rassegna sindacale

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rassegna sindacale Quindicinale della CGIL PICOR INSERTO / SPECIALE / II pubblico [ impiego \ Le politiche^ economiche BftS T A UftTTA(COP£irAJ>R( l LORO C-OVZKHO f I«I Ifg contrattuali r*»- Contro ' il piano \ reazionario eversivo Sciopero i generale * per la scuola il 18 maggio giornata di lotta sviluppo \ della \ agricoltura e della occupazione •o, •/> Tribuna congressuale TESSILI: un contratto di unità per l'unità

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rassegna sindacaleQuindicinale della CGIL

PICORINSERTO /SPECIALE /II pubblico [impiego \

Le politiche^economiche

BftS T AUftTTA(COP£irAJ>R(l LORO C-OVZKHO f I« I Ifg

contrattuali

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Contro 'il piano \reazionario

eversivo

Sciopero igenerale *per lascuolail 18 maggio

giornatadi lotta

sviluppo \della \agricolturae dellaoccupazione

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Tribunacongressuale

TESSILI:un contrattodi unitàper l'unità

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UNIPOLASSICURAZIONI

• Proprietà del movimentocooperativo italiano

• Siamo Tunica compagniaassicuratricepromossa dai lavoratori

• I nostri investimentiper lo sviluppodella cooperazione

RAMI ASSICURATIVI ESERCITATIAeronautica / Automobili / Cauzioni / Cristalli Films /Furto / Grandine / Incendio / Infortuni / Responsabilitàcivile / Spese legali e peritali / Malattie / Trasporti /Guasti macchine / Rischi pioggia / Rischi impiego /VITA/ Capitalizzazioni / Responsabilità civile auto (RCA)

AGENZIE IN OGNI CITTÀNelle «Case del Popolo» e nelle sedi periferichedel movimento operaio e democraticoMIGLIAIA di «punti di servtzip» UNIPOL

Sede centrale:Bologna - Via Oberdan, 24 - Tei. 233.262/3/4/5/6

sommar»Pag.

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1 Contro il piano reazionario ed eversivo (edito-riale)di Agostino Marianetti

I Panorama delle lotte, vertenze e trattative (ru-brica)di E. Gui.

L'indennità di contingenza nel trimestre maggio-luglio 73

5 • 111° Maggio in Italia e nel mondo6 H II 2° Congresso nazionale della FILCEA-CGIL

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La grande

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di G. B. Aldo Trespidi

Per frenare l'aumento dei prezzi (nota dell'uffi-cio studi CGIL)

• 10 Maggio: 10 milioni di lavoratori sono scesiin lottadi Carlo Cicerchia

• L'accordo dei postelegrafonicidi Aldo Bonavoglia

lotta degli 800.000 tessili per il rinnovo del con-tratto

8 Che farà il padrone tessile?di Ettore Masucci

10 • Un contratto di unità per l'unità

11 'di Antonio Molinari

a Un colpo alla ristrutturazionedi Piero Fortunato

Pag. 29 M TRIBUNA CONGRESSUALE: gli interventi di PioGalli, Mario Bonazzi, Domenico Orlandi, Umber-to Degl'Innocenti

Pag. 33 • L'ukase americanodi Gianni Celata

Pag. 34 H II testo della Legge sul processo di lavoroPag. 36 H Che fare contro le multinazionali (il testo delle

conclusioni di Jorge Godoy all'assemblea sin-dacale mondiale di Santiago)

Pag. 38 i l I diritti dei Lavoratori (rubrica)P. 13-28 i l INSERTO SPECIALE SUL DIRETTIVO DELLA

FEDERAZIONE CGIL-CISL-UILLa relazione di LamaGli interventi di:M. Salomone, A. De Angelis, V. Pagani, A. Bona-voglia, S. Cesare, R. Degli Esposti, C. Orsolini,M. Spandonaro, M. Didò, B. Costantini, R. Van-ni, S. Garavini, G. Polotti, L. Macario, G. Barto-lini, P. Jannone, P. Boni, L. Romano, L. Ravecca,G. Caleffi, A. Di Poce. V Scalia, P. G. Damiani,E. Capitani, M. Rispoli, D. Bettoni.Le conclusioni di Storti.Gli O.d.G. approvati dall'assemblea.

Questo numero è stato chiuso in tipografia venerdì 11 maggio

rassegna sindacaleComitato di redazione:Lionello Bignami, Aldo Amoretti,Gianfranco Bianchi, Anna Ciapero-ni. Alieto Cortesi, Giuseppe D'A-loia, Antonio Giansiracusa, SauroMagnani, Leopoldo Meneghelli, San-te Pedrelli, Sigismondo Pompa, Fau-ito Sabatucci, Sesa Tato, GiacomoTosi, Michelangelo Tricarico, Mar-co Vais, Riccardo Varanini, RenzoZaccardelli.Direttore responsabile:Gianfranco Bianchi.Redazione e amministrazione: Ro-ma, Corso d'Italia, 25 - telefono

84.10.21 — Abbonamenti: annuo li-re 2.500, semestrale lire 1.400, soste-nitore L. 10.000 (estero il doppio)cc.p. n. 1/41965 — Pubblicità STA-SIND s.r.I., Via Lucullo 6, Roma -Codice Postale 00187 - Spediz. inabb. post. Gr. 11/70 — Iscritto aln. 4886 del registro delle pubbl. pe-riodiche del Tribunale di Roma il27-10-1955 — Proprietaria EditriceSindacale Italiana s.r.l. Roma —

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Versol'Uni CongressodellaCGIL

TribunaCongressuale

Pio GalliSegretario nazionale FIOM

I II valore fondamentale! dei consigli di fabbrica -| La necessità di costruire| i consigli di zona

Credo che mai, un periodo tra uncongresso e l'altro sia stato così riccodi iniziative di lotta e di importanti ri-sultati conseguiti sul piano dell'avan-zamento della ̂ condizione operaia, diun maggior potere del sindacato nellafabbrica e nella società, di traguardiraggiunti sulla strada dell'unità, del raf-forzamento e del rinnovamento delsindacato, come quello che va dal VIIalI'VIII Congresso della CGIL, cioèdal 69 al 73.

E' stata una grossa esperienza uni-taria vissuta intensamente da milionidi lavoratori di tutte le categorie,esperienza tuttavia caratterizzata daun travaglio che il movimento nel suoinsieme ha vissuto e vive tuttora inordine al problema della realizzazio-ze dell'unità organica. Un dato certodi questa esperienza è, che se lelotte condotte sono state concluse colsuccesso dei lavoratori, nonostante ilterrorismo economico esercitato dapadronato e governo con l'obiettivodi isolare di volta in volta i lavoratoridelle diverse categorie e complessiva-mente il movimento sindacale e no-nostante la politica di rivincita sullaquale il padronato si era attestato, ciòè dovuto al fatto che le stesse sonostate promosse e condotte in modounitario realizzando in tutti i momentidello sviluppo delle stesse una parte-cipazione attiva e creativa dellemasse.

E' un sindacato nuovo quello cheè uscito dalle lotte del '68-'69, un sin-dacato che ha saputo costruire nellefabbriche il primo pezzo di unità sin-dacale ponendo fine al pluralismo sin-dacale, creando le condizioni perpassare da iniziative difensive rispet-to alla politica padronale a Dosizionioffensive in grado di aggredire i di-versi aspetti che caratterizzano il rap-porto di lavoro in fabbrica. Questo pri-mo pezzo di unità è oggi rappresenta-to dai Consigli di fabbrica (strutturedi base del sindacato) composti dadelegati eletti per la prima volta conun sistema di democrazia diretta enon più rappresentativa, in quanto

espressione diretta del gruppo omo-geneo e come tali eletti unitariamentedai lavoratori iscritti e non al sinda-cato.

Chi ancora oggi si attarda a soste-nere che tale scelta in ordine alla ele-zione dei delegati e dei C.d.F. finisceper far perdere i confini tra l'organiz-zazione e i lavoratori e per smarrirela concezione del sindacato come as-sociazione volontaria degli iscritti, amio parere sbaglia, in quanto se èvero che formalmente tale considera-zione è corretta, sostanzialmente nonlo è perché non si raccorda, né conla pressione critica dei lavoratori, néall'esigenza che il sindacato ha direalizzare un rapporto reale e costan-te con il movimento che non sia piùdi delega.

Infatti la realtà sta a dimostrare, al-meno nella categoria dei metalmecca-nici, che mentre nelle prime elezionidei delegati parecchi di questi nonerano degli iscritti al sindacato, oggiI 42.886 delegati eletti nei 4.291 con-sigli di fabbrica nella loro totalità sonoiscritti al sindacato, non solo, ma glistessi sono divenuti attivi nelle cam-pagne di proselitismo fino a consen-tire anche con il loro contributo a FIM-FIOM-UILM che nel 1966 contavanoinsieme 460.050 iscritti di arrivare aldicembre 1972 con 904.276 iscritti.

Credo si possa dire che l'esperienzacompiuta dai Consigli di fabbrica siasul piano dell'iniziativa rivendicativache dello sviluppo del processo unita-rio è una tra le esperienze più fecondee creative nella storia del movimentosindacale compiute dal secondo do-poguerra ad oggi.

In sostanza vorrei dire senza peral-tro mitizzare niente di questa origina-le esperienza che è ancora tutta dacompiere che, con i delegati e i Con-sigli di fabbrica si è costruito a livel-lo di fabbrica una struttura di basedel sindacato unitario, che diversa-mente dal passato, non misura più lasua capacità e la sua efficienza dallarapidità con la quale gli iscritti sonoin grado di assimilare e trasmettere ledecisioni di vertice, ma al contrariodaMa capacità dei lavoratori e dei lorodelegati, di assumere nelle assembleedi gruppo e di fabbrica essi stessidelle decisioni.

Per questo i Consigli quali strutturedi base del sindacato, — e sono diaccordo con quanto contenuto neldocumento dei Temi confederali —devono essere consolidati ed estesi intutti i luoghi di lavoro, fermo restandoi criteri che hanno presieduto allaloro costruzione, quegli stessi criterii quali esigono a monte chiarezzanei rapporti con i lavoratori in ordinealla garanzia politica per tutte le for-ze sindacali che sono impegnate nellabattaglia per l'unità sindacale di esse-

re presenti nelle strutture unitarie. E'anche questa una esperienza compiu-ta nella nostra categoria e al di là dialcuni casi ove hanno prevalso atteg-giamenti settari e miopia politica, inseguito corretti, nell'insieme la cate-goria ha compreso e ha risposto posi-tivamente a tale esigenza.

Per questo esprimo il mio dissensocon la posizione che sostiene che talegaranzia può essere data soltanto at-traverso il metodo della interpretazio-ne di un 20 per cento del Consiglio difabbrica di lavoratori designati dalleorganizzazioni sindacali. Non concor-do in quanto se il CdF è assunto cosìcome si è andato costituendo comeistanza di base del sindacato, cometale deve poi essere riconosciuto.Cooptare nello stesso lavoratori desi-gnati dalle organizzazioni sindacali si-gnifica snaturare la caratteristica deiConsigli umiliare l'esperenza unita-ria, di democrazia e di partecipazioneche i lavoratori hanno compiuto inquesti anni. Se si tratta, come è dettonei Temi di utilizzare lo strumentodella cooptazione per recuperareeventuali compagni che in relazionealla elezione di un unico delegato alivello del gruppo omogeneo si trove-rebbero esclusi — pur avendone ca-pacità e volontà — dall'attività sinda-cale, questa possibilità deve esseredata al Consiglio di fabbrica, cosi co-me del resto è già in atto in diverserealtà aziendali.

Ma la strategia del movimento sin-dacale non si arresta dentro i cancel-li della fabbrica, ma punta ad affron-tare i problemi sociali, dello sviluppo,delle riforme e dell'unità fuori dellafabbrica, a livello territoriale e dallasocietà. In questo senso l'esperienzacompiuta dai Consigli di fabbrica pre-senta grossi limiti: essi hanno svoltoun loro ruolo salvo eccezioni — preva-lentemente a livello di fabbrica, nonproiettandosi all'esterno e senza per-ciò riuscire a dar vita ai Consigli dizona di categoria e orizzontali comemomenti reali di coordinamento e didirezione politica delle lotte sociali alivello di una unica strategia di attac-co del sindacato alla linea del gran-de padronato e del governo, che par-tendo dalla fabbrica si saldasse stret-tamente con l'iniziativa di lotta a li-vello più generale di cui i Consigli dizona devono divenire strumenti dipromozione, attraverso l'aggregazionedi tutte le forze disponibili, di iniziati-ve concrete attorno a obiettivi credi-bili e realizzabili.

Perciò costruzioni dei Consigli dizona in stretto rapporto con creoliobiettivi di movimento e di lotta, e noncome strumenti organizzativi fini a séstessi, la cui costituzione oltretuttodebba essere subordinata alla defini-zione di regolamenti, che a mio avvi-so nonostante l'impegno a realizzare

intese positive corrono il rischio diessere dei Consigli di zona avulsi dal-la realtà e quindi burocratici. La pres-sione dei lavoratori oggi, cioè all'indo-mani dei rinnovi contrattuali, almenoper una gran parte del movimento sin-dacale, si esprime in direzione deigrandi problemi, dei prezzi, della casadei trasporti, della scuola, dell'occupa-zione; problemi i quali non possonoessere subordinati alla definizione per-fezionistica dei regolamenti per la co-stituzione dei Consigli di zona per es-sere affrontati.

Consigli di zona unitari, come uni-tari sono i Consigli di fabbrica perdare continuità al processo che il sin-dacato ha avviato in fabbrica, e perevitare che il Patto federativo al di làdelle enunciazioni in ordine al suo su-peramento finisca per essere istitu-zionalizzato. Il che significa che iConsigli di zona non dovrebbero es-sere istanze della Federazione, quan-to unitarie del sindacato unitario incostruzione, promossi dalla Federa-zione. Ciò vale, tanto più se vale, ladefinizione del Patto federativo comeponte verso l'unità. Verso l'unità nondeve significare cristallizzazione dellaFederazione, ma il suo superamentoattraverso un processo che veda par-tecipi e non in contrapposizione, lestrutture unitarie di base con tutte lestrutture verticali e orizzonali del sin-dacato.

Rino BonazziSegretario generale FIP

Per utilizzarepienamenteil potenziale di lottadei pensionati

Dalle assemblee di base e dai Con-gressi provinciali dei pensionati sinqui svolti risulta un pieno accordo conla linea di lotta unitaria per uno svi-luppo sociale e democratico propo-sta nei Temi confederali. I pensionati,gli anziani, sono tra i più interessatiad una inversione di tendenza, ad unnuovo corso di politica economica esociale. Essi sono tra i più colpiti dallapolitica degli imprenditori e del gover-no, dalla crisi economica e politicain atto, dal continuo rincaro del co-sto-vita, dal rifiuto alle riforme.

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Sui problemi delle pensioni (il go-verno è stato costretto ad impegnar-si ad avviare un congegno di adegua-mento automatico delle pensioni almutamento dei salari e ad esaminarepossibili soluzioni per l'unificazionedei trattamenti previdenziali. Ma gliatti del governo sono ih netto con-trasto con quegli impegni. Sono pas-sati molti mesi, nessun incontro nelmerito è stato convocato. Intanto sisono decise misure di assurdo privi-legio per l'alta dirigenza statale, e siopera per estenderle anche agli altigradi dell'esercito. Si nega l'unifica-zione e l'elevamento dei minimi di pen-sione e si regalano centinaia e cen-tinaia di miliardi ai petrolieri. Si avan-zano proposte di « fiscalizzazione de-gli oneri » che porterebbero migliaiadi miliardi ai possessori di grandi ca-pitali aggravando, e di molto, la si-tuazione del Paese.

Anche i problemi del pensionamen-to richiedono quindi un crescente im-pegno di lotta per l'insieme del mo-vimento sindacale. I pensionati hannodato vita, anche di recente, ad impor-tanti manifestazioni di massa e si pro-pongono nuovi, importanti contribu-ti di lotta. La categoria non disponedell'arma democratica dello sciope-ro, ma giustamente si va affermandoche lo sciopero generale, momentoimportante dell'unità di classe e dellaconquista dell'opinione pubblica agliobiettivi di rinnovamento propugnatidal sindacato « non è di per sé suffi-ciente a garantire continuità ed effica-cia alle lotte per le trasformazionieconomiche e sociali ». E si sottoli-nea l'esigenza « di proporsi l'articola-zione della lotta anche per le riven-dicazioni inerenti ad una nuova poli-tica economica e sociale » natural-mente a stretto contatto con le gran-di masse popolari e con tutti gli stratisociali che hanno interesse a questonuovo, diverso, tipo di sviluppo, cioèa livello di società.

I pensionati sono parte importantedi queste masse. E non soltanto perdimensioni quantitative. Va tenuto con-to delle modificazioni intervenutenella società e nella condizione deglianziani negli ultimi 25 anni. Lo svi-luppo della tecnica e della scienza,della medicina in generale, il più ele-vato grado di istruzione, lo sviluppodei mezzi di comunicazione e dei tra-sporti, l'accresciuto impegno politico,sindacale e sociale ci pongono difronte ad una maggiore apertura men-tale, intellettuale e, per certi aspettianche fisica della grande massa deglianziani. Si può dire che una donna di55 anni e un uomo di 60 anni sononotevolmente più « giovani », dei loropari età di altri tempi. La maturità ac-quisita con lo sviluppo dell'azione ri-vendicativa sui trattamenti di pensio-ne ha esteso in grande misura il nu-

mero dei pensionati e reso meno mi-serabile il livello delle pensioni.

L'attuazione di varie forme di pre-pensionamento e l'accresciuta inci-denza delle pensioni di invalidità (do-vuta alla maggiore pericolosità e no-cività dell'ambiente e delle condizionidi lavoro e della stessa vita socialeoltreché a passi avanti compiuti nel-la conquista di nuovi diritti) hannonotevolmente contribuito all'abbassa-mento dell'età media dei pensionati.Sempre più esteso con ciò il nume-ro dei pensionati protagonisti deglieventi sociali, sindacali, politici, del-le grandiose lotte del dopo guerra.

Questi elementi hanno gradual-mente e profondamente mutato il vol-to e le prospettive del settore pen-sionistico, enormemente elevato ilsuo potenziale di pressione e di lot-ta sindacale, che è compito nostroutilizzare nel modo più valido e con-sistente per elevare le condizioni divita dell'anziano e contribuire all'a-zione tesa a trasformare in senso ci-vile la società.

L'accresciuto potenziale di lotta deipensionati pone dei grossi probleminon solo ai governi e ai padroni, maanche al sindacato. Conseguente-mente — così come ad un certo gra-do di sviluppo della esperienza sinda-cale i lavoratori e le loro organizza-zioni si sono resi conto di non po-ter salvaguardare le loro conquistebattendosi per i soli obiettivi azien-dali e contrattuali, scindendoli dallasoluzione dei problemi di fondo del-la società — la FIP ha maturato laconsapevolezza che è illusorio pen-sare di poter tutelare efficacementegli interessi dei pensionati esaurendol'impegno intorno ai soli livelli dellepensioni, ma che occorre farsi ca-rico di tutto l'arco dei problemi cheincidono direttamente o indirettamen-te, sulla loro condizione complessi-va di cittadini.

I temi elaborati dal Comitato di-rettivo della FIP e il dibattito con-gressuale in corso nella categoriaindicano sostanziali passi avanti del-l'organizzazione nello sforzo di ela-borazione rivendicativa e di iniziativearticolate sia attorno ai bisogni, incampo sanitario, di servizi specializ-zati « intra ed extra murari », sia peri bisogni di natura economica socia-le: alloggi, trasporti, servizi ed ini-ziative .varie atti a garantire all'anzia-no una vita indipendente, attiva, inte-grata nel contesto sociale; attornoanche a specifiche esigenze in mate-ria di « tempo libero » e di diritti sin-dacali e democratici. Si è oggi assaipiù convinti che battersi per il suc-cesso di questa linea vuoi dire con-trastare efficacemente le spinte cheportano alla segregazione e all'iso-lamento, vuoi dire respingere il ruolomortificante di oggetti per divenire

validi protagonisti della propria sor-te anche dopo il pensionamento, vuoidire accrescere il potere contrattua-le complessivo del mondo sindacale.

Persistono ancora consistenti limi-ti derivanti: da visioni di carattere cor-porativo e paternalistico nei rappor-ti con le organizzazioni e le lotte deilavoratori occupati; dalla assoluta in-sufficienza di strutture adeguate aidiversi livelli dell'organizzazione, edi un insieme di quadri dirigenti ingrado di portare avanti la elaborazio-ne rivendicativa e l'iniziativa artico-lata a livello locale, zonale, provin-ciale, regionale e nazionale.

Ci siamo posti l'obiettivo di ren-dere più articolato ed efficiente l'or-ganizzazione dei pensionati. Ma ènecessario che l'insieme del movi-mento sindacale valuti la nuova real-tà maturata in questo settore per unapiù completa elaborazione rivendica-tiva e per la razionale utilizzazionedi questo grande potenziale di lotta.

Alla base di questo discorso, nonvi sono preoccupazioni di natura set-toriale o corporativa, né l'appello disolidarietà con i « poveri pensionati »bsognosi di aiuto. Siamo consape-voli che i problemi di fondo del set-tore pensionistico e degli anziani co-me tali, non potranno trovare solu-zione se non si affrontano e risolvonoi problemi di fondo della società.

Si tratta di un discorso di caratte-re generale, unitario, fatto da chi vuo-le far sì che la grande massa dei pen-sionati sia messa in grado di con-tribuire in misura crescente alla lottaper un nuovo tipo di sviluppo.

E' nostra convinzione che la CGILnel suo insieme, ed anche la Federa-zione CGIL-CISL-UIL possano e deb-bano valutare con occhio più attento,con diverso impegno i! problema del-la collocazione dei pensionati, del-l'anziano nella società e nel movi-mento sindacale.

Domenico OrlandoSegretario FederazioneTrasporti

Per l'unitàdel movimento

E' d'obbligo, per chi vuole tentare dicontribuire al dibattito sui Temi con-gressuali, partire dalla profonda cri-si economica che travaglia il Paese.Perché in questo modo appare chia-ro fin dall'inizio che tutte le propo-ste alternative che la Confederazio-ne avanza, sono la logica rispostaad una situazione deteriorata dallescelte antipopolari di un governosempre più condizionato e succuboal capitale e al monopolio.

Anche i lavoratori del settore deitrasporti — ed il Congresso costitu-tivo della Federazione del settore re-centemente svoltosi a Genova lo hasolennemente riconfermato — vo-gliono fare la loro parte. « In coe-renza con la proposta avanzata dallaCGIL in preparazione delI'VIII Con-gresso, per attuare, con le lotte uni-tarie dei lavoratori, una nuova politicaeconomica capace di incrementare ilivelli di occupazione, di estendere laarea produttiva, di assicurare lo svi-luppo del Mezzogiorno. La Federazio-ne dei Sindacati dei Trasporti si pro-pone di realizzare il più vasto movi-mento delle categorie dei trasportiper contribuire al successo di talebattaglia ». Cosi testualmente è affer-mato nel documento conclusivo diGenova e questo è il senso del dise-gno strategico complessivo che ten-de ad aumentare le capacità di ognu-no di unire tra di loro le lotte contrat-tuali e rivendicative del settore conquelle di riforma, per una nuova lineadi sviluppo sociale ed economico.

Siamo coscienti che il settore nelquale operiamo è un servizio; ma èun servizio — che se sviluppato di-versamente — può caratterizzarsi at-traverso un diverso contributo allaristrutturazione produttiva, median-te un utilizzo selezionato degli inve-stimenti in armonia con l'assetto delterritorio, e la precisazione del ruoloche devono svolgere le partecipazionistatali in particolare nel Mezzogiorno.Vaste aree interne del Sud e delleisole sono escluse dai grandi colle-

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gamenti nazionali e ciò le condannafatalmente all'isolamento e alla de-cadenza. I trasporti pubblici sono trai più arretrati, spezzettati, foiite dispeculazione. Eppure, è proprio diquesti giorni la decisione dell'INT —suggerita dal ministero dei Trasporti— di cessare dal 30 giugno prossi-mo la gestione di 4.000 km. di autoli-nee extraurbane interessanti partico-larmente il Sud. E1 facile immaginare— se ciò dovesse avvenire — le con-seguenze di questo ulteriore colpoinferto a regioni tra le più depressedel nostro Paese, oltre naturalmentea costituire un altro attentato allalinea di pubblicizzazione dei servizidi trasporto collettivo che noi perse-guiamo.

Le categorie del trasporto non han-no la pretesa di risolvere da soli edefinitivamente i problemi dell'occu-pazione. Si battono per ottenere risul-tati, e li ottengono.

La originalità delle impostazionicontrattuali, la tendenza ormai affer-mata di intrecciare nelle vertenze con-tenuti rivendicativi di tipo tradiziona-le con quelli di riforma, la consape-volezza nei lavoratori che lo scontro— essendo di natura politica — habisogno di una maturità convinta, so-no gli elementi portanti di una nuovapolitica che sta ormai affermandosi.

La controprova di questo è anchenella recente conclusione della lottadei ferrovieri. Aver strappato al Go-verno l'impegno per un investimento di4 mila miliardi — di cui un terzo daimpiegare nel Mezzogiorno — e otte-nuto l'aumento della pianta organicacon la relativa copertura, ha consen-tito di assumere 25 mila giovani di-soccupati nell'Azienda ferroviaria.

Gli autoferrotramvieri non sono statida meno, perché alla base delle lo-ro richieste pongono analoghe do-mande di assunzioni, necessarie adun piano di previsione che consentadi realizzare il più completamentepossibile il programma di rilancio epotenziamento del trasporto pubbli-co collettivo.

Un rilievo ai Temi va fatto per lainspiegabile assenza nella strategiaconfederale del capitolo « trasporti »assenza che vogliamo credere siadovuta ad una affermata schematici-tà dei titoli, perché sarebbe franca-mente incomprensibile la sottovaluta-zione — nell'ambito di una politicanazionale per l'avvenire — di unacomponente così importante per unapolitica di rinnovamento e di svilup-po dell'intero Paese. Nelle categoriedei trasporti è ormai affermata la ten-denza a stabilire legami non solo conl'utenza genericamente intesa (pen-dolari, studenti, lavoratori) ma contutto il movimento, e si è operato per-ché il trasporto divenga componentenon secondaria delle loro piattafor-

me rivendicative, realizzando cosi unlargo schieramento unitario che siain grado di aprire vere e proprie ver-tenze specifiche con il Governo, leRegioni, i Comuni, le aziende.

Questo sarà possibile a condizioneche le proposte complessive da sot-toporre ai lavoratori e al Paese sianocomprensive, chiare, e quindi in gradodi suscitare reale interesse nellaclasse e, con l'interesse, la poten-ziale mobilitazione. Questa chiarezzasignifica che il rifiuto complessivo aproposte che nei fatti tendano a di-sarmare il movimento stesso, comequelle inaccettabili di tregua salaria-le o di cosiddetta pace sociale, per-ché in questo caso si arriverebbe ine-vitabilmente ad uno scontro duro,aspro e senza esclusione di colpi.Con i contenuti della proposta con-federale per il dibattito congressualequesti pericoli sono individuati e per-ciò presenti: affermare — così comele Tesi fanno — la disponibilità perl'avvio di una nuova fase di sviluppo,fissando preventivamente le condizio-ni, vuole significare la consapevolezzadel ruolo diverso che i sindacati vo-gliono assumere, proponendo al Pae-se la loro carta rivendicativa, cartarivendicativa che per avere ragione-voli possibilità di affermarsi deve con-tare sul sostegno e la lotta di tuttii lavoratori.

Umberto Degli InnocentiSegretario ETLI/C6IL

II sindacatoe il tempo libero

La proposta politica della CGIL,chiaramente indicata nei Temi per ildibattito delI'VIII Congresso confede-rale, pone all'attenzione del movimen-to una serie di problemi nuovi, alcu-ni dei quali vanno certamente ripre-si, sviluppati, approfonditi.

Una linea alternativa all'attuale svi-luppo che si proponga di interveniresu « come, dove e cosa si produce »deve anche porsi l'altra domanda, de-cisiva nella fase attuale dello svi-luppo capitalistico, « cosa, come e do-ve si consuma ».

Un programma per una nuova po-

litica economica e sociale, che pun-ti sulla piena utilizzazione delle ri-sorse del paese, delle sue energieproduttive e territoriali, si pone giu-stamente come obiettivi prioritari de-cisivi lo sviluppo del Mezzogiorno ela piena occupazione, ma per non ri-produrre fenomeni di distorsione, devepuntare al soddisfacimento dei cre-scenti bisogni sociali della collettività,stimolando quindi l'espansione quali-ficata della domanda di beni cultura-li in una prospettiva opposta alla at-tuale logica dei consumi.

Si tratta cioè di invertire l'attualespontaneo meccanismo di sviluppocaratterizzato da un'offerta di beni eservizi commisurata unicamente alleristrette convenienze del padronato,spesso solo immediate e comunquepuramente aziendali.

Nel quadro di questa nuova pro-posta strategica del movimento sin-dacale, che — avendo acquisito co-scienza delle capacità di integrazioneancora consentite al capitalismo a li-vello di società —, rifiuta di limitare10 scontro sociale alla fabbrica, purnon sottovalutando il significato diclasse dello scontro nel punto nodaledel meccanismo, i problemi connessial cosiddetto tempo libero, al suo uti-lizzo, alla sua gestione acquistano di-mensioni nuove e vanno sempre piùconfigurandosi come componente es-senziale di una battaglia volta a rea-lizzare un diverso assetto economicoe civile e a proporre nuovi modelli divita sociale.

Ciò è tanto più valido in quanto ilmovimento sindacale, cosciente delruolo democratico e nazionale dellaclasse operaia, non può più deflettereda un impegno di carattere ideale ri-nunciando ad una presenza e ad unintervento anche nei settori della cul-tura e della ricreazione: in quel set-tore ove le forze padronali e l'appa-rato dello Stato impongono, con ope-razioni di concentrazione monopoli-stica, contenuti culturali, valori idea-li e modelli di comportamento che so-no sostanzialmente contrari agli in-teressi delle masse lavoratrici.

Presentando la pubblicazione dei la-vori del C.D. dell'ETLI, il compagnoLama sottolineava con molta sinceri-tà i ritardi della CGIL su questi pro-blemi esprimendosi in questi termi-ni: « dobbiamo riconoscere un nostrodifetto: il movimento sindacale e, co-munque, la CGIL, ha dato in questiultimi anni più peso alla conquistadel tempo libero che al suo impiego,alla utilizzazione reale delle ore che11 lavoratore può riservare al riposo,allo svago, alla cultura ».

Ciò premesso voglio subito precisa-re che non si tratta ovviamente sol-tanto di proporre nuovi temi alla lottaper le riforme, quanto piuttosto, valu-tando i nostri ritardi e considerando

le nuove proposte di scelta strategicadel movimento, di saldare meglio idue momenti — quello della produ-zione e quello del consgmo — e quin-di di affrontare i problemi della con-dizione operaia secondo una conce-zione unitaria che investa al tempostesso la fabbrica e la società.

A nessuno infatti credo possanosfuggire le profonde correlazioni esi-stenti tra l'uso del tempo libero e laorganizzazione della società, dall'as-setto del territorio alla strutturazionedei trasporti, alla pianificazione urba-nistica, alla rete di distribuzione, allaorganizzazione della cultura e dellainformazione.

Problemi che oggi stanno di fronteal movimento, da quello dell'utilizza-zione degli impianti, a quelli della ri-strutturazione delle festività infraset-timanali, dello scaglionamento delleferie, degli orari di ìavoro e della lorodistribuzione e quindi della giornatacorta o della settimana corta compor-tano inoltre scelte di organizzazionedel lavoro che non sono puramentecontrattuali ma investono indirizzi dipolitica economica la cui importanzaè rilevante non solo per i lavoratorima per la società nazionale.

Occorre, per dare soluzione positi-va agli interrogativi posti anche neitemi su questi punti, orientarsi versosoluzioni che pongano in termini nuo-vi la distribuzione degli orari di lavo-ro e l'adozione di modelli di vita so-ciale, in modo da consentire non soloun forte incremento dell'occupazione,ma anche la possibilità di fruire pie-namente e socialmente il periodo del-le ore extralavorative.

In quest'ottica il « tempo libero »cessa di essere un momento separatodella condizione del cittadino lavora-tore e assume significato nuovo e qua-lificante per l'impegno del sindacato,diventando parte integrante della stra-tegia delle riforme in quanto stretta-mente connesso alla prospettiva dinuove forme di organizzazione dellavita civile.

Si tratta quindi di sviluppare un im-pegno a tutti i livelli che punti ad unriequilibrio sociale capace di poten-ziare i valori umani del cittadino am-pliando il tempo di studio, di informa-zione e formazione democratica.

Non ritengo azzardato, quindi, af-fermare che la tematica relativa all'u-tilizzo del tempo libero può diventareuno dei punti centrali di riferimentodelle lotte sindacali per la trasforma-zione dei meccanismi economico-sociali.

Occorre però non sottovalutare co-me la risposta ai problemi del tempolibero abbia anche suoi specifici mo-menti di espressione e debba quindiessere diretta anche verso una ri-strutturazione delle attrezzature ri-creative, sportive e culturali che ga-

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rantisca, in un rapporto stretto contutte le forze impegnate in un pro-cesso di rinnovamento democratico,nuove forme di partecipazione dei la-voratori, quali portatori di originali eautonomi valori culturali che hanno laloro matrice nel mondo del lavoro.

Le grandi lotte per la riforma dellascuola, per la democratizzazione dellaRAI-TV e dell'informazione, per il tra-sferimento di poteri effettivi alle Re-gioni, per lo sviluppo del turismo edello sport come servizi sociali de-vono quindi essere considerate nonpiù fatti episodici, sia pure importan-ti, ma momenti non secondari dellalotta per una alternativa generale allapolitica economica e sociale del go-verno e del grande padronato.

Non vi è dubbio che su questa li-nea è possibile realizzare ampie con-vergenze e alleanze sia con i ceti me-di produttivi interessati ad un diverso epiù razionale utilizzo del tempo libe-ro sia con larghi strati di operatoriculturali oggi mortificati dalla .politicaconsumistica e dalla linea efficienti-stica voluta dal padronato e dal go-verno.

Per il sindacato si pongono quindiurgenti problemi di scelta e di impe-gno generale e specifico.

Opportunamente, nel capitolo « pro-blemi del tempo libero e apporti cul-turali » i Temi sottolineano la necessi-tà di estendere e qualificare l'impe-gno dell'ETLI sulle questioni che ri-guardano l'insieme del tempo extra-lavorativo e il suo utilizzo.

Su questa linea si è aperto, in que-sti ultimi tempi, un interessante dibat-tito e si registrano già alcuni risultatipositivi. Non è però pensabile cheattraverso un'estensione dell'impegnodell'ETLI si possa far fronte ai com-plessi problemi che si pongono.

Il sindacato, come giustamente èindicato nello stesso capitolo dei Te-mi, deve darsi « strumenti e obiettiviche rendano possibili nuove forme dipartecipazione dei lavoratori » anchesui problemi del tempo extralavora-tivo.

E' necessario, quindi, superando leperplessità più volte manifestate, co-stituire uno strumento, possibilmenteunitario, della CGIL, CISL-UIL che siapunto di riferimento per la promozio-ne e la programmazione di iniziativerelative al tempo libero dei lavoratorie delle loro famigle.

Un tale strumento (Ente o IstitutoInterconfederale) dovrebbe ovviamen-te collegarsi con tutte le componenticulturali democratiche del Paese e,prima di tutto, con le forze dell'asso-ciazionismo, per sviluppare una gran-de battaglia culturale.

Punti essenziali di una linea di ini-ziativa possono essere così sintetiz-zati:

a) azione per la soppressione delloENAL, sia pure con la necessaria gra-dualità, partendo dalla liberazione deiCRAL Aziendali e dalla abolizione deltesseramento e quindi del carattereassociativo dell'ente parapubblico;

b) applicazione dell'ari. 11 delloStatuto dei diritti dei lavoratori perconquistare i CRAL all'autogestione,sottraendoli all'influenza padronale erendendoli anello di collegamento fraluogo di produzione e società.

I CRAL Aziendali, strumenti autono-mi dei lavoratori, dovrebbero acquista-re in proprio tutte le prerogative allelicenze, riduzioni cinematografiche, in-gresso ai musei ecc, che oggi deri-vano loro dal rapporto associativo(ENAL o ARCI, ENDAS. ENARS, MO-CLI).

II CRAL, liberato dal vincolo di af-filiazione, troverà tutti i collegamential livello verticale e territoriale, contutte le componenti della battagliadel rinnovamento democratico delPaese anche sul ipano culturale, spor-tivo e ricreativo.

Punto di generale riferimento per iCRAL, l'associazionismo e il movi-mento sindacale su questi problemideve essere la Regione, quale mo-mento di effettivo decentramento equindi di reale democrazia. Su que-sta base credo si possano trovarepunti di facile convergenza all'internodel movimento sindacale. L'intervistarecentemente concessa da Storti aduna rivista specializzata afferma giàmolti punti comuni con queste pro-poste.

Con le forze dell'associazionismo,anche se non si è ancora raggiuntauna definitiva chiarificazione su temispesso non irrilevanti, mi pare sipossa affermare che esistono posizio-ni assai vicine a quanto qui proposto.

Anche su questi problemi il nostroVili Congresso deve definire una po-sizione chiara attraverso un franco eapprofondito dibattito.

uaderniRivista dellaCGIL

I congressidella CGIL

E' questo il tema del fascicolon. 41, speciale per l'imminente ViliCongresso • Trent'anni di elabora-zione e di lotte del movimento sin-dacale visti attraverso una letturasintetica delle assise CGIL: La ri-nascita del sindacato (1945); Unitàsindacale e autonomia (1947); IIPiano del Lavoro (1949); Per la de-mocrazia e la pace (1952); La ri-flessione autocritica (1956); Lascelta articolata (1960); Sindacatoe programmazione (1965); La stra-tegia dell'autunno (1969) • « II sin-dacato di classe ieri e oggi »: unafranca conversazione con LucianoLama • Una cronologia dei mo-menti decisionali, la composizionedelle Segreterie confederali, leprincipali assise nazionali # Let-ture d'epoca con testi di: D. L. Ho-rowitz, S. Turone, G. Candeloro. M.e M. Ferrara, G. Carocci, N. Kogan,K. Marzullo, V. Rieser ed E. Reyne-ri • Dagli atti ufficiali, stralci signi-ficativi dei contributi di G. Di Vitto-rio, F. Santi, A. Novella, L. Lama,G. Pastore, V. Foa, R. Bitossi, O.Lizzadri, S. Pessi, M. Montagnana,L. Romagnoli, B. Trentin, R. Scheda,G. Caleffi, M. Didò, P. Boni, F. Cic-chitto, F. Montagnani, S. Garavini,E. Giovannini • Una bibliografiadi opere sulla CGIL e sui suoicongressi.

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L 1.500

EDITRICE SINDACALE ITALIANA00198, ROMA, CORSO D'ITALIA, 25

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