Rapporto sulla protezione internazionale in Italia...

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SINTESI Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2016 ANCI CARITAS ITALIANA CITTALIA FONDAZIONE MIGRANTES SERVIZIO CENTRALE DELLO SPRAR IN COLLABORAZIONE CON UNHCR

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ANCICARITAS ITALIANACITTALIAFONDAZIONE MIGRANTESSERVIZIO CENTRALE DELLO SPRARIN COLLABORAZIONE CONUNHCR

SINTESI

Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia 2016

ANCICARITAS ITALIANACITTALIAFONDAZIONE MIGRANTESSERVIZIO CENTRALE DELLO SPRARIN COLLABORAZIONE CONUNHCR

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia, 2016

Comitato di direzione

Manuela De MarcoCaritas italiana

Daniela Di Capuaservizio Centralesprar

Oliviero Forti Caritas italiana

Annalisa Giovannini Cittalia

Delfina LicataFondazione Migrantes

Camilla OrlandianCi

Luca Pacini anCi

Don Gian Carlo PeregoFondazione Migrantes

Comitato di redazione

Alessandra CaldarozziCittalia

Cristina FranchiniUnhCr

Monia GiovannettiCittalia Caporedattore e curatrice del Rapporto

Chiara MinicucciCittalia

Mariacristina MolfettaFondazione Migrantes

Barbara Slamic anCi

Si ringraziano per la collaborazione

Mario Affronti Società Italiana diMedicina delleMigrazioniMigrantes palerMo

Giovanni GodioMirtha Sozzi Fondazione Migrantesosservatorio vie di FUga

Alessio Miceli Fondazione Migrantes

Lucio BartalottaVirginia CostaDomenico DesideriMaria Silvia OlivieriSara Farottiservizio Centralesprar

Caterina BocaCaritas italiana

Yasmine Mittendorf UnhCr

Angela GalloNicolò MarchesiniEmiliana BaldoniVictor MagiarCittalia

Salvatore Geraci Caritas roMaSocietà Italiana diMedicina delleMigrazioni

Angelo MalandrinoVice Capo DipartimentoLibertà Civili eImmigrazioneMinistero dell’interno

Mario MorconeCapo DipartimentoLibertà Civili eImmigrazioneMinistero dell’interno

Filippo MiragliaSara Prestianni arCi

Dario Belluccioasgi

Luisa ChiodiFrancesco MartinoosservatoriobalCaniCo CaUCasiCotranseUropa (obC transeUropa)

Giuseppe CampesiUniversità degli stUdidi bari

Daniela PompeiCoMUnità di s. egidio

Daniele FrigeriMarco ZupiCespi

Marco MazzettiMassimiliano AragonaMaria Chiara MontisoCietà italiana diMediCina delleMigrazioni

Si ringraziano per lagentile concessionedelle fotografie

Alessandro DiffidentiAlessio GenoveseSara PrestianniUNHCRAlessandro Sala

Progetto grafico e impaginazione

HaunagDesignRoma

Stampa

Digitalia LabRoma

Il presente Rapporto èstato chiuso con leinformazioni disponibilial mese di ottobre 2016

isbn: 978-88-6306-050-8

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Prefazione

Questo volume racconta una bella storia di ospitalità e diintegrazione, che non riguarda solo il governo centrale delnostro Paese, o poche grandi strutture d’accoglienza. Si èmobilitata l’Italia intera: comuni, comunità, famiglie, chehanno accettato di condividere parte delle loro vite con chifugge da guerra e persecuzione.È un esempio di responsabilità preziosa per tutta l’Europa,che è utile raccontare e sostenere. Troppo spesso ci concen-triamo solo sulle situazioni difficili e si dimenticano centinaiadi realtà dove l’accoglienza è un’esperienza positiva. Accade in Italia e accade in Europa: il nostro Paese è pienodi comuni che fanno la propria parte, così come il nostrocontinente ha molti esempi positivi di integrazione – bastaricordare il Portogallo, un’altra avanguardia per la capacitàdi accoglienza di profughi e richiedenti asilo. L’integrazionenasce nei rapporti diretti tra persone, e in questo l’Italia hamolto da insegnare al resto dell’Europa. Raccontare e soste-nere il volto migliore del nostro continente, come fa questovolume, è importante.Ma abbiamo innanzitutto il dovere di accompagnare questestorie di accoglienza con interventi concreti, rapidi e soste-nibili nel tempo. È quello che l’Unione Europea sta iniziandoa fare. È un’azione che accompagna quella che svolgiamonel Mediterraneo, dove le nostre navi hanno salvato più di400mila vite umane in meno di due anni. Ed è un impegnoimponente, capillare. Il Fondo europeo per i richiedenti asiloe le migrazioni ha investito 83 milioni di euro solo nel 2016

per sostenere l’impegno del governo italiano e il sistema diaccoglienza diffusa messo in campo dagli enti locali. Sonoinvestimenti che si sono già tradotti in nuovi posti letto, inpasti caldi, in formazione e nuove opportunità di lavoro peri tantissimi italiani che si dedicano ad accogliere e a integrare.Un’attenzione particolare – con un progetto da 12 milioni dieuro – sta andando ai minori non accompagnati, che più ditutti hanno bisogno di ritrovare un luogo da poter chiamare“casa”.È l’Europa migliore, quella che dobbiamo far crescere.Un’Unione grande quanto un continente intero, e che partedalle grandi piccole storie “di periferia”. Perché nel nostrotempo, proprio dov’è la porta dell’Europa – a Lampedusa co-me in ciascun comune italiano che sta dando il proprio con-tributo – si rivela il vero cuore dell’Europa.I numeri dei profughi in fuga dalla Siria o dai conflitti africanipossono sembrare enormi. Ma sono numeri che possiamogestire, se è un continente intero, solidale,  a mobilitarsi –una città alla volta, una vita alla volta. Lo ha ricordato PapaFrancesco: accogliere vuol dire integrare, vuol dire ricono-scere che non parliamo di numeri ma di persone, ognunacon un volto, un nome, una storia, un futuro da costruire.Abbiamo le risorse, economiche ed umane, per farlo, se lofacciamo insieme. È stato l’incontro tra culture che ha reso grande il nostro Pae-se e il nostro continente, e continuerà a farlo. È una ricchezzada sostenere. È una ricchezza da continuare a raccontare.

Federica Mogherini

Vice-Presidente dellaCommissione Europea

Alto rappresentantedell’Unione per gli affariesteri e la politica disicurezza

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Introduzione

L’arrivo in Europa di oltre un milione di profughi nel corsodel 2015 ha messo definitivamente in crisi quelle certezze sucui il vecchio continente ha cercato negli ultimi 50 anni di co-struire un’identità comune. L’urgenza di trovare una soluzionead un problema la cui complessità è stata troppo a lungo sotto-valutata, ha indotto i 28 paesi dell’Unione (oggi 27) ad assumereposizioni molto diverse tra loro, talvolta diametralmente oppo-ste, per cui abbiamo assistito a scelte assolutamente divergenti.Da un lato, l’apertura della Germania ai profughi siriani, dal-l’altro la costruzione da parte dell’Ungheria, della Serbia, dellaSlovenia, della Macedonia e della Francia di muri dentro e fuoril’Europa con l’intento di contrastare l’ingresso dei migranti. Inquesti mesi, i vari Paesi democratici appartenenti all’Unione eu-ropea, hanno assunto posizioni ed atteggiamenti a dir poco pa-radossali che non hanno risparmiato nessuno, compresa la GranBretagna che, all’indomani della presentazione dell’agenda eu-ropea sull’immigrazione, a maggio 2015, ha annunciato che ilPaese avrebbe dato tutto il supporto logistico necessario percontrastare i trafficanti di esseri umani ma che al contempo nes-sun richiedente asilo avrebbe trovato protezione in Gran Bre-tagna. Una posizione che nei mesi successivi si è trasformata inun referendum che ha posto questo Paese fuori dall’Unione Eu-ropea. L’Italia, invece, nel difficile contesto europeo, si è “riscoperta”accogliente, capace di ridisegnare il suo ruolo di paese di im-migrazione in chiave nuova rispetto ad un passato recente nelquale ha prevalso la politica dei respingimenti. Nell’arco di 36mesi, infatti, è passata da “fanalino di coda” dell’Europa a sog-getto quasi virtuoso, capace di contribuire in maniera determi-nante alla sfida delle migrazioni contemporanee. Dopo l’accoglienza garantita nel 2014 a circa 170 mila personesbarcate in Italia, ci apprestiamo a chiudere il 2016 con numeriche superano sostanzialmente quelli degli anni precedenti. Sipuò affermare, dunque, che l’accoglienza, tra mille difficoltà,oggi viene comunque garantita a tutti e che, sul fronte dell’in-tegrazione, si sta lavorando per provare a fare dei passi in avantinonostante la consapevolezza che la strada sia ancora molto,molto lunga.La Commissione ha tentato di affrontare l’evolversi del fenomenomigratorio con un approccio condiviso che ha trovato spazioall’interno di una agenda il cui principio ispiratore è quello postoalle fondamenta dei trattati costitutivi: il principio di solidarietà,che si sarebbe dovuto sostanziare in una equa ripartizione deimigranti giunti in Europa (in particolare da Grecia e Italia) trai paesi dell’UE. In questo modo si sarebbe superato de facto ilregolamento Dublino permettendo di gestire meglio il flusso diarrivi. Tutto questo ad oggi non è accaduto considerando i nu-

meri molto bassi dei ricollocamenti in Europa ad un anno dellaloro entrata in vigore. L’unico strumento previsto dall’Agendaeuropea che ad oggi ha trovato un’effettiva attuazione sono icentri all’interno dei quali è stato assunto l’approccio Hotspot,i quali sono parte di un sistema respingente che non di radonega l'accesso alla procedura di protezione internazionale e cheha visto nell’accordo Ue Turchia il suo definitivo compimento.

In tanta confusione e indeterminatezza, a pagarne le spese sonoi migranti a cui talvolta, come viene ricorrentemente ricordatodalle associazioni di tutela, non è garantita la possibilità di ac-cedere alla richiesta di asilo creando quella che qualcuno ha de-finito la fabbrica della "clandestinità di Stato" che produce cen-tinaia di nuovi fantasmi, persone in carne ed ossa che rischianoil rimpatrio o la detenzione nei CIE, o nel migliore dei casi, unsoggiorno in un limbo infernale di sfruttamento e ricattabilità.Ne incontriamo molti sui territori. Si tratta di persone disorien-tate che si rivolgono alle organizzazioni umanitarie per chiedereun sostegno o semplicemente un orientamento. È una situazione che rischia di far arretrare nuovamente il nostropaese nella condizione di sentinella d’Europa, chiamata a con-trollare le frontiere di un continente riluttante all’idea di unamobilità ormai inevitabile. Un’idea pericolosa, soprattutto perpaesi come l’Italia e la Grecia che si trovano, loro malgrado, adessere protagonisti più o meno consapevoli di quel processo diesternalizzazione che ormai l’Europa sta portando avanti dacirca due decenni, a partire dal trattato di Dublino.Così come ci preoccupa, soprattutto negli ultimi mesi, l’incre-mento esponenziale dei dinieghi (circa il 60%) pronunciati dalleCommissioni territoriali competenti sulle istanze per il ricono-scimento della protezione internazionale (asilo o protezionesussidiaria) o umanitaria, e il corrispondente innalzamento dellivello di tensione nei centri di accoglienza variamente deno-minati (CARA, Hub, Centri SPRAR, Centri di prima accoglienzao di accoglienza straordinaria) nei quali i migranti rimangonoin attesa di una decisione sul loro status.In siffatto quadro migratorio, così complesso e mutevole, si in-serisce la cosiddetta macchina dell’accoglienza che ha richiestoun crescente sforzo da parte delle istituzioni italiane e del privatosociale affinché si adeguasse il sistema esistente, assolutamentesottodimensionato rispetto ad una realtà che in pochi anni havisto aumentare esponenzialmente il numero dei richiedenti laprotezione internazionale sbarcati sulle nostre coste e di quelligiunti via terra soprattutto dalle frontiere del nord est del Paese.L’aumento della capacità di risposta del sistema che, dati allamano, ha portato il nostro paese più che a raddoppiare la ca-pacità di accoglienza nel giro di due anni, pone ancora una serie

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

di questioni con le quali siamo chiamati a confrontarci a partiredalla necessità di garantire la qualità dei servizi, di formare glioperatori e di dare alle persone in accoglienza risposte credibilicirca la possibilità di integrazione nel nostro paese. Questi, in-vero, non sono punti elenco a sé stanti e ognuno sta nell’altro,in maniera circolare.

La questione relativa alla qualità dell’accoglienza è strettamentecollegata alle modalità con cui si è riusciti a dare risposta al-l’enorme bisogno di posti: ovvero con l’apertura delle strutturestraordinarie (CAS), che da sole assorbono oltre il 70% del totaledelle accoglienze. I dati testimoniano una realtà molto compositadove, a inizio ottobre 2016, erano presenti, nelle diverse strutturedi accoglienza, oltre 165 mila persone giunte in massima partevia mare. Nella rete di primissima accoglienza (CDA, CARA,CPSA, Hub, Hotspot) erano presenti nello stesso periodo oltre14mila richiedenti la protezione internazionale, mentre nellestrutture temporanee di accoglienza quasi 128 mila, pari a piùdel doppio rispetto allo scorso anno. Negli Sprar, strutture diseconda accoglienza per richiedenti e titolari di protezione in-ternazionale, erano poco meno di 23mila.

Sappiamo bene che, nonostante ciò abbia fornito la risposta im-mediata al bisogno, non sempre tuttavia, la qualità della rispostaè stata soddisfacente. L’uso di alberghi o di altre strutture ricet-tive, a vocazione turistica e dunque diverse da quelle previsteper l’accoglienza di richiedenti la protezione internazionale,sono diventate da straordinarie ad ordinarie, tant’è che le strut-ture straordinarie costituiscono percentualmente circa l’80%dei posti d’accoglienza oggi disponibili in Italia.Questa situazione è determinata anche dalla distribuzione di-somogenea sul territorio nazionale: su 8.000 Comuni italiani,solo 2.600 hanno accolto migranti, ovvero uno su quattro; equelli che accolgono, spesso lo fanno oltre un numero propor-zionato e sostenibile per il territorio che accoglie.

Il decreto del 10 agosto del Ministero dell’Interno, è diretto adampliare la rete degli enti locali titolari di progetti di accoglienzanell’ambito della rete Sprar ed è senz’altro positivo in primisper i richiedenti. È evidente che l’adesione al sistema SPRAR,di un comune o di un ente locale, comporterebbe una migliorequalità dei servizi offerti ai richiedenti: ci sono delle linee guida,delle modalità puntuali e dettagliate di rendicontazione, vi è larichiesta di specifiche professionalità, l’aggiornamento e la for-mazione degli operatori, una regia e un coordinamento di si-stema (garantito dal Servizio Centrale) che evidentemente nonritroviamo nel sistema dei CAS, dove spesso ci si muove in ordinesparso, in assenza di standard (comuni ed uguali su tutto il ter-ritorio nazionale) da rispettare e modalità di intervento da adot-tare. C’è, infine, la titolarità dei progetti in capo agli Enti locali,

elemento di garanzia in termini di ownership degli interventida parte delle istituzioni locali e quindi di connessione con il si-stema dei servizi territoriali. Ma le previsioni contenute nel decreto del 10 agosto 2016 sonoaltresì positive perché volte effettivamente a dare continuitàalle progettualità in corso e a rendere “stabile” l’attività di ac-coglienza, prevedendo al contempo nonché la specifica richiestache nel piano finanziario siano allocate risorse pari ad almenoil 7% del costo complessivo nella voce “Spese per l’integrazione”.Vi è dunque un espresso e significativo riconoscimento dell’im-portanza di investire nell’integrazione dei beneficiari.

Se il suddetto decreto ha semplificato in maniera considerevolele procedure amministrative di possibile adesione allo SPRAR,grazie all’introduzione di un meccanismo di accesso permanentee alla eliminazione di termini e scadenze periodiche, la recen-tissima direttiva del Ministro dell’Interno dell’11 ottobre, “Regoleper l’avvio di un sistema di ripartizione graduale e sostenibiledei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio nazionale at-traverso lo SPRAR” ha ulteriormente rafforzato gli sforzi perprovare a giungere ad un unico sistema di accoglienza diffusosu tutto il territorio nazionale. Nella direttiva viene annunciatoche a breve sarà adottato un nuovo sistema di ripartizione e di-stribuzione dei richiedenti asilo e dei rifugiati sul territorio na-zionale attraverso lo SPRAR e al contempo vengono richiamatii Prefetti all’applicazione di una “clausola di salvaguardia” cherenda esenti i Comuni che appartengono alla rete SPRAR, o cheabbiano già formalmente manifestato la volontà di aderirvi,dall’attivazione di ulteriori forme di accoglienza. Inoltre si spe-cifica che tale clausola di salvaguardia deve applicarsi nella mi-sura in cui il numero di posti SPRAR soddisfi la quota di postiassegnata a ciascun comune dal nuovo Piano di ripartizione ei Prefetti debbono adoperarsi affinché i centri di accoglienzatemporanea eventualmente presenti sul territorio dei comuniaderenti alla rete SPRAR vengano gradualmente ridotti, ovveroricondotti ove possibile a strutture della rete SPRAR. L’adozionedi questa direttiva, in sintesi, prova a dare corpo e sostanza aquella scelta di fondo, già espressa nell’intesa del luglio 2014,volto a favorire la stabilizzazione dello SPRAR come sistemaunico di accoglienza. In questo quadro complessivo, dove constatiamo con favorel’impegno verso un cambiamento, anche e soprattutto culturale,sul tema dell’accoglienza e della tutela dei richiedenti la prote-zione internazionale, è bene ricordare l’importanza del lavorosvolto da una parte di coloro che materialmente danno gambeal sistema di accoglienza in Italia. Il terzo settore che, in colla-borazione con lo Sprar, le Istituzioni e gli enti locali assicura daanni la sostenibilità del sistema. E’ anche vero, però, che questasostenibilità sarà possibile solo nella misura in cui vi sarà unacorretta applicazione delle previsioni normative, a partire dal-

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

l’art.8 comma 1 del decreto 142 dove si afferma che “Il sistemadi accoglienza per richiedenti protezione internazionale si basasulla leale collaborazione tra i livelli di governo interessati”.Questo è un aspetto sul quale è necessario crescere, per evitareche periodicamente ci si trovi in affanno, in situazione di emer-genza. Basterebbe citare le criticità sul fronte dei trasferimentidei fondi per l’accoglienza che registrano ormai ritardi di mesi,mettendo così a rischio non solo l’accoglienza, ma anche la suaqualità e il lavoro di tanti operatori dietro ai quali ci sono moltefamiglie.Anche la condizione di estrema precarietà che colpisce i minoristranieri non accompagnati, per i quali non si riesce a imple-mentare un sistema in grado di dare risposte immediate, destaprofonda preoccupazione. Seppure il sistema di accoglienzateoricamente sia oramai stato delineato (sia nell’Intesa del 2014sia nel d.lgs. 142 del 2015), allo stato attuale con un gravissimoritardo di quasi due anni il percorso di accoglienza per i minoristranieri non accompagnati risulta ancora carente, non strut-turato e definito. La presa in carico dei minori non accompagnatiin Italia si caratterizza, ancora oggi, per la forte eterogeneitàdelle politiche sociali e socio-educative, per l’assenza di un unicomodello sociale di riferimento e per la ricaduta differenziata alivello locale del fenomeno stesso.

Al fine di giungere effettivamente ad un sistema di accoglienzae integrazione strutturato, gli aspetti per i quali appaiono piùurgenti interventi pubblici correttivi riguardano: l’equa distri-buzione dei minori stranieri non accompagnati su tutto il ter-ritorio nazionale; l’aumento di posti nelle reti strutturate diprima e di seconda accoglienza; l’adozione di procedure chiarein merito all’identificazione e all’accertamento dell’età; la ridu-zione dei tempi di nomina del tutore e di rilascio del permessodi soggiorno; la non creazione di circuiti speciali di accoglienzadedicati esclusivamente ai minori stranieri non accompagnati;la differenziazione dei servizi offerti dopo una accurata valu-tazione caso per caso che tenga conto della situazione e dei bi-sogni del singolo individuo; il riconoscimento, laddove è neces-sario in considerazione di particolare vulnerabilità (minori piùpiccoli e fragili, vittime di tratta, giovani con patologie graviche richiedono interventi specialistici e prolungati ecc.) di uncontributo statale superiore alla quota prefissata.Investire su accoglienza e integrazione, dunque, significa nonsolo restituire dignità e futuro ad una persona ma contestual-mente produrre legalità e contrastare le molteplici forme disfruttamento a cui assistiamo. D’altronde, che convenga puntaresu un sistema di accoglienza strutturato e coordinato è facil-mente desumibile dal fatto che una persona lasciata al suo de-stino diviene facilmente oggetto di attenzioni da parte della cri-minalità che non di rado utilizza i canali dell’asilo per far pro-liferare i propri traffici.

Questo è accaduto e purtroppo ancora accade con le vittime ditratta per sfruttamento sessuale e sta accadendo anche sul frontedello sfruttamento lavorativo, dove almeno metà dei lavoratorisfruttati ha un permesso umanitario o addirittura una protezionesussidiaria. E’ un dato drammatico, che deve farci riflettere eintervenire.Se questa distorsione è l’effetto di una cattiva accoglienza e suc-cessiva integrazione, in termini di qualità dei servizi e di orien-tamento offerto, occorrerà d’ora in avanti monitorare molto at-tentamente questi fenomeni e attivare tavoli di concertazioneche coinvolgano certamente i comuni interessati, ma anche glialtri attori deputati ad intervenire sul tema. La legge, ad esempio,appena approvata contro il caporalato che modifica in manierasostanziale l’articolo 603 bis del codice penale (intermediazioneillecita e sfruttamento del lavoro) riformulando il reato di ca-poralato allargando le maglie della responsabilità al datore dilavoro che “sottopone i lavoratori a condizioni di sfruttamentoe approfittando del loro stato di bisogno” ci pare essenziale perdepotenziare il fenomeno dello sfruttamento in agricoltura,seppur non sufficiente per eliminarlo in maniera definitiva. Perestirparlo veramente serve una reale azione politica e culturalein grado di rilanciare il comparto agricolo (e non solo) e pro-muovere un lavoro sistematico e organico finalizzato all’elimi-nazione delle condizioni di fragilità e vulnerabilità dei richiedentiasilo e rifugiati.

Infine, non va dimenticato che quanto più l’integrazione si rea-lizza a partire dal coinvolgimento di tutti, tanto più questa pro-duce un effetto positivo nel ridurre diffuse derive xenofobe. Vain quest’ottica, a nostro avviso, anche la positiva previsione, at-traverso una circolare del Ministero dell’Interno, delle attivitàdi volontariato, che possono essere proposte ai beneficiari du-rante l’accoglienza. È una modalità attraverso la quale si accelerail percorso di integrazione della persona, che ha modo così dientrare nelle dinamiche della società in cui vive, interagendo,formandosi, ed anche contribuendo positivamente al benesseredella comunità di riferimento dove sarà accettato e apprezzatocon maggiore facilità e serenità.

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

I migranti forzati nel mondo

Chi fugge, perché e verso dove

milioni

3,2 richiedenti asilo21,3 rifugiati

40,8 sfollati

Nel 2015 34.000 al giorno

24 persone al minuto

Nel 2014 30 al giorno

Nel 2005 6 al giorno

Nel 2015 51%dei rifugiati sono minori

98.400 Afghanistan, Eritrea, Siria e Somalia

domande di asilo di minori nonaccompagnati o separati

Paesi prevalenti di provenienza

I minori

Le persone costrette a fuggire dalle loro case in media nel mondo

Nel 2015 e nel primo semestre del 2016 si è as-sistito all’acuirsi e cronicizzarsi di molte situazionidi guerra, tanto che si contano 35 conflitti in attoe 17 situazioni di crisi. Tali scenari di guerra, oltrea causare morte e distruzione, provocano la fugadi un numero tanto maggiore di persone quantopiù lungo e cruento diventa il conflitto o quantopiù perdurano nel tempo situazioni di insicurezza,

violenza e violazione dei diritti umani. Altri motividi fuga sono costituiti dalle disuguaglianze eco-nomiche, dalle disuguaglianze nell’accesso alcibo (per mancanza di un’equa distribuzione del-la produzione mondiale) e all’acqua, dal feno-meno del cosiddetto land grabbing, che sottraeterre produttive ai paesi più poveri, e dall’insta-bilità creata dagli attentati terroristici.

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Nel 2015 i primi dieci paesi di accoglienza di ri-fugiati si trovavano in regioni in via di sviluppo(complessivamente il 58%, pari a 9,3 milioni dipersone). La Turchia si conferma il paese cheospita il maggior numero di rifugiati al mondonel suo territorio (2,5 milioni contro 1,6 dell’an-no precedente). Segue il Pakistan con 1,6 mi-

lioni di rifugiati (in leggero aumento rispetto al2014), la maggioranza dei quali provenientidall’Afghanistan, e il Libano con 1,1 milioni. Alquarto posto troviamo l’Iran, con 979 mila per-sone, seguito a stretto giro dall’Etiopia (736 mi-la), la Giordania e il Kenya (rispettivamente664 mila e 553 mila unità).

PrincipaliPaesi di asilo

0 0,5 1,5 2,5 3,01,0 2,0

Turchia*

Pakistan

Libano

Iran, Rep. Islamica

Etiopia

Giordania**

Kenia

Uganda

Congo, Rep. Democratica

Ciad

F

FIne 2015

Inizio 2015

* Il dato relativo ai rifugiatisiriani in Turchia è unastima governativa.

** Comprende anche 33.300rifugiati iracheni registratipresso l'UNHCR inGiordania. A fine marzo2015 il Governo stimauna presenza di 400.000iracheni, dato che include irifugiati e altre categorie.

Figura 1

Principali paesi di asilo.Anno 2015.Valori assoluti (in milioni)

A causa di questi fattori si contano nel 2015 a li-vello mondiale 65,3 milioni di migranti forzati,di cui 21,3 milioni di rifugiati (16,1 milioni sot-to il mandato dell’UNHCR), 40,8 milioni di sfol-lati interni e 3,2 milioni di richiedenti asilo,il più alto numero registrato dalla seconda guerramondiale. Solo nel corso del 2015, più di 12,4milioni di persone sono state costrette ad abban-donare le proprie case in cerca di protezione; diqueste, circa 8,6 milioni sono rimaste all’internodei confini nazionali, mentre circa 1,8 milionihanno trovato protezione in altri paesi. I restanti2 milioni costituiscono i nuovi richiedenti asilo.Ciò significa che in media ogni minuto sono24 le persone sfollate in tutto il mondo (controle 30 del 2014), circa 34 mila al giorno. Il numerototale dei rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR(16,1 milioni) è aumentato per il quinto annoconsecutivo, soprattutto per il perdurare del con-flitto in Siria. Il numero complessivo di rifugiati

è stato però ridotto grazie al ritorno volontariodi circa 201 mila rifugiati, il reinsediamentodi circa 107 mila persone e la naturalizzazionedi almeno altre 32 mila.Alla fine del 2015, più della metà dei rifugiati alivello mondiale – il 55% ossia circa 8,8 milionidi persone – risiedeva in Europa o in un paesedell’Africa sub-sahariana. In particolare: n la regione sub-sahariana ha ospitato 4,4 mi-

lioni di rifugiati;n l’Europa ha accolto un numero di poco infe-

riore al precedente (4,4 milioni, con un in-cremento di 1,3 milioni rispetto all’anno pre-cedente);

n la regione dell’Asia e del Pacifico ha ospitato3,8 milioni di rifugiati;

n il Medio Oriente e il Nord Africa hanno ac-colto 2,7 milioni di rifugiati;

n infine, la regione delle Americhe ha ospitatola quota più bassa, pari a 746 mila rifugiati.

Datiglobali

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Principali paesi di origine

Rispetto invece ai paesi di origine dei rifugiati,alla fine del 2015 la Siria rappresenta il primopaese al mondo con 4,9 milioni di rifugiati, di-stribuiti soprattutto nei paesi limitrofi, in parti-colare Turchia, Libano, Giordania, Iraq e Egitto,nonché in Germania e Svezia. L’Afghanistan siconferma al secondo posto con 2,7 milioni di ri-fugiati, la maggior parte dei quali residenti in Pa-kistan e in Iran, oltre che in Germania e Austria;

segue la Somalia (1,1 milioni soprattutto in Ke-nya ed Etiopia), il Sud Sudan (778 mila stimati),il Sudan (628 mila), la Repubblica Democra-tica del Congo (541 mila), la Repubblica Cen-trafricana (471 mila), il Myanmar (451 mila),l’Eritrea (411 mila) e la Colombia (340 mila).Se conteggiati insieme, questi primi dieci paesidi origine ospitano il 76% della popolazione glo-bale dei rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR.

0 0,5 1,0 35 5,01,5 2,0 2,5 4,54,03,0

Siriana, Rep. Araba

Afghanistan

Somalia

Sud Sudan

Sudan

Congo, Rep. Democratica

Centrafricana, Rep.

Myanmar

Eritrea

Colombia

F

Fine 2015

Fine 2014

Figura 2

Principali Paesi di origine.Anni 2014 e 2015. Valori assoluti (in milioni)

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Via occidentaledell’Africa

874

Via occidentaledel Mediterraneo

7.164Guinea 1.991Algeria 1.052Marocco 828

Via centraledel Mediterraneo

153.946Eritrea 38.791Nigeria 21.914Somalia 12.430

Passaggi illegali dalla frontiera esterna nel 2015

1.822.337

Via occidentaledei Balcani

764.038Via delMar Nero

68

Non speci!cato 556.258Siria 90.065Afghanistan 53.237

Via Orientalecon!nante

1.920

Via circolaredall’Albania alla Grecia

8.932 Via orientaledel Mediterraneo

885.386Siria 496.340Afghanistan 213.635Iraq 92.721

Figura 3

Le principali rotte dei migranti verso l’Europa e numero diattraversamenti illegalidelle frontiere nel 2015.

Fonte: Frontex.

Le rotte verso l’Europa

Nel 2015 la rotta del Mediterraneo orientaleha rappresentato la principale via di ingresso inEuropa, con numeri 16 volte maggiori a quelliregistrati nell’anno precedente. Secondo Fron-tex, oltre 885 mila persone (in particolare siriani,afghani e iracheni) sono transitate dalla Turchiae dalle aree limitrofe verso la Grecia via mare ma anche via terra (attraverso la Bul-garia e Cipro). Segue la cosiddetta rotta balca-nica, ossia il percorso via terra verso il Nord Eu-ropa attraverso la Grecia, la Macedonia, la Bul-garia, la Serbia, la Croazia e la Slovenia, formal-mente interrotto con gli accordi tra Unione eu-ropea e Turchia del marzo 2016 ma che ha ri-guardato nel 2015 ben 764 mila migranti. La viadel Mediterraneo centrale, rotta storica che

negli anni passati aveva luoghi di partenza mul-tipli nell’Africa Settentrionale ora concentratiperlopiù in Libia, ha registrato invece una signi-ficativa flessione, passando da oltre 170.000 mi-granti sbarcati del 2014 ai 153 mila del 2015,la maggior parte dei quali eritrei, nigeriani e so-mali. Le restanti rotte di ingresso in Europa (viacircolare dall’Albania e dalla Grecia, via occi-dentale, rotta del Mar Nero e rotta artica) risul-tano essere state utilizzate su scala molto mino-re. In base ai dati OIM, purtroppo le personemorte nel tentativo di raggiungere l’Europa han-no già raggiunto a fine ottobre 2016 il numerodi 4.899 (di cui 3.654 nel solo Mediterraneo),rispetto ai 4.423 totali sulle rotte di tutto il mon-do nello stesso periodo del 2015.

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Il contesto europeo

Nel corso del 2015 sono state presentate in Eu-ropa 1.393.350 domande di protezione in-ternazionale, di cui il 94,9% nei 28 Paesi mem-bri dell’Unione europea: un valore più che rad-doppiato dall’anno precedente.

La Germania, con 476.620 domande presentate(pari al 36% delle istanze in UE)è il primo paeseper richieste di protezione internazionale, conuna crescita pari al 135% rispetto all’anno pre-cedente. A larga distanza seguono Ungheria eSvezia, con rispettivamente 177.135 (13,4%) e162.550 (12,3%) domande e quindi Austria(88.180) e Italia (84.085). Questi primi cinquepaesi raccolgono il 74,8% delle domande pre-sentate in Unione Europea. In termini di crescitapercentuale, invece, la Finlandia è il paese cherispetto al 2014 registra l’aumento maggiore pas-

sando da 3.630 a 32.345 domande (+791%),seguito da Ungheria (+314%) e Austria(+214%). L’Italia ha invece registrato un aumen-to ben inferiore (30%). Delle 88.255 domandedi protezione internazionale da parte di mi-nori stranieri non accompagnati, il 40% sonostate presentate in Svezia (35.250), il 16,4% inGermania (14.400,), il 10,0% in Ungheria(8.805), il 9,4% in Austria (8.275) e il 4,6% inItalia (4.070). Proprio l’Ungheria, insieme allaFinlandia e al Belgio, sono i paesi che registranola crescita percentuale più elevata rispetto al nu-

Le domande di protezionepresentate

Figura 4

Domande di protezioneinternazionale nell’UnioneEuropea (28 Stati). Anni 2008-2016. Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Eurostat

* Primi 6 mesi del 2016.

2008 2010 2011 2016*2014 2015201320122009

0

200.000

1.000.000

800.000

600.000

1.200.000

400.000

1.400.000

Figura 5

Domande di protezioneinternazionale per Paesedi presentazione delladomanda, Unione Europea(28 Stati).Anni 2015 e 2016.Valori percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Eurostat

36,0%

13,4%12,3%

7,3%

6,7%

6,4%

5,7%

3,4%

3,4%

G

2,9% 2,4%

2015

65,9%

7,1%

5,2%

4,8%

4,0%

3,3%

2,7%2,4%

1,7%1,4%

2016

1,5%

Germania

Italia

Altri paesi

Francia

Ungheria Paesi Bassi

Austria

Svezia

Regno Unito

Grecia

Belgio

2

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Nell’ambito dei pacchetti attuativi dell’Agendaeuropea sulla migrazione, due decisioni del Con-siglio Ue del settembre 2015 istituivano qualemisura temporanea a favore dell’Italia e dellaGrecia un meccanismo di ricollocazione di untotale di 160.000 richiedenti asilo negli altriStati membri entro un periodo di due anni. Il 20luglio 2015 gli Stati membri hanno inoltre con-venuto di reinsediare 22.504 persone in evi-dente bisogno di protezione internazionale. Inbase alla sesta relazione sulla ricollocazionee il reinsediamento della Commissione

(COM(2016) 636), a metà del percorso di at-tuazione delle decisioni del Consiglio, sono statericollocate 5.651 persone (di cui 4 455 dallaGrecia e 1 196 dall’Italia), appena il 3,5% delnumero complessivo previsto mentre, perquanto riguarda il reinsediamento, sono statereinsediate 10.695 delle 22.504 persone pre-viste (ovvero il 47,5% del totale), di cui 1.614dalla Turchia nell’UE in base al meccanismo 1:1.È del tutto evidente come gli strumenti ideatiabbiano funzionato molto al di sotto delle aspet-tative del Consiglio UE.

Ricollocazioniereinsediamenti

mero di domande di MSNA dell’anno passato:rispettivamente +1.355,4%, +1.200,0% e+457,9%. Con riferimento alle nazionalità deirichiedenti protezione internazionale, la situa-zione di conflitto e instabilità politica in MedioOriente continua a produrre conseguenze signi-ficative sul territorio dell’UE. Infatti, le richiestad’asilo provenienti da cittadini siriani, in con-tinua crescita dal 2012, hanno raggiunto la cifradi 368.400 nel 2015 (+202% rispetto all’annoprecedente) e rappresentano il 27,9% del totaledelle domande presentate. Seguono le istanzedi cittadini afghani (181.360, +338%), iracheni

(124.905, +484,6%) e, a più larga distanza, ko-sovari (72.465), albanesi (67.740) e pakistani(47.840). Nei primi sei mesi del 2016 sono statepresentate 578.445 domande, di cui 562.190 nelterritorio UE. La Germania si conferma il Paesedell’Unione con il più alto numero di domande(370.490), coprendo i due terzi delle oltre 560mila domande presentate. A seguire, seppure agrande distanza, troviamo l’Italia (7,1%, 39.971richieste), la Francia (4,8%, 26.710), l’Ungheria(4%, 22.490) e l’Austria (3,3 %, 18.565), che in-sieme alle domande presentate alla Germaniacoprono l’85% del totale.

A fronte delle 776.160 decisioni da parte del-l’Unione Europea nel 2015, il 43% (333.205)ha portato al riconoscimento di una formadi protezione internazionale. Di queste, il44,5% sono state rilasciate in Germania, il10,3% in Svezia, l’8,9% in Italia, il 7,8% in Fran-cia e il 5,4% nel Regno Unito. Quanto alla tipo-logia delle decisioni in 9 casi su 10 una formadi riconoscimento viene concessa in Bulgaria,nel 79% dei casi nei Paesi Bassi e nel 75% in Da-nimarca. I Paesi meno propensi a riconoscereuna forma di protezione sono, invece, Lettonia(12,5% delle decisioni prese), Polonia (12,9%)e Ungheria (14%). La Germania, primo Paeseper numero di domande e per numero di deci-sioni prese, riconosce una forma di protezione

internazionale nel 43,2% dei casi (valore appenasuperiore alla media dell’Unione), mentre l’Italianel 41,5%. Nei primi sei mesi del 2016 235.495domande hanno avuto esito positivo, pari al62,1% del totale delle decisioni prese. In taleperiodo, la Slovacchia è il Paese dell’Unione conl’incidenza maggiore di decisioni positive (94%),seguita da Malta (86,3%) e i Paesi Bassi(84,9%). All’altro capo troviamo l’Ungheria(12,6%), la Polonia (9,2%) e la Croazia, la qualenon ha riconosciuto alcuno status nel corso deiperiodo considerato. In termini assoluti, comun-que, la Germania è il Paese con il più elevato nu-mero di decisioni positive nei primi mesi del2016, rappresentando il 74% (pari a 174.230)di tutte le decisioni positive in UE.

Le decisioniadottate

Paesi Domande v.a.

Decisioni v.a.

Esiti positiviv.p.

Dinieghiv.p.

Germania 476.620 343.260 43,2 56,8Ungheria 177.135 3.900 14,0 85,9Svezia 162.550 57.500 60,0 40,0Austria 88.180 26.195 67,8 32,2Italia 84.085 71.365 41,5 58,5Francia 75.750 112.490 23,1 76,9Paesi Bassi 44.970 21.550 79,1 20,9Belgio 44.760 27.155 40,1 59,9Regno Unito 38.995 51.195 35,0 65,0Finlandia 32.345 3.135 57,3 42,7Unione Europea (28 Paesi) 1.322.170 776.160 42,9 57,1media UE 47.220 27.712

Tabella 1

Confronto domande diprotezione internazionaleed esiti. Primi 10 Paesi UEper numero di domande.Anno 2015. Valori assoluti e percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Eurostat.

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

E in Italia?

I numeri, il genere, la nazionalità,l’età di chi arriva

In Italia, nel 2015, il numero dei migranti sbar-cati sulle coste - quasi tutti dalla Libia - ha rag-giunto la quota di 153.842 (di cui tre quarti disesso maschile e 10,7% minori); tale cifra, sep-pur inferiore a quella registrata nel 2014 (conoltre 170mila sbarchi), rappresenta un valoreconsiderevole alla luce dell’aumento degli in-gressi attraverso la rotta balcanica e quella delMediterraneo orientale. Complessivamente, nel2015 i minori giunti sulle coste del nostro Paesesono stati 16.478 (pari al 10,7% del totale deimigranti sbarcati, in diminuzione rispetto al2014 quando erano il 15,4%), di cui la maggiorparte (12.360, il 75% del totale) sono arrivatida soli e la restante parte in compagnia di al-meno un adulto (4.118). Rispetto ai paesi di origine, nel 2015 la maggior

parte dei migranti provengono dall’Eritrea(39.162 pari al 25,4% del totale) e dalla Nigeria(22.237); seguono somali (12.433), sudanesi(8.932) e gambiani (8.454). I siriani rappresen-tano solo la sesta nazionalità (7.448) mentrenel 2014 si collocavano al primo posto (42.323).Anche nei primi sei mesi del 2016, le prime duenazionalità di migranti sbarcati sono quella ni-geriana ed eritrea, ma a posti invertiti (rispetti-vamente 10.515 e 9.035). Nel primo semestre del 2016 i migranti sbarcatisono stati 68.876, più o meno come quelli giuntil’anno precedente nello stesso periodo, mentrea fine ottobre 2016 sono giunti a quota159.432 (+13% rispetto all’anno precedente)di cui 19.429 minori stranieri non accompa-gnati (pari al 12,1%).

Figura 6

Migranti sbarcati sulle coste italiane. Anni 1999- 2015 e 2016 (al 30 giugno). Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittalia su dati Ministero dell’Interno.

1999 2001 20162002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 20132000 20152014

20.143

68.876

23.719

14.331 13.63522.939 22.016

20.165

36.951

9.573

4.406

62.692

13.267

42.925

26.817

153.842170.100

0

40.000

120.000

160.000

80.000

49.999

1

4

sara

pre

stia

nni

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

A fronte di questi arrivi, nel 2015 le domandedi protezione internazionale presentate in Ita-lia sono state 83.970 (+32% rispetto al 2014),di cui l’88,5% da parte di uomini e il 4,7% co-stituito da minori stranieri non accompagnati(3.959 casi). Le prime cinque nazionalità di ri-chiedenti asilo risultano essere Nigeria, Pakistan,

Gambia, Senegal e Bangladesh e corrispondonoa circa il 60% del totale. Nei primi sei mesi del2016 le domande sono state 53.729, il 64% inpiù rispetto allo stesso periodo del 2015; le quat-tro nazionalità prevalenti rimangono le stessedel 2015 mentre sale al quinto posto la Costad’Avorio.

Le domandepresentate

Figura 7

I primi dieci paesi diorigine dei richiedentiprotezione internazionale.Anno 2015.Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati della CommissioneNazionale.

Altro

Costa D’Avorio

Ghana

Ucraina

Mali

Bangladesh

Gambia

Senegal

Pakistan

Nigeria

Afghanistan

0 2.000 4.000 6.000 12.000 14.000 16.000 18.000 20.00010.0008.000

Altro

Bangladesh

Afghanistan

Mali

Eritrea

Costa D’Avorio

Gambia

Senegal

Pakistan

Nigeria

0 2.000 4.000 6.000 12.000 14.000 16.000 18.000 20.00010.0008.000

Guinea

Figura 8

I primi dieci paesi diorigine dei richiedentiprotezione internazionale.Primo semestre 2016.Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati della CommissioneNazionale.

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Con riferimento alle decisioni delle Commis-sioni territoriali prese nel corso del 2015, suoltre 71mila istanze complessivamente esami-nate in 13.780 casi è stata riconosciuta unaforma di protezione internazionale (19,4%contro 32% del 2014). In particolare, è statoconcesso lo status di rifugiato a 3.555 richie-denti (5% contro il 10% dell’anno precedente)mentre la protezione sussidiaria è stata accor-data a 10.225 casi (14,4% contro 22%). Som-mando inoltre 15.768 persone a cui è stato con-cesso un permesso di soggiorno per motivi uma-nitari (pari al 22,2% contro il 28% del 2014),l’esito positivo delle domande risulta pari al41,5%, in netta diminuzione rispetto al 60% del2014. Prendendo in esame le prime dieci nazio-nalità di richiedenti, si osserva che la quota mag-giore di esiti positivi è relativa agli afghani(95,2%) e agli ucraini (65,5%), seguiti da paki-stani (44,3%) e ivoriani (41,7%). Sull’altro ver-sante, i cittadini del Bangladesh sono quelli chehanno avuto il più alto tasso di non riconosci-menti (72,7%), seguiti a breve distanza da se-

negalesi (66,4%), ghanesi (65,8%) e nigeriani(65,6%). Nei primi sei mesi del 2016, sono sta-te esaminate complessivamente 49.479 doman-de, di cui il 59,6% culminate nel non riconosci-mento di alcuna forma di protezione (contro49% relativo allo stesso periodo dell’anno pre-cedente).

Le decisioniadottate

60%

18%

13%

4%5%

0%

Figura 9

Decisioni sulle domandedi protezioneinternazionale esaminate.Primo semestre 2016. Valori percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati della CommissioneNazionale.

Diniego

Umanitaria

Sussidiaria

Rifugiati

Irreperibili

Altri esiti

0

Per far fronte alla crescente richiesta di acco-glienza dei migranti, negli ultimi anni sono statepredisposte strutture dedicate che, dopo unafase iniziale di emergenza, sono state, attraversoun processo incrementale, portate sempre piùa sistema, ottemperando, parallelamente, anchealle disposizioni fissate a livello europeo. Al 31 dicembre 2015 i migranti complessiva-mente presenti nelle varie strutture di accoglien-za sono oltre 114.400 (+64% rispetto allo stessoperiodo del 2014). Nel dettaglio, nelle strutturetemporanee CARA/CDA/CPSA gli immigrati ac-colti erano 7.394, nei centri di accoglienza stra-ordinaria (CAS) 76.683 e nei centri SPRAR oltre30.300. Rispetto ai 76.683 migranti accolti neiCAS, la quota maggiore è ospitata in strutturedella Lombardia (16,3%), Veneto (9,9%), Pie-monte (9,1%) e Campania (9%) mentre la mag-

gior parte di migranti residenti neiCARA/CDA/CPSA è in Sicilia (45,8%); seguono,con cifre molto inferiori, Puglia (23,5%), Cala-bria (13,6%) e Lazio (10,5%). Relativamenteinvece alle presenze di richiedenti asilo e rifugiatinei centri SPRAR, sono il Lazio e la Sicilia adospitarne il numero maggiore (22,4% e 20,1%).Se al 30 giugno 2016 risultavano presenti nellediverse strutture 135.045 migranti (96.701 nellestrutture temporanee, 14.848 nei centri di primaaccoglienza e hotspot e 23.496 nei centri SPRAR)a fine ottobre 2016 gli accolti nelle diverse strut-ture erano 171.938 migranti, di cui 133.727nelle strutture temporanee (pari al 77,7%del totale), 14.015 (8,1%) nei centri di primaaccoglienza, 1.225 (0,7%) negli hotspot e22.971 (13,3%) nei centri SPRAR.

L’accoglienza di chi arriva

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Friuli Venezia Giulia 3

Trentino Alto Adige 1

Emilia Romagna 7

Veneto 8

Marche 3

Umbria 2

Molise 2

Basilicata 1

Puglia 7

Calabria 4Sicilia 8

Campania 8

Lazio 8

Piemonte 8

Liguria 3

Lombardia 13

Abruzzo 2

Sardegna 4

Toscana 7

Valle D’Aosta 0,2Figura 10

Distribuzione dei migrantiaccolti a livello regionaleDati aggiornati ad ottobre 2016.Valori percentuale.

Tabella 2

Accolti nelle diversestrutture. Dati aggiornatia ottobre 2016.Valori assoluti.

A B C DA+B+C

Territorio Immigratipresenti nelle

strutturetemporanee

Immigratipresenti negli

hotspot

Immigratipresenti nei

centri di primaaccoglienza

Posti SPRARoccupati

(al 12 ottobre2016)

Totale immigratipresenti sul

territorioRegione

Lombardia 20.850 1.483 22.333Veneto 11.426 2.828 500 14.754Lazio 9.100 918 4.213 14.231Sicilia 4.826 985 3.996 4.360 14.167Campania 11.912 1.286 13.198Piemonte 11.862 1.206 13.068Toscana 11.328 842 12.170Emilia-Romagna 10.103 567 1.172 11.842Puglia 5.777 240 3.328 2.220 11.565Calabria 3.091 1.231 2.238 6.560Sardegna 5.715 193 5.908Liguria 5.405 453 5.858Friuli-Venezia Giulia 4.064 1.147 357 5.568Marche 4.263 694 4.957Molise 2.932 475 3.407Umbria 2.974 411 3.385Abruzzo 3.067 262 3.329Basilicata 1.964 459 2.423Provincia Autonoma di Bolzano 1.494 0 1.494Provincia Autonoma di Trento 1.284 147 1.431Valle d'Aosta 290 0 290Totale 133.727 1.225 14.015 22.971 171.938

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Il sistema SPRAR

Nel 2015 i progetti finanziati dal Fondo nazio-nale per le politiche e i servizi dell’asilo (FNPSA)per il Sistema di protezione richidenti asilo e ri-fugiati (SPRAR) sono stati 430 (per complessivi21.613 posti in accoglienza), di cui 348 desti-nati all’accoglienza di richiedenti e titolari diprotezione internazionale appartenenti alle ca-tegorie ordinarie (20.356 posti), 52 destinati aminori non accompagnati (977 posti) e 30 a per-sone con disagio mentale e disabilità fisica (280posti). Gli enti locali titolari di progetto sonostati complessivamente 376, di cui 339 comuni,29 province e 8 unioni di comuni. Dei quasi 30 mila accolti nel 2015 il 58% è ri-chiedente, il 19% è titolare di protezione uma-nitaria, il 13% di protezione sussidiaria e il 10%ha ottenuto lo status di rifugiato. Rispetto ai pri-mi cinque paesi di origine, il 15,2% dei benefi-ciari proviene dalla Nigeria, il 12,5% dal Paki-stan, il 12,2% dal Gambia, il 10,6% dal Mali eil 10,1% dall’Afghanistan. A conferma di unapopolazione giovane, la fascia d’età maggior-mente rappresentata è quella che va dai 18 ai25 anni (47,2%) mentre quella immediatamentesuccessiva dai 26-30 anni costituisce il 23,1%.I minori costituiscono l’8,1%, ossia 2.384 bene-ficiari, di cui 1.640 sono minori stranieri non

accompagnati (68,8%).Nel corso del 2015 sono uscite dall’accoglienza11.093 persone: il 34,5% ha visto scaduti i ter-mini dell’accoglienza indicati dalle Linee Guidadello SPRAR, il 31,6% ha abbandonato volon-tariamente l’accoglienza, il 29,5% risulta averportato avanti il proprio percorso di inserimentosocio-economico, inteso come l’acquisizione distrumenti volti a supportare l’inclusione sociale;il 4,2% e stato allontanato; lo 0,2% ha sceltol’opzione del rimpatrio volontario assistito. Durante il primo semestre 2016, i progetti fi-nanziati dal FNPSA sono stati 674, 244 in piùrispetto al 2015 (per complessivi 27.089 postiin accoglienza), di cui 520 destinati all’acco-glienza di richiedenti e titolari di protezione in-ternazionale appartenenti alle categorie ordi-narie (24.593 posti), 109 destinati a minori nonaccompagnati (1.916 posti) e 45 a persone condisagio mentale e disabilità fisica (580 posti).Con la continuazione dei processi di ampliamen-to straordinario promosso dal Ministero dell’In-terno, la capienza è salita a 27.089 posti (di cui12.485 strutturalmente finanziati da bando e14.604 posti aggiuntivi). Gli enti locali titolaridi progetto sono stati in totale 574, di cui 533comuni, 29 province e 12 unioni di comuni.

La rete delsistema SPRARtra il 2015 e il 2016

Figura 11

Accolti nella rete SPRARper regione. Anno 2016 (al 30 giugno).Valori percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati della Banca dati delServizio Centrale.

CalabriaSicilia

20,9%20,3%

9,8%8,8%

5,4% 5,4% 5,2% 5,1%

3,3% 3,2%2,1% 2,0% 1,9% 1,8%

1,3% 1,1 0,9% 0,8%

Puglia Campania Piemonte Marche Basilicata Friuli VeneziaGiulia

Abruzzo Trentino Alto Adige

Lombardia Emilia Romagna

Toscana Molise Liguria Veneto

Lazio

Umbria

0,5%

Sardegna

5,0

10,0

15,0

20,0

0,0

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Figura 12

Beneficiari complessivi per tipologia di permessi di soggiorno. Anno 2016 (al 30 giugno). Valori percentuali

Fonte: elaborazione Cittalia su dati della Banca dati delServizio Centrale.

22,7%

57,7%

11,2%

8,4%

R

RifugiatI

Titolari di protezione sussidiaria

Titolari di protezione umanitaria

Richiedentiasilo

I beneficiari complessivamente accolti sono stati22.983, di cui il 57,7% richiedente, il 22,7% ti-tolare di protezione umanitaria, l’11,2% di pro-tezione sussidiaria e l’8,4% ha ottenuto lo statusdi rifugiato. Le prime cinque nazionalità dei be-neficiari rispecchiano sostanzialmente quelledel 2015: il 16,4% proviene dalla Nigeria, il13,6% dal Gambia, il 12,2% dal Pakistan, il10,2% dal Mali e l’8,5% dall’Afghanistan. Comeriflesso dell’aumento dei posti di accoglienzadestinati ai minori, i minorenni costituisconol’11,8% del totale, contro l’8,1% dell’anno pre-cedente.

Con l’estensione dell’accoglienza nella reteSPRAR anche ai minori stranieri non accompa-gnati che non presentano domanda di asilo el’istituzione a decorrere dal 1° gennaio 2015 delFondo per l’accoglienza dei minori stranieri nonaccompagnati nello stato di previsione del Mi-nistero dell’Interno previsti nella legge190/2015 (art. 1), il numero di MSNA accoltinei progetti dello SPRAR ha registrato un note-vole incremento. Oltre ai posti strutturali dedicati, gli enti localihanno messo a disposizione 214 posti addizio-nali e poi ulteriori 75 nel primo semestre 2016

con un contributo statale pro capite/pro die di45 euro in risposta alla richiesta formulata dalMinistero dell’Interno nella Circolare del 23 lu-glio 2014 a cui si sono aggiunti altri 1.000 postiper minori relativi al bando 2015-2016 e ulte-riori 78 posti attivati da luglio 2016. Alla lucedi ciò, il numero dei posti è quasi raddoppia-to, passando da 977 a 1.916 e conseguente-mente, anche il numero di minori accolti è pas-sato da 1.640 del 2015 ai 1.994 del primo se-mestre 2016.

La condizionedei minoristranieri nonaccompagnatirichiedentiasilo (MSNARA)nella rete delloSPRAR e i postidi accoglienza

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

Immigrazionee salute mentale

Focus /

La letteratura scientifica ha focalizzatol’attenzione sui fattori in grado di influiresulla salute psichica dei migranti solo inanni recenti. Se per la salute in generaleosservazioni clinico-epidemiologiche han-no consentito di riscontrare il cosiddetto“effetto migrante sano”, per cui l’individuoparte ed arriva in buone condizioni e adincidere maggiormente sono piuttosto lecondizioni di inserimento nel paese ospite,medesime considerazioni possono esserefatte in ambito psichiatrico rispetto al ruologiocato dalle Post-Migration Living Diffi-culties (PMLD: difficoltà di vita in terra diimmigrazione), soprattutto in relazione al-la popolazione rifugiata, caratterizzataspesso da percorsi migratori particolar-mente traumatici. Tuttavia, nonostante manchino ancora ri-cerche empiriche e dati affidabili in meri-

to, gli operatori del settore hanno rilevatoun aumento di richieste di ricoveri e cu-re psichiatriche da parte di migranti convissuti di psicotraumatologia e talvolta diemarginazione sociale precedenti la mi-grazione; caratteristiche personali menosolide che in passato, che rendono i richie-denti più esposti allo stress da transcultu-razione; progetto migratorio inesistenteo reso assai difficoltoso dalle condizionieconomiche del paese ospite in recessio-ne; supporto sociale lacunoso e, infine,esperienze luttuose e traumatiche (in par-ticolare, la tortura). In tali condizioni, lePMLD comportano un elevato rischio disviluppare Disturbi da Stress Post-Trauma-tico (PTSD), con un aumento di gravitàdei sintomi, una resistenza al processo te-rapeutico e una maggiore difficoltà nelprocesso di integrazione sociale.

Nonostante la presenza di strutture dedi-cate di alto livello (si ricorda che la stessarete dello SPRAR comprende progetti spe-cifici dedicati ai richiedenti e rifugiati condisagio mentale e disabilità fisica) di frontead una crescente domanda di assistenzapsichiatrica, la risposta dei servizi italianiappare difficoltosa sia per la forte pressio-ne cui sono stati sottoposti in modo rela-tivamente inaspettato, sia per la necessitàdi sviluppare competenze cliniche e forniresoluzioni organizzative nuove, ad esempiointroducendo traduttori di lingue localipoco diffuse. Per quanto tuttavia la situa-zione possa apparire complessa, tali diffi-coltà possono rivelarsi un’opportunità pre-ziosa per promuovere la crescita e la ma-turazione complessiva di tutti i servizi as-sistenziali e sanitari coinvolti, con poten-ziali ricadute positive su tutto il sistema.

nell’Italia del 2016

Il flusso migratorio dei minori non accompagnatiche accedono al sistema SPRAR appare prevalen-temente composto da ragazzi maschi prossimi alcompimento della maggiore età. Si conferma infattila predominanza quasi assoluta dei minori di sessomaschile (che tuttavia diminuiscono dal 99,8%del 2015 al 97,1% del primo semestre 2016) e l’in-cidenza dei neomaggiorenni (40,6%, che peròperdono 12,1 punti percentuali rispetto al 2015).Infine, rispetto ai permessi di soggiorno, nel primo

semestre 2016 i richiedenti asilo rappresentano il62,7% (+10,7 punti percentuali rispetto al 2015),i permessi per protezione umanitaria scendono al18,1% (-15,9 punti percentuali) mentre quelli perprotezione sussidiaria calano all’1,2% (-2,8 puntipercentuali). Anche i rifugiati diminuiscono, pas-sando dal 3% del 2015 all’1,1%. Tali diminuzionisono però compensate dai permessi per minoreetà, non presenti negli anni passati, e che nei primisei mesi del 2016 sono pari al 17%.

6,5%

Egitto

3,5%

Senegal

3,0%

Bangladesh

27,4%

10,9%

Albania

5,5%

Gambia

11,1% 8,3%

Mali

3,5%

Costa D’Avorio

8,9%

GuineaNigeria Ghana

Figura 13

Prime dieci nazionalitàdei MSNA accolti nella rete SPRAR.Anno 2016 (al 30 giugno). Valori percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati della Banca dati delServizio Centrale.

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ALLE FRONTIERE

Un approccio orientato alla tutela dei diritti umaniIl difficile obiettivo di armonizzare le atti-vità di controllo alle frontiere con le garan-zie di protezione, deve sempre e comunqueessere ispirato alla tutela dei diritti umani.Nessuna situazione di emergenza potrà maigiustificare un approccio diverso da quelloorientato verso la tutela dei diritti delle per-sone.Nello specifico si raccomanda:� che l’Unione Europea ottemperi ai suoi

obblighi internazionali per la protezionedei diritti umani alle sue frontiere ester-ne, sostenendo e rafforzando sempre piùle operazioni di ricerca e salvataggio;

� che venga impedita la restrizione dellalibertà di movimento e rispettato il dirittodi lasciare qualsiasi Paese, incluso il pro-prio, anche attraverso un rapido accessoai documenti di identità e di viaggio;

� che vengano ampliati i canali umanitaridi ingresso in Europa anche attraverso ilrilascio di visti da richiedere alle amba-sciate dei Paesi di transito ed origine;

� che venga implementata al più presto datutti gli Stati membri la previsione di di-stribuire i richiedenti la protezione in-ternazionale giunti in Europa attraversoquote in grado di rispondere all’effettivobisogno;

� che si lavori ad una revisione del Rego-lamento di Dublino volta innanzituttoall’eliminazione del riferimento al paesedi primo ingresso;

� che vengano attivati presso tutti i valichidi frontiera e le aree di ingresso o di tran-sito servizi di assistenza e orientamentoin favore di cittadini stranieri intenzio-nati a richiedere protezione internazio-nale;

� che l’Ue monitori gli accordi bilateralifra gli Stati membri e i paesi di originedei migranti e dei richiedenti la prote-zione internazionale;

A LIVELLO NAZIONALE

Definitiva implementazionedi un sistema unico di accoglienzaÈ necessario giungere quanto prima all’im-plementazione di un sistema unico di acco-glienza attraverso la fattiva collaborazionedegli enti locali e con il prezioso contributodel terzo settore. Nella ricomposizione diun sistema unico, è necessario dunque chemedesime linee guida e identici standard –nonché puntuali e stringenti controlli sul-l’utilizzo dei fondi – disciplinino comune-mente tutte le misure di accoglienza e gliinterventi adottati.Nello specifico si raccomanda:� la piena messa in atto della cd. filiera

dell’accoglienza così come definita neldecreto legislativo 142/2015 (questa pri-ma parte in grassetto) con particolare ri-ferimento all’attivazione di hub di primaaccoglienza sia per gli adulti, sia per i mi-nori stranieri non accompagnati;

� la piena applicazione della direttiva delMinistro dell’Interno dell’11 ottobre2016, “Regole per l’avvio di un sistemadi ripartizione graduale e sostenibile deirichiedenti asilo e dei rifugiati sul terri-torio nazionale attraverso lo SPRAR”;

� l’adozione di standard predefiniti in ognicontesto di accoglienza, strutturale ostraordinario;

� la predisposizione di programmi di for-mazione e aggiornamento rivolti sia aforze dell’ordine che ad operatori del-l’accoglienza;

� il disegno di legge sulle “misure di pro-tezione dei minori stranieri non accom-pagnati” prosegua il suo iter al Senato,dopo l’approvazione alla Camera il 26ottobre 2016;

� modalità comuni di monitoraggio e divalutazione degli interventi in tutti i con-testi di accoglienza, che consentano diverificare l’efficienza e l’efficacia degliinterventi adottati.

POLITICHE E STRATEGIE

L’inserimento socio-economicoL’idea che l’accoglienza possa essere di persé l’unica risposta ad ogni esigenza e biso-gno delle persone rischia di rappresentareun limite. Durante il periodo di accoglienza,dunque, è necessario mettere gli ospiti incondizione di acquisire strumenti che pos-sano consentire loro di sentirsi padroni dellapropria vita e di agire autonomamente, unavolta usciti dai programmi di assistenza.Nello specifico si raccomanda:� politiche e programmi specifici, a livello

nazionale e regionale, volti a facilitarel’inserimento socio-economico-abitativodi titolari di protezione internazionale eumanitaria, adottando una loro equipa-razione alle categorie in Italia maggior-mente svantaggiate;

� il rafforzamento delle azioni di accom-pagnamento ai percorsi di inclusione so-ciale durante il periodo di accoglienza;

� l’avvio di progetti di volontariato, comeda circolare inviata dal Ministero dell’In-terno alle prefetture nel 2014, al fine distringere accordi con gli enti locali perfavorire lo svolgimento di attività di vo-lontario, da parte dei richiedenti la pro-tezione internazionale ospiti nei centridi accoglienza;

� l’inserimento lavorativo delle persone inmodo legale e professionale, evitandoche necessariamente vadano incontro asfruttamento e a condizioni di vita e dilavoro aberranti.

La cura dell’informazione sul temadelle migrazioni forzateÈ necessario, anche in collaborazione conl’Associazione Carta di Roma, favorire laformazione degli operatori della comuni-cazione e un’informazione corretta, diffusae puntuale sui nuovi fenomeni delle migra-zioni forzate, così che non si creino i pre-supposti per una lettura ideologica nell’opi-nione pubblica foriera talvolta di contrap-posizioni e conflittualità sociali.

Raccomandazioni

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SINTESI rapporto sUlla protezione internazionale in italia 2016

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ANCI (Associazione Nazionale dei ComuniItaliani), costituisce il sistema di rappre-sentanza dei Comuni di fronte a Parla-mento, Governo, Regioni, organi dellaPubblica Amministrazione, organismi co-munitari, Comitato delle Regioni e ognialtra istituzione che eserciti funzioni pub-bliche di interesse locale. Aderiscono adanCi 7318 comuni, rappresentativi del90% della popolazione italiana. In ma-teria di immigrazione e asilo anCi, nelquadro delle posizioni definite in Com-missione Immigrazione, incoraggia l’at-tuazione di pratiche innovative, sviluppareti e collaborazioni, interviene nel di-battito nazionale su questioni di interessedei territori, quali l’esercizio della citta-dinanza, l’integrazione, l’accesso ai ser-vizi, raccogliendo le istanze dei Comunie riportandole nelle sedi proprie. Propriosull’idea di una collaborazione virtuosatra Stato centrale e territori si è focaliz-zato l’intervento di anCi in materia di im-migrazione, a partire dall’esperienza delSistema di protezione per richiedenti asi-lo e rifugiati – sprar.

Caritas Italiana è l’organismo pastoraledella Cei (Conferenza Episcopale Italia-na) per la promozione della carità. Ha loscopo di promuovere «la testimonianzadella carità nella comunità ecclesiale ita-liana, in forme consone ai tempi e ai bi-sogni, in vista dello sviluppo integraledell’uomo, della giustizia sociale e dellapace, con particolare attenzione agli ul-timi e con prevalente funzione pedago-gica» (art. 1 dello Statuto). Tra le molte-plici attività, la Caritas Italiana opera alivello nazionale e internazionale sui temidella mobilità umana in situazioni diemergenza umanitaria, di accoglienza edi tutela. È parte di Caritas Internationa-lis, la rete mondiale presente in oltre 160paesi, e di Caritas Europa, che riuniscele Caritas di 46 paesi europei. In Italia,attraverso la rete delle 220 Caritas dio-cesane svolge una capillare azione di sup-porto ai cittadini stranieri implementan-do attività volte non solo all’accoglienzama all’integrazione di singoli e famigliepresenti sul territorio.

Cittalia - Fondazione anCi Ricerche è lastruttura dell’anCi dedicata agli studi ealle ricerche sui temi di principale inte-resse per i comuni italiani. Nata nel 2008,la Fondazione si è occupata di ambiente,istituzioni e innovazione per poi focaliz-zarsi su welfare e inclusione sociale; le at-tività di studio e ricerca, come lo sviluppodi nuove progettualità, sono dedicate aitemi dell’asilo, dei diritti umani, dell’im-migrazione, della cittadinanza, della in-clusione sociale, delle politiche sociali esocio-sanitarie. Cittalia ha al suo internoil Servizio Centrale, struttura di coordi-namento del Sistema di protezione per ri-chiedenti asilo e rifugiati (sprar). Talestruttura ha compiti di informazione pro-mozione, consulenza, monitoraggio e as-sistenza tecnica agli Enti Locali che sulterritorio nazionale realizzano interventidi “accoglienza integrata” e compongonola rete dello sprar. Cittalia, attiva anchein ambito europeo, fornisce alle città socieinformazioni e servizi sui principali pro-grammi di finanziamento europei e sup-porto alle attività di europrogettazionesu temi emergenti della Fondazione: #cit-tadinanza #accoglienza #integrazione

Fondazione Migrantes è un organismopastorale della Conferenza EpiscopaleItaliana nato nel 1987 per promuoverela conoscenza della mobilità, con l’atten-zione alla tutela dei diritti alla persona edella famiglia migrante e alla promozio-ne della cittadinanza responsabile deimigranti. La Migrantes ha ereditato il la-voro pastorale e sociale dall’UCei, Ufficiocentrale dell’emigrazione italiana, chedagli anni ‘60 sino agli anni ‘80, in colla-borazione con altre chiese cristiane edesperienze religiose, in convenzione conl’aCnUr, si è occupato di gestire gli arriviin Italia di profughi a seguito delle crisiumanitarie. Oggi la Migrantes, attraversoil supporto all’Osservatorio permanentesui rifugiati Vie di Fuga, la collaborazionecon le Migrantes diocesane e regionali econ il mondo delle cooperative e degliistituti religiosi – rappresentati in unaConsulta nazionale delle migrazioni –,la collaborazione con il Pontificio consi-glio dei migranti e degli itineranti, il Con-siglio delle Conferenze episcopali euro-pee (CCee), l’iCMC, contribuisce a infor-mare e raccontare la situazione della pro-tezione internazionale in Italia e in Eu-ropa.

SERVIZIO CENTRALE dello SPRARIstituito dalla Legge 189/2002, il Servi-zio Centrale coordina e monitora il Siste-ma di Protezione per Richiedenti Asilo eRifugiati (sprar), rete degli enti localiche - accedendo al Fondo nazionale perle politiche e i servizi dell’asilo e con ilsupporto delle realtà del terzo settore -realizzano progetti e interventi di “acco-glienza integrata” a favore di persone ri-chiedenti asilo e rifugiate. Affidato conconvenzione ad anCi - che per l’attuazio-ne delle attività si avvale del supportooperativo della Fondazione Cittalia – ilServizio Centrale ha inoltre compiti diinformazione, promozione, consulenzae assistenza tecnica agli enti locali, non-ché di monitoraggio sulla presenza deirichiedenti e titolari di protezione inter-nazionale sul territorio nazionale. Ob-biettivo è il superamento della sola di-stribuzione di vitto e alloggio, preveden-do in modo complementare anche misu-re di informazione, accompagnamento,assistenza e orientamento, attraverso lacostruzione di percorsi individuali di in-serimento socioeconomico.

UNHCR è la principale organizzazione almondo impegnata in prima linea a sal-vare vite umane, a proteggere i diritti dimilioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi,e a costruire per loro un futuro migliore.Lavora in 123 paesi del mondo e si occu-pa di oltre 40 milioni di persone. Istituitadall’Assemblea Generale delle NazioniUnite il 14 dicembre 1950, da alloral’Agenzia ha aiutato più di 60 milioni dipersone a ricostruire la propria vita. Perquesto le sono stati assegnati due PremiNobel per la Pace, il primo nel 1954, ilsecondo nel 1981. Il mandato del-l’UnhCr è di guidare e coordinare, a li-vello mondiale, la protezione dei rifugiatie le azioni necessarie per garantire il lorobenessere. L’Agenzia lavora per assicurareche tutti possano esercitare il diritto diasilo e di essere accolti in sicurezza in unaltro Stato. Insieme ai governi, l’UnhCraiuta i rifugiati a tornare a casa, ad essereaccolti nel paese dove hanno trovato ri-fugio o in un paese terzo.

PROFILO DEI PROMOTORI DEL RAPPORTO

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SINTESI

Report on InternationalProtection In Italy 2014

In collaboration with

SINTESI

Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia 2016

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SPRAR Sistema di Protezioneper Richiedenti Asilo e Rifugiati

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