Rapporto pmi 2012

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IL FUTURO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE ITALIANE fra il 2008 e il 2012 La ricerca “Il futuro delle Piccole e Medie Imprese italiane” è stata realizzata da S3.Studium su incarico di Confesercenti. All'indagine hanno partecipato in qualità di esperti: Emilio Bellini, Mario Centorrino, Gregorio De Felice, Giampaolo Galli, Patrizia Musso, Serafino Negrelli, Marina Puricelli, Anna Soru, Gianfranco Viesti. La ricerca previsionale, condotta da S3.Studium, è stata diretta da Stefano Palumbo e si è avvalsa della collaborazione di Nicoletta Bova e Valentina Piersanti. © 2007 by L’officina di NEXT 00186 Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 209 www.s3studium.it Il futuro delle piccole e medie imprese italiane fra il 2008 e il 2012 di S3.Studium Finito di stampare nel mese di settembre 2007 Impaginazione e stampa a cura di Link srl Comunicazione d’impresa, Napoli È consentita la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico.

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Il futuro delle piccole e medie imprese italiane fra il 2008 e il 2012 La ricerca “Il futuro delle Piccole e Medie Imprese italiane” è stata realizzata da S3.Studium su incarico di Confesercenti. All'indagine hanno partecipato in qualità di esperti: Emilio Bellini, Mario Centorrino, Gregorio De Felice, Giampaolo Galli, Patrizia Musso, Serafino Negrelli, Marina Puricelli, Anna Soru, Gianfranco Viesti.

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IL FUTURO DELLE PICCOLEE MEDIE IMPRESE ITALIANE

fra il 2008 e il 2012

La ricerca “Il futuro delle Piccole e Medie Imprese italiane”è stata realizzata da S3.Studium su incarico di Confesercenti.All'indagine hanno partecipato in qualità di esperti:Emilio Bellini, Mario Centorrino, Gregorio De Felice,Giampaolo Galli, Patrizia Musso, Serafino Negrelli,Marina Puricelli, Anna Soru, Gianfranco Viesti. La ricerca previsionale, condotta da S3.Studium, è stata direttada Stefano Palumbo e si è avvalsa della collaborazionedi Nicoletta Bova e Valentina Piersanti.

© 2007 by L’officina di NEXT00186 Roma, Corso Vittorio Emanuele II, 209www.s3studium.it

Il futuro delle piccole e medie imprese italianefra il 2008 e il 2012di S3.Studium

Finito di stampare nel mese di settembre 2007Impaginazione e stampa a cura di Link srl Comunicazione d’impresa, Napoli

È consentita la riproduzione, anche parziale,con qualsiasi mezzo effettuata, compresa la fotocopia,anche ad uso interno o didattico.

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INDICE

Premessa 11

1. Lo scenario internazionale 17Nuovi concorrenti e nuovi mercati 19La situazione europea 22

2. L’economia nazionale 27Le tendenze economiche 29Gli andamenti settoriali 31Le PMI nell’economia 33L’evoluzione della concorrenza 36

3. L’economia locale 39Le tendenze dei distretti 41Territorio e reti 45

4. Le politiche nazionali e locali 47Le linee guida nazionali 49Le politiche locali 52

5. Credito e finanza 55L’evoluzione del sistema credito 57Le PMI e la borsa 60

6. La struttura imprenditoriale 63La frammentazione produttiva 65Nuove forme aggregative 68

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PREMESSA7. La rappresentanza delle imprese 71Le difficoltà della rappresentanza 73Le nuove sfide 75Le relazioni sindacali 77

8. Internazionalizzazione, delocalizzazionee outsourcing 81Internazionalizzazione e innovazione 83Le nuove forme dell’outsourcing 85

9. Strategie e organizzazione 87Tra costi e qualità 89Mutamenti strategici 92

10. Personale e formazione 95Lavoro e flessibilità 97La gestione delle competenze 99L’investimento in formazione 101

11. Ricerca e tecnologia 103Imprese e sviluppo tecnologico 105Innovazione e rapporto con la ricerca 108

12. Brand e comunicazione 111La centralità del “brand Italia” 113La comunicazione: strategie e mezzi 116

Nota sull’indagine 119Gli esperti 125

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Il progetto

Il presente volume contiene il rapporto della ricer-ca previsionale sul futuro delle Piccole e MedieImprese italiane condotta da S3.Studium su incaricodi Confesercenti. Tale indagine costituisce la quintaedizione dell’Osservatorio Previsionale avviato nel2003 dalla collaborazione fra le due organizzazioni.

L’obiettivo dell’Osservatorio è quello di fornire stru-menti di anticipazione dell’evoluzione dell’economia edella società italiane. I destinatari del rapporto sono glioperatori ed i gruppi dirigenti di Confesercenti, cui simette a disposizione un insieme integrato ed agile diconoscenze utili a svolgere la propria azione guardandoal di là delle prospettive assai focalizzate cui spessochiamano le responsabilità locali. Comprendere il futu-ro più prossimo – qual è l’orizzonte di cinque anni chel’indagine propone – avvalendosi di un approccio criti-co, integrando i punti di vista di esperti di diverso orien-tamento culturale, discutendo infine i risultati più sti-molanti con un qualificato gruppo di relatori in occa-sione del Meeting di settembre, consente di arricchirel’esercizio delle proprie responsabilità con chiavi inter-pretative raffinate e indicazioni concrete e specifiche.

L’indagine

Come negli anni passati, si è deciso di far ricorsoad uno studio previsionale, che disegna uno scenario

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nazionale e con il criterio di una ampia e differen-ziata rappresentatività dei punti di vista esistenti sul-l’argomento: Emilio Bellini, Mario Centorrino, Gre-gorio De Felice, Giampaolo Galli, Patrizia Musso,Serafino Negrelli, Marina Puricelli, Anna Soru,Gianfranco Viesti. Il testo che presentiamo è quindirealizzato combinando le ipotesi previsionali formu-late dagli esperti e poi da loro stessi selezionate inbase a criteri di credibilità ed elevata probabilità direalizzarsi.

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articolato sull’evoluzione economico-sociale. Perquesta edizione si è ritenuto interessante indirizzarel’analisi prospettica delle Piccole e Medie Imprese(PMI) su un ventaglio ampio di temi.

Il rapporto si apre con due capitoli che traccianole macrotendenze dell’economia internazionale e diquella del nostro Paese, facendo riferimento ancheall’influenza del mercato unico europeo. Segue lafocalizzazione di tre questioni cruciali per la vita del-le piccole e medie imprese: l’evoluzione delle eco-nomie territoriali (con un’attenzione preminente aidistretti), l’influenza delle politiche pubbliche, e letrasformazioni nel sistema creditizio (con una fine-stra anche sull’impatto di Basilea 2). Dal sesto all’ot-tavo capitolo si approfondiscono alcuni elementicruciali delle strategie delle piccole imprese: gliassetti strutturali, il rapporto con le associazioniimprenditoriali, le relazioni sindacali, e la propensio-ne ad internazionalizzare la propria attività. Infine,nei quattro capitoli finali sono esaminate le principa-li leve su cui le PMI italiane conteranno nei prossimianni: i modelli organizzativi (anche in riferimento aipassaggi generazionali), la gestione del personale edella formazione, la ricerca e lo sviluppo tecnologi-co, la comunicazione esterna.

La ricerca si è avvalsa di una variante del metodoDelphi, basata sulla consultazione in forma separatae reciprocamente anonima di un gruppo di esperti.Per questo progetto è stato composto un panel dinove esperti, scelti fra i più autorevoli del panorama

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1. LO SCENARIO INTERNAZIONALE

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NUOVI CONCORRENTI E NUOVI MERCATI

Global players & local games

Comprendere le linee guida dell’economia nazio-nale per il prossimo futuro vuol dire sempre più ana-lizzare gli intrecci fra i fenomeni globali che inve-stono i sistemi locali. La competizione sempre piùaperta, infatti, intensificherà nei prossimi anni l’in-fluenza delle tendenze economiche internazionalisugli andamenti economici del nostro Paese e dellepiccole e medie imprese (PMI) in particolare.

Le dinamiche di globalizzazione dei mercati ten-deranno tuttavia a mettere vieppiù in campo globalplayers e local games, costringendoli ad un’aspracompetizione. I giochi locali, infatti, si contrappor-ranno alle decisioni del management globale delleimprese multinazionali. Tale contrapposizione saràsostanzialmente dovuta a due diversi modelli di rea-zione alle spinte globalizzanti:

- da un lato, all’innescarsi di atteggiamenti di difesa;- dall’altro, all’affermazione di un comportamento

pro-attivo in risposta al cambiamento economico.

Low cost & high skill

I significativi cambiamenti strategici a cui si tro-veranno costrette le imprese deriveranno dal raffor-

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capaci di sostenere grandi impianti e grandi concen-trazioni produttive (Cina, India, America Latina) ecoinvolgerà anche i settori ad alta tecnologia perquelle fasi o prodotti che risulteranno standardizza-bili o modulabili.

La conseguenza di ciò sarà che avranno meno dif-ficoltà le imprese che operano:

- su nicchie caratterizzate da prodotti differenziati;- in servizi differenziati o specializzati sul cliente.

Spazi aperti

Sul piano internazionale, oltre all’aumento dellaconcorrenza da parte dei paesi emergenti, il fenome-no più rilevante deriverà dall’ampliamento altrettan-to rapido della domanda, che continuerà a rafforzar-si grazie allo sviluppo, in quegli stessi paesi, di nuo-vi ceti relativamente benestanti.

L’aumento della domanda internazionale saràinoltre particolarmente intenso nei paesi tradizional-mente aperti, che cresceranno di più. Questo impli-cherà minori difficoltà per le imprese in grado diaffiancare ai mercati di sbocco tradizionali (europei,nordamericani, etc) i mercati a maggior crescita.

Nel prossimo quinquennio, quindi, le nostreimprese si spingeranno sempre più lontano, e in par-ticolare più verso l’Asia che non verso l’AmericaLatina.

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zamento della concorrenza delle grandi economieasiatiche (soprattutto della Cina), che nei prossimicinque anni continueranno ad essere avvantaggiatedal più basso costo della forza lavoro. Sempre più,inoltre, quelle economie potranno avvalersi diun’importante disponibilità di personale ad alta qua-lifica.

Si verificherà quindi un’intensificazione dellaconcorrenza che – se in passato ha riguardato soprat-tutto i beni manifatturieri tradizionali come il tessile-abbigliamento, calzature, prodotti per la casa – inte-resserà nel prossimo quinquennio progressivamentealtri settori, inclusa la meccanica.

Passi da giganti

Le tendenze economiche internazionali riguarde-ranno soprattutto il rafforzamento dei sistemi deipaesi “BRIC” (Brasile, Russia, India, Cina).

A prescindere dai risultati, per ora negativi, delDoha Round crescerà nei prossimi anni l’intensitàdel commercio internazionale ed in particolare con ipaesi a più rapido tasso di sviluppo come Cina eIndia. Il vero motore della crescita economica mon-diale, in effetti, si sposterà sempre più in Asia. Non-ostante il graduale innalzamento del costo del lavo-ro, che li caratterizzerà da qui al 2012, i paesi asiati-ci manterranno infatti un significativo vantaggio.

La concorrenza proverrà principalmente dai paesi

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appena entrati, che avranno uno sviluppo economicotutto da costruire. Questi Paesi rappresenteranno perle PMI italiane un terreno fertile, con consumi in cre-scita. Un esempio di ciò può essere riconosciuto nel-l’ondata di motorizzazione che tali paesi attraverse-ranno nei prossimi anni.

La concorrenza sui mercati internazionali, ineffetti, sarà prevalentemente concentrata su benistandardizzati o su grossi volumi e sarà forte ancheda parte delle economie dinamiche europee, ossiaprincipalmente dai paesi dell’Est. La loro vicinanzaall’Italia li renderà più facili da raggiungere e dapenetrare, ma allo stesso tempo condizionerà lecaratteristiche della concorrenza fra noi e loro. Illivello di standardizzazione e il volume di produzio-ne dei prodotti su cui si andrà in concorrenza sarà,infatti, inversamente proporzionale alla distanza:

- mentre i paesi lontani, come la Cina, ci farannoconcorrenza necessariamente sui grossi volumi,

- i mercati più vicini, come la Bulgaria, potrannoconcorrere anche su lotti di produzione più pic-coli e meno standardizzati.

Paesi del liberismo reale

Proseguirà nei prossimi cinque anni la tendenzaeuropea ad aumentare il livello di concorrenzialità.Non si verificherà, dunque, il temuto arroccamentodel sistema sociale europeo su tendenze più prote-

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LA SITUAZIONE EUROPEA

Distretti d’Europa

Anche se l’Asia rafforzerà la sua posizione di cen-tro propulsore della crescita, nel quinquennio consi-derato le dinamiche economiche europee continue-ranno ad essere predominanti nell’influenzare lanostra economia e la situazione delle PMI. Questoconfronto ravvicinato imporrà continui aumenti diproduttività.

Nell’area della moneta unica crescerà la specializ-zazione territoriale, con la tendenza, sul lungo perio-do, a creare concentrazioni geografiche produttivesimili a quelle che oggi caratterizzano gli USA (Sili-con Valley, Massachussetts, ecc). Le imprese saran-no nella possibilità di fare strategia localizzativa, sce-gliendo il luogo più adatto a produrre in relazione alleproprie esigenze specifiche: un rapporto costruttivocon le authority di settore, un basso costo della mano-dopera, la presenza di alta tecnologia, e così via.

L’Oriente dietro casa

Il futuro delle PMI sarà complessivamente positi-vo, connotato soprattutto dalle grandi opportunità dacogliere. Opportunità che verranno prevalentementedal contesto europeo allargato, vale a dire dai Paesi

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orizzontali, utili per tutti i settori (formazione,sostegno all’innovazione..).

Le politiche regionali europee continueranno conlo stesso passo che hanno avuto negli anni più recen-ti, ma concentrandosi di più su tutto ciò che riguardai processi innovativi.

Progettare o affondare

Nel prossimo quinquennio non si verificheranno,a livello europeo, radicali innovazioni in termini dipolitiche. Una novità interessante, tuttavia, verrà dalpotenziamento dei fondi di ricerca della Commissio-ne Europea, grazie al quale diminuiranno gli ostaco-li alla partecipazione diretta delle PMI che, da sole oin consorzio con altri, presenteranno proposte neiprogetti di R&S.

La riduzione del flusso dei fondi strutturali accre-scerà per l’Italia il divario tra le imprese innovativee quelle scarsamente innovative perché dotate di unaminore capacità progettuale e quindi maggiore diffi-coltà ad accedere ai bandi.

Le politiche europee, e in particolare il VII Pro-gramma Quadro, premieranno soprattutto le impreseche sapranno collaborare con le università. Ciò non-ostante, in Italia, lo sviluppo di collaborazioni fraaziende e istituzioni accademiche rimarrà assai fati-coso.

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zionistiche. A queste tendenze si atterrà anche lapolitica nazionale, che spingerà per completare i pro-cessi di liberalizzazione. Il contraltare delle opportu-nità dell’apertura consisterà nel fatto che le PMI ita-liane non verranno agevolate da mercati nazionaliprotetti.

Va comunque tenuto presente che in Europa i pro-cessi di liberalizzazione già avviati continueranno,ma cautamente; né se ne verificheranno in misuraconsistente nei mercati interni dei nuovi paesi mem-bri. Il principale effetto positivo sulle PMI delleregole comunitarie sarà, nei prossimi anni, l’abbas-samento dei prezzi dell’energia.

Competizione con compitezza

Le politiche europee continueranno ad evolversiverso un approccio che – oltre a favorire l’aperturadei mercati – mirerà a:

- stimolare fattori competitivi come la ricerca el’internazionalizzazione;

- combinare i local games, evitando che si trasfor-mino in forme pericolose di dumping sociale odi “regime competition”;

- garantire un generale sostegno al rispetto delleregole della concorrenza;

- concentrare gli sforzi su alcuni obiettivi mirati,ovvero ad un intervento per sostenere lo svilup-po di nuove specializzazioni oltre che azioni

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2. L’ECONOMIA NAZIONALE

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LE TENDENZE ECONOMICHE

Tempi modesti

Lo scenario macroeconomico per i prossimi annisarà di “great moderation”, caratterizzato da:

- una crescita economica che proseguirà su ritmielevati anche se leggermente più modesti rispet-to a quelli dell’ultimo quinquennio;

- un’inflazione che rimarrà contenuta, anche gra-zie all’azione preventiva delle banche centrali.

Assisteremo, da qui al 2012, ad un periodo diripresa economica, anche se non particolarmentesignificativo. L’Italia, dunque, continuerà a crescere,ma i tassi saranno:

- nettamente inferiori alla media mondiale;- lievemente inferiori alla media europea (rispetto

alla quale non saranno possibili recuperi nel cor-so del quinquennio).

Sul fronte industriale, un tasso di crescita medioannuo prossimo al 2% sarà considerato come un otti-mo risultato.

In termini geografici la crescita sarà maggiore perle aree di:

- l’area prealpina;- Bergamo;- Brescia;- Milano;- Torino.

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GLI ANDAMENTI SETTORIALI

Industria con anticorpi

La capacità concorrenziale delle PMI continuerà arestare solida, soprattutto in alcuni settori, quali:

- meccanico;- made-in-Italy;- servizi alle imprese.Le produzioni manifatturiere – come detto – sub-

iranno la maggiore concorrenza soprattutto dai paesiche produrranno a costi minori. Ciò nonostante, larilevanza del nostro manifatturiero rimarrà forte, siaper quota occupazionale, sia per quota di valoreaggiunto.

L’inasprirsi della competizione porterà nel prossi-mo quinquennio nuovi sviluppi anche nei settoriattualmente più colpiti dalla concorrenza mondiale,tra cui senza dubbio il tessile. Va tuttavia considera-to che, nel periodo preso in esame, in settori qualil’alimentazione e l’abbigliamento non si avrà latemuta riduzione dei consumi.

Nei settori tipici del Made in Italy vi sarà un ulte-riore spostamento verso prodotti a più alto valoreaggiunto. Ciò sarà in parte dovuto al fatto che l’evo-luzione delle pratiche di contraffazione in pratiche diimitazione, assai più difficili da contrastare sul terre-no giuridico, creerà difficoltà crescenti alle impresedel settore.

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Una domanda non pressante

La domanda interna potrà attivare solo in misuramoderata la produzione delle nostre imprese. Il con-tributo della componente interna sulla domandacomplessiva delle imprese continuerà dunque adessere limitato.

Nonostante la crescita della domanda interna, itassi di crescita dei mercati internazionali sarannosignificativamente superiori a quelli nazionali. Moti-vo per cui la tendenza all’internazionalizzazione eall’espansione sui mercati esteri non sarà più unoptional per le imprese, ma una necessità per rispon-dere alla crescente domanda internazionale.

Le imprese più colpite da questo andamentosaranno:

- quelle non internazionalizzate;- le manifatturiere che operano in segmenti maturi;- quelle rivolte esclusivamente al mercato locale.Non va sottovalutato, inoltre, che nei prossimi

anni persisteranno gli elementi di freno allo sviluppoche ci hanno caratterizzato in passato:

- la carenza di riforme strutturali;- le rigidità burocratiche;- la lentezza della giustizia;- la difficoltà di attrarre sufficienti investimenti

diretti dall’estero;- il gap infrastrutturale.

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LE PMI NELL’ECONOMIA

Piccolezza culturale

L’Italia continuerà a presentare una base indu-striale composta da piccole e medie imprese, unabase forte, sebbene caratterizzata da tassi di crescitanon elevati. La forza delle PMI continuerà a deriva-re soprattutto da motivi socioculturali, non ultimo ilsignificativo tasso di individualismo che caratteriz-zerà l’Italia ancora nel prossimo futuro.

Infatti sul piano delle dinamiche demograficheimprenditoriali si manifesterà un’elevata natalità del-le imprese, accompagnata però anche da un’elevatamortalità delle imprese nascenti.

La crescita delle PMI sarà abbastanza differenzia-ta all’interno dei vari settori economici, ma in gene-rale le PMI cresceranno nelle nicchie di più o menotutti i settori (alimentare, abbigliamento, arredamen-to, automazione, etc.).

Anche la competizione interna sarà sempre mag-giore, con una pressione prevalentemente concentra-ta nelle attività di beni e servizi più standardizzati.Ciò favorirà processi di selezione del mercato:

- da un lato causando la cessazione delle piccoleimprese marginali;

- dall’altro stimolando strategie di ristrutturazionee di upgrading produttivo.

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Servizi: la salute non è tutto

Il settore dei servizi con maggior crescita saràquello della sanità, a causa della maggiore domandadi assistenza e cura.

Il rafforzamento dei consumi legati alla casa eall’arredamento favorirà un miglioramento per leimprese che in tale settore producono “intelligenza”e servizi.

Nel processo di terziarizzazione saremo comun-que ancora indietro, sia rispetto agli altri paesi eco-nomicamente maturi (es. Germania), sia a quelli inrapida crescita (es. Corea).

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Le principali opportunità

I settori nei quali le PMI cresceranno di più, daqui al 2012, saranno, in ordine descrescente:

1) i settori del “Made in Italy”;2) i servizi alle imprese;3) la strumentazione per servizi sanitari;4) la meccanica;5) la casa e l’arredamento.

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La legge del più forte

La maggior aggressività della competizione neisettori tradizionali e nei distretti industriali provo-cherà dunque una forte selezione positiva che porte-rà ad un maggior numero di chiusure di impreserispetto al passato. Attraverso questo processo, visaranno in tali settori interessanti esempi di rivitaliz-zazione dei territori e delle PMI del nostro Paese.

I tassi di crescita maggiori riguarderanno le medieimprese “eccellenti”, che guideranno il processo dicambiamento economico del Paese nel quinquennio.Nell’ambito del mercato nazionale le medie impreseassumeranno una quota crescente del mercato rispet-to alle piccole (ma ciò sarà dovuto anche al fatto chemolte piccole cresceranno, trasformandosi in medie).

Le piccole imprese, ovviamente, avranno maggio-ri spazi rispetto alle medie in tutti quegli ambiti incui la variabile dimensionale manca di essere pena-lizzante, vale a dire, in particolare:

- i beni e servizi specializzati, frammentati e dif-ferenziati;

- i servizi a interazione diretta con il cliente, inparticolare nei settori dell’economia della cultu-ra e del turismo.

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Gli imprenditori italiani continueranno dunque avincere principalmente laddove riusciranno a farecose molto particolari e specifiche.

Le PMI italiane saranno capaci di fare innovazio-ne anche su prodotti apparentemente maturi (il pane,la marmellata, il calzino, etc).

Le PMI continueranno a essere, per tutto il quin-quennio e per molto tempo ancora, l’asse intorno acui gira il sistema concorrenziale del Paese; la lorocapacità concorrenziale a livello nazionale vivrà, tut-tavia, evoluzioni rilevanti nell’arco dei prossimi cin-que anni.

Le aziende che lasceranno inalterati i proprimodelli di business, tuttavia, saranno sempre più indifficoltà, mentre continueranno a presentare buonirisultati le PMI che baseranno il proprio modello dibusiness su:

- l’innovazione;- le strategie di marchio;- l’integrazione tra produzione e distribuzione;- l’internazionalizzazione;- l’ICT.

Non adagiarsi sulle commodities

Una forte concorrenza investirà i prodotti cheincorporeranno un basso tasso di creatività e checontinueranno ad essere labour intensive.

La concorrenza sarà più forte per:

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L’EVOLUZIONE DELLA CONCORRENZA

Competizione animata

La capacità concorrenziale delle piccole impresenon sarà univocamente definita: le imprese “conun’anima” – ossia capaci di differenziarsi per mar-chio, servizio al cliente, differenziazione di prodotto,negozi propri, ecc. – andranno meglio di quelle “sen-z’anima”. Questa tendenza riguarderà trasversal-mente ogni settore e sarà indipendente dalle pressio-ni concorrenziali a cui le imprese saranno sottoposte.

Il fatto che i principali nuovi mercati sarannograndi, lontani e complessi comporterà che le tradi-zionali modalità di approccio degli imprenditori aimercati esteri (l’imprenditore con la valigia), saran-no inadatte in questa fase. Si punterà dunque su unamaggior organizzazione, di gruppo o individuale, esu un approccio più strutturato.

Dall’alto della piccola scala

Le piccole imprese italiane lasceranno i beni dilargo consumo alle grandi marche e ai grandi gruppie si sposteranno verso la produzione sofisticata, diqualità e su misura. In questi ambiti gli italiani reste-ranno bravissimi, pressoché imbattibili e livellomondiale.

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3. L’ECONOMIA LOCALE- i beni manufatti a bassa e media tecnologia (inparticolare quelli caratterizzati da grandi volumidi produzione);

- i servizi più facilmente standardizzabili (o fra-zionabili in fasi a loro volta standardizzabili);

- i servizi per i quali è poco rilevante la vicinanzacon il cliente.

Alcuni tra i segmenti maggiormente toccati saranno:- l’assemblaggio di PC;- il rendiconto delle carte di credito;- la realizzazione di software gestionali banali.Vi saranno forti rischi concorrenziali per le azien-

de che si sono attardate sulle commodities e dunquesu prodotti indifferenziati e privi di innovazione.

Nei prossimi anni, dunque, la forza concorrenzia-le si sposterà verso le fasi di produzione ad alto valo-re aggiunto (design, disegno dei processi, alta tecno-logia, ingegneria, etc), e le nostre imprese subirannola concorrenza più forte proprio su tutti quei prodot-ti su cui mancheranno di compiere tale spostamento.Questo processo, in molti casi, si baserà principal-mente su strategie di outsourcing e delocalizzazionedella produzione.

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LE TENDENZE DEI DISTRETTI

Fornitori globali

I distretti industriali saranno oggetto di unaristrutturazione profonda, dovuta ad almeno due fat-tori distinti:

- la crisi di molte piccole e medie imprese, soprat-tutto nei settori manifatturieri e di bassa produt-tività e qualità del lavoro;

- l’affermarsi dei distretti “high tech” e di quellimaggiormente capaci di inserirsi nelle “reti lun-ghe” delle catene di fornitura sui mercati globali.

All’interno dei distretti le imprese avranno anda-menti anche assai differenti, a prescindere dall’anda-mento distrettuale complessivo. La fascia sempre piùin sofferenza sarà quella dei subfornitori, mentre leimprese finali andranno meglio. Tra le imprese di fasesaranno maggiormente in difficoltà quelle facilmentesostituibili, che realizzeranno componenti privi di spe-cificità per le caratteristiche fisiche o del servizio.

Le imprese inserite nei distretti si ristruttureranno,terziarizzando fasi di attività, ma senza cederle all’e-sterno: rimarranno in Italia le parti del processo pro-duttivo ad alto valore aggiunto (funzione direziona-le, design, ecc), mentre verranno delocalizzate fuoridal Paese le funzioni di produzione manifatturieratradizionale. Tale processo varrà per tutte le diversetipologie di distretti:

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Competizione immateriale

I distretti tenderanno ad avvantaggiarsi sempremeno delle dotazioni strutturali della loro tradiziona-le “architettura genetica”.

Se in passato i distretti venivano infatti trainati daelementi comuni (costo della manodopera, presenzanel territorio di competenze specializzate, presenzadi reti e innovazioni che potevano essere facilmenteadottate dalle imprese interne al distretto, ma nonaccessibili alle imprese localizzate altrove), nel pros-simo futuro emergeranno nuovi e diversi fattori com-petitivi:

- il design;- l’innovazione tecnologica (dalla ricerca all’in-

novazione, al brevetto e alla capacità di sfruttar-ne i risultati a livello internazionale);

- l’uso delle tecnologie informatiche;- la capacità di commercializzazione (costruzione

di reti commerciali strutturate sia in Italia siaall’estero);

- la valorizzazione dell’immagine, attraverso stra-tegie di comunicazione e difesa dei marchi.

Tali fattori, che risulteranno peraltro disponibilisolo per una parte dei distretti e – all’interno di que-sti – solo per una parte delle imprese, prevarranno suquelli tradizionali nel determinare il successo deidistretti. Le singole imprese che saranno più capacidi sfruttarli tenderanno a rafforzarsi e ad emergere,in genere crescendo dimensionalmente: alcune di

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- quelli tradizionali;- quelli del made in italy;- le aree di produzione ad alta tecnologia.

Deboli distretti, forti territori

I distretti cambieranno forma, smettendo di esseredecisivi: aiuteranno le imprese che vi appartengono,ma rappresentando un elemento meno importante perla crescita. Le PMI forti, che traineranno lo sviluppo,saranno tali indipendentemente dai distretti, sarà illegame con il territorio, più che il distretto, la condi-zione necessaria allo sviluppo imprenditoriale.

Saranno in forte difficoltà i distretti:- con competenze soprattutto manifatturiere ma

con scarso humus terziario (come per i distrettidella Murgia o di Solofra);

- che perseguiranno strategie tradizionali.Allo stesso tempo, si troveranno nell’impossibili-

tà di resistere, in quanto privi di competitività, idistretti che continueranno a puntare sulle stesse levesu cui si basa il sistema indiano, quello cinese e quel-lo dell’Est Europa: minori costi e maggior coordina-mento verticale.

Al contrario saranno vincenti i distretti in grado diconiugare le strategie di successo dei distretti tradi-zionali (il trust, la fiducia) con una forte strategia diinnovazione.

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TERRITORIO E RETI

Sistemi d’innovazione

Tra i distretti emergenti, inoltre, si troverannosoprattutto i territori “ricchi” di competenze e inizia-tive terziarie. La differente dotazione dei territori diappartenenza dal punto di vista della logistica, adesempio, risulterà determinante, in futuro, nel per-mettere la sopravvivenza o il successo dei varidistretti italiani.

Inoltre, tenderanno faticosamente a emergerenuovi distretti, estranei al tradizionale made in Italy,sui nuovi settori produttivi a maggiore tecnologia edin particolare nel bio-tech.

I distretti industriali rimarranno nel prossimoquinquennio protagonisti della nostra industria solose riusciranno a trasformarsi in “sistemi locali diinnovazione” (dove il termine innovazione va intesoin senso lato di design, marketing, ecc., oltre che diinnovazione tecnologica).

I sistemi produttivi locali, in passato caratterizza-ti dai loro diversi “mondi di produzione” subirannodunque importanti cambiamenti nel quinquennio:

- evolveranno sempre più verso forme nuove di inte-grazione ibrida, trasversale ai settori e ai territori;

- saranno maggiormente caratterizzati da processidi innovazione istituzionale e sviluppo dell’eco-nomia relazionale.

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esse traineranno il distretto, mentre altre se ne stac-cheranno.

La grande differenza di performance fra distrettiche si verificherà nei prossimi cinque anni, sarà inol-tre dovuta:

- alla specializzazione: i distretti che faranno benistrumentali o di consumo fortemente differen-ziati continueranno ad andar bene, mentre quelliche faranno beni di consumo scarsamente diffe-renziati avranno grandi difficoltà;

- alla struttura distrettuale: andranno meglio idistretti all’interno dei quali ci sono imprese lea-der o grandi gruppi con funzioni di traino neiconfronti delle piccole.

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4. LE POLITICHE NAZIONALIE LOCALI

Fiducie globali

I distretti tenderanno ad avvantaggiarsi, oltre chedel capitale sociale locale, anche di quello delle retiglobali. La differente dotazione dei territori dal pun-to di vista della presenza di capitale umano e socialerisulterà quindi determinante, in futuro, per i distret-ti italiani.

Le collaborazioni tra imprese che verranno acrearsi favoriranno le PMI in grado di svolgere fun-zioni innovative nella rete, anche rispetto all’accessoalle risorse finanziarie. Motivo di questo sarà la ten-denza della rete a formalizzarsi, ovvero a funzionaresecondo regole e meccanismi efficienti di incentiva-zione/sanzioni, riproponendo così in versioneaggiornata le forme e i modelli dei distretti indu-striali o di modelli consorziali fondati sulla fiducia esulla relativa disponibilità del sistema bancario.

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LE LINEE GUIDA NAZIONALI

Lo sportello deserto

Nonostante la riduzione del sostegno alle PMI inquanto tali, i piccoli imprenditori più forti e lungimi-ranti continueranno ad andare avanti, a muoversi,indipendentemente dalle politiche pubbliche, in ter-mini di investimenti, assunzioni, internazionalizza-zioni, senza aspettare finanziamenti o detassazioni.

Le PMI forti, quelle che avranno migliorato lapropria capacità progettuale, viaggeranno dunqueindipendentemente dal settore pubblico.

Le politiche specifiche (incentivi, politiche per idistretti, etc.), comunque, avranno effetti complessi-vamente modesti sulle PMI. Al contrario, avrannogrande rilevanza gli interventi sulle grandi tematichedi sistema (efficienza della PA, Università, giustizia,infrastrutture).

L’impatto delle politiche pubbliche, d’altronde,sarà strettamente legato alle caratteristiche delle PMIed in particolare alla loro capacità progettuale.

Selezioni virtuose

I vincoli politici assumeranno un ruolo semprepiù vigoroso con riferimento ai temi ambientali: l’in-quinamento delle acque e del suolo e soprattutto le

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cuneo fiscale e il credito d’imposta alla ricerca e agliinvestimenti) renderà, inoltre, più facile l’accesso epiù efficace il contributo, superando l’eccesso diburocrazia che scoraggia la richiesta di contributi,così come la lunghezza e l’incertezza dei tempi sco-raggia le imprese che più ne avrebbero bisogno.

Per le politiche pubbliche nazionali, tuttavia, con-tinuerà in alcuni casi a presentarsi il rischio di rap-presentare elementi burocratici aggiuntivi.

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emissioni climalteranti saranno al centro anche dellepreoccupazioni europee.

Nell’ipotesi che rimanga questo Governo, l’enfa-si delle politiche nazionali sarà posta su una maggio-re incisività rispetto a:

- i costi sostenuti dalle PMI;- la lotta all’evasione fiscale.Ciò porterà vantaggi alle PMI oneste perché si

ridurranno i fenomeni di concorrenza sleale.L’abbandono degli interventi a fondo perduto (a

favore dei prestiti agevolati) e degli interventi apioggia (a favore di interventi mirati), assieme allarotazione dei finanziamenti (che permetterà di garan-tire una certa sostenibilità nel tempo delle politiche),favoriranno un uso più efficiente delle risorse. Neiprossimi cinque anni assisteremo infatti:

- all’introduzione di elementi di auto-selezionedelle imprese;

- alla concentrazione su obiettivi specifici checonsentirà finanziamenti più elevati e piùcoerenti con obiettivi di innovazione;

- ad una politica di finanziamento più selettiva(indipendente dal colore politico che avranno ifuturi governi);

- un’opportunità maggiore per le imprese cheavranno capacità progettuale, con un conseguen-te aumento di rilevanza del supporto delle socie-tà di consulenza, delle università e delle associa-zioni alle imprese.

L’uso di aiuti automatici per via fiscale (quali il

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- la forte ostilità alla politica e alla PubblicaAmministrazione (dovuta alle inefficienze buro-cratiche, ma anche alle passate riforme);

- un impatto negativo, che verrà anche dalle futu-re politiche fiscali;

- la creazione e rafforzamento di “vie preferenzia-li” per le imprese che sono già sul mercato conamministratori locali e funzionari di riferimentoche produrrà un rafforzamento del potere di una“imprenditorialità di nicchia”.

Ad esempio, non vi saranno, da qui al 2012, signi-ficativi miglioramenti rispetto alla capacità del setto-re pubblico di supportare le imprese italiane nel loroprocesso di internazionalizzazione.

Opportunità sociali

Le PMI saranno impegnate nel sociale sotto diver-si aspetti:

- in chiave di corporate social responsability siasul territorio, sia fuori dall’Italia;

- emergerà una nuova sensibilità nel rapporto ter-ritorio-economia che si espliciterà, ad esempio,rispetto alle questioni dell’inquinamento;

- continueranno a finanziare progetti sociali informa low profile, senza cioè cercare di finire suigiornali.

Oltre a tutto ciò, tuttavia, il rapporto col privato-sociale tenderà a trasformarsi in un rilevante ele-

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LE POLITICHE LOCALI

Il telefono dell’assessore

Nei prossimi cinque anni crescerà ulteriormentel’importanza delle politiche locali. Il rafforzamentodel passaggio di competenze dal centro alla periferiafarà si che i rapporti più importanti per le PMI saran-no quelli con gli assessorati regionali e i comuni.

La rinnovata centralità delle politiche pubblichelocali, per tradizione a sostegno delle PMI e deidistretti italiani, porterà gli amministratori localisoprattutto a favorire le collaborazioni tra le impresemediante differenti forme di sostegno.

Ciò nonostante, resteranno importanti sia le poli-tiche nazionali, sia quelle europee con le quali, peraltro, le politiche locali saranno spesso in disaccor-do, poiché queste si muoveranno soprattutto in dife-sa delle varie lobbies presenti nel territorio e conti-nueranno ad insistere sulle politiche di difesa delleimprese esistenti, anche se appartenenti a settori incrisi, più che investire nei nuovi settori.

Rannicchiati e provinciali

I rapporti delle PMI col settore pubblico nonandranno complessivamente migliorando e si conno-teranno per:

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5. CREDITO E FINANZAmento concorrenziale in quei mercati, ad altissimacrescita, di maggior presenza del “non profit”:

- i servizi alla persona;- la sanità;- l’assistenza.

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L’EVOLUZIONE DEL SISTEMADEL CREDITO

Clienti small, fornitori XXL

Il processo di aggregazione delle banche, italianeed estere venute in Italia, configurerà uno scenariopiù concorrenziale rispetto al passato.

La crescente concentrazione del sistema bancarioprodurrà:

- una maggiore attenzione al cliente;- lo sviluppo e la diffusione di forme di finanza

innovativa.Il sistema del credito sarà inoltre caratterizzato nel

quinquennio da:- tassi di interesse che continueranno ad essere

piuttosto bassi, anche se in crescita rispetto alpresente;

- affiancamento ai sistemi tradizionali del creditodi strumenti diversi.

I processi di aggregazione delle banche sarannofavorevoli alla creazione di rapporti stabili tra bancae piccola impresa e rappresenteranno per le PMI unaspinta ad avere bilanci più trasparenti e modalità dipresentazione delle proprie azioni più chiare.

La crescita internazionale delle imprese bancarie,inoltre, accompagnerà e sosterrà l’internazionalizza-zione delle piccole e medie imprese.

Una tendenza di tal genere verrà ulteriormente

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- smetterà di essere caratterizzato da una rigidastandardizzazione delle procedure, basato sull’a-nalisi di bilancio, sui fattori tangibili e sullegaranzie;

- valuterà correttamente i fattori competitivi oggivincenti, prevalentemente legati a fattori intangi-bili (brevetti, marchi, competenze, rapporti diinternazionalizzazione), spesso difficilmentevalutabili nei bilanci.

Il verificarsi di un cambiamento economico, stra-tegico e organizzativo delle PMI richiederà nuoverisorse finanziarie e forti investimenti.

I miglioramenti nella capacità progettuale delleimprese si ripercuoteranno anche sulla capacità dipianificazione e di programmazione economicafinanziaria e, conseguentemente, sul rapporto con lebanche e, in particolare, con quelle presenti in Italiama appartenenti a gruppi di scuola anglosassone oolandese.

In quest’ottica, la domanda di finanza non sarà piùesclusivamente basata sul semplice credito, ma su ser-vizi finanziari complessi (assistenza, private equity,venture capital, ricorso al mercato dei capitali).

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favorita dalle politiche della Banca d’Italia, favore-voli alle PMI. Tali politiche porteranno a una mag-gior concorrenza fra le aziende del credito al fine diacquisire una fascia di clientela sempre più interes-sante come quella rappresentata dalle PMI. L’insie-me di questi ed altri fattori costringerà le banche adattrezzarsi meglio per dare a queste servizi migliori.

Benvenuti a Basilea

Le modalità di accesso delle PMI alle risorse finan-ziarie e i rapporti con il sistema bancario cambierannosostanzialmente nei prossimi anni. Le banche, anchein relazione ai cambiamenti attesi con l’introduzionedi Basilea 2, saranno partecipi in modo continuativodei processi di trasformazione delle piccole imprese.

Con Basilea 2 i direttori delle banche andranno aldi là dei numeri per finanziare le imprese discernen-do tra un buon progetto imprenditoriale e gli assetpatrimoniali.

Idee accreditate

Certamente nel periodo preso in considerazione ilsistema continuerà ad essere “banco-centrico”, ossiadipendente dalle banche. Tuttavia, l’approccio dellebanche subirà delle importanti evoluzioni nei prossi-mi anni:

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liquidità disponibile nel mondo.Al contrario, la crescita delle medie imprese

eccellenti e più innovative favorirà una loro maggiorpresenza in borsa per acquisire risorse finanziarie.

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LE PMI E LA BORSA

Fuori dallo stagno

Si assisterà nei prossimi cinque anni a una deboleripresa del numero di quotazioni rispetto all’attualeperiodo di stagnazione. Da questa inversione di ten-denza, però, rimarranno prevalentemente fuori lepiccole imprese.

La presenza in borsa delle PMI non subirà, nelbreve periodo, significative evoluzioni, anche perchéin buona misura condizionata dalla natura prevalen-temente familiare del capitalismo italiano soprattuttodi piccola e media dimensione.

Mani libere, mani vuote

La scarsa crescita del numero delle piccole impre-se quotate sarà dovuta:

- in parte ai costi diretti della quotazione in borsa;- ma soprattutto al fatto che quotarsi vuol dire

avere maggior visibilità verso fattori esterni chetendono a interferire nella gestione dell’impresa(sindacato, politica, etc).

Questa modesta propensione alla quotazione faràpermanere l’attuale situazione per cui le nostreimprese avranno, ancora nei prossimi anni, difficoltàdi accesso ai finanziamenti esterni, ai capitali e alla

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6. LA STRUTTURAIMPRENDITORIALE

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LA FRAMMENTAZIONE PRODUTTIVA

Amanti della solitudine

Gli italiani resteranno culturalmente un popolo diindividualisti e di imprenditori, propensi a raggiun-gere risultati da soli, senza fare gruppo.

La tendenza all’aggregazione complessivamenterappresenterà un fenomeno poco significativo (l’ag-gregarsi rappresenterà più un moto dello spirito cheun dato di fatto, anche se gli elementi di spinta saran-no molto forti).

Per affrontare la complessità dell’evoluzione con-correnziale, dunque, il contesto delle nostre piccoleimprese, individualista e poco orientato alla coopera-zione, punterà sulla crescita dimensionale piuttostoche sul gioco di squadra delle aggregazioni.

Sarà difficile che, dal punto di vista della propen-sione delle PMI all’aggregazione, si presentino feno-meni nuovi, in ragione del fatto che:

- permarrà per le imprese la situazione di difficol-tà sulle questioni del lavoro e del fisco che han-no generato l’attuale modello;

- la piccola dimensione continuerà a consentiremaggiore flessibilità del lavoro, delle produzio-ni, dei mercati, ecc.

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Facile nascere, facile morire

L’Italia resterà, come in passato, il Paese dei mil-le imprenditori, di una persistente propensioneall’imprenditorialità.

Gli andamenti nello stock delle imprese sarannoperaltro molto diversi per settore, per cui l’incre-mento sarà:

- positivo per i settori più innovativi e dinamici(es. commercializzazione telefonini, turismo,multimedialità);

- negativo nei settori più tradizionali (es. tessile).Il bilancio tra le imprese che nasceranno e quelle

che moriranno sarà a vantaggio delle prime, cosicchéla numerosità delle PMI continuerà ad aumentare.

Se il numero delle imprese (intese nel senso piùampio, in base all’iscrizione al Registro Imprese)continuerà ad aumentare, esso verrà colto solo inparte dal trend della demografia imprenditoriale,perché molte delle nuove attività autonome conti-nueranno ad essere di tipo professionale e quindiesenti dall’iscrizione al Registro Imprese.

In risposta alle strategie di flessibilizzazione e diesternalizzazione di attività terziarie continuerà l’e-spansione del lavoro autonomo, in particolare neiservizi alle imprese.

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Modelli di incontro

La crescita delle imprese in gruppo sarà debole eavverrà spesso in forma di catena, di franchising.

Il fattore dimensionale, peraltro, risulterà semprepiù importante nei prossimi anni e spingerà le imprese,soprattutto se incentivato fiscalmente, ad aggregarsi.Va però posto in evidenza che le singole PMI di suc-cesso cresceranno soprattutto acquistando altre PMI.

L’evoluzione delle PMI, in effetti, dipenderà essen-zialmente dalle trasformazioni del capitalismo fami-liare italiano e dal superamento dei suoi caratteri tra-dizionali di individualismo e del “modello fai-da-te”:

- nell’immediato futuro, dunque, questa architet-tura genetica continuerà a contrastare importan-ti processi di cambiamento delle PMI italiane,quali l’affermarsi del fenomeno delle medieimprese eccellenti e una dinamica di aggrega-zione significativa e quindi la crescita dimensio-nale delle piccole e piccolissime imprese;

- nel lungo periodo, invece, questi processi di tra-sformazione si consolideranno in modo più net-to, anche se mancherà, nel caso italiano un rile-vante sostegno istituzionale e di politiche pub-bliche (similmente a quanto accaduto nell’espe-rienza francese).

Proprio perché le determinanti del fenomeno PMIresteranno di tipo socio-culturale, nei prossimi anninon si produrranno comunque sostanziali disconti-nuità rispetto al passato.

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done la capacità di entrare nelle “reti lunghe” o “glo-bali” della catena di fornitura. Tale tendenza verràcaratterizzata soprattutto dalla leadership dellemedie imprese “eccellenti” e in alcuni settori siesprimerà in nuove forme di aggregazione, portandoalla crescita delle dimensioni delle imprese artigia-nali e più piccole. Ciò investirà soprattutto le impre-se manifatturiere e quelle di servizi alle imprese.

Le reti imprese e le “reti di reti”, in quanto formeorganizzative più capaci di rispondere alle nuove sfidedella globalizzazione dei mercati, richiederanno strate-gie innovative dei processi produttivi e di specializza-zione, che si concretizzeranno in investimenti in:

- ricerca e sviluppo;- design;- informatizzazione;- comunicazione;- qualità e servizi diversificati alle imprese della

rete.

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NUOVE FORME AGGREGATIVE

Un sistema a pezzetti

I fenomeni aggregativi cresceranno lentamente,per cui il sistema delle imprese resterà ancora sostan-zialmente frammentato.

Il settore dei servizi, in particolare, rimarrà neiprossimi cinque anni ancora lontano da un processodi concentrazione diffuso.

Nell’industria, le imprese più piccole saranno piùin difficoltà rispetto alle medie e alle grandi e quindipiù esposte a fenomeni di uscita dal mercato.

Rimarrà una certa frammentazione, ad esempio,nei settori più tradizionali, ma anche in quelli carat-terizzati dalle tecnologie in fase iniziale.

Economia delle reti lunghe

Nei settori in cui la tecnologia è fondamentale leforme cooperative (per la ricerca) favoriranno l’in-novazione e quindi la conquista o il mantenimento diposizioni competitive. Ma l’aggregazione sarà poconecessaria a chi avrà il possesso esclusivo di una tec-nologia capace di consentire anche alla piccolaimpresa di prosperare singolarmente.

La ristrutturazione delle PMI italiane proseguiràcon maggior intensità nei prossimi anni, accentuan-

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7. LA RAPPRESENTANZADELLE IMPRESE

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LE DIFFICOLTÀ DELLA RAPPRESENTANZA

Pezzetti di rappresentanza

La rappresentanza imprenditoriale delle PMI ita-liane rimarrà tra le più frammentate rispetto ai paesieuropei e extraeuropei, a causa di diversi fattori dis-criminanti:

- la divisione settoriale (tra Confindustria e Conf-commercio);

- la differenziazione dimensionale all’internodegli stessi settori per ragioni di rappresentanza(tra Confindustria e Confapi);

- la natura ideologica (tra Confcommercio e Con-fesercenti o tra Confartigianato e Cna).

Queste discriminanti si manterranno in modoinerziale, pur essendo venute meno le condizioni sto-riche che le spiegavano in passato.

Crisi d’offerta

La crisi della rappresentanza imprenditoriale costi-tuirà un problema particolarmente importante per leattuali maggiori organizzazioni dei datori di lavoro(tradizionalmente più capaci di rappresentare interessidi natura prevalentemente sindacale). Ciò avverrà per:

- una crescente domanda di rappresentanza versoil potere politico;

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LE NUOVE SFIDE

Avvisi per la navigazione

Le richieste alle associazioni industriali da partedegli associati saranno sempre di più quelle di difen-dere gli interessi e la competitività dei propri settori.

I piccoli imprenditori chiederanno con sempremaggior forza alle associazioni imprenditoriali:

- che le PMI siano messe al centro degli interessipolitici nazionali, in quanto risorsa nazionale (sichiederà ad esempio che la scuola sia progettatain base alle esigenze della piccola impresa);

- di essere segnalatori di società, università, socie-tà di consulenza, in grado di dare servizi reali amisura di piccola impresa;

- fare lobby a favore delle piccole anziché dellegrandi imprese.

In tal senso, le associazioni di rappresentanzasvolgeranno un ruolo di orientamento e guida rispet-to alle imprese.

Funzioni sofisticate

Le richieste delle imprese alle associazioni passe-ranno sempre più dalle funzioni sindacali e di difesadella categoria a funzioni più sofisticate e di affian-camento alle PMI in tutti i processi di cambiamento.

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- una rinnovata attenzione allo sviluppo locale afronte di giochi globali (che si focalizzerà in par-ticolare sul rafforzamento di beni collettivi loca-li che danno vantaggi competitivi, local collecti-ve competition goods).

Le adesioni alle associazioni, comunque, nelquinquennio 2008-2012 resteranno abbastanza stabi-li in termini quantitativi.

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LE RELAZIONI SINDACALI

Riottosamente pacifici

Le parti sociali, nei prossimi anni, comprenderan-no meglio l’attuale fase di mercato e il processo ditrasformazione in atto, proponendo nuove idee e nuo-vi modelli relazionali. In funzione di ciò, le relazioniindustriali diverranno sempre meno conflittuali.

I sindacati, peraltro rimarranno ancorati al modellodi lavoro fordista. Continueranno quindi a ritenere chel’unica forma di lavoro buona sia il lavoro dipendentea tempo indeterminato e, allo stesso tempo, continue-ranno ad incentrare le loro lotte soprattutto in difesadei pensionati e degli insider, che continueranno arappresentare la grandissima quota dei loro iscritti.

L’arroccamento su posizioni di retroguardia pena-lizzerà, oltre alle aziende, anche gli stessi sindacati,nei confronti dei quali vi sarà disaffezione.

Flessibilità e rapidità

Le relazioni industriali cambieranno, di fronteall’emergenza delle crisi aziendali, in funzione deltentativo delle imprese di ottenere dai sindacati mag-giori flessibilità anche nelle forme contrattuali.

Rispetto all’evoluzione dei rapporti imprese-sin-dacati si verificheranno situazioni straordinariamente

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L’operatività delle imprese diventerà sempre piùcomplessa, per cui alle associazioni datoriali verran-no richiesti servizi sempre più qualificati.

Il futuro delle associazioni si giocherà, quindi,anche sulla capacità di essere consulenti diffusi sulterritorio.

Va sottolineato che le richieste delle PMI sarannodi natura qualificata, in particolare di servizi ad hoca supporto:

- dell’internazionalizzazione;- della capacità progettuale per accedere ai finan-

ziamenti;- dell’innovazione (per relazioni con l’università).Le associazioni di rappresentanza imprenditoriale

rafforzeranno dunque la loro offerta di servizi sulterreno:

- dei servizi finanziari e alle esportazioni;- dei trasferimenti tecnologici;- delle collaborazioni tra imprese, istituzioni e

università.

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delle PMI, che si verificherà in seguito ai pro-cessi di modernizzazione;

- dal mantenimento delle politiche del personaledelle PMI più orientate ad assumere in formestabili, a tempo indeterminato, pur con ragione-voli periodi di prova.

La tendenza delle PMI italiane a impostare i rap-porti collettivi di lavoro secondo un approccio più“partecipativo” che “contrattuale” persisterà comun-que nei prossimi anni.

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differenziate tra piccole e piccolissime e medie (da50-100 dipendenti), in funzione della presenza/assen-za del sindacato:

- da un lato avremo un mondo di piccole impresein cui il rapporto tra imprese e lavoro continueràad essere assolutamente fluido e privo di rigidità;

- dall’altro, per le medie imprese, verrà superato ilmodello delle attuali forme contrattuali, per cui irinnovi dei contratti di lavori durano anni a cau-sa dello scontrarsi delle rigidità sindacali conuna sempre crescente richiesta di flessibilità del-le imprese.

Contratti di taglia piccola

Rispetto alla contrattazione collettiva aziendale oterritoriale si avrà una situazione distinta secondo lavariabile dimensionale delle imprese:

- per le piccole imprese sarà ancora pratica pocofrequente;

- le medie imprese (in cui il livello di sindacaliz-zazione sarà spesso paragonabile a quello dellegrandi imprese) saranno più propense a tale tipodi negoziazione.

La tendenza ad una maggior propensione alla con-trattazione collettiva nelle PMI verrà comunquefavorita:

- dal cambiamento della composizione quantitati-va e soprattutto qualitativa della forza lavoro

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8. INTERNAZIONALIZZAZIONE,DELOCALIZZAZIONE

E OUTSOURCING

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INTERNAZIONALIZZAZIONEE INNOVAZIONE

Competenze da esportare

Per crescere e continuare ad essere profittevoli, leimprese italiane dovranno interloquire di più con imercati esteri. Nei prossimi anni, dunque, vi sarà, daparte delle nostre PMI, una forte spinta verso le stra-tegie di internazionalizzazione e gli investimenti all’e-stero, nonostante le dimensioni limitate che però ten-deranno a crescere leggermente nei prossimi anni. Siassisterà inoltre ad uno sviluppo delle esportazioni.

Le imprese italiane che sono riuscite negli ultimianni ad aumentare notevolmente il numero di merca-ti sui quali esportano, fra l’altro, avranno una mag-gior capacità di passare da un mercato all’altro in fun-zione delle differenti congiunture, disponendo già didistributori locali, della conoscenza dei mercati, ecc.

Le PMI, nel rivolgersi in misura crescente ai merca-ti di sbocco esteri, effettueranno sempre maggiori inve-stimenti diretti all’estero, per operazioni di integrazionedella catena fornitori-produzione-distribuzione.

Il successo che viene da lontano

La relazione innovazione-internazionalizzazionesi dimostrerà sempre più forte, per cui le imprese che

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LE NUOVE FORME DELL’OUTSOURCING

Piccoli gestori di grandi processi

Le forme di “collaborazioni pragmatiche” o di retidi imprese più o meno istituzionalizzate si intensifi-cheranno, portando alla valorizzazione delle PMIche sapranno sviluppare forme di “adattamento effi-ciente” e entrare in maniera attiva nelle catene mon-diali della componentistica e della fornitura.

Le imprese – anche le PMI – diventeranno semprepiù gestori di network a livello internazionale.

Tuttavia, ciò avverrà nel breve termine solo inalcuni dei settori tradizionalmente forti e orientatialla competizione internazionale, quali:

- i materiali per costruzioni;- l’impiantistica.

Delocalizzazioni flessibili

Per capire come si concretizzerà il processo diinternazionalizzazione delle nostre PMI, va conside-rato che, nei prossimi anni, si assisterà a una fram-mentazione dei processi industriali e della filieraproduttiva del commercio internazionale, cosicchéper il modello di specializzazione una quantità cre-scente di imprese smetterà di assumere una formatradizionale (per la quale i singoli paesi hanno una

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più si ristruttureranno saranno capaci di aumentareanche la loro presenza internazionale.

Come conseguenza di ciò, saranno soprattutto lePMI più innovative e internazionalizzate a registrarei migliori tassi di crescita.

Si svilupperanno nuove forme di aggregazione trale PMI, imposte dall’avanzamento tecnologico e dal-la necessità di un’internazionalizzazione che richie-derà la costituzione di “masse critiche” a livelloimprenditoriale. Le forme prevalenti di queste aggre-gazioni saranno:

- i consorzi;- i progetti comuni di ricerca.

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9. STRATEGIE E ORGANIZZAZIONEspecializzazione settoriale), passando a un modelloper cui “tutti producono tutto”, specializzandosi sudiversi punti della catena produttiva.

Le PMI italiane supereranno le tradizionali diffi-coltà di posizionamento sui mercati internazionali,grazie alla ristrutturazione secondo il modello del-l’outsourcing di specializzazione nel commerciointernazionale.

La fase strettamente produttiva delle impreseinternazionalizzate sarà sempre più delocalizzata inpaesi a basso costo del lavoro. Questa evoluzione:

- implicherà problemi organizzativi complessi;- richiederà una massiccia presenza di sistemi

ICT.Per le imprese internazionalizzate, la riorganizza-

zione si concretizzerà in patria in una specializzazio-ne nelle fasi:

- progettuali;- del design;- dell’innovazione;- delle attività amministrative e direzionali.

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TRA COSTI E QUALITÀ

Così efficienti da declinare

Molte imprese italiane continueranno a mirarealla riduzione dei costi delocalizzando e/o limitandole attività produttive, per conquistare maggiore effi-cienza e cercare altri mercati o seguire da vicinoclienti e mercati in rapida crescita.

Ma le imprese più chiuse e ferme ad un modellocompetitivo basato principalmente sui costi falliran-no nel fronteggiare la concorrenza di paesi caratte-rizzati da costi (soprattutto del lavoro) molto più bas-si. Questo crescente rischio di essere superati dallaconcorrenza ed eliminati dai mercati farà dunquedeclinare, anche nelle PMI, le strategie di leadershipsui costi.

In termini strategici le PMI, dunque, accentueran-no il proprio spostamento dalle strategie fondate sul-la riduzione costi, alle strategie fondate su:

- la ricerca della qualità;- la customerizzazione.

Iperdifferenziati

La consapevolezza che c’è pochissimo spazio perproduzioni di bassa qualità continuerà a diffondersi,cosicché sempre più imprese cercheranno un riposi-

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rizzarle verso un aumento della patrimonializzazionee quindi verso la quotazione in borsa.

In termini generali, si manifesterà un processo diforte miglioramento nelle strutture organizzative dellePMI, in particolare nelle piccolissime non quotabili inborsa. Questa evoluzione sarà dovuta principalmenteall’ormai avanzato passaggio generazionale ed avràl’effetto di allontanare la strategia dell’azienda dallapersonalità del suo fondatore, passando a modelliorganizzativi e gestionali di tipo manageriale.

Ad una generazione di piccoli imprenditori chegestiscono in modo esclusivo la propria impresa siaffiancherà dunque una generazione di manager chegestiranno le aziende in modo più scientifico.

I manager avranno un ruolo decisamente piùimportante al fianco di proprietari di seconda e terzagenerazione, grazie anche al fatto che molti dei nuo-vi proprietari hanno studiato in scuole di businessinternazionale e per questo hanno ben chiari i princi-pi dell’economia manageriale (contabilità, organiz-zazione, etc.).

Gli imprenditori, peraltro, continueranno a nasce-re in modo spontaneo, indipendentemente dalla for-mazione universitaria.

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zionamento competitivo su segmenti più alti, attra-verso processi che trasformeranno le loro produzioniin offerte di nicchia.

Le tendenze economiche internazionali obblighe-ranno le PMI a:

- elevare il loro grado di innovazione;- trasformare la propria eventuale dipendenza da

un’unica filiera produttiva in capacità di inseri-mento in più cicli produttivi.

Le PMI che, indipendentemente dai distretti diappartenenza, andranno avanti con prodotti maturi sitroveranno sempre più in difficoltà.

Aumenterà dunque il numero di PMI che sceglie-ranno strategie di differenziazione dei prodotti,anche perché le imprese leader da questo punto divista genereranno facilmente comportamenti mime-tici e imitativi all’interno delle altre PMI.

L’età dell’innovazione

Il diffondersi nelle imprese di strategie innovativecomporterà:

- un incremento dei livelli manageriali delle PMI;- il ridimensionamento del tradizionale ruolo del

capitalismo individuale e familiare (favoritoanche da un ricambio generazionale già in corso).

L’approccio della consulenza, degli osservatorieconomici, dei giornalisti, alla realtà delle piccoleimprese continuerà inoltre nei prossimi anni a indi-

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zioni aziendali strategiche. Si verificheranno quindi,a seconda dei casi, mix tra:

- verticalizzazione e deverticalizzazione;- produrre all’interno e comprare all’esterno.In genere, comunque, si verificheranno processi

di deverticalizzazione delle grandi imprese, a causadi uno sviluppo di outsourcing di “specializzazione”maggiore rispetto a quello tradizionale; tali impreserichiederanno un maggiore contributo di PMI spe-cializzate, in grado di svolgere meglio o in manierapiù efficiente molte delle attività tradizionalmenteportate all’interno delle grandi organizzazioni“gerarchiche” per ridurre i costi di transazione.

In continuità con quanto avviato negli ultimi anni,infine, si diffonderanno nelle imprese strategie di:

- customizzazione, che si concretizzeranno nellosviluppo di attività terziarie nella progettazioneo nella cura del cliente;

- innovazione (sia tecnologica, sia di design);- miglioramento della distribuzione e della difesa

del marchio e dell’immagine;- informatizzazione della gestione, per garantire

maggiore efficienza e tempestività;- aggregazione.

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MUTAMENTI STRATEGICI

Sete di conoscenza

Le imprese, per investire sull’innovazionedovranno basare la propria competitività sullo svi-luppo di competenze interne, intese come integrazio-ne tra conoscenze tecniche e gestionali. A seguito diquesta scelta, godranno di migliori tassi di crescita.

Assisteremo dunque ad un aumento delle PMI cheadottano strutture organizzative orientate all’appren-dimento.

Le strategie di cambiamento si orienteranno versouna maggior intelligenza interna all’azienda nellosviluppo di soluzioni pregiate riguardo alle funzioniaziendali strategiche:

- ingegnerizzazione dei processi;- concezione e disegno dei prodotti;- strategie di vendita e commercializzazione;- marketing e comunicazione;- logistica e organizzazione dei flussi commerciali.

Soluzioni su misura

Non vi sarà un unico modello organizzativo otti-male: il migliore sarà quello che più di ogni altroconsentirà a ciascuna singola impresa di valorizzare,attraverso soluzioni organizzative specifiche, le fun-

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10. PERSONALE E FORMAZIONE

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LAVORO E FLESSIBILITÀ

Il tramonto del posto fisso

Il rafforzamento della liberalizzazione del merca-to del lavoro e delle forme contrattuali flessibilifavorirà, nei prossimi anni, le PMI:

- sia sul miglioramento delle forme contrattuali;- sia in termini di rapporto tra impresa e lavoro.Si verificherà inoltre un’attenuazione dell’attuale

rigidità in uscita.Queste tendenze verranno rafforzate dal fatto che le

nuove generazioni continueranno a crescere con un for-te valore della flessibilità. In un paese come l’Italia,dominato da imprese piccole e micro, peraltro, il tempoindeterminato assicurerà sempre meno stabilità. Sem-pre più giovani, dunque, preferiranno alla ricerca di unposto fisso un lavoro interessante, che valorizzi le pro-prie competenze e che aiuti a svilupparne di nuove.

La mancanza di stabilità, però, verrà accettatasolo in presenza di un mercato dinamico in cui siapossibile trovare nuove opportunità.

La diffusione di pratiche di responsabilità sociale,inoltre, porterà:

- un positivo sviluppo organizzativo;- un miglioramento del clima aziendale e della

motivazione del personale;- la riduzione della conflittualità tra impresa e

lavoro.

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LA GESTIONE DELLE COMPETENZE

Costose capacità

Le piccole imprese evolveranno sempre più indirezione di attività che richiedono personale chesvolga mansioni più complesse, di natura soprattuttoterziaria. Vi sarà quindi nelle PMI un aumento lentoma tendenziale delle risorse umane più qualificate edelle figure con nuove professionalità in azienda (es.addetto comunicazione, etc.).

La piccola impresa richiederà sempre di più com-petenze professionali alte, ma in genere risulteràincapace di garantire un’occupazione permanente efull time a queste risorse. Perciò continuerà a svilup-parsi la domanda di collaboratori esterni, che inter-verranno per sviluppare nuove soluzioni (nell’infor-matica, ma anche nell’organizzazione, nel marketinge più in generale in molte attività terziarie) e, perio-dicamente, per la loro manutenzione.

Per le attività più propriamente legate alla “line”le imprese continueranno a puntare sul personaleinterno. Nella manifattura e nel terziario tradizionalel’inserimento avverrà con rapporti a tempo indeter-minato, mentre nei servizi più avanzati prevarranno irapporti di partnership.

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Gestire la flessibilità

In funzione di quanto detto, la forte diffusione deirapporti di lavoro flessibili continuerà da qui al2012:

- sia all’interno del lavoro dipendente;- sia al di fuori di esso.Se l’uso dalla “flessibilità” da parte delle aziende

rimarrà forte, aumenterà tuttavia anche la tendenza atrasformare i contratti flessibili in contratti a tempoindeterminato per tenersi internamente le risorsemigliori. Le assunzioni a tempo indeterminato pro-seguiranno dunque la propria crescita, poiché unaloro diminuzione sarebbe incoerente col rilancio del-le imprese.

La maggior flessibilità presente nel sistema eco-nomico favorirà i miglioramenti nella gestione delpersonale e nella formazione. La tendenza di fondosarà in direzione di criteri più meritocratici.

I rapporti tra imprese e lavoro subiranno, a breve,altre variazioni di rilievo legate alla gestione di unlavoro che andrà sempre più caratterizzandosi comeflessibile ed a tempo definito. Questo obbligherà leaziende a rivedere:

- le tecniche di gestione del personale;- i tradizionali moduli di formazione;- le modalità di selezione.

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L’INVESTIMENTO IN FORMAZIONE

Arricchirsi spendendo

La diffusione dei nuovi modelli gestionali svilup-pati in questi anni per uscire dalla stagnazione porte-rà i manager-imprenditori ad investire in formazio-ne. Il processo sarà però lento, cosicché nei prossimianni rimarremo ancora molto lontani dagli standarddegli altri paesi.

I cambiamenti che saranno indotti dai nuovi biso-gni organizzativi e di professionalità alte renderannola formazione interna alle imprese una precondizio-ne necessaria anziché un optional.

L’apprendimento on the job sarà insufficiente,perché si verificherà ricorrentemente una disconti-nuità di competenze tecniche rispetto a quelle posse-dute attualmente dalle aziende e sarà quindi necessa-rio formare le risorse all’apprendimento continuo. Invirtù di tali necessità saranno superati anche gli osta-coli di costo per le PMI.

Accanto all’attività formativa voluta dalle impre-se in funzione dei propri obiettivi, acquisterà inoltrespazio la formazione autonomamente voluta dailavoratori, come strumento per restare “occupabili”in un contesto di flessibilità crescente (che interesse-rà oltre che l’entrata, anche l’uscita).

Gli investimenti in formazione aumenteranno,soprattutto verso le professionalità con un elevato

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Facciamo come fanno i grandi

Nei rapporti col personale i cambiamenti, in fun-zione dei fenomeni descritti, risulteranno tutt’altroche limitati.

Il lavoro e le risorse umane rappresenterannosempre più un elemento fondamentale nella capacitàcompetitiva delle imprese, poiché l’upgrading pro-duttivo richiederà una sempre maggiore attenzione:

- alla valorizzazione delle competenze;- allo sviluppo del lavoro di gruppo.La quota di laureati e diplomati in azienda, pur

aumentando, resterà comunque ancora più bassarispetto alla media europea.

Si passerà sempre più a forme di retribuzionevariabili, soprattutto per figure di responsabilità.

Le tecniche di gestione che in passato erano carat-teristiche delle grandi imprese entreranno progressi-vamente, nel prossimo quinquennio, anche in quellemedio-piccole, sia pure con adattamenti pragmaticialle loro specificità.

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11. RICERCA E TECNOLOGIAgrado di internazionalizzazione, che saranno partico-larmente apprezzate.

Il rischio dello spreco

In tema di formazione si distingueranno i percor-si più innovativi delle medie imprese eccellentiorientate a sviluppare un gestione più strategica del-le risorse umane. Per queste si mostreranno partico-larmente utili gli strumenti dei Fondi interprofessio-nali e gli istituti degli Enti bilaterali, i quali si conso-lideranno in maniera particolare in alcuni settori siadell’industria che del terziario e del commercio. Illoro sviluppo, comunque, verrà condizionato dalletendenze della contrattazione decentrata.

La grande partita della formazione finanziata, ingrado di offrire ampie opportunità alle imprese, con-tinuerà tuttavia ad essere spesso sprecata.

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IMPRESE E SVILUPPO TECNOLOGICO

Imprese di frontiera

Le principali traiettorie tecnologiche che investi-ranno il mondo delle imprese nel prossimo futurosaranno quelle legate allo sviluppo delle:

- biotecnologie;- energie alternative;- tecnologie ottiche;- nanotecnologie.Il Paese, fra l’altro, punterà nei prossimi cinque

anni a rafforzare alcune nicchie tecnologiche:- componentistica avio;- alcune aree della farmaceutica;- meccanica specializzata come la biomedicale;- beni e servizi per le energie alternative;In questi ambiti le imprese andranno bene, faran-

no innovazione di prodotto e investiranno in ricerca.Le PMI saranno capaci di innovazione in alcuni

settori di maggiore specializzazione consolidatacome:

- la meccanica strumentale;- i materiali da costruzione;- ma anche alcuni ambiti della chimica fine e del-

la gomma e plastiche elettromedicali.Anche nel settore agroalimentare le imprese

mostreranno una spiccata tendenza ad innovarsi.Le PMI, infine, continueranno ad essere innovati-

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gestione. Inoltre, consentirà nuovi modelli organiz-zativi in ambiti cruciali:

- le modalità di vendite e acquisti online;- la gestione intelligente delle scorte dei magazzi-

ni e degli approvvigionamenti.Sulle tecnologie Ict assisteremo a due principali

tendenze:- le imprese innovative investiranno molto sui

sistemi Erp (Enterprise Resource Planning);- vi sarà un rafforzamento dei Sgp (sistemi di

gestione della produzione).Nelle PMI continueranno il loro processo di dif-

fusione i prodotti di base come possono essere l’e-mail o il sito web. Meno diffusi rimarranno i prodot-ti di complessità intermedia, come i gestionali deltipo Erp, ma vi sarà un inizio di recupero su questifronti.

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ve nella moda e nel design con innovazioni di pro-cesso e di prodotto (e, nei prossimi anni, particolar-mente nell’uso dei materiali).

Iniezioni di intelligenza

In termini più generali, si rafforzerà il processo dimodernizzazione in atto nelle PMI, ossia la capacitàmaggiore di molte di loro di investire nell’Ict e nellaricerca, agevolando così il proprio ingresso nei pro-cessi di “co-progettazione” (simultaneous enginee-ring), di benchmarking, di error detection. Questatendenza:

- darà maggior vigore al loro contributo alla ripre-sa economica del Paese;

- ma penalizzerà in misura maggiore quelleimprese incapaci di ristrutturarsi in termini tec-nologici e di ricerca.

L’attuale arretratezza sul versante dei sistemiinformativi verrà progressivamente superata, ma vatenuto ben presente che ciò rappresenterà un fattorescarsamente “critico” rispetto al risultato economicodelle piccole imprese.

In Italia, in effetti, nei prossimi anni lavoreremosoprattutto per recuperare il gap attuale rispetto aipaesi più avanzati.

Nell’Ict arriverà un’altra ondata di cambiamento,che coinvolgerà anche le funzioni aziendali piùbanali come la contabilità aziendale o il controllo di

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seconda/terza generazione, con formazione interna-zionale, saranno sempre più attenti alla ricerca e svi-luppo e capaci di localizzare strategicamente i propricentri di ricerca.

Disegnare l’innovazione

Le innovazioni di prodotto e di servizio nelle PMIsaranno soprattutto del tipo design drived. Vi saràcrescente integrazione tra qualità e design (inteso insenso lato) nelle PMI dei settori:

- del mobile;- del tessile;- delle macchine (a supporto dell’industria del

design).Le principali innovazioni di prodotto e di servizio

delle PMI riguarderanno l’integrazione delle cono-scenze tecniche e quelle di marketing tradizionalidell’economia italiana. Ciò avverrà in settori italianitradizionali come:

- l’agroalimentare;- il tessile;- le macchine utensili.Le innovazioni delle PMI, dunque, tenderanno a

nobilitare anche i prodotti maturi.

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INNOVAZIONE E RAPPORTOCON LA RICERCA

Investimenti invisibili

Il complesso delle spese di R&S rispetto al Pilsubirà degli incrementi, poiché si accentuerà la con-sapevolezza che per essere competitivi occorre inve-stire di più in tale direzione.

Nei prossimi cinque anni assisteremo ad unaumento di consapevolezza delle PMI italiane rispet-to alle attività di Ricerca & Sviluppo. Anche le pic-cole imprese, dunque, investiranno di più in R&S,ma ciò rimarrà invisibile alle statistiche ufficiali,perché resteranno fuori dai bilanci e mancheranno ditrasformarsi in brevetti.

Relazioni evolute

Migliorerà significativamente la capacità relazio-nale delle PMI con le università e con i centri diricerca, in particolare per quei settori che operano insettori science based:

- elettronica e informatica;- biotecnologia farmaceutica;- meccanica;- macchine utensili.Va poi sottolineato che i proprietari-manager di

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12. BRAND E COMUNICAZIONE

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LA CENTRALITÀ DEL “BRAND ITALIA”

Ci facciamo riconoscere

Il brand diventerà un fattore molto importante perle PMI, rappresentando un elemento distintivo delprodotto e delle imprese che hanno successo: averesuccesso senza brand sarà sempre più difficile.

La forza del marchio diventerà sempre di più unfattore competitivo, particolarmente per la moda ita-liana che conquisterà la classe ricca dei paesi emer-genti. Costruire brand attraverso l’integrazione diprodotti manifatturieri e servizi sarà tanto più strate-gico quanto più diminuirà la possibilità di fare mani-fatturiero tradizionale.

La creazione e valorizzazione del brand da partedelle PMI si collegherà alla tendenza della “demo-cratizzazione” del lusso, la quale verrà accompagna-ta da strategie di comunicazione e pubblicità in gra-do di trasmettere la facile accessibilità a prodotti eservizi prima ritenuti destinati ad una fascia di con-sumo di nicchia.

Le numerosissime aziende che ad oggi sono prive diun forte brand si troveranno nell’impossibilità di fareinvestimenti pubblicitari consistenti per far conoscereil proprio nome. Tenderanno quindi a trasformarsi daterzisti indifferenziati a terzisti evoluti (produrrannoper conto terzi, per la Gdo nazionale e internazionaleche vorrà avere prodotti esclusivi di alta qualità).

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difficoltà nell’approntare strategie per la sua valoriz-zazione, che richiederanno dimensioni più elevate diquelle tipiche delle nostre imprese. La consapevolez-za della necessità di una maggiore attenzione all’im-magine sarà uno dei driver dei processi di crescita eaggregazione delle imprese.

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Disegnato in Italia, prodotto dove vuoi

La capacità delle nostre PMI di creare e valoriz-zare i propri marchi rimarrà una caratteristica costan-te nel tempo. Le PMI italiane valorizzeranno effica-cemente il brand come leva competitiva efficacissi-ma nel mondo, sfruttando la conoscenza e l’apprez-zamento per l’Italian style. Questo genere di strate-gia si confermerà come tipico di gran parte dei setto-ri cosiddetti “made in Italy”, ma si manifesterà anchenell’ambito della “catena di montaggio” globale nel-la quale le PMI italiane avranno una parte ancor piùsignificativa. Inoltre, accomunerà le PMI, sia nei set-tori tradizionali, sia in quelli più innovativi, riguar-dando soprattutto le imprese:

- orientate ai mercati in crescita (come Russia,Cina, Corea, etc.);

- dei servizi alle imprese;- di fornitura specializzata su misura.A puntare di più sullo sviluppo del marchio saran-

no inoltre le imprese più innovative e presenti all’in-terno dei distretti e delle aree interessate da un ampioprocesso di cambiamento economico.

Le piccole imprese si accorgeranno che la fase “avalle” è importante come quella direttamente produt-tiva e interverranno nel prossimo quinquennio,anche grazie al supporto della notevole offerta diconsulenze per la valorizzazione dei marchi.

Se è vero che crescerà l’attenzione delle PMI albrand, va però anche considerato che permarranno le

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- dall’altro, le strategie di comunicazione smette-ranno di essere impostate, nella maggior partedei casi, a livello internazionale, con un linguag-gio “globalizzato” e banalizzato, lasciando cosìspazio all’invenzione locale, in modo molto piùforte che nel recente passato.

Vedremo un netto rafforzamento dell’utilizzo distrategie comunicative che utilizzeranno tutto quelmondo che va sotto l’etichetta della convergenza:

- il web;- la telefonia mobile;- le televisioni di nuova generazione;Si dimostreranno efficaci soprattutto quelle

imprese che integreranno “nuovo e vecchio” ovveroche veicoleranno con modalità nuove contenuti tipi-ci della storia e della cultura italiana (la storia, l’arte,i paesi del Mediterraneo, etc.).

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LA COMUNICAZIONE:STRATEGIE E MEZZI

Vive la différence!

Per le ragioni appena illustrate, le strategie dicomunicazione diventeranno ancora più importantidi quanto già non siano, sia per i grandi marchi e perchi fa grandi strategie su volumi di utenza significa-tivi e differenziati, ma soprattutto per le piccole, lequali punteranno su:

- linguaggi e strategie comunicative e pubblicita-rie capaci di trasmettere la propria differenzia-zione;

- nicchie di mercato rilevanti, sia locali, sia inter-nazionali.

Le strategie di comunicazione e marketing saran-no basate su messaggi che legano i prodotti a uno sti-le di vita, a un servizio, a un valore aggiunto, ecc.

Accessibilità globale

Le soglie di visibilità della comunicazione tende-ranno, in termini economici, ad abbassarsi nei pros-simi anni:

- da un lato, la struttura della comunicazione pub-blicitaria in Italia si troverà sempre meno limita-ta al canale televisivo;

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NOTA SULL’INDAGINE

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La metodologia

Lo scenario previsionale delle Piccole e MedieImprese per il periodo 2008-2012 è stato ottenutoattraverso una variante del metodo Delphi. Caratteri-stica peculiare del metodo è la consultazione, rigoro-samente separata ed anonima, di un gruppo di esper-ti al fine di ricavare previsioni basate sulla conver-genza delle opinioni circa il futuro dei problemi ofenomeni considerati. Per questo progetto è stataadottata una procedura di consultazione in due stadidi un gruppo interdisciplinare di nove esperti.

Le fasi della consultazione

Nella prima fase, ogni esperto ha prodotto inmodo libero alcune previsioni relative ai singoliambiti di indagine, a partire da domande aperte e sul-la base delle proprie competenze scientifiche e pro-fessionali. Nella seconda fase, le previsioni di basesono state elaborate, tradotte in nuclei previsionali(items) e sottoposte al giudizio di tutti gli esperti.Ognuno di loro ha così avuto la possibilità di analiz-zare e valutare le opinioni degli altri, potendo even-tualmente riconsiderare e modificare anche le pro-prie posizioni iniziali. Il costrutto previsionale hapotuto così utilizzare appieno le potenzialità di unvero e proprio “confronto di gruppo”, arricchito daidiversi punti di vista e dalle diverse competenze,

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disciplina e per collocazione scientifico culturale. Inconsiderazione dell’obiettivo generale dell’indagine– la costruzione di uno scenario macro per i cinqueanni – si è preferito non privilegiare un solo punto divista, bensì favorire un “dibattito interdisciplinare”sul futuro.

Il mosaico previsionale è stato così composto conl’apporto di esperti di provenienza, formazione edorientamento ideologico estremamente eterogeneo,allo scopo di ottenere una visione globale di quelloche sarà il futuro delle Piccole e Medie Imprese ita-liane nei prossimi cinque anni.

I nove esperti consultati sono stati: Emilio Belli-ni, Mario Centorrino, Gregorio De Felice, Giampao-lo Galli, Patrizia Musso, Serafino Negrelli, MarinaPuricelli, Anna Soru, Gianfranco Viesti.

Di seguito sono riportate brevi note biografiche diognuno di essi.

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reso dialettico dai successivi stadi di interrogazione,nel rispetto della specificità di ciascun contributo.

L’indagine sulla probabile evoluzione delle PMI Ita-liane fra il 2008 e il 2012, ha avuto inizio nel mese digiugno e si è conclusa nel mese di settembre del 2007.

Le dimensioni indagate

L’indagine previsionale Il futuro delle piccole emedie imprese italiane ha focalizzato l’attenzionesulle seguenti dimensioni:

- le influenze internazionali;- le pmi nell’economia nazionale;- le politiche pubbliche;- distretti ed economie locali;- frammentazione o aggregazione nazionale e estera;- strategie e organizzazione;- finanza, banche, borsa;- Ricerca & Sviluppo e Ict;- brand, comunicazione e marketing;- relazioni industriali, personale e formazione;- associazionismo imprenditoriale.

La composizione del panel

Per la composizione del panel, la seguente indagi-ne si è avvalsa della collaborazione di un gruppoqualificato di prestigiosi esperti diversi tra loro per

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GLI ESPERTI

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Emilio Bellini Emilio Bellini insegna Gestione dell’Innovazione nellaFacoltà di Ingegneria dell’Università del Sannio, pres-so cui presta servizio in qualità di ricercatore nel rag-gruppamento Ingegneria Economico Gestionale. Dal2000 è coordinatore dei Master Universitari in Inge-gneria Gestionale e Ingegneria Informatica della stessaFacoltà. Dal 2002 è responsabile scientifico di Kleos-Rcost Laboratorio di Ingegneria Economico-Gestiona-le per le Ict. Presso Rcost-Centro di Eccellenza dellaRicerca sulle Tecnologie del Software è coordinatoredell’indagine periodica Rcost-Assinform sul Settore Ictin Campania. È componente di diverse associazioniscientifiche e professionali internazionali, tra le quali ilPMI-Project Management Institute, presso cui è com-ponente del board del Southern Italy Chapter. PressoLuiss Management è stato referente scientifico della XIe della XII edizione del corso in Gestione delle RisorseUmane e Organizzazione. Ha svolto numerose attivitàdi consulente per la formulazione di politiche per l’in-novazione e per la revisione di progetti di R&S a finan-ziamento pubblico, anche come componente dellaSegreteria Tecnica del Ministero dell’Istruzione, Uni-versità e Ricerca. I suoi interessi di ricerca fanno riferi-mento alla gestione strategica della conoscenza orga-nizzativa e delle risorse umane nelle imprese Ict, allerelazioni inter-organizzative tra Università e ImpreseIct, ai processi di innovazione nelle piccole imprese disoftware, con particolare riferimento ai loro rapporticon l’ambiente locale.

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Gregorio De Felice Head of Research e Chief economist, Intesa Sanpao-lo; Presidente dell’Aiaf, Associazione italiana deglianalisti finanziari. Laureato in Discipline Economi-che e Sociali in Bocconi. Dopo un breve periodo diattività di ricerca in Università, è entrato all’UfficioStudi Comit, diventandone responsabile nel 1995. Èstato Professore a contratto di Teoria e PoliticaMonetaria in Bocconi. Presidente della Commissio-ne tecnica per le ricerche e le analisi dell’Abi. È ilrappresentante italiano all’Economic and MonetaryAffair Committee della Federazione Bancaria Euro-pea. È membro del Comitato Scientifico del Ceeun,Central and Eastern European University Network edella Fondazione Rosselli. È membro del Consigliodi Amministrazione di Prometeia, dell’Associazioneper gli Studi di Banca e Borsa, del Gruppo Econo-misti di Impresa, dell’Istituto per gli Studi di Politi-ca Internazionale, della Fondazione Banca Sicula edel Centro Studi Grande Milano. Membro di diverseassociazioni economiche internazionali come l’In-ternational Club of Bank Economists, l’InternationalConference of Commercial Bank Economists. Èautore di numerose pubblicazioni riguardanti l’anda-mento dei mercati finanziari, l’evoluzione del siste-ma bancario italiano ed europeo, la politica moneta-ria, la gestione del debito pubblico, l’integrazionefinanziaria con i paesi dell’Europa Centro Orientale.

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Mario Centorrino Ordinario di Politica Economica nell’Università diMessina (Facoltà di Scienze Politiche). Svolge atti-vità didattica e di ricerca presso il Formez (dal 1998)e la Scuola per la Pubblica Amministrazione locale(dal 1998). Autore di numerosi pubblicazioni su temidi teoria della moneta e dello sviluppo locale si èparticolarmente interessato in questi ultimi anni aproblemi relativi al rapporto tra economia e istitu-zioni con riferimento a fenomeni macroeconomici(inflazioni, spesa pubblica), ad aree territoriali speci-fiche (Mezzogiorno d’Italia e fenomeni degenerativi(economia illegale). Tra le sue pubblicazioni: Eco-nomia assistita da mafia, (1995); Macroeconomiadella mafia, (1997, con G. Signorino); Il nodo gor-diano. Criminalità economica e Mezzogiorno,(1999, con A. La Spina e G. Signorino); L’impattocriminale sulla produttività del settore privato del-l’economia (2001, con Ferdinando Ofria, PremioSaraceno 2002). È stato chiamato a tenere corsi dilezione in Università straniere (Università di Valen-cia, Venezuela; Università di Rosario, Argentina;Università di Roskilde, Danimarca; Università diVarsavia, Polonia) su tematiche attinenti al rapportotra criminalità, corruzione, sviluppo. Editorialista dal1992 del quotidiano La Sicilia di Catania, svolgeattività di pubblicista su Il Sole 24 0re e su LaRepubblica e sull’Unità.

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Patrizia Musso Esperta di marca e di pubblicità, è studiosa di pro-cessi culturali e comunicativi. Dal 1993 collaboracon l’attività didattica e di ricerca del Dipartimentodi Scienze della Comunicazione dell’Università Cat-tolica di Milano. Presso tale Ateneo ha ricoperto ilruolo di Direttore Didattico presso il Master incomunicazione dell’impresa privata e pubblica,dove. Dal 2004 è docente nel corso di laurea inScienze Linguistiche per la comunicazione e l’im-presa. Dal 1998 al 2004 ha anche insegnato Promo-zione della marca presso la Facoltà di Relazioni Pub-bliche dell’Università Iulm di Milano. Vanta altresìuna consolidata esperienza nel settore della ricercaqualitativa e della formazione aziendale, maturatapresso primari istituti di ricerca e società di consu-lenza. Attualmente è consulente free lance. Nel 2000ha ideato www.brandforum.it, l’osservatorio italianosul mondo della marca; da allora ne è direttoreresponsabile.È autrice di numerosi saggi sui temi della brandcommunication e ha recentemente pubblicato il volu-me: I nuovi territori della marca. Percorsi di senso,discorsi, azioni.

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Giampaolo Galli Direttore Generale dell’Ania. Docente di Economiae Finanza delle Assicurazioni presso l’UniversitàLuiss Guido Carli. Consigliere del Consiglio Nazio-nale dell’Economia e del Lavoro. Laureato all’Uni-versità Bocconi, consegue il dottorato in Economiadel MIT nel 1980. Dal 1980 al 1995 è stato Funzio-nario presso il Servizio Studi della Banca d’Italia;dal 1992 responsabile della Direzione Internazionaledel Servizio Studi. Dal 1995 al 2003, Capo Econo-mista della Confindustria.Tra le Pubblicazioni recenti ricordiamo: Governanceand Transparency in the Italian Insurance Industry,(2004, The Geneva Association Working PaperSeries no. 292); Le prospettive della previdenzacomplementare tra valori collettivi e scelte indivi-duali, (2003, Assicurazioni, ottobre-dicembre); Lacompetitività dell’Italia. Vol. I: Scienza, ricerca,innovazione, (2002, con A. Q. Curzio e M. Fortis);Vol. I:. Le imprese (2002, con L. Paganetto); Vol. III:Regole per il mercato (2002, con M. Baldassarri e G.Piga). È Autore di numerosi articoli su quotidiani eriviste scientifiche.

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Marina Puricelli Nata il 16 ottobre 1968. Laurea in Economia e com-mercio presso l’Università Bocconi. Ha conseguito ilDottorato in Direzione aziendale presso l’Universitàdegli Studi di Bologna, trascorrendo un anno comevisiting PhD student presso la London BusinessSchool di Londra. È stata visiting professor pressol’Università Tecnica Federico Santa Maria di Valpa-raiso, Cile. Lecturer Bocconi di Organizzazioneaziendale. Docente dell’Area Organizzazione e Per-sonale della Sda Bocconi. Aree di interesse scientifi-co: Organizzazione delle piccole e medie imprese;Gestione del personale nelle iccole e medie imprese;Cambiamento e sviluppo organizzativo.Tra le principali pubblicazioni ricordiamo: Organiz-zare le piccole imprese. Storie e casi aziendali(2007, con P. Preti); L’impresa Forte. Un manifestoper le piccole imprese (2007); L’imprenditore e isuoi collaboratori. La gestione del personale nellepiccole imprese (2004); Lo sviluppo organizzativodella piccola impresa (terza edizione, 2004).

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Serafino Negrelli È professore ordinario di sociologia dei processi eco-nomici e del lavoro nella Facoltà di Giurisprudenzadell’Università di Brescia. Ha condotto numerosistudi e ricerche empiriche di sociologia economica,del lavoro e delle relazioni industriali. In particolareha diretto indagini e realizzato studi di caso sulle tra-sformazioni del lavoro, sulle strategie manageriali diflessibilità e di gestione delle risorse umane nelleprincipali imprese italiane, oltre che sulle conse-guenze sociali della globalizzazione economica, sianella dimensione locale che a livello comparato. Hapartecipato e fa tuttora parte di progetti e networkinternazionali di ricerca sui temi del lavoro nei prin-cipali settori economici e nelle diverse regioni del-l’Unione europea. Fa parte del Consiglio direttivo dell’AssociazioneItaliana di Studio delle Relazioni Industriali (Aisri).Ricopre il ruolo di coordinatore del Dottorato inSociologia economica con sede presso l’Universitàdegli Studi di Brescia. È coordinatore del Comitatoscientifico della Fondazione Regionale Pietro Seve-so di Milano. Tra le pubblicazioni più recenti: Impresa senza con-fini. Percorsi, strategie e regolazione dell’outsour-cing nel post-fordismo maturo (2003, con G. Bonaz-zi); Le relazioni industriali dopo il 1993. Un decen-nio di studi e ricerche, (2005, con C. Dell’Aringa);Sociologia del lavoro (2007).

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Gianfranco Viesti Si è formato all’Università Bocconi. Dopo aver inse-gnato nella stessa Bocconi, alla C. Alfieri di Firenzee al Liuc di Castellanza (VA) è attualmente profes-sore straordinario di Economia Applicata nellaFacoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bari.È Presidente dell’Agenzia per la Tecnologia e l’in-novazione della Regione Puglia dal 2006. Dal 2007fa parte del Consiglio di Amministrazione della Cas-sa depositi e Prestiti S.p.A. Svolge un’intensa attivi-tà di ricerca su temi di economia applicata sia pressol’istituto di ricerche Cerpem di Bari, di cui è diretto-re scientifico, sia in collaborazione con altre istitu-zioni di ricerca nazionali ed internazionali.Fa parte dei Comitati Scientifici dell’Ice, dell’Osser-vatorio sulle Piccole e Medie Imprese (Gruppo Capi-talia) e del direttivo dell’Associazione “Città Plura-le” di Bari.Ha lavorato, con l’Ocse, alla definizione di politichedi sviluppo locale e regionale in diversi paesi esteri,specialmente in America Latina e in Asia. Tra le sue ultime pubblicazioni ricordiamo: I vicinisono tornati. Italia, Adriatico, Balcani (2002); Abo-lire il Mezzogiorno (2003); Le politiche regionalidell’Unione Europea (2004, 2005, 2007, con F. Pro-ta); Le tessere e il mosaico. Rimettere insieme laPuglia (2005); Il Sud al tempo del declino (2007).

Anna Soru Laureata in Economia Politica presso l’UniversitàBocconi di Milano. Da quasi venti anni svolge atti-vità di ricerca sull’imprenditorialità e sulla forma-zione per diverse istituzioni. Ha collaborato a ricer-che per l’Università Bocconi, l’Enea, Nomisma, l’U-niversità di Castellanza. Dal 1992 presta la sua atti-vità nell’Area Ricerca Formaper. Autrice di pubbli-cazioni di economia industriale sulle piccole e medieimprese e sulla formazione. Ha partecipato a studi difattibilità per la costituzione di Business InnovationCenter e di Incubatori; ha collaborato alla realizza-zione di progetti di ricerca internazionali per la for-mazione e il counselling di piccole e medie imprese.Recenti ricerche realizzate sui temi dell’imprendito-rialità femminile, dell’artigianato, delle micro-imprese; per le piccole e medie imprese nei settoriFranchising, No profit, Information & Comunica-tion Technology.

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