista teatrale Oscar Wilde. Turing molto probabilmente – non vi è

assoluta certezza – si avvelenò, molti altri si tolsero la vita o finirono nei manicomi di

Stato.

Ora, appunto, il perdono. Per il quale il partito laburista all’opposizione ha sempre

premuto. Sadiq Khan, musulmano, parlamentare del Labour e ministro ombra per gli

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affari relativi alla capitale, pochi mesi fa esortò l’esecutivo. “C’è un lavoro che non è mai

stato completato, il governo deve perdonare Turing. A cento anni dalla sua nascita, è

giunto il momento di correggere questo grande errore storico”. Da parte sua, il governo

assicura che la legge di perdono passerà, al netto di qualche emendamento che forse ne

rallenterà l’approvazione. Ai parlamentari, tuttavia, verrà data libertà di voto secondo la

loro coscienza. Turing decodificò le comunicazioni fra nazisti, scritte in codice Enigma,

così chiamato dal nome del marchingegno usato per cifrare e decifare messaggi e

informazioni. “Ma il vero enigma è il perché nel Regno Unito si sia arrivati così tardi a un

passo indietro ufficiale su Turing”, dicono ora gli attivisti gay del Paese. Leggenda vuole

che Turing morì mordendo una mela avvelenata e che Steve Jobs si ispirò a lui quando

pensò al logo della Apple.

( Fonte: www.ilfattoquotidiano.it )

Colombia, celebrata prima unione civile

gay tra due uomini

Bogotà (Colombia), 24 lug. (LaPresse/AP) - Un giudice colombiano ha legalizzato per la

prima volta nel Paese sudamericano un'unione civile tra una coppia omosessuale. Uno dei

due uomini protagonisti dell'evento, Gonzalo Ruiz, ha fatto sapere ad Associated Press

appena dopo la cerimonia di sentirsi "civilmente sposato" con il compagno, Carlos

Hernando Rivera. Un centinaio di persone ha partecipato all'evento, lanciando riso sull

coppia che ha alle spalle una storia iniziata vent'anni fa.

Ad aprile il Congresso aveva bocciato la legge che legittima le unioni civili. Nel 2011 la

Corte costituzionale aveva però deciso che, se i deputati non avessero approvato la legge,

allora le coppie gay avrebbero potuto ricorrere a unioni davanti ai giudici. Una sentenza

precedente della corte permetteva alle coppie gay colombiane di godere fin dal 2007 di

molti dei benefici previsti dal matrimonio, come eredità e pensioni.

( Fonte: www.lapresse.it )

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Arrestati quattro attivisti olandesi in

Russia per "propaganda gay" Erano andati in Russia per girare un video sulla condizione delle

persone lgbt in Russia, ma sono stati arrestati ed espulsi per tre anni

grazie alla legge contro la "propaganda gay".

Arrestati e cacciati con un foglio di via che impedisce loro di tornare in Russia per i

prossimi tre anni. E' quanto è accaduto a quattro olandesi che si erano recati nel paese per

girare un documentario sulla condizione delle persone lgbt in Russia. Uno di loro, Kris van

der Veen, presidente dell'associazione olandese KGBT Groningen e responsabile per i

diritti civili di un partito della sinistra ecologista, era anche stato invitato a tenere una

lecture durante un campeggio estivo Murmansk.

Secondo la polizia russa, che ha sequestrato le immagini girate dai quattro, gli olandesi

avrebbero mentito sulla ragione del viaggio come dichiarato al momento dell'ingresso in

Russia. Alla frontiera i ragazzi avevano detto di volere "familiarizzare con la cultura russa".

E in effetti l'idea degli attivisti olandesi era quella di girare un documentario sugli aspetti

della cultura russa che riguardano la vita delle perso ne lgbt.

Per farlo, avevano intervistato un ragazzo di 17 anni. Questo, secondo le autorità russe,

viola la legge sulla propaganda gay recentemente varata da Putin, specialmente per quanto

riguarda i giovani. I quattro sono stati rilasciati solo dopo aver pagato un'ammenda pari a

circa 90 euro a testa. Inoltre a van der Veen a ai suoi compagni di viaggio è vietato tornare

in Russia per i prossimi 3 anni. E' la prima volta che la legge russa colpisce degli stranieri,

ma non la prima che viene applicata.

Ben 40 attivisti sono stati, infatti, arrestati a San Pietroburgo durante una manifestazione lo

scorso 29 giugno e altri 30 sono finiti in manette per tentato di allestire un mini Pride

davanti al comune di Mosca.

( Fonte: www.gay.it )

Page 28: Rassegna stampa 25 luglio 2013

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